Il Nuovo Grano 9/2015

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SOMMARIO 3 - Rota, il nostro futuro agricolo 4 - Crisi stalle, arrivano fondi Ue 5 - Villoresi, le asciutte 2016 8 - Milano, fattorie sotto i grattacieli 14 - Imu e Irap, promesse mantenute 15 - Uova, cresce l’export italiano 16 - Pac,obblighi del prato permanente 19 - Oms, allarme ingiusto per l’Italia Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI OTTOBRE 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871 9 ANNO XXIII Expo, sfida vinta

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In questo numero parliamo di: Expo, il successo degli agricoltori Il nostro futuro agricolo Villoresi, le asciutte 2016 Imu e Irap, promesse mantenute

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SOMMARIO 3 - Rota, il nostro futuro agricolo 4 - Crisi stalle, arrivano fondi Ue 5 - Villoresi, le asciutte 2016 8 - Milano, fattorie sotto i grattacieli

14 - Imu e Irap, promesse mantenute15 - Uova, cresce l’export italiano16 - Pac,obblighi del prato permanente19 - Oms, allarme ingiusto per l’Italia

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI OTTOBRE 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871

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Expo, sfida vinta

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COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZAIndirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti

UFFICIO ZONA DI ABBIATEGRASSOIndirizzo: Viale G. Sforza, 62 - Tel: 02.58.29.85.00 - Fax: 02.58.29.85.19Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici. lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

UFFICIO ZONA DI CODOGNO Indirizzo: Via G. Carducci, 9 - Tel: 02.58.29.85.20 - Fax: 02.58.29.85.39Segretario di zona: Paolo ButeraOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CUGGIONOIndirizzo: Viale Roma, 2 – Piazzale Kuster - Tel: 02.58.29.85.40 - Fax: 02.58.29.85.59Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI LODIIndirizzo: Via Haussmann, 11/i - Tel: 02.58.29.85.60 - Fax: 02.58.29.85.79Segretario di zona: Matteo MazzucchiOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

RECAPITO DI MAGENTAUfficio EpacaIndirizzo: via Cattaneo, 28 - Tel: 02.58.29.581Referente: Anna BardelliOrari di apertura uffici: martedì, mercoledì, giovedì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MELEGNANOIndirizzo: Via J. Lennon, 4 - Tel: 02.58.29.88.00 - Fax: 02.58.29.88.19Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; martedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; giovedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00

UFFICIO ZONA DI MELZOIndirizzo: Via C. Colombo, 37/a - Tel: 02.58.29.88.20 - Fax: 02.58.29.88.39Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

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* L’Ufficio Epaca rimane chiuso il giovedì per tutta la giornata

DIRETTORE RESPONSABILEGiovanni Benedetti

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n. 83 dell’8/02/1992

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3ottobre 2015

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A Inveruno torna la Fiera di San Martino con l’edizione numero 408

“Non c’è territorio senza agricoltura”L’intervento del Presidente Alessandro Rota sul futuro del settore

Alessandro Rota, Presidente Coldiretti Milano Lodi Monza Brianza

Non esiste territorio, non esiste futuro senza agricoltura. È que-sto il messaggio che la Coldiretti

di Milano, Lodi, Monza Brianza lancia in occasione della 408° edizione della Fiera di San Martino a Inveruno. Oggi la società civile e le istituzioni guar-dano a noi agricoltori con rinnovata attenzione, riconoscono l’importanza dell’attività che svolgiamo sia come produttori di cibo, sia come custodi del territorio. Lo dimostra il fatto che quasi un genitore su tre consigliereb-be ai propri figli di fare l’agricoltore. Il lavoro in campagna ha acquistato prestigio sociale grazie all’impegno, alla professionalità e alla competen-za degli imprenditori agricoli. Nelle nostre aziende nascono le eccellenze che contribuiscono a fare grande il nome del Made in Italy nel mondo: la Lombardia può vantare 31 prodotti certificati e 248 prodotti tipici e tra-dizionali, la cui qualità è riconosciu-ta a livello internazionale. In questi mesi, al Padiglione Coldiretti all’Expo di Milano abbiamo visto quanto sia apprezzato il nostro agroalimenta-re: migliaia di persone hanno voluto assaggiare i tesori delle nostre cam-pagne e hanno potuto conoscere l’innovazione che si fa nelle nostre imprese. L’impegno degli agricoltori non si esaurisce con la produzione di cibo sano e di qualità: grazie al nostro lavoro quotidiano custodiamo il terri-torio, arginiamo la cementificazione

selvaggia, salvaguardiamo la biodi-versità. Inoltre, siamo sempre più attenti alle esigenze della società in cui viviamo. Per questo nelle nostre aziende si stanno sviluppando attività multifunzionali volte a rispondere ai bisogni delle famiglie: dalla vendita diretta agli agriturismi, dalle attività didattiche a quelle sociali. Tutto que-sto spinge anche le giovani genera-zioni a guardare con interesse a un possibile ritorno alla terra: in Lombar-dia tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 le nuove im-prese agricole aperte da persone con meno di 40 anni d’età sono salite di oltre il 32 per cento. Certo, le difficol-tà non mancano: il nostro settore sta attraversando ancora un periodo di crisi tra margini di redditività ridotti, concorrenza estera sleale, manovre speculative, cambiamenti climatici estremi. Tuttavia siamo convinti che l’agricoltura sia e possa continuare a essere un settore fondamentale per l’Italia. Come forza amica del Paese, come Coldiretti continueremo a fare la nostra parte per garantire il giusto reddito agli agricoltori e il diritto dei consumatori a un cibo sano e a un territorio sicuro. Perché, come dice lo slogan del nostro Padiglione all’Espo-sizione Universale, “No Farmers No Party”.

Alessandro RotaPresidente Coldiretti Milano,

Lodi, Monza Brianza

A Codogno tornail mercato a Km 0

L’Antica Fieradel mondo agricoloDal 14 al 16 novembre a Inve-runo (in provincia di Milano) tor-na l’Antica Fiera di San Martino, un’importante manifestazione che rappresenta un’occasione di incontro per tutti gli opera-tori agricoli e che contribuisce a mantenere vivi i valori che con-traddistinguono il nostro mondo, favorendo un rapporto informati-vo-culturale per le migliaia di visi-tatori che da decenni affollano le mostre zootecniche organizzate insieme alle altre manifestazioni. Con 30mila metri quadrati di su-perficie, oltre 200 espositori pro-venienti non solo dalla Lombar-dia ma anche dalle altre regioni italiane, la fiera di San Martino ha ottenuto la qualifica di “Fie-ra Regionale”. Giunta all’edizione numero 408, questa manifesta-zione è anche il momento in cui il territorio si interroga sul proprio futuro e sulle sfide che lo riguar-dano prima tra tutte quella della tutela dell’ambiente. Nell’anno di Expo Milano 2015, nella Fiera di San Martino inaugura il Padiglio-ne Villoresi in cui si svolgeranno tre giorni di convegni sui temi più rilevanti per il mondo agrico-lo quali la rigenerazione del terri-torio in chiave agro-ambientale, l’agricoltura biologica, la filiera corta e la fertilità dei suoli.

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Il Presidente Ettore Prandini davanti a una stalla di vacche da latte

Crisi stalle, Prandini: “Fare prestocon risorse per sistema allevatori”

Bisogna difendere e garantire le giuste risorse al sistema delle associazioni degli allevatori della

Lombardia, prima regione zootecnica d’Italia dice Ettore Prandini, Presiden-te della Coldiretti regionale in attesa del piano del Governo e del Ministero dell’Agricoltura che definirà dal pun-to di vista economico le misure per il funzionamento del sistema degli allevamenti lombardi, colpiti da una delle peggiori crisi degli ultimi anni. Solo sul fronte del latte, infatti – spie-ga Coldiretti Lombardia – la regione ha perso quasi tremila allevamenti in dieci anni. Trend negativo anche per gli allevamenti suini dove sono “spariti” quasi 600 mila capi negli ul-timi sette anni. “E’ chiaro – conclude Prandini – che si tratta di tutelare un sistema come quello lombardo che crea ricchezza per tutto il Paese e che impiega, fra produzione e indotto, decine di migliaia di persone. Bisogna fare presto con lo stanziamento delle risorse per le associazioni degli alle-vatori che lavorano e si impegnano per il rilancio della nostra zootecnia”. Velocità per decidere sul comparto delle risorse la chiede anche Germa-no Pè, presidente dell’Associazione Allevatori Regionale di Lombardia: “E’ necessario che il riparto delle ri-

sorse destinate alle attività delle As-sociazioni Allevatori venga deciso in fretta” afferma Pè commentando le dichiarazioni dell’assessore regiona-le all’agricoltura Gianni Fava. “Non possiamo che condividere la giusta proposta dell’Assessore Gianni Fava che ha posto richieste che ricono-scono alla prima regione zootecnica d’Italia quanto necessario per non soccombere, ma anche certamente equilibrate e coerenti con concetti di

solidarietà tra le regioni”. Pè aggiun-ge che l’accordo, ormai fatto proprio dal Ministero, deve trovare rapido ac-coglimento con senso di responsabili-tà e coscienti che ulteriori modifiche, tagli o ritardi potranno fortemente compromettere attività delle Associa-zioni Allevatori che, come numeri e statistiche confermano, hanno dato e danno sostanziale supporto ai no-stri produttori ed aiuto all’intera filiera zootecnica.

Sono stati pubblicati i regola-menti della Commissione eu-ropea relativi al pacchetto a

sostegno del settore zootecnico, annunciati dal Commissario Euro-peo il 7 settembre scorso. Il pac-chetto comprendeva anche l’au-mento dell’anticipo Pac per il 2016, al 70 per cento dei pagamenti diretti e sino all’85 per cento dell’importo delle misure a superficie e per gli animali nello sviluppo rurale. I prov-vedimenti prevedono in particolare per l’Italia un aiuto specifico di 25 milioni e un regime eccezionale per l’ammasso dei formaggi per 12 mila tonnellate. Il piano di Bruxelles, ora pubblicato, consiste in un aiuto complessivo per tutta la Ue di 420

Ue, aiuti agli allevamenti italianimilioni destinato a fornire un soste-gno mirato agli agricoltori nei settori zootecnici. Per l’Italia l’importo as-segnato è stato di 25 milioni di euro per misure da definire sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori, a condizione che i pagamenti risul-tanti non provochino distorsioni del-la concorrenza. Le misure adottate dagli Stati membri sono volte ad attenuare le conseguenze economi-che derivanti dalle perturbazioni del mercato per i produttori nei settori zootecnici. Importante la previsione che gli Stati membri assicurano che, quando i produttori dei settori zoo-tecnici non sono i beneficiari diretti dei pagamenti, il vantaggio econo-mico dell’aiuto è integralmente tra-

sferito su di loro. Gli aiuti dovranno essere definiti dall’Itala entro il 31 dicembre 2015 e versati agli alle-vatori entro il 30 giugno 2016. La Commissione inoltre autorizza l’I-talia a concedere un aiuto supple-mentare pari ad ulteriori 25 milioni di euro agli allevatori, attraverso risorse proprie, alle stesse condi-zioni. Inoltre si istituisce un regime eccezionale e temporaneo di aiuto all’ammasso privato per i formaggi, ad eccezione dei formaggi che non si prestano a un ulteriore ammasso oltre il periodo di maturazione. La quota per l’Italia ammonta a 12.015 tonnellate. Tra i provvedimenti pub-blicati anche l’ammasso privato di latte scremato in polvere.

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Villoresi, il calendario delle asciutte 2016:lavori necessari per le manutenzioni

Durante la seduta di Comitato Ese-cutivo del 15 ottobre 2015 del Consorzio Villoresi è stato appro-

vato, con delibera n. 107, il calendario delle asciutte per l’anno 2016. Tale programmazione è stata dettata dall’e-sigenza di garantire la conclusione dei lavori in corso, connessi con il progetto dell’Anello Verde-Azzurro di Expo (inte-ressante il Canale Villoresi e il Naviglio Grande) e, in generale, con le opere di messa in sicurezza delle sponde dei Navigli, finanziate da Regione Lombar-dia DG Infrastrutture e Mobilità. “Le asciutte rappresentano una modalità inevitabile per effettuare manutenzio-ni e lavori necessari su tutta la rete. La pianificazione dei momenti di secca dei canali avviene, da parte del Con-sorzio Est Ticino Villoresi, in modo rigoroso con la massima attenzione rivolta a tutti gli aspetti che ne deri-vano. I canali sono opere artificiali che richiedono costante cura. Impensabile non prevedere dei momenti di asciutta durante l’anno; sarebbero altrimenti a rischio la sicurezza e la piena efficien-za dell’intero reticolo” dichiara il Presi-dente del Consorzio Alessandro Folli. Il suddetto calendario potrà essere sog-getto ad eventuali variazioni per ragio-ni di carattere meteorologico e/o ge-stionale. Continuerà fino a marzo 2016 l’asciutta del Bereguardo e del Pavese, mentre il Villoresi e il Naviglio Gran-de entreranno in asciutta dal gennaio dell’anno prossimo. A febbraio sarà la volta del Martesana con cui si comple-ta il quadro delle asciutte primaverili. Per quanto riguarda quelle autunnali, le operazioni saranno concentrate tra il 12 settembre 2016 e l’inizio di dicem-bre del prossimo anno.

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Il convegno al padiglione Coldiretti a Expo su mafia e contraffazione

Oltre 1.500 beni confiscati in tutta la Regione, +30% dal 2012

Le mani della mafia sulla LombardiaEttore Prandini: “Serve un fronte comune contro l’illegalità”

Sono 286 le aziende confiscate alla mafia in Lombardia al 30 settembre 2015 e si aggiungo-

no ai 1.266 immobili sottratti alla criminalità organizzata nella nostra Regione per un totale di 1.552, con un incremento di oltre il 30% rispet-to al 2012. Il dato emerge da un’a-nalisi della Coldiretti regionale su dati ANBSC in occasione dell’incon-tro su corruzione e agromafie orga-nizzato a Expo nel Padiglione Coldi-retti “No Farmers No Party” al quale

hanno partecipato l’ex procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli e attuale Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio Agro-mafie di Coldiretti, il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, il Presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini e Gian Antonio Gi-relli Presidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia. “Non possiamo fare finta di nien-te rispetto a questo problema e la strategia di Coldiretti pone al cen-

tro la legalità e la difesa del vero agrolimentare Made in Italy - ha spiegato Ettore Prandini – l’Osser-vatorio Agromafie va in questa di-rezione e ancora una volta ringra-ziamo il procuratore Caselli per aver accettato di presiederlo. La crimi-nalità organizzata è un fenomeno che va combattuto a tutti i livelli”. Fra il primo agosto 2014 e il 31 luglio 2015, lo Stato ha sequestrato alla mafia beni per 123 milioni di euro in Lombardia, che nell’ultimo anno è stata la prima regione del Nord Italia per proprietà sequestrate alla criminalità organizzata e la quinta a livello nazionale dopo Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Intanto vola il business dell’agromafia che con un aumento del 10 per cento in un anno ha raggiunto in Italia i 15,4 miliardi di euro nel 2014. E’ quanto emerge dal terzo Rap-porto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservato-rio sulla criminalità nell’agricoltu-ra e sul sistema agroalimentare. “Il fatto che la criminalità organiz-zata tenti di infiltrarsi anche nel set-tore agroalimentare – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – è la prova del grande valore di questo comparto e ci deve spronare a una sempre maggior tu-tela di quelle realtà sane che devo-no affrontare la concorrenza sleale generata dalle dinamiche mafiose”.

MAPPA BENI CONFISCATI ALLA MAFIA PROVINCIA BENI CONFISCATI MILANO 708 BRESCIA 124 VARESE 83 COMO 67 LECCO 59 MONZA BRIANZA 51 PAVIA 41 BERGAMO 28 LODI 7 CREMONA 7 MANTOVA 7 SONDRIO 4 LOMBARDIA TOT 2012 1.186 LOMBARDIA TOT 2015 1.552 FONTE: Coldiretti Lombardia su dati ANBSC 2012 NOTA: Per il 2015 non è disponibile il dettaglio provinciale

MAPPA BENI CONFISCATI ALLA MAFIA

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Floricoltura Fenix di Besana in Brianza (Mb)

Oltre 70 milioni di euro. E’ quanto hanno speso i lom-bardi per portare piante e

fiori sulle tombe dei propri cari nei prossimi giorni. Lo stima la Coldi-retti regionale secondo la quale lo stanziamento medio a famiglia è stato di circa 20 euro per acquistare composizioni e mazzi di fiori recisi. Nelle sole provincie di Milano, Lodi, Monza Brianza la spesa complessi-va – spiega la Coldiretti Interpro-vinciale – è stimata intorno ai 31 milioni di euro, pari al 44 per cento del totale speso a livello regionale. La maggior parte delle famiglie – spiega Coldiretti – sceglie il crisan-temo e, a seguire, i ciclamini. “Da qualche anno – spiega Davide Ol-dani, florovivaista di Lodi – è in atto un’inversione di tendenza: sempre più persone scelgono il fiore reci-so a discapito delle composizioni. Questo non solo per una questio-ne economica, ma anche perché i primi sono più comodi da usare e posizionare nei loculi e negli spazi sempre più ristretti dei cimiteri”. La spesa per i fiori – spiega la Coldiret-ti Lombardia – si concentra sempre più in determinati periodi dell’anno: Ognissanti, la Festa della mamma e San Valentino. Mentre la primave-ra e l’estate sono le stagioni delle piantine da orto e delle piante da balcone. “La crisi economica delle

Ognissanti, oltre 70 milioni per i fiori:boom mazzi recisi, vincono i crisantemi

famiglie – spiega Marcello Donisel-li, Presidente Assofloro Milano Lodi Monza Brianza – continua a influire sul budget dedicato a fiori e pian-te, che spesso vengono visti come beni secondari che sono tra i pri-mi a essere ridimensionati in tempi di difficoltà. A questo si somma la concorrenza straniera e le campa-gne promozionali della Grande Di-stribuzione Organizzata con cui noi imprenditori agricoli poco possiamo fare”. “La ricorrenza di Ognissanti –

spiega Alessandro Rota, Presiden-te di Coldiretti Milano Lodi Monza Brianza – rappresenta un momento importante della nostra tradizione ed è anche un periodo in cui i vivai segnano uno dei maggiori picchi di lavoro di tutto l’anno, nonostante la crisi”. Rispetto al 2008 – spiega Coldiretti Lombardia - il fatturato delle aziende del settore si è ridotto di circa il 40 per cento, con punte anche del 50 per cento. Il florovi-vaismo lombardo muove un giro d’affari di circa 215 milioni di euro all’anno e con il 10% della produ-zione vivaistica nazionale, la Lom-bardia è la seconda regione a livello nazionale, dietro solo alla Toscana (che pesa per il 54% del totale). A livello regionale, su tutta la filie-ra del verde, operano circa 5mila imprese che danno lavoro a più di 14mila persone. In Lombardia la superficie dedicata al florovivaismo supera i 6 mila ettari e le province più vocate sono Mantova e Cremo-na, mentre Monza Brianza, Lecco, Varese e Como hanno puntato su produzioni specializzate. Secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura, le superfici florovivaistiche a livello provinciale sono così distribuite: Varese 322 ettari, Como 480, Son-drio 12, Milano 324, Bergamo 475, Brescia 843, Pavia 232, Cremona 901, Mantova 1.768, Lecco 337, Lodi 104 e Monza Brianza 362.

“LA MAPPA DEL CRISANTEMO”

PROVINCIA SPESA TOTALE FAMIGLIE/euro MILANO 24.000.000

LODI 1.500.000 VARESE 6.000.000 COMO 4.000.000

SONDRIO 1.200.000 BERGAMO 7.300.000

BRESCIA 9.000.000 PAVIA 4.000.000 CREMONA 2.400.000

MANTOVA 2.700.000 LECCO 2.200.000

MONZA BRIANZA 5.800.000

LOMBARDIA 71.000.000

Fonte: Stime Coldiretti Lombardia

“LA MAPPA DEL CRISANTEMO”

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Il kit del contadino Giò a Milano

Gli orti mobili a Milanocon il tutor della zappa

Le fattoriesono sottoi grattacieli

Gli orti mobili sono sbarcati nel cuore di Milano. Domenica 4 ot-tobre in via Fatebenesorelle, su

un’area a verde attrezzata, la Coldi-retti, in collaborazione con lo Istituto Europeo Design e il progetto Green-more, ha presentato la prima batte-ria di cinque “kit del contadino Giò” da affidare alle famiglie della zona. Si tratta di strutture in legno e ferro delle dimensioni di 120 per 80 per 30 centimetri, con un sistema di irriga-zione in cotto, all’interno delle quali è possibile coltivare, a seconda della stagione, insalate, cavoli, verze, po-modori, zucchine, melanzane, erbe aromatiche e tutte le piante che si potrebbero trovare in un orto a ter-ra. Durante la giornata di domenica il tutor della zappa Cristian Minesso ha inoltre indicato alle famiglie presenti le migliori tecniche di coltivazione e le varietà di ortaggi e piante più adatte alla stagione. Il progetto di orti mobili è stato ideato dal movimento Giovani Impresa di Coldiretti Lombardia, il cui presidente Stefano Ravizza, viticolto-re di Pavia, spiega: “Puntiamo a coin-volgere anche i ragazzi fra i 16 e i 25 anni con una app che realizzi un vero a proprio social network della coltiva-zione urbana, mettendo on line i risul-tati, le domande, i dubbi e le curiosità di tutti i partecipanti. Metteremo in palio dei premi per gli orti che avran-no i risultati migliori”. In Italia – spiega la Coldiretti – sono circa 21 milioni le persone che si dedicano alla coltiva-zione di ortofrutta, mentre sfiorano i 160 mila metri quadrati di estensione

gli orti urbani lombardi, una superficie pari a quella di oltre duemila apparta-menti di medie dimensioni. Una pas-sione per l’orto che non sembra dare segni di cedimento, infatti una rileva-zione di Coldiretti Lombardia a livello regionale indica che dal 2012 a oggi il numero degli appezzamenti è passato da duemila a 2.800 con una cresci-ta del 40%. In Lombardia – secondo l’analisi di Coldiretti - l’incidenza degli orti urbani rispetto al totale del verde cittadino è più alta a Lecco, Cremona e Pavia, mentre a livello assoluto Mi-lano rappresenta oltre un terzo di tutti gli orti urbani lombardi con più di 52 mila metri quadrati, seguita da Como che pesa per il 13%, Cremona per quasi il 12% e Pavia che sfiora il 10%. A seguire gli altri capoluoghi: Brescia con 12 mila metri quadrati, Lecco con 10.800, Mantova con 8.137, Bergamo con 7.129, Varese con 5.750, Son-drio con 5.103 e Lodi con 1.296. Ma si tratta di dati – spiega la Coldiretti Lombardia – ai quali bisogna poi ag-giungere tutta una serie di iniziative non ancora rilevate dall’istituto di statistica. L’iniziativa degli orti mobi-li – conclude Coldiretti Milano Lodi e Monza – punta a rafforzare il legame fra le persone e la terra anche nelle aree metropolitane dove magari gli spazi coltivabili non cono così estesi e dove magari ci sono balconi e piazzo-le adatte alla sistemazione dei “kit del contadino Giò” con i quali tutti, anche senza bisogno di un appezzamento di terra, possono avere verdura a km zero.

Le aziende agricole di Coldiretti sono tornate ad animare il cuore del capoluogo lombardo: domeni-ca 25 ottobre, in occasione dell’ini-ziativa “Botteghe e Fattorie sotto i grattacieli”, si è infatti svolto il far-mers’ market di Campagna Ami-ca a due passi dal nuovo skyline della città: dalle ore 9 alle 18, in via Boltraffio, quaranta imprendi-tori agricoli provenienti da diverse regioni hanno proposto il meglio dei sapori del vero Made in Italy. Non solo frutta e verdura di sta-gione, formaggi e salumi. All’om-bra dei grattacieli che sovrastano il quartiere Isola è stato dato spazio anche alle novità provenienti dal mondo delle campagne: dalle ge-latine di vino completamente trac-ciate grazie al QR Code che spiega origine e lavorazione delle uve, fino agli antichi sapori delle lu-mache o della pasta di Senatore Cappelli, una tipologia di grano duro adatto anche ai celiaci. E per gli amanti del beauty, spazio agli agricosmetici con creme per il cor-po, oli e saponi ottenuti da ingre-dienti naturali. Dopo il successo della scorsa edizione – spiega Col-diretti Milano, Lodi, Monza Brianza – le fattorie di Campagna Amica tornano ad animare la zona nei pressi di Porta Nuova. Un evento che si è sommato ai tradiziona-li appuntamenti settimanali con i farmers’ market che si svolgono: il mercoledì e il sabato mattina in via Ripamonti, il martedì mattina in piazza Axum, il mercoledì mattina in via Lomellina, il martedì mattina in via Trilussa. Per alcuni lavori di manutenzione, invece, il mercato di via Dolci è stato temporanea-mente sospeso: fino a marzo 2016 i banchi degli agricoltori Coldiret-ti saranno presenti tutti i venerdì mattina in via Mosè Bianchi 94 presso il Centro Missionario Pime.

Fattorie sotto i grattacieli meneghini

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Anna Ballarino

Germano Pè della coop Latte Brescia, Anna Ballarino della coop sociale Cascina Bianca

di Milano ed Edoardo Negri del-laCo.pro.vi di Casteggio (Pavia), insieme a Paolo Voltini, presidente del Consorzio Casalasco del Pomo-doro di Rivarolo del Re (Cremona) saranno i delegati lombardi che parteciperanno all’elezione del presidente nazionale di UECOOP.La scelta è stata fatta a Milano durante l’assemblea regionale che ha visto partecipare rappresen-tanti del mondo della cooperazio-ne di tutti i settori: dall’agricolo al sociale, dal lavoro all’edilizia. “In Italia – ha spiegato Vincenzo Sette, coordinatore nazionale di UECOOP – sono 7 milioni le fami-glie che ricevono servizi dalla coo-perazione sociale e sono 800 mila i soci della cooperazione agricola. Sono solo alcuni numeri che spie-gano l’importanza e la diffusione del modello cooperativo che, al-dilà degli esempi negativi emersi con l’inchiesta Mafia Capitale, re-sta un sistema ancora attuale che non va demonizzato, ma che se ha un progetto alla base e se viene ben usato allora funziona e pro-duce lavoro, ricchezza e servizi”. In Lombardia – spiega UECOOP – sono oltre 11 mila le cooperative presenti, con più del 50 per cento concentrato su Milano, l’8 per cen-to a testa per Bergamo e Brescia, poco più del 6 per cento a Monza

In vista dell’elezione del nuovo presidente nazionale

Uecoop, scelti i delegati per RomaSono oltre 11mila le cooperative presenti in Lombardia

Brianza, il 5,8 per cento a Varese, circa il 4 per cento ognuna a Pa-via, Como e Mantova, poco meno del 3 per cento a Cremona e il resto a Lodi (2 per cento),Lecco (1,8 per cento), e Sondrio (1,3 per cento). “UECOOP – conferma Ettore Pran-dini, Presidente di Coldiretti Lom-bardia – è un nuovo modello che attraverso il confronto con i soci valorizza il lavoro e la qualità delle produzioni e dei servizi e pensia-mo che partendo proprio dall’idea di Coldiretti di eccellenza del Made in Italy si possa trovare un nuo-vo modello di sviluppo per tutti i settori”.

Edoardo Negri

Germano Pè

Assemblea UeCoop Lombardia

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Folla al Padiglione “No Farmers No Party” durante un evento Coldiretti

Il bilancio dei sei mesi al padiglione “No Farmers No Party”

Expo, un successo per gli agricoltoriMoncalvo: “Noi tra i protagonisti dell’Esposizione Universale”

Siamo stati tra i primi a crede-re e ad investire in Expo con la tempestiva scelta di spon-

sorizzarne il simbolo, l’Albero della Vita, e animare quotidianamente il nostro padiglione “No farmers no party” con la partecipazione degli agricoltori provenienti da tutte le regioni d’Italia. Una scelta che è stata premiata dai riconoscimenti dei tanti entusiasti visitatori ma an-che dalla convinzione che l’esposi-zione ha aiutato a restituire dignità e valore al lavoro nei campi dove sono impegnati nel mondo 570 mi-lioni di aziende ed oggi sono più vi-cini gli ambiziosi obiettivi che sono stati fissati all’inaugurazione “Nutri-re il Pianeta, Energia per la vita”. Lo ha dichiarato il presidente della Col-diretti Roberto Moncalvo nel pre-sentare la prima indagine completa sul bilancio dell’evento elaborata da Coldiretti/Ixe’ al Forum “Expo: l’e-redità e le sfide future”, organizzato dalla Coldiretti a Milano. All’iniziati-va hanno preso parte i Ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, del Lavoro, Giuliano Poletti, Mini-stro del Lavoro, Luigi Scordama-glia (presidente Federalimentare), Marco Pedroni (presidente Coop Italia), Angelo Trocchia (presidente Unilever Italia), Paolo De Castro, relatore permanente sui profili di competenza agricola del negozia-to per il libero scambio tra Usa e Ue (TTIP) del Parlamento Europeo, Raimondo Serra negoziatore del-la Commissione europea sul TTIP,

assieme a Roberto Weber, presi-dente dell’Istituto Ixè, e Giuseppe De Rita, presidente Censis. Il pro-tagonismo degli agricoltori italiani è stato uno dei fattori chiave di Expo perché ha permesso di far toccare con mano ai visitatori la realtà del-le campagne italiane dove nasce il successo dei prodotti agroalimen-tari Made in Italy nel mondo. Oltre mezzo milione di persone ha avuto l’occasione di gustare dalle mani degli agricoltori un frutto, un dolce, una merenda o veri e propri pasti tutti rigorosamente tricolori. Nell’a-rea del padiglione Coldiretti “No farmers no party” sono stati, infatti, distribuiti 500 pasti al giorno serviti tra pranzi e cene con 100 bottiglie di vino, 1000 porzioni di cibi di stra-da al giorno ma anche 1500 cola-zioni al giorno e 2000 degustazioni o merende in media al giorno del tutto gratuitamente. “Abbiamo or-ganizzato - ha spiegato Moncalvo - oltre duemila eventi, accolto 480 classi con circa 11 mila studenti vi-sitatori e distribuito gratuitamente 36 mila kit dell’orto per sensibiliz-zare sui temi dell’ambiente e della biodivesità”. La presenza degli agri-coltori italiani è stata tangibile fin dall’inaugurazione con il padiglione Coldiretti tappezzato completamen-te dai loro volti con l’enorme scritta “No farmers no party” per ricorda-re che non c’è Expo, non c’è cibo e

non c’è vita senza il duro lavoro nel-le campagne. L’unico spazio dove è stata data la possibilità agli agricol-tori di tutte le regioni di far cono-scere al mondo le proprie storie ed i propri prodotti. Una esperienza di successo sancita dal record di pre-senze anche alle mostre sui primati del Made in Italy e sostenuta dal-la promozione di eventi che hanno segnato il corso dell’esposizione, dall’incontro dei trentamila con il presidente del Consiglio Matteo Renzi al concerto con Edoardo Ben-nato and Farmers, dall’Oscar Gre-en per l’innovazione a Terra Madre Giovani. Ma Expo è stata una gran-de occasione per difendere i prima-ti italiani nell’agroalimentare con molteplici appuntamenti dedicati ai singoli prodotti, dal gelato alla bir-ra, dall’ortofutta al pane, dal latte al coniglio, dalle uova al riso che hanno visto la partecipazione attiva degli agricoltori. Grazie alla raccolta organizzata nel padiglione Coldiret-ti dell’Esposizione in soli tre mesi sono state raccolte quasi 90mila fir-me a sostegno della petizione per impedire l’utilizzo della polvere di latte nella produzione dei formaggi italiani ma nel periodo di Expo sono anche aumentate di ulteriori cento-mila le firme dei cittadini a sostegno della candidatura dell’arte della piz-za a patrimonio immateriale dell’U-manità dell’Unesco.Rota e Benedetti a Expo

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EXPO

Il Presidente Nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, brinda all’Albero della vita insieme ai costruttori e alle istituzioni

Moncalvo sull’Albero della vita

Dall’Albero della vita nascono i primati del Made in Italy ali-mentare che può contare dal

maggior numero di certificazioni a livello comunitario alla leadership nel numero di imprese che coltiva-no biologico, ma anche il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e quello nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimenta-ri con residui chimici fuori norma, senza dimenticare il fatto che l’agri-coltura italiana è tra le più soste-nibili dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra. E’ quanto ha afferma-to il presidente della Coldiretti Ro-berto Moncalvo nella giornata de-dicata da Expo all’albero della vita. Il successo dell’albero della vita - ha sottolineato Moncalvo - è una scommessa vinta dalla Coldiretti che ha voluto investire dall’inizio sul simbolo di Expo. La forza amica del Paese schierata dalla Coldiretti a Expo - ha spiegato Moncalvo - è fatta da oltre un milione e mezzo di agricoltori che ogni giorno pro-ducono il meglio del Made in Italy e che sono le radici, il tronco e i rami dell’Albero della Vita. Con que-sta opera e con la nostra presenza costante ad Expo abbiamo voluto raccontare e rappresentare la bel-lezza e la varietà dell’agricoltura italiana, un settore che - ha con-

E’ il simbolo dell’agricoltura italiana che è la più green in Europa

La festa dell’Albero della vitaIl boom dei visitatori è una scommessa vinta da Coldiretti

cluso Moncalvo - in questi anni di crisi è riuscito a sostenere l’econo-mia del nostro Paese e lo strategico fronte delle esportazioni. L’Italia è l’unico Paese - sottolinea la Coldi-retti - che puo’ vantare 273 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, oltre ventimila agri-turismi ma è anche al vertice del-la sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). Ma l’Italia è anche il Paese con le regole produttive piu’ rigoro-se nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei for-maggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri Paesi dell’Unione Europea, dove si assiste ad un crescendo di diktat alimentari finalizzati a surro-gati, sottoprodotti e aromi vari che snaturano l’identità degli alimenti. E sul territorio nazionale c’è anche il maggior numero di agricoltori bio-logici a livello europeo. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Sinab, il nostro Paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12% ri-spetto all’anno precedente, mentre

cresce anche la superficie coltiva-ta, salita a quasi 1,4 milioni di et-tari (+5%). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni continentali del settore, seguiti dal-la Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee). La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campa-gna Amica - conclude la Coldiretti - ha quasi diecimila riferimenti dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a chilometri zero con una azione di sostegno alle re-altà territoriali e un impegno contro l’inquinamento ambientale per i tra-sporti che non ha eguali negli altri Paesi dell’Unione e nel mondo.

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A Codogno tornail mercato a Km 0

Critiche suvirtualitàe servizi

In media due ore e quarantacin-que minuti trascorsi in fila per i visitatori di Expo che tuttavia

esprimono grande entusiasmo per la visita all’Esposizione Universa-le che l’88 per cento considera una esperienza positiva. E’ quanto emerge dalla prima indagine com-pleta sul bilancio dell’evento elabo-rata da Coldiretti/Ixe’ presentata al Forum sull’eredità dello storico ap-puntamento e sulle sfide future, or-ganizzato dalla Coldiretti. Le lunghe code che il 73 per cento dei visita-tori indica come il principale aspetto negativo danno in realtà la dimen-sione del successo. A conferma dell’apprezzamento va segnalato il fatto - sottolineano Coldiretti/Ixe’ - che se il 52 per cento dei visitatori ci è andato una sola volta, il 35 per cento due volte, l’11 per cento tre volte ed il 2 per cento ben quattro volte durante i sei mesi dell’Espo-sizione. Appena il 6 per cento dei visitatori - precisa la Coldiretti - si è presentato da solo mentre la gran-de maggioranza del 55 per cento si è presentato ai tornelli con il par-tner (fidanzato/a, moglie/marito..). Tra i visitatori di Expo c’è una equa suddivisione tra uomini e donne con un leggera prevalenza dei pri-mi che sono il 53 per cento, mentre per quanto riguarda l’età il 28 per cento sono sotto i 34 anni, il 39 per

In media tre ore di fila, ma l’88 per cento promuove l’evento

Expo, visitatori in coda ma feliciQuasi una persona su due è tornata a scoprire i padiglioni

cento hanno una età compresa tra i 34 ed i 54 anni e il 33 per cento sopra i 55 anni, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Diffusa su tutto il territorio nazionale la provenienza con il 41 per cento dal nord ovest, il 23 per cento dal nord est, il 16 per cento dal centro Italia e il 20 per cento da sud e isole. La mag-gioranza del 40 per cento dei visi-tatori proviene da centri tra i 5mila ed i 30mila abitanti, il 19 per cento dai piccoli centri con meno di 5mila abitanti e la stessa percentuale vie-ne dai centri compresi tra i 30mila ed i centomila abitanti mentre il 14 per cento da grandi città con piu’ di centomila abitanti. Sul piano oc-cupazionale, il 40 per cento ha un lavoro dipendente (tra i quali oltre la metà impiegati), il 15 per cento da indipendente (tra i quali oltre la metà come libero professionista), il 21 per cento pensionati, il 14 per cento studenti, il 5 per cento casa-linghe e il 5 per cento disoccupati, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. L’esperienza italiana dell’Expo Uni-versale è considerata un successo anche dai cittadini che non hanno avuto l’occasione visitarla tanto che nel complesso - affermano Coldiret-ti/Ixe’ ben il’ 78 per cento degli ita-liani la giudica positiva mentre il 13 per cento indifferente, il 7 per cento negativa ed il 2 per cento non sa.

La maggiore criticità segnalata dai visitatori è l’eccesso di virtualità indicato dal 34 per cento dei visi-tatori mentre per il 17 per cento è la presenza di poche aree di sosta per riposare gratuitamente ma nel complesso il giudizio appare molto lusinghiero. Per il 49 per cento l’ap-puntamento memorabile è stato di gran lunga l’accensione dell’albero della vita che supera le feste dedi-cate ai singoli prodotti scelte dal 23 per cento, la presenza dei giovani da tutto il mondo con Slow Food (16 per cento) e l’incontro dei tren-tamila agricoltori della Coldiretti con il presidente del Consiglio Mat-teo Renzi indicato dal 15 per cen-to. Sull’albero della vita il giudizio è pressoché unanime ed è piaciuto a ben l’88 per cento dei visitatori, poco all’8 per cento e per niente ad appena il 4 per cento. Sui desti-ni futuri la maggioranza del 34 per cento è concorde con le indicazio-ni del Commissario Unico Giusep-pe Sala per farlo restare nell’area Expo dove è stato piantato anche se il 33 per cento sarebbe favore-vole ad un suo trasferimento nel centro di Milano, l’11 per cento in un luogo turistico, l’8 per cento in un parco divertimenti, il 7 per cen-to nella Capitale, il 2 per cento in un museo mentre non rispende il restante 5 per cento. Tra gli obiet-tivi raggiunti secondo Coldiretti/Ixe’ il 52 per cento segnala anche la conoscenza delle culture di tutto il mondo, il 38 per cento la sensibi-lizzazione sul tema del cibo e della fame nel mondo e l’11 per cento il contrasto ai cambiamenti clima-tici. “Un impegno che apre le por-te alle sfide future che sono state ben delineate nella Carta di Milano firmata da 1,1 milioni di persone e consegnata al segretario dell’O-nu, Ban Ki-moon” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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EXPO

Con Expo vola il turismo:spesi più di 2 miliardi

Un successoper il 74%degli italiani

Gli italiani hanno speso com-plessivamente 2,3 miliardi per visitare l’Esposizione universa-

le tra viaggio, alloggio, spese varie fuori ed ingresso e consumazioni all’interno. E’ quanto emerge dalla prima indagine completa sul bilancio dell’evento elaborata da Coldiretti/Ixe’, presentata al Forum sull’eredità di Expo e sulle sfide future, dal qua-le emerge peraltro che il 51 per cen-to dei visitatori ha speso complessi-vamente meno di 75 euro. Il 49 per cento dei visitatori ha colto l’occa-sione della visita ad Expo anche per visitare altre località e luoghi al di fuori dell’area anche se il tempo ne-cessario per l’Esposizione ha limitato le distanze, secondo Coldiretti/Ixe’. Infatti il 42 per cento dei visita-tori di Expo è rimasto nella città di Milano, l’11 per cento in alcu-ni luoghi in Lombardia, e solo il 4 per cento altre Regioni del Nord Ovest mentre percentuali residua-li si sono recati in altre Regioni. L’effetto di promuovere il turismo è stato comunque centrato per il 32 per cento dei visitatori. L’ingresso è stato considerato troppo caro da meno di 1/3 dei visitatori (31 per cento) che hanno pero’ assegnato all’Italia il primato del padiglione piu’ generoso con il 10 per cento dei consensi davanti alla Russia (7 per cento) e al Belgio (6 per cen-to). Per mangiare all’interno di Expo i visitatori hanno speso in media 27 euro con la maggioranza del 32

per cento che ha scelto un cucina esclusivamente italiana, il 25 per cento solo quella straniera, il 34 per cento ha provato sia la straniera che quella italiana mentre il 9 per cento non ricorda. In cima alla lista del-la cucina straniera piu’ apprezzata - sottolineano Coldiretti/Ixe’- sale il Giappone che trova il consenso del 18 per cento dei visitatori ma nella top ten ci sono anche la Thailandia, la Francia, la Spagna, l’Argentina, il Messico. Il Brasile, gli Usa, la Corea e l’India. Solo una risicata percen-tuale si è avventurata nell’assaggio delle curiosità piu’ strane offerte, dall’ hamburger di alligatore a quello di zebra dello Zimbawe fino al pesce palla giapponese che tuttavia han-no conquistato una certa notorietà. Ma tra i diversi piatti stranieri molto ricordati sono stati anche - precisa-no Coldiretti/Ixe’ - gli hamburger e il panino all’astice degli Usa, la bistec-ca dell’Uruguay, le patate olandesi e quelle del Belgio la birra slovena, la sangria e tapas di prosciutto della Spagna, il riso fritto e pollo dell’ In-donesia, le tajine di agnello berbero del Marocco, gli involtini primavera malesi, gli hot dog con salsa di gam-beretti dell’Inghilterra, il falafel di Israele, il zereshk dell’Iran, la Ba-klava della Turchia, i ravioli croccanti della Corea, insalata di cavallo con caviale di beluga e latte di giumenta fermentato del Kazakistan, il sukiya-ki bento del Giappone e il cous cous della Tunisia.

Per tre italiani su quattro (il 74 per cento) l’esperienza di Expo può essere considerato un suc-cesso del nostro Paese mentre per il 16 per cento è indifferen-te e solo il 7 per cento la ritiene un insuccesso e il 3 per cento non sa. Ben il 68 per cento dei visitatori ritiene che la manife-stazione ha portato o porterà effetti positivi sull’immagine internazionale, sull’economia e sul lavoro. Il 51 per cento ritiene che sarà l’alimentare a beneficiare di più secondo l’in-dagine Coldiretti/Ixe’. Non è un caso - sottolinea la Coldiretti - che il Made in Italy a tavola si appresta a mettere a segno nel 2015 il record storico nelle esportazioni con un valore an-nuale superiore ai 36 miliardi di euro e un incremento del 7 per cento nei prodotti alimentari italiani, nonostante le difficoltà provocate dall’embargo russo. Alle tendenze positive determi-nate dalla ripresa economica e dal tasso di cambio favorevole si è aggiunta la spinta propul-siva determinata dalla vetrina mondiale dell’Esposizione che ha fatto volare i prodotti agro-alimentari nazionali all’estero. Ad aumentare sono soprattut-to i mercati extracomunitari (+11,8 per cento) ma in cre-scita sono anche le esportazio-ni nei paesi dell’Unione Euro-pea (+3,8 per cento). Il Made in Italy a tavola - spiega la Col-diretti - fa registrare un vero e proprio boom soprattutto negli Stati Uniti con un +23,2 per cento e in Cina (+32,7 per cento). Con questi risultati sul commercio estero l’agro-alimentare insieme al turismo è il settore che più di altri sta beneficiando dell’effetto traino dell’Esposizione Universale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si trat-ta di una occasione unica per dare la possibilità ai consuma-tori stranieri di mettere a con-fronto i prodotti originali con i troppi tarocchi che circolano in molti Paesi che rubano ogni anno 60 miliardi di fatturato alla nostra economia.”

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Il Premier rispetta gli impegni:dal 2016 via Imu e Irap agricole

Il Premier Renzi dal palco dell’Assemblea Coldiretti del 15 settembre scorso a Expo

Sono stati rispettati gli impegni assunti per il taglio delle tasse a chi vive di agricoltura che vie-

ne esentato dal pagamento dell’Imu e dell’Irap come aveva annunciato il Presidente del Consiglio Matteo Ren-zi all’incontro con i trentamila della Coldiretti ad Expo il 15 settembre nel-la giornata dell’agricoltura italiana. Lo ha sottolineato il presidente del-la Coldiretti Roberto Moncalvo com-mentando l’approvazione della legge di stabilità da parte del Governo che nel pacchetto “Tornare alla terra” prevede, tra l’altro, l’azzeramento dell’Irap agricola e la cancellazione dell’Imu per i coltivatori diretti e per gli imprenditori agricoli professiona-li sia per i terreni situati in pianu-ra sia per quelli ubicati nelle aree montane, dove l’esenzione è estesa a tutte le tipologie di contribuenti. Una operazione che non compor-ta per il settore un aggravio in ter-mini di imposte e quindi dei costi di produzione su voci importanti come il gasolio agricolo agevolato che invece era stato pesantemen-te ridimensionato negli ultimi anni. La riduzione degli oneri fiscali con-sente alle imprese agricole profes-sionali di recuperare risorse per gli

investimenti finalizzati all’innovazio-ne e alla crescita dell’occupazione in un settore particolarmente dinamico come l’agroalimentare Made in Italy. Tra i vari provvedimenti di inte-resse per il settore agricolo, anche il finanziamento di 140 milioni di euro in due anni per il programma di agevolazioni assicurative in agri-coltura contro le calamità naturali. Altri 45 milioni di euro sono de-stinati al rinnovo delle macchine agricole, puntando su tecnolo-gie innovative, sicure e sostenibili. Il fondo, creato presso l’Inail, è de-stinato a finanziare gli investimenti per l’acquisto o il noleggio con pat-to di acquisto di macchine o tratto-ri agricoli e forestali. La misura ha l’obiettivo di favorire l’innalzamento degli standard di sicurezza a favore dei lavoratori, l’abbattimento del-le emissioni inquinanti e l’aumen-to dell’efficienza delle prestazioni. Confermato l’intervento inserito nel Piano latte del Ministro Martina con l’aumento della compensazio-ne Iva da 8,8 per cento al 10 per cento per i produttori di latte fresco. Il risparmio fiscale conseguente per le aziende del settore vale circa 0,5 centesimi di euro per litro venduto.

L’agropirateriadiventa reatoIl crimine alimentare cresce e fattura 15,4 miliardi anche gra-zie all’innovazione tecnologica e ai nuovi sistemi di produzione e distribuzione globale che lo ren-dono ancora più pericoloso e per questo va perseguito con un si-stema punitivo più adeguato. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari presentata al Ministro della Giu-stizia Andrea Orlando dalla Com-missione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla rifor-ma dei reati in materia agroali-mentare presieduta da Giancarlo Caselli. Dall’agropirateria al disa-stro sanitario sono 49 gli articoli contenuti nelle proposta norma-tiva opportunamente finalizzata ad adeguare la legislazione di contrasto ai reati agroalimentari che hanno un impatto rilevan-te sull’economia, sull’ambiente e sulla salute. E’ importante la volontà di procedere ad un ag-giornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un’articolata opera-zione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratteriz-zato da forme diffuse di crimina-lità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone. Si trat-ta di una esigenza anche per tutelare e valorizzare i prodotti agroalimentari italiani che hanno conquistato il primato nella sicu-rezza alimentare e nel rispetto ambientale, dal maggior numero di certificazioni alimentari a livel-lo comunitario con 274 prodotti Dop/Igp alla leadership europea nel biologico con 43.852 impre-se che coltivano biologico, ma anche il primato nella sicurezza alimentare mondiale con la mi-nor incidenza di prodotti agroa-limentari con residui chimici fuori norma.

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Sono aumentate del 20 per cento le esportazioni di uova Made in Italy nel primo se-

mestre del 2015 rispetto allo scor-so anno, con la produzione na-zionale che è aumentata a 12,6 miliardi di pezzi lo scorso anno. Un terzo della produzione italia-na di uova arriva dalla Lombardia: nella nostra regione si producono oltre 4 miliardi di pezzi all’anno da più di 13 milioni di galline in 763 aziende. Da un’analisi Coldi-retti le uova si dimostrano essere il vero piatto anticrisi con i prezzi che in Italia nel 2014 sono risul-tati pari in media a 0,24 euro al pezzo, un importo di poco supe-riore a un quarto degli 0,84 euro a pezzo che si pagavano nel 1945. Grazie alla produzione naziona-le l’Italia è autosufficiente per il consumo di uova che è risultato pari in media a 13,8 chili a perso-na, un quantitativo pari a più del doppio di quello del dopoguerra. In termini numerici nel 2014 ogni italiano ha consumato in media 218 uova, delle quali 142 tal quali mentre le restanti sotto forma di pasta, dol-ci ed altre preparazioni alimentari. Le uova di gallina hanno rinnova-to la gamma delle tipologie offerte

La produzione nazionale è arrivata a oltre 12 miliardi di pezzi nel 2014

Cresce l’export di uova italianeVenti per cento in più solo nei primi sei mesi del 2015

e il proprio styling, ma sono anche all’avanguardia nel sistema di eti-chettatura obbligatorio a livello eu-ropeo che consente di distinguere tra l’altro la provenienza e il metodo di allevamento con un codice che consente di distinguere tra l’altro la provenienza e il metodo di alle-vamento con un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biolo-gico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nel-le gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla si-gla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono - con-tinua la Coldiretti - quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classifica-zioni in base al peso (XL, L, M, S). “Con il sistema di etichettatura del-le uova è stato avviato in Europa un percorso di trasparenza importante per garantire ai consumatori scelte di acquisto consapevoli in merito all’origine e alle caratteristiche della produzione che manca ancora pur-

troppo per molti alimenti”, ha affer-mato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “è però necessario che queste misure di trasparenza che han-no premiato il Made in Italy siano adottate anche per gli ovoprodotti utilizzati nella trasformazione indu-striale”. Particolarmente esaltante è stato l’aumento degli acquisti di uova biologiche che assorbono cir-ca il 9 per cento della spesa bio da-gli italiani per un valore stimato in circa 200 milioni di euro e continua-no a crescere con un incremento degli acquisti del 5,9 per cento nel primo semestre del 2015. Comples-sivamente il fatturato delle vendite di uova in Italia è pari a 1,5 miliardi di Euro con circa il 45 per cento del prodotto che è utilizzato nell’indu-stria alimentare per la preparazione di pasta, dolci e altri prodotti. La produzione nazionale è garantita dalla presenza di oltre 49 milioni di galline che garantiscono l’autosuf-ficienza secondo Assoavi, l’asso-ciazione che ha come scopo quello di tutelare e valorizzare la produ-zione e la commercializzazione dei prodotti, nonché di rappresentare i produttori associati nei confronti della Pubblica.

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Pac, gli obblighi del prato permanente

Il secondo obbligo del greening prevede il mantenimento dei prati permanenti presenti sul ter-

ritorio nazionale. In base a quanto scelto dall’Italia, l’obbligo prevede il divieto di conversione/aratura dei prati permanenti che ricadono nelle cosiddette aree sensibili (di-rettiva Habitat e direttiva Uccelli), mentre per i prati permanenti al di fuori delle suddette aree, la con-versione deve essere autorizzata da Agea coordinamento. Inoltre è data possibilità alle regioni di indi-viduare ulteriori aree sensibili diver-se da quelle sotto direttiva e nelle quali non è possibile convertire/arare il prato permanente. L’obbli-go di mantenimento si applica ai soli agricoltori che devono rispetta-re il greening e il calcolo del tasso di riferimento e del tasso annuo è effettuato considerando solo le superfici degli agricoltori sogget-ti agli obblighi di greening (non si considerano i piccoli e il biologico). In base a quanto definito nel Re-golamento 1305/2013, i prati per-manenti non possono subire una diminuzione superiore al 5per cen-to rispetto al tasso di riferimento. L’Italia ha deciso di definire un li-vello di pre-allarme pari al 3,5per cento; in caso di diminuzione

delle superfici a prato permanen-te oltre tale percentuale il rilascio dell’autorizzazione alla conversio-ne è subordinato alla creazione di una superficie a prato permanen-te dello stesso numero di ettari. Tale previsione dovrebbe evitare di raggiungere e superare la so-glia di diminuzione del 5per cento. A seguito della domanda 2015, l’Agea dovrà definire il tasso di riferimento a cui far riferi-mento per il monitoraggio del-le superfici a prato permanete. Tale tasso di riferimento è calcolato considerando i prati permanenti di-chiarati nel 2012 e quelli dichiarati nel 2015 ma non nel 2012, a cui vanno sottratti i prati permanen-ti dichiarati a biologico, dai picco-li agricoltori e dichiarati nel 2012 ma convertiti in altri usi. La som-ma di tali superfici sono rappor-tate alla superficie agricola totale dichiarata nel 2015, a cui va sot-tratta la superficie agricola dichia-rata in biologico e dai piccoli (en-trambe con riferimento al 2015). Il suddetto tasso di riferimento sarà confrontato con il tasso an-nuale. Il tasso annuale è definito dal rapporto tra i prati permanenti dichiarati nell’anno n (a cui vanno sottratti i prati permanenti dichia-

rati dai piccoli e in biologico) e la superficie agricola totale nell’anno n (a cui va sottratta la superficie agricola dichiarata dai piccoli e in biologico). A seguito del confronto si possono verificare tre circostan-ze: nessuna riduzione, riduzione oltre il 3,5per cento (vedi sopra) e riduzione oltre il 5per cento. In caso di riduzione oltre il 5per cento, l’Italia dovrà evitare nuove conversioni, riconvertire le superfici in prato permanente e definire un ordine di priorità tra gli agricoltori per la riconversione. In merito a quest’ultimo aspetto, gli agricoltori che hanno convertito senza autoriz-zazione dovranno riconvertire l’inte-ra superficie; per gli altri agricoltori la riconversione riguarderà una per-centuale della superficie convertita (calcolata considerando lo scarto tra la diminuzione percentuale veri-ficatasi e il limite del 5per cento) o l’impianto di una nuova superficie a prato permanente. L’Agea deve in-formare gli agricoltori entro il 31 di-cembre dell’anno in cui è avvenuta la riduzione e l’obbligo di riconver-sione dovrà essere rispettato dall’a-gricoltore prima della presentazio-ne della domanda unica per l’anno seguente. Gli uffici Coldiretti sono a diposizione per ulteriori chiarimenti.

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Fotovoltaico agricolo, tassazione forfettariaEcco i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate, con la risolu-zione 86/E del 15 ottobre, ha fornito significativi chiarimenti sulla tassa-

zione forfettaria del reddito agrario deri-vante dalla produzione e dalla cessione di energia elettrica da impianti fotovol-taici. In sostanza a partire dal periodo d’imposta 2016 per una impresa agrico-la con un impianto fotovoltaico, che non ha optato per la determinazione del red-dito imponibile nei modi ordinari, la pro-duzione e la cessione di energia elettrica fotovoltaica, nei limiti della connessione agricola e come previsto nella circolare n. 32/E del 2009, sarà automaticamente assoggettata alla tassazione forfettaria del 25% soltanto per la parte generata dai primi 200 KW di potenza nominale installata e le eccedenze, qualora non ricorra il rispetto dei requisiti di con-nessione previsti dalla citata circolare, saranno considerate reddito d’impresa. Per il solo periodo 2014 e 2015 è sta-ta prevista, inoltre, una disciplina tran-sitoria che ha circoscritto l’applica-zione della tassazione forfettaria alla sola produzione e cessione di ener-gia eccedente i 260.000 kWh anno. Infatti, a seguito delle modifiche nor-mative introdotte, a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2015 (periodo d’impo-sta 2016 per i soggetti che hanno l’e-

sercizio coincidente con l’anno solare), la determinazione del reddito imponibile derivante dalla produzione e cessione di energia elettrica e calore da fonti rinno-vabili agroforestali e fotovoltaiche, non-ché di carburanti prodotti da coltivazioni vegetali provenienti prevalentemente dal terreno effettuata dagli imprendi-tori agricoli avverrà, salvo opzione per la determinazione dello stesso nei modi ordinari, applicando ai corrispettivi delle operazioni soggette a registrazione il co-efficiente di redditività del 25 per cento. Naturalmente, il riferimento è alle attivi-tà agro-energetiche così come descritte dall’articolo 1, comma 423, della legge n. 266 del 2005 e nei limiti della connessio-ne agricola dettati dal legislatore ordina-rio e dettagliatamente declinati nei docu-menti di prassi dell’Agenzia delle Entrate. Pertanto, a partire dal periodo d’impo-sta 2016, come chiarito nella circolare n. 32/E del 2009, la produzione e la cessione di energia elettrica da im-pianti fotovoltaici da parte di impren-ditori agricoli sarà automaticamente assoggettata alla tassazione forfettaria introdotta dall’articolo 22, comma 1, del decreto legge n. 66 del 2014 sol-tanto per la parte generata dai primi 200 KW di potenza nominale installata. Oltre tale limite, in assenza di uno dei requisiti di connessione previsti dal-

la circolare n. 32/E del 2009, l’energia prodotta in eccesso rispetto a quella che sarebbe derivata da un impianto di po-tenza fino a 200 KW, sarà considerata come produttiva di reddito d’impresa. Le nuove regole previste dal comma 1 dell’art. 22 dovranno già essere ap-plicate in sede di determinazione degli acconti delle imposte sui redditi dovu-te per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2015 (periodo d’imposta 2016 per i soggetti che hanno l’esercizio coincidente con l’anno solare). Per gli anni 2014 e 2015 è stata prevista, invece, una disciplina transitoria. Il comma 1-bis dell’art 22 ha infatti circoscritto l’ambito di applica-zione della nuova tassazione forfettaria alla sola produzione e cessione di ener-gia elettrica da fonti fotovoltaiche oltre i 260.000 kWh anno. Ciò, naturalmente, a condizione che risultino rispettati i criteri di connessione individuati dalla circola-re n. 32/E del 2009. In caso contrario, troveranno applicazione, per la parte di reddito derivante dall’energia prodotta in eccesso, le regole ordinarie in materia di reddito d’impresa. Entro il limite dei 260.000 kWh la produzione e la cessione di energia da fonti fotovoltaiche costitui-ranno attività connesse a quella agricola e si considereranno produttive di reddito agrario.

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Con l’Italiaaltri 18 paesi

La richiesta di esclusione di tutto il territorio italiano dal-la coltivazione di tutti gli OGM

autorizzati a livello europeo trova d’accordo quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono oggi al biotech nei campi. E’ quan-to afferma la Coldiretti sulla base di una indagine Ixe’ nel commentare la richiesta fatta alla Commissione Europea dal Ministro delle politi-che agricole alimentari e foresta-li Maurizio Martina, di concerto con il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il Ministro della Sa-lute Beatrice Lorenzin in attuazio-ne della nuova Direttiva europea 2015/412 dell’11 marzo 2015, che consente agli Stati membri di vie-tare al proprio interno la coltivazio-ne degli organismi geneticamente. “Per l’Italia gli organismi geneti-camente modificati (Ogm) in agri-coltura non pongono solo seri pro-blemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemi-co del Made in Italy” commenta il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Le superfici seminate a transgenico nell’Unione Europea nel 2014 sono diminuite del 3 per

Chiesta la possibilità di vietare la coltivazione sul territorio nazionale

Ogm, appello dell’Italia alla UeColdiretti: otto italiani su dieci non li vogliono a tavola

cento, a conferma della crescen-te diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le pro-messe, secondo l’analisi del rap-porto annuale 2014 dell’ “Interna-tional Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie Ogm in Europa nel 2014 - precisa la Coldiretti - conta oggi appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania. Ma an-che in quest’ultimo paese si sta ve-rificando un crescente abbandono delle sementi transgeniche da parte degli agricoltori, come nel caso del mais MON810 che - rivela Coldiretti - che le multinazionali sono arrivate addirittura ad offrire gratuitamente, senza però trovare persone dispo-ste ad utilizzarle. Recentemente - conclude Coldiretti - anche il vice primo ministro del Governo russo Arkady Dvorkovich, dell’intenzione di proibire la produzione di prodotti geneticamente modificati nel paese degli Zar.

Come l’Italia altri 18 Stati mem-bri hanno notificato alla Com-missione europea la richiesta di vietare la coltivazione di ogm sul loro territorio entro i termini stabiliti dalla Direttiva 412/2015 (art. 26 quarter “Misure transi-torie”). Lo rende noto la Col-diretti nel sottolineare che il totale di 19 Stati membri è composto da: Austria, Bulga-ria, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Ita-lia, Lettonia, Lituania, Lussem-burgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia, e Ungheria, mentre la Gran Bretagna ha presentato domanda per Scozia, Galles e Irlanda del nord ed il Belgio per la Vallonia. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una conferma della crescente opposizione agli organismi geneticamente mo-dificati in agricoltura in tutta Europa, dove riguarda la stra-grande maggioranza dei Paesi, perché non hanno mantenuto le promesse miracolistiche. Le superfici seminate a transge-nico nell’Unione Europea nono solo sono del tutto marginali rispetto al totale ma addirittura in calo nel 2014 con una dimi-nuzione del 3 per cento, a con-ferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del rapporto annuale 2014 dell’“Internatio-nal Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie Ogm in Europa nel 2014 - precisa la Coldiretti - conta oggi appena 143.016 ettari di mais Bt colti-vati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peral-tro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati semi-nati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residua-li in Portogallo, Slovacchia, Re-pubblica Ceca e Romania.

Roberto Moncalvo con Maurizio Martina

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ATTUA

LITÀ

Consumare salumi, insaccati, carni lavorate può causare il cancro e probabilmente anche

mangiare carne rossa: l’allarme ar-riva dall’Iarc, l’Agenzia internazio-nale per la ricerca sul cancro, parte dell’Oms, l’Organizzazione mondia-le della Sanità. Le carni Made in Italy sono piu sane, perché magre, non trattate con ormoni e ottenu-te nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicura-no il benessere e la qualità dell’a-limentazione degli animali tanto da garantire agli italiani una longevità da primato con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il rapporto Oms è stato eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse come quelle statunitensi che consu-mano il 60 per cento di carne in piu’ degli italiani. Non si tiene peraltro conto – sottolinea la Coldiretti - che gli animali allevati in Italia non sono uguali a quelli allevati in altri Paesi e che i cibi sotto accusa come hot dog, bacon e affumicati non fanno parte della tradizione italiana. Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a testa – precisa la Coldiretti - è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti con 125 chili a persona o degli australiani con 120 chili, ma anche dei cugini francesi

Il report mondiale non tiene conto della qualità dei nostri prodotti

Carne, l’Oms spara nel mucchioIn Italia allarme infondato, a rischio migliaia di posti di lavoro

con 87 chili a testa. E dal punto di vista qualitativo la carne italiana – continua la Coldiretti - è meno grassa e la trasformazione in salu-mi avviene naturalmente solo con il sale senza l’uso dell’affumicatura messa sotto accusa dall’Oms. Pro-prio quest’anno peraltro – precisa la Coldiretti - la carne ed è diventata la seconda voce del budget alimen-tare delle famiglie italiane dopo l’or-tofrutta con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali che non era mai avvenuta in questo secolo. La spesa degli italiani per gli acquisti è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con una incidenza del 22 per cento sul totale, perde per la prima volta il primato, secondo l’a-nalisi della Coldiretti. “I falsi allarmi lanciati sulla carne – spiega il Presi-dente Roberto Moncalvo – mettono a rischio 180mila posti di lavoro in un settore chiave del Made in Italy a tavola, che vale da solo 32 mi-liardi di euro, un quinto dell’intero agroalimentare tricolore”. Solo in Lombardia Coldiretti stima che i posti a rischio negli allevamenti di bovini da carne, suini, ovicaprini si-ano oltre 40mila, quasi tremila nel-le province di Milano, Lodi, Monza Brianza. A dover rassicurare i con-sumatori italiani è tra l’altro - rive-la la Coldiretti - una frase riportata sullo stesso studio dell’Oms dove si

afferma chiaramente che “E’ neces-sario capire quali sono i reali mar-gini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”. Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavora-zione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne. Basti pensare agli Usa, dove il consumo di prodotti a base di carne è superiore del 60 per cento superiore all’Italia e dove l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali è considerato del tutto lecito. “Quello dell’Oms è un allarme ingiustificato per il nostro Paese – spiega Ales-sandro Rota, Presidente Coldiretti Milano, Lodi, Monza Brianza –, che si distingue per l’utilizzo di foraggi di alta qualità, cura del benessere animale e per il rispetto di rigidi disciplinari di produzione. Le car-ni italiane sono tra le più sane al mondo: lo scatenarsi di paure in-giustificate non solo mette a rischio un comparto produttivo già provato da una crisi pluriennale, ma genera timore e confusione nei consuma-tori. Per questo è necessario fare chiarezza, a partire dalle etichette: basta sigle ambigue, serve l’indica-zione d’origine obbligatoria su tutti i prodotti a cominciare proprio da carni e salumi”.

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