Il Nuovo Grano 03/2015

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SOMMARIO 3 - Fitofarmaci, le nuove linee regionali 4 - Terranostra, cambio di statuto 5 - Coldiretti propone nuovi servizi 7 - Agriturismi sempre più “rosa” 8 - Nuove regole per Campagna Amica 11 - Da San Colombano il vino poliglotta 13 - Miele, boom di quello straniero 15 - Multe quote latte, Italia deferita Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI MARZO 2015 DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871 3 ANNO XXIII Latte, in Europa si muove l’Antitrust

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In questo numero si parla di: Latte, l'Antitrust in azione in Europa; fitofarmaci, ecco le linee guida regionali; nuovi servizi Coldiretti; agriturismi e quote rosa; nuove regole per Campagna Amica; il vino poliglotta arriva da San Colombano; il boom del miele straniero

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SOMMARIO 3 - Fitofarmaci, le nuove linee regionali 4 - Terranostra, cambio di statuto 5 - Coldiretti propone nuovi servizi 7 - Agriturismi sempre più “rosa”

8 - Nuove regole per Campagna Amica 11 - Da San Colombano il vino poliglotta13 - Miele, boom di quello straniero15 - Multe quote latte, Italia deferita

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI MARZO 2015 DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871

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COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZAIndirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti

UFFICIO ZONA DI ABBIATEGRASSOIndirizzo: Viale G. Sforza, 62 - Tel: 02.58.29.85.00 - Fax: 02.58.29.85.19Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici. lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

UFFICIO ZONA DI CODOGNO Indirizzo: Via G. Carducci, 9 - Tel: 02.58.29.85.20 - Fax: 02.58.29.85.39Segretario di zona: Paolo ButeraOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CUGGIONOIndirizzo: Viale Roma, 2 – Piazzale Kuster - Tel: 02.58.29.85.40 - Fax: 02.58.29.85.59Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI LODIIndirizzo: Via Haussmann, 11/i - Tel: 02.58.29.85.60 - Fax: 02.58.29.85.79Segretario di zona: Stefano BressaniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

RECAPITO DI MAGENTAUfficio EpacaIndirizzo: via Cattaneo, 28 - Tel: 02.58.29.581Referente: Anna BardelliOrari di apertura uffici: martedì, mercoledì, giovedì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MELEGNANOIndirizzo: Via J. Lennon, 4 - Tel: 02.58.29.88.00 - Fax: 02.58.29.88.19Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; martedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; giovedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00

UFFICIO ZONA DI MELZOIndirizzo: Via C. Colombo, 37/a - Tel: 02.58.29.88.20 - Fax: 02.58.29.88.39Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MILANOIndirizzo: Via F. Filzi, 27 - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Segretario di zona: Mauro De PaoliOrari di apertura uffici fiscale e CAA: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 13.30/17.00 Uffici Epaca: via Ripamonti, 66 - Tel: 02.58.29.87.63orari di apertura: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30 . 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CONCOREZZOIndirizzo: Via Remo Brambilla, 23, ang. via Monte Grappa, 85Tel: 02.58.29.88.40 - Fax: 02.58.29.88.59Segretario di zona: Tiziano TencaOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì*: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

* L’Ufficio Epaca rimane chiuso il giovedì per tutta la giornata

DIRETTORE RESPONSABILEGiovanni Benedetti

DIREZIONEe AMMINISTRAZIONE

Via F. Filzi, 27/A - MILANO02 5829871 (r.a.)

REDAZIONEDaniela Maggi

REGISTRAZIONE TRIBUNALEdi MILANO

n. 83 dell’8/02/1992

HANNO COLLABORATOA QUESTO NUMERO:

Fabio BonaccorsoAdriano Cislaghi

PROGETTO GRAFICOe IMPAGINAZIONE

PMP - Lodi

FOTOGRAFIEArchivio “il Cittadino”

STAMPALitostampa Istituto Grafico srl

Bergamo

Per contattare la redazione

scrivere una mail all'indirizzo:

[email protected]

La Coldiretti Interprovincialetra Milano, Lodi, Monza e Brianza

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OChiesta più attenzione a chi vende, acquista e usa fitosanitari

Pan, approvate le linee guida lombardeDalla formazione ai controlli, le novità per le imprese agricole

Il 12 marzo scorso sono state pubbli-cate le linee guida regionali relative all’applicazione del Piano di Azione

Nazionale approvato nel gennaio 2014 inerente l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Gli obiettivi sono: ridurre i rischi e gli impatti sulla salute uma-na, sull’ambiente e sulla biodiversità; promuovere l’applicazione della difesa integrata, dell’agricoltura biologica e di altri sistemi alternativi; proteggere gli utilizzatori professionali dei prodot-ti fitosanitari e la popolazione. Rispet-to al passato il documento prevede maggior attenzione da parte di coloro che vendono, acquistano e utilizzano i prodotti fitosanitari, considerando con maggior attenzione anche il cit-tadino e la tutela della sua salute. In considerazione della complessità del-la materia che vede integrati obblighi nazionali e regionali, evidenziamo le principali novità e adempimenti che l’imprenditore agricolo è tenuto a rispettare, in quanto soggetto che utilizza prodotti fitosanitari nel corso della propria attività professionale.

Formazione e abilitazioneTutti coloro che acquistano o utilizzano prodotti fitosanitari ad uso professio-nale devono essere in possesso dell’a-bilitazione. L’abilitazione ha durata 5 anni e ha valenza su tutto il territorio nazionale e si ottiene frequentando il 75% del corso la cui durata è di 20 ore + esame (test di 24 domande, supe-rameno con 21/24 risposte corrette). Possono sostenere solo l’esame colo-ro che sono in possesso di seguenti titoli di studio: diploma quinquennale o laurea, anche triennale, nelle disci-pline agrarie e forestali, biologiche, naturali, ambientali, chimiche, farma-ceutiche, mediche e veterinari. La do-manda di rinnovo deve essere presen-tata prima della scadenza e nel corso dei 5 anni di validità dell’abilitazione è necessario frequentare 12 ore di ag-giornamento. Non è previsto nessun esame. Coloro i quali fanno scadere la propria abilitazione dovranno ripercor-rere il percorso formativo.

Controlli attrezzatureEntro il 26 novembre 2016 controllo funzionale delle tipologie di macchine individuate dal piano nazionale. I con-trolli dovranno essere effettuati ogni 5 anni fino al 31 dicembre 2020, in se-guito ogni 3 anni. La taratura e la ve-

rifica funzionale delle macchine deve essere effettuata da un centro abilita-to e all’esito positivo sarà apposto un contrassegno adesivo sulla macchina.

Informazione alla popolazioneObbligo di segnalazione del tratta-mento quando si impiegano prodotti fitosanitari in ambiti agricoli in prossi-mità di aree potenzialmente frequen-tate da persone (sentieri natura, per-corsi salute, fitness e con attrezzature sportive all’aperto, piste ciclabili, aree di sosta, ecc.) e in ambiti extra-agri-coli, come ad esempio trattamenti re-alizzati in parchi o giardini pubblici, ai bordi o alle alberature stradali, ecc., oppure quando espressamente ripor-tato in etichetta.

Misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico, delle acque potabili nonché delle aree Natura 2000Dal 1 gennaio 2016 sono previste misu-re di mitigazione per la tutela dell’am-biente acquatico, delle acque potabili e dei siti Natura 2000. Le misure di mi-tigazione, necessarie al fine di ridurre i rischi derivanti dall’utilizzo di alcuni prodotti fitosanitari che risultano più impattanti dalla valutazione ecotossi-cologica eseguita, vengono adottate in particolare per terbutilazina, glifosate, oxadiazon. Inoltre, nei siti Natura 2000 sono previste misure di mitigazione ri-guardanti l’utilizzo di geodisinfestanti e insetticidi su superfici investite a mais. L’utilizzo di questi prodotti sarà consen-tito solo nel caso in cui il monitoraggio aziendale evidenzi il superamento delle soglie di danno. Per tutti i trattamenti l’azienda dovrà utilizzare metodologie che consentano la riduzione della deri-va di almeno il 30%.

Difesa integrata obbligatoriaNell’ambito della difesa integrata ob-bligatoria, per adempiere a quanto previsto dalla norma in generale, gli utilizzatori professionali e le aziende agricole lombarde dovranno utilizzare

gli strumenti messi a disposizione di Regione Lombardia che sono: bolletti-ni con indicazione di difesa; supporto programma di confusione sessuale; una pagina su sito internet regionale; registro elettronico dei trattamenti fi-tosanitari.

In merito al registro dei trattamenti fitosanitari è obbligatorio per alcune tipologie aziendali, così come rias-sunto nella tabella 1. Dal 1 gennaio 2016 il registro elettronico dei tratta-menti sarà obbligatorio per le aziende presenti in siti natura 2000 con una SAU riso/mais superiore a 150 ha. Il registro può essere tenuto dai Centri Assistenza Agricola.

Stoccaggio prodotti fitosanitari1) realizzati in un’area non a rischio, da un punto di vista ambientale, e non ubicati su pendii rivolti verso aree su-scettibili di inquinamento e nelle zone di rispetto dei punti di captazione dell’acqua potabile (art. 94, decreto legislativo n. 152/2006);2) non ubicati ai piani interrati e se-minterrati;3) che consentano di mantenere tem-perature comprese 0 e 40 °C; 4) dotati di porta ignifuga;5) dotati di sistema di contenimento, es. pozzetto, dimensionato in modo da contenere almeno il 110% del vo-lume del contenitore di liquidi più ca-pace conservato nel deposito;

Nuova etichettatura e pittogrammiDal 1 giugno 2015 cambiano i pit-togrammi in etichetta. Entro la fine dell’anno i prodotti non saranno più classificati come nocivi, tossici e mol-to tossici, ma si classificheranno come prodotti professionali e prodotti ad uso non professionale.

Attenzione: per ogni ulteriore chiarimento e specifica, gli asso-ciati sono invitati a contattare gli uffici zona della Coldiretti.

TABELLA 1 Chi 1 gennaio 2016 1 gennaio 2017 1 gennaio 2018 Az maidicole

SAU a mais > 300 ha SAU a mais > 250 ha SAU a mais > 150 ha

Az risicole SAU a riso > 250 ha SAU a riso > 200 ha SAU a riso > 150 ha Az vitivinicole SAU a vite > 60 ha SAU a vite > 30 ha SAU a vite > 25 ha Az con diverso orientamento colturale

SAU > 300 ha SAU > 200 ha

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Terranostra,nuovo statuto

Lodi, stop al nuovo maxi polo logistico:“Tomba di cemento per le aree agricole”

Stop a nuovi colossi della logi-stica nel Lodigiano. Ci sono già tanti capannoni inutilizzati

e questa terra ha già pagato un prezzo molto alto in termini di pre-fabbricati, strade, cemento e mega centrali. Così la Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza di fronte alla possibilità che nella Bassa Lodigia-na, fra Ospedaletto e Casalpuster-lengo, si possa insediare un nuovo colosso della logistica bruciando 200 mila metri quadrati di fertile terra agricola che sarebbero coperti da capannoni e verrebbero solcati da centinaia di tir, in una zona che, fra Mantovana e Via Emilia, è già fra le più trafficate del Lodigiano. In provincia di Lodi – spiega la Col-diretti – secondo gli ultimi dati di-sponibili, dal 1999 al 2007 il suolo urbanizzato è cresciuto del 15,6 per cento, mentre il Lombardia fra il 1955 e il 2011 l’avanzata del ce-mento e dei capannoni ha registrato una progressione del 235 per cento. La Regione ha appena approvato una nuova legge contro il consu-mo di suolo, ma c’è una finestra di 30 mesi prima che le limitazio-ni vengano applicate dai comuni. “Gli enti locali – afferma Luigi Simo-

nazzi, responsabile economia e ter-ritorio della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – hanno un’enor-me responsabilità nella gestione del territorio, tutelando le aree agricole. Anche nei piani di espansione urba-nistica credo che debba prevalere un principio di qualità della vita. E non mi pare che un colosso di cemen-to con il passaggio di centinaia di camion corrisponda a questi criteri. E forse qualche domanda biso-gnerebbe farsela anche sulle mi-rabolanti promesse di centinaia di posti di lavoro che questi progetti si portano dietro per poi scopri-re che in realtà le cose non stan-no mai come vengono raccontate. Il Lodigiano ha già preso troppe fregature”. Anche perché – spiega la Coldiretti – basta guardare una mappa geografica per scoprire che sui 783 chilometri quadrati della provincia di Lodi negli ultimi cin-quant’anni sono sorti come funghi: capannoni, autostrade, due centrali termoelettriche, industrie chimiche e nuovi quartieri residenziali. Tut-to in un territorio che resiste come culla del Grana Padano e che ha an-cora 1.377 aziende agricole attive di cui il 50% sono stalle da latte.

Rinnovo di statuto per Terrano-stra, l’associazione per l’agritu-rismo, l’ambiente e il territorio che fa capo alla Coldiretti In-terprovinciale. Votato durante l’assemblea del 26 febbraio scorso, il nuovo statuto defini-sce il nuovo nome identificativo dell’associazione in Terranostra Milano, Lodi, Monza Brianza. Altra modifica riguarda la du-rata delle cariche di rappresen-tanza che passa da quattro a cinque anni. Nell’assemblea di febbraio, infine, il consigliere Stefano Viganò ha rassegna-to le proprie dimissioni. Per questo è cambiata la compo-sizione del consiglio, ora così costituito: Raffaele Dondoni (presidente), Alberto Dolfini (vicepresidente), Maria Oldani (nuovo consigliere entrante), Susanna Pirola (consigliere) e Isabella Castelli (consigliere).

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Sicurezza alimentare, tutela del consumatore e sostenibilità ambientale. Sono questi i mo-

tivi alla base dell’esigenza di un’e-tichettatura chiara e trasparente che Rolando Manfredini, capo area sicurezza alimentare della Coldiret-ti, ha ricordato mercoledì 11 mar-zo durante un convegno svoltosi al Pirellone di Milano e dedicato alle nuove frontiere dell’etichettatura come garanzia per i cittadini e per i produttori. “La globalizzazione – ha ricordato Manfredini – ha portato allo scambio di cibo tra tutti i Pa-esi del mondo. Conseguenza diret-ta di ciò è la perdita della stagio-nalità dei prodotti da una parte e l’incremento di problemi ambientali dovuti al trasferimento del cibo su lunghe distanze dall’altra. “Tanto più si allungano le filiere produttive – spiega Manfredini – tanto più si perde trasparenza nelle etichette”. Da qui nascono scandali alimentari come il recente “Horsegate” che ha sconvolto l’Inghilterra. Oggi oltre il 50% delle etichette non ha indi-cazione di origine, per questo due

Etichettatura, convegno a MilanoManfredini: “Serve più trasparenza”

prosciutti su tre venduti come ita-liani provengono in realtà da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano non coltivato in Italia e la metà delle mozzarelle ar-riva da latte straniero o addirittura da semilavorati industriali (caglia-te) provenienti dall’estero. La sfida – spiega la Coldiretti Lombardia – non è solo quella di dare tutte le informazioni utili al consumatore, fra cui l’origine delle materie prime è quella fondamentale, ma anche di renderle leggibili e chiare sia da un punto di vista grafico che per la terminologia usata. Tutto questo – conclude la Coldiretti – a fronte di una normativa comunitaria che mantiene anonima oltre la metà della spesa obbligando ad indica-re la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi di frutta, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte.

A Codogno tornail mercato a Km 0

Coldiretti,nuovi serviziPer rispondere al meglio alle esigenze dei propri associa-ti, la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza ha recente-mente attivato un nuovo uffi-cio tecnico nella sede di Milano in via Fabio Filzi al numero 27. Il nuovo ufficio svolge funzio-ni di consulenza in differenti ambiti a cominciare da stime, perizie e relazioni tecniche per terreni, espropri, suddivisioni ereditarie. Il nuovo servizio si occuperà anche di Program-ma di Sviluppo Rurale (PSR), consulenze agronomiche, autorizzazione integrata am-bientale (AIA), condizionalità per ricognizioni ambientali e valutazioni, etichettatura, di-chiarazioni e documentazioni per i piani di gestione nitrati, gestioni agrofarmaci e qua-derno di campagna, relazioni tecniche, certificazioni HACCP per sicurezza alimentare, con-nessioni agriturismi e progetti didattica, procedure Sintel e progetti di formazione. L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.30. Per informazioni contattare i referenti: Massimo Torri rin-tracciabile via email all’indi-rizzo [email protected] o al numero di telefono 02.58.29.87.64, e Fabio Turaz-za rintracciabile via email all’in-dirizzo [email protected] o al numero di telefono 02.58.29.87.48.

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Orti urbani, 160 mila metri quadri: boom piantine, +15% in tre anni

Latte, la crisi delle stalle colpisce anche le rondini. Secondo una ri-cerca del Parco Adda Sud in col-

laborazione con l’Università Bicocca di Milano – spiega la Coldiretti Lom-bardia – la popolazione di questo volatile sta calando di oltre il 4 per cento all’anno (con punte dal 70% in meno delle coppie nel Lodigiano) a causa della sparizione delle stalle da latte e da carne, habitat natura-le preferito da questi volatili sia per la caccia a tafani e zanzare sia per la possibilità di costruire nidi negli angoli più alti fra le travi e il tetto. Il crollo di prezzi al produttore per latte e carne – spiega Coldiretti Lombardia – in dieci anni ha portato alla chiusura di una stalla su quat-tro, tanto che in tutta la regione ne sono rimaste circa seimila rispetto alle 8.761 del 2003, un crollo del-le aziende che ha portato anche a una crisi demografica per le rondini. “La crisi della zootecnia, con miglia-ia di posti di lavoro persi e quasi tremila allevamenti chiusi, si riper-cuote anche sul fronte ambientale, visto che le rondini vivono in simbio-si con il bestiame e i campi e senza stalle non trovano più il loro habitat naturale – spiega Ettore Prandini,

La crisi delle stalle colpisce il simbolo della bella stagione

Una primavera con meno rondiniOgni anno nidi vuoti e calo del 4 per cento nella popolazione

Presidente di Coldiretti Lombardia – il crollo del prezzo del latte impo-sto dalle industrie non ha fatto che peggiorare la situazione”. Secondo i dati raccolti dal Parco Adda Sud e dalla Bicocca (presentati il 19 mar-zo 2015 a Lodi presso la sede del Parco in viale Dalmazia, ndr.) solo

nelle province di Lodi e Cremona il numero dei nidi è calato del 70% in quindici anni, mentre nell’ultimo mezzo secolo il 30 per cento delle cascine lodigiane – spiega un censi-mento della Coldiretti regionale – è stato abbandonato o riconvertito ad altri usi.

Sfiorano i 160 mila metri quadrati di estensione gli orti urbani lombardi, una superficie pari a quella di oltre duemila appartamenti di medie di-

mensioni. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat diffusa in occasione della pre-sentazione della prima rete nazionale di “tutor dell’or-to” promossa dalla Fondazione Campagna Amica con iniziative al farmers’ market di via Ripamonti a Mila-no, a quello del Circo Massimo a Roma e poi a Terni e a Ostuni. Una passione per l’orto che non sembra dare segni di cedimento, infatti una rilevazione di Coldiretti Lombardia a livello regionale indica che dal 2012 a oggi il numero degli appezzamenti è passa-to da duemila a 2.800 con una crescita del 40%. In Lombardia – secondo l’analisi Coldiretti - l’incidenza degli orti urbani rispetto al totale del verde cittadino è più alta a Lecco, Cremona e Pavia, mentre a livello assoluto Milano rappresenta oltre un terzo di tutti gli orti urbani lombardi con più di 52 mila metri quadrati, seguita da Como che pesa per il 13%, Cremona per quasi il 12% e Pavia che sfiora il 10%. A seguire gli altri capoluoghi: Brescia con 12 mila metri quadrati,

Lecco con 10.800, Mantova con 8.137, Bergamo con 7.129, Varese con 5.750, Sondrio con 5.103 e Lodi con 1.296. Ma si tratta di dati – spiega la Coldiretti Lombardia – ai quali bisogna poi aggiungere tutta una serie di iniziative non ancora rilevate dall’istituto di statistica. “Il fenomeno è in crescita – spiega Et-tore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – è lo dimostrano le decine di piccoli appezzamenti che nascono nelle periferie delle città o anche le mini col-tivazioni di verdure o piccoli ortaggi che si possono scorgere sui terrazzi o sui balconi delle città”. Tanto che le piantine da orto – spiega la Coldiretti regiona-le – confermano un trend positivo nonostante la cri-si. “Dal 2011 a oggi le loro vendite sono aumentate di circa il 10-15 per cento e il successo riguarda tutte le tipologie: dal pomodoro all’insalata, dalle zucchine alle melanzane e ultimamente anche i peperoncini piccanti - spiega Marcello Doniselli, vice presidente di Assofloro Lombardia - C’è grande attenzione da parte dei consumatori verso l’orto fai da te e la cosa interessante è che questa passione non riguarda solo gli anziani, ma anche giovani e famiglie».

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A Codogno tornail mercato a Km 0

Pina Alagia volontaria tra i contadini africani :“Il mio impegno per un’agricoltura sostenibile”

Una struttura su tre è gestita da una titolare donna

Gli agriturismi si tingono di rosaRecord in provincia di Lodi con il 51,5 per cento delle aziende

L’agriturismo si tinge di rosa. Nelle province di Milano, Lodi, Monza Brianza uno su tre ha

per titolare una donna. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Interprovinciale diffusa in occasione della ricorrenza dell’8 marzo. Nel Lodigiano – spiega la Coldiretti – il 51,5% di queste strutture sono con-dotte dalle “agrimanager”, mentre in provincia di Monza Brianza sono il 50%. Situazione differente nel Milanese, dove su un totale di 110 agriturismi sono 28 quelli guidati da donne (25,5%). Il peso delle quo-te rosa in agriturismo nelle province di Lodi e Monza Brianza – continua la Coldiretti – è superiore alla me-dia lombarda del 39,7%. Nel Mila-nese, invece, le donne preferiscono le fattorie didattiche: su un totale di 18 strutture, infatti, 9 sono a guida femminile. “Grazie alla nostra sen-sibilità e alle capacità organizzative e di accoglienza – spiega Pina Ala-gia, responsabile del gruppo Donne Impresa della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – l’agriturismo è un’attività in cui noi donne siamo più vocate. Non solo ci occupiamo della gestione quando ne siamo tito-lari, ma spesso coordiniamo queste attività anche quando sono intestate ai nostri mariti o ai nostri figli”. A li-

vello regionale, gli agriturismi gestiti da donne rappresentano il 40% del totale di quelli presenti in Lombar-dia. una incidenza più che doppia rispetto alla media del 18,20% di tutti i settori produttivi, dall’industria ai servizi. Su 1.574 agriturismi sono oltre 600 quelli gestiti da donne. Le province più rosa dal punto di vista del numero assoluto sono Brescia (147 realtà) Mantova (89), Como e

Pavia (con 65 aziende a testa a gui-da femminile). Gli agriturismi – con-clude la Coldiretti Interprovinciale – rappresentano un punto di forza per il territorio perché coniugano natura, tradizione ed enogastrono-mia locale. Una ricetta vincente per valorizzare e far conoscere le bellez-ze delle nostre province, soprattut-to in vista dell’imminente apertura dell’Expo di Milano.

Cinzia Dolci dell’agriturismo didattico “Asinoteca” a Ornago (Mb)

Un viaggio in Uganda, nel cuore dell’Africa, per insegnare gratuita-mente ai contadini locali come pro-durre ortaggi in serra. È stato questo l’obiettivo del viaggio di volontariato a cui lo scorso febbraio ha preso par-te Pina Alagia, responsabile Donne Impresa della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza, all’interno di un progetto sociale organizzato dal-la “Fondazione aiutare i bambini” (FAIB). Un’iniziativa di cui è partner anche Coldiretti Lombardia. L’Ugan-da è un paese fortemente agricolo, ma tuttora non è in grado di ga-rantire la sicurezza alimentare della propria popolazione. Tra le cause le limitate conoscenze tecniche, la

mancanza di innovazione e il limitato accesso al mercato. Il progetto FAIB si prefigge come obiettivo la realizzazio-ne di alcune serre per la coltivazione di ortaggi e la diffusione di competenze

per migliorare la sicurezza alimenta-re e incrementare a livello qualitativo e quantitativo la produzione agricola. “Mio compito – spiega Pina Alagia – è stato quello di tenere un ciclo di lezioni teoriche e pratiche sui segre-ti della coltivazione in serra. Tutti i giorni, affiancata da un’interprete, ho insegnato a un gruppo di abitanti del luogo le tecniche e le procedure per gestire la produzione di verdura all’interno di serre”. “È un’esperienza intensa, che ti segna umanamente – ha spiegato Pina al suo rientro –. Mi ha fatto capire quanto sia profonda-mente ingiusto che solo una piccola parte del mondo abbia a disposizione cibo in abbondanza e di qualità”.

Pina Alagia

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Farmers’ market a Milano

Campagna Amica, patrimonio da difendere:responsabilità e regole per crescere ancora

Responsabilità. È questa la pa-rola chiave attorno a cui è ruotata l’assemblea dell’Agri-

mercato di Milano che si è svolta nel capoluogo lombardo lo scorso 10 marzo, alla presenza della Re-sponsabile Provinciale di Campa-gna Amica, Francesca Toscani, del Coordinatore Regionale, Francesco Goffredo, e di Elisabetta Montesissa della Fondazione Campagna Amica. “La responsabilità è un concetto centrale per la crescita del nostro progetto – ha affermato Elisabetta Montesissa, Responsabile nazionale controlli e accreditamenti – Le ban-diere di Campagna Amica e quelle di Coldiretti rappresentano oggi un vero e proprio marchio di fiducia, una garanzia che il cibo proposto sotto queste insegne sia italiano al cento per cento, fatto dagli agricol-tori, buono, di qualità e sostenibile”. Una reputazione talmente elevata che in alcune grandi città a volte ca-pita di vedere commercianti ambu-lanti che espongono illecitamente il “giallo” sulle loro bancarelle, pur non essendo imprenditori agricoli. “La rete di Campagna Amica – ha spiegato Elisabetta Montesissa nel suo intervento durante l’assemblea – rappresenta un patrimonio di tut-te le imprese che ne fanno parte e come tale va salvaguardato. Non possiamo correre il rischio che po-chi furbi mettano in discussione la

credibilità e la reputazione di tutto il sistema”. Per tutelare il lavoro di tutti quelli che negli anni hanno sa-puto valorizzare la vera produzione italiana, servono regole e coerenza. Vanno in questa direzione le modifi-che dello Statuto e del Regolamen-to Agrimercato approvate all’inter-no dell’assemblea del 10 marzo. In particolare è stata introdotta la figura del Segretario, che si occu-perà di coordinare tutte le iniziative e le attività degli organi associati-vi. Tale incarico sarà rivestito dalla Responsabile Provinciale di Campa-gna Amica, Francesca Toscani. Per migliorare la trasparenza e rendere più efficaci i controlli, inoltre, è stato introdotto l’obbligo per gli associati Agrimercato di affidare all’Impresa Verde di riferimento del territorio anche la gestione della contabilità, oltre che quella del fascicolo azien-dale. Nel nuovo Statuto, poi, oltre al doppio cambio di denominazione e indirizzo, è stato ratificato come pre-requisito per poter partecipare ai mercati, l’accreditamento dell’im-prenditore agricolo alla rete Cam-pagna Amica. Approvato anche il divieto di utilizzare il logo Coldiretti sui singoli prodotti venduti nei mer-cati o sui loro imballaggi. Tutte que-ste modifiche vanno a sommarsi a quelle votate nell’aprile dello scorso anno, riguardanti il concetto della prevalenza dei prodotti. A questo

proposito si ricorda che almeno il 70% dei prodotti agricoli presen-ti sul banco del mercato devono essere realizzati dall’azienda stes-sa, mentre la restante parte (cioè al massimo il 30% del totale dei prodotti presenti sul banco), può provenire esclusivamente da altre aziende Campagna Amica attive in Lombardia fermo restando il fat-to che tali prodotti devono essere della stessa categoria dei prodotti aziendali. Inoltre, è bene tenere presente che la vendita di un pro-dotto non aziendale è vietata nei mercati in cui sono presenti agri-coltori che producono e vendono unicamente quello stesso prodotto. “Il nostro è un progetto giovane – ha concluso Elisabetta Montesis-sa – Per farlo crescere ognuno di noi, attori e protagonisti della rete Campagna Amica, deve assumer-si le proprie responsabilità, impe-gnandosi a rispettare tutto quanto Coldiretti con Campagna Amica ha messo e metterà in campo per continuare a dare centralità, digni-tà e reddito all’agricoltura italiana”. La direzione da seguire è chiara, ed è stata tracciata dal Presidente Nazionale Roberto Moncalvo all’ul-timo Forum di Cernobbio: “regole, legalità e risorse: sono queste le tre parole fondamentali che continue-ranno a ispirare l’azione della Col-diretti”.

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Il Ministero della Salute pro-muove a pieni voti il “Manuale di corretta prassi operativa per

la vendita diretta di alimenti del-le imprese agricole” di Coldiretti. L’iter di validazione ha richie-sto tempi lunghi, oltre un anno, per la complessità della materia e le necessità di approfondimen-to della Commissione ministe-riale deputata alla validazione. Con questo manuale Coldiretti vuo-le fornire alle imprese agricole uno strumento operativo completo, utile a implementare le procedure previ-ste dalle disposizioni europee e na-zionali in materia di igiene nell’atti-vità di vendita e per il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari, ivi comprese tutte le forme pre-viste dal decreto 228/2001 e suc-cessive integrazioni e modifiche. Il testo offre quindi suggerimenti pratici per redigere le procedure di autocontrollo dell’igiene, per le atti-vità della rintracciabilità e la docu-mentazione correlata e per quelle del ritiro/richiamo del prodotto non conforme, secondo quanto stabilito dal Reg. 178/2002; ma intende an-che essere di supporto per coloro che saranno chiamati a controlla-re l’applicazione del Regolamento stesso, in particolare gli esperti per la consulenza tecnica di Coldiretti e per le autorità preposte ai controlli.

Dalla produzione alla vendita

Il manuale comprende le fasi di

Il Ministero della Salute promuove lo strumento della nostra Organizzazione

Vendita diretta senza più segreti:ecco il manuale firmato Coldiretti

ingresso del prodotto, stoccaggio/conservazione, manipolazione per la vendita (porzionatura, taglio ecc…) fino al commercio al detta-glio di prodotti alimentari, inclusa la vendita diretta tramite internet. Il documento adotta la struttura ba-sata sulle “Linee Guida del Ministe-ro della Salute per l’elaborazione e lo sviluppo dei manuali di corretta prassi operativa ed in linea con l’al-tro Manuale Coldiretti di “Corretta Prassi Operativa per la Rintracciabi-lità e l’Igiene dei Prodotti alimentari e dei Mangimi, approvato dal Mini-stero della Salute nel 2009, che si

occupa dell’igiene nella produzione primaria e nelle attività connes-se, compresa la somministrazione (agriturismo), del quale rappresen-ta quindi il naturale completamen-to.

Un alleato per produttori e con-sumatori

Con questi due testi le imprese di Coldiretti hanno ora strumenti di riferimento completi in materia di igiene, dalla produzione, alla trasformazione, alla vendita, di-sponendo di indicazioni utili per evitare duplicazioni burocratiche e per individuare la documenta-zione di supporto che le imprese agricole devono possedere. L’ap-proccio seguito dal Coldiretti è sta-to quello di considerare l’azienda agricola nel suo complesso ed è stato molto apprezzato dal Mini-stero della Salute, anche perché soddisfa il requisito della traspa-renza richiesto dai consumatori. Le indicazioni di questi Manuali di corretta prassi nelle imprese agrico-le socie, consentirà anche di unifor-mare a livello nazionale le procedu-re previste dai regolamenti europei, nonché essere un valido strumento di riferimento anche per le istituzio-ni e gli enti preposti ai controlli.

Area sicurezza alimentare Coldiretti

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ALY In controtendenza all’andamen-

to del Pil il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce

ancora dell’uno per cento e rag-giunge nel 2014 il valore record di 9,4 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno rag-giunto i 5,1 miliardi (+1,4 per cen-to) mentre è risultato praticamente stagnante il valore delle vendite sul mercato nazionale che sono ri-sultate attorno ai 4,3 miliardi. E’ quanto emerge da un’a-nalisi della Coldiretti presen-tata al Vinitaly di Verona. Vendite in aumento dagli Stati Uni-ti (+4,4 per cento), che si conso-lidano come principale mercato di sbocco, alla Gran Bretagna (+6,1 per cento) che si classifica al terzo posto dietro alla Germania dove in-vece - sottolinea la Coldiretti - si re-gistra una flessione del 4,4 per cen-to. Preoccupante il flop registrato in Russia dove le esportazioni calano del 10,4 per cento anche per effetto delle tensioni politiche e commer-ciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo. Il buono stato di salute del vino italia-

Vola l’export negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, male la Russia

Vino e spumanti made in Italy da recordCresce il fatturato, che nel 2014 supera i nove miliardi di euro

no traina l’occupazione in agricoltu-ra, che in controtendenza fa registra-re un andamento positivo nel 2014. Si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di la-voro ad un milione e duecentocin-quantamila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione com-merciale, ma anche in attività con-nesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più di-versi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicu-razioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e for-mazione alla divulgazione, dall’eno-turismo alla cosmetica e al merca-to del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai re-sidui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimen-ta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ri-storazione, 4) vetro per bicchieri

e bottiglie, 5) lavorazione del su-ghero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imbal-laggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) in-formatica, 18) bioenergie. “La deci-sa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuo-so in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Rober-to Moncalvo nel sottolineare che “nuove ed importanti opportunità si aprono nel 2015 con la ripresa economica in Italia tanto che nel primo bimestre c’è stato un aumen-to dell’1,9 per cento in valore delle vendite nella grande distribuzione organizzata rispetto all’anno pre-cedente”. E segnali positivi - con-clude Moncalvo - vengono anche dall’esportazioni grazie all’effetto traino del tasso di cambio favorevo-le con il dollaro.

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Testo unico in arrivo:taglio alla burocrazia

L’arrivo del testo unico sul vino taglia del 50 per cento il tempo dedicato alla burocrazia che dal

vigneto alla bottiglia rende neces-sario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giorna-te di lavoro per ogni impresa vitivi-nicola per soddisfare le 4000 pagi-ne di normativa che regolamentano il settore. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’annun-cio del Ministro delle Politiche Agri-cole Maurizio Martina all’incontro “I territori viticoli italiani ad Expo - la semplificazione come strumento competitivo verso i mercati”. “Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli one-ri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Si tratta – continua la Coldiretti – di un ulteriore passo in avanti dopo i primi cambiamenti positivi ottenuti con il DL “Campolibero” convertito in legge nell’agosto scorso che ha già portato delle importanti sempli-ficazioni. Infatti – precisa la Col-diretti - per evitare duplicazioni è stato già istituito il Registro unico dei controlli con inserimento anche delle attività svolte dagli organismi di certificazione e controllo, viene rivisto l’istituto della diffida con am-pliamento dei casi di applicazione, si passerà ad una completa dema-terializzazione dei registri di cantina come dal decreto appena firmato dal Ministro delle Politiche Agrico-le Maurizio Martina con semplifi-cazioni a favore dei produttori fino a 1000 ettolitri e a chi trasforma esclusivamente le uve aziendali; è stato stabilito un esonero dalla te-nuta dei registri per produttori fino a 50 ettolitri con annessa attività di vendita diretta e somministrazione.

San Colombanoil vino è poliglottaUn vino che parla 42 lingue diffe-renti dedicato all’Expo 2015, che si aprirà a Milano tra meno di 40 gior-ni. È quello che nasce dalle colline di San Colombano, enclave milane-se tra le province di Lodi e Pavia, nell’azienda agricola Nettare dei Santi, in mostra all’edizione 2015 del Vinitaly di Verona presso lo stand della Coldiretti. Dallo swhaili al persiano, dal tigrino al russo, fino all’arabo, al giapponese e al cinese. Sono solo alcuni degli idiomi che caratterizzano l’etichetta di questo vino poliglotta: “L’idea ci è venuta pensando alla prossima Esposizio-ne Universale – spiega Gianenrico Riccardi, titolare dell’azienda viti-vinicola –. Volevamo far conoscere a quanta più gente possibile l’uni-co vino di Milano e così abbiamo pensato a una sorta di ‘etichetta globale’ con raffigurato il Duomo del capoluogo lombardo”. “I no-stri produttori – spiega Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – de-vono puntare sulla qualità e sulla creatività, come dimostra l’idea dell’azienda Riccardi dove tradizio-ne e innovazione si uniscono. Solo così potranno catturare i consuma-tori e al tempo stesso combattere le contraffazioni e le imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliar-do di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy”. La collina di San Colombano – spiega la Col-diretti – è l’unica area vitivinicola della provincia di Milano. Si esten-de a sud del capoluogo lombardo, tra la Pianura Lodigiana e la Bassa Pavese, ed è amministrata da tre province: Pavia, Lodi e Milano. Qui si producono il San Colombano, l’unico vino a Doc di Milano, e la Igt Collina del Milanese. Nel 2014 la produzione finale per il San Co-lombano è stata di 2.647 ettolitri, mentre per la Collina del Milanese è stata di 5.865 ettolitri.

Il vino poliglotta

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TIPer gli esperti in Italia la soluzione sarà il contenimento

Api, emergenza Aethina tumidaL’Italia settentrionale è tra le zone a rischio più basso

Tutor del miele a Milano

Coldiretti ha partecipato alla Gior-nata tecnico-divulgativa sull’e-mergenza Aethina tumida (il

coleottero degli alveari), organizzata dal Cra Api di Bologna, in cui sono state illustrate le principali conclusio-ni dei maggiori esperti internazionali. Le relazioni scientifiche sono sta-te fatte da esperti del Laboratorio UE di referenza per la salute delle api dell’Oie – World Organisation for Animal Health, dall’Istituto zoo-profilattico delle Venezie – Centro di referenza nazionale per la salute delle api, dell’Università di Pretoria (Sud Africa), del Servizio di ricerca in agricoltura del Dipartimento Agricol-tura degli Usa e da Peter Neumann, Presidente di Coloss, associazione in-ternazionale di ricerca sulle api e sul miele, il maggior esperto sull’Aethina tumida. Il tutto con la presenza del Ministero delle Politiche Agricole e del Ministero della Salute.

Aethina, il quarto nemico più pe-ricoloso

Secondo gli esperti l’Aethina tumida viene al quarto posto tra i maggiori rischi per le api, preceduta dalla Tro-pilaelapsosi (Tropilaelaps spp.), un temibile acaro parassita di Apis mel-lifera, responsabile di una malattia esotica che malgrado la sua assenza nel territorio europeo è comunque importante che tutti gli operatori del settore apistico sappiano riconoscere. Al secondo posto, la Varroa, al ter-zo la Peste americana, al quinto, la Peste europea, al sesto il Nosema, al settimo la Galleria mellonella, meglio conosciuta come tarma della cera o camola del miele ed infine, l’Acarapis woodi.

Italia, le zone a rischio

Secondo gli esperti l’Italia set-tentrionale rientra tra le aree a basso rischio insieme a tutta la zona appenninica, alle Marche, all’Umbria e all’Emilia Romagna. Tra le aree potenzialmente in peri-colo, oltre alla Calabria e alla Sicilia, ci sono: Puglia, l’area costiera della zona tirrenica dalla Campania alla Li-guria, l’area costiera dell’Abruzzo, l’a-rea costiera della Sardegna. Il nostro paese avendo un clima simile a quello sud Africano è vulnerabile, ma il ri-

schio non va sopravvalutato. Richiede comunque un monitoraggio costante.

Cosa è già stato fatto

Il Mipaaf ha evidenziato che le azioni finora intraprese sono sta-te l’avvio di un programma di ricer-ca del Cra Api; l’utilizzo della rete Beenet per il monitoraggio; l’avvio dell’Anagrafe apistica; l’individua-zione di soluzioni che risponda-no alle esigenze degli apicoltori. Il Ministero della Salute ha dichiarato che per il momento non intende mo-dificare il decreto ministeriale nel qua-le sono previsti i roghi degli alveari. Ciò sarà fatto quando il Cra Api avrà elaborato un documento tecnico esaustivo su come gestire l’eventuale presenza dell’Aethina tumida. Intan-to, la vendita di api e la loro movi-mentazione nell’ambito degli areali sottoposti a sorveglianza di Calabria e Sicilia è consentita, mentre vige il divieto assoluto di movimentazione all’esterno di tali aree.

Cosa si può fare

Secondo gli esperti è molto diffici-

le che interventi di eradicazione va-dano a buon fine in quanto non è possibile eliminare tutti i coleotteri. In Italia, quindi, con molta proba-bilità si va verso il contenimento. Se dai prossimi monitoraggi pri-maverili dovesse risultare che i coleotteri sono presenti negli sciami selvatici, ormai la presen-za è da considerarsi endemica. Dovranno essere monitorati non solo gli apiari, ma soprattutto le aree dove sono i bombi, gli sciami selva-tici, i fruttiferi, i nuclei sentinella. Se in questi casi, si rinviene la presenza dei coleotteri vuol dire che ormai l’A-ethina tumida è presente.

Interventi prioritari

Il primo è preparare delle linee guida con l’indicazione delle buone pratiche che gli apicoltori dovranno seguire per contenere la presenza dell’Aethi-na tumida, qualora si andasse verso una “coesistenza” con tale coleottero. Il secondo è avere delle colonie di api ben popolate in quanto più numerose sono le api meno possibilità ci sono che l’Aethina tumida prenda il soprav-vento nell’alveare.

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E’ invasione di miele straniero:dall’estero due barattoli su tre

Quasi due barattoli di miele su tre in vendita in Italia sono stati in realtà prodotti all’e-

stero per effetto delle importazio-ni record che hanno raggiunto la quantità di 21,2 milioni di chili nel 2014, con un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia una crescente invasione con gli arrivi

che nel 2014 provengono principal-mente dall’Ungheria con 7.6 milioni di chili, seguita dalla Cina con 2,6 milioni di chili e poi dalla Romania con 1.8 chili e dalla Spagna con 1,6 milioni di chili. La produzione in Italia nel 2014 è risultata in forte contrazione, si stima tra gli 11 e i 13 milioni di chilogrammi, con una riduzione attorno al 50 per cento a causa del cattivo andamento clima-tico durante alcune delle fioriture più importanti, quali acacia, agrumi e castagno. In particolare le tem-perature sotto le medie stagionali, le piogge abbondanti e i forti venti hanno ostacolato fortemente l’atti-vità di raccolta del nettare da parte delle api. Preoccupanti anche gli effetti le avversità parassitarie che hanno colpito le famiglie di api nel corso del 2014, oltre alla ormai ubi-quitaria Varroa destructor, i focolai di Aethina tumida e i ritrovamenti di Vespa velutina, hanno determi-nato danni e gravi ostacoli all’ope-ratività degli apicoltori delle zone interessate. Un pericolo per l’Italia perché come diceva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non restereb-bero che quattro anni di vita”. Con il crollo della produzione naziona-le aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero,

spesso di bassa qualità e per que-sto occorre verificare con attenzio-ne l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agri-turismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul terri-torio nazionale dove non sono am-messe coltivazioni Ogm a differen-za di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Per acquistare mie-le italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio naziona-le mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli ori-ginari della CE”; se invece provie-ne da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “misce-la di mieli originari e non originari della CE”. L’apicoltura italiana conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all’agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.

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Oltre 190 milioni di euro. A tan-to ammontano le maxi multe che alcune industrie lattiero

casearie francesi e spagnole si sono viste recapitare dalle rispettive Antitrust. In particolare in Francia l’autorità garante della concorrenza ha comminato una sanzione com-plessiva di quasi 193 milioni di euro a 11 industrie, tra cui Lactalis Lai-ta, Senagral e Andros’s Novandie, mentre in Spagna sono finite nel mirino dell’Antitrust nove imprese e due associazioni a cui sono sta-te inflitte multe per un totale di 88 milioni di euro. Tra i gruppi anche Danone, Corporation Alimentaria e Grupo Lactalis Iberica. L’accusa per tutti è quella di aver creato dei car-telli illegali, accordandosi sul prezzo della materia prima e sulla riparti-zione del mercato. “Anche in Italia si registrano comportamenti scor-retti nel pagamento del latte agli al-levatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare il “silenzio assor-dante dell’Antitrust in Italia dove ha chiuso una stalla su “Anche in Ita-lia esiste - sostiene Moncalvo - un

Maxi multe milionarie ai cartelli illegali nati in Francia e Spagna

Latte, prime mosse dell’Antitrust La denuncia Coldiretti: squilibri anche in Italia ma tutto tace

evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendo-no. I prezzi praticati dagli inter-mediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori - precisa Moncalvo - manifestano ormai evi-denti segni di difficoltà perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione. Oggi gli allevato-ri italiani consegnano il latte alle industrie al buio senza un prezzo certo è anche quando questo è uf-ficializzato - precisa Moncalvo - non tiene minimamente conto dei costi così come prevede l’art 62 e occor-re quindi dare all’Antitrust tutti gli strumenti necessari per interveni-re anche con un adeguato sistema sanzionatorio così come è accaduto in Spagna e Francia. La Coldiretti e il Codacons per questo - conclude Moncalvo - hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autori-tà garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm)”.

Parmalat sottopagagli allevatoriitalianiDalla francese Parmalat ven-gono proposti agli allevatori italiani accordi capestro che sottopagano il latte al di sotto dei costi di produzione e spin-gono alla chiusura delle stalle. Lo rende noto Coldiretti che definisce come indecente la proposta di Parmalat di paga-re il latte 36 centesimi al litri e riferimento l’indice medio na-zionale della Germania, con l’i-nizio della nuova campagna che coincide con la fine del regime quote latte il 31 marzo 2015. “La produzione italiana di lat-te - sottolinea Ettore Prandini Vice Presidente nazionale - si distingue per le elevate ca-ratteristiche qualitative e fare dunque riferimento ai prezzi tedeschi è una manovra spe-culativa del tutto ingiustifi-cata e quindi inaccettabile”. D’altra parte la Parmalat – de-nuncia Coldiretti - si guarda bene dal praticare sul merca-to italiano gli stessi prezzi di vendita al consumo per latte e formaggi della Germania. “L’arroganza della gruppo indu-striale è significativa di una po-sizione dominante sul mercato che – conclude Ettore Prandini - merita di essere attenzionata in Italia dall’Antitrust che è già in-tervenuto sanzionando la Lacta-lis, capogruppo della Parmalat, sia in Francia che in Spagna”.

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A Codogno tornail mercato a Km 0

Multe quote:Italia deferita E’ una pesante eredità delle trop-pe incertezze e disattenzioni del passato nel confronti dell’Europa nell’attuazione del regime delle quote latte che è terminato il 31 marzo scorso peraltro con il rischio concreto dell’arrivo di nuove mul-te quest’anno per il superamento da parte dell’Italia del proprio li-vello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli alleva-tori italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la deci-sione della Commissione europea di deferire l’Italia alla Corte di Giu-stizia Ue per il mancato recupero dei prelievi dovuti dagli allevatori che hanno superato le quote latte individuali per il periodo compreso fra il 1995 e il 2009. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unio-ne di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori ma all’Italia fu asse-gnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Una disattenzione nei confronti delle politiche comunitarie sulla quale si sono accumulati errori, ritardi e compiacenze che hanno dan-neggiato la stragrande maggio-ranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni ac-quistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. Le pendenze a cui fa rife-rimento l’Unione Europea riguar-dano appena duemila produttori con 600 di loro che devono pa-gare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del de-bito. Un comportamento che fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori italiani e mette a rischio le casse dello Stato.

Tre anni di sperimentazione, 15 centri di ricerca tra i più si-gnificativi a livello nazionale e

oltre 50 ricercatori coinvolti, 9 uni-tà operative specializzate (igiene di filiera, benessere animale, miglio-ramento genetico, controllo di pro-cesso, nutrizione animale, qualità lattiero casearia, marketing, etc.), un costo complessivo di circa 4,7 milioni di euro dei quali quasi 3,4 milioni provenienti da un contributo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono i nume-ri di “FILIGRANA”, il progetto co-ordinato dall’Istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani intera-mente dedicato alla filiera del Grana Padano con l’obiettivo di valorizzare la produzione ed incrementare ul-teriormente il livello qualitativo del formaggio DOP più consumato al mondo e maggiormente prodotto nel nostro Paese, con oltre 2 milio-ni di tonnellate di latte pari a più del 20% del latte italiano, ovvero circa il 50% del latte della zona DOP (Lombardia, Veneto, Piemon-te, Trentino e l’emiliana Piacenza).

Una ricerca sulla filiera del formaggio Dop più consumato al mondo

Il Grana Padano visto in “Filigrana”Il progetto dell’Istituto Spallanzani per valorizzare la produzione

L’iniziativa è stata presentata lo scorso 21 marzo a Sirmione (Bs). “Un progetto complesso – ha spie-gato Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia - Siamo molto soddisfatti perché per la pri-ma volta in Italia siamo riusciti a far dialogare e lavorare proficuamente insieme più soggetti di livello signi-ficativo del mondo della ricerca. Si-nergia che ci ha consentito di arriva-re a risultati utili a tutta la filiera del Grana Padano ed in primis al Con-sorzio di tutela che saprà leggere al meglio i dati emersi trasformandoli in azioni concrete in favore di una maggiore efficienza produttiva ac-compagnata da un ulteriore miglio-ramento qualitativo del prodotto”. Il Sistema Grana Padano conta oltre 5.000 stalle, 130 caseifici, oltre 300 imprese di produzione e confezio-namento associate. La produzione nel 2014 è stata di oltre 4 milioni e 500 mila forme di cui quasi 1,6 milioni destinate all’export, cresciu-to in un anno del 4,5% e pari al corrispettivo di 8 milioni di quintali di latte.

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Usa, parassiti sempre più resistenti:limiti alla coltivazione di mais Ogm

Cresce la resistenza dei parassiti alle sementi Ogm e, con essa, i dubbi sulle virtù miracolose dei

prodotti transgenici. Il caso è al centro di un articolo apparso sul quotidiano statunitense Wall Street Journal, ripor-tato dall’agenzia Agrapress, secondo il quale anche nella nazione che più ha spinto sulle coltivazioni geneticamen-te modificate ci si sta rendendo con-to che gli insetti hanno sviluppato una resistenza alle sementi ammazza-pa-rassiti. Di seguito ne riportiamo alcuni stralci

Le autorità statunitensi stanno per la prima volta proponendo limiti alla coltivazione di alcune varietà di mais geneticamente modificato in modo da contrastare un vorace parassita, per-chè l’insetto si è evoluto aumentando la sua propria resistenza alle coltu-re “ammazza-parassiti”. La richiesta rappresenta potenzialmente un duro colpo per i produttori di semi biotech. Le misure proposte dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) rap-presentano un coraggioso passo per contrastare la diabrotica del mais, un insetto che rientra tra le minacce alla coltivazione più dispendiose per i pro-duttori di mais negli Stati Uniti. Il piano è rivolto a varietà di mais largamente coltivate e vendute dalla Monsanto, la prima ad aver messo sul mercato mais resistente alla diabrotica, e dai produt-tori di sementi rivali come la Dupont e la Dow Chemical. Questi semi di mais

sono stati geneticamente modificati per secernere delle proteine tossiche per gli insetti distruttori, ma sicure per il consumo umano, aiutando così gli agricoltori a ridurre la propria dipen-denza dai pesticidi sintetici. La propo-sta dell’agenzia prevede (...) di limi-tare la pratica di alcuni agricoltori del Midwest che piantano i semi biotech anno dopo anno nelle zone in cui è dif-fusa la diabrotica resistente (...). L’EPA teme che un prolungarsi della resisten-za [del parassita] porti gli agricoltori ad un maggiore utilizzo di prodotti chimi-ci sintetici volti a contrastare l’insetto, creando così rischi ambientali. “La si-tuazione sta peggiorando”, afferma Bill Jordan, vice capo dei programmi sui pesticidi dell’EPA. “Ciò che è stato fatto fino ad ora non ha impedito l’insorgen-za di questi problemi, quindi sentiamo la necessità di fare di più”. Ogni anno, la diabrotica rappresenta un costo per i produttori di mais statunitensi che va dagli 1 ai 2 miliardi di dollari in danni e spese per contrastare l’attività del-l›insetto. Alcune parti del piano dell’E-PA sono “piuttosto prescrittive”, affer-ma Jeff Bookout, a capo della gestione commerciale alla Monsanto e presi-dente dell’Agricultural Biotechnology Stewardship Technical Committee. “E’ necessario mettere a disposizione degli agricoltori più scelte ed opzioni…non una [soluzione] uguale per tutti”. Lo scorso anno il mais geneticamente mo-dificato, capace di produrre la proteina Bacillus thuringiensis (BT) che uccide

l’insetto, è stato piantato su circa l’80% dei campi di mais, rispetto al 19% del 2000, secondo il dipartimento dell’A-gricoltura statunitense. L’adozione del mais resistente ai parassiti da parte degli agricoltori del Midwest sin dalla prima varietà, lanciata nel 1996, ne ha tuttavia diminuito l’efficacia contro al-cuni insetti, come la diabrotica. L’espo-sizione ripetuta alle proteine prodotte dal mais implica che un piccolo numero di diabrotiche in grado di consumare la tossina BT senza morire può riprodursi a migliaia e diffondersi anno dopo anno nei campi destinati alla produzione di mais. (…) “Lo scenario peggiore è che la pianta di mais [resistente agli inset-ti] perda di efficacia su aree estese, e che gli agricoltori siano costretti a di-pendere sempre di più dagli insetticidi,” spiega Bruce Tabashnik, professore di entomologia all’Università dell’Arizona. “E’ negativo per i loro profitti, e lo è an-che per l’ambiente”. Tra i cambiamenti proposti, l’EPA imporrebbe ai produtto-ri di mais resistente alla diabrotica di limitare la coltivazione ripetuta di mais nelle aree fortemente colpite dall’inset-to. In alcune zone dell’Iowa, dell’Illinois e del Nebraska e in alcuni stati limitrofi – quella che l’EPA chiama la “zona ros-sa” della diabrotica – l’agenzia preme affinché il 35% circa dei campi di mais venga dedicato ad altre coltivazioni, come ad esempio la soia, dopo due anni consecutivi di coltivazione di mais geneticamente modificato resistente alla diabrotica.

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Guida all’esonero contributivoper le nuove assunzioni 2015

Per favorire forme di lavoro stabile, la Legge di Stabilità 2015 ha in-trodotto l’esonero dal versamento

dei contributi previdenziali per tutte le nuove assunzioni a tempo indetermi-nato realizzate nel corso del 2015.

Chi, come e per quanto tempoL’esonero vale per tutti i datori di lavo-ro privati, imprenditori e non, compresi quelli agricoli per un periodo massimo di 36 mesi e fino ad un massimo di 8.060 euro all’anno. Nel caso di rap-porti part time la misura massima annua va riproporzionata al ridotto orario di lavoro. Sono esclusi premi e contributi dovuti all’INAIL, mentre rimane ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. In ge-nerale, sono esclusi dall’agevolazione i rapporti di apprendistato, di lavoro domestico e intermittente. L’incentivo all’occupazione non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento.

In agricolturaIn ambito agricolo occorre distinguere tra operai e altri lavoratori del settore. Per gli operai agricoli l’esonero si può applicare purché essi non risultino oc-cupati nel corso del 2014 con un con-tratto di lavoro a tempo indeterminato (anche a scopo di somministrazione) presso qualsiasi datore di lavoro agri-colo e purché non risultino iscritti negli elenchi nominativi dell’anno 2014 per un numero di giornate di lavoro pari o superiore a 250 in qualità di lavoratori a tempo determinato presso qualsia-si datore di lavoro agricolo. Attenzio-ne: per questa categoria di lavoratore sono esclusi dall’incentivo i contratti

di apprendistato, ma non i rapporti di lavoro intermittente a tempo indeter-minato.

Per gli impiegati, i quadri e i dirigenti del settore agricolo l’esonero a vale a condizione che:- il lavoratore, nel corso dei sei mesi precedenti l’assunzione, non abbia avuto con alcun datore di lavoro con-tratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, compresi i rapporti a tempo indeterminato con agenzie di somministrazione, anche se sommini-strati a tempo determinato; - il lavoratore, tra settembre e dicem-bre 2014, non abbia avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il datore di lavoro richiedente l’incentivo o con società da questi controllate e/o collegate ovvero facenti capo al datore medesimo tramite interposta persona; - il lavoratore non deve avere avuto un precedente rapporto di lavoro agevo-lato con lo stsso datore di lavoro che assume.

Come richiedere l’esoneroL’esonero va richiesto all’INPS tramite una precisa procedura che lo stesso Istituto ha spiegato in una recente circolare. Per tutte le informazioni i soci Coldiretti sono invitati a rivolger-si all’ufficio zona di riferimento. È im-portante sapere, però, che la richiesta potrà essere inoltrata solo dopo che il datore ha provveduto all’assunzione. L’incentivo è riconosciuto dall’INPS in base all’ordine cronologico di presen-tazione delle domande. Nel caso di insufficienza delle risorse l’INPS non prenderà in considerazione ulteriori domande.

Compensazionecredito Iva del 2014Dal 1 gennaio 2015, è possibile procedere con la compensazio-ne (con altri tributi e contribu-ti) del credito Iva annuale ma-turato nel 2014. Il credito IVA annuale può essere utilizzato in compensazione “orizzontale” o “esterna” nei seguenti limiti: fino a euro 5.000 liberi; oltre i 5.000 euro ma non superiori a 15.000 dopo la presentazione della dichiarazione IVA; oltre i 15.000 dopo la presentazio-ne della dichiarazione IVA con visto di conformità. In alterna-tiva all’utilizzo del credito IVA annuale in compensazione, il contribuente può valutare la ri-chiesta di rimborso dello stesso. Attenzione alle novità introdot-te dal decreto “Semplificazioni” che riguardano: l’innalzamento del limite dell’ammontare dei rimborsi eseguibili senza pre-stazione di garanzia e senza altri adempimenti, che passa da 5.164,57 a 15.000,00 euro; la possibilità di ottenere i rim-borsi di importo superiore a 15.000,00 euro senza prestazio-ne della garanzia (salvo ecce-zioni, come di seguito indicato), presentando una dichiarazione annuale o un’istanza trimestrale munita di visto di conformità (o della sottoscrizione dei compo-nenti dell’organo di controllo), unitamente a una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante la sussistenza degli specifici requisiti previsti dalla norma; l’ obbligatorietà della garanzia per i rimborsi superiori a 15.000,00 euro solo per i con-tribuenti che si trovano in una situazione considerata a rischio erariale; la decorrenza del ter-mine di tre mesi per l’esecuzio-ne dei rimborsi, che non inizia più dal termine di presentazio-ne della dichiarazione ma dalla data della effettiva trasmissione della stessa.

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ALITÀ

L’abbruciamento in loco dei resi-dui vegetali va considerato, da sempre, ordinaria pratica appli-

cata in agricoltura e nella selvicol-tura ed è nel potere della Regione legiferare in merito. Questo è quan-to chiarito dalla Corte Costituziona-le, in diverse sentenze, chiamata a pronunciarsi sulle norme approva-te dalle Regioni per disciplinare la fattispecie, nelle more della defi-nizione di una normativa statale di riferimento (cfr. sentenze Corte Co-stituzionale n.16/2015 e 38/2015). Il problema interpretativo si era posto, inizialmente, a causa della diffusione sul territorio di interpre-tazioni contraddittorie e, talvolta, di indicazioni contrastanti da parte delle Pubbliche Amministrazioni e degli organi di controlli sulla que-stione relativa all’applicabilità della normativa in materia di rifiuti alla fattispecie della combustione con-trollata sul luogo di produzione degli scarti di potatura derivanti dalle at-tività agricole. A ciò si era aggiunta la complicazione derivante dalla ap-provazione, nell’ambito del decreto legge 10 dicembre 2013, n.136 (cd. Decreto Terra dei fuochi), delle di-sposizioni penali sulla combustione illecita di rifiuti che, se interpretate in maniera restrittiva, rischiavano di rendere addirittura applicabili one-rosissime sanzioni penali alle ipo-tesi di combustione controllata dei residui vegetali prodotti nell’ambito delle attività agricole. Nelle more, quindi, della approvazione di una norma nazionale, molte Regio-ni hanno provveduto, nell’ambito della propria competenza, a disci-plinare la materia. Tali norme sono state impugnate davanti alla Corte costituzionale. Successivamente, il legislatore statale è intervenuto sulla materia, con l’art. 14, comma 8, lettera b), del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 che precisa che le attività di raggruppamento e ab-bruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei mate-riali vegetali di cui all’articolo 185, comma 1, lettera f) del codice am-bientale medesimo, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come

Il chiarimento arriva dalla Corte Costituzionale sulle norme regionali

La bruciatura dei residui delle potaturecostituisce una normale pratica agricola

sostanze concimanti o ammendanti e non attività di gestione dei rifiuti». Al tempo stesso, il legislatore stata-le ha vietato la combustione di re-sidui vegetali agricoli nei periodi di massimo rischio per gli incendi bo-schivi, dichiarati dalle regioni e ha attribuito ai comuni e alle altre am-ministrazioni competenti in materia ambientale «la facoltà di sospende-re, differire o vietare la combustio-ne del materiale di cui al presente comma all’aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteo-rologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con partico-lare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)». La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulle leggi regionali, ha precisato che, come attestato a più riprese dalla Corte di Cassazio-ne, l’articolo 185, comma 1, lettera f), del codice dell’ambiente (e quin-di anche le corrispondenti disposi-zioni della direttiva n. 2008/98/CE)

consentiva – pure anteriormente all’introduzione del comma 6-bis all’art. 182 – di annoverare tra le attività escluse dall’ambito di appli-cazione della normativa sui rifiuti l’abbruciamento in loco dei residui vegetali, considerato ordinaria pra-tica applicata in agricoltura e nella selvicoltura. In tale prospettiva, ha ritenuto che il legislatore regiona-le fosse legittimamente interve-nuto sul punto, nell’esercizio della propria competenza nella materia «agricoltura. Ha inoltre precisato che: “peraltro, dato che attiene alla «tutela dell’ambiente», di compe-tenza esclusiva dello Stato, la defi-nizione degli ambiti di applicazione della normativa sui rifiuti, oltre i quali può legittimamente dispie-garsi la competenza regionale nel-la materia «agricoltura e foreste», restano fermi i vincoli posti dal so-pravvenuto comma 6-bis dell’art. 182 del codice dell’ambiente al fine di assicurare che l’abbruciamento dei residui vegetali in non danneggi l’ambiente o metta in pericolo la sa-lute umana”.

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