Filiera Grano Duro News - n. 9 - mar 09

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Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected] Direttore responsabile: Dott. Marco Bon Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione Emilia- Romagna ai sensi della L. R. 28/1998. PERIODICO DI INFORMAZIONE TECNICO - ECONOMICA N. 9 - MARZO 2009 Filiera Grano duro news Grano duro news Filiera PERIODICO DI INFORMAZIONE TECNICO-ECONOMICA A SOSTEGNO DEL PROGETTO PILOTA “GRANO DURO DI ALTA QUALITà” IN EMILIA-ROMAGNA SOCIETà PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA Sommario Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali sta lavorando agli ultimi ritocchi del Piano nazionale del settore cerealicolo, che dovrebbe essere sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni nel mese di marzo. Dopo un lungo lavoro, che ha visto il Ministe- ro attivo anche in una azione di concertazione e condivisione con gli attori delle filiere cere- alicole e con le Regioni, sembra finalmente prossimo il varo del documento che aveva preso avvio a seguito delle indicazioni della Finanziaria del 2007 sui piani di settore. Il Piano cerealicolo è strutturato in tre docu- menti: il primo indica gli obiettivi strategici na- zionali, le linee di intervento e le possibili azio- ni attuative, il secondo analizza le principali filiere e il terzo individua le principali criticità del settore, le potenzialità e i possibili rischi. In questo articolo ci sembra opportuno descri- vere quanto previsto sull’analisi della filiera del frumento duro destinato alla pastificazione. Innanzitutto si evidenziano diversi punti di forza, tra i quali figura al primo posto l’imma- gine consolidata del prodotto “pasta”, che ha favorito negli anni un’elevata coltura, sia in- dustriale sia del consumo. Vi è una industria pastaria competitiva e ben strutturata, dotata del migliore know-how industriale, che im- piega tecnologie avanzate e che ha sviluppato una buona integrazione verticale con i semoli- fici. In alcune aree c’è una vicinanza tra le aree produttive e l’industria di trasformazione. Tra i punti di debolezza è richiamata la pol- verizzazione produttiva, la disorganizzazione dell’offerta, lo stoccaggio non differenziato in funzione della qualità, la non omogeneità del prodotto, l’inadeguatezza degli strumenti di quotazione dei prezzi. Viene fatta poi una analisi delle principali mi- nacce e delle opportunità per la filiera. Tra le prime si evidenzia la volatilità dei prezzi, la concorrenza internazionale, la delocalizzazio- Il piano cerealicolo nazionale: interventi per rilanciare il settore Daniele Govi - Servizio Produzioni Vegetali - Regione Emilia-Romagna ne in altri Paesi della produzione di semola e pasta e la banalizzazione del prodotto pasta. Per quanto riguarda le opportunità figura, in- nanzitutto, il consolidamento sui mercati este- ri della dieta mediterranea e di conseguenza dei consumi e il ruolo che possono svolgere le risorse dei PSR (destinabili a diverse misure) e quelle nazionali per i contratti di filiera. Sulla base di questa analisi il Piano individua obiettivi strategici e propone linee di interven- to per raggiungerli. Va rilevato, in questa sede, che il Piano collega molti degli obiettivi e delle strategie di intervento ad azioni che possono trovare una efficace risposta nello sviluppo e nell’adozione di appositi accordi tra i soggetti della filiera. Innanzitutto occorre orientare sempre di più l’offerta alla domanda e consentire la costitu- zione di lotti omogenei con elevate caratteri- stiche qualitative e igienico sanitarie, anche attraverso l’uso di capitolati tecnici condivisi dalla filiera; è necessario che il mercato adotti anche nuovi e più moderni parametri quali- tativi, che consentano di specificare i diversi tipi di prodotto; va incrementata la redditività delle aziende cerealicole anche attraverso la valorizzazione delle produzioni ottenute adot- tando una disciplina agro-ambientale adegua- ta alla cerealicoltura; va confermato e protetto il ruolo della semente certificata e controllata, valorizzandone l’uso. Abbiamo citato volutamente questi punti sa- lienti delle linee di intervento, perché attesta- no che la strada intrapresa dagli attori della filiera, che hanno sviluppato e aderito a ac- cordi di filiera, quali il progetto “Grano duro di alta qualità”, è pienamente in linea con il Piano cerealicolo nazionale, e quindi questi potrebbero rappresentare, come già ha avuto modo di asserire l’Assessore Tiberio Rabbo- ni, “un valido esempio, da seguire, affinare e sviluppare”. Il piano cerealicolo nazionale: pag. 1 interventi per rilanciare il settore Le Novità del “Disciplinare pag. 2 per la coltivazione e la conservazione del grano duro” annata agraria 2008/2009 Nasce la nuova OP Cereali pag. 3 Emilia-Romagna Andamento meteorologico pag. 4 novembre 2008-febbraio 2009 Aggiornamenti tecnici per la pag. 5 concimazione azotata Trasferimento tecnologico pag. 6 per il frumento duro di alta qualità in Emilia-Romagna Tossine T-2 e HT-2 pag. 8 in fase di studio Sommario Rinnovato l’Accordo Quadro “Grano duro Alta Qualità” Verrà sottoscritto entro marzo l’ac- cordo quadro di filiera valido per la campagna agraria 2008-09 che, promosso dalla Regione Emilia- Romagna, coinvolge oltre a Ba- rilla, i produttori agricoli regionali e la Società Produttori Sementi di Bologna. L’accordo, giunto al terzo anno, è divenuto un modello di riferimento di valore nazionale; esso, infatti, in- dividua obiettivi strategici ed adot- ta strategie di intervento in linea con il Piano cerealicolo nazionale.

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Sommario Sommario Daniele Govi - servizio Produzioni Vegetali - regione emilia-romagna Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno del Progetto Pilota “grano duro di alta qualità” in emilia-romagna Periodico di informazione tecnico - economica n. 9 - marzo 2009 SOciETà ProdUttori Sementi S.p.a. BOLOGNA

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Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected]

Direttore responsabile: Dott. Marco Bon

Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO)

Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006

Periodico realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna ai sensi della L. R. 28/1998.

Periodico di informazione tecnico - economican. 9 - marzo 2009

Filiera Grano duronews

Grano duronewsFiliera

Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno delProgetto Pilota “grano duro di alta qualità” in emilia-romagna

SOciETàProdUttori Sementi S.p.a. BOLOGNA

Sommario

Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali sta lavorando agli ultimi ritocchi del Piano nazionale del settore cerealicolo, che dovrebbe essere sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni nel mese di marzo.Dopo un lungo lavoro, che ha visto il Ministe-ro attivo anche in una azione di concertazione e condivisione con gli attori delle filiere cere-alicole e con le Regioni, sembra finalmente prossimo il varo del documento che aveva preso avvio a seguito delle indicazioni della Finanziaria del 2007 sui piani di settore. Il Piano cerealicolo è strutturato in tre docu-menti: il primo indica gli obiettivi strategici na-zionali, le linee di intervento e le possibili azio-ni attuative, il secondo analizza le principali filiere e il terzo individua le principali criticità del settore, le potenzialità e i possibili rischi.In questo articolo ci sembra opportuno descri-vere quanto previsto sull’analisi della filiera del frumento duro destinato alla pastificazione. Innanzitutto si evidenziano diversi punti di forza, tra i quali figura al primo posto l’imma-gine consolidata del prodotto “pasta”, che ha favorito negli anni un’elevata coltura, sia in-dustriale sia del consumo. Vi è una industria pastaria competitiva e ben strutturata, dotata del migliore know-how industriale, che im-piega tecnologie avanzate e che ha sviluppato una buona integrazione verticale con i semoli-fici. In alcune aree c’è una vicinanza tra le aree produttive e l’industria di trasformazione.Tra i punti di debolezza è richiamata la pol-verizzazione produttiva, la disorganizzazione dell’offerta, lo stoccaggio non differenziato in funzione della qualità, la non omogeneità del prodotto, l’inadeguatezza degli strumenti di quotazione dei prezzi. Viene fatta poi una analisi delle principali mi-nacce e delle opportunità per la filiera. Tra le prime si evidenzia la volatilità dei prezzi, la concorrenza internazionale, la delocalizzazio-

il piano cerealicolo nazionale:interventi per rilanciare il settoreDaniele Govi - servizio Produzioni Vegetali - regione emilia-romagna

ne in altri Paesi della produzione di semola e pasta e la banalizzazione del prodotto pasta. Per quanto riguarda le opportunità figura, in-nanzitutto, il consolidamento sui mercati este-ri della dieta mediterranea e di conseguenza dei consumi e il ruolo che possono svolgere le risorse dei PSR (destinabili a diverse misure) e quelle nazionali per i contratti di filiera.Sulla base di questa analisi il Piano individua obiettivi strategici e propone linee di interven-to per raggiungerli. Va rilevato, in questa sede, che il Piano collega molti degli obiettivi e delle strategie di intervento ad azioni che possono trovare una efficace risposta nello sviluppo e nell’adozione di appositi accordi tra i soggetti della filiera. Innanzitutto occorre orientare sempre di più l’offerta alla domanda e consentire la costitu-zione di lotti omogenei con elevate caratteri-stiche qualitative e igienico sanitarie, anche attraverso l’uso di capitolati tecnici condivisi dalla filiera; è necessario che il mercato adotti anche nuovi e più moderni parametri quali-tativi, che consentano di specificare i diversi tipi di prodotto; va incrementata la redditività delle aziende cerealicole anche attraverso la valorizzazione delle produzioni ottenute adot-tando una disciplina agro-ambientale adegua-ta alla cerealicoltura; va confermato e protetto il ruolo della semente certificata e controllata, valorizzandone l’uso.Abbiamo citato volutamente questi punti sa-lienti delle linee di intervento, perché attesta-no che la strada intrapresa dagli attori della filiera, che hanno sviluppato e aderito a ac-cordi di filiera, quali il progetto “Grano duro di alta qualità”, è pienamente in linea con il Piano cerealicolo nazionale, e quindi questi potrebbero rappresentare, come già ha avuto modo di asserire l’Assessore Tiberio Rabbo-ni, “un valido esempio, da seguire, affinare e sviluppare”.

il piano cerealicolo nazionale: pag. 1 interventi per rilanciare il settore

Le Novità del “Disciplinare pag. 2 per la coltivazione e la conservazione del grano duro” annata agraria 2008/2009

Nasce la nuova OP cereali pag. 3 Emilia-Romagna

Andamento meteorologico pag. 4 novembre 2008-febbraio 2009

Aggiornamenti tecnici per la pag. 5 concimazione azotata

Trasferimento tecnologico pag. 6 per il frumento duro di alta qualità in Emilia-Romagna

Tossine T-2 e HT-2 pag. 8 in fase di studio

Sommario

rinnovato l’accordo Quadro “Grano duro alta Qualità”Verrà sottoscritto entro marzo l’ac-cordo quadro di filiera valido per la campagna agraria 2008-09 che, promosso dalla regione emilia-romagna, coinvolge oltre a Ba-rilla, i produttori agricoli regionali e la società Produttori sementi di Bologna.l’accordo, giunto al terzo anno, è divenuto un modello di riferimento di valore nazionale; esso, infatti, in-dividua obiettivi strategici ed adot-ta strategie di intervento in linea con il Piano cerealicolo nazionale.

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Filiera Grano duronews N. 9 - Marzo 2009

norme aGronomicHe

Le novità del “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro” - annata agraria 2008/09Marco Bon - società Produttori sementi Bologna

Il “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro in Emi-lia-Romagna” ha una notevole importan-za nell’ambito del Progetto Grano duro di Alta Qualità; i consigli e talvolta i vin-coli in esso contenuti sono volti a massi-mizzare i benefici per tutti i componenti della filiera, con l’obiettivo di ottenere una materia prima di elevata qualità e salubrità nel pieno rispetto dell’ambien-te e dei principi della buona conduzione dell’azienda agricola.Suddiviso in due parti, il Disciplinare contiene sia il “Pacchetto di norme agro-nomiche per la coltivazione del grano duro”, sia le “Modalità generali per lo stoccaggio/conservazione del grano duro da conferire alla Società Barilla”, le cui indicazioni sono da ritenersi vincolanti per l’adesione al progetto regionale di pro-duzione di grano duro di elevata qualità.Dopo i primi due anni del Progetto, sul-la base delle esperienze acquisite e delle problematiche emerse nel corso di un ap-posito incontro organizzato all’inizio della campagna agraria tra tutti i partecipanti al Progetto (presenti i breeder della PSB, i tecnici delle organizzazioni dei produttori agricoli, i rappresentanti dell’industria di trasformazione e del servizio fitosanitario regionale), il disciplinare è stato aggior-nato nella sua terza edizione 2008-09. Di seguito si riportano le parti del disci-plinare interessate dagli aggiornamenti.

Operazioni di Pre-seminaNell’ottica di ridurre quanto più possibile il rischio di possibili attacchi fungini, tra cui la fusariosi della spiga, sono state ribadite le attività da mettere in atto per migliorare la salubrità della granella e per cercare di preservare le potenzialità produttive.Già dalle operazioni in pre-semina è pos-sibile infatti influire sul prodotto finale; molto importante è, infatti, il rispetto del-la rotazione colturale, pratica agronomica particolarmente efficace nel controllo dei

patogeni. E’ fortemente consigliata l’ado-zione di una successione colturale minima quadriennale, inserendo nella rotazione almeno tre colture diverse. In altre paro-le è consigliabile la semina del grano duro dopo una specie dicotiledone: bietola, colza, soia, girasole, pomodoro o altre orticole e erba medica. Sulle super-fici interessate alle rotazioni, la sequen-za delle colture dovrà essere effettuata escludendo la monosuccessione.Ai fini del ristoppio, i cereali autunno-vernini (frumento tenero e duro, orzo, ecc.) sono considerati colture analoghe. Viceversa ai fini della rotazione (calcolo delle tre colture nei quattro anni) tali ce-reali autunno-vernini sono da considerar-si come colture diverse: è quindi ammis-sibile ad esempio la rotazione: frumento duro - bietola - frumento duro - soia. E’ sconsigliata invece la successione di frumento a cereali estivi (mais e sor-go). Nel caso di adozione di questa succes-sione è vincolante l’interramento dei residui colturali presenti in superficie al fine di ridurre l’inoculo di agenti fungini dannosi, Fusarium spp. in particolare.Altrettanto importante è l’utilizzo di se-mente certificata protetta con concia C5 - REAL GETA (Triticonazolo + Gua-zatina) alla dose di 500 ml/100 kg seme, questo al fine di garantire protezione della pianta nei primi stadi di sviluppo nei con-fronti dei patogeni presenti sulla cariosside e nel terreno, oppure, almeno, con concia C3 prevedendo in tal caso un trattamento in campo alla levata previa autorizzazione del Servizio Fitosanitario Regionale.

Modalità di semina La tecnica di coltivazione adottata nella produzione del frumento duro è sicura-mente molto importante, e può condiziona-re anche la qualità del prodotto finale. Tra i diversi fattori, oltre alla scelta varietale e alla fertilizzazione azotata, anche la densi-tà di semina può influire su un parametro

molto rilevate per l’industria di trasfor-mazione quale il contenuto proteico della granella; per questo motivo questo aspetto della tecnica colturale viene meglio speci-ficato in questa edizione del disciplinare.La densità di semina, intesa come nu-mero di cariossidi germinabili/m2, consi-gliata nel disciplinare, tiene conto della disponibilità di acqua durante il ciclo vegetativo e della rigidità dell’inverno ed oscilla in regione Emilia-Romagna tra le 300 e le 400 cariossidi germinabili/m2. Oc-corre riuscire ad adattare correttamente il numero di semi per m2 alla data di semi-na, alla qualità della preparazione del ter-reno, ma anche alle condizioni di stress idrico previsto per l’areale di coltivazio-ne. Orientativamente quindi il numero di cariossidi/m2 può variare in relazione all’ambiente di coltivazione, all’epoca di semina ed alla qualità del letto di semina, come riportato in tabella 1.

Attività di difesa della colturaPer quanto riguarda le attività di difesa della coltura, il disciplinare prevede:

per il controllo delle infestanti, non am-- mette gli interventi di pre-emergenza ma suggerisce un diserbo di post-emer-genza, che permette un controllo più mirato delle infestanti, con l’impiego di particolari diserbanti (vedi tabella), per quanto riguarda invece i trattamen-- ti insetticidi:

• perilcontrollodegliafidièammessoun trattamento con Pirimicarb a 0,5 kg/ha di prodotto commerciale al raggiun-gimento della soglia dell’80% di culmi con afidi a fine fioritura,

• perilcontrollodellaCimicedelGra-no è ammesso un trattamento con Flu-valinate al superamento della soglia dei 5 individui per metro quadrato. Limita-tamente alla Cimice del Grano, conside-rati gli effetti sulla qualità del prodotto, in caso di superamento della soglia, il trattamento è fortemente consigliato.

Province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna

Condizioni di seminaSemi germinabili per m2 Semi germinabili per m2

Ultima decade ottobre

Prima decade novembre

Seconda decade novembre

Ultima decade ottobre

Prima decade novembre

Seconda decade novembre

Buon letto di semina 310 330 350 320 350 380Scarso letto di semina o semina diretta 330 350 370 360 380 400

Tab. 1 - Densità di semina: il numero di cariossidi/m2 può variare in relazione all’ambiente di coltivazione, all’epoca di semina ed alla qua-lità del letto di semina.

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DISERBANTI

Amidosulfuron

Bifenox

Carfentazone-ethyl

Clodinafop-propargyl + Cloquintocet-mexyl

Clopyralid

Diclofop-methyl

Diflufenican

Iodosulfuron

Fenoxaprop-p-ethyl + Mefenpir-dietile

Florasulam

Fluroxypyr

Mcpa

Metsulfuron-methyl

Mesosulfuron-methyl + Mefenpir-dietile

Pinoxaden

Pyraflufen

Tribenuron

Tribenuron + MCPP

Tralkoxydim

Triasulfuron

FUNGICIDI FOGLIARI

Azoxystrobin

Cyproconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Prochloraz (1) (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Propiconazolo

Tebuconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Tetraconazolo

Flutriafol (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Per il controllo dei patogeni fungini invece, considerando che le varietà del Progetto (Normanno, Levante, Saragolla e Svevo) sono dotate di buone resistenze nei con-fronti delle principali fitopatie del frumen-to, in linea di principio non sono necessari trattamenti fungicidi prima della spigatura/fioritura. Vista la suscettibilità invece del frumento duro alla fusariosi della spiga è vincolante l’esecuzione di un tratta-mento fungicida preventivo ad inizio fioritura, con un prodotto fungicida che deve contenere uno dei seguenti principi attivi: Prochloraz, Tebucona-zolo, principi che si sono dimostrati efficaci nel controllare tale patologia.Essendo le condizioni ambientali dell’Emi-lia-Romagna generalmente favorevoli allo sviluppo di questa patologia, e conside-rando i risvolti sulla salubrità di prodotto (accumulo di micotossine), il trattamento fungicida in fioritura rappresenta uno stru-mento essenziale per cercare di prevenire lo sviluppo ultimo della malattia.Ogni eventuale ulteriore trattamen-to, dovrà essere autorizzato da parte del servizio fitosanitario regionale, tenendo conto dello stato della col-tura e/o dell’andamento climatico. Non sono ammessi invece fitoregolatori.

E’ già operativa la più grande organizza-zione dei produttori cerealicola italiana: OP Cereali Emilia-Romagna. Nata dalla fusione delle OP Esperia (aggregazione tra il Consorzio agrario di Bologna-Mo-dena e Terremerse), Cereali Romagna (aggregazione tra il Consorzio agrario di Ravenna e il Consorzio Agrario Inter-provinciale di Forlì-Cesena e Rimini) e Progeo, l’OP Cereali Emilia-Romagna rappresenta, da parte del mondo agricolo regionale, un segnale forte di aggregazio-ne in un momento di grande turbolenza dei mercati; una opportunità di sviluppo che potrà consentire al comparto agrico-lo una maggiore competitività sui mercati anche internazionali; un modo per valo-rizzare l’offerta che deve essere orientata sempre di più al mercato, all’insegna del-la qualità e della sicurezza alimentare.Importanti i numeri della nuova realtà: oltre 8.600 agricoltori associati per una produzione complessiva (dati 2008) di 5,5 milioni di quintali di cereali a paglia tra frumento tenero (oltre 2.100.000 q), grano duro (608.000 q) e orzo, e 3 milio-ni di quintali di cereali autunnali (mais, sorgo, soia, risone, girasole), per un to-tale di 8,5 milioni di quintali, con una capacità di stoccaggio di 6,2 milioni di quintali e un fatturato stimato di 170-180 milioni di euro.Una produzione che rappresenta una massa critica indispensabile per attuare politiche di sviluppo di ampia portata, in grado di incidere significativamente sul mercato attraverso la programmazio-ne della produzione, la concentrazione dell’offerta, la diversificazione qualitati-va dei prodotti e il rapporto con l’intera filiera; uno strumento fondamentale per salvaguardare la competitività dell’azien-da agricola.Al vertice è stato nominato Raimondo Ricci Bitti, presidente di Cap Ravenna. Vi-cepresidenti sono Marco Pirani, presiden-te Progeo, e Filippo Tramonti, presidente Cap Forlì-Cesena-Rimini. In consiglio di amministrazione entrano i presidenti e i direttori delle 5 imprese: Gabriele Cri-stofori e Angelo Barbieri (Caip Bo-Mo), Giovanni Errani e Augusto Verlicchi (Ter-remerse), Mario Tassinari (direttore Cap Ravenna), Uber Iori (direttore Progeo) e Adamo Zoffoli (direttore Caip Fc-Rn).

attUaLità

nasce la nuovaoP cerealiemilia-romagna

Dose di seminaLa dose di semina viene ottenuta cono-scendo la densità di semina (tab. 1), il peso di 1000 cariossidi e la germinabi-lità della semente. Di seguito si riporta la semplice formula che permette di calcolarla:

Esempio: si vuole adottare una densità di semina di 350 cariossidi/m2 usando una semente con peso di 1000 cariossi-di = 44 grammi ed una germinabilità del 91% quindi:

Densità Semina x Peso 1000 cariossidi (gr)kg/ha di semente =

Germinabilità (%)

350 x 44

91 = 169 kg/ha di semente da seminare

Nella tabella seguente si riporta il cal-colo della dose di semina ipotizzando la frequente germinabilità della semen-te del 95%. Tale tabella è di consulta-zione immediata e permette di evitare l’impiego della formula sopradescritta quando le 3 variabili (germinabilità, peso 1000 cariossidi e densità di semi-na prescelta) rientrano nella casistica qui contemplata.

Densitàdisemina

Peso di 1000 cariossidi (g)

36 39 42 45 48 51 54

300 114 123 133 142 152 161 171

325 123 133 144 154 164 174 185

350 132 144 154 165 176 188 198

375 142 153 166 177 189 201 213

400 151 164 176 189 202 214 227

Calcolo della dose di semina (kg/ha) in funzio-ne della densità di semina (numero cariossi-di/m2), del peso di 1000 cariossidi (g) e con semente avente una germinabilità del 95%.

Tab. 2 - Elenco dei principi attivi ammessi dal Disciplinare di coltivazione. Tra i diser-banti è stato inserito il principio attivo “Tri-benuron + MCPP”.

[1] Si raccomanda il pieno rispetto dei tempi di carenza.

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Filiera Grano duronews N. 9 - Marzo 2009

Il periodo autunno-invernale si è presentato quest’anno netta-mente diverso da quello a cui ci avevano abituato le ultime due annate. Le temperature hanno raggiunto localmente punte mi-nime che non si ricordavano da parecchi anni, le precipitazioni sono riprese abbondanti e la neve è caduta in diverse occasioni anche su vaste aree di pianura.

Confrontando la temperatura media del periodo considerato con il clima 1991-2005 non si evidenziano anomalie particolari, si può parlare quindi, dopo alcuni anni con inverni caldi o cal-dissimi (in particolare 2006-2007) di un rientro nella normalità. Non sono comunque mancate anomalie fredde di tutto rispetto in relazione alle minime assolute; nelle pianure del piacentino e del parmense nei giorni dal 9 al 13 gennaio si sono misurate tem-perature minime tra -14 e -15 °C, valori non registrati dal 1985. Fortunatamente a proteggere le colture da tali temperature era presente la neve caduta nei giorni precedenti (fig. 1: immagine da satellite del 12 gennaio 2009).

Anche considerando l’andamento pluviomerico, il periodo considerato mostra una netta controtendenza rispetto ai due anni precedenti: in gran parte del territorio regionale le preci-pitazioni del periodo sono risultate elevatissime e notevolmen-te superiori alla norma. Su gran parte della pianura occidenta-le, dal reggiano al piacentino, si sono misurati, dal novembre 2008 al febbraio 2009, oltre 350 mm di pioggia, circa il doppio della norma 1991-2005, e localmente fino a 3-4 volte quanto misurato nell’analogo periodo 2006-2007 che risultò però ecce-zionalmente siccitoso. In Romagna, con l’eccezione del rimi-nese, le precipitazioni del periodo risultano invece prossime alla norma.

Umidità dei terreniNel periodo considerato i terreni hanno raggiunto e spesso su-perato la condizione di capacità di campo, che rappresenta la quantità massima di acqua che può essere trattenuta dal suolo contro la forza di gravità: nelle aree occidentali le colture sono rimaste per diversi periodi in surplus idrico rispetto alla fase di conduzione colturale, in condizioni quindi non ottimali per la crescita delle colture stesse.

aGrometeoroLoGia

andamento meteorologico del periodo novembre 2008 – febbraio 2009William Pratizzoli – area agrometeorologica e territorio, arPa emilia-romagna

Fig. 1 - Immagine Modis Terra del 12 gennaio 2009 - ore 11:05 utc: la neve appare colorata in magenta (a cura del Laboratorio di telerileva-mento - http://www.arpa.emr.it/sim/?telerilevamento/innevamento)

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Filiera Grano duronews

conSiGLi coLtUraLi

aggiornamenti tecnici per la concimazione azotata del grano duroPierluigi Meriggi – Horta srl, spin off università cattolica del sacro cuore, PiacenzaLorenzo Barbanti – dista, università di Bologna

L’andamento climatico che ha interessato il periodo di impostazione della coltura e nelle sue prime fasi di sviluppo è stato particolarmente contrastato. In partico-lare è stato caratterizzato da un ottobre privo assolutamente di precipitazioni, tanto da procrastinare in molti casi la pre-parazione dei letti di semina per i cereali autunno-vernini per l’impossibilità di af-finare le zolle provenienti dalle lavora-zioni principali, e da mesi successivi con precipitazioni abbondantissime, in parti-colare nelle province occidentali. Infatti l’inverno è stato eccezionalmente piovo-so, con precipitazioni del periodo ottobre 2008 - gennaio 2009 sovente al di sopra dei 300 mm e talvolta dei 400 mm. Ciò ha permesso di recuperare il forte deficit idrico accumulato dai terreni a seguito di un’estate-inizio autunno sostanzialmente siccitosi, soprattutto a sud del Po. Il feno-meno è chiaramente descritto dall’Indice di Precipitazioni Standard (SPI) dell’AR-PA della Regione Emilia-Romagna (fig. 1): nel giro di soli tre mesi le colorazio-ni infuocate attestanti una siccità grave e uniforme hanno lasciato spazio a tinte decisamente più tranquillizzanti per l’en-tità delle riserve idriche del terreno.L’inverno non ha raggiunto picchi di tempe-rature minime particolarmente rilevanti; in genere in Pianura padana non si è scesi al di sotto dei -5 / -7°C e solo per brevi perio-di. Quindi il frumento duro non ha subito rilevanti stress da basse temperature, sal-vo in caso di piante già indebolite da cause avverse, in particolare dai ristagni idrici.

Lo stato delle coltivazioni nella se-conda parte di febbraioSe da un lato abbiamo assistito ad un riequilibrio delle riserve idriche, forte-mente impoverite dopo la siccità estiva, il rovescio della medaglia è rappresenta-to dal fatto che le intense piogge hanno determinato condizioni di forte satura-zione nei terreni, con casi di asfissia delle giovani piantine e forte lisciviazione dei nitrati nel profilo del terreno.

I consigli di fertilizzazione Poiché la fertilizzazione azotata del frumen-to duro si realizza con interventi frazionati nel periodo che va dall’accestimento della coltura (febbraio) fino a fine levata – botti-cella (seconda metà di aprile), è proprio in questo periodo che deve essere focalizzata l’attenzione dei produttori e dei tecnici che forniscono consulenza alle aziende. Come è noto l’azoto è decisivo nell’ottenimento di un risultato quanti-qualitativo di eccel-lenza. Ma nello stesso tempo il fertilizzante rappresenta una importante voce nei costi di produzione e un fattore agronomico di equilibrio della coltura.Il fabbisogno complessivo del frumento duro dipende, come per altre specie da diversi fattori (fig. 2). Solo considerando tutti gli aspetti che influiscono sulla deci-sione è possibile realizzare la scelta più utile per gli obiettivi che ci prefiggiamo. Ovvero conseguire il quantitativo di pro-duzione atteso evitando nel contempo gli sprechi e pericolosi squilibri della pianta.La conoscenza delle condizioni climatiche (in particolare delle precipitazioni inver-nali), della dotazione naturale dei terreni, della precessione colturale e dell’obiettivo di produzione sono elementi utili al fine di comprendere, attraverso il metodo del bilancio proposto dalla Regione Emilia-Romagna (www.ermesagricoltura.it), il fabbisogno stimato per la coltivazione. Obiettivo della presente nota è anche quel-lo di fornire indicazioni utili per i produt-tori agricoli e, nell’impossibilità di scende-re in un dettaglio aziendale, cercare di in-dividuare il fabbisogno complessivo delle varie coltivazioni per area omogenea. Da una serie di simulazioni effettuate a fine gennaio su numerose aziende agricole che hanno seminato frumento duro, per il cor-rente anno si può sicuramente affermare che il “Fabbisogno” in azoto della coltura è superiore rispetto ai due anni preceden-ti. In linea di massima il livello medio degli apporti per il 2009 è di circa 180 unità di azoto per ettaro con uno scarto significa-

tivo fra areali. Mentre per le provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena i valori oscillano da 180 ad oltre 200 unità per le restanti aree i consigli di concima-zione azotata sono inferiori e mediamente si attestano fra i 140 e le 180 unità. Un altro importante aspetto per la pros-sima campagna è quello di frazionare gli interventi, in quanto i terreni impoveriti e compattati dalle forti precipitazioni ne-cessitano di un supporto nutritivo il più possibile continuativo. A differenza dello scorso anno dove all’accestimento si dove-va fare un apporto abbastanza contenuto, ed in certi casi quasi nullo, per quest’anno si consiglia di incrementare tale dose.

Tipi di concimePer quanto riguarda i tipi di concime im-piegabili in questa fase, nei casi di frumen-ti in chiara sofferenza nutritiva occorrerà intervenire nel più breve tempo possibile somministrando prodotti che contengano una significativa proporzione dell’azoto sotto forma nitrica. Ad esempio il nitrato ammonico, disponibile in vari titoli, ha sempre il 50% di N sotto forma nitrica e il 50% ammoniacale. Altri prodotti hanno quote inferiori, ma più direttamente assi-milabili in caso di mancata pioggia post-concimazione. Questo è il caso del liquido 30-0-0 che ha il 25% di azoto nitrico ma gode in parte di assorbimento fogliare. Se, viceversa, il frumento duro è già stato con-cimato approfittando magari di qualche gelata invernale, o se comunque la coltura non denota sofferenza nutrizionale o ritar-do vegetativo, si potrà intervenire con la più economica urea o con concimi ammo-niacali, contando sull’avvio della nitrifica-zione di pari passo con la ripresa vegetati-va. I concimi non a pronto effetto di vario tipo proposti dal mercato possono essere impiegati anche nel caso di frumento in carenza nutritiva, a condizione che a fian-co di quote di azoto a disponibilità ritarda-ta ne contengano altre a pronto effetto.

Fig. 1 - Indice trimestrale di precipitazione standard (SPI) in autunno e in inverno in Emi-lia-Romagna. (Fonte: www.arpa.emr.it/sim/)

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Fig. 2 - Fattori che influenzano il consi-glio di fertilizzazione.

Indice di precipitazione standard - 3 mesi

Ottobre 2008

Gennaio 2009

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Filiera Grano duronews N. 9 - Marzo 2009

Il settore cerealicolo dell’Emilia-Romagna è sicuramente all’avanguardia sia nel pano-rama nazionale che europeo. In particolare sul frumento duro la nostra regione si sta affermando grazie alle sue alte potenziali-tà produttive, alla qualità tecnologica della materia prima e ad una base logistica (con-ferimenti, stoccaggi e commercializzazio-ne) di elevato profilo.Anche dal punto di vista tecnico la situazio-ne è positiva, l’attività di ricerca e sviluppo è vitale e continua e questo anche grazie alle iniziative intraprese e sviluppate da Barilla e dalla Società Produttori Sementi riunite in un network composto anche da Istituti nazionali e internazionali.Pur tuttavia per mantenere un ruolo di “le-adership” occorre investire sempre di più nella ricerca e nel trasferimento tecnolo-gico, in particolare in quei settori ove una ricaduta positiva di know-how innovativi può produrre effetti significativi sulla pro-duzione sia dal punto quanti-qualitativo che della sicurezza alimentare.In un areale dove mediamente si produce frumento duro al 14% di proteine e dove al-cune aziende conseguono livelli produttivi in alcuni casi vicini alle 8 tonnellate di gra-nella per ettaro, i diversi attori della filiera potrebbero ritenersi soddisfatti. In realtà alcune tematiche sono ancora aperte.

1. L’adattamento ed affinamento della tecnica colturale al continuo variare degli andamenti climatici. In precedenti note comparse su questo stesso periodico è stato possibile evidenziare che il clima è

ProGetto cULtUraLe

trasferimento tecnologico per il frumento duro di alta qualità in emilia-romagna Pierluigi Meriggi – Horta srl, spin off università cattolica del sacro cuore, PiacenzaRoberto Ranieri – Barilla g. e r. fratelli s.p. a., Parma

cambiato non in modo lineare ma piuttosto nella manifestazione di fenomeni estremi in grado di caratterizzare le annate in maniera molto differente fra loro. In sintesi è impor-tante, in questo nuovo scenario, cercare di rendere stabili le produzioni del frumento duro, cosa che ad esempio non è avvenuta negli ultimi tre anni.

2. La sensibilità del frumento duro al complesso delle fusariosi della spiga e di conseguenza all’insorgere del fe-nomeno delle micotossine. Questo è un tema prioritario per le conseguenze che ha sull’intera filiera. E’ pertanto assolutamente inevitabile concentrasi con tutti gli sforzi

nella soluzione di questa problematica. E’ in gioco il consolidamento e sviluppo della coltura in alcune provincie, le più interessa-te dal complesso patologico. E’ pur tuttavia noto che in alcune aree della regione tale fenomeno è meno evidente ma è altrettan-to vero che gli scenari del medio periodo non sono molto positivi: in particolare non sembra ancora concretizzarsi una possibi-le diversificazione colturale basata su spe-cie dicotiledoni, in alternativa ai cereali da rinnovo e, in virtù di un minor costo, sem-brano sempre più affermarsi le tecniche basate sulla semina su sodo o sulla minima lavorazione del terreno. In particolare per quest’ultimo aspetto è noto che il non inter-

Fig. 1 - Planimetria delle prove impostate nell’autunno 2008. L’area interessata alle prove dimostrative e microparcellari è di circa 2 ettari.

Varietà x densità

Varietà x

azoto

Nuove varietà

Nuovi concimi e strategie

Azoto x Densità

x varietà

Varietà del Progetto

Strip dimostrativo concimazioni Nuovi

fungicidi Strategie di difesa

Strip dimostrativo "Storia della tecnica"

Settore nutrizione

Settore varietà

Settore difesa

Settore evoluzione tecniche

Fig. 2 - Alcuni risultati sulla densità di semina di una sperimentazione dell’annata agraria 2007-08. All’interno dell’attività del progetto, particolare rilevanza ha lo studio di una corretta densità di semina in virtù dell’influenza che ha sulla stabilità della pianta e sui parametri quanti-qualitativi della produzione.

6

All

etta

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%)

Densità di semina (semi/m2) Densità di semina (semi/m2)

45

7,977,51

6,3

250550 450 350

10

9

8

7

6

5

8,31

100 90

70

250550 450 350

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250550 450 350

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Filiera Grano duronews

ramento dei residui colturali delle colture graminacee estive rappresenta un impor-tantissimo fattore di rischio per il frumento duro coltivato in successione. Per ultimo dal punto di vista fitoiatrico non molti sono i fungicidi attivi contro le fusariosi, pertan-to occorre concentrarsi su quelli più effi-caci, valorizzandoli in applicazioni mirate e guidate da effettive condizioni di rischio, mediante l’ausilio dei modelli matematici previsionali.

3. La sensibilità del frumento duro all’allettamento. Troppo frequentemen-te si osservano coltivazioni non impostate correttamente: semine troppo fitte accom-pagnate da fertilizzazioni azotate eccessive. In queste condizioni la pianta perde stabilità e, complici i non sempre prevedibili rovesci primaverili, tende ad allettare. Le conseguen-ze sono purtroppo ben note: diminuzione di resa e del peso ettolitrico, aumento delle pa-tologie fungine, rischio di pre germinazione del seme. Questa problematica rappresenta una vera e propria “spada di Damocle” sul frumento duro coltivato in Emilia Romagna e deve essere affrontata con rigore scientifi-co e senza pericolosi preconcetti.

Sulla base di queste considerazioni e con l’obiettivo di individuare i fattori agrono-mici di equilibrio per assicurare a) una sta-bilità quali - quantitativa delle produzioni nell’areale emiliano romagnolo, b) la con-tinua “manutenzione” del “Disciplinare” di coltivazione del frumento duro in Emilia-Romagna e c) comunicare in modo efficace gli spunti tecnico-scientifici, Barilla e Horta Srl hanno deciso di investire in una attività innovativa in grado di trasferire nella pra-tica le più recenti innovazioni proposte al settore produttivo della filiera.Questo programma prevede la realizzazione di prove sperimentali e dimostrative tese a confrontare la tecnica attualmente utilizza-ta con nuovi itinerari in grado di contribuire alla soluzione delle problematiche agrono-miche ancora aperte.L’attività verrà inizialmente sviluppata c/o la sede operativa di Horta Srl nell’azienda spe-rimentale di Cà Bosco a Ravenna. L’azienda è rappresentativa della pianura ravennate e sto-ricamente vocata alla produzione di frumento duro. I confronti e gli itinerari tecnici verran-no realizzati in un’area omogenea secondo schemi sia con micro che macro parcelle.

L’attività, oltre ad essere un serio “banco di prova” per le proposte tecniche rappresenta anche un importante momento di incontro fra genetisti, agronomi e fitopatologi da un lato e produttori e trasformatori dall’altro. In definitiva il progetto si rivolge ai princi-pali attori della filiera produttiva del grano duro (Industria, Consorzi, Cooperative, As-sociazioni).Nel mese di maggio sono previste visite gui-date alle prove in modo tale da comprendere appieno che il successo della coltivazione dipende dall’equilibrio dei principali fattori agronomici e non dall’impiego di una sola soluzione, considerata particolarmente ef-ficace; essa sia una varietà particolarmente produttiva od ancora un concime ad elevata efficienza piuttosto che un ottimo fungicida.Sinteticamente l’area interessata dalle prove, circa 2 ettari, è suddivisa in 4 Settori (fig.1): in 3 settori si studiano i fattori agronomici di equilibrio (varietà, nutrizione e difesa) con prove sperimentali dedicate all’innovazione e con parcelloni dimostrativi, nel rimanente quarto settore si opera un percorso di evolu-zione della tecnica di coltivazione negli ulti-mi 30 anni, da quella adottata a partire dagli anni ’80 fino alla attuale (tab. 1). Le informazioni tecnico scientifiche del pro-getto potranno essere prontamente utilizza-te per l’aggiornamento dei disciplinari di

1. Settore varietà:

1.1 Area innovazione (nuovi genotipi con particolare attenzione alla resistenza alle fusa-riosi, interazione varietà per azoto e interazione varietà per densità di semina).

1.2 Area dimostrativa (strip varietale con le migliori varietà coltivate in Emilia-Romagna).

2. Settore nutrizione:

2.1 Area innovazione (nuovi fertilizzanti azotati e/o nuovi metodi di fertilizzazione, densi-tà di semina per livelli di azoto).

2.2 Area dimostrativa (confronto metodi decisionali: bilancio, modelli climatici, valuta-zioni su parcella spia).

3. Settore Fusariosi:

3.1 Area innovazione (nuove molecole, nuove varietà).

3.2 Area dimostrativa (Disciplinare vs tecnica tradizionale vs modelli previsionali, ecc.).

Sia nell’area innovazione che dimostrativa sarà sempre presente la varietà Levante.Le micro e macro parcelle saranno inoculate artificialmente.

4. Evoluzione della tecnica di coltivazione del frumento duro

Verrà realizzato un confronto in macro parcelle fra tecniche diverse, anche utilizzate nel recente passato. L’obiettivo sarà quello del trasferimento tecnologico con l’individuazione di possibili itinerari innovativi. Le singole coltivazioni rappresenteranno la sintesi dei vari fattori esaminati.

produzione del frumento duro di alta quali-tà. A tal proposito la Regione Emilia-Roma-gna ha manifestato interesse all’iniziativa in particolare per le attività dimostrative e di divulgazione.L’attività di campo sarà inoltre occasione di incontro e di dibattito tecnico fra i vari componenti della filiera nonché di forma-zione ed informazione sulle principali te-matiche dibattute.

Alcuni sintomi del complesso delle fusa-riosi. Il frumento duro è particolarmen-te sensibile a questa patologia che può essere efficacemente contrastata soprat-tutto con misure di tipo agronomico (av-vicendamento, lavorazione del terreno).

Tab. 1 - Descrizione sintetica delle prove che verranno realizzate nell’attività di campo.

7

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Filiera Grano duronews N. 9 - Marzo 2009

SicUrezza aLimentare

micotossine nei cereali: in fase di studio le tossine t-2 e Ht-2Michelangelo Pascale - istituto di scienze delle Produzioni alimentari, BariMarco Silvestri - Barilla g. e r. fratelli s.p. a., Parma

La fusariosi della spiga è una patologia provocata da diverse specie di funghi del genere Fusarium. Alcune di queste specie sono responsabili anche della produzio-ne, se le condizioni ambientali sono favo-revoli, di micotossine quali per esempio il DON. Attualmente sono in fase di studio anche altre micotossine e in particolare la T-2 e HT-2.Queste ultime sono micotossine (tricote-ceni di tipo A) prodotte da alcune specie di Fusarium (principalmente Fusarium sporotrichiodes, F. langsethiae, F. poae, F. acuminatum) che, in condizioni am-bientali favorevoli (clima freddo o condi-zioni umide di stoccaggio), possono colo-nizzare vari cereali, in particolare avena, orzo, frumento e mais.Tra tutti i tricoteceni conosciuti, le tossine T-2 e HT-2 sono quelle con effetti tossici più acuti. Alcuni studi hanno dimostrato che la tossina T-2 è un potente inibitore della sintesi delle proteine, della sintesi di DNA e RNA, sia in vivo che in vitro, ha effetti ematotossici, immunosoppres-sivi e dermotossici. Poiché la tossina T-2 in vivo è rapidamente metabolizzata a tossina HT-2, la sua tossicità può essere attribuita, almeno parzialmente, a quella della tossina HT-2.Un’indagine condotta in Europa conclu-sasi nel settembre del 2003 sulla “Rac-colta di dati relativi alla presenza delle Fusarium-tossine (zearalenone, fumoni-sine e tricoteceni) negli alimenti e valuta-zione della relativa assunzione alimenta-re da parte della popolazione degli Stati membri dell’UE” (Progetto SCOOP), ha mostrato come le tossine T-2 e HT-2 sono contaminanti naturali abbastanza comu-

ni nei cereali all’interno dell’Unione Eu-ropea. Dei circa 3.000 campioni analizzati il 20% era contaminato con tossina T-2 e il 14% con tossina HT-2. In particolare i cereali più frequentemente contaminati erano: mais (28%), frumento (21%) e ave-na (21%) per tossina T-2 e avena (41%), mais (24%) e segale (17%) per tossina HT-2. I livelli di queste tossine variano a seconda dell’annata agraria (differenti condizioni meteorologiche), del paese di origine e dalla tipologia di cereale. Tut-tavia i dati su cui si basa l’indagine sono molto disomogenei tra loro per modalità di campionamento, metodi analitici uti-lizzati e per la valutazione stessa della qualità dei dati. Questa mancanza di ar-monizzazione dei dati può renderli diffi-cilmente confrontabili e, come avverte lo stesso SCOOP nelle sue conclusioni, può influenzare significativamente l’affidabili-tà dei risultati ottenuti. Sulla base di alcuni studi di tossicità svol-ti su animali, l’SCF (Scientific Commit-tee on Food) della Commissione Europea ha fissato, nel 2001, una TDI (Tolerable Daily Intake) temporanea per le tossine T-2 e HT-2, da sole o come somma, pari a 0,06 μg/kg di peso corporeo. Mancano tuttavia metodi analitici sufficientemente sensibili e affidabili con cui controllare l’effettiva presenza di tali micotossine nelle derrate. Da alcuni anni, infatti, isti-tuti e centri di ricerca stanno lavorando in questo senso con l’obiettivo di indivi-duare metodiche non solo più sensibili e affidabili ma anche più facilmente fruibili da parte del mondo produttivo. Inoltre, si sa ancora poco sulla reale frequenza di queste micotossine e sui fattori che in-

cidono sulla loro presenza nei cereali, in particolare nell’avena.Buone pratiche agricole, volte a ridurre al minimo i fattori di rischio, possono tuttavia prevenire in una certa misura la contaminazione da funghi del genere Fu-sarium e il conseguente accumulo di mi-cotossine nelle cariossidi. La raccoman-dazione 2006/583/CE della Commissione Europea sulla prevenzione e sulla ridu-zione delle Fusarium-tossine in cereali e prodotti derivati, contiene i principi generali per la prevenzione e la riduzio-ne della contaminazione da Fusarium-tossine nei cereali da attuare mediante l’elaborazione di codici nazionali di buo-na pratica agricola.Presso la Commissione Europea sono at-tualmente in discussione i valori massimi ammissibili per le tossine T-2 e HT-2 in cereali e prodotti derivati, limiti che do-vrebbero essere fissati a breve.

Spighe fusariate di grano duro

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Quotazioni medieBorsa merci di Bologna

Grano duro nazionale

Produzione Nord - Fino (kg/hl 80; ce 1+1% max)

2007/2008

2008/2009100,00

150,00

200,00

250,00

300,00

350,00

400,00

450,00

500,00

� 550,00

2/10

/08

9/10

/08

16/1

0/08

23/1

0/08

30/1

0/08

6/11

/08

13/1

1/08

20/1

1/08

27/1

1/08

4/12

/08

11/1

2/08

18/1

2/08

25/1

2/08

1/1/

09

8/1/

09

15/1

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22/1

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29/1

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5/2/

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12/2

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19/2

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26/2

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5/3/

09

12/3

/09

19/3

/09

26/3

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2/4/

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9/4/

09

16/4

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23/4

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30/4

/09

7/5/

09

14/5

/09

21/5

/09

28/5

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4/6/

09

11/6

/09

2007 / 2008

2008 / 2009