Il Giornalismo - N. 3 novembre 2013

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il iornalismo G Anno 61 Numero 3 Periodico di informazione dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (ALG) Novembre 2013 q (a pagina 4-5 le sentenze Europee e l’arretratezza delle norme Italiane) l’Editoriale di Giovanni Negri Giovedì 31 ottobre, l’assemblea straordinaria dei giornalisti ha de- ciso che la data delle elezioni per il rinnovo della cariche dell’Associa- zione Lombarda dei giornalisti si tenga in concomitanza con le ele- zioni dei delegati al Congresso Fnsi. In pratica si “allunga” il mandato degli organismi della Lombarda da tre a quattro anni, Non si è deciso così solo per adeguarsi a quanto stabilito dal Congresso di Berga- mo del gennaio 2011, quando fu deciso di portare datre a quattri anni il mandato della segeretria e degli organismi nazionali, lo si è fatto discutendo e ragionando sul perché tale scelta andava fatta: la condizione profonda in cui versa l’industria dell’informazione che coinvolge in Lombardia centinaia di colleghi interessati da stati di crisi e ricorso agli ammortizzatori sociali; l’andamento delle trattive per i rin- novi dei Contratti di lavoro, avviate da pochi mesi e ancora lontane da una possibile conclusione, e, come detto, le nuove decisioni statutarie della Fnsi che al Congresso di Ber- gamo hanno tra l’altro portato dare a quattro anni di mandato ALG e FNSI con voto unico q (continua a pagina 3) La stampa in gabbia Un vecchio maestro della vignetta politica Giornalisti al fronte nella Grande Guerra q (a pagina 10) q (a pagina 18-19) q (a pagina 8) q (a pagina 13) Il nostro Istituto si mette al passo con l’Europa per la formazione e la Previdenza. L’obiettivo, scrive Andrea Camporese, è far crescere le nuove leve del giornalismo anche come imprenditori di se stessi. Il consigliere di amministrazione Gianfranco Giuliani fa sapere che verrà data più copertura per gli esami e le terapie radiologiche per adeguare Casagit agli sviluppi della diagnostica e dell’oncologia. La generazione Santerini Leader sindacale e suggeritore di vocazioni professionali, è stato un dirigente di categoria ma ha anche indirizzato molti verso nuove strade L’Europa condanna l’Italia e i tribunali continuano a imprigionare i giornalisti. La Camera prova ad abolire il carcere. Ma il bavaglio più pesante è quello economico: Strasburgo dice no a risarcimenti esagerati e intimidatori Piazza XXV Aprile, 12 - 20124 Milano Tel. 02 29002952/3 Le condizioni esclusive per i convenzionati (pagina 20) OTTICA ARTIOLI q (a pagina 6-7) Giuseppe Scalarini, pioniere delle vi- gnette satiriche ha aperto nuove strade all’informazione. A lui sono costate de- cenni di prigione e confino. Un libro ne pubblica ol- tre 100 e consegna al Giornalismo una straordinaria testimonianza. Dopo oltre 10 anni di ricerche, il colle- ga Pier Luigi Roe- sler Franz è riuscito a documentare e a raccontare le vicen- de di giornalisti che hanno partecipato al conflitto, 15-18 ,in veste di militari combattenti, oltre ad essere cronisti di guerra. Più di cento i caduti, diciasette provenivano dalla Lombardia. Progetto INPGI per le nuove leve Casagit apre a novità terapeutiche Piazza XXV Aprile, 12 - 20124 Milano Tel. 02 29002952/3 Le condizioni esclusive per i convenzionati (pagina 20) OTTICA ARTIOLI

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Numero 3 di novembre 2013 del trimestrale ufficiale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti.

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il iornalismoG Anno 61 Numero 3

Periodico di informazione dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (ALG)

Novembre 2013

q (a pagina 4-5 le sentenze Europee e l’arretratezza delle norme Italiane)

q (continua a pagina 3)

l’Edi

tori

ale

di G

iova

nni N

egri

Giovedì 31 ottobre, l’assemblea straordinaria dei giornalisti ha de-ciso che la data delle elezioni per il rinnovo della cariche dell’Associa-zione Lombarda dei giornalisti si tenga in concomitanza con le ele-zioni dei delegati al Congresso Fnsi. In pratica si “allunga” il mandato degli organismi della Lombarda da tre a quattro anni, Non si è deciso così solo per adeguarsi a quanto stabilito dal Congresso di Berga-mo del gennaio 2011, quando fu deciso di portare datre a quattri anni il mandato della segeretria e degli organismi nazionali, lo si è fatto discutendo e ragionando sul perché tale scelta andava fatta: la condizione profonda in cui versa l’industria dell’informazione che coinvolge in Lombardia centinaia di colleghi interessati da stati di crisi e ricorso agli ammortizzatori sociali; l’andamento delle trattive per i rin-novi dei Contratti di lavoro, avviate da pochi mesi e ancora lontane da una possibile conclusione, e, come detto, le nuove decisioni statutarie della Fnsi che al Congresso di Ber-gamo hanno tra l’altro portato dare a quattro anni di mandato

ALG e FNSIcon voto unico

q (continua a pagina 3)

La stampa in gabbia

Un vecchio maestrodella vignetta politica

Giornalisti al frontenella Grande Guerra

q (a pagina 10)

q (a pagina 18-19) q (a pagina 8) q (a pagina 13)

Il nostro Istituto si mette al passo con l’Europa per la formazione e la Previdenza. L’obiettivo, scrive Andrea Camporese, è far crescere le nuove leve del giornalismo anche come imprenditori di se stessi.

Il consigliere di amministrazione Gianfranco Giuliani fa sapere che verrà data più copertura per gli esami e le terapie radiologiche per adeguare Casagit agli sviluppi della diagnostica e dell’oncologia.

La generazione SanteriniLeader sindacale e suggeritore di vocazioni professionali, è stato un dirigente di categoria ma ha anche indirizzato molti verso nuove strade

L’Europa condanna l’Italia e i tribunali continuano a imprigionare i giornalisti. La Camera prova ad abolire il carcere. Ma il bavaglio più pesante è quello economico:

Strasburgo dice no a risarcimenti esagerati e intimidatori

Piazza XXV Aprile, 12 - 20124 MilanoTel. 02 29002952/3

Le condizioni esclusive per i convenzionati (pagina 20)

OTTICAARTIOLI

q (a pagina 6-7)

Giuseppe Scalarini, pioniere delle vi-gnette satiriche ha aperto nuove strade all’informazione. A lui sono costate de-cenni di prigione e confino. Un libro ne pubblica ol-tre 100 e consegna al Giornalismo una straordinaria testimonianza.

Dopo oltre 10 anni di ricerche, il colle-ga Pier Luigi Roe-sler Franz è riuscito a documentare e a raccontare le vicen-de di giornalisti che hanno partecipato al conflitto, 15-18 ,in veste di militari combattenti, oltre ad essere cronisti di guerra. Più di cento i caduti, diciasette provenivano dalla Lombardia.

Progetto INPGI per le nuove leve Casagit apre a novità terapeutiche

Piazza XXV Aprile, 12 - 20124 MilanoTel. 02 29002952/3

Le condizioni esclusive per i convenzionati (pagina 20)

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Tutti i servizi sono riservati ai soci in regola con le quote. Consulenza e assistenza sono su appuntamento telefonando al n. 026375-202-203-204. Per maggiori informazioni puoi rivolgerti direttamente agli sportelli di Viale Monte Santo 7 a Milano. Oppure telefonare al n. 026375211 o inviare una e-mail a: [email protected]

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Aderire all’Associazione Lombarda dei Giornalisti significa potenziare, migliorare i servizi e sostenere impegnative vertenze

ISCRIZIONILimitata all’anno 2013 la quota per chi

si iscrive per la prima volta al sindacato è di euro 45 per i professionisti (professionali) e euro 40 per i

pubblicisti (collaboratori). Ricordiamo che solo gli iscritti hanno diritto al voto per il rinnovo delle cariche regionali e nazionali

associazione lombarda giornalistiAlg

Consulenza e tutela sindacale Qualunque sia o diventi lo status professionale di ogni iscritto, l’Associazione è a fianco di chi ritiene che i propri diritti sono stati violati.

Consulenza buste-paga e Tfr Ferie e riposi sono spesso motivo di contenzioso sindacale. Ma anche una opportuna verifica sulla situazione del fine rapporto. E sul controllo degli effettivi contributi versati. L’ufficio competente dell’Associazione è in grado di fornire tutte le consulenze.

Consulenza legaleCinque studi professionali di gran nome, esperti in diritto del lavoro giornalistico e in diritto amministrativo, si alternano in Associazione per fornire gli opportuni consigli e per l’assistenza in caso di ricorso alla magistratura.

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Circolo della stampaCon l’iscrizione all’Associazione si diventa soci di diritto di questo prestigioso e importante centro di cultura e informazione. Il Circo-lo è emanazione diretta della Lombarda.

“Press card” – carta internazionaleE’ il documento di riconoscimento giornalistico valido all’estero. Dà, fra l’altro, accesso gratuito a musei e gallerie d’arte. Validità biennale, costo 75 euro.

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Ricordiamo che solo gli iscritti hanno diritto al voto per il rinnovo delle cariche regionali e na-zionali

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3il iornalismoG

l’Editoriale di Giovanni Negri

degli organismi elettivi federali. Inoltre è stata valutata l’esigenza, in una situazione di difficoltà e crisi economica generale e della cate-goria a evitare le considerevoli spese necessarie per lo svolgimento di due tornate elettorali nell’arco di poco più di un anno. Non si è solo deciso di “allungare” il mandato. L’assemblea ha impegnato il Direttivo dell’Alg a predisporre una proposta complessiva di modifica dello statuto dell’Associazione, in conformità con quello della Fnsi, da sottoporre al giudizio dell’Assemblea e alla successiva approva-zione dei Soci. Sempre nell’ottica di contenere i costi, l’assemblea ha deciso che il referendum sulla modifica dello satuto Alg si tenga in coincidenza delle elezioni per il rinnovo delle cariche Alg e dei Delegati per il Congresso.Hanno votato a favore della delibera proposta a maggioranza (22 a favore 2 contrari) dal Direttivo dell’Alg, 98 colleghi, contro 38.Durante l’assemblea si è ragionato sul fatto che nel 2013 i giornalisti sono stati chiamati al voto per il rinnovo delle cariche del Fondo di previdenza complementare; per due tornate per il rinnovo delle cariche regionali e dei consiglieri nazionali dell’Ordine dei giornalisti per il rinnovo del mandato ai delegati Casagit.

E qui è emerso un dato significativo: si trattava della nostra salute. Gli elettori Casagit sono soprattutto articoli 1 e pensionati, il voto si esprimeva con la comoda modalità elettronica, eppure l’affluenza è diminuita. Come mai? Forse si è trattato solo di “stanchezza da voto”. E votare, nel 2013, per la quinta volta forse sarebbe stato eccessivo. E poi i conti. Le elezioni 2010 sono costate 43.000 euro. E’ vero che la democrazia ha un costo, ma credo sia ragionevole e utile evitare lo “stress da voto” e insieme risparmiare per investire in servizi e aiuti per i colleghi più bisognosi.Ma la mozione votata pone come primo motivo del rinvio la profonda crisi in cui versa l’editoria ormai da anni. Lasciamo parlare i numeri:Bilanci delle imprese: meno 9 per cento.Utile d’esercizio da 92,8 a 42,3 milioni di euro. Pubblicità: meno 24 per cento. Le copie vendute dei quotidiani è in costante flessione: nel 2012 il calo è stato del 6,6 per cento, si è passati da 4,272 a 3,990 milioni di venduto. I periodici nel 2012 sono scesi del 6,4 per cento passando da 10,928 a 10,225 milioni di copie. Un altro dato significativo sui periodici emerso dal Congresso dell’Associazione mondiale dei media periodici che si è svolto a Roma nello scorso settembre: in Italia nel 2006 le testate erano 1.950, nel

2012 ce n’erano 1.300. A fine 2013 aggiorneremo il deficit. Dal 2005 a oggi hanno chiuso 12.000 edicole.L’ultimo rapporto Lsdi sulla professione giornalistica presentato il 5 novembre a Roma nella sede della Fnsi segnala, tra l’altro che nel 2000 sette giornalisti attivi su dieci (65%) erano lavoratori dipen-denti (in massima parte con contratti Fnsi-Fieg). Alla fine del 2012 il rapporto si era ridotto al 40%: oggi sei giornalisti attivi su dieci fanno lavoro autonomo. In tredici anni la popolazione giornalistica attiva in Italia, contrariamente a quanto avviene in altri paesi, è più che raddoppiata, passando da 21.373 a 47.227 giorna-listi attivi (con posizione Inpgi). Il reddito dei giornalisti autonomi è cinque volteinferiore rispetto alla media annua delle retribuzioni dei giornalisti contrattualizzati (nel 2012 era pari a 62.459 euro). Quella dei co.co.co. è ancora più bassa: sette voltre minore.In Italia, visti i numeri degli iscritti all’Ordine, c’è un giornalista ogni 526 abitanti contro i 1.778 in Francia e i 5.333 negli Stati Uniti.La Lombarda, da gennaio 2013, ha gestito 64 stati di crisi. Le set-timane sono 52. Agosto (e fine anno) “è chiuso per ferie”. E una vertenza non dura un giorno.

q Segue da pagina 1

ALG e Delegati al Congresso: voto contemporaneo

Un contratto che copra l’intero giornalismo

“Il caposaldo deve essere il lavoro. Anche se, alla luce

della cri-si e della congiuntu-ra negati-va che sta investendo il settore, sembra una

sfida quasi impossibile. Purtroppo, oggi, le aziende tendono a espellere il la-voro, quando, invece, per cercare di salvare il sistema nel suo insieme occorrereb-be invertire questa tendenza e rilanciare l’occupazione. Se non si punta sul lavoro, ed in particolare sul lavoro nuovo, il destino è un lento declino”.Per il segretario genera-

le della Fnsi Franco Sid-di siamo nel pieno di un cambiamento epocale. E la rinnovazione contrattuale rappresenta un momento fondamentale per riuscire a dare la svolta ad un sistema che, in altro modo, rischia solo di atro-fizzarsi.“Occorre investire nelle

persone. E questo è il mo-mento per farlo. Altrimenti il sistema non potrà regge-re. O si capisce questo, o non si uscirà dall’imbuto pericoloso in cui siamo. Noi crediamo in questo concetto e lo stiamo portando avanti strenuamente nel negoziato contrattuale con Fieg”.Ecco, il contratto come

momento di svolta. Dopo la sessione tecnica avviata la scorsa primavera e servita ad affinare i temi sul tavolo, come è messa la trattativa?”Siamo entrati nella fase

più concreta del confronto. Primo tema, il perimetro professionale. Va definita non solo la platea dei con-trattualizzati dipendenti, ma anche dei lavoratori che oggi operano in forma auto-noma, ma risultano strategi-ci per la fattura del prodotto editoriale. Giornalisti che devono finalmente essere considerati in modo “civi-le””.Quindi si cerca il rilancio

dell’occupazione nelle re-dazioni.“Il perimetro della pro-

fessione giornalistica che sta nelle aziende è ogget-

tivamente più largo rispetto ai 17.560 gior-nalisti oggi su-bordinati. Ma

dobbiamo prendere atto con altrettanta oggettività che non è così largo da conte-nere tutti gli oltre 112 mila iscritti all’Ordine. Ecco, su questo fronte occorre la-vorare con gli editori. Con assoluta responsabilità. An-che cominciando a fare “pu-lizia” tra chi effettivamente fa la professione e chi no. Una scelta importante, que-sta, che da un lato potreb-be portare ad una screma-

tura dei collaboratori. Ma dall’altro potrebbe garanti-re, grazie ad un’intesa con-divisa, una nuova formula organizzativa nei giornali, nella quale ad aumentare è il numero dei collaboratori che lavorano con regole e garanzie retributive e con-trattuali. Un percorso im-portante e difficile, come registrato nelle prime scher-maglie con gli editori”.Manca disponibilità dalla

Fieg?“Gli editori non possono

fuggire da questo confronto serio, immaginando sempli-cemente che la loro inno-vazione contrattuale porti a creare solo nuove forme di sottomissione del lavoro. Su questo fronte noi non ci

siamo. Occorre invece chia-rezza e serietà: un confron-to aperto e senza tabù. Per aumentare la platea Fieg propone forme diverse e flessibili d’ingresso al la-voro, per esempio con l’ap-prendistato professionaliz-zante? A sentirla così a me non piace. Ma non dico no al confronto: senza tabù o ideologie parliamo anche di questo se ciò, declinato in modo corretto nel rispetto della professione e del suo fondamento ordinistico, po-trebbe servire ad agganciare incentivi, sgravi, formazio-ne certificata a sostegno del sistema e della professio-ne. Se questa impostazione è invece finalizzata solo a creare nuovi precari, ovvia-mente diciamo no da subito. Così come le nostre dispo-nibilità cam-bierebbero se, mentre parlia-mo di questo, qualche editore pensa di cancellare articoli del contratto sulle forme di collaborazione subordinata ma parziale, o non si rende disponibile ad innovare il sistema, per esempio defi-nendo un articolo 2 bis o un nuovo articolo indirizzato proprio alle forme di lavoro che non sono automatica-mente a tempo pieno”.Una osservazione fatta in

questa fase è la mancanza di conflittualità nella gestione

del rinnovo contrattuale.“A parte che il conflitto si

fa con truppe ed eserciti, soprattutto con gli eserci-ti davvero contrapposti, va evidenziato che in questo momento sui temi d’inte-resse generale l’obiettivo primario per tutti è salva-guardare il sistema. Se il si-stema crolla non c’è niente per nessuno. Oggi, quindi, la situazione è di conflitto negoziale. Ma non è detto che debba essere sempre così. Ora non ci si scontra, ma ci si confronta su idee e progetti di futuro”.Delineare il futuro, oggi,

non è esercizio facile. La crisi morde ancora pesante-mente il settore.“Dobbiamo fare i conti

col quadro economico di riferimento. Dove vendite e ricavi da pubblicità sono in costante contrazione: tra il meno 15 e il meno 22% medi annui. Va definito con

coraggio un nuovo quadro d’insieme, or-gan i zza t i vo , q u a l i t a t i v o ,

di prodotto, ma va anche chiesto un intervento delle istituzioni per valorizzare, e non solo difendere, quello che deve essere riconosciu-to come un bene speciale: l’informazione. Il sale della democrazia di questo Paese e che oggi, vista la situazio-ne di difficoltà generalizza-ta, ha bisogno di un suppor-to perché oggi non può più reggere se poggiato solo su

q (continua a pagina4)

Dare una svolta a un sistema che rischia di atrofizzarsi

Qualche editore pensa di cancellare articoli del contratto

Anno 61, n 3 Novembre 2013

Direttore ResponsabileGIOVANNI NEGRI

Coordinatore RENZO MAGOSSORestyling CARLO UBEZIOPhoto Editor WALTER MELONI in Redazione FABRIZIO MAGGI ALESSANDRA MIELI FRANCESCA MINEO COSTANTINO MUSCAU CLAUDIO SCARINZI MARCO VOLPATI

Direzione Pubblicità Via Montesanto, 7 - Milano Tel.02 63751 - Fax 02 6595842 [email protected]

Stampa RDS webprinting spaRegistrazione presso il Tribunale di Milano - con il N° 3178

il iornalismoG

Confronto con gli editori senza tabù ma mirato a definire regole valide per il lavoro dell’informazione

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il iornalismoG4

Basterebbe applicarela Convenzionedei diritti dell’uomo

Per il giornalistanessun obbligo di tacitare l’intervistato

Se il danno è lievela sanzione non può essere penale

su tutti i media. Lo ha detto quando ha annullato una sen-tenza in Bulgaria: due gior-nalisti condannati a pagare 70 volte il proprio stipendio mensile.Se i tribunali di casa nostra

ne tenessero conto, il carcere per diffamazione sarebbe già escluso, i risarcimenti argi-nati, e lo Stato Italiano fareb-be a meno di pagare, a spese di tutti, milioni di multe per violazione della Convenzio-ne Europea.

Marco Volpati

La Convenzione Euro-pea dei Diritti dell’Uo-mo riserva un’attenzio-

ne speciale alla stampa, difesa come strumento in-dispensabile all’esercizio della demo-

crazia. In base alla Conven-zione, la Corte di Strasburgo - che condanna gli Stati che non garantiscono abbastan-za l’autonomia di giornali e giornalisti - si occupa spesso dell’Italia.Le minacce “statali” alla

libertà del giornalismo sono due: il carcere, e i risarci-menti milionari. La Camera a meta ottobre ha cancellato (Sempre che il senato non torni indietro) l’obbrobio della detenzione. Piccolo passo verso l’Europa la quale ha detto più volte che “pene detentive non sono compati-bili con la libertà di espres-sione ”.Più ancora della gale-ra, da noi pesano le richieste esorbitanti in sede civile, avanzate anche anni dopo la pubblicazione (per la querela si può agire entro 90 giorni; in sede civile anche dopo 5 o addirittura 10 anni). A chi è economicamente forte poco importa di vincere: la sola causa basta a paralizzare non un solo giornalista, ma anche tutti gli altri. Non è esagerato dire che spesso la causa ci-vile per danni è una intimi-dazione mafiosa attuata con altri mezzi. Tanto chi denun-cia rischia solo le spese le-gali (sarebbe diverso se fos-se lui a pagare, nel caso che alla fine gli diano torto). Che cosa farà, o non farà, il Parla-mento italiano è difficile da prevedere. Ep-pure ci potrebbe essere respiro se i nostri tribuna-li applicassero fino in fondo le norme europee. Il diritto sovra-nazionale pre-vale (dovrebbe prevalere) su quello interno. Lo nostra Corte Costituzio-nale, in una sentenza del 2008, ha riconosciuto che l’applicazione deve essere automatica, senza bisogno di attendere che la legge nazio-nale si adegui.Strasburgo afferma che la

somma pagata da un gior-nalista al “danneggiato” non può essere “esagerata”, deve basarsi sulla “situazione eco-nomica delle parti”, e tener conto dell’impatto che avrà

Strasburgo, 17 settem-bre 2013. Una sentenza della Corte europea dei

diritti dell’Uomo ha dato ra-gione a due giornalisti porto-ghesi che erano stati condan-nati a pagare una multa pari a 3.620 euro e 5.000 euro

per danni morali dalla Corte d’appello di Lisbona per aver diffamato l’allora vicepresi-dente della regione di Madei-ra. I giudici hanno stabilito che si era violato il diritto alla libertà d’espressione, sotto-lineando che “condannare i giornalisti ha rotto l’equili-brio che deve esserci tra la salvaguardia del diritto alla libertà di stampa e quello del vice presidente della regione di Madeira a veder protetta la sua reputazione”.

La Corte, chiamata a decidere su un caso in Danimarca in cui il

giornalista era stato condan-nato perché in un’ intervista aveva tollerato la pronuncia di affermazioni razziste sen-za criticarle apertamente, ha ritenuto che «punire un gior-nalista per aver favorito la diffusione di dichiarazioni di terzi ostacolerebbe gra-vemente il contributo della stampa alla discussione di problemi di interesse gene-rale”.

CARICHE ALG RINNOVATE NEL 2014 In alto i relatori, qui sopra il momento cruciale del voto col quale, al Circolo della Stampa, l’Assemblea straordinaria dei giornalisti lombar-di ha deciso che la data delle elezioni per il rinovo delle cariche Alg si terrà in concomitanza con le elezioni dei delegati al Congresso della Federazione Nazionale della Stampa.

logiche mercantili. Un in-tervento pubblico per il set-tore non è solo legittimo, ma necessario”.A dire il vero sugli aiuti

all’editoria non sono man-cate critiche. “I soldi previsti dal Go-

verno nella Legge di stabi-lità servono e sono irrinun-ciabili: vigileremo perché non ci siano colpi di mano all’esame dei testi in Aula. Quelli non sono privilegi: i soldi dati all’editoria in Italia sono molti meno di quanto accade negli altri Paesi europei. Finanziamenti che sono

niente rispetto a quel-li previsto per altri settori industriali”.Qualcuno ha polemizzato anche sui de-stinatari di quei soldi? “In questo Paese vige l’idea che se si tocca qualcosa a qual-cuno, questa va automati-camente ad un altro. Non è vero. Non è così. Vale per i giornalisti che pensano che se si toglie qualcosa agli stipendi degli occupati o alle pensione quello vada ai disoccupati. Vale per gli editori che pensano che se si tolgono soldi ai giornali assistiti del no profit, questi

vadano alle ristrutturazioni per i grandi giornali: o vice-versa. Non è così: ci vuole equilibrio e chiarezza”.Chiarezza che forse do-

vremmo cominciare a fare anche noi, al nostro interno: autonomi contro contrat-tualizzati, contrattualizzati contro autonomi.“L’ho detto, vale anche

per i giornalisti. Gli iscritti all’Ordine, tra professioni-sti e pubblicisti, sono oltre 112mila. Di questi la metà “non esiste”. Sono invisibi-li. Non fanno la professio-ne. Serve pulizia: le regole ci sono e vanno applicate. Se non lo si fa uccidiamo il sistema: alimentiamo una turbativa di mercato, creia-mo un danno alla professio-ne e un freno allo sviluppo del lavoro decente. Ma questo tema non deve

stare solo dentro gli orga-nismi della professione: riguarda anche gli editori. Non è più possibile la pro-posizione di centinaia di colleghi che vengono chia-mati e poi “buttati via”, ma-gari dopo essere stati fatti diventare pubblicisti. An-che gli editori non possono alimentare aspettative, con-tribuendo a generate un’il-

lusione: l’unico risultato è quello di creare forme di precariato ingiusto”.Parlando di collaborazio-

ni e di lavoro autonomo il pensiero va al capitolo equo compenso-compenso equo. A che punto siamo?“Occorre fare un passo

avanti concreto nel nego-ziato con gli editori. Le leggi ci vogliono, ma serve qualcosa di solido su cui farle poggiare, se no non funzionano. Basta a demagogia e fal-

se illusioni: confrontiamo-ci con la realtà. Gli editori devono dire se accettano la sfida: sono disposti ad affidamenti seri sul lavoro autonomo? Non possono pensare di allargare il lavo-ro autonomo per cacciare il lavoro dipendente. Non possono sfuggire ad un la-voro autonomo inquadrato secondo regole e criteri pre-cisi, con riferimenti econo-mici di remunerazione giu-sta. In caso contrario, senza intese, la strada è quella de-lineata più volte dal sotto-segretario Legnini: affidare la questione equo compen-so ad un lodo terzo”.

Paolo Perucchini

q Segue da pagina 3

Vicesegretario FNSI

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5il iornalismoG

Il documento - denuncia dell’Ordine Nazionale GiornalistiIl Consiglio Nazionale dell’Ordine dei

Giornalisti denuncia la grave situazione nella quale sono coinvolti centinaia di col-leghi colpiti da querele per diffamazione troppo spesso intimidatorie e strumentali con l’evidente obietti-vo di ostacolare la loro attività che è garanzia di libera circolazione di notizie e del diritto dei cittadini ad avere un informazione libe-ra.Il Consiglio chiede che vengano applicate le norme europee sulla libertà di stampa che non consentono l’incar-cerazione dei giornalisti per reati di dif-famazione. La mancata applicazione di queste norme ha già determinato gravi accuse all’Italia (ultima, in ordine di tem-po, quella relativa a Maurizio Belpietro) e, in non pochi casi, anche condanne a

risarcimenti. La Corte europea ha, infat-ti, stabilito che, nelle cause civili (sempre più spesso preferite a quelle penali), i risarcimenti che non tengano conto del-la situazione economica del giornalista

diventano di fatto una limitazione del suo do-vere di informare i cit-tadini.L’auspicio è che il Parlamento rompa ogni indugio e dia concreti segnali almeno con la rapida approvazione della proposta di legge sulla diffamazione che, pur se non risolutiva, avvia un percorso per

affrontare in maniera corretta il problema della tutela del diritto all’onore e di quello dei cittadini ad avere una informazione libera, rispettosa della verità e delle per-sone.

Approvato 26 settembre 2013

Gangemi: ancora una volta in prigione per un articoloSparisce il carcere ma restano seri limiti

Per la poca libertà di stampascandalizziamo l’ Europa

In caso di diffamazione carcere e risarcimenti esagerati sono fuori regola

Danni troppo esosisono un’intimidazionecontro i giornalisti

I giudici Italianidovrebbero attenersialle norme europee

con le recenti sentenze n. 348 e n. 349 del 2007, ha af-fermato, tra l’altro, che, con riguardo all’art. 117, pri-mo comma, Cost., le norme della CEDU devono essere considerate come interpo-ste e che la loro peculiarità, nell’ambito di siffatta ca-tegoria, consiste nella sog-gezione all’interpretazione

della Corte di Strasburgo, alla quale gli Stati contraen-ti, salvo l’eventuale scruti-nio di costituzionalità, sono vincolati ad uniformarsi…Gli Stati contraenti sono vincolati ad uniformarsi alle interpretazioni che la Corte di Strasburgo dà delle norme della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’Uo-

mo)”. Dal 1° dicembre 2009 la Carta dei diritti fondamenta-li della Ue e la Convenzione europea dei diritti dell’uo-mo (Cedu) fanno parte della Costituzione europea e sono direttamente applicabili dai giudici e dalle autorità am-ministrative italiani.

(www.francoabruzzo.it)

I l Consiglio d’Europa, nella raccomandazione R(2000)7 sulla tutela

delle fonti dei giornalisti, ha scritto testualmente: «L’articolo 10 della Con-venzione, così come inter-pretato dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, s’im-pone a tutti gli Stati contra-enti». Su questa linea si muove il principio affermato il 27 feb-braio 2001 dalla Corte euro-pea dei diritti dell’uomo: ”I giudici nazionali devono ap-plicare le norme della Con-venzione europea dei Diritti dell’Uomo secondo i princi-pi ermeneutici espressi nella giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’Uo-mo” (in Fisco, 2001, 4684). Questo assunto è condiviso pienamente dalla Corte co-stituzionale: le sentenze di Strasburgo hanno un peso ineludibile nel sistema giu-diziario italiano. Si legge nella sentenza 39/2008 del-la Consulta: “Questa Corte,

Caso Pakdemirli,Tur-chia. Eccessivi e sproporzionati risar-

cimenti del danno a carico di giornalisti e editori pos-sono costituire una forma di intimidazione che viola la libertà d’informazione. Si configura come violazio-ne dell’art. 10 della Con-venzione una condanna al risarcimento danni ed in-teressi per diffamazione di un uomo politico quando la determinazione della som-ma, da effettuare in base allo status, alla funzione e alla situazione economica delle parti, sia eccessiva-mente ampia e cioè priva di un rapporto ragionevole di proporzionalità con il fine perseguito nella legislazio-ne nazionale. Il richiedente era stato accusato e con-dannato per diffamazione nei confronti del Presidente della Repubblica, a versare 5 miliardi di lire turche e cioè circa 55 mila euro.

(www.francoabruzzo.it)

Un passetto nella direzione giusta, ma corto corto. Un bicchiere riempito per meno della metà, che deve essere

colmato. E’ il giudizio che i giornalisti, tutti i giornalisti, danno della legge sulla diffa-mazione varata in poche ore – a sorpresa – dalla Camera dei Deputati il 17 ottobre. C’è da dire che, per fortuna, rimane spazio al Senato per migliorare un testo che ha un solo, consistente pregio: la cancellazione del carcere per i reati di diffamazione. Se tutto rimanesse come ha votato l’aula di Montecitorio, l’effetto sarebbe più simbo-lico che concreto.Un punto non accettabile è che i deputati abbiano rinunciato a sanzionare le cause “temerarie” che vengono promosse. Quel-le, per intenderci, in cui il querelante ha torto marcio, però dispone di una forza economica che gli permette di intimidire tutti i giornalisti con il solo atto di tra-scinarne uno in giudizio, con richieste di danni per milioni di euro. La norma varata alla Camera prevede una multa dai 1000

ai 10.000 euro: bazzecole che non ferme-ranno mai un tangentista, un corrotto, un mafioso. Altro sarebbe se, come in paesi più civili del nostro, chi promuove la causa infonda-ta rifondesse il giornalista in proporzione alla propria richiesta.Atri punti da cambiare: possibilità di dis-

sociarsi da una rettifica se contiene una pa-lese falsità (p. es. l’autore di un reato che nega di averlo commesso); sgravio di re-sponsabilità per chi ha scritto il pezzo con-testato se per caso il direttore rifiuta di pub-blicare la rettifica. E ancora: non escludere l’editore da conseguenze e oneri di un caso di diffamazione. Senza queste correzioni la giustizia italiana non si limiterà a tutela-re – come è giusto – i cittadini da azioni e campagne calunniose, ma continuerà a funzionare come limite insopportabile alla libertà di cronaca e di critica, soprattutto per i giornalisti più giovani e meno pagati. Sparirebbero le barre dal carcere, ma re-sterebbe la gabbia che imbriglia la stampa.

Giornalista, 79 anni, arrestato a Reggio Calabria per falsa testi-monianza e diffamazione a mezzo

stampa. E’ Francesco Gangemi, diretto-re del mensile “Dibattito News”.Dura la reazione dell’Fnsi che, in una dichiara-zione congiunta del segretario generale Franco Siddi e del vicesegretario nazio-

nale Carlo Parisi, scrive: “È allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arre-stato e portato in carcere. Sorprende che la magistra-tura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Cor-te europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione”. A seguito dello scandalo e delle proteste che la vicen-da ha suscitato, Francesco Gangemi ha ottenuto dopo alcuni giorni di carcere il beneficio degli arresti domi-ciliari.Meno della prigione prevista nella sentenza di Reggio Calabria, ma pur sempre arresti.

Primo voto alla Camera per una riforma della legge

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il iornalismoG6

Come eravamo con Giorgiolecitare la nascita di Quarto Potere. Parlo di Giorgio, non di quello che accadde dal 1996 ad oggi. Un tempo lungo che ha visto Stampa Democratica ancora all’opposizione e poi in maggioranza perché hanno prevalso quei valori che Giorgio ha sempre difeso. E Giorgio si accorse che Stampa era ben viva e da dietro le quinte in quegli anni mi incoraggiò e come stimolo ricordò a me e a noi di Stampa l’intervento di Walter Tobagi nell’ultimo Consiglio Na-zionale della Fnsi al quale partecipò. Walter disse pub-blicamente che l’opposizione che noi avevamo creato nel sindacato doveva essere ripensata, riconsiderata, se non rimossa. E dopo l’uccisone di Walter, Giorgio agì, insie-me agli amici di allora, nella maniera che tutti sanno, co-

struendo nel sindacato un solido rapporto unitario. Così è stato con lui e dopo di lui.Rideva quando gli ricordavo che qualcuno definiva

Stampa Democratica “una strana creatura riformista”, e sorrideva ancora con più gusto quando gli facevo notare che Stampa non era una corrente per vecchi, che si era sbagliato. In questo senso rendo noto un episodio al quale tenne molto, il suo incontro, proprio lo scorso anno a fine giugno, con “i giovani” di Stampa Democratica, con tutti i colleghi impegnati nei vari Istituti di categoria. A quella cena non furono ammesi “i senatori”. “E’ stato bellissimo, sono contento, hai creato un apparato, complimenti”, mi disse. “Giorgio ho avuto fortuna”, risposi, e lui: “La for-tuna non viene mai da sola”. Ci siamo sentiti a fine luglio per dirci buone vacanze con

l’intesa di vederci ai primi di settembre. Non é potuto ve-nire all’appuntamento. Giovanni Negri

Molto alto, la faccia seria e quegli occhiali scuri che proteggevano la fragilità dei suoi occhi gli conferivano un’espresione forte, incuteva sog-

gezione. Aveva una voce possente: sembrava che le sue corde vocali fossero di carta vetrata. E quando rideva, ra-ramente, la sua non era una risata ma un’esplosione. L’ho conosciuto nel 1978, non ero ancora giornalista, stavo finendo il mio percorso nella segretria unitaria di Cgil-Cisl-Uil, con l’amico Guglielmo Epifani segretario nazio-nale dei Poligrafici. Anch’io non ero craxiano ma non ho mai inteso che essere craxiani fosse un insulto. E neanche lui. Eravamo disperati quel maggio del 1980 quando Wa-lter Tobagi fu assassinato. Ci salvarono il suo coraggio e la sua lucidità politica. Raccolse il testimone lasciato da Walter e per dodici anni governò la Lombarda. E in quegli anni Ottanta dovette fare i conti con la corrente sindacale di si-nistra troppo omologata al Pci, con il terrorismo, con Il Corriere della Sera sfregiato dalla P2, e con la rivolu-zione tecnologica nelle redazioni. Si passò “dal caldo al freddo” con l’avvento dei computer. Bisogna difendere i capelli grigi, diceva, aiutare i qua-ranta-cinquantenni e far capire ai giovani che il computer non è un moloch da venerare, semplicemente un mezzo per lavorare meglio. Nel 1990 divenne segretario della Fnsi, una Federazione che viveva troppo di partiti e poco di sindacato, a tal punto che si rasentò la scissione. Mi raccontò che si chiuse nella sua stanza con Beppe Giuliet-ti, due caratteri diversi con idee divergenti, dialogarono a lungo e tutto si risolse. Perché, disse, parlammo di sindacato, di valori, rispetto-si l’uno delle idee dell’altro. Insieme conclusero contratti nazionali storici. Lasciò tutte le cariche sindacali nel 1996 con il Congresso di Villasimius e noi di Stampa Democra-trica ci sentimmo orfani. In più lui pensava che la stagione della nostra corrente sindacale fosse giunta alla fine, una corrente per vecchi, disse sbagliando e, cosa poco nota, era talmete convinto del nostro declino che fu lui a sol-

Avevamo un appuntamento. Non e’ potuto venire

Nel trigesimo della scomparsa, serata al Circolo con Negri, Siddi, Stigliano, Rho, Massimo Fini, Ugo Intinie Volpati a parlare di Giorgio Santerini con ricordi personali sul giornalismo, l’attività sindacale nell’Alge nella FNSI e sull’impegno civile in iniziative politiche

Una stagione brillante per la stampa, i giornalisti e il loro sindacato

Santerini e quelli che proseguonoA un mese dalla morte riunione al Circolo della Stampa dedicata al ricordo

Amici e colleghi si sono riuniti a trenta giorni dalla scomparsa di Giorgio. Era presente Priscilla, la vedo-va; e tra il pubblico molti che hanno condiviso con lui il lavoro e l’impegno sindacale, colleghi di reda-zione, dirigenti di catego-ria di oggi e di ieri. In sala anche Benedetta Tobagi, la

figlia di Walter che oggi è giornalista, e il presidente dell’INPGI Andrea Cam-porese. E’ stata l’occasione per rievocare episodi poco noti, che rivelano una per-sonalità complessa, ricca di spunti di vero umorismo: l’allegria che manifestava in momenti di confidenza, e che raramente traspariva

nelle occa-sioni pub-bliche, dove preva leva un’immagi-ne di perso-na burbera e accigliata. Si è inoltre sottolinea-ta l’autore-volezza del personag-

gio, capace di sorprende-re, spiazzare, intimorire le controparti al tavolo delle trattative sul contratto.

E’ stato un amico, un collega, ma più di ogni altra cosa un fabbricatore di sogni che poi

ha saputo trasformare in realtà, grazie alla sua tenacia, e soprattutto alla capacità che aveva di coinvol-gere le persone in quello che stava progettando. Un grande seduttore intellettuale, Giorgio Santerini: si è occupato di tante cose, di tanti mondi contigui e diversi, lasciando ovunque segni e memoria. Nel sindacato dei giornalisti ha proprio fatto la storia, protagonista dalla fine degli anni ’70 sino alle soglie del nuovo millennio.Dopo l’ondata del ’68, la FNSI aveva conosciuto un processo di “politiciz-zazione” ad opera dei giovani della categoria che mal sopportavano la tradizionale separatezza, di impron-ta conservatrice, che dominava nelle istituzioni del giornalismo italiano. Nel giro di pochi anni quella spin-ta di rinnovamento si era tuttavia esaurita, lasciando campo ad un atteggiamento gregario verso il si-stema dei partiti. Ne erano testimo-nianza gli organigrammi sindacali: al vertice c’era sempre una triade di democristiani, comunisti e socialisti. Dalla trincea del Corriere, dove era giunto dopo l’esperienza all’Avanti!, Giorgio maturò con Tobagi e alcuni altri giovani la convinzione che ser-visse un riscatto della professionalità e dell’autonomia del giornalismo: governi e partiti dovevano essere controparti, anche interlocutori, ma senza egemonie. Il sindacato non doveva farsi dettare linee e compor-tamenti dall’esterno.Poteva sembrare utopia; invece di-venne realtà quando la personalità di Tobagi si impose al vertice della Lom-barda e nel dibattito agitato del sin-dacato nazionale. Nel 1986 la linea di Santerini e di Stampa Democratica risultò vittoriosa anche nella FNSI, che da quel momento in poi non fu più la stessa: nelle vertenze e nei contratti di lavoro seppe conquistare nuove posizioni di forza. La dialetti-ca tra correnti di pensiero continuava ad animarla, così come le tensioni che tormentavano il sindacato uni-tario. Infatti a più riprese si sono rischiate dissociazioni e scissioni.Santerini seppe mediare e unire sempre, contenendo le spinte distrut-tive: quando dialogava senza preclu-sioni con direttori decisi a sabotare gli scioperi, o convinceva i più poli-ticizzati tra i dirigenti ad accettare, in nome della specificità e autonomia del mestiere, la convivenza nella casa comune di idee diverse sul gior-nalismo e sulla società.Quando si ritirò da tutte le cariche, Santerini sparì dalla vista di molti colleghi. Ma non smise di pensare, studiare, analizzare ciò che si agita e muta nella società, nella politica e in quello specchio privilegiato e deli-catissimo di tutti i cambiamenti che è l’informazione. E di trasmettere le sue riflessioni a chi, dopo di lui, si è assunto il compito arduo di guidare le organizzazioni dei giornalisti.

Marco Volpati

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7il iornalismoG

Sempre nel 1978 viene fondata la corrente di Stampa Democratica che rimprovera alla maggioraza del sindacato una subalternità ver-so governo e partiti, e chiede un rapporto conflittuale con gli editori.

Comincia un periodo di contratti di lavoro più sostanziosi per i giornalisti. Al vertice della FNSI è segretario Giuliana Del Bufalo, e l’associazione di Milano è sempre guidata da Santerini.

Nel 1978 si produce un cambiamento all’ Associazione Lombarda: Walter Tobagi diventa presidente. Si forma attorno a Santerini un gruppo che sarà presente al congresso FNSI che si tiene Pescara.

Santerini assume la presidenza della Lombarda nel 1980 all’indoma-ni dell’assassinio di Tobagi: manterrà l’incarico per i successivi dodici anni. Nel 1986 i “milanesi” guidano un cambiamento nella FNSI.

Nel 1996 al congresso di Villasimius Santerini lascia la segreteria e torna nella redazione del Corriere della Sera. Non assumerà più alcuna carica, ma continuerà a dedicarsi ai problemi della stampa.

Gabriele Cescutti con Santerini. Nel 1990 diventa segretario del sindacato nazionale. Nei sei anni successivi la Federazione migliora la contrattazione. Nel 1995, riesce a rendere autonoma l’INPGI.

Battaglia di idee nel sindacato

Leader FNSI, ha salvato l’INPGI

Le novità di Stampa Democratica

Santerini esordisce all’Avanti negli anni sessanta: in politica è la sta-gione del centrosinistra, per i giornalisti il debutto della legge sull’Or-dine. Nasce lo statuto dei lavoratori, inizia l’epoca delle stragi.

Prima esperienza all’Avanti!

Negli anni Settanta è al Corriere della Sera, inviato di politica e di cronaca. Pubblica con Achille Lega un’ inchiesta sulla strage di Bre-scia. Nei giornali il confronto sfocia in forti tensioni e divisioni.

Inviato al Corriere della Sera

Lascia ma non esce di scena

Presidente dell’Alg dopo Tobagi La sua linea vince nella FNSI

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il iornalismoG8

Il tariffario è stato aggiornato per adeguarci ai recenti sviluppi della diagnostica e dell’oncologiaSu proposta della Com-

missione permanente, il Consiglio d’ammi-

nistrazione della Casa-git ha ap-provato una p r o f o n d a r e v i s i o n e del Tarif-fario per le

prestazioni di Radioterapia, un settore la cui evoluzio-ne scientifica e strumentale è costante e che da tempo registra un significativo au-mento di richieste da parte degli associati.L’intervento ha riguardato sia gli importi economici, sia la definizione delle prestazioni di terapia radiante, con l’allineamen-to delle “voci” del Tariffa-rio Casagit a quelle adottate

Una nuova struttura ospedalie-ra è ora convenzionata con la Casagit in Lombardia: è

il G.B.Mangioni Hospital di Lecco, in via Leonardo da Vinci 49 - telefo-no 0341.478565.Il “Mangioni” fa par-te del Gruppo Villa Maria, specializzato

in cardiochirurgia, con il quale è sta-ta stipulata una convenzione su scala nazionale. Il Mangioni di Lecco ade-risce alle tariffe Casagit per gli inter-venti a pacchetto, senza quote a cari-co degli assistiti, secondo le proprie disponibilità sanitarie; è inoltre con-venzionata in forma diretta per accer-tamenti clinici e diagnostici, mentre per le visite specialistiche c’è la for-ma indiretta con tariffe a 60/70euro.I dettagli della convenzione li po-

tete avere presso il nostro ufficio di viale Montesanto 7, a Milano.Ricordo, però, che in caso di rico-

vero la forma diretta ha validità solo se l’intera équipe aderisce alla con-venzione.

Una bussola per trovare medici e ospedali Cercate uno specialista, un dentista,

una struttura ospedaliera a Milano e nel resto della Lombardia conven-zionati con Casagit? Semplicissimo: andate sul sito nazionale (www.casa-git.it) e nella prima videata trovate , accanto all’immagine di una bussola, il titolo Adesso GO! Guida alle strut-ture mediche con un click - Cliccate e nella pagina successiva accederete alla <ricerca strutture convenziona-te”. Selezionate i differenti parametri

(Regione e Provincia di residenza, denominazione, tipologia di presta-zione sanitaria, modalità di rimborso e profilo di appartenenza) e il gioco è fatto

Un dentista se ne va Il dottor Stefano Breseghello, odon-

toiatra, con studio a Monza, in via Monteverdi 22, non è più convenzio-nato con la Casagit.

Lauree triennali “Perché la Casagit non riconosce le

lauree brevi in medicina e non rim-borsa le visite effettuate dai dottori con questo titolo?”: è la domanda che molti soci rivolgono alla Casagit. La risposta è semplice, anche se non ac-contenterà tutti: la Casagit rimborsa solo le visite dei medici specialisti, neppure quelle dei medici generici.

Pacchetto maternita’ per nuovi profiliPer venire incontro alle esigenze

delle associate o potenziali tali che stanno affrontando ,o sono prossime ad affrontare una gravidanza è stato introdotto in tutti e tre i nuovi Profili un cosiddetto “Pacchetto Maternità”. Esso consente di ottenere duran-

te la gravidanza, con massimali di-versi a seconda del Profilo di ap-partenenza, il rimborso di analisi e accertamenti diagnostici che non sarebbero normalmente previsti (ecografie ostetriche e morfologiche, analisi di laboratorio, indagini ge-netiche, amniocentesi, villocentesi, translucenza nucale e ogni altro tipo di accertamento diagnostico finaliz-zato al monitoraggio dello sviluppo del feto). Inoltre le prestazioni in

gravidanza possono essere effettuate sia presso le strutture pubbliche sia presso quelle private: Casagit prov-vederà a rimborsare le spese sostenu-te, secondo le regole e nei limiti del massimale annuo di spesa previsto dal profilo di appartenenza. Per agevolare le future mamme, tut-

te le iscritte potranno usufruire delle prestazioni inerenti il parto dopo soli 90 giorni dall’iscrizione (se avviene contestualmente all’iscrizione del ti-tolare) e non più dopo 270 giorni.E’ stata eliminata, per le iscritte ai

profili Tre e Quattro, la franchigia di 2 giorni per la corresponsione della diaria di ricovero in occasione del parto ed anche l’obbligo di iscrizio-ne del neonato entro 30 giorni dalla nascita per usufruire del rimborso forfetario. Per i Nuovi Profili sono stati attiva-

ti un nuovo numero 06 54883294 e una linea telefonica diretta per i Soci, raggiungibile attraverso il centralino della Direzione generale.Infine, tenete presente che i giorna-

listi liberi professionisti, free lance, pubblicisti, con contratti atipici di ogni genere possono ancora aderire ai nuovi profili: la scadenza è il 31 dicembre 2013.

Casa di cura capitanioPer le prenotazioni ambulatoriali

il nuovo numero telefonico è il se-guente: Centro Unico di Prenotazio-ne - 02.61911-2500 email: [email protected]

Gruppo multimedicaPer prenotare una Tac o Rmn, o

per accertamenti diagnostici, visi-te ambulatoriali, o per cambiare o

cancellare telefonicamente un ap-puntamento UTILIZZARE il nume-ro 02.999.61.999 valido per tutte le strutture del Gruppo MultiMedica (Sesto, San Giuseppe, Castellanza). Orari del servizio: dal lunedì al ve-

nerdì dalle 8.00 alle 19.00 - sabato dalle 8.00 alle 12.00 La Casa di Cura Multimedica SPA

di Castellanza : ha cambiato numero. Quello nuovo è 0331-393194

OculistaIl dottor Paolo Garimoldi, speciali-

sta in Oculistica, a Milano, in viale Pasubio 3, ha il seguente recapito te-lefonico: 02-29011504

AngiologiaIl dottor Maurizio Domanin ha lo

studio in via Dante 53 a Sesto San Giovanni. Qui applica la tariffa Ca-sagit concordata di 80 euro per ogni visita. Il suo telefono è 335 276514Il dottore visita anche presso il Cen-

tro Diagnostico Italiano (CDI) di cor-so di Porta Vittoria 5, ma qui per la visita si pagano 126 euro, in quanto la tariffa è fissata dal CDI”.Ricordo, infine, che i numeri del

centralino della consulta Casagit lombarda sono 02- 6552281 - 02 - 6554 522 (ricoveri). Questo lo sot-tolineo, perché, purtroppo, risulta errato il numero pubblicato sull’ulti-mo “Casagit notizie” che avete rice-vuto a casa. Corretti, invece, il fax: 02-6551899 e la mail: [email protected] , alla quale le nostre tre col-laboratrici ( Carla, Federica e Stella) rispondono sempre in modo esau-riente e tempestivo.

Costantino Muscau

dalla medicina specialistica, riducendo così ogni possibi-le margine di imprecisione o fraintendimento attraverso l’adozione di un “linguag-gio” comune.La novità è particolarmente

significativa. Nella moderna Oncologia infatti, grazie in particolare allo sviluppo del-le tecniche, l’indicazione di percorsi radioterapici è sem-pre più diffusa. I più recenti monitoraggi attestano che al-meno il cinquanta per cento dei pazienti oncologici deb-bano ricorrere a una radiote-rapia e non sempre l’offerta da parte del Sistema sanitario

inclusi i trattamenti più com-plessi. Le nuove tariffe sono state

sviluppate avendo come rife-rimento, tra l’altro, i tariffari regionali della Lombardia e del Piemonte, i due enti che per primi in Italia hanno ade-guato i propri nomenclatori.Il risultato del lavoro, coordi-nato dal Servizio Prestazioni della Casagit con il supporto di consulenti esterni, consen-tirà agli assistiti di ottenere un rimborso compreso fra il 50 e il 75 per cento dei costi di mercato, in linea con i mi-gliori trattamenti di altri Fon-di sanitari e mediamente su-periore di circa il 10 per cento rispetto ai rimborsi erogati in precedenza da Casagit.

Gianfranco GiulianiCdA Casagit

Di tutto un po’: notizie per i soci lombardiNuove convenzioni, cambiamenti, suggerimenti per come individuare medici e strutture

Più copertura per gli esamie le terapie radiologiche

nazionale, in particolare in alcune aree del Paese, garan-tisce risposte adeguate in re-lazione ai tempi attesa e alle disponibilità. Casagit ha inserito nel Ta-

riffario (che può essere con-sultato on line sul sito inter-net della Cassa all’indirizzo www.casagit.it) tutte le pre-stazioni attualmente eroga-te dai Centri di radioterapia,

Fiduciario Casagit

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9il iornalismoG

Il Comitato di redazione

calo delle copie esclusiva-mente alla migrazione dei lettori dall’edicola ai nuovi strumenti, in particolare ta-blet e ora anche smartphone. In realtà i numeri a disposi-zione non sono ancora così chiari, anche dopo che Ads ha cominciato a certificare

le copie digitali vendute. Ci sono ancora troppe promo-zioni, troppi omaggi per sta-bilire con esattezza se effet-tivamente i grandi quotidiani abbiano recuperato con i ta-blet i lettori che hanno perso in edicola. L’Ads, per esem-pio, certifica per il Corriere una quota di 70 mila abbo-nati, mentre il management e la direzione ne contano circa 100 mila. Tuttavia la stessa direzione

del Corriere, nel nuovo piano presentato l’8 ottobre scor-so al Comitato di redazione, riconosce in modo esplicito che non esiste solo un pro-blema tecnologico. La direzione intende ridise-

gnare il modello del giorna-le, asciugando i primi piani, puntando sulla selezione degli articoli, e “abolendo i pezzi rituali”. E’ vero: quante volte negli ultimi venti anni

(e forse anche più) tutti noi abbiamo ascoltato il refrain: “qui ci vogliono più inchie-ste, più approfondimenti”. Questa volta, però, siamo arrivati davvero davanti al muro. O si cambia o i gior-nali si faranno male. Natu-ralmente tutti noi abbiamo

altrettanto chiaro che discutere di for-mule e di conteni-tori non basta. Pos-siamo avere tutte le inchieste e gli ap-profondimenti del mondo, ma devono essere fatti in modo libero, coraggioso, comprensibile per la grande platea dei lettori. Altrimenti tutto ciò non serve

a nulla. Questa è la responsa-bilità di un direttore, questo è il metro che ne misura la capacità. Anche i giornalisti,

però, e il Comitato di redazione che li rappresenta, possono avere un ruolo fon-damentale. Per que-sto motivo noi del Cdr del Corriere ci stiamo impegnando in una lunga discus-sione con la dire-zione, coinvolgendo tutti i colleghi che ci vogliono stare. Un piano di rilancio può essere fatto da grandi idee, a volte da grandi intuizioni. Ma poi deve essere declinato reda-zione per redazione, settore per settore, aderendo all’oro-grafia interna del giornale, con le sue asperità, le sue vet-te e i suoi burroni. Occorre, in

altri termini, prestare grande attenzione ai tempi e ai cari-chi di lavoro, alle mansioni, alle opportunità di crescita. Non è un compito facile, ma è ineludibile. Solo attraverso questa strada il Corriere può prepararsi all’integrazione con il digitale.Negli ultimi anni, e in par-

ticolare nel periodo 2012-2103, la direzione del Cor-riere ha plasmato il sito con l’obiettivo, condiviso da tutti gli altri giornali italia-ni, di aumentare il numero dei “clic”, degli utenti unici. Il Comitato di redazione ha sempre espresso perplessità su questa strategia. E l’esperienza di questa

fase sembra confermare que-ste riserve. L’equazione “più clic” uguale “più pubblicità” (e dunque più ricavi) non ha dato i risultati sperati. Il get-tito pubblicitario non cresce

a ritmi da tali da poter ipo-tizzare una compensazione rispetto al calo che si registra sulla carta stampata. E an-che in termini assoluti i ri-cavi pubblicitari dell’online non vanno oltre un quarto-un quinto rispetto a quelli tradi-zionali.

Ma non è solo una questio-ne economica. L’insegui-mento esasperato del “clic” rischia di trascinare il Cor-riere su terreni lontani dalla propria identità editoriale, con l’inevitabile scadimento della qualità dell’offerta in-formativa. Vero: l’attenzione alle curiosità, al gossip, agli scandaletti porta sul sito più pubblico. Ma è arrivato il momento di chiedersi se una parte di questo pubblico ab-bia qualcosa a che spartire con il Corriere e, cosa non trascurabile, se possa davve-ro costituire un target pub-blicitario interessante per gli inserzionisti del Corriere. Ecco perché il Comitato di

redazione da un anno chiede al management e alla direzio-ne di affiancare al sito aperto a tutti (che comunque non va dismesso) formule e prodotti a pagamento. Il modello di riferimento ora pare essere quello del New York Times: il lettore paga se consulta on-line più di un certo numero di articoli. Il dibattito, comun-que, è molto ricco, con tante varianti e non c’è qui lo spa-zio per passare in rassegna tutte le esperienze. La cosa importante è che i vertici di Rcs e la direzione del Cor-riere hanno annunciato che si muoveranno in questo senso. Finalmente. Adesso bisogna, però, evi-

tare di scimmiottare gli altri. In Europa si cita spesso Il Guardian o il Financial Ti-mes: giornali che sono risorti con il passaggio più o meno integrale al digitale. Il Corriere è in un’altra si-

tuazione. Non può contare sul vantaggio dell’universali-tà linguistica che ha consenti-to al Guardian di trasformar-si da quotidiano di nicchia, letto praticamente solo dalle élite radicali di Londra ne-gli anni Novanta, in uno dei media online di riferimento

mondiale. Vicever-sa il nostro giornale può vantare un radi-camento territoriale che ha pochi uguali non solo in Italia, ma in tutta Europa. L’edizione cartacea è ancora il presidio più importante di questo primato e il Palazzo storico di Via Solferino ne è la rappresentazione

plastica (ecco perché non va assolutamente venduto). Il Corriere è nelle condizioni di coniugare, al massimo livel-lo, tradizione e capacità in-novativa. Qualità sulla carta e sull’online.

Il patto che non scade è quello con i nostri lettori

Il CdR del Corriere in difesa della qualità E’ arrivato il momento di scegliere. Il ma-nagement e la dire-

zione del Corriere della Sera sono finalmente entrate nel merito del piano editoriale che dovrebbe consentire al nostro giornale di fronteg-giare la doppia sfida posta dall’innovazione tecnologica e dal calo delle entrate pub-blicitarie. Il Comitato di re-dazione del Corriere, fin dal primo giorno del suo insedia-mento (2 ottobre 2012), ha posto la questione del rilancio in cima alle priorità. Nell’ul-timo anno il Cdr ha negoziato e poi firmato tre accordi (tutti ratificati a larghissima mag-gioranza dai giornalisti del Corriere) tenendo insieme la necessità di contenere i costi e l’urgenza di introdurre stru-menti di lavoro innovativi. Da questo punto di vista va segnalata l’adozione del si-stema Méthode che consenti-rà l’integrazione tra la carta e le piattaforme digitali (pc, tablet, smartphone). L’accor-do sul nuovo sistema rispet-ta scrupolosamente i vincoli previsti dal nostro Contratto nazionale, nonché le prero-gative fissate dallo Statuto dei giornalisti del Corriere della Sera. Su questo non ci sono dubbi. Stiamo, invece, affrontando difficoltà più ardue del previ-sto per l’adattamento tecnico di Méthode ai tempi e ai ritmi di la-voro del giornale. La redazione sta dando un grande contribu-to, indicando le solu-zioni più adeguate e sopportando con pa-zienza le disfunzioni legate a questa fase di transizione. L’a t teggiamento

della redazione è decisivo. Sembra quasi superfluo sot-tolinearlo, ma senza la par-tecipazione attiva dei giorna-listi (ciascuno per la propria parte e tutti insieme come collettivo di lavoro) qualsiasi piano di riforma diventa vel-leitario. Negli ultimi anni il Corriere

della Sera, così come tutti gli altri grandi giornali italiani (con l’eccezione dell’ultimo arrivato, “Il Fatto”) ha perso copie in edicola e negli altri canali tradizionali di diffu-sione. Nel 2008 il Corriere diffondeva, in media, 555 mila copie. Oggi è a quota 346.902 (agosto 2013). Re-pubblica vendeva in totale 525 mila copie, ora si attesta a 339.164 (sempre agosto 2013).In genere il gruppo dirigen-

te dei giornali attribuisce il

I giornalisti di via Solferino dicono no alla svendita dello storico edificio e sfidano la proprietà ad impegnarsi e investire per il rinnovamento tecnologico.Non basta evocare la svolta dell’on-line,bisogna mettere in campo nuove idee

del Corriere della Sera

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il iornalismo10 Speciale Circolo della Stampail iornalismo10

Scalarini, di vignette si finisce in galera

Un libro racconta un pioniere dell’informazione

G

Il grande maestro dell’immagine grafica come mezzo di denuncia

tiene centinaia di vignette e l’intervento di 11 autori, storici, letterati, giornalisti (Danilo Soragna, Wladimi-ro Bertazzoni, Luigi Gual-tieri, Roberto Albanese, Sergio Genovesi, Giancalo Ciaramelli, Luigi Cavazzo-li, Renzo Magosso, David Messina, Renzo Margonari) che hanno raccontato Scala-rini e ripercorso la sua av-vincente epopea in una sera-ta al Circolo Della Stampa.

Gli arabi ci aspettano a braccia aperte (1912)

Rimedio antismog a Milano (1921)

Emigrazione e fughe di capitali (1924)

Il problema del Mezzogiorno (1910)

Stati uniti d’Europa (1947)Italiani in Libia (1911)

Giustizia: una bandiera a vento (1918)

La satira espressa sot-to forma di vignetta è diventata parte in-

tegrante dell’Informazione sulle pagine di quotidiani e periodici: autori come Vau-ro, Forattini, Giannelli, per citare alcuni dei più noti, oggi sono letti e apprezzati da milioni di lettori. Pochi ricordano il loro precurso-re, Giuseppe Scalarini, un mantovano geniale che ha duramente pagato in fatto di aver trasformato la satira in parte integrante del gior-nalismo. Cominciò a pub-blicare sull’”Avanti!”nel periodo più duro, mentre il generale Bava Beccaris, in nome dei Savoia, prendeva a fucilate i milanesi, e anco-ra quando l’Italia coloniali-sta cominciava la prima av-ventura in Libia e nel Tigrai. Poi raccontò la tragedia del-la Prima Guerra Mondiale, l’avvento del fascismo, la fuga all’estero dei capitali nel 1922. Con centinaia di vignette che ancora appaio-no di stretta attualità. Mu-ssolini, che pure era stato suo direttore a l”Avanti!” lo mandò in prigione e poi al confino, le squadracce fasciste lo aggredirono più volte con pestaggi feroci. A pubblicare la sua vera storia è “Il Cartiglio Man-tovano”, fortemente voluto da un’editore coraggioso, Monica Bianchi. Il volume, 230 pagine, 35 euro, con-

A sinistra la nutrita partecipazione di relatori alla presentazione del volume su Giuseppe Scalarini. Sotto l’editrice del volume Monica Bianchi con Renzo Margonari.

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11il iornalismo 11il iornalismoG

Una città dove i vicini di casanon siano estranei

e specialisti di biomedicina che, gratuitamente, si sono offerti a presenziare a que-sti incontri. Questo servizio si chiama “Un medico ti ascolta” ed è già operativo: ogni venerdì pomeriggio in piazza San Marco 2, gine-cologi, cardiologi, ortope-dici, pneumologi, psicologi

e psicoanalisti si alternano per accogliere ed ascoltare chi sta male e ha bisogno di una risposta, un sugge-rimento, un indirizzo utile per risolvere il proprio, per-sonale, problema. A racco-gliere le prenotazioni due appassionate collaboratrici di Lina Sotis, Sandra Ber-

lenghi, direttrice del Centro di Accoglienza San Marco e Luisa Poluzzi, farmacista presso l’Antica Farmacia di Brera e volto noto al Circolo come direttore generale di GSA. Per prenotarsi basta comporre questi due nume-ri di cellulare: 389 9927722 oppure 333 8738941.

Il papà del giornalismo specializzatoPochi giorni prima di lasciarci, se-

duto al tavolo del Circolo, mi aveva detto: “Discutiamo troppo poco del nostro futuro, dell’Informazione che è in serio pericolo. E per favore, quando ci mettere-

mo a farlo sul serio, risparmiatemi gli sfoghi isterici e le divisioni pre-concette”. Domenico Fiordelisi era così, semplice e immediato. “Da pic-colo sognavo di fare il giornalista”, rammentava spesso. Invece ha fatto l’ingegnere, poi l’imprenditore, ma appena ha potuto, molti anni fa, ha fondato il Gsa (Giornalisti Specializ-zati Associati) di cui è stato il motore fino all’ultimo. E, tra un incontro e l’altro ha scritto libri stupendi, sul fu-

turo dell’Ordine, sulla cultura dello spettacolo. L’ultimo, in sei edizioni, sulle vignette di Giovannino Guare-schi. A ricordarlo, il 18 novembre, al Circolo, ci siamo prenotati in tan-ti. (R.M)

Quartieri Tranquilli è un’iniziativa for-temente voluta da

una giornalista del calibro di Lina Sotis, da sempre impegnata nel sociale e convinta che la solidarietà, valore storico di Milano, debba continuare ad essere un elemento portante nella società civile dei giorni no-stri. In un affollato incontro del “Mercoledì al Circolo”, Lina ha raccontato come ha cercato, e trovato, compa-gni di viaggio impegnati a portare nella città elementi concreti, in ogni quartiere, un luogo dove i milanesi possono trovare autorevoli professionisti in grado di ascoltare i loro problemi con l’obiettivo si fornire concrete risposte. Primi tra tutti hanno risposto medici

Sabato 16 novembre ore 17Sabati del Circolo - Società Dante AlighieriGrandi figure mitologiche femminili MedeaPersonaggi ed interpreti: Medea, Roberta De Stefano; Corifea, Alessandra SalamidaAi Soci abbonati alle Pagine della Dante verrà distribuito gratuitamente il DVD realizzato in sala di registrazione

Venerdì 22 novembre ore 17Lectura Dantis a cura della Società Dante Alighieri Canto XXXIII del Purgatorio“Deus, venerunt gentes”, alternandoCommenta il presidente dott. Silvano Ciprandi Sabato 23 novembre ore 17,30Conferenza stampa presenta-zione film del ciclo “Cineforum Circolo in collaborazione con AmicinemaInterviene: dott . David Messina, vice presidente Circolo della Stampa

Sabato 23 novembre ore 18Cineforum in collaborazione con AmicinemaProiezione del film “Alice non abita più qui “– di Martin Scorsese, con Ellen Burstyn e Kris Kristofferson – Commedia, USA, 1974Uno dei primi film di uno dei maggiori e più importanti registi della storia del cinema: racconta le traversie di Alice Hyatt, che rimasta vedova del marito Donald, con il quale viveva nel Nuovo Messico, decide di tornare con il figlio Tommy nella nativa California, guadagnandosi da vivere con la sua vecchia professione di cantante: la prima tappa del loro viaggio è Phoenix, in Arizona, dove trova un ingaggio ma inizia una rela-zione con Ben, che ben presto si rivela un uomo violento e sposato. Si trasferiscono quindi a Tucson, dove Alice troverà un altro lavoro, questa volta come cameriera, e si innamorerà di David, che le farà capire come i suoi sogni possono realizzarsi non solo a Monterey, che rimar-rà solo il luogo dorato della sua infanzia.Un film on the road, attraverso l’America provinciale delle autostrade, che spazia dai generi della commedia, del melò e del musical.È stato presen-tato in concorso al Festival di Cannes 1975. Ellen Burstyn, per l’interpretazione di Alice, vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista del 1975.

Appuntamenti da non perdereLetture di Dante Alighieri e grande cinema d’autore

A destra Dome-nico Fiordelisi.Sotto con Mas-simo Passera, presidente GSA, e Luisa Poluzzi.

Speciale Circolo della Stampa

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il iornalismo12 Speciale Circolo della Stampa

A sinistra Gio-vanni Negri.Sopra e in altodue momenti dell’incontro.

L’esercito sconosciutodelle famiglie disunite

Un milione di separati in Lombardia Per i figli, quando mamma e papà scelgono di lasciar-

si e di condurre vite se-parate, comincia quasi sempre un percorso duro, fatto di affetti disgiunti, spesso regolati dall’oro-logio, tante ore con la madre, altre (quasi sem-pre meno) con il padre.Nella sola Lombardia sono oltre 500 mila le coppie separate, con figli costretti a fare la spola per far sopravvivere gli affetti. “Parliamo di oltre 1 milione di coniugi su 10 milioni di abitanti”, fa notare Antonio Saggese, consigliere in Regione Lombardia, Presidente dell’Associazione Padri separati nella nostra re-gione “e se si sommano ai figli, i nonni e tutti i parenti coinvolti, la cifra aumenta a dismisura, in tutta la sua drammatici-tà”. Al club del mercoledì, al Circolo, erano in tanti a discuterne, grazie a un libro importante, cura-to da Miriam Pastorino, intitolato “Il delirio e la speranza, storie di padri separati” (Erga edizioni 10 euro). Le testimo-nianze raccolte in questo

libro racconta-no come, per non rinuncia-re al ruolo di padri, molti uomini hanno dovuto affron-tare situazio-ni al veleno “ma”, come ha sottolineato Ernesto Ema-nuele, Presi-dente dell’as-s o c i a z i o n e Famiglie separate cristiane, ”il far-dello di sofferen-za più pesante lo sopportano sulle spalle i figli, coinvolti in quello stato di malessere che avvelena i nostri gior-

ni”. “Una situazione che, spesso a norma di legge, penaliz-za i padri ma di certo vede

unitamente tra le vittime le madri e, in definitiva rischia di interrompere la normale e serena crescita dei loro figli”, ha concluso una psi-cologa attenta come Paola Bonetti. Torneremo su questo tema, al Circolo.

del sabato

Premio Verganil A Gisella Roncoroni e Paolo Moretti della Pro-vincia di Como per la carta stampata, Mimmo Lombezzi di TgCom24 per la sezione Radio Tv, Andrea Camurani di Va-rese News per la Sezio-ne Web, sono i vincitori del Premio Guido Vergani Cronista dell’Anno 2013, organizzato dal Gruppo Cronisti Lombardi. A Patri-zia Torchia, di SkyTg24, il Premio Famiglia di Mariella Alberini per un giovane cro-nista. A Donata Righetti e Vit-torio Mangili il riconoscimen-to “vita da cronista”.

Le meraviglie dell’acqua KaqunSpaggiari spiega la novità che ringiovanisce la pelle

Il prof. Piergiorgio Spaggiari, già vice presidente del CNR e ricercatore di fama internazionale svela i misteri dell’acqua Kaqun. Una nuova acqua ad alto conte-nuto di ossigeno biodisponibile per l’estetica, l’antiaging, lo sport, il si-stema immunitario e come supporto nella cura di varie patologie. Questa innovativa tecnologia , di

matrice elettrolitica, consente di produrre acqua stabilizzata ad alto contenuto di ossigeno biodisponi-bile utilizzando comune acqua po-tabile opportunamente depurata e filtrata. Quest’acqua particolare può essere bevu-ta, ma meglio ancora utilizzata in bagni

di tipo terapeutico, per migliorare note-volmente la concentrazione di ossigeno nel corpo: l’ossigeno biodisponibile viene rapidamente assorbito dalla pelle per ca-

pillarità e micro osmosi, diffonden-dosi rapidamente dal derma alla matrice, senza seguire la via ema-tica. L’effetto è una spettacolare lumi-

nosità della pelle, unita a morbi-dezza e setosità ineguagliabili. Successivamente si avvertono un

sensibile rinvigorimento psico-fisi-co e una migliorata disponibilità energeti-ca. Nessuna controindicazione. Sabato 23 novembre 2013 - ore 9,30/12,30

Sabatimusicali9 novembre 2013 ore 17.00“Dal salotto al Melodramma” Recital LiricoBrani di R.Strauss, Rachmani-nov, Tchaikovsky, Verdi, TostiAni Balian: sopranoGina Park: pianoforte

18 gennaio 2014 ore 17.00“Guitars in Concert” – Duo ChitarreBrani di Vivaldi, Carulli, Pujol; Piazzolla, De Falla, GangiMarco Panzarino – Claudio Ballabio

15 febbraio 2014 ore 17.00“Estri chitarristici senza confini” – Recital ChitarraBrani di Bach, Giuliani, Villa-Lobos, Dyens, Castelnuovo –TedescoMarco Panzarino

22 marzo 2014 ore 17.00Omaggio al M° Bruno BettinelliEsecuzione di liriche, brani strumentali del maestroAndrea Perugini: pianoforte

5 aprile 2014 ore 17.00Musiche da FilmBrani tratti dai film: Casablanca, Shindler’s List, Summertime, Barry Lindon, Via col Vento,

Take five, Anonimo VenezianoAdriano Bassi: pianoforte

10 maggio 2013 ore 17.00Lirica G.B. Paisiello “La Serva Padrona” In forma di Concerto con appunti di Regia Allan Smith: Uberto Mari Kurita: Serpina

Keigo okumura:VesponeMassimo Fiocchi Malaspina: pianoforte

Keigo Okumura: regista

Un libro-inchiesta con le testimonianze di padri e figli costretti a vivere lontani e in difficoltà economiche

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13il iornalismoG

Per molti giornalisti pen-sionati, quest’anno ci sarà una “tredicesima bis” di

quasi 1500 euro lordi in più ri-spetto agli scorsi anni. Infatti, la Giunta esecutiva della Fnsi, ha dato via libera all’Inpgi per-chè effettui i conteggi per poter distribuire entro fine dicembre, a colleghi e superstiti a reddito basso, parte del Fondo pere-quazione pensioni alimentato dagli attivi con 5 euro mensili. Il “tesoretto” messo a disposi-zione consentirà così a coloro che percepiscono una pensione lorda di 2500 euro mensili e ai familiari che godono di una re-versibilità fino a 1000 euro, sempre lordi, di poter ricevere una “integrazione” che andrà ad aggiun-gersi alla normale pensione e consentirà di dare un aiuto concreto a chi attraversa un periodo di difficoltà economiche e che in passato non ha mai ricevuto contributi da parte dei nostri organismi di categoria: Inpgi, Fnsi e Associazioni stampa re-

gionali. Il Gruppo lombardo gior-

nalisti pensionati è im-pegnato su questo fronte assieme agli altri gruppi regionali perchè, attraverso l’Unione nazionale gior-nalisti pensionati, la Fnsi mantenga, in fase di rinno-vo contrattuale, la istituzio-ne dell’art.21 come punto fermo, non negoziabile, nel confronto con gli editori.La comunicazione del-

la giunta della Fnsi, data alla presidenza dell’Ungp chiarisce che si tratta di un intervento una tantum a be-

neficio solo ed esclusivo di colleghi pensionati e per i superstiti , così come previsto dall’art.5 del Fondo perequativo, mettendo in moto un mec-canismo virtuoso che porterà ogni anno ad una distribuzione di parte dei fondi raccolti, secondo criteri che potranno anche cambiare nelle modali-tà di erogazione, in relazione alla evoluzione so-

ciale e reddittuale dei colleghi pensionati, sempre in relazione alla disponibilità economica del Fon-do stesso. E per questa prima erogazione è stato anche in

pratica approvato il criterio proposto dal Comi-tato di gestione del Fondo composto dai colleghi Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi, Gio-vanni Rossi, presidente della Fnsi, Guido Bossa presidente dell’Ungp assistiti dal direttore gene-rale dell’Inpgi Mimma Iorio e dalla dirigente del servizio prestazioni Francesca Merante, sulla base di simulazioni avanzate dagli uffici dell’Istituto..Commentando favorevolmente questa decisione della giunta della Fnsi, il presidente del Gruppo lombardo giornalisti pensionati, Gian Fulvio Bru-schetti, ha fatto sue le affermazioni di Guido Bos-sa, presidente nazionale dell’Ungp, che ha detto come queste decisioni, al pari di altre, possono portare a critiche e polemiche , ma è indubbio che quasi un migliaio di colleghi a Natale troveran-no sotto l’albero una forma sostanziale di aiuto che altrimenti non sarebbe arrivata se non ci fosse stata questa forma di solidarietà tra colleghi, che vede accomunati quanti ancora lavorano con chi andando in pensione si trova in difficoltà.

Far crescere i giornalistiimprenditori di se stessi

L’INPGI si mette al passo con l’Europa per formazione e previdenza

Integrazione: via libera della Federazione all’INPGI

Arriva la tredicesima bis per le pensioni più basse

Professionisti come le Piccole e medie impre-se: questo il cammino

t r a c c i a t o dal l ’Unio -ne Europea che fa intra-vedere una luce alla fine del tunnel. L ’ A c t i o n

Plan Enterpreneurship 2020, apre ai professionisti, infat-ti, l’accesso al credito, alla formazione, il sostegno alle start up al pari delle PMI, una scelta che di fronte al perdu-rare della crisi può arginare almeno in parte il declino che si prospetta prepotentemente all’orizzonte. Ma se da una parte la policy dell’UE è in-dirizzata a promuovere l’im-prenditorialità dei singoli con il conseguente riconoscimen-to di come i professionisti costituiscano il motore della crescita e dello sviluppo, nel nostro Paese è quasi un mi-raggio parlare di politiche di sostegno mirate per il mondo del lavoro autonomo profes-sionale. Nel testo approvato dall’Unione europea, infatti, si afferma l’importanza di seguire il libero professioni-sta durante l’intero ciclo di vita, una necessità più volte sottolineata dagli stessi Enti associati all’ADEPP, certi

che dalla continuità del red-dito dipenda anche l’adegua-tezza delle future pensioni. Un’idea che solo oggi sembra essersi affacciata nel pensiero di alcuni rappresentanti del Governo italiano, concentra-ti unicamente sulla sostenibi-lità dei vari Enti di previden-za. L’evoluzione comunitaria in materia di riconoscimento delle qualifiche pro-fessionali e la mobi-lità internazionale del capitale umano più qualificato, la tessera europea professiona-le che sancirà defi-nitivamente il libero mercato delle idee, sono sfide che posso-no essere vinte solo con un nuovo sistema di welfare, integrato ed allargato, che parta da un’analisi attenta e aggiornata sul longe-vity risk, che sosten-ga il professionista in tutto l’arco della sua vita lavorativa, che faciliti l’accesso al credito cosa che oggi, con l’attuale sistema bancario, è precluso, che preveda una formazione continua ed aggiornata. Un’idea di welfare che l’Inp-gi ha nel suo Dna ma che non può esaurirsi con le scelte dell’Istituto. Se da una par-

te le aziende editoriali sono chiamate a scelte improro-gabili che implicano nuove strategie di posizionamento, se il giovane giornalista è or-mai consapevole che il lavoro subordinato è molto difficile da raggiungere e ripensa la sua professione e soprattut-to le modalità con la quale esercitarla, la Politica deve

mettere in campo risorse che vadano verso lo sviluppo e non solo verso il risanamento economico se pur giusto, che investano, tutelino, ricono-scano, sostengano una parte importante del Sistema Pae-se.Il tema della formazione permanente si ritrova piena-

mente nel dibattito in Europa e nelle Regioni che stanno aggiornando i propri bandi e i propri programmi inserendo anche i professionisti tra i be-neficiari delle loro misure. Se lo sono posto gli Enti di previdenza privati che chie-dono da tempo l’abolizione del regime di doppia tassa-zione al quale sono sottopo-

sti, senza il quale si potrebbero liberare risorse per quella stessa formazione che l’Europa chiede e che farà la differen-za tra un giornalista italiano e un collega francese o tedesco. Senza un regime fi-scale adeguato, in un mercato sempre più concorrenziale, nella libera circolazione delle idee, sarà un nostro giovane colle-ga a restare alla sbar-ra. Oggi, l’Europa ci indica il cammino, dando concretezza

alle parole e alle idee, appli-cando una serie di misure, dai bandi di accesso, semplici e diffusi anche in lingua ita-liana, ai finanziamenti per la formazione permanente, alle start up, all’innovazione. L’ AdEPP, all’interno anche di Eurelpro, l’associazione

europea delle Casse di previ-denza, ha iniziato a parteci-pare ad ogni working group che possa interessare i propri iscritti, a seguire costante-mente l’iter e l’evoluzione della modifica alla direttiva 2005/36/CE relativa al rico-noscimento delle qualifiche professionali, rappresentan-do, in tutte le sedi istituzio-nali, gli ostacoli all’accesso e all’esercizio delle professioni regolamentate, a promuovere quelle politiche necessarie per rifondare un sistema di tutela sociale diventato indi-spensabile e improrogabile. Lo sa bene l’Inpgi che, pur subendo gli effetti di una del-le peggiori crisi degli ultimi anni, continua a mettere in campo sgravi ed incentivi, a sedersi e promuovere qual-siasi tavolo di discussione che possa “partorire” idee e progetti per rilanciare una professione che non ha perso il suo senso di esistere. Bisogna però raccogliere le sfide, le occasioni che l’Eu-ropa ci lancia, frutto di un lavoro intenso e faticoso an-che dell’Associazione che io rappresento, consapevoli però che ognuno debba fare la propria parte.

Andrea CamporesePresidente INPGI

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il iornalismoG14

Le Stelle a CampioneLa festa dello sport di Gsls-Ussi della Lombardia

A sinistra la foto di gruppo di alcuni dei protagonisti della serata e un particolare della premiazione di Oliviero Morin con Giovanni Negri. A centro pagina, Pier Luigi Marzorati premia AntonelloValentini . Sotto, Gabriele Tacchini con Carlo Pagan.

Una “Notte delle Stel-le” da ricordare quel-la che si è svolta nel

Salone delle Feste di Cam-pione d’Italia: per il livello e la personalità dei campioni premiati dal Casinò, per la qualità delle foto vincitrici del concorso “Momenti di Sport-Campione d’Italia” organizzato dal Glgs-Ussi Lombardia, ma anche e mol-to per la particolare atmosfe-ra che gli stessi protagonisti hanno saputo creare. Nel sa-luto d’apertura Gabriele Tac-chini, presidente del Gruppo Lombardo Giornalisti Spor-tivi, ha riservato tra gli altri un particolare ringraziamen-to a Vincenzo Nibali, maglia rosa 2013 e stella del cicli-smo italiano, il più atteso tra i premiati. Quanti campioni, reduci da una sfortunatissima gara come è stato il suo Mon-diale, avrebbero avuto voglia di presentarsi subito dopo a una serata di gala? Lui l’ha fatto, mantenendo un impe-gno, e non ha avuto remore nel raccontare con un sorriso di quanto la paura e la fatica gli avessero bloccato le gam-be, dopo la caduta sotto il di-luvio del Mondiale, e la stre-pitosa rimonta, negandogli la possibilità di respingere l’ul-timo attacco dei rivali. Ma questa è già storia vecchia per lo “squalo dello Stret-to”, che ha promesso – nel ricevere il premio dalle mani dell’assessore regionale allo sport Antonio Rossi e del sindaco di Campione d’Italia Marita Piccaluga - di dare a sé e al ciclismo italiano mol-te altre grandi soddisfazioni.

Prima di lui e degli altri sportivi erano stati premiati i tre fotografi vincitori del con-corso “Momenti di Sport” e gli altri tre “menzionati” dal-la giuria per la qualità delle loro immagini. Erano molte di più, come nelle prece-denti edizio-ni, le foto che avrebbe-ro meritato di entrate nel gruppo del-le prime: ma tutte le mi-gliori parte-cipanti hanno potuto essere apprezza te nella mostra f o t o g r a f i -ca allestita dal Casinò a l l ’ e n t r a t a del Salone delle feste. La coppa del primo pre-mio è stata consegnata al fotografo francese, residente in Italia, Olivier Morin per un’imma-gine che ha fatto il giro del mondo: Usain Bolt lampo nei 100 metri mondiali men-tre un autentico fulmine illu-mina il cielo sopra lo stadio di Mosca. Secondo premiato il torinese Giorgio Perottino per una suggestiva foto di nuoto sincronizzato, terzo Pier Maulini per un’immagi-ne globale del ciclismo sulla “strade bianche” di Toscana. Ognuno dei tre ha illustrato con interessanti particolari i

“segreti” del proprio magico scatto. Menzioni speciali a Gabriel Bouys per una foto di Totti sotto il nubifragio; a Tiziano Pucci per una foto di un rugbisti a caccia dell’ova-le in azione di touche e, in-

fine, ad Andrea Staccioli per una suggestiva immagine tutta in blu di tuffo femminile. E via con gli

altri campioni. Come Danie-le Molmenti, re olimpico e mondiale della canoa e simpa-ticissimo intrat-tenitore. Con naturalezza da showman il campione friu-lano ha parlato delle sue vit-torie, della sua fresca sposa, di se stesso e del suo plurimeda-gliato ex-“col-lega” Antonio

Rossi, oggi assessore allo sport della Regione Lombar-dia, che gli ha consegnato il premio e col quale ha dato vita a uno spiritoso duetto di battute.E poi la bravissima Martina

Caironi, giovane atleta ber-gamasca - amputata di una gamba per un incidente stra-dale - divenuta in breve tem-po una figura simbolo dello sport italiano: oro nei 100 alle Paralimpiadi di Londra, oro nel lungo e ancora nei 100 ai Mondiali di Lione, e come

se non bastasse provetta sca-latrice. Prima dell’infortunio era pallavolista: dopo - ha spiegato - è entrata in un’al-tra dimensione che comun-que non contemplava la ri-nuncia allo sport. Ha vinto, continua a vincere, e secondo Claudio Arrigoni, giornalista esperto di sport paralimpico, la 24enne bergamasca è già oggi tra le donne quello che Pistorius è stato per l’atletica maschile. Il segreto? Lo ha rivelato Martina: una straor-dinaria forza di volontà. Volontà, impegno e lavoro:

complementari al talento ma ben più importanti di questo per ottenere grandi risultati. Parole di Andrea Cipressa, ex oro olimpico nel fioretto (1984) e oggi ct di una tito-latissima nazionale azzurra di fiorettisti. A lui, premiato dall’amministratore delegato del Casinò, Carlo Pagan (ex schermidore), il riconosci-mento per il bottino di meda-glie in oro e bronzo conqui-stato ai recenti Mondiali al suo esordio da Commissario tecnico.Successi di squadra per il

fioretto, successi di squadra e di una Federazione per la Na-zionale di Calcio. Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio, ha ritirato il premio meritato dalla Na-zionale di Prandelli con la sua qualificazione record al Mondiale 2014. Premio che vuole essere anche di buon auspicio per l’avventura bra-siliana e che, con doveroso fair play, Valentini ha subito “girato” al Ct e a tutti i suoi ragazzi in azzurro.Per chiudere al meglio, un

grande campione del pas-sato: premio alla carriera a Luisito Suarez. Un altro che sa come tenere in pugno la platea proprio come sapeva comandare a bacchetta il gio-co della Grande Inter. Con la sua immutabile verve, Luisi-to ha voluto precisare quanti record ha stabilito, quanti gol più che nell’Inter face-va ai tempi del Barcellona, quante altre belle cose sa-peva fare oltre ai leggendari “lanci millimetrici”. Non gli fa affetto pensare che la sua Inter diventerà “indonesia-na”? “Ma no, l’importante è che chi arriva ci metta i sol-di, perché è così che si resta forti. E se Moratti ha deciso così, lo ha fatto di sicuro per il bene dell’Inter”.

I nuovi eletti nei CDR delle redazioniin Lombardia

CDR EDITORIALE G. MONDADORI CAIRO EDITORERaffaella Piovan, Betta Carbone, Laura Civinini.Fiduciario “DiPiù” Andrea Divo (red. di Roma Francesco Cordella);“Diva e Donna” Giorgio Michieletto;“Bell’Europa”, “Bell’Italia”, “In Viaggio” Pietro Cozzi;“Il Nuovo” Silvia Crivella;“Airone-For Me Magazine” Rubina Ghioni.

Class EditoriFiduciario sindacale di Campus Ottaviano Nenti

Class EditoriMarco GaiazziCarlo FrioliPaolo Melzi

Edizioni Condè NastMyself - Elisa BozzarelliAD Anna MazzottiVogue Gioiello Francesca GiorgettiVanity Fair Laura Pezzino - Valentina ColosimoGlamour Rossella Fiore

RcsEuropeo Anna Maria D’Urso

La PadaniaAndrea BallarinMario GalloniElisabetta Colombo

DomusMeridiani, Maria Elena Bianchi

Play Lifestyle Media SrlGianni AntoniellaGiacomo GiuliettiCarlotta Dazzi

Prs SrlCristina Morini Walter Intelli Antonio Garonzi

QuadratumLiliana BiroldiGiuseppe CeccatoCristina Chiodi

UnitedMusic SrlAlessandro Caporiccio

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15il iornalismoG

Nel mese di luglio, all’età di 63 anni, Giuseppe Ba-iocchi ci ha lasciati. Era una figura di intellettuale fuori dagli schemi. Vicino di casa e amico di Walter Tobagi, ne aveva condivi-so gli studi di Storia con-temporanea divenendo assistente di Giorgio Rumi alla Statale. Tobagi lo convinse al giornalismo: prima all’Avvenire, poi per più di 20 anni al Corriere della Sera, dove lavorò accanto a Giorgio Santerini. Divenne caporedatto-re responsabile della pagina delle Opinioni. Dal 1999 al 2002 fu direttore della Padania. Poi passò alla RAI, e collaborò con Liberal e Studi Cattolici. Ha pubblicato “Pazzo per l’Inter” su Peppino Prisco, “Bossi” una biografia non autorizzata, “Se la vita si rianima” in tema di bioetica. Su Tobagi è stato autore e coautore di diversi studi.Il suo impegno nel sindacato e negli organismi dei giornalisti data dalla fine degli anni ’70 e non è mai cessato. E’ stato tra i fondatori di Stampa Democratica; dal 1989 al ’92 consigliere dell’Ordine in Lombardia.

Tra lavoro e impegno civilese ne è andata in silenzio

Giornalista e intellettuale impegnato in sindacato e politica

Specialista in inchiestedi cronaca e grande Storia

All’età di 82 anni è morto Enzo Magrì giornalista catanese che ha a lungo operato a Milano . Era sta-to inviato speciale dell’ Europeo e successivamente capo cronista del Giorno. Grande passione per gli aspetti meno noti delle vicende italiane del Nove-cento, ha pubblicato libri sul fascismo, la maffia, il banditismo e alcuni scandali che fecero epoca si è a lungo dedicato alla formazione dei giovani.

Se n’è andata a soli 45 anni lo scorso 12 ottobre. Sara Bianchi, giornalista de Il Sole 24 Ore, ha combattuto fino all’ultimo contro un brut-to male che l’ha colpi-ta. Con il suo bellissimo sorriso di sempre, con grande riservatezza. Im-pegnata nel sindacato,

ha portato tutta la sua sensibilità, onestà, correttez-za, solidarietà al servizio in particolare dei colleghi meno fortunati, che trovavano origine in una fede salda, mai ostentata. Esponente di primo piano del-la componente di Impegno Sindacale, è stata elet-ta delegata in diversi congressi della Fnsi, facendo parte della commissione contratto. Da tre anni ha svolto con discrezione, ma con efficacia, l’incarico di segretario dell’Associazione lombarda dei gior-nalisti. Nelle ultime elezioni era stata eletta nel con-siglio dell’Inpgi e vice-fiduciario lombardo dell’Istitu-to. La professione ha perso una vera giornalista con l’anima. Ci mancherà molto Sara!

Pino Nardi

Situazione critica a Campus (gruppo Class) , dove sta scadendo la Cassa in-tegrazione a zero ore per sospensione

di testata. L’accordo siglato due anni fa prevedeva il rein-tegro, alla fine dei due anni, di tutti i colleghi, che sono tre: un giornalista grafico a tempo pienon e due colleghi giornalisti scriventi entrambi a part time. L’azienda argo-

menta però che poiché tutto il gruppo Class è in stato di crisi e sono attivi gli ammortiz-zatori sociali (Cigs a rotaizone per la testata Capital e solidarietà al 30% per tutte le altre testate) è impossibile ricollocare i giornalisti di Campus. L’azienda vorrebbe fare ancora ricorso alla Cassa, poiché la società cui fa capo Campus è stata messa in liquidazione. Il tentativo del sindacato è arrivare a un accor-do che preveda sì il prolungamento dell’am-mortizzatore sociale ma anche un richiamo parziale dei colleghi al lavoro nel corso dei prossimi due anni all’interno delle altre testa-te del gruppo. La vertenza è ancora in corso. Tutti i pe-riodici del gruppo Class si trovano, a detta dell’azienda, che ha presenanto i bilanci al sindacato, in uno stato di forte criticità.Ac-cordo raggiunto invece a Net media Europe Italia, filiale di un gruppo presente in vari Paesi europei che edita riviste di informati-ca. L’anno scorso, a causa delle forti perdite, l’azienda aveva deciso di licenziare due dei tre giornalisti presenti tenendo solo il diretto-

re, una collega che però si è opposta con for-za a questa soluzione, non volendo danneg-giare gli altri due, che da anni lavorano con lei. Si sono dunque rivolti alla Lombarda ed è stato siglato nel novemre 2012 un accordo di un anno, rinnovabile, per una solidarietà al 50% dei tre giornalisti. In questi giorni, dopo una verifica con l’azienda, che ha segnalato un miglioramen-to del bilanci ma ha confermato la necessi-tà di un altro anno di ammortizzatori sociali per risanare, si spera, in modo definitivo la situazione, il fiduciario e la Lombarda hanno firmato il rinnovo del contratto di solidarietà.Pesante crisi invece per il mensile “Il Millio-naire”, testata che si occupa di piccola im-prenditoria. Per le quattro colleghe qualche mese fa era stato raggiuntoun accordo che prevedeva un contratto di solidarietà al 30%, ma l’azienda ha chiesto nei giorni scorsi un altro incontro all’Alg perché il conto econo-mico è nel frattempo precipitato. L’editore aveva concepito l’idea di mettere le quattro colleghe in Cigs a zero ore per affidare la-testata a un service esterno in quanto _ ha sostenuto duramte un primo incontro - Il Millionaire sarà trasformato e conterrà molti publiredazionali e meno parti giornalistiche. L’Alg dopo aver fatto presente che così si violano tutte le regole sugli ammortizzato-ri sociali e ha raggiunto un accordo per una Cigs a rotazione per tenere agganciate tutte le colleghe alla lavorazione del mensile.

Anna Del Freo

Che la situazione sia se-ria, anzi, drammatica, ormai è cosa nota a tut-

ti. Le aziende non in crisi si contano, ormai, sulle dita di una mano. Crollo del-le vendite in

edicola, mancanza di pub-blicità, incapacità di investi-re sul web e digital, stanno provocando l’esodo massivo dalle redazioni di tantissimi colleghi. A titolo esemplifi-cativo, ecco alcune verten-ze di questo fine semestre 2013…Iniziamo con “Domus”:

l’azienda l’11 luglio scorso ha presentato al sindacato un piano di interventi per fron-teggiare lo stato di crisi “al fine di recuperare le condi-zioni di economicità gestio-nale indispensabili a garanti-re la continuità delle proprie attività editoriali…”. Per la cronaca, il terzo stato di cri-si praticamente consecutivo (dal penultimo a questo sono passati appena 4 mesi…). Ovviamente, la “gestione della crisi” si sarebbe dovu-ta risolvere con un’ulteriore riduzione della forza lavo-

ro: 20 esuberi su 53 giorna-listi rimasti dai precedenti tagli, con la chiusura di tre testate (Meridiani, Volare e Quattroruotine) e una dura riorganizzazione nei giornali rimanenti. Richiesta iniziale: cigs a zero ore per gli esuberi e uscita alla fine del percor-so. Il lavoro compatto di Cdr, fiduciari di redazione, Fnsi e Alg (fermamente convin-ti che ci sia sempre margine per trattare e garantire altra sorte ai colleghi in esubero), ha portato, dopo numerosi incontri, a un ultimo tavolo

tenutosi a fine ottobre dove l’azienda ha dichiarato di te-nere aperto in via sperimen-tale per un anno Meridiani (con una riduzione delle uscite) e ricorrere ad esodi incentivati per chi fosse di-sponibile. Il prossimo tavolo Fnsi-Fieg si dovrebbe tenere tra qualche giorno.

Battaglie per salvare testate e redazioni

Ci si difende con Cigs e solidarietà

Problemi anche all’Edito-riale Sport Italia (casa editri-ce che edita Correre, Il Nuo-vo Calcio). Terminata una Solidarietà a

settembre, l’azienda ha deci-so di licenziare tre colleghi (di cui un direttore, che han-no chiuso il rapporto di lavo-ro ricorrendo ai legali) e con-tinuare, fuori dal contratto di lavoro giornalistico, a editare ugualmente le testate, facen-do ricorso a collaborazioni esterne e all’uso di personale non giornalistico (anche su questo stiamo approfonden-do).Brutte notizie anche dalla

Paragon, piccolissima editri-ce che pubblica il giornale di musica Amadeus. L’azienda, che ha fatto ricorso alla Cigd, è in concordato preventivo da agosto. In rete sta girando un appello contro la chiusura di una testata storica, il “men-sile della Grande Musica”, dove si chiede di intervenire in qualche modo per salvare il periodico. Alla richiesta di aiuto hanno risposto in tan-tissimi, i grandi nomi della musica classica in testa, da Claudio Abbado a Riccardo Muti, a Salvatore Accardo.

Vice Presidente ALG

Vice Presidente ALG

Beppe Ceccato

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il iornalismoG16

I libri pubblicati dai nostri colleghi

L’autentico colpo giornalistico è merce difficile da trovarel Il giornalismo d’inchiesta può avere la caratteristica di scoop se mette in risal-to contraddizioni tra un avvenimento e la sua versione ufficiale, mediante la ricerca di prove documentate, oppure se fa cono-scere al pubblico notizie nascoste perché potrebbero mettere in discussione poteri o mansioni di responsabilità. Purtroppo, i veri scoop scarseggiano sulle pagine dei giornali, non perché ai giornalisti manchi la voglia di cimentarsi: troppo spesso lo scoop viene giudicato notizia scomoda, il giorna-lista che insegue i fatti andando sul posto, facendo parlare i testimoni, finisce a volte per passare da rompiscatole, c’è addirit-tura chi, nelle redazioni lo definisce perfi-no “uno che perde tempo troppo tempo a cercare notizie che possono procurare guai, querele,mentre c’è il giornale da chiudere in tipografia”. Per fortuna c’è, anche ai vertici della nostra professione chi ci crede ancora e queste notizie: Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del “Cor-riere della sera”, le ha raccol-te, selezionate e ottimamente assemblate in un bel libro intitolato, non a caso “Sco-op” (Editore Carte Scoperte 18,50 euro). Di scoop, come ricorda Schiavi, si può andare orgogliosi, ma, purtroppo, di giornalismo d’inchiesta si può anche morire ammazzati, come è successo a Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Giancarlo Siani. Anche a loro è dedicato questo libro. (R.M)

Rossani, giornalista e poetatratta i “Riti della seduzione”

Garattini, tutto su farmaci,terapie e ricerca

Gilardi propone in un giallochi comanda il quinto senso

l Nato a Sellia Marina nel 1944, Ottavio Ros-sani da sempre è autore investito a tutto tondo nella scrittura. Fresca di stampa è l’ultima raccolta in versi, “Riti di seduzione” (Nomos Edizioni, pag. 104, euro 14,00), introdotta da Maurizio Cucchi che da

subito, come osserva in prefazione, ne mette in luce il dominio del linguaggio e la padronanza di registri e stile. Rossani non ama le iperboli, le metafore oscure o gratuitamente ardite, l’esibi-zione di uno strumento tecnico stilistico per altro affilatissimo; non è questa l’impronta della sua voce che rifugge le ricercatezze della lingua o le accensioni liriche. Componimenti di respiro più ampio si alternano a testi più essenziali, dove sembrano intrecciarsi alcune linee decisive della poesia che nasce negli anni Sessanta e Settanta e paiono legarsi alla linea lombarda, non senza alcune suggestioni di ascendenza strettamente mediterranea, da meridionale che non dimentica le origini e anzi cerca sempre di ravvivare le radici.

Mary B. Tolusso

l Maurizio Gilardi, che è un cronista attento, prova a far lavorare su una strana indagine il suo personaggio preferito, Flavio Gran-dia. La scena si apre sul cadavere di una celebre e ricchissima cantante, moglie di un produttore, il cui corpo viene trovato

nella vasca da bagno. Decesso che fa pensare al suicidio, ma anche a un banale incidente. Gilardi, vincitore del premio Giallostresa, trova il modo di lasciare col fiato sospeso il lettore davanti a quello che pian piano finisce per rivelarsi un diabolico delitto che ha come habitat il mndo dello spettacolo con tutte le sue sfaccettature, arroganza, debolezza, falsità e fragilità di personaggi nei quali potremmo riconoscere molti dei protagonisti dei rotocalchi, tra passioni, gossip e miserie umane.

l I vaccini possono essere nocivi? I farmaci equivalenti assicurano la stessa efficacia di quelli di marca? E’ davvero necessaria la sperimentazione sugli animali? L’omeopatia funziona? Silvio Garatti-ni, autorità riconosciuta a livello mdiale nel campo dela medicina

e della farmacologia ha deciso per la prima volta di metere a disposizione la sua enorme esperienza in un libro che affronta in modi chiaro i dubi più frequenti su farmacia, terapie e Ricerca offrendo una mappa per evitare rischi ed errori facendo le scelte migliori. Dalle regole oer assumere i medicinali a come comportarsi col proprio medico, dagli efetti collaterali dei farmaci ai temi scotanti come la sperimentazio-ne, gli Omg, le medicine alternative, i prodotti inutili. Un vero manuale di autoprotezione per la famiglia. Editore Sperling & Kupfer 16 euro.

Una spy story nella provincia lombarda

l Antonio Grassi, Vernice Fresca, Crema 2013, pag 492, 17euro.Niente è come appare, la realtà è intricata e soprattutto nascosta. E poi, quando qualcosa si svela, non è detto che ciò che viene allo scoperto sia la verità,

e non piuttosto una accurata menzogna. E’ un continuo gioco di simulazioni e dissimulazioni l’ultima fatica di Antonio Grassi, giornalista e scrittore di lungo corso, già capo della redazione di Crema del quotidiano La Provincia, e autore di un numero consistente di storie giallissime. Il romanzo Vernice Fresca, edito dalla Libreria Dornetti di Crema, 490 pagine e 17 €, combina il thriller, la fantacronaca, la spy story e l’intrigo politico. Lo scenario è sospeso tra la sonnacchiosa e prevedibile provincia lombarda, ricco di storie di affa-rismi, ipocrisie e molte corna, e questioni di spionaggio industriale e di tecnologie avanzatissime quanto segrete. Una vicenda torbida di speculazioni, bioterrosimo, manipolazioni genetiche, e traffici illeciti internazionali. Quasi profetico, Grassi mette in risalto il lontano Kazakistan con il presidente-padrone Nazarbayev. Eppure il romanzo è andato in tipografia a febbraio del 2013, quando la storiaccia di Ablyazov, e della moglie Alma Shalabayeva con la figlioletta di sei anni, non era ancora scoppiata. C’è di mezzo la dispersione di eredità inquietanti della dissolta Unione Sovietica, con figuri senza scrupoli pronti a vendere tecniche e segreti di ricerche micidiali, come quelle di una possibile variante artificiale dell’agente patogeno del dengue, febbre tropicale potenzial-mente letale, da utilizzare come arma di guerra batteriologica. Intanto, come in tutti i thriller che si rispettano, fioccano delitti e morti misteriose. Oltre al Kazakistan fanno capolino altre zone a rischio dell’ex impero sovietico, il Caucaso e la Cecenia. Gran parte dei personaggi che si muovono si portano dietro una sorta di peccato originale che ha Radici nel ’68 e nelle successive degenerazioni estremistiche e terroristiche.Il lettore si affretta più che può a macinare pagine per poter distin-guere i fili innumerevoli che ingarbugliano la matassa. E dovrà transitare tra molti colpi di scena per approdare a un risultato definitivo; o quasi.

l La scrittura è l’impronta che il nostro modo di essere lascia sul foglio in modo talmente profondo da caratte-rizzare ogni singolo individuo. Per questa ragione, come spiega l’autrice di “Leggere la scrittura”, Barbara Maj-noni, significa penetrare nei luoghi più reconditi della personalità e confrontarsi con la creatività, l’intelligen-za, il carisma, la sofferenza emotiva, l’ansia, l’egoismo e anche l’affidabilità. L’autrice di questo sorprendente manuale di grafologia prende in considerazione i segni che caratterizzano le scritture di personaggi come Freud, Garibaldi, Teresa di Calcutta, Napoleone, Papa Giovanni Paolo II ma anche giornalisti, sportivi e politici del nostro tempo.

A sinistra Maria Grazia Cutuli, inviata del Cor-riere della Sera assas-sinata in Afghanistan. Sotto Giancarlo Siani, cronista del Mattino di Napoli ucciso dalla Camorra.

Dario Biagi, la verità sulla storiadi Pietro Manzoni artista e ribellel Dario Biagi, giornalista e scrittore di rara sensibilità, ha dedicato un saggio a Pietro Man-zoni, una delle più geniali meteore (morto non ancora trentenne nel 1963) dell’arte italiana del dopoguerra. Manzoni si è imposto sulla scena avanguardistica con le sue provocazioni, anticipando l’arte povera e concettuale. Per troppo tempo la sua figura è stata rimossa e questa biografia intitolata “Il ribelle gentile” (editore Stampa Alternativa 15 euro) restituisce la verità dell’uomo e dell’artista con il passo dell’inchiesta giornalistica. Una delle sue provocazioni, escrementi in scatola, prodotti in novanta esemplari ha precorso i tempi: oggi è purtroppo frequente veder propagandare immondizia intellettuale, anche in versione di discutibile prodotto pubblicitario,a patto che sia ben presentata, cioè con accatti-vante confezione.

Majnoni svela i segreti dela scrittura

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I libri pubblicati dai nostri colleghi

La satira pungente di Guareschi nell’ultima fatica di Fiordelisi l Ormai in tutti i giornali più importanti la vignetta è diventata parte integrante della prima pagina. Tra i pionieri, il non dimenticato Giuseppe Scalarini che all’ini-zio del Novecento, su “l’Avanti!”, inaugurò un’era per poi finire tra i confinati politici del ventennio. Ma anche sul fronte politico opposto, in epoca più recente, c’è chi è finito in galera, come Giovannino Guareschi. Il collega Domenico Fiordelisi, che è stato uno storico attento della nostra professione, ha raccolto tutte le più importanti vignette di Guareschi (alcune centinaia) pubblicate da “La notte” dal 1963 al 1966. Le ha pubblicate in ben sei corposi volumi grazie alla documentazione raccolta dal collega Luigi Dallasta e conservata dalla figlia, la professoressa Gabriella Dallasta, da oltre mezzo secolo attivissima al Circolo della Stampa. Tra le vignette “storiche”, va annotata quella che raffigura operai che nuotano attorno a ricchi industriali con la scritta: “Contrordine compagni! Nella fra-se che abbiamo pubblicato c’è un errore di stampa. Abbiamo scritto: “ Bisogna fare il nuoto attorno agli industriali. Invece va letta: “Occorre fare il vuoto”.

Dvora Ancona, più bellisenza ricorrere al bisturi

l S’intitola Democrat (editore Centoautori, 15 euro) il saggio di Massimiliano Amato che ripercorre e analizza la storia del Partito Democratico dalla nascita a oggi. Con una conside-razione amara: “Il sogno, ambizioso, di chiudere definitivamente l’eterna transizione italiana iniziata con il crollo della Prima Repubblica s’infrange nel peggiore dei modi. Contraddizioni e ambiguità di un progetto partorito per far convivere all’interno di un unico grande contenitore radicalismo e moderatismo, riformismo e conservatorismo, ex democristiani ed ex comunisti, ex liberali ed ex socialisti, emergono in uno dei frangen-ti più drammatici della storia repubblicana. Il Pd tenta di ricucire lo strappo con quella parte di elettorato sfiduciata dalle incongruenze di una sinistra senza più anima e senza più prospettive”.

l Per 5 anni sottosegretario alla Giustizia, garante dei detenuti nel comune di Firenze, Franco Corleone combatte da sempre contro il carcere disumano. Il questo libro (Ediessee editore 16 euro) non si limita a denunciare il tragico sovraffolla-mento, illumina le zone buie di questa realtà, la pena nascosta negli ospedali psichiatrici giudiziari, la pena estrema del carcere duro, la pena insensata in assenza di giustizia riparativa, i muri che segnano angusti spazi di

una vita da prigionieri. Le violenze, i suicidi. Tutte realtà di sicuro non a norma di legge, soprattutto prive di quel buon senso che dovrebbe regolare una normale società civile.

l Con la prefazione di Enzo Jacopino, presidente nazionale del nostro Ordine, Michelangelo Bellinetti propone il profilo intellettuale e professionale di Guido Gonella, giornalista e politico (Morcellana edi-tore, 15 euro) tra i grandi protagonisti della prima stagione repubblicana. Bellinetti si sofferma in particolare sull’uomo “che ispirò la Costituzione e promosse l’istituzione dell’Or-dine dei giornalisti”. In appendice due testi che, a più di 50 anni dalla stesura, hanno ancora molto da dire: “Da essi emer-gono il pensatore, lo studioso,, il docente di Filosofia del diritto”.

Guido Salvini, magistrato e giornalista propone i suoi appunti “non ortodossi”l Guido Salvini, valoroso magistrato e giornalista molto attento all’evoluzione (spesso in-volunzione) delle cronache riguardanti la giustizia, ha raccolto in un libro quelli che definisce “appunti non ortodossi di un giudice”. Nella prefazione del volume intitolato “Office at night” (edizioni Getta La Rete, 12 euro) Salvini annota: “Anni di indagini e di vita all’interno del Palazzo di giustizia di Milano possono essere, per chi sa usarlo, un osservatorio privilegiato sulla città e sulla magistratura. Intorno alle indagini, ai processi, alle prese di posizione pubbliche delle associazioni dei magistrati (in genere risposte alle iniziative ostili della politica) esiste una zona non illuminata che non può essere scritta sulle sentenze e che viene taciuta nei dibattiti pubblici sulla giustizia. Di questo, Guido Salvini si occupa nel suo libro, con interventi scomodi ma assolutamente da leggere, su casi ben documentati, le cui sentenze continuano a far discutere.

Massimiliano Amato, il sogno del partito mai nato

Franco Corleone, contro carceri disumane

l Sempre più spesso, ormai, nelle nuove regole imposte dalla società multimediale trova posto, accanto alla forza del ragio-namento, l’aspetto di chi si propone. Il volto, l’espressione, una presenza fisica piacevole sembrano essere diventati allea-

ti importanti di chi, nel proprio ambito, opera per ottenere consenso. Dvora Ancona, specialista di medicina estetica di caratura internazionale, ma anche giornalista pubblicista molto attenta all’evoluzione di questi valori emergenti ha messo a punto metodi scientifici d’avanguardia in grado di trasformare e quindi migliorare il nostro aspetto senza dover ricorrere al bisturi ad ogni età. Si tratta di metodi di medicina estetica che la dottoressa Ancona, forte degli straordi-nari risultati che è in grado di evidenziare e dimostrare, definisce “ sicuri, privi di dolore, per nulla invasivi”. Dvora Ancora li illustra nel suo libro “Belle senza bisturi” (Cairo editore, 15 euro). Nei 18 capitoli specifici inseriti nel volume, spiega come è possibile costruirsi uno stile di vita “amico della pelle” grazie anche a particolari esercizi fisici e ad una proposta di alimentazione salutare. Dunque è ora possibile far scomparire con la medicina estetica, dunque senza l’uso del bisturi, le macchie della pelle, l’acne, le rughe sul volto, sul collo, sulle braccia e sulle mani. E ancora: è possibile migliorare il décolleté, ridurre sensibilmente la pancia, eliminare le tipiche “borse” che invecchiano lo sguardo. La dottoressa Ancora presenterà i risultati del suo lavoro e delle sue ricerche l’11 dicembre (ore 17,30) al Circolo della Stampa nella rassegna di incontri del “club del merco-ledì”.

Igor Ruggeri, “La tombola della vita”

l Qual è il senso della vita? E’ possi-bile rispondere alle tante domande che essa ci pone? E si può farlo senza essere Arthur Schopenhauer o Bertrand Russell? La sfida è stata raccolta con questo saggio di Igor Rug-geri scaricabile con

4,99 euro dal sito internet di Teomedia. “Ognuno di noi”, dice Ruggeri, “è coinvolto dai quesiti esistenziali propri dell’umanità, argomenti di portata universale che oggi pochi affrontano, in genere intellettuali che si esprimono in un linguaggio obsoleto e rendono il sapere un patrimonio settoriale per iniziati. “La tombola della vita” aggira questo rischio. Dagli argomenti trattati, relativi ai principali campi dello scibile umano, scaturiscono così 90 concetti fondamentali che vanno a disporsi in ordine piramidale, a partire dai più semplici ed evidenti per risalire ai più complessi e nascosti. Sono queste 90 forze a regolare l’esistenza di tutti noi, come i 90 numeri della tombola decidono la sorte del gioco. Però in questo caso la posta è la nostra vita”.

Bellinetti ricorda Guido Gonella

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Quei giornalisti in grigioverdePierluigi Franz ha ricostruito le storie dei colleghi caduti nella Grande Guerra

cenza, Gaetano Serrani di Tolentino, Umberto Umerini di Livorno,Carlo Vizzotto di Bologna. Vanno poi aggiunti altri 5 giornalisti legati comunque alla Lombardia: Amerigo

Rotellini, nato a San Paolo del Brasile da genitori man-tovani emigrati in Sud Ame-rica, Alfredo Casoli, nato in Argentina ma iscritto al distretto militare di Milano dove lavorava per il Corrie-

re della Sera, Felice Suigo, nato in Argentina ma iscritto al distretto militare di Vare-se, in quanto era vissuto sin da bambino a Cislago e la-vorava per il Corriere della Sera,Vezio Lucchesi, nato

al Cairo, corrispondente dall’Egitto del Corriere della Sera e pilota come Scarioni, Giulio Bonacci, nato a Fi-renze e figlio dell’ex mini-stro della Giustizia, inviato di Guerra del Corriere.

Morto nel 1916 ad Abano Terme a 25 anni: Giornalista di: “Idea Nazionale” - “Il Corriere del Polesine” - 2 Medaglie d’argento al valor militare Nato a Como il 12 aprile 1891 Sottotenente del 30° reggimento fanteria brigata Pisa. E’ uno degli Eroi dimenticati della Grande Guerra perché per errore non risulta neppure nell’Albo d’Oro dei Caduti lombardi. Queste furono le sue ultime parole: “Muoio per la più grande Patria, contento di aver compiuto il mio dovere”.

Giornalista, direttore di:“Eco della Brianza” di Erba Incino (Como) - Medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Nato ad Alzate Brianza (Como) il 14 ottobre 1891. Tenente di Milizia Territoriale del 1° Reggimento Alpini “Val d’Arroscia”. Morto nell’Ospedale di Modena il 21 giugno 1917 a seguito delle gravi ferite riporta-te in combattimento il 13 giugno 1917 sul monte Ortigara.Venne decorato di me-daglia d’argento al valor militare alla memoria con questa motivazione: “Diede ammirevoli prove di elevato sentimento del dovere e di fermo contegno in aspri com-battimenti, mostrando sprezzo del pericolo nel disimpegno dei difficili compiti affidatigli.”

Giornalista di: “Grido del popolo” di Torino, “Il Pensiero”, “L’Educazione sessuale” e “La colonia della salute” - Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria. Nato il 27 ottobre 1881 a Romano di Lombardia (Bergamo). Tenente medico di Milizia Territoriale, Direzione di Sanità dell’8° Corpo d’Armata. Morto il 14 settembre 1916 nella 31^ sezione di sanità per le gravi ferite riportate a Doberdò, colpito da pal-lette di shrapnel mentre assisteva e medicava i feriti del suo reggimento.

Giornalista della:“Crona-ca Prealpina” di Varese - Medaglia d’argento al valor militare e Meda-glia di bronzo al valor militare. Nato il 2 giugno 1891 a Varese. Morto il 16 agosto 1916 nella battaglia di Gorizia sul San Michele a Quota 212 per le gravi ferite riportate in combattimen-to, come attestato dal cappellano militare.Sottotenente di comple-mento 13° Reggimento Fanteria della Brigata Pinerolo, Comandante della 4a sezione mitra-gliatrici. Così ottenne la medaglia d’argento: “Faceva collocare allo scoperto una delle sue armi e ne dirigeva perso-nalmente il tiro in modo da battere con efficacia e per parecchio tempo il nemico, concorrendo così validamente alla buona riuscita dell’azione”.

Nato il 3 marzo 1890 a Pavia. Redattore del giornale settimanale repubblicano “La Squilla” di Pavia. Sottotenente del 1° Reggimento Ge-nio.Morto il 16 settem-bre 1917 nell’ambulanza chirurgica per una grave ferita all’inguine riportata in combattimento. E’ citato nell’Albo d’Oro dei Caduti della Grande Guer-ra volume 12 Lombardia a pagina 174. Convinto interventista, parte volontario e condivide la sorte di molti, lasciando la vita in combattimento sul Carso.

GianniCipolla di Como

SantinoAlquatidi Erba

LuigiBerta

di Bergamo

NinoBernasconidi Varese

GuidoBurattidi Pavia

GualtieroCastelliti,di Milano

Giornalista di - “Idea Nazionale”, “Dovere nazionale”, “Nuova Antologia” e “L’Illustra-zione Italiana”. Nato il 13 gennaio 1890 a Milano. Capitano della Milizia Territoriale del 7° Reggimento Alpini.Morto 15 giugno 1918 nell’infermeria della 5a

Divisione a Courtagnon/Saint-Imoges (Francia). Dette notizia della sua morte il Bollettino della Federazione della Stampa del 31 luglio 1918. Fu decorato di medaglia d’argento al valor militare alla memoria con questa motivazione riportata nel Bollettino del Ministero della Guerra. ”Fu promos-so capitano per meriti di guerra con decreto luogo-tenenziale del 28 giugno 1917. Ha vie intitolate a suo nome a Milano nei pressi di piazza Istria e a Roma ai Parioli.

A conclusione di anni di ricerche è stato possibile completare il quadro della partecipazionedi giornalisti italiani al conflitto del 15-18 e nella veste di militari combattenti.

Più di cento furono i caduti; diciassette erano Lombardi per nascita o per residenza

Dei 111 i giornalisti caduti nella Prima Guerra Mondiale la

cui memoria e documenta-zione è stata rintracciata dal collega Pierluigi Roesler Franz dopo anni di laborio-se ricerche, sono 12 originari della Lombardia: Santino Alquati di Alzate Brianza (Como), Nino Bernasconi di Varese, Luigi Berta di Roma-no di Lombardia (Bergamo),Guido Buratti di Pavia, Gualtiero Castellini di Mila-no, Gianni Cipolla di Como, Don Gino Daelli di Voghera (Pavia), Peppino Granellini di Arena Po (Pavia), Ame-rigo Porry Pastorel di Man-tova, Carlo Ridella di Pavia, Franco Scarioni di Milano (inviato della Gazzetta del-lo Sport, ex segretario della Federcalcio nel 1910, inven-tore delle Popolari di nuoto a Milano e pilota in Guerra), Aldo Vimercati di Milano.Poi c’erano altri 4 iscritti alla Lombarda ma nati altrove e 5 nati all’estero ma residen-ti a Milano dove lavoravano nelle redazioni dei giornali: in totale 21 caduti. Dei 12 lombardi doc 3 sono di Milano, 4 di Pavia e pro-vincia, 2 di Como e provin-cia, 1 di Mantova, 1 di Va-rese e 1 della provincia di Bergamo.Tre erano Soci dell’Asso-ciazione Lombarda della Stampa: Castellini, Scarioni e Vimercati. Gli altri 4 sono: Giacomo Crollalanza di Pia-

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Quando un secolo fa l’ALGsosteneva i combattenti

L’Associazione Lombarda dei Giornalisti nella 1a Guerra Mondiale

La storica lapide trovata in cantina

nalismo eroico” di Arturo Lan-cellotti, Edizioni Fiamma, Roma, 1924, di 264 pp. con prefazione di Giovanni Bia-dene, Segretario Generale della Federazione Gior-nalistica Italiana, consultabi-le in 49 biblioteche italiane. Il 28 febbraio 1917 su ini-

ziativa dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (ne dette notizia la Gazzetta Uf-ficiale del Regno d’Italia n. 50 del 1° marzo 1917 a pag. 1036) ebbe luogo al Teatro della Scala davanti ad un pubblico straordinariamente

affollato una rappresentazio-ne a favore dei soldati muti-lati del viso. Vi assistettero tutte le autorità civili e mi-litari, i consoli delle nazioni alleate e un gran numero di artisti italiani giunti per fe-steggiare i fratelli d’Oltralpe. La rappresentazione com-

prendeva vari atti di opere francesi, eseguiti dagli artisti

dell’Opera comi-que di Parigi, che furono acclamatis-simi. A metà spet-tacolo gli artisti Marthe Chenal e Charles Fontaine, circondati da tut-ti i loro colleghi e dalla massa cora-le, cantarono con grande slancio e magnifico effetto la marcia “Sam-bre et Meuse” e la Marsigliese. Lo spettacolo di

arte e di pietà si trasformò in una

grandiosa manifestazione patriottica e di fratellanza latina. L’orchestra dovette suonare tutti gli inni delle nazioni alleate, suscitando un immenso entusiasmo. Il ricavato dello spettacolo be-nefico fu cospicuo: 35 mila lire che vennero devolute a favore dell’Istituto dei muti-lati del viso.

Va infine ricordato che quando si concluse il 1° Con-flitto mondiale, come riporta-to sul Bollettino della Fede-razione della Stampa del 15 gennaio 1919 a pag. 7, il Co-mitato Direttivo dell’Asso-ciazione Lombarda dei Gior-nalisti (composto da Cappa, Della Beffa, Russo, Gavia-ni, Molteni, Fontana, Re e Marcora), che era rimasto in carica proprio per lo stato di guerra, si riunì per indire le elezioni alle cariche sociali che si tennero poi il 14 aprile successivo. Nel corso della seduta fu-

rono ricordati con commosso affetto e gratitudine Gualtie-ro Castellini, Giacomo Crol-lalanza e Franco Scarioni, Caduti in guerra insieme a molti figli di altri Soci della Lombarda (in realtà vi furo-no altri 4 Soci che persero la vita al fronte e precisamente: Gaetano Serrani, Umberto Umerini, Aldo Vimercati e Carlo Vizzotto).

L’Associazione Lom-barda dei Giornali-sti, si è impegnata

all’epoca dei fatti con im-portanti manifestazioni di solidarietà, organizzando spettacoli o contribuendo direttamente mediante quo-te dei soci e versò in bene-ficienza circa 574 mila lire. Cominciò con uno spettacolo alla Scala a favore dei profu-ghi del Belgio, che rese oltre 40 mila lire. Quindi raccolse 32.326 lire per il monumento da erigersi a Trento in memo-ria di Cesare Battisti. Promosse poi un’asta di

quadri per dare ai soldati in-dumenti di lana, asta che frut-tò ben 450 mila lire. Di esse 50 mila lire furono versate al Ritrovo dei soldati delle ter-re invase (istituito per i sol-dati che avendo la famiglia oltre il Piave non avrebbero avuto modo di usufruire dei loro turni di licenza), 50 mila lire furono consegnate al Co-mando Supremo perché ne disponesse a favore dei sol-dati più meritevoli e bisogno-si e 25 mila lire alle Sorelle d’Italia per la confezione di indumenti di lana. Per le famiglie dei giornali-

sti richiamati alle armi e per i giornalisti delle terre inva-se furono complessivamente offerte 17 mila lire. Denari, indumenti, generi alimentari vennero poi inviati alle popo-lazioni delle province invase per circa 10 mila lire con un avanzo verificatosi sui fondi dell’asta Pro Lana.Da ultimo l’Associazione

Lombarda dei Giornalisti pa-trocinò la Lotteria Milano per l’erezione di un padiglione all’Istituto di Cura per i muti-lati del Polmone a Cuasso al Monte (Varese). Detto padi-glione doveva servire nel do-poguerra per raccogliere gli operai malati di tubercolosi e bisognevoli di cura.Questi sono i dati che si ri-

cavano dalle pagine 210 e 211 del XVIII capitolo “Le Associazioni della stampa e l’opera loro” del libro “Gior-

Così un periodico specializzato in cronache musicaliriferiva di un evento alla Scala che nel dicembre ‘14servì a raccogliere offerte a pro del Belgio invaso

Nel maggio 2011 è stata casualmente ritrovata a Roma nello scantinato di un complesso di proprietà INP-GI (Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti

Italiani “Giovanni Amendola”), una grande lapide in mar-mo, pesante circa un quintale e mezzo, con impressi i nomi di 83 giornalisti Eroi di ogni parte d’Italia morti per la Patria nella 1^ Guerra Mondiale 1915-1918. In particolare 5 giornalisti risultano insigni-ti di medaglia d’oro, 21 di medaglia d’ar-gento e 2 di medaglia di bronzo. Della targa marmorea si iniziò a parla-re già durante il primo conflitto mondia-le. La lapide ritrovata due anni e mezzo fa dovrebbe, però, risalire certamente ad epoca successiva al 1924. Lo si ricava da una notizia apparsa in 1^ pagina sul “Bollettino della Federazione della Stam-pa” del 25 gennaio 1924 intitolata “In me-moria dei giornalisti italiani caduti per la Patria” e relativa alle proposte di Alberto Bergamini e Salvatore Barzilai di “inci-dere nella pietra perenne i nomi di tutti i giornalisti immolatisi per la più grande Italia”. Il giornalista Salvatore Maffei, Presidente dell’Emeroteca Tucci di Napo-li, che ringrazio, mi ha segnalato di aver trovato una lettera dell’Unione Giorna-listi Napoletani (l’attuale Associazione Napoletana della Stampa nata con l’altra denominazione sociale nel 1912) a firma Edoardo Giordano il quale scrive il 15 gennaio 1923 al carducciano Floriano Del Secolo, condirettore del quo-tidiano “Il Mezzogiorno” e professore di lettere al Convitto della Nunziatella: “Caro Floriano, attendo sempre dalla

tua cortesia le poche parole d’iscrizione occorrenti alla lapide per i giornalisti caduti in guerra. Grazie e cordiali saluti, tuo E. Giordano”. Da quanto si è sinora potuto rico-struire la lapide sarebbe stata esposta fino a circa 50 anni

fa in uno dei saloni di Palazzo Marignoli. Poi l’Associazione Stampa Romana si tra-sferì, prima in piazza San Lorenzo in Lu-cina e da qui - intorno al 1979 (durante la presidenza di Ettore Della Riccia, già Pre-sidente dell’INPGI) - negli attuali locali di proprietà INPGI nell’adiacente piazza del-la Torretta 36. In 2 anni e mezzo di appassionanti ricer-che sono riuscito non solo a ricostruire la biografia essenziale di 81 degli 83 giorna-listi Eroi, ma ne ho persino individuati al-tri 28 rimasti nel dimenticatoio. Pertanto il totale dei colleghi Caduti nella Grande Guerra é diventato oggi di 111.Tranne di Vittor. (forse Vittorio o Vittoru-go) Caggiano de “Il Commercio” (é l’uni-co giornalista di cui non si sa ancora nul-la) e di Ettore Cantagalli Del Rosso del “Corriere di Livorno” (di cui si sa solo che morì dopo la Guerra e che era un sottote-nente dei bersaglieri di origini toscane che il 22 ottobre 1918 attraversò a nuoto 4 vol-te il Piave per salvare sull’isola Vittoria un

ufficiale pilota britannico caduto con il suo aereo e che per questo gesto eroico fu decorato con la medaglia di bron-zo e la Croce inglese) ho identificato tutti i dati anagrafici salienti (luogo e data di nascita, paternità) ruolo svolto in guerra, data e luogo dell’eroica morte.

Pierluigi Roesler Franz

In questo modo, tornata la pace dopo la vittoria che permise di riunire al Regno d’Ita-lia i territori di Trento e Trieste, le cronache dell’immediato dopoguerra (resoconti, bollet-tini di FNSI, e di Gazzetta ufficiale)riferivano sulle raccolte di fondi per i combat-tenti, i mutilati, e gli sfollati dalle terre teatro dei combattimenti. L’Alg organizzò alla Scala un grande spettacolo di beneficenza

Page 20: Il Giornalismo - N. 3 novembre 2013

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