Il Serrano n.110

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.110 Marzo 2008 Per sostenere le vocazioni sacerdotali Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa con il contributo dei Serra Club d’Italia e della Fondazione Italiana Beato Junipero Serra ® Quando il “correre” non è frenesia, ma sapienza del cuore ® 13 aprile 2008: Giornata mondiale di preghiera vocazionale ® Per una nuova cultura della vita umana ® Brecht e la sana laicità ® Leggere il tempo. Processo a Gesù ® La denuncia dei redditi: le offerte deducibili 4 6 8 12 14 24

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.110Marzo 2008

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

con il contributo dei Serra Club d’Italia edella Fondazione Italiana Beato Junipero Serra

® Quando il “correre”non è frenesia,ma sapienza del cuore

® 13 aprile 2008:Giornata mondiale dipreghiera vocazionale

® Per una nuovaculturadella vita umana

® Brechte la sanalaicità

® Leggere il tempo.Processoa Gesù

® La denunciadei redditi:le offerte deducibili

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 110ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

I trimestre - marzo 2008 (XXXII)

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.110Marzo 2008

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

con il contributo dei Serra Club d’Italia edella Fondazione Italiana Beato Junipero Serra

® Quando il “correre”non è frenesia,ma sapienza del cuore

® 13 aprile 2008:Giornata mondiale dipreghiera vocazionale

® Per una nuovaculturadella vita umana

® Brechte la sanalaicità

® Leggere il tempo.Processoa Gesù

® La denunciadei redditi:le offerte deducibili

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24sommario† 3 Editoriale

di Benito Piovesan† 4 Quando il “correre” non è frenesia, ma sapienza del cuore

di Don Nico Dal Molin† 6 La vocazione al servizio della Chiesa-missione† 8 Per una nuova cultura della vita umana

di S. Ecc. Santo Marcianò† 11 “Io sono la Risurrezione e la Vita”

di Gemma Sarteschi† 10 Tra rinnovamento e tradizione

di Alessandro Gnocchi† 12 Brecht e la sana laicità

di Salvatore Falzone† 14 Leggere il tempo: Processo a Gesù

di Giuseppe Savagnone† 15 Serra International - Board of trustèe 2008-2009† 16 La chiamata, cosa succede, cosa si sente?

di Don Stefano Rega† 18 “l’Ammiraglio” del Serra: Alfredo Brauzzi

di Paolo Buracchi† 19 Arriverderci... Alfredo

di Paolo Mirenda† 20 Il premio “Penna dello Spirito” a Massimo Introvigne

di Paolo Lapi† 22 Un Santo innamorato dei poveri

di Elsa Vannucci Soletta† 24 La denuncia dei redditi: Le offerte deducibili

di Francesco Baratta† 25 La Chiesa non vi ha dimenticati!† 26 Giovanni Novelli e il Serra

di Romano Pellicciarini† 27 Percorsi alternativi: La gemma dei sassi† 28 Tavola rotonda vocazionale

di Vincenzo Morgante† 29 Recensioni: La biblioteca del serrano† 31 XI Congresso Nazionale: Il programma† 32 I ministeri ordinati e il diacono

di Anna Maria Fellini

In copertina: Il manifesto del CNV per la 45a GMPV

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore ResponsabileGiulia Sommariva

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneBenito Piovesan, Presidente del CNISGemma Sarteschi, V. Presidente del C.N.I.S.Marco Crovara, V. Presidente del C.N.I.S.Giorgio Bregolin, V. Presidente del C.N.I.S.Donato Viti, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno collaborato a questo numero:Lidia Pistarino Mario MesseriniPaolo Mirenda Teodato PepeLino Sabino Antonio BrunettiStella Laudadio Lino JacobinoElsa Vannucci Stella CelentanoMiledda D’Arrigo Maria L. CoppolaAlessandro Gelich Vittorio FormentiMaria Silvestrini Aldo RobiolaCarlo Fabris

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 7 giugno 2008.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-

drati da vicino.I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazionec/o Renato VadalàVia Principe di Belmonte, 7890139 PalermoTel. 091 331014 - Fax 091 6251622E-mail: [email protected]

Grafica: Anreproject

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

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In una pellicola statunitense di qualche tempo fa, alcuni personaggi esprimevano apprezzamento sulla probità,onestà e rettitudine di un persona non presente; uno di questi ha concluso: “Deve essere un serrano”. All’immediatasorpresa è subentrata l’ammirazione per i colleghi americani che sono stati capaci di ritagliarsi un ruolo riconosciu-to in una società pragmatica e tutt’altro che propensa ai sentimentalismi. Mi è subito venuta in mente la prima comu-nità cristiana “Ogni giorno tutti insieme … lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2, 47). Il filmamericano ha attestato una doppia e diversa testimonianza: quella fornita dai personaggi che hanno apertamente rico-nosciuto il valore morale dei Serrani e quella di questi ultimi che con la loro vita e il loro comportamento rievocava-no la presenza di Cristo in mezzo agli uomini.

Ma cos’è la testimonianza cristiana? Una chiara definizione è stata data dal Card. Dionigi Tettamanzi alConvegno Ecclesiale di Verona: essa è offerta da coloro che vivono nella logica delle beatitudini evangeliche. Quelliche fanno professione di appartenenza a Cristo si riconoscono dalle loro opere.

Un contributo teso ad offrire uno sbocco concreto nella vita e nella testimonianza della Chiesa italiana alle indicazio-ni del Santo Padre e a quanto maturato nel Convegno, è stato proposto dal Card. Camillo Ruini. Egli, partendo dal con-cetto che il testimone è anche missionario e viceversa, ha richiamato la necessità e l’urgenza di un’effettiva “rievangeliz-zazione” del nostro popolo. La testimonianza missionaria del laici si esplica “andando” dalla gente, “entrando” nella lorovita, nei luoghi in cui abitano e lavorano, nei linguaggi che adoperano, nell’atmosfera culturale che respirano.

Il quarto Convegno Ecclesiale ha avuto come tema “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”. La risurre-zione di Cristo la riviviamo ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia ed ogni volta ci viene riproposto quanto spe-rimentato dai due discepoli di Emmaus.

Siamo nel periodo pasquale, quando cioè il popolo cristiano celebra la passione, la morte e la Risurrezione diCristo. È il momento più forte dell’anno liturgico, quando cioè siamo tutti chiamati a rinnovarci e a riconvertirci, aridelineare il nostro impegno. È un momento di particolare importanza specialmente per noi Serrani, che siamo stati“chiamati” ad operare concretamente e praticamente per “favorire”, prima, e per “sostenere”, poi, le vocazionisacerdotali e religiose, costituendo un ponte tra Cristo e la società civile.

In questo spirito di gioia cristiana, vi abbraccio fraternamente e porgo a voi e ai vostri cari affettuosi auguri affin-ché trascorriate felicemente la Santa Pasqua del Signore.

Benito Piovesan

Editoriale

GiacomoSerpotta

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La frenesia della vita porta tutti noi a non trovarespazi di silenzio, di ascolto, di interiorizzazione,

perché saturi delle mille cose da fare. (…)L’essere di corsa può significare veramente

lasciarci risucchiare da quelle che il Vangelo chiamale “mérimnai”, gli affanni, le preoccupazioni, le fre-nesie della vita di tutti i giorni, perdendo la preziosaopportunità di gustare la bellezza di quello che Gesùchiama la “parte migliore”: il donarsi del tempo disilenzio, di ascolto, di relazione, di affetti e senti-menti condivisi, non in un banale intimismo o senti-mentalismo, ma nella profondità dello scambio delcuore.

Ahimé, tutti noi siamo come prigionieri di unostesso stile di vita, che ci proietta dentro alla girando-la frenetica di urgenze ed emergenze non sempre cosìessenziali; saliamo tutti su di un carrozzone sempre incorsa, che ci fa riempire l’esistenza di cose da fare,senza però il gusto di poterne assaporare la bellezza ela profondità, nell’istante in cui le viviamo…

Siamo ammalati di efficientismo e su tutti noitiranneggia quella che possiamo chiamare una sindro-me nevrotica del nostro tempo: l’“horror vacui”: lapaura del vuoto, cioè del tempo in cui non abbiamoqualcosa da fare.

Questo ci porta ad intasare ogni opportunità direlazione calma e condivisa con gli altri. (…)

Com’è diversa la prospettiva dell’essere persone“in corsa”; non dei fuggitivi, ma degli atleti che ten-dono verso la meta da raggiungere, anche se questodomanda sforzo, impegno, abnegazione… e anche(ma questa è una parola impopolare da pronunciare,oggi), rinuncia!

Ecco le bellissime parole di S. Paolo in 1 Cor9,24-25:

13 APRILE / GMPV 2008pag. 4

Quando il “correre” non è frenesia,ma sapienza del cuore

Quello che maggiormente colpisce nella tematica di quest’anno, si potrebbe esprimere così:c’è una profonda differenza tra “l’essere di corsa” e … “l’essere in corsa”

Don Nico Dal Molin, Direttore del Centro Nazionale Vocazioni Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corro-no, ma uno solo conquista il premio? Correte anchevoi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è tem-perante in tutto; essi lo fanno per ottenere una coronacorruttibile, noi invece una incorruttibile.

(…) Lo slogan di questo nuovo anno ci interpella eci provoca: “Corro per la via del tuo Amore”. La viadell’amore è l’unica in grado di dare un senso profon-do e totale alla nostra esistenza.

Ce lo ricorda Papa Benedetto XVI, nella recentis-sima enciclica “Spe salvi”, al nr. 12:“Possiamo soltanto cercare di uscire col nostro

pensiero dalla temporalità della quale siamo prigio-nieri e in qualche modo presagire che l’eternità nonsia un continuo susseguirsi di giorni del calendario,ma qualcosa come il momento colmo di appagamen-to, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo latotalità. Sarebbe il momento dell’immergersi nell’o-ceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – ilprima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltantocercare di pensare che questo momento è la vita insenso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vasti-tà dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffat-ti dalla gioia”.

Immergersi nell’oceano dell’Infinito Amore chediventa la pienezza della vita stessa… Che bellezzaquesta intuizione, eppure ben presente in coloro chel’amore lo vivono e lo esprimono nelle proprie sceltedi vita.

Recentemente l’ho visto sul volto di una giovanecoppia di sposi, nel giorno del loro matrimonio, pre-parato nella tribolazione di una grande sofferenza eforse, proprio per questo, ancor più vissuto nella gioiadell’abbandono reciproco.

L’ho visto negli occhi di una coppia che a lungoaveva atteso la nascita di un bambino e che poi, in uninno di amore alla vita, ha adottato un bimbo di unaterra lontana.

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pag. 513 APRILE / GMPV 2008

L’ho visto negli occhi, carichi di una gioia intensae direi quasi inesprimibile, di alcune giovani nel Ritodella loro Prima Professione, mentre donavano alSignore la loro vita, il loro cuore, con la trepidazionee l’entusiasmo della amata del Cantico.

Questa è la forza dell’amore vero. Questa è la viasu cui prendere un abbrivio di corsa che ti porta a nonfermarti più…

Eppure, e noi non possiamo dimenticarlo, l’amoreoggi non è solo fatto di una bellezza appagante e diuna gioia incontenibile; spesso, troppo spesso, ilnostro tempo ci fa vedere un amore triste, perchèammalato.

Oggi più che mai si ha la sensazione di sentire par-lare e sparlare dell’Amore: ma esso non è più unaparola sussurrata, ma “gridata”, mercificata , data inostaggio alla audience televisiva.

Non vorremmo cadere in inutili sdolcinature e nep-pure in pretese poetiche fuori luogo: ma l’amore è unarealtà delicata! E allora, perchè non la si tratta condelicatezza?

Perché è divenuta una realtà gridata, intrisa di unvocìo banale e vuoto?

Occorre trovare il tempo e forse il coraggio di met-terci al capezzale di questo Amore fragile, vulnerabi-le, profondamente ferito.

È un amore ammalato perché c’è la paura di amare.Chi si prende questo rischio sa che la sua vita ne

risulterà profondamente cambiata.Sa che egli è chiamato a svuotarsi per fare posto al

cuore che ama. Come non ricordare la famosa parabo-la orientale di quel guru che, nel ricevere il suo ospi-te, gli versava del thè nella tazza e continuava a ver-sarne finché la tazza fu colma ed il thè tracimò oltre latazza, oltre il piattino...

L’ospite guardava allibito, non capiva come mai ilguru non si rendesse conto di una così grande stupi-daggine.

Ad un certo punto, esasperato disse: “Basta, nonvedi che la tazza è colma e non può contenere neppu-re una goccia in più del tuo thè?”

“Sì, lo vedo, – rispose imperturbabile il guru –ma lo sto facendo apposta, perchè questa tazza ècome il tuo cuore: è troppo pieno di te stesso e delletue cose; come puoi pretendere di poter accogliereanche una sola parola di quelle che io vorrei conse-gnarti?”.

Un amore ammalato perchè si fonda sul mito dellasessualità: se il rapporto sessuale funziona, anche l’a-more sarà felice... Illusione!

È la ricerca di una felicità asfittica, rinchiusa in unsegmento di vita, divenuta fine e non effetto di una

modalità globale di relazionarsi, di comunicare, distare insieme.

Ed ecco l’effetto “boomerang”: la ricerca di unafelicità sessuale si trasforma spesso in impotenza,in frigidità, in situazioni psicologiche frustrantiche rendono difficile e spesso impossibile unacomunicazione totale e profonda, anche sotto ilprofilo di una relazione sessuale. Le significativericerche del famoso psicoanalista americano D.Shapiro sono una ingombrante conferma proprio inquesto senso.

Un amore ammalato perchè sente il peso dellaresponsabilità in cui si è chiamati a “farsi carico dellapersona amata”. Un peso che oggi crea molta ansia!

Un amore ammalato perché non si è disposti a faredono della propria libertà: libertà di scelte, di tempo,di cuore. La vera libertà non è vivere come dei “caniperduti senza collare”, parafrasando il titolo di uncelebre romanzo dello scrittore francese GilbertCesbron.

Imparare a fare dono di se stessi, della proprialibertà significa ritrovare un oceano di libertà. Ma pergiungere a questo occorre osare di prendersi il rischiodi inoltrarsi in alto mare e abbandonare la moda delcosteggiare i bordi della riva veleggiando nel piccolocabotaggio.

Un amore ammalato perché viene assorbito dallanoia della “routine” e dalla ripetitività della vita ditutti i giorni. Eppure chi si ama veramente scopre cheuna fedeltà quotidiana è creatività e non ritualismoripetitivo di bassa lega; scopre che l’amore, anchenella sua ferialità, è festa e quindi novità e non apatiae scoraggiamento.

In una parola, scopre che la bellezza del cuoreumano, e in particolare del cuore amato, non è maieguale a se stessa. (…)

Quale migliore conclusione anche per noi, allora,se non le ultime parole che, nell’Enciclica, il Papa cimette sulle labbra e nel cuore per invocare la VergineMaria, in questa “corsa” lungo la via dell’Amore:

Vergine Santa,tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre,

come Madre della speranza.Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra,insegnaci a credere, sperare ed amare con te.

Indicaci la via verso il suo regno!Stella del mare, brilla su di noie guidaci nel nostro cammino!

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Nel suo Messaggio per la circostanza, il Papa ricorda innanzitutto il mandato affidato da GesùRisorto agli Apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome delPadre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19), assicurando: “Ecco io sono con voi tutti i gior-ni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Quindi Benedetto XVI prosegue: “La Chiesa è missionarianel suo insieme e in ogni suo membro. Se in forza dei sacramenti del Battesimo e dellaConfermazione ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annunciare il Vangelo, la dimensionemissionaria è specialmente e intimamente legata alla vocazione sacerdotale. Nell’alleanza conIsraele, Dio affidò a uomini prescelti, chiamati da Lui ed inviati al popolo in suo nome, la missionedi essere profeti e sacerdoti”.

Gesù Cristo, nel quale si realizzarono le promesse fatte ai padri, scelse come stretti collaboratorinel ministero messianico, “dei discepoli già nella vita pubblica, durante lapredicazione in Galilea”. Nella pagina evangelica chiamata “discorso mis-sionario”, possiamo notare “tutti quegli aspetti che caratterizzano l’attivi-tà missionaria di una comunità cristiana, che voglia restare fedele all’e-sempio e all’insegnamento di Gesù. Corrispondere alla chiamata delSignore comporta affrontare con prudenza e semplicità ogni pericolo e per-sino le persecuzioni. Diventati una cosa sola con il Maestro, i discepoli nonsono più soli ad annunciare il Regno dei cieli, ma è lo stesso Gesù ad agirein essi. Proprio perché inviati dal Signore, i Dodici prendono il nome di‘apostoli’, destinati a percorrere le vie del mondo annunciando il Vangelocome testimoni della morte e risurrezione di Cristo. Il Libro degli Attidegli Apostoli attribuisce un ruolo molto importante, in questo processo dievangelizzazione, anche ad altri discepoli, la cui vocazione missionariascaturisce da circostanze provvidenziali, talvolta dolorose, come l’espul-sione dalla propria terra in quanto seguaci di Gesù. Lo Spirito Santo per-mette di trasformare questa prova in occasione di grazia, e di trarne spun-to perché il nome del Signore sia annunciato ad altre genti e si allarghi intal modo il cerchio della Comunità cristiana”.

Il Santo Padre evidenzia a questo punto del messaggio, la figura diPaolo di Tarso: “La storia di Paolo, il più grande missionario di tutti itempi, fa emergere, sotto molti punti di vista, quale sia il nesso tra voca-

zione e missione. Accusato dai suoi avversari di non essere autorizzato all’apostolato, egli fa appel-lo ripetutamente proprio alla vocazione ricevuta direttamente dal Signore”. A “spingere” gli Apostoliè sempre “l’amore di Cristo”, così innumerevoli missionari, nel corso dei secoli, “quali fedeli servi-tori della Chiesa, docili all’azione dello Spirito Santo, hanno seguito le orme dei primi discepoli.L’amore di Cristo, infatti, va comunicato ai fratelli con gli esempi e le parole; con tutta la vita”.

13 APRILE / GMPV 2008pag. 6

La vocazione al serviziodella Chiesa-missione

La dimensione missionaria intimamente legataalla vocazione sacerdotale è il tema scelto dal Santo PadreBenedetto XVI in occasione della ricorrenza della XLV GMPV

“La Chiesa è missionaria nel suo

insieme e in ogni suo membro.

Se in forza dei sacramenti del

Battesimo e della Confermazione

ogni cristiano è chiamato a testi-

moniare e ad annunciare il

Vangelo, la dimensione missio-

naria è specialmente e intima-

mente legata alla vocazione

sacerdotale”

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pag. 713 APRILE / GMPV 2008

“Tra le persone che sidedicano totalmente alservizio del Vangelo –prosegue il Papa – visono in particolar modosacerdoti chiamati a di-spensare la Parola diDio, amministrare isacramenti, specialmen-te l’Eucaristia e laRiconciliazione, votatial servizio dei più picco-li, dei malati, dei soffe-renti, dei poveri e diquanti attraversano mo-menti difficili in regionidella terra dove vi sono,talora, moltitudini cheancora oggi non hannoavuto un vero incontrocon Gesù Cristo.Ad esse

i missionari recano il primo annuncio del suo amore redentivo”. Il numero dei battezzati aumenta ognianno “grazie all’azione pastorale di questi sacerdoti, interamente consacrati alla salvezza dei fratelli”,e a tale proposito il Santo Padre tributa una “speciale riconoscenza” ai pre-sbiteri fidei donum, “che con competenza e generosa dedizione edificano lacomunità annunciandole la Parola di Dio e spezzando il Pane della vita,senza risparmiare energie nel servizio alla missione della Chiesa”. QuindiBenedetto XVI invita a ringraziare Dio “per i tanti sacerdoti che hanno sof-ferto fino al sacrificio della vita per servire Cristo” e ricorda che “attraver-so i suoi sacerdoti, Gesù si rende presente fra gli uomini di oggi, sino agliangoli più remoti della terra”.

Il messaggio prosegue sottolineando “la parte importantissima nell’e-vangelizzazione del mondo” ricoperta dalla schiera dei religiosi e dellereligiose: “Con la loro preghiera continua e comunitaria, i religiosi divita contemplativa intercedono incessantemente per tutta l’umanità;quelli di vita attiva, con la loro multiforme azione caritativa, recano atutti la testimonianza viva dell’amore e della misericordia di Dio”. IlPapa raccomanda poi di non far mai venire meno nelle comunità cristia-ne “una costante educazione alla fede dei fanciulli e degli adulti”, inquanto “è necessario mantenere vivo nei fedeli un attivo senso di respon-sabilità missionaria e di partecipazione solidale con i popoli della terra”.

Le vocazioni al sacerdozio ministeriale ed alla vita consacrata fiorisco-no “solo in un terreno spiritualmente ben coltivato”, così “le comunità cristiane, che vivono intensa-mente la dimensione missionaria del mistero della Chiesa, mai saranno portate a ripiegarsi su se stes-se. Quello delle vocazioni è il dono che la Chiesa invoca ogni giorno dallo Spirito Santo.

Come ai suoi inizi, raccolta attorno alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli, la Comunità eccle-siale apprende da lei ad implorare dal Signore la fioritura di nuovi apostoli che sappiano vivere in séquella fede e quell’amore che sono necessari per la missione”.

S.L. - Fides

Il testo integrale del messaggio del Papa può essere letto sul sito: www.serraclubitalia.it/documenti/messaggi

“Con la loro preghiera continua e

comunitaria, i religiosi di vita

contemplativa intercedono inces-

santemente per tutta l’umanità;

quelli di vita attiva, con la loro

multiforme azione caritativa,

recano a tutti la testimonianza

viva dell’amore e della misericor-

dia di Dio”

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CULTURA E FEDEpag. 8

Quando la scienza si applica al sollievo della sof-ferenza e quando, su questo cammino, scoprenuove risorse, essa si dimostra due volte ricca

di umanità: per lo sforzo dell’ingegno investito nellaricerca e per il beneficio annunciato a quanti sonoafflitti dalla malattia. Anche coloro che forniscono imezzi finanziari e incoraggiano le strutture di studionecessarie partecipano al merito di questo progressosulla strada della civiltà. Vorrei ripetere in questa cir-costanza quanto ho avuto modo di affermare in unarecente udienza: “Il progresso può essere progressovero solo se serve alla persona umana e se la personaumana stessa cresce; se non cresce solo il suo poteretecnico, ma cresce anche la sua capacità morale”(Udienza Generale del 16 agosto). In questa luce,anche la ricerca sulle cellule staminali somatiche meri-ta approvazione ed incoraggiamento quando coniugafelicemente insieme il sapere scientifico, la tecnologiapiù avanzata in ambito biologico e l’etica che postulail rispetto dell’essere umano in ogni stadio della suaesistenza» .

Così il Santo Padre Benedetto XVI si rivolge ai par-tecipanti ad un Congresso sulle cellule staminali, conun’osservazione acuta ed ampia che, da un lato, inqua-dra la liceità dell’uso terapeutico delle cellule staminalisomatiche ma, al contempo, ci consente di partire perallargare lo sguardo all’ampio orizzonte di quella cheabbiamo chiamato “cultura della vita”. Una cultura chedesideriamo sia “nuova”.

La mia riflessione nasce – e non può non nascere –da una preoccupazione, ma approda ad un’incrollabilesperanza. Perché se, da un lato, non c’è oggi realtà piùesposta e disprezzata della vita umana, specie nelle suefasi di maggiore debolezza e fragilità, credo non ci siaricchezza più preziosa e potenzialità più ricca.

La vita umana è una sfida e una risorsa. È un miste-ro sul quale non può calare il silenzio dell’indifferenza

rispetto alle problematiche che la colgono e rispetto allaricerca di senso. Quello della vita è il campo minato efecondo sul quale oggi si gioca il futuro della Chiesa edella società.

I nuovi attentati alla vitaLa Chiesa si interessa a questi temi, e si interessa in

modo concreto e ampio, proprio perché alla Chiesa staa cuore la persona umana, ogni persona umana, in qua-lunque stadio della sua vita ella si trovi. Alla Chiesa staa cuore la vita umana. Sento che tutti gli sforzi di evan-gelizzazione e promozione umana saranno vani, saran-no privi di fondamento e di prospettiva finché non avre-mo rimesso la riflessione sulla vita al centro delle ini-ziative pastorali e catechetiche.

In particolare, la Chiesa, in questi ultimi anni, nontace rispetto ai pericoli che vede profilarsi all’orizzonte;non tace nel denunciare i nuovi attentati contro la vita,che – dice con forza Giovanni Paolo II – «tendono aperdere, nella coscienza collettiva, il carattere di “delit-to” e ad assumere paradossalmente quello di “diritto”».

Non si può tacere! E non si può non riconoscere che,forse, quella sorta di inquietudine, che oggi così facil-mente ci coglie, è dovuta non solo all’insicurezza sulpiano sociale, economico, politico…: se si arriva aminare il valore fondamentale della vita, ogni persona,anche inconsapevolmente ma non a torto, si sentirà, inqualche modo, minacciata.

Stiamo parlando di nuovi attentati alla vita: ma giàil Concilio Vaticano II levava una voce chiara e fortenel condannarli. «Tutto ciò che è contro la vita stessa– leggiamo nella Gaudium et Spes –, come ogni spe-cie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lostesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’inte-grità della persona umana, come le mutilazioni, le tor-ture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per vio-lentare l’intimo dello spirito; tutto ciò che offende ladignità umana come le condizioni infraumane di vita,le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavi-tù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei gio-vani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro con

della vita umanaIntervento di S. Ecc. Santo Marcianò, Arcivescovodi Rossano-Cariati al convegno “Scienza e Cultura:le cellule staminali”.

Per una nuova cultura

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pag. 9CULTURA E FEDE

le quali i lavoratori sono trattati come semplici stru-menti di guadagno, e non come persone libere eresponsabili; tutte queste cose, e altre simili, sono cer-tamente vergognose e, mentre guastano la civiltàumana, inquinano coloro che così si comportanoancor più che non quelli che le subiscono; e ledonograndemente l’onore del Creatore».

Questo specchio terribile si va oggi ampliando. Ilraggio dell’aborto comprende, ad esempio, tutte quelletecniche che vengono impropriamente definite contrac-cettive, alcune forme di fecondazione artificiale, le dia-gnosi prenatali o preimpianto con eliminazione degliembrioni malformati, le diverse forme di sperimenta-zione sugli stessi embrioni nonché la clonazione, anchel’uso delle cellule staminali embrionali, terapeutico onon che sia, si fonda su questa inammissibile manipola-zione. Ma pensiamo anche come la logica del controllodemografico e delle tecniche ad esso collegate (contrac-cezione, sterilizzazione, fecondazione artificiale e abor-to) offenda la dignità della procreazione umana; comel’esercizio della sessualità, sottratto alla bellezza dell’a-more coniugale, venga svuotato del suo profondo valo-re conducendo al non senso e, talora, alla perversione;quanto la mentalità eutanasica stia invadendo la moda-lità di affrontare le malattie terminali e non solo, inne-stando l’idea che l’essere umano abbia il potere di deci-dere di se stesso anche, ad esempio, attraverso il cosid-detto testamento biologico…

Tutte queste forme di offesa alla vita e alla dignitàdell’uomo preoccupano, toccano letteralmente il cuore.

Il messaggio cristiano sulla vitaNel 1995, Giovanni Paolo II pubblicava

un’Enciclica che non possiamo non definire “storica”:l’Evangelium Vitae, il Vangelo della vita.

Fra tutte le creature – ecco la bellezza di questoannuncio – è solo l’uomo che possiede la vita in sensopieno, «una vita che è ben più di un esistere nel tempo».La Sacra Scrittura sintetizza il valore di questa vitadicendo che, a differenza di tutti gli altri esseri viventi,l’uomo è creato da Dio «a sua immagine e somiglianza»(cfr Gn 1, 26). «La vita che Dio offre all’uomo – com-menta Giovanni Paolo II – è un dono con cui Dio parte-cipa qualcosa di sé alla sua creatura».

Ricevendo la vita, l’uomo non riceve – potremmodire – semplicemente qualcosa da Dio ma qualcosa diDio stesso.

Questa vita significa corporeità e spiritualità, ragio-ne e libertà, potere di dominare il mondo e responsabi-lità verso tutto ciò su cui si ha potere. Significa in ulti-

mo – proprio perché di vita divina si tratta – eternità,impossibilità che la morte prevalga.

Tutto l’universo, in fondo, è creato per l’uomo; l’uo-mo, invece, «in terra è l’unica creatura che Dio ha volu-ta per se stessa».

Da ciò deriva che all’uomo, assieme alla stessa vitadivina, viene elargito tutto l’amore di Dio; e viene offer-ta la capacità di amare, capacità di cui la sua vita è let-teralmente impregnata. Se, dunque, la relazione che lapersona umana può impostare con il mondo è quella dicoltivarlo, cioè, in qualche modo, dominarlo, la relazio-ne che ogni persona può e deve instaurare con l’altrapersona è solo quella dell’amore. Sì! Perché fin dall’i-nizio – cioè già nell’istante della creazione – l’esistenzaumana si “giustifica” solo con l’amore.

Tutta la vita del Cristo è un prendersi cura della vitadell’uomo: l’attenzione ai piccoli e ai poveri, ai malati ealle vedove, tutta la sua opera di predicazione… Con laSua vita e la Sua opera, Gesù afferma il valore sacro edinviolabile della vita di tutti, soprattutto di quelli chepotrebbero apparire meno degni di rispetto e meno dota-ti di perfezione umana.

La Pasqua del Cristo, la sua morte e Risurrezione,sono l’icona che vive nell’esperienza di ogni uomo edunque il cuore del messaggio sulla vita che la Chiesa èchiamata ad annunciare.

Da questo messaggio, da questo Vangelo della vita,derivano alcune conseguenze:

– La vita umana, la vita del corpo, è sacra ed invio-labile per ogni persona e in ogni fase: e questo, sullascia del messaggio di Cristo, è tanto più vero quantopiù riguarda gli esseri umani fragili e indifesi, segnatida ogni sorta di debolezza, di malattia, di malforma-zione…

– La dignità della vita, tuttavia, non si misura esclu-sivamente dal rispetto della vita fisica, ma esige la pro-mozione del bene integrale dell’uomo (fisico, razionale,spirituale).

– La vita umana trova la pienezza della sua realizza-zione non in una perfezione arbitrariamente definita,che peraltro riguarderebbe solo qualcuno, non nel domi-nio e nel possesso, ma nel dono sincero di sé.

– In questa luce, anche la sofferenza acquista unsignificato: e se per il credente è partecipazione aldolore salvifico del Cristo, per ogni persona è ciò checonferma il valore dell’amore. È, infatti, nella soffe-renza e dinanzi alla sofferenza che l’essere umano puòritrovare questa sua grandezza: fare dono della pro-pria vita soffrendo; fare dono della propria vita a chisoffre.

– La vita umana ha in sé un germe di eternità cheneppure la morte può distruggere. E questo anelito l’uo-mo porta dentro di sé, anche senza saperlo decifrare.

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pag. 10 CULTURA E FEDE

questione di sapienza. Quella sapienza che non si stan-ca di indagare i segreti del cosmo, della natura, dellastessa biologia umana, con la curiosità di conoscere, ildesiderio di custodire e migliorare, la vocazione di cura-re: ma non, certamente, con l’intenzione di manipolaree distruggere.

Quella sapienza che solo l’uomo, in tutto l’universo,riceve in dono e ha il compito di custodire.

Sì, perché – vedete – quando parliamo di scienza, diricerca, di medicina… parliamo sempre di singole per-sone che esercitano tali discipline. Parliamo di un ricer-catore che fa un’ipotesi e un programma di ricerca, cheha un obiettivo da perseguire, che ad esso dedica il pro-prio sapere e le proprie energie. Ma che con esso realiz-za la sua vita e vocazione di persona umana chiamata adamare e a servire la vita. E credo che conosciamo tuttiesempi di uomini e donne che hanno davvero consuma-to la loro vita per la vera scienza, magari rifiutando per

motivi di coscienza percorsi di ricerca o campi dilavoro più facili e redditizi, ma forse meno

rispettosi dell’uomo.Tutto questo, però, è vero anche

quando parliamo di scelte sociali, cul-turali, politiche… e quando parliamodi impostazione di vita, nel quotidia-no e nell’intimità stessa delle nostrefamiglie.

La battaglia per la vita non è soloun’impresa grandiosa che si gioca nei

laboratori medici o nelle assembleelegislative; è anche il quotidiano sforzo

che ciascuno di noi fa nell’accoglienza incon-dizionata di ogni persona che si riflette sul bene

dell’umanità.Dove – mi chiedo allora – scienza e sapienza si pos-

sono alleare? Dove la vera scienza e la vera cultura sipossono ritrovare, per costruire realmente una “civiltàdell’amore”?

Ho una sola risposta: nella coscienza dell’uomo e nelsuo cuore. Una coscienza e un cuore che occorre oggirieducare, assieme alla ragione, perché l’uomo ritrovilibertà e responsabilità nella ricerca appassionata dellaverità e della bellezza sulla vita.

Sì, rieducare la coscienza: è questo il compito dicomunità cristiana e civile; è questo il grande compitodella famiglia. È questa la sfida e la risorsa, senza laquale la vita non è vita e l’uomo, che si crede libero,smarrisce invece il senso profondo della sua stessa uma-nità.

Rieducare la coscienza e il cuore. È questa, ne sonoconvinto, la nostra forza e la nostra speranza: l’incrolla-bile speranza di poter contribuire a promuovere unanuova cultura della vita umana.

Un messaggio per la scienzaMi rendo conto che non a tutti è possibile condivide-

re il messaggio cristiano sulla vita ma credo che possia-mo cercare insieme di comprenderne il valore, permisurare le diverse responsabilità e i diversi compiti checiascuno ha nei confronti della vita.

Penso anzitutto all’ambito della scienza. «Con lenuove prospettive aperte dal progresso scientifico e tec-nologico nascono nuove forme di attentati alla dignitàdell’essere umano… – ci avvisa l’Evangelium Vitae –La stessa medicina, che per sua vocazione è ordinataalla difesa e cura della vita umana, in alcuni suoi setto-ri si presta sempre più largamente a realizzare atti con-tro la persona e in tal modo deforma il suo volto».

È terribile considerare che proprio la scienza che piùè deputata alla salvaguardia della vita umana si orientilentamente a studiare ed applicare metodiche chedistruggono gli esseri umani stessi. Non si puògiustificarle in nome di un progresso scienti-fico tanto falso quanto iniquo: tanto piùche spesso, per pura logica di mercato,si tacciono scoperte scientifiche chesarebbero veramente finalizzate allacura della vita: abbiamo visto, adesempio, quale differenza passi tra lecellule staminali embrionali e soma-tiche, nell’intenzione e nell’applica-zione della ricerca stessa. E questa dif-ferenza credo si possa ritrovare in tan-tissimi settori della medicina: la differen-za tra la fecondazione artificiale e la cura del-l’infertilità di coppia; tra l’eutanasia e le cosiddet-te cure palliative, cioè di supporto alla sofferenza…

Forse è giunto il momento di interrogarsi su cosapossiamo veramente chiamare scienza!

Un messaggio per l’uomoCome allora scongiurare, ancora e sempre più, il

pericolo di una scienza che lentamente arriva a distrug-gere l’uomo, minando la vita alle sue stesse radici?

Sì, credo fortemente che questo sia possibile. E, daPastore della Chiesa, vorrei indicare una via, che nascedal cuore del Vangelo ma che trova risposta – ne sonocerto – nel cuore di ogni uomo e donna di buona volon-tà. Traccio questa via utilizzando un’espressione sinteti-ca e pregnante di Giovanni Paolo II: «La scienza è chia-mata ad allearsi con la sapienza»!

È proprio così, se di cultura possiamo parlare rife-rendoci all’ambito scientifico, questa non è una sempli-ce questione di risultati, di fama, di guadagno: è una

Lastessa medicina,

che per sua vocazione èordinata alla difesa e curadella vita umana, in alcunisuoi settori si presta semprepiù largamente a realizzareatti contro la persona e intal modo deforma il

suo volto.

Page 11: Il Serrano n.110

Carissimi amici serrani, il cammino quaresimale ci ha portato, di domenica in domenica, a meditare la realtà diCristo che incontra l’umanità nelle sue difficoltà e nei suoi bisogni più profondi e ci ha dato la possibilità di giun-gere alla S. Pasqua con lo sguardo rivolto al fondamento della nostra fede.

Cristo ci ha invitati a ritrovare: l’Acqua viva - la Luce - la Vita.La Parola come Acqua viva: Gesù parla della sete fisica per mettere in evidenza la sete interiore, profonda più

del pozzo di Giacobbe, e sceglie una donna di una razza considerata impura con una storia personale poco limpida...nessun altro le avrebbe rivolto la parola ma Gesù va incontro all’umanità, la più emarginata, la più indifesa perfarla rinascere a vita nuova. Il primo segno è il desiderio di annunciare agli altri questo incontro straordinario,dimenticando completamente, come la brocca lasciata al pozzo, qualunque altra sete, qualunque altro bisogno.

Noi dobbiamo essere desiderosi di comunicare agli altri la nostra esperienza di Dio, dobbiamo diventare sorgentidi acqua che zampilla , vicini a Gesù in spirito e verità.La Parola come Luce: si parla di occhi che vedono e occhi che non vogliono vedere, di sguardo superficiale, di

sguardo del cuore, di fede e di incredulità, il buio delle tenebre in cui vive chi non sente la presenza del Signore.Noi credenti dobbiamo sforzarci di guardare il mondo e le persone così come vengono guardate da Dio: “l’uo-

mo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”.Il miracolo del cieco nato che recupera la vista simboleggia il cammino della conversione dove il buio interiore

è cambiato in luce. Tutto avviene senza richiesta di aiuto; è Gesù che prende l’iniziativa della salvezza, senza giu-dicare le cause della cecità, cioè del peccato.

Questa è la luce che deve caratterizzare la nostra vita serrana.La Parola come Vita: Io sono la Risurrezione e la Vita, chi crede in me non morrà in eterno.Il cammino di somiglianza a Cristo è possibile solo perché Lui, la Vita, si unisce a noi e ci comunica se stesso.

Il legame stabilito dal Cristo con ogni battezzato è indissolubile. San Paolo lo ha capito ed esclama: “non sono ioche vivo, è Cristo che vive in me”.

Acqua - Luce - Vita, con queste parole il Cristo ci permette il passaggio (significato della parola Pasqua) dalladisperazione alla gioia, dalla sconfitta alla vittoria, dalla fragilità all’eternità.

Carissimi amici, il cammino della conversione ha alti e bassi, difficoltà e cedimenti, ci vuole costanza e corag-gio per affrontarlo; ne hanno avuto bisogno sicuramente anche i discepoli più vicini a Gesù per stare con Lui eseguirlo fino a Gerusalemme. Adesso tocca a noi e augurando una Santa Pasqua a voi e famiglia desidero ricordar-vi che: il frutto della fede è l’Amore, il frutto dell’Amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace, non importaquanto facciamo, importa quanto Amore poniamo ...Buona Pasqua a tutti

Io sonola Risurrezione

e la Vita

La Resurrezione (da Il Duomo di Monreale di S. Ferina)

Gemma SarteschiPresidente eletto CNIS

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Laicità e clericalismo, politici e strumentalizza-zioni nostrane della fede. Quella che segue è laintervista/riflessione di don Massimo Naro,

Rettore del Seminario vescovile di Caltanissetta che havisto la “piece” teatrale “Vita di Galileo” di BertoldBrecht proprio mentre montavano le contestazionicontro papa Ratzinger, non gradito dai professori diFisica della Sapienza per le esternazioni con cui, qual-che tempo fa, sembrò rimettere in discussione la riabi-litazione di Galileo fatta dal suo predecessore polacco:In proposito Don Naro riflette: «Spiacevoli episodicome questi si dovrebbero evitare puntando al dialogo,critico ma pur sempre sereno, basato sulla convinzio-ne che chi cerca la verità non può non convergere, purattraverso strade diverse, verso lo stesso punto.Senza odio, senza rabbia. Semmai con l’ironia serenae serenante attribuita a Galileo da Brecht: “La verità ègioia. Per questo i teologi suonano le campane e i fisi-ci ridono”. Come a dire: si può pacificamente dire lastessa cosa, anche se in modi diversi».

Cosa l’ha interessato di piùin “Vita di Galileo”?

“Le battute finali dei due atti. Alla fine del primol’apprendista di Galileo, leggendo gli appunti delloscienziato, dice: “C’è una cosa che non capisco”. EGalileo gli risponde: “Te la spiegherò”. Alla fine delsecondo atto Galileo, ormai vecchio e quasicieco, chiede alla figlia: “Com’è la notte”, e quellarisponde: “Chiara”. Sono frasi entrambe ottimiste madi diverso tenore: la prima è scientifica; la seconda ha

un afflato poetico, che ricorda il biblico grido:“Sentinella, a che punto è giunta la notte?”. Quasi adire che l’uomo moderno ha bisogno di entrambe,della scienza e della poesia (anzi della fede), per potercontinuare a vivere e a sperare”.

Emerge dunque un messaggionon scontato dal testo di Brecht?

“Brecht ha rivisitato la vicenda di Galileo mentrein Germania imperversava il nazismo. Penso cheabbia perciò voluto implicitamente esprimere la suacritica contro l’ideologia totalitaria di Hitler. Difatti lastoria di Galileo è emblematica dello scontro che sem-pre c’è tra i poteri prevaricanti e la sete di libertà dichi si oppone ad essi. Così viene riproposta sullascena la dialettica tra coscienza e autorità: Galileo,costretto a tacere le sue scoperte e ad abiurare le suerivoluzionarie teorie, è l’icona dell’uomo forzato dalricatto (la minaccia del rogo) a scendere a compro-messo sia con l’autorità che lo minaccia sia con la suastessa coscienza, a cercare uno scomodo equilibrio trail “vizio di mangiare” e il “vizio di pensare”. Maanche altri sensi sono insiti nella scrittura del dram-maturgo tedesco come la dialettica tra modernità e tra-dizionalismo, tra ragione e fede, tra etica e verità”.

Si può dire che il testo di Brechtsia un’apologia della scienzacontro l’oscurantismo ecclesiastico?

“Parlerei di oscurantismo clericale. Che non è affat-to prerogativa esclusiva della Chiesa”.

e la sana laicità“La verità è gioia. Per questo i teologi suonano le campane e i fisici ridono”

Salvatore Falzone

Brecht

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pag. 13LA RIFLESSIONE

In che senso?“Ci sono vari clericalismi e spesso sono non solo dei

credenti ma anche dei cosiddetti atei devoti e persinodei laici professi. I clericalismi differiscono nei conte-nuti, ma si assomigliano nella forma e per questo fini-scono spesso per allearsi”.

Cos’è il clericalismo?“L’inclinazione a strumentalizzare le idee, a cosifi-

care gli ideali, a renderli funzionali al proprio tornacon-to. Che non è mai religioso. Piuttosto pseudo-religioso equindi politico, o peggio economico. Ogni clericalismoprende a pretesto gli ideali e degenera nelle ideologie”.

Dove coglie tutto ciò in Brecht?“Nel contrasto che sottolinea tra la scienza e la tec-

nica: la prima è gratuita, finalizzata al progresso e albene comune; la seconda obbedisce alla logica del mer-cato ed è finalizzata all’arricchimento di chi la produce.Quando l’apprendista di Galileo guarda col telescopio,la prima cosa che vede è un lontano campanile, su cuilegge significativamente la scritta “Gratia Dei”, e lo stu-pore che il giovane prova sembra indicare una qualità“miracolosa” della scienza, che l’apparenta alla fede inDio. Invece un altro personaggio, il procuratore deldoge di Venezia, considera quello stesso telescopio solocome un oggetto “smerciabilissimo” da riprodurre inserie e da vendere in piazza”.

La tecnica dunque sarebbe più lontanadalla scienza che non la fede.

“Proprio così! L’ignoranza che fa a pugni con lascienza, nel testo di Brecht, non è la fede ma il torna-contismo e la violenza subdola che lo sostiene. Difatti èun ignorante l’ambiguo procuratore del doge, al qualenon importano le scoperte astronomiche di Galileo, mai suoi piccoli brevetti da usare per far la guerra o perdominare i mercati. Ed è un ignorante il signorotto dicampagna che polemizza con Galileo perché teme chele nuove teorie dello scienziato possano incoraggiare isuoi contadini a pensare con la propria testa giungendoperciò a ribellarsi alle inique condizioni di lavoro cuiegli li costringeva”.

Sembra una lettura un po’ marxianadella vicenda di Galileo...

“E lo è forse. In ogni caso ha un valore grande pernoi oggi”.

Che vuole dire?“Che oggi capita proprio ciò che Brecht diceva par-

lando di Galileo. Con un’aggravante: che a essere stru-mentalizzata, a essere ridotta a tecnica, a strategia, nonè solo la scienza ma anche la fede. Quando nelle nostrecittà e nei nostri paesi si maschera l’incapacità dei poli-tici a risolvere i reali problemi della gente con arbitrariatti amministrativi che indebitamente chiamano in causala religione (è capitato anche in provincia diCaltanissetta, a San Cataldo, dove il sindaco forzista ha“affidato” con una sua delibera il paese alla Madonna diMedjugorie), si fa una strumentalizzazione bell’e buonadella fede e dei suoi contenuti. Da Galileo possiamoapprendere ancor oggi che chi fa così sbaglia”.

Non a caso si attribuisce a Galileola frase secondo cui la Bibbiadice come si va in cielo e non come va il cielo...

“Mi pare la formulazione più efficace di quellache oggi – dopo che Giovanni Paolo II ha riabilitatoufficialmente il suo pensiero – si può chiamare “sanalaicità”.

Pur se faticosa, la strada di Emmaus conducedal senso di sconforto e smarrimento alla pienez-za della fede pasquale.

Con la speranza di sperimentare anche noi la pre-senza del misterioso Pellegrino, formuliamo gliauguri più sentiti per una santa Pasqua diRisurrezione.

Giulia Sommariva e la redazione de

AI LETTORI • AI LETTORI • AI LETTORI • AI LETTORI • AI LETTORI •

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Processo a Gesù

“Le vicende che si svolgono nel tempo, a livello individuale e collettivo, sono per il cristia-no l’oscuro sacramento del progetto di Dio. Decifrarne il senso, coglierne l’appello, non èdunque per lui un optional, ma costituisce il compito fondamentale della sua vita. Questarubrica si propone di aiutare i lettori in questo compito, mettendo a fuoco, di volta in volta,un aspetto della realtà presente e offrendo alcune riflessioni su di essa, nella speranza cheognuno le prolunghi poi per proprio conto”.

È ancora possibile per il cristianocredere nella divinità di Gesù, senzarischiare di sentirsi ridere in faccia dainterlocutori che, documenti allamano, smontino la ragionevolezzadella sua fede? Mai come oggi ladomanda appare attuale. Un’ondatadi pubblicazioni di varia natura, matutte convergenti nella stessa direzio-ne, ha in questi ultimi anni messo sottoaccusa l’immagine “cristiana” diGesù Cristo, Figlio di Dio, in cuihanno creduto per secoli milioni diuomini e donne. Romanzi, come IlCodice da Vinci di Dan Brown, testicon maggiori pretese scientifiche,come Inchiesta su Gesù di Augias ePesce, o il libello di Odifreddi Perchénon possiamo essere cristiani (e menoche mai cattolici), hanno negato ener-gicamente che il Gesù della storia, l’u-nico veramente esistito, abbia maipensato di essere Dio e lo hannoricondotto alle dimensioni più abitualidi un rabbi ebreo, buono, pio, pienodi entusiasmo, che non voleva affattofondare un nuova religione e che sistupirebbe moltissimo del culto che gliè stato tributato dopo la sua morte. Unvero e proprio “processo”, il cui esitoè proclamato da Odifreddi, a conclu-sione del suo libro: «È finalmentegiunta l’ora di emettere un verdetto sulCristianesimo. Che, ovviamente, è lacondanna capitale».Per la verità non è la prima volta,

nella storia, che l’identità di Cristoviene rimessa in discussione. Se si

prescinde dalle grandi eresie antiche– arianesimo, monofisismo –, chevolta a volta ne hanno negato la natu-ra divina o quella umana, e restiamoall’età moderna, già a partire dallafine del XVIII secolo non erano man-cati studiosi che avevano ricostruito lastoria di Gesù in termini puramenteumani. Reimarus, Renan, Harnack, sierano mossi su questa linea. Per nonparlare di coloro che, come Strauss eBultmann, hanno invece messo in dub-bio la sua esistenza – o almeno la suaconoscibilità – storica.Ma questi dibattiti erano rimasti

confinati, per lo più, all’interno delleaule di Facoltà teologiche e comun-que avevano coinvolto una ristrettacerchia di intellettuali. La novità dellasituazione attuale sta nel fatto che leopere che abbiamo citato prima – ealtre ancora – sono volte al grandepubblico e hanno conosciuto, in modidiversi, un grande successo editoria-le. Dal romanzo di Dan Brown è statotratto perfino un film. Siamo davanti,insomma, a un evento culturale digrandi proporzioni, destinato ad inci-dere sull’approccio che milioni di per-sone hanno nei confronti del cristiane-simo.Ciò che colpisce, in questo conte-

sto, è la totale sprovvedutezza di unpubblico che, in larga misura (almenoin Italia), formalmente si consideracattolico o comunque cristiano, difronte a tesi che mettono radicalmentein questione la verità fondamentale

della sua fede. Una grossolana igno-ranza dei più elementari termini stori-ci della questione ha reso impossibile,anche a moltissimi di coloro che sisono indignati di fronte a queste tesi,di farsi una propria idea alternativa.Altri, poi, sono rimasti convinti daquelle che hanno senz’altro ritenutodelle sensazionali “rivelazioni” chesmascheravano le bugie della Chiesa.Forse è proprio a partire da questo

dato sconcertante che si può riscopri-re, nel “processo” intentato contro lafigura tradizionale di Cristo,almenoun valore positivo, che è quello dicostringere tanti credenti ad uscire dalcomodo rifugio di una fede abitudina-ria sonnolenta, ereditata dalla fami-glia, che dà per scontate verità tutt’al-tro che ovvie.Non solo: questi attacchi consen-

tono oggi di rimettere sul tappeto laquestione centrale della fede cattoli-ca, spesso oscurata dal dibattito sutemi importanti, sì, ma “derivati”,come sono quelli della bioetica, del-l’etica pubblica, etc. Le opere sopracitate forniscono, in questo senso,l’opportunità di riproporre, nellapastorale e nel dialogo con la culturacontemporanea, specie con i giovani(si pensi agli insegnanti di religione),un discorso che riguarda l’essenziale,e che esse hanno fatto diventare estre-mamente attuale anche a livellomediatico nel mondo “laico”.Ciò naturalmente suppone, da

parte dei credenti, la volontà e lacapacità di affrontare i problemi con-nessi alla persona di Gesù sul terrenodella ragione, utilizzando senza chiu-sure pregiudiziali i documenti storici anostra disposizione e confrontandosicon gli argomenti di coloro che, pro-prio sulla base di questi documenti,

a cura di Giuseppe Savagnone

LEGGERE IL TEMPOpag. 14

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pag. 15LEGGERE IL TEMPO

ritengono di poter negare la divinitàdi Cristo.In particolare si tratta di tener

conto anche delle scoperte archeolo-giche fatte a metà del secolo scorso,a Nag Hammadi, nell’alto Egitto, e aQumran, presso il Mar Morto, a cui sideve il ritrovamento, tra l’altro deifamosi “vangeli gnostici” sui quali siaDan Brown che Augias e Pesce pun-tano tanto per giustificare le loro tesi.Ciò che si tratta di stabilire non è

se si deve credere nella divinità diCristo, ma se si può ancora farlosenza cadere nell’illusione o nel fon-damentalismo. La Chiesa ha sempreescluso che la fede possa esseredimostrata con la ragione. Ma hasempre rivendicato, al tempo stesso,la sua ragionevolezza. Per questo ilcredente ha il dovere, oggi, di non

chiudersi in una pigra adesione allatradizione e di esaminare una ad unale accuse mosse all’“imputato”,mostrandone l’inconsistenza nonrispetto alla fede, ma sul piano delladocumentazione storica e della rifles-sione critica.Ciò che alla fine potrebbe emer-

gere non è soltanto una valida “dife-sa” della visione cristiana (comeaccadeva nella vecchia apologetica),ma una immagine di Gesù che,anche grazie all’apporto dei nuoviritrovamenti di cui si parlava, risultialla fine originale e sorprendenteanche per molti credenti. Non si trat-ta solo di acquisire delle conoscenzeteoriche. Di questo senso di stuporeoggi c’è un grande bisogno anche esoprattutto per risvegliare la stessaspiritualità, spesso soffocata, più che

dal dubbio, dalla noia. E appare aquesto proposito pienamente giustifi-cato l’invito rivolto ai cristiani da unautore ebreo, il quale suggerisce lorodi «immaginare di non aver mai sen-tito parlare del cristianesimo» e diporsi, almeno per un momento, nellacondizione di chi incontra l’uomo diNazareth, per la prima volta, «su unastrada polverosa della Galilea».«Allora, e solo allora, trovandonuovo e stimolante ciò che i secolihanno reso vecchio, possiamo rinno-vare l’incontro – l’incontro, la discus-sione, il confronto – (…) con Gesù»(Jacob Neusner).

Chi volesse approfondire l’argo-mento potrà consultare il libro“Processo a Gesù” di G. Savagnoneedito da Elledici.

La commissione nomine di Serra International nel corso della riunione dell’8 e 9 marzo a Nashville ha delibe-rato di proporre alla Assemblea della Convention di Aguas de Lindoja (Brasile) la nuova composizione del Boardche affiancherà il nostro Cesare Gambardella nella Presidenza di Serra International. Cogliamo l’occasione peresprimere ad Emilio Artiglieri e Alberto Pietra il nostro augurio di buon lavoro.

President Cesare Gambardella, Palermo, ItalyPresident Elect Alejandro Carbajal, Tlaxcala, MexicoVice President John M. (Tomi) Asenuga, Lagos, NigeriaVice President Fred McNair, Austin, Texas, U.S.A.Vice President Neo G. Mendes, Dhaka, BangladeshVice President Darryl A. Ross, St. Louis, Missouri, U.S.A.Secretary Janet Dell Freeman, Tiffin, Ohio, U.S.A.Treasurer John Baycroft, Toronto West, Ontario, CanadaPast President Lloyd P. Crockett, Williamson County, Tennessee, U.S.A.

TrusteesNominees Emilio Artiglieri, Genoa, Italy(One year remaining) Joseph M. Donahue, Northwest Metro Denver, Colorado, U.S.A.

Thomas A. Wong, Hong Kong, Peoples Republic of ChinaTrusteesNominees Robert Goldsmith, Southern Maryland, Maryland, U.S.A.(Two-year term) Terrence O’Brien, San Francisco, California, U.S.A.

Paulo Lauro C. Oliviera, Londrina, BrazilJoris M. Steverlynck, Buenos Aires, ArgentinaAlan Warren, London, England

TrusteesDesignees Flavio Carvalho, Rio de Janeiro, Brazil(One-year term) Ernest P. Doclar, University of Dallas, Texas, U.S.A.

Alberto Pietra, Padova, Italy

SSeerrrraa IInntteerrnnaattiioonnaall -- BBooaarrdd ooff ttrruussttèèee 22000088--22000099

Cesare Gambardella

Page 16: Il Serrano n.110

L’APPROFONDIMENTOpag. 16

Il momento della chiamata costituisce il punto origi-nario e decisivo della vocazione considerata dal profilodell’iniziativa creatri ce di Gesù.

L’incontro con Cristo Signore, inaugurato da lui inprima persona, risulta decisivo nel senso più pieno deltermine: è un intervento ta gliente, incide fino alle ulti-me profondità nella vicenda dei pescatori dividendola inun prima e in un dopo e, nel contempo, li pone di fron-te a una decisione radicale. Essi sono circondati, comeabbracciati, dalla presenza operantedi Gesù.

Ripercorriamo di seguito imomenti salienti di tale incontro:I. La chiamata inizia con Gesù

che “vede”; è una costante struttura-le dei racconti di vocazione. Il“vedere” di Gesù significa unosguardo di elezione. Non è un sem-plice accorgersi a caso, un registra-re in modo passivo, neutrale, infor-mativo, ciò che c’è o accade, unprenderne atto. Al contrario, “vede”esprime lo sguardo efficace diGesù, frutto di una decisionecosciente e mirata, che penetra lasituazione interiore di colui che èvisto, per intervenire con un’attivitàgeneratrice di tra sformazione. Gesù vede come vedeDio, che, secondo l’A.T. non dà mai uno sguardo di -staccato alla storia dell’uomo. Vede per intervenire,liberare, eleg gere, destinare ad un compito. Come“conoscere”, cosi “vedere” produce una corrente di par-tecipazione vitale tra il soggetto divino e la realtà checade nel raggio della sua visione. Dopo, le cose nonrestano co me prima, e la persona è destinata a diventare

un’altra. Gesù irradia uno sguardo che crea in anticipoqualcosa, prima ancora che l’uomo se ne accorga. Siprofila un aspetto fondamentale della sequela: l’ini -ziativa di Gesù. Il suo sguardo di elezione ha la forzadella “cono scenza” con cui Dio precede il profeta,l’aposto lo e ogni credente.

Lo sguardo di Gesù è cosi creativo nel senso che nonsi posa su ciò che è già amabile, ma rende amabile ciòsu cui si posa. Gesù non fa erra re il suo sguardo qua e làper cercare la persona “adatta” a seguirlo, bensì rende“adatto” a seguirlo il soggetto sul quale concentra la suavisione trasformante.

Guardare l’uomo così, vuol dire non inseguirneun’“immagine” astratta o inesistente – quella che disolito noi proiettiamo – ma accettarlo totalmente cosìcom’è, nella sua singolarità, con la sua storia, che non èancora storia piena di senso, e con i suoi limiti. È un

vedere radicalmente accogliente,che rende la persona amabile diun’amabilità partorita dall’amoreincondizionato del Chiamante.

Ciascuno di noi sa valutare l’im-portanza dello sguardo nei rappor tiumani. Se lasciamo affiorare senzareprimerla la nostra capacità intuiti-va, sensibile e spirituale insieme,non ci è troppo difficile capire comel’altro ci guardi e, viceversa, seriusciamo ad essere sinceri con noistessi, ci rendiamo conto del modocon cui di volta in volta vediamo1’altro, e degli effetti che producein lui il nostro guardarlo. Lo sguar-do accoglie o rifiuta, dà o toglierespiro, ama o giudica, fa vivere o

fa morire. Uno è com’è visto dall’altro. Infatti, l’occhiosegue il cuore, e uno è nella misura in cui è visto, ossiaamato. Ora Gesù incontra noi con lo sguardo di Dio efinalmente vediamo come siamo da lui visti. Vederecome Dio mi guarda è sco prire la mia essenza più pro-fonda, che è l’amore che Lui ha per me.

Lo sguardo di Gesù fa dell’uomo non un giudicato,ma un amato. Lo sguardo di Gesù rivela un Dio che

La chiamata, cosa succede, cosa si sente?Don Stefano Rega

Cappellano del Serra Club Aversa

La chiamata alla vita sacerdotale, come avviene,cosa succede, cosa si avverte: in questo numero con-tinua la riflessione del Rettore del Seminario diAversa iniziata nel numero precedente.

La sequela significa per i chia-

mati aderire personalmente a

Gesù e partecipare alla sua vita:

stando con Gesù, impareranno a

conoscere Lui e il Suo insegna-

mento. Dopo la Pasqua, la

sequela è aperta a tutti nella

conversione e nella fede.

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pag. 17L’APPROFONDIMENTO

Gesù. Sembra che Gesù disponga completamente deichiamati, senza prima domandare se vogliono, senzapresentarsi né fornire credenziali di sorta. Per loro Gesùnon è for se un ignoto? Ma si segue il primo venuto?Solo un miracolo, che dimostra il potere di Gesù, senzaun’informazione preliminare sulla sua personalità ecce-zionale, sulle sublimità della sua dottrina, in breve,qualcosa che dichiari, nel modo che noi ci aspetterem-mo, il fondamento dell’autorità dimostrata da Gesù nelchiamare e la “ragionevolezza” dell’obbedienza al suocomando.

Joachim Gnilka mette l’accento sulla posizionedominan te di Gesù e sull’autorità sovrana che si mani-festa nel suo appello. La sua persona sovrasta e deter-mina il tutto. Rivolge la parola ai pescatori in modoimperioso. Essendo la prima volta che li incontra, la

sua chiamata è di uno sconosciuto.Ma nello stesso tempo Gesù liinterpella come chi è dotato dipieni poteri. Non si richiama ad unincarico ricevuto da Dio, ma fadiscepoli con un’autorità che eglipossiede in proprio, un’autoritàpersonale, non derivata da altri nédalla Torà. In ciò spicca anche laprincipale differenza rispetto allasequela rabbinica, dove è il disce-polo a sce gliersi il maestro chepreferisce, mentre qui l’iniziativadella scel ta è tutta nelle mani diGesù.

Ci sembra implicita nell’esposi-zione dello Gnilka l’idea che ipescatori seguono Gesù in forzadella potenza del carisma che da luisi sprigiona, lo autoaccredita, e siesprime a partire dallo sguardo di

elezione. La sequela significa per i chiamati aderirepersonal mente a Gesù e partecipare alla sua vita: standocon Gesù, impareranno a conoscere Lui e il Suo inse-gnamento. Dopo la Pasqua, la sequela è aperta a tuttinella conversione e nella fede.

Sulla scorta di questi e di altri esegeti, occorre rico-noscere che, nel modo con cui Gesù chiama, si rivelanouna libertà unica e un’auto rità sovrana. Il suo appellonon è rivolto “in nome” o per incarico di Dio, non sibasa sull’autorità della Torà, non si colloca in una seriedi tradizioni tramandate da maestri accreditati.Nell’appello di Gesù traspaiono la libertà e l’autorità diDio stesso, che viene a “pren dere” ciò che è suo, e cheha deciso di fare suo, senza dover chiedere il permessoa nessuno. Per Gesù, chiamare così è fare la cosa più na -turale del mondo. (continua)

desidera comunicarsi ed essere apprezzato pri ma cheessere obbedito e servito, dal quale sentirsi riconosciutie desiderati per noi stessi, prima che identificati e giu-dicati per le nostre opere.II. Lo sguardo di Gesù incontra prima una persona,

poi un’altra persona, ciascuna con il nome proprio(Simone); soltanto dopo le considera nel loro rapportodi essere soci; e alla fine siamo informati che “eranopescatori”. Il primo termine della visione di Gesù sisviluppa dal singolare, dall’unicità personale dei sog-getti, ad una designazione di comunità familiare e perultimo alla catego ria sociale nella quale rientrano(pescatori).

Gesù vede dunque, prima di ogni altra cosa, personecon un nome, il loro nome “proprio”. Il suo sguardo cheli identifica non parte dall’anonimato generico dellaprofessione. Gesù non vede l’uomo“per catego rie”. La visione di Gesùincomincia da soggetti unici, nonriproducibili né catalogabili.

Nella teologia della sequelarisalta l’importanza del singolo diciascun individuo. Il singolo, però,non è un isolato. Lo mostra un feno-meno significativo: mentre il“vedere” di Gesù si posa immedia -tamente su ciascun soggetto nellasua individualità, il suo “chiamare”e il contenuto del suo “dire” è rivol-to a più soggetti insieme. Ognivocazione (personale) è insiemecon-vocazione, chiamata a formareuna comunità cementata dalla co -munione con Gesù.

D’ora in poi Gesù si mostrerà inpubblico con i suoi discepoli. Saràsolo durante la passione, sullaCroce e nel risorgere (dopo la fuga dei discepoli almomento della sua cat tura, e dopo il rinnegamento diPietro): il mistero pasquale che egli vive rivela l’eventodella salvezza come pura grazia. Ma il Risorto daràappuntamento ai suoi discepoli e a Pietro in Galilea,dove li “precede”. “Là lo vedrete”(Mc 16,7).

III. L’appello colpisce per il suo carattere perento-rio, totale ed esclusivo. “Sarai pescatore di uomini”prospetta, infatti, una nuova situazione e una condi-zione permanente, nell’intenzione di Gesù. Gesù chia-ma a vivere con lui. Tutto ciò riceve una confermadalla risposta dei pescatori, che lasciano tutto e loseguono.

Non si tratta dunque di una compagnia temporanea,ma di un impegno pieno e definitivo con la persona di

Lo sguardo di Gesù è creativo

nel senso che non si posa su ciò

che è già amabile, ma rende

amabile ciò su cui si posa.

Sembra che Gesù disponga

completamente dei chiamati,

senza prima domandare se

vogliono, senza presentarsi né

fornire credenziali di sorta.

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TESTIMONIANZEpag. 18

“l’Ammiraglio” del Serra: Alfredo BrauzziPaolo Buracchi

Serra Club Montepulciano

Non voglio “ricordare” ma voglio “dialogare” con te, “persona” che ha dato “sostanza”all’amicizia, al dovere, al servizio, alla famiglia e al Serra International.

Come cristiani la nostra vita è solo l’anticamera per l’eterno e se vissuta “degnamente” e“cristianamente” sarà anche radiosa e trionfante. Così, con questo filo conduttore, ti siamosempre vicini e tu sei sempre presente. Possiamo ricordare come vecchi amici intorno alcaminetto i momenti felici che ci hanno visti vicini, o protagonisti/attori o comparse, masempre “amici”. E con te sempre la cara tua consorte Rosetta!

Ci siamo conosciuti a Montepulciano in varie visite che tu hai fatto negli anni 1991/92al Vescovo della Diocesi S. Ecc. mons. Alberto Giglioli, prima come governatore elettodel Distretto 71, insieme al governatore in carica il “signore” Dino Dani, poi come gover-natore in carica sempre presente col cav. Sergio Picciolini responsabile commissioneestensioni e sviluppo e il presidente del club di Siena arch. Nello Pannini prima e poi conil nuovo rag. Paolo Bianchini. Ricordo i colloqui e le argomentazioni portate al VescovoGiglioli per convincerlo alla costituzione del Serra club nella sua Diocesi. Tanto era“delicato” il Dani nel suo interloquire quanto era appassionato e autorevole il tuo mododi esprimerti.

Poi la diplomazia di Sergio con le sollecitudini, portate anche dagli amici del club diSiena, del loro Arcivescovo mons. Bonicelli e “direi” anche la mia immediata disponibilità,fecero breccia sul Vescovo che diede il suo placet.

E poi la cerimonia dell’incorporazione del club di Montepulciano. Era il 24 Ottobre1992!

Ti ho sempre visto come il “maestro”, il fratello maggiore. Entrambi, mi piacericordare, un po’ scorbutici è vero, ma uniti e determinati per far grande il nostroSerra. Le tue visite al nostro club erano sempre un piacere e un onore. Ricordo il tuo

soggiorno di due giorni a Pienza, quando terminai nel 2000 il mio mandato digovernatore, con un incontro, uno dei primi esperimenti di corso di for-mazione distrettuale, alla Maddalena. Vi entusiasmò, tu e tua mogliesia le bellezze dei luoghi e i panorami sulla Val d’Orcia, che le opered’arte.

Ma il fiore all’occhiello che tu ricordavi e ci facevi sempre ricor-dare, è stato il VI° Congresso nazionale ed europeo che tu, presiden-te nazionale del Serra, organizzasti a Collevalenza il 23/25 Maggio1997.

Fu il clou del tuo servizio al Serra, e che servizio! Inviterei tuttii serrani di allora e di ora a rileggere gli atti del Congresso, trove-

remo spunti notevoli di riflessione che denotano l’impegno profusoda Alfredo e l’organizzazione “in proprio” dell’evento, con tutto

quanto comportò per ospitare circa 650 congressisti, e relatori.In più con una variante inopportuna verificatasi proprio una setti-

mana prima del Congresso: una scossa di terremoto colpì l’intera zonaprovocando alcuni danni al Santuario; lo stesso fu occupato da citta-dini della zona disastrata. Sembrava proprio che dovessimo rimanda-re tutto ma la Provvidenza, e l’impegno di tutti fecero si che, in pochi

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pag. 19TESTIMONIANZE

giorni, furono ripristinati i danni e alloggiati in altri luoghi i cittadini disastrati. Cheimpresa!

Vorrei ricordare, con grande riconoscenza e simpatia, gli amici che in quella occasionelavorarono con Alfredo per la riuscita del Congresso: ci chiamavi sempre con orgoglio “ilgruppo di Collevalenza”.

Francesco Tamaro del Club di Trieste – Presidente della CommisioneSergio Picciolini del Club di Siena Governatore del Distretto 71 Ospitante Asintone Rappuoli del Club di Siena - TesoriereCesarina Dolfi del Club di Firenze - Addetta stampaElsa Soletta del Club di Viterbo - Addetta stampaSergio Soletta del Club di Viterbo - speakerPaolo Buracchi del Club di Montepulciano - CoordinatoreFranco Camaggio del Club di Bari - Liturgia Romano Pellicciarini Segretario del CNISMario Bartoli del Club di Livorno - Mostra Storico/LetterariaElio Pagnotta, Luciano Neri, Gino Cesaroni, Narciso Biagi, Caio Carloni, Giuseppe

Bombagli tutti del Club di Montepulciano - addetti ai vari serviziCarlo Savino, Vincenzina Pastore del Club di Roma - addetti al ricevimentoSanta Caroli, Fausto Natali, Maria Luigina Palazzi tutti del Club di Viterbo - addetti alla

Segreteria

Con questo magnifico “ricordo” “Arrivederci” dal “Gruppo di Collevalenza”.

Ancora un grave lutto ha colpito il Serra di Livorno: l’Ammiraglio Alfredo Brauzzi si è spento il 12 febbraio scor-so lasciando un grande lutto tra i suoi familiari e tra tutti i Serrani.Spirito sincero, innovatore ed umile, ha profuso tante energie per la vita del club con grande convinzione e spiritodi servizio. Non gli è sfuggita occasione per esprimere i suoi convincimenti volti ad operare per il meglio nel ten-dere a realizzare le motivazioni associative.Non posso sottacere a conferma della sua ricca umanità, amicizia ed umiltà, un personale ricordo: quando saraiPresidente, vorrò essere il tuo Segretario. Così è stato.Collaboratore fecondo, ricco di idee, puntuale nel servizio è stato per me ed il club una colonna insostituibile. GrazieAlfredo, per tutto il servizio reso al Club.A Te che sei vicino alla luce del Padre, unitamente a Giovanni, guardiamo come a due grandi icone per avere le giu-ste ispirazioni nella nostra opera di promozione delle vocazioni cristiane.Il Movimento serrano tutto non vi dimenticherà.Tutti i Serrani pregano per Te e Giovanni perché possiate godere la pienezza della Luce del Signore.Alle esequie celebrate nella chiesa di S.Iacopo, la cui parrocchia lo vide ricco di iniziative culturali e religiose, erapresente una grande folla di serrani, commilitoni, amici, il nostro presidente nazionale, Benito Piovesan, ilComandante della Accademia, Cristiano Bettini, che si sono stretti attorno alla gentile signora Rosetta e ai figliGiovanni e Marco con le loro famiglie e alla sorella Laura.

Paolo MirendaPresidente club di Livorno

Arrivederci... Alfredo!

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CRONACHEpag. 20

Nelle “Stanze” del settecente-sco Teatro della Rosa diPontremoli la Biblioteca NazionaleSerra in collaborazione con il SerraClub Pontremoli-Lunigiana e conil patrocinio del Comune diPontremoli e della FondazioneCittà del Libro, ha consegnato, perle mani di Vittorio Dabizzi, past-president nazionale, il premio ser-rano “Penna dello Spirito”, aMassimo Introvigne quale autoredel libro “Il dramma dell’Europasenza Cristo. Il relativismo euro-peo nello scontro delle civiltà”(Sugarco 2006). Infatti questo è iltesto risultato vincitore, con la per-centuale del 66%, dallo scrutiniodei voti inviati dai Serra Club inbase alla terna proposta lo scorsoanno dalla CommissioneBiblioteca e che comprendevaanche i testi di A. SOCCI, Il genoci-dio censurato. Aborto: un miliardodi vittime innocenti (Piemme 2006)e di P. KREEFT-R. TACELLI, Il tasca-bile dell’apologetica cristiana(Ares 2006).

Massimo Introvigne, fondatore edirettore del CESNUR, il CentroStudi sulle Nuove Religioni, è notoper i suoi scritti scientifici in tema disociologia e storia delle religioni,ma con questo libro “scende incampo, parlando da cattolico a cat-tolici di quella crisi dell’Europa chederiva ultimamente dal suo ostinatorifiuto di riconoscere le sue radicicristiane”.

“Figure, eventi e personaggitalora inattesi sono chiamati su un

ideale banco dei testimoni, peressere interrogati su quanto hannoda dire a proposito del drammadell’Europa. La conclusione è chequesto dramma si risolve nell’ave-re voltato le spalle a Cristo e neltentativo di costruire una “torre” diBabele europea senza Dio e senzala Chiesa, “torre” destinata comequella antica a un crollo fragoroso.Ultimamente, è la paura di Cristoche fa male all’Europa, la consumae rischia di ucciderne la civiltà. Esolo guarire da quella paura potràsalvarla”.

Massimo Introvigne ha sottoli-neato di aver avuto, nel rifletteresugli ultimi anni del magistero deiPontefici, l’impressione che essi“abbiano parlato molto del-l’Europa. Forse perché il ponteficeè il vicario di quel Cristo che èvenuto per gli ammalati non per i

sani, e nell’Europa soprattuttoBenedetto XVI, da cardinale e poida papa, ma già Giovanni Paolo II,hanno visto un continente partico-larmente malato. Ecco allora che ènata questa riflessione in tre punti:quali sono i mali specificidell’Europa che Giovanni Paolo IIe Benedetto XVI hanno visto, qualele cause e quali i possibili rimedi”.

I tre punti sono: la stanchezzamorale dell’Europa che di fronteall’aggressione dell’ultra-fonda-mentalismo islamico (che non vaconfuso simpliciter con l’Islam ingenere) non è in grado di reagire;l’introduzione di leggi particolar-mente aberranti che segnano unaseparazione di una radicalità chenon ha precedenti nella storia frapolitica e morale; il “suicidiodemografico” dell’Eu-ropa (l’e-spressione è stata coniata daGiovanni Paolo II), rispetto alquale quello di cui ci si deve stu-pire è che se ne parli così pocomentre le statistiche sulla demo-grafia sono tipiche della fine diuna civiltà.

L’Autore ha concluso l’incontrocon una bella riflessione sull’operaevangelizzatrice del beato JuniperoSerra e con un ringraziamento atutto il Serra Italia per il riconosci-mento definito “prestigioso”.

A fare da moderatore dellaserata il direttore della BibliotecaLuciano Necchi Ghiri che, dopoaver portato i saluti di CesareGambardella, presidente interna-zionale eletto, e aver comunicatola terna di testi per la IV edizione,ha dato la parola nell’ordine alla

Il Premio “Penna dello Spirito”a Massimo Introvigne

Paolo Lapi

Page 21: Il Serrano n.110

pag. 21CRONACHE

prof. Caterina Rapetti, vicesinda-co di Pontremoli e assessore allaCultura, che ha ringraziato il Serraper vivificare con il suo “spirito”la cittadina lunigianese, e al prof.Giuseppe Benelli, presidente delPremio Bancarella. Sono seguitigli interventi “serrani” di mons.Antonio Costantino Pietrocola,cappellano del Club diPontremoli, di Marrico Alderighi,past-governatore del Distretto 71,e di Vittorio Dabizzi. Il presidentedel Club di Pontremoli, RodolfoFiorentini, aveva rivolto il suosaluto durante la conviviale che hapreceduto la manifestazione.

Il premio, assegnato nelle edi-zioni precedenti a Giovanni PaoloII e a Benedetto XVI, consistenella riproduzione su lamina diun’originale pittura del pittore pon-tremolese Paolo Lucii. Vi sono raf-figurati, intorno allo stemma serra-no, il beato Junipero in cammino,mosso dalla luce dello Spirito informa di colomba, e il Campanone,torre custode della “voce” diPontremoli, con alla base un libroaperto recante il significativomotto: “Non si torna mai indietro”.

Il Premio serrano “Penna dello Spirito” è nato nell’ambito dellaattività culturale della Biblioteca Nazionale Serra su un’intuizioneavanzata da Giovanni Novelli e recepita da Paolo Lapi. È stato isti-tuito in Pontremoli, “Città del Libro”, l’8 maggio 2005, data d’i-naugurazione della stessa Biblioteca. Il suo regolamento è statoapprovato il 29 aprile 2006, giorno di Santa Caterina, nella riunio-ne del CNIS svoltasi a Siena. Le prime due edizioni del Premiohanno visto vincitori rispettivamente il servo di Dio Giovanni PaoloII (8 maggio 2005) e Benedetto XVI (23 aprile 2006).

Il Premio, che rientra tra l’altro “in quel lavorare sul piano dellacultura”, come ci chiede il nostro carissimo consulente episcopale,card. Saraiva Martins perché, come ha insegnato Giovanni Paolo II,se una fede non diventa cultura non è una fede veramente vissuta, èbasato su una procedura molto semplice che vede protagonisti,nella scelta, tutti i serrani italiani: la Biblioteca propone tre nomi-nativi di autori che abbiano scritto un libro nell’annata. Tali nomi-nativi, insieme al titolo dei rispettivi libri, vengono inviati aivari presidenti che si premureranno di renderli noti ai Club cosìche ogni socio può leggerli e poi esprimere la propria preferenza inuna conviviale che dovrebbe diventare l’occasione di discussionesu tali libri e autori. I risultati vengono comunicati alla Bibliotecacosì da permettere lo scrutinio dei voti in Pontremoli. A tutti i clubs,tra l’altro, vengono inviate, a cura della Biblioteca, le recensioni deitre libri scelti e le note bibliografiche degli Autori.

Il Premio, poi, vuole essere un riconoscimento all’autore catto-lico che in quell’anno ha pubblicato un libro che abbia contribuitoa diffondere il cattolicesimo, scopo non secondario del Serra.L’importanza e la peculiarità del Premio “Penna dello Spirito”, è dauna parte un Premio “serrano”, cioè “fatto” dai serrani (il Serra dà,attraverso il Regolamento, a tutti i soci la possibilità formale esostanziale di partecipare), e dall’altra è finalizzato a premiare chisi impegna con il dono dello scrivere a diffondere il cattolicesimo.Naturalmente, chi fa questo è appunto mosso dallo Spirito.

Com’è assegnato il premio

La terna che verrà sottoposta algiudizio dei serrani per aggiu-dicare il Premio 2008 “Pennadello Spirito” è la seguente:Roberto Di Ceglie, Luigi

Giussani: una religione perl’uomo, Cantagalli 2007

Mons. Rino Fisichella, Nelmondo da credenti. Leragioni dei cattolici neldibattito politico italiano,Mondadori 2007

Angela Pellicciari, Risor-gimento da riscrivere, Ares2007

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CONTRIBUTIpag. 22

ASanta Marinella, sul litorale romano, le Suoredella Casa di Misericordia “Maris Stella” infati-cabilmente portano avanti notte e giorno il lavo-

ro che comporta un edificio di tre piani tutto occupatoda ricoverati bisognosi di attenzioni e di cure. Sono leServe dei Poveri il cui fondatore è il Beato GiacomoCusmano che nella Palermo dell’Ottocento radunò dap-prima in posti di fortuna, poi, attraverso sacrificiimmensi, nelle Case di Misericordia “eserciti” di pove-relli senza pane e senza tetto. Il suo cuore ardeva d’a-more per i bisognosi già dai teneri anni dalla fanciullez-za. La Provvidenza non mancava nella sua famiglia, mail padre era fermo nell’insegnare ai suoi cinque figliausterità di vita e generosità verso i poveri. Giacomo eragentile e premuroso anche con i contadini che lavorava-no nei terreni della sua famiglia a S. Giuseppe Jato; poi,tornato in città, andava alla ricerca, frugando e facendoriaprire vecchi ripostigli, di scarpe vecchie, vestiti, vec-chi cappotti e così portare un po’ di conforto a queipoveretti che d’inverno si aggiravano intirizziti per lestrade della città. Burlescamente chiamava se stesso“cenciaiolo del sindaco”.

Da ragazzo frequentò il Collegio Massimo diPalermo sotto la guida dei Padri Gesuiti. Era bravo neglistudi tanto da meritare il titolo di “Imperatore Romano“,come era usanza presso quel Collegio. Intanto in Italiaerano anni di grande fermento rivoluzionario; anche nelCollegio Massimo incominciarono a soffiare ventiminacciosi specialmente nel 1848 quando scoppiò larivolta contro il Re Ferdinando II Borbone che dovettefuggire da Palermo e trovare riparo a Napoli. Dopo pocopiù di un anno il Re poté rientrare in Sicilia. In mezzo atutti questi eventi bellici il quindicenne Giacomo sogna-va di diventare gesuita missionario. Al CollegioMassimo, riaperto dopo le giornate rivoluzionarie, cir-colavano opuscoli intitolati “Missioni alle MontagneRocciose” e Giacomo ne era infiammato. In famiglianessuno seppe mai dei preparativi che stava facendo perpartire con Padre Roothan, Superiore dei Gesuiti, eandare a Roma per il noviziato. Il piroscafo “Capri” erapronto per salpare alla volta di Napoli , P. Roothan era abordo con accanto il giovane Cusmano, quando eccogiungere trafelato Pietro, fratello maggiore di Giacomo,avvicinarsi al fuggiasco ed intimargli di tornare a casa.

Volarono schiaffi ed il sogno della “missione alleMontagne Rocciose” dove possibilmente trovare il mar-tirio, s’infranse lì sul molo.

L’anno dopo 1851, Giacomo entrava all’Università,Facoltà di Medicina dove ottenne la laurea a meno diventidue anni. Incominciò allora nel suo animo unpesante combattimento spirituale: fare il medico odiventare sacerdote, cosa che desiderava ardentementequando veniva a contatto con le tribolazioni dei poveri.Era assillato dal pensiero di non essere all’altezza dalministero sacerdotale. Per fortuna ebbe sempre accantodue persone a lui carissime: la sorella Vincenzina, che loseguì per tutta la vita, e P. Daniele Turano, divenuto poiVescovo di Agrigento. Quante volte queste care personeintervennero nella sua vita per alleviare le spine dell’in-certezza. P. Turano lo convinse a diventare prete secola-re. Era umile e quando in Palermo si diffuse la fama disanto, giacché più volte aveva risolto situazioni impos-sibili, lui si sentì indegno a cercò di nascondersi. Anchea riguardo delle Case di Misericordia, si sentiva cosìinsicuro che il Signore lo approvasse che non trovò pacefino a quando potè recarsi dal Papa Pio IX per averel’assenso al suo progetto.

UN SANTO INNAMORATODEI POVERIElsa Vannucci Soletta

Serra Club Viterbo

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pag. 23CONTRIBUTI

S. Giuseppe Jato.Volle costruiretutto in legno perfar presto giacchésentiva avvicinar-si la fine dellavita. L’8 dicem-bre 1885 festadell’Immacolatacelebrò la Messanella Chiesettaappena terminatache volle battez-zare con il nomedi Betlem (casadel pane). Infattilì accanto c’era ilvecchio fornodove da ragazzo,insieme ai quattro fratelli, cuoceva il pane da distribuirepoi ai paesani indigenti. Quel giorno si caricò di unapesante croce che, seguito dai suoi assistiti, dalle Suore edai Servi dei Poveri, andò a piantare sulla collina. Dio gliconcesse ancora di poter inaugurare la Casa dei Missionaria S. Marco e poi si arrese dinanzi alla gravità dei suoimalanni. Lo sostenne fino all’ultimo l’idea di aver consu-mato la vita per i Poverelli che considerava come un altroSacramento perché in loro era nascosto Gesù.

Morì il 14 Marzo 1888. Il Papa Giovanni Paolo II loha eletto Beato nell’ottobre del 1983 .

Fra i suoi “figli” illustri ne potremmo ricordare diversima ci limitiamo a Francesco Spoto, sacerdote il 22 luglio1951, e superiore generale ad appena 35 anni. Il 4 agosto1964 si recò a Biringi (Zaire) nella missione aperta treanni prima, per confortare i suoi fratelli. In Zaire lo sor-prese la rivoluzione dei “Simba”. Il 3 dicembre quattromissionari furono catturati. Padre Spoto riuscì ad evadere,a piedi nudi, ed esausto di forze per aver vagato tutto ungiorno in mezzo alla spessa boscaglia si inginocchiò epregò: “Signore, ti offro la mia vita, ma salva i miei con-fratelli”. Il 27 dicembre 1964 a soli 40 anni, in seguito aglistenti, alle percosse e alle vessazioni dei Simba, moriva ei tre confratelli, di lì a poco, misteriosamente si salvavano.

Le venerate spoglie furono portate in Italia Il 26 giu-gno 2006; Papa Benedetto XVI ha riconosciuto ufficial-mente il martirio di don Francesco Spoto ed il 21 aprile2007 è stato beatificato.

L’altro “bocconista” illustre è S. Ecc. VincenzoBertolone ordinato sacerdote il 17 maggio 1975, supe-riore generale della Congregazione, postulatore deiBeati Giacomo Cusmano e Francesco Spoto, ordinatoVescovo di Cassano Ionio da S. Em. il cardinale TarcisioBertone il 3 maggio 2007.

Nel maggio del 1860 scoppiò in Sicilia una secondarivoluzione allorquando Garibaldi sbarcò a Marsala. Il17 luglio 1860 la situazione politica si era già appiana-ta se per la Festa di S. Rosalia il Generale Garibaldi potèprendere parte in poncho e camicia rossa, alle celebra-zioni in Cattedrale. Alla lettura del Vangelo il Corsosguainò la spada ed in questo atteggiamento insolito peril luogo sacro, ascoltò le parole del celebrante.

Il nuovo governo non dava quei risultati sociali che ilpopolo agognava e la miseria aumentava paurosamente.Il povero P. Giacomo correva in soccorso della gente damane a sera facendo leva sulle famiglie benestanti e sen-sibilizzandole alla causa dei poveri. Giacomo chiese poia tutti i Palermitani di rinunziare ad un boccone da met-tere da parte giornalmente per i mendicanti. La genteacconsentì e le Suore Serve dei Poveri si adoprarono acorrere per tutta Palermo con secchi e sacchetti a ritirareil “boccone”. Nella Chiesa dei Santi Quaranta Martiri P.Giacomo faceva la divisione dei generi raccolti giornal-mente. Ormai il numero degli assistiti si era fatto enor-me: orfanelli, giovani donne sbandate, vecchi senzatetto, infermi senza assistenza. Tutti correvano là edintanto i debiti aumentavano di pari passo. P. Giacomoaveva il solo conforto della preghiera e la visita in sognodella Santa Madre di Dio che lo sollecitava a continuarequell’opera benedetta. Ed infine Maria SS. volle dargliuna grande consolazione. Egli venne a sapere cheMelania, la veggente de La Salette, località fra le monta-gne savoiarde di Francia, sì trovava in Italia vicinoNapoli e subito desiderò di conoscerla. Andò infatti aCastellammare di Stabia ad incontrò Melania, ora S.Maria della Croce, la quale fu generosissima di consiglisulla Regola dell’Ordine Suore Serve dei Poveri che inquei giorni P. Giacomo andava preparando. Il Padre invi-tò Melania a Palermo per animare la sua comunitànascente. L’invito potè essere accettato da Melania solodopo il benestare della Santa Sede.

Intanto le Case di Misericordia si moltiplicavano esorgevano a Terre Rosse, ad Agrigento, a S. Marco, aQuinta Casa, a Valguarnera, a S. Cataldo, a Canicattì, aS. Giuseppe Jato.

Un giorno benedetto da Dio P. Giacomo incontrò aMessina un altro grande Santo, P. Annibale Maria DiFrancia. Si compresero subito giacché i loro cuori bat-tevano all’unisono spinti dall’amore ardente per i pove-ri. P. Annibale aveva già in animo la fondazione deiSacerdoti Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Suore delDivino Zelo.

Nel 1885 scoppiò il colera in Sicilia e P. Giacomo,nonostante infermità varie che lo affliggevano, fu in primalinea e condivise il lazzaretto con i colerosi per un mese.

La sua ultima iniziativa fu la fondazione di una coloniaagricola sui terreni, ormai trascurati, della sua famiglia a

S. Ecc. Mons. Vincenzo Bertolone

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ATTUALITÀpag. 24

Francesco Baratta svolge da vent’anni un servizio“serrano”per la promozione del sostentamento alle neces-sità della Chiesa, quale direttore dell’ufficio diocesano diChiavari, in stretta collaborazione con il Servizio CEI.

Gli chiediamo in che cosa consiste tale servizio.R. Quale credente e serrano cerco di rispondere in

breve. Chi ama la Chiesa, lavora per la Chiesa, ha pas-sione per la Chiesa e si adopera, anche per le sue neces-sità e sostentamento, dando testimonianza, nella totalegratuità e umiltà, consapevole di essere servo inutilema, possibilmente, con una costante passione e caparbiapazienza.

Negli anni ottanta, monsignor Nicora (oggi Cardinale)ci propose alcuni valori ecclesiali e civili su cui si fondail nuovo sostegno economico alla Chiesa: comunione,perequazione, libertà, corresponsabilità, partecipazionedei fedeli, solidarietà; da quegli incontri abbiamo capitoquanto tali valori rendono più ricca spiritualmente l’inte-ra comunità, tanto che sacerdoti e laici sono chiamati atestimoniare con la loro vita questi valori, ad amministra-re ed a far fruttificare i beni materiali che la Chiesa pos-siede in totale funzione di quelli spirituali.

In modo particolare noi, laici serrani, siamo chiama-ti, corresponsabilmente, anche al reperimento dellerisorse necessarie al sostegno della vita e della missionedella Chiesa, mediante l’ottoxmille e le offerte per ilsostentamento dei sacerdoti.

Ma quali sono i valori legati all’ottoxmille?R. Sono tutti quelli propri del “sovvenire” già enun-

ciati, e inoltre, quello fondamentale della libertà. Larevisione concordataria, non offrendo, – a differenzadella disciplina precedente, – nulla di precostituito, dipreventivamente e automaticamente garantito (nessunopuò assicurare alla Chiesa Cattolica le firme per l’ottox-mille), consente alla Chiesa di inserirsi più direttamentenel vissuto della società per proporre dall’interno il suodono, per far lievitare tutti i valori individuali e socialidello spirito umano, per “guadagnare” sul campo fidu-cia e condivisione della sua esperienza.

Ogni anno ogni contribuente è libero di scegliere achi destinare l’ottoxmille, che impegna la Chiesa arendere una testimonianza di assoluta credibilitàevangelica.

L’ottoxmille mostra oggi una certa stabilità. È unvantaggio?R. La stabilità non deve essere causa di “assuefazio-

ne”. Il sistema non sarà mai automatico. Richiederàsempre una firma, ossia un gesto volontario, ma consa-pevole, da parte del cittadino contribuente. Un gesto conil quale esprimerà la fiducia nei confronti della Chiesacattolica. Un gesto che, seppur gratuito, richiede sempreuna certa “fatica”, specialmente a quei contribuenti tito-lari di CUD, in continuo aumento, che non sono piùobbligati a consegnare la propria dichiarazione.

Per evitare l’assuefazione cosa si può fare?R. Informare, senza mai abbassare la guardia.

Ricordare che la Chiesa cattolica ha bisogno di quellafirma. Raccontare, quindi, come sono stati e sarannoutilizzati i fondi ricevuti magari nella propria diocesi onella propria parrocchia, se ne ha usufruito.

Ma non solo per ottenere le firme. La comunicazionerichiama con costanza i valori sui quali è fondato il siste-ma: solidarietà e partecipazione. La comunicazione diquesti valori contribuisce alla costruzione della stessacomunità ecclesiale. E per la loro ricaduta civile quei valo-ri contribuiscono a rendere più saldo l’intero tessuto socia-le, purtroppo precario in questi tempi. In ogni suo attocomunicativo relativo all’ottoxmille la Chiesa cattolica èben consapevole di questa sua complessiva missione.

Quindi ci pare di capire che destinare l’ottoxmillealla Chiesa cattolica non ha solo un valore economico.R. Certo! Inoltre l’otto per mille assegnato alla

Chiesa cattolica non va a vantaggio della sola Chiesacattolica, ma dell’intera società italiana. Dietro ogniintervento (la presenza del prete, la carità, il bene cultu-rale o artistico...) vorrei che si leggesse in trasparenza ilvalore evangelico che l’ha dettato e la fede che anima lacomunità. È il senso delle recenti campagne d’informa-zione. E vuole essere il senso profondo di ogni futurainiziativa di noi serrani impegnati in questo particolareservizio ecclesiale.

Sarebbe bello che in ogni diocesi italiana, soprattuttonei giorni utili per la presentazione della denuncia dei red-diti, ci fosse un Serra Club impegnato a diffondere il mes-saggio dell’ottoxmille in favore della Chiesa cattolica.

Può certamente essere un mezzo, anche, per “incorag-

La denuncia dei redditi:le offerte deducibili

Intervista a Francesco Baratta

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pag. 25ATTUALITÀ

personale, magari anche piccolo. Sono una scelta specifi-ca per il sostentamento dei sacerdoti. Oggi però le Offertearrivano a coprire solamente il 10% del fabbisogno per ilsostentamento del clero. Il restante 90% è tratto dai fondidell’ottoxmille. Quindi vale la pena di insistere nella pro-mozione delle offerte, perchè più queste aumentano più sidispone di fondi per le esigenze di culto della popolazio-ne e gli interventi di carità in Italia e nel mondo.

Mi piace sottolineare il motivo particolarmenteecclesiale che riguarda la profonda differenza esisten-te tra il meccanismo dell’ottoxmille e quello delleofferte deducibili. Mentre infatti il primo non compor-ta alcun esborso per chi firma (non è una tassa in più),le seconde conservano intatto il loro valore di dona-zione, sia pure in parte ripagato dal vantaggio delladeducibilità.

C’è comunque la stagione dell’ottoxmille, nei mesidella presentazione della denuncia dei redditi o la pre-sentazione del CUD con l’opzione per la Chiesa cattoli-ca e c’e poi la stagione delle offerte per il sostentamen-to dei sacerdoti da effettuarsi entro il 31 dicembre del-l’anno (per poter beneficiare della detrazione ai finifiscali).

Bieffe

giare e valorizzare le vocazioni alla vita consacrata nellaChiesa cattolica”, che è una delle finalità del Serra Club.

Parliamo brevemente delle offerte deducibili; a chisono destinate?R. Ne tratteremo, più diffusamente, in un successivo

numero del Il Serrano, magari sotto la Giornata di sen-sibilizzazione per le offerte in ottobre.

Diciamo brevemente che le Offerte per il sostenta-mento dei sacerdoti in Italia costituiscono l’altra forma disostegno alla Chiesa. Spetta ai fedeli assicurare la remu-nerazione ai 39.600 sacerdoti. Tra loro 36.000 sono pretiin servizio attivo nelle circa 26.000 parrocchie italiane,3.000 sono preti anziani o malati, che dopo una vita dedi-cata a Dio e al prossimo, hanno bisogno del nostro aiuto;infine 600 sono preti diocesani “fidei donum” (cioè donodel Signore) inviati in missione nel Terzo mondo.

Perché donare l’Offerta per i sacerdoti, se c’è l’ot-toxmille?R. Le Offerte per i sacerdoti e l’ottoxmille sono nati

insieme, dall’applicazione degli Accordi di revisione delConcordato nel 1984. Ma mentre l’ottoxmille è oggi unmezzo ben noto per sostenere la Chiesa cattolica, e chenon costa nulla in più, le Offerte richiedono un contributo

È stato reso noto il testo di una lettera del cardinale Dionigi Tettamanzi indirizzata agli “sposi in situazione diseparazione, divorzio e nuova unione”. L’Arcivescovo, pur ribadendo la dottrina che sancisce l’esclusionedall’Eucaristia per i divorziati risposati, intende manifestare la vicinanza della Chiesa a quanti si trovano in que-sta condizione, vale a dire un numero sempre crescente di persone. L’Arcivescovo di Milano chiama “sorelle efratelli amati e desiderati” i separati e i divorziati risposati, riconoscendo che alcuni di loro “hanno fatto espe-rienza di qualche durezza nel rapporto con la realtà ecclesiale: non si sono sentiti compresi in una situazionegià difficile e dolorosa” e talvolta “hanno sentito pronunciare parole che avevano il sapore di un giudizio senzamisericordia o di una condanna senza appello”. Per questo ripete: “La Chiesa non vi ha dimenticati! Tanto menovi rifiuta o vi considera indegni”, riconoscendo che “la fine di un rapporto sponsale per la maggior parte di voinon è stata decisione presa con facilità, tanto meno con leggerezza”. Tettamanzi spiega che anche la Chiesa sache “può essere addirittura inevitabile prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità dellepersone, per evitare traumi più profondi”, invita i genitori separati a “non rendere la vita dei loro figli più diffi-cile, privandoli della presenza e della giusta stima dell’altro genitore e delle famiglie di origine”. Quindi affron-ta il tema della comunione: “Nell’Eucaristia abbiamo il segno dell’amore sponsale indissolubile di Cristo per noi;un amore, questo, che viene oggettivamente contraddetto dal “segno infranto” di sposi che hanno chiuso unaesperienza matrimoniale e vivono un secondo legame”. Il divieto non esprime dunque “un giudizio sul valoreaffettivo e sulla qualità della relazione che unisce i divorziati risposati” comunque l’esclusione dall’eucaristia“non si riferisce ai coniugi in crisi o semplicemente separati” e lo stesso vale anche “per chi ha dovuto subireingiustamente il divorzio, ma considera il matrimonio celebrato religiosamente come l’unico della propria vita”.L’invito finale, rivolto a tutti, è quello di frequentare la messa domenicale e di non chiedere ai sacerdoti di indi-care “soluzioni facili o scorciatoie superficiali”. (Agenzia Fides)

La Chiesa non vi ha dimenticati!Tanto meno vi rifiuta o vi considera indegni

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TESTIMONIANZEpag. 26

Giovanni Novelli e il Serra

Giovanni Novelli è stato uncomunicatore di entusiasmo che havissuto per il lavoro, per la ricerca ela cultura, in particolare questa sem-pre illuminata dalla fede, ha amatoed onorato la sua famiglia, ha credu-to nella famiglia serrana. Testimoneintrepido della fede ha ricercato,convinto assertore, il Volto di Cristonella Sacra Sindone cui ha anchededicato una delle sue varie opere discrittore attento ed apprezzato.

In una conferenza tenuta al Serraclub di Pisa , in occasione dell’anni-versario della Charter, GiovanniNovelli fece una interessantissimatrattazione, poi pubblicata due volte,sulle origini, l’identità e gli sviluppidell’associazionismo di servizio.

Essenzialmente, ricordava Gio-vanni, il service consiste nella volon-tà di essere utili alla collettivitàmediante l’azione del singolo, che sisviluppa all’interno del Club, perconsentire a questo di proiettarsiall’esterno in una azione di tutela deigrandi principi che costituiscono ilfondamento della nostra civiltà. Lacollocazione riconosciuta ai Lions ed

al Rotary nell’ambito dei movimentid’opinione è quindi chiara ma ci sidomanda in quale posizione si collo-ca il Serra club, che pure in qualchemodo sul piano metodologico si defi-nisce sempre un service club?

Il Serra iniziò la sua attività sce-gliendo come obiettivo l’aiuto aiseminaristi, poi cambiato in quellodi dare aiuti finanziari a giovani stu-denti seminaristi ed incoraggiare levocazioni, ed infine ancora cambiatonella attuale forma: a) “incoraggiaree promuovere le vocazioni al sacer-dozio ministeriale della ChiesaCattolica”; b) “favorire il cattolicesi-mo incoraggiando i suoi membri conincontri amichevoli di carattere cul-turale, per realizzare la loro vocazio-ne cristiana al servizio”.

Questa evoluzione che mostrauna consapevole presa di coscienzadell’aspetto formativo e culturaleoltre all’aumento dell’impegno nel-l’attività di servizio, è stata unarisposta al cambiamento dei tempi edelle necessità della Chiesa.

Il serrano è quindi un laico catto-lico impegnato per il sostegno dellevocazioni ministeriali e religiose,insieme all’altro impegno originariodell’amicizia fra gli uomini cattolicial servizio della Chiesa; impegninon da poco che lo differenzianodagli altri movimenti anche per lostile di apostolato che gli è proprio.

Così disse una volta il compiantoCardinale Siri: “Siate certi, l’ultimosacerdote farà l’ultimo funerale”.

Il 30 Ottobre dell’anno 2000,organizzato da Serra club di Venezia,vedeva Novelli fra i relatori alConvegno mondiale, indetto sottol’alto Patronato del Presidente dellaRepubblica italiana, ed avente comeargomento “La Famiglia”, dal titolo

Romano PellicciariniSerra Club Livorno

specifico “Ut unum sint: gli sposi”,che si svolgeva in uno dei saloni,dalle pareti rivestite di stupendi affre-schi del Tintoretto ed altri autori set-tecenteschi, presso la Scuola Grandedell’Arciconfraternita di San Rocco,a Venezia, allora diretta dal carissimoamico serrano ing. Ermes Farina,Guardian Grando di detta Scuola.

Il suo intervento era incentratotutto sulla consapevolezza che lapromozione vocazionale ha i suoiambiti privilegiati nella famiglia,nella parrocchia e nella scuola.

La famiglia, diceva Giovanni,non deve preparare le vocazioni reli-giose o sacerdotali perché la voca-zione appartiene al Signore e quindiil compito della famiglia è scoprirlae facilitarla, con la testimonianza,con l’informazione, con la collabo-razione, con l’attenzione, con il sug-gerimento, ed anche con la correzio-ne se necessario.

Soprattutto ricordava Giovanni,citando il pensiero di Mons. AlbertoAblondi, nostro Vescovo emerito, lafamiglia è chiamata a vivere quelledimensioni di carità coniugale chesono anche altrettante dimensionidella carità presbiterale. Ed è anchedella massima importanza il clima didialogo che si deve ricercare nellafamiglia cristiana per facilitare lanascita di una vocazione od al servi-zio della società civile, che è compre-sa fra le altre, ma anche e soprattuttoquella al sacerdozio ministeriale.

Concludeva infine Giovanni, chesia per la società che per la Chiesa ilrafforzare la vita della famiglia deveessere oggetto della più alta priorità,essendo chiaro che per tanti giovani,proprio a causa del suo dissolvimen-to, spesso vengono condotti ad unaperdita di indirizzo e di speranza.

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Lungo i crepacci della Gravina,altopiano caratterizzato da suolo pie-troso e dal particolare terreno calca-reo, su cui si affacciano le località diGinosa, Laterza e altri splendidi centriabitati della Puglia murgica, si esten-de il tessuto urbano dei vecchi e carat-teristici rioni dei “Sassi” di Materadove, intorno all’anno 1080, da riccafamiglia, ebbe i natali San Giovannida Matera, l’abate fondatore dellacongregazione religiosa benedettinadi Pulsano. Solenni festeggiamenti insuo onore si celebrano in loco il 20giugno di ogni anno. In preparazionedi questa sentita ricorrenza il SerraClub di Matera il 16 giugno 2007 hatenuto una manifestazione dove èstato presentato il volumetto dellaprof.ssa Maria Rosaria Barbetta,dedicato al nostro Santo. È una storiadi sublime umanità che è stata illustra-ta, per la parte storico-religiosa, dalch.mo prof. Francesco Panarelli,docente di storia medievale pressol’Università di Basilicata. Il suo com-mento critico ha preso in esame l’inte-ressante profilo della vita dell’ascetamaterano, non tralasciando di illustra-re anche il fenomeno del monachesi-mo, collocato nelle temperie del perio-do storico dell’XI-XII secolo, con parti-colare riferimento a quel momento distraordinaria effervescenza e di irre-quietezza che originò le lotte per leinvestiture e che portò turbamentianche all’interno della Chiesa.All’epoca Matera, territorio dellaPuglia a cui appartenne sino al 1663,era fiorente ed attiva, di grande splen-dore e prosperava sotto il governo delnormanno Loffredo.La famiglia “de Scalzonibus”, da

cui nacque il Santo, era di alto censoed affidò l’educazione del suo rampol-lo a maestri monaci benedettini che loresero forte nel corpo e tenace nellamente perché, secondo lo spirito deltempo ed i desideri della famiglia,fosse preparato a primeggiare in gestacavalleresche, partecipando alle cro-ciate o, meglio, a dedicarsi con utilitàal commercio e agli affari della fami-glia. Ma Giovanni, invece, era prede-stinato a compiere ben altre opere. Dianimo generoso egli offrì la sua esi-stenza a Dio, rinunciando alle ricchez-ze della famiglia. Naturalmente, comeavviene anche oggi quando un giova-ne manifesta la sua vocazione sacer-dotale, i familiari contrastarono imme-diatamente tale suo progetto di vita edi amore verso Dio.L’opera della prof.ssa Maria

Rosaria Barbetta che, occorre dirlo, èla moglie del nostro presidente prof.Mario Radogna, narra la vita di SanGiovanni da Matera in una singolaree originale forma artistica di raccontocon lo scopo, riporto le sue parole,“di far conoscere, soprattutto alle gio-vani generazioni, la figura e la gran-dezza di un uomo che consumò la suavita alla luce dell’Amore e dellaCarità”.

“LA GEMMA DEI SASSI” è il titoloattribuito allo scritto ed è la nonna cheracconta ai suoi nipotini la storia anti-ca che, in epoca lontana, accaddeproprio a Matera, nel cuore del SassoBarisano quando un giorno, nel vici-nato in festa, venne alla luce un bimboche, appena nato, narra autorevol-mente la nonna, “fece subito parlaredi sé per essersi da solo sollevato in

piedi e aver fatto il giro di tutta la stan-za tra la meraviglia dei presenti che,non credendo ai propri occhi, videroin quel bambino un prodigio delCielo”. All’età di circa venti anni mes-ser Giovanni de Scalzonibus lasciò laricca casa paterna per raggiungere ingroppa ad un umile asinello il mona-stero dei Monaci Basiliani nell’isola diS. Pietro in Taranto, dove ricevette unascodella di minestra, un gregge dacustodire e molti ingiustificati maltrat-tamenti. Iniziò, così, una vita di morti-ficazioni corporali e di digiuni.Successivamente, per volere divinoche lo sottrasse alle pesanti ed inutilivessazioni dei confratelli, un misterio-so barcaiolo lo portò in Calabria e diqui poi raggiunse la Sicilia per trasfe-rirsi a Ginosa, località nei pressi diMatera dove, tra le sue altre volontariepenitenze, praticò anche il più assolu-to silenzio per dissentire dalla comunepratica locale delle imprecazioni edelle bestemmie. La nonna raccontache il Santo, rompendo improvvisa-mente il silenzio, iniziò la sua predica-zione. Aveva avuto in dono dal suoDio “il linguaggio della sapienza edella scienza” ed usò il dono divinoper insegnare il perdono, la giustizia,la carità.Si dedicò anche alla fondazione

di una comunità religiosa che pro-sperò a dismisura, tanto che si resenecessario trovare una fabbrica piùgrande per continuare l’opera. SanPietro apostolo che appositamente gliapparve, gli indicò una sua chiesadiroccata da ricostruire totalmente,ma scarseggiando i fondi necessariper acquistare il materiale, Giovanniindicò ai confratelli il luogo dove cer-carlo. Il prodigio delle pietre miraco-losamente trovate per la ricostruzionedi tale chiesa fu equivocato dal feu-datario del luogo, il conte Roberto diChiaromonte il quale, credendo che il“Monaco” avesse trovato e trattenutoper sé un tesoro, lo imprigionò met-

Con i «Percorsi alternativi» de “il serrano” vogliamo realizzare una rubrica che parli di luoghi, tradizioni,monumenti, monasteri sconosciuti ai più, ma certo preziosi e ancora tutti da scoprire e conoscere.

La gemma dei sassi

PERCORSI ALTERNATIVI pag. 27

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pag. 28 PERCORSI ALTERNATIVI

tendolo in catene che miracolosa-mente da sole sempre si spezzavano.Liberato dal carcere da un Angelo, sidiresse a Capua per essere successi-vamente dirottato in Oriente e poi tor-nare a Bari dove predicò con tantaveemenza ed ardore contro la diffusacorruzione della Chiesa che suscitòl’ira del clero. Fu accusato di eresia,imprigionato e processato, fu con-dannato al rogo da cui si salvò peraver miracolato la nipote di un can-celliere di corte, giovinetta decedutaper una grave malattia e che fu ripor-tata in vita dall’intervento del Santo.Sul Gargano compì il “miracolo delle

acque” portate dalla pioggia che,per intercessione del Santo, caddeabbondante a beneficio dei campi edel raccolto dopo un lungo periododi siccità.

“La gemma dei Sassi”, dopo unavita votata interamente alla pratica diun’eroica penitenza, si spense nelmonastero di S. Giacomo in Foggia il20 giugno dell’anno 1139 e la suasalma fu presto oggetto di grandevenerazione da parte di numerosidevoti che da lui ottenevano miracoli.Il papa Alessandro III fece traslare lasalma del “Monaco” e la depose per-

sonalmente sotto l’altare della Chiesadi S. Maria in Pulsano e, come rac-conta sempre la nonna nella favola,”con una solenne cerimonia proclamòSanto Giovanni da Matera per volon-tà dei religiosi e del popolo”. La città di Matera, devota al Santo

Eremita, si adoperò per avere il privi-legio di custodire le sue spoglie chegiunsero in Città il 28 ottobre 1830 efurono riposte, per il culto dei fedeli,in Cattedrale sotto un altare apposita-mente dedicato al Santo.È terminato il racconto della nonna

che lo conclude con queste paroledirette ai nipotini e indirettamenteanche a noi: “…non dimenticare,però, che la storia è vera e… che intutte le fiabe i miracoli stupiscono, main storie come queste fanno il mondopiù buono”.A completare l’originale opera

hanno concorso le significative edartistiche illustrazioni di stile naïf delmaestro pittore materano TonyMontemurro, che ha contribuito arendere più espressivo il racconto epiacevole l’opera. Il libretto, moltoprobabilmente, sarà inserito in unpercorso pedagogico-educativoriservato agli alunni della scuolamedia, nella convinzione dei socidel Serra Club di Matera che ladivulgazione dei valori umani e reli-giosi debba essere diffusa tra i gio-vani in maniera semplice ed ade-guata.Controversa è l’origine del mona-

stero di Pulsano. La tesi più accredita-ta è quella dell’esistenza di un’imma-gine della Madonna venerata in unaumile chiesa accanto alla quale sor-geva un vecchio monastero da tempoabbandonato che il Santo, per dirlacon linguaggio moderno, ristrutturò erese agibile e dove i pellegrini, attrat-ti dai miracoli compiuti dal“Monaco”, accorrevano numerosimentre i giovani, anche provenientida famiglie nobili, vi affluivano perfare parte della congregazione. Gliaccoliti furono in breve molto numero-si e la comunità si estese e furono fon-dati altri monasteri menzionati anchedalla bolla dell’anno 1177 di PapaAlessandro III.

Lino Sabino

Non c’è dubbio: la formazione del Sacerdote risiede in una capacità inte -riore stabile e non effimera, più che in una serie di iniziative, ed è fon-data sui valori della fedeltà e della conversione. La spiritualità, il radi-calismo evangeli co, di cui oggi il mondo ha tanto bisogno, sono il cuoree la radice della forma zione al sacerdozio. Una formazione che passa,appunto, in primo luogo dalla preghiera – veicolo di intimo e sin golarecontatto con Dio – e poi dal rap porto con la società civile, dall’appren-dimento culturale, dalla capacità di sin tonizzarsi con le esigenze semprepiù complesse dei cristiani.Insomma, una formazione moderna per un prete moderno, che sappiaessere testimone di coraggio e di speranza.Il bisogno di singole vocazioni testimoniano la necessità di autenticità,ricerca della propria identità, ruolo della famiglia, essenzialità della pre-ghiera, ricerca di punti alti e qualificati di impegno, gli elementi basedella scelta; vocazione intesa come percorso che coinvolge l’intera vitadel presbitero. La vocazione non viene data per acquisita al momentodell’ingresso in Seminario. La sua maturazione è un cammino progres-sivo, che richiede umanità, attenzione e solidarietà. Un cammino basatoanche sulla ricerca dell’essenzialità negli impegni, metten do ai primiposti la preghiera e il rap porto con la gente.Quale il ruolo svolto dal Serra Club? si sforza di riuscire ad essere disostegno nelle attività di for mazione e veicolo importante per sempre piùvalorizzare il rapporto con il mondo dei laici, con l’esterno delSeminario come sostenuto all’assemblea dei Vescovi italiani un puntonodale per il futuro della Chiesa è la formazione dei sacerdoti; forma-zione che non è tanto un fatto scolastico ma coinvolge tutta la personadel prete.“Studiare” Gesù Cristo vuol dire, quindi, approfondire si la Teologia, maanche essere attenti ai segni dei tempi, porsi le questioni dell’uomocontempo raneo e dare risposte evangeliche. In questo senso, la capacitàe le doti dimostrate dai quattro Diaconi intervenuti alla tavola rotondaappaiono confortanti.

Vincenzo Morgante

Tavola rotonda vocazionale

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La biblioteca de “il serrano”

In questa rubrica trovano spazio recensioni di libri o pubblicazioni che trattanoprevalentemente argomenti legati alle finalità ed alla attività della nostra Associazione.

Giuseppe Savagnone, Processo aGesù. È ancora ragionevole crederenella divinità di Cristo?, Elledici,Leumann (Torino) 2007, pp.192, € 10.

Oggi, un vero e proprio “proces-so” ha messo sotto accusa l’immagine“cristiana” di Gesù Cristo, Figlio diDio, in cui hanno creduto per secolimilioni di uomini e donne. Romanzi,come il “Codice da Vinci” di DanBrown, l’“Inchiesta” di Augias ePesce, il libello di Odifreddi Perchénon possiamo essere cristiani (e menoche mai cattolici), sono i più noti, manon gli unici. L’elemento a tutti comu-ne è la pretesa di dimostrare,provestoriche alla mano, che ormai è assur-do credere ancora nella divinità diCristo.Il libro di Savagnone nasce dalla

convinzione che questi attacchi hannoperò almeno un valore positivo, che èquello di rimettere sul tappeto la que-stione centrale della fede cattolica,spesso oscurata dal dibattito su temiimportanti, sì, ma “derivati”, comesono quelli della bioetica, dell’eticapubblica, etc. Le opere sopra citateforniscono perciò l’opportunità diriproporre, nella pastorale e nel dia-logo con la cultura contemporanea,specie con i giovani (si pensi agli inse-gnanti di religione), un discorso cheriguarda l’essenziale, e che essehanno fatto diventare estremamenteattuale anche a livello mediatico nelmondo “laico”. Ciò naturalmente suppone la

volontà e la capacità di confrontarsisul terreno della ragionevolezza, dun-que utilizzando il metodo storico-criti-co, pur depurandolo, come giusta-

mente chiede il Papa, della sua unila-teralità e della sua pretesa asetticità.In questo libro, l’autore si propone

di stabilire non se si deve crederenella divinità di Cristo, ma se si puòancora farlo senza cadere nell’illusio-ne o nel fondamentalismo. Per questoegli esamina una ad una le accusemosse all’ “imputato”,mostrandonel’inconsistenza non rispetto alla fede,ma sul piano della documentazionestorica e della riflessione critica. Nonsi tratta, però, soltanto di una “dife-sa”, bensì di una proposta costruttiva.L’immagine di Gesù che risulta daqueste pagine, e ceh tiene conto deinuovi ritrovamenti (vangeli gnostici diNag Hammadi e rotoli di Qumran),appare alla fine originale e soprattut-to molto diversa sia da quella, carica-

turale, che oggi a volte ne danno isuoi critici, sia da quella, offuscatadall’abitudine e dalla noia, che nehanno molti credenti.

RECENSIONI pag. 29

Mons. Saverio Ferina, Il Duomo diMonreale - L'abbraccio di Dio - conpresentazione dell'Arcivescovo mons.Cataldo Naro.

La Cattedrale di Monreale, 2007La Cappella del Crocifisso nel

Duomo di Monreale, 2007, con pre-sentazione dell'Arcivescovo mons.Salvatore Di Cristina

Quasi una liturgia dello spiritoquesto recente trittico sul duomo diMonreale, un messaggio ricco disignificati per questi nostri giorni, cosìbisognosi di simboli di rinascita spiri-tuale.L'autore è mons. Saverio Ferina,

83 anni di età, tutta una vita scanditatra impegno sacerdotale e ricerchestorico archivistiche concentrate sullaarcidiocesi di Monreale e soprattutto

sulla cittadina normanna dove hasvolto quasi tutto il suo lunghissimoministero sacerdotale, assolvendoanche ad importanti incarichi orga-nizzativi.Ha operato sempre in silenzio

tenendosi lontano da vanitosi clamo-ri; nessuno infatti sa di dovere al suotenace impegno il salvataggio dialcune chiese come la Chiesa diMaria SS. Addolorata al Calvariodelle Croci che da lunghi anni si tro-vava in stato di abbandono e profa-nazione. I lavori di ristrutturazione,generosamente affrontati parte a suespese, parte col contributo dellaConfraternita del Volto Santo, hannoportato alla riapertura al culto di que-sta chiesa monumentale che si stagliain posizione scenografica a mezza

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costa del monte, di fronte al Duomo diMonreale.E davanti alla sua mente c'era

sempre il Duomo: uno scrigno di idee,forme e linguaggi che per lui restava-no quasi in attesa di una nuova "rivi-sitazione", come l'apertura di unarchivio sigillato pronto a riproporreper una nuova lettura "reliquiae" dipensieri, simboli oscuri, frammenti discritture che apparivano a lui comeeco di epoche lontane ancora da stu-diare e da scoprire.Questo dunque il nuovo approccio

con cui egli si avvicina al monumento,la curiosità del teologo che indaga sulgrandioso ciclo musivo per rileggerloalla luce della Fede, una Bibbia straor-dinaria da riscoprire per fare cateche-si, come nello spirito delle austere cat-tedrali dei Medioevo. Eccolo dunqueaddentrarsi a decifrare quell’ardua,difficile selva di simboli, scritture,immagini ed allusioni di un mondomisteriosamente lontano del qualel'autore cerca di carpire i segreti conun misto di curiosità e commozione.

Così i mosaici del Duomo diMonreale acquistano in questi libri unnuovo significato e una nuova magia;alle splendide immagini di Enzo LoVerso che li corredano sono affidatinuovi criteri di interpretazione inchiave spirituale rimasti finora comeoccultati. Perché la mente raziocinan-te della scienza non può coglierequei sottesi riferimenti, valori, mes-saggi e metafore che si rivelano soloa chi riesce a indagarli alla luce dellafede e della visione cristiana. Ainostri sguardi, alla nostra attenzioneresta il compito di riuscire a gustarefino in fondo tutti i messaggi risco-perti, le suggestioni e i simboli chequeste pagine ci trasmettono attraver-so il linguaggio universale dell'arte.Opera di intelligente recupero cul-

turale è stato, in modo particolare, ilsecondo di questi volumi al quale va ilmerito di riproporre una rivisitazionedel Duomo attraverso le rarissimeimmagini dell'abate cassineseBenedetto Gravina il quale nel 1869dava alle stampe un'opera eccezio-

nale, oggi divenuta rarissima (presen-te solo in poche biblioteche). Di que-st'opera dedicata al Duomo diMonreale, mons. Ferina ha curato lariproduzione delle stampe artistichelitografiche ottocentesche, ancora unavolta sottolineate dalla spiegazionedel simbolismo che accompagna siagli episodi musivi che le decorazionidelle pareti e del pavimento.Il più recente dei tre volumi è dedi-

cato alla splendida cappella delCrocifisso ed anche questo si diversi-fica da altre pubblicazioni sull'argo-mento poiché si presenta come unalettura in chiave assolutamente spiri-tuale di quel piccolo scrigno volutodall'arcivescovo G. Roano (1687),inteso come compendio della bellez-za e della simbologia dei mosaici nor-manni che egli volle riproporre attra-verso immagini e decorazioni scolpitein finissimo marmo.Alla elegante impostazione grafi-

ca ha lavorato Serena Mirto.

Giulia Sommariva

Rebecca va incontro a Isacco (da Il Duomo di Monreale di Saverio Ferina)

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CCoonnggrreessssoo NNaazziioonnaalleeXI CCoolllleevvaalleennzzaa ((PPGG)) •• 66--88 ggiiuuggnnoo 22000088

SSeerrrraa IInntteerrnnaattiioonnaall IIttaalliiaa

II sseerrrraannii,, tteessttiimmoonnii nneellllaa ssoocciieettàà aa ssoosstteeggnnoo ddeellllee vvooccaazziioonnii

VENERDÌ 6

ore 15.30 Accoglienza

ore 16.30 Eucaristia:S. E. Mons. Giovanni ScanavinoVescovo della Diocesi di Orvieto-Todi

ore 17.30 Moderatore: dott. Cesare GambardellaPresidente eletto di Serra InternationalSaluto dell’avv. Antonio Giovanni CiacciGovernatore del Distretto 171Saluto del dott. Benito PiovesanPresidente del Consiglio nazionale italiano del Serrae inaugurazione del Congresso

ore 18.00 Relazione: Il serrano e l’impegno per le vocazioni:capire il cambiamento e testimoniare CristoMons. Lorenzo BozziVicario Episcopale della Diocesi di Siena

ore 18.45 Dibattito

ore 19.30 Conviviale

SABATO 7

ore 08.00 Eucaristia:Mons. Luca BonariDirettore Emerito del Centro Nazionale Vocazioni

ore 09.00 Colazione

ore 09.30 Moderatore: Dott. Vittorio DabizziPast Presidente nazionaleRelazione: Le grandi sfide del nostro tempo ad unavisione cristiana della vita: luci ed ombreDott. Mimmo MuoloVaticanista di Avvenire e coll. di Radio Vaticana

ore 10.15 Dibattito

ore 10.45 Pausa

ore 11.15 Tavola rotonda:L’esercizio della testimonianza del serrano a soste-gno delle vocazioni negli ambiti:Affettività: Dott. Lucia Vannini Rossi

Presidente Fed. Tosc. Consult. Fam. Isp. Crist.

Tradizione: Mons. Paolo GiuliettiDir. Em. Serv. Naz. Pastorale Giovanile C.E.I.

Cittadinanza: Prof. Adriano FabrisOrdinario Filosofia Morale - Università di Pisa

Moderatore: Dott. Mimmo Muoloore 13.00 Conviviale

ore 15.00 Visita turistico-culturale

ore 19.30 Conviviale, premiazioni, passaggio delle consegne

DOMENICA 8

ore 08.30 Moderatore: Prof. Gianpietro CellerinoPast Trustèe internazionaleInterventi dei Governatori sul tema del Congresso

ore 10.00 Intervento sul Corso di comunicazioneProf. Elisabetta PavanCattedra di teoria e tecniche delle comunicazioni di massa -Università di Venezia

ore 11.00 Relazione: Quale testimonianza dei serrani oggi asostegno delle vocazioni: orientamenti e prospettiveMons. Luca Bonari

ore 11.45 Chiusura del Congresso:Dott. Benito Piovesan

ore 12.00 Eucaristia:S. Em. Card. Josè Saraiva MartinsConsulente Episcopale di Serra Italia

ore 13.00 Conviviale

PP RR OO GG RR AA MM MM AA

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Per il bene della comu-nità cristiana esistono alcu-ni ministeri che prolunganoe sviluppano il ministeroche Cristo affidò agliApostoli.

In latino ministeriumsignifica “servizio” e ilministro-servitore per ec-cellenza è stato Gesù chevenne a servire e dare lasua vita per molti. Vi sonoministeri ordinati: il diaco-nato, il presbiterato, l’epi-scopato, mediante i qualiuna persona è configurata,per mezzo di un sacramen-to speciale, a CristoPastore e Maestro. Vi sonoi ministeri istituiti: quellodel lettore e dell’accolitoper aiutare la comunitàriguardo la Parola e isacramenti e tali ministerisono propri dei laici che

non passano allo stato cle-ricale. Vi sono i ministeririconosciuti propri di colo-ro che vengono nominatiper un periodo di tempoministri straordinari. Iministeri di fatto sonoinvece quelli più numerosiesercitati dai laici che pre-stano volontariamente ser-vizi intorno all’altare.

Possono essere siauomini che donne e gene-ralmente sono incaricatidelle letture, animano icanti e le preghiere, svol-gono la catechesi, orga-nizzano i gruppi e lacomunità.

Fra tutti questi servizi ilDiaconato è certamentequello più importante per-ché praticamente è quellonato con la Chiesa ed èdiventato nel tempo un

gradino per il presbiteratodi cui assume alcune carat-teristiche come il celibato.Il termine ‘Diacono’ erautilizzato anche nei testipatristici per indicare ilservo di Dio, ma è anchepresente nel NuovoTestamento; infatti lo stes-so S. Paolo nella lettera aiFilippesi e in quella aTimoteo parla dei diaconie delinea anche la lorofigura ideale: i diaconidevono essere dignitosi,non doppi nel parlare, nondediti al molto vino, néavidi di danaro... sianomariti di una sola moglie esappiano governare bene iloro figli e le loro cose...siano di buona fama, pienidi Spirito e di sapienza percui possano servire l’Eu-caristia e siano abilitati adamministrare il Battesimo.Dei diaconi si occuparonoanche i primi Concili dellaChiesa come quello diNicea (325) che ribadivala distinzione fra i tregradi della gerarchia:vescovi, presbiteri e diaco-ni, e questi ultimi doveva-no rimanere nei loro limitiperché erano ministri deivescovi e inferiori ai preti.Nel Concilio di Costan-tinopoli (869-870) si deli-nearono i ruoli assunti daldiacono: servire alle men-se, predicare, battezzare,leggere il Vangelo, distri-buire la comunione e aRoma nel IV sec. diventa-

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I MINISTERI ORDINATIE IL DIACONOdi Anna Maria Fellini

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rono addirittura ammini-stratori dei beni.

Nel V sec. a Romarisultava che i diaconi fos-sero addirittura cento,prendessero il nome dicardinali e fossero titolaridi alcune chiese chiamate‘diaconie cardinalizie’.

Sarà il Concilio diTrento (1545-1563) arichiamare la sua istituzio-ne considerandola però unmomento del camminoche dagli ordini minoriportava agli ordini mag-giori per concludersi nelpresbiterato. In questomodo il diaconato diventa-va l’ultimo gradino versoil sacardozio.

Ne vennero anche defi-niti gli abiti liturgici: lastola, la dalmatica e l’età eil celibato. Col ConcilioVaticano II il diaconatodiventa un servizio perma-nente visto non più comegradino verso il sacerdo-zio, ma come necessariapresenza nella comunità e,col consenso del SommoPontefice, il diaconatopotrà essere conferito auomini di matura età

anche viventi nel matrimo-nio e a giovani idonei pur-ché rimangano fermi nellalegge del celibato. Si recu-perano così due aspettidella tradizione ecclesia-stica; quello del diaconatopermanente, anche conuomini sposati, e quellodei giovani celibi avviatial sacerdozio. Ai diaconisposati però i Vescovi, nelConcilio Vaticano II, nondiedero la possibilità didiventare presbiteri, anchese il ripristino del diacona-to era suggerito dalla man-canza di vocazioni sacer-dotali. A molti infatti ildiaconato sembrava unasoluzione ottimale sia perpromuovere un ministeronon celibatario, sia perattivare quei compiti disupplenza, resi necessaridalla secolarizzazione inatto. Il discorso era validosoprattutto per il Centro oil Nord Europa e anche peri Paesi extraeuropei, ma furibadito che la identità deldiaconato fosse quella delservizio nella Chiesa enella comunità e non diappartenere all’Ordine.

Papa Benedetto XVI nelsuo discorso ai diaconi diRoma nel febbraio 2006ha evidenziato che solouna forte riaffermazionedel primato del ministerodiaconale della carità assi-curerà l’accoglienza e unlungo futuro al diaconatoripristinato, senza essereschiacciato dal timore dirappresentare una minac-cia per i prebiteri e dallapreoccupazione laicalerispetto a nuove forme diclericalismo. Il diaconatodunque non è ordinato perriempire i vuoti dellacarenza dei preti, né perfarsi carico della comunitàsenza presbitero, ma deveessere forza motrice delservizio della Chiesa inuna prospettiva missiona-ria volta soprattutto ai piùpoveri, ai più deboli, agliultimi, ai più infelici. Laspiritualità del diaconodeve essere quella didifendere, confortare, con-dividere, liberare, daresperanza e soprattutto ser-vire con gioia perché egli èministro della Parola, del-l’altare e della carità.

Si comunica che dal corrente mese di marzo il “Centro dati”gestito dal socio Angelo Belotti di Genova è stato accentratopresso la Segreteria del CNIS a Viterbo nel quadro di una piùampia gestione informatizzata dei dati e dei servizi. Pertanto tutte le comunicazioni riguardanti nuovi soci, dimissio-ni, variazione d’indirizzo, invio della rivista a simpatizzanti, etc.vanno indirizzate esclusivamente alla Segreteria del CNIS presso:Coop. FANI , Piazza San Lorenzo, 10 - 01100 Viterbo. E-mail: [email protected]. 0761 303231 - Fax 0731 306006

Il CNIS nella seduta dell’1 e 2 marzo scorso nel prendere questadecisione ha rivolto al socio Angelo Belotti vivi ringraziamenti esentimenti di riconoscenza per i tanti anni dedicati a questo fon-damentale “service” in favore del Serra italiano.

AVVISO

Nel menù “documenti” è riportato il

testo integrale del messaggio del Santo

Padre Benedetto XVI in occasione della

Giornata mondiale di preghiera per le

Vocazioni del 13 aprile 2008 e altre

notizie

Ildiaconato deve

essere forza motricedel servizio della Chiesain prospettiva missionaria

rivolta ai più debolie agli ultimi

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