Il Nuovo grano 6/2015

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SOMMARIO 4 - Coldiretti provinciale in assemblea 5 - Pac, CreditAgri anticipa i fondi 6 - Terrepadane scende in campo 10 - Assegnati gli Oscar Green 2015 16 - Carne, nasce il Consorzio Lombardo 18 - Crollo prezzi per mais e latte Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI GIUGNO 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871 6 ANNO XXIII Latte italiano tradito

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In questo numero si parla di: formaggi dalla polvere; Coldiretti Interprovinciale in assemblea; Terrepadane scende in campo; Oscar Green 2015; crollo prezzi mais e latte

Transcript of Il Nuovo grano 6/2015

SOMMARIO 4 - Coldiretti provinciale in assemblea 5 - Pac, CreditAgri anticipa i fondi 6 - Terrepadane scende in campo

10 - Assegnati gli Oscar Green 201516 - Carne, nasce il Consorzio Lombardo18 - Crollo prezzi per mais e latte

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI GIUGNO 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871

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Latte italiano tradito

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COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZAIndirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti

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n. 83 dell’8/02/1992

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La Coldiretti Interprovincialetra Milano, Lodi, Monza e Brianza

3giugno 2015

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Il testo invita a cercare il benessere eliminando gli sprechi

Da Papa Francesco l’enciclica “Laudato Si”Le distorsioni pesano anche sul settore dell’agricoltura

Papa Francesco incontra la delegazione Coldiretti guidata dal Presidente Roberto Moncalvo

Se guardiamo all’agricoltura l’invito dell’ Enciclica è quello a rimettere le mani sulla con-

siderazione del mercato nella sua dimensione globale caratterizzata da molteplici e concomitanti fattori distorsivi a partire dall’impatto sui prezzi dei sistemi monetari e finan-ziari, dalla possibilità di assicurare il diritto al cibo attraverso forme di agricoltura famigliare E attenta ai bisogni delle comunità locali, al contrasto delle pratiche di defore-stazione, alla rimozione dagli scaf-fali del cibo a basso costo causa di obesità, fino al necessario inve-stimento in iniziative culturali sul cibo e di educazione alimentare. E’ quanto ha affermato il presiden-te della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’esprimere apprezzamento per l’Enciclica “Laudato si’” di Papa Fran-cesco che invita a ricercare il benes-sere per tutti eliminando inefficien-ze e sprechi ed a ricercare buone pratiche, condannando la iniqua di-stribuzione delle risorse della terra. Anche l’agricoltura - sostiene Mon-calvo - è responsabilizzata nel supe-rare la crisi ecologica e nel difende-re la relazione tra uomo e ambiente. Non possiamo non citare i casi di

sfruttamento industriale dei suoli per la produzione di biocarburanti che vengono sottratti alle comunità ai fini del sostentamento o la stessa coltivazione degli Ogm che risulta un modello economico capace di produrre povertà e desertificazione attraverso forme di colonialismo del lavoro e privazione di libertà di scelta. Non c’è dubbio - continua Moncalvo - che l’Enciclica di Papa Francesco contenga esortazioni impegnative per tutti riconoscendo la necessità di un quotidiano impegno indivi-duale e nel mantenere vivo il dia-logo alla ricerca del bene comune. La conversione ecologica che viene ampliamente motivata come impe-rativo riguarda, infatti, il radicale cambiamento dell’attuale modello di sviluppo in cui ciascuno come opera-tore o consumatore ha la sua parte. L’enciclica di Papa Francesco ci motiva e ci conforta nel nostro im-pegno per dare un adeguato rico-noscimento economico e sociale del lavoro nei campi dove - sotto-linea Moncalvo - pesano gli effetti di una globalizzazione senza rego-le che favorisce lo sfruttamento, la speculazione sul cibo e sottopaga i prodotti della terra. Con il loro la-

voro gli imprenditori agricoli italiani hanno costruito una agricoltura di straordinaria qualità, con caratte-ri distintivi unici, con una varietà e un’articolazione che non ha uguali al mondo” aggiunge Mon-calvo nel sottolineare che “que-sto know how replicabile in ogni parte del pianeta è il contributo della Coldiretti per forze sociali ed economiche analoghe alla no-stra in Paesi assai meno fortunati. L’agricoltura italiana è diventata oggi la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origi-ne Dop/Igp che salvaguardano tra-dizione e biodiversità, a leadership nel numero di imprese che colti-vano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneti-camente modificati come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Eu-ropea.

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Il tavolo dei relatori all’Assemblea della Coldiretti Interprovinciale a Liscate. Da sinistra: Giovanni Benedetti, Marco Crotti, Alessandro Rota, Dante Pattini

Il nuovo consigliere Stefano Invernizzi

Nuove filiere della carne, del latte e dei cereali per usci-re dalla crisi dei prezzi.

E’ questa una delle proposte avanzate dal Presidente di Coldi-retti Milano Lodi e Monza Brianza, Alessandro Rota, nella sua relazio-ne all’assemblea della Federazio-ne provinciale di Coldiretti che si è tenuta il 24 giugno scorso pres-so la Cascina di Mezzo a Liscate. “Dobbiamo uscire dalla spirale perversa del crollo delle quotazioni dei prodotti e del lavoro in perdita” ha spiegato Rota ai circa cento fra delegati e funzionari Coldiretti che hanno partecipato alla riunione. “Rispetto allo scorso anno – ha aggiunto il giovane leader degli agricoltori – le quotazioni del latte e del mais sono scese del 30 per cento e adesso stiamo lavorando in perdita. Così non possiamo an-dare avanti: rischiamo la deser-tificazione del settore agricolo”. Per questo sul fronte del latte la Coldiretti sta lavorando a uno schema di prezzo che sia indiciz-zato anche al valore dei formaggi Dop come Grana Padano, Parmi-giano e Gorgonzola, tesori agro-alimentari che trainano il merca-to e le esportazioni grazie alla qualità della lavorazione e delle

Coldiretti Provinciale in assembleaRota: “Ripartire dalle nuove filiere”

materie prime italiane utilizzate. Origine che vuole dire “Inoltre sem-pre per sostenere le aziende agri-cole – spiega Rota – come Coldi-retti abbiamo stipulato un accordo con Creditagri per riuscire ad ave-re l’anticipo della Pac in attesa del-le risorse europee che si stima non arriveranno prima di dicembre”. Mentre per favorire l’attività dei giovani – spiega la Coldiretti - sono partiti corsi di formazione su marketing, start up, economia aziendale e sviluppo di impresa. Il Presidente della Coldiretti Ales-sandro Rota ha anche parlato del ruolo che avrà il Consorzio carni regionale appena nato e che punta a creare nuove filiere per le aziende e di far conosce-re ai consumatori le opportunità di risparmio e di qualità di tagli alternativi a filetti e bistecche. Secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia/Consorzi carni bovine, a fronte di un consumo annuo di 20 chili di carne bovina a testa, ogni famiglia potrebbe rispar-miare fino a 300 euro usando un

50% di i tagli da bollito, di tri-ta di qualità, di polpa scelta e di ossi buchi rispetto ai più diffusi magatello, scamone o bistecche. Favorendo al tempo stesso la pro-duzione e la vendita di tutti i tagli. Sul fronte dei cereali invece – se-condo il Presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – bisogna cogliere le opportunità of-ferte dal nuovo Consorzio agrario Terrepadane in termini di qualità del prodotto, di acquisti concorda-ti, di collaborazione imprenditoria-le, come illustrato dal Presidente Marco Crotti e dal Direttore del Consorzio Dante Pattini. Durante l’assemblea annuale della Coldiret-ti di Milano, Lodi, Monza Brianza è stato deciso l’ingresso nel con-siglio della Federazione di Stefano Invernizzi, 34 anni, allevatore di vacche da latte a Magenta (loca-lità Pontevecchio di Magenta), che prende il posto di Piernatale Inver-nizzi, prematuramente scomparso due mesi fa, alla cui famiglia la Coldiretti Interprovinciale rivolge un caloroso abbraccio.

5giugno 2015

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Pierangelo Guerini, responsabile CreditAgri

A Codogno tornail mercato a Km 0

Cassese Presidentedi CreditAgri Italia

Pac in ritardo per oltre 34 mila aziende agricole lombarde. Le pri-me proiezioni sui fondi europei di-

sponibili – spiega la Coldiretti regionale – ci saranno a settembre e i pagamenti non prima di dicembre. “Una situa-zione che rischia di creare non pochi problemi alle imprese – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lom-bardia – per questo abbiamo mobilita-to Creditagri e il sistema bancario per venire in aiuto di tutto il settore. Basta rivolgersi ai CAA Coldiretti, centri di as-sistenza, per far scattare la procedura di finanziamento”. Grazie all’azione di Coldiretti, le imprese agricole potranno così richiedere un finanziamento fino a un massimo dell’ 80% dell’importo ri-chiesto nella domanda unica al netto degli aiuti accoppiati, nel caso di antici-po annuale, ovvero al 70% nel caso di anticipo biennale e del 60% per l’anti-cipo triennale, a tassi di assoluto van-taggio ed in ogni caso non da sportello diretto. In modo semplice e immediato i titolari delle aziende che decideranno di aderire, potranno richiedere l’antici-pazione del premio senza dover atten-dere l’erogazione da parte dell’Organi-

La nuova Pac in ritardo:ecco gli aiuti CreditAgri

smo Pagatore. In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – fra le oltre 34 mila aziende agricole che hanno pre-sentato domanda per la Pac, un 30% ha diritto a risorse aggiuntive per i set-tori della zootecnia da carne e da latte e un 40% invece per le coltivazioni di soia, riso, pomodoro e barbabietola. Le risorse vengono distribuite a tutti i comparti in base alle superfici coltiva-te ma anche in relazione alle misure di sostenibilità ambientale che vengono attuate sui territori di riferimento. Se-condo l’ultima relazione congiunturale di Unioncamere sull’agricoltura lom-barda, il primo trimestre 2015 è stato ancora molto problematico: i comparti più in crisi sono quello del latte e dei suini a causa del crollo delle quota-zioni alla stalla. Segnali positivi invece dall’export con i prodotti agricoli lom-bardi (+9%) che crescono più di quelle dei prodotti dell’industria alimentare e delle bevande (+5,6%). Tra i prodotti agroalimentari lombardi quelli mag-giormente esportati nel 2014 sono sta-ti: prodotti delle industrie lattiero case-arie (+11,8%), le bevande (+8,5%), la carne lavorata e conservata (+56,9%).

l giudice emerito della Corte Co-stituzionale Professor Sabino Cas-sese è il nuovo Presidente di Cre-ditAgri Italia, la “finanziaria degli agricoltori italiani” promossa dalla Coldiretti che offre servizi creditizi e tecnico finanziari a beneficio di oltre un milione di imprese agrico-le, agroalimentari, cooperative e società agroindustriali. Il Professo-re Sabino Cassese è stato chiama-to a guidare il più articolato Ente Finanziario di garanzia mutualisti-ca italiano operante in agricoltura e iscritto nell’Elenco Speciale ex Art. 107 del Testo Unico Bancario. Una Finanziaria di interesse pub-blico sottoposta al controllo e vigi-lanza da parte della Banca d’Italia, presente e operativa in tutte le regioni attraverso 74 filiali e oltre 18000 imprese azioniste. L’elezio-ne è avvenuta nell’ambito del Con-siglio di Amministrazione che si è tenuto lo scorso 23 giugno: “Ho accettato la proposta di assume-re la presidenza di CreditAgri per l’apprezzamento per le realizzazio-ni e per il programma di attività di Coldiretti al servizio dell’agricoltu-ra Italiana”, ha affermato il Presi-dente Sabino Cassese al momen-to dell’elezione. Sabino Cassese, laureato nel 1956 a Pisa, ha inse-gnato nelle Università di Urbino, Napoli, Roma, New York, Parigi e Nantes. E’ stato membro del Con-siglio di amministrazione dell’Istat; presidente della Commissione di garanzia per lo sciopero nei ser-vizi pubblici. Ha fatto parte anche dei Consigli di amministrazione di Autostrade spa e di Lottomatica, nonché del Consiglio Generale del-le Assicurazioni Generali ed è stato presidente di Immobiliare Italia, di Cassa di Risparmio di Roma Facto-ring e del Banco di Sicilia. E’ stato Ministro per la Funzione Pubblica del 50° Governo della Repubblica italiana, presieduto da Carlo Aze-glio Ciampi.

Sabino Cassese (a dx) con Dg Cre-ditAgri Roberto Grassa

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Alessandro Rota

Sette anni consecutivi positivi, in crescita quasi tutti i settori

Terrepadane, Coldiretti provinciale nel Cda:eletti Alessandro Rota e Christian Capoferri

Alessandro Rota e Christian Capoferri, Presidente e Con-sigliere della Coldiretti di Mi-

lano, Lodi, Monza Brianza, entrano nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio Agrario Terrepada-ne rispettivamente nell’esecutivo e nel Cda. Confortanti i risultati fin qui raggiunti dall’azione del Con-sorzio Terrepadane illustrati du-rante l’assemblea ordinaria dei soci dello scorso 26 giugno: sette anni consecutivi positivi e crescita per quasi tutti i settori di attività. Estremamente positivo con un 30% di incremento il settore fitofarma-ci e sulla stessa stregua il settore fertilizzanti, anche se con volumi di poco inferiori. Fattore chiave è stra-to l’ingresso nei mercati di Pavia, con il settore risicolo, e Lodi con le colture a mais. Cifre importanti arri-vano anche dalla meccanizzazione, soprattutto con l’ingresso nel mer-cato Milanese. Il comparto “innova-tion” con la fertirrigazione, settore nel quale Terrepadane è leader na-zionale, ha segnato una crescita im-pressionante: anche qui fondamen-tale il contributo che arriva dai nuovi territori e dall’intuizione di poter applicare questa nuova tecnologia alla coltura del mais. Una parentesi

di rilievo è stata aperta per i settori cerealicolo e mangimistico. È stata infatti presentata all’Assemblea la scelta di investire sulla rete di rac-colta ed in particolar modo sulla creazione di una filiera OGM Free. Una svolta che risponde alle richie-ste del mercato e che allo stesso tempo dà un valore aggiunto alla nostra materia prima che por-terà a sostenere maggiormente il reddito delle aziende agricole. “Non sono lontani i tempi in cui questi incontri avevano un sapore molto diverso” commenta il Diret-tore del Consorzio Dante Pattini, mostrando ‘la curva della memo-ria’, un grafico che illustra i risul-tati d’esercizio dal 1997 ad oggi e dimostra chiaramente come una nuova ottica nella gestione abbia prodotto un’inversione dei segni e un’esponenziale crescita che in pochi anni ha portato il Consorzio ad essere una solida realtà inter-regionale. “Oggi Terrepadane deve questi risultati a scelte coraggiose, ma non dimentichiamo che dietro ai numeri c’è il lavoro di persone capaci” continua Pattini “Di troppo fatturato alcune aziende muoiono se dietro non c’è chi è in grado di sostenere il lavoro che ne deriva. È da qui che partiamo per parlar-vi di una parte fondamentale del nostro lavoro che con la guida di

questo direttivo stiamo implemen-tando già da qualche anno. Sto parlando dell’investimento sul-la struttura e sulle persone, una trasformazione che ha reso e che renderà ancor di più Terrepada-ne un soggetto capace di stare sul mercato come protagonista. Abbiamo puntato anzitutto sui gio-vani, assumendo molti nuovi laure-ati dalla facoltà di agraria, abbiamo potenziato la struttura inserendo nuove figure manageriali, stiamo di fatto coltivando un’organizzazio-ne in grado di auto-rigenerarsi e di crescere anche in futuro”. Terrepa-dane - fanno sapere dal Consorzio - non nasce per fare profitto, ma per sostenere il lavoro delle vostre aziende, dell’agricoltura dei nostri territori. Il nostro ‘claim’ è sognan-do l’agricoltura del futuro e se sia-mo qui oggi a mostrarvi questi nu-meri è perché dietro c’è stata una visione e una guida lungimirante anche a livello nazionale. Tre anni fa siamo stati capaci di guardare avanti, nessuno però può negare che quando ci è stata prospettata l’ipotesi di un simile disegno ci sia-no tremati i polsi, ma abbiamo af-frontato la sfida ed essere riusciti a fare quello che oggi vi è stato pre-sentato è la prova che continuando su questa strada si può fare ancora di più e meglio.

7giugno 2015

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Dal Consorzioservizi a 360°

Passaggio di consegne: Luigi Bisi alla guida del Consorzio

Terrepadane rinnova la presidenza:puntiamo su qualità e innovazione

Luigi Bisi nuovo Presidente Consorzio Agrario Terrepadane

Lunedì 6 luglio, il neoelet-to Consiglio di Amministra-zione del Consorzio Agrario

Terrepadane si è riunito per no-minare il suo nuovo presidente. Alla guida di uno dei più grandi Con-sorzi Agrari del nord Italia c’è Luigi Bisi, presidente uscente di Coldiret-ti Piacenza, nonché già membro del comitato esecutivo sotto la gestione del presidente uscente Marco Crotti. “Quella che mi accingo ad intra-prendere è certamente una sfida entusiasmante e di questa gran-de opportunità ringrazio Coldiretti. Terrepadane è una realtà che opera a cavallo tra due regioni offrendo prodotti e servizi alle aziende di al-cuni dei territori agricoli più ricchi e produttivi d’Italia e lo fa puntan-do sulla qualità e sull’innovazione. Una struttura unica a livel-lo nazionale che mi onoro oggi di rappresentare e di guidare. Il solco è già tracciato e ad oggi è stato fatto un grandissimo la-

voro, ma davanti abbiamo an-cora molte sfide da affrontare. Ci aspetta una grande opera di consolidamento della nostra strut-tura per portare i servizi ancora più vicino alle aziende e arriva-re a consolidare le nostre filiere. Solo uno degli obiettivi che ci siamo prefissi di raggiungere e che com-porteranno degli investimenti rile-vanti e di conseguenza grande re-sponsabilità” Insieme al presidente Bisi si sono insediati nel nuovo CDA anche 3 nuovi Consiglieri lombardi: Wilma Pirola (attuale presidente Coldiretti Pavia) Alessandro Rota (attuale presidente Coldiretti Mi-lano-Lodi), Christian Capoferri. La forte connotazione multi-territoriale è data anche dall’elezione di Wilma Pirola quale vicepresidente unico di Terrepadane. La rosa del nuovo Co-mitato Esecutivo è invece composta da Luigi Bisi, Marco Crotti, Wilma Pirola, Alessandro Rota e Giampiero Cremonesi.

Il Consorzio Agrario Terrepadane nasce dall’unione dei Consorzi di Piacenza, Milano-Lodi e Pavia, con l’obiettivo di migliorare e raziona-lizzare i servizi offerti alle imprese anche a livello di attività industria-li. Il raggio d’azione di questo nuo-vo soggetto si estende su un terri-torio che copre un’area geografica di oltre 300 mila ettari di superficie agricola utilizzata, coltivati prin-cipalmente a riso (90 mila), mais (110 mila), cereali a paglia (60 mila), vite (18 mila) e pomodoro (9 mila) e con un’importante pre-senza di allevamenti, in particolare vacche da latte (130 mila capi). Il Consorzio guarda con interesse alla crescita dei giovani impren-ditori puntando sull’innovazione, e in particolare sull’agricoltura di precisione e sulla microirrigazione. Da diverso tempo, infatti, Terrepa-dane punta su questi settori con investimenti importanti tanto che oggi può essere considerato lea-der indiscusso nel campo dell’irri-gazione a goccia, in particolare sul pomodoro da industria e sul mais. E che la tecnologia rappresenti un pilastro dell’azione del Consorzio lo dimostra il fatto che tutto il terri-torio in cui opera è coperto da una rete di antenne per la gestione sa-tellitare di macchine e attrezzature che vengono proposti agli agricol-tori. Oggi – spiegano dal Consor-zio – con l’agricoltura di precisio-ne possiamo risparmiare tempo e mezzi tecnici, e questo consente di ridurre l’impatto sull’ambiente razionalizzando al massimo l’uso di fertilizzanti agrofarmaci, rispar-miando al contempo carburante. Il traguardo finale che si prefigge di raggiungere Terrepadane è cerca-re di rispondere a 360 gradi alle esigenze delle aziende agricole: dai finanziamenti alle convenzioni bancarie, dalle soluzioni innovative di commodity come i carburanti, fino alle filiere di prodotti biologici o Ogm Free.

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Il kit per produrre falsa mozzarella. In alto a destra nel box Ettore Prandini Presidente Coldiretti Lombardia

Mentre nel resto dell’Europa è possibile usare le polveri

La Ue se la prende con l’Italiaperché fa i formaggi col latte

La Commissione Europea ha in-viato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di de-

tenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lat-tiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. In pratica l’U-nione Europea vuole imporre all’Ita-lia di produrre “formaggi senza lat-te” ottenuti con la polvere. Lo rende noto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare i contenuti della lettera di costituzione in mora appena inviata dal Segre-tariato generale della Commissione Europea alla Rappresentanza perma-nente d’Italia presso l’Unione Euro-pea sull’infrazione n.4170. “Siamo di fronte all’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pron-ta ad assecondare le lobby che vo-gliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodot-ti alimentari difesi da generazioni di produttori”, ha affermato il presiden-te della Coldiretti Roberto Moncalvo. Dall’11 aprile del 1974 con la legge n. 138, l’Italia ha deciso di vietare l’uti-lizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazio-

nale. Questa misura ha lo scopo di tener alta la qualità delle produzio-ni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori per quanto concerne l’autenticità e la qualità dei prodotti italiani mediante la qualità delle materie prime. Una scelta che ha garantito fino ad ora il primato della produzione lattie-ro casearia italiana che riscuote un apprezzamento crescente in tutto il mondo dove le esportazioni di for-maggi e latticini sono aumentate in quantità del 9,3 per cento nel primo trimestre del 2015. La Commissione Ue con l’avvio della procedura di in-frazione ritiene invece che la legge italiana a tutela della qualità della produzioni rappresenti una restri-zione alla “libera circolazione delle merci”, essendo la polvere di latte e il latte concentrato prodotti utilizzati in tutta Europa. In altre parole im-pone un adeguamento al ribasso con una diffida che, se accolta, compor-terà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che metterà a repentaglio la “reputazio-ne” del Made in Italy, ma anche una maggior importazione di polvere di latte e latte concentrato che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta

degli allevamenti italiani. Lapidaria la reazione di Ettore Prandini, Presiden-te Coldiretti Lombardia: “Non passe-ranno. Gli agricoltori della Coldiretti Lombardia sono pronti a fare muro contro ogni tentativo di produrre i formaggi con la polvere, come vor-rebbe l’Unione Europea, invece che con il latte come deve essere. Se fino a oggi le manifestazioni che abbiamo organizzato al Brennero erano pacifi-che, adesso siamo pronti a bloccare le frontiere se non verrà riconosciu-ta la distintività di ogni produzione nazionale e l’obbligo dell’origine”. Il nuovo diktat è solo l’ultima trovata delle burocrazie dell’Unione Europea da dove sono arrivate incomprensi-bili decisioni sulla tavola che allon-tanano cittadini e imprese dall’Euro-pa, dal vino senza uva al cioccolato senza cacao fino alla carne annac-quata, ma sul mercato c’è anche il vino zuccherato e quello in polvere mentre circa la metà della spesa è anonima. “Nell’Unione che si disinte-ressa e temporeggia sull’emergenza immigrati si consentono invece truc-chi e inganni nel momento di fare la spesa con l’appiattimento verso il basso della qualità alimentare, anche a danno di Paesi come l’Italia che possono contare su primati qualita-

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Moncalvo, così non va:“Tradito il Made in Italy”

tivi e di sicurezza alimentare”, ha af-fermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare “le alchimie negli ingredienti che han-no snaturato anche gli alimenti più comuni”. Si spiega cosi - sottolinea la Coldiretti - la richiesta dell’Unio-ne Europea di utilizzare la polvere di latte al posto del latte, nei formaggi, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire da polveri miracolose con-tenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice ag-giunta di acqua. L’Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne la possibilità di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mor-tadella) tale indicazione può essere addirittura elusa e potrebbero essere esclusi dagli obblighi di indicazione della quantità d’acqua, mentre in tutta Europa circolano liberamente imitazioni low cost del Parmigiano reggiano e del Grana Padano, co-siddetti “similgrana”, realizzate fuori dall’Italia senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fan-tasia che ingannano i consumatori sulla reale origine. Una mozzarella su quattro in vendita in Italia - precisa la Coldiretti - è stata ottenuta con semi-lavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcu-na indicazione in etichetta per effetto della normativa europea. Sulle botti-glie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragran-de maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comu-nitari”, “miscele di oli di oliva non co-munitari” o “miscele di oli di oliva co-munitari e non comunitari” previste dalla normativa comunitaria per far conoscere la provenienza delle olive ai consumatori. Storica l’imposizione all’Italia dell’Unione di aprire i propri mercati anche al cioccolato ottenu-to con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao. Quasi la metà della spesa è anonima per col-pa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciut-ti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte. Il risultato è che gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma pro-venienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichet-ta come pure la metà delle mozza-relle.

Secondo un’indiscrezione, a sol-lecitare la diffida della Com-missione Europea nei confronti

dell’Italia per porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di pro-dotti lattiero caseari, sarebbe stata l’associazione delle Industrie lattie-ro casearie (Assolatte). “Siamo di fronte ad un caso di alto tradimen-to del Made in Italy da parte di una associazione che ha agito contro gli interessi dell’Italia, dell’agroalimen-tare nazionale e forse di parte dei suoi associati impegnati nel garan-tire la qualità e la tipicità della pro-duzione lattiero casearia tricolore”. Un sospetto, quello su Assolatte, che è stato confermato parzialmente dal Commissario europeo Phil Hogan che ha parlato di una reazione comu-nitaria alla protesta di un produttore italiano nel corso dell’audizione alle Commissioni Agricoltura di Politiche europee di Senato e Camera con-giunte. “Quelli che chiedono all’Unio-ne Europea di produrre il “formaggio con la polvere” sono - precisa Mon-calvo - gli stessi che sottopagano il

latte agli allevatori italiani con prez-zi che non coprono neanche i costi dell’alimentazione del bestiame. Una manovra che - spiega Moncal-vo - fa comodo a chi vuol continuare ad importare prodotti dall’estero da spacciare come Made in Italy per la mancanza di un adeguato sistema di etichettatura sull’origine dei prodot-ti lattiero caseari. Il risultato è che dall’inizio della crisi hanno chiuso in Italia oltre diecimila stalle da lat-te con la perdita di posti di lavoro e di reddito ma anche di un ruolo in-sostituibile di presidio del territorio. L’Italia grazie alla tutela della legge nazionale ha conquistato un prima-to internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con oltre 400 diversi tipi censiti a li-vello territoriale che - continua Mon-calvo - lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare. Una azione - conclude Moncalvo - che danneggia i consu-matori italiani con l’offerta di prodotti di basso standard qualitativo con ef-fetti sul piano economico, occupazio-nale ed ambientale”.

Roberto Moncalvo Presidente Nazionale Coldiretti

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Il pubblico durante le premiazioni Oscar Green 2015 a Milano

Le nuove imprese agricole sono sempre più giovani: tra il pri-mo trimestre 2014 e lo stesso

periodo del 2015 quelle aperte da persone con meno di 40 anni d’età sono salite di oltre il 32 per cen-to, passando da 112 a 148. Il re-cord – spiega la Coldiretti Lombar-dia - spetta alle province di Lecco, Como, e Sondrio, con una generale prevalenza delle aree di montagna. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati della Camera di Commercio di Milano, diffusa in occasione della consegna degli Oscar Green 2015 della Coldi-retti alle imprese giovani più inno-vative. “Si tratta della conferma di un trend che come Coldiretti stiamo rilevando da anni – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Per le nuove gene-razioni fare l’agricoltore non è più una vergogna o un mestiere poco qualificato, ma rappresenta invece un modo per costruire il futuro e trovare una nuova dimensione di vita”. Infatti oggi il 54 per cento dei giovani – spiega un’indagine Coldi-retti/Ixe’ – preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cen-to) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). L’altro dato che emerge è che nei primi tre mesi del 2015 tra le nuove aziende agricole gio-vani, una su quattro è guidata da donne. A livello provinciale le quote rosa giovanili sulle nuove aziende aperte, sono più forti a Lecco (50 per cento), a Como (40 per cen-to), a Bergamo (36,8 per cento), a Varese (33,3 per cento), con una media regionale del 26,4 per cento. Inoltre, sugli oltre 1.500 agrituri-smi attivi in Lombardia - stima la Coldiretti regionale – le agri-mana-ger sono circa la metà. A livello più generale, il record complessivo dei giovani capi azienda spetta sempre a Lecco con il 50 per cento, seguita da Como con il 47,6 per cento, Son-drio con il 45,8 per cento, Monza e Brianza con il 42,9 per cento e Varese con il 40,9 per cento. Valori più bassi nelle aree di pianura: dal 18,3 per cento di Mantova al 30,4 per cento di Cremona, al 36,8 per cento di Brescia. Nelle aree pianeg-gianti – spiega la Coldiretti Lombar-

A Codogno tornail mercato a Km 0

I giovani scommettono sulla terra:+ 32% su aperture nuove aziende

dia – il sistema agricolo è caratte-rizzato da zootecnia da latte e da carne, comparti nei quali è difficile iniziare un’attività senza forti inve-stimenti di capitali. Per tale ragione, è più facile assistere a un passag-gio generazionale tra genitori e figli più che all’apertura ex novo di un allevamento. I settori dove i giova-ni lombardi sono più impegnati – spiega la Coldiretti regionale - sono l’allevamento (49%), la coltivazione dei cereali (38%), la coltivazione degli ortaggi (14%), la coltivazione degli alberi da frutto (11%) con una capacità innovativa di utilizzo delle nuove tecnologie. Infatti, il 50% – stima la Coldiretti Lombardia – è presente online con siti web, face-book e twitter per promuovere la

propria impresa. Oggi le aziende sono in mano a ragazzi sempre più preparati la maggior parte di loro ha conseguito titoli specifici (pe-rito agrario, agrotecnico, scienze agrarie, viticoltura ed enologia), ma non mancano meccanici, geometri, esperti di pubbliche relazioni e in-gegneri elettronici che nonostante studi non agricoli hanno scelto il “ri-torno alla terra”. Un fenomeno che coinvolge le nuove generazioni per passione (36%) o per mantenere in vita l’azienda di famiglia (26%). Tutto questo – conclude la Coldi-retti Lombardia - spiega il maggior peso percentuale delle aziende gio-vani sul totale delle nuove aperture come emerge dai dati della Camera di Commercio di Milano.

PROVINCIA TOTALE NUOVE APERTURE

NUOVE APERTURE GIOVANI

PESO PERCENTUALE GIOVANI

BERGAMO 56 19 33,9% BRESCIA 68 25 36,8% COMO 21 10 47,6% CREMONA 23 7 30,4% LECCO 8 4 50,0% LODI 13 4 30,8% MANTOVA 71 13 18,3% MILANO 38 11 28,9% MONZA BRIANZA 14 6 42,9% PAVIA 74 29 39,2% SONDRIO 24 11 45,8% VARESE 22 9 40,9% LOMBARDIA 432 148 34,3%

LA MAPPA DELL’AGRICOLTURA GIOVANE NEL 2015

Fonte: Analisi Coldiretti Lombardia su dati Camera Commercio Milano al primo trimestre 2015

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Un viaggio alla scoperta del mondo agricolo a bordo di due vagoni del treno degli

anni Quaranta del Novecento e in compagnia degli asini. Con que-sta idea, Andrea e Marco Stucchi dell’azienda agricola Cerealforaggi di Ornago (Mb) si sono aggiudicati una menzione speciale degli Oscar Green edizione 2015, i riconosci-menti di Coldiretti Giovani Impresa che ogni anno vengono assegnati ai giovani imprenditori agricoli con meno di 40 anni di età per idee im-prenditoriali vincenti e innovative. Due anni fa – spiega la Coldiret-ti Interpovinciale di Milano, Lodi, Monza Brianza – Andrea e Marco hanno scelto di puntare sulla multi-funzionalità, affiancando all’attività agricola tradizionale, basata sull’al-levamento di mucche e sulla colti-vazione di foraggio, la creazione di una fattoria didattica. È nata così l’Asinoteca, dedicata a baby visita-tori da zero a tre anni. “Volevamo trasmettere l’idea del viaggio nelle tradizioni contadine e nella vita ru-rale – ha spiegato questa mattina Andrea Stucchi, durante la conse-gna del premio – Così, dopo diverse trattive, siamo riusciti ad acquistare dalle Ferrovie dello Stato due car-rozze ferroviarie dell’inizio del XX secolo. Le abbiamo ristrutturate completamente e ora ospitano i la-boratori dedicati all’origine del cibo e dei prodotti tipici del territorio”. L’Asinoteca si trova a Ornago (Mb), immersa nel parco del Rio Vallone dove i bambini possono fare delle passeggiate in sella agli asini alleva-

Alla scoperta del mondo agricolo tra treni d’epoca e animali

Oscar Green all’Asinoteca di OrnagoI fratelli Stucchi: “Così spieghiamo le tradizioni contadine”

ti da Andrea e Marco. “Sono animali molto docili – spiegano i due ragazzi – che trasmettono emozioni a tutti i bambini, soprattutto a quelli con del-le disabilità fisiche o psicologiche”. E al termine della passeggia-ta immersi nella natura, ai bam-bini viene consegnato un at-testato di patente asinina. “Oggi i giovani – spiega Alessan-dro Rota, Presidente della Coldi-retti di Milano, Lodi, Monza Brian-za – non vedono più l’agricoltura come un mestiere poco qualificato. Anzi, per molti di loro rappresen-

ta un settore su cui puntare per cercare di costruirsi un futuro e le esperienze come quella di Andrea e Marco lo dimostrano”. Secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati della Camera di Commercio di Milano, le nuove imprese agri-cole sono sempre più giovani: tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 quelle aperte da persone con meno di 40 anni d’età sono salite di oltre il 32 per cento, passando da 112 a 148. In provin-cia di Monza Brianza, nei primi tre mesi di quest’anno il 42,9% delle nuove aziende agricole iscritte alla Camera di Commercio è stata aper-ta da giovani, a Lodi le quote under 40 rappresentano il 30,8% delle nuove aperture, mentre a Milano sono 28,9%. Gli altri vincitori degli Oscar Green 2015 sono: Francesco Marchetti di Urgnano (Bg),Cesare Bazzano di Gambolò (Pv), Andrea e Marco Stucchi di Ornago (Mb), Si-mone Frusca di Puegnago del Gar-da (Bs), Valerio Taloni di Mesenza-na (Va), Sofia Montorfano di Cantù (Co), Alessandro Gandolfi di Pego-gnaga (Mn), Daniele Franchetti di Ponte in Valtellina (So), Istituto Istruzione Superiore “J. Torriani” di Cremona.

Marco e Andrea Stucchi con uno dei loro asini

Le carrozze didattiche dell’Asinoteca di Ornago

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Gli Oscar 2015 Made in Lombardia

L’ecochef delle mucche

Un “paté” ottenuto dal riciclo de-gli scarti della spremitura delle olive, che aumenta il benessere degli animali e la qualità della loro carne e del loro latte. È il risulta-to ottenuto da Simone Frusca di Puegnago del Garda (Bs).

Agribiscotti per celiaci

Per andare incontro alle esigenz dei consumatori, Cesare Bazzano di Gambolò (Pv) ha ideato i bi-scotti gluten free, adatti per tutti compresi i celiaci, che sono intera-mente realizzati in azienda.

Qr Code per la bistecca doc

Un Qr Code che permette al con-sumatore, tramite un semplice smartphone, di sapere tutto sulla vita dell’animale. È l’idea di Fran-cesco Marchetti di Urgnano (Bg) per tracciare le sue bistecche.

Il caseificio solare

Grazie ai pannelli posti sul tetto del suo caseificio, Valerio Taloni di Mesenzana (Va) scalda l’acqua con cui produce 17 tipi diversi di formaggi caprini, realizzati con il latte delle sue 90 pecore Saanen dal mantello bianco.

Il “signore della pioggia”

Da perito meccanico a “signore della pioggia 2.0”. È la storia di Daniele Franchetti trentenne di Ponte in Valtellina (So), che grazie a una centralina meteo previene le malattie delle sue mele biolo-giche.

Tra agriparty e lezioni di storia

Non solo piccoli frutti: a Cantù (Co) l’azienda agricola San Da-miano di Sofia Montorfano propo-ne attività didattiche tra agriparty e lezioni di storia, arte, letteratura e musica.

Nuova linfa dai lombrichi Alessandro Gandolfi, Giulia Cara-maschi, Davide Gemelli e Maurizio Vincenzi di Pegognaga (Mn) han-no pensato di sfruttare l’azione dei lombrichi di allevamento do-mestico per trasformare il letame in humus.

A scuola di antimafia

La lotta alle agromafie parte dalle nuove generazioni. Da qui si svi-luppa il progetto “Storie dal no-stro piatto” di alcune scuole cre-monesi in collaborazione con gli agricoltori di Coldiretti.

A tutta natura

Un viaggio alla scoperta del mon-do agricolo a bordo di due vagoni del treno dell’inizio del Novecen-to, in compagnia degli asini. È il percorso proposto da Andrea e Marco Stucchi nella loro Asinoteca di Ornago (Mb).

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Le premiazioni in centro a Milano

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L’agricoltura mondiale è donna:a Lodi task force internazionale

La delegazione di imprenditrici agricole provenienti da tutto il mondo a Borghetto Lodigiano

Per alcuni sono l’altra metà del cielo. In questo caso, però, rac-contano l’altra metà dei campi.

Sono le imprenditrici agricole di tutto il mondo che martedì 23 giu-gno hanno partecipato al summit internazionale che si è svolto alla Cascina Propio di Borghetto Lodi-giano (Lo) per scoprire, nell’azienda di Alberto Dedè, i segreti dell’agri-coltura e dell’allevamento Made in Italy, oltre a compiere un viaggio nel mondo del Grana Padano. Della delegazione, guidata da Wilma Pi-rola Responsabile Coldiretti Donne Impresa Lombardia, da Pina Alagia, Responsabile Coldiretti Donne Im-presa Milano Lodi e Monza Brian-za , e da Paola Pozzi Coordinatrice Coldiretti Donne Impresa Milano Lodi e Monza Brianza, hanno fat-te parte imprenditrici che arrivano dal Canada, dagli Stati Uniti, ma anche dal Malawi, dal Giappone e dalla Finlandia. Ci sarà ad esempio Susan Carlson, Coordinatrice della Commissione Donne dell’OMA (Or-ganizzazione mondiale agricoltori), imprenditrice in Nord Dakota, Sta-tu Uniti d’America, è stata la prima Presidente donna della National Farmers Union in Wisconsin e ha partecipato a molti meeting inter-nazionali e regionali. È un’esperta di cambiamento climatico ed una

tenace rappresentante delle istan-ze delle donne agricoltrici a livello internazionale. Dal Canada arriva Debra Pretty-Straathof, si occupa di allevamento e di prodotti lattie-ro-caseari. È anche lei un’esperta di cambiamento climatico e gestione delle risorse idriche. Alice Kachere, Malawi proviene invece dal Malawi, nel 2001 ha perso il marito e con lui anche il diritto di proprietà sulla ter-ra di famiglia che aveva fino allora coltivato. Grazie all’aiuto dell’orga-nizzazione di agricoltori nazionale, NASFAM, è riuscita a far valere i propri diritti e continuare ad essere un’agricoltrice. È coinvolta nel diret-tivo di NASFAM ed è stata la prima donna Presidente dell’Organizzazio-ne. Ha partecipato a molti incontri internazionali e regionali, portando le istanze delle donne agricoltrici e la sua esperienza sul campo. Men-tre Rose Akaki in Uganda, si occupa di allevamento e apicoltura. Inoltre è coinvolta nei cosiddetti extension services, i servizi di assistenza tec-nica e divulgazione di conoscenze in ambito agricolo e destinati agli agricoltori ed allevatori. Dal Giap-pone arrivano invece Mariko Inoue e Harumi Suzuki, Presidente dell’As-sociazione Donne – Consiglio Na-zionale delle Cooperative Agricole, Giappone. Kati Partanen, è invece

un’imprenditrice agricola finlande-se, è un’esperta di innovazione ed insegna economia agraria presso la Savonia University, Finlandia. Tutte prenderanno poi parte all’assem-blea dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori che si svolgerà dal 24 al 26 giugno a Milano, presso l’Aula De Carli del Politecnico, polo di Bovisa. “Si tratta di un appunta-mento importante perché permette di avere una panoramica completa dell’agricoltura e della produzione di cibo in tutto il mondo – spiega Ales-sandro Rota, Presidente di Coldiretti Milano Lodi e Monza Brianza – è un momento di confronto non solo su tecniche di coltivazione, ma soprat-tutto sui problemi comuni come il consumo di suolo, il land grabbing, la gestione delle risorse, i problemi della burocrazia, gli scambi interna-zionali e la difesa dei prodotti e del nostro lavoro di agricoltori, dall’A-frica all’Europa, dagli Stati Uniti al Giappone. Con un approccio glo-bale ai problemi e alle opportunità. In questo contesto l’interesse verso la nostra agricoltura è la conferma dell’alta qualità che abbiamo rag-giunto, della sicurezza alimentare che garantiamo e del legame con il territorio che conserviamo. Sono i tre pilastri del successo del Made in Italy nel mondo”.

15giugno 2015

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Si è svolta a Mantova, lo scor-so 26 giugno, la festa 2015 dei pensionati di Coldiretti Lombar-

dia. Tra i 500 partecipanti anche una delegazione della Coldiretti In-terprovinciale di Milano, Lodi, Mon-za Brianza. Il tradizionale appun-tamento è stato anche l’occasione per premiare i matrimoni da record, coppie che si sono scelte tanti anni fa e che nonostante le difficoltà ancora oggi continuano a vivere insieme. Esempi di fiducia, collabo-razione e amore che stridono con la situazione delle coppie di oggi, che sempre più spesso si arrendono agli ostacoli della vita e optano per la separazione. Secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat, negli ultimi quattro anni in provincia di Milano si è assistito a un vero e proprio boom dei divorzi: +13,6%, mentre nel Lodigiano si registra uno degli aumenti regionali più alti per gli sposati, cresciuti del 2,2%. Tra le coppie più resistenti pre-senti a Mantova c’è anche quella di Giovanna Gualeni, Presidente dell’associazione Pensionati della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza. Residente ad Abbiategras-so, in provincia di Milano, è sposa-ta da 37 anni con il marito Enrico. “Ma stiamo insieme da oltre 40 – precisa Giovanna – Lui agricol-

Famiglia, la voce dei pensionaticon i segreti delle unioni felici

tore, io segretaria di direzione, ci siamo sposati nel 1978 dopo qua-si cinque anni di fidanzamento, quando io avevo appena 22 anni. Ero giovanissima, ma all’epoca il matrimonio arrivava prima rispet-to alle coppie di oggi, che spesso non hanno un impiego sicuro e sono quindi costrette a rimandare il sogno di crearsi una famiglia”. Oggi Giovanna è una nonna felice, ma non dimentica il ruolo di mam-ma: “Ho due figli maschi e per loro la porta di casa è sempre aper-ta. Se c’è una cosa che ho impa-rato in quasi mezzo secolo di vita insieme è che per andare avanti serve dialogo, comprensione reci-proca e tanta pazienza. Altrimenti la coppia è destinata a lasciarsi”. Il matrimonio di Giovanna sta aven-do una durata più che doppia ri-spetto a quella delle unioni moder-ne, che non superano i 19 anni, con le crisi del settimo anno passate dal 4,5% al 9,3% in un decennio, spiega la Coldiretti. L’età media alla separazione è di circa 47 anni per i mariti e di 44 per le mogli, men-tre in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 49 e 46 anni. Fra il 2012 e il 2015 – spiega l’analisi della Coldiretti Lombardia – a livello regionale la crescita dei divorziati è stata del 13% contro il 12,5% del-

la media nazionale. Milano, oltre a essere la provincia in cui le sepa-razioni sono cresciute di più dopo Bergamo e Lecco, è anche quella in cui si registra il maggior incremen-to di coloro che negli ultimi quattro anni si sono messi la fede al dito: +2,5%. Subito dopo arriva la pro-vincia di Lodi, dove gli sposati sono cresciuti del 2,2%. A livello assolu-to – spiega la Coldiretti – ci sono ancora 18 persone sposate ogni una divorziata (4 milioni e 764 mila sposati contro 262 mila divorziati) ma solo tre anni fa il rapporto era di 20 a 1 (con 4.714.868 sposati con-tro 232.365 divorziati). Nella media regionale l’andamento di Monza Brianza con i divorziati aumentati del 12,5% e gli sposati dello 0,9%. “La crisi economica sta mettendo a dura prova le giovani coppie e sta creando non pochi problemi anche ai pensionati – spiega Alberto La-strico, coordinatore dei pensionati Coldiretti a livello regionale – ab-biamo genitori che contribuiscono, anche economicamente, alla vita delle famiglie dei figli. E’ come si fosse bloccato il passaggio di re-sponsabilità fra generazioni. Il pro-blema è che con il basso livello delle pensioni attuali anche questa rete di welfare familiare sta diventando sempre più debole”.

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Carne bovina, è nato il Consorzio Lombardo

Primo Cortellazzi in piedi durante l’assemblea fondativa del Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina

Denunciare e monitorare le diffi-coltà di un settore, quello delle carni, che rappresenta un pilastro

importante per l’agroalimentare di Re-gione Lombardia. Con questo obiettivo è stato costituito, lo scorso 28 maggio, il Consorzio Lombardo Produttori Car-ne Bovina: un unico percorso rispetto alle singole realtà consorziali presen-ti da diversi anni sul territorio e che si propone come unico interlocutore anche con le istituzioni. “Il consorzio regionale - spiega il Presidente eletto Primo Cortelazzi di origini mantova-

Fauna selvatica: danni per 16 milioniFra danni all’agricoltura e inci-denti d’auto, solo nel 2012 per colpa della fauna selvatica Re-gione Lombardia ha pagato oltre 2 milioni di risarcimenti mentre fra il 2005 e il 2015 – stima la Coldiretti Lombardia – sono sta-ti superati i 16 milioni di euro, il 40% dei quali concentrato negli ultimi quattro anni. Ogni anno in Lombardia i cinghiali sono responsabili di quasi 600 mila euro di danni, un terzo dei quali per incidenti stradali. Mentre supera i 400 mila euro la conta dei danni causati da corvi, piccioni e storni e sfiora i 140 mila quella per le nutrie. “Si tratta di valori calcolati al ribasso

ne - vuole avere un ruolo strategico nell’economia lombarda per rendere maggiormente competitivo l’intero settore partendo da un ruolo non solo interlocutorio con le istituzioni, ma for-nendo assistenza tecnica specializzata alle imprese fino alla costruzione di un progetto di filiera mirato alla consa-pevolezza degli acquisito e alla trac-ciabilità del prodotto”. Dal 2008 a oggi – spiega la Coldiretti Lombardia – il nu-mero delle stalle da carne in Lombar-dia è precipitato da 9.776 a 7.842 con una perdita di quasi il 20%, mentre i

capi allevati sono passati da 341 mila a poco più di 300 mila, con un taglio dell’11,5%, che significa per le stalle un taglio di 39 mila capi. Il Consiglio di Amministrazione del nuovo Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina è così composto: Omero Andreini (Bg), Lucio Renato Arienti (Mi), Stefano Bi-gnotti (Mn), Luigi Carrara (Bg), Primo Cortellazzi (Mn), Roberto Goffi (Bs), Riccardo Gorzoni (Mn), Fabio Maghella (Mn), Riccardo Ranghetti (Bs), Michele Savoldi (Mn), Angelo Visini (Bs), Mario Sergio Vismara (Mi).

perché non sempre gli agricoltori, per scoraggiamento, denunciano – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – siamo ar-rivati a una situazione insostenibile: bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allarga-re le maglie di intervento. In caso contrario la questione è destina-ta a peggiorare, con conseguenze imprevedibili”. Da Varese a Milano, da Pavia a Brescia, da Bergamo a Como e fino in Valtellina questi un-gulati sono ormai una specie ende-mica, come le nutrie lungo i canali e le rogge della pianura padana. Per adesso però gli abbattimenti li possono fare solo le Province, ser-vendosi di guardie venatorie e di

personale autorizzato. “Ma ormai – conclude Prandini – tutto que-sto non basta più”.

17giugno 2015

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LITÀ

La Varroa destructor resta tra i prin-cipali fattori di moria delle api, ma ci sono anche nuovi strumenti che

possono essere messi in campo per limi-tarne i dati al massimo. E’ quanto emer-so dal convegno, promosso a Roma dai Consorzi Agrari d’Italia, a seguito di un lungo percorso di lavoro compiuto con Coldiretti per rispondere alle esigenze degli apicoltori associati e individuare gli strumenti per controllare il fenome-no. Dal momento che, a distanza di anni dalla comparsa del parassita in Italia, non si è ancora riusciti a debellarne la presenza negli alveari e vista la soprag-giunta resistenza ai farmaci veterinari attualmente in commercio, si è fatto il punto su quali siano gli strumenti più recenti, individuati dalla ricerca scienti-fica, per la lotta alla varroa nonché per verificare con il Ministero della Salute le novità introdotte per garantire un ade-guato sistema di sorveglianza sugli al-veari. Il Ministero ha illustrato la rete di controlli relativi alla Varroa e il sistema di monitoraggio per la moria delle api, evidenziando con notevole disappunto che, nonostante tutte le dichiarazioni a favore della tutela delle api da parte di una pluralità di soggetti ed associazio-ni, non si è riusciti a far approvare la norma che avrebbe consentito di poter operare sulla varroasi secondo le proce-dure proprie di una malattia endemica, invece, che procedere d’urgenza con ordinanze. L’articolo proposto recitava che «Il Ministro della Salute può dispor-re con decreto di natura regolamentare, previo parere del Consiglio superiore di sanità, specifiche misure tecniche volte a contenere le malattie di cui al pre-sente articolo, qualora queste abbiano assunto un carattere endemico ovvero per le stesse risultino disponibili nuove metodiche diagnostiche, terapeutiche o vaccinali». Il convegno è stata anche l’occasione per il Ministero stesso di pre-sentare, in anteprima, le Linee guida per la segnalazione di moria e spopolamento degli alveari. Lo scopo è quello di forni-re indicazioni operative e procedurali a livello nazionale per gestire in maniera omogenea le segnalazioni di moria o spopolamento di alveari. Attualmente, infatti, gli interventi sono frammentati sul territorio nazionale. L’unico siste-ma, coordinato a livello nazionale, per il momento è Beenet gestito dal Minstero delle Politiche agricole principalmente tramite il sistema Spia. Il soggetto prin-cipale è il Veterinario Ufficiale della Asl,

I Consorzi Agrari d’Italia fanno il punto della situazione

Varroa delle api, la lotta continuaDal mercato nuovi strumenti per combattere questo parassita

referente per l’apicoltura, il quale deve effettuare un sopralluogo nell’ apiario e procedere al campionamento di api morte, polline o api moribonde. Il ve-terinario può richiedere specifici esami diagnostici in funzione degli esiti dell’in-dagine clinica effettuata in apiario e dei dati raccolti. Inoltre, procede, se oppor-tuno, al prelievo di campioni di vegetali nell’area circostante l’apiario (almeno 1 km di raggio). La figura deputata al campionamento delle matrici vegetali è individuata dall’Autorità regionale com-petente nell’ambito del Dipartimento di prevenzione (tecnici della prevenzione o altre figure individuate nel Servizio igie-ne alimenti e nutrizione) o al di fuori di essa che abbia il compito di effettuare il campionamento di matrici vegetali in funzione del rischio evidenziato. Gli Isti-tuti zooprofilattici sperimentali eseguo-no le analisi di laboratorio dirette alla ricerca di eventuali molecole chimiche o di agenti eziologici infettivi/infestivi. I risultati sono valutati dal Centro di refe-renza per l’apicoltura che è responsabile della raccolta dei dati dei casi di avve-lenamento. In questo contesto e al fine di indirizzare le ricerche di laboratorio, il Ministero prevede di indicare le mole-cole da ricercare e a tale riguardo risul-terà essenziale il confronto con i tecnici esperti di prodotti fitosanitari individuati dal Piano regionale recatisi contestual-mente con il veterinario Ufficiale sul luo-go dove è stato rilevato il fenomeno di mortalità/spopolamento. Qualora non

emergano informazioni anamnestiche che indirizzino le ricerche, queste do-vranno essere effettuate verso i princi-pali prodotti fitosanitari utilizzati in zona. L’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana ha aperto, la sua relazione evidenziando che la tra le cinque specie aliene più pericolose c’è proprio la Varroa destructor che è il fat-tore di maggior danno economico per gli alveari come risulta da uno studio pub-blicato sulla rivista Neobiota. Nell’ambito dei sistemi d lotta oggi praticati (lotta biologica, lotta con acaricidi naturali o di sintesi, e lotta integrata è stato evi-denziato che la lotta biologica hanno il vantaggio di attenuare impatto dovuto alle sostanza chimiche nell’alveare e ri-ducono i rischi di resistenza alla varroa, ma comportano, d’altra parte, interven-ti manipolativi frequenti ed impegna-tivi. Per quanto concerne la lotta con prodotti di sintesi , occorre effettuare i trattamenti nei modi e tempi precisi, al-ternando i principi attivi e trattando tutti gli alveari contemporaneamente della zona. Un acaricida efficace deve avere almeno il 90%, non essere tossico per le api, di impiego sicuro per l’apicoltore ed i consumatori, economico e di faci-le impiego. L’istituto ha effettuato delle prove comparate tra diversi prodotti at-tualmente in commercio per la lotta la varroa e tra questi il farmaco veterinario consistente in strisce, a base di acido formico, (nome del formulato commer-ciale Maqs) che può essere impiegato anche in apicoltura biologica, si è dimo-strato di elevata efficacia e consente di evitare di ricorrere congiuntamente alla tecnica dell’ingabbiamento. Deve, tutta-via, essere impiegato secondo specifiche modalità e a determinate temperature. Il workshop ha consentito momenti di confronto tra apicoltori e relatori che hanno molto apprezzato le numerose domande e scambio di esperienze con gli apicoltori presenti in platea, tutti ope-ratori professionali che praticano l’atti-vità a titolo principale, in quanto come ha evidenziato il Ministero della salute ciò consente di pianificare al meglio una strategia il più efficace possibile per la lotta al parassita. Il workshop è stata an-che un occasione di formazione e di ag-giornamento, per gli apicoltori associati a Coldiretti che hanno potuto segnalare e ricevere in tempo reale risposte dalla Pubblica Amministrazione e dagli esperti in merito alla gestione del propri alveari nella lotta alla varroa.

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TUA

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Crollo prezzi per mais e latte:-30 per cento in un solo anno

Crollano i prezzi di mais e lat-te alla stalla, con una dimi-nuzione compresa tra il 20

e il 30 per cento in un anno. È quanto emerge da un’analisi del-la Coldiretti di Milano, Lodi, Mon-za Brianza realizzata in occasione della presentazione de “Lo scena-rio economico della Provincia di Lodi”, che si è svolta il 18 giugno a Palazzo Italia all’Expo di Milano. “Così si lavora in perdita – spiega Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – e le aziende muoiono. In queste condizioni è impossibile andare avanti: i ricavi non coprono nemmeno i costi e ogni giorno le no-stre imprese sono costrette ai salti mortali per far quadrare i conti”. In base alle ultime quotazioni – spie-ga la Coldiretti Interprovinciale – il prezzo del mais oscilla tra i 13 e i 14 euro al quintale, contro i 20 euro al quintale pagati un anno fa (-30%). La situazione non va meglio per il latte con gli allevatori che oggi ot-tengono anche meno di 36 centesi-mi per un litro, mentre nello stes-so periodo del 2014 il prezzo alla stalla oscillava intorno ai 44 cen-tesimi al litro (-21% in un anno). Una situazione difficile, particolar-mente sentita in provincia di Lodi

dove si producono ogni anno oltre 400mila tonnellate di latte e dove più di 17mila ettari sono dedicati alla produzione di mais. Le azien-de zootecniche da diverso tem-po soffrono una crisi di redditività importante, che trapela anche dai numeri: dal 2010 al 2014 nelle pro-vince di Milano, Lodi e Monza Brian-za sono scomparsi oltre 71mila capi tra mucche, maiali, pecore e capre. La provincia più colpita è quella di Lodi dove si sono persi quasi 50mila animali. Tra 2010 e 2014 – spiega la Coldiretti Interprovinciale – stalle e ovili si sono svuotati. Solo tra gli animali più grandi, nelle province di Milano, Lodi, Monza Brianza si sono persi 69mila maiali e più di 3mila bovini. Un crollo – continua la Col-diretti – che rischia di compromet-tere la tenuta della zootecnia, un comparto economico importante per l’intera Lombardia. Nel Lodigia-no si sono persi oltre 48mila maiali, 1000 tra capre e pecore, e più di 600 bovini. In provincia di Milano, invece, si contano quasi 22mila capi scomparsi tra mucche (-2.024) e suini (-21.261), mentre aumentano gli ovicaprini (+1.688). In Brianza, infine, diminuiscono bovini (-637), capre e pecore (-69), ma non i suini (+225).

Il ritorno del riso:+6% nel 2015Dopo anni di recessione le risaie tornano a cresce-re. In Lombardia, come a Pavia, la provincia risi-cola più grande d’Italia. E’ quanto emerge dal Dossier sul riso presentato da Coldiretti. Secondo le prime sti-me le superfici coltivate a riso in Lomellina e nel Pa-vese dovrebbero sfiorare quest’anno gli 80mila etta-ri, contro i 75mila del 2014. Anche se sono ancora lontani i circa 89mila ettari di cinque anni fa, questo significa che tra il 2014 e il 2015 le risaie pave-si sono cresciute di circa il 6%. Un dato che arriva dopo anni di cifre negati-ve e di superfici in calo. Stesso trend a livello lom-bardo: con un aumento del 6% delle superfici, passate da 90.226 a 95.888 ettari. Crescono anche Milano (+8% da 12.279 a oltre 13 mila ettari nel 2015), Lodi (+17% da 1.512 a 1.770 ettari) e Mantova (+19% da 1.024 a 1.216 ettari). Mentre a livello naziona-le si dovrebbero raggiun-gere i 220 mila ettari. Il 2014 è stato un anno diffi-cile per il riso italiano – spie-ga Coldiretti Lombardia – con un boom delle importazioni, che sta raggiungendo livel-li insostenibili: da settembre 2014 ad aprile 2015 l’Unione Europea ha importato quasi 205mila tonnellate di riso la-vorato dai PMA (+12% rispet-to allo stesso periodo dell’an-no precedente), mentre in Italia non c’è ancora una nor-ma chiara e definitiva per l’e-tichettatura d’origine del riso.

19giugno 2015

ATTUA

LITÀ

Il Ministero della Salute con de-creto ministeriale del 12 giugno 2015 ha autorizzato l’immis-

sione in commercio del prodotto fitosanitario a base di Aspergillus flavus MUCL54911 per l’impiego su granella del mais destinata ad uso mangimistico. I trattamenti posso-no essere effettuati dal 12 giugno al 9 ottobre 2015. Il prodotto fito-sanitario di origine naturale nasce da un progetto di sperimentazione al quale hanno partecipato Col-diretti, i Consorzi Agrari d’Italia, Pioneer e l’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Nell’am-bito dell’impiego di bio-competitori recenti ricerche hanno dimostrato interessanti sviluppi sul controllo delle muffe tossigene di aspergillo, produttrici delle aflatossine, grazie alla diffusione nella coltura di ceppi della stessa specie, ma atossici, ov-vero con una modesta o nulla capa-cità di sintetizzare queste tossine. In Usa da diversi anni sono com-mercializzati prodotti che distribui-ti nella coltura del mais, tra l’inizio della levata (stadio 8-10 foglie) fino all’emissione del pennacchio, per-mettono di diffondere nell’ambien-te colturale dei ceppi antagonisti di quelli tossigeni riducendone così lo sviluppo e, in definitiva, l’accumulo di aflatossine. I risultati fino ad ora ottenuti sia negli USA sia in Italia, impiegando ceppi atossici locali e individuati dal gruppo di ricerca della Università Cattolica di Piacen-za, indicano una notevole possibili-tà di ridurre la frequenza di elevate contaminazioni. Le prove in campo, effettuate su AFX1, hanno dimo-strato una riduzione media della presenza di aflatossine tra l’80 e il 92 per cento. Le prove in vitro una riduzione tra l’85 e il 93 per cen-to. Il prodotto si è dimostrato non pericoloso per la fauna spontanea inclusi gli uccelli mammiferi ed api. E’ biodegradabile nel suolo ed è na-turalmente presente nell’ambiente. Le aflatossine rappresentano nel-la realtà italiana e internazionale i principali e più diffusi contaminanti in grado di esercitare un ruolo sem-pre più rilevante nel commercio dei prodotti agricoli di interesse mangimistico e tale da determina-re l’esclusione di taluni areali dopo annate meteorologiche favorevoli

Contro le micotossine del maisautorizzato l’Aspergillus flavus

alle muffe. A tale proposito, in am-bito nazionale si ricordano le eleva-te contaminazioni da aflatossine in alcune regioni nel 2003, nel 2012 e da DON nel 2013 per citare solo alcuni casi recenti. In un sistema commerciale ove la certificazione di salubrità del mais e la “prova” della piena ottemperanza ai limiti di legge delle micotossine assumono sempre più valore, al limite dell’im-prescindibile obbligo contrattuale, quanto accaduto negli ultimi anni è certamente un fattore di deprez-zamento del prodotto nazionale. La ragionevole certezza di poter reperire sul mercato mais caratte-rizzato da bassi livelli di contamina-zione è, quindi, di primaria impor-tanza; in altri termini il rischio di incorrere in contaminazioni inaccet-tabili nel breve periodo, ad esem-pio con effetti negativi sulla salute degli animali allevati, o nel medio periodo, ad esempio sul formag-gio in stagionatura, sono diventati uno degli elementi salienti che con-ducono a privilegiare fonti e areali di approvvigionamento o fornitu-re soggette all’origine a particolari controlli o modalità di produzione. In questo contesto appare sempre più difficile vedere il mais di largo impiego mangimistico come una commodity indistinta, ma piuttosto come un prodotto ottenuto ricor-rendo agli strumenti disponibili e

necessari per ridurre la probabilità di incorrere in elevate contamina-zioni e più in generale per aumen-tare il valore d’uso in relazione alla trasformazione. Da ciò deriva l’im-portanza della prevenzione, ovvero di quegli interventi volti a ridurre lo sviluppo e la crescita delle muf-fe tossigene e, quando possibile, della lotta integrata che combina la prevenzione con i metodi di di-fesa diretta. In primo luogo, nel mais, occorre ricordare che fino ad oggi non sono registrati fungicidi specifici per il controllo delle muf-fe tossigene del genere Fusarium, Aspergillus e Penicillium similmente a quanto avviene da diversi anni sui cereali vernini. Coldiretti esprime, quindi, notevole soddisfazione per il fatto che le Amministrazioni com-petenti abbiano accolto l’istanza in quanto si tratta della positiva con-clusione di un complesso progetto di ricerca sperimentale, a carattere fortemente innovativo, in quanto fi-nalizzato ad ottenere, per garantire la sicurezza alimentare dei man-gimi a base di mais, un prodotto fitosanitario di origine naturale. Il prossimo passo, sarò ovviamente quello di arrivare ad ottenere l’im-missione in commercio definitiva del prodotto e, una volta comple-tata la sperimentazione, anche per il trattamento del mais destinato all’alimentazione umana.

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