Il Serrano n.119

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.119 Giugno 2010 Per sostenere le vocazioni sacerdotali Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa ® Uniti per la meta Joined for the aim ® Nel deserto preparate le vie del Signore... ® Fondazione B.J.S. 25 anni d’impegno serrano ® XII Congresso Nazionale. Villa Carpegna (Roma) ® Sacerdoti santi nella quotidianità ® La voce dei Seminaristi... 3 6 10 16 22 24

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.119Giugno 2010

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

® Unitiper la metaJoined for the aim

® Nel desertopreparatele vie del Signore...

® Fondazione B.J.S.25 annid’impegno serrano

® XII CongressoNazionale.Villa Carpegna (Roma)

® Sacerdoti santinellaquotidianità

® La vocedeiSeminaristi...

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 119ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

II trimestre - giugno 2010 (XXXIV)sommario† 3 Uniti per la meta (Joined for the aim)

di Gemma Sarteschi† 4 La salvaguardia del creato

di Giuseppe Licciardi† 5 Il Papa invita a lavorare con umiltà e pazienza per l’ecumenismo

† 6 Nel deserto preparate le vie al Signore...a cura di Lino Sabino

† 8 Uniti... sempre!di Donato Viti

† 10 Fondazione J. Serra: 25 anni d’impegno serranodi Viviana Normando

† 14 Comunicare il Vangelo oggidi Giuseppe Savagnone

† 15 T. A. Sze-Pok Wong è il nuovo presidente eletto di Serra International

† 16 Congresso Nazionale: La fedeltà di...di Casimiro Nicolosi

† 17 Congresso Nazionale: Gli interventi...di Pasquale Sabino

† 20 Via Discipulorumdi Mons. Stefano Rega

† 21 Uomini e «ominicchi»di Andrea Sollena

† 22 Sacerdoti santi nella quotidianità

† 24 La voce dei Seminaristi...

† 26 L’uomo propone e Dio disponedi Don Antonio Montefusco

† 26 Vivere in nome di Dio e di fronte a Dio senza Dio: Dietrich Bonhoefferdi Stella Celentano

† 28 Aziende in rovina per causa di sette religiosedi Benito Piovesan

† 30 La Via Crucis di Materadi Lino Sabino

† 30 S. Nicola da Baridi Elsa Vannucci

In copertina: All’ombra del Beato Serra il cambio della guardia:In Serra International, Tomi Asenuga (Nigeria) succede a Alejandro Carbajal (Messico)

nel Serra italiano, Donato Viti succede a Gemma Sarteschi Mencarini

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileGiulia Sommariva

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneGemma Sarteschi, Presidente del CNISUgo La Cava, V. Presidente del C.N.I.S.Gino Cappellozza, V. Presidente del C.N.I.S.Romano Pellicciarini,V. Presidente del C.N.I.S.Mario Montagnani, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:Antonella Araniti Alessandra MancaMario Cova Fausto Badano LittardiSandro D’Alessandro Rita Albano

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 3 settembre 2010.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazioneE-mail: [email protected]

Grafica: Anreproject

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.119Giugno 2010

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

® Unitiper la metaJoined for the aim

® Nel desertopreparatele vie del Signore...

® Fondazione B.J.S.25 annid’impegno serrano

® XII CongressoNazionale.Villa Carpegna (Roma)

® Sacerdoti santinellaquotidianità

® La vocedeiSeminaristi...

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Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente il pensiero della testata.

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EditorialeUniti per la metaCarissimi amici serrani, due anni sono tra-

scorsi da quando mi avete affidato laresponsabilità dell’associazione in qualità di

Presidente nazionale. Desidero con voi renderegrazie a Dio che ci ha fatto incontrare e ci ha fattocondividere tanti momenti belli anche se alcunitristi. Due anni ricchi di conoscenze interpersona-li, di doni dello Spirito e di valutazioni serene, maanche impegnative sulla nostra realtà serrana.Più volte mi sono interrogata sui bisogni priori-

tari del nostro movimento, ed ritengo che siasoprattutto la comunione, intesa come unione tra lanostra attività e le parrocchie, seminari, altri movi-menti di tipo laico, confraternite, ma soprattuttounione in vera amicizia cristiana tra noi.“Prendiamo sempre ciò che unisce e mettiamo

da parte ciò che divide” (Giovanni XXIII).Facciamo leva su questa strategia di vita e

saremo vincenti.Spesso abusiamo del termine “comunione”

pensando ad una condizione scontata, acquisita inquanto uomini e donne di fede, e ci troviamo iner-mi, passivi di fronte a situazioni che richiedonouna collaborazione personale ed operativa.Coltivare il nostro rapporto in comunione, signifi-ca scoprire il dono che ci è stato fatto e sentirloveramente come vocazione a cui rispondere congenerosità. Dove c’è il dono dell’Amore c’è comu-nione, unità, servizio. È tempo, carissimi serrani,di “prendere il largo”, di farci carico delle implica-zioni culturali che l’annuncio e la testimonianzadel Vangelo comportano a livello di mentalità cor-rente, di stili di vita, di costumi condivisi, di asset-ti sociali, perfino di legislazione.Uniti, perché la nostra missione non percorre

solo la strada del contatto personale, ma in alcunicasi quella del confronto culturale, e dell’impegnocivile: difesa della vita, della dignità della personain ogni situazione, della famiglia, ricerca dell’e-quità nello sviluppo, attenzione alle condizioni dipovertà e di marginalità, reale giustizia nei rap-porti tra i popoli e gli stati, aspirazione alla pace.È questo, a mio avviso, il senso del progetto

culturale “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui tuttocambia” a cui la Chiesa italiana chiama tutti noi.Auguro al mio successore, l’amico Donato

Viti, nuovo Presidente nazionale del Serra di tro-vare lungo la sua strada quello che io ho trovato:crescita e tanto amore, che Gesù illumini la suastrada in modo che sia consentito a noi di veder-la e di seguirla..Vi abbraccio con tanto affetto e simpatia

Maria Gemma Sarteschi

Dear ones, two years have passed sinceyou entrusted me with the responsibilityof our association as National

President. I would like to thank God for bringingus together and allowing us to share so manybeautiful moments, along with some sad ones:two years filled with interpersonal connections,gifts from the Holy Spirit, open-minded inquiry,but also challenges to our serran reality.I have often asked myself, “What are the primaryneeds of our association?” I believe communionisfirst and foremost, meaning the union of ouractivities with parishes, seminaries, other layassociations and confraternities, but above allunity among us in true Christian friendship. “Let usalways choose what unites and put aside whatdivides” (Pope John XXIII). If we use this approachin our daily life, we are guaranteed success.We often abuse the term “communion”, taking itfor granted that we embody this condition asmen and women of faith, with the result that wefind ourselves helpless and passive in front of sit-uations requiring personal and productive col-laboration.As Saint Paul states, “There are different charis-mata, but only one is the Spirit; there are manyministries, but only one is the Lord; there are manyactivities, but only one is God, who operates allin everyone. To each one of us is given a partic-ular sign of the Spirit for the common good”.Cultivating our relationship in communion meansuncovering the gift we were given and trulyembracing it as a vocation to which we respondwith generosity. Where there is the gift of Love,there is communion, unity and service.United, since our mission does not only followthe path of personal interaction, but in somecases follows the path of cultural comparisonand civic responsibility: the defense of life, ofhuman dignity in every situation, of family, thesearch for equity in development, a focus onpoverty and segregation, on true justice in therelationships between people and countries,and desire for peace.This, in my opinion, is the meaning of the cultur-al project to which the Italian Church is callingall of us: God today. With Him or without Himeverything changes.Hope that my successor and friend Donato Viti,the new National President, may find along theway what I have found: growth and lots oflove. May Jesus shed light on his path so that wemay better see it and follow it.I hug you all with great affection. A happy sum-mer holiday to all of you.

Maria Gemma Sarteschi

Joined for the aim

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è per la Chiesa un fatto di moda, data l’attualità scottan-te del tema, ma qualcosa che deriva direttamente dallafede; infatti, secondo la narrazione biblica, la creazioneè stata affidata fin dall’inizio all’uomo, perché ne faces-se un giardino per Dio, senza distruggerlo o saccheg-giarlo con mentalità predatrice, ma tirando fuori, conaccortezza e sapiente rispetto, tutte le ricchezze e poten-zialità che il Creatore vi ha immesso.La responsabilità per la creazione appartiene quindi

alle fondamenta della fede cristiana, e soltanto se noiguardiamo alla nostra terra, al nostro ambiente, comecreatura di Dio, solo allora possiamo imparare ad eserci-tare una retta responsabilità, nella consapevolezza cheanche noi uomini siamo “creazione di Dio”.Salvaguardando il creato, noi salvaguardiamo noi stessi.Al termine dell’udienza il Papa ha rivolto un appello

ai responsabili internazionali le cui decisioni avranno unpeso determinante per il futuro dell’umana convivenza:«La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse edel clima richiedono che i responsabili internazionaliagiscano congiuntamènte nel rispetto della legge e dellasolidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni piùdeboli della terra (cfr. Caritas in veritate). Insieme pos-siamo costruire uno sviluppo umano integrale a benefi-cio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato aivalori della carità nella verità. Perché ciò avvenga èindispensabile convertire l’attuale modello di sviluppoglobale verso una più grande e condivisa assunzione diresponsabilità nei confronti del creato: lo richiedononon solo le emergenze ambientali, ma anche lo scanda-lo della fame e della miseria».Anche la CEI ha diramato un messaggio sulla salva-

guardia del creato, sottolineando che la crisi ecologica,esige, per necessità intrinseca, una conversione ecologica.I Vescovi ribadiscono la responsabilità comune e l’e-

sigenza inderogabile di mettere insieme le forze per rea-lizzare una collaborazione lungimirante per individuaree attivare misure efficaci a garantire la stabilità climati-ca, necessaria a rendere possibile la vivibilità della natu-ra e del creato.

Giuseppe Licciardi - Giorn8tto

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LLaa ssaallvvaagguuaarrddiiaa ddeell creatoLa salvaguardia della creazione è un problema che

riguarda la sopravvivenza stessa dell’uomo ed ègiusto che sia al centro dell’interesse sia della

società che della Chiesa. Di fatto è un problema profon-damente umano e teologico insieme, e con l‘andare deltempo sarà riconosciuto come il problema per eccellen-za, che impegnerà l’intera umanità, senza tener contoche forse, già ora, è molto tardi.Se c’è un argomento, in cui le chiese cristiane riesco-

no facilmente a trovarsi in pieno accordo e sul qualeavviare progetti comuni di collaborazione, questo è pro-prio quello che riguarda la salvaguardia del creato, con-siderata sotto le diverse angolature, rispetto al qualeanche con le altre religioni si trovano intese e sintoniestraordinarie. L’attenzione al problema ecologico è statamolto fiacca nella chiesa cattolica, ed ha avuto un nuovoimpulso proprio grazie all’iniziativa presa da BenedettoXVI di istituire la “Giornata della salvaguardia del crea-to”, per unirsi alla voce molto coraggiosa, profetica eascoltata, del Patriarca ecumenico di Costantinopoli,Bartolomeo I, che ha fatto di questo tema una dellepreoccupazioni più presenti e più pressanti della sua mis-sione pastorale. La sua. prospettiva, oltre che antropolo-gica e sociologica, è profondamente biblica e teologica.Nell’ultimo messaggio leggiamo che «secondo la

teologia ortodossa, l’ambiente fa parte naturale dellaCreazione, ed è caratterizzato dal suo carattere sacro.Per questo, abusare dell’ambiente e distruggerlo costi-tuiscono un sacrilegio e un atto peccaminoso, un dis-prezzo nei confronti dell’opera di Dio Creatore».Nell’udienza generale, in previsione della giornata per

la salvaguardia del creato, il Papa si è fermato su questotema, riprendendo alcuni passaggi significativi della suaultima enciclica Caritas in Veritate, (cap. IV, nn. 48-52).Il Papa riafferma che le questioni legate all’ambien-

te e alla sua salvaguardia sono intimamente connessecon il tema dello sviluppo umano integrale ed esigonoquindi “l’urgente necessità morale di una rinnovata soli-darietà”, la quale comporta la responsabilità, non sol-tanto degli stati e dei governi, ma di ogni persona, versol’intera umanità.La responsabilità per la creazione, dice il Papa, non

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Il Papa invita a lavorarecon umiltà e pazienzaper l’ecumenismo

Il Papa ha rivolto unparticolare saluto ai1.200 partecipanti – cat-tolici, protestanti e orto-dossi – alla Conferenzamissionaria mondiale incorso ad Edimburgo sultema “Edimburgo. Testi-moniare Cristo oggi”,organizzata a 100 annidalla prima riunione diconfessioni cristiane chediede l’avvio al modernomovimento ecumenico(www.edinburgh2010.org).

Dal 14 al 23 giugno1910, oltre mille delega-ti, appartenenti ai diversirami del protestantesimoe dell’anglicanesimo, acui si unì anche un orto-dosso, si incontrarononella città scozzese conlo scopo di aiutare i mis-sionari a forgiare unospirito comune.

“Possiamo noi tutti –ha auspicato il SantoPadre – rinnovare ilnostro impegno a lavora-re umilmente e paziente-mente, sotto la guidadello Spirito Santo, pervivere di nuovo insiemela nostra comune ereditàapostolica”.

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el deserto preparatele vie al Signore...

Intervista alla Presidente Nazionale, Maria Gemma Sarteschi Mencarini

ND. Presidente, il congresso

nazionale si è concluso. Alla lucedelle opinioni che si sono confron-tate e delle testimonianze chedurante i lavori sono state espres-se, come prevede che possa essereinterpretata la fedeltà del laiconel Serra Club e la fedeltà delSacerdote nella Chiesa?

R. Credo che il sentiero da per-correre sia lo stesso; anche se i cari-smi sono diversi, lo Spirito è unosolo. Le attività sono differenti maDio è il solo che opera per tutti noi.Mons. Mauro Piacenza, che ha par-lato al congresso, ha sostenuto nellasua relazione che nella Chiesa cleroe laicato sono un unico popolo che ètestimone del Risorto. Da parte miaaggiungo che aprirsi allo Spiritosignifica fondare i nostri legamisull’amore e farci conoscere cometestimoni di Gesù nel mondo.

D. La scelta del fedele laico,alla luce di quanto sopra, può tro-vare nuovi metodi da seguire peroperare dentro e con la Chiesa?

R. Certamente si. L’individuooggi oscilla tra ricerca e abbandono,tra disponibilità e chiusura, tra impe-gno e distrazione. Quindi per comu-nicare il Vangelo in questo tempo dicambiamento non si può usare sol-

tanto la parola, ma occorre sapercomunicare soprattutto con un eccel-lente esempio di vita in un confrontoculturale e nell’impegno civile.Dobbiamo sentirci impegnati adifendere la vita, la dignità della per-sona in ogni situazione. Dobbiamoessere attenti a tutelare la famiglia,dobbiamo prestare attenzione allecondizioni di povertà e di marginali-tà. È importante anche la ricerca del-l’equità nello sviluppo, la promozio-ne di una reale giustizia nei rapportitra i popoli e gli stati e, non ultima, lapace nel mondo. Non mi sembra chesia poco .

D. La contrapposizione tra reli-gione e laicità potrebbe oggi appa-rire obsoleta? Da qualche parte,anche autorevole, si sostiene che lalaicità nelle sue forme attuali nonsia un prodotto esclusivo del cri-stianesimo. Cosa ne pensa?

R. Bella domanda e sicuramentedifficile la risposta. Non credo chela contrapposizione tra religione elaicità sia obsoleta e la laicità, nellesue forme attuali, non può essereconsiderata un prodotto che scaturi-sce dalla fede, ma deve essere consi-derata nei diversi periodi storici incui l’uomo si è trovato a vivere.Sicuramente la storia delle reli-

gioni ha presentato spesso una fata-

le tendenza al dogmatismo, allachiusura difensiva, piuttosto cheall’incontro di dialogo e al confron-to reciproco.Mi sembra però di vedere, oggi,

un atteggiamento di apertura, forsedovuto all’avvento di questa societàmulticulturale dove, religione e lai-cità si stanno aprendo al dialogo.

D. Quali saranno gli effettipositivi che potranno pervenire alnostro movimento e quali i risvoltiche potranno favorire per la pro-secuzione delle attività serrane?

R. Il Serra Club continuerà adimpegnarsi con la preghiera e con leopere per le finalità per cui è nato. Ècompito del Serra evidenziare nellasocietà il valore del sacerdozio cat-tolico, come una presenza essenzia-le al popolo di Dio. Ritengo che sidebba favorire il “clima” più adattoalla crescita di questo seme, allarisposta di questa chiamata. Spetta anoi “piantare e irrigare”, cioè prega-re per le vocazioni e sostenerle,creando l’ambiente adatto perché ilseme gettato da Dio possa crescere.

D. Anche il suo mandato prati-camente si è concluso dopo il con-gresso nazionale. Si ritiene soddi-sfatta per l’opera che ha svolto inquesto biennio?

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R. Sono contenta per l’opportu-nità che il Serra mi ha dato e sonoanche consapevole di aver operatocon amore, cercando nel limite delpossibile di pormi al servizio di tuttigli amici serrani. Considerarmi sod-disfatta? Direi di no, perché nonsono riuscita a portare in modo con-creto il Serra ai giovani per accom-pagnarli alla scelta vocazionale,anche se devo dire che sono rimastaentusiasta della corrispondenzaavuta con i ragazzi di Miglionico,di aver consegnato personalmente lacharter ai club di Catanzaro, diRossano e di Lucera. Ho provatoanche una grande tristezza quandomi sono recata all’Aquila, in occa-sione del noto terremoto, per portareal Vescovo S. E. Molinari la solida-rietà di tutti i serrani .

D. Cosa ha fatto in concretoper il Serra?

R. Ho cercato di portare amore,solidarietà, riflessione, comprensio-ne e comunicazione. Le parole chehanno accompagnato il mio bienniosono state: vocazione – amicizia –servizio – testimonianza. So chedovevo essere la prima a testimonia-re con la vita, con il mio comporta-mento ed a tenere fede a questeparole. Ci sono riuscita? Non sta ame giudicare.Sicuramente non sarei stata in

grado di fare se non avessi avutol’aiuto di tutti i serrani e, soprattutto,della mia famiglia.

D. Certamente ha visitato per-sonalmente i club Serra. Non puòin estemporanea ricordarli tutti.Ne citi qualcuno.

R. Ho avuto l’opportunità aMonza di parlare del Serra in occa-sione della presentazione del proget-

to di cooperazione internazionaledella “Umanitaria Padania Onlus -guerrieri per la pace”. Ho visitato inSicilia i club di Palermo, di Catania,di Caltanissetta e di Acireale. PoiRossano e Reggio Calabria. Ancoranel suo distretto ho visitato i club diMatera, di Altamura, di Oria e diBrindisi. Al centro-nord ho accettatogli inviti dei club di Alessandria,Ferrara, Arezzo, Grosseto...

D. Vuole citarli veramentetutti? Si riferisca solo agli avveni-menti di una certa rilevanza. AGenova ha partecipato alla festaper la celebrazione del 50° diSerra International Italia ed aRoma agli incontri del BoardInternational. Però è stata ancheall’estero.

R. Certo. A marzo scorso a Cittàdel Messico ho fatto parte della com-missione internazionale nomine edho anche partecipato alla ConventionInternational del Brasile. Spero dipoter partecipare anche a quella che

si terrà in Alaska dal 2 al 5 settembreprossimi.

D. La recente nomina a presi-dente internazionale eletto del sig.Thomas Wong di Hong Kong, cheè una significativa espressione delcontinente asiatico, può in futuroinfluire non dico sulla fine, maalmeno su un significativo rallen-tamento della persecuzione controi cattolici?

D. Sarebbe bello! Preghiamoperché possa essere così.

Presidente, la ringrazio per lasua disponibilità e personalmentele auguro per l’immediato buonevacanze e, per il futuro del movi-mento Serra, che lei continui asvolgere una funzione attivaanche presso il Board Inter-national con impegno pari a quel-lo già profuso nel ConsiglioNazionale.

a cura di Lino Sabino

Dino Viti mentre riceve il distinto di Presidente da Gemma Sarteschi.

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Come prima esigenza sento il gradito dovere di espri-mere – a nome personale e di tutti i serrani – un gra-zie particolare alla nostra Presidente Maria Gemma

Sarteschi Mencarini per l’abnegazione e l’amore con cui haguidato il Serra Italiano in questi ultimi due anni.Grazie Gemma per quello che in ogni club hai saputo

infondere negli amici che ti hanno accolto ed un grazie par-ticolare anche ai tuoi cari familiari, Enrico in primis, chehanno dovuto accontentarsi delle briciole del tuo temposacrificando affetti ed amicizie. Di una cosa sono certo…sei diventata “ricca” di tantissimi Amici che ti voglionobene fraternamente e sono altresì sicuro che il tuo aiutonon mancherà mai ai serrani. Dopo mesi in cui si avvicinava sempre di più il momen-

to del passaggio del testimone con Gemma, devoconfessarVi che la “trepidazione” che mi colse all’attodella mia designazione, è andata pian piano scemando. Non è certamente un buon momento per parlare al

mondo - ai terzi e a tutti di “vocazioni sacerdotali – di viteconsacrate – di associazionismo” e la ragione appare evi-dente: proprio nell’anno del sacerdote è emerso in tutta lasua gravità, il tradimento di pochi, venuto alla luce proprionell’anno che avrebbe dovuto esaltare la santità e le sacredoti di chi nel segno della gratuità si è dedicato alla guidadegli uomini per portarli a Dio. Benedetto XVI ha chiesto perdono a Dio e alle vittime

a nome della Chiesa e si è adoperato, con tenacia e fer-mezza, per togliere ogni sporcizia.Dicevo che non è un buon momento per la Chiesa e non

è un buon momento anche per il nostro amato Serra. Mi consola però una certezza, che ha eliminato quella

trepidazione di cui parlavo sopra: non sono solo, ci sonotanti altri con me e l’intera comunità dei Serrani: tutti miaccompagneranno e quindi potrò percorrere questo cam-mino e diventare ancor di più compagno assolvendo i mieicompiti. Di tanto ho già percepito i segnali visitando – in questo

scorcio di tempo – i club di Catanzaro – Napoli – Prato –Tigullio Sestri Levante – Aversa. Alla fine del biennio ne trarremo le dovute conclusioni

e mi auguro di aver conseguito positivi risultati a vantag-gio del Serra.Al momento, mi preme rivolgere a tutti voi una comu-

nicazione ed un invito che scaturiscono entrambi da unamia convinzione: ogni serrano, come ogni un buon cristia-no, deve conoscere ed approfondire i punti più salientidella Religione che professa allo scopo di pervenire ad unaconvinzione motivata della fede ed essere in grado, all’oc-correnza, di testimoniarne in ogni contesto il valore ed icontenuti.Per i due anni della mia presidenza chiedo che sia trat-

tato, discusso ed approfondito il seguente argomento:“con Lui o senza di Lui tutto cambia : dal creato alCreatore” tema molto antico su cui si sono cimentati teo-logi e filosofi, ma rivisto, in epoca attuale, alla luce dellescoperte della fisica, dell’astrofisica e delle teorie evolu-zionistiche.La bellezza del creato rimanda e svela l’ineffabile gran-

dezza del suo CreatoreLa fede cristiana in Dio Creatore, è la fede monoteista

nell’unico Dio in tre Persone.Nella conoscenza naturale di Dio attraverso la creazio-

ne trovano fondamento la comprensione di una creazionescaturita non solo ex nihilo ma anche dall’amore delCreatore, la concezione della creazione come opera d’arte(bellezza) e la responsabilità dell’uomo che è chiamato adavere cura del creato che gli è stato affidato (ecologia).Da questi spunti necessariamente sintetici potranno sca-

turire importanti argomenti delucidativi sulla natura diDio, le finalità della creazione, la bellezza ed il misterodell’universo, il ruolo ed il destino dell’uomo, la difesa delCreato contro le manie egoistiche dell’uomo moderno chetende a deturpare ed a rendere invivibile la terra che gli èstata affidata (problema ecologico); scienza e fede con par-ticolare approfondimento di alcune teorie scientifiche chetendono ad espungere “la mano di Dio” nella creazione(evoluzionismo).Sono fermamente convinto – e lo abbiamo ripetuta-

mente sostenuto in ogni riunione del CNIS – che la spinadorsale del Serra è costituita, retta, in primis ed essenzial-mente dai Presidenti dei Club che sono lo specchio dellavivacità e del vigore con cui opera il Club medesimo. Ma spesso ho constatato che i Presidenti lamentano l’

apparente lontananza del CNIS dalle loro realtà, dalle real-tà in cui vive il proprio Club ed è per questa ragione che –malgrado il CNIS sia notoriamente aperto a tutti – ho rite-nuto giusto ed opportuno convocare e svolgere il CNIS

Uniti... sempre!

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dalle Alpi ai Nebrodi, ossia in giro per la nostra amataItalia, onde consentire – e reclamerò fermamente – la pre-senza dei Presidenti e dei soci dei Club interessati.A tal fine comunico già che il primo C N I S sarà svol-

to a Palermo dal 24 al 26 settembre – successivamente dal10 all’11 dicembre a Venezia – dall’11 al 13 marzo 2011 aNapoli – dal 10 al 12 Giugno 2011 a Genova e successiva-mente in altre località.Mi son chiesto ultimamente come giungere a comuni-

care con la gente e far conoscere, propagandare, pubbliciz-zare il Serra. Ebbene – così come ha sollecitato il SantoPadre Benedetto XVI riferendosi ai mezzi tecnologici –dico a Voi tutti: sforziamoci di usare le moderne tecnolo-gie, visitate il nostro sito www.serraclubitalia.it; andatealtresì su Internet, entrate su facebook.com iscrivetevi gra-tuitamente e poi andate alla voce “Serra InternationalWeb” : troverete delle sorprese. È appena il caso di dirviche con questi mezzi non vi sono frontiere e possiamo dia-logare – confrontarci – aiutarci con i serrani di tutto ilmondo e con chi ci guarda con attenzione per il carismache ci guida !.È mio intendimento riprendere i corsi di formazione per

i Presidenti i Governatori e soprattutto riunire i nostriCappellani che devono conoscersi, dialogare, scambiare leproprie esperienze e riversarle poi su noi.Altro aspetto che mi sono premurato di analizzare

riguarda il modo di farci conoscere per avere soci nuovi egiovani e, se quello che ho in mente riuscirà a concretiz-zarsi, avremo posto un altro tassello al posto giusto. Nelcontempo credo che una soluzione valida sia costituitadalla capacità di unire le forze ed agire per gruppi e per

aree tematiche, e pertanto ritengo più che positivo, e forseindispensabile, il ricorrere ai gemellaggi tra i vari club.

Infine ho ritenuto giusto, opportuno ed improcrastina-bile portare nuove forze al C N I S ed a tal fine – nel rin-graziare sinceramente e continuare a chiedere a tutti i pre-cedenti componenti del CNIS la loro costante abnegazioneed il loro aiuto nell’interesse del Serra – Vi elenco gliamici che mi aiuteranno in questo mio biennio Maria Luisa Coppola V. Pres.te ProgrammiDino Rocchi V. Pres.te VocazioniVera Pulvirenti V. Pres.te EstensioniLuigi Ferro Segretario CnisEmanuele Pirato SegretarioGiuseppe Savino Comm.ne Bilancio-TesoriereAntonio Ciacci Comm.ne Statuto e RegolamentiGino Cappellozza Comm.ne Rapporti Aree EuropeeVittorio Dabizzi Comm.ne Congressi, Convention

e FormazioneTeodato Pepe Comm.ne Cultura e PremiRenato Vadalà Comm.ne Informazione InternaAlessandro Clavarino Comm.ne Program. a L. T. Luigi Ferro Comm.ne Gestione Centro DatiGianPietro Cellerino Comm.ne InterrelazioniNicola LoboscoMimmo Muolo Uff. Stampa CentraleViviana Normando Mimmo Muolo Direttore resp. de “il serrano”Donato Continisio Sito W E B

Mi occuperò, per il momento, del collegamento con ilCNV della CEI. Ho pregato l’amico Ugo La Cava di occu-parsi per mio conto di particolari incarichi e sarà uno deimiei punti di riferimento. Infine, al termine dell’incarico,desidero ringraziare la Dott.ssa Giulia Sommariva che negliultimi anni ha diretto il nostro periodico trimestrale “il ser-rano” dando allo stesso, con la sua collaborazione diligentee professionale, una veste pregevole e interessante. Ciauguriamo tutti che il suo apporto non venga a mancare.Nel considerarmi fortunato per avervi come amici

senza aver chiesto di avervi, perche’ gli amici non si com-prano, non si vendono, non si permutano, ma amici ci sisente, e nel chiedere al nostro amato ConsulenteEpiscopale S. Em. Cardinale Saraiva Martins, agli AmiciVescovi e Sacerdoti tutti, ai Past Presidenti Nazionali, alPast Presidente Internazionale, ai Past Governatori e a tuttied ognuno indistintamente di essermi vicino e sentirmi fra-tello invoco Maria, Madre delle Vocazioni, perché ci pro-tegga e ci illumini in questo cammino per la maggior glo-ria del Suo Figlio!

Donato VitiXII Congresso nazionale di Serra Italia: Due dei relatori, S. Ecc. Mons.Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, e il Dott.Giovanni Maria Vian, direttore de “l’Osservatorio Romano”.

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Eletto CNIS, l’Avv. Emilio Artiglieri, Trustee italianodi Serra International Board, già presidente del comi-tato del Cinquantennale di Serra Italia 2009 unitamen-te ai partecipanti Consiglieri della Fondazione Serra, ilDott. Enzo Bonomo, l’Avv. Luca Diana, il Prof. UgoLa Cava, il Dott. Salvatore La Spina, il Dott.Bernardino Rocchi, il Dott. Giuseppe Savino, il Dott.Mauro Tangerini e ai Revisori dei conti il Dott.Vincenzo Menichincheri, l’Avv. Giuseppe Mangeri.Tra gli ospiti d’onore: Don Andrea BorinatoCancelliere Diocesi di Chiavari e Cappellano delSerra, il dott. Guido Baracchi, la Sig.ra AntonellaBaracchi e consorte. Tra i numerosi convenuti presen-ti il Presidente del Serra Club Tigullio Luigi Squeri,Emanuele Pirato segretario nazionale del Cnis,Vittorio Dabizzi past presidente del Cnis e commissio-ne congressi convention e formazione, AlessandroClavarino past governatore distretto 70 e coordinatorecommissione programmi del Cnis, Giovanni Amorettigovernatore del distretto 70, Giovanni Braca governa-

Fondazione J. Serra:anni d’impegno serrano

Si ricorda ai Governatori,ai Presidenti dei ClubSerra, a tutti i Serrani,

agli amici dei Serrani e ai sim-patizzanti dei seminari/semi-naristi della Chiesa Cattolicala necessità di fare offerte perpotenziare la Fondazione(art.2 e 3 dello Statuto).Può essere l’opportunità diricordare un anniversario, unapersona cara, oppure l’annoserrano appena trascorso, unavvenimento personale o lapresidenza del club, il decen-nale, il ventennale, il venticin-quesimo ecc.La Fondazione è di tutti iSerrani italiani che hanno ildovere di sostenerla, partico-larmente in questo momentodi rinascita.Nelle recenti celebrazioni del25ennale della Fondazione dicui è riportato ampio repor-tage si sono ricordati duerecenti service realizzati:

1) lo scorso anno, su segnala-zione del Centro Na-zionaleVocazioni, la Fon-dazione diconcerto con il ConsiglioNazionale di Serra Italia haassegnato una borsa di studioper un seminarista molto biso-gnoso del Semi-narioArcivescovile di Firenze;

2) quest’anno il Consigliod’Amministrazione, ancora diconcerto con il Cnis, ha asse-gnato una borsa di studio alSeminario e ai quattro semi-naristi dell’Aquila. Il Rettoresegnalava che la casa di quelseminario era stata quasi com-pletamente distrutta dal sismadel 6 aprile dello scorso annoe i seminaristi in tale circo-stanza avevano perduto“effetti personali e supportididattici”. Questo interventoha voluto essere un modestosegno della nostra vicinanzaalla Chiesa dell’Aquila conl’augurio che le conseguenze

del funesto evento non arrechiulteriori disagi ad un lorosereno cammino verso ilsacerdozio e possano essistessi essere luce di speranzanella gente di quell’area cosìduramente colpita. AlVescovo mons. Molinari èstata assicurata anche l’assi-dua preghiera per le vocazionidella sua Diocesi, così comel’anno precedente all’Arci-vescovo di Firenze mons.Giuseppe Betori.Questi interventi sono statipossibili per la benevolenzadella famiglia Brauzzi che, nelmomento di dolore per il ritor-no alla casa del Padre del pro-prio caro Ammiraglio AlfredoBrauzzi ha voluto ricordarlo,affidando alla Fondazione uncespite a cui attingere per unaborsa di studio a favore diseminario/seminaristi da som-ministrare in otto anni, ognianno.

25Il 28 e il 29 maggio 2010 la Fondazione Italiana

Beato Junipero Serra ha festeggiato il XXV anniversa-rio della sua istituzione e del suo impegno al serviziodelle vocazioni sacerdotali. Due giornate storiche san-cite dalla cerimonia di celebrazione ufficiale e daglieventi collaterali. L’appuntamento ha preso avvio aSestri Levante (Ge), alle ore 18.00, ove è stata officia-ta la Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E.mons. Giulio Sanguineti, Vescovo Emerito di Brescia,nella Collegiata Perinsigne Basilica di Santa Maria diNazareth. Alle ore 19.00, nell’Hotel Nettuno, si è tenu-ta la Cerimonia di Celebrazione per il 25° dellaFondazione BJS e la consegna del riconoscimento allamemoria del primo Presidente della Fondazione BrunoBaracchi, congiuntamente al riconoscimento allamemoria del Past Presidente del Cnis Alfredo Brauzzi.Tra gli intervenuti: il Grand. Uff. Comm. Pont.Francesco Baratta, Presidente Fondazione B.J.S., ilRag. Gemma Sarteschi, Presidente del ConsiglioNazionale Serra Italia, l’Avv. Donato Viti, Presidente

LaFondazioneItalianaBeatoJuniperoSerra

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giugno 2010 11

tore del distretto 71, Enrico Serra presidente SerraClub 184 Genova, il primo Club in Italia.“Un’operato quello del mandato affidatoci

dall’Arcivescovo di Genova Cardinale Bagnasco –dichiara in apertura della cerimonia con soddisfazione ilPresidente Francesco Baratta citando il triennio che hacaratterizzato l’incarico del suo CDA – che consegna,nel passaggio di testimone, la Fondazione JuniperoSerra rigenerata per navigare in mari tranquilli al servi-zio di Serra Italia e insieme al servizio della Chiesa edelle sue vocazioni”. “Un obiettivo raggiunto non consenza fatica e che è stato possibile – prosegue Baratta –grazie alla squadra di tutti i miei consiglieri, che sonostati attenti, scrupolosi e propositivi sempre mirando acostruire responsabilmente. A loro dico un grazie dicuore. Le nostre energie profuse per il consolidamentodell’istituzione non ci hanno fatto perdere di vista il fineultimo del nostro servire, la Chiesa, i presbiteri, i semi-naristi. Il nostro intento è stato quello di ri-costruire unaFondazione robusta per dare in futuro un aiuto forte econcreto al presbiterio della Chiesa cattolica. In questoparticolare momento anche la Fondazione BeatoJunipero Serra vuole dire, ancora una volta, che ricono-sce quello che i presbiteri sono e quello che fanno nellaChiesa e nella società. Il Serra li ama, li ammira e lirispetta. Sono una gioia per noi in questo mondo pro-blematico, soprattutto in questi tempi di sofferenze. Noi

Serrani sappiamo bene che i delitti di alcuni non posso-no assolutamente essere usati per infangare l’interocorpo ecclesiale dei presbiteri. Chi lo fa, commette unaclamorosa ingiustizia. In questo anno Sacerdotale, laChiesa cerca di dirlo alla società umana e noi Serranidobbiamo aiutarla con forza e determinazione: è purequesto il nostro servire serrano nel nostro tempo di affli-zione per la Chiesa, per il Papa e per i suoi sacerdoti. IlSerrano non confonde mai l’umana debolezza del mini-stro di Cristo coll’indelebile splendore del caratteresacerdotale del quale è insignito: - “una perla rimanetale anche se fosse caduta in letamaio”,- ci diceva ilVescovo Daniele Ferrari. Il Serrano non critica né laChiesa né i suoi ministri, poiché si sente parte attiva nelcostruire e nel demolire la Casa comune, fatta dalloSpirito e fondata dagli apostoli; all’opposto, si sente indovere di sostenere colla preghiera, colla stima e colconforto ‘l’operaio del vangelo’ interiormente tentatodallo sconforto ed esternamente ignorato da una societàche cammina in tutt’altra direzione”. Il Presidente dellaFBJS ha espresso con vigore e gioia la vicinanza alPontefice Benedetto XVI, rendendo nota la corrispon-denza tra la FBJS e gli Uffici Vaticani, in occasione delV anniversario della sua elezione.Vivificato e concreto, dunque, l’apporto della

Fondazione Serra a sostegno dei seminari e seminari-sti. Lo scorso anno, infatti, su segnalazione del Centro

***Per chi non ha ancora presen-tato la denuncia dei redditi,per mezzo del modelloUNICO, si ricorda altresì lapossibilità di aiutare laFondazione, per l’attuazionedei propri fini istituzionali,mediante la scelta del 5x1000sulla denuncia dei redditi (v.riquadro dedicato *)IMPORTANTE RICORDA-RE AI SERRANI E AGLIAMICI DEI SERRANI CHEANCORA DEVONO TRA-SMETTERE ALL’AGENZIADELLE ENTRATE ILMODELLO “UNICO” PERLA DENUNCIA DEI REDDI-TI 2009.

IL TERMINE PER LA PRE-SENTAZIONE SCADE IL 30SETTEMBRE 2010.

POSSONO DESTINARE IL5XMILLE ALLA FONDA-ZIONE ITALIANA BEATO

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Nazionale Vocazioni, la Fondazione, di concerto con ilConsiglio Nazionale di Serra Italia, ha assegnato unaborsa di studio per un seminarista molto bisognoso emeritevole del Seminario Arcivescovile di Firenze.Quest’anno il Consiglio d’Amministrazione, ancora diconcerto con il Cnis, ha assegnato una borsa di studioal Seminario e ai quattro seminaristi dell’Aquila, aseguito della segnalazione del Rettore del Seminariocirca la perdita di “effetti personali e supporti didatti-ci” a causa del sisma. Un gesto di vicinanza allaChiesa dell’Aquila con l’augurio che i seminaristi pos-sano proseguire il loro sereno cammino verso il sacer-dozio e possano essi stessi essere luce di speranzanella gente di quell’area così duramente colpita. AlVescovo mons. Molinari è stata assicurata anche l’as-sidua preghiera per le vocazioni della sua Diocesi, cosìcome l’anno precedente all’Arcivescovo di Firenze S.Ecc. Mons. Giuseppe Betori. Questi interventi sonostati possibili per la benevolenza della famigliaBrauzzi che, nel momento di dolore, per il ritorno allacasa del Padre del proprio caro Alfredo, l’AmmiraglioAlfredo Brauzzi, serrano convinto e grande amico, havoluto ricordarlo, affidando alla Fondazione un cespi-te a cui attingere per una borsa di studio da sommini-strare in otto anni, ogni anno.

JUNIPERO SERRA PERSOSTENERE SEMINARI ESEMINARISTI DELLACHIESA CATTOLICA CO-ME DA FAC-SIMILE

NON COSTA NULLA E SIAIUTANO LE VOCAZIONI

N.B. RIPORTARE (ORICORDARE AL PROPRIOCOMMERCIALISTA DIRIPORTARE) NELLO SPA-ZIO DEDICATO COMESOPRA IL CODICE FISCA-LE DELLA FONDAZIONE

95018870105

E APPORRE LA FIRMANEL RIGO DEDICATO

(*)

Il tavolo della Presidenza: da sx Donato Viti, Pippo Solari, Francesco Baratta, Gemma Sarteschi e Emilio Artiglieri

Una parte dei serrani convenuti per il XXV della Fondazione.

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Sinceri e molteplici i ringraziamenti delPresidente Francesco Baratta ma altrettantocommossa e veritiera la gratitudine nei suoiconfronti “per l’entusiasmo – ha detto ilProf. Ugo La Cava, Consigliere FBJS eVice Presidente ai Programmi del Cnis – el’impegno che Francesco ha saputo mettereal servizio della Fondazione, soprattutto perrivitalizzarne il patrimonio, dopo le notedisavventure degli anni scorsi e renderecosì possibile la sopravvivenza dellaFondazione stessa”. “In particolare – haprecisato La Cava - abbiamo ammirato lasua operosità per riavere parte del maltoltocon una difficile e delicata transazione conla banca tesoriera, tenendo costantementeinformato tutti i componenti del Consiglio,ma soprattutto per aver affiancato allaFondazione la ONLUS, superando com-plesse procedure burocratiche, e che certa-mente fra un po’ di tempo riuscirà a fornireconsistenti mezzi finanziari utili per lefinalità della Fondazione. Infine, ha saputorendere visibili a tutti i compiti e l’attivitàdella Fondazione, grazie anche alla recente

donazione degli eredi Brauzzi, le cui Borse di Studio“Alfredo Brauzzi” sono state consegnate, con grandecompiacimento di tutti noi serrani, in occasione del XIICongresso Cnis”. Una vittoria per tutti e da tutti i serra-ni condivisa, poiché “la Fondazione – ha detto DonatoViti, Presidente eletto del Cnis per il biennio 2010-2012– è un ‘qualcosa di particolare’, una creatura che ciappartiene, che fa parte di tutti i serrani e che grazieall’attività degli ultimi suoi amministratori, ha saputoriemergere, restituendoci questa Istituzione che è divitale importanza per il conseguimento delle finalitàserrane, perché insieme si possa guardare avanti confiducia e adempiere sempre meglio alla nostra missione,con il coinvolgimento e la laboriosità di tutti in spiritoserrano”.Plauso dal Presidente del Cnis M. Gemma Sarteschi

per il colpo d’ala che si è saputo dare alla FBJS e perl’attività svolta congiuntamente con il Cnis. Significativo il messaggio di S.E. il Cardinale Josè

Saraiva Martins, Consulente episcopale di Serra Italia ePrefetto emerito della Congregazione delle Cause deiSanti: “Desidero accompagnare la Fondazione B.J.S.con il pensiero e la preghiera in questo significativomomento di festa a corollario di un percorso certamen-te faticoso per codesto Consiglio di Amministrazione,ma ora rigenerato da nuove e proficue speranze. Leenergie profuse in abbondanza da lei – il destinatario èil Presidente della FBJS Francesco Baratta – e dai mem-bri del CDA hanno rivitalizzato l’Istituzione che certa-mente risulterà utile strumento per aiutare in futuro levocazioni sacerdotali e religiose in Italia, così come eranegli intenti dei padri fondatori. In questa circostanzaesprimo il mio compiacimento e l’augurio di una gioio-sa celebrazione nel gaudio del Signore”.

Viviana Normando

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il serrano n. 11914

Le vicende che si svolgono nel tempo, a livello individuale e collettivo, sono per il cristia-no l’oscuro sacramento del progetto di Dio. Decifrarne il senso, coglierne l’appello, non èdunque per lui un optional, ma costituisce il compito fondamentale della sua vita. Questarubrica si propone di aiutare i lettori in questo compito, mettendo a fuoco, di volta in volta,un aspetto della realtà presente e offrendo alcune riflessioni su di essa, nella speranza cheognuno le prolunghi poi per proprio conto.

Ogni passaggio da una genera-zione all’altra implica una discontinui-tà, da cui derivano sia dei rischi di rot-tura e di fraintendimento, sia l’aprirsidi nuovi orizzonti, grazie a cui la tra-dizione si evolve e si attualizza, vin-cendo le spinte che la porterebbero asclerotizzarsi. Oggi entrambi gli aspet-ti vengono particolarmente evidenziatidalla rapidità con cui muta il contestoculturale e sociale. Assistiamo a unasvolta che coinvolge in profondità ladimensione antropologica. I grandiscontri generazionali del sessantotto sisono esauriti non per un raggiuntoaccordo, ma perché anche per litigarebisogna avere un terreno comune.

Eppure, se la nostra è un’epocasegnata dalla perdita di certezze e dimodelli consolidati, è vero anche chedà spazio come poche altre alla crea-tività, alla fantasia, all’innovazione.Per recuperare il dialogo, ci è chiestodi spogliarci di schemi rassicuranti,salvandone solo l’essenziale, e diandare coraggiosamente verso unfuturo imprevedibile, fidandoci delDio «che chiama all’esistenza le coseche ancora non esistono» (Rm 4,17).

Se laicità è l’attitudine a rimettersiin discussione e ad esser disponibiliad ascoltare l’ “altro” senza preclusio-ni pregiudiziali, mai come in questomomento ai grandi soggetti storici – ealla Chiesa in modo particolare – èrichiesto di essere laici. Il tempo di unacomunicazione esclusivamente unidi-rezionale è finito per sempre, ammes-so che ci sia mai stato. Bisogna

lasciarsi interpellare fino in fondo daquello che Levinas ha chiamato «ilvolto dell’altro», accettando di esser-ne, per così dire, spiazzati. Bisognarinunziare una volta per tutte a proiet-tare su questo volto i nostri schemi, cherischiano di renderlo una caricatura, elasciarsene inquietare.

Questa reciprocità non implica inalcun modo che si abdichi alla pro-pria identità e alla missione che nescaturisce. Al contrario, quanto più èforte il senso dell’una e dell’altra,tanto più si sarà in grado di esporsialla diversità senza restarne disinte-grati. Il Figlio di Dio non ha cessatoneppure un istante di essere se stessoper aver fatto propri senza riserve lacondizione degli uomini, i loro dolorie le loro gioie.

Ciò ha un preciso riflesso sullemodalità dell’evangelizzazione. L’uma-nità che sta nascendo ha bisogno cheil messaggio venga espresso con paro-le nuove – le sue. Non si può donaresenza essere disposti anche a riceve-re, non si può offrire la Parola di Dioagli uomini senza condividere conloro le parole necessarie ad esprimer-la in modo comprensibile. Quel che èaccaduto nel passato in ogni grandefase di transizione – dal mondo ebrai-co a quello greco, da quello greco aquello latino, da quello latino a quellodelle culture nazionali – deve ripro-dursi adesso. Il vangelo – come tutto ilpatrimonio delle verità e dei valori dicui si erano nutriti i nostri padri –dev’essere tradotto, per tornare ad

essere intelligibile e a toccare i cuori.La società post-cristiana non si scan-dalizza dell’annuncio cristiano, comequella pagana, ma solo perchè crededi averlo ormai assimilato e di esser-selo lasciato alle spalle. Ciò è in uncerto senso più pericoloso. Meglio loscandalo, meglio l’aperta opposizio-ne, che l’indifferenza. La noia rischiadi essere, nei nostri paesi, l’ultimanemica, la più insidiosa. E per scon-figgerla bisogna rinnovare – primache negli altri in noi stessi – lo stuporedel primo incontro con Cristo.

Non si tratta solo di dare allenostre omelie e ai nostri discorsi unaverniciatura superficiale. I contenutisono inscindibili dalla forma. Il lin-guaggio plasma la sostanza. DicevaMcLuhan che «il medium è il messag-gio». Il mezzo si compenetra talmentecon ciò che veicola da diventare tut-t’uno con esso. Dire che si esige oggil’impiego di nuovi mezzi, di nuovi stili,di nuove parole, che bisogna ripro-durre insomma il miracolo della tradu-zione, significa chiedere al credentedi ripensare alla radice la propriafede, per rimetterla in comunicazionecon la mentalità, col modo di pensaree di sentire, con i criteri di comporta-mento, insomma con la cultura chepermea la sua vita e rispetto a cuiquella fede spesso rimane segregatain una sfera separata. Significa chie-dere alla comunità cristiana di farsicarico di problemi, di esigenze, diattese che sono quelle degli uomini edelle donne di oggi. Solo così questocredente, questa comunità potrannovivere il vangelo fin nel più profondodel loro essere. A convertirsi devonoessere innanzi tutto gli evangelizzato-ri. Se questo non avverrà, nessuna tec-nica potrà sostituirlo.

a cura di Giuseppe Savagnone Comunicare il Vangelo oggi

Leggere il tempo

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La posta in gioco non è solo ilfuturo del cristiano, ma quello diogni uomo e di ogni donna, creden-te o meno. La buona notizia riguardatutti, non solo la cerchia dei fedeli. Ela Chiesa è il sacramento dell’unitàdi tutto il genere umano (cfr. LG 1),non una setta intenta a difendere ilproprio punto di vista e a fare prose-liti. Mai come oggi sperimentiamoche Dio è più grande del nostropovero cuore angusto. È questoimmenso respiro che, con la potenzadello Spirito, l’evangelizzazionedeve saper assumere, sull’onda dellaglobalizzazione, rivolgendosi a tuttele culture e assumendo da ciascunadi esse quanto ha di valido, peroffrirlo, in Cristo, al Padre.

Al tempo stesso, vanno decisa-mente abbattute le barriere che, all’in-terno della stessa società cristiana,ancora separano il sacro e il profano,ciò che si svolge all’interno del tempioe ciò che si vive nel territorio circo-stante. La salvezza riguarda la realtàumana in tutte le sue manifestazioni.Questo aspetto si collega strettamenteal precedente. Significativamente, l’e-pisodio degli Atti in cui Pietro si vedepresentare dall’alto ogni sorta di ani-mali e sente una voce che gli coman-da di mangiarne, superando il divietodi cibarsi di carni impure, è esplicita-mente connesso a quello in cui l’apo-stolo accetta di entrare nella casa delcenturione Cornelio: «Voi sapete»,egli dice, entrando, ai suoi ospiti,«che non è lecito per un Giudeo unir-si o incontrarsi con persone di altrarazza; ma Dio mi ha mostrato chenon si deve dire profano o immondonessun uomo» (At 9,28).

Questa evangelizzazione chemette in gioco innanzi tutto se stessa,che si espone al diverso per ascoltar-lo e per condividere il suo cammino,non è certamente al riparo da rischi diogni genere. Contrariamente a quan-to vorrebbe una diffusa rappresenta-zione del cristiano come personamoderata e aliena da ogni avventura,qui si tratta precisamente di viverneuna, e senza rete. Nessuna garanziadi riuscita, solo la fiducia nell’azionedello Spirito, di cui non siamo che col-laboratori. Può sembrare troppo pocoper andare avanti. Ma non è questala speranza?

Subito dopo l’elezione, avvenuta a Messico City lo scorso marzo, hadichiarato di essere sorpreso e felice. Farà del suo meglio per pre-

gare, sostenere e promuovere le vocazioni specialmente in quest’annodedicato al sacerdozio e spera che ciascuna parrocchia nel mondo creiun incaricato per le vocazioni che incoraggi i fedeli a pregare costan-temente per le vocazioni. Ripete sempre che la preghiera costante cimetterà in grado di affrontare le sfide immediate e future delle voca-zioni

La sua presenza nel Serra International Thomas A. Wong è nato in una famiglia cattolica. Si è unito al Serra

Club of Hong Kong nel 1994. È stato presidente del suo club per duemandati. Nel 2003 ha organizzato la celebrazione del 40thAnniversarydel loro club. È divenuto Governatore del distretto di Hong Kong andMacau (Area 90) nel 2006 e fino al 2008. E stato eletto nel SerraInternational Board of Trustee dal 2007 al 2009. Eletto vicepresidente(Programs) del Board dal 2009 – 2010Di professione fa il Doctor in Chiropratica e medicina tradizionale.In 1983, si è diplomato nel College of William and Mary in

Virginia, USA. Laureato in Chemistry and Fine Arts con il massimodei voti. Nel 1988 si è laureato nel Los Angeles College ofChiropractic, Southern California University e ha conseguito un dot-torato in Chiropratica. È abilitato alla pratica della chiropratica inHong Kong, in California, U.S.A. e a Victoria, Australia. Wong èstato selezionato come uno dei giovani uomini più emergenti inAmerica nel (Outstanding Yong Men of America) in 1988.Proviene da una famiglia con tradizioni cattoliche, è interessato alla

medicina tradizionale cinese, agopuntura e erboristica, è l’ottava gene-razione nella sua famiglia a praticarla.A fianco della pratica chiropratica è coinvolto in numerose attività

al servizio della comunità: è uno dei medici della Caritas per il pro-gramma di servizio agli anziani e presta la sua opera per i bisognosipresso il centro di St. James.

Thomas A. Sze-Pok Wongè il nuovo presidente elettodi Serra International

Thomas A. Wong (a sinistra) con S. Ecc. T. M. Dolan, Arcivescovo di New York e consulenteepiscopale di Serra International e con J. Baycroft.

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Nel segno forte, ineludibile etrascinante della fedeltà, iserrani di tutta Italia si sono

dati appuntamento a Roma dal 7 al 9maggio scorsi per il loro dodicesimocongresso nazionale, ospitato, e lascelta si è rivelata particolarmenteindovinata e opportuna, nella acco-gliente sede della sala Bachelet,all’interno del Grand hotel PalazzoCarpegna, già Domus Mariae.Al termine del biennio 2008-

2010, che ha visto il nostro sodalizioguidato con entusiasmo e manoferma da Gemma Sarteschi e che siconclude con un bilancio decisa-mente attivo di opere, di realizzazio-ni, di slancio creativo, ci si è volutiincontrare sul tema, appunto, dellafedeltà: fedeltà intesa come valorealto del nostro essere cristiani ecome impegno che tutti, ciascuno alproprio livello e nel proprio ruolo, cicoinvolge e che permea nel suo inti-mo il corpo della cristianità, in unaideale cascata che ci vuole immersie sostenuti da un legame profondotra il divino e l’umano.Fedeltà, in primo luogo, di Cristo

a un mandato e a una missione rice-vuta ab aeterno, nel disegno subli-me della redenzione dell’uomo; ma,conseguentemente, fedeltà dellacreatura umana, nella rispettivafisionomia di presbitero o di laico, aun compito cui ciascuno è chiamato,

all’interno del quale è importante esignificativa la responsabilità delserrano a sostegno delle vocazioni.Magistrale, su questo tema, la

conferenza inaugurale tenuta dalcardinale Josè Saraiva Martins,Consulente episcopale del SerraItalia, il quale ha ricordato l’ecce-zionale momento propizio offertoalla Chiesa dall’iniziativa, ideata evoluta dal Santo Padre, di dedicare ilpresente anno alla grande risorsacristiana delle vocazioni, nel nome enella memoria di quel grande santoche fu il Curato d’Ars: momentopropizio che noi, come membri dellaChiesa di Cristo, non possiamo farcisfuggire, e che ci obbliga anzi aintensificare i nostri sforzi per sor-reggere,incoraggiare, diffondere nelpopolo cristiano uno spirito voca-zionale: e in ciò il ruolo di un istitu-to di laici quale il Serra si rivelaimpagabile e può divenire veicolostraordinario di frutti spirituali.Con la sua ben nota vivacità di

comunicatore, Mons. GiovanniD’Ercole, Vescovo ausiliaredell’Aquila, tratteggiando il temadella intimità divina quale nucleooriginario di ogni apostolato, si èsoffermato a immaginare e descri-vere la potenza misteriosadell’Amore di Dio, della Grazia cheagisce su noi uomini nella misura incui noi stessi ce ne rendiamo canali

e diffusori; e dal canto suo, ilVescovo di Lucera e Troia Mons.Domenico Cornacchia ha illustratoil senso della fedeltà del sacerdotenella realtà contemporanea, qualevalore che si identifica con l’amoresemplice, schietto, quotidiano, daoffrire a tutti e da esprimere anchenelle cose piccole e ordinarie; men-tre Mons. Nico Dal Molin, direttoredel Centro nazionale Vocazioni, hainsistito sul carisma che promana dachi ha saputo, superando ogni ini-ziale e comprensibile paura, affron-tare la prova della imperiosa chia-mata vocazionale.Sulla figura del sacerdote oggi,

nella Chiesa e nella società con-temporanea, ha tenuto una elevatarelazione l’Arcivescovo Mons.Mauro Piacenza, Segretario dellaCongregazione del Clero, il qualeha mostrato come il sacerdoziorappresenti, indipendentemente daimeriti e dalle qualità di chi vi èstato chiamato, un dono che Dio havoluto concedere alla Sua Chiesa, ecome il sacerdote sia destinato avivere in Cristo, per Cristo e conCristo giacché è proprio Cristo l’u-nico vero sacerdote della Chiesa daLui fondata.Accanto alle relazioni-base, il

congresso ha offerto ai suoi parteci-panti numerose altre iniziativecomunitarie e culturali, come i pre-

Congresso Nazionale7-9 Maggio 2010

La fedeltà di...di Casimiro Nicolosi

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giugno 2010 17

gevoli interventi del Vescovo diLivorno Mons. Simone Giusti, delRettore del Seminario di AversaMons. Stefano Rega, del sacerdotemissionario in Libano P. DamianoPuccini, del prof. BaykarSivazliyan, rappresentante dellacomunità armena in Italia, delDirettore di RAI-Vaticano GiuseppeDe Carli, del Direttoredell’Osservatore Romano dott.Giovanni Maria Vian,(le cui eccel-lenti relazioni sono riportate negli

Atti del Congresso) del prof.Giorgio Bregolin; e come l’intratte-nimento di animazione teatrale Lavita e l’altare, curato dal vaticanistadi Avvenire dott. Mimmo Muolo,con la partecipazione della notaattrice Claudia Koll, del sopranoMarilena Gaudio, del pianistaMartino Palmitessa, degli attoriRocco Ciarmoli e Lucia Lanzolla.Nell’occasione, si è anche realiz-

zata, a cura della dott.ssa MariaMadiai presidente della commissio-

ne Cultura del Consiglio nazionale(e con la partecipazione della CoraleIncontro-canto di Arezzo direttadalla maestra Gianna Ghiori), lacerimonia di premiazione deglialunni vincitori del concorso scola-stico nazionale.A conclusione delle giornate con-

gressuali, il nuovo presidente nazio-nale avv. Donato Viti ha presentatoai partecipanti la squadra di dirigen-ti che lo affiancherà nel lavoro chelo attende nei prossimi mesi.

Sul tema della fedeltà di Cristo,del sacerdote e del laico si èsvolto in Roma il XII

Congresso Nazionale di SerraInternational Italia. Tante sono statele opinioni che si sono confrontate,tante le considerazioni emerse dallerelazioni tenute dai partecipanti chehanno affrontato anche argomenti diattualità. L’atmosfera è stata coin-volgente, i convegnisti, per la mag-gior parte, hanno vissuto le fasi con-gressuali in un calore partecipativoe, soprattutto propositivo.La manifestazione serrana è stata

arricchita anche dalle relazioni svoltedai numerosi Governatori convenutinella capitale da varie parti d’Italiache hanno presentato lavori di prege-

vole impegno culturale ed hanno trat-tato argomenti a volte di importanzastrategica.Tra questi è da proporre alla

nostra attenzione l’intervento diErnesto De Cesaris, Governatoredel Distretto 171 che si è sofferma-to, illustrandoli, su due importantidocumenti conciliari quali la“Lumen gentium” e la“Christifideles laici”. Questi docu-menti, comunemente, sono consi-derati di sostegno all’impegno lai-cale ed interpretano la Chiesaquale “Corpo Mistico di Cristo”che accomuna indistintamente tuttele genti, di ogni razza e provenien-za. Nella sua dissertazione ilGovernatore ha sostenuto che il

mistero della transustanziazionenel Pane eucaristico consente atutti gli uomini di essere elevatialla comunione del Signore in uncorpo unico, differenziato in unadiversità di membri e di funzioni.Ogni diversità, come accade per ilcorpo umano che ha tanti organivitali, esprime una speciale ric-chezza che converge tutta nelCorpo Mistico di Cristo, per opera-re unitariamente nella sua Chiesa.Tra le diversità considerate conver-genti il relatore ha esaminato quel-la del serrano. Nella sua particola-re dimensione, ha sostenuto il DeCesaris, il laico serrano ha una spe-cifica funzione da esercitare nelcontesto socio-politico in cui

Congresso Nazionale Villa Carpegna

Gli interventi...di Pasquale Sabino

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opera. Egli deve trasmettere la pro-pria linfa vitale anche agli altriorgani della Chiesa, deve operarenella sua vocazione come operaionella vigna del Signore, dove illavoro non manca e dove è banditol’ozio. In definitiva, ha affermato ilGovernatore, il serrano, in modoparticolare, deve trovare semprenuovi stimoli per testimoniare eservire il Signore nell’ambientesociale in cui ciascuno vive.“Fedeltà alla parola” è stato il

tema trattato da Vera Pulvirenti,Governatore del Distretto 77. Hapreso spunto inizialmente dallaBibbia dove, tratto dal salmo 89, silegge a proposito dei figli diDavide, che il Padre, anche quandopunisce la ribellione della proge-nie, continua ad amare tutti i suoifigli. La fedeltà dell’uomo versoDio, ha sostenuto la Governatrice,è un dovere che va continuamenterinnovato; la fedeltà espressa da uncristiano che ama, fa di lui “unaltro Cristo”. La fedeltà dell’uomoalla parola presuppone una comu-nità ed una perseveranza all’ascol-to, alla meditazione del Vangelo ed

alla testimonianza, in qualsiasicondizione. Tale segno deve essereattivo e deve esprimere gioia pro-prio nella difficoltà e nei pericoli.La fedeltà, ha soggiunto laPulvirenti, presuppone anche unaspiccata personalità ed è una virtùnecessaria al presbitero che èoggetto di un evento di grazia chegli viene dal sacramentodell’Ordinazione. Con l’imposizio-ne delle mani il Vescovo crea nel-l’ordinato una nuova identità irre-versibile. L’imposizione rende ilneo presbitero pastore e lo configu-ra al Cristo Pastore.Tale virtù deve essere esercitata

responsabilmente – ha affermatola relatrice – nella libertà persona-le, mantenendo viva la coscienzadella propria identità. Il presbiterofedele a se stesso è sponsalmentefedele a Cristo. Nel nostro tempoc’è bisogno di questa fedeltà spon-sale, di maestri che debbono con-trapporsi alla odierna cultura della“non fedeltà” alla parola, volgen-do una cura particolare alle fami-glie ed al processo educativo deigiovani che debbono essere indi-

rizzati anche ad una “fedeltà voca-zionale”.Il Governatore del Distretto 72,

Maria Luisa Coppola, ha trattato inun certo modo il tema della fedeltàlaicale e, partendo da un documen-to conciliare “Apostolicam actuosi-tatem” che si occupa anche delruolo del laico nella Chiesa, si èposta la domanda: “bastano i buonipropositi?” Questo documentoquasi impone al laico di acquisireuna solida preparazione nella dot-trina e nell’etica. Forte di questapreparazione, il laico potrà respon-sabilmente e con convinzioneaffrontare l’impegno della coerenzadel suo vivere cristiano, impegnoche manterrà saldamente nell’eser-cizio della propria professione enella famiglia. Da questo compor-tamento avranno origine i valoriche ci consentiranno di essere i pro-motori di una società onesta, fonda-ta sui principi della nostra moralecattolica. Riposare nell’illusionedella propria forza – la governatricecita il pensiero del filosofo cattoli-co francese Emmanuel Mounier –induce la società di oggi a nonincontrare più la parola di Dio e adallontanarsi dal Cristianesimo. Daquesto deriva che l’indifferenzapotrebbe addirittura trasformarsi inapostasia.Giovanni Braca, Governatore del

Distretto 71, nell’assise romana harelazionato sulla fedeltà del sacerdo-te, anche quando questi si impegnain attività collaterali alla funzionepresbiteriale, in modo particolarenel campo della cultura. Ha fattoriferimento al “Premio mons. IcilioFelici” promosso dal club diCascina, iniziativa operante dal lon-tano 1991 e giunta oggi alla XIXedizione. Il premio vuol ricordare lafigura del nobile prelato pisano che,letterato agiografo, fu scrittore dinumerosi libri, ancora oggi fonti di

I relatori da sinistra: Dott. Giovanni Maria Vian, Dott. Giuseppe De Carli, Prof. Baycar Sivazliyan,S. Ecc. Mons. Mauro Piacenza, Avv. Emilio Artiglieri, moderatore

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messaggi, intrisi di “perenne giovi-nezza”. Il Governatore Braca, comeegli stesso ha dichiarato, ha volutofar conoscere ai serrani l’iniziativapromossa dal club di Cascina perchétutto il movimento possa apprezzaree valorizzare quelle attività, soloapparentemente collaterali, che ilsacerdote esercita anche come“espressione di formazione ed impe-gno intellettuale”. In conclusione ilGovernatore ha sostenuto che ilsacerdote fa apostolato anche quan-do si impegna in attività culturali edi studio.Fonte di spunti interessanti di

riflessione è stata la relazione svoltadal governatore del Distretto 73,Piero Scarcella. Nel suo intervento ilGovernatore ha lanciato la propostadi organizzare, possibilmente per laprossima Pasqua, uno specialeincontro liturgico a livello naziona-le, incentrato sulla Via Crucis, dasvolgersi in Matera, tra le caratteri-stiche vie dei “Sassi”, suggestivi perla notevole somiglianza al territoriopalestinese. La proposta mira a pro-muovere una più estesa partecipa-zione nazionale alla funzione di

livello distrettuale svoltasi con suc-cesso in Matera il 21 marzo scorso. Facendo scorrere sullo schermo

alle sue spalle alcune immaginiproprio della Via Crucis materana,il Governatore ha svolto la sua rela-zione, incentrata sulle problemati-che della famiglia. Ne ha affrontatoil tema in un discorso di prospettiva

teso a coinvolgere il Serra comesupporto collaborativo. Ha traccia-to un profilo della situazione, ne haanalizzato i comportamenti, con-cludendo che la famiglia è la primaresponsabile della fede dei ragazzie, di conseguenza, delle vocazionisacerdotali.Ha poi approfondito un discorso

per un disegno da meglio svilupparein futuro, focalizzando l’attenzionesull’attuale progetto del Distretto 73per un’adozione quinquennale di treseminaristi bisognosi del BurkinaFaso. Secondo tale progetto i semi-naristi adottati saranno sostenutifinanziariamente nel loro percorsodi studi sino alla loro ordinazionesacerdotale, perché poi possanosvolgere la loro opera nel proprioterritorio. In tale guisa questi sacer-doti potranno essere i migliori inter-preti della vocazione del popoloafricano. Si tratta di un progetto cheinterpreta in modo evolutivo il con-cetto di aiuto alle vocazioni coninterventi che vadano oltre la bene-ficenza e che lascino segni tangibilidell’operato del movimento serranoappulo-lucano.

I relatori al XII Congresso nazionale: Da sinistra S. Ecc. Mons. Giovanni D’Ercole, S. Ecc. Mons.Domenico Cornacchia con la Presidente nazionale Maria Gemma Sarteschi.

Il Dott. Mimmo Muolo, presenta Claudia Koll e gli attori dello spettacolo “La vita e l’altare”.

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Via DiscipulorumVia Discipulorum

Gesù chiama a espropriarsi per diventareluogo d’incontro tra Dio e l’uomo

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Siseppe che era in casa e si radunarono tante persone, danon esserci più posto neanche davanti alla porta, edegli annunziava loro la parola.

Si recarono da lui con un paralitico portato da quat-tro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, acausa della folla, scoperchiarono il tetto nel puntodov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il let-tuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la lorofede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoipeccati».

(Mc 2,1-5)

Per riflettereDall’essere scelto e chiamato, per stare con Lui e per

essere inviato, all’essere casa dove può avvenire l’in-contro tra Dio ed ogni uomo.Questa sesta icona della casa di Pietro rappresenta il

cuore del discepolo che nel suo cammino non racchiudein un’esperienza personale l’incontro con il Signore, masi apre agli altri diventando lo strumento dell’incontrotra Dio e ogni uomo. Proprio come è avvenuto a Pietroil quale si vide espropriarsi anche della sua casa perchéle folle incontrassero il Maestro.Nella casa di Simone (Pietro), Gesù guarisce la suo-

cera e molti altri malati e in particolare il paralitico cheper essere portato dinanzi a Gesù è costretto a scenderedal tetto fatto cosi scoperchiare. In tutto questo Pietronon appare, è come messo da parte, è espropriato dellasua casa. Dal racconto emerge solo Gesù che incontragli uomini e in particolare quelli ammalati, bisognosi disalvezza. Pietro è in un angolo, lui il padrone della casaè invaso da questa folla che vuole incontrare Gesù.

Mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario di Aversa,presenta la VI tappa di un “Itinerario vocazionale” per l’uomo attraverso la meditazione

di alcune icone bibliche

66aa IICCOONNAA:: LLAA CCAASSAA DDII PPIIEETTRROO

Questa casa è il cuore e la vita di ogni chiamato incui Gesù si reca per incontrare ogni uomo. Una casa cheè destinata ad essere affollata, perché l’uomo possaincontrare Dio. Ogni chiamato deve permettere questoincontro con Dio espropriandosi di tutto ciò che ha, met-tendo tutto a disposizione di Dio, senza conservarealcun spazio per se. Il discepolo dev’essere disposto amorire perché altri vivano.Con la chiamata alla sequela, la vita personale viene

espropriata, dedicata, è di Cristo e di tutti gli uomini.Chi è chiamato non ha più nulla per se, di personale,

neanche il tempo è più suo.La casa viene anche scoperchiata, non c’è più nulla

di riservato, di personale, neanche la casa è più una pro-tezione, la gente deve entrare da tutte le parti, deveincontrare il Signore. Tutto ciò è duro, lacerante, è ilprezzo che si deve pagare quando si è disposti ad amare.Quanto più si è disposti a lasciarsi espropriare, tanto

più la donazione diventa vera e ricca di sapore, quantopiù si è generosi nel dare tutto, tanto più si è felici.L’unica vera ricchezza che si deve possedere è solo Dio,tutto il resto come dice l’apostolo Paolo “l’ho conside-rato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai ioreputo una perdita di fronte alla sublimità della cono-scenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho

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lasciato perdere tutte queste cose e le considero comespazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere tro-vato in lui, non con una mia giustizia derivante dallalegge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo,cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.

E questo perché io possa conoscere lui, la potenza dellasua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze,diventandogli conforme nella morte, con la speranza digiungere alla risurrezione dai morti”

(Fil 3,7-11).

L’areopagodi Andrea Sollena

In questo campo non cisono, né possono esserci,vie di mezzo. O si è uominidagli ampi orizzonti e sicrede nella intangibiledignità della persona,traendo da tale principioogni conseguenza, dispostia pagare il prezzo che lacoerenza esige, oppure si è“ominicchi” (piccoli uomi-ni) privi di idealità e violatiin mille modi in nome diuna grettezza di vedutecapace sempre di autogiu-stificarsi ma non per questoin grado di convincere. Laquestione antropologicaoggi attraversa trasversal-mente la società ed investeambiti dell’esistenza uma-na anche distanti tra loro.Ne va di mezzo la nostraconcezione dell’uomo e,inseparabilmente, la perce-zione che abbiamo di noistessi. In qualunque ambitoci troviamo, ad operare, adettare le nostre azioni, adorientare il nostro agire èsempre l’idea di uomo cheportiamo dentro di noi.

Così, solo per esemplifica-re, a scuola, un conto è cre-dere nella formazione inte-grale dell’alunno, perse-guendo con caparbietà ilbene globale dello studen-te, un altro è limitarsi a tra-smettere un sapere finaliz-zato solo all’istruzione oall’addestramento dell’al-lievo. La differenza è datadal valore che il docenteattribuisce alla personadello studente. Allo stessomodo, in ambito politico,una cosa è impegnarsi perla ricerca del bene comune;tutt’altro, invece, servirsidell’impegno politico per ilperseguimento degli inte-ressi di parte. Anche inquesto caso, a fare la diffe-renza, è la visione dell’uo-mo che la persona intendeaffermare: pronta a spen-dersi per gli altri nel primocaso, chiusa asfitticamentein se stessa nel secondo. Sitratta, a ben vedere, diesempi che testimonianocome la questione antropo-logica, lungi dal costituire

una disputa accademica,astratta e distante dallaordinarietà della vita, inve-sta, invece, e molto diretta-mente, le scelte che quoti-dianamente ci impegnano.Si pensi alle polemiche sol-levate dai respingimentidegli immigrati. Qualevisione di uomo sta dietrola scelta di allontanare, eper giunta in quel modo,chi per bisogno e dispera-zione chiede aiuto? Per chicrede nell’uomo, l’uomo èsempre un fine, mai unmezzo ed ancor meno unproblema, una questioneideologica o uno strumentodi consenso elettorale.Ancora: quale idea di uomoè sottesa nella scelta ditroppi imprenditori dilicenziare gli operai purchéi bilanci quadrino? I libricontabili valgono forse ladignità di una persona edella sua famiglia? L’uomoè ciò che ha oppure vale perse stesso, indipendente-mente da quanto possiede?La dignità dell’uomo da

cosa è data? Dal titolo distudio? Dalle amicizieinfluenti? Dalla famiglia diappartenenza? Il fastidioche probabilmente questiinterrogativi suscitanotestimonia come la questio-ne antropologica ci stratto-ni, costringendoci ad uscireallo scoperto. Siamo anchenoi di quelli che facciamopreferenze di persone? E sesì, su quale base? Qualigiustificazioni riu- sciamoa costruirci per mettere atacere la coscienza?Uomini oppure “ominic-chi”: è questo il bivioantropologico che giorno lecircostanze della vita cimettono di fronte. E la dif-ferenza, che ci spinge adintraprendere l’una o l’altrastrada, la fa solo Dio.Solamente la fede in Lui.svela all’uomo la sua intan-gibile dignità e preserval’umanità da quella grettez-za che, anziché farci innal-zare verso il Cielo rischiadi farci starnazzare entro irecinti di un pollaio.

U O M I N I E « O M I N I C C H I »Solo la fede in Dio può fare la differenza

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SSaacceerrddoottii ssaannttii nneellllaa qquuoottiiddiiaanniittàà

lo spirito ecclesiastico, i superiori tutti. Sono felice diavere amato la Santissima Vergine come Madre e diaver avuta devozione per tutti i Santi, cominciando dalmio meraviglioso Patrono San Giuseppe. Essi sono imigliori compagni della vita. Sono felice di avere lot-tato sempre per difendere la Dottrina Cattolica e diavere servito. Chiedo perdono e perdono.

Ora vedo e dico a voi: niente vale più dell’amare ilSignore e i fratelli per amor suo, dimenticare sé e ser-vire in Dio tutti gli altri. Il tempo è breve, usatelo benee insegnate ai piccoli ed ai giovani ad usarlo bene.

L’ultima benedizione per coloro dei quali sonostato Vescovo. L’ultimo atto: NON NOBIS DOMINE,NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM”.

Di questo Testamento innanzitutto colpisce l’inizialedichiarazione di umiltà: come tutti i buoni cristiani, ilCardinale Siri aveva la speranza, l’umile speranza dellasalvezza, non la presunzione di una salvezza certa.Per questo egli chiedeva la bontà delle nostre pre-

ghiere, affinchè fosse abbreviato il suo Purgatorio.È già questa una riflessione importante, che ci viene

proposta: oggi non si parla più di suffragio, non sipensa più alla necessità di pregare per i vivi e per imorti, come se la salvezza delle anime fosse un datoscontato, come se alla morte non seguisse un giudizio,

Il Serra Club Genova 184, in quest’anno dedicato alsacerdozio, presenta brevemente la figura delCardinale Giuseppe Siri, che vogliamo particolarmen-te ricordare quale fondatore e padre del Serra Club nonsolo di Genova, ma d’Italia.Tra l’altro il Cardinale Giuseppe Siri fu il primo

Consulente Episcopale del Serra Italiano.È chiaro che non è possibile riassumere in poche

cartelle l’immenso Magistero di questo grande Vescovoné la sua attività pastorale a servizio della Chiesa geno-vese, italiana ed universale. Crediamo però che sia pos-sibile trovare una sintesi significativa nel suoTestamento spirituale, che vogliamo riprodurre:

“Cari fratelli, vi lascio per entrare nella vita eter-na. Vi attendo tutti, poiché ho la umile speranza che ilSignore mi accolga con sé. Abbiate pietà di me, perchécolle vostre preghiere spero sia abbreviato il mioPurgatorio.

Sono felice di avere servito Iddio, di aver avuto inmente per tutta la vita la Sua Santa Chiesa soltanto,sia pure con tanti difetti. Sono felice di aver esercitatosoltanto il Sacerdozio e quello che anche casualmentene diventava dovere. Sono felice di avere sofferto e diavere sempre difeso la Chiesa e il Sommo Pontefice.

Ringrazio Dio di avermi dati i miei esemplariGenitori, il Parroco che mi ha insegnato raccontando

È il titolo dato dal Governatore del Distretto 70, Giovanni Amoretti, ad una raccolta dibiografie di sacerdoti di quel Distretto che non hanno esitato a sfidare le convenzionilocali scontrandosi con il potere, i pregiudizi, le tentazioni, non con discorsi dotti ma conl’esempio del loro comportamento. In questo lavoro sono stati impegnati tutti i club delDistretto mettendo in luce il messaggio al mondo: la loro vita! Ricordiamo P. Antero Micone, donFrancesco Lombardi (Servo di Dio), Mons. Giuseppe Magnasco, don Giovanni Mantero, SanLeonardo da Porto Maurizio, il Vescovo Aurelio Bacciarini (Venerabile), mons. Luigi Alfonso, il Cardinale Giuseppe Siri.Simbolicamente riportiamo il ricordo di Genova 184 perché questo è il primo club italiano da cui sono “nati”tutti gli altri club, il Cardinale Siri perché è patrimonio spirituale non solo di Genova ma della Chiesa italianadi cui i serrani italiani, grazie a Lui, sono una componente significativa per le finalità perseguite.

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Che bello poi il terzo grido di felicità, per aver sof-ferto e per aver sempre difeso la Santa Chiesa ed ilSommo Pontefice, da sempre perseguitati!Mai come oggi ci appaiono attuali queste parole,

che esprimono il destino di ogni cristiano serio, ossiaquello di combattere, con mezzi pacifici ma non menoincisivi, per difendere la Chiesa ed il SommoPontefice.Quante cose si potrebbero dire su questo aspetto

della vita del Cardinale Siri, tutta volta alla difesa dellaChiesa, della verità cattolica, del Papa: e si badi, diogni Papa.Come non ricordare, ad esempio, la difesa che il

Cardinale Siri fece di Paolo VI quando questi venneattaccato per l’Enciclica Populorum Progressio?La felicità non dimentica il dovere del ringrazia-

mento: se si è felici, si deve ringraziare qualcuno.E il Cardinale Siri ringrazia Dio per avergli dato

genitori esemplari ed un parroco esemplare che inmodo semplice, affettuoso (“raccontando”) lo intro-dusse nello spirito ecclesiastico.Ritorna poi il grido di felicità per aver amato ed

onorato la Santissima Vergine e tutti i Santi, che sono– egli dice – “i migliori compagni della vita”.Infine egli si dice felice per aver lottato sempre per

difendere la dottrina cattolica e per aver servito, ossiaper essere stato un Ministro della verità, anche quandoquesto costava e poteva comportare derisione, isola-mento, attacchi: la verità, soprattutto.Ma alla fine della vita egli capisce che quanto ha

sofferto è diventato merito per la vita eterna e per que-sto è felice.Questa felicità, come si è detto, non cancella la

necessità del ringraziamento e non cancella neppure laconsapevolezza dei propri limiti, della umana fragilitàper cui chiede perdono e perdona.Capisce di aver centrato l’obiettivo della vita per-

ché appunto per tutta la vita egli ha mantenuto quelloche effettivamente vale: amare il Signore e i fratelli peramor suo, dimenticare sé e servire in Dio tutti gli altri.Anche la conclusione è degna della massima consi-

derazione: è l’invito a usare bene il tempo, perché iltempo è breve, e ad insegnare ai giovani, ai piccoli adusarlo bene.E usare bene il tempo significa viverlo come ha

fatto lui, agganciandolo all’eternità.Crediamo che questo testo dovrebbe essere oggetto

di frequente meditazione per i Vescovi, per i sacerdoti,ma ribadiamo – anche per i laici, se al termine dellaloro vita vorranno ripetere: sono felice.

come se non esistesse una Legge divina che faccia dariferimento per tale giudizio.La citazione del Purgatorio non può non richiamare

poi la devozione che il Cardinale aveva per SantaCaterina da Genova, autrice di uno splendido trattatoproprio sul Purgatorio.Il cuore del Testamento è però rappresentato da una

quintuplice dichiarazione di “felicità”: in un mondoper tanti aspetti popolato da persone tristi ed infelici,colpisce che quest’uomo di chiesa, al termine della sualunga giornata terrena, prorompa in una specie di gridodi felicità: sono felice.E lo ripeta per ben cinque volte. Cosa significa esse-

re felici, al termine della vita? Significa riconoscere diaver centrato la propria vocazione, di averla realizzata,di aver compiuto il proprio dovere, di aver realizzato, siapur con tutti i limiti umani, il compito che ci era statoaffidato. Con umiltà, ma anche con serenità il CardinaleGiuseppe Siri poteva dire di aver fatto quello che dove-va fare, come cristiano, come prete, come Vescovo.Innanzitutto afferma di essere felice per aver servi-

to Dio e per aver avuto in mente per tutta la vita la suaSanta Chiesa soltanto.Ecco la prima strada per un sacerdote, per un

Vescovo, ma verrebbe da dire per qualsiasi cristiano,per poter, al termine della vita, dirsi “felice”: servireDio e avere in mente (e ciò significa anche nel cuore)la Chiesa.Il secondo grido di felicità del Cardinale Siri è per

aver esercitato “soltanto” il sacerdozio, e quello cheanche “casualmente” ne diventava dovere.È interessante l’uso di questo avverbio “casualmen-

te”, quasi a significare con ironia che spesso gli onoriarrivano “per caso” e pertanto non bisogna dare ad essitroppa importanza.Ciò che invece è importante è avere esercitato il

sacerdozio, e soltanto quello, ossia non aver avuto com-mistioni con gli affari del mondo, che pure egli trattò, edi cui fu anche regista, ma sempre e solo come sacer-dote, ossia avendo di mira non il potere e le questioniumane, ma il bene delle anime: in quest’ottica, si deveintendere l’appassionato interessamento del CardinaleSiri per le sorti della città, e soprattutto per il mondo dellavoro, dove fece entrare il Vangelo, creando, ad esem-pio, realtà che riunivano dirigenti ed imprenditori,come l’UCID, ed istituendo i Cappellani del lavoro.Si capisce, dalla felicità del Cardinale Siri per il suo

sacerdozio, anche la cura che egli ebbe per i giovani,per le vocazioni, per i seminaristi che visitava e ascol-tava almeno settimanalmente.

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In questa rubrica vogliamo dare spazio ai seminaristi per conoscere il loro pensiero,il loro modo di porgere la Parola di Dio. Li leggeremo con affetto e simpatia.

Vita da... seminaristaLa comunità del Seminariodella diocesi di Ferrara-Comacchiosi presenta ai serrani

Capita talvolta incontrando, indiverse circostanze, giovani e adultinon “praticanti”, di sentirsi rivolgerealcuni quesiti del tipo: “come si fa adiventare preti?” oppure “cosa fanno iseminaristi tutto il giorno?”. Può anchesuccedere che queste domande sorga-no all’interno delle comunità parroc-chiali o nei diversi movimenti e asso-ciazioni che a vario titolo si interessa-no delle vocazioni sacerdotali come ilSerra Club. L’interesse in merito puòsembrare solo all’apparenza banale;in realtà rivela il desiderio di conosce-re più a fondo una realtà, come quelladel Seminario, di cui la società attualescarsamente si interessa. Ecco allora ilsenso di questo articolo: per noi semi-naristi di Ferrara rappresenta un’occa-sione per presentarci ai serrani d’Italiacome una comunità viva e dinamicaparticolarmente desiderosa di consoli-dare i legami con il laicato impegnatonella pastorale vocazionale.

La nostra giornata comincia moltopresto, poco prima delle sei del matti-no. A quell’ora il silenzio del Seminarioviene rotto dal suono dalle diverse sve-glie dei seminaristi che annunciano l’i-nizio di una nuova giornata. Il primoappuntamento è fissato alle 6.20, incappella, per il momento più importan-te della giornata: la S. Messa celebratadai Superiori. Al termine, dopo unaveloce colazione, si raggiunge in bici-cletta la stazione ferroviaria dove ciattende il treno delle 7.30 diretto aBologna. Ogni mattina, infatti, dal lune-

dì al venerdì, i seminaristi si recano alloStudio Teologico S. Antonio della cittàfelsinea, per frequentare i corsi teologi-ci, condividendo la realtà del pendola-rismo insieme a tanti lavoratori, studen-ti e professionisti. Dopo la mattinata tra-scorsa sui banchi di scuola, al terminedelle lezioni, si ritorna a Ferrara, dove,alle 14.00, ci aspetta il pranzo comu-nitario, occasione in cui la comunità deiteologi si riunisce con i Superiori e iragazzi del Seminario minore per vive-re assieme questo momento di condivi-sione e fraternità. A conclusione delpranzo, dopo un’oretta di ricreazione-riposo, ha inizio il pomeriggio destina-to solitamente allo studio o alle diverseattività comunitarie in cui i seminaristisono coinvolti.

Alcuni, ad esempio, fanno partedel “Gamis” il gruppo impegnatonella sensibilizzazione verso il mondomissionario, vi sono poi gli incaricatidella liturgia, del C.D.V., della pasto-rale giovanile; c’è chi si occupa dellasala stampa per assolvere tutte lerichieste legate alle stampe-fotocopie,c’è inoltre chi è destinato all’acco-glienza delle tante persone che si pre-sentano in seminario o chi svolge ilruolo di assistente dei ragazzini delminore che vivono in Seminario dallunedì al sabato mattina frequentandoogni mattina le scuole medie e supe-riori della città. Alle 18.30 inizia iltempo destinato alla preghiera ecaratterizzato dalla recita comunita-ria del Rosario, dei Vespri e dallameditazione personale. Segue poi lacena e la ricreazione che si protraefino alle 21.30 orario in cui è fissatoil ritrovo in cappella, prima del meri-tato riposo, per l’ultimo momento dipreghiera: la compieta. È questo un

appuntamento che permette ad ogniseminarista di rileggere la giornataappena trascorsa, rendendo grazie alSignore per ciò che si è vissuto e chie-dendo perdono per eventuali man-canze e omissioni.

A questi impegni fissi che di gior-no in giorno si susseguono se neaggiungono altri come, ad esempio,gli incontri settimanali di formazionecon il Rettore e con il Padre Spirituale,le prove di canto, i momenti di pre-ghiera come l’Adorazione Eucaristicae, durante l’Avvento e la Quaresima,la Scuola di preghiera aperta ai gio-vani e agli adulti della Diocesi perpregare e meditare attraverso laParola di Dio. Il sabato e la domeni-ca, inoltre, alcuni seminaristi sonoimpegnati nell’animazione vocazio-nale rivolta ai bambini e ai giovani,mentre altri svolgono il servizio pasto-rale in alcune comunità parrocchialidella nostra Chiesa locale.

Nel susseguirsi di orari ed impegninon mancano, infine, le occasioni disvago, di tranquillità, in cui vivere eapprofondire il senso di amicizia efraternità tra i membri della comunità.Ad esempio il gioco comunitarioassieme ai ragazzini del minore, lavisione di un film, solitamente pro-grammata il sabato sera, le ricreazio-ni dopo i pasti o la cura del grandeparco attiguo al seminario.

Questa descrizione sommaria nonpermette certo di approfondire lenumerose attività comunitarie; èimportante comunque sottolineareche, nonostante la varietà e la diver-sità di proposte educative, tutte sonoaccomunate da un medesimo fine: laformazione di presbiteri disponibili,su modello di Gesù Buon Pastore, a

La voce dei Seminaristi...

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offrire la loro vita per il servizio e peril bene della Chiesa di Ferrara-Comacchio.

Francesco VialiSeminarista

[email protected]

ôôô

In pellegrinaggio verso la sacraSindone con il Serra di Palermo

Nei giorni che vanno dal 10 aprileal 23 maggio il Cardinale Poletto,Arcivescovo di Torino, dava inizio inCattedrale all’ostensione della SantaSindone, nome antico che ha originigreche e che significa “lenzuolo”.Oggi per tutto il mondo la Sindone nonè un lenzuolo qualunque ma quello cheda oltre quattro secoli è conservato nelDuomo di Torino. È un telo di lino lungocirca 4,40 metri e largo circa 1,13metri, tessuto a spina di pesce su untelaio primitivo e con filato e tecnicairregolari. Su di esso sono visibiliimpronte che riproducono l’immaginefrontale e dorsale di un uomo mortodopo essere stato torturato e crocifisso.Secondo una tradizione secolare laSindone è il lenzuolo funerario nelquale fu avvolto il corpo di Gesù diNazaret dopo la deposizione dallaCroce. Noi in quanto Seminario diPalermo non potevamo mancare, egrazie al Serra club che ci ha dato lagrande opportunità di partire insiemecon loro, il 9 aprile già eravamo in pel-legrinaggio, per partecipare ad uncosì grande ed emozionante evento.

Ci siamo recati con tanta fede e conmolta trepidazione alla visita dellaSanta Sindone; prima di recarci pressola cattedrale di Torino per la venera-zione del Sacro lenzuolo, ci siamo pre-parati sia con la visita ad alcune chie-se della città ma soprattutto con unincontro tenuto dal Prof. Salvino Leoneche ci ha illustrato sia da un punto divista storico, i diversi movimenti dellaSindone, dal “sepolcro vuoto” a comesia giunta a Torino e da un punto divista medico scientifico sui vari studifattisi sul sacro lenzuolo. Dopo duegiorni di preparazione e di visite varie,finalmente lunedì 12 aprile ci troviamoin fila, per raggiungere il luogo dell’o-stensione. Durante il percorso abbiamovisto un video , in cui venivano spiega-te le varie parti anatomiche dell’uomoche è impresso nel lenzuolo e che pernoi cristiani è il Cristo Risorto dai morti.Finalmente senza nemmeno renderce-ne conto ci siamo trovati davanti al len-zuolo custodito all’interno di una gran-de teca di vetro dove abbiamo sostatopregando per circa tre minuti.L’emozione è stata grande; pensare ditrovarsi davanti all’immagine impressadi Nostro Signore Gesù Cristo in cuicrediamo e per cui viviamo credo siaun’esperienza unica ed entusiasmante.Devo confessare che mi sento un gran-de privilegiato, perché se scorriamostoricamente tutte le ostensioni che cisono state non sono state tantissime;Nei secoli passati erano periodiche, inseguito furono celebrate solo più persolennizzare eventi importanti per ladinastia dei Savoia o in occasioni di

ricorrenze di particolare rilievo. Nelloscorso secolo la Sindone è stata espo-sta pubblicamente nel Duomo di Torinocinque volte: nel 1931 per le nozze diUmberto II di Savoia, nel 1933 inoccasione dell’Anno Santo straordina-rio, nel 1978 per i 400 anni del suotrasferimento a Torino, nel 1998 perricordare il primo centenario della suaprima fotografia (scattata durante l’o-stensione del 1898) e nel 2000 inoccasione del Giubileo. Penso che pernoi come Seminario sia stata una gran-de grazia e soprattutto un momentoforte per il nostro cammino comunitarioverso il sacerdozio, che altro non è chel’imitatio Christi, fino a dare la vita peri peccatori, così come il nostro maestrofece sulla Croce. Penso che tutti coloro,che si pongono di fronte l’immaginedella Sindone, liberi da preconcetti eda pregiudizi, è data la possibilità dipercorrere un prezioso cammino diriflessione alla scoperta del misterodella passione di Gesù, narrata informa letteraria nei testi evangelici.L’immagine eloquente di quell’uomomartoriato è il simbolo universale dellasofferenza dell’uomo di ogni razza,epoca, religione. Per riassumere i sen-timenti che nel cuore di ognuno di noi,la Sindone ha suscitato, vorrei citare ildiscorso di Giovanni Paolo II di frontealla Sindone il 24 maggio 1998 dovediceva: “nella Sindone si riflette l’im-magine della sofferenza umana. Essaricorda all’uomo moderno, spesso dis-tratto dal benessere dalle conquiste tec-nologiche, il dramma di tanti fratelli, elo invita ad interrogarsi sul mistero deldolore per approfondirne le cause.L’impronta del corpo martoriato delCrocifisso, testimoniando la tremendacapacità dell’uomo di procurare doloree morte ai suoi simili, si pone come l’i-cona della sofferenza dell’innocente ditutti i tempi: delle innumerevoli tragedieche hanno segnato la storia passata, edei drammi che continuano a consu-marsi nel mondo. Evocando tali dram-matiche situazioni, la Sindone non soloci spinge ad uscire dal nostro egoismo,a ci porta a scoprire il mistero del dolo-re che, santificato dal sacrificio diCristo, genera salvezza per l’interaumanità”.

Giuseppe Zucchetto seminarista del V anno

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brama di conoscenza si concentrò su l’evoluzione storicadel concetto di bello e la ricerca condotta dagli artisti epensatori. Ma “l’uomo propone e Dio dispone”, dice undetto popolare, e occasionalmente ebbi modo di riavvici-narmi alla parrocchia affidata allora ad un sacerdote anzia-no. Fu all’inizio solo per esprimere con i miei disegni icontenuti catechistici a favore dei ragazzi, poi sempre piùnell’animazione e catechesi; ma il mio rapporto con Dioera ancora inesistente, la parrocchia serviva per offrirmiun pubblico plaudente a quanto facevo. L’arrivo del nuovoparroco cambiò la storia! Appena venne, accorgendosi deicarismi ma anche degli egocentrismi di noi ragazzi, cana-lizzò il positivo e ammansì gli egoismi. Mi insegnò a darepiù importanza all’essere che all’apparire aiutandomi afare ricerca del vero dopo aver cercato il bello. Vivevocome un giovane impegnato ma allo stesso tempo comeogni ragazzo desideroso di crescere e fare esperienze qua-lificanti, m’innamorai e credevo che la mia vita fosse diessere un architetto cristiano con una famiglia cristiana,ma, all’improvviso, i sogni di sempre persero splendore ed

AA seguito di sollecitazioni ho aderito con piacere araccontare l’incontro che ha impresso alla miavita un indirizzo diverso rispetto ai miei proget-

ti. Sono nato nel 1968 in una frazione del comune diCastelnuovo Cilento nella provincia salernitana e comeper ogni uomo che nasce in un contesto fortemente perva-so dalle tradizioni cristiane i miei primi giorni di vita sonocoincisi con l’inizio della mia vita cristiana nata al fontebattesimale della chiesa parrocchiale. Nella fanciullezza enell’adolescenza il mio rapporto con la chiesa e con ilSignore si limitavano all’adempimento degli obblighi deiragazzi che debbono ricevere i sacramenti dell’iniziazionecristiana. Dio era percepito come colui che puniva lemarachelle più grosse, risolveva a suon di preghiere lenecessità delle persone ma pretendeva al contempo l’a-dempimento di alcuni oneri quali la messa domenicale ele preghiere serali. Quest’idea di Dio così distorta duròpoco perché, non volendo soddisfare tanti precetti, fu piùfacile accantonare Dio stesso. Intrapresi gli studi superio-ri presso l’istituto d’arte della città; tutte le energie e la

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LL’’uuoommoo propone ee DDiioo dispone

“La centralità dell’Incarnazione edel rapporto tra Cristo e la realtà, staalla base di una nuova possibilità diesistenza… è l’unità personale delsoggetto riconciliato, che, non perdovere o per paura, ma per intimapartecipazione alla realtà di Cristo,vive in un nuovo orizzonte. Fede edetica si radicano dunque nellaIncarnazione”.Così scriveva D. Bonhoeffer,

grande pensatore del ’900, teologo,pastore evangelico.“Bonhoeffer, libero docente

all’Università di Berlino, fu conKarl Barth, tra i protagonisti dellaChiesa-confessante avversa a Hitler;di fronte alle efferatezze del dittato-re il teologo organizzò con l’ammi-raglio Canaris della polizia segreta econ altri, un complotto contro Hitler.Le lettere sono il suo ultimo mes-saggio e rappresentano il progetto di

un’opera sull’interpretazione nonreligiosa del Cristianesimo in unmondo divenuto adulto che rifiuta ilDio tappabuchi della cosmologia edel sentimento.Per Bonhoeffer, Fede e

Religione, non sono la stessa cosa.Per Karl Barth la fede ha valenzateologica, mentre per Bonhoeffer havalenza storica.La fede è un dono per Karl

Barth e avviene all’interno di uncontesto comunitario, perBonhoeffer è un movimento cheparte da Dio e tende all’uomo. Lareligione è una costruzioneumana”. Egli individua nelMedioevo, un tentativo di emanci-pazione della religione; nelRinascimento un altro momento diemancipazione. L’Epoca Moderna,attraverso la scienza e la tecnica,ha portato l’opera di emancipazio-

Viverein nome di Dioe di fronte a Diosenza Dio:DietrichBonhoeffer

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di chi si pone alla sua sequela ma mi ha anche consolatofacendosi servire in tante realtà che in questi anni la chie-sa mi ha affidato. Sono stato parroco di una parrocchiaper sette anni facendone un’esperienza bella di famigliadi famiglie, sono stato assistente di gruppi e movimentiecclesiali che mi hanno fatto incontrare tanti laici che cer-cano Dio con verità e serietà, sono stato Padre Spiritualedel Seminario metropolitano Giovanni Paolo II affian-cando giovani che come me volevano essere di Dio a ser-vizio dei fratelli ed ho avuto la gioia di accompagnarli aldono totale dell’ordinazione ed ora dal 1 luglio 2009 laChiesa per la voce del mio Vescovo mi ha chiesto di gui-dare la comunità del Seminario come Rettore. Il Dio miguidi, il Padre mi insegni la forza e la misericordia delsuo cuore, il Figlio mi faccia dire sempre l’amen allavolontà del Padre e lo Spirito Santo m’arricchisca deisuoi doni per essere accompagnatore forte e saggio diquesti giovani aiutandoli a discernere la Volontà di Dioper la loro vita.Ogni vocazione è una storia unica e personale

d’Amore, questo è stato il mio incontro con il Signore,possa servire per farsi cercatori a giovani amati da Dioma canti principalmente la misericordia che il Signoreha avuto per me.

Don Antonio MontefuscoRettore del Seminario di Salerno

un solo pensiero mi scuoteva mente e cuore: vivermisacerdotalmente per gli altri nel servizio parrocchiale. Unasera, quando ormai il turbamento aveva raggiunto il gradosommo, entrando in chiesa mi fermai in fondo: la miaattenzione fu attirata dal Crocifisso che vi è collocato e perla prima volta vidi quanto tante volte avevo guardato: ilcrocifisso era giovane, con un corpo un poco più adultodel mio ed offriva spasmi atroci per la mia salvezza, eraDio e soffriva per me. La coscienza di questa realtà scos-se ogni fibra del mio corpo, proruppi in pianto, il pianto diquando nasce un uomo. Raccontai tutto al parroco ed a luiespressi il desiderio di esser prete come lui; mi accolse, miconsolò e mi invitò a fare un cammino di discernimentovolto a comprendere quando quest’intuizione non fosseradicata in sentimentalismi entusiasti o fughe dalla realtà.Trascorsero mesi di confronto, di scuola di vita e di pre-ghiera, dovetti “scegliere” quale amore era più importan-te e al termine di questo cammino entrai nel SeminarioInterregionale Campano di Napoli. Il mio percorso forma-tivo approdò al 19 giugno 1993, festa del CuoreImmacolato di Maria, quando ho consegnato la mia esi-stenza al Signore nella sua Chiesa ricevendo l’ordinazio-ne presbiterale per le mani del mio Vescovo che, come“levatrice”, faceva nascere un presbitero.Il Signore con me è stato Padre, Amore, Forza, mi ha

aiutato a vincere le difficoltà che non mancano nella vita

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ne al massimo, tutto si riesce aspiegare senza Dio. Nei suoi scrittivengono annunciati i temi di unanuova teologia: la Chiesa comeCristo presente, nella quale avvie-ne l’incontro tra Dio e il mondo, lamorte di Dio intesa non in sensonietzschiano, la fede, che nonfugge il mondo ma lo sperimenta,l’ama e gli resta fedele. Bonhoeffer costituisce un raro

esempio di uomo e teologo attentoagli avvenimenti e, costantementealla ricerca di una parola, capace dicorrispondere al Dio biblico al di làdi ogni formulazione di religione.È possibile un Cristianesimo senzareligione? Il suo è un approcciostorico, la religione ha avuto unafunzione storica, per cercare il Dioche si rivela in una società secola-rizzata Dio non serve. È necessarioporsi di fronte al Dio della fede, la

Bibbia e Cristo sono i punti dellarivelazione che noi accogliamo inmodo mondano. Dobbiamo alloraripensare i concetti biblici ma nonin ottica religiosa. Gesù Cristo cipresenta il modello della TeologiaCrucis e ci invita a riconoscereDio nelle cose belle create, è lostesso tentativo del cristiano chevive un cristianesimo non religiosoma trascendente . Gesù Cristo è unessere per gli altri totalmentedonato agli altri. Il messaggio diCristo dunque, è un messaggio digioia e di amore, che riconosce edesalta i valori della vita, anche senon ignora la sofferenza, di cui,anzi, la figura di Cristo è l’emble-ma, come figura di un Dio che sof-fre accanto all’uomo e come uomo“al centro del villaggio”.

Stella Celentano

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Aziende in rovinaper causa di sette religiose

Il fallimento di alcune aziende dell’o-perosa e cattolica marca trevigianahanno alla base le esose richieste di

denaro pretese da “psicosette”. Essesarebbero “colpevoli” di aver fatto falli-re alcune aziende convincendo i titolaria seguire un “percorso di iniziazione”assai costoso: si parla di lezioni da €500 ciascuna, per arrivare alle “specia-lizzazioni” da € 1.500 all’ora. In pocotempo si può così dilapidare un capitalee mandare in rovina un’attività consoli-data nel tempo.A denunciare codesta situazione è il

prof. Giuseppe Bisetto, consiglierenazionale del GRIS – Gruppo di ricercae informazione socio-religiosa – nelcorso della 33^ giornata di studio e diricerca e pubblicata con precisione edovizia di particolari da “Il Gazzettino”. Sono almeno 118 le sette attive nel

triangolo collocato tra le province diVenezia, Belluno e Treviso, per un tota-le di oltre 29 mila adepti. Non è facileorientarsi nel “Labirinto delle sette”,titolo di un libro scritto dal prof.Bisetto. Ancor più difficile risulta l’im-presa quando le nuove formazioni reli-giose si pongono a confine con laChiesa cattolica; sono le cosiddette“rivelazioni private”, circa 400 in Italia,legate ad uomini e donne che dichiara-no di aver visto la Madonna, Gesù,qualche santo o arcangelo (il più dellevolte Michele). Attorno a questi veg-genti nascono dei cenacoli casalinghiche la Chiesa sta guardando con sempremaggiore preoccupazione.La notizia sopra riportata è sorpren-

dente e raggelante e pone subito unadomanda: è un estremo tentativo diricerca di Dio oppure è il riaffiorare diuna qualche forma di idolatriaCome serrano debbo anche pormi la

domanda cosa io personalmente e l’or-ganizzazione alla quale appartengo deb-

biamo e possiamo fare?. Il ConsiglioNazionale ce l’ha ribadito: dobbiamouscire dalle stanze nelle quali tendiamoa rinchiuderci ed operare nella societàper cercare di riaffermare i principi sucui si basa la nostra società e la nostrareligione. È la cultura diffusa (vale adire l’insieme delle esperienze, delleprospettive, del modo di pensare e diagire, degli stili di vita, dei modelli a cuiispirarsi, delle scelte personali e comu-nitarie) che dobbiamo cercare di modifi-care se vogliamo cercare di realizzare lafinalità statutaria di “promuovere levocazioni”. E quanto sia necessario eurgente un impegno serrano in dettadirezione, è dimostrato dalla notiziasopra riportata. E il Consiglio Nazionaleci ha fornito anche di uno strumentoimportante per poter interagire con effi-cienza con la società di oggi: il “corso dicomunicazione”. Qualcuno non lo haapprofondito perché l’ha consideratodifficile, anche se ogni forma nuova diconoscenza presenta difficoltà. Unminimo di impegno e di pazienza civuole se si vuole tener fede alle alte edimpegnative finalità statutarie, altrimen-ti ci sono nelle varie diocesi tante asso-ciazioni meno impegnative con le qualiarrischiamo di confonderci. Trovarci anostro agio.

Quanto sopra esposto sulle sette reli-giose e pseudoreligiose richiama lanecessità e l’urgenza della “nuova”evangelizzazione in rapporto al proces-so di secolarizzazione dell’Europamoderna. Tale urgenza, era già stataindicata da Paolo VI (Evangelii nuntian-di, 1975), ha attraversato tutto il pontifi-cato di Giovanni Paolo II, fino al suo“testamento pastorale” della Novo mil-lennio ineunte (2001). Il concetto è statoripreso e approfondito dal Card. WalterKasper, Presidente del Pontificio

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di Benito Piovesan

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Consiglio per la promozione dell’unitàdei cristiani, nella relazione che ha aper-to il Congresso europeo delleConferenze episcopali per la catechesiin Europa.Giovanni Paolo II nell’enciclica

Redemptoris Missio (1990) sottolineache oggi la missione, anziché essereconsiderata compiuta, si trova ad unnuovo punto di partenza.Il Papa distingue tre situazioni:1) la

prima missione (missio ad gentes), làdove il Vangelo non è ancora conosciu-to; 2) la normale attività pastorale, làdove la Chiesa vive in comunità cristia-ne e possiede solide strutture; 3) lanuova evangelizzazione nei Paesi diantica tradizione cristiana, nei qualiinteri gruppi di battezzati hanno perso lafede, non si considerano più membridella Chiesa e si sono allontanati daCristo e dal Vangelo.La storia dell’Europa non è solo

una storia di santi, ma anche di colpe(guerre di religione, colonialismo, dueguerre mondiali, nazismo e comuni-smo, Shoah, ecc.) e la secolarizzazioneè una reazione a questa storia di colpe,soprattutto una reazione alle guerre direligione. Questo ha comportato unaperdita di importanza della Chiesa;ampi settori della cultura e dell’econo-mia e molti ambienti di vita si sonoestraniati dalla fede cristiana. La seco-larizzazione è un processo di distinzio-ne, nel quale i citati ambiti profani sisono emancipati dal predominio dellareligione, che prima inglobava e disci-plinava tutto, e si sono resi autonomi.Nel processo della secolarizzazione ifrutti dell’epoca moderna si sono peròseparati dalle loro radici cristiane e,come frutti caduti dall’albero, rischia-no di marcire. Oggi è rispuntato unateismo e laicismo ostile alla Chiesa,intransigente e militante, che si espri-me anche a livello politico. La religio-sità è spesso piuttosto vaga, basata sulgusto individuale e su un “fai da te”sincretistico (fusione di elementi frareligioni diverse). A volte questa reli-giosità piuttosto caotica si rivolge almito, allo spiritismo e all’occultismo,

e finisce in un “ateismo di stampo reli-gioso”.Le comunità cristiane hanno dei pro-

blemi per molteplici ragioni. Una è lacarenza di sacerdoti, ma vi sono ancheragioni attinenti il cambiamento socio-logico: separazione tra il luogo di resi-denza, il luogo di lavoro e l’ambientefamiliare, flessibilità dei membri dellacomunità cristiana per cui le comunitàstabili non esistono quasi più, comunitàcristiane con membri sempre più anzia-ni e numeri sempre più ridotti. Se sivuole una Chiesa missionaria oggi edomani bisogna procedere a profonderiforme strutturali.Il cristiano e la Chiesa o sono mis-

sionari o non sono. Chi ama la propriafede si preoccupa anche di testimoniarlae di permettere ad altri di parteciparvi.La mancanza di zelo missionario è man-canza di zelo per la fede.La splendida relazione del Card.

Kasper divulga i concetti espressi ripe-tutamente dagli ultimi Papi che si sonosucceduti sul Trono di Pietro e ci facapire la necessità che la strutturapastorale della Chiesa si adegui ad unasocietà che si è evoluta sempre piùrapidamente, specie sotto l’aspettodella comunicazione, intesa in sensolato.L’evoluzione della struttura della

Chiesa dal punto di vista pastoraledovrebbe essere seguita con attenzionedai Serrani, il cui Movimento deve per-seguire le proprie finalità statutarienella società odierna. Per applicare lafinalità della promozione delle voca-zioni, usando le parole del Card.Kasper, il Serra o è missionario o nonè. Nella speranza di aprire un dibattitoricordo che l’XI Congresso Nazionale,tenutosi a Collevalenza, ha avuto cometitolo e come programma: “i serrani,testimoni nella società a sostegnodelle vocazioni”.

Mi auguro che persone più prepara-te e più autorevoli approfondiscanoquesto tema sulla rivista “il serrano”,perché è compito dei laici impregnare larealtà concreta del mondo con lo spiritodel Vangelo.

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anche il regista Mel Gibson ha girato in Matera il suonoto film dal titolo “The Passion”. L’Arcivescovo S. E. Salvatore Ligorio nella mattina-

ta ha dato inizio alla giornata serrana con una Messasolenne celebrata nella parrocchia di S. GiovanniBattista. Nel primo pomeriggio la processione si è sno-data per le vie del Sasso Barisano, guidata dal Parrocodon Mimì Falcicchio. Vi ha partecipato il Rettore delSeminario di Oria, don Andrea Santoro con i suoi semi-naristi, che hanno sfilato portando le tavole dipinte, dirilevante pregio pittorico, realizzate dai ragazzi del loca-le liceo artistico Luigi Guerricchio. I dipinti simboleg-giavano le “stationes” della sacra via a visibile rappre-sentazione degli episodi dolorosi accaduti durante ilcammino di sofferenza di Gesù, cammino che è dive-nuto simbolo di Grazia e di Amore.Il governatore Pietro Scarcella e tutti i Presidenti dei

Club del Distretto, durante il simbolico percorso, hannoletto proprie riflessioni sul mistero doloroso con cui

‘‘Per viam per quam ascendit Christus, baiu-lans sibi crucem”. Sono le parole scritte dalfrate domenicano Rinaldo di Monte Crucis

nel suo “Liber peregrinationis” dove descrive la sua sali-ta al Santo Sepolcro.Il Distretto 73 di Serra International Italia per il ritua-

le incontro liturgico, dedicato nella circostanza all’annosacerdotale, ha scelto di celebrare il rito della Via Crucisnei “Sassi” della città di Matera. L’individuazione dellalocalità non è stata casuale se si pensa che i “Sassi” sonoconsiderati “terra santa” non solo per la somiglianzariguardo al territorio, ma anche per i tormenti e le soffe-renze da cui un tempo la città lucana è stata afflitta come,ancora oggi, la città di Gerusalemme, sede storica della“Via Crucis”, continua ad esserlo. Questa peculiarità ter-ritoriale di somiglianza alla Palestina ed il suo habitatrupestre, una volta vergogna dell’umanità, oggi patrimo-nio dell’UNESCO, sono stati i motivi per cui, dopoFranco Zeffirelli col film “Il Vangelo secondo Matteo”

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La Via Crucis di Matera

Da qualche settimana i gior-nali ci informano che laTurchia ha avanzato pres-

santi richieste all’Italia per ottene-re la restituzione delle reliquie diS. Nicola. Certo, il territorio turcocomprende l’antica Licia dove ilSanto ebbe i natali nel III secolonella città di Patara, però quellesante reliquie sono in Italia da 923anni, un millennio, quindi, di gran-de richiamo e devozione tributati alVescovo di Myra (l’odiernaDemre) in Italia e soprattutto aBari dove le reliquie furono porta-te da 62 marinai che avevano orga-nizzato una spedizione in Asia

Minore per sottrarre le ossa delSanto dalla profanazione deiTurchi quando questi occuparonola provincia della Licia nel IXsecolo. Bari accolse le sacre spo-glie con grande fervore, lo stessoche perdura oggi nell’organizzareogni anno in maggio una cerimoniacivile e religiosa sul mare con uncorteo di barche coreografico.Ogni barca è pavesata da particola-ri insegne risalenti all’anno Milleche segna l’arrivo nel 1087 deiresti mortali del Santo.Le notizie sulla vita di S. Nicola

sono desunte soprattutto da quantolasciò scritto Michele l’Archiman-

S. Nicola da Baridi Elsa Vannucci

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li all’aiuto reciproco, alla condivisione della sofferenza.Giuste ed incisive sono apparse anche le riflessioni e lepreghiere che don Mimì ha rivolto per i sacerdoti, per-ché perseverino nella scelta presbiteriale con il cuoreaperto alla Grazia. Significativa, infine, è stata l’ esorta-zione rivolta ai Parroci perché non si isolino in unacomunità chiusa ed autoreferente ma, in clima di reci-proco aiuto, vivano il servizio ministeriale in sinergiacon gli altri sacerdoti.

Lino Sabino

Cristo ha vinto la morte ed ha fatto rifulgere per l’uma-nità la luce della vita celeste, in attuazione del disegnodi perdono salvifico ed in obbedienza al Padre.Don Mimì Falcicchio, il sacerdote che ha scelto il

percorso, ha avuto cura di far coincidere la collocazionedelle stazioni negli spazi dove una volta sono stati vita-li, i “vicinati” che sono dei recinti, a volte ampi, su cuisi affacciavano le porte di ingresso delle abitazioni.Questa disposizione abitativa consentiva alle famiglie diesercitare rudimentali ma spontanee e sincere relazionisociali in cui era sviluppata tra le famiglie il senso dellasolidarietà. Il bene degli uni, infatti, era concepito comeil bene dell’altro e parimenti lo erano le sofferenze.Ad ogni fermata il sacerdote ha recitato le letture del

rito liturgico e si è anche soffermato su alcuni concetticon considerazioni tratte da problematiche di attualità.Per l’episodio della Veronica che asciuga il volto diGesù, don Mimì si è soffermato sui disagi a cui andia-mo incontro per guarire le ferite morali e su quanto siaoggi doveroso palesare con le azioni la propria testimo-nianza di fede. Il commento alla IV stazione, quandoGesù incontra sua Madre, si è incentrato sulla sofferen-za delle mamme preoccupate per i pericoli cui vannoincontro i propri figlioli. Nel commentare l’incontro colCireneo don Mimì ha esortato tutti ad essere disponibi-

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drita nel IX secolo. Questi lo pre-senta come predisposto alla santitàsin da bambino, poi, divenuto adul-to, come uomo generoso, umile,schivo e ricco di tante buone quali-tà da essere acclamato vescovo daiPadri Conciliari riuniti a Nicea edall’intera popolazione di Myra. Piùtardi tutto l’impero bizantino presea venerarlo come grande taumatur-go e la sua fama si diffuse pure frale popolazioni slave talché recente-mente anche la Chiesa Russa hapresentato all’Italia stessa rivendi-cazione della Turchia, cioè la resti-tuzione delle reliquie di S. Nicola.In Occidente e specialmente inItalia già dal Medioevo si parlavadella “manna di S. Nicola”, unliquido che fuoriesce dalle sue ossaed è reputato di grande forza mira-colosa. Nella Pinacoteca Vaticana sipuò ammirare un celebre quadro delBeato Angelico che illustra unfamoso miracolo avvenuto in Licia

quando questa regione fu colpita dauna terribile carestia. Intervenne ilgiovane Nicola riuscendo a convin-cere il comandante di una naveapprodata in Licia con un carico digrano da consegnare a Bisanzio, alasciare un pò di frumento, asseren-do che lui avrebbe appianato lasituazione con i controllori imperia-li. Questi infatti trovarono il caricoal completo!Appena due anni dopo l’arrivo

dal mare delle sante reliquie, Bari simobilitava per erigere una chiesadove prima sorgeva il palazzo impe-riale bizantino. La Chiesa venneconsacrata il I° ottobre 1089 da PapaUrbano II che pose le reliquie sottol’altar maggiore dove sono ancoraoggi.Il nome Nikolaos di origine

greca, composto da “Nikan”(vince-re) e “laos” (popolo) divenne poi inlatino Nicolaus. In Olanda chiama-rono il Santo Sinteklaas ed i paesi

del Nord Europa cambiarono ancheil suo aspetto togliendo i paramentiepiscopali e rappresentandolo comeil sant’uomo che ai primi di dicem-bre portava i doni ai bambini buonie fruste ammonitrici ai bimbicapricciosi. Sinteklaas o SantaClaus, come lo ribattezzarono gliAmericani, arrivava ed ancor oggiarriva nelle case nottetempo, sop-piantando così la figura della“Befana” nell‘immaginario infanti-le, e noi tutti ormai chiamiamo que-sto personaggio “Babbo Natale” .La città pugliese, noncurante dellefantasiose sovrapposizioni che sisono accumulate, resta fedele algrande taumaturgo e festeggia conriverente fervore la sua memoria. IInome di S. Nicola è famoso global-mente e la sua fama di taumaturgonon ha patito per le varie trasforma-zioni subite dalla sua personalitàgiacché egli continua ad elargiregrazie e prodigi.