Il serrano n.134

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.134 Settembre/Dicembre 2014 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 Per sostenere le vocazioni sacerdotali La famiglia come la vede il Sinodo Il martirio dei cristiani nel mondo Intervista a Galantino Segretario generale CEI Natale con Pietro alla scuola di Maria

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IL SERRANO. Organo dell’Associazione Serra International Italia.

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.134Settembre/Dicembre 2014

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Per sostenere le vocazioni sacerdotali

La famigliacome la vede il Sinodo

Il martirio dei cristianinel mondo

Intervista a Galantino Segretario generale CEI

Natale con Pietro

alla scuola di Maria

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 134ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

III/IV trim. - sett.-dic. 2014 (XXXVIII)sommario

In copertina: È Natale! (foto Romano Siciliani)

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

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Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneMaria Luisa Coppola, Presidente del CNISEmanuele Costa, V. Presidente del C.N.I.S.Riccardo Bastianelli, V. Presidente del C.N.I.S.Mario Di Bella, V. Presidente del C.N.I.S.Renato Vadalà, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Antonio Macchione Lino SabinoAlberto Pietra Marino PittalugaFrancesca Giordano Sandro PalumboSergio Borrelli Antonio Claps

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro enon oltre il 28 febbraio 2015.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.134Settembre/Dicembre 2014

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Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Natale con gli occhi fissi su Mariadi Mimmo Muolo

editoriale

® 30 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 4 Cosa ha detto il Sinodo/1 Senza conservatorismi né fughe in avantidi Giuseppe Gabriele

® 6 Cosa ha detto il Sinodo/2 Cambiamenti dottrinali o conversione pastorale?di Massimo Lanzidei

® 8 Il martirio dei cristiani nel mondodi Guido Rossi

® 10 I viaggi di Papa Francesco, stile e metododi Augusto Intermine

® 12 La CEI verso il convegno nazionale di Firenze 2015di Beatrice Serenelli

vita della chiesa

® 14 Galantino: “Con i sacerdoti per un nuovo umanesimo”di Mimmo Muolo

l’intervista

® 26 “Con la musica Dio ha bussato alla mia porta”di Lucia Demattè

cultura

® 16 Il nostro progetto culturaledi Maria Luisa Coppola

® 20 Il presepe tradizione che si rinnova sempredi Cosimo Lasorsa

vita del serra

® 22 Quale rapporto tra i serrani e il sacerdote?di Aurelio Verger

® 24 Il concetto di bellezza nella Bibbiadi Sergio Borrelli

vocazioni

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editoriale

In questo Natale 2014 i Serrani dovrebbero prendere un impegno par-ticolare. Vivere la spiritualità natalizia tenendo gli occhi fissi suMaria. Ci sono infatti diverse ragioni per farlo. E la prima è sempre la cir-

costanza che – come diceva il beato Paolo VI – non possiamo essere cristiani senon siamo anche mariani. Per i membri del Serra Club, poi, questo collegamento èparticolarmente evidente già nell’invocazione che conclude tutte le nostre preghie-re: “Maria, madre delle vocazioni, prega per noi”. A questo motivo, per così dire costituzionale, se ne aggiungono però, nel frangen-te che stiamo vivendo, altri due che sono peculiari del cammino della nostra asso-ciazione. Innanzitutto va sottolineata la grande devozione mariana di PapaFrancesco, che vive questo suo amore alla Madre celeste con accenti non menointensi di quella che abbiamo conosciuto e apprezzato nei suoi due predecessori ein san Giovanni Paolo II in particolare. Basti ricordare che non parte mai per unviaggio senza prima essersi recato a pregare nella Basilica di Santa MariaMaggiore. Recentemente mi hanno colpito alcune sue espressioni in riferimento allaVergine. “Con Maria, che è la nostra Madre – ha detto –, nessun cristiano ha il dirit-to di sentirsi orfano”. E ancora: “Maria è colei che ha trasformato una stalla nellacasa di Gesù”. Sono due riflessioni che ben si addicono al Natale, perché di fron-te alla Madonna vergine e madre che ci dona Gesù tutti noi possiamo riscoprire ilsenso di figliolanza rispetto al Creatore; e soprattutto perché possiamo interrogarcisu come trasformare quella stalla che spesso diventa il nostro cuore per effetto delpeccato in una casa accogliente per Cristo e per gli altri. Da Maria, insomma, dob-biamo imparare – e Natale è proprio il periodo giusto – il “tocco femminile” dellafede. Umiltà, ascolto, servizio, prontezza nell’accorgersi dei bisogni e nell’accorre-re in aiuto.Perciò bene ha fatto il presidente nazionale, Maria Luisa Coppola, a porre allabase del suo biennio il tema “La donna nella chiesa: dalla famiglia, al lavoro, allasocietà ed alla vita consacrata per un nuovo umanesimo cristiano”. Intanto que-st’anno ricorreva il XXV anniversario della Mulieris dignitatem; e in secondo luogola devozione mariana di Papa Francesco trova un riflesso immediato nella valoriz-zazione del ruolo femminile nella Chiesa attraverso alcune nomine di valore. Nonche ci sia bisogno di poltrone per sottolineare questo ruolo (“se non ci fossero ledonne – ricordava qualche tempo fa l’arcivescovo Rino Fisichella – metà delle nostreparrocchie chiuderebbero”), ma le scelte del Pontefice possono essere d’esempioaffinché all’interno della comunità ecclesiale il “tocco femminile della fede” sia sem-pre meno un optional.Il nostro tema, dunque, ci pone in linea con l’insegnamento petrino e in sintonia conil cammino della Cei. Non sarà sfuggito infatti ai Serrani il riferimento al “nuovoumanesimo cristiano” che è il cuore del convegno ecclesiale nazionale del 2015 aFirenze e che trova la sua splendida realizzazione proprio nella figura di Maria,Madre e modello per tutti i cristiani. Per tutti questi motivi, dunque, quest’anno vivia-mo il Natale alla scuola della Madonna. Con lo sguardo fisso su di lei.

Natalecon gli occhi fissi su Maria

di Mimmo Muolo

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Ora che dalla conclusione del Sinodo

straordinario sulla famiglia sono passa-

te diverse settimane, possiamo forse ragio-nare con più pacatezza su un evento che – come maiera accaduto prima per un'assemblea sinodale – harichiamato l'attenzione dei media e suscitato dibattitianche accesi. Papa Francesco lo aveva messo inconto. Anzi lo aveva sollecitato fin dal primo giornodi lavori. "Parlare con franchezza, ascoltare con umil-tà", era stato il suo invito. Pienamente accolto da tuttii Padri sinodali. Ma alla fine che cosa ha prodotto ildibattito? In questa e nelle pagine che seguono, pro-viamo a mettere in ordine i principali elementi emer-si, tenendo però conto che il Sinodo straordinariodell'ottobre scorso è stato solo il primo passo di un“cammino” (Sinodo, del resto, significa proprio que-sto) che proseguirà fino a ottobre del 2015 nelleChiese locali e che tra un anno vedrà una nuovaassemblea sul medesimo tema della famiglia. Conl'avvertenza, dunque, che nulla di ciò che è finoraemerso va considerato come definitivo, cominciamoil nostro esame.I punti di riferimento principali sono due: la

Relatio Synodi, cioè il documento finale dell'assem-blea, e l’importantissimo discorso tenuto dal Papasabato 18 ottobre. Due testi che parlano chiaro. Ela prima cosa che dicono è che i vescovi di tutto ilmondo attribuiscono alla famiglia un ruolo essenzia-le per il futuro della società. Non solo: essi ritengo-no basilare sia evidenziarne la bellezza, sia chinar-si sulle sue “ferite”, onde curarle con l’olio dellamisericordia e le medicine della verità. La discussio-ne, semmai, sta nel trovare il giusto dosaggio tral’uno e le altre. In questo senso, dall’Aula sinodalesono giunti gli echi di un confronto che qualcuno ha

vita della chiesa

Sinodo /1 • La famiglia come la vede il Sinodo

Senza conservatorismine fughe in avanti

di Giuseppe Gabriele

cercato a un certo punto di pilotare in direzioneultraprogressista, ottenendo solo l'effetto di inasprireancor più le posizioni meno inclini a un cambia-mento pur necessario. Ed è dovuto alla fine interve-nire il Papa per ricordare a tutti qual è la via entrocui proseguire il dibattito nelle Chiese locali, fino alprossimo anno.Altro elemento emerso con evidenza è la diversa

sensibilità geografica rispetto ai problemi della fami-glia. Se l’Occidente insiste soprattutto su comunione

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Infine, per quanto riguarda ciò che più sta acuore al pensiero dominante occidentale, il Sinodo(come riferiamo più ampiamente nelle pagineseguenti) ha ribadito che l’unico matrimonio è quel-lo tra uomo e donna, che accogliere e accompa-gnare gli omosessuali in un percorso di discerni-mento non significa approvare gli atti tra personedello stesso sesso e che anche le unioni di fattovanno aiutate ad evolvere verso la pienezza delmatrimonio. E che per quanto riguarda la comunio-ne ai divorziati risposati, sicuramente il punto piùcontroverso di tutti, la linea dei possibilisti non è pas-sata. Ma è stato ribadito che, pur non potendoaccostarsi ai sacramenti, queste persone fanno partedella comunità ecclesiale, perché “non è l’esclusio-ne la lingua della Chiesa”.Che cosa succederà da qui a un anno? Il cammi-

no è aperto. Ma una cosa è certa. Con il suo invitoa evitare le opposte tentazioni dell’”irrigidimento osti-le” e del “buonismo distruttivo”, Papa Francesco hatracciato una via, tagliato le ali estreme, dato l’altolàsia a chi vorrebbe restare ancorato a ieri, sia a chipropone pericolose fughe in avanti. Perché in defini-tiva il Sinodo è un cammino fatto in comune. Insieme.Con pazienza. Quella pazienza insegnata ad esem-pio da Paolo VI la cui beatificazione non a caso achiuso l'assemblea sinodale. Non un restar fermi oprendere le scorciatoie.

ai divorziati risposati, coppie di fatto e unioni omo-sessuali, in Africa e in Asia bisogna fare i conti conla povertà, le migrazioni, le guerre, il ruolo subalter-no delle donne. C’è poi la forte incidenza che lelegislazioni sovranazionali hanno sul disgregarsidella famiglia, mentre avanza l’ideologia del gender,che rischia di minare alla base la cellula fondamen-tale della società. Tutti temi che hanno trovato largospazio, anche se i media non l’hanno sottolineato.Così come è stato a più riprese sottolineato che la

famiglia è sotto attacco. Da questo punto di vista nonva tralasciato un importante dicorso del Papa, chegiusto una sottemina dopo la fine del Sinodo straor-dinario, ha notato come quell'attacco non abbia pra-ticamente precedenti nella storia dell'umanità."Quante famiglie – ha constatato – sono ferite, quan-ti matrimoni sono finiti, quanto relativismo c'è nelsacramento del matrimonio, dal punto di vista socio-logico e dei valori umani". Non bastano allora i di-scorsi o le dichiarazioni di principio; bisogna invece"perdere tempo con le persone", come ha fatto Gesù.Soprattutto, ha aggiunto Francesco, occorre prepara-re i fidanzati, che confondono il sacramento con ilrito e cadono nella "cultura del provvisorio", dimenti-cando il "per sempre".

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vita della chiesa

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Chiesa deve accompagnare con attenzione e premu-ra i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito esmarrito, ridonando fiducia e speranza, come la lucedel faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzoalla gente per illuminare coloro che hanno smarrito larotta o si trovano in mezzo alla tempesta>. Importanteè però non fermarsi alla consolatoria pacca sulla spal-la. <Consapevoli che la misericordia più grande èdire la verità con amore, andiamo aldilà della com-passione – questo è l’invito del Padri Sinodali -.L’amore misericordioso, come attrae e unisce, così tra-sforma ed eleva. Invita alla conversione. Così nellostesso modo intendiamo l’atteggiamento del Signore,che non condanna la donna adultera, ma le chiededi non peccare più>. Ed è questo un paradigma chenella stesura finale ha preso il posto della propostaanalogia con il n. 8 della Lumen Gentium, in basealla quale - nella Relatio post disceptationem (cioèquella che a metà dei lavori faceva il punto della situa-zione del dibattitto) - si arrivava ad affermare che vifossero semi del Verbo anche in queste situazioni. Inun altro passaggio del testo si afferma che <è impor-tante entrare in dialogo pastorale con tali persone alfine di evidenziare gli elementi della loro vita che pos-sono condurre a una maggiore apertura al Vangelodel matrimonio nella sua pienezza> . E che <una sen-sibilità nuova della pastorale odierna, consiste nelcogliere gli elementi positivi presenti nei matrimonicivili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze>.In ogni caso <tutte queste situazioni vanno affrontatein maniera costruttiva, cercando di trasformarle inopportunità di cammino verso la pienezza del matri-monio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta

Durante i lavori del Sinodo straordinario

sulla famiglia, l’attenzione dei media e

dell’opinione pubblica si è concentrata

soprattutto sui casi difficili: divorziati risposati,coppie di fatto, unioni gay. Ribadito che l’accentoprevalente dei Padri sinodali è andato sulla bellezzadella famiglia, sul suo valore di cellula fondamenta-le della società e di Chiesa domestica e che dunquequello del Sinodo è un messaggio in positivo, un’i-niezione di fiducia e uno sguardo di speranza affin-ché non sembri di essere stati chiamati al capezza-le di un malato terminale ad impartirgli le cure pal-liative in attesa della inevitabile morte, vediamo dicapire, documenti ufficiali alla mano che cosa effet-tivamente ha detto il Sinodo su tali questioni.Innanzitutto si invita a <prestare attenzione pasto-

rale nuova> alla realtà dei matrimoni civili tra uomoe donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debitedifferenze, anche alle convivenze. Distinzione nonda poco.

Sui matrimoni civili, afferma il documentofinale o Relatio Synodi, <quando l’unione raggiungeuna notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico,e connotata da affetto profondo, da responsabilitànei confronti della prole, da capacità di superare leprove, può essere vista come un’occasione daaccompagnare nello sviluppo verso il sacramentodel matrimonio>.

Sulle coppie di fatto, <molto spesso invece laconvivenza si stabilisce non in vista di un possibilefuturo matrimonio, ma senza alcuna intenzione di sta-bilire un rapporto istituzionale>. Ed è proprio in rela-zione a queste situazioni che si nota un afflato nuovo.<Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la

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vita della chiesa

Sinodo /2 • Dibattito aperto

Cambiamenti dottrinali

o conversione pastorale?di Massimo Lanzidei

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di accoglierle e accompagnarle con pazienza e deli-catezza. A questo scopo è importante la testimonian-za attraente di autentiche famiglie cristiane, come sog-getti dell’evangelizzazione della famiglia>.

I divorziati risposati. <Nel Sinodo è risuona-ta chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose.Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo dellafamiglia e riconoscendo che separazione e divorziosono sempre una ferita che provoca profonde soffe-renze ai coniugi che li vivono e ai figli, i Padri sinoda-li hanno avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi,che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari,sapendo che esse, spesso, sono più “subite” con sof-ferenza che scelte in piena libertà. Si tratta di situazio-ni diverse per fattori sia personali che culturali e socio-economici. Occorre uno sguardo differenziato comeSan Giovanni Paolo II suggeriva>. Per quanto riguar-da invece la possibilità di ammettere i divorziati rispo-sati alla comunione sacramentale, <va ancora appro-fondita la questione, tenendo ben presente la distin-zione tra situazione oggettiva di peccato e circostanzeattenuanti, dato che l’imputabilità e la responsabilità diun’azione possono essere sminuite o annullate dadiversi fattori psichici oppure sociali>. Ma questo pas-saggio è uno dei tre brani della Relatio che non haottenuto la maggioranza dei due terzi.

Gli omosessuali. Anche il passaggio relativoalle unioni gay ha subito la stessa sorte al voto.L’attuale formulazione della Relatio appare peròabbastanza confusa e perciò bisognosa di ulterioriapprofondimenti. <Alcune famiglie vivono l’espe-rienza di avere al loro interno persone con orienta-mento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati suquale attenzione pastorale sia opportuna di fronte aquesta situazione riferendosi a quanto insegna laChiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimi-lare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unio-ni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio ela famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne contendenze omosessuali devono essere accolti conrispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviteràogni marchio di ingiusta discriminazione>. Il testopubblicato appare comunque molto più equilibratorispetto alle formulazioni precedenti

In conclusione, dunque, il Sinodo ha ribadi-to che più che a cambiamenti dottrinali bisognaessere attenti a una conversione pastorale. Il Papa,subito dopo la fine dei lavori, ha chiesto fatti con-creti e non solo bei discorsi. Una richiesta che valeper tutti.

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Coppie separatee divorziate?Proposte da Palermo

A Palermo, su invito dell’Arcivescovo, cardinalePaolo Romeo, che ha manifestato sin dal suo arri-vo in diocesi la sua ferma volontà di una azione diaccoglienza e cura ai divorziati risposati, l’uffi-cio diocesano di Pastorale familiare ha sviluppa-to una pastorale dell’accoglienza e di accompa-gnamento dei separati e divorziati attraverso ilprogetto Pozzo di Sicar preceduto da un dibattitocon il consiglio presbiterale e l’incontro con i par-roci del territorio della diocesi che ha messo inluce una realtà variegata di interventi.Nel Progetto Pozzo di Sicar si inizia il camminodi “rieducazione” alla vita .ecclesiale delle cop-pie separate e divorziate con nuove unioni chevogliono fare un percorso di fede e di partecipa-zione alla vita della Chiesa. Infatti anche se l’eu-caristia è fonte e culmine di tutta la vita cristia-na, è parimenti vero che coloro i quali, per motivioggettivi si sono esclusi dall’ammissione a rice-vere l’eucaristia, non per questo sono esclusidalla vita della Chiesa.La problematica è certamente acuita dalla prassiecclesiale: se tutto nella comunità è “eucaristiz-zato”, chi non può accedere alla comunione è, difatto, un escluso. Se, invece, la comunità cristia-na, per l’attenzione dovuta a questi suoi membri,riscopre la ricchezza di altre celebrazioni, dialtre azioni liturgiche, allora anche i divorziatirisposati trovano lo spazio, la forza, il respironelle loro comunità.La prassi ecclesiale lascia ampio spazio ai divor-ziati/risposati. L’incontro di Gesù con laSamaritana al Pozzo di Sicar è l’icona neotesta-mentaria a cui vogliamo ispirarci: non chiusurama accoglienza; non condanna ma desiderio dicrescita. La comunità cristiana, presenza diCristo fra le nostre case, è pronta, al pozzo, a dia-logare con chi ha fatto i conti con il dolore, con ilfallimento di un rapporto importante, con chi haancora voglia di immergersi nel dinamismo dellagrazia. È precisamente il dinamismo nella vitadella grazia l’obiettivo fondamentale di questopercorso con i divorziati risposati. Partire dalBattesimo per riscoprire che l’incontro con Cristoattraverso la Parola e la Carità ci immerge nellagrazia, non più dis-graziati ma amati, chiamatiper nome.Ai divorziati risposati la Chiesa fa scoprire undinamismo di grazia extra-sacramentale, di cuila Parola di Dio, la preghiera liturgica, quella per-sonale, la vita stessa della comunità ecclesiale ela carità sono ottimi esempi. Inoltre la pastoraledei separati divorziati può favorire una riflessio-ne migliore sul sacramento del Matrimonio e sti-molare di più alla vita ecclesiale i coniugi che perun motivo o per un altro sono lontani dalla vitadella Chiesa.

Lia e Giuseppe Re

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Il martirio dei cristiani

nel mondodi Guido Rossi

L’Is che fa vittime e profughi in Iraq e

in Siria, Boko Haram che rapisce

ragazze cristiane e compie attentati

nel nord della Nigeria, i terroristi che hanno ormaiil controllo della Libia senza Gheddafi, il governo diPechino che vessa i cattolici in Cina, la criminalitàorganizzata che uccide testimoni del Vangelo inAmerica Latina; è il triste elenco potrebbe continua-re. Ovunque nel mondo i cristiani finiscono nel miri-no dei terroristi e dei delinquenti. E se il ‘900 è statoprobabilmente il secolo con più martiri della storiacristiana, il XXI promette purtroppo di seguirlo aruota.Una recente pubblicazione ha infatti calcolato che

tra 150 e 200 milioni di cristiani non possono vive-re la loro fede liberamente nel mondo di oggi. Nelprimo scorcio degli anni ‘2000, dunque, il 75 per

cento delle violenze perpetrate contro una minoranzareligiosa riguarda proprio i cristiani. Sono alcuni deidati impressionanti del Libro nero sulla condizionedei cristiani del mondo che evidenziano che per tan-tissimi discepoli di Gesù il martirio non è solo un ricor-do del passato. Nel volume, coordinato dal giornali-sta Samuel Lieven del quotidiano cattolico franceseLa Croix, decine di mappe, grafici e statistichemostrano analiticamente e in modo oggettivo quantoi cristiani siano oggi sotto attacco in decine di Paesidel mondo. Se, infatti, in Medio Oriente o in alcuniPaesi africani come la Nigeria, i cristiani sono entra-ti nel mirino degli islamisti, in alcune aree dell’Asiasono vittime di estremisti indù e buddisti. Ma i cristia-ni sono oggetto di minacce e violenza anche nella“cattolica” America Latina dove sacerdoti e operato-

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degli inermi. Possiamo dunque lasciare che le cosecontinuino così? E dove sono i pacifisti che ai tempidelle due Guerre del Golfo manifestavano davantialle ambasciate americane sparse nel mondo?Occorre al più presto attivarsi a ogni livello per aiu-tare le popolazioni colpite e favorire il ritorno a casadei profughi. Di recente la Cei ha proposto gemel-laggi con le comunità ferite dagli attacchi e il segre-tario generale, monsignor Galantino ha visitato Erbil,nel nord dell’Iraq. La presidenza della CEI si è ancherecata a Gaza all’inizio di novembre.Al fondamentalismo, poi, si associano anche scel-

te governative – per esempio, la legge antiblasfemiain Pakistan, paese dove recentemente sono stati bru-ciati vivi due cristiani – o situazioni come quella cheha per protagonista l’India, dove il nazionalismo stacolpendo fortemente le minoranze. Come diceva sanGiovanni Paolo II, “la libertà religiosa è la cartina ditornasole del rispetto dei diritti in ogni Paese”. Lì dovela libertà religiosa è negata, probabilmente lo saran-no anche tutti gli altri diritti umani. E la cronaca tra-gica degli ultimi mesi lo dimostra ampiamente.

ri pastorali sono spesso bersaglio della criminalitàorganizzata e del narcotraffico.Perché così tante persecuzioni contro i cristiani?

Marta Petrosillo, portavoce in Italia dell’associazione“Aiuto alla Chiesa che Soffre” che ogni anno stila unRapporto sullo stato della libertà religiosa nel mondo,risponde così, in una intervista alla Radio Vaticana:“La prima ragione è che sono minoranza in tantiPaesi nel mondo. È un dato numerico, che può spie-gare molte cose e che infatti viene confermato anchedal dato opposto. Ovvero che, nei Paesi in cui i cri-stiani sono la maggioranza, non si verificano discri-minazioni o persecuzioni di carattere religioso cosìgravi”. La fede cristiana è dunque garanzia di liber-tà religiosa. Non così si può affermare per altricredo. Petrosillo aggiunge: “Un altro motivo, per cuii cristiani sono perseguitati, risiede proprio negli stes-si valori cristiani. Mi ricordo che un paio di anni faparlavo con un ragazzo di Baghdad, un cristianocaldeo, e lui mi ha detto: “Tutti sanno che noi nonreagiremo mai, che noi non porteremo mai una pisto-la e questo ci rende maggiormente vulnerabili”.Infine, tra le cause non bisogna dimenticare l’in-

differenza. Papa Francesco ne ha parlato chiara-mente nel corso del Concistoro dedicato al MedioOriente, lo scorso 20 ottobre. “L’indifferenza di tanti”e tra questi tanti vanno ricompresi gli organismi inter-nazionali come l’Onu e l’Unione europea che – peresempio – di fronte all’offensiva dell’Is in Iraq e Sirianon hanno saputo finora mettere in campo una rispo-sta adeguata, per proteggere i cristiani e le altreminoranze religiose. È però importante mantenerel’attenzione alta. Come ha ripetuto più volte ilPontefice nei mesi scorsi non dobbiamo rassegnarciad un Medio Oriente, che è la terra dove il cristia-nesimo è nato, senza cristiani. E questo deve vera-mente coinvolgerci tutti, perché dobbiamo essere tuttimolto coscienti di quanto sta succedendo. Negli ulti-mi mesi si è parlato molto di Iraq, però in pochisanno che, al di là di quest’ultima e drammatica crisi,la comunità irachena sta soffrendo veramente damolti anni. Nel 1987 vi erano nel Paese un milionee 400mila cristiani e adesso, quando è iniziatala folle avanzata del cosiddetto Stato Islamico, chein realtà è un’organizzazione terroristica, i cristianiiracheni erano solo 300mila. Insomma quello che sista consumando sotto gli occhi, appunto indifferenti,del mondo è un vero e proprio genocidio. Lo hannodenunciato anche i Patriarchi di quelle regioni, i qualihanno ripetutamente chiesto interventi a protezione

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vita della chiesa

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tuari grandi e piccoli (soprattutto mariani), proprio persottolineare questa dimensione.Anche Papa Francesco ha un modo di viaggiare

tutto suo. Fu detto, al momento della sua elezione,che egli non amava molto gli spostamenti (e gli annitrascorsi a Buenos Aires sembrerebbero confermarlo).Ma da Vescovo di Roma non intende sottrarsi a quel-la che è diventata ormai una caratteristica del con-temporaneo “mestiere” di Papa e ne ha dato provagià a più riprese. Tuttavia il suo viaggiare è sicura-mente originale, come del resto molti aspetti del suoPontificato.Francesco infatti con le sue visite apostoliche lan-

cia messaggi, anche a prescindere dai contenuti edall’effettivo svolgimento del viaggio stesso. Finora siè recato in Brasile per la Giornata mondiale dellaGioventù (luglio 2013), in Terra Santa per il 50°anniversario dello storico primo viaggio di Paolo VI(maggio 2014), in Corea per la Gmg asiatica (ago-sto 2014), in Albania a settembre e in due tornatemolto ravvicinate (anche questo un unicum nella sto-ria dei viaggi papali) a Strasburgo e in Turchia allafine di novembre. L’anno prossimo sono già in pro-gramma i viaggi nello Sri Lanka e nelle Filippine (gen-naio) e negli Stati Uniti (settembre). Ebbene, a prendere in considerazione ognuna di

queste visite, ci accorgiamo che dietro c’è un disegno,

La recente beatificazione di Paolo VI ha

riportato in primo piano, tra le altre

cose, i viaggi dei Papi. Montini, infatti, èstato il primo Pontefice dell’era moderna a viaggiaresistematicamente. E il suo esempio, come sappiamo,è stato seguito da tutti i suoi successori, tranneGiovanni Paolo I che non ne ha avuto il tempo. Mail viaggiare del Vescovo di Roma è stato - in questiultimi 50 anni - diverso a seconda dello stile e dellapersonalità di ognuno. Paolo VI ad esempio compìviaggi simbolo. Prima in Terra Santa, patria di Gesùe del cristianesimo, poi all’Onu, per abbracciare lafamiglia delle nazioni, poi in ognuno dei cinque con-tinenti per portare il Vangelo. Giovanni Paolo II inve-ce usava il viaggio come parte integrante della suamissione di pastore della Chiesa universale. Era ilseminatore che spargeva il seme a piene mani ovun-que, proprio come nella parabola evangelica.Benedetto XVI, poi, anche a motivo dell’età, ha usatoil viaggio in maniera più vicina allo stile di Paolo VI.Inoltre, fedele al compito che si era dato di risveglia-re la fede sopita dell’Occidente, ha privilegiato neisuoi itinerari soprattutto questa zona del mondo,coniugando sempre il sapere teologico con la devo-zione dei semplici, tanto è vero che ha visitato san-

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I viaggi

di Papa

Francesco,

stile

e metododi Augusto Intermine

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un progetto, la volontà di trasmettere segnali ben pre-cisi. Lampante ad esempio quello della Gmg del2013, che pure era un appuntamento ereditato dal-l’agenda di Benedetto XVI. Segnale di affetto e diattenzione ai giovani, ma non solo. Segnale ancheagli adulti, ad entrare in rapporto di reciprocità con igiovani, per costruire insieme un mondo diverso in cuiforze nuove ed esperienza e saggezza di vita nonsono in contrapposizione, ma in un fecondo connubio.Ugualmente evidente il messaggio lanciato dal

Papa con la scelta di andare in Terra Santa. Il rap-porto con l’ortodossia e il rilancio dell’ecumenismo(indimenticabile l’abbraccio con il patriarca diCostantinopoli, Bartolomeo, sulla tomba di Cristo), ildialogo interreligioso (non a caso Francesco ha volu-to accanto a sé durante tutta la visita, un amico ebreoe un altro musulmano) e soprattutto l’invocazione dipace per il Medio Oriente, culminata con la pre-ghiera nei giardini vaticani dell’8 giugno scorso.Ma forse i segnali più interessanti il Papa li ha lan-

ciati con i viaggi della seconda parte del 2014. LaCorea è stata contemporaneamente un riaprire la viadell’Estremo Oriente (che verrà di nuovo percorsa agennaio, come abbiamo già detto) e un attirare l’at-tenzione del mondo sulla situazione di martirio in cui,ancora oggi, molti cristiani vivono in quel grande con-tinente (si pensi solo alla Cina o alle restrizioni alla

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vita della chiesa

libertà religiosa in Vietnam, Corea del Nord ed exBirmania, senza contare l’insensata violenza dell’Is, dicui riferiamo a parte in questo stesso numero de IlSerrano). Albania, Strasburgo e Turchia, poi, appaio-no legati in un unico filo dai molteplici aspetti.Andando a Tirana, infatti, Francesco ha lanciato dueprecisi messaggi. Il primo riguarda la possibilità diconvivere pacificamente tra fedeli di diverse religioni,come avviene in quel Paese che, è bene sottolinearlo,è l’unico in Europa a maggioranza musulmana. In unmomento in cui la violenza fondamentalista sta scon-volgendo intere regioni, non è un messaggio dapoco. Il secondo segnale riguarda invece l’Europa nelsuo complesso. Il Papa è voluto entrare nel VecchioContinente non dal portone dorato di uno Stato riccoed influente come ad esempio la Germania, la GranBretagna o la Francia, ma attraverso quella che molticonsiderano la porta di servizio di un Paese econo-micamente e politicamente periferico. Prima è andatodai “poveri”, poi si è recato a Strasburgo a parlare atutti. Una chiara indicazione di metodo e di priorità.Infine la visita in Turchia. Anche in questo caso il

collegamento è evidente, così come le diverse“anime” del viaggio. Per prima cosa la Turchia è unPaese a larghissima maggioranza islamica. E in que-sto momento rilanciare il dialogo con l’Islam, per iso-lare i fondamentalisti è di vitale importanza. In secon-do luogo è un Paese che vorrebbe entrare in Europa,ma che deve fornire ancora la prova di certi standard,tra i quali la piena libertà religiosa. Inoltre la Turchiaè proprio al confine con le zone colpite dai terroristidell’Is e dunque la presenza del Papa ha significatoanche incoraggiamento e sostegno alle popolazioniferite dell’Iraq e della Siria. Infine, non dimentichia-molo, Costantinopoli (cioè Istanbul) è la sede delpatriarcato più importante dell’ortodossia. E dunque ilPapa sta rafforzando i rapporti ecumenici e aprendouna nuova primavera dell’unità dei cristiani.Va detto, inoltre, per completezza, che anche le

visite in Italia hanno avuto il medesimo stile.Accomunate dall’unico filo conduttore del mettere inrilievo le diverse “periferie”: Lampedusa, ovvero l’im-migrazione che spesso si trasforma in tragedia;Cagliari, la mancanza di lavoro che toglie dignità;Caserta e il Molise, i temi della salvaguardia delcreato, della terra e della lotta alla malavita organiz-zata. E prossimamente Napoli, metropoli con la suabellezza ma anche con il suo carico di problemi.Papa Francesco viaggia e lancia messaggi. E conti-nuerà a farlo anche in futuro.

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Adesso c’è anche la conferma ufficiale. Ilcardinale Angelo Bagnasco continuerà adessere il presidente della Cei. La notizia è

giunta all’inizio della sessione autunnale delConsiglio permanente ed è stato lo stesso arcivesco-vo di Genova a renderla pubblica con la sua prolu-sione, cioè con il discorso che di solito inaugura que-sto tipo di riunioni.Bagnasco ha ringraziato Papa Francesco per la

confermata fiducia e i confratelli Vescovi per il lavo-ro profuso in Assemblea lo scorso maggio, in parti-colare nelle modifiche allo Statuto. Modifiche che,avendo ottenuto la recognitio della Santa Sede,saranno applicate alla scadenza dell’attuale man-dato del Presidente. Come si ricorderà, anche daqueste pagine avevamo anticipato che – al di là deicambiamenti istituzionali imposti dall’evolversi deitempi e delle circostanze – non molto sarebbe cam-biato negli uffici di Circonvallazione Aurelia (doveha sede la Cei).Quando si procederà alla scelta del nuovo

Presidente essa avverrà sempre ad opera del Papa,sulla base di una terna di nomi, frutto della votazionetra tutti i vescovi italiani. Intanto, con la nomina dimonsignor Nunzio Galantino a segretario generale(avvenuta già alla fine del 2013) e la continuazionenell’incarico di Bagnasco il Papa ha infatti intesodare una guida sicura e affiatata alla Conferenzaepiscopale italiana (non bisogna dimenticare infattiche è stato proprio il cardinale presidente a ordinarevescovo Galantino, quando Benedetto XVI lo nominòalla guida della diocesi di Cassano allo Jonio di cuiè tuttora il presule). Decisione che giunge anche esoprattutto in vista degli impegni che attendono ivescovi italiani.

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vita della chiesa

La Cei versoil Convegno nazionaledi Firenze 2015

di Beatrice Serenelli

Tra questi, il più importante è senz’altro ilConvegno ecclesiale nazionale di Firenze, cioè l’ap-puntamento di metà decennio sulla falsariga di quel-lo che è avvenuto a partire dagli anni ’70 in poi con

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nostro continente – hanno affermato recentemente ivescovi del Consiglio permanente della Cei - è vec-chio perché privo di ideali veri, senza una culturaalta, capace di far vibrare le menti e gli animi, disuscitare sentimenti e passioni nobili, di sprigiona-re energie, di alimentare un giusto senso di appar-tenenza”. E anche il cardinale Bagnasco ha ripe-tutamente messo in guardia dal diffondersi di talitendenze culturali, arrivando a parlare – in unaintervista alla Radio Vaticana – di “dittatura delgender”. Il convegno di Firenze cercherà di approfondire la

questione antropologica verificando nella chiave del-l’umanesimo le esperienze concrete in atto nelle dio-cesi come nelle diverse realtà ecclesiali, e ponendo-si in dialogo con quanti – al di là dell’appartenenzareligiosa – sono interessati ai temi del Convegno stes-so. A questo confronto collettivo puntano anche le“cinque operazioni” suggerite dalla traccia di prepa-razione dell’appuntamento – uscire, annunciare, abi-tare, educare e trasfigurare – e condivise fra i Vescoviin vista di una pastorale che superi i riferimenti setto-riali e, partendo da Gesù, ponga la persona al cen-tro del proprio agire.Connessa con i temi di Firenze 2015 è la rin-

novata attenzione che i Vescovi italiani intendonodare alla famiglia. Più o meno negli stessi giornidel Sinodo straordinario di ottobre il Consiglio per-manente varava un Messaggio riaffermando laconvinzione che “la famiglia è un bene di ciascu-no e di tutti, del Paese nel suo insieme”. Essa, riba-disce La Cei, “è comunione di vita che un uomo euna donna fondano sul vincolo pubblico del matri-monio, aperta all’accoglienza della vita. Per noicristiani assume la dignità di sacramento; per essanon ci stanchiamo di investire persone ed energie”Il Messaggio richiama inoltre i responsabili della

cosa pubblica, invitandoli a non essere “sordi nelpromuovere interventi fiscali di sostegno alla famiglia,come nel realizzare una politica di armonizzazionetra le esigenze del lavoro e quelle della vita familia-re”. Per questo, insieme al rilancio dell’impegnoecclesiale a fianco di “quanti avvertono il peso dellaposta in gioco”, i Vescovi esprimono una chiarapresa di distanza dal tentativo del legislatore di pro-cedere al “riconoscimento delle cosiddette unioni difatto” e di dare “accesso al matrimonio di coppie for-mate da persone dello stesso sesso”. Infine, denun-ciano la preoccupazione di chi, abbreviando i tempidel divorzio, enfatizza in realtà “una concezione pri-vatistica” dell’unione coniugale. La strada è tracciata,basta seguirla.

gli analoghi eventi di Roma 1976, Loreto 1985,Palermo 1995 e Verona 2006. Intanto però c’è daregistrare anche una intensa attività sul fronte estero,con le due missioni che hanno caratterizzato l’au-tunno di quest’anno: dal 13 al 16 ottobre il segre-tario generale Galantino è andato a Erbil a portarela solidarietà ai profughi scacciati dall’Is. E dal 2 al4 novembre l’intera Presidenza della Cei (Bagnasco,Bassetti, Nosiglia, Spinillo e Galantino) sono andatiin visita a Gaza.A Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 si parle-

rà del tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”,tema che intercetta e attualizza – anche alla lucedel cambio di Pontificato – l’accento posto sull’e-ducazione fin dall’inizio del decennio pastorale2010-2020. Ma soprattutto tema che appare digrande attualità soprattutto di fronte all’emergere difenomeni come l’ideologia del gender, la pretesadi unioni gay in tutto e per tutto equiparate ai matri-moni, l’individualismo e il relativismo sempre piùdiffusi. Grave soprattutto la situazione europea. “Il

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vita della chiesa

Da sx: Mons. Noli (primocappellano del Serra), S. Em.Saraiva, S. Em. Bagnasco

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contorni chiari e precisi (come quelli che Francesco stadando), sicuramente questo effetto ci sarà.I recenti scandali sulla pedofilia hanno lasciato stra-scichi?Dobbiamo riconoscere che la pedofilia è uno di

quei dati negativi e drammatici che certamente nonfanno bene alle vocazioni, ai giovani, alla Chiesa.Di sicuro qualche strascico l’hanno lasciato, perchénon dimentichiamo che prima che arrivasse PapaFrancesco vivevamo tutti in una sorta di “sindromedell’imbarazzo”. Da una parte i fatti: innegabili; dal-l’altra però i media ci hanno messo del proprio, perenfatizzare un dato che – se visto nella sua globalità– non ha assolutamente i religiosi come protagonistiprincipali. Chi conosce l’entità del fenomeno pedofi-

La crisi delle vocazioni sembra ormai allespalle. E il Serra Italia può contribuire ad allon-tanarla sempre più. Monsignor Nunzio

Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio e da circaun anno Segretario generale della Cei, lo afferma inquesta intervista a Il Serrano in cui parla anchedell’”effetto Papa Francesco”, degli strascichi dellapiaga della pedofilia (“che non coinvolge solo isacerdoti”, sottolinea) e soprattutto guarda avanti,indicando all’associazione un orizzonte di azioneverso Firenze 2015 e oltre.

Monsignor Galantino, qual è la situazione dellevocazioni in Italia?Dal punto di vista quantitativo, di sicuro stiamo

andando verso una situazione meno drammaticadegli anni passati. Mi auguro che lo stesso avvengasul piano qualitativo.C’è un “effetto Papa Francesco” da questo punto divista?È presto per dirlo. Siamo ancora agli inizi del pon-

tificato, anche se è stato un inizio intenso e denso disegnali, di gesti, di parole per la nostra Chiesa. Allostato attuale buona parte dell’attenzione che si stadando a Papa Francesco è coperta da grande emo-tività, che è sicuramente un sentimento positivo. Ma ildiscorso vocazionale è qualcosa che va oltre l’emoti-vità, per cui bisogna aspettare che le proposte e ilmodello di Chiesa che il Papa va disegnando conti-nuamente venga interiorizzato e che i giovani si sen-tano costruttori di questo modello. La vocazione infat-ti diventa anche desiderio di collaborare a un proget-to. Quando il progetto Chiesa comincerà ad avere

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intervista

Intervista al Segretario generale della Cei su vocazioni,ruolo del Serra e prospettive della Chiesa in Italia

Galantino: ‘Con i sacerdotiper un nuovo umanesimo’

di Mimmo Muolo

Foto

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mo compiuto, riuscito. E nello stesso tempo mettere inluce tutte quelle realtà che denunciano l’esistenza diun umanesimo non riuscito, una sorta di anti-umanesi-mo. Qui bisogna giocarsi le proprie chance, il proprioimpegno, perché l’umanesimo che c’è in Cristo Gesù,unitamente all’incontro con Lui, porti gli uomini adessere seriamente e pienamente realizzati. Penso adesempio all’importanza della famiglia, tra l’altro in untempo in cui la famiglia è al centro di due Sinodi.Dopo la revisione dello Statuto e il cammino dei mesiscorsi, che stagione si appresta a vivere la Cei?Penso a una stagione in continuità con quello che

la Cei sta facendo da sempre. Non è che il cam-biamento di un articolo dello Statuto può cambiare lanatura, la vita e gli impegni della nostra Conferenzaepiscopale. Anche perché riguarda la modalità dielezione del presidente, che allo stato attuale resta ilcardinale Angelo Bagnasco. Quindi al limite gli effet-ti immediati del cambio di Statuto potrebbero veder-si nel 2017, quando ci sarà la consultazione e l’in-dicazione al Santo Padre della terna di nomi tra iquali dovrà scegliere il nuovo presidente. Io pensoche la Cei avverta sempre di più la spinta che PapaFrancesco le sta dando ad essere più presente, vici-na, attenta e incarnata nelle situazioni. In sostanzaper essere Chiesa in uscita, senza ridurre però anchequesta espressione a un nuovo e comodo slogan. IlPapa ci sollecita a un incontro serio con il Signore, ilquale non ci lascia mai dove ci ha trovati, ma cisospinge in avanti, per strada, facendo diventareproprio la strada, come è stato per Lui, il primo inter-locutore, la prima cattedra dalla quale provengonogli insegnamenti e le proposte.

lia - e chi conosce i dati, che purtroppo la stampanasconde, delle categorie più implicate nella pedofi-lia - sa che non sono certamente i consacrati al primoposto. A leggere invece i giornali, pare che se noitogliessimo di mezzo tutti i preti, il fenomeno pedofi-lia sarebbe sconfitto. A questo proposito vorreiaggiungere un altro elemento. Si chiede spesso checosa sta facendo la Chiesa per combattere questomale. Quello che stiamo facendo – e lo diconoanche commentatori ed analisti molto laici – è sen-z’altro straordinario ed è quantitativamente e qualita-tivamente superiore a tutto quello che stanno facendoaltre realtà. Faccio un solo esempio. Tutti chiamanoturismo sessuale quello che è nella stragrande mag-gioranza dei casi vera pedofilia. E sappiamo beneche questo turismo sessuale molto spesso non coin-volge solo singole persone, ma le agenzie che orga-nizzano i viaggi. Ebbene, le camere di commercioche riuniscono tali agenzie non hanno mai denun-ciato queste realtà e anzi fanno fatturato. Quindi cer-chiamo di non essere così ipocriti da scaricare tuttoaddosso ai consacrati, perché potrebbero diventarela foglia di fico di una situazione molto grave, sullaquale invece bisogna impegnarsi a ogni livello.Che cosa può fare un’associazione come il Serra perfavorire le vocazioni?Oltre alla preghiera e oltre a seguire le vocazioni

che già esistono, secondo me un aspetto che biso-gnerebbe curare di più è l’attenzione e la vicinanzaai sacerdoti, stimolandoli affinché la loro vita sia vis-suta in maniera coerente e diventi significativa per ilmondo. Faccio notare, infatti, che avere uno sguardoattento ai sacerdoti è la premessa per far maturarealtre vocazioni. Perché, se ci sono sacerdoti di scarsaqualità, è chiaro che nessun giovane si preoccuperàdi entrare in questo “club” esclusivo ma assolutamen-te insignificante. Se invece ci sono dei preti santi,come ce ne sono tantissimi, cioè preti seri, impegnati,che si giocano tutta la loro vita per il Vangelo, sicura-mente ci saranno giovani attratti dal sacerdozio.In vista del Convegno nazionale di Firenze 2015 c’èun ruolo che il Serra può svolgere?Io penso che il Serra può svolgere il ruolo – del

resto comune a tutte le realtà ecclesiali – di sviluppa-re una grande sensibilità verso il tema del Convegno:“In Gesù Cristo un nuovo umanesimo”. Che cosasignifica impegnarsi in questa direzione? Innanzituttocollaborare a identificare quali sono le realtà e lesituazioni in cui abbiamo a che fare con un umanesi-

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intervista

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corrente scelta di vita, essere operai nella messe delSignore. La missione serrana esplicitamente contem-pla l’amicizia e l’affetto per i giovani futuri presbiteried ognuno di noi dovrebbe avere conoscenza della

loro realtà: il discernimento, gli studi, leattese, le inquietudini giovanili checaratterizzano il percorso vocazionale.Su questi fondamenti si può costruireuna vera amicizia, nella condivisionedelle fatiche e della speranza con cuiessi salgono tutti i gradini dei ministeriprima dell’ordinazione sacerdotale. Aquesti cari ragazzi che accarezzano ilsogno della Bellezza dell’incontro con ilSignore, quale aiuto può dare unSerrano? Ne ho trovato risposta nel det-tato del S. Padre Giovanni Paolo II: “Inquesto quadro ecclesiale si colloca, cariserrani, il vostro impegno per la pasto-

rale vocazionale. Dedicandovi ad essa, voi fate inmodo che il problema delle vocazioni non rimangaassillo dei soli Pastori, ma trovi riscontro nella sensi-bilità di tutti, coinvolgendo in particolare le famiglie egli educatori. E questo è di vitale importanza”. Misovviene che S.Bernardo di Chiaravalle in un suoscritto il “De consideratione” del 1148, invitò i suoiconfratelli a diventare zappatori del terreno duro epietroso, ad usare la zappa per dissodare e rivoltarele zolle arse, una suggestiva metafora per dire lo sfor-zo, la fatica di preparare la semina, affinchè il semepossa trovare spazi fertili in cui crescere. Le vocazio-ni le suscita lo Spirito Santo, ma noi, armati dellanostra zappa, potremo aiutare i nostri amici sacerdotied educatori del Seminario ad irrorare con vasi diabbondante cultura i ruscelli spesso inariditi dellenostre comunità, incoraggiando gli studi e sostenen-do i bisogni “della mente e del cuore” dei giovani in

“Accanto alla preghiera, la pastorale per le voca-zioni richiede un impegno costante di sensibilizza-zione e testimonianza, perché la chiamata di Diotrovi nelle persone pronto ascolto e generosa corri-spondenza. È quanto voi cercate di farededicandovi alla diffusione di un’auten-tica “cultura vocazionale”. (GiovanniPaolo II, in occasione del Giubileo ser-rano anno 2000). Prendo spunto dal-l’affermazione del S. Padre rivolta aiSerrani per comprendere se adempia-mo al suo invito a far sì che nella socie-tà civile venga sostenuta la cultura voca-zionale. L’emergenza educativa è sottogli occhi di tutti, nell’oggettiva preoccu-pazione che i giovani mancano di testi-moni autentici e maestri di vita che sap-piano in modo convincente indicare iprincipi cristiani della nostra fede, sug-gerire percorsi alternativi ai modelli consumistici dellasocietà nel segno della Bellezza e della cultura insenso lato del messaggio evangelico, seppure informe espressive attuali e comprensibili dettate dallamoderna comunicazione. Come nella famiglia,anche nella scuola e nelle altre agenzie educative sinota lo scollamento tra la teoria e la pratica, ovveroalle buone lezioni di vita non seguono le azioni ed igiovani restano sfiduciati e disillusi alla constatazioneche “si dice ma non si fa”. Non tutti i giovani, per for-tuna, vivono in ambienti difficili e problematici, cer-tamente comuni da nord a sud dell’Italia, ma tutti nesono a conoscenza per la globalizzazione multime-diale delle informazioni cui fanno riferimento. A que-sta società appartengono i giovani che sono indiscernimento vocazionale e, rispetto ai loro coeta-nei, stanno orientando la loro vita sul cammino dellaformazione che li porterà alla più radicale e contro-

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vita del serra

Il nostroprogetto culturale

di Maria Luisa Coppola

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mo cristiano, in cui la più bella storia d’amore dell’u-manità trovi condivisione. A tutti voi, cari amici, augu-ro un buon anno sociale da vivere con gioia ed entu-siasmo per aver scelto di sostenere la Bellezza dellavocazione dei nostri “germogli nel giardino di Dio” inspirito di amicizia e di carità, facendo tesoro dell’e-sortazione di Papa Francesco pronunciata in apertu-ra del Sinodo straordinario sulla famiglia 2014:“tutta la comunità cristiana è custode del tesoro diqueste vocazioni, destinate al suo servizio, e deveavvertire sempre più il compito di promuoverle, acco-glierle ed accompagnarle con affetto”.

formazione. A questo obiettivo devono mirare i pro-grammi dei club e dei distretti, optando per la sceltadei temi più aderenti alle realtà territoriali, affrontan-doli in un ordinato susseguirsi di incontri rivolti ai socied aperti alla società, per un confronto stimolante eproficuo. In tal modo si darà pratica attuazione ad unprogetto culturale da destinare ai seminaristi, che siavvalga di pubblicazioni, di attività volte ad indivi-duare nuovi talenti attraverso modulate forme espres-sive e stimoli formativi, ovvero un percorso di educa-zione alla vita buona del Vangelo per riscoprire insie-me i valori etici a fondamento di un nuovo umanesi-

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vita del serra

A sei mesi dal Congresso di Bologna, che ha aperto una nuova fase di vita del SerraItalia, ferve l’attività sia nei club e nei distretti, sia a livello nazionale. Le Commissioninominate sono tutte al lavoro. E qui di seguito presentiamo i progetti nazionali chehanno già interessato la vita dei club e di cui si seguono le fasi di attuazione.

“La mia biblioteca era per me un ducato grande abbastanza.”È “La Tempesta” di Shakespeare che ci piace utilizzare per manife-

stare cosa deve diventare la nostra Biblioteca: deve diventare il GranDucato del Serra Italia, cosicché, come in ognii istituzione accademicao formativa, sarà memoria del suo passato, specchio del suo presen-te e fonte per il suo futuro. Perché la Biblioteca sia “viva” deve esserecentro culturale e il suo premio Penna dello Spirito opera in quel“lavorare sul piano della cultura” tanto caro al nostro Card. Martins.Siamo arrivati alla X edizione e come ogni anno la Commissione

della Biblioteca sta lavorando per trovare la terzina dei libri finalisti.Come da Regolamento del Premio i libri dovranno essere stati pub-blicati nell’anno precedente ed essere chiaramente di ispirazione cat-tolica.Abbiamo però voluto anche come Biblioteca Serra aderire all’invi-

to della nostra Presidente a seguire la traccia del tema nazionale,pertanto saranno le scrittrici e le eroine ad essere protagoniste diquesta edizione, saranno loro con le loro storie , i loro pensieri e per-corsi. Saranno specchio di una fede che proprio perché veramentevissuta diventa cultura.Nel prossimo mese invieremo la terzina ai Governatori perché

provvedano a farla arrivare ai Presidenti di Club assieme a tutte lenotizie tecniche.Con l’augurio che ogni Club voglia sentirsi protagonista di questo

evento.

Premio “Penna dello Spirito”,spazio alle donne

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vita del serra

La formazione ha lo scopo di far progredire nella conoscenza e nel-l’assimilazione dello spirito e dei meccanismi del Serra, fondamentaliper la vita stessa del club e del Movimento. Dati i tempi che corrono ele situazioni critiche dei club, non può essere, quindi, più procrastinabi-le. È una comune ed indispensabile strada da percorrere per acquisireconsapevolezza che presenza e visibilità sul territorio sono necessarieper arrivare a favorevoli riscontri a tutti i livelli con autorevolezza ecompetenza.Per coinvolgere ci vogliono tempi lunghi e la fatica di molto pensa-

re: ecco il perché della Scuola Nazionale di Formazione Serrana. Sibaserà in parte sul “Manuale di Formazione”, un’esposizione di infor-mazioni, linee guida, suggerimenti e consigli per aiutare Governatori ePresidenti di club nel loro lavoro: una “cassetta per gli attrezzi”, unpunto di incontro, una “piazza”, in cui ogni serrano chiamato al compi-to della dirigenza può trovarsi.L’attività della “Scuola” si svolge con incontri di informazione e for-

mazione a livello locale e nazionale, di conoscenza delle nostre realtàe di quelle ecclesiali. Il tutto reso in maniera pragmatica, nel pienorispetto dello spirito fondante del Serra.Nessuno di noi è depositario di chissà quali nozioni da applicare.

Tutti almeno abbiamo, o cerchiamo di avere, quella disponibilità al veroservizio che con modestia ci pone a svolgere un compito donando quelpoco o molto che fa parte della nostra cultura di laici che vivono conappagamento la loro quotidianità di Figli di Dio.Queste le linee programmatiche generali:• Nazionale: organizzare e condurre un Corso di Formazione perGovernatori eletti ed Officers Distrettuali e curare l’organizzazio-ne di un Convegno di Formazione aperto a tutti in occasione delCongresso Nazionale che si tiene ogni due anni.

• Locale: organizzare e condurre annualmente, o semestralmen-te, Corsi di Formazione Distrettuali per Presidenti Eletti ed Officersdi Club e serate di formazione presso i vari clubs;

Questi gli impegni per l’anno sociale 2014/2015:• Fino a Giugno 2015: corsi per presidenti ed officers di club dasvolgersi in ogni distretto;

• Gennaio/Maggio 2015: visite ai clubs per serate di formazione;• Maggio 2015: in occasione della riunione del CNIS del 15-16-17Maggio: corso nazionale per governatori eletti ed officers distret-tuali;

Abbiamo già avuto contatti con qualche distretto, siamo ancora inattesa dei restanti che mancano per poter elaborare un programmapuntuale e definitivo.Ci auguriamo di poter svolgere il nostro compito al meglio e con

tutta la buona volontà che deriva dall’essere consci della sua impor-tanza.

“La Scuola Nazionale di FormazioneSerrana” é una realtà

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vita del serra

Per promuovere la cultura della vita intesa come vocazione, da 11 anniil Serra Italia bandisce un concorso scolastico a livello nazionale comeattività di servizio alla Chiesa cattolica per invogliare i giovani a discute-re sui valori religiosi ed etici. Le prove costituiscono uno spaccato interes-sante per comprendere le dinamiche relazionali dei giovani, la loro affet-tività, la nuova accettazione dei modelli educativi, lo status della famigliacontemporanea e le difficoltà dipendenti da questo momento storico. Per la scuola secondaria di II grado il tema è “Uomo dove sei?” (Gen.

3,9). L’uomo contemporaneo vive come se non si appartenesse, comese non fosse suo il corpo, suo il creato. Ti sei mai chiesto, invece, qualè il tuo cammino di vita e come scegli di stare al mondo? Per la scuolaprimaria e secondaria di primo grado, invece, la traccia è “Proviamo arappresentare e a raccontare la vita: di quali valori e di quali figure nonfaresti a meno?”. Il Concorso è finalizzato a promuovere la cultura cat-tolica, ovvero la formazione integrale dei giovani da accompagnare conl’ascolto dei loro bisogni nell’età adolescenziale per la definizione dellescelte della vita in senso cristiano. In una società in cui i giovani soffro-no la mancanza di chiamanti autentici e coerenti, il progetto educativodel concorso si propone di declinare ad ampio raggio il valore della bel-lezza della vita nel rispetto della dignità umana. Il bando del concorsoè pubblicato sul portale www.serraclubitalia.it e sul sito di ChiesaCattolica - Educazione e scuola.

Il Serra International Italia, con il Patrocinio del Pontificio Istituto diMusica Sacra di Roma e della Fondazione “Beato Junipero Serra”, ban-disce il 1° Concorso di Esecuzione Musica Sacra “Giovani talenti“ rivol-to a giovani studenti iscritti nei corsi medi e superiori (vecchio ordina-mento) e triennio e biennio (nuovo ordinamento) dei Conservatori diMusica, Istituti Musicali Pareggiati Afam, Licei Musicali, AssociazioniMusicali riconosciute, indifferentemente in una qualsiasi delle variecategorie strumentali e vocali. Considerate le finalità pertinenti al“Serra”, una selezione speciale sarà riservata ai giovani seminaristi-musicisti. Il Concorso, a cadenza biennale, sarà articolato in due fasi:una prima fase regionale, a cui accedono gli studenti già indicati dauna selezione interna avvenuta nei predetti Istituti Musicali; una secon-da fase nazionale, a cui accedono i vincitori assoluti di ogni regione (1solo candidato per regione). Ai candidati vincitori saranno assegnateborse di studio e il diploma di 1°, 2° e 3° premio, firmato da tutta laCommissione.Al seminarista più meritevole, borsa di studio offerta dalla

Fondazione Beato Junipero Serra. A tutti gli iscritti sarà rilasciato unattestato di partecipazione.

XI Concorso Scolastico Nazionale

Concorso di musica ‘Giovani talenti’

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di Cosimo Lasorsa

Con il tempo dell’Avvento ci apprestiamo

a vivere il Natale del Signore che ognianno ci raggiunge nel mistero che si rinnova

costantemente per noi e ci coinvolge nell’ascoltodella Parola e della Liturgia. La festività del Natale,con la quale si commemora la nascita di Gesù, è unasolennità molto sentita in ambito familiare, che portaad unirci per celebrare un avvenimento che ha scon-volto il mondo intero per quel Dio che si è fatto uomoed è venuto tra noi per la salvezza dell’umanità inte-ra. Questo è il Natale del Presepio e della SacraFamiglia, che rappresenta un modello concreto divita per tutti noi.Ma quale è il vero significato del Presepio. La

parola Presepio o Presepe deriva dal latino “praese-pium”, che tradotto significa “greppia” o “mangia-toia”, poiché composto dai termini “prae” (innanzi) e“saepes” (recinto), ossia luogo che ha davanti unrecinto.La tradizione vuole che nell’anno 1223 Francesco

d’Assisi si trovasse pellegrino in Terra Santa dove,dopo essere stato ricevuto dal sultano Al-Malik-Al-Kamil, poté visitare i luoghi sacri della vita di Gesù edi come sia rimasto estasiato dalla visitazione dell’u-mile grotta di Betlemme dove il Signore venne allaluce. Tornato a Greccio, piccolo paese dell’Umbria,e avendo incontrato un bambino appena nato fu col-pito dall’idea di rappresentare la nascita di Gesù inmaniera inconsueta, con la preparazione di unPresepe dal vivo che potesse riportare la configura-zione della grotta di Betlemme e richiamare il popo-

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vita del serra

Il presepe,tradizione

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Il Presepe di Greccio ebbe grande risonanza nelmondo cattolico e la stalla con la mangiatoia diven-ne ben presto luogo di culto: ancora oggi è possibi-le visitare il Santuario del Presepe e la cappellacostruita nella grotta con l’altare dove prima era lamangiatoia. Sopra l’altare trova posto un affrescoattribuito al Maestro di Narni del 1409, con le raffi-gurazioni della Natività di Betlemme e del Presepe diGreccio. La tradizione di raffigurare il Presepe si diffuse lar-

gamente nei secoli successivi in molte parti delmondo cattolico. Inizialmente il Presepe entrò a farparte delle Chiese, ma non tardò ad entrare anchenelle case, come tuttora avviene nelle nostre famiglie.Il Presepe scultoreo più antico è quello che si trova

nella cripta della Cappella Sistina della Basilica diSanta Maria Maggiore a Roma, realizzato nel 1289da Arnolfo di Cambio, composto da otto statuine rap-presentanti la Sacra Famiglia, il bue e l’asino e l’a-dorazione dei Re Magi.L’usanza di costruire il Presepe in Italia ha avuto

larga eco pur nelle diverse configurazioni regionali.Uno sviluppo dell’arte presepiale, per molti versi ori-ginale, si ebbe, soprattutto nel 1600, nel napoleta-no, con la rappresentazione della Natività inserita inprospettive di carattere familiare e di vita quotidiana.Famosa a Napoli è ancora oggi la Via dei Presepi,con vetrine che contengono esemplari di fattura moltopregevole per un costume che continua a trovarelargo favore tra i cittadini. Testimonianze di Presepi di valore si trovano

anche in Puglia, ad iniziare dal 1400, dal più anti-co a Galatina nella Chiesa di S. Caterinad’Alessandria al più recente nella Chiesa Matrice diPolignano, nella maggior parte eseguiti in pietralocale. Pregiati anche i Presepi siciliani in pietra, in legno

e in ceramica che, pur richiamandosi inizialmentealla scuola napoletana, hanno acquisito poi unaimpronta personalizzata. Centro di produzione piùimportante è il territorio trapanese, legato al nomedello scultore Giovanni Matera, maestro di tecnichedi alto prestigio del 1600, le cui opere maggiori,definite “un trionfo della miniatura”, si trovano nelMuseo Pitrè di Palermo.Da non dimenticare, infine, gli artistici Presepi

bolognesi e liguri, che completano una tradizionenazionale di veri capolavori d’arte che trovano anco-ra ampi consensi e manifestazioni di popolarità.

lo a partecipare direttamente alla raffigurazione dellaNatività.All’epoca le Messe potevano essere celebrate sol-

tanto in Chiesa mentre le manifestazioni religiosedovevano essere svolte sempre in luoghi aperti. Perpoter realizzare il suo desiderio del primo Presepevivente della storia, Francesco fu costretto a rivolger-si direttamente a Papa Onorio III per ottenere, in viaeccezionale, l’autorizzazione a far celebrare all’a-perto la Messa di Natale. Avutone il consenso e conla collaborazione di Giovanni Velita, Signore diGreccio, Francesco si apprestò a riportare la scenadella nascita di Gesù costruendo una stalla nellacaverna di un bosco in prossimità di Greccio, nellaquale fu posta una mangiatoia ricoperta di paglia efieno con accanto un bue e un asinello viventi masenza la Sacra Famiglia.La cerimonia si svolse con ampia partecipazione di

gente, la maggior parte pastori e contadini analfabe-ti, con i frati che illuminavano con fiaccole il precorsonotturno e con Francesco che, partecipando comediacono, alla Messa celebrata su un altare improvvi-sato, lesse il Vangelo e, narrano le fonti, fece una pre-dica rimasta memorabile perché “parla al popolo econ parole dolcissime rievoca il neonato Re povero ela piccola città di Betlemme”. Una credenza popola-re vuole che dopo la lettura del Vangelo sia apparsonella mangiatoia un bellissimo bambino addormenta-to e che questa apparizione produsse molte conver-sioni e guarigioni miracolose tra il popolo presente.Il Presepe di Greccio fu riconosciuto ufficialmente

come il primo Presepe della storia nel 1581 dal fran-cescano Juan Francisco Nuho, che dimorava nel con-vento romano dell’Aracoeli.

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vita del serra

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entusiasmi, delusioni e via dicendo, dunque un rap-porto di collaborazione, cooperazione per suaessenza duraturo. Tutto ciò evidenzia al tempo stesso,se ve ne fosse bisogno, la gravità della responsabili-tà che si assume davanti a Dio aderendo a SERRAINTERNATIONAL, il quale anche per questo motivonon può essere inquadrato nella categoria dei cosidetti Clubs di servizio.Il contenuto del sostenere i sacerdoti nel loro mini-

stero è determinabile soltanto in concreto in quantopresuppone il rapporto con un sacerdote da cui il ser-rano riceve l’incarico di collaborazione (Cristifideleslaici, infra n. 23) e, quindi, esula dalla presente ana-lisi generale.Determinabile in questa sede, invece, è la localiz-

zazione del rapporto tra il serrano ed il sacerdote,perché l’obiettivo logistico di ogni cristiano è la par-rocchia, la quale costituisce “l’ultima localizzazionedella Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa,che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle suefiglie” (Cristifideles laici, infra n. 26). Non v’è, tutta-via, motivo per fare della localizzazione parrocchia-le un limite alla volontà del serrano di collaborareanche con altri sacerdoti in altre sedi, ma è comun-que necessario che quest’altro fronte di collaborazio-ne non depauperi quella in sede parrocchiale.

Sostenere i sacerdoti nel loro sacro ministe-

ro: questo brano dello scopo statutario di

SERRA INTERNATIONAL non è solo l’ap-plicazione associativa della chiamata nella vigna delSignore (Mt 20, 3 - 4) dei fedeli laici, oltre che deiPastori, dei sacerdoti, delle religiose e dei religiosi,quale è stata sottolineata dal Concilio Vaticano II edal Beato Giovanni Paolo II (Fil 2, 5; Cristifideleslaici, infra n. 2) per esercitare compiti nella Chiesanon implicanti il carattere dell’Ordine sacro e comun-que in conformità alla specifica vocazione laicale(Cristifideles laici, Cap. II, infra n. 23). Il sostenere,infatti, è ben più incisivo del solo esercitare compitinella Chiesa non implicanti il carattere dell’Ordinesacro in quanto comporta necessariamente un dura-turo rapporto diretto ed immediato con i ministri ordi-nati, caratteristiche queste che, invece, possono man-care o comunque essere soltanto occasionali nell’e-sercitare i compiti nella Chiesa in conformità alla spe-cifica vocazione laicale. Collaborare, cooperareesprimono un comportamento di aiuto;sostenere unapersona in un’attività, invece, oltre a ciò esprimeanche un comportamento di collaborazione, coope-razione spirituale, nel senso che l’aiuto si concretizza– se così si può dire – a ridosso della persona soste-nuta compartecipando a progetti, ansie, speranze,

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Quale rapportotra i serrani e il sacerdote?

di Aurelio Verger

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serrano, poi, in questo caso non riguarda un sacer-dote attivo nella sua vocazione consacrata in unmutuo transito spirituale e da cui egli può trarre gio-vamento per il suo progresso nella fede e dell’azio-ne serrana, ma riguarda un sacerdote in preda aduna profonda crisi vocazionale di spessore tale daaverlo indotto all’abbandono, quindi, il serrano daun lato si trova in posizione di isolamento spiritualese non addirittura di chiusura al dialogo, dall’altro sela crisi della vocazione consacrata ha assuntoanche consistenza di distacco dottrinale, non soltan-to nell’immediato sarebbe impossibile il rapporto spi-rituale con il sacerdote, ma addirittura la gravitàdella crisi potrebbe costituire fonte di pericolo perl’ortodossia dello stesso serrano. Questi spunti,pochi per la verità sol che si immagini, con un po’di fantasia, quale miriade di aspetti vari e diversi dacaso a caso possa risiedere nell’ambito di una crisispirituale di quella gravità, concorrono al tempo stes-so ad evidenziare la complessità del progetto serra-no attraverso l’individuazione di una strategia e diuna metodologia adeguateIl centro-motore dell’azione per una serie di motivi

(conoscenza del singolo caso, necessità pregiudizia-le del rapporto con l’Ordinario diocesano, indivi-duazione del serrano o dei serrani incaricati e viadicendo) non può che essere il singolo SERRA Club,mentre ritengo che in sede distrettuale la segnalazio-ne del caso e le informazioni successive circa l’azio-ne serrana debbano venir fornite soltanto al gover-natore per garantire la necessaria riservatezza, e cheil C.N.I.S. debba limitare il suo intervento preliminar-mente ricordando ai SERRA Clubs che l’abbandonodei ministri ordinati fa parte del brano di scopo sta-tutario consistente nel sostenere i sacerdoti nel lorosacro ministero, poi precisando che pregiudiziale aqualsiasi attività serrana in proposito è il contatto conl’Ordinario diocesano informandoLo del proposito diintervento, chiedendo l’autorizzazione ad effettuarlo(in una materia di quella delicatezza l’azione serranaindipendentemente dal consenso del Vescovo, a mioparere, è soltanto un’iniziativa a dir poco presuntuo-sa e controproducente) ed, ottenutala, informareperiodicamente l’Ordinario seguendone consigli edindicazioni relativamente al progetto d’azione. Insede di singolo SERRA Club, per garantire la neces-saria riservatezza, l’informazione originaria, la tratta-zione, le informazioni periodiche e le decisioni circail singolo caso vanno limitate al Consiglio direttivo,escludendo per ovvi motivi la verbalizzazione.

“Proprio questo è il volere del Padre Vostro che ènei cieli: che neanche uno di questi piccoli si perda“(Mt 18, 14).Dio dunque invita a lasciare le novantanove peco-

re sui monti e ad andare “in cerca di quella smarrita”(Mt 18, 12). Soltanto confinando ingiustificatamentee, perciò, arbitrariamente questo insegnamento diGesù al solo caso del peccatore laico si riesce adescludere dall’insegnamento divino il caso del sacer-dote, che abbandona il ministero ordinato.Conseguentemente i Serrani, che statutariamentedevono sostenere i sacerdoti attivi nella loro voca-zione consacrata assumendo come esempio eccelsola dedizione e la generosità con cui Abramo arrivò adonare la decima di tutto a Melchisedek, re di Saleme “sacerdote di Dio altissimo” (Gn 14, 18 - 20), altempo stesso devono estendere la loro azione disostegno alle “pecorelle smarrite”, cioè a quei sacer-doti, che hanno abbandonato il loro ministero, ilquale è eterno (Tu es sacerdos in aeternum) in virtùdell’Ordine sacro ricevuto.Nei primi anni di questo secolo in alcune riunioni

del C.N.I.S. si è accennato a questo tema senza,però, svolgere alcuna analisi approfondita, comun-que senza ufficializzare l’accenno.L’evangelico Nolite iudicare, del resto, sconfessa

finanche l’intenzione di esprimere un giudizio di con-danna nei confronti del sacerdote, che ha abbando-nato il suo ministero, e, quindi, il cristiano ed a for-tiori il serrano, chiamati da Dio ad annunciare ilVangelo (1 Cor 9, 16), non possono assumere unruolo inerte, non possono cioè condannare e non atti-varsi per l’accompagnamento (Maran Athà!:Evangelii gaudium 2013, infra § 24), dei sacerdotiche hanno abbandonato il ministero ordinato.Quella delineata è chiaramente un’attività molto

delicata e complessa, ma questa delicatezza e com-plessità non possono giustificare l’inerzia delMovimento Serrano di fronte al drammatico abban-dono del ministero ordinato, perché equivarrebbe adeliminare la zona più in salita del sostenere i sacer-doti nel loro sacro ministero, insomma equivarrebbea presumere senza costrutto che la via per il Paradisosia una comoda autostrada in discesa!La delicatezza è costituita dal fatto che l’attività

del serrano ha come destinatario un sacerdote in cuisi è attenuata se non addirittura spenta la fiammavivificante della vocazione consacrata ed in cui èattuale la tremenda crisi spirituale, che ha generatola grave decisione dell’abbandono. Il rapporto del

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vocazioni

Quale rapportotra i serrani e il sacerdote?

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ni, grazie alle quali si rende conto di ciò che accadenella sua vita. Samuele rappresenta ed è immagine delsuo popolo (cfr la preghiera Shemà Israel), chiamatonon tanto a far qualcosa, ma a mettersi in ascolto.(Vale anche per noi: sappiamo rispondere alla chia-mata quando ci mettiamo all’ascolto di Qualcuno chetocca la nostra vita, ci stimola ad assimilare la Parolae ci porta a metterci a servizio del prossimo). Passando alle chiamate neotestamentarie, il relatore

ha commentato quella di Pietro (Lc 5, 1-11), che giun-ge dopo una notte fallimentare: per un gioco di venti e

Iserrani di Genova Nervi hanno incontrato

Mons. Davide Bernini, Preside della localeFacoltà teologica, che ha illustrato il concetto di bel-

lezza nella Bibbia, con particolare riferimento al temadella chiamata vocazionale. Il relatore ha osservatopreliminarmente che l’equivalente ebraico di bellezzanon ne coglie solo l’aspetto estetico, ma si estendealla struttura interna della persona, che è bella quan-do è in comunione con il mistero di Dio.Nel termine ebraico c’è anche un valore etico,

legato al comportamento del cuore. E tuttavia l’ap-prezzamento dell’aspetto esteriore non viene escluso(in 1 Sam 16,12 Davide viene descritto come “fulvo,con begli occhi e bello di aspetto”), ma si collegaalla bellezza interiore. Un altro tipo di bellezza,apprezzato dalla tradizione biblica, è quello legatoal culto e alla musica, Analogamente, la bellezza della creazione non si

ferma agli aspetti estetici, per quanto spettacolari,ma esprime qualcosa di più ampio, come l’armoniae l’ordine (significati originari di kosmos, spesso rite-nuto sinonimo di universo). Va rilevato altresì che il ter-mine buon pastore non riflette fedelmente il pensierogiovanneo, ma andrebbe tradotto con bel pastore,che è tale come conseguenza di un buon rapportocon Dio. Dunque, il linguaggio biblico esprime unabellezza diversa da quella della cultura classica, cheesaltava l’esteriorità, la forma e l’amore pagano. Passando ai racconti biblici, mons. Bernini si è sof-

fermato sulla chiamata di Samuele, profeta e guidadi Israele. In 1 Sam 3, 1-10 il popolo, ormai salda-mente insediato nella Terra promessa, si è abituatoagli agi, ha dimenticato le radici e allora la Parola,in un ambiente che si è inaridito, diventa rara. MaSamuele sente una voce e, per tre volte di fila, credesia Eli, il sacerdote.Dal testo emerge che Samuele sa ascoltare e servi-

re la Parola perchè ha un cuore esercitato, che è al ser-vizio del vecchio sacerdote di Dio e delle sue istruzio-

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vocazioni

Il concetto di bellezzanella Bibbia

di Sergio Borrelli

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Davide, abbi pietà di me”), peraltro contrastata daquanti “lo sgridavano per farlo tacere”. Ma il ciecoinsiste (“gridava più forte”). Di fronte al grido dispe-rato e, nel contempo, fiducioso, Gesù riprende l’ini-ziativa e lo fa chiamare. È il passo decisivo, chesupera gli ostacoli frapposti dalla gente, che ora siarrende: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”.Va rimarcato il valore della rinuncia del mantello,

ultima protezione del cieco, che in esso raccoglieval’elemosina. Il Deuteronomio sottolinea che il mantel-lo, al tramonto, doveva essere restituito al povero,anche se era stato dato in pegno. Pure Pietro e idiscepoli “lasciarono tutto”, ma dopo la pesca mira-colosa. Qui, invece, il cieco, di fronte alla chiamata,rinuncia alla sua unica risorsa, anche se Gesù non haancora fatto nulla per lui. San Tommaso d’Aquinodirà che la fede è la capacità di vedere la realtà conuno sguardo nuovo, quello di Dio. Il cieco lo ha fatto:rinunciando alle sue sicurezze, riacquista la vista (ilbello, anche sensoriale, entra così nella sua vita). Infine, don Davide ha accennato alla chiamata pao-

lina che, negli Atti degli Apostoli, viene rievocata in trecapitoli (9, 22, 26), sottolineando così il dato sconvol-gente dell’irruzione del Signore nella vita dell’Apostolo(9, 1-20). La conversione avviene dopo la Pentecoste,quando le apparizioni del Risorto (alle donne e ai disce-poli) si erano concluse. La frase del Signore (“Io sonoGesù, che tu perseguiti!”) contiene, in nuce, la teologiapaolina sulla Chiesa Corpo di Cristo. In effetti, dopo la clamorosa conversione sulla via

di Damasco, Paolo teorizzerà che perseguitare laChiesa (come aveva fatto lui) equivale a perseguita-re Cristo stesso. Il relatore ha rimarcato che il Signorenon ha indicato all’Apostolo cosa doveva fare (inriparazione delle sue persecuzioni ai cristiani), ma loha indirizzato ad Anania, che poi lo battezzerà e glidarà il cibo (simbolo di quello eucaristico), di cuil’Apostolo ha bisogno. Gesù non c’è più (fisicamen-te), e per Paolo, come per noi, è necessaria l’inter-mediazione di una comunità.È questo il mistero della Chiesa, nella quale il cri-

stiano scopre ciò che deve fare e ciò di cui ha biso-gno (compresi i Sacramenti). Paolo rimarrà alcunigiorni con i discepoli. Il rimanere enfatizza il bisognodi un’esperienza di comunità, cosa diversa dal rice-vere dei servizi. È un’esigenza, ha concluso il relato-re,, da tenere sempre presente: la salvezza è indivi-duale, ma nasce e si esprime all’interno della comu-nità cui apparteniamo, come ci ricorda spesso PapaFrancesco.

di correnti marine, càpita che nel lago di Genèsaretnon ci siano pesci. Tra i pescatori la competenza tecni-ca si trasmettteva di padre in figlio; i consigli di un estra-neo non avevano valore. Ma Pietro supera la presun-zione della sua competenza: pur rimarcando la crudarealtà (“abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamopreso nulla”) accetta il consiglio di un … incompetente(“ma sulla tua parola getterò le reti”).Paradossalmente, il successo della rete piena di

pesci “minaccia” la vocazione di Pietro, che si scher-misce: “Signore allontanati da me che sono un pecca-tore”. (Anche a noi spesso fa comodo non sentirci all’al-tezza…). Ma Gesù lo rincuora e lo associa a sé: “nontemere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Così,Pietro abbandona le sue sicurezze, diventa libero dicompiere un grande cammino e contagia Giacomo eGiovanni (“lasciarono tutto e lo seguirono”). La bellezzadella sua risposta risiede nella capacità di relazionarsicon gli altri, ai quali mostra la ricchezza ricevuta. Il relatore ha poi analizzato il caso della guari-

gione del cieco (Mc 10, 46-52), evidenziandone laconclusione (“prese a seguirlo per la strada”). Graziealla fede, Bartimeo sente di essere chiamato daGesù, che gli aprirà gli occhi. Già nel modo di rivol-gersi a Lui esprime un’attesa messianica (“Figlio di

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vocazioni

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Vittore, il mondo della politica, dello spettacolo e poiinfine la svolta, l’avere riscoperto la bellezza delMistero che è Cristo per mezzo di Maria attraversoun semplice pellegrinaggio, che mi ha riportato a rivi-vere con estrema calma e pace le mie origini, la miapovertà umana e guardare al cuore come una fontedi ricchezza, ed allora ecco che in quel luogo parti-colare mariano, Medjugorje, mi sono sentito di chie-dere una grande grazia alla Madonna, non di gua-rirmi dalla malattia di cui non mi sono mai fatto gros-si problemi, ma di guarire il mio cuore duro, di pie-tra, che era pieno di rabbia, di delusioni, di ranco-re, di ferite, ho chiesto veramente al Signore, attra-verso Maria, di farmi nuovo dentro. È chiaro che nonè stato un processo immediato, ma lungo e ancoraadesso sono in cammino; infatti tengo a precisaresempre, che non sono un convertito, ma che sono incammino, perché la meta della conversione è arriva-re alla Santità che è una meta per tutti, non ci sono iprivilegiati, ma il Signore dà la possibilità a tutti, equindi ecco che la mia vita ha cambiato rotta, hacominciato a guardare verso altre mete; il successo,la ricchezza, la fortuna che erano degli ideali a cuiaspiravo, non avevano più valore, non erano più lameta; in cuore era nato il desiderio di seguire unnuovo cammino, nella Chiesa, riscoprire il valore deisacramenti, ritrovare la figura del sacerdote e metter-mi in cammino con la Parola di Dio come compagnae scoprire insieme ad altri fratelli e sorelle il valoredella preghiera e della comunità cristiana. Ecco chepiano piano tutta la tua vita assume un valore diver-

Roberto Bignoli, musicista, ha semprecercato di esprimere in musica la consa-pevolezza che la vita è un dono. Ha pub-

blicato recentemente il libro “Il mio cuore canta” ed.Piemme , che ha riscosso molti consensi; «il serrano»lo ha intervistato.

Come nasce il suo amore per la musica? Ricordo che già in tenera età ero affascinato dalla

musica. La prima volta ascoltai la musica attraverso ilgiradischi di un compagno di ospedale: era malatodi sclerosi multipla e ascoltavamo la musica insieme.Cominciai, così, a conoscere molti cantautori e micolpiva molto la musicalità e la poesia dei testi diFabrizio De Andrè; era come sentire un legame trame, la musica , il canto e mi suscitava sentimenti esensazioni che mi facevano sognare. Oggi possodire che la musica che sentivo dentro al cuore, e chevolevo esternare, era un talento, un dono di Dio, enon ebbi dubbio a pensarlo quando il Signore, attra-verso Maria, bussò alla porta del mio cuore.

Ogni artista desidera comunicare al suo pubblicosentimenti ed emozioni spesso scaturite da esperien-ze personali: quali le sue? Scoprii attraverso il mio inizio di conversione, che

la musica, dono di Dio, poteva essere il mezzo effi-cace per raccontare la mia vita, per parlare dellevarie fasi difficili che ho dovuto affrontare: per esem-pio la malattia, le realtà giovanili che frequentavo unpo’ sballate, la droga, il carcere per 30 giorni a San

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cultura

di LUCIA DEMATTÈ

“Con la musicaDio ha bussatoalla mia porta”

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ghiera di gratitudine alla Vergine. Quello che possodire è che le canzoni sono il mezzo che mi aiuta aparlare al cuore delle persone in modo più imme-diato e raggiungere i giovani con più facilità, per-ché sono canzoni coadiuvate da ritmi e musica dialto livello, proprio perché sono sempre supportatoda grandi musicisti come Mario Ferrara, MassimoIdà, Marcello Surace, Paolo Carta, compagno diLaura Pausini, Francesco Isola e altri che rispettanomolto il mio cammino. In più da qualche anno unarock band emiliana i “nuova civiltà“ si è impegnataa supportarmi e a collaborare attraverso concerti unpo’ in tutta Italia e all’estero. Direi un dono dellaProvvidenza, che mi ha accompagnato e mi accom-pagna ogni giorno ed è sostegno del mio cammino.

Nel suo libro “Il mio cuore canta” vibrano corde diforte spiritualità tali da coinvolgere emotivamente illettore: a che deve la sua gioia di vivere? La fede ed il cammino spirituale in questi anni

hanno avuto un valore predominante, ma voglio esse-re chiaro e sincero, non è che questo ha portato unavita fatta di rose, felicità, comodità e benessere mate-riale; no tutto è rimasto come era, con i suoi alti e isuoi bassi, le difficoltà di ogni giorno ci sono, le dif-ficoltà della vita familiare restano, le cadute e ledebolezze sono presenti, ma è cambiato il modo diaffrontarle, si è accesa quella luce, che a volte èdebole a volte più forte, che ti permette di compren-dere che anche nella sofferenza, anche nel dolore,anche nello sconforto non sei solo , c’è chi ha giàpreso la croce per te , e aspetta solo che tu gli dicaaiutami a portare la mia parte. È un si a Dio, un sialla vita che ti fa uomo nuovo, che ti offre la possibi-lità di comprendere che nulla è vano, nulla va persoe che attraverso la grazia e le sofferenze puoi pren-dere e accettare la tua vita come il Signore te laoffre; questo ti permette di accumulare i tuoi tesoriveri, quelli che nessun ladro ti potrà mai portare viae che rimangono sempre nel tuo cuore come perlepreziose. Ecco allora che la tua vita assume quel par-ticolare vestito che fa la differenza, che scuote ilcuore, che rende onore a Colui che ti ha creato eporta testimonianza ad altre persone che attraverso iltuo esempio possono ritrovare forza e calore dell’a-more di Dio che è grande e unico per ogni persona.Ma bisogna chiedere ogni giorno al Signore il donodella fede, il dono di poter cambiare la propria vitae desiderarlo, e di fronte a questa richiesta, il Signorenon mancherà mai di rispondere.

so, e scopri che la sofferenza non è una maledizio-ne, ma una grazia. So che molti penseranno chesono folle, ma ho sempre detto che nella vita di folliene ho fatte tante, ma questa è la follia per la qualeho scelto di improntare la mia vita e ne sono semprepiù convinto e in cammino.

C’è un brano che predilige e perché? Le canzoni che ho scritto dopo il mio inizio di

conversione, sono canzoni che hanno mantenuto lostile pop rock, folk che utilizzavo nel mondo dellospettacolo, ma quello che è cambiato è il testo, infat-ti le canzoni spesso sono testi improntati sul sociale,o preghiere o momenti della mia vita riprodotti inmusica, ognuno con un invito alla speranza, all’a-more per la vita, alla riscoperta di qualcosa di belloe unico. È difficile per me scegliere una canzone edire questa è la mia preferita, perché ognuna hauna storia ed è il riflesso o lo specchio di un momen-to speciale, di una grazia, di una fatica, di un rico-noscimento e pertanto sono tutte molto personali ,ma posso dire che ci sono alcuni pezzi molto amatidal pubblico per esempio quando canto Oltre la col-lina, chitarra voce; è una canzone che scuote, per-sonalmente posso definirla anche una canzone pro-fetica, nata ancora prima di andare a Medjugorje,prima ancora di sapere che andavo in quel posto,ma che descrive in modo particolare quello che poiho vissuto in quel luogo; certo per capire questo c’èvoluto un po’ di tempo ma a distanza di anni, hovisto attraverso questa canzone la chiamata delSignore e di Maria. Un’altra canzone significativa èConcerto a Sarajevo, dedicata a Mons. ToninoBello e alla marcia della pace su Sarajevo; una can-zone nata negli anni del conflitto della ex Jugoslaviae che parla del vissuto di molte persone durante laguerra. Io stesso ho portato con amici gli aiuti uma-nitari, ho visitato i campi profughi e raccolto testi-monianze e parole di un popolo distrutto e ho volu-to essere la loro voce e il grido di quei tanti bambi-ni vittime di una guerra di cui non hanno colpa,ecco che il loro grido si erge al cielo e chiede aiutoper sciogliere queste catene di sofferenza e trovareancora una speranza , un motivo per ritrovare l’a-more per la vita. Poi Diglielo tu, nata dall’incontrocon dei tossicodipendenti, che attraverso un mioconcerto testimonianza in una piazza nelle Marche,hanno avuto il coraggio dopo il concerto di avvici-narmi e parlare. Oppure la ormai famosa sigla diRadio Maria, Ballata per Maria, che è una pre-

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cultura

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Alla presenza di S.E. Mons. Angelo Spinillo la cerimonia d’apertura nel suggestivo scenario del Seminario Vescovile. Nella giornata in cui la Chiesacelebra San Giovanni Paolo II (22 ottobre), nella suggestiva cornice della Pinacoteca del Seminario Vescovile di Aversa, alla presenza di molte per-sonalità della cultura aversana e di altre aggregazioni laicali, si è tenuta la cerimonia inaugurale dell’anno sociale del Serra Club Aversa. Il movi-mento laico, il cui scopo è quello di sostenere le vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa consacrata mediante la preghiera, ha presentato il nuovoorganigramma associativo ed illustrato i temi centrali oggetto delle prossime attività sociali. Alla presenza del Vescovo S.E. Mons. Angelo Spinillo,da sempre sensibile alle iniziative serrane, i vertici dell’Associazione hanno riassunto alla affollata platea il lavoro portato avanti nell’ultimo anno e

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

Aversa 1002 Nuovo anno sociale

dalla consapevolezza della responsabilità derivante dal guidare un movi-mento così importante e delicato.

Di rilevanza non solo simbolica, ma anche operativa, è apparsa la suameditata convinzione espressa sulla salute del Serra. Secondo laPresidente, anche in questo momento di crisi delle associazioni e dicrisi generazionale, “il Serra sta bene” perché ella interpreta la parolacrisi nel suo significato etimologico greco del termine, cioè come oppor-tunità di cambiare e di assecondare il cambiamento. L’attenzione deiconvenuti è stata poi focalizzata su un concetto basilare quale è quellodell’impegno personale del serrano, perché solo se ciascuno di noi amaveramente il Serra, il movimento può diventare grande a sostegno dellaChiesa e può aspirare a “tutta quella bella parte della società che inmaniera controcorrente ed a volte rivoluzionaria desidera essere allasequela di Cristo”

Rivolgendosi ai seminaristi ospiti a Matera, la presidente Coppolaha continuato la sua conversazione incoraggiando i ragazzi a non per-dersi d’animo, perché a loro supporto c’è la forza della speranza, quel-la portata da due grandi ali, anche quella di tutti i Serra Club. Infatti,tra le strategie progettuali per i giovani, il Consiglio Nazionale ItalianoSerra ha previsto il concorso scolastico a livello nazionale affidato aiSerra Club locali. Tale concorso è stato promosso anche dall’UfficioScolastico della CEI che ha mostrato gradimento all’iniziativa, ricono-scendone la valenza formativa e pedagogica. Il concorso scolastico, haprecisato la Presidente, costituisce uno dei nostri strumenti con i qualicoinvolgere i giovani e la scuola, ma esso non deve essere considera-to un obiettivo, bensì un veicolo di intervento nel sociale per rafforza-re la fede ed in modo particolare le vocazioni. “Non dobbiamo fermar-ci” è stato il suo finale.

Il nostro Arcivescovo mons. Salvatore Ligorio, sia nella sua ome-lia in chiesa, sia nell’intervento effettuato nella sala della riunione,si è dapprima soffermato sul pregio del dono della vocazione checiascuno di noi ha ricevuto e che è insito anche nel contesto dellavita familiare. Si è poi intrattenuto sul valore dell’amicizia serrana,anche col Vescovo, sentimento che deve partire da una testimo-nianza viva di accoglienza e di presenza. In ordine alla necessità diuna formazione adeguata, il Vescovo ha ricordato che in novembread Assisi ci sarà la conferenza episcopale italiana che svolgerà iltema della formazione permanente dei sacerdoti, poiché i tempi

Anche quest’anno appare all’orizzonte del nuovo anno sociale delSerra Club di Matera la rafforzata volontà di proseguire sul camminoche abbiamo scelto ed intrapreso quando siamo divenuti Serrani. Oggiabbiamo partecipato ad un incontro significativo ed essenziale per poterlavorare sempre e con rinnovato impegno al servizio della Chiesa.Abbiamo celebrato, infatti, la giornata dell’inaugurazione del nostronuovo anno sociale.

Il neo Presidente del Serra Club di Matera, dott. Pasquale Quarto, hadato inizio alla manifestazione salutando le autorità presenti, tutti gliamici serrani ed i graditi ospiti. Ha espresso un significativo ed emo-zionato sentimento di gioia per la presenza dei seminaristi che hannoaccettato il nostro invito alla festa serrana, riservando loro una calo-rosa accoglienza. Questi giovani, ha motivato il Presidente, sono ammi-rabili perché hanno dato inizio al loro cammino verso la vita pastorale,verso la conclusione di quel “SI” alla chiamata del Signore. Ha caloro-samente salutato e particolarmente ringraziato la presidente MariaLuisa Coppola per aver accettato l’invito del Serra Club di Matera. Èseguita la presentazione del nuovo consiglio direttivo e delle commis-sioni, con il ringraziamento a questi per aver accettato di percorreinsieme un cammino di lavoro. Il Presidente ha ringraziato, infine, il con-siglio direttivo uscente ed in modo particolare il past president dott.Salvatore Milanese.

La presenza della presidente del Consiglio Nazionale Serra, prof.ssaMaria Luisa Coppola, ha subito conferito una forte connotazione di fer-mezza nell’azione con le parole pronunciate dopo la somministrazionedella comunione durante la Messa celebrata da .S.E. mons. SalvatoreLigorio nella bellissima ed antica chiesa di S. Giovanni. Le sue parole:”è bello stare con voi ed è bello pensare che in questo stare insiemeuniti dobbiamo dire grazie al Signore. Dobbiamo pregare per le voca-zioni con cuore sincero e perché lasci sempre nel cuore lo stupore, lostupore di assistere ogni giorno a questa meraviglia, alla chiamata diessere partecipi ad un mistero così grande”.

Dopo tale incipit la Presidente nazionale ha proseguito la sua con-versazione nella sala delle conferenze presso l’Hotel S. Domenico,dichiarandosi felicissima di essere finalmente con noi, di poterci guar-dare reciprocamente negli occhi, nello specchio della sua e della nostraanima. Ci ha confidato la sua emozione quando ha avuto notizia che lesarebbe stato affidato l’incarico di Presidente del CNIS, non disgiunta

Matera 463 Il Serra sta bene

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gli ottimi risultati raggiunti. Ad aprire la cerimonia è stato l’intervento di Maria Luisa Coppola, presidente nazionale del Serra Club International,che ha sottolineato il valore della vocazione quale dono del Signore ed ha espresso la sua soddisfazione nel vedere tante energie a supporto di per-corsi di fede autentici. La parola è poi passata a Giovanna Carotenuto, presidente del Club cittadino, che nel suo discorso ha spiegato quale saràil tema annuale su cui saranno chiamati a riflettere: la figura della donna nella chiesa, partendo dall’analisi di periodi in cui alla donna venivano nega-ti spazi di autonomia di pensiero e di azione, fino a giungere ai più recenti esempi di integrazione e affermazione. Donna come preziosa risorsa,quindi, per un nuovo umanesimo cristiano. A fare gli onori di casa è stato Mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario di Aversa,Cappellano del clubche nel ringraziare tutti i serrani per l’eccellente e proficua collaborazione ormai consolidata da tempo, ha descritto una realtà seminariale in salu-te, dove ogni giorno con l’impegno dei tanti operatori si formano gli uomini di fede del futuro. Presente in sala il Maestro Lavinio Sceral, pittore escultore campano, che ha donato al Serra Club un suo dipinto dal titolo “la Madonnina delle vocazioni”. Un omaggio molto gradito che accompa-gnerà i serrani nel corso dell’anno sociale appena iniziato. Al termine della presentazione, nella cappella maggiore del Seminario, si è tenuta unasolenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Spinillo, che ha chiuso la giornata inaugurale.

Antonio Macchione

In rappresentanza del Governatore del distretto 73 dott. AngeloPomes, fuori sede per precedenti impegni indifferibili, ha preso la paro-la il neo governatore eletto dott. Antonio Cardinale. Fondamentale èparso il suo richiamo alla necessità di potenziare la formazione serra-na, anche per i soci di lunga militanza, indispensabile per la conoscen-za dei meccanismi della vita stessa del club. Pertanto ha anticipato chela formazione strutturata a livello nazionale riguarderà i governatorieletti ed i dirigenti distrettuali e questi, in sede distrettuale, provvede-ranno alla formazione dei presidenti eletti di club.

Durante la bella serata conviviale sono state pronunciate parole dicoraggio e di speranza, riflessioni profonde ed intenti forse difficili darealizzare pienamente, ma con la convinzione di contribuire a migliora-re il futuro.

Lino Sabino

cambiano e c’è bisogno di un rinnovamento culturale per il serviziopastorale in una conversione spirituale. È necessario, ha ribadito ilpresule, che si avvii nel clero un processo interpretativo dei tempiche stiamo vivendo.

Non poteva mancare, naturalmente, il contributo del nostro cap-pellano don Domenico Falcicchio. Egli nell’illustrare il tema della cate-chesi mensile ne ha rimarcata la opportuna necessità e l’obbligato-rietà della partecipazione da parte dei soci serrani. La catechesi ciforma nella coscienza, ci rafforza nel nostro cammino di fede. IlCappellano ci ha voluto ricordare, inoltre, che la nostra Matera, capi-tale della cultura europea per il 2019, è anche “Civitas Mariae di cuiricorre il sessantesimo anniversario della proclamazione. Ci ha infor-mato che, a tale proposito, nella Casa di Spiritualità S.Anna di Materail Consiglio Superiore di Scienze religiose ha organizzato un convegnomariologico.

Da sinistra: Don DomenicoFalcicchio, S. Ecc. Rocco Favale,Pasquale Quarto, S. Ecc. Ligorio eAntonio Cardinale

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Padova 591

L’avvenimento che il Serra Club di Padova ha celebrato sabato 4 ottobre c.a. ha indubbiamente rappresentato un momento di grandeimportanza nella storia del ns. club … ha sottolineato una tappa della sua storia … è stato il momento della verifica di quanto ha saputorealizzare e il punto di partenza per nuove esperienze e nuovo cammino.

È noto come la città di Padova sia sede di una cultura e di una realtà della Fede cristiana che la fanno essere punto di riferimento spiri-tuale …. il Santo, che custodisce in sintonia con i fratelli portoghesi, Santa Giustina, San Prosdocimo, San Gregorio Barbarigo, S. LeopoldoMandic … in questa realtà il Serra si è ben inserito, in quanto a servizio di coloro che, per vocazione, donano totalmente se stessi al PadreCeleste.

Il movimento Serra padovano ha ed ha avuto sin dall’inizio la consapevolezza di essere parte viva e attiva della Chiesa locale, come rispo-sta tangibile alla chiamata operata da Dio attraverso lo Spirito Santo per essere attivo e corresponsabile della missione della Chiesa, mis-sione salvifica che non è compito dei soli Ministri ordinati. Proprio per ciò i serrani padovani hanno accolto la chiamata per farsi carico diun problema che non può appartenere solo alla Chiesa degli Ordinati, quello delle Vocazioni consacrate.

Palesemente la società in cui viviamo è incamminata lungo un percorso che sempre più si allontana dalle radici cristiane che ne hannocostituito il fondamento. Per tentare di opporsi a questo triste andamento i serrani si sono posti un obiettivo di grande difficoltà, quello diportare il Vangelo nella società, ciascuno nel proprio ambito, con lo scopo principale di favorire e sostenere le vocazioni sacerdotali e reli-giose, come appartenenti all’unico Movimento ecclesiale al mondo che si pone questo scopo come principale risposta operativa per il benestesso della Chiesa.

In tutti i trent’anni della propria storia il Serra padovano si è fatto forza pensando al Beato che dà il nome al nostro Movimento, il BeatoJunipero Serra, discepolo di un Santo, S. Francesco, forte della propria umiltà, potente della propria povertà, inarrivabile per il suo amorein Cristo … il Beato Junipero ha sofferto degli attacchi degli infedeli, ha affrontato malattie e una terra ostile, ha subito umiliazioni, ma hasaputo creare una realtà inequivocabile proprio per l’amore, la fede e la fiducia in Cristo … è stato scelto a modello per annunciare la bel-lezza di un fatto che non può nascere di per sé, senza il grembo di una madre, la Chiesa, grembo materno che consente a tutte le vocazio-ni, religiose o laiche, di arrivare alla fioritura.

Oggi, considerando l’esperienza vissuta in tutti questi anni, credo di poter affermare che se è vero che la vocazione è vivere l’incontro conil Signore e rispondere alla Sua chiamata, possiamo riassumere il nostro operato nel significato di quattro verbi: incontrare … ascoltare …proporre e partire per un percorso pastorale, che sia itinerario di fede, di educazione delle persone e di rinnovamento delle nostre comuni-tà, interrogandoci continuamente sulle realtà culturali del mondo in cui abbiamo operato, sapendo presentare e manifestare con vigore unaFede forte per contrastare la propaganda dell’anti Cristo.

Questi i presupposti che hanno determinato i Soci del Serra padovano a celebrare trentanni dall’Incorporazione nel Serra International con-fortati e sostenuti dalla presenza del Vicario Generale della Diocesi, Mons. Paolo Doni, in rappresentanza dell’Arcivescovo che, non poten-do partecipare per precedenti impegni pastorali, ha inviato una bellissima lettera di incoraggiamento e di stimolo per l’attività futura, scri-vendo tra l’altro “ … il vostro impegno rappresenta anzitutto una risposta all’invito pressante di Gesù che ha chiesto di pregare il Padronedella messe perché mandi operai alla sua messe, sempre molto abbondante e per la quale gli operai sono sempre più insufficienti. E in que-sto momento di particolare difficoltà e crisi di risposte vocazionali diventa per la Diocesi motivo di incoraggiamento e stimolo per tutti i fede-li e sacerdoti ad intensificare la preghiera, l’azione pastorale e l’esemplare testimonianza di vita perché attragga più efficacemente ragazzie giovani a donarsi al Signore mettendosi a servizio del suo Regno per salvare l’umanità … “

Erano inoltre presenti e concelebranti il nuovo Assistente Ecclesiastico don Giovanni Bortignon, Rettore del Seminario Minore; Mons. GinoTemporin, Arciprete del Duomo di Piove diSacco, già nostro Assistente per oltre quindi-ci anni; Fra Flaviano Gusella o.f.m., Superioredel Convento dei Cappuccini di S. LeopoldoMandic; don Igino Splendore o.s.b., Prioredell’Abbazia benedettina di Praglia; padreSpartaco Galante s.j., Assistente dell’OperaImmacolata Concezione che, per generosadisponibilità del suo Presidente, prof. AngeloFerro (socio cofondatore del Serra padovano),ci ha accolti nella sua splendida Chiesa e neisuoi saloni, rendendo l’avvenimento veramen-te efficace nel messaggio che ha cercato didare.

Presenti anche i Presidenti dei Club delTriveneto, accompagnati da molti amici serra-ni dei singoli Club che, uniti a parecchie con-sorti di soci defunti, hanno contribuito a ren-dere l’incontro un momento di fraternità ser-rana.

Alberto Pietra

Festa del trentennale

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Basterebbe questo nome (scarno e forte come gli scogli liguri che si precipitano in mare) per far capire a tutti quale città ha dato i nata-li a questo Sacerdote.

Giovanni Battista, abbreviato a Gio Batta, è infatti il Santo Protettore della città di Genova.Don Delfino è nato ad Arenzano, tipico e delizioso paese della riviera di ponente, poco distante dal capoluogo, nel 1935.Cresciuto in una famiglia numerosa, e cristiana, composta da sei fratelli e dai genitori ben ricompensati delle loro fatiche dai figli, due dei

quali hanno risposto alla vocazione sacerdotale consacrata; infatti il nostro Don G.B. è gemello di Padre Agostino, carmelitano, già Vescovoin Centrafrica (Missione Berberati) dove si è speso, per molti anni, prodigandosi verso la popolazione locale, spinto dalla sua vocazione, incu-rante del rischio delle malattie purtroppo contratte.

Don G.B. ordinato Sacerdote, il 29 giugno 1960, dal Cardinale Giuseppe Siri nella Cattedrale di San Lorenzo - altro Patrono di Genova -fu chiamato dallo Stesso ad attivarsi al fine di far nascere un nuovo Club Serra nel Ponente sulla scia del “Club Genova 184” istituito nel1959, primo in Italia, sotto la presidenza delnotaio Carlo Castello e la guida spirituale diMons. Luigi Noli, ora Cappellano Emerito.

Il nostro Don accettò l’incarico, non certoleggero né facile da realizzare; ricco di ener-gie e vitalità riuscì nell’intento, coinvolgendopersonalità di spicco nel campo professionalee, al contempo, cristiani di buona volontà,pronti a condividere i principi serrani ed impe-gnati a diffondere il messaggio del Serra nelloro ambiente lavorativo.

Dopo una formazione di alcuni anni, nasce ilClub di Genova Pegli n. 364 (1970):Cappellano Don Gio Batta Delfino, primoPresidente ing. Enzo Di Bella, molti Sociiscritti.

Il nostro Club compie ora 44 anni, i Soci,nel tempo, si sono rinnovati, alcuni ancorapresenti, altri – i più – nella pace del Padre.

Mi piace ricordare il nome dell’ing. GiulianoRizzerio, a tutt’oggi nostro Socio, primoPresidente Internazionale italiano nell’anno1990/1991, promotore, tra l’altro dell’in-gresso delle donne nel Serra, che nel suo dis-corso inaugurale, inserì il motto evangelicodel nostro Cappellano “ quando avete datotutto, anche la vita per gli altri, allora siete servi inutili “ . Queste parole le abbiamo più volte ascoltate poichè a guidare il nostro Club èsempre Don Gio Batta: condivide con assiduità nonostante qualche problema dovuto a

motivi, talvolta gravi, di salute, superati con tenacia e sopportati con accettazione e pazienza cristiana, i nostri meeting nei quali ci lan-cia, con costanza e benevola insistenza, altri messaggi:

– recitate tutti i giorni dieci “Ave Maria” per un Sacerdote;– ricordatevi le sei S (Sarete Santi Se Siete Santi Subito);– insieme si può.Don Delfino da oltre cinquant’anni vive a Sestri Ponente – prima Curato, poi Parroco ed ora, da pochi giorni, Parroco Emerito della

Parrocchia di San Francesco.Quì si è dedicato non solo alla cura pastorale dei parrocchiani ma ha affrontato e portato a termine iniziative pratiche quali il restauro

della chiesa e della sacrestia, la realizzazione di un Circolo ACLI e di un campetto da calcio in uso alla associazione sportiva Virtusestriespressione delle molte attività giovanili e sociali della parrocchia.Credo di potermi considerare un suo amico; lo conosco e frequento da quando è arrivato, giovane (poco più grande di me di qualche anno),

in questa parrocchia che è anche la mia e anche per essere una di quelle persone da lui coinvolte quando, con molto coraggio, ha ubbiditoal suo Vescovo ed ha cercato, con determinazione e tenacia, collaboratori disposti ad affiancare i Sacerdoti.

Grazie di cuore per questi tuoi cinquant’anni spesi nella comunità parrocchiale e per i quarantaquattro nel Serra di Pegli.

Martino Pittaluga

Grazie, Don Gio Batta DelfinoGenova Pegli 364

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Grosseto 483

Per la Diocesi di Grosseto, raccoglimento nella preghiera per ringraziare il Signore del dono di tre nuovi sacerdoti che il Serra Club haseguito in tutto il loro cammino. Il primo significativo momento è stato vissuto nella Cappella del Seminario di Grosseto ove si è svolta unaveglia di preghiera molto partecipata, presieduta dal Vescovo Franco Agostinelli, ora a Prato, pastore per dieci anni della Chiesa di Grosseto.

Mons. Agostinelli ha invitato a “..pregare il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe …” Ha esortato i prossimi sacer-doti “… prendete il largo, impegnate la vostra vita per il popolo a voi affidato..” Inoltre, Mons. Agostinelli e Mons.Cetoloni , attuale Vescovodi Grosseto, hanno chiesto a Maria la protezione sulle nuove vite donate a Dio.

Don Marius Balint venuto dalla Romania, ha fatto dapprima esperienza monastica nel Monastero di Santa Croce in Gerusalemme a Roma,poi in quello di Abbadia San Salvatore. È giunto quindi a Grosseto e si è formato nel Seminario.

Don Stefano Papini ha avuto la “chiamata” tra i banchi del Liceo dove faceva parte del Movimento di Gioventù Studentesca sotto la guidadi Don Antonio Maffucci. La sua vita era normale, come quella di ogni giovane studente con nel cuore una ricerca continua di ciò che Dioavrebbe voluto da lui e così è entrato nel Seminario.

Per Don Marco Gentili la vocazione è nata nella semplice vita della Parrocchia di Castiglione della Pescaia.Infine nella Cattedrale di Grosseto, alla presenza di moltissimi sacerdoti concelebranti, al Rettore del Pontificio Seminario di Siena Mons.

Colombo Rosi, il Rettore del Seminario di Grosseto Don Gian Paolo Marchetti ha presentato i tre Ordinandi. La solenne liturgia, seguita concompostezza e partecipazione da numerosi fedeli, è stata arricchita dal Coro “Gaudete” e dalla “Corale Puccini” diretti dal maestro LucaBernazzani.

Al termine della cerimonia il Vescovo Mons.Rodolfo Cetoloni ha affidato ai tre nuovi Sacerdoti questo mandato “prima di ogni gradino versol’altare, c’è una umanità che soffre: fermatevi e prendete per mano ogni persona e dite loro che avete Gesù da donare. Donate la vostra vitaper chi si è perso e per Gesù”.

Francesca Giordano

Nuove ordinazioni

Foggia 771

Aria nuova per la diocesi di Foggia-Bovino e per il nostro Serra club,nella continuità d’impegno e di propositi.

Dopo dodici anni di proficua guida della chiesa locale e di amorevole curaper il seminario diocesano, Sua Ecc.za Mons.Francesco Pio Tamburrinolascia l’Arcidiocesi di Foggia-Bovino per raggiunti limiti di età, accompagna-to da grato rimpianto. Gli subentra S. Ecc.za Vincenzo Pelvi, già VicarioGenerale per dieci anni dell’Arcidiocesi di Napoli e già Ordinario Militared’Italia. Accogliamo il nuovo Pastore con affetto filiale e formuliamo il più vivoringraziamento a Mons. Tamburrino per il lavoro svolto a Foggia.

Anche il nostro club registra avvicendamenti. Al cappellano don PierinoGiacobbe che ci ha fatto crescere nella fede e nel servizio alla chiesa per bensette anni, è subentrato Mons. Marco Trivisonne che ha chiesto ed ottenu-to il trasferimento dalla diocesi di Teramo-Atri alla nostra diocesi. DonMarco, originario della nostra terra, è una vocazione adulta, coltivata dopoil conseguimento della laurea in giurisprudenza. Ordinato sacerdote nel1981, ha servito più realtà parrocchiali ed è stato prima vice rettore delseminario regionale di Chieti e poi rettore.

A Foggia è tornato dopo trentatre anni di sacerdozio assumendo l’incari-co di padre spirituale dei seminaristi e di nostro cappellano.

Accomuniamo in un abbraccio di pace e di ringraziamento tanto donPierino Giacobbe che don Marco Trivisonne. Per il nuovo anno sociale, purpochi e carichi di anni, ci proponiamo di vivere intensamente la carità, ali-mentata dalla virtù della speranza che si nutre dell’amore a Cristo, via, veri-tà e vita.

Sandro Palumbo

Nella continuità

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Genova Nervi 476

La gioia di annunciare il VangeloIn un clima di intensa partecipazione e amicizia, mons. Marco Doldi, Vicario Generale della Diocesi di Genova, ha presentato al Serra di Nervi (e

agli ospiti degli altri club genovesi) l’esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii Gaudium.

Dopo aver portato il saluto del Presidente della CEI e Arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco, il suo Vicario Generale ha rammentato pre-liminarmente che, nella Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha raccolto le riflessioni del Sinodo dei vescovi convocato nel 2012 da Benedetto XVIsul tema dell’evangelizzazione. E va notato che mentre i contributi emersi nell’Assemblea dei vescovi erano di tipo consultivo (non magisteriale, adifferenza di quanto avviene nei Concili), i contenuti che il Papa propone con la sua esortazione apostolica hanno pieno valore magisteriale.

Considerata la brevità del tempo disponibile, rispetto alla ricchezza dei temi trattati nella Evangelii Gaudium, mons. Doldi si è soffermato soprat-tutto sul capitolo terzo, che riguarda l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, compito che spetta ad ogni battezzato (e non solo al clero),in ogni luogo e quale che sia la sua età.. Un po’ come l’ impegno missionario (che la Chiesa celebra in ottobre), che non è esclusivo dei missionari,ma riguarda ciascun cristiano.

Grazie al Battesimo, in noi “opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge a evangelizzare” (EG, n. 119). Il Papa ribadisce che, sempre invirtù del Battesimo, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario.” E ciò“qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il gradodi istruzione della sua fede” (n. 120). Tutta la comunità ecclesiale, quindi, deve sentirsi “in uscita”, missionaria, inviata ad gentes. Diversamente,siamo solo cristiani tiepidi. Anche Giovanni Paolo II ci invitava ad aprire, anzi a spalancare le porte a Cristo.

Richiamandosi alla Lumen Gentium, il relatore ha sottolineato che la Chiesa può essere definita in tanti modi (sposa mistica di Cristo, vigna delSignore, popolo che Dio guida verso la salvezza, ecc.). Ma se il compito della guida spetta ad alcuni (i Pastori), tutto il popolo è chiamato a portarel’Annuncio. E parlare di Chiesa come di popolo di Dio non significa cedere al populismo, ma aver presente che tra noi c’è una fitta appartenenza(degli uni agli altri), che ci unisce.

Forse a volte dimentichiamo che, prima di essere un dovere, l’annuncio del Vangelo è il riconoscimento di una Grazia ricevuta gratuitamente, diun’iniziativa assunta da Dio. All’origine del nostro impegno, dunque, c’è la gioia di constatare che Dio (tramite il Figlio) ci ha salvati, ha usato e con-tinua a usare misericordia verso di noi, ci ha chiamati alla Sua conoscenza, all’intimità con Lui. Da ciò nasce l’apostolato, sentiamo il bisogno diessere strumenti utili per gli altri, di far parte di una Chiesa che non è una dogana, ma una madre che usa misericordia.

In fondo, ha esplicitato mons. Doldi, anche l’adesione al Serra può essere un’applicazione della misericordia che Dio usa verso di noi: Lui mi hachiamato (a far parte del Serra) e allora mi metto a disposizione (dei sacerdoti e delle vocazioni). Mi viene chiesta solo una risposta alla chiama-ta, nei limiti delle mie capacità. Se dimentico che il primato è di Dio (che mi attira a sè), vuol dire che in me prevale la presunzione di essere nonservitore, ma gestore e padrone della vigna.

Il relatore ha aggiunto che la Chiesa è il luogo per eccellenza in cui si esprime la misericordia di Dio. Qui ogni giorno si rinnova, con la SantaMessa, il sacrificio della Croce, il gesto più alto compiuto da Dio verso l’uomo. Come sottolinea spesso Papa Francesco, la Chiesa non è una Ong:prima delle iniziative di solidarietà, viene la misericordia, che la Chiesa ha la missione di offrire all’uomo. Essa accoglie la carità che viene da Dio ela trasmette ai fratelli.

E la compassione di Gesù verso gli uomini, descritta in tanti episodi evangelici, deve diventare la compassione del battezzato, che la rivolge nonsolo al fratello in stato di disagio, ma soprattutto a chi è lontano da Dio: se vedo che l’altro ha tutto, ma non ha la fede, non posso non preoccu-parmene. Avere misericordia, compatire l’altro, è frutto di uno sguardo spirituale, che non giudica, ma si interroga se l’altro è vicino o no a Dio. Sepercepisco la lontananza del fratello da Dio, sentirò un forte desiderio di testimoniargli l’Annuncio che gratuitamente ho ricevuto.

Nel nuovo popolo di Dio, ha ripreso il Vicario Generale della diocesi genovese, non ci sono attori qualificati, cioè poche persone specializzate chehanno l’esclusiva dell’annuncio e stanno sul pulpito, mentre tutti gli altri possono restare ad ascoltare… Ciascuno di noi deve sentirsi “soggettoattivo di evangelizzazione” . E allora mi chiederò se anch’io avverto questa responsabilità, ad esempio ricordo l’ultima volta in cui ho parlato a qual-cuno di Gesù Cristo, della Chiesa, del Papa?

Evangelizzare significa giungere alla concretezza di un Annuncio che ogni giorno viene fatto da persona a persona, l’uno con l’altro, con i vicini(familiari, amici) e con i lontani. È la predicazione informale (n. 127), che possiamo realizzare durante le normali conversazioni. Come serrani, chiedi-amoci cosa riusciamo a trasmettere. Sappiamo cogliere, nelle nostre conversazioni, l’occasione per rivolgere una buona parola, un invito a pensarea Dio, a leggere il Vangelo?

Non possiamo sottacere, ha puntualizzato mons. Doldi, che, se non sappiamo dare contenuti di Vangelo ai nostri contatti quotidiani, risultiamovuoti come cristiani, non siamo fedeli all’impegno che ci è stato dato con il Battesimo. La nostra conversazione, dunque, sia evangelizzatrice, cioècapace di trasmettere messaggi cristiani, non per convincere, ma per incoraggiare l’altro.

Esiste poi un tipo di evangelizzazione più organizzata (rispetto a quella informale). “In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primomomento consiste in un dialogo personale”, in cui ascolto preoccupazioni, gioie, speranze dell’altro. Solo dopo tale momento “è possible presentarela Parola” (con la lettura della Scrittura “o in modo narrativo, ma sempre ricordando l’annuncio fondamentale: l’amore personale di Dio che si è fattouomo, ha dato se stesso per noi”). E, se ci sono le condizioni, è bene concludere l’incontro con una breve preghiera (n.128).

Anche oggi Dio ci offre la sua amicizia e la sua salvezza. Egli è il nostro Salvatore (soprattutto dell’anima, dove siamo maggiormente malati). Sesappiamo comunicare il Bene, che è Gesù Cristo, ci sentiamo più giovani e pieni di speranza, in linea con il grande desiderio di evangelizzare che ilPapa attende da noi. Un dibattito molto partecipato ha concluso la serata, toccando diversi punti della bella relazione di mons. Doldi, che ha forni-to risposte puntuali agli interrogativi dei serrani.

Sergio Borrelli

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Prato 534Spesso ci interroghiamo su cosa vuol dire essere oggi serrani e su come riuscire a metterlo in pratica.Possiamo organizzare e frequentare corsi, leggere manuali, assistere a congressi con relazioni di altissimo livello, ma continuare a non esse-

re ancora convinti fino in fondo della nostra appartenenza e di conseguenza a non riuscire a metterla in pratica nella vita di tutti i giorni..Poi una sera alla fine di una conviviale, due seminaristi ordinati Diaconi il 17 ottobre si alzano e ci leggono una lettera: “ Carissimo Don

Renzo e carissimi appartenenti al Serra Club, sia io che Stefano volevamo ringraziarvi per aver pregato e partecipato alla nostra ordinazio-ne diaconale.

In questi ultimi anni la vostra presenza al seminario ha dato la possibilità di potervi conoscere e apprezzare tutto quello che avete e chestate facendo per noi seminaristi e formatori.

L'impegno che avete assunto nel curare e far crescere le vocazioni vi fa onore.Oggi parlare di vocazioni è difficile ma la vostra testimonianza e la vostra vicinanza ci infonde coraggio nel perseverare in quella chiama-

ta del Signore che abbiamo sentito nel cuore.Continuate a pregare per tutti noi ! Ringraziamo il Presidente Paolo Sanesi, e voi tutti per il dono che ci avete fatto ma il regalo più gran-

de che ci fate e che ci state facendo è la vostra AMICIZIA. Grazie di cuore”.Ed ecco che tutto quello che hai cercato di capire in tutti questi anni ricchi di soddisfazioni - delusioni - sacrifici - lo capisci in due minuti

!!!! Grazie Stefano Grazie Marco Grazie Don Daniele Grazie di cuore da tutto il Club Serra di Prato

M.A.

Amicizia serrana

Potenza 712

Il Club di Potenza, ricorda ad un anno dal decesso, nel rimpianto e con infinito affetto, l’Avv. Lucio Lacerenza. Lucio, insieme al Dr. Cocco,al Dr. Fusco e pochi altri aderenti, era stato uno del fondatori del Club della nostra città, negli anni 90. Innamorato del Serra, si era dedi-cato con vivo interesse ed intima convinzione al servizio dell’Associazione; portava con sé il carisma del fervente cattolico, maturato sin dagiovane nelle file dell’Azione Cattolica.

Interprete del comune sentire degli associati, desidero esternare tutta la stima di cui Lucio era circondato nell’ambito del Club cittadinoe di quelli interregionali per la sua assidua presenza, le sue doti di bontà, di rettitudine morale e l’apporto prezioso di idee, in ogni circo-stanza.

Il suo comportamento, esemplare, era improntata ad una scelta di vita informata a principi etici e morali che trasferiva anche nell’eser-cizio della professione forense, svolta con saggezza e competenza. Giammai incline a compromessi, cercava nell’esame delle controversiedi trovare il giusto equilibrio, alla ricerca della verità, in difesa dei diritti lesi del più debole, con limpida coscienza civica. Divideva la sua gior-nata tra la dedizione al lavoro, l’attiva partecipazione a diverse iniziative civili e religiose e il culto della famiglia, in piena sintonia con l’ado-rata consorte, Ada e la figlia Silvana. Grazie Lucio per quello che ci hai dato!

Antonio Claps

In ricordo di Lucio

Nell’ultimo anno sono pervenute alla Fondazione, da quasi tutti i Distretti, complessivamente, 19 richieste di interventi.Il Consiglio di Amministrazione, con parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti, ha deliberato nella riunione del 25.10.2014 a Pisa inter-

venti per undici seminaristi meritevoli e in condizioni di bisogno, quali contributi alle spese di sostentamento in seminario per complessivi € 16.500euro, attingendo dai fondi del ramo ONLUS della Fondazione.

Con i fondi della Fondazione(non onlus) saranno effettuate ulteriori interventi a favore di due seminaristi meritevoli per contribuire alle loro spesedi formazione e avviamento all’attività pastorale, per complessivi € 2.000 ed a favore di tre sacerdoti per il completamento degli studi, per comples-sivi € 4.500.

La Fondazione ha infine finanziato una borsa di studio di € 1500 rivolta al seminarista che sarà vincitore del prossimo Concorso Nazionale di MusicaSacra “Giovani talenti” del Serra Italia – selezione giovani seminaristi-musicisti.

La Fondazione sta predisponendo delle LINEE GUIDA per regolamentare le domande di interventi, che spesso pervengono in modo incompleto e nonconformi all’iter previsto dai regolamenti della Fondazione.

Saranno così definiti i requisiti per l’assegnazione, le procedure da seguire e le modalità per la predisposizione delle domande. Pertanto si racco-manda, prima di effettuare le prossime richieste, di attendere le linee guida che saranno opportunamente divulgate.

Emilio Artiglieri - Elisabetta Cananzi

Fondazione Serra, interventi 2014

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Oltre la crisi con fiduciaHo letto nel merito e condivido quanto evidenziato dal Presidente Ciacci ne “il serrano” n. 133 a pagi-

na 24/25.Meno socie e aggiungo: anziani, demotivati e quasi tutti non consapevoli di come “saper vivere il nostro

specifico servizio” ma tutti orientati verso “il clericalismo e l’autoreferenzialità”.E questa offerta, è questa immagine distorta del nostro movimento che ci impedisce di crescere in nume-

ro, ma soprattutto in qualità.Bene ricordare il manuale dell’amm. Brauzzi e tentare di ripartire. Bene l’invito a non lasciarci travolge-

re dalla cialtroneria e dedicarci alla formazione dei soci che pur essendo “cattolici devoti” non possono tra-scendere dall’identità del nostro movimento. Indispensabile semplificare tutto ed abolire quella “patologiadei premi” che assorbe risorse economiche ed intellettuali, ma non dà frutto se non il proliferare di una buro-crazia inutile.Ripartiamo dall’essenziale: vocazione - servizio - amicizia: “tre parole che abbiamo sempre bisogno di

ricordare e tradurre nella vita.Cordialmente

Maria Teresa DadduzioSerra Club Pontremoli

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Giusto, cara sig.ra Dadduzio. Ripartiamo da quelle tre parole, ma aggiungiamone anche una quarta.Spiritualità. La particolare spiritualità serrana che, riaffermando la propria identità pienamente laicale, sipone a servizio degli “operai della messe” per assisterli e aiutarli; e soprattutto affinché il Signore ne mandisempre di più. Io vedo la relazione del past president Antonio Ciacci come una realistica e onesta presadi coscienza della situazione, non però finalizzata a uno sterile piangersi addosso, quanto piuttosto perguardare avanti e migliorare. Durante il biennio della sua presidenza sono stato testimone degli sforzi dirinnovamento (così come in precedenza ho visto l’entusiasmo di Donato Viti e l’impegno di GemmaSarteschi; e non volendo far torto a nessuno mi limito ai presidenti nazionali di cui ho avuto conoscenzadiretta). Adesso, con Maria Luisa Coppola e la nuova squadra si apre un’altra stagione, all’insegna dellacontinuità con quelle precedenti, ma con rinnovato energia, di cui anche Il Serrano cercherà di dar contosulle sue pagine. Già in questo numero, infatti, nella sezione “Vita del Serra” documentiamo alcune nuoveiniziative che vanno proprio nella direzione da lei e da molti altri soci auspicata. In generale – e PapaFrancesco ce lo ricorda ogni giorno – dobbiamo coniugare una fede pensata (capace dunque di rispon-dere anche sul piano dialettico alle numerose sfide del presente) con l’indispensabile misericordia nell’ap-proccio. Noi del Serra possiamo fare molto. Stando accanto ai sacerdoti e a coloro che si apprestano adiventarlo, possiamo offrir loro il punto di vista laicale su molti problemi, per aiutarli a dispiegare un’ope-ra pastorale che davvero spezzi il Pane della Verità che è Cristo in mezzo alla gente.

Lettere al Direttore • Lettere al Direttore

in dialogo

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CEI_ilserrano_210x280_exe.pdf 1 24/10/12 10.40ALLA CHIESA CATTOLICAPER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5x1000 alla nostra fondazione

beato junipero serrati chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2014 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi

(non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

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