VS Novembre 2013

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Basta veleni nel Salento Costruire reti per ridurre la povertà dossier csvs pag. 4-5 pag. 2 C on il titolo della nuova trasmissione che il CSV Salento sta realizzando su Mon- doradio ogni venerdì – “Ma chi ce lo fa fare?” (a impegnarsi per gli altri e per i beni comuni, a farsi carico dei problemi di tutti, a combat- tere gratis e a mani nude contro l’ingiustizia, la falsificazione, l’illegalità…) – vorrei aprire questa breve riflessione a cavallo del 5 dicem- bre, giornata internazionale dedicata al Volon- tariato, in questo tempo nel quale la cronaca quotidiana ci restituisce l’immagine di una Italia soffocata soprattutto dalla crisi morale, culturale oltreché economica e politica. Ma l’Italia non è solo il malaffare, e chi pensa questo lo fa per calcolo, per qualunquismo, per snob, o perché vuole indossare il vestito sempre comodo del condottiero alla ricerca dell’investitura. Ma un paese non si salva con le bombe, si salva invece con i vincoli solidali. Il volontariato non è iperattivismo senza senso; non è principalmente una pietosa rete di protezione nella quale cascano i derelitti (sempre più numerosi) espulsi dalla società e dall’economia della efficienza e del profitto, che smantella i servizi e il welfare ed esclude i non garantiti; non è tappabuchi che riempie gli spazi vuoti lasciati dagli irresponsabili; non è lo specialista delle cause perse che si scontra ma- sochisticamente con i poteri forti. Il volontaria- to è principalmente puntuale conoscenza della verità, è “azione concreta”, e mentre opera fa anche cultura della solidarietà e della respon- sabilità. Capire, agire e cambiare. Questi sono i verbi che definiscono il vero volontariato. Abbiamo imparato in questi anni a utilizzare adeguatamente gli strumenti democratici e della legalità che sono tipici della forma as- sociativa, grazie anche all’investimento in attività formativa delle risorse che le Fon- dazioni Bancarie hanno riversato sul mondo dei CSV. Oggi ci è richiesto di fare di più, di andare oltre a questa azione minimale di tipo strutturale e organizzativo. Dobbiamo diven- tare esattamente ciò che la Costituzione Ita- liana, nell’art. 118 comma 5, stabilisce dover essere il volontariato in stretta collaborazione con lo Stato e con la società civile (compresa l’impresa): difensore e promotore dei “Beni Comuni”, degli interessi generali, “secondo il principio della sussidiarietà”. La strada è questa, e il volontariato deve lavorare con una sempre maggiore e migliore consapevolezza, avere come mission – insieme ad altre persone e istituzioni – quella di trasformare l’Italia in un paese che ha come orizzonte di riferimento i “Beni comuni” anziché gli “egoismi privati”. Tutto il resto è nichilismo. GIORNATA INTERNAZIONALE, I VOLONTARI PER I BENI COMUNI le parole che contano “La diffusione più ampia del volontariato forse esprime un bisogno vitale di ossigeno, una reazione magari inconsapevole alla società consumistica, una ricerca di valori incarnati nella realtà umana e nella storia”. Giovanni Nervo “Raccontare come va il viaggio” - Ed. Redattore Sociale 2013 I l 5 dicembre di ogni anno viene celebrata la Gior- nata internazionale del Volontariato, indetta 27 anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare il quotidiano impegno dei volontari di tutto il mondo. Sono tanti in Puglia e nel nostro Salento i volontari, quelle persone quotidianamente impegnate nel progettare e contribuire a costruire mondi miglio- ri. L’importanza di una Giornata internazionale non è tanto nel segno celebrativo fine a se stesso, quanto nella necessità di rammentare che questo nostro mondo sa- rebbe molto più povero senza il contributo dei cittadini attivi. E non solo più povero di contenuti e di umanità, di umana solidarietà, ma anche più povero di servizi, soprattutto nell’area sociosanitaria e sociale. Si stima che in Puglia il volontariato muova circa 670 milioni di euro all’anno corrispondenti a servizi erogati volonta- riamente e gratuitamente in favore dei cittadini e delle cittadine pugliesi. Una cifra che non può non balzare all’evidenza se si pensa che i fondi ordinari ripartiti per i Comuni per servizi sociali in Puglia ammontano nel 2014 a poco meno di 36 milioni di euro. Il volontariato sempre più spesso si associa alla tu- tela e alla salvaguardia dei Beni comuni. Un recente dossier curato dai CSV di Marche, Messina e Lom- bardia sui Beni comuni con i contributi di esperti tra cui Gregorio Arena, il sociologo Carlo Donolo e altri, ha riproposto la necessità di spostare l’asse dell’at- tenzione non solo sul volontariato di risposta ai biso- gni delle comunità, ma soprattutto come “soggetto in grado di dare un prezioso contributo all’elaborazione dei percorsi e delle politiche finalizzate alla costru- zione di tali risposte”. In questo senso, dunque, “le organizzazioni di volontariato e la cittadinanza attiva sono ingrediente essenziale per guardare con fiducia e speranza al futuro dell’Italia”. Serenella Pascali Novembre 2013 - Anno VIII - n.68 di Luigi RUSSO Editoriale MA CHI CE LO FA FARE?

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Volontariato Salento - mensile delle associazioni di volontariato della provincia di Lecce

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Basta veleninel Salento

Costruire retiper ridurrela povertà

dossiercsvs

pag. 4-5pag. 2

Con il titolo della nuova trasmissione che il CSV Salento sta realizzando su Mon-

doradio ogni venerdì – “Ma chi ce lo fa fare?” (a impegnarsi per gli altri e per i beni comuni, a farsi carico dei problemi di tutti, a combat-tere gratis e a mani nude contro l’ingiustizia, la falsificazione, l’illegalità…) – vorrei aprire questa breve riflessione a cavallo del 5 dicem-bre, giornata internazionale dedicata al Volon-tariato, in questo tempo nel quale la cronaca quotidiana ci restituisce l’immagine di una Italia soffocata soprattutto dalla crisi morale, culturale oltreché economica e politica. Ma l’Italia non è solo il malaffare, e chi pensa questo lo fa per calcolo, per qualunquismo, per snob, o perché vuole indossare il vestito sempre comodo del condottiero alla ricerca dell’investitura. Ma un paese non si salva con le bombe, si salva invece con i vincoli solidali.Il volontariato non è iperattivismo senza senso; non è principalmente una pietosa rete di protezione nella quale cascano i derelitti (sempre più numerosi) espulsi dalla società e dall’economia della efficienza e del profitto, che smantella i servizi e il welfare ed esclude i non garantiti; non è tappabuchi che riempie gli spazi vuoti lasciati dagli irresponsabili; non è lo specialista delle cause perse che si scontra ma-sochisticamente con i poteri forti. Il volontaria-to è principalmente puntuale conoscenza della verità, è “azione concreta”, e mentre opera fa anche cultura della solidarietà e della respon-sabilità. Capire, agire e cambiare. Questi sono i verbi che definiscono il vero volontariato.Abbiamo imparato in questi anni a utilizzare adeguatamente gli strumenti democratici e della legalità che sono tipici della forma as-sociativa, grazie anche all’investimento in attività formativa delle risorse che le Fon-dazioni Bancarie hanno riversato sul mondo dei CSV. Oggi ci è richiesto di fare di più, di andare oltre a questa azione minimale di tipo strutturale e organizzativo. Dobbiamo diven-tare esattamente ciò che la Costituzione Ita-liana, nell’art. 118 comma 5, stabilisce dover essere il volontariato in stretta collaborazione con lo Stato e con la società civile (compresa l’impresa): difensore e promotore dei “Beni Comuni”, degli interessi generali, “secondo il principio della sussidiarietà”. La strada è questa, e il volontariato deve lavorare con una sempre maggiore e migliore consapevolezza, avere come mission – insieme ad altre persone e istituzioni – quella di trasformare l’Italia in un paese che ha come orizzonte di riferimento i “Beni comuni” anziché gli “egoismi privati”. Tutto il resto è nichilismo.

GIORNATA INTERNAZIONALE, I VOLONTARI PER I BENI COMUNI

le parole che contano

“La diffusione più ampia del volontariato forse esprime un bisogno vitale di ossigeno, una reazione magari

inconsapevole alla società consumistica, una ricerca di valori incarnati

nella realtà umana e nella storia”.Giovanni Nervo

“Raccontare come va il viaggio” - Ed. Redattore Sociale 2013

Il 5 dicembre di ogni anno viene celebrata la Gior-nata internazionale del Volontariato, indetta 27 anni

fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare il quotidiano impegno dei volontari di tutto il mondo. Sono tanti in Puglia e nel nostro Salento i volontari, quelle persone quotidianamente impegnate nel progettare e contribuire a costruire mondi miglio-ri. L’importanza di una Giornata internazionale non è tanto nel segno celebrativo fine a se stesso, quanto nella necessità di rammentare che questo nostro mondo sa-rebbe molto più povero senza il contributo dei cittadini attivi. E non solo più povero di contenuti e di umanità, di umana solidarietà, ma anche più povero di servizi, soprattutto nell’area sociosanitaria e sociale. Si stima che in Puglia il volontariato muova circa 670 milioni di euro all’anno corrispondenti a servizi erogati volonta-riamente e gratuitamente in favore dei cittadini e delle cittadine pugliesi. Una cifra che non può non balzare

all’evidenza se si pensa che i fondi ordinari ripartiti per i Comuni per servizi sociali in Puglia ammontano nel 2014 a poco meno di 36 milioni di euro.Il volontariato sempre più spesso si associa alla tu-tela e alla salvaguardia dei Beni comuni. Un recente dossier curato dai CSV di Marche, Messina e Lom-bardia sui Beni comuni con i contributi di esperti tra cui Gregorio Arena, il sociologo Carlo Donolo e altri, ha riproposto la necessità di spostare l’asse dell’at-tenzione non solo sul volontariato di risposta ai biso-gni delle comunità, ma soprattutto come “soggetto in grado di dare un prezioso contributo all’elaborazione dei percorsi e delle politiche finalizzate alla costru-zione di tali risposte”. In questo senso, dunque, “le organizzazioni di volontariato e la cittadinanza attiva sono ingrediente essenziale per guardare con fiducia e speranza al futuro dell’Italia”.

Serenella Pascali

Novembre 2013 - Anno VIII - n.68

di Luigi RUSSOEditorialeMA CHI CE LO FA FARE?

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2CSVS INFORMA

Quinta edizione per il contenitore radiofonico con le due trasmissioni settimanaliin onda sulle frequenze di Mondoradio TuttiFrutti

Al via un percorso di progettazione partecipata coordinato dal CSV Salento per costruire una rete di solidarietà

La richiesta arriva da Luigi Russo, presidente del CSV Salento. Necessaria anche la riforma della legge regionale del volontariato

PRESTO UNA LEGGE QUADRO SUL TERZO SETTORE CSVS CAMBIARECAPITI

VOLONTARADIO, PARTE LA NUOVA EDIZIONE

COSTRUIRE RETI PER ESSERE MENO POVERI

Ritorna completamente rinno-vato nello stile e nei contenu-

ti. Uno spazio importante, per far sì che l’informazione sociale e del mondo associazionistico sia pre-sente in maniera forte su tutto il territorio salentino e che le associa-zioni possano intervenire sui temi di attualità, riempiendo dei conte-nuti della solidarietà e dell’impe-gno civile le onde radiofoniche. Ogni giorno in coda al Giornale Radio delle ore 12.30 e delle 16.30 va in onda “Frequenze Attive”, un flash news curato dal CSV Salen-to sulle questioni quotidiane che riguardano le associazioni, il mon-

do del volontariato, le tematiche sociali, ambientali, culturali. Alle ore 17 di ogni venerdì va in onda “Ma chi ce lo fa fare”, trasmissione di approfondimento che riprende la viva voce dei cittadini, di quan-ti seppur aggravati dalle numerose e impegnative emergenze che ri-guardano il nostro vivere sociale, sono quotidianamente impegnati a costruire comunità migliori. Non mancheranno per le due trasmis-sioni novità e approfondimenti. «Un’informazione unica nel suo genere nel Salento - dice Luigi Russo, presidente del CSV Salento. Da diversi anni abbiamo cercato di

ritagliare uno spazio tutto dedica-to al mondo del volontariato per comunicare, per farsi conoscere, per mostrare il proprio punto di vista rispetto alle questioni scot-tanti che riguardano la disabilità, la donazione, i minori, l’ambiente, le povertà, la protezione civile, la sanità, insomma tutti gli ambiti in cui agiscono i 25 mila volontari del nostro territorio. Come abbia-mo già sperimentato nelle scorse edizioni - continua Russo – la col-laborazione con Mondoradio si è qualificata, rientrando anche nei contenitori quotidiani del giorna-le radio. Abbiamo anche innovato

l’informazione del venerdì con “Ma chi ce lo fa fare”. Spesso noi volontari ci sentiamo dire “ma chi ve lo fa fare?” cioè chi ve lo fa fare ad impegnarvi gratis, a met-terci tanto impegno, a perdere del vostro per gli altri. Ecco, abbiamo deciso di raccontarvi quello che, come volontari, ci guadagniamo impegnandoci a costruire comu-nità migliori». Le trasmissioni, oltre che ascoltabili in diretta sulle frequenze di Mondoradio e on line mondiale su www.mondoradio.net/webradio, sono scaricabili dal sito www.mondoradio.net.

S.P.

L’allarme povertà nel Salento è sempre alto. Per contrastare un fenomeno in continua crescita sul

territorio, il Centro Servizi Volontariato Salento ha avviato un percorso di progettazione partecipata con le realtà che, a vario titolo, si occupano del tema al fine di costruire una “Rete di solidarietà” e sostenere in maniera efficace chi si trova in una situazione di disagio. La rete nasce anche alla luce del piano delle Politiche sociali della Regione Puglia, rispetto al qua-le le associazioni sono invitate a confrontarsi. Scopo dell’iniziativa è di attivare percorsi condivisi, propo-ste, azioni di promozione, sensibilizzazione, denunce e tutte le iniziative utili da un lato a fare emergere problemi, dall’altro a trovare soluzioni. Diviene sem-pre più importante, infatti, la sinergia fra tutte le realtà che si occupano di contrasto alla povertà, per evitare azioni frammentate, disomogenee. La realizzazione di una solida rete potrebbe offrire la possibilità di una voce maggiormente autorevole e forte e per questo il CSV Salento invita le realtà del territorio attive sul tema a partecipare al percorso appena intrapreso. Al primo incontro che si è tenuto lo scorso 4 novembre presso la sede centrale del CSV Salento in via Gentile 1 a Lecce hanno partecipato il Banco delle Opere di

Carità, il Gruppo Volontariato Vincenziano, l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna – UEPE, l’associazione “Popoli e Culture”, l’Emporio Solidale e le associa-zioni “LeA-Liberamente” e “Apertamente”. Due le parole chiave emerse durante questo primo in-contro, che racchiudono la complessità della situazione: prevenzione e raccolta fondi/marketing. È necessario, infatti, uscire dalla logica dell’emergenza pensando a percorsi utili a prevenire le situazioni di povertà, non solo economica ma anche sociale e riflettere su diver-si fronti: i giovani, le famiglie, le persone in situazione precaria. A loro, devono essere rivolti percorsi formativi e di accompagnamento. Dal 31 dicembre 2013, inoltre, la Comunità Europea cesserà l’elargizione gli aiuti ali-mentari. Diventa di primaria importanza, quindi, attiva-re meccanismi di raccolta fondi e pensare ad azioni di avvicinamento delle aziende private alle cause solidari-stiche. L’idea di costituire una rete è il frutto di un per-corso attivato nel 2012 dal Centro Servizi Volontariato Salento che si è concluso con il laboratorio partecipato Open Space Tecnology, aperto ad altre realtà, dal titolo “Come costruire reti per essere meno poveri?”, pensato per fare emergere le tematiche emergenti/urgenti sulle quali occorreva (e occorre) lavorare per contrastare il

dilagare delle povertà. A partecipare al laboratorio, l’Uf-ficio di Esecuzione Penale Esterna, la Casa Famiglia San Francesco di Gemini, l’associazione S.A.L.V.A., il Centro di Solidarietà Madonna della Coltura di Pa-rabita, la Comunità Emmanuel, l’associazione “Popo-li e Culture”, la Casa Emmaus-Caritas Diocesana e il Centro Sociale Don Mario Melendugno. Durante que-sta prima esperienza, le realtà coinvolte sollecitarono la necessità di lavorare, in particolare, sul coordinamento dei servizi esistenti, anche attraverso la costruzione di una rete salentina per la lotta alla povertà, coordinata dal CSV Salento quale connettore e attivatore della rete, at-traverso un’azione di segreteria particolarmente attenta a tutti coloro che intendono occuparsi di questo ambito di intervento. Si definirono, quindi, le tappe prioritarie necessarie per avviare e portare avanti il tema prescelto individuando una segreteria utile a collegare i sogget-ti della rete, avviando una comunicazione finalizzata all’ampliamento della rete e progettando azioni educati-ve/formative rivolte in particolare alle scuole. La “Rete di solidarietà” è il frutto di questo percorso. Per infor-mazioni e adesioni è possibile inviare una mail a [email protected] oppure a [email protected].

Maria Grazia Taliani

«Allo Stato italiano chiediamo una Legge quadro sul Terzo Settore. Oggi ci sono solo leggi diverse regione

per regione, un approccio frammentato al governo del Ter-zo Settore che è notevolmente mutato in questi ultimi anni. Bisogna dare spazio più forza al nuovo Terzo Settore, e anche al nuovo volontariato che sfocia sempre in iniziative di imprenditoria sociale. Questo settore ormai produce il 6% del Pil italiano e questo PIL è in crescite mentre cala negli altri settori economici». È questo l’appello lanciato da Luigi Russo, presidente del Centro Servizi Volontariato Salento in occasione del VII Forum provinciale del volon-tariato dal titolo “Protagonisti dei Beni Comuni” che si è tenuto a Racale lo scorso 19 ottobre. Un mondo, quello del volontariato, i cui numeri sono in continua crescita: in Pu-glia se ne contano 2100, solo nella provincia di Lecce sono oltre 700 per un volume di servizi offerti stimato in 670mi-

lioni di euro l’anno. Ed è proprio nella cittadina salenti-na che ha accolto le oltre 50 associazioni di volontariato del Forum, nascerà la Casa della sussidiarietà dedicata ai più piccoli. Un’iniziativa nata dalla sinergia tra CSVnet Puglia, il Forum del Terzo Settore Puglia, la Fondazione con il Sud e la Regione Puglia. Secondo Russo è anche tempo di rimettere mano a una “riforma dolce” della legge regionale pugliese sul volontariato, perché quella attuale è “datata” e non risponde adeguatamente alle nuove esi-genze: «In queste settimane - dice Russo - Forum Terzo Settore Puglia, Osservatorio Regionale del Volontariato e il sistema dei CSV sta lavorando per una bozza di modifica da proporre al Consiglio Regionale. Invitiamo tutti gli inte-ressati a inviare proposte di modifica al seguente indirizzo: [email protected]».

Alice Mi

Cambia il numero di fax del Cen-tro Servizi Volontariato Salento.

Per inviare un fax il nuovo numero è 0832/392640. La sede territoriale di Tiggiano del CSV Salento ha un nuovo numero telefonico: 392/9818705.Infine, il nuovo numero della sede di via Sicilia a Lecce, infine, 392/9084187

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3ASSOCIAZIONI

CRISI: RIDOTTE LE RISORSE AL VOLONTARIATO

ELIMINATE LE AGEVOLAZIONI PER L’ACQUISTO DI IMMOBILI DONARE CONVIENE DI PIÙ

Il decreto andrà in vigore dal 2014 sull’imposta di registro riser-vate a Onlus, organizzazioni di volontariato e cooperative sociali

Arriva al 26% la quota detraibile Irpef per le donazioni liberali alle onlus

Ma le Fondazioni bancarie garantiscono il sostegno economico al volontariato fino al 2016

Nonostante il già annunciato ridimensionamen-to del 20%, che si aggiunge alla decurtazione

del 50% definito con l’accordo quadro del 2010, le Fondazioni di origine bancaria garantiranno al mondo del volontariato un sostegno economico si-gnificativo fino al 2016. A distanza di 3 anni, infatti, si è rinnovata l’intesa tra Acri – l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio SpA; Forum Nazionale del Terzo Settore; Consulta Naziona-le del Volontariato presso il Forum Nazionale del Terzo Settore; ConVol - Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volonta-riato; Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione (Co.Ge.) e CSVnet - Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato. Ecco le prin-cipali novità introdotte: - 35 milioni di euro per le attività dei Centri di Ser-vizio per il Volontariato e per il funzionamento dei Co.Ge. oltre ad un’ulteriore quota, pari a 2milioni

di euro, da parte della Fondazione CON il Sud per finanziare l’ordinaria attività dei CSV operanti nelle regioni meridionali (onere che potrà ridursi nel caso in cui l’accantonamento del quindicesimo da parte delle Fondazioni di origine bancaria si riveli supe-riore a 39milioni);- ai fini di stabilizzare i flussi di entrata a favore del sistema dei CSV negli anni successivi è previ-sto l’accantonamento a riserva del “quindicesimo” ex art. 15 legge 266/91, riveniente dai bilanci dalle Fondazioni di origine bancaria 2014 e 2015 se ecce-dente 41milioni di euro;- 12 milioni di euro per la progettazione sociale delle OdV, erogati direttamente dalle Fondazioni di origi-ne bancaria per la realizzazione di interventi indivi-duati con modalità condivise tra i soggetti firmatari;- 20 milioni di euro saranno assegnati alla Fonda-zione CON il Sud, con l’impegno di riservare un importo annuale pari ad almeno 4,4milioni di euro

per il sostegno delle OdV nelle regioni meridionali la conferma del sostegno alle reti di volontariato fir-matarie con destinazione di un importo ridotto a 500 mila euro (rispetto a 600mila euro previsti dall’ac-cordo del 2010) per il triennio 2014, 2015, 2016.Le parti hanno convenuto, inoltre, sull’importanza di garantire un modello unificato per la rendiconta-zione dei fondi stabiliti per i CSV e per i Co.Ge. al fine di dare trasparenza e comparabilità alle attività che saranno sviluppate a beneficio del volontariato su tutto il territorio nazionale. I firmatari hanno in-fine riscontrato la necessità di un confronto costante per promuovere e sostenere gli interventi derivanti dall’accordo e condividere alcuni obiettivi strategici già individuati; per questo prevedono di convocare degli incontri trimestrali, al fine di assumere con-sensualmente delle linee di indirizzo valide per tutte le regioni.

Alice Mi

A partire dal 2014, saranno cancellate le agevolazioni sull’imposta di registro riser-vate all’acquisto di immobili da parte di Onlus, organizzazioni di volontariato e

cooperative sociali. Gli acquisti di immobili effettuati da Onlus e Odv sconteranno l’im-posta di registro nella misura ordinaria pari al 9%, aliquota ordinaria che andrà applicata sull’importo della compravendita, senza poter usufruire della tassazione sul “prezzo-valore”, ossia rendita catastale rivalutata, riservata alle persone fisiche. Un pesante ag-gravio fiscale riconducibile alle conseguenze del decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011 (articolo 10) che andrà a pesare sul mondo del non profit se non si interverrà a fine anno con qualche modifica legislativa. Fino al prossimo 31 dicembre tali atti sconteran-no l’imposta di registro in misura fissa pari a 168 euro, a condizione che la Onlus dichiari nell’atto di acquisto di voler utilizzare direttamente entro due anni tali beni per la propria attività. L’aggravio colpisce solo gli acquisti a titolo oneroso, lasciando immutata l’esen-zione in caso di donazione di immobili ad Onlus (decreto legge 346/90, articolo 55). Sempre a partire dal 2014 aumenterà l’imposta di registro a misura fissa, dagli attuali 168 euro a 200 euro (decreto legge 104/13, articolo 26).

La percentuale di detraibilità Irpef per le erogazioni liberali

passerà dal 24% del 2013 al 26% del 2014. Fino al 2012, la detrazio-ne era del 19% e la legge n° 96 del 6 luglio 2012 ha provveduto ad alli-neare tali erogazioni con quelle ef-fettuate ai partiti politici, preveden-do che la percentuale di detraibilità arrivasse al 24% per il 2013, per poi stabilizzarsi al 26% a partire dal 2014. Rimane condizione necessa-ria per usufruire delle detraibilità, per entrambe le donazioni, la trac-ciabilità dei versamenti, che devono

essere effettuati con bollettini po-stali, bonifici postali o bancari ov-vero con carte di credito o di debito. Non tutte le differenze sono state comunque eliminate: per le onlus la cifra massima di donazione che può godere della detrazione è pari a 2.065 euro; per i partiti politici l’importo massimo è pari a 10mila euro. La detrazione Irpef rimane al 19% per le altre tipologie di enti, quali le associazioni di promozio-ne sociale, le società e associazioni sportive, quest’ultime con un minor tetto massimo, pari a 1.500 euro.

IL VOLONTARIATO NELL’ESECUZIONE PENALE ESTERNAUn percorso di sussidiarietà al

servizio della comunità quello che si è concluso lo scorso 14 no-vembre con il corso di formazione congiunta “Il volontariato nell’ese-cuzione penale esterna” realizzato dal CSV Salento in collaborazione con la Comunità Emmanuel, l’asso-ciazione “Popoli e Culture” e “La Piramide”. Rivolto alle OdV e alle assistenti sociali dell’Uepe (Ufficio di esecuzione penale esterna) e dei servizi territoriali, il corso nasce con due obiettivi ben precisi. Da una parte stimolare la crescita e la colla-borazione fra le differenti figure pro-fessionali, favorendo il dialogo e il reciproco riconoscimento delle com-petenze, approfondendo temi legati alla giustizia riparativa e al ruolo del volontariato nella società e in questo settore. Dall’altro, la firma del “Pro-tocollo operativo della partecipazio-ne dei volontari nelle attività degli

uffici dell’ese-cuzione penale esterna della Puglia”, fra Odv e il Ministero della Giustizia, D i p a r t i m e n -to dell’am-min i s t r az ione p e n i t e n z i a r i a Provveditorato regionale per la Puglia Ufficio di esecuzione pe-nale esterna. Ad oggi, c’è la fir-ma dalla Comu-nità Emmanuel, l ’associazione “Popoli e Culture” e “La Piramide”. È stato realizzato in questa occasio-ne, inoltre, un vademecum utile ai volontari che andranno ad operare nell’ambito della giustizia riparati-

va. Agli incontri hanno parteci-pato 39 persone fra volontari e assistenti so-ciali. Per il vo-lontariato erano presenti le as-sociazioni “Po-poli e Culture”, Confraternita di Misericordia di Aradeo, “Pace e bene onlus”, “Il bruco”, Consor-zio Emmanuel, Comunità Em-manuel, AEE-OS, CNIS, “Ter-

ra a sud del tempo”, “La Piramide”, Fondazione Emmanuel. Il corso si colloca all’interno di un per-corso più ampio che vede la partecipa-zione del Coordinamento Regionale

dei Centri di Servizio per il Volonta-riato della Regione Puglia. È dell’ot-tobre 2012, infatti, la firma dell’”Ac-cordo operativo per il volontariato nell’esecuzione penale esterna” tra il Provveditorato dell’Amministra-zione penitenziaria della Puglia-Uf-ficio di esecuzione penale esterna, la Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia e il CSVnet Puglia con l’obiettivo di facilitare, promuovere e accompagnare l’inserimento di volon-tari pugliesi nell’esecuzione penale esterna, per contribuire al percorso di reinserimento di persone sottoposte a questo regime ai sensi della legge n. 345/1975. Il CSV Salento da tre anni collabora con l’Uepe della provincia di Lecce per favorire l’incontro fra il volontariato e la giustizia riparativa, supportando le assistenti sociali nella ricerca di associazioni idonee e dispo-nibili alla collaborazione.

Maria Grazia Taliani

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4DOSSIER

“Tra 20 anni moriranno tutti di cancro”. Con queste agghiaccianti parole Carmine Schiavo-

ne, boss pentito del clan dei casalesi profetizzava ciò che oggi stanno vivendo le popolazioni vicino la terra dei fuochi. Quelle rivelazioni sono giun-te sino a noi, scatenando l’inferno in un Salento duramente provato da anni di veleni, scoperchiati quà e là dalle forze dell’ordine e da “quei cani da guardia” delle associazioni ambientaliste, veleni mai eliminati una volta per tutte. Si perché Schia-vone, nei verbali finalmente desecretati per ordine del presidente della camera Boldrini, parla anche di un traffico di rifiuti illeciti pericolosi e velenosi che dal Nord, dalle fabbriche del Nord, ma anche da ogni parte d’Europa giungeva qui nel cuore del-le nostre campagne. Rivelazioni che tuttavia la procura leccese non ritiene attendibili per cui, dopo il summit dello scorso 9 Novembre tra le procure pugliesi di Lec-ce, Brindisi e Taranto convocato dal procuratore generale della corte d’appello Giuseppe Vignola, si è deciso di non indagare ulteriormente. Tutta-via l’allarme non proveniva soltanto da Schiavone. Il pentito Silvano Galati aveva parlato del Salento come meta di rifiuti speciali, fornendo anche, a dif-ferenza di Schiavone, le coordinate dove poter tro-vare i veleni sotterrati nella zona, avrebbe detto, tra Supersano e Cutrofiano, vicino la contrada “Mas-seria Macrì”. Zone diventate discariche di fusti e materiali di scarico di calzaturifici del casaranese. E in effetti nel 2005 in quell’area disseminata da cave ipogee abbandonate (ce ne sono censite 163) grazie a speciali sonde calate giù dai boccapozzi furono rinvenute montagne di rifiuti, da elettrodo-mestici a materiale plastico, a eternit. Le analisi furono effettuate e i dati sono agghiaccanti.

Pratica certamente non nuova anche nel basso Sa-lento, quella del sotterramento di rifiuti. Testimoni raccontano di questa abominevole pratica a Patù e ad Alessano dove addirittura pare esistesse un si-stema organizzatissimo di iterramento rifiuti.Pe non parlare di Racale dove lo smottamento di un muro perimetrale di una piazza ha portato alla luce tonnellate di scarti di calzifici della zona venuti fuori solo accidentalmente. Dalla piazza di Racale a quella di Soleto, dove il cimitero di guaine industria-li proveniva da una ditta che otteneva appalti dalla pubblica amministrazione. Comunque dopo le rivelazioni di Galati la magistra-tura aveva indagato. Lo stesso Cataldo Motta portò nel 2008 alla commissione parlamentare d’inchie-sta le rilevazioni dei carabinieri del Noe di Roma che, nel 2006 grazie al sopralluogo aereo con uno scanner iperspettrale, scansionarono le campagne di Supersano fino a sette metri di profondità riscon-trando anomalie nella stratificazione del terreno. Ma da allora non sono stati svolti ulteriori accertamenti. Ora però i cittadini vogliono sapere. Dal mondo associativo, è partito un nuovo comitato “Liberi Dai Veleni”. Si muovono anche le amministrazioni. Il sindaco di Casarano ha già annunciato che farà una map-patura delle aree di territorio comunale ed inter-comunale interessate negli ultimi anni da rilevanti movimenti di terra perché potrebbero essere zone potenzialmente interessate dalle attività criminose. Il sindaco di Cutrofiano ha chiesto di indagare sulla possibilità che le cave ipogee presenti sul territorio del suo Comune siano state utilizzate come disca-rica abusiva di rifiuti tossici, visto che lì le conta-minazioni non sono presunte ma certe. Intanto, come una peste bubbonica, continuano a

diffondersi tumori della trachea, del polmone e dei bronchi, soprattutto nell’area di Galatina. Gli ulti-mi dati epidemiologici risalgono al 2005 ma da al-lora le cose non sono cambiate. Lo sottolinea anche l’istituto superiore della sanità, che ha dedicato una giornata di studio a Roma proprio al caso leccese. Il consumo di tabacco, da solo non giustifica un dato simile, a meno che non si voglia assumere per assurdo che in questa provincia, anzi in quel paese in particolare, si fuma di più che in tutta Italia e questo assunto non è del tutto dimostrabile. È or-mai indubbia, invece, la correlazione tra inquina-mento ambientale e tumori. Nella zona più colpita dai tumori, quella del co-siddetto quadrilatero maledetto (Soleto, Galatina, Corigliano, Cutrofiano) è bene ricordarlo, esiste una concentrazione di zincherie, bitumifici, opifi-ci industriali molto spesso “beccati” a scaricare in falda reflui industriali. L’ultimo fascicolo aperto in ordine di tempo è quello sulle zincherie adriatiche di Diso, dove i terreni limitrofi risultano contami-nati. Metalli pesanti sono stati trovati anche nella falda acquifera di Casarano e Ugento, durante un monitoraggio che avvenne nel 2008 2009 e 2010 fi-nanziato dalla comunità europea in compartecipa-zione con la Provincia di Lecce, sostanze altamente tossiche usate in varie lavorazioni industriali, come ad esempio il trattamento del petrolio che possono provocare il cancro e sono sospettati di provoca-re alterazioni genetiche. L’Arpa Puglia non molto tempo fa bocciò uno dei tanti progetti per impian-ti a biomasse che insistevano nel nostro territorio affermando che i dati sulla mortalità per cancro non permettono ulteriori pressioni ambientali. E di pressioni ambientali, purtroppo, il nostro territorio continua a soffrire.

AVVELENATIA cura di Luigi Russo

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Per la Provincia di Lecce non esiste un’indagine specifica sull’impat-

to sanitario del ciclo dei rifiuti, nono-stante esista un “paradosso Lecce”: si muore di più a Lecce che nella Brindisi di Cerano e nella Taranto dell’Ilva. Se-condo uno studio dell’istituto di scien-ze dell’atmosfera e del clima del Cnr ciò è dovuto ai venti (soprattutto il gre-cale e il maestrale) che da lì trasportano questo “cocktail esplosivo” di polveri sottili. All’inquinamento delle vicine città capoluogo della Terra d’Otranto, si aggiungono le piccole ciminiere che hanno avvelenato il Salento e in alcu-ni casi continuano a farlo. Da quasi 20 anni ci sono dati incontrovertibili che documentano l’aumentata incidenza di malattie tumorali nella provincia di Lecce. Un tasso di mortalità per cancro in particolare alla tra-chea e ai polmoni che aumenta vertiginosamente di anno in anno. Secondo i dati elaborati dall’ISTAT dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia dal 1998 al 2004 Lecce supera per mortalità per tutti i tipi di tumore sia Taranto che Brindisi. Si tratta del tasso grezzo di mortalità per 10mila resi-denti che risulta in quegli anni in continuo aumento. Nel 2004, ad esempio a Lecce (con 2074 decessi) era del 25,9%, a fronte di un 21,9% di Taranto (con 1272 decessi) e 23,2% di Brindisi (con 928 deces-si). Una variazione di ben 3,1 punti percentuali con 240 decessi in più. Il dato della provincia di Lec-ce comprende 1.210 uomini (59%) e 827 donne ( 41%). L’età media al decesso è risultata pari a 72 anni, senza significative differenze tra i due sessi. Dai dati estratti dall’Atlante delle Cause di Morte dei Comuni della Regione Puglia, elaborato dall’Os-

servatorio Epidemiologico delle ASL pugliesi tra il 2003 e il 2005 sono 11. 998 le persone che si sono ammalate di cancro. Una media di 4mila nuovi ma-lati ogni anno: sono stati diagnosticati 3.957 nuovi casi di tumore (esclusi i 688 casi di carcinoma della cute) dei quali 2.261 (pari al 56% del totale), tra gli uomini e 1.741 (44%) tra le donne. I tassi grezzi di incidenza sono stati di 577 casi ogni 100mila abitan-ti fra gli uomini e 413 casi fra le donne. L’età media di insorgenza è di 66 anni, lievemente superiore ne-gli uomini (67 anni) rispetto alle donne (64). Oltre il 73% dei casi aveva più di 60 anni al momento della diagnosi, mentre molto basso è stato il numero tota-le di casi diagnosticati in età pediatrica (0,6% nella fascia di età 0-14 anni). I distretti maggiormente colpiti sono quelli di Galatina, Casarano, Poggiar-do, Maglie e Gagliano del Capo. Da un aggiorna-mento del Registro tumori 2010, relativo al biennio 2003-2004 emerge l’abnorme incidenza dei tumori al polmone tra gli uomini, in modo particolare nella

città di Lecce: pensate che il 20% degli uomini leccesi che si ammalano di can-cro lo contraggono proprio al polmone, il 3% in più dei tarantini e il 5% in più rispetto alla media italiana, percentuale che arriva ad un +8% nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni, neoplasia questa che compare, a differenza che altrove, tra le prime cinque cause di tumore fino a 49 anni. Questi dati rendono amaramente Lecce un caso nazionale. Scendendo nel dettaglio, per gli uomini i tumori più frequenti sono al polmone (il 19% rispetto a tutti gli altri), alla prostata (14,9%), alla vescica ( 14,3%), al colon retto (11,6%) e i tumori ematologici ( 7,3%). Per le donne, invece, sono più diffusi i tumori alla mammella (29,3%),

al colon retto (13,1%), all’utero (8,1%) e quelli tu-mori ematologici (8,6%). Un dato particolarmente allarmante riguarda il rischio di ammalarsi di cancro: si può stimare infatti che per i residenti in provincia di Lecce, il rischio di ammalarsi di cancro nel corso della vita sia pari al 31,4% tra gli uomini (indicativa-mente 1 caso ogni 3 uomini) e al 21,6% tra le donne (1 caso ogni 5 donne). Da un’analisi comparativa con i dati dei Registri Tumori Italiani, infine, disponibi-li per il periodo 2000-2003, si riscontra che i tassi di incidenza della provincia di Lecce per il biennio 2003-2004 sono lievemente superiori a quelli rilevati in altre aree del Meridione e inferiori ai tassi di inci-denza registrati nelle regioni del centro-Nord Italia. Dunque il tasso di mortalità per tumore nel Salento è inferiore a quello delle regioni del Centro Nord ma il dato allarmante e che invece di diminuire, come sta accadendo nel resto d’Italia aumenta registrando dun-que una pericolosa controtendenza.

Il sud del Belpaese è mobilitato per gridare uno stop fermo e deciso ai biocidi. Da Napoli a Lecce, asso-

ciazioni e semplici cittadini invocano chiarezza, giu-stizia, bonifica dei siti inquinati da rifiuti tossici, causa ormai accertata dell’incremento costante di tumori. E’ di pochi giorni fa la mobilitazione a Napoli di 70mila cittadini, sono scesi in piazza incuranti della pioggia, hanno sfilato da piazza Mancini fino a piazza del Plebiscito, per dire no al ‘biocido’, chiedere subi-to le bonifiche, spegnere i roghi tossici, ‘’ricordare i morti ed assicurare un futuro ai bambini’’. Un corteo variegato - un vero e proprio ‘fiumeinpiena’, questo il nome della manifestazione - composto da mamme e bambini, da uomini delle istituzioni, dello spettacolo, da rappresentanti dei vari comitati della Terra dei fuo-chi da padre Maurizio Patriciello (il sacerdote antiro-ghi di Caivano). I manifestanti hanno detto ‘’vogliamo vivere’’ e chiesto subito la bonifiche delle aree inqui-nate ritenendo però che lo strumento della legislazione speciale non sia quello più adeguato. La priorità, han-no detto, ‘’deve essere quella della mappatura’’.Così sta accadendo anche nel nostro Salento dove sin-goli amministratori, cittadini ma soprattutto tante as-sociazioni di volontariato sono unanimi: “Vogliamo chiarezza subito! E proprio con questa volontà si è costituito lo scorso 18 novembre a Casarano il comitato provinciale Basta

Veleni nel Salento. In un incontro affollatissimo hanno dato avvio a una a una nuova fase politica e giudizia-ria in cui le istituzioni locali, regionali, nazionali, la magistratura, la ASL prendano sul serio la domanda di salute. Il Salento è balzato negli ultimi anni in te-sta alle classifiche nazionali per mortalità per cancro, per effetto del gravissimo inquinamento del suolo, dell’aria, della falda provocato dall’ecomafia dei rifiu-ti tossici. Ad aderire al Comitato la LILT sezione prov.le di Lecce, Forum Terzo Settore Lecce, CSV Salento, Legambiente di Casarano, Comitato civico “Io conto” di Ugento, Cittadinanzattiva-tribunale per i diritti del malato, Libera contro le Mafie presidio di Casarano, Associazione SOS costa Salento di Alessano, Asso-ciazione Gaia di Corsano, comitato per l’ambiene e la salute di Taurisano, CSTSA Comitato Supersanese di Tutela della Salute e dell’Ambiente, Forum Amici del Territorio di Cutrufiano, Forum Ambiente e Salute, Associazione Punto e a Capo di Vernole, Associazione Idee insieme di Casarano. Tutte insieme hanno dato alle istituzioni 2 mesi di tempo per l’avvio di una azio-ne precisa di informazione e di risanamento. Il comita-to ha altresì provveduto a chiedere un incontro urgente con il Presidente della Provincia e con il Prefetto per illustrare le preoccupazioni dei cittadini e per chiedere chiarezza affichè venga salvaguardato il diritto di tutti alla salute.

Prende il via ai primi di dicem-bre la prima sperimentazione

dei Laboratori di democrazia par-tecipata pensati dal Csv Salento per mettere assieme informazioni, competenze e interessi di cittadi-ni, associazioni e decisori politici. “Pensiamo -spiega Luigi Russo, presidente del CSV Salento - che sia centrale nella programmazione delle politiche così come in inter-venti che coinvolgono le sorti e il futuro di cittadini e di cittadine, se-dere tutti attorno ad un tavolo, dar-si un metodo di lavoro condiviso, fare scelte partecipate che i deciso-ri politici sono tenuti poi ad attua-re sui territori”. Il primo di questi appuntamenti si terrà nella prima metà di dicembre.

IL PARADOSSO LECCE

BASTA VELENI NEL SALENTO RIFIUTI, IL CSV SALENTO INVESTE NEI LABORATORI DI DEMOCRAZIA

PARTECIPATA

5DOSSIER

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Corretta informazione, arte e tante storie di vita: sono questi gli strumenti scelti da Agedo Lecce,

Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT per celebrare nel capoluogo salentino la Gior-nata Internazionale contro la Transfobia, iniziativa nata nel 2007 per commemorare le vittime dell’odio transfobico. La terza edizione del TDoR (Transgender Day of Remembrance) è stata celebrata mercoledì 20 novembre con un incontro a Lecce in partenariato con LeA Liberamente e Apertamente e Tif – Trans Italia Famiglie e in collaborazione con il Centro Servizi Vo-lontariato Salento, l’Accademia di Belle Arti e il Co-mune di Lecce. All’iniziativa leccese ha aderito anche Lea T. Cerezo, ballerina trans del programma televi-sivo “Ballando con le stelle”. che ha inviato un video messaggio rivolto al pubblico del Tdor di Lecce. Ed è proprio in questa che le associazioni Agedo Lecce, LeA, Tif e Arcigay Salento – Terra di Oz hanno avan-zato una proposta a sostegno dell’operato dell’ONIG, il Day Hospital per i Disturbi dell’Identità di Genere del Policlinico di Bari. La richiesta è quella di creare una rete locale per l’accoglienza della domanda dai territori, grazie al supporto delle associazioni per so-stenere quanti decidano di intraprendere un percorso di transizione. Il TDoR vuole essere un’occasione per destrutturare pregiudizi e stereotipi attraverso la co-noscenza diretta della transessualità. Nodo tematico sono state le relazioni affettive e familiari e le dina-miche che le sottendono, partendo dai racconti dei diretti interessati tra cui i volontari della giovanissima associazione leccese TIF, TransItaliaFamiglie. Novità assoluta di quest’anno, l’estemporanea di pittura sul tema “La metamorfosi” in collaborazione con l’Ac-cademia di Belle Arti di Lecce. L’arte diventa, così, un canale di comunicazione e di sensibilizzazione per avvicinare pubblico e artisti. Il TDoR è una delle poche occasioni sul territorio per ascoltare e appro-fondire dal vivo temi che vengono percepiti ancora

come un tabù molto forte. Le nuove generazioni, però, sono sempre più consapevoli e desiderose di vivere alla luce del sole e con serenità la loro identità di genere anche nell’ambito famigliare, scolastico e lavorativo, ma incontrano ancora tantissime difficoltà nel percorso di transizione. La visibilità delle persone trans è tuttora un grande ostacolo da superare, per il timore dello stigma sociale. Un timore, purtroppo, re-ale alla luce degli ultimi dati diffusi dal “Transgender Europe’s trans murder monitoring project”. Nel mon-do, ogni mese vengono uccise circa 20 transessuali. Nell’ultimo anno ne sono state assassinate 238, undici di queste erano minorenni. Dal 2008, anno del primo report, a oggi sono stati 1.374 gli omicidi censiti in più di 60 nazioni. In Europa, al primo posto c’è la Turchia (34), seguita dall’Italia, con 26 omicidi.

Lara Esposito

6ASSOCIAZIONI

Per la terza edizione della Giornata internazionale le associazioni hanno avanzato una proposta a sostegno del Day Hospital per i Disturbi dell’Identità di Genere di Bari

Una nuova OdV che si occupa di dare visibilità a un tema

per troppo tempo rimasto tabù

Al Centro Antiviolenza della Provincia di Lecce le richieste di contatto sono oltre 220, in continuo aumentoLe donne disoccupate nella provincia di Lecce

continuano ad aumentare. Strette nella morsa della crisi, nel 2012 sono arrivate a 24mila le don-ne in cerca di lavoro con un tasso di disoccupazione femminile che supera il 20%, il più alto della Puglia. Un dato importante che spesso si intreccia con feno-meni di violenza di genere. «C’è molto silenzio in-torno a queste storie – commenta Maria Lucia Cillo, presidente di UNI.C.E.L. Lecce, Unione casalinghe e lavoratrici europee – e per supportare l’autonomia e la formazione di reti sociali adeguate, da 25 anni organizziamo percorsi formativi attraverso laboratori di artigianato locale. Da questa esperienza sono nate anche cooperative, passando dalla formazione a una prospettiva lavorativa vera e propria. Si tratta soprattutto di mamme di famiglia che hanno abbandonato il lavoro per curare la famiglia. Il lavoro è uno strumento utilissimo per diventare autonome, per riconoscere il proprio ruolo e liberarsi dai ricatti». Secondo il CAV - CAIA Centro Antiviolenza della Provincia di Lecce, la questione economica è una variabile impor-tante soprattutto nelle donne in età un po’ più avanzata in quanto il lavoro funge da strumento che aiuta le donne a sganciarsi dalla morsa dei ricatti psicologici. È molto importante, inoltre, la rete sociale: l’isolamento è terreno fertile perché le situazioni di violenza si incancreniscano. Il Centro, operativo dalla primavera del 2012, ha in carico 30 casi in trattamento settimanale e riceve oltre 220 contatti telefonici, un numero in

continuo aumento. Ed è in occasione dalla Giornata in-ternazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra il 25 novembre, l’UNI.C.E.L. Lec-ce ha organizzato “Auto-stimiamoci 2013: seminario di formazione – dall’osservazione di sé alla consapevolez-za di essere bellissime”, un doppio cicli di seminari per parlare della centralità della donna nella civiltà contem-poranea tra difficoltà, discriminazioni, opportunità. Pa-role chiave dei due appuntamenti sono state: osservarsi, conoscersi, reagire. L’evento è realizzato grazie alla col-laborazione dello stesso Centro Servizi Volontariato Sa-lento e con il patrocinio della Provincia e del Comune di Lecce. «All’interno delle mura domestiche – continua

Cillo – accadono ancora molte cose terribili ma spesso le donne non hanno la forza di denunciarle. Molte di loro trovano nell’associazionismo una famiglia, ancor più che nelle istituzioni». Non a caso, il progetto Osservatorio donna curato dalla stessa UNI.C.E.L. offre un servizio di ascolto e di assistenza per l’ingresso nel mondo del lavoro e le problematiche riguardanti la donna, grazie all’aiuto di professionisti. «È ora che le istituzioni – incalza la presidente di UNI.C.E.L. Lecce – si rendano conto del silenzioso lavoro che i volontari fanno ogni giorno. Con l’Osservatorio abbiamo girato la città e spesso le istituzioni non conoscono il frutto di questo lavoro. Le istituzioni devono lavorare in stretta collaborazione con le associazioni».

L.E.

In Puglia c’è una OdV che si

occupa di transes-sualità. Si chiama Tif - Trans Italia Famiglie, con sede a Lecce, e nasce per dare supporto a tutti coloro che hanno iniziato o vogliono iniziare un percorso di transizione e alle loro famiglie. Al centro della sua mission, la corretta informazione, il sostegno e la lotta per i diritti fonda-mentali. «Non vogliamo sostituirci ai medici - spiega Francesco De Trane, presidente di Tif - ma puntiamo a diventare un sostegno importante ai tanti ragazzi transessuali della provincia di Lecce che si nascon-dono per paura del giudizio degli altri o di perdere il lavoro». L’associazione, inoltre, vuole sostenere i compagni e le compagne delle persone che deci-dono di intraprendere un percorso di transizione, spesso spaesati e impauriti da questa scelta. Tante le iniziative in programma, tra cui la realizzazione di un cortometraggio sulla transizione da far girare nei più importanti festival di cinema. «Bisogna lavorare - continua De Trane - affinché la transizione venga considerata una pratica normale e lottare per avere gli stessi diritti di tutti, come quello di potersi sposare e mettere su famiglia. Chiediamo anche la gratuità degli ormoni e una burocrazia più attenta nella ge-stione dei documenti».

INSIEME CONTRO LA TRANSFOBIA

NASCE TIF - TRANS ITALIA FAMIGLIE

VIOLENZA ALLE DONNE, UN FENOMENO IN AUMENTO

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Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di LecceNovembre 2013 - Anno VIII - n.68

Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006

Direttore Responsabile: Luigi RussoRedazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Lara Esposito,

Maria Grazia Taliani, Pina Melcarne.Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis

Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - Lecce

Tel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

www.csvsalento.it [email protected] Stampa: BLEVE PUBBLICITÀ - Tel e Fax 0833.532372

7DIRITTI

CARCERE, COSTRUIRE RETI VERE DI RELAZIONE E ASCOLTO

COPERTINO: STORIA E CULTURA

È NATALE … PER TUTTI

MILK HOUR

A MORCIANO L’UFFICIO POSTALE ANCORA INACCESSIBILEDiventa nazionale la questione dell’inaccessibilità per le persone disabili degli uffici postali di Morciano di Leu-ca (Le). Ad interessarsi all’incredibile questione, infatti, l’Unione nazionale antidiscriminazioni razziali del mi-nistero del Lavoro e la FISH – Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap nazionale. Ad oggi, nulla è cambiato per le persone disabili di Morciano, ancora costrette a chiedere “aiuto” per sbrigare le proprie com-missioni postali. Nonostante le numerose segnalazioni, tra cui quella dell’associazione “Insieme per i disabili” di Alessano, Poste Italiane nell’ottobre scorso ribadì che, se-condo cui i vincoli strutturali e urbanistici di questa sede, non è possibile la realizzazione di interventi edili sulle strutture. La singolare proposta di Poste Italiane è stata quella di attivare un servizio a chiamata «che consenta di segnalare la propria presenza all’esterno e di essere as-sistiti dal personale per lo svolgimento delle operazioni richieste». Il 31 ottobre scorso, inoltre, la questione è arri-vata anche in Parlamento grazie all’interrogazione di Te-resa Bellanova rivolta al ministero dello Sviluppo econo-

mico, al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.«È vergognoso – commenta Luigi Russo, presidente dell’associazione “Insieme per i disabili” – impedire in un luogo pubblico come l’ufficio postale, l’autonomia delle persone disabili, costrette a chiedere aiuto ai pas-santi per inviare una raccomandata o pagare una bol-letta. L’inclusione parte innanzitutto dalla quotidianità e dal libero accesso agli spazi pubblici».Nonostante siano passati molti anni dall’entrata in vigo-re non solo del DPR 384/78, ma anche dalla legge 49/86 che prescriveva per gli edifici pubblici già esistenti l’ob-bligo di adottare entro un anno i cosiddetti P.E.B.A. (Piani di eliminazione delle Barriere Architettoniche), nessuno ha mai provveduto ad eliminare un primo gra-dino per accedere al cortile dell’ufficio e una seconda rampa di scale. Alla totale assenza di scivoli, inoltre, si aggiunge la presenza di una porta d’accesso all’ufficio di dimensioni di gran lunga inferiori a quelle necessarie per consentire il passaggio ad una sedia a rotelle.

Alice Mi

«Bisogna ripartire dall’ascolto del detenuto e costruire reti vere, fatte

di persone e storie reali. Il volontariato è vero se i deboli sono i protagonisti della loro rinascita e perché accada devono essere ascoltati». È con queste parole che don Raffaele Bruno, presi-dente dell’associazione “Il bruco”, im-pegnata nell’Istituto Borgo San Nicola di Lecce, ha commentato il processo partecipativo finalizzato alla realizza-zione di una proposta di legge sulle pene alternative al carcere e i percorsi di rieducazione del detenuto. L’inten-to è di istituzionalizzarle per combat-tere il sovraffollamento delle carceri e incentivare trattamenti rispettosi del senso di umanità e dei diritti. In campo soprattutto le associazioni e le organizzazioni non profit che operano nel settore carcere, il Centro nazionale per il volontariato, il Seac (Coordina-mento Enti e Associazioni di Volon-tariato Penitenziario) e la Conferenza nazionale volontariato e giustizia. Oggi un detenuto costa circa 150 euro al giorno. In comunità, se introdotto

in percorsi alternativi di recupero, il costo scende a 50 euro. Un risparmio di 36.500 euro l’anno per ciascun de-tenuto. «Si tratta indubbiamente di un’esperienza importante – continua Bruno – considerando soprattutto i dati sulle recidive: dopo il carcere sono al 70% mentre con le pene deten-tive scendono al 30%. Il punto, però, è che bisogna ridefinire il rapporto tra il volontariato e l’area dell’esecuzione penale». In questi giorni in cui si parla ancora di indulto e amnistia, è diffici-le dimenticare l’esperienza del 2006, quando la società civile non era ancora pronta ad accogliere in maniera effi-cace i tanti detenuti usciti dagli istituti e lasciati, al più, soli. L’intento della proposta di legge è di ribadire il prin-cipio del finalismo rieducativo della pena interpretato come un concetto di “relazione”. «I detenuti – chiosa Bruno – sono delle risorse: non bisogna solo andar loro incontro pensando di aiutar-li, ma considerare la loro opera utile alla società tutta».

Lara Esposito

Una ricerca organica sulla storia di Copertino (Le), finalizzata al re-

cupero e alla tutela dei beni culturali ambientali, archeologici, architettonici e artistici della città del Santo dei Voli. È “Copertino: Storia e Cultura. Dalle ori-gini al Settecento”, un libro in cui con-fluisce il progetto “Copertino nel quadro delle vicende feudali che hanno interessa-to il Mezzogiorno d’Italia” dell’associa-zione di volontariato ArcheoClub d’Italia – sede di Copertino “Isabella Chiaro-monte”. Il libro, curato da Maria Greco, presidente di ArcheoClub, per Edizioni

Grifo, rappresenta il naturale approdo di un lungo percorso che l’OdV porta avanti da tempo. Fresco di pubblicazione, il te-sto è un quadro omogeneo del patrimonio culturale della città e raccoglie i contribu-ti di ricercatori e studiosi. Tra questi, Ce-sare Colafemmina, che riporta la testimo-nianza di un’antica sinagoga. «Facciamo molto con i moderni mezzi tecnologici - spiega Greco - ma le pagine di un libro sono sempre un’emozione diversa. Mi auguro che questo volume possa essere utile a quanti si avvicinano al mondo del-la Ricerca e dell’Istruzione».

Al via il progetto “È Natale … per tutti” promosso dal Centro di Solidarietà “Ma-donna della Coltura” di Parabita grazie al quale saranno predisposti dei pacchi

dono con i prodotti tipici del Natale come il panettone, lo spumante, la lenticchia, il cotechino e, se la generosità della comunità lo permetterà, latte, caffè e biscotti. Un’iniziativa di solidarietà rivolta a chi ha più bisogno con la quale donare non solo viveri fondamentali, ma anche e soprattutto quei prodotti che contribuiscono a farci respirare aria di festa, nell’intento di rendere più serena, almeno per un giorno e nel modo più tradizionale possibile la sacra condivisione del pasto. I pacchi dono verran-no consegnati alle famiglie che vengono seguite e aiutate dalle Caritas Parrocchiali di Parabita e dal Centro, il 17 dicembre 2013 in occasione della 19ma Giornata del Benefattore. Tutti i contributi che perverranno al Centro nel mese di novembre sa-ranno finalizzati a questo impegno, con la certezza che ancora una volta la comunità parabitana sposerà un bisogno sociale e lo farà “proprio”.

Al via il progetto Milk hour, iniziativa dedicata alle mamme in fase di allattamento nella rete di 440 fermate CicloStop di Bicinema che ad oggi consente a tutti i

ciclisti la salvaguardia del diritto alla mobilità. Una sosta presso istituzioni e attività commerciali, per gonfiare e riparare autonomamente le gomme della propria bicicletta, grazie a un kit-officina a disposizione gratuita, cui si aggiunge un progetto dedicato all’infanzia e alle donne. Milk hour dedica alle mamme che hanno bisogno di allattare il proprio bambino fuori casa, una poltroncina riservata all’interno di alcuni indirizzi CicloStop: farmacie Elia, De Pascalis, Marzano, Casciaro, Messa, Petreli e Petit abbi-gliamento bambino. Il progetto risponde al sesto punto del documento Unicef “Sette passi per la comunità amica dei bambini per l’allattamento materno”ed è stato curato dalla dottoressa Chiara Armillis, studiosa di processi dinamici dell’età evolutiva e dello sviluppo. Allattare al seno è la poesia di un gesto naturale ed ogni mamma dovrebbe poterlo fare ovunque, ma spesso in città può risultare assai complicato; può essere difficile trovare un posto discreto in cui allattare comodamente il proprio bambino e, se la mamma decidesse di farlo in una struttura commerciale, potrebbe sentirsi obbligata a consumare o comprare qualcosa in cambio dell’ospitalità ricevuta.

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NESSUN FUTURO PER IL WELFARE ITALIANO?È l’analisi lucida e a tinte fosche quella fatta da Giovanni Battista Sgritta, professore ordinario della facoltà di Scienze statistiche all’Università la Sapienza di Roma, direttore del master in “Fonti, strumenti e metodi

della ricerca sociale”, intervenuto al seminario per giornalisti “La sostanza e gli accidenti” a Capodarco il 30 novembre scorso.

Abbiamo conosciuto il nostro welfare con il modello universalistico (se dai a tutti, dai poco a tutti, ma

questo è un elemento di uguaglianza e quindi in con-trasto con la disuguaglianza del mercato). È così che Sgritta avvia la sua analisi storica del welfare italiano dagli esordi fino ai nostri giorni, fino ai tempi della crisi. Le politiche sociali nel dopoguerra sono infatti molto efficaci. Ma negli anni ’70 – spiega Sgritta – anzi nel dicembre del ‘64 iniziano a registrarsi le prime flessioni a causa del calo demografico. Quel modello di welfare, universalistico, comincia così ad entrare in crisi, infatti si reggeva sul pieno sviluppo, sulla piena produttività e quindi sull’occupazione, perché si fondava sul presup-posto che la produttività dovesse essere sempre superio-re al consumo, quindi in termini previdenziali si basava sul semplice principio che le persone che versano fos-sero sempre di più di quelle che fruiscono. Ma la piena produttività è legata anche al sistema delle nascite che non può subire flessioni e dunque alla famiglia. La crisi demografica mette in crisi il secondo grosso presupposto di questo sistema, perchè la famiglia comincia a diven-tare instabile a metà degli anni 70 e l’instabilità familia-re crea una moltiplicazione del sistema dei bisogni. Da questo momento in poi, per Sgritta, entra in crisi anche il sistema di welfare. L’Italia non ha fatto nulla per fermare questo inesorabile declino, cioè tra far crescere il capi-tale umano e far crescere il capitale sociale, ha scelto, secondo Sgritta, di scaricare sulla famiglia e in particola-re sulla donna, l’onere del soddisfacimento dei bisogni, cioè ha investito su un lavoro non contabilizzato e non remunerato, come il lavoro domestico femminile, scom-mettendo sul fatto che le famiglie avrebbero continuato a far figli. Ma questo non è accaduto, così se la prima regressione fu quella di smettere di fare figli, la seconda fu quella di non curare più gli anziani, con il risultato di delegare questo compito sempre ad una genealogia fem-minile ma esterna alle famiglie (le assistenti familiari). Il declino del welfare ha continuato in questo modo la sua ascesa, mettendo in gioco altri elementi di deprivazione di quel sistema. Tra questi, la tendenza alla individua-lizzazione del rischio che, dunque, non è più un rischio

condiviso (pensioni, sanità, povertà, etc.) ma si trasforma in “negatività solidaristica” con il risultato evidente che le diseguaglianze sociali aumentano. Infatti è cresciuta la povertà. Per Sgritta più che di crescita si parla di ripro-duzione della povertà e della disuguaglianza che passa attraverso la famiglia e viene trasmessa, ereditata. Per Sgritta tre sono gli elementi della povertà che è stabile, elevata e trasmissibile. Ma altri tre elementi aggravano questa situazione: infatti è bloccata la mobilità sociale, si è accentuato il divario territoriale ed è in atto un processo di ri-familiarizzazione. Nessun paese ha un divario così accentuato come l’Ita-lia: il sud dà un contributo alla povertà doppio rispetto al nord. Il sud d’Italia annovera poi l’87%% della povertà minorile e in questo contesto la famiglia non è più conte-nimento del disagio ma funge da moltiplicatore del disa-gio sociale, perché laddove c’è poco e bisogna dividere tra molti, si amplificano povertà e disagio. Nel welfare hanno da sempre interagito tre players: la famiglia, il pri-vato sociale e il pubblico. Tutta la dinamica del welfare in Italia si gioca nell’interazione tra questi tre giocatori.

Per circa 20 anni il principale giocatore era il pubblico, con un ruolo sempre forte della famiglia. Poi c’è stato il periodo del canto del cigno (intorno agli anni 80) del pubblico, una partita truccata, della teatralizzazione per-ché si promettevano cose che non si potevano mantene-re, fino al 2000 con la legge Turco con il tentativo forte di coinvolgimento del terzo settore e con la modifica del titolo quinto della costituzione che uccide la legge 328 che viene svuotata di significato dalla modifica del titolo quinto. Il quegli anni si chiede al terzo settore di farsi carico del welfare.Con la crisi si svuota ulteriormente il pubblico anche dei residui, facendo ricadere tutto di nuovo sulla fami-glia (es. Libro Bianco in cui esplicitamente si parla di responsabilità della famiglia). Allora quale la via d’uscita? Per Sgritta non c’è una vera e propria via d’uscita, occorre investire contro l’occlu-sione di una o due generazioni e sulla non autosufficien-za, recuperando risorse sociali, non solo economiche, e innovazione.

Serenella Pascali