Il Nuovo Grano - ottobre 2014

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SOMMARIO 4 - Dai campi il rilancio del Paese 5 - Milano scommette sul km zero 6 - Come smaltire i rifiuti agricoli 8 - I 60 anni di Donne Impresa 10 - Speciale Cernobbio 2014 15 - Nuovo sportello Epaca-UeCoop 18 - Mipaaf, due miliardi alle aziende 19 - Ecco il prosciutto senza maiale Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI OTTOBRE 2014 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871 L’assalto dei furbetti 9 ANNO XXII

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In questo numero parliamo di: Km zero a Milano, Forum Cernobbio 2014, rifiuti agricoli, i primi 60 anni di Donne Impresa, prosciutto senza maiale

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SOMMARIO 4 - Dai campi il rilancio del Paese 5 - Milano scommette sul km zero 6 - Come smaltire i rifiuti agricoli 8 - I 60 anni di Donne Impresa

10 - Speciale Cernobbio 201415 - Nuovo sportello Epaca-UeCoop18 - Mipaaf, due miliardi alle aziende19 - Ecco il prosciutto senza maiale

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI OTTOBRE 2014 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871

L’assalto dei furbetti

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COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZAIndirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti

UFFICIO ZONA DI ABBIATEGRASSOIndirizzo: Viale G. Sforza, 62 - Tel: 02.58.29.85.00 - Fax: 02.58.29.85.19Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici. lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

UFFICIO ZONA DI CODOGNO Indirizzo: Via G. Carducci, 9 - Tel: 02.58.29.85.20 - Fax: 02.58.29.85.39Segretario di zona: Francesca ToscaniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CUGGIONOIndirizzo: Viale Roma, 2 – Piazzale Kuster - Tel: 02.58.29.85.40 - Fax: 02.58.29.85.59Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI LODIIndirizzo: Via Haussmann, 11/i - Tel: 02.58.29.85.60 - Fax: 02.58.29.85.79Segretario di zona: Stefano BressaniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MELEGNANOIndirizzo: Via J. Lennon, 4 - Tel: 02.58.29.88.00 - Fax: 02.58.29.88.19Segretario di zona: Luigi SimonazziOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; martedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; giovedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00

UFFICIO ZONA DI MELZOIndirizzo: Via C. Colombo, 37/a - Tel: 02.58.29.88.20 - Fax: 02.58.29.88.39Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MILANOIndirizzo: Via F. Filzi, 27 - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Segretario di zona: Luigi SimonazziOrari di apertura uffici fiscale e CAA: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 13.30/17.00

Uffici Epaca: via Ripamonti, 66 - Tel: 02.58.29.87.63orari di apertura: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30 . 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI VILLASANTAIndirizzo: Via E. Mattei, 2 – Tel: 02.58.29.88.40 - Fax: 02.58.29.88.59Segretario di zona: Tiziano TencaOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì*: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

* L’Ufficio Epaca rimane chiuso il giovedì per tutta la giornata

DIRETTORE RESPONSABILEGiovanni Benedetti

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REDAZIONEDaniela Maggi

REGISTRAZIONE TRIBUNALEdi MILANO

n. 82 dell’8/02/1992

HANNO COLLABORATOA QUESTO NUMERO:

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PROGETTO GRAFICOe IMPAGINAZIONE

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FOTOGRAFIEArchivio “il Cittadino”

STAMPALitostampa Istituto Grafico srl

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La Coldiretti Interprovincialetra Milano, Lodi, Monza e Brianza

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3ottobre 2014

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E’ inconcepibile che ci siano caseifici della rete del Grana Padano che producano anche

formaggi similari che fanno concor-renza proprio al Grana Padano. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini, duran-te il convegno a Cremona del Lom-bardia Expo Tour dedicato proprio a uno dei tesori del Made in Italy nel mondo, che si è svolto domenica 12 ottobre. Ogni anno in Italia si pro-ducono 350 mila forme di surroga-ti del grana e altre 750 mila forme vengono fatte all’estero, come ha confermato lo stesso Direttore del Consorzio del Grana Padano Ste-fano Berni durante il convegno di Cremona. Il valore del finto Made in Italy nel mondo sfiora i 60 miliardi di euro. Ai formaggi Dop, compre-so il Grana, viene dedicata quasi la metà del latte lombardo, in una re-gione che rappresenta più del 40% di tutto il latte italiano. Ed è per questo che il prezzo del latte della Lombardia – spiega la Coldiretti re-gionale – diventa strategico a livel-lo nazionale. “Il confronto è aperto con Galbani che incontreremo non a Cremona ma nella loro sede – ha detto Prandini – ma non dobbiamo

Denuncia di Coldiretti Lombardia alla tappa cremonese del Lombardia Expo Tour

Stop ai furbetti del Grana Padano Prandini: “Basta con i caseifici che lavorano anche i formaggi taroccati”

dimenticare il ruolo della Grande di-stribuzione e le dinamiche dei prez-zi al dettaglio che, anche quando calano alla stalla, non vedono mai una diminuzione per i consumatori. A pagare alla fine sono sempre gli allevatori e le famiglie”. Dagli Stati Uniti alla Germania, dal Regno Uni-to al Giappone, l’export del Grana Padano ha resistito anche negli anni più bui della crisi. Fra il 2008 e il 2013 le forme vendute all’estero sono aumentate di quasi il 32%, passando da un milione e 152 mila a oltre un milione e mezzo, con un volume d’affari di 787 milioni di euro

con una crescita del 41% dai 558 milioni del 2008. E i primi quattro mesi del 2014 hanno fatto registrare un ulteriore progresso dell’8% sulle quantità esportate. Nel quinquen-nio della crisi l’export ha raggiunto punte del 43% verso la Germania, di circa il 36% in Giappone, del 62% sull’area Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo). Il Grana Padano – aggiunge la Coldiretti Lombardia – è cresciuto anche presso uno dei nostri rivali storici in tema di vini e formaggi, la Francia che ha registra-to un +38%. Se il nord Europa e gli Stati Uniti rappresentano mercati maturi – spiega la Coldiretti Lom-bardia - altri Paesi hanno iniziato ad assaggiare il Grana Padano: dalla Cina al Mozambico, dalla Nuova Ze-landa all’Arabia Saudita, dall’Algeria alla Russia. Anche se proprio il bloc-co delle importazioni deciso da Pu-tin come ritorsione per la crisi ucrai-na è uno dei fattori, non l’unico, che sta causando uno scivolamento del-le quotazioni: dai 6,80 euro al chilo di agosto (per la stagionatura a 9 mesi) ai 6,50 euro di ottobre, con un meno 4,4% in tre mesi e contro i 7,20 euro al chilo dello stesso perio-do dello scorso anno.

Ettore Prandini

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Bambini giocano durante un laboratorio didattico Coldiretti

Abbiategrasso, Coldiretti protagonistaalla fiera regionale dell’agricoltura

Fiera di Inveruno, il rilancio del Paese passa dall’agricoltura e dai giovani

Dai laboratori didattici alle de-gustazioni a Km zero, la Col-diretti di Milano, Lodi, Monza

Brianza è stata protagonista alla Fiera Agricola Regionale di Abbiate-grasso. Giunta alla sua 531° edizio-ne, la kermesse si è svolta presso lo Spazio Fiere ed Eventi della città (in via Ticino 72) oltre che nelle vie del centro storico, da sabato 18 a lunedì 20 ottobre. “Non potevamo manca-re a uno dei più importanti appun-tamenti dedicati al mondo agricolo a livello regionale – spiega Enzo Locatelli, segretario di zona della Coldiretti ad Abbiategrasso – Anche quest’anno abbiamo fatto il punto sul nostro settore con le istituzioni e le autorità, facendo conoscere le eccellenze dei nostri territori e i va-lori della cultura contadina”. Punti di riferimento per i consumatori pre-senti, lo stand istituzionale e quello di Donne Impresa allestiti all’interno della Fiera. Tanti gli appuntamenti che si sono svolti durante la manife-stazione – spiega la Coldiretti di Mi-lano, Lodi, Monza Brianza – Sabato 18 ottobre alle ore 11, nell’audito-rium della fiera, è andato in scena il seminario “Agricoltura, ritorno al futuro per uno sviluppo sostenibi-le” con la presenza di Alessandro Ubiali, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza e del Viceministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero. Nel pomeriggio di sabato spazio ai laboratori didattici

per i bambini con il percorso nell’or-to, organizzato nell’area esterna del-la fiera alle ore 15.30, dall’azienda agricola Marco Cuneo. Domenica 19 ottobre, protagoniste il gruppo loca-le di Donne Impresa Coldiretti con “L’angolo di zia Carla”: alle ore 13 si è svolta la distribuzione gratuita di assaggi di polenta e formaggio, mentre alle ore 16 le imprenditrici agricole hanno preparato per i vi-sitatori biscotti, pane con burro e zucchero, pane e marmellata. E dal-le ore 15 ancora laboratori didattici con il percorso dell’orto dell’azien-da agricola Marco Cuneo e quello dal campo alla cucina, organizzato dall’azienda agricola Cascina Bullo-na. “Inoltre – precisa Enzo Locatelli – abbiamo preso parte alla mostra

bovina con il nostro ‘Noè delle muc-che’: Luigi Chierico, un allevatore pavese che nella sua azienda alle-va razze autoctone in via di estin-zione, alcune delle quali non sono più censite nei libri genealogici”. Nel territorio dell’Abbiatense – conclude la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – si contano più di 13mila ettari dedicati al settore primario e poco più di 300 aziende agricole. Tra le colture principali si annovera-no i seminativi (circa 12mila ettari) tra cui il riso che copre più di 4.000 ettari, e le foraggere avvicendate (1.800 ettari). A livello zootecnico, gli allevamenti più importanti riguar-dano i bovini (15mila capi), conigli (18mila capi), avicoli (10mila capi), suini (6.500 capi).

La Fiera di Inveruno rappresenta una delle principali vetrine per l’a-gricoltura del territorio e dell’inte-ra Lombardia. Nei suoi 400 anni di storia ha testimoniato i cam-biamenti e le eccellenze di questo settore, analizzandone le tenden-ze e i punti di forza. Mai come ora questo ruolo diventa fondamenta-le, alla luce della persistente crisi che sta attanagliando i principali comparti della nostra agricoltura. Stretto tra la concorrenza estera sleale da una parte, la volatilità dei prezzi e gli alti costi produttivi

dall’altra, il settore primario resiste grazie alle distintività che da sempre lo contraddistinguono: la qualità e la sicurezza delle produzioni, la ca-pacità dei nostri imprenditori agri-coli e la bellezza dei nostri territori. Grazie a queste tipicità, l’agricoltura rimane un settore su cui puntare. Lo dimostra il ritorno nei campi di molti giovani, che trovano nella ter-ra l’alleata su cui costruire il proprio futuro. I giovani hanno compreso il valore professionale, economico e anche personale di un lavoro legato al mondo della terra. Le nuove ge-

nerazioni con le loro idee e il loro dinamismo stanno dando all’a-gricoltura e alla competizione sui mercati nazionali e internazionali una marcia in più a quel legame con il territorio, con la cultura e con la tradizione italiana che è da sempre elemento caratterizzante del nostro settore. Ecco perché, nonostante la crisi internazionale, pensiamo che l’agricoltura rap-presenti un’occasione imperdibile di lavoro e rilancio economico. Presidente Alessandro Ubiali Coldiretti Milano, Lodi, Monza

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IOCiclo di incontriper spiegarela nuova Pac

Il mercato di Campagna Amica in centro a Milano per il Lombardia Expo Tour

Da piazza Duca d’Aosta davan-ti alla Stazione Centrale alla piazzetta dell’Ortica, dal parco

Alessandrini a piazza San Nazaro in Brolo alle spalle di corso di Por-ta Romana, da piazza Santa Maria del Suffragio in corso XXII Marzo al parco cascine Chiesa Rossa, da piazzetta Capuana a via Pirelli in zona Bococca: sono alcune delle 47 aree pubbliche individuate dalle nove Zone cittadine per ospitare i farmers’market, i mercati delle ec-cellenze agricole milanesi e lombar-de. Palazzo Marino dà il via a una nuova iniziativa di valorizzazione del territorio agricolo milanese e di pro-mozione dei prodotti rurali a filiera corta, anche in vista di Expo 2015. “Un’opportunità importante che non ci lasceremo scappare – com-menta Alessandro Ubiali, Presiden-te della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – perché valorizza il prodotto locale e la filiera corta, proprio quel modello che come Col-diretti portiamo avanti da anni con il progetto di Campagna Amica”. “Una scelta lungimirante – conti-nua Ubiali – non solo in previsione di Expo, ma anche perché favo-risce scelte alimentari di qualità. Per questo accogliamo con favore l’azione di Palazzo Marino”. Il pro-

Expo, la citta di Milano punta sul cibo a km zero

getto è sperimentale e avrà durata biennale. “Credo che sarebbe posi-tivo che anche gli altri capoluoghi di provincia organizzassero ognu-no sul proprio territorio un piano per lo sviluppo della vendita diretta dal campo alla tavola a favore delle famiglie” afferma Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombar-dia. I farmers’ market – spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – costituiscono un ponte che unisce campagna e città, cre-ano nuove economie e nuova oc-cupazione e rappresentano al con-tempo uno strumento di coesione sociale ed educazione alimentare. Secondo un’analisi della Coldiretti, nel 2013 hanno fatto la spesa nei mercati degli agricoltori ben 15 mi-lioni di italiani con un aumento del 25 per cento in un solo anno. A li-vello nazionale la rete di Campagna Amica conta più di mille mercati, di cui oltre cento in Lombardia, trenta in provincia di Milano e cinque nel capoluogo lombardo. “Noi crediamo che il futuro della spesa consapevo-le – conclude Prandini – sia in una chiara indicazione d’origine, in un legame di fiducia personale fra chi compra e chi vende e in una sempre maggiore opportunità di incontro fra consumatori e agricoltori”.

Grande successo di pubblico per gli incontri zonali che la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza ha organizzato sul territorio per parlare di nuova PAC. Centinaia gli agricoltori presenti ai vertici che hanno toccato tutte le pro-vince e che sono stati organizzati a Codogno, Melegnano, Monza, Lodi, Melzo, Magenta, Rosate e Abbiategrasso. Al centro degli appuntamenti il futuro dell’agri-coltura locale e lombarda alla luce delle indicazioni sancite nella nuova Politica Agricola Co-munitaria, che per diversi aspetti rappresenta ancora un’incogni-ta. Basti pensare – spiega la Coldiretti Interprovinciale – alla recente proposta avanzata dal-la Commissione Europea di ta-gliare 448,5 milioni di euro al bilancio della programmazione comunitaria sull’anno 2015 per dare ossigeno ad altri settori in affanno. Nelle riunioni grande attenzione è stata data allo sta-to di avanzamento dei lavori del nuovo Programma di Sviluppo Rurale (PSR) regionale, che do-vrebbe essere definito entro fine anno. Ermes Sagula, responsa-bile Centro Assistenza Agricola di Coldiretti Lombardia e rela-tore in tutte le tappe di questo speciale tour, ha anche spiegato come affrontare le nuove semine in relazione ai vincoli imposti dal ‘greening’ (la componente ecolo-gica dei pagamenti alle aziende). “Come Coldiretti – spiega Ales-sandro Ubiali, Presidente della Coldiretti Interprovinciale – ab-biamo promosso questi incontri per informare i nostri associati sulle ricadute della PAC”.

Il pubblico presente all’incontro Pac a Melzo, in provincia di Milano

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I relatori al convegno sul latte a Cremona durante il Lombardia Expo Tour

Esenzione Sistri, nuovo accordo con Cascina Pulita

Oltre un milione e mezzo le forme vendute fuori confine nel 2014

Il Grana Padano resiste alla crisiDal 2008 a oggi l’export è aumentato del 32 per cento

Dagli Stati Uniti alla Germania, dal Regno Unito al Giappone, l’export del Grana Padano ha

resistito anche negli anni più bui della crisi. Fra il 2008 e il 2013 – spiega la Coldiretti di Cremona su dati Consorzio Grana Padano in oc-casione della tappa dell’Expotour a Cremona – le forme vendute all’e-stero sono aumentate di quasi il 32%, passando da un milione e 152 mila a oltre un milione e mezzo, con un volume d’affari di 787 milioni di euro con una crescita del 41% dai 558 milioni del 2008. E i primi quattro mesi del 2014 hanno fatto registrare un ulteriore progresso dell’8% sulle quantità esportate. Nel quinquennio della crisi l’export ha raggiunto punte del 43% ver-so la Germania, di circa il 36% in Giappone, del 62% sull’area Bene-lux (Belgio, Olanda e Lussembur-go). Il Grana Padano è cresciuto anche presso uno dei nostri rivali storici in tema di vini e formaggi, la Francia che ha registrato un +38%. Se il nord Europa e gli Stati Uniti rappresentano mercati maturi altri Paesi hanno iniziato ad assaggia-re il Grana Padano: dalla Cina al Mozambico, dalla Nuova Zelanda all’Arabia Saudita, dall’Algeria alla Russia. Anche se proprio il blocco delle importazioni deciso da Putin come ritorsione per la crisi ucraina è uno dei fattori, non l’unico, che sta causando uno scivolamento del-le quotazioni: dai 6,80 euro al chilo di agosto (per la stagionatura a 9 mesi) ai 6,50 euro di ottobre, con un meno 4,4% in tre mesi e con-tro i 7,20 euro al chilo dello stesso

periodo dello scorso anno. Le crisi internazionali sono solo una parte del problema – spiega la Coldiretti – l’altra faccia è rappresentata dal mercato parallelo dei similgrana che, in maniera più o meno eviden-te, copiano il vero Grana e ne can-nibalizzano il mercato deprimendo le quotazioni e danneggiando un settore che garantisce lavoro a 40 mila persone e coinvolge quasi 5 mila stalle. Bisogna contrastare questo fenomeno sia in Italia che all’estero. Quando qualcuno copia i nostri prodotti, oppure usa imma-gini o nomi che richiamano l’Italia – spiega la Coldiretti – non ci ruba solo una bandiera o una parola, ma si prende un pezzo della vita, del lavoro e dei soldi di tutti gli italiani. Il valore del finto Made in Italy nel mondo sfiora i 60 miliardi di euro,

che è come se i falsari si prendes-sero il valore di tre leggi finanzia-rie, ma di quelle lacrime e sangue. Fra i casi più eclatanti di cibi italia-ni “contraffatti” scovati nei diver-si continenti ci sono: il formaggio Capri prodotto in USA, la provoleta dell’Argentina, la scamorza Salerno prodotta in Canada o la Salsa all’i-taliana di Napoli fatta in Svizzera. Surreale – spiega la Coldiretti - è il kit inglese per la produzione ca-salinga di Mozzarella Cheese che costa 25 sterline, pari a 30 euro cir-ca. “La mozzarella - si legge nelle istruzioni - non è il formaggio più facile da fare e richiede un po’ di pratica per perfezionare l’operazio-ne di estensione della cagliata. Se i vostri primi due tentativi sono de-ludenti - si puntualizza - non fatevi scoraggiare. Sarete ricompensati”.

Con la recente introduzione all’obbligo di iscrizione al SISTRI per i produttori di rifiuti speciali, in molti hanno già ricevuto co-municazione da parte del proprio smaltitore che non sarà più pos-sibile la raccolta alle aziende non iscritte. Come sottolineato da Col-diretti, niente Sistri per le imprese agricole che conferiscono i propri

rifiuti nell’ambito di un circuito or-ganizzato di raccolta. Per questo la Coldiretti Lombardia ha stipula-to con Cascina Pulita una specifica “Convenzione per la gestione di rifiuti speciali non assimilati prove-nienti da attività agricole”. Cascina Pulita quindi opera quale “circuito di raccolta organizzato convenzio-nato” consentendo alle aziende

clienti una raccolta in esenzione SISTRI. La convenzione, attual-mente in corso di validità, è da subito utilizzabile per accogliere le aziende non iscritte al SISTRI che desiderano operare approfit-tando delle semplificazioni a loro riservate. Per informazioni con-tattare gli uffici zona della Coldi-retti Interprovinciale.

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In vista di Expo 2015, Regione Lombardia presenterà un siste-ma regionale per la sicurezza

alimentare, così da ulteriormente valorizzare nel mondo i nostri pro-dotti alimentari. Regione Lombar-dia si prepara a vincere al meglio la sfida della sicurezza alimentare in vista di EXPO 2015. L’occasione per mettere in evidenza quanto fat-to dalla Giunta lombarda su que-sto fronte e, soprattutto, rispetto ai programmi per i prossimi mesi, è venuta grazie all’incontro di ve-nerdì 3 ottobre a Palazzo Pirelli. Qui, infatti, alla presenza del Vice Presidente e Assessore alla Salu-te Mario Mantovani si è tenuto un summit con tutti i capi dei servizi veterinari dell’Unione Europea. Il Belvedere del Pirellone è stata la suggestiva cornice di un confronto che è servito anche per accrescere e intensificare le relazioni tra i re-sponsabili veterinari dei Paesi UE. “Regione Lombardia, proseguendo la propria attività di promozione dell’evento EXPO 2015, presen-terà in collaborazione con l’Istitu-to Zooprofilattico Sperimentale di Brescia e l’Università degli Studi di Milano, il sistema regionale per la sicurezza alimentare. In questo potremo fornire le basi scientifiche a supporto dell’attività di controllo, ottimizzare l’organizzazione e l’e-spletamento dei controlli ufficiali basati sulla valutazione del rischio,

Il vice presidente Mantovani incontra i responsabili veterinari Ue

Sicurezza alimentare, priorità regionalePer Expo pronto un sistema di controllo per tutelare le produzioni

assegnare ulteriori garanzie in ma-teria di sicurezza delle produzioni lombarde e italiane esportate”. E’ quanto ha annunciato l’Assessore Mantovani in prospettiva dell’E-sposizione Universale del prossimo anno. Quello presentato dal Vice Presidente lombardo è stato consi-derato dai presenti come un “mo-dello da esportare” altrove. Tutto ciò può rappresentare – ha preci-sato l’Assessore - un modello di ri-ferimento anche pe altri Paesi con i quali si propone di costruire una collaborazione in materia di sicurez-za alimentare”. In questo contesto, uno dei valori aggiunti su cui può contare la Regione, è certamente rappresentato dalla rete capillare di veterinari presente sul territorio lombardo. Un piccolo ‘esercito’ di 617 veterinari ufficiali e di 180 tec-nici della prevenzione organizzati in Dipartimenti di Prevenzione Ve-terinari che nel 2013 hanno effet-tuato ben 56.548 controlli annui nel settore della Sicurezza alimentare e 72.476 nel settore della Sanità pubblica veterinaria. “I Dipartimen-ti veterinari- ha riferito l’assesso-re Mantovani - responsabili della

programmazione, coordinamento e verifica delle attività di controllo ufficiale a livello territoriale, sono a loro volta indirizzati, coordinati e sottoposti a periodici audit da parte dell’unità organizzativa veterinaria che assicura la governance del si-stema con un Piano Strategico di Prevenzione Veterinaria”. Da ultimo ai responsabili dei Servizi Veterinari dei Paesi UE intervenuti al Belvede-re di Palazzo Pirelli di via Filzi, il vice Presidente Mantovani ha ricordato che “I risultati degli ultimi anni han-no confermato la validità del model-lo lombardo basato sulla costituzio-ne e il mantenimento di una rete integrata che include sia le autori-tà competenti a livello nazionale, regionale e territoriale, sia la rete dei laboratori diagnostici, i centri di ricerca pubblici e privati e gli stes-si operatori economici del settore alimentare. Una rete che, nella distinzione di ruoli, ha permesso a regione Lombardia di assicurare il raggiungimento di alti livelli di si-curezza e qualità nell’interesse dei consumatori e a garanzia dei flussi commerciali nazionali e extranazio-nali” ha concluso Mantovani.

L’incontro tra i veterinari Ue con l’assessore alla Salute di Regione Lombardia

Mario Mantovani

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I primi 60 annidi Donne Impresa

Il gruppo Donne Impresa di Milano, Lodi e Monza Brianza

Le agrimanager guidano un’azienda su cinque

Nelle province di Milano, Lodi e Monza Brianza circa un’impre-sa agricola su cinque è guida-

ta da una donna, per un totale di 1.093 realtà produttive. Le quote rosa nei campi tra Monza e Lodi, secondo i dati della Camera di Com-mercio di Milano, pesano per il 19% sul totale delle aziende, mentre a livello lombardo la percentuale sale fino al 22%. Nel Milanese – spie-ga la Coldiretti Interprovinciale – le quote rosa nei campi rappresentano il 20,1% delle imprese. Si tratta di quasi 3 punti in più rispetto a quel 17,3% che rappresenta l’incidenza femminile sul totale delle aziende di tutti i settori. Nella Brianza, invece rappresentano il 18,8% di quelle at-tive in agricoltura, mentre nel Lodi-giano si fermano solo al 14,3% del totale. “La maggiore incidenza nella provincia meneghina – spiega Pina Alagia, responsabile Donne Impre-sa della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – è dovuta anche al fatto che in questo territorio si concentrano maggiormente servizi multifunzionali quali gli agriturismi e le fattorie didattiche, attività verso cui le donne sono più vocate grazie alla loro sensibilità, alle loro capaci-

tà organizzative e di accoglienza”. Dopo quello del commercio – conti-nua la Coldiretti – a livello naziona-le il settore agricolo è quello in cui la presenza femminile è maggiore tra le diverse attività economiche. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura italiana – precisa la Coldiretti – è stato favorito dagli ef-fetti della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldi-retti, che ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nelle campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali. La presenza innova-tiva delle donne è infatti più diffu-sa nelle attività connesse a quella agricola come la trasformazione dei prodotti, il settore dell’agri-benes-sere, le fattorie sociali, il recupero di antiche varietà, le fattorie didat-tiche, gli agri-asilo, la pet-therapy fino al protagonismo delle donne nei mercati degli agricoltori di Cam-pagna Amica e negli agriturismi. In Lombardia le imprese agricole ge-stite da donne sono oltre 10mila, mentre a livello nazionale Salgono a 220.079 tanto che nelle campa-gne italiane quasi una azienda su tre (28,9 per cento) è rosa.

Donne Impresa Coldiretti fe-steggia 60 anni di attività. L’appuntamento ufficiale per celebrare questo importante traguardo si è svolto lo scor-so giovedì 2 ottobre scorso, a Roma, al Centro Congressi Pa-lazzo Rospigliosi. La capacità di legare innovazione alla tradizio-ne è uno dei fattori di successo dell’agricoltura italiana che è tra i settori che possono contare sulla maggiore presenza fem-minile. Per l’occasione è stata presentata la prima mostra sui business delle tradizioni che tra-sformano le esperienze del pas-sato in idee imprenditoriali che creano occupazione e contribu-iscono alla ripresa economica. Dal ritorno dei tessuti naturali che dal baco da seta approdano all’atelier attraverso la sapien-te tessitura su un telaio di 200 anni fa ai giochi contadini anti-chi ma azionati da un particola-re impianto ad energia solare, dagli accessori country sempre più richiesti dalle nuove genera-zioni agli agridetersivi ecologici che sfruttano le mille proprietà delle erbe aromatiche, dall’ori-ginalissima linea di agribombo-niere e l’innovativo servizio di “wedding planner green” agli abiti anallergici con tinture ve-getali ma anche la riscoperta delle conserve della nonna e il recupero di bevande antiche che non temono la crisi. Si trat-ta di piccoli grandi segreti ge-losamente custoditi nelle cam-pagne ed oggi trasmessi dalle nuove generazioni di imprendi-trici agricole desiderose di met-tere il loro sapere a disposizio-ne di tutte le donne moderne e non solo. L’inventiva delle imprenditrici della Coldiretti che dimostra concretamente che la tradizione può rappresentare un vero e proprio business è davvero notevole ed è presente in tutte le regioni d’Italia.

La festa per i 60 anni

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Gli agriturismi lombardi sono sempre più a misura di bam-bino. Secondo Terransotra

Lombardia, l’associazione di Coldi-retti che raggruppa le imprese del settore, 2 su 5 mettono a disposi-zione servizi pensati esclusivamente per i piccoli, dalle attività didattiche ai parchi giochi. Emerge da un’inda-gine che l’associazione ha effettuato in occasione di “Agri Travel & Slow Travel Expo”, la fiera sul turismo ru-rale che si è svolta a Bergamo da venerdì 10 ottobre a domenica 12 ottobre. “Gli agriturismi non sono solo garanzia di buon cibo del ter-ritorio – spiega Alessandra Morandi, Presidente di Terranostra Lombardia – Sempre più spesso, infatti, sono attenti alle esigenze dei bambini e mettono a loro disposizione servizi quali laboratori didattici, parchi gio-chi, musei agricoli e menù a loro dedicati. Alla Fiera di Bergamo sul turismo rurale, presso lo stand di Terranostra, le nostre aziende mo-streranno alcune delle attività di-dattiche pensate per i giovani ospi-ti”. Una scelta che porta a risultati concreti. Infatti – spiega Terranostra Lombardia – circa il 70% delle strut-ture a noi associate ha come princi-pale utenza proprio le famiglie con figli piccoli. Per venire incontro alle necessità di questa clientela, sem-pre più agriturismi sono anche fatto-rie didattiche accreditate al circuito di Regione Lombardia. “Per trovare l’offerta più adatta alle proprie esi-genze – precisa Alessandra Morandi – ci aiuta la tecnologia: oltre la metà degli agriturismi, infatti, dispone di un sito aziendale e sono sempre di

Agriturismi lombardi a misura di bambino

più gli imprenditori agricoli che sono sbarcati sui social network per farsi conoscere e per mantenere un con-tatto diretto con i consumatori. Gli agriturismi di Terranostra Lombardia sono inoltre presenti sul sito web dell’associazione all’indirizzo www.lombardia.terranostra.it”. “Internet e le nuove tecnologie – spiega Et-tore Prandini, Presidente di Coldi-retti Lombardia – stanno diventan-do strumenti sempre più diffusi per organizzare le vacanze e scegliere i posti”. Secondo una rilevazione della Coldiretti regionale sugli accessi al sito degli agriturismi di Terranostra Lombardia, quasi il 30% degli uten-ti usa un tablet o uno smartphone. Sul totale della quota di internauti mobili – aggiunge la Coldiretti Lom-bardia - il 70% lo fa con un cellula-re di ultima generazione, mentre gli altri con una “tavoletta” elettronica. Per i bambini – spiega la Coldiretti Lombardia – la giornata in agrituri-smo può diventare anche un’espe-rienza formativa. Nelle fattorie, in-fatti, possono mangiare cibo sano e del territorio, capire come nascono i prodotti che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole, toccare gli ani-mali domestici, giocare all’aria aper-ta e passare qualche ora in allegria con mamma e papà. In Lombardia si contano attualmente 1.520 agri-turismi. La provincia con la maggior presenza di queste strutture è Bre-scia con 325 aziende, seguita da Pa-via (231), Mantova (215), Bergamo (145), Como (122), Sondrio (113), Milano (110), Lecco (79), Cremona (72), Varese (63), Lodi (32), Monza Brianza (13).

Aula didattica in un agriturismo brianzolo

A Codogno tornail mercato a Km 0

Via ai nuovi corsi di ColdirettiColdiretti Lombardia organizza a Milano presso la sede Regio-nale Via F. Filzi, 27 i seguenti corsi di formazione, così come previsti dalla legge vigente:

CORSO OPERATORI AGRITURISTICI durata 40 ore

Il corso prevede 6 giornate di-stribuite nei seguenti giorni: 24 – 26 novembre, 1 - 3 - 9 - 11 dicembre 2014.

Costo 120,00 euro per i soci – 150,00 euro per i non soci

Le informazioni di dettaglio del programma e il modulo di iscrizione possono essere sca-ricati dal sito www.lombardia.coldiretti.it oppure richiederli a Valeria Chiesa – [email protected] tel 02-58298733

CORSO OPERATORI FATTORIE DIDATTICHE durata 90 ore

Il corso prevede 11 giornate di-stribuite nei seguenti giorni: 13 - 15 - 20 - 22 - 27 - 29 gennaio e 3 - 5 - 10 - 12 – 17 febbraio 2015

Costo 600,00 euro per i soci – 700,00 euro per i non soci

Le informazioni di dettaglio del programma e il modulo di iscrizione possono essere sca-ricati dal sito www.lombardia.coldiretti.it oppure richiederli a Valeria Chiesa – [email protected] tel 02-58298733

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Con la crisi quadruplicate le frodi a tavola, temute dal 65% degli italiani

Gli affari delle mafie nel piatto:business da 14 miliardi di euro

Mentre il Paese arranca, stroz-zato da una crisi economica che continua a mordere, le

mafie festeggiano. Dalle mozzarel-le ai terreni agricoli, dai ristoranti all’autotrasporto, il business dell’a-gromafia fattura in Italia circa 14 miliardi di euro. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti sul prezzo dell’illegalità, presentata al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. La criminalità – sottolinea Coldi-retti – controlla in molti territori la distribuzione e talvolta anche la produzione del latte, della carne, della mozzarella, dello zucchero, dell’acqua minerale, della farina, del pane clandestino, del burro e della frutta e della verdura. Poten-do contare costantemente su una larghissima e immediata disponi-bilità di capitale e sulla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni ed ai controlli, si muovono con maggio-re facilità rispetto all’imprendito-ria legale. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determi-nate marche e determinati prodot-ti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi eco-nomica, arrivano a rilevare diretta-

mente. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – spie-ga la Coldiretti - compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. Non è un caso che con la crisi le frodi a tavola siano quadruplicate. Dal 2008 al 2014, infatti, il valore dei cibi e delle bevande sequestra-te perché adulterate, contraffatte o falsificate ha avuto un incremento record del 277 per cento. Nei pri-mi nove mesi del 2014 sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 318,7 milioni di euro so-prattutto con riferimento a prodot-ti base dell’alimentazione come la carne (29 per cento), farine pane e pasta (16 per cento), latte e de-rivati (12 per cento), prodotti ittici (9 per cento), ma anche in misura rilevante alla ristorazione (15 per cento) dove per risparmiare si dif-fonde purtroppo l’utilizzo di ingre-dienti low cost che spesso nascon-dono frodi e adulterazioni. “Le frodi a tavola si moltiplicano nel tempo

della crisi soprattutto con la diffu-sione dei cibi low cost e sono crimi-ni particolarmente odiosi perché si fondano sull’inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti”, ha affer-mato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolinea-re che “oltre un certo limite non è possibile farlo se non si vuole met-tere a rischio la salute”. Il pericolo di frodi nel piatto è percepito anche dagli stessi italiani: il 65 per cento, infatti, ritiene che la crisi abbia fatto aumentare i rischi alimentari e ben il 12 per cento dichiara di esserne stato vittima. Sotto accusa per 1 italiano su cinque sono i cibi low cost, mentre a preoccupare il 21 per cento è invece l’apertura delle frontiere con l’arrivo di alimenti che vengono da Paesi lontani con diver-se condizioni sanitarie e produttive, ma che - sostiene la Coldiretti - non possono essere ben identificati su-gli scaffali per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura di origine. Di fronte al moltiplicar-si dei casi di frode e contraffazione alimentare quasi due italiani su tre (57 per cento) chiedono - conclude la Coldiretti – che venga sancita la sospensione dell’attività.

Alcuni esempi di strumenti di contraffazione e prodotti sequestrati in Italia

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Hogan, commissario Ue:“Difenderemo la qualità”

Phil Hogan, commissario all’agricoltura della Commissione Ue

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Pizza napoletananella lista UnescoColdiretti si schiera a favore del riconoscimento della pizza napoletana come patrimonio dell’umanità. L’adesione della Coldiretti accompagna la peti-zione lanciata sulla piattaforma Change.org insieme all’Asso-ciazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio, per garantire pizze realizzate a regola d’arte con prodotti genuini e prove-nienti esclusivamente dall’agri-coltura italiana e combattere anche l’agropirateria interna-zionale. Al Forum di Cernobbio è andato in scena un duello tra la vera pizza napoletana e la prima pizza taroccata con “Po-marola” del Brasile, olio “Pom-peian” del Maryland e “Zotta-rella” venduta in Germania, ma anche pelati San Marzano fatti in California. A vincere ov-viamente l’originale. La pizza napoletana - sottolinea la Col-diretti - dal 4 febbraio 2010 è stata ufficialmente riconosciu-ta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimen-to internazionale di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. Un rischio diffuso all’estero e un’occasio-ne per fare chiarezza anche in Italia dove quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenu-te da un mix di farina, pomo-doro, mozzarelle e olio prove-nienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indica-zione per i consumatori. In Ita-lia sono stati importati nel 2013 ben 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentra-to di pomodoro e 3,6 miliardi di chili di grano tenero.

Non sacrificheremo la quali-tà degli alimenti dell’Unione europea soltanto per amore

di trading, di scambi commerciali maggiori. Lo ha affermato, in rife-rimento al Ttip, il trattato commer-ciale tra Ue ed Usa, Phil Hogan, neo Commissario all’agricoltura Ue che al Forum Internazionale della Col-diretti dove ha fatto la sua prima uscita ufficiale in Italia. Riprenden-do le preoccupazioni espresse dal presidente della Coldiretti, Rober-to Moncalvo, sui rischi connessi al trattato commerciale con gli Usa, Hogan ha affermato di “condividere l’impegno del presidente designa-to della Commissione, Juncker, per un accordo ragionevole e bilanciato che tuteli gli standard produttivi eu-ropei. Non vogliamo sacrificare – ha detto Hogan – la qualità per ragioni commerciali”. “La nuova Pac – ha detto il commissario all’agricoltura al Forum Coldiretti – entrerà in vi-gore tra due mesi e dobbiamo dare ai nostri agricoltori le soluzioni pra-tiche che si attendono ed io sono pronto a sostenere gli Stati mem-bri per implementare la riforma”. Parlando agli intervenuti al Forum Coldiretti, Hogan ha individuato nel-le semplificazione uno degli impegni principali: “la semplificazione non è

semplice perché si tratta di armo-nizzare le tante diversità agricole nell’Ue e in questa direzione intendo intraprendere uno screening di tut-ta la legislazione europea, convinto che bisogna tagliare le complicazio-ni. Per questo sono pronto ad ascol-tare i suggerimenti di organizzazioni come la vostra”. Ricordando che la domanda alimentare crescerà del 60 per cento entro il 2050, Hogan ha affermato che l’Europa “deve essere in grado di cogliere le op-portunità della domanda crescente anche in termini di garanzie di sicu-rezza”. Continuando nel suo discor-so al Forum Coldiretti il Commissa-rio designato ha ricordato il ruolo dell’agricoltura nell’Ue, importante soprattutto in questo momento di crisi agricola perché rappresenta il 3,5 per cento del valore aggiunto europeo, con il 70 per cento delle esportazioni. “Il mio impegno – ha detto concludendo il suo intervento al Forum Internazionale promosso dalla Coldiretti – sarà sostenere lo sforzo agricolo nei prossimi cinque anni. Fondamentale sarà lo spirito di collaborazione tra tutte le istituzio-ni affinché l’agricoltura sviluppi un ruolo centrale anche a sostegno dei giovani che vogliono impegnarsi nel settore”. La vera pizza napoletana

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Progetto di una filiera italiana controllata per uso a scopo terapeutico

La cannabis può rendere 1,4 miliardi all’annoDisponibili mille ettari di terreno nelle serre abbandonate per la crisi

Alcuni prodotti a base di canapa in mostra al forum di Cernobbio

La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della can-nabis a scopo terapeutico per

soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di la-voro dai campi ai flaconi. E’ quanto emerge dalla presentazione al Fo-rum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione, trasformazione e di-stribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia. Solo utiliz-zando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltu-ra, la campagna italiana - sotto-linea la Coldiretti - può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti - più facilmente posso-no essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità pre-poste per evitare il rischio di abu-si. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 et-tari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero di ci-cli di coltivazione possibili all’anno e della resa in principio attivo che,

secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l’agricoltura all’industria far-maceutica. Una prima sperimenta-zione che - conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l’Italia era il secondo produttore mondiale del-la cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici. “L’agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura del-le persone affette da malattia”, ha affermato il presidente della Coldi-retti Roberto Moncalvo nel sotto-lineare che “si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all’avanguar-dia nel mondo”. Quasi due italiani su tre (64 per cento) sono favore-voli alla coltivazione della canna-bis ad uso terapeutico in Italia, per

motivi di salute ma anche economi-ci e occupazionali. La stragrande maggioranza dei cittadini accoglie dunque con favore – sottolinea la Coldiretti - la firma del protocollo per l’avvio della produzione di can-nabis terapeutica nello stabilimen-to chimico farmaceutico militare di Firenze da parte del Ministro della difesa Roberta Pinotti e del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Una comprensione che - precisa la Col-diretti - risponde ai bisogni di pa-zienti con patologie gravi come Sla, la sindrome di Tourette, l’Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostra-ti utili. primi prodotti farmaceutici saranno pronti entro il 2015 con la costituzione di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei mi-nisteri della Difesa e della Salute e da quello delle Politiche agricole e forestali, dello Sfcm, dell’Aifa, dell’I-stituto Superiore di Sanità, e delle Regioni e Province autonome, per definire in un protocollo operativo, la programmazione delle operazioni da compiere, la quantificazione dei fabbisogni in relazione alle patolo-gie, la fitosorveglianza, le verifiche e le tariffe le competenze del pool di esperti.Roberto Moncalvo

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13ottobre 2014

In una ricerca Coldiretti/Censis gli effetti delle difficoltà economiche sulle famiglie

La cinghia sempre più stretta degli italianiSei italiani su 10 riducono la spesa, ma i poveri sono già 4 milioni

Sei italiani su dieci hanno ri-dotto gli acquisti alimentari, per un totale di 15,4 milioni di

famiglie costrette a tirare ulterior-mente la cinghia negli ultimi due anni. D’altra parte gli italiani che non riescono neanche a portare in tavola i cibi necessari per garantirsi una buona salute sono più che rad-doppiati (+130 per cento) rispetto all’inizio della crisi nel 2008 ed oggi si contano circa 11 milioni di per-sone che, pur volendolo, non pos-sono permettersi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat all’an-teprima del rapporto Coldiretti/Censis sul tema “Gli effetti della cri-si: spendo meno, mangio meglio”, illustrata dal Presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al Forum Internazionale dell’agricoltu-ra e dell’alimentazione di Cernobbio. L’aspetto più drammatico di que-sta situazione sono i 4.068.250 di poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiede-re aiuto per il cibo da mangiare: tra questi si contano ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età e 578.583 over 65 anni che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari. In particolare - continua la Coldiretti - 303.485 persone hanno beneficia-to dei servizi mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza attraverso i pacchi alimentari, che rispondono

maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccu-pati, famiglie con bambini) i quali per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il con-sumo di pasti gratuiti in mensa. Una fotografia drammatica che - continua la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg delle diffi-coltà che incontrano molte fami-glie italiane nel momento di fare la spesa. E non sembra che sia stato ancora toccato il fondo con gli ac-quisti alimentari, che nel 2014 sono ulteriormente scesi dell’uno per cento rispetto all’anno preceden-te con picchi per alimenti come le uova (-3,8 per cento) che tradizio-nalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficoltà economica e l’ortofrutta i cui consumi degli ita-liani sono crollati ad un quantitativo che nel 2014 è sceso a meno di 323 chili per famiglia all’anno, addirit-tura al di sotto – spiega la Coldi-retti - dei 400 grammi per persona raccomandati dal Consiglio dell’Or-ganizzazione Mondiale della Sanità. Oltre 12,3 milioni di famiglie ita-liane di fronte alla crisi hanno deciso di ridimensionare gli spre-chi nei propri consumi alimentari mentre 3,1 milioni hanno dovu-to tagliare i consumi essenziali. Non sorprende quindi che al vertice

dei fattori che, secondo gli italiani, determinano la loro dieta ci siano la ricerca della qualità e della ge-nuinità (45,4 per cento) e i prezzi (39,1 per cento); a seguire si tro-vano i gusti, mangiare quel che piace (il 35,9 per cento) e la voglia di alimenti salutari (28,4 per cen-to). Genuinità e prezzi – rilevano Coldiretti/Censis - incarnano i due poli del paradigma del consumato-re contemporaneo, maturato nelle dinamiche della crisi, che ha fatto proprie le logiche della sobrietà e i valori di un rapporto non più com-pulsivo con i consumi, in una logica nuova dove quantità non vuol dire qualità. Si spiega così anche il ritor-no della “cucina povera” che utilizza gli avanzi, tagli minori, pesci poveri o addirittura gli scarti per risparmia-re, ma anche trucchi naturali per stare meglio con il ritorno delle die-te naturali. Un patrimonio di truc-chi e segreti che consentono sì di ri-sparmiare, ma soprattutto di offrire un elemento distintivo che valorizza lo stare assieme a tavola. La messa in campo di comportamenti virtuo-si – sottolineano Coldiretti/Censis - come la riduzione degli sprechi e il recupero degli avanzi sono gli unici aspetti positivi della crisi che fanno prepotentemente ritornare in tavola molti piatti della cucina povera.

Alcuni piatti realizzati con gli avanzi del giorno prima

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Dal 2009 a oggi centinaia di pensionati hanno ottenuto crediti non saldati

Epaca, recuperati 3 milioni di euroRisultato di un attento lavoro di analisi delle posizioni assicurative

Riduzione contributivaPer chi lavora ancora

È migliorata la vita dei centinaia di pensionati che si sono rivol-ti agli uffici Epaca della Coldi-

retti, il Patronato per i servizi alla persona, scoprendo di avere diritto ad arretrati da record nei confronti dell’Inps. Grazie al lavoro degli uffi-ci, è stata recuperata la cifra record di 2,678 milioni di euro, ma la sti-ma tiene conto dei soli due casi più eclatanti per ogni provincia di Ita-lia dal 2009 ad oggi. Un esempio è quello di una signora della provincia di Ancona, che quest’anno è riusci-ta a recuperare 67.130,00 euro di arretrati di una pensione dimentica-ta. Ma c’è anche il caso di un anzia-no che, semplicemente rivolgendosi all’Ufficio Epaca di Enna, si è visto liquidare più di 60 mila euro di arre-trati di pensione, o l’altro pensiona-to di Savona con i suoi oltre 51 mila euro. Come loro, tutti gli altri che si sono rivolti al patronato hanno visto l’Inps accogliere le loro richieste e oltre alle somme arretrate, hanno avuto anche un congruo aumento della pensione in pagamento men-silmente. E’ questo il risultato del lavoro certosino di analisi delle po-sizioni assicurative e delle situazio-ni pensionistiche degli assistiti che quotidianamente porta gli operatori Epaca al recupero, su tutto il terri-torio nazionale, di importi rilevanti,

tanto più preziosi in un periodo così difficile. La prova tangibile che Epa-ca svolge un ruolo determinante per l’assistenza e la tutela dei pen-sionati, lavoratori e in generale di tutti i cittadini. L’importanza dell’o-perato delle strutture Epaca è tanto maggiore perché riferito per lo più a soggetti con importi di pensione modesti che, senza l’intervento del patronato della Coldiretti, avrebbe-ro continuato a percepire l’importo della propria pensione senza sape-re che la stessa, in qualche caso da anni, era pagata con importi non corretti. I pensionati che hanno ri-cevuto queste somme importanti, si sono affidate con fiducia al Patro-nato Epaca e, sicuramente, se ne ricorderanno a lungo. Il lavoro della struttura Epaca è ancora in pieno svolgimento e non si escludono casi di prossima definizione con impor-ti altrettanto significativi rispetto a quelli fin qui ottenuti. L’invito, quindi, per i pensionati continua ad essere quello di rivolgersi agli spor-telli del Patronato Epaca presenti in tutta Italia per un controllo del-la propria posizione pensionistica e previdenziale. Per conoscere l’uffi-cio Epaca più vicino si può telefona-re al numero verde 800.667711 o visitare il sito Internet http://www.epaca.it/

I coltivatori diretti, titolari o co-adiuvanti, che dopo il pensiona-mento continuano ad esercitare l’attività lavorativa autonoma, possono chiedere di pagare i con-tributi previdenziali nella misura ridotta del 50 per cento, conser-vando l’iscrizione negli elenchi. Per accedere a questa agevola-zione contributiva è necessario essere titolari di pensione ero-gata dall’Inps e avere un’età non inferiore a 65 anni. Possono pre-sentare richiesta anche i titolari di assegno di invalidità. Sono, invece, esclusi dal beneficio i ti-tolari di pensione di reversibilità. La riduzione contributiva si appli-ca sui contributi dovuti all’Inps a fini pensionistici e la relativa richiesta consente di mantenere l’iscrizione negli elenchi dei colti-vatori diretti e di accedere all’e-ventuale supplemento di pensio-ne per i contributi versati dopo il pensionamento: in tali casi, il supplemento sarà liquidato in misura proporzionalmente ridot-ta. I pensionati interessati devo-no presentare apposita domanda all’Inps, corredata da tutti i dati identificativi della posizione con-tributiva e pensionistica. La do-manda di ammissione al benefi-cio ha effetto non solo per l’anno in cui è stata presentata, ma a tempo indeterminato: non deve, quindi, essere ripresentata per gli anni successivi e può essere revocata in qualsiasi momento. Il beneficio può essere riconosciu-to anche per periodi precedenti la data di presentazione della do-manda solo a seguito di formale richiesta degli interessati, ed a condizione che non si sia già pro-ceduto alla liquidazione di sup-plementi di pensione per il perio-do per il quale viene richiesta la riduzione. Per una consulenza gli interessati possono rivolgersi al Patronato Epaca.

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SERVIZI

Lodi, dalle pensioni alle invalidità:apre lo sportello di Epaca - Uecoop

Sarà inaugurato lunedì 06 Ot-tobre 2014 alle ore 11 a Ca-salpusterlengo (Lodi) presso

la società cooperativa Piazza Re-pubblica il nuovo centro di servizi in collaborazione con il Patronato Epaca di Coldiretti e Ue Coop. Lo sportello aperto a tutti i cittadini offrirà servizi gratuiti su pensioni, assegni familiari, invalidità, cal-coli contributivi, consulenze socio assistenziali e assistenza anche in caso di contenzioni ammini-

strativi, giudiziari e medico legali.Epaca, primo Patronato in Italia nel mondo del lavoro autonomo e per l’assistenza Inail, sarà ope-rativo in Piazza Repubblica n. 17 ogni lunedì dalle ore 9 alle ore 12. Ecco i principali servizi: pratiche pensionistiche del settore pub-blico e privato, invalidità civile, pratiche di disoccupazione e di maternità, trattamenti di famiglia, prosecuzione volontaria, riscatti, ricongiunzione, cumulo e totaliz-zazione, apertura posizione assi-curativa, rilascio e verifica estratto contributivo, avviamento al lavoro domestico, rilascio e rinnovo per-messi di soggiorno e ricongiungi-menti familiari.“La collaborazione fra Ue Coop ed Epaca nasce dalla volontà di offrire ai cittadini una serie di servizi di utilità sociale per la tutela dei propri diritti in un momento di restringimento che riguarda il settore del welfare. Lo sportello che apriremo la setti-mana prossima a Casalpusterlen-go va proprio in questa direzione e crediamo possa essere un utile strumento a disposizione di tutti in

modo gratuito” spiega Paola Poz-zi, responsabile di Ue Coop Lom-bardia.“Porre la persona al centro, garantire l’erogazione di servizi personalizzati a “misura di citta-dino” con professionalità, cortesia e in maniera totalmente gratuita: sono questi gli obiettivi che voglia-mo raggiungere attraverso la col-laborazione tra Epaca e Ue Coop sul territorio” conferma Massimo Bocci, responsabile Regionale del Patronato Epaca. “Con l’apertura di questo centro servizi - conclude Giuseppe Susani, Presidente del-la cooperativa Piazza Repubblica, aderente a Ue Coop – la nostra cooperativa intende contribuire a qualificare la risposta alle neces-sità in campo sociale dei cittadini di Casalpusterlengo”. Epaca ga-rantisce questi servizi su tutto il territorio nazionale grazie ad una rete di 620 uffici, 750 unità di per-sonale, 140 avvocati e 160 medici convenzionati. Per conoscere l’uf-ficio Epaca più vicino è possibile consultare il sito http://www.epa-ca.it/ o contattare il numero verde 800667711.

Responsabili Coldiretti, Epaca e Uecoop all’inaugurazione del nuovo sportello a Casalpusterlengo

Gianpietro Losapio Presidente nazionale UeCoop

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Lo stop alle importazioni di frut-ta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Rus-

sia un vero boom nella produzio-ne locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’in-salata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadel-la Milano o il parmesan Pirpacchi tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. E’ quanto denun-cia la Coldiretti nel primo bilancio sugli effetti dell’embargo nel “mer-cato dei prodotti alimentari Made in Italy in Russia” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio dove è stata allestita un ampia esposizione dei fantasio-si surrogati che sugli scaffali dei supermercati russi hanno preso il posto dei cibi italiani originali. La situazione rischia di aggravarsi con grandi investimenti annunciati per potenziare l’industria alimentare locale con la produzione di prodot-ti lattiero caseari e formaggi che è già aumentata del 20 per cento ne-gli Urali Centrali. Ma sono previsti nuovi caseifici come quello in pro-gramma annunciato nella regione Sverdlovsk con un investimento di 2 milioni di rubli per coprire fabbi-sogni di formaggi duri e molli, dal-la mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi. A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata pero’ solo l’industria russa ma an-che molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Sviz-zera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Nei supermerca-ti russi è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bie-lorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina. Prodotti che taroccano il made in Italy sui mer-cati russi sostituendolo con falsi, di realizzazione locale o di importazio-

Con lo stop alle importazioni si moltiplicano i casi di truffa sulle tavole

La Russia copia, è boom dei falsiDalla mozzarella “Casa Italia” al parmesan, ecco i surrogati in vendita

ne da nazioni “amiche”, che nulla hanno a che vedere con il territo-rio nazionale. Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno sepa-rate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolida-no ed i consumatori russi ingannati potrebbero non volere piu’ il Made in italy sulle loro tavole. La catena Azbuka vkusa (aзбука вкуса) mette in vendita i prodotti di una azienda russa con il marchio “unagrande” seguìto dai nomi italiani mozzarel-la, ricotta, mascarpone, robiola, ma nei grandi supermercati delle principali catene presenti in Russia ci sono anche diversi tipi di salame Milano (миланская), di mozzarelle - Classico Mediterraneo Casa Italia (моцарелла) o “ciliegine”, di sca-morze (скaморЦa), l’immancabile Parmesan (пармезан) nella versio-ne “dolce”, una pasta fresca ravio-li, una insalata toscana (Тоскана) Buona Italia e una pizza Sono Bello Quatro formaggi. Nei magazzini della grande distribuzione ci sono anche prodotti d’importazione che imitano il made in Italy. Si va dal-la mozzarella “pizza” alla provola o provoletta affumicata, dalla ricotta light al mascarpone realizzati nella vicina Bielorussia, ma non mancano

le sorprese con un salame Milano (meinen) e una fondue gorgonzo-la provenienti dalla Svizzera che sfrutta la sua neutralità per acca-parrarsi quote del mercato mosco-vita in barba ai nostri produttori e alla qualità da essi prodotta. In effetti alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indi-rette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffu-sione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in italy. Il rischio riguarda anche la ristorazio-ne italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli in-gredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da taroc-chi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu. Un danno anche per l’e-conomia russa che, oltre a privare i suoi cittadini ed i turisti di alimen-ti di qualità, rischia di subire una spinta inflazionistica con il Ministero dello Sviluppo Economico della Fe-derazione che è stato costretto ad alzare le previsioni per l’inflazione nel 2015 al 6,5 per cento a causa delle sanzioni.

Falsi prodotti italiani venduti in Russia

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Export verso Moscagiù del 63% in un mese

Crollano del 63 per cento in un mese le esportazioni di prodot-ti agricoli in Russia nel primo

bilancio dell’embargo scattato dal 7 agosto con il divieto all’ingresso di una lista di prodotti agroalimenta-ri che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce. E’ quanto emerge dall’analisi sugli effetti dell’embargo nel “mer-cato dei prodotti alimentari Made in Italy in Russia” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazio-ne di Cernobbio sulla base dei dati Istat relativi al mese di agosto 2014 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.Complessivamente si è verificato un calo delle esportazioni di tutti i prodotti Made in Italy del 16,4 per cento con un taglio di 33 milioni di euro che riguarda tutti i principali settori, dall’agricoltura al tessile (-24,8 per cento), dai mezzi di trasporto (-50,1 per cento) ai mo-bili (-17,8 per cento), dai farmaceu-tici (-32,3 per cento) agli apparecchi elettrici (-15,9 per cento).Dall’analisi è evidente che le tensioni politi-che hanno avuto riflessi anche sugli scambi anche di prodotti non colpiti direttamente dall’embargo ma par-ticolarmente significativi per l’Italia. Peraltro la situazione è destinata a peggiorare nel tempo con l’esaurirsi delle scorte. La Coldiretti ha stimato danni diretti solo nell’alimentare per un ammontare di circa 200 milioni di euro all’anno ai quali si somma-no quelli indiretti dovuti alla perdita di immagine e di mercato provocata

dalla diffusione in Russia di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in italy ma an-che la possibilità che vengano dirot-tati sul territorio nazionale i prodotti agroalimentari di bassa qualità di altri paesi che non trovano più uno sbocco nel Paese di Putin. In parti-colare i settori più penalizzati sono ortofrutta per un importo di 72 milio-ni di euro esportati nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formag-gi e derivati per 45 milioni di euro. Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per un importo di 15 milioni di euro) ma anche prosciutti a denominazione di origine. Le misure di sostegno messe in atto dall’Unione Europea nel set-tore dei prodotti ortofrutticoli e dei formaggi stagionati non sono suf-ficienti a coprire le pesanti perdite. Peraltro ulteriori problemi vengono poi dal fatto, sottolinea la Coldiretti, che la Commissione Europea ha an-nunciato che il costo delle le misure di sostegno messe in atto dall’Unio-ne Europea per far fronte ai danni causati dall’embargo russo verrà di fatto pagato dagli stessi agricoltori.I 344 milioni di euro destinati al set-tore dei prodotti ortofrutticoli e dei formaggi stagionati colpiti dal blocco delle frontiere russe saranno, infatti, tolti dalla riserva di crisi autofinan-ziata dagli stessi produttori, sui quali viene così ingiustamente scaricato il peso intero di una crisi di mercato provocata da decisioni politiche di cui non sono responsabili.

Crisi ucraina, aiuti all’ortofruttaDopo tre settimane dalla so-spensione del provvedimento Ue per il sostegno alle produzio-ni ortofrutticole danneggiate, è stato pubblicato il regolamento che riapre le misure eccezio-nali per i produttori ortofrutti-coli danneggiati dall’embargo russo mettendo a disposizione 165 milioni di euro. Come si ricorderà, il provvedimento per l’embargo russo era stato so-speso dall’Ue il 10/09 per ec-cesso di richieste e per la ne-cessità di alcune verifiche, con la Polonia che aveva presentato l’87 per cento del totale delle richieste. L’Italia aveva richie-sto solo lo 0,27 per cento del totale, ovvero 458.864 euro, per 1.326 tonnellate di prodot-to. Oltre a problemi di carattere burocratico che hanno frenato la presentazione delle richieste italiane, risulta palese come le indennità di ritiro siano molto appetibili per paesi con costi di produzione bassi, la Polonia ad esempio, mentre risultino meno interessanti per i paesi, come l’Italia, che hanno costi di produzione elevati. Il nuovo provvedimento riapre i termini di presentazione per le doman-de di sostegno a partire dal 30 settembre e fino al 31 dicem-bre (a meno che i quantitativi fissati non siano raggiunti pri-ma), suddividendo le risorse tra i diversi stati ed i diversi prodotti, per evitare distorsio-ni nell’utilizzo delle risorse. E’ però grave il fatto – spiega la Coldiretti – che le risorse siano state ricavate dai margini del bilancio Ue destinato all’agri-coltura che viene di fatto pe-nalizzata due volte, una prima volta per la chiusura di un mer-cato interessante, una seconda volta con un sostegno ricavato a scapito dello stesso settore. Il nuovo provvedimento non è retroattivo e non copre per-tanto le 3 settimane di fermo, non aumenta delle indennità in funzione dei costi di produzio-ne, tutti aspetti negativi che ne pregiudicano l’efficacia, sono invece positivi l’allargamento della lista dei prodotti agli agru-mi e la suddivisione dei volumi di intervento tra i diversi stati.

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Mipaaf, presentato il piano triennale:risorse per 2 miliardi alle imprese

Il Ministero delle Politiche agrico-le ha presentato durante il forum internazionale di Cernobbio di

Coldiretti il piano di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare che vale oltre 2 miliardi di euro per il triennio 2015-2017. Il documento comprende più strumenti e diverse fonti fi finanziamento, dalle risorse inserite nella legge di stabilità 2015 sino a quelle del Fondo Sviluppo e Coesione (ex Fas). Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministe-ro sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, ac-crescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazio-ne. Il programma, che coinvolge due enti controllati dal Mipaaf, Ismea e Isa, intende sfruttare la leva pub-blica come moltiplicatore di quella privata. L’Iniziativa imprenditoriale è sempre nelle mani delle aziende che scelgono dove e come investire, lo Stato interviene solo a titolo di ga-ranzia o di supporto. Otto gli stru-menti che vengono messi in campo per promuovere i nuovi investimenti:

Contratti di filieraRivolto alle piccole e medie impre-se, le coopertative agricole, le O.P., i consorzi di tutela e le grandi aziende che hanno quote partecipate del ca-

pitale di una società agricola, inter-viene attraverso un finanziamento pubblico agevolato fino a 15 anni. Questo strumento prevede nuovi in-vestimenti per 264 milioni di euro.

Contratti di distretto/filieraRivolto anche alle reti di impresa, si basa sul finanziamento pubblico agevolato da 6 a 15 anni e su un contributo in conto capitale pari al 25% dell’investimento. Si prevede che possa generare nuovi investi-menti per 384 milioni di euro.

Equity a condizione di mercatoInterventi finalizzati al sostegno di progetti di sviluppo industriale o com-merciale e di internazionalizzazione. Prevede assunzione di quote di ca-pitale e finanziamenti a medio-lungo termine. Può generare nuovi investi-menti per 308 milioni di euro.

Fondo di garanzia a prima ri-chiestaCopre fino al 70% (80% nel caso di un giovane imprenditore) dell’im-porto finanziato dalle banche entro 1 milione di euro di garanzia. Con questo strumento si hanno nuovi investimenti per 510 milioni di euro.

Fondo di creditoLe banche erogano mutui finan-

ziando il 70% dell’investimento, per metà utilizzando provvista raccolta dai mercati e per l’altra metà utilizzando la provvista age-volata del Fondo credito Ismea. Con questo strumento si hanno nuovi investimenti per 411 milioni di euro.

Start-upAcquisto di aziende agricole da parte di giovani neo-agricolto-ri. Prevede un contributo fino a 40.000 euro per l’abbattimento dei tassi si interesse sul leasing. Sono ipotizzabili nuovi investimenti per 183 milioni di euro. Subentro e imprenditoria giovanile

Interventi per favorire il ricam-bio generazionale. Prevede per gli agricoltori under 40 mtui per investimenti di migliora-mento. Può generare nuovi investi-menti per 100 milioni di euro.

Fondo investimentiDestinato a supportare i programmi di investimento di piccole e medie imprese. Interviene attraverso l’ac-quisizione di quote di partecipazione minoritarie di fondi di investimento privati. Prevede nuovi investimenti per 41 milioni di euro.

Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, nel suo intervento al Forum Coldiretti a Cernobbio

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Arriva il prosciutto senza carne di maiale, ma che può con-tenere più acqua e additivi

chimici sinora vietati, a danno dei consumatori e degli allevatori ita-liani. A lanciare l’allarme è il Presi-dente della Coldiretti Roberto Mon-calvo nel commentare la proposta di schema di decreto ministeriale che rivede la normativa sulla pre-parazione dei salumi, introducen-do una serie di allucinanti novità. Il prosciutto cotto potrà ora esse-re fatto anche utilizzando carne di altre specie creando confusione nei consumatori sul reale conte-nuto del prodotto che acquistano. Una possibilità che, come ha dimo-strato la recente inchiesta sulla car-ne di cavallo spacciata per manzo in sughi e polpette, alimenta anche il rischio di frodi in un settore come quello delle carni dove dall’inizio della crisi nel 2008 ad oggi sono aumentati del 150 per cento i se-questri secondo una analisi della Coldiretti sulla base dell’attività dei carabinieri dei Nas nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2008. Aumenta, poi, il contenuto di acqua consentito che sarà pagato dagli acquiren-ti come se fosse carne in un mo-mento di pesante crisi economica. L’incremento del tasso di umidi-tà previsto per le tre categorie di prosciutto cotto, prosciutto cot-to scelto e prosciutto cotto di alta qualità andrà a minare la qualità del prodotto stesso a discapito del maiale italiano, le cui carni hanno caratteristiche qualitative supe-riori a quelle dei maiali importati dai paesi del nord, penalizzando i nostri allevatori. Il decreto cancel-la poi il divieto di utilizzo di aromi chimici, aprendo così la strada alla possibilità di correggere gusto e sapore dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine. Paradossalmente viene mantenuta, invece, la possibilità di utilizzare le cosce di maiale congelate per pro-durre il prosciutto crudo stagionato. Proprio a causa di questa norma due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali al-levati in Olanda, Danimarca, Fran-

Nuovo inganno ai consumatori:in arrivo il prosciutto senza maiale

cia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiara-mente in etichetta dove non è an-cora obbligatorio indicare l’origine. Altra novità del provvedimento è l’inserimento nel decreto del Cu-latello, sino ad oggi assente, ma anche qui si apre a una “industria-lizzazione” del prodotto (uso di in-volucri artificiali al posto del tradi-zionale budello naturale, ecc.) che finirà per abbassarne la qualità. “Piuttosto che rivedere al peggio le leggi che regolano il settore dei sa-lumi sarebbe utile alla nostra eco-nomia adoperarsi per l’attuazione della legge sull’etichettatura con l’indicazione obbligatoria dell’ori-gine italiana, di importanza fonda-mentale soprattutto per i prodotti trasformati”, denuncia il presidente

della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “non possia-mo commettere un autogol che danneggia il patrimonio di credibi-lità conquistato dal Made in Italy in Italia e all’estero dove dobbia-mo acquisire quote di mercato con politiche di trasparenza e verità”. Il paradosso è che a difendere le allucinanti novità del decreto non sia stato chi lo ha proposto. A scen-dere animosamente in campo sono stati solo i “furbetti del prosciutti-no”. Con l’endorsement degli indu-striali della carne dell’Assica a favo-re del provvedimento, finalmente si chiarisce a tutti gli italiani come sia nato lo schema di decreto che con-sente di realizzare prosciutto senza carne di maiale, ma che può conte-nere più acqua e aromi chimici.

Finti prosciutti italiani scoperti al valico del Brennero da Coldiretti

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