Il Serrano n.124

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.124 Settembre-Dicembre 2011 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Natale al tempo della crisi Per sostenere le vocazioni sacerdotali

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.124Settembre-Dicembre 2011

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Natale al tempodella crisi

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 124ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

III/IV trimestre - sett./dic. 2011 (XXXV)sommario

In copertina: ffoottoo ddii RRoommaannoo SSiicciilliiaannii

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneDonato Viti, Presidente del CNISMaria L. Coppola, V. Presidente del C.N.I.S.Vera Pulvirenti, V. Presidente del C.N.I.S.Dino Rocchi, V. Presidente del C.N.I.S.Mauro Tangerini, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:Sergio Borrelli Pierluigi MottaAdolfo Gente Elsa SolettaAlberto Alfano Adolfo GusmanFerdinando Rostan Domenico MorettiBeniamino Calvello Stella Laudadio

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 28 Febbraio 2012.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-

drati da vicino.I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazioneE-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.124Settembre-Dicembre 2011

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Natale al tempodella crisi

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Natale al tempo della crisidi Andrea Tornielli

editoriale

® 30 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 16 Alla mia ricercavoci dai seminari

® 4 Mai stancarsi di pregare per le vocazionidi Stefania Careddu

® 6 Accanto ai sacerdoti con le nostre offertedi Massimo Bacchella

vita della chiesa

® 8 L’Arcivescovo Rino Fisichella: “La nuova evangelizzazione deve...”di Mimmo Muolo

le interviste

® 10 I cattolici e la politica, Todi come Camoldoli?di Domenico Delle Foglie

® 12 Allarme popolazione: per l’Italia il rischio di un suicisio demograficodi Massimo Lanzidei

® 14 L’evoluzione storica dei Seminaridi Cosimo Lasorsa

cultura

® 17 Inizia la presidenza Wong

® 20 Dal CNIS di Genova lo slancio per il rinnovamentodi Emanuele Costa

® 22 Impegno culturaledi Maria Luisa Coppola

® 24 Importanti anniversari guardando avanti

vita del serra

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L’evento del Natale, l’irruzione di Dio nella storia umana attraverso l’incar-nazione del Figlio è un avvenimento umanamente impensabile, inatteso, scon-volgente. Se ci fermiamo anche soltanto per un istante a riflettere, astraendo-ci dal contorno di tradizioni belle ma talvolta un po’ zuccherose, dobbiamoammetterlo: Dio, l’Onnipotente, il Creatore dell’universo, che ogni istante cidona l’essere e la vita, è diventato protagonista della più incredibile joint-ven-ture con le sue creature. Si è fatto uomo, anzi bambino nel ventre di unaragazzina ebrea. Dio, come disse in un’indimenticabile omelia a Betlemmenel marzo 2000 il beato Giovanni Paolo II, è diventato un neonato totalmen-te dipendente dalle cure di un padre e di una madre, come ciascuno di noi.Questo sconvolgente paradosso dell’infinitamente grande che diventa pic-

colo, umile e indifeso, per la salvezza degli uomini, è il vero stupore delNatale. Viverlo con consapevolezza, nel frangente storico difficile che stiamovivendo, quello della crisi economica e finanziaria, e dunque anche sociale,è importante. In tempi come questi, pur senza cedimenti moralistici o paupe-ristici, dovrebbe essere evidente a tutti – in primis agli uomini di Chiesa – lanecessità di una vita più sobria, anche se le conseguenze della crisi non cidovessero toccare. La difficoltà del presente può aiutare a comprenderemeglio ciò che è essenziale, che vale davvero. Gesù, il bambino che nascenella mangiatoia di Betlemme, «è il nostro tutto», come ebbe a dire PapaWojtyla. E ci interroga: sulla nostra fede, su quanto scommettiamo la nostravita su di Lui. Ma anche su quanto sappiamo testimoniare nella carità il nostro

sentirci parte di una famiglia che riconosce nel povero, nel-l’ultimo, nell’uomo e nella donna in difficoltà, quel volto delDio incarnato.Bisognerebbe evitare, in queste circostanze, soprattutto

nella predicazione, certi appelli buonisti che non ci presen-tano la radicale novità dell’evento del Natale, del fatto cheha diviso in due la nostra storia: la solidarietà, l’attenzioneagli ultimi, la sobrietà così necessaria nei momenti che attra-versiamo, non sono l’esito di un sentimento derivante dalclima zuccheroso e luccicante delle festività natalizie comesi vivono in quella parte del mondo che ha da mangiare eda bere. Sono, invece, la conseguenza dello stare di frontea quel Bambino, con la semplicità dei pastori – gente bor-derline e disprezzata dalla società di allora – accorsi adadorare e a mettere a disposizione il poco che avevano. Gliuomini di oggi come quelli di ogni tempo, tutti noi, abbiamobisogno di incontrare dei testimoni nel cui volto e nella cuivita, prima ancora che nelle parole, si riverberi la luce delDio incarnato, morto e risorto per redimerci dal peccato. Eabbiamo bisogno di buoni sacerdoti che dedicando la lorointera vita al Signore, con la semplicità e la disponibilità deipastori di duemila anni fa, ci parlino di questo mistero aiu-tandoci a celebrarlo.

AAnnddrreeaa TToorrnniieellllii

editoriale

Natale al tempo della crisi

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In occasione delle imminenti festivi-tà mi è particolarmente gradito rivolge-re a tutti Voi, alle vostre Famiglie, il piùaffettuoso e cordiale augurio per unsereno Natale e felice Anno Nuovo.Il cristiano deve portare un messag-

gio di speranza per un futuro migliore,testimoniare con la propria vita laFede, con l’azione quotidiana la pro-pria missione nella società in modoche tutti possano riconoscerlo per quel-lo che è, non per quello che dice.Ritroviamo insieme le ragioni del

nostro sodalizio, rinnoviamo l’impegnoche abbiamo solennemente assuntoperché i tempi richiedono una straordi-naria partecipazione che non si puòinventare; solo chi ha un cammino diformazione potrà affrontare, e nonsenza sforzo, gli ostacoli sempre piùnumerosi.Alla crisi economica si collega, pur-

troppo, una crisi di identità, e solo lacontrapposizione di valori qualil’Amicizia, la Solidarietà, la Tolleranzapotrà contrastare il deserto dell’assen-za di sentimenti, di umanità.Al cristiano, dunque, il doppio com-

pito di essere cittadino esemplare eTestimone di Fede.Solo l’esempio convincerà, solo l’a-

zione convincerà.Auguri, auguri di cuore affinchè

insieme possiamo vincere questa sfida,questa non facile battaglia.

DDiinnoo VViittiiPresidente Serra Italia

Gli auguridelPresidente

Non bisogna stancar-si di pregare per le vo-cazioni. Perché in unmondo – dominato dallatecnica e dal relativismoculturale – ci sarà sem-pre bisogno di pastoriche annuncino la BuonaNotizia. Così, a quasicinquant’anni dall’iniziodel Concilio, “l’invito deiPadri conciliari a raffor-zare l’azione pastoraleper dare incremento allevocazioni sacerdotali ri-sulta ancora attualissimoe, nella prospettiva dellanuova evangelizzazione,tutta la comunità cristianaè tenuta ad assolvere

questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana”. Lo hasottolineato il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto dellaCongregazione per l’e ducazione cattolica, aprendo i lavori del con-vegno che si è svolto dal 3 al 5 novembre a Roma per celebrare il70° anniversario di fondazione della “Pontificia Opera per leVocazioni Sacerdotali” (Povs), l’or-ganismo voluto da Pio XII per “pro -muovere ed accompagnare levocazioni sa cerdotali, divulgare laretta conoscenza dell’i dentità edella necessità del sacerdozio mini -steriale, unire i fedeli di tutto ilmondo in co munione di preghiereper tale importante mi nistero”.Se “è soprattutto nell’epoca

moderna, di fronte alle grandi cor-renti di pensiero che minacciano ilcristianesimo come l’illuminismo, ilrazionalismo e il modernismo che laChiesa riscopre l’invito di Gesù apregare il Padre perché mandi ope-

di Stefania Careddu

Il Cardinale Zenon Grocholewki nel suo intervento

Mai stancarsidi pregare per le vocazioni

Mons. Francis Bonnici, Direttore POVS

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vita della chiesa

rai nella sua messe”, oggi questo appello sembra risuonare più forte. Pregare per le vocazioni, ha spiegato ilcardinale Grocholewski, non significa “solo svolgere una semplice pratica, circoscritta a qualche momento liturgicoo di pietà personale”, ma imprimere “una tensione dinamica di perenne proiezio ne a vivere il Vangelo e a compierela vo lontà di Dio, così che le varie forme di preghiera (personale, eucaristica, ma riana, comunitaria) siano accoltedal Si gnore affinché mandi nuovi sacerdoti”.Del resto, ha ricordato lo storico della Chiesa, padre Fidel Gonzalez Fernandez, “non so no le formule a

risolvere i problemi, an che quelli vocazionali, ma l’incontro con Cristo, la grazia dell’incontro con Lui chegenera un’esperienza di grazia e di vita nuova”. Non è un caso infatti, ha osservato monsignor Jean-LouisBruguès, segretario della Congre gazione per l’educazione cattolica, che “nelle comunità cristiane in cui la pre-ghiera personale e comunitaria diventa un impegno costante e assiduo dei fedeli fioriscono molte vocazioni”.E poiché “i preti sono i ministri della comunione ecclesiale, guidano la comunità dei fedeli nel segnodell’unità”, promuovere le vocazioni e pregare per tale intenzione vuol dire adoperarsi “per il bene di tut ta laChiesa”. Soprattutto in Europa dove “si vive oggi un’angosciante desertificazione di senso”. “L’homo europaeus– ha rilevato monsignor FrancescoLambiasi, vescovo di Rimini e presi-dente della Commissione per ilclero e la vita consacrata della Cei– si percepisce doppiamente orfa-no: della tradizione, già liquidatadall’epoca moderna, e del futuro,avvertito dalla sensibilità post-moderna come oscura minaccia enon come sogno promettente e con-cretamente realizzabile”.Favorire le vocazioni sa- cerdotali

è dunque per la comunità ecclesialenon solo un invito, ma anche undovere. Una sfida divenuta lamissione del Serra Club,associazione diffusa in 46 Paesi deicinque continenti con l’obiettivo disostenere i seminaristi. Da 60 anni èaggregata alla Povs: “voglia momoltiplicare i nostri sforzi – ha detto ilpresidente internaziona le ThomasWong – sia per estendere la nostrapresenza nelle zone che ancora nonci conoscono, sia per rafforzare il nostro aiuto ai seminari di tutto il mondo”.Al convegno ha preso parte anche una folta delegazione del Serra Italia, guidata dal presidente nazionale Dino

Viti. I serrani italiani hanno voluto esprimere la loro devozione al Papa, donando a Benedetto XVI alcuni omaggipresentati a nome di tutti dallo stesso presidente Viti.

Il Presidente Viti porge al Santo Padre i doni dei serrani italiani

Mai stancarsidi pregare per le vocazioni

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Sono i cittadini italiani, fedeli in primis, che attraversola firma dell’Otto per mille e le offerte liberali, provve-dono al sostentamento di tutti i sacerdoti che offrono illoro servizio nella Chiesa italiana.Di questi due meccanismi, il cuore del sistema, sono leofferte liberali. E ho proprio parlato di cuore perchéqueste, sono quelle offerte che hanno alle spalle unaradicata motivazione, che veramente partono dal cuoree vengono date generosamente proprio e solamenteper il sostentamento dei sacerdoti.Offerte che vengono convogliate in un unico centro,l’Istituto Centrale Sostentamento Clero, che provvedepoi a distribuire a tutti i sacerdoti una somma di dena-ro che serve mensilmente al loro sostentamento.È quindi necessario far diventare questa manifestazionedi affetto che parte dal cuore, un scelta di vita di ognicredente. In questo modo, a prescindere da quantooggettivamente una persona può donare, il credentediventa consapevole di essere il protagonista della vitadei sacerdoti della Chiesa italiana e della loro stessaesistenza.Ultimamente, oltre all’originario meccanismo del bollet-tino di cc postale, molti altri strumenti sono stati offertiper agevolare la generosità degli italiani. Strumenti pen-sati dal Servizio per la promozione del sostegno eco-nomico della Chiesa cattolica, ufficio della ConferenzaEpiscopale Italiana, diretto da Matteo Calabresi.“Oltre al bollettino di conto corrente postale – diceMatteo Calabresi – c’è la possibilità di effettuare ilversamento tramite bonifico bancario, oppure trami-te carte di credito o direttamente presso gli IstitutiDiocesani per il sostentamento dei sacerdoti. Da piùdi un anno è poi stata lanciata la distribuzione deiraccoglitori offerte dedicati. Le parrocchie che nefanno richiesta, riceveranno un raccoglitore in metal-lo da posizionare in chiesa che serve alla raccoltadi piccole offerte dei fedeli che verranno poi inviateall’Istituto Centrale Sostentamento del Clero.

Chi non hamai incontra-to un sacer-dote?La Chiesa èfatta di simbo-li, di riti, didate, ma soprat-

tutto di relazioniumane. E al centro

di queste relazioni cisono i sacerdoti.

Alla domanda iniziale, “chi non ha mai incontrato unsacerdote?” credenti e no, penso si possa rispondereche quasi tutti nella propria vita hanno incontrato, conun impatto positivo o meno, un sacerdote, anche soloper chiedere. E non perché i sacerdoti in Italia sonotanti, ma perché sono parte fondamentale della vitasociale del Paese.Ed ecco la seconda domanda: “Ma come fanno a vive-re questi sacerdoti”?Molti si pongono questa domanda, pochi, anche chivive a più stretto contatto con loro, sa esattamente qualesia la loro fonte di reddito. La maggioranza individuanel “Vaticano” il centro di tutto il meccanismo del lorosostentamento. Anche un recente studio mostra che una buona parte diitaliani pensa che i sacerdoti, dopo il Vaticano, abbia-no come prima fonte di sostentamento le offerte deifedeli.Questa opinione costante nel tempo, nonostante davent’anni è stato introdotto il nuovo sistema di sostenta-mento della Chiesa cattolica, deve essere categorica-mente smentita.Il Vaticano non pensa alla remunerazione dei sacerdo-ti, ma di fatto non ha mai pensato alla loro remunera-zione neanche con il vecchio sistema, in cui era lo Statoitaliano a “stipendiare” i ministri del culto cattolico.

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vita della chiesa

di Massimo Bacchella

Accanto ai sacerdoticon le nostre offerte

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Queste informazioni si possono anche vedere colle-gandosi al sito www.sovvenire.it all’interno del qualesi potrà anche verificare come sono stati utilizzati ifondi dell’otto per mille ricevuti dalla diocesi: bastacliccare su ““lliibbrroo bbiiaannccoo”” e poi sulla propria diocesiper vedere le opere realizzate con questi fondi. Tuttoall’insegna della trasparenza e della verifica da partedi chi offre”.In un momento di crisi economica, questo gesto, diven-ta ancor più generoso e consapevole delle necessità diuna Chiesa che vive anch’essa questi difficili momenti,non chiudendosi in se stessa, ma con la cura di tutte lepersone che incontra ogni giorno.

Attualmente sono circa 400 i raccoglitori presentinella parrocchie italiane che coprono quasi tutte leregioni. Questo strumento vuole favorire la raccoltedi quelle piccole offerte che il fedele entrando inchiesa si sente di donare per il sostentamento deisacerdoti. È un gesto facile e semplice, ma moltoimportante e di peso. L’obiettivo è poter avere inogni parrocchia italiana un bussolotto per la raccol-ta delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti.Sono allo studio, poi, altre facilitazioni per la raccoltacome per esempio l’invio di sms da telefono cellulare:questo meccanismo è molto usato per le varie raccoltefondi ed è vicino al mondo giovanile.

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vita della chiesa

Il Serra italiano è stato e deve essere sempre più promotore del sostegno economico alla Chiesa e in particolaredel sostegno ai Sacerdoti. Il primo dei tre fondamentali scopi e finalità del movimento Serra é così espresso:“Favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio ministeriale delle Chiesa cattolica... sostenere i sacerdoti nel lorosacro ministero”. Ne consegue il dovere dei serrani, che liberamente hanno aderito al movimento, di operare condeterminazione, aallllaa pprroommoozziioonnee ddeell ssoosstteeggnnoo eeccoonnoommiiccoo aallllaa CChhiieessaa ee iinn ppaarrttiiccoollaarree ddeell ssoosstteeggnnoo eeccoonnoommiiccoo aaiissaacceerrddoottii, nell’ambiente ecclesiale in cui vivono, nella loro vita di relazione della famiglia, del lavoro e del socia-le. Il Serrano possiede nel proprio dna l’amore per la Chiesa e i suoi sacerdoti. Egli deve quindi farsi strumentod’informazione e formazione, affinché la comunione ecclesiale si spinga fino agli aspetti più concreti e con la suaattività – dalla preghiera alla valorizzazione delle vocazioni – deve rendere visibile una nuova sensibilità verso ipresbiteri. È risaputo che i laici serrani sono amici dei Sacerdoti e dei giovani che si preparano al sacerdozio ecome tali sono e devono essere sempre più al fianco del Servizio CEI per la Promozione del Sostentamento, nelricordare a tutti quelli che incontrano, che i presbiteri, dedicando tutta la loro vita agli altri, devono essere sorrettieconomicamente dalla comunità. Deve essere compito d’ogni Serrano, particolarmente in questi mesi di fine anno,far lievitare il numero degli offerenti. OOggnnii SSeerrrraannoo ssii ffaacccciiaa ccaarriiccoo ddii pprroommuuoovveerree 1100 ooffffeerrttee ppiiccccoollee oo ggrraannddii ttrraaaammiiccii ee ccoonnoosscceennttii ddii bbuuoonnaa vvoolloonnttàà cchhee tteennddaannoo llaa mmaannoo aaii lloorroo SSaacceerrddoottii ee llii aaiiuuttiinnoo ggeenneerroossaammeennttee.. La Chiesaitaliana potrà così sperimentare anche con l’opera dei serrani le condizioni di corresponsabilità economica ana-loghe a quelle diffuse nelle comunità cristia-ne delle origini. Ogni offerente riceverà inomaggio la rivista “Sovvenire” e sarà infor-mato sulla destinazione dei fondi raccolti esulle attività della Chiesa cattolica in Italia enel mondo. Infine si desidera ricordare ai serrani chel’Offerta potrà essere dedotta dal redditoperchè anche lo Stato riconosce l’importan-za sociale dell’attività dei sacerdoti; perquesto consente di dedurre interamente dalreddito l’offerta per il sostentamento fino adun ammontare di 1032 euro l’anno.

FFrraanncceessccoo BBaarraattttaa

Offerte per il clero:determinante il contributo dei serrani

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le interviste

Per la Chiesa è il tema del momento. A riprova del fatto che alla crisi imperante nelmondo occidentale non si può e non si deve rispondere con lo scoramento, ma con unrinnovato slancio missionario. Per questo la “nuova evangelizzazione”, a oltre 25 anni dallancio di questa espressione da parte di Giovanni Paolo II, è tornata ad essere la busso-la del pontificato del suo successore. Ma che cosa significa nuova evangelizzazione? Achi è diretta? E con quali mezzi va attuata? In questa intervista ne parliamo con monsignorRino Fisichella, l’arcivescovo cui Benedetto XVI ha affidato la guida del nuovo dicasterovaticano, creato appositamente per promuoverla. Monsignor Fisichella, 60 anni, notoanche al grande pubblico per le sue apparizioni televisive, è soprattutto un fine teologo,con decine di pubblicazioni al suo attivo. Ordinato vescovo nel 1998, è stato ausiliaredi Roma e Rettore della Pontificia Università Lateranense, prima di essere chiamato daPapa Ratzinger a presiedere il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evan-gelizzazione. Un incarico che ha ispirato anche la sua più recente fatica letteraria: <Lanuova evangelizzazione. Una sfida per uscire dall’indifferenza>, Mondadori Editore.

MMoonnssiiggnnoorr FFiissiicchheellllaa,, ddii nnuuoovvaa eevvaannggeelliizzzzaazziioonnee ssii sseennttee ppaarrllaarree ddaa mmoollttii aannnnii.. OOrraaBBeenneeddeettttoo XXVVII ll’’hhaa rriillaanncciiaattaa.. MMaa nnoonn cc’’èè iill rriisscchhiioo cchhee ddiivveennttii uunnaa ssoorrttaa ddii ffoorrmmuullaa vvuuoottaa??A mio avviso no. Perché a riempirla ci sono due precisi obiettivi. Il primo è quello che

costituisce la missione stessa della Chiesa: portare il Vangelo a ogni uomo. E oggi ce n’èpiù che mai bisogno. Il secondo è che, per annunciare efficacemente il Vangelo, occorrefare attenzione alla società in cui si vive. Il mondo odierno è diverso da quello che abbia-mo conosciuto in passato. Ci sono molti aspetti positivi legati alle scoperte scientifiche e tec-nologiche, ma non possiamo nascondere i segni di un deserto interiore che ha scavato lecoscienze e che impedisce di trasformare le conoscenze acquisite in autentico progresso.

LLaa nnuuoovvaa eevvaannggeelliizzzzaazziioonnee mmiirraa aa ffaarr rriiffiioorriirree qquueessttoo ddeesseerrttoo??Anche. È una evangelizzazione nuova perché è nuovo l’uomo cui ci rivolgiamo. Entrare

nel suo cuore e nella sua mente, per illuminarli con la luce del Vangelo, che offre rispostealle grandi domande di senso di oggi e di sempre, è il nostro compito.

DDuunnqquuee lleeii èè dd’’aaccccoorrddoo ccoonn cchhii ssoossttiieennee cchhee llaa ccrriissii ooddiieerrnnaa ssiiaa ssoopprraattttuuttttoo ddii ttiippoo aannttrroo--ppoollooggiiccoo.. Certo. L’uomo è disorientato, perché si incrementano le conoscenze tecnico-scientifiche,

ma non il senso di responsabilità etica, aumenta l’intelligenza umana, ma contempora-neamente si assiste al proliferare delle superstizioni. E poi, mentre ci pensiamo sempre piùautonomi, finiamo con il ritrovarci imbrigliati nelle maglie di nuove schiavitù. Infine la pre-tesa di vivere l’individualismo rende indifferenti anche all’assunzione di responsabilitàsociali. È evidente che così non si va da nessuna parte.

“La nuova evangelizzazionedeve coinvolgere tutti”

di Mimmo Muolo

L’Arcivescovo Rino Fisichella:

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le interviste

CC’’èè uunnaa ccaauussaa ddii qquueessttaa ccrriissii ee,, ssoopprraattttuuttttoo,, ccii ssoonnoo rriimmeeddii??Stiamo raccogliendo i frutti avvelenati dell’aver vissuto come se Dio non esistesse.

Mettere Dio in un angolo non ha certo portato l’uomo al centro. Per questo il rimedio èsolo uno. Ritornare a vivere come se Dio esistesse. Dalla presenza di Dio dipende infattianche la nostra relazionalità. Ed è quanto, appunto, il Papa ci invita a fare promuovendola nuova evangelizzazione.

CCoonn qquuaallii ssttrruummeennttii??Innanzitutto gli strumenti dell’annuncio, della liturgia e della testimonianza, che da sem-

pre sono i capisaldi della vita della Chiesa. La nuova evangelizzazione richiede da partedei cattolici una fede professata, celebrata e vissuta, ristabilendo così la piena circolaritàdi questi tre elementi. Spesso invece si tende a sganciare la testimonianza dall’annuncioesplicito o a non far seguire l’annuncio dalla testimonianza o a non tradurre la liturgia invita coerente con quanto celebrato. Dobbiamo superare la frammentazione e per farlooccorre operare in alcuni ambiti prioritari.

IInn pprraattiiccaa??Ne ho indicati sette. La famiglia innanzitutto, cuore della società. La cultura, la vita poli-

tica (perché è qui che si fanno le leggi che poi hanno tanta influenza sulla nostra vita), lapastorale ordinaria, l’immigrazione e la comunicazione (che non è solo questione dimezzi, ma di un vero ambiente in cui essere presenti). Un legame del tutto peculiare rela-ziona infine la nuova evangelizzazione con la liturgia e in particolare con il sacramentodella riconciliazione.

CCii ppuuòò ssppiieeggaarree mmeegglliioo??La Chiesa vive dell’azione liturgica come linfa vitale per il suo annuncio e questo, una

volta compiuto, ritorna alla liturgia come suo completamento efficace. L’azione liturgica,infatti, non allontana l’uomo da se stesso, al contrario, lo conduce sempre più a coglierel’essenza della sua vita e a relazionarlo con un mistero più grande della sua personaleenigmaticità. In questo contesto, vorrei richiamare al valore fondamentale che la nuovaevangelizzazione trova nel sacramento della riconciliazione. Qui, infatti, è possibile ritro-vare una confluenza di tematiche che sono di grande attualità nel cambiamento in atto.Penso, in primo luogo, alla perdita del senso del peccato, derivante in parte dalla perdi-ta del senso di appartenenza alla comunità. Se non si ha una comunità di riferimento èestremamente difficile comprendere e giudicare il proprio stile di vita. Rinchiuso nel suoindividualismo, il nostro contemporaneo non è più capace di confronto e cade nell’illusio-ne che il suo stile di vita dipenda solo da lui, senza bisogno di responsabilità sociale.Inoltre, una società come la nostra che sembra aver dimenticato il perdono e suscita sem-pre più reazioni come violenza, rancore e vendetta ha bisogno di testimoni di perdono e

di segni di misericordia. Se, tuttavia, non si compie espe-rienza diretta di essere stati amati, e per questo perdonati,diventa arduo pensare che si possano imprimere tali segni.Infine, in un periodo in cui il senso di onnipotenza pervadenon pochi, e si confonde il sogno con la realtà, pensandoche tutto possa essere acquistato o sia esclusivo possessoindividuale, ritornare a fare i conti con chi si è realmente nonsarebbe un danno, ma un’urgente necessità.

CCoommee ppoossssoonnoo ccoonnttrriibbuuiirree aallllaa nnuuoovvaa eevvaannggeelliizzzzaazziioonnee iimmeemmbbrrii ddeell SSeerrrraa CClluubb??Vivendo intensamente gli obiettivi della propria associa-

zione. La promozione delle vocazioni e l’accompagnamen-to di quelle già sbocciate è essenziale, specie in un conte-sto secolarizzato come quello europeo, per vincere la sfidadella nuova evangelizzazione. Il Serra deve diventare sem-pre più uno spazio di formazione cristiana in cui vivere lafede in maniera genuina per poterla annunciare agli altri.

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Todi come Camaldoli? Forse l’accostamento può apparire irrispettoso, considerata laportata storica – era il 1943 – di quel lontanissimo appuntamento, da cui ebbero ori-gine le fondamenta della Repubblica italiana così come l’abbiamo conosciuta attraver-so la Costituzione, il patto implicito fra popolo e istituzioni che ha caratterizzato le sta-gioni della Ricostruzione e delle Grandi Riforme, la tradizione del cattolicesimo politiconelle sue diverse anime, liberale e democratica. Il Seminario a porte chiuse di Todi (17 ottobre 2011), invece, è figlio del nostro

tempo. Di una stagione di profondo malessere istituzionale, di incerto e bellicoso bipo-larismo, ma soprattutto di emergenza economica e sociale. Proprio queste urgenzehanno mosso un ampio schieramento di cattolici ad accogliere l’invito pressante diBenedetto XVI e dei vescovi italiani, a un rinnovato protagonismo perché sorga “unanuova generazione di laici cattolici che servano la politica nell’ottica del bene comune”.

La scintilla del movimento è venuta dal mondo sociale cattolico: settegrandi associazioni hanno deciso che fosse giunta l’ora di riprendere uncammino comune. Da qui la convocazione, a Todi, di un Seminario distudi sulla “Buona politica per il bene comune”. Promotore: il Forum dellepersone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavo-ro (Cisl, Mcl, Acli, Compagnia delle Opere, Confartigianato,Confcooperative, Coldiretti). Partecipanti: le tre Reti cattoliche (Forumdelle famiglie, Scienza & Vita, Retinopera); le principali realtà laicali(Azione cattolica, Focolari, Rinnovamento nello Spirito,Neocatecumenali, Comunità di Sant’Egidio), esponenti del mondo acca-demico, economico-bancario e della comunicazione. In tutto 132 per-sone, uomini e donne, che hanno dato vita a un dibattito serratissimo dalquale sono emersi alcuni punti fermi, anche sulla scorta della prolusionedel cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, che nonha voluto far mancare la sua voce e il suo incoraggiamento.Innanzitutto è stata ribadita la centralità dei valori “non negoziabili”

come griglia di rilettura in chiave antropologica della società italiana, oltre che dellalegislazione nazionale ed europea. Su questo terreno c’è stata la totale consonanza fral’assemblea e il cardinale Bagnasco. Non partire da questo presupposto significa darefiato a quanti pensano che il mondo cattolico sia ancora diviso in compartimenti stagni,in cui una parte si occupa delle questioni non negoziabili (vita, famiglia e libertà edu-cativa) e un’altra di tutte le vicende negoziabili (giustizia, pace, lavoro, solidarietà). Dalseminario di Todi è venuta plasticamente la conferma che questa “divisione del lavoro”,per aree ecclesiali e culturali di appartenenza, è definitivamente superata. A questoriguardo ha ragione chi, al termine dei lavori, ha indicato le quattro grandi questioniche stanno a cuore al mondo sociale cattolico: vita, famiglia, impresa e lavoro.

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Cultura

II ccaattttoolliiccii ee llaa ppoolliittiiccaa,,TTooddii ccoommee CCaammaallddoollii??

di Domenico Delle Foglie

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Un’elencazione che testimonia l’unità dell’impegno dei credenti per un Paese che è sulciglio di una crisi finanziaria e sociale senza precedenti.Ma quale soggetto nascerà dopo Todi? Una bella domanda che merita una risposta

chiara: non un partito cattolico, nostalgico della lunga stagione egemonica dellaDemocrazia cristiana. Di sicuro, un soggetto culturale e sociale che sappia interloquireautorevolmente con la politica italiana. Un soggetto che sappia interpretare il sentirepopolare e sappia incanalare la domanda politica, così da rendere i cattolici italiani“massa critica” nel dibattito pubblico. Ma qual è il giudizio di Todi sull’attuale offertapolitica? Anche qui non sono mancate risposte chiare e coraggiose: il mondo cattolicoè insoddisfatto dell’offerta politica attuale e quindi considera inadeguati i soggetti oggiin campo (i poli). Realisticamente ci si attende una stagione di scomposizione e ricom-posizione della politica italiana che produrrà un profondo mutamento delle forze incampo. Ai cattolici il compito di ascoltare il popolo (verranno promossi incontri nei ter-ritori) nella consapevolezza di dover contribuire alla crescita di una rinnovata culturapolitica dei cattolici. Per utilizzare un’immagine evocata dal professor Lorenzo Ornaghi,rettore dell’università Cattolica e relatore a Todi, “è venuto il momento, per i cattolici ita-liani, dopo tanto capitale sociale, di costruire il capitale politico”. A buon intenditore…poche parole.

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di Massimo Lanzidei

C’era una volta il Bel Paese dei gio-vani, della crescita economica e dello svi-luppo. Tra qualche mese, quando saran-no noti i dati del censimento 2011, avre-mo la conferma che quel Bel Paese nonc’è più. Le culle sono vuote, gli anzianisuperano come numero i giovani. EL’Italia si avvia verso quella che qualchetempo fa il Cardinale Presidente dellaCei, Angelo Bagnasco, definì “un lentosuicidio demografico”. La conferma ègiunta, persino in anticipo sui risultati delcensimento, da un Rapporto-proposta inti-tolato “Il Cambiamento demografico” ecurato dal Comitato per il progetto cultu-rale della Chiesa italiana, di cui è presi-dente il cardinale Camillo Ruini. Una foto-grafia impietosa e inquietante della situa-zione attuale, che però non deve indurre

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Cultura

Allarme popolazione:per l’Italia il rischiodi un suicidio demografico

al pessimismo, ma anzi spingere a prendere le misure più adeguate per evitare il disastro annunciato.Partiamo innanzitutto dai numeri. Attualmente nel nostro Paese nascono 600mila bambini all’anno, cioè

150mila bambini in meno di quanto occorrerebbe per mantenere invariata l’attuale popolazione (circa 60 milio-ni) e tutti i servizi necessari. «In Italia - ha ricordato il demografo Giancarlo Blangiardo - c’è una media di 1,4figli per donna, ma un desiderio di maternità di 2,2 figli per donna». Dunque occorre che questo desiderio nonsia frustrato da altre cause. Come ad esempio quelle economiche (precariato che impedisce ai giovani di spo-sarsi, caro-casa, caro-vita e via discorrendo). Altrimenti, «dopo aver assistito in questi anni al sorpasso del nume-ro dei nonni (over 65) sui nipoti (under 20), tra breve avremo quello dei bisnonni (over 80) sui pronipoti (under10). Si pensi a che cosa significherebbe una cosa del genere, solo in materia di pensioni. In sostanza, comeha fatto notare un altro demografo, Antonio Golini, «l’Italia è gravata non solo dal debito pubblico, ma ancheda quello demografico, che sarà molto più difficile da saldare». Ragion per cui non c’è un attimo da perdere.«È’ necessario eliminare – ha sottolineato il giurista Francesco D’Agostino – gli ostacoli che sterilizzano la fami-glia, senza che però ciò avvenga tramite interventi coercitivi dello Stato». È in gioco il futuro dell’Italia. E que-sto futuro passa, hanno concordato gli studiosi, dalla rivitalizzazione dell’istituto familiare.Insomma all’Italia serve un «patto intergenerazionale», senza il quale il Paese non potrà invertire il proprio

declino. In sostanza, ha fatto notare il cardinale Bagnasco, non regge l’equazione «più consumo meno figli».Quanto piuttosto quella culturalmente opposta: «meno individualismo più famiglia». Nel Rapporto-propostadella Cei, pubblicato dall’editore Laterza, vi sono infatti anche alcune proposte concrete per invertire la ten-

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Cultura

denza. Occorre innanzitutto una «revi-sione radicale delle priorità» di caratteresociale. Per Bagnasco, dunque, il primonodo è di carattere culturale. «La nostracultura – ha ricordato infatti – fa talvoltavedere i figli come un peso, un costo,una rinuncia, ma i figli sono prima ditutto una risorsa. E non solo perché nelfuturo potranno prendersi cura dei geni-tori, ma perché già nel presente li inter-pellano, li sostengono, li incoraggiano».Quindi «la ragione del calo delle nasci-te non può essere soltanto di tipo econo-mico. Si tratta piuttosto di una povertàculturale e morale, che ha di molto pre-

ceduto lo stato di innegabile crisi che caratterizza la congiuntura presente». Perciò, se «privarsi di nuove vitesignifica privarsi della novità della vita», il nemico culturale da battere è l’individualismo. Il fallimento di questacultura, ha detto Bagnasco, «è ormai difficile da negare a chi abbia un minimo di onestà intellettuale». Occorreinvece «incoraggiare nuovi modelli di solidarietà interfamiliare e intergenerazionale, facendo in modo che igenitori non si sentano abbandonatiproprio dalla società che contribui-scono a tenere in vita».Sulla stessalunghezza d’onda l’intervento delcardinale Ruini. Il quale, dopo averauspicato che il Rapporto-propostafaccia crescere il livello di consape-volezza rispetto al problema demo-grafico e alle sue conseguenze, haammonito: «Se non si inverte l’attua-le trend negativo, l’Italia non sarà ingrado di affrontare nessuno deigrandi problemi oggi sul tappeto». Eper farlo servono da un lato «inter-venti pubblici che stimolino le cop-pie non a mettere al mondo figli chenon desiderano, ma rimuovano gliostacoli che impediscono di avere ifigli che le famiglie vorrebbero»; edall’altro «un cambiamento di quellamentalità che influisce sul calo dellenascite». In sostanza «i figli sonoanche un bene pubblico, oltre chedei propri genitori». Una speranza,secondo il presidente del Comitatoper il progetto culturale viene dalla«perdurante solidarietà interna e rile-vanza sociale delle famiglie italianerispetto alle situazioni prevalentinegli altri Paesi europei», e dal«desiderio di figli, che in Italia rima-ne alto». Si tratta però di trasformarequesto desiderio in realtà. Per ilbene di tutti. Fo

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il compito primario del rinnovamento della vita religio-sa e della vigilanza sulla formazione del clero attra-verso l’istituzione di apposite scuole, e cioè i seminari.Il canone XVIII della XXIII sessione del Concilio di

Trento segnata con la data del 15 luglio 1563 – dal-l’incipit significativo “Cum adolescientium aetas” – èl’atto costitutivo che vincola i vescovi a istituire collegidi formazione, tracciandone, brevemente ma effica-cemente, le direttive alle quali devono attenersi: l’etàdi ammissione, una vita comunitaria sotto la guida dimaestri e del vescovo stesso e una scuola di discipli-ne classiche, ecclesiastiche, musicali e liturgiche.Questi collegi saranno i primi seminari Il primo ad attuare la riforma per la formazione dei

sacerdoti fu San Carlo Borromeo, Arcivescovo diMilano, che sulla base delle indicazioni del Conciliodi Trento, istituì, nelle sue diocesi, ben quattro semina-ri, iniziando, nel 1564, da quello presso la chiesa diSan Vito al Carrobbio di Porta Ticinese, che fu affida-to ai gesuiti. Dopo i gesuiti la guida dei seminaristi fuaffidata, nel 1579, agli Oblati di Sant’Ambrogio, cheproseguirono nella formazione sulla base delle “rego-

Nel suo discorso del 4 novembre 1963, S. SantitàPaolo VI ebbe a commemorare, contestualmente allosvolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II, “ilquarto centenario della istituzione di quelle scuole,aperte nelle singole diocesi, che chiamiamo seminari,e che sono destinate alla formazione di alunni che sipreparano a ricevere la Sacra Ordinazione e ad eser-citare poi degnamente il ministero sacerdotale”.Con queste parole, Papa Paolo VI si riallacciava,

con chiaro riferimento, alla grande riforma alla qualesi era pervenuti con il Concilio di Trento (1545-1563), che è stato il XIX Concilio Ecumenico dellaChiesa cattolica.Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino è consi-

derato uno dei più importanti e decisivi nella storiadella Chiesa, che si propose, come primo obiettivo, laconferma delle verità fondamentali della sua dottrinain risposta alla riforma protestante e, a seguire, la pro-mozione della riforma disciplinare all’interno dellastessa Chiesa, con l’affermazione di alcuni principi,quali la condanna della simonia, l’inammissibilità delmatrimonio dei sacerdoti, la presenza di Cristonell’Eucaristia, il culto dei santi e la superiorità del-l’autorità del Pontefice.Nato inizialmente per respingere l’individualismo

protestante, il Concilio di Trento riuscì, infatti, ad affer-mare, nelle prime due fasi, la funzione fondamentaledella Chiesa come custode e interprete della Parolarivelata, approvando i decreti dogmatici sulla SacraScrittura, sull’autenticità della Vulgata, sul peccato ori-ginale, sui sacramenti del Battesimo e dellaConfermazione, sull’Eucaristia, sulla penitenza, sull’e-strema unzione e sull’autorità episcopale. Nella terzafase, conclusasi nel 1563, furono, invece approvati idecreti dogmatici sul carattere sacrificale della Messa,sui sacramenti del matrimonio, sulla venerazione deisanti e sulla “cura animarum”, intesa come missionepastorale per la salvezza delle anime, delegata aisacerdoti e ai vescovi. A questi ultimi fu affidato anche

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Cultura

L’evoluzione storicadei Seminari

di Cosimo Lasorsa

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sità del Seminario stesso, quando impossibilitato asostenersi con i propri mezzi.Un rifiorire dei seminari si ebbe tra il XIX e XX secolo

(Pavia nel 1867, L’Aquila nel 1908, Lucca nel 1933,Napoli nel 1937 ed altri) sotto vari Pontefici, che hannolasciato un segno nella storia della Chiesa quali, percitarne alcuni, Leone XIII, Pio X e Paolo VI. Sul criterio diformazione del clero nei seminari ricordiamo l’enciclica“Fin dal principio” dell’8 dicembre 1902 di Leone XIII el’enciclica “Pieni l’animo”del 28 luglio 1906 di Pio X.La “Optatam totius” è il decreto più importante del

Concilio Vaticano II sulla formazione sacerdotale, edè alla base dell’ordinamento attuale. Fu promulgatoda Papa Paolo VI il 28 ottobre 1965 con l’intento diaffermare solennemente l’importanza somma della for-mazione sacerdotale e di delineare i principi fonda-mentali, diretti a riaffermare le leggi più collaudatedalle esperienze dei secoli e a inserirvi elementi nuovi,rispondenti ai decreti e alle costituzioni conciliari, non-ché alle mutate condizioni dei tempi.Il “Proemio” del decreto parte dall’esigenza di ela-

borare un “regolamento di formazione sacerdotale” acura delle conferenze episcopali per trattare, successi-vamente, della necessità di favorire più vigorosamentele vocazioni sacerdotali, dell’ordinamento dei seminarimaggiori, dell’approfondimento della formazione spiri-tuale, della revisione degli studi ecclesiastici, dellenorme per la formazione pastorale e del perfeziona-mento delle formazioni dopo il periodo degli studi.Nell’ordinamento attuale, che si ispira al decreto

”Optatam totius”, per essere ammessi presso unSeminario maggiore e conseguire l’ordinazione sacer-dotale, è obbligatorio avere la maggiore età e un tito-lo di scuola superiore, per poi percorrere il ciclo com-pleto dello studio della teologia, che comprende dueanni di filosofia e teologia, tre anni di teologia e unanno di formazione e materie integrative.

le” ordinate da San Carlo Borromeo con le“Institutiones ad universum seminarii regimen pertinen-tes”, che proponevano un itinerario spirituale partico-larmente intenso e un severo programma di studi, chesi estendeva dalla grammatica alla matematica, allaretorica, alla filosofia, alla teologia scolastica, allasacra scrittura, all’etica e alla conoscenza del greco edell’ebraico, stabilendo, altresì, che le autorità delSeminario fossero il rettore, il maggiordomo, il prefet-to degli studi, i prefetti di disciplina, i professori e ildirettore spirituale.L’esempio di San Carlo Borromeo sarà presto

seguito dai vescovi di altre città d’Italia: seminari dio-cesiani, per citarne alcuni, furono istituiti ad Aversa nel1566, a Torino, Bergamo e Caserta nel 1567, aBrescia nel 1570, a Cremona nel 1592, a Mantovanel 1594. In Sicilia ci sarà un vero e proprio fiorire diseminari: a Siracusa nel 1570, a Catania nel 1572,ad Agrigento nel 1577, a Mazara del Vallo nel1579, a Palermo nel 1580 e a Messina nel 1588.Un impulso maggiore si noterà in Europa con l’ini-

zio del XVII secolo, a cominciare dalla Francia che nel1615 inizierà a dare concreta attuazione alla riformasotto la spinta inesauribile di S. Vincenzo De Paoli,che avvierà un grande cammino spirituale dopo averepersonalmente constatato la grave impreparazionedel clero francese. Sarà lui, infatti, con altre grandifigure, come Pierre de Berulle, a dar vita ai primi semi-nari con l’insegnamento della teologia, della liturgia,della morale e la pratica degli esercizi spirituali. InItalia da ricordare il Seminario di Padova nel 1670.Il XVIII secolo può essere considerato di transizione,

in quanto caratterizzato dalle difficoltà economicheattraversate dalle diocesi a causa dei costiderivanti dalla tassazione imposta dalConcilio di Trento per il sostegno dei semina-ri, il cosiddetto “seminaristicum”, che veniva aincidere notevolmente sul bilancio complessi-vo. Per dare respiro alla casse si ricorse ai piùsvariati provvedimenti diocesani, alcuni ancheoriginali quale, ad esempio, quello di Mons.Della Gherardesca, Vescovo di Firenze, che,nel 1720, istituì il gioco del lotto come fontedi entrate straordinarie per il sostegno al suoSeminario. Importanti seminari di questo seco-lo furono quelli di Firenze nel 1712 e diMolfetta nel 1714. Il principio della tassazio-ne del “seminaristicum” è tuttora mantenuto nelCodice di diritto canonico, al canone 264,con una disposizione che attribuisce alVescovo l’autorità di imporre alla Diocesi un tri-buto per il Seminario, commisurato alle neces-

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Cultura

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Alla mia ricercaMi chiamo Salvatore, ho 28 anni.La mia storia sembra strana, ma èla conferma di come Dio mette innoi un progetto, lo realizza al di làdei nostri sentimenti.Dopo la mia prima comunione,presi a frequentare assiduamentela Chiesa, mi avvicinai moltoall’ordine dei frati minorifrancescani e all’età di 13 annientrai in convento, credendo chequella fosse la mia strada.Ma la mia giovanissima età nonmi permetteva di capire in fondoquella chiamata e a 18 anniintrapresi una nuova vita, fatta didivertimenti, donne, discoteche,un periodo in cui mi eroaddirittura allontanato dallaChiesa e deridevo chi a quell’etàla frequentava.In quel periodo di ricerca e diapparente felicità ho cambiatomolti lavori, forse proprio perchéinconsciamente sapevo che nonero sereno, che mi mancava untassello da riempire. Iniziai a fareil buttafuori nei locali, il peritoassicurativo, l’operaio, addiritturail politico, per un periodo di tempoero nel mio paese responsabile delsettore giovanile del mio partito,incontrando addirittura ilsegretario generale. A 24 anni mi

sentivo qualcuno, avevo un gruppodi giovani che seguivano tutte lemie iniziative, potevo sentirmisoddisfatto, ma così non era,decisi di arruolarmi nel Corpo deiVigili del fuoco. Ma sentivocomunque in me un vuoto checontinuava a inquietarmi; anchequando ero fidanzato, alternavomomenti di crisi, non capivo cosafare, continuare la storia d’amoreo cercare qualcosa di più.Per puro caso mi fu proposto diandare in missione in Albania.All’inizio credevo nel mioorgoglio di dare io qualcosa aquella terra martoriata dallacrudeltà umana, ma arrivato lì, larealtà fu ben diversa, mi rendevoconto di essere proiettato in unmondo che non conoscevo; ipoveri, i malati mi hanno datomolto specie nei loro sorrisi, chegrande insegnamento horicevuto! Credevo che la felicitàera soprattutto la ricerca deidivertimenti terreni …. non mirendevo conto di quanto miilludessi, stando lì ho dovuto farei conti con quel lato di me chenon conoscevo e ignoravo perchépreso dai divertimenti. Capii chein realtà in tutti quegli anni avevogridato che la vita è bella, eignoravo che metà Africa, Asia,America latina muore, mi sentivo

In questa rubrica vogliamo dare spazioai seminaristi e alle loro famiglie per conoscere il loro pensiero,

il loro modo di porgere la Parola di Dio. Li leggeremo con affetto e simpatia.

in debito verso questi i fratelliabbandonati dal nostroegoismo. A volte mi rendo contoche noi giovani siamo moltopresi dal nostro “vivere” e non ciaccorgiamo di chi ci tende lamano; credo che un giorno ditutta la nostra vita dovremorendere conto a Cristo, e cosamai potremo dirgli, quando nonabbiamo saputo riconoscerlonel fratello povero, nel fratellomalato, nel fratello sofferente?Papa Giovanni Paolo II cidiceva di aprire, anzispalancare le porte a Cristo,credo che queste porte sianoproprio di chi soffre, di chi vivenella miseria più nera, beati noiquando in un povero, in unmalato riusciamo a vedereCristo, e riusciamo ad ab-bracciarlo con sincerità e senzapaura. Sarà proprio allora che ilnostro Spirito non vedrà dinanzia sé il povero, il sofferente maCristo Signore. Allora beati noipoiché lo avremo riconosciuto:ecco la mia vocazione, ora miritrovo qui in Seminario, holasciato alle spalle il lavoro, lamia ex ragazza, ho venduto lamacchina e sto ritrovando unapace, una serenità che nonavevo mai conosciuto.

Salvatore Saggiomo

Voci dai Seminarivoci dai seminari

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NNeell ccoorrssoo ddeellllaa CCoonnvveennttiioonn IInntteerrnnaazziioonnaallee ssvvoollttaassii aa OOttttaawwaa iill sseerrrraannoo cciinneessee TThhoommaassAA WWoonngg èè ssttaattoo eelleettttoo PPrreessiiddeennttee ddii SSeerrrraa IInntteerrnnaattiioonnaall.. RRiippoorrttiiaammoo uunnaa ssiinntteessii ddeell ssuuooddiissccoorrssoo pprrooggrraammmmaattiiccoo..

Cari serrani,Un solo Signore, un solo battesimo, una sola fede che noi condividiamo ci accomu-

na tutti. Comunque, è il nostro impegno a promuovere le vocazioni per Cristo che portatutti noi qui stasera.Io sono stato così fortunato da essere stato battezzato dieci giorni dopo la mia nasci-

ta. Grazie a Dio e ai miei genitori sono diventato un cristiano proprio all’alba della miavita. I miei genitori mi hanno allevato con la Sacra Famiglia, come nostro modello, equesto è stato profondamente impresso nel mio cuore. Nella mia vita ho sempre sapu-to che c’è un grande fratello, il mio angelo custode, che veglia su di me. Specialmentein momenti di difficoltà, io riesco a sentire profondamente la Madonna che mi abbrac-cia e Gesù che mi trasporta. Inoltre, mia madre mi ha sempre detto che la sua perso-nale esperienza di approfondimento spirituale viene dal primo cardinale asiatico, ildefunto Cardinale Tin, subito dopo la sua conversione da metodista. Infatti, il mio primonome, Thomas, viene da questo eminente Cardinale. L’essere allevato in un ambiente diamore cristiano, probabilmente ha posto il seme del mio coinvolgimento nel futuro lavo-ro nel Serra che doveva venire. Guardando indietro, vorrei dire:: la più efficace voca-zione è decisamente coltivata dalla famiglia.Come serrani, nel nostro lavoro di alimentare le vocazioni, non c’è modo più effi-

cace della pratica quotidiana della preghiera, della frequenza quotidiana alla. Messa,della lettura della Bibbia e della recita e meditazione del Rosario con Maria, la Madredi Gesù, per chiedere a suo Figlio di estendere il suo invito a toccare i cuori dei gio-

Inizia la presidenza Wong

Da dx: John M. Asenuga,Thomas A. Wong, FlaviaWong, Christine Asenuga

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vita del serra

vani e di quelli che egli chiama. Vi assicuro che se noi faremo tutte queste cose, nonsolo raccoglieremo grande potere spirituale per il lavorio delle vocazioni, ma allo stes-so tempo santificheremo anche noi stessi purificando i nostri cuori. Certamente celebre-remo assieme con il pane azzimo della sincerità e della verità al banchetto di Dio.

PPrrooggrraammmmii aannnnoo 22001111--22001122

VVooccaazziioonniiQuest’anno propongo di dar inizio ad un unico Progetto di Vocazione Internazionale

chiamato “Serra Unites”, che in origine fu sviluppato dai serrani singaporiani. “SerraUnites” è la giornata mondiale di preghiera dei serrani per più vocazioni sacerdotali, eper i nostri sacerdoti e religiosi. Avrete già sentito di questo progetto dal nostro VicePresidente Sean Yeo durante questo congresso.Inaugureremo questo progetto per la prima volta quest’anno, l’8 Settembre, giorno

del compleanno della nostra Madre Beata. Sarà celebrato ogni anno. Ognuno di voiporti a casa l’opuscolo del programma, per realizzarlo in quella data e spedendo unafoto all’Ufficio di Chicago..Propongo anche di istituire una Giornata Mondiale di Adorazione dei serrani del

Santissimo Sacramento per le vocazioni la 4° domenica di Pasqua; obbiamo essere noistessi testimoni per passare il dovere dell’Adorazione come la fiaccola dello spirito ser-rano pervade il mondo.

PPrrooggrraammmmiiIn riferimento ai programmi, penso che, come serrani, abbiamo bisogno di essere

più coscienziosi nel promuovere le vocazioni. Vorrei che stringeste rapporti con i nostriseminari locali. Possiamo costituire un “programmaguida” per sviluppare meglio la comunicazione tra i ser-rani e i seminari su un rapporto diretto; potremmo esse-re inoltre in una posizione migliore per curare anche illoro benessere. Siamo stati in grado di creare con suc-cesso un programma guida a Hong Kong.Vorrei anche vedere se riusciamo a formare gruppi di

Vocazione Parrocchiale, come proposto da Sua SantitàPapa Benedetto XVI, il quale afferma che le vocazioniprovengono realmente dalla Chiesa locale. Questosignificherebbe considerare i parrocchiani come amicidel Serra per pregare, adorare il Santissimo Sacramentonella loro parrocchia e offrire la Messa per le vocazio-ni. Il programma del vicepresidente, Dolores de Aragon,serve a facilitare questo impegno.Per l’adesione dei soci spero di vedere un tessera-

mento. Come suggerito dal vicepresidente estensioniDan Grady, promuoveremo un programma intitolato“Chiamato per nome”, in cui incoraggeremo ciascunmembro ad invitare personalmente altri cattolici checonoscono “per scoprire il Serra” proprio come Cristochiamò personalmente i suoi discepoli. Sfido ogni clubdi tutto il mondo ad aumentare almeno di un membroentro la fine di quest’anno. Si avrà così una sorta dicompetizione e chi otterrà il maggior aumento di mem-bri sarà adeguatamente riconosciuto al nostro prossimocongresso internazionale.

Il passaggio del distintivo daJohn M. Asenuga a Thomas A.Wong

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vita del serra

Essendo il primo Presidente cinese, punterò l’attenzione sull’Asia insieme a Sean Yeoe al nostro past primo presidente asiatico Chainarong Monthienvichienchai. L’Asiadiventerà una parte importante della nostra famiglia serrana. Parteciperò al 16°Congresso Asiatico a Macau dal 20 al 22 Aprile del prossimo anno. Tutti sarete ben-venuti.

CCaannoonniizzzzaazziioonnee ddeell nnoossttrroo PPaattrroonnooIstituiremo un comitato congiunto per verificare il piano 2013 per la celebrazione del

300° anniversario della nascita del nostro Patrono, Santissimo Junipero Serra, sia negliStati Uniti che a livello internazionale.A questo punto, è solo l’inizio, dopo tutti questi anni, almeno la leadership è pronta.

Un piccolo passo del Board e del Consiglio nazionale rappresenterà un grande passoper l’intera organizzazione. Lodo il Signore. E chiedo a tutti i serrani di pregare per noi.Ultimo ma non da meno, abbiamo bisogno di continuare a pregare molto per la

canonizzazione del nostro Patrono, Santissimo Junipero Serra. Occorre solo un miraco-lo.

IInnsseeggnnaammeennttii ddeell BBeeaattoo GGiioovvaannnnii PPaaoolloo IIIIFratelli e sorelle, dobbiamo ricordare anche gli insegnamenti del Beato Giovanni

Paolo II, il Grande. In occasione del nostro pellegrinaggio a Roma per il Giubileo del7 Dicembre 2000, ci affidò i “nostri primi impegni di preghiera” e disse: CCaarrii sseerrrraannii,,nnoonn ddiimmeennttiiccaattee mmaaii cchhee iill vvoossttrroo ddeevvee eesssseerree ssoopprraattttuuttttoo uunn iimmppeeggnnoo aallllaa pprreegghhiieerraa,, pprree--gghhiieerraa cchhee èè ccoossttaannttee,, pprrooffoonnddaa ee ppiieennaa ddii ffiidduucciiaa.. LLaa pprreegghhiieerraa mmuuoovvee iill ccuuoorree ddii DDiioo..ÈÈ llaa cchhiiaavvee ppootteennttee ppeerr rriissoollvveerree llaa qquueessttiioonnee ddeellllee vvooccaazziioonnii..

Nella nostra preghiera dobbiamo chiedere a Gesù di mandarci lo Spirito per tirarfuori il nostro potenziale, in modo tale che quando inco-raggiamo le vocazioni, parleremo il linguaggio dell’amore piuttosto che dell’odio,il linguaggio della fede piuttosto che del dubbio,il linguaggio della speranza piuttosto che della dispe-razione,

il linguaggio della gioia piuttosto che della tristezza,il linguaggio della pace piuttosto che dell’opposizione,il linguaggio dell’unità piuttosto che della divisione.

Cari fratelli e sorelle, il nostro impegno nella promozio-ne e cura delle vocazioni diventa più significativo.Possiamo definitivamente condurre un lavoro di successose lo facciamo con amore e cura con tutto il nostro cuore,la nostra anima e i nostri sforzi, perché Gesù ci ha già pro-messo di accompagnarci fino alla fine dei tempi (Cf. Mt.28:20).Ciò significa che avremo l’Eucarestia con noi qui sulla

Terra fino alla fine dei tempi. Il sacerdote è una personache consacra l’Eucarestia e questo significa che il sacer-dozio sarà qui fino alla fine dei tempi. Siamo chiamati asalvaguardare e incoraggiare le vocazioni, la nostra mis-sione come serrani è pescare pescatori, quindi il nostrolavoro durerà fino alla fine dei tempi. Il successo è dallanostra parte, ma abbiamo bisogno di pregare e lavoraretanto finché vedremo il volto di Dio.

Il Presidente Wong con Mons.Ezio Morosi, il Trustee DanteVannini e Flavia Wong

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Il CNIS si è riunito a Genova il 14 e 15 ottobre scorso per il primo incontro del-l’anno sociale in corso; la riunione si è svolta a due passi dalla famosa “lanterna” nelcuore del porto di Genova e cioè non lontano dal luogo in cui nel 1959 nacque ilprimo Serra club italiano grazie alla volontà e alla lungimiranza del CardinaleGiuseppe Siri. Questa ambientazione ha ispirato i lavori svoltisi in un clima di grandeamicizia ma anche di sincera e responsabile concretezza.

Un forte richiamo quindi alle origini e a una profonda consapevolezza del pas-sato, base per un rinnovato impegno ad affrontare il futuro con idee e stra-tegie nuove, determinate e coraggiose. Il momento di difficoltà che la nostraassociazione sta passando a causa del lento declino nel numero dei socidovuto soprattutto a motivi di età è davanti agli occhi di tutti. È stato questol’allarme del Presidente Donato Viti nel dare il via ai lavori, indicando il rinno-

vamento dei soci quale prima priorità su cui lavorare. Il Presidente Viti hapoi ricordato le bellissime espressioni di S. Ecc. Mons. Mario Oliveri,Vescovo di Albenga e Imperia, il quale, nell’omelia del giorno prece-

dente a Diano Marina in occasione della celebrazione del trentennale delSerra Club di Imperia, nell’encomiare i serrani presenti per il lavoro da lorosvolto, ha detto senza mezzi termini: “vi chiedo di più! siate pietre vive escelte posate saldamente sulla pietra angolare viva e scelta che è Gesù. Inaltre parole, siate dei cristiani perfetti perchè solo così potrete essere veritestimoni”.Segue la nomina ufficiale del nuovo Presidente Eletto, l’avvocato Antonio

Ciacci, del club di Siena, che ringrazia per la fiducia accordatagli e indi-ca come segno della Provvidenza la sua nomina nel giorno dedicato aS.Teresa d’Avila, una delle sole tre donne Dottore della Chiesa, e aGenova, punto di riferimento essenziale per il Serra Italiano. Ricordain particolare le parole del Cardinal Siri che definiva il Serra unaassociazione “fresca, giovane e svelta, nello spirito e nell’azio-

ne, dove si preferisce l’operare al parlare”.E in questa stessa linea si colloca l’intervento dell’avv.

Emilio Artiglieri, Presidente della Fondazione Beato JuniperoSerra. Nel riferire all’assemblea sullo stato di salute dellaFondazione stessa e nel ricordarne le finalità, sottolinea:“il servizio della Fondazione non sia solo un impegnoburocratico, contabile, giuridico-finanziario, ma sia piut-tosto la manifestazione all’esterno del grande cuore dei

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Dal CNIS di Genovalo slancio per il rinnovamento

vita del serra

di Emanuele Costa

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serrani, che dimostrano di non amare i sacerdoti solo aparole, ma vogliono farlo anche con le opere”.Seguono i diversi interventi dei Governatori, degli

officers nazionali e dei presidenti delle diverseCommissioni, tutti volti a enfatizzare l’importanza delleestensioni, dei programmi, del sostegno alle vocazionie del concorso scolastico nazionale.In particolare è stato osservato che la ricerca di nuove

leve richiede pianificazione, chiarezza su chi cerchiamoe quindi sul profilo del serrano, proprio in questo pren-dendo ispirazione dalle origini del Serra: “quattro giova-ni professionisti, nel pieno della loro attività, si incontra-vano a pranzo per non perdere tempo, ma con nel cuoreil desiderio di essere utili, da laici, alla Chiesa e ai reli-giosi”. Erano certamente dei buoni cattolici, pronti a met-tersi in gioco e a testimoniare, giorno per giorno, la lorofede impegnandosi a promuovere e a sostenere leVocazioni. Come ha ricordato il Governatore Faralli“quei quattro di Seattle ci hanno creduto e ci sono riusci-ti; ora tocca a noi”. Di queste persone ce ne sono molteanche oggi, bisogna solo andarle a cercare. Una delle condizioni per una proficua “campagna

acquisti” è che i nostri Clubs svolgano un buon lavoroe quindi che i programmi siano di qualità ed interes-santi e che le attività di service siano proiettate verso ilmondo che ci circonda. Si è ricordato l’importanza diorganizzare eventi socio-culturali di richiamo, ancheinsieme ad altre associazioni laicali. Solo così potremocomunicare il nostro entusiasmo e attirare nuovi soci. Ea monte di tutto l’importanza fondamentale della for-mazione, ancora una volta argomento di approfonditadiscussione e messo in particolare evidenza dal presidente Viti. Grande attenzione è stata anche dedicata all’importanza delle comunicazioni. In par-

ticolare è stato dato un aggiornamento sullo stato di sviluppo del nuovo portale del SerraInternational Italia www.serraclubitalia.com che darà ampio ed immediato accesso anotizie vocazionali da ogni parte del mondo e notizie sul Serra italiano e dei suoi diver-si clubs. Tuttavia, se vogliamo che questa iniziativa abbia successo, è indispensabile unincondizionato e convinto contributo da parte di tutti. In diversi momenti della discussione è stata enfatizzato il ruolo chiave dei Governatori,

spina dorsale, ponte e cerniera tra il Cnis ed i clubs dei diversi distretti. Un ruolo di sti-molo, di vigilanza e di coordinamento, condizione indispensabile affinchè i singoli clubssvolgano la loro opera in piena autonomia ma senza perdere il contatto con il CNIS, inun rapporto improntato all’efficienza. Tema affrontato anche dal presidente eletto AntonioCiacci che anticipa una revisione dei Regolamenti per la quale indica le linee guida cosìsintetizzate: “snellezza, efficienza, forti rapporti con i Governatori adeguatamente formatied informati”.Ed infine le relazioni del Segretario Luigi Ferro e del Tesoriere Peppino Savino a cui

va l’unanime riconoscimento e apprezzamento dell’assemblea per il loro ammirevolelavoro sempre svolto con appassionata dedizione.L’incontro è stato coronato da una viva e sentita partecipazione alla S. Messa

nella magnifica Chiesa del Gesù ricca di splendidi quadri del Rubens e importanti pit-tori genovesi. Poi un arrivederci a Roma per il prossimo CNIS e a Bari per ilCongresso Nazionale.

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Il Presidente del CNIS Dino Viti(a destra) con l’avv. AntonioCiacci, Presidente Eletto del CNIS

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Il programma dell’anno sociale del Serra Italia ha avuto inizio il 24 settembre aPienza, con un incontro di cultura e di fede, da vivere uniti nella preghiera e nellafraternità, per lucrare l’indulgenza plenaria in occasione dell’anno giubilare indetto dalS. Padre. Gli amici serrani, convenuti numerosi da ogni regione ed anche dal club diLugano, hanno risposto con entusiasmo all’invito del Presidente Viti, confermando con laloro presenza quanto è importante il cammino personale nella fede: “la preghiera ègaranzia di apertura agli altri: chi si fa libero per Dio e le sue esigenze, si aprecontemporaneamente all’altro, al fratello che bussa alla porta del suo cuore e chiedeascolto, attenzione, perdono, talvolta correzione ma sempre nella carità fraterna”.(Ratzinger)Il luogo prescelto è Pienza, una città a misura d’uomo, che racconta la vita

straordinaria del Papa Pio II, intellettuale ed umanista, che affidò la costruzione dellaCattedrale, della quale si festeggiano i 550 anni di storia, all’architetto BernardoRossellino, allievo di Leon battista Alberti. Appare austera, ma è luminosissima nel suo interno, a tre navate, secondo lo stile

delle chiese austriache che il Pontefice aveva visitato durante i suoi viaggi nel nordEuropa. Dinanzi allo splendore delle Pale di maestrisenesi del ‘400, gli amici del Serra Italia eranoammirati, ancor di più perché le commentava donManlio Sodi, ordinario di Teologia Liturgica eComunicazione, presidente della PontificiaAccademia di Teologia, invitato da Claudia eLuciano Neri del club di Montepulciano ad illustrarele opere di questi artisti che certamente nesapevano di teologia o erano consigliati da teologise la simbologia dei particolari si attagliaperfettamente ai fondamenti della nostra fede. “Siamo persone fortunate, da una settimana

all’altra incontriamo il Signore, che entra nel nostrocuore e ci conduce per mano in un camminosorretto dalla fede” – enuncia don Manlio nella suaomelia, ricordando che ascoltare la Parola delSignore è un dono immenso per la Chiesa tutta, per

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Impegnoculturale

di Maria Luisa Coppola

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noi battezzati che siamo chiamati a testimoniare la nostra fedeltà ogni giorno, in ognimomento della nostra vita. “I sacerdoti hanno bisogno dei serrani, della loro amicizia, della loro preghiera” –

aggiunge – perché non manchino nuove e sante vocazioni che diano visibilmente almondo il segno del rinnovamento della Chiesa: tutti noi riuniti in un assorto silenzioabbiamo interiorizzato l’invito di don Manlio ancor di più, perché il nostro servizio laiconon è semplice e ne conosciamo le difficoltà, ma è giusto impegnarsi con convinzionese ci stanno a cuore i percorsi di vita dei nostri giovani seminaristi, che nella societàattuale appaiono rivoluzionari nel sentire e nell’agire perché chiamati ad un camminodi fervida fedeltà. Lo scoraggiamento talora ci prende, ci sentiamo quasi sognatori diun mondo di bontà e di candore che i fatti quotidiani non riportano. Il dilaganterelativismo contagia, ma è proprio in questi difficili momenti che il Signore svela la suapresenza e la sua misericordia, dando un cuore nuovo a chi lo invoca con umiltà e la“sorpresa” di conoscere frati francescani che hanno rinunciato ad avviate professioniper Amor Suo. Sì, anche questo è successo a Pienza e la Bellezza della vocazione siè aggiunta alla Bellezza dell’arte!! Gli incontri serrani sono ricchi di fede e di cultura e non poteva mancare nell’itinerario

la visita guidata di Montepulciano e della sua superba architettura, grazie algovernatore Giuliano Faralli, che si è speso con grande disponibilità perché noi tuttistessimo bene. Prova ne è stato il clima di vera amicizia che si è subito creato tra tutti ipartecipanti, di cui ha fatto menzione il presidente Donato Viti che, nel ringraziare inumerosi presenti, rammaricato per gli assenti, ha sottolineato l’importanza dell’ eventomirato a rinnovare la nostra fede, a rinsaldare la nostra amicizia che si moltiplica e siarricchisce con i talenti di ognuno, una ricchezza aggiunta che ci fa essere amici tranoi e con i nostri sacerdoti... E se non fossimo così, che ci staremmo a fare nel Serra?

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vita del serra

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vita del serra

NNeeii mmeessii ssccoorrssii aallccuunnii nnoossttrrii CClluubb hhaannnnoo ttaagglliiaattoo ttrraa--gguuaarrddii pplluurriiddeecceennnnaallii ddii aattttiivviittàà ee ll’’iimmppoorrttaannttee aannnniivveerr--ssaarriioo èè ssttaattoo ffeesstteeggggiiaattoo ccoonn llaa ddoovvuuttaa ssoolleennnniittàà..PPuubbbblliicchhiiaammoo qquuii ddii sseegguuiittoo tteessttii ee ffoottoo ddii qquueessttee cceellee--bbrraazziioonnii

Sanremo: al traguardo dei quarant’anniQuarant’anni di attività sono un grande percorso

per un’associazione che nasce con un profondo spiri-to di cultura cristiana testimoniata nella società.Il Serra Club Sanremo 377 li ha celebrati alla pre-

senza di S. E. Mons. Alberto Maria Careggio,Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, e del

Governatore del Distretto 70 Dott. Emanuele Costa.Nella celebrazione eucaristica con la partecipa-

zione del Parroco, Don Contardo Colombi, di DonAntonio Rebaudo, in rappresentanza del clero dioce-sano, di Don Pietro Milauthe, Don Emanuele Longo eDon Diego Basso, Mons. Vescovo ha voluto sottoli-neare i precisi carismi di Serra International rimarcan-do le peculiarità intuite dal Cardinale Giuseppe Siriche affermava come il Serra fosse una “fresca prima-vera di cristianità” che nasce e si radica nel mondolaico là dove la Chiesa non facilmente potrebbe esse-re presente. Ha concluso con l’augurio che la forma-zione, il pensiero e l’azione possano ancora guidareil club di Sanremo nel sempre più arduo compito diagire nell’ambito vocazionale, con la tipicità deltempo che richiede sempre più quella “primaverile fre-

schezza” di linguaggio e presenza.Quindi ha preso la parola il

Governatore, serrano di antica fami-glia genovese, già presidente delClub di Lugano. Ha sottolineatocome il sodalizio sanremese siastato il quinto club fondato in Italiaed abbia, così, vissuto quella fasepioneristica di espansione che vede-va l’adesione di laici cattolici ad unimpegno a favore delle vocazioni.Oggi è ancora così. la laicità delSerra, formata da una vissuta culturacristiana, porta a ben radicarsi sulterritorio ma con una grande respon-sabilità: rassodare continuamente ilterreno per rinnovarsi perchè “essereveri serrani significa servizio, sensopratico, coraggio, speranza e con-vinzione”.

MMaarrccoo CCrroovvaarraa

Importanti anniversariguardando avanti

Il Governatore Costa (a destra) con il Presidente Graffigna

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vita del serra

Imperia: al traguardo dei trent’anniAlla presenza del Presidente Nazionale avv.Donato Viti e del Governatore del Distretto 70 Emanuele Costa

il Club di Imperia 541 ha festeggiato il suo trentennale L’occasione, allietata da una celebrazione eucaristica accompagnata dalla Corale di Diano Marina, ha visto

la graditissima presenza di S. Ecc. il Vescovo di Albenga e Imperia Mons.Mario Oliveri e da numerosi sacer-doti tra cui Mons.Mario Ruffino, primo cappellano del Club e don Mario Suetta Rettore del nostro Seminario diAlbenga. Tanti i motivi di ricordo di un Club che ha dato al Serra Italia molte figure importanti: n.4 governatori Lino

Cazzadori, Aleardo Re, Giorgio Bregolin, Giovanni Amoretti e un trustees internazionale Lino Cazzadori.Durante l’omelia forte è stato il richiamo del

nostro Vescovo a “servizio ed azione”.Il nostro club sta vivendo un momento fortu-

nato grazie a un ragguardevole numero di sociche permetterà di realizzare il programma dellanostra associazione con la preghiera e con l’im-pegno costante. Tale qualità è stata sottolineatadal Governatore, dr. Emanuele Costa, che nelcorso del suo intervento ha evidenziato l’impor-tanza di inserire nel club sempre nuove figureattive al fine di garantire il naturale ricambiogenerazionale.Al Presidente nazionale avv. Viti il nostro sin-

cero ringraziamento per essere stato tra noi adimostrazione di come il Serra Italia sia una real-tà attuale, viva e presente. Una pergamena ricordo è stata consegnata

ai soci fondatori Pier Luigi Bogliorio e AleardoRe.

BBrruunnoo BBaattttiissttiinn

Palermo: al traguardo dei trent’anniLa cerimonia si è svolta presso il Seminario

Arcivescovile di Baida alla presenza del PresidenteInternazionale Thomas Wong, il past Presidente inter-nazionale Gambardella, il Presidente del CNIS DinoViti, il Governatore La Spina, i Past Governatori, iPresidenti dei Club del Distretto 77.Il Presidente del club, Prof. Pietro Leo, ha ricordato

le modalità della nascita del club nel 1981 per volon-tà del Cardinale Pappalardo e la disponibilità del-l’avv. Amedeo Ziino, un laico impegnato, con lamoglie Adele, in tante attività di volontariato e apprez-zato per il suo impegno nella Chiesa locale, la suafede, la sua bontà e generosità.. Ha ricordato le iniziative finalizzate ad intensifica-

re il dialogo partecipativo con la cittadinanza, conmetodologie e tematiche che evidenziassero ” comel'impegno a sostegno delle vocazioni sacerdotali, siaparte di un processo caratterizzato da una continua e

costante opera di sensibilizzazione evangelica e diarricchimento spirituale”.Il Past Presidente Maria Lo Presti ha fatto memoria

delle attività in favore del Seminario, dei sacerdoti, nelCentro Diocesano Vocazioni, dei gruppi di testimo-nianza vocazionale In un clima di particolare amiciziasi sono realizzati occasioni aggregative e di preghie-ra, le testimonianze nelle parrocchie ecc.Il Preside della Facoltà Teologica, don Rino La

Delfa, ha trattato il tema dell’emergenza educativa sot-tolineando le finalità dell’educazione che serve agenerare, a continuare il processo di generazione diuna persona capace di dare il senso alla propria vitae di collaborare con gli altri. La Chiesa s’interessa dieducare non di indottrinare perché cura la crescitadella persona. C’è crisi dell’educazione perché c’ècrisi di fiducia alla vita,si percepisce l’ecclissi delsenso di Dio e l’offuscarsi del principio della trascen-denza. Per educare occorre l’autorevolezza dell’edu-catore (che non dipende dai ruoli)

Il Past-trustée Cazzadori nel suo intervento. Seduti da destra, il Governatore Costa, il PresidenteBattistin, il Presidente del CNIS Viti e S. Ecc. Mons. Mario Oliveri

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tolineato come non sia facile portareavanti un club per 30 anni supportan-do le vocazioni; fa menzione delConvegno alla Pontificia OperaVocazioni Sacerdotali ed ha auspicatoche i serrani tengano sempre presente ilmotto serrano “andare avanti e nonguardare mai indietro per sostenere levocazioni secondo gli insegnamenti diGiovanni Paolo II (Giubileo del 2000)e di Benedetto XVI che richiama allapreghiera ed alla lettura della Bibbia.È seguita la S.Messa concelebrata

da S.Em.il Cardinale Romeo con ilRettore Silvio Sgrò e i Vice Rettori. S.Em. Romeo nel corso dell’omelia si èsoffermato sulle finalità del Serra qualila testimonianza di fede, l’amicizia peri sacerdoti, la disponibilità al Vescovoed ha ringraziato i serrani “ per quello

che fate e per quello che siete”. Oggi si chiede la pre-senza di genitori e sacerdoti maturi, preparati emediatori perché l’uomo ritrovi il cammino per incon-trare il Signore.In chiusura il Presidente Leo ha ringraziato i presenti

e in particolare i Presidenti dei club siciliani che sononati per gli “input” di generosi serrani palermitani, edi Presidenti Wong e Viti offrendo loro un omaggio-ricordo.

AA..DD..

Prato: al traguardo dei trent’anniIl 19 settembre 1981, un gruppo di laici cattolici

insieme all'allora parroco del Santuario di S. Mariadella Pietà in Prato, decisero di dar vita ad un club ser-vice di natura cristiana, cattolica e di impronta ameri-cana: nasceva il Serra club di Prato, affiliato a SerraInternational.Da quel giorno sono trascorsi trent'anni; a quel

gruppo iniziale di persone, se ne sono aggiunti altree altre ancora, sostituendo all'interno del sodalizio, isoci fondatori.Questi laici, che continuano l'impegno nella socie-

tà preso allora dai soci fondatori, si sono ritrovatiancora una volta davanti alla Madonna della Pietà,intorno all'altare, per celebrare la divina eucarestia eringraziare così il Signore del bene ricevuto in tantianni, del lavoro svolto e dei frutti raccoltiInsieme a loro e ai tanti ospiti che hanno accolto

l'invito, erano presenti il Vescovo mons. Gastone

Porre al centro del progetto educativo la relazioneinterpersonale; intendere l’educazione come atto diamore, di donazione totale; mettere la fede al centrodella ricerca di senso; tendere alla formazione inte-grale della personaIl Governatore La Spina ha ricordato che il club di

Palermo ha fatto da traino nel Distretto per la culturadelle vocazioni ed ha sottolineato che tutti i serranihanno presente le riflessioni di Benedetto XVI sul mini-stero sacerdotale e come il Serra sia pronto alla testi-monianza nella società.Il Presidente del CNIS avv. Viti ha invitato a ricor-

dare i soci defunti con la recita dell’eterno riposo equindi ha ricordato che per essere un vero serrano, unvero cristiano necessitiamo della testimonianza daunire a quell’innamorarsi dell’abito talare che ci assi-cura l’Eucarestia.Il Past Presidente Internazionale Gambardella ha

ricordato il recente Convegno del POVS, cui il Serraè affiliato, e la notevole partecipazione di Vescovi eoperatori vocazionali di tutto il mondo; gli italianierano presenti con 82 partecipanti su 250 iscritti. Intale occasione il Serra è stato gratificato dalCardinale Grocholewski per la capacità di pregare esostenere le vocazioni e anche il Santo Padre si èdetto grato al Serra per la sua attività. Soffermandosisul club palermitano ha confermato come sia statosempre attivo, impegnato ma tuttavia occorre daresempre entusiasmo e rilancio alla nostra esperienza.Infine con il Presidente Wong ha consegnato alPresidente Leo un duplicato della charter poiché l’ori-ginale è andato smarrito.Il Presidente Internazionale Thomas Wong ha sot-

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vita del serra

Il Presidente Pietro Leo con Cesare Gambardella e il Presidente Internazionale Wong

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Simoni, le autorità civili e religiose della città, alcuni presidenti di club service che operano sul territorio pratesee i sacerdoti diocesani che in questo anno celebrano il loro anniversario di ordinazione sacerdotale, venticin-que, quaranta, cinquanta, settanta anni di messa.Erano presenti inoltre le autorità serrane quali il Governatore del Distretto 71, avv. Riccardo Bastianelli, il past

presidente nazionale, rag, Maria Gemma Sarteschi, il past presidente internazionale, dott. Cesare Gambardellache ha consegnato al Vescovo diocesano, una reliquia del Beato Junipero Serra, che verrà collocata nella chie-sa a lui dedicata, realizzata dal Serra Club di Prato, unica dedicata al missionario francescano in Italia.All’inizio non fu facile inserire nel tessuto diocesano questa nuova realtà. Tutto fu superato per la serietà dei

soci fondatori e per il loro esempio di vita cristiana, in piena comunione ecclesiale.A Prato il Seminario Vescovile non è mai stato chiuso per mancanza di seminaristi, la città ha risposto alla

chiamata del Signore con tante vocazioni sacerdotali e religiose, così che cittadini pratesi si trovano oggi nelmondo ad annunciare ilVangelo; il Club ha realizzatouna chiesa dedicata al BeatoJunipero Serra, dotando unazona popolare, di un luogo dipreghiera.I serrani si sono dedicati

anche alle vocazioni contem-plative, contribuendo alla for-mazione materiale e spiritualedi varie realtà come ad esem-pio il Monastero trappista diNovy Dvhur nella RepubblicaCeca.Dopo il saluto iniziale del

Presidente Vittorio Dabizzi, ilVescovo ha concelebrato laSanta Messa insieme ainumerosi sacerdoti ospiti aiquali è stata donata unastola, simbolo sacerdotale pereccellenza.

VViittttoorriioo DDaabbiizzzzii

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vita del serra

Genova-Valbisagno:al traguardo dei vent’anniA San Martino di Struppa si è svolto l’incontro per

ricordando il ventennale della fondazione del Club.L’evento è stato caratterizzato da due momenti

significativi: la celebrazione della S. Messa e la reci-ta dei Vespri.A dare significato alla ricorrenza sono intervenuti il

Governatore del Distretto 70 dr. Costa, i pastGovernatore dr. Amoretti, dr. Clavarino e dr.Robustelli.Prima della S. Messa, il Presidente ha ricordato il

cammino, non sempre facile del Club; ha poi rivolto

un pensiero al primo Cappellano del Club, mons.Gastaldo, scomparso nel 2010, che aveva voluto for-temente le nascita del sodalizio nella Valbisagno, e aisoci defunti. Ha da ultimo esposto l’attività del Club,che prevede, tra l’altro, la visita ai Parroci dellaValbisagno,offrendo loro sostegno morale e materiale.L’omelia è stata tenuta dal socio dr. Giacopello,

diacono permanente, che presta servizio a S. Martinodi Struppa.Infine il Cappellano, don M. Rapetti, ha espresso

un breve pensiero sul significato della preghiera asostegno delle vocazioni sacerdotali e consacrate,comprendendovi anche quelle diaconali permanenti.

AAnnggeelloo SSppaaggggiiaarrii

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Tigullio: al traguardo dei trent’anniLa celebrazione di un anniversario, come il trentennale della fondazione del Club Tigullio, ci porta quasi natu-

ralmente alla considerazione del tempo che passa. Il passaggio del tempo per un organismo associativo, perun’istituzione normalmente comporta una crescita, uno sviluppo, un progressivo arricchimento, ma il distacco dal-l’inizio può portare anche all’affievolimento degli entusiasmi, degli ideali, della carica progettuale che, solita-mente, contraddistinguono il momento fondativo.Ecco allora che un trentennale non è, non deve essere, permettetemi, un’occasione di nostalgia, peggio

ancora di rimpianti, non deve essere un mero ricordo storico, ma deve essere un gagliardo incentivo a guar-dare avanti. Oggi soprattutto occorre riscoprire il valore della perseveranza che è sempre più schiacciata daun atteggiamento spontaneista e relativista, per cui sembra che nulla meriti di essere effettivamente portato acompimento, nulla meriti una dedizione duratura, o addirittura “per tutta la vita”. Perseverare significa “conti-nuare con costanza e fermezza, senza paura di insistere e di essere tenaci ed assertivi”. Per essere perseve-ranti, cari amici, occorre innanzitutto veder chiaro: occorre aver chiaro un progetto, da un progetto di vita adun progetto di impegno da coltivare con continuità e con fatica. Se invece le idee sono confuse, si fa poca stra-da.Secondariamente, la perseveranza esige il rispetto di quella che potremmo definire una esigenza di propor-

zionalità. Dobbiamo sapere coniugare questo desiderio con la concreta realtà che stiamo vivendo, compresele difficoltà e gli intralci che quotidianamente si pongono. Per poter perseverare, bisogna essere “prudenti”, cioèconoscere la realtà.Infine la perseveranza comporta un esercizio quotidiano al fine di realizzare un progetto. Molti pensano che,

siccome hanno trovato un grande sogno o progetto, questo basti perché automaticamente si realizzi. Esso inve-ce si costruisce solo mettendo mattone su mattone di umile impegno quotidiano.La perseveranza dei fondatori di questo Club, ma – ripeto – possiamo dire di ogni Serra Club, si basava

proprio su queste caratteristiche: avere un progetto chiaro, tener conto della realtà oggettiva con le sue difficoltàe i limiti che comporta, im- pegnarsi non in modo estemporaneo ma in un lavoro continuativo, nella fatica delquotidiano.La perseveranza, la prudenza, la tenacia di un vostro socio fondatore Francesco Baratta esercitate nella sua

qualità di presidente dell’istituzione nazionale Fondazione Beato Junipero Serra sono state esemplari anche inquesti tre anni appena trascorsi per restituire alla Fondazione stessa, patrimonio del Serra Italia la sua totale e

preziosa operatività oltreché la sua dovuta dignità.Anche in questa sua “casanaturale”, suo club diappartenenza, esprimiamola nostra gioia perchè altermine di un triennio densodi impegno costante eresponsabile, l’istituzioneoggi rivive di luce splen-dente. Il sottoscritto che gliè stato vicino con grandeamicizia serrana, riceven-done il testimone, è oraimpegnato a proseguire ilcammino che FrancescoBaratta ha tracciato conumiltà ma con determina-zione serrana intelligente econvinta.

EEmmiilliioo AArrttiigglliieerrii

il serrano n. 12428

vita della chiesa

Da dx: Francesco Baratta, Emilio Artiglieri, Sergio Poggi e S. Ecc. Tanasini

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

LLaattiinnaa 772200

È stata certo una felice e precisa scelta, non già una mera casualità, far coincidere il viaggio inTerra Santa di un gruppo di serrani di Latina con inizio da Nazareth in coincidenza con il giornoin cui si fa memoria dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria che sarebbe diventata la Madre diGesù Cristo. Nel pomeriggio del giorno precedente, all’aereoporto internazionale “Ben Gurion” diTel Aviv, la delegazione di Latina era stata accolta da una abbondante pioggia, rara da quelle parti,rivelatasi una vera e propria benedizione per la nostra avventura turistico-religiosa e una mannaper quei territori riarsi dal sole e sofferenti di una indicibile arsura, fisica e spirituale, di serenitàe di pace.

Prima di procedere a una breve narrazione dei tantissimi sentimenti e delle indimenticabilisensazioni i cui ricordi si affollano e premono alla nostra mente, sentiamo il bisogno di affermare, aqualche settimana dal rientro, che una cosa, tra le molte, è certa: siamo rientrati tutti profondamenteconvinti che ogni (buon) cristiano, che ogni cristiano-cattolico, il quale non voglia solo proclamarsitale, debba recarsi in Terra Santa almeno (non meno?) una volta nella vita. Siamo pervenuti a una sìprecisa conclusione, in quanto siamo tornati tanto gioiosamente entusiasti, spiritualmente rigenerati,culturalmente e umanamente arricchiti e avendo provato, nonostante la non trascurabile fatica estanchezza fisica, forti e irripetibili emozioni.

La Grazia ci ha donato quale angelo custode accompagnatore Padre Alessandro, un giovanesacerdote francescano della Custodia di Terra Santa, il quale ha deciso di dar gambe alla propriavocazione formandosi nei luoghi dove si svolse la breve vita terrena di Gesù. Il pellegrinaggio ci haconsentito di passare dal Vangelo scritto e verbalmente annunciato al Vangelo concretamente vissutoe rivissuto visitando, conoscendo, gustando e ammirando contrade, paesi, monumenti e reperti.

Abbiamo ripercorso i sentieri e gli spostamenti, abbiamo rivissuto le gioie e i dolori di NostroSignore, ogni volta provando fortissime emozioni e versando abbondanti lacrime purificatrici.

Ciò è capitato soprattutto sulle rive di quel rigagnolo che è il fiume Giordano, dove abbiamorinnovato le promesse battesimali, e, in modo forse più sentito e commovente, nella chiesa di Canadi Galilea, dove sono state rinnovate le promesse matrimoniali.

Di diverso segno sono i sentimenti provati ripercorrendo la via dolorosa nei disordinati echiassosi suk di Gerusalemme, dove, fra l’indifferenza generale, se non in una vera e propria ostilità,abbiamo dovuto prendere coscienza dell’inesorabile perpetuarsi, del ricorrente riproporsi, dellaperdurante attualità, a tremila anni dalla sua formulazione, della profezia di Isaia ricordata nelleletture proprio della domenica delle Palme di quest’anno.

Momenti terribili abbiamo vissuto all’ingresso della Spianata delle Moschee a operadell’arrogante fanatismo di presunti ultraortodossi e nell’attraversamento del mastodontico ebruttissimo muro, innalzato a partire dall’autunno del 2003, che divide quello che è ormai un unicoagglomerato urbano formato da Gerusalemme e da Betlemme e, insieme, anche due nazioni, duepopoli e due stati. Sostando per gli odiosi e pericolosi controlli, ci è tornato alla memoria l’accoratoappello lanciato dal Papa Giovanni Paolo II all’Angelus di domenica 16 novembre 2003, quandoscolpì nella mente e nei cuori degli uomini una sintomatica e incisiva denuncia, che era anche unauspicio purtroppo ancora inascoltato: “Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti! (…) Lacostruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese è un nuovo ostacolo sulla stradaverso una pacifica convivenza”.

Anche per questo abbiamo pregato in tutti gli innumerevoli luoghi santi di questa martoriataTerra Santa, con particolare slancio, commozione, emozione e fede.

Adolfo Gente

La Terra Santao del Vangelo vissuto

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

GGeennoovvaa NNeerrvvii 447766

Dal creato al CreatoreIn apertura dell’anno sociale 2011/12, don Carlo Migliori ha ripreso la rifles-

sione sul tema “Con Lui o senza di Lui tutto cambia: dal creato al Creatore”. Don Carlo nel richiamare le conclusioni del Convegno, ha sottolineato l’atten-

zione che la Chiesa rivolge “alla cultura e al suo evolversi, perché il messaggio disalvezza e di speranza di Dio sia sempre davanti agli uomini”. La Chiesa non sioccupa di Dio in modo generico, ma in rapporto al Dio personale, che cioè ci inter-pella e si rivolge a ciascuno di noi. Più precisamente, pur dando spazio a voci anchemolto diverse, la proposta all’uomo di oggi è quella del Dio di Gesù Cristo.

Ma attraverso quali modalità viene attuato il progetto culturale? In concreto, se lafede è davvero la bussola che orienta la nostra vita, occorre verificare la coerenza dellenostre scelte, cioè se “sui problemi cruciali del nostro tempo” sappiamo “offrire unatestimonianza di fede plausibile”, che sia rivelatrice di una mentalità non chiusa, macapace di attivare “un continuo confronto con quella di altri”. Di particolare rilievo èil ruolo dei referenti diocesani, cui spetta il compito di tessitura tra i diversi soggetti,“che sono altrettante risorse da valorizzare, permettendo a ciascuna di sviluppare lapropria specificità, il proprio carisma all’interno di un’azione corale”.

Don Carlo si è poi soffermato sui contenuti del progetto culturale, che riguar-dano essenzialmente il rapporto tra la fede (che ispira l’antropologia cristiana) e “inodi più vivi del pensiero e dell’ethos contemporanei” quali emergono nel dibatti-to culturale e nella vita sociale. È ad essi che si rende necessario “offrire risposteevangelicamente illuminate che orientino il pensare e l’agire comune dei cristianie li rendano capaci di entrare in dialogo con tutti”.

In concreto, i contenuti del progetto della CEI hanno toccato temi quali libertàpersonale e sociale in campo etico; spiritualità ed espressione della fede; famigliae vita; scuola ed educazione; responsabilità verso il creato. Al fine di offrire rispo-ste qualificate a temi di tale complessità sono state messe in campo una serie di ini-ziative, riconducibili essenzialmente al Forum del progetto culturale, ai seminaridi studio e a iniziative a sostegno della ricerca realizzate da esperti delle più diver-se discipline.

In particolare, i Forum sono stati occasioni “per un confronto diretto all’internodella comunità ecclesiale”, con il coinvolgimento di alcuni Vescovi e di circa 200 figu-re di rilievo della cultura cattolica. Gli argomenti trattati sono di elevato spessore cultu-rale e di attualità: fede e libertà; l’Europa sfida e problema per i cattolici: il futuro del-l’uomo; il Concilio 40 anni dopo, di fronte alle nuove sfide culturali e storiche; la ragio-ne, le scienze e il futuro della civiltà; l’emergenza educativa: persona, intelligenza,libertà, amore. I seminari di studio, a loro volta, hanno approfondito il tema della “tra-smissione della fede in una realtà in accelerata trasformazione”.

Infine, le iniziative di sostegno alla ricerca hanno affrontato temi altrettantoimportanti (quali bioetica, diritti umani e multietnicità; identità cristiana, identitànazionale ed europea, identità locali), “in collaborazione con altre istituzioniaccademiche, secondo uno stile di valorizzazione di quanto già si fa e di incorag-giamento alla collaborazione tra soggetti diversi”.

Le iniziative ora elencate sono tutte finalizzate “a costruire, con le categorie dioggi, una visione del mondo cristiana, consapevole delle proprie radici”, in modo dasviluppare la capacità “di dire in modo originale e plausibile la nostra fede”. Solo cosìil progetto culturale “si inserisce nel dinamismo della nuova evangelizzazione”.

In conclusione, i contenuti del progetto culturale sono “il frutto di un cammino quo-tidiano di traduzione del Vangelo nella vita”, che ha il suo fondamento nella centralitàdell’evento di Gesù Cristo. In Lui, ha ricordato don Carlo, “ci è data un’interpretazio-ne di Dio e dell’uomo, e quindi implicitamente di tutta la realtà, che è così pregnante edinamica da potersi incarnare nelle più diverse situazioni e contesti storici”.

Sergio Borrelli

Silenziosamente, come Suocostume, ci ha lasciato PadreAntonio Minissale. Pietra miliarenel percorso religioso e di vita deitanti Seminaristi di Catania che pernoi serrani è stato un punto di riferi-mento sempre pronto e disponibilead ascoltare ed aiutarci a risolvere inostri dubbi ed i problemi personalie religiosi.

Padre Antonio Minissale nascea Bronte (CT) nel 1935, è semina-rista nel 1950, presso il Seminariodi Catania, riceve l’ordinazionesacerdotale nel 1957. Autore dinumerosi scritti, si è dedicato inparticolare allo studio del libro delSiracide, dove,come ben eviden-ziato da P. Dionisio Candido,docente di Antico Testamento al S.Paolo di Catania: “...traspare unametodologia che ha le sue radicinell’accurata analisi linguistica deltesto biblico,ma che sa anchecogliere le idee teologiche e le sug-gestioni etiche e religiose che laBibbia rivolge all’uomo di oggi”.Così lo ricorda il nostro socioDr.Vittorio Carini, che lo ebbecelebrante del suo matrimonio nel1970,e consigliere nel suo percorsoreligioso: “ho scoperto nell’uomo enel sacerdote, colui che grazie alsuo rigore scientifico ed allo spiritodi ragionevolezza nell’interpreta-zione della Bibbia mi hanno con-sentito di riappacificarmi con alcu-ne mie esigenze di razionalità”.

Di Padre Minissale ricordiamo,con rimpianto, il sorriso, la parola ela assoluta disponibilità al dialogo,ed ora che non è più con noi, ne sen-tiamo dolorosamente la mancanza.

Certo egli ora può conoscere laverità che ha sempre cercato conrigore, obiettività ed amore.

Pierluigi Motta

CCaattaanniiaa 771177

Padre AntonioMinissale

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VViitteerrbboo 443333Proprio in questi tempi in cui Benedetto XVI chiede accoratamente di pregare perché le ordinazioni episcopali senza

consenso papale in Cina vengano sospese, è importante ricordare come e quando in quel grande paese arrivò un missiona-rio gesuita a portare la Buona Novella, Padre Matteo Ricci.

Gli anni della sua opera apostolica si svolgono nel Cinquecento, periodo in Occidente di grandi imprese nel campo arti-stico, filosofico, scientifico, religioso. Lo stesso Padre Ricci, nato a Macerata nel 1552, era un letterato, astronomo, carto-grafo, matematico e diplomatico.

Con la sua vivace intelligenza si fece ammirare e stimare da tutti, perfino da personalità imperiali della Dinastia Mingche vollero conoscerlo personalmente invitandolo nella Città Proibita. Qui Padre Ricci poté dimostrare la sua cultura scien-tifica e diplomatica e l’Imperatore ne rimase così ben impressionato da nominarlo suo consigliere.

La fama di Padre Ricci, dopo esattamente quattrocento anni, (muore nel 1610), è ancora vivissima ed il suo nome è unodei pochi nomi stranieri che è esaltato nell’enciclopedia nazionale cinese.

L’Ordine Gesuita era sorto da poco quando il giovane religioso maceratese lo scelse.Il metodo di evangelizzazione che egli adottò in Cina fu originale: “farsi cinese con i cinesi”, soprattutto attraverso la

conoscenza della lingua, il dialogo inter-religioso, il coraggio delle affermazioni, il messaggio di amicizia e di convivenzapacifica fra popoli e culture diverse.

Egli visse circa trenta anni in Cina, anni che spese tutti in completa immersione in quella civiltà, rispettandone le tradizio-ni locali sia spirituali sia culturali. Imparò a parlare anche i vari dialetti di quell’immenso paese. Seppe mettere nella giusta luceil Credo che prospettava mentre teneva conto dei valori naturali e religiosi degli antichi saggi cinesi, cercando in tal modo difare comprendere come la figura di Cristo fosse venuta a completare l’antica saggezza cinese e come il messaggio evangelicoperfezionasse quei valori naturali che sono patrimonio di ogni cultura e costituiscono l’attesa di verità e giustizia dell’uomo.

Più di cinquecento anni separano Padre Ricci dal mondo odierno ed è sorprendente come egli abbia allora potuto espri-mere una metodologia così universale e moderna.: dialogo e non contrapposizione, pazienza costruttiva, evidenziamento divalori giusti e veri dovunque si trovino, Oriente o Occidente.

La sua vita fu presto contrassegnata da severa disciplina morale e religiosa del Collegio Romano dove lo aveva inviatosuo padre. Entrò poi nella Compagnia di Gesù a Sant’Andrea al Quirinale. Qui con il gesuita Cristophe Clavins imparerà lepiù avanzate scoperte di matematica e cosmografia. I superiori gesuiti lo inviarono missionario in Cina.

Dopo i primi dieci anni prese il nome cinese Li-Mo Dou, che è la parola che foneticamente più si avvicina a Matteo. ICinesi lo chiamarono sempre Xitai, che significa “il Maestro del Grande Occidente”.

La tomba di Padre Matteo Ricci è custodita a Pechino. Accanto ad essa sono sepolti sessantatre missionari. Tutti loro,attraverso i secoli, vollero costruire un mondo di unità nella diversità.

La causa di beatificazione di Padre Matteo Ricci è iniziata nel 1984. Per un quarto di secolo è rimasta sospesa, poi èstata ripresa il 24 gennaio 2010, nell’anno del quarto centenario della sua morte, ad opera di Mons. Claudio Giuliodori,Vescovo della Diocesi di Macerata, Tolentino, Recanati e Cingoli. In questa ricorrenza presso il Braccio di Carlo Magno inVaticano è stata istituita una mostra di rilievo internazionale di contenuto scientifico divulgativo “Ai crinali della Storia –Padre Matteo Ricci tra Roma e Pechino”, e la mostra itinerante “Matteo Ricci: l’Europa alla corte dei Ming” che è stataospitata a Pechino, Shangai (in occasione dell’Expo 2011), Nanchino e Macao. Elsa Soletta

Il 26 settembre u.s con una solenne cerimonia religiosa presso la Basilica di S. Maria della Quercia, concelebrata dalVescovo di Viterbo Mons. Lino Fumagalli ha avuto inizio ufficialmente l’anno sociale del Serra Club di Viterbo.

Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto dalle Sacre Letture della Messa, ha invitato ad avere la speranza della cer-tezza di un futuro migliore anche nei momenti meno felici della vita e della Chiesa ed a non lasciarsi coinvolgere dalla let-tura passiva degli eventi della vita quotidiana. Occorre, invece, interpretarli alla luce del Vangelo, facendosi guidare confiducia dalla parole di Gesù.

Operando con la semplicità e la fiducia tipica dei bambini sarà possibile realizzare un futuro diverso e migliore e crea-re quelle condizioni ambientali indispensabili affinché le vocazioni possano sbocciare, possano essere evidenziate e conso-lidarsi nel tempo.

Il Presule ha concluso esortando i serrani ad operare in tal senso, facendo sempre sentire la propria vicinanza ai giova-ni Serminaristi.

Al termine della Cerimonia, la Presidente Sig.ra Gioia Carnevalini ha indirizzato un breve saluto ai numerosissimi sociintervenuti, illustrando il proprio programma dell’anno serrano, basato su numerose iniziative a favore dei Seminaristi edelle Parrocchie e sulla formazione religiosa permanente dei soci. Adolfo Gusman

Padre Ricci: «farsi cinese con i cinesi»

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AAllttaammuurraa--AAvveerrssaa--MMaatteerraa

Occhi un po’ assonnati per la sveglia piuttosto anticipata,ma sereni, pieni di aspettative per l’ inizio di una due giorninelle terre della Murgia, ricchissime di storia antica, digioielli architettonici, di reperti paleontologici, riconosciutipatrimoni dell’ umanità. La cinquantina tra soci e loro amicidi Aversa, con l’ amata guida spirituale di Mons. StefanoRega, aveva riempito, sabato 8 ottobre, il pullman che liavrebbe portati come prima tappa a Castel del Monte, unostraordinario edificio federiciano del XIII sec., dalle origina-lità strutturali, dai misteriosi simbolismi di natura astrono-mica, astrologica, matematica, geometrica, un castello suigeneris, privo delle tipicità di un castello dell’ epoca, privodi elementi per così dire militari, da cui l’ inevitabile fascinodel mistero che ti prende, muovendoti nelle sue stanze, tra legrandi torri ottagonali, dove il numero “otto” è una costantenei vari ambiti strutturali e architettonici.

Una colazione nella località e poi, via, ad Altamura.. Illettore “serrano” avrà avuto un certo fremito di sorpresa: manon è la “patria” del nostro Presidente nazionale, DonatoViti? Bravi, è proprio così! Il “Vulcano”delle Murge, Viti, e

il “Vulcano”dell’ Aversano, Maria Luisa Coppola, si sonoparlati e ne è venuto fuori, come in titolo, un InterclubAltamura – Matera – Aversa che, se ci fate caso, dà origineall’ acronimo “AMA”. E con amore ci hanno accolto gliamici serrani dei due club, una vicinanza gioiosa e premuro-sa, con un programma di grande valore culturale, di ampiospettro storico, scientifico, sociale. Il Museo Paleontologiconel quale, con un’ affascinante visione multimediale, si èvista la straordinaria scoperta dell’ “Uomo di Altamura”(Homo arcaicus) totalmente integro e quindi unico al mondoe il Museo Etnografico, uno spaccato storico della vita diquesta deliziosa cittadina pugliese che l’ amico Viti, che uni-sce in sé l’ autorevolezza dell’ uomo intelligente e dinamicocon lo spirito irruento ed effervescente del ragazzo, il tuttocalato nell’ amore per Gesù (che miscela!), ha mostrato conorgoglio, nei suoi panorami bellissimi, nelle sue angolazioniarchitettoniche e urbane. La S. Messa nella duecentescaCattedrale, celebrata da Don Stefano e accompagnata da unadotta illustrazione della Prof. ssa Tragni, è stato il momentospirituale e di comunione cristiana. Nella bella convivialeserale erano proprio in tanti gli amici del Distretto 73, i pre-sidenti di Altamura, Mastrovito, e di Matera, LucreziaCarlucci, accompagnati da alcuni soci dei due Club e da donGiacomo cappellano del club di Altamura.

Matera, altra straordinaria antichissima cittadina, ci haaccolti, domenica 9, con altrettanta cordialità e efficienzaorganizzativa, con la visita preceduta da un’ interessantenotazione storica dei Sassi, nella quale gli amici serrani delClub locale, con in testa il Past. Gov. Cocca e la PresidenteCarlucci, ci hanno amorevolmente guidati in questo che èuno dei luoghi più suggestivi e singolari, con gli scenarid’integrazione tra natura geologica e insediamenti urbani,con le Chiese rupestri dallo straordinario fascino.

Non c’è che dire: un bellissimo esordio per la nuova“gestione” del Club di Aversa, per la nuova Presidente,Rosanna Martino, unanimemente apprezzata e per l’“incon-tenibile” Maria Luisa Coppola.-

Alberto Alfano

Uno straordinario interclub

VISITATE

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AAqquuiillaa 444444È ricco di proposte e di appuntamenti il programma del Club aquilano presieduto dalla dr.ssa Paola Poli, dirigente

dell’Archivio Diocesano. È bene ricordare che il Serra International ha come obiettivo l’impegno a testimoniare nellasocietà i valori della nostra fede con il “sostegno delle vocazioni”, cercando di accompagnare i sacerdoti nel loro percorsoformativo e nell’esercizio del Sacro Ministero.

È importante per un Serrano la formazione, che sarà assicurata agli iscritti al Club attraverso momenti di riflessione chesi ripeteranno durante tutto l’anno a partire dal mese di gennaio. È previsto anche un ritiro spirituale in un Monastero dellesuore Benedettine-Celestine. Nel periodo della Quaresima, inoltre, i serrani prepareranno la Pasqua.

Ma la formazione si ottiene anche con l’esperienza maturata sul territorio ed è per questo che sono in programma delleescursioni, con visite agli edifici di culto che hanno resistito alla furia del terremoto o che sono stati resi di nuovo agibili.Un iscritto al Serra deve essere a conoscenza della situazione conseguente al sisma, al fine di agire da supporto ai parroci.

L’annuale attività è stata inaugurata ufficialmente il 6 ottobre nella Sala San Pio X al Torrione, con l’Arcivescovo Mons.Giuseppe Molinari, che è cappellano del sodalizio, coadiuvato da Don Alessandro Benzi.

La giornata inaugurale ha visto la partecipazione di P. Mezzadri, sacerdote della Congregazione delle Missioni, e autoredi numerose pubblicazioni, che ha tenuto una conferenza su: “Cristiano come voi, prete per voi. Le parrocchie nella storia”.

Padre Mezzadri nella sua relazione ha puntato l’attenzione sulle parrocchie, sui cambiamenti che nel tempo le hannocaratterizzate, dalle origini (V – VII secolo) alla Riforma Carolingia (VIII - IX secolo), per arrivare alla grande svolta delConcilio di Trento, che rappresenta un momento fondamentale per la Chiesa. È arrivata una nuova concezione delleparrocchie, deputate ad insegnare il catechismo, che precedentemente era un compito delle famiglie ed è cambiata anche laformazione dei sacerdoti, che prima avveniva all’esterno, sul territorio, poi nei Seminari che accolgono i giovani findall’adolescenza, con l’Azione Cattolica che divenne il cardine della vita parrocchiale.

“Oggi la parrocchia è manifestamente in crisi – ha concluso il Prof. Mezzadri – i preti diminuiscono e ci sono parrocchiele cui presenze sono ormai a due cifre, diventando una stazione di servizi ecclesiastici. I documenti recenti esprimonosperanza1. Guardando al passato crediamo sia importante cogliere una frase da un documento recente: il mutamento esigeil discernimento. Evidentemente non si può difendere la parrocchia anni cinquanta del secolo scorso, come non si puòpretendere di incidere sul futuro con un ritorno al latino. O alla talare. Occorre essere inventivi. Occorre osare. Occorresperimentare”. Demetrio Moretti

Proposte e appuntamenti

AAvveerrssaa 11000022Con la celebrazione della S. Messa da parte del Vescovo S. E. mons. Angelo Spinillo, nella bella cappella del Seminario

Vescovile di Aversa, è avvenuta la cerimonia dell’apertura del nuovo anno sociale. Poco prima nella ricca pinacoteca c’erastato il passaggio di consegne tra il Presidente uscente, ing. Alberto Alfano e la neo Presidente Prof. Rosanna Martino, allapresenza della prof. Maria Luisa Coppola, Vice Presidente Nazionale.

L’indirizzo spirituale è stato offerto dall’intervento di Mons. Stefano Rega, dinamico e attivo Rettore del SeminarioDiocesano della città e apprezzato Cappellano dei soci, il cui numero si è arricchito di cinque nuovi soci, già formati nellospirito serrano. Nel suo intervento Mons. Stefano Rega ha affrontato il tema dell’“Educare alla vita buona del Vangelo -Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020”.

Le riflessioni sui cinque capitoli di cui si compone il documento( quattro di carattere contenutistico e l’ultimo di tipo meto-dologico), sono stati seguiti con grande interesse dai presenti. Molti hanno sentito rivolti a se stessi i pensieri e gli inviti ad edu-care alla fede cristiana, sia perché genitori e molti perché impegnati nella missione scolastica o professionale. Uno dei temi dimassima attualità per i giovani è certamente quello dell’affettività. In esso, ha detto monsignor Stefano Rega, particolari e sicu-re risposte debbono essere offerte in ordine alla sessualità, al rapporto uomo-donna, in tutte le implicazioni di carattere perso-nale e sociale. Interessante è stata anche la visione di globalità del concetto di educazione cristiana data dall’oratore per cuinessun cristiano può essere lasciato ai margini del processo educativo che dura per l’intera esistenza, da adeguare a ciascunosecondo le “Età della vita”. L’azione educativa, ha sostenuto, non deve essere concepita esclusiva e chiusa alla sfera indivi-duale; essa deve tendere al “bene comune”, caratterizzandosi come azione incisiva dello Spirito a vantaggio di tutta la comu-nità dei fedeli. Si riceve per dare e non per chiudersi in un individualismo egoistico e sterile. Quest’ultimo atteggiamento nonrisolverebbe “l’emergenza educativa” a cui i Vescovi fanno riferimento nell’attuale momento storico. L’educazione invece, dicedon Stefano, “rappresenta la frontiera necessaria, il luogo proprio per svolgere la missione evangelizzatrice”.

Tutto ciò, avverte il giovane monsignore, non potrà avere durevoli effetti se non si è convinti che ispiratore di ogni azio-ne pastorale è lo Spirito. Il rinnovamento non ci verrà mai dalle nostre umane forze, spesso solo deboli strumenti, ma dalSignore stesso che opera in ciascuno di noi. Come a dire: Cari cristiani,amici che mi ascoltate, abbiate fiducia, l’opera evan-gelizzatrice delle nostre quotidiane testimonianze, avviene per Grazia di Dio e non per umana iniziativa. Non disperiamo,dunque, il Signore opera in noi e la Vergine Maria,Madre di Dio e nostra, ci sarà sempre compagna.

Ferdinando Rostan

Apertura dell’anno sociale

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LLaattiinnaa 442200I serrani sono chiamati a indossare l’abito del cristiano intessuto delle quattro virtù cardinali: prudenza, fortezza, giusti-

zia e temperanza. L’esempio del beato Junipero Serra, francescano e missionario, che evangelizzò la California del nord eil Messico fondando oltre venti missioni, apre il serrano alla prospettiva della missionarietà come via di santificazione. Tuttala storia del Cristianesimo è una storia di fede che ha trasformato le strade dell’umanità nelle strade della speranza. È in que-sto contesto che il Serrano è chiamato ad operare. La post-modernità ha frantumato l’orizzonte metafisico favorendo unamentalità che assolutizza il frammento dello spazio e del tempo. Qui, e ora, c’è tutto. Hic et nunc, senza passato e senzafuturo. L’assolutizzazione del frammento induce l’uomo a bere a sorsi ingordi l’attimo presente, a consumarlo il più rapi-damente possibile. Qoelet, sapiente biblico, non esita a ripetere per ben sette volte nel suo libretto, la necessità di assapora-re le piccole cose della vita, oasi di quiete della quotidianità, che fanno scoprire nuove energie per continuare a respirare ea sperare. Lo schiacciamento del futuro sull’attimo presente, rende difficile l’anelito alla speranza, la quale, presuppone l’at-tesa e il desiderio. Sperare, senza passato e senza presente, non è sperare, ma alienarsi dalla Storia. È necessario passare dauna concezione cronologica del tempo ad una antropologica: dal kronos, tempo segnato dall’orologio, al kairos, il tempocolmo di atti e di parole, di scelte e di emozioni. Ogni attimo è generato dal passato, è gravido di futuro, ma, soprattutto èabitato dalla totalità della persona come diceva don Milani. L’uomo di oggi, immerso nel solipsismo, può liberarsi solo guar-dando all’altro che ci chiede di uscire dal nostro isolamento e ripercorrere la strada della comunione.

La metafisica della creazione, l’appello all’uomo samaritano è il filo conduttore che deve guidare il serrano. Solo in que-sto contesto potremo dire che: finché c’è vita c’è speranza ma, è soprattutto vero che: finché c’è amore c’è speranza.

Stella Laudadio

Il volto missionario del serrano

PPootteennzzaa 771122Il 24 ottobre presso il Seminario Minore di Potenza, dopo aver partecipato alla Santa Messa celebrata da S. Ecc.

l’Arcivescovo Mons. Agostino Superbo, presente il Governatore del Distretto 73, avv. Savino Murro, e numerosi soci edamici, il Presidente del Club,dott. Beniamino Calvello, ha aperto l’anno sociale 2011/2012.

Poche parole per presentare il cammino che il Club intende percorrere nel corrente anno sociale, continuando nei suoi incon-tri con la società ma rivolgendosi soprattutto ai giovani, per poter con loro colloquiare, per l’ascolto dei loro problemi.Sicuramente, con la nostra esperienza, abbiamo risposte da dare ai giovani, ma siamo in grado di intercettare le vere domande?

È questa la sfida che il Serra intende proporre ai propri soci ed alla società, con incontri, dibattiti e riflessioni che si alter-neranno, al fine di contrapporsi alla percepita indifferenza dell’uomo, soprattutto giovane, verso i veri valori della vita.

Il Club di Potenza nel trascorso anno sociale, si è rivolto ai giovani delle scuole di ogni ordine e grado invitandoli allapartecipazione del concorso scolastico, dal tema “Che cos’è secondo te l’amicizia? Ti senti amico di Gesù? “.

Si è quindi proceduto alla premiazione degli allievi dell’Istituto Tecnico per Geometri che, con il loro elaborato graficonella selezione nazionale, hanno conseguito il prestigioso traguardo della terza posto.

I giovani Carlo Laurino, Leonardo Dolce, Antonio Mastrangelo e Vito Foscolo hanno riproposto all’attenzione dell’udi-torio il proprio elaborato, ricevendo ancora una volta l’apprezzamento ed hanno quindi ritirato il previsto Premio nazionale,con pergamena consegnata da S.E. l’Arcivescovo che, con poche parole ha voluto ringraziare i giovani per il loro impegno,invitandoli a comportamenti consoni al buon vivere civile nello spirito di una comune accettazione della fede cristiana.

È seguito il breve saluto del Governatore, avv. Savino Murro, che nell’augurare la buona riuscita del programma delClub, si è soffermato sul Concorso Scolastico 2011/2012, che nel suo momento di visibilità sociale per il Club, offre l’op-portunità per essere di insegnamento e di riflessione per i giovani.

È stato presentato, quindi, il tema del prossimo Concorso scolastico “Dio dà ad ogni essere umano la libertà di sceglie-re: vivere con Lui o senza di Lui. Esprimi il tuo pensiero in proposito”, e il Programma degli incontri sociali.

Il cappellano del Club, Mons. Don Paolo Ambrico, ha tenuto una breve prolusione ribadendo che, di fronte alla cecitàdel mondo e di una certa cultura contemporanea, le parole ora non bastano più. È necessario testimoniare con la propria vitala misericordia di Dio, perché solo con l’amore la divulgazione della fede trova il suo fondamento, abbattendo i muri dellaindifferenza del pensiero debole. Attraverso la relazione tra le persone, la proposta di fede entra in relazione con l’esisten-za. È quindi necessario testimoniare il Vangelo rafforzando la sua formazione con un cammino di fede e fiducia.

Beniamino Calvello

Premiazione degli alunni

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in dialogo

Lettere al DirettoreCattolici, politica e luoghi comuni

Secondo la “vulgata” (non la traduzione di San Girolamo che rese, nei secoli, le Sacre Scritture accessibili ai più ma ilconglomerato di banalità che naviga nella “rete” a maglie larghe e nella carta stampata non sempre riciclabile) i catto-lici sono un bacino d’utenza (di voti), la Chiesa è la gerarchia ecclesiastica, la politica un’arena dove tutti gli interessi,senza limiti verso il basso e senza mete alte, si scontrano in un trito agone quotidiano fatto di cinismo, ipocrisie, retori-ca ed insulti.In quest’ansia di omologare tutto al peggio, i Vescovi italiani se difendono la famiglia eterosessuale sono dei retrivi omo-fobi, se si pronunziano per i diritti degli immigrati sono all’avanguardia del sociale.In questo contesto i cattolici finiscono, però, per ridursi a cosiddetti cattolici, perché si prestano all’uno od all’altro uso,al massimo riecheggiando generiche parole di solidarietà per i deboli, gli ultimi, i soli, in una prospettiva unicamentesociale, dunque asfittica e mutevole, o difendendo in teoria la famiglia, magari avendone più d’una.Questo, ahinoi, è il tempo dei luoghi comuni, ma ogni tanto qualcuno li viola.Un luminoso esempi per tutti: il Papa, Dio lo conservi, è andato al Bundestag e alcuni parlamentari della Sua Patria perprotesta non sono andati in aula; fuori gruppi eterogenei di soggetti autonominatisi oggetto di discriminazione special-mente sessuale lo hanno contestato al limite della blasfemia; e il Santo Padre cosa ha fatto? Si è adontato? Ha gridatoallo scandalo? È tornato subito a Roma? No, è andato, ha parlato, ha detto che chiunque, nei limiti del rispetto e dellanon violenza, è libero di contestare chicchessia ed ha pronunziato una sorta di allocuzione sulla politica che ha stordi-to positivamente i parlamentari tedeschi e tutti gli osservatori con un grammo di cervello, riempito le prime pagine deigiornali laicisti e suggestionato anche i pasdaran del politically correct. Con semplicità e profondità inusitate (non certoper Lui), in questo mondo un pò (molto) sciocco, ha richiamato riflessioni che conducono alla condivisione dei valori pri-mari della convivenza umana, quelli che ogni politico dovrebbe perseguire. Questo è bastato ad uscire dalla polemicasterile per arrivare ad una riflessione utile Così i Vescovi italiani, quando parlano di etica, non si riferiscono alle trite vicende di questo o di quello, ma ad un valo-re alto e sempre meno praticato; quando parlano di accoglienza dei poveri riecheggiano le parole di Gesù, non det-tano le leggi sull’immigrazione; quando parlano della famiglia traggono esempio da quella di Nazareth non discrimi-nano chi sceglie diversamente; quando, con il Papa, dicono che se tutto è fondato sull’economia, meglio, sui soldi, ènormale che la babele finanziaria ogni tanto crolli, tendono a risvegliare le coscienze, valorizzandole più del portafo-glio, perché l’uomo è creatura ed immagine del creatore, non un mero animale sociale.Ebbene, se i cattolici, violando finalmente anche loro i luoghi comuni che li imprigionano, testimoniassero con le loroazioni che non vale la pena vivere se qualcosa non vale più della vita, sfuggirebbero alle trite strumentalizzazioni e, daqualsiasi schieramento, getterebbero una luce salvifica nel buio pesto di questa politica inutile.I laici serrani, spesso in posizioni sociali importanti, potrebbero essere l’avanguardia di questo recupero di dignità; var-rebbe la pena riflettere approfonditamente su cosa fare e come fare ad assolvere tanti importanti impegni. Anche le nostrediscussioni, tutte, se politiche in primis, diventerebbero, allora, più appassionanti e positive. Ma abbiamo i nostri limiti,e ne resteremo prigionieri finché non troveremo il coraggio di superarli. Che Dio ci aiuti in questo, è l’ora giusta!

Antonio Ciacci

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Caro Ciacci,grazie davvero per la sua pregevole riflessione, che denota spirito critico, coscienza civica e amore per la Chiesa. Letre qualità non sono affatto in contrasto tra loro, anzi, nel passato anche recente dell’Italia, hanno connotato proprio queicattolici che maggiormente si sono distinti nell’opera di carità politica che ha portato il nostro Paese dalle rovine della IIGuerra Mondiale all’attuale posizione nel consesso delle nazioni civili. Perciò in un momento di crisi come il nostro, nonbisogna tirarsi indietro, ma al contrario agire per portare nell’ambito pubblico quei valori che da sempre ci ispirano eche non possono non essere posti alla base della pacifica e fruttuosa convivenza. Sono i cosiddetti valori non negozia-bili (vita, famiglia, libertà educativa e religiosa), dai quali in definitiva, come sottolineano il Papa e i vescovi, discendo-no tutti i diritti. Perciò faccio mie le sue parole sul ruolo dei laici serrani e a dimostrazione del fatto che non intendo limi-tarmi alle dichiarazioni, segnalo a lei e a tutti gli altri amici che ci leggono l’articolo di Domenico Delle Foglie, già vice-direttore di Avvenire e firma che onora il nostro giornale, che dopo l’incontro di Todi fa il punto sul tema “cattolici e poli-tica”. Un servizio questo che “Il Serrano” continuerà a offrire ai suoi lettori anche nei prossimi numeri.

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