il Boemondo Novembre 2010

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NOVEMBRE MMX Piazza Vittorio Veneto, 12 70053 Canosa di Puglia Reg. Tribunale Trani n° 344/98 e-mail: [email protected] ******** ANNO XIII - N. 6 TINTOLAVANDERIA FACCIOLONGO segue a pag. 2 La Redazione de “Il Boemondo” pro- pone di intitolare il Teatro Comunale di Canosa di Puglia (BT), ex D’Ambra, prossimo all’inaugurazione, al suo fon- datore e primo gesto- re Cav. Raffaele Lem- bo nato a Canosa il 21/10/1868 ed ivi de- ceduto il 14/10/1938 per affezione bronco- polmonare. Nel bien- nio 1923-25 il genero- so imprenditore donò ai suoi concittadini la costruzione del Teatro Politeama affidando- ne l’esecuzione del progetto all’ingegne- re e architetto Arturo Boccasini. Scrisse per- sino a Benito Mussolini un accorato appello: “nel intento di rendere più ospitale e ridente la mia vetusta città natale, e per far so- prattutto cosa grata a questa nostra gen- te laboriosa, credetti di sollevarne lo spirito e portarlo verso l’amore dell’arte e del progresso; e così mi accinsi alla costruzione di un teatro”. Il ricco e onesto imprenditore canosino, impegnato nel commercio d’olio e vino nonché esportatore di tufi, spese tutte le sue ricchezze arrivando persino a indebi- tarsi per la costruzione e le rifiniture ester- ne ed interne del Teatro, fonte di cultura e divertimenti, per certi aspetti simile al famoso Teatro Petruzzelli di Bari. Poi a causa di una sicci- tà durata tre anni la situazione finan- ziaria precipitò e non riuscendo a tamponare i debiti accumulati, i suoi creditori avanza- rono istanza di fal- limento che non fu revocata nemme- no dopo l’appello a Mussolini. Raffa- ele Lembo ebbe l’onore dell’inau- gurazione del Te- atro avvenuta in data 18 dicem- bre 1926 con la rappresentazio- ne dell’operetta “Scugnizza”, ese- guita dalla com- pagnia di Gino Gianni. In data 2 aprile 1927, Raffaele Lembo riuscì ad avere in anteprima, grazie alle sue cono- scenze, il film a colori “Cyrano di Berge- rac ”, il più grande successo dell’epoca, primo Premio Medaglia d’oro all’Esposi- zione cinematografica di Torino. Purtrop- IL TEATRO COMUNALE CHIAMIAMOLO “RAFFAELE LEMBO” Dicembre, momento di Finanziaria. E come ogni anno si rincorrono voci, tagli, ipotesi tra analisti e giornalisti. Quest’an- no, ancora una volta, una delle voci più a rischio di tagli è ancora la Cultura. In- tendiamoci, scuola ed università in primis; ma anche fondi per Musei, Cinema e per il vero tesoro della nostra penisola: i beni artistici che sono disseminati sull’intero territorio italiano. Puntuale come un oro- logio svizzero, il caso ha voluto che av- venisse proprio in questo periodo il crollo della residenza dei Gladiatori a Pompei. Qual miglior (o peggior?) viatico per una riflessione sull’importanza della conserva- zione di questo patrimonio enorme e in- vidiato da tutto il mondo. L’Italia dell’ar- te, Museo a cielo aperto, moltiplicatore del nostro vituperato PIL ha bisogno, e con urgenza, di attenzioni e di restauri. Non può e non deve essere considera- to come un fastidioso peso, ma come la nostra assicurazione sulla vita; pensiamo al nostro Paese senza questo patrimonio e ci renderemmo conto di quanto sia im- portante per la nostra economia. Piutto- sto, pensiamo a come monetizzare ed ot- timizzare il loro impiego senza stravolgere la natura dei luoghi e il significato che da essi promanano. Noi, nel nostro piccolo, siamo un esempio calzante di questa re- altà; Canosa, un Museo a cielo aperto che non riesce ancora a modificare in maniera decisiva la sua vocazione: ed è da questa riflessione che bisogna partire. Un Paese che non investe sul suo patri- monio, è miope e destinato all’impoveri- mento non solo economico, ma anche e soprattutto culturale e morale. Speriamo che non sia la solita “vox clamantis in de- serto” Francesco Princigalli TAGLIO E CROLLO?

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Page 1: il Boemondo Novembre 2010

NOVEMBRE MMX

Piazza Vittorio Veneto, 12 70053 Canosa di Puglia

Reg. Tribunale Trani n° 344/98e-mail: [email protected]

********

ANNO XIII - N. 6

T I N T O L AVA N D E R I A

FACCIOLONGO

segue a pag. 2

La Redazione de “Il Boemondo” pro-pone di intitolare il Teatro Comunale di Canosa di Puglia (BT), ex D’Ambra, prossimo all’inaugurazione, al suo fon-datore e primo gesto-re Cav. Raffaele Lem-bo nato a Canosa il 21/10/1868 ed ivi de-ceduto il 14/10/1938 per affezione bronco-polmonare. Nel bien-nio 1923-25 il genero-so imprenditore donò ai suoi concittadini la costruzione del Teatro Politeama affidando-ne l’esecuzione del progetto all’ingegne-re e architetto Arturo Boccasini. Scrisse per-sino a Benito Mussolini un accorato appello: “nel intento di rendere più ospitale e ridente la mia vetusta città natale, e per far so-prattutto cosa grata a questa nostra gen-te laboriosa, credetti di sollevarne lo spirito e portarlo verso l’amore dell’arte e del progresso; e così mi accinsi alla costruzione di un teatro”. Il ricco e onesto imprenditore canosino, impegnato nel commercio d’olio e vino nonché esportatore di tufi, spese tutte le sue ricchezze arrivando persino a indebi-

tarsi per la costruzione e le rifiniture ester-ne ed interne del Teatro, fonte di cultura e divertimenti, per certi aspetti simile al famoso Teatro Petruzzelli di Bari. Poi a

causa di una sicci-tà durata tre anni la situazione finan-ziaria precipitò e non riuscendo a tamponare i debiti accumulati, i suoi creditori avanza-rono istanza di fal-limento che non fu revocata nemme-no dopo l’appello a Mussolini. Raffa-ele Lembo ebbe l’onore dell’inau-gurazione del Te-atro avvenuta in data 18 dicem-bre 1926 con la rappresentazio-ne dell’operetta “Scugnizza”, ese-guita dalla com-pagnia di Gino Gianni. In data 2

aprile 1927, Raffaele Lembo riuscì ad avere in anteprima, grazie alle sue cono-scenze, il film a colori “Cyrano di Berge-rac ”, il più grande successo dell’epoca, primo Premio Medaglia d’oro all’Esposi-zione cinematografica di Torino. Purtrop-

IL TEATRO COMUNALE CHIAMIAMOLO

“RAFFAELE LEMBO”Dicembre, momento di Finanziaria. E come ogni anno si rincorrono voci, tagli, ipotesi tra analisti e giornalisti. Quest’an-no, ancora una volta, una delle voci più a rischio di tagli è ancora la Cultura. In-tendiamoci, scuola ed università in primis; ma anche fondi per Musei, Cinema e per il vero tesoro della nostra penisola: i beni artistici che sono disseminati sull’intero territorio italiano. Puntuale come un oro-logio svizzero, il caso ha voluto che av-venisse proprio in questo periodo il crollo della residenza dei Gladiatori a Pompei. Qual miglior (o peggior?) viatico per una riflessione sull’importanza della conserva-zione di questo patrimonio enorme e in-vidiato da tutto il mondo. L’Italia dell’ar-te, Museo a cielo aperto, moltiplicatore del nostro vituperato PIL ha bisogno, e con urgenza, di attenzioni e di restauri. Non può e non deve essere considera-to come un fastidioso peso, ma come la nostra assicurazione sulla vita; pensiamo al nostro Paese senza questo patrimonio e ci renderemmo conto di quanto sia im-portante per la nostra economia. Piutto-sto, pensiamo a come monetizzare ed ot-timizzare il loro impiego senza stravolgere la natura dei luoghi e il significato che da essi promanano. Noi, nel nostro piccolo, siamo un esempio calzante di questa re-altà; Canosa, un Museo a cielo aperto che non riesce ancora a modificare in maniera decisiva la sua vocazione: ed è da questa riflessione che bisogna partire. Un Paese che non investe sul suo patri-monio, è miope e destinato all’impoveri-mento non solo economico, ma anche e soprattutto culturale e morale. Speriamo che non sia la solita “vox clamantis in de-serto”

Francesco Princigalli

TAGLIO E CROLLO?

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NOVEMBRE 2010PAg. 2

segue da pag. 1

è solo da

Corso San Sabino 82/84 - Canosa

FACCOG I O I E L L I

Ha fatto scalpore, il recente crollo della schola armaturarum (casa dei gladiatori) di Pompei: un altro pez-zo del nostro immen-so patrimonio storico che se ne va. Ha fatto talmente scalpore da provocare una mozio-

ne di sfiducia in Parlamento ai danni del Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. Senza stare qui a discutere se la mo-zione sia giustificata o meno (non ov-viamente per ignavia, ma perché non strettamente pertinente all’argomento che vogliamo affrontare), la circostan-za mi ha spinto ad andarmi a rivedere una nostra debacle canosina che, fat-te le debite proporzioni ci dovrebbe pe-sare quanto quella pompeiana: quella dell’ormai ignoto ai più Ipogeo “Mon-terisi-Rossignoli”, una delle scoperte più interessanti de-gli albori otto-centeschi della nostra archeo-logia. La visita è stata, come sempre, istrutti-va e sono con-vinto che lo sa-rebbe per molti altri, qualora venisse effet-tuata. A causa dell’incuria ab-biamo, infatti, praticamente perso un ipo-geo ellenistico ricco di sculture simboliche e suggesti-ve, ormai preda di erbacce e vandali, inserito fra l’altro in una struttura che sa-rebbe stata ancora oggi un interessan-te esempio di architettura contadina se solo la avessimo lasciata sopravvivere. Visita istruttiva, dicevamo, soprattutto per chi crede ancora che il nostro Pae-se sia in grado di tutelare il proprio patri-monio senza interventi esterni alla Pub-blica Amministrazione(anche se senza macdonaldizzazioni di sorta); per chi crede che le Soprintendenze possano tutto, anche gestire in proprio il patrimo-nio con le briciole concesse dal governo ai beni culturali; per chi crede che per una struttura che crolla ce ne siano an-cora tante altre che possano sostituirla;

APPUNTI DI VIAGGIO: CROLLIper chi si arrende all’inevitabilità di tali eventi perché: “tanto, aveva già i suoi buoni 3000 o 2000 anni”. Perché si dice anche questo, non neghiamolo. Per for-tuna, anche da noi c’è chi non la pensa così e l’esperienza della Fondazione Ar-cheologica è lì a ricordarcelo, ma non può bastare. Non si può infatti dimenti-care che per una struttura che viene(a fatica) tutelata ve ne sono tante altre che ormai stiamo inevitabilmente per-dendo e, per giunta, senza che questo provochi neppure un minimo di scalpo-re a livello nazionale, come avvenuto a giusta ed evidente ragione a Pompei. Non serve rifare l’elenco: basti, a mo’ d’ulteriore esempio il caso più volte cita-to delle Terme Lomuscio. Verrebbe qua-si da provare nostalgia per lo scalpore nazionale e un secolo or sono sollevato dal Bertaux per l’ambone e la sedia ve-scovile della nostra Cattedrale, deter-minante per una significativa inversione

di tendenza sul restauro dell’edificio. Altri tempi, si dirà, eppure erano tempi in cui i con-cetti di recu-pero e tutela erano ancora ai primordi. Oggi, quan-do ormai tali principi sono ampiamente consolidati e quasi ovvi, è invece evi-

dente che il problema della conserva-zione dei nostri beni culturali ormai gra-va quasi interamente sulle deboli spalle dei canosini, rese ancora più fragili dalla riduzione dei trasferimenti finanziari da parte dello Stato agli Enti locali. A questo punto non resta che ammettere ama-ramente che è evidente che un “caso Canosa” non esiste come questione nazionale (per quanto ne avrebbe, a mio parere, dignità) se non allorquan-do la nostra città assurge ai fasti della cronaca per il saccheggio operato dai tombaroli sul proprio territorio, e neppu-re sempre! Ne è esempio evidente la vicenda riguardante il prestito interna-zionale degli ori ellenistici effettuato da parte del Museo Archeologico naziona-le di Taranto, descrivendo il quale nulla sugli organi d’informazione è stato det-to sulla provenienza canosina di alcuni di essi. Ma anche il fatto che al nostro Museo archeologico non sia stato rico-nosciuto lo standard di opera rappre-sentativa dell’Unità italiana, a differenza , per esempio, di quanto accaduto per un banale megateatro in cemento nel-la città d’Isernia (opera, fra l’altro, finita sotto inchiesta). Questo potrebbe signi-ficare una sola cosa: che dobbiamo definitivamente rassegnarci alla mar-ginalità della nostra cultura e dei nostri beni. O forse no? Ai miei concittadini l’ardua sentenza!

Sabino Facciolongo

po, due anni dopo, il 15 agosto 1928 fu dichiarato lo stato di fallimento, tra lo sconcerto e il dispiacere delle cittadi-nanze di Canosa, Barletta, S. Ferdinando e Cerignola, ed il suo patrimonio vendu-to all’asta. Questa triste vicenda finan-ziaria segnò la vita di Raffaele Lembo , il quale per salvare la reputazione della

famiglia si imputò le responsabilità del fallimento. A testimonianza delle sue in-tenzioni di donare il Teatro al Comune di Canosa, ci sono scambi epistolari con le Autorità dell’epoca, compresi quelli inviati al Duce, si ricordano tre suppliche quella del 13 giugno 1931, dell’8 novem-bre dello stesso anno e la terza in data 28 gennaio 1932 mentre quella del 2 feb-braio 1932, fu inviata, per conoscenza, anche al Sottosegretario degli Interni On. Leandro Arpinati. Nell’opuscolo “Il mio appello al Duce”, stampato dalla Tipo-grafia Editrice Canfora & C. di Bari, sono raccolte le lettere che documentano la continuità e la fermezza delle sue nobili intenzioni: “Ho lavorato, vissuto una vita modesta , il danaro mi fu mezzo di la-voro, non di benessere, né di godimen-to; mentre non ho pensato a costruirmi una casa lascio alla mia Canosa sacra un’opera degna della sua storia mille-naria”. Dedichiamo il Teatro Comunale di Canosa di Puglia (BT) al Cav. Raffaele Lembo, fulgido esempio di attaccamen-to al suo paese, di filantropismo profuso a favore della cittadinanza canosina, di appassionato impegno per l’ arte tea-trale arrivando a donare tutti suoi averi per il Teatro Politeama , fonte di cultura e divertimento nel periodo post bellico.

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Canosa di Puglia (Ba)Via Fontana dei Tartari, 57

Tel. e Fax 0883 663680DISCARICA INERTI: Contrada Murgetta

STAZIONE ECOLOGICA: Contrada Lama dei Fichi

Raccolta e trasporto di rifiuti urbani Pericolosi Speciali - Assimilabili

Ingombranti - Raccolta differenziataDiscarica 2/A per inerti

Impianto di trattamento e recuperoTrasporto merci conto terzi

NOVEMBRE 2010PAg. 3

Onorevole presidente, signor presidente del Consiglio, colleghi, credo innanzitut-to di dover adempiere un dovere, che è quello di esprimerle, presidente Dini, tutta la nostra umana comprensione. Lo faccio perché lei è vittima, e non per sua responsabilità, come cercherò di dimo-strare da qui a un attimo, di un evidente paradosso, una sorta di impazzimento della politica italiana. Come abbiamo avuto modo di ascoltare, lei si accinge infatti a ricevere il voto di fiducia da una serie di uomini e di forze che certamen-te fino a qualche giorno fa davano di lei e del suo operato come ministro del governo Berlusconi un giudizio assai di-verso rispetto a quello che, un po’ ipocri-tamente, a mio modo di vedere, le hanno espresso in quest’aula. Lei riceverà, infatti, il voto di fiducia dei parlamentari del gruppo del Pds, che fino a qualche tempo fa la considera-vano un alfiere del le politiche (...) antisociali. (...) Era apparso chiaro, almeno ai suoi, ma non sol-tanto a noi, che nel momento stesso in cui fosse venuto meno il governo Berlusconi, per decisione di chi qualche tempo fa ama-va dire, nell’immaginario leghista, che il 1995 sarebbe stato l’anno del samurai, mentre al contrario oggi si può tranquilla-mente definire come l’anno del kamika-ze (...) ma con un Parlamento eletto per la prima volta nella storia repubblicana, in virtù di una legge elettorale maggiori-taria. Credo, infatti, che vada ricordato che questo è un Parlamento eletto per il 75 per cento con il sistema maggiori-tario e che quest’ultimo determina per forza di cose talune conseguenze, quan-do si apre una crisi di governo, diverse da quelle che si producono in un siste-ma democratico parlamentare con un Parlamento eletto in virtù di una legge proporzionale. (...). E la regola era ed è molto semplice: a chi appartiene, in una democrazia, la sovranità? Si è affacciato questo ragionamento, che non è nuovo: ricordo un messaggio alle Camere del presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, che conteneva que-sto concetto, che tanto fece discutere.

Gianfranco Fini: “IL RIBALTONE È L’IMPAZZIMENTO DELLA POLITICA”(intervento Camera dei Deputati del 24/01/1995)

In una democrazia, a chi appartiene lo scettro della sovranità? Appartiene al Parlamento o agli elettori che delegano i deputati e i senatori a esercitare il man-dato? (...) Mi limito a sottolineare che accanto al Pds, al Partito Popolare e a coloro che in buona sostanza erano stati sconfitti il 27 marzo 1994, vi erano anche altri autorevoli interlocutori. Non mi riferi-sco soltanto al ruolo che ha avuto il Presi-dente della Repubblica, di cui parlerò da qui a un attimo, ma ad esempio al ruolo dei sindacati, che in un corretto nuovo si-stema democratico nel quale siano final-mente chiare le regole dovrebbero, io credo, essere ricondotti alla loro natura-le ed istituzionale funzione, cioè quella di

rappresentare interessi legitti-mi dei lavoratori e non di dare consigli al capo dello Stato o ad altri. (...) Il gover-no delle regole o quello in cui si sia un po’ tutti insieme, anche se poi si è in dis-senso sulle cose da fare, credo che sia, quel-lo sì, un artificio dialettico de-gno dei bizan-tinismi della pri-ma Repubblica.

(...) Dicevo qualche istante fa che non vi è però ombra di dubbio che, fra i tanti motivi che hanno reso la situazione così difficile, uno a nostro modo di vedere deriva dal ruolo politico che ha assunto il capo dello Stato. (...) Penso, però, che rivolgere critiche politiche al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, sostenendo che egli ha assunto un ruo-lo politico in una crisi, non sia vilipendio. Qualora si decidesse che, al contrario, di vilipendio si tratta, affronterei serena-mente il giudizio di un’eventuale aula di tribunale (...). Non vi è ombra di dubbio che il presidente della Repubblica ha avuto un ruolo politico. (...) Noi crediamo che il presidente Scalfaro nella crisi abbia assunto un ruolo politico: ha affermato solennemente, nel corso del messaggio di Capodanno, ma anche nelle udienze alle quali tutti i leader di partito sono stati chiamati dopo la crisi del governo Ber-lusconi, che a suo modo di vedere non era assolutamente un fatto patologico lo scioglimento delle Camere, ma si tratta-va di una normale fisiologia democrati-

ca, pur essendo evidente a tutti che era un fatto traumatico. (...) È infatti apparso evidente a tutti che, pur considerando le elezioni un fatto fisiologico e non pa-tologico, non aveva alcuna intenzione di prendere neppure in considerazione l’ipotesi di sciogliere il Parlamento se non dopo aver verificato l’impossibilità di dar vita a un governo. Ma come ha operato tale verifica? (...) Un governo di tregua, un «governo parentesi», un governo tec-nico, un governo capace di stemperare la tensione in attesa di ridare la parola alla politica e agli elettori, affinché de-terminino una maggioranza politica che risulti tale dal confronto tra due poli alter-nativi (è questo il punto: alternativi). (...) Ma se i due mesi diventano sei, nove o dodici, non siamo più alla tregua, siamo alla coabitazione, viene meno lo spirito di un sistema elettorale maggioritario, di un sistema bipolare che vede, per forza di cose, democraticamente a confron-to due schieramenti alternativi. (...) Sono vecchi, vecchissimi, logori schemi pro-pagandistici. La politica è un’altra cosa! Noi non l’abbiamo fatto perché abbia-mo voluto rimanere leali. A che cosa? A un uomo?A un’esperienza di governo? Certo, anche; leali però soprattutto a un impegno che abbiamo assunto con gli elettori; perché in campagna elettorale destra e sinistra, centro e vari intermedi schieramenti hanno chiesto il voto vinco-lando quel consenso. (...) Mi auguro che alla fine prevalga la volontà di tutti - a partire dal capo dello Stato di mettere fine a questa parentesi e di tornare al voto!

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TUTTI IN CARROZZA... LA NUOVA AVVENTURA HA INIZIO!Disordini nel mondo ferroviario!

Via Rovetta, 5 Canosa di Puglia

La differenza la vedi!

Si leva, in un coro di voci unanime, la prote-sta di molto lavoratori e studenti pendolari della tratta Spinazzola-Miner-vino-Canosa Di Puglia.Non è che la gestione del trasporto pubblico

sia sempre stata una delle migliori, anzi..ma negli ultimi tempi i disagi si sono par-ticolarmente accentuati. Si sono, infatti, moltiplicati i ritardi, il sovraffol-lamento di convogli..Riuscite per lo più ad immaginare cosa voglia dire per i viaggiatori, sa-pere, all’improvviso, che un tre-no è stato soppresso o che, per problematiche legate a cattive condizioni atmosferiche, i nostri treni faranno ritardo, con conse-guente perdita di coincidenza alla stazione di Barletta? Sono qui a spiegarvelo! Innanzitutto, arrivo in ritardo nei posti di lavo-ro o di scuola; il rientro, spesso, in tarda serata oltre allo stress dovuto a treni troppo gremiti in caso di soppressione, come è accaduto a me medesima, in seguito alla rottura dei freni del treno da Bari per Barletta delle 12.19. Ai gravi danni per l’utenza pagan-

te, si affianca un altro fenomeno. Nel si-lenzio generale, tranne che per le tasche degli italiani, infatti, sono scattati gli au-menti tariffari dei treni regionali. Difatti, solo per fare un esempio, il treno Canosa-Bari ha subito un aumento di poco meno di un euro, passando da 4,60 a 5,20 euro, senza che a questo sia seguito un miglio-ramento dei servizi e delle condizioni di trasporto, che a detta di molti passeg-geri, sono ulteriormente peggiorati. Basti pensare alla scarsa, o mancante, pulizia

esistente, realtà fotografata da un’inda-gine condotta dal Codacons e dall’As-sociazione utenti del trasporto aereo, marittimo e ferroviario. Desiderare un ac-curato nitore, che è ormai diventato un optional, è un po’ troppo, mi accorgo, come l’utopia di usufruire di mezzi ferro-viari più moderni e veloci con un sistema computerizzato dove non esiste l’errore umano. C’è bisogno, quindi, almeno, di più investimenti in un momento in cui il treno è diventato per tanti cittadini una necessità e una forma di mobilità per l’ambiente. Non facciamo che prendere i convogli ferroviari si trasformi in un’av-ventura senza più ritorno. Le conseguen-ze, infatti, costantemente, si ripercuotono su coloro che quotidianamente si servo-no dei mezzi di trasporto. A farne le spese siamo sempre noi, poveri pendolari che tra scioperi, cancellazioni, ritardi e rotture dei mezzi paghiamo sempre un carissimo prezzo a questa somma di disservizi. Fino a quando? Chi risarcisce i pendolari delle ore di lavoro perdute, del tempo, della stanchezza, del nervosismo? I viaggiatori

non desiderano più rimanere con le mani in mano. Credo che una lettera debba essere rivolta all’assessore regionale ai Trasporti, Guglielmo Minervini, il quale dovrebbe prendere più a cuore la que-stione. Tutto parte dalla necessità di non penalizzarci ed avviare, invece, sanzioni nei confronti della direzione del trasporto regionale, o meglio Trenitalia. L’assessore ha più volte asserito che” le carenze delle operazioni di manutenzione vengono evi-

denziate dalla va-riazione di composi-zione dei treni, che generano un’offer-ta assolutamente non proporzionata alla normale do-manda che quindi si trasforma in disa-gio ai viaggiatori in termini di comfort e ritardi e, non ultimo, l’impossibilità di usu-fruire, da parte di molti abbonati, del servizio program-mato. E la gestione del servizio sostituti-vo in caso di avarie è inadeguata”. Mi

chiedo a questo punto: “A cosa valgo-no gli accordi sottoscritti e i contenuti del contratto di servizio per il rinnovo e per l’adeguamento del materiale rotabile?” Nessuna risposta, purtroppo, perché Tre-nitalia continua, a tal proposito, a restare in silenzio. Dobbiamo metterci in moto, farci promotori di nuove iniziative, av-viare subito una rivoluzione in noi stessi. Basta inutili lamentele, la nostra presenza deve farsi sentire mediante l’invocazio-ne di una maggiore responsabilità, di un migliore rispetto per le nostre esigenze; chiediamo solo un venirci incontro tota-le, in modo da aiutarci a vicenda. D’altra parte, non facciamo altro che appellar-ci ai nostri diritti. Permetteteci di vivere, allora, ci siamo anche noi, siamo i nuo-vi nomadi, compagni di una rinnovata vita da raccontare. Che questo sia un incentivo per tutti, per iniziare ad attivarsi e intraprendere nuovi percorsi, per non essere privati, soprattutto, della possibili-tà di scegliere le note della nostra nuova musica.

Claudia Krystle Di Biase

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Oggi parliamo di mez-zi di trasporto. In parti-colare di pullman. Vo-gliamo dar voce alle proteste dei numerosis-simi concittadini pen-dolari che ogni giorno percorrono la tratta Canosa-Foggia. I fat-

ti sono questi. I vettori a corsa diretta su quella tratta sono tutti delle Ferrovie del Gargano, ma, accanto alle corse dirette, in particolari orari, ce ne sono altre che fanno scalo a Cerignola. Insomma: le co-siddette coincidenze che tanto sono utili per evitare interminabili attese. Ma pro-prio con le coincidenze nascono i pro-blemi, perché in questo caso il vettore cambia: non più Ferrovie del Gargano ma STP. La regola dice: un pullman, un biglietto. Quindi i viaggiatori per il cam-bio dovrebbero munirsi di un ulteriore titolo di viaggio. E fin qui tutto bene, di-rete voi. E no! Rispondono loro in coro. Perché la quasi totalità di queste perso-ne ha un abbonamento delle Ferrovie del Gargano e quindi, comprando un altro biglietto STP Canosa-Cerignola, si ritrova a pagare due volte per lo stes-so pezzo di strada. La questione si pone e si ingigantisce in quanto da qualche tempo queste due compagnie, e non solo queste, sono riunite in un unico con-sorzio: la COTRAP. Però, come tengono a precisare controllori ed autisti interroga-ti sull’argomento, le aziende sono tutte quelle di prima, non è nata una nuova che le ha inglobate. Conclusione? Paga-re! A questa logica da settimana enig-mistica noi rispondiamo con un quesito elementare: se non siete diventati un tutt’uno, allora la COTRAP a cosa serve? Lunga pausa, nessuna risposta e poi, a salvare dal mutismo che sarebbe un’au-toaccusa, giunge la replica: ad allargare la rete dei servizi offerti e a poter arrivare più lontano mantenendo comunque alta la frequenza delle corse! Roba che sa di

PROSSIMA FERMATA: MAGHEGGIObrutta copia di un comunicato stampa accartocciato e recuperato da chissà quale cestino. Riassumiamo un attimo: più aziende che offrono lo stesso servizio decidono di associarsi, fanno un bel mar-chio nuovo che appiccicano su ogni bi-glietto e basta. Si continua come prima. Con più vettori. A me pare di aver capito. Qualcuno ha cercato di portarci a pen-sare: se non è cambiato niente, allora la COTRAP non esiste. E invece non è così. Apriamo gli occhi gente. La COTRAP c’è, ma non si vede. E frenate lo stupore, non è magia. Si tratta soltanto dell’ennesimo magheggio. Perché queste aziende pre-sentandosi riunite sono in grado di acca-

parrarsi senza la minima difficoltà tutte le linee a disposizione e, qui viene il bello, una volta che le hanno ottenute torna-no a dividersele secondo il loro comodo ed il loro vantaggio. Non c’è più concor-renza! L’utente non può più scegliere su quale pullman salire, perché ce n’è solo uno! È come se avessero fatto cartello e questo, a sentir loro per diminuire le spese, a vedere i fatti per essere liberi di alzare i prezzi a piacimento. Si osservi in tal senso che proprio il costo del bigliet-to Canosa-Cerignola è passato da 0,90 cent a 1 euro tondo tondo e questo è solo uno dei tanti rincari. Ovviamente c’è qualcuno che ha provato a far sentire

la propria voce. Un esiguo gruppuscolo di coraggiosi è arrivato persino davanti al tribunale civile e il giudice gli ha dato ragione. Sfortunatamente però anche in questo caso la COTRAP ha continuato a tener fede a quello che pare essere il suo principio guida decidendo di far fin-ta che non fosse successo nulla. Meglio: l’STP (direttamente interessata visto che tutto questo si verificava sui suoi mezzi) ha diffuso una “circolare interna” che mette al corrente il personale addetto di quan-to accaduto e stabilisce di non multare i passeggeri senza biglietto se questi sono provvisti di un abbonamento delle Ferro-vie del Gargano valido per quella tratta. “Circolare interna” significa che nessun utente ha modo di venire a conoscen-

za della cosa e dunque di avvalersi di questo diritto e, qualora lo sapesse, sarebbe comunque soggetto a sanzio-ne, cosa che puntualmente accade, perché i controllori dichiarano di non saperne nulla. In ultimo, a causa di ripe-tuti episodi al limite della civiltà, sempre l’STP ha diffuso un’altra circolare, que-sta volta pubblica, la n°145, nella qua-le, infischiandosene della sentenza del giudice, si dichiara che non essendo in corso alcuna modalità di integrazione tariffaria tra le aziende aderenti alla COTRAP bisogna comunque comprare il biglietto. In altre parole: sanno per-fettamente come spartirsi le linee, ma

ancora non hanno capito come divider-si le casse, o forse non vogliono capirlo, perché gli fa comodo. Insomma: questi signoruncoli con la prepotenza ci stanno deliberatamente privando dei diritti che lo Stato ci riconosce, vogliono far passa-re queste proteste per infondate pretese individuali e, beffa suprema, ci multano anche quando, sentenza alla mano, di-mostriamo che hanno torto marcio. La multa, manco a dirlo, va pagata all’STP perché la COTRAP lo sa che qualcuno per pagare dovrebbe prima riuscire a trovarli. E l’abbiamo già detto… di magie non se ne parla proprio!

Daniele Di Bisceglie

Qualche giorno fa, mentre navigavo su facebook, mi è capitato sotto gli occhi un breve testo - condiviso da vari uten-ti del social network (compreso il sotto-scritto) - che esprime con efficacia, e in poche parole, lo sconforto e la sfiducia dei giovani nel cercare lavoro, senten-dosi privi di riferimenti e abbandonati da tutti, in particolar modo dalla politica e dalle istituzioni, che in teoria dovrebbero aiutarli e tutelarli. Riporto testualmente il messaggio, intitolato “Breve storia di una generazione”. Buona lettura! “Eravamo ragazzi e ci dicevano: Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita.” Studiam-mo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a impara-re un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che pec-cato però, tutto quello studio per finire

CI STATE DIMENTICANDO!a fare un mestiere?”. Ci convinsero e la-sciammo perdere. Quando lasciammo perdere, rimanemmo senza un centesi-mo. Ricominciammo a sperare, dispera-ti. Prima eravamo troppo giovani e sen-za esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente tro-vammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr, zero sindacati, zero diritti. Lottam-mo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli - per senso di responsabili-tà - e crescemmo. Così ci dissero, dall’al-to dei loro lavori trovati facilmente negli anni ‘60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva faci-le davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, men-tre dicevamo per sempre addio alle no-

stre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigram-mo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmen-te a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col c..o per terra. Allo-ra ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanc..o! TortoDetto (e scritto) questo, spero che que-sto messaggio serva per fare finalmen-te breccia nella mente di coloro che dovrebbero battersi nel salvaguardare i nostri diritti, le nostre speranze, le nostre opportunità per un futoro sicuramente migliore di questo triste e grigio presente. Grazie per l’attenzione.

Francesco Specchio

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IL ROMANZO «Il SEGRETO DEL GELSO BIANCO» PRESENTATO NEL PALAZZO ILICETO

Gli autori del romanzo «Il segreto del gelso bianco», Premio letterario “Libria-Mola 2010”, Antonella e Franco Caprio sono stati ospiti, domenica 31 ottobre scorso, nell’ambito degli incontri cultura-li organizzati dall’Associazione Pro Loco U.N.P.L.I. di Canosa di Puglia(BT). Nella storica e accogliente sede di Palazzo Iliceto, in via Trieste e Trento nr. 20, alla presenza degli affezionati della lettura, sono intervenuti Antonio Bufano, giornalista della “Gazzetta del Mezzogior-no”, che ha presentato i due scrittori alla prima esperienza letteraria e Katia Paulicelli, corrispon-dente de “Il Boemondo” per il reading del roman-zo scritto a quattro mani dai fratelli Caprio: Franco nato a Torino nel 1961 e poi trasferito a Conversa-no (BA) attuale residenza; Antonella nata nel 1964 a Torino dove vive e svol-ge la professione di inse-gnante. L’esordio lettera-rio racchiude la storia di un segreto confidato da una bambina dapprima a un albero di gelsi bianchi, frutti eduli tipici pugliesi, e poi consegnato alle pagi-ne di un diario. Il romanzo narra la storia di una donna dal nome Marianna, della sua famiglia e di un piccolo paese rura-le “Merignano”, nome di fantasia, che si sviluppa nell’arco del Novecento, tra la Murgia, Torino e gli Stati Uniti d’America. Il viaggio funge da elemento trainante del romanzo tra speranze e illusioni, gio-ie e sofferenze, superstizione e religiosità, maldicenze e pregiudizi, in un turbine di sensazioni e sentimenti forti. I due neo-autori con savoir faire e scioltezza, hanno esaltato la lingua, contaminata da in-fluenze dialettali, nei dialoghi avvincenti del romanzo «Il segreto del gelso bianco» (Besa Editrice), a tratti ironici e taglienti, a tratti drammatici e toccanti che han-no evidenziato le esperienze ricche di contenuti di diverse generazioni pugliesi

del XX secolo. Le meticolose ricerche sto-riche sui fatti narrati perfettamente abbi-nate alla poesia delle parole invitano alla lettura di pagine narrative coinvolgenti ed emotive, arricchite dalla familiarità con le tradizioni culturali pugliesi. Davve-ro bravi Antonella e Franco Caprio che al termine dell’applaudita presentazione canosina, hanno rilasciato un’intervista significativa e interessante per i nostri let-

tori:Chi è Antonella Caprio?Sono innanzitutto un’insegnante di scuo-la primaria che lavora a Torino in un quartiere multietnico e che ogni giorno si deve confrontare con culture e civiltà di-verse. Seppure nata a Torino restano vive nell’animo le mie origini pugliesi. Puglia dove ho vissuto l’età della mia adole-scenza e mi sono formata culturalmente.Chi è Franco Caprio?Nato anch’io a Torino, ma residente in Puglia dall’età di 17 anni, sono principal-mente un “sognatore” che svolge la pro-fessione di medico (come specialista in dermatologia e come medico dell’emer-genza) concretizzando una passione per le materie scientifiche che correva paral-lela a quella per il cinema e per l’arte in

generale.Come è nata la passione per la lettura e la scrittura?Antonella Caprio: “La passione per la let-tura è nata sin da bambina passando dal fumetto ai libri che lasciavano maggior spazio alla mia fantasia. Poi, crescendo, mi sono appassionata di saggistica e narrativa d’autore. L’esercizio della let-tura mi ha poi condotta al piacere della

scrittura, dapprima sotto forma di pro-getti didattici e poi dedicandomi alla prosa.”Franco Caprio: “En-trambe sono nate al liceo commentan-do brani d’antolo-gia e poi subliman-do in racconti brevi le idee per il cinema che altrimenti non potevo realizzare.”Il genere letterario e quali sono i libri preferiti? Il libro da tenere sul comodi-no…Franco Caprio: “Qualsiasi genere purché scritto con originalità e classe, anche se escluderei

i fantasy e i romanzi basati su personaggi seriali. Sul comodino io terrei «Il nome del-la rosa» di Umberto Eco.”Antonella Caprio: “Io sul comodino ho tantissimi libri da leggere e tanti da pro-porre. In questo momento suggerirei «Il conte di Montecristo » di A. Dumas… e perché no anche «Il segreto del gelso bianco».”Per un giovane che vorrebbe pubblicare un libro, non avendo grosse disponibilità finanziarie, quanto è difficile? Qual è la difficoltà maggiore che si incontra?Antonella Caprio: “È molto difficile pub-blicare un libro se non hai contatti con il mondo dell’editoria. La principale diffi-coltà è riuscire a far leggere il manoscritto alle case editrici maggiori che solitamen-te non accettano inediti se non segnalati

Via Imbriani, 21 - Tel. 0883 661085 - S.S. 98 Km. 12,490 - Tel. 0883 663393 - CANOSA DI PUGLIA (BT) - e-mail: [email protected]

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da addetti ai lavori. Noi abbiamo aspet-tato anni proprio per questo motivo, ma non consideriamo quel tempo speso inu-tilmente. Abbiamo fatto leggere il nostro manoscritto a persone che lavorano nel mondo della cultura (librai, insegnanti, Presidi del Libro,etc.) per avere un giu-dizio scevro da condizionamenti. Poi abbiamo cercato tra le case editrici più consone al nostro romanzo, fino a trovare chi ha creduto in noi pubblicandolo. La nostra esperienza può valere come con-siglio per i giovani che vogliono tentare di pubblicare un loro lavoro.“Descrivere con 3 aggettivi il vostro ro-manzo “Il segreto del gelso bianco”…Franco Caprio: “Sensoriale, formativo, ci-nematografico. Sensoriale, perché con le sue descrizioni minuziose degli ambien-ti, dei suoni, dei profumi e dei colori del-la terra di Puglia, oltre che il sapore dei suoi frutti, coinvolge tutti i cinque sensi del lettore con la finalità di trascinarlo piena-mente nella storia. Formativo, poiché nar-rando cento anni di storia e i valori di un passato ormai scomparso, potrebbe, la

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sua lettura, servire ai giovani per costruire meglio il loro futuro. Cinematografico, in quanto descrizioni e dialoghi trasportano il lettore in un ipotetico set.“ La Puglia negli ultimi anni è diventata un set cinematografico, il vostro romanzo potrebbe essere la trama di un film, ma-gari ambientato a Canosa di Puglia, terra di contadini? Franco Caprio: “Certamente! Almeno così ci hanno confermato molti lettori. E Canosa sarebbe un’ottima ambientazio-ne.”Le differenze tra le famiglie del Nove-cento (numerose e unite) e quelle attuali (piccole e divise)…Antonella Caprio: “La famiglia del Nove-cento era una famiglia patriarcale, nu-merosa e unita, dove ognuno era di sup-porto all’altro. Oggi la famiglia è ridotta a un piccolo nucleo (madre, padre, figlio), quando non è addirittura mononucleare (un genitore e un figlio) o pluriallargata, ma con effetti non sempre positivi sulla crescita e lo sviluppo dei figli che ne fan-no parte. Inoltre, nella famiglia moder-

na e iperimpegnata spesso non c’è spazio per il dialogo, che ha un alto valore formativo.”Soddisfatti di ciò che avete realizzato ? Progetti per il futuro da scrittori? Se si, anticipazioni..Antonella Caprio: “Sì, siamo soddi-sfatti, grazie anche ai riscontri ricevuti. Anche se si tratta di un piccolo passo avanti. È quasi pronto un secondo la-voro che però per tematiche e stile è molto diverso dal nostro romanzo d’esordio, anche se conserva alcune caratteristiche che appartengono alla nostra scrittura: ironia, dramma e mes-saggio sociale.”””“Fatti una domanda e datti una rispo-sta”, Marzullo docet… Franco e Antonella Caprio: “Qual è il nostro sogno nel cassetto? Aver modo di continuare a scrivere e pubblicare, donando emozioni ai nostri lettori.”

Auguri per il vostro futuro e grazie per l’intervista.

Bartolo Carbone

Applausi e consensi di critica e di pubbli-co per “il poliedri-co” poeta dialettale Savino Losmargias-so al concorso per pensionati dedicato alla poesia in verna-colo. Nella manife-stazione conclusiva, tenutasi il 19 ottobre

scorso all’Hotel Excelsior di Bari, il poe-ta, che rappresentava degnamente la terza età canosina, ha ricevuto la cop-pa e la menzione speciale nel Premio regionale di poesia dialettale giunto alla quinta edizione . La sua fantasiosa vena poetica è stata ancora una volta premiata con la pubblicazione dei suoi componimenti in vernacolo canosino, in due sezioni distinte, nell’antologia dal tito-lo “Il mio cuore, la mia terra, la mia vita” (Levante Editori- Bari). Centinaia di pen-sionati pugliesi, molto bravi nel compor-re liriche in vernacolo, ricche di vitalità e saggezza, da sprone e di insegnamento

IL POETA SAVINO LOSMARGIASSO TRA I PREMIATI SPECIALI A BARIper i giovani, hanno partecipato al con-corso poetico che ha esaltato il dialetto ancora lingua viva, ricca di creatività e di sentimenti. Attraverso le rime dialetta-li, poeticamente elevate, i pensionati hanno inteso condividere le emozioni e gli stati d’animo affrontando i temi della quotidianità, “trasmettendoci il senso di una cultura popolare, che va conserva-ta, soprattutto in questa epoca di massifi-cazione”. Tra tante rime significative, “…i nonni continuano ad essere barlume di speranza, sapienza costante, amore per la vita…”, il poeta Savino Losmargiasso, già vincitore nell’edizione scorsa con la poesia dedicata all’emigrante Sabino Basile, ha presentato due lavori poetici con stili e temi diversi: il primo un ironico sonetto dal titolo “Risate a bocca aper-ta” mentre l’altro autobiografico “L’ulti-mo desiderio di un poeta sognatore”. Il poeta canosino, classe 1925, per oltre mezzo secolo ha fatto il macellaio, prima da garzone, intorno ai dodici anni circa e poi da maggiorenne ha gestito un nego-zio in Piazza Galluppi di Canosa di Puglia

(BT) fino al 1992, coadiuvato per molti anni dai suoi figli. Negli anni settanta è stato nominato Presidente della ca-tegoria macellai e dei commercianti locali, carica che ha ricoperto fino alla data del pensionamento. I frequenti colloqui col Presidente barese Leonar-do Amoroso, tra i primi fondatori del-le cooperative dei macellai in Puglia l’hanno spinto a promuovere la coo-perazione nel settore del commercio e della distribuzione di carni, sempre con “la rima nel sangue da purosangue”. Il poeta versatile che ha cambiato look per facebook, rimando per la prima volta termini inglesi con quelli dialettali con l’intento di alimentare un sogno : cambiare il nome a Piazza Galluppi e dedicare un monumento ad un figlio Canosino, con la “C” maiuscola. Un figlio Canosino è ancora un enigma, chissà cosa fantasticherà il poeta neo vincitore del Premio Diomede o quale messaggio ha inteso lanciare col suo testo poetico. Ai posteri l’ardua sen-tenza.

B.C.

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Lo studente Domenico Sardone della classe V A dell’Istituto d’Istruzione Secon-daria Superiore “L. Einaudi” di Canosa di Puglia(BT) ha preso parte in qualità di stagista al Salone Internazionale dell’Ali-mentazione di Parigi che si è svolto dal 16 al 22 ottobre scorso. Tale opportunità è stata offerta all’allievo, da “SURGITAL SpA”, azienda leader nel campo alimen-tare ed in particolare nella produzione di paste fresche e ripiene per la ristorazione professionale, con sede a Lavezzola in provincia di Ravenna, che in collabora-zione con l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazio-ne di Riolo Terme (RA) e con la rivista di settore “LA MADIA TRAVELFOOD” fon-data da Elsa Mazzolini, ha indetto nel 2009 un Concorso Nazionale per Scuole Alberghiere, rivolto alle classi IV. L’Istituto “L. Ei-naudi” di Canosa che concorreva con due classi si è aggiudicata il 1° e 2° posto, sbara-gliando la concorrenza delle più note scuole Alberghiere d’Italia e dando la possibilità ad entrambe le classi di vincere uno stage di tre giorni in azienda a Ravenna e all’allievo Domenico Sardone (ri-sultato il più meritevole della classe 1a classificata) di volare in Francia al “SIAL PARIS 2010” al seguito dello staff SURGI-TAL SpA , per confrontarsi con una realtà internazionale, e soprattutto seguire cor-si di cucina di altissimo livello tenuti dai più grandi e noti chef di tutto il mondo! Inutile sottolineare l’altissima valenza for-mativa dello stage e la grande chance che lo studente pugliese ha potuto sfrut-tare e annovererà nel suo curriculum di futuro professionista della ristorazione. La finalità del progetto era quella di favorire la ricerca e la tutela dei prodotti e dei vini locali attraverso la realizzazione di un primo piatto preparato con l’utilizzo delle referenze della linea “Laboratorio Tortelli-ni” della società romagnola, sostenendo

LO CHEF SARDONE A PARIGI PER IL SIAL 2010al tempo stesso l’incontro e lo scambio di conoscenze, tradizioni e saperi tra alunni e docenti provenienti da regioni diverse.Il progetto prevedeva la realizzazione di un elaborato che comprendesse:• la stesura di un menù del territorio com-posto da un antipasto, un primo, un se-condo con relativo contorno ed un des-sert;• la descrizione dettagliata degli ingre-dienti e del procedimento del primo piat-to con relativa foto in digitale; • tale primo piatto doveva essere realiz-zato utilizzando un prodotto della linea Laboratorio Tortellini della Surgital SpA for-nito gratuitamente dall’azienda stessa;• il relativo abbinamento del vino.Nella commissione giudicatrice del con-corso, formata da esperti di altissimo li-

vello, c’erano : il noto Chef um-bro Gianfranco Vissani, Vincenzo Cammerucci lo chef stellato Mi-chelin del risto-rante Lido Lido di Cesenatico, Elsa Mazzolini Diret-trice de “La Ma-dia Travelfood” e Elena Bacchini Direttrice di Mar-keting Surgital.

A conferma dei buoni risultati ottenuti è di questi giorni un’altra lieta notizia per l’Istituto Alberghiero di Canosa di Puglia (BT) che è entrato a far parte della gran-de famiglia europea dell’AEHT (Associa-tion Européenne des Ecoles d’ HÔtellerie et de Tourisme) associazione comunitaria che raccoglie e coordina tutte le mag-giori scuole Alberghiere e Turistiche del continente. Un plauso dalla redazione de “Il Boemondo” per i brillanti traguar-di raggiunti a livello nazionale dall’istituto canosino grazie all’efficace interazione tra la dirigenza nella persona della dott.ssa Maddalena Tesoro, il corpo docente qualificato, gli studenti volenterosi e le famiglie che seguono costantemente il percorso educativo e formativo dei figli.

IL CENTRO ATLETICO SPORTIVO CANOSA ALLA

RIBALTA NAZIONALE.Il Centro Atletico Sportivo Canosa, presie-duto dal maestro Sabino Silvestri (cintura nera V dan), opera attivamente dal 1986 nel campo dello sport pugliese e nazio-nale continuando ad ottenere buoni ri-sultati sia nel settore judo che nel karate che nel nuovo settore del ju jitsu. Al 4° Trofeo Nazionale di Karate “Terra degli Ulivi” che si è svolto il 24 ottobre scorso nella città di Bitonto (BA) si sono distinti: Curci Gioacchino 2°, Di Bisceglie Miche-le 3° e Mangino Leonardo 5°. Nella stessa giornata a Taranto per le prove di Coppa Italia Ju/Se gli atleti del settore judo non sono stati da meno, con apprezzabili risul-tati: Zaccaro Carlo 5°, Di Bono Raffaele 2° e Di Bono Luciano 5°. Per il karate, il 31 ot-tobre scorso a Canosa di Puglia(BT), nella fase regionale di qualificazione ai Cam-pionati Italiani Cadetti di Kumite buoni risultati vengono raggiunti da Decorato Eleonora 2ª, Diaferio Azzellino Valentina 1ª che si qualifica ai Campionati Italiani in programma a Foligno (PG) il 28 novem-bre mentre conseguono la cintura nera 1° dan, Silvestri Andrea 7° e Ferrara Andrea 5°. Nella giornata del 6 novembre scor-so a Colleferro (RM), impegno nazionale per i tesserati del karate che hanno par-tecipato ai Campionati Italiani Fijlkam di

Kumite categoria esordienti B, con Nunzio Marco Forina al settimo posto. Domenica scorsa (14 novembre), il Ju jitsu ha svolto un allenamento collegiale a Canosa di Puglia(BT) mentre il Karate ha partecipa-to a Corato (BA) alla fase regionale dei Campionati Italiani di Karate, catego-ria esordienti B e cadetti di Kata, con Di Monte Domenico che si classifica al set-timo posto, qualificandosi ai campionati italiani di Montecatini Terme (PT) del pros-simo 4 dicembre. Una serie continua di appuntamenti che non conosce pause e che sta impegnando notevolmente i tec-nici del karate Alessandro Sasso e Tonino Bucci oltre a quelli del judo e del ju jitsu Michele e Annamaria Marrone. Si resta in trepida attesa degli esiti della partecipa-zione ai campionati italiani di Valentina Diaferio e Domenico Di Monte a confer-ma del trend positivo che sta vivendo il Centro Atletico Sportivo Canosa sempre ben coordinato e preparato per essere all’altezza delle situazioni nelle discipline impegnate e ben figurare nelle competi-zioni a livello regionale e nazionale.

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Nell’ambito di questo periodo post- crisi nel-la quale molti compar-ti economici soffrono e continuano a sof-frire soccombendo a volte, ci sono aziende denominate lobbies o multinazionali le quali sembrano quasi inerti

o chiuse se pure a livello concettuale per quello che concerne l’argomento crisi. Capiamo meglio cosa sono. Una multi-nazionale è un sistema integrato e non di aziende che messe a stretto contatto tra di loro, o attraverso un unico sistema, riescono a mantenere una armonizzazio-ne aziendale sia dal punto di vista logi-stico che da quello organico, e di mera commercializzazione ed acquisizione della clientela, in modo da poter dete-nere grazie al solo principio di efficienza economica il vero e proprio monopolio dell’economia mondiale. Le multinazio-nali sono però di vario genere ad esem-pio vi sono multinazionali in diversi settori. tessile, alimentare, calzaturiero, dei ser-vizi, bancario, etc. Da alcuni anni però il trend si è affermato anche attraverso la creazione di law firms, e di medicine firms che detengono sempre più il controllo del mercato nei settori sia giuridico che me-dico nel nostro paese. Diciamo pure che la multinazionale rappresenta il nucleo di quello che si può definire concorren-

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Dal gennaio 2010 sono 440 le morti bianche avvenute in Italia, que-sto vuol dire che c’è più di una vittima al giorno, e la Puglia, con oltre 40 vittime, è ai vertici na-zionali di questo “bol-lettino di guerra”. È un

dato impressionante, dovuto alla scarsa presenza o alla totale assenza delle mi-sure di sicurezza, o all’imprudenza degli stessi lavoratori, o un fatale incidente. Soprattutto ultimamente, nella nostra re-gione ci sono stati numerosi casi; la prima tragedia ha visto vittima un operaio di Torremaggiore, schiacciato da una gru che si è ribaltata in un cantiere. A Barlet-ta, il titolare e un dipendente di un’azien-da locale, sono rimasti gravemente feriti dopo essere caduti dal tetto di un calza-turificio su cui stavano lavorando. La lista nera potrebbe continuare con altri inci-denti avvenuti a Ruvo, Bari, Casamassi-ma… l’ultimo risale a poche settimane fa presso lo stabilimento Eni di Taranto, dove Francesco D’Andria, un operaio di 42 anni, è deceduto dopo essere cadu-to da un’altezza di una ventina di metri, mentre stava svolgendo lavori di manu-tenzione al tetto una cisterna. Pare co-

IL LAVORO NOBILITA L’UOMO…MA A VOLTE LO UCCIDEmunque che l’uomo indossasse l’imbra-catura di sicurezza, ma purtroppo non è bastato. Un altro vicenda è accaduta vicino Milano, a seguito dell’esplosione di una bombola di acetilene, le fiamme in-vestono anche dieci bidoni di vernice e l’incendio si propaga per una larga parte dell’azienda. Risale a pochi giorni fa il de-cesso della seconda vittima di questo tra-gico incidente. A questo proposito, per il 4 dicembre sarà organizzata una manife-stazione contro le morti bianche, al fine di non di-menticare e di evitare che si ri-petano episodi simili. È partito in-vece, in Campa-nia, un progetto sul tema della sicurezza sul la-voro chiamato “Sicurezza…un punto mobile”, che si svilupperà in due tempi: un camper si spo-sterà tra i vari Comuni campa-ni con lo scopo

di informare i cittadini su tutti i possibili ri-schi del proprio lavoro, e successivamen-te si terranno una serie di seminari con lo stesso fine. Anche il nostro Comune ha dato spazio a questa problematica; in-fatti dall’8 novembre si è tenuto al Centro Servizi Culturali, un corso di formazione in materia di sicurezza del lavoro in ambito agricolo, infatti pare che questo settore sia tra quelli con più alto rischio di infortuni. I partecipanti al corso sono stati cinquan-

ta, tra datori di lavoro e rappresentanti dei lavoratori agricoli. Il Ministero del La-voro e delle Politiche Sociali ha inoltre un sito dedicato ad ogni problematica riguardante lavoratori e lavoro, con un ampio spazio riservato anche alla si-curezza, alle norme, alle iniziative e al sistema di prevenzione, al link www.lavoro.gov.it/Lavoro/SicurezzaLavoro . Nonostante viviamo in una società che ormai impiega ogni risorsa possibile per ricerche scientifiche, per cure a qua-si ogni malattia e che si adopera per migliorare la qualità della vita, esistono ancora episodi in cui il decesso di un lavoratore è quasi all’ordine del giorno. Ci si pone il problema da anni, ma pur-troppo la situazione non cambia, e le ultime settimane parlano chiaro.

Tiziana Morra

CRISI ECONOMICA: CHE FINE HANNO FATTO LE MULTINAZIONALI?Aspetti socio- economici della laicità nel sistema economico

za monopolistica( basata sul monopolio di poche lobby che detengono il potere economico anche attraverso economi-che speculative ma assai persuasive in modo da controllare l’intera economia mondiale). Le principali questioni inerenti la sfera delle multinazionali sono di tipo socio- economico ; in quanto esse inne-stano indirettamente dei meccanismi dal punto di vista sociale di tipo emula-tivo attraverso: mass- media. Dal punto di vista economico si sta alimentando il fenomeno del consumismo ormai già in voga dagli anni 80’ stesso anno in cui gli storici del’economia fanno risalire la cre-azione e la veloce espansione di questo fenomeno economico e di costume al livello globale quale è la multinazionale. Un altro importante aspetto da dovere prendere in esame è la questione della laicità economica. La domanda, a voi lettori, a questo punto diviene esplicita cioè: esisterebbe un modello di laicità economica? e cosa si intende per laici-tà economica? e, infine, è davvero un sistema economico laico?. La risposta a questi interrogativi è stata fornita dai vari modelli di laicità assai comuni nei vari stati, ma, che per loro radice possono es-sere applicati alla economica. Al livello internazionale gli stati ci forniscono i se-guenti modelli: - sistema inglese basato sul modello lon-donistan, - sistema francese basato sul multicultu-

ralismo,- sistema italiano basato sulla divisione tra stato e chiesa, sancita attraverso i pat-ti lateranensi del 1929 che rattificavano appunto la separazione dei potei dello stato rispetto a quelli della chiesa catto-lica . Il concetto di laicità che secondo l’ordinamento italiano prende origine dal fatto che lo stato è indipendente dalla chiesa nella sua ratio e modus governi ri-spetto all’ordinamento ecclesiastico. Po-niamo ora, la stessa disciplina originaria, quale la laicità nell’ambito del sistema economico affermando che una econo-mia si dice laica quando il potere deci-sionale del consumatore quindi la ratio dello stesso diventi indipendente dalle influenze del mondo esterno esercitate dai mass- media su controllo delle varie multinazionali o lobbies. Purtroppo però il nostro intero sistema economico non è laico , non vi è cioè una formale sud-divisione tra ratio del consumatore e fe-nomeno di costume economico sorretto dalle lobbies. Difronte a questa crisi eco-nomica equiparabile a quella del 1929 l’unica arma che resta per poterci difen-dere è la laicità vista sotto un profilo non emblematico ma, realizzabile quotidia-namente solo attraverso l’applicazione da parte di tutti noi, di una precisa ratio al fine di costruire una migliore economia e restituire a tutti gli strati sociali eguale dignità economico- sociale.

Sciana Del Latte

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Forse non ce ne accorgia-mo ma il sistema ci propo-ne sempre nuovi idoli. Ba-sta guardarci intorno per renderci conto che siamo bombardati da una serie di proposte accattivanti e allo stesso tempo mol-to superficiali che ci diso-

rientano. Ha fatto discutere un recente articolo di Famiglia Cristiana nel quale si afferma che siamo un «Paese che affo-ga in una melma di corruzione, scandali e affari illeciti». Ed è proprio vero, al di là delle strumentalizzazioni politiche, nel no-stro Paese (anche se non possiamo van-tarci di essere gli unici, il discorso è valido per quasi tutto l’Occidente) non vale più la meritocrazia ma il suo esatto con-trario. Infatti, non ci si stupisce più se si fanno orge in palazzi istituzio-nali, oppure se si ride soddisfatti alla notizia di un terre-moto che ha fatto centinaia di vittime e migliaia di sfolla-ti. Non sorprende se si è condannati a quattordici anni per reati gravissimi e continuare a co-mandare un repar-to di eccellenza delle forze dell’or-dine o si riduce in schiavitù migliaia d’immigrati facen-do finta di non ve-derli quando nei campi lavorano senza sosta per pochi spiccioli e dormono per terra e non rimaniamo per nulla sbi-gottiti se si guadagna in una sera quanto un ricercatore in un anno solo perché, grazie a una raccomandazione ottenuta magari per meriti fisico-erotici, si è riusci-ti a fare una comparsata in TV. Come e perché si è arrivati a questo punto? «Per millenni, un doppio comandamento ha retto la morale cristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso. Alla fine

NUOVI IDOLI: LA FINE DEI VALORI… QUELLI VERIdell’Ottocento, Nietzsche ha annuncia-to: Dio è morto. Passato anche il Nove-cento, non è il tempo di dire quel che tutti vediamo? E’ morto anche il prossi-mo. La società retta da due pilastri (ama Dio e il prossimo tuo come te stesso) non ha avuto più equilibrio da quando uno è crollato. La società di oggi è laica. La morte di Dio ha svuotato il cielo e dato che abbiamo sempre bisogno di qualcu-no o di qualcosa da adorare ecco arri-vare sull’altare della gloria la scienza, la tecnologia e man mano che si trascen-de arrivano anche le stelle ops!… celebri-ties proposte dai mass media. Attraverso i media s’inculca a tutti lo stesso desiderio: ricchezza a qualunque costo e con qua-lunque mezzo. Tutto ciò ha corrotto inte-

re generazioni che hanno dedicato, e dedicano, tutte le loro energie a tra-sformare il proprio corpo in oggetto erotico per arriva-re sullo schermo, apparire, arricchir-si, essere famose, vincenti.Per il pubblico è diventato più dif-ficile dire perché una celebrity sia tale. Un giorno è ‘apparsa’ sui me-dia, ha ‘bucato lo schermo’. Ma de-gli ideali di un tem-po - Gandhi… o Picasso - si sapeva dire perché erano noti. Oggi, le cele-brities sono prima di tutto espressioni

esagerate di se stesse, soprattutto della propria quasi digitale bellezza, lontana e intransitiva. Picasso aveva prodotto nuo-vi dipinti, Gandhi una nazione nuova. Le celebrities producono la propria fama… sono fini a se stesse… ed imitarle è tanto patetico quanto possibile, magari con l’aiuto del chirurgo. Sembra opportuno chiedersi che modelli possono avere i giovani che guardano ad un futuro nel mondo della finanza, dell’economia,

della legge, della politica, dell’imprenditoria? Oggi l’uomo di successo è spes-so un cinico senza onore all’opposto del coman-dante che mette in salvo i suoi e affonda con la nave, è lui il primo che deve sal-varsi. A questo punto una domanda rimane irrisolta: dov’è finita l’etica? Dove sono finiti i valori (quelli veri) e il buon senso? Ai posteri l’ardua sentenza!

Sara Di Bisceglie

ACCECATI DAL BUIORecita il detto : ” tutti sono utili ma, nes-suno è indispensabile”. Chissà, se que-sto valga anche per l’energia elettrica. Chi meglio di noi canosini può risponde-re a questo quesito dato il prolungato blackout energetico che ha colpito quasi tutta la totalità della città lo scorso 8 no-vembre. Durante quella giornata, a parti-re dalle 16.30 circa, la fornitura di energia elettrica è stata erogata ad intermittenza per poi essere completamente interrotta dal tardo pomeriggio fino a notte inol-trata. Pare che la causa non sia dovuta all’ondata di maltempo che negli ultimi giorni aveva colpito un po’ tutto il pae-se ma a dei lavori di interramento di una linea elettrica. A seguito di tali lavori, un mezzo meccanico ha tranciato di netto alcuni cavi lasciandoci all’oscuro. Sicura-mente, ognuno di noi potrebbe raccon-tare i svariati modi di come ha passato quelle lunghissime ore di buio accomu-nati da un’unica costante : il disagio. Le azioni più banali e più sistematiche che si rincorrono nelle nostre giornate quel giorno erano tabù. Per le strade pochis-sima gente cercava di rincasare facen-dosi aiutare dai fari delle auto che, quasi tracciavano un percorso da percorrere. Il silenzio assordante veniva interrotto da una sirena d’allarme oppure da un pian-to di un bambino spaventato dal buio. Se, si scrutavano le finestre di tutte le abi-tazioni era percettibile la luce delle can-dele che hanno permesso di imbandire tavole e di far trascorrere alle famiglie ,come non mai, tante ore tutti insieme

lontano dai ritmi frenetici della vita odier-na. Sono queste le giornate in cui gli an-ziani diventano abili narratori e iniziano a raccontare a noi “fortunati” di come era difficile la vita ai loro tempi. Quando le candele erano soggetto immancabile nella vita di tutti i giorni e dove il braciere era il punto di riferimento in ogni famiglia. Erano i tempi dove la televisione era un bene di lusso e delle famiglie composte dai cinque figli in su. Tempi lontani anni luce verrebbe da dire che non ci saran-no più salvo errori dell’uomo. Nella civiltà dove abbiamo tutto con un click, ogni cosa sembra scontata ma , proprio in una giornata come l’8 novembre scorso si apprezzano le comodità della vita sen-za pero disprezzare una cenetta a lume di candela con gradito commensale.

Vincenzo Santoro

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Giunti a questo perio-do dell’anno, si rinnova un piacevole appun-tamento, ormai dive-nuto una “tradizione”, l’evento che riunisce i canosini di Lombar-dia tra loro…è arrivato l’orami consolidato ap-

puntamento con “Canosa mon Amour”, ed in occasione di tale manifestazione, la compagine teatrale canosina “IDEATEA-TRO ‘89” (meglio conosciuta in Canosa di Puglia come “QUELLI DEI DVD!”) por-ta in scena una nuova commedia teatrale dal titolo “Buon Natale…qui lo dico e qui lo nego!”, la qua-le verrà portata in scena il giorno 21 Novembre al Teatro “Federico Fellini” di Rozzano (MI), ispirata come al solito da vizi, virtù, difetti e pregi che da sempre contrad-distinguono la “canosinità” insita in ognuno di noi. Tutti gli emigranti dislocati nell’intera Lombardia (e non solo!) si ritrovano ogni anno per respirare nuovamente profu-mi, colori, gerghi e costumi che hanno segnato l’infanzia di cen-tinaia di persone, partite con una speranza di un futuro migliore, ma che non hanno mai dimenticato le loro origini. L’evento è giunto ormai alla sua ottava edizione, ciò racchiude quanta sia ampia la vo-glia di tutti i canosini del Nord Italia, non solo di farsi due risate, ma di consolidare l’affetto con la propria terra d’origine. A nome di tutta la compagnia, parla Fernando Forino, fondatore nonché ca-postipite del gruppo: “Oggi dobbiamo essere orgogliosi dei risultati fin qui rag-giunti. Siamo riusciti, con il nostro mode-stissimo impegno, a rivalutare le nostre radici, utilizzando il linguaggio vernaco-lare in modo semplice ma efficace”. “Lo testimonia il fatto che i nostri DVD hanno veramente fatto il giro del mondo, dal Venezuela all’Australia, facendo natural-mente tappa in Europa. Sapere che tra i canosini al Nord siamo stimati ed amati per ciò che facciamo è un altro motivo di soddisfazione, che ci ripaga degli im-mancabili momenti difficili che, per chi si espone pubblicamente come noi, sono “doverosi”. Possiamo fin qui ritenerci soddisfatti dei risultati raggiunti, il più im-portante è stato l’aver contribuito, con i ricavati delle manifestazioni, alla ristrut-turazione del campetto oratoriale della parrocchia di San Giovanni Battista. Par-ticolare questo che a volte qualcuno di-strattamente dimentica, ma la gratitudi-ne è figlia di una certa cultura, che non tutti posseggono. Nonostante tutto, an-

“IDEATEATRO ’89… DESTINAZIONE LOMBARDIA!diamo avanti convinti più che mai che nessuno può toglierci la paternità della suddetta opera, il campetto era, è e re-sterà la nostra opera più importante”. “Il nostro impegno continuerà fino a quan-do il nostro pubblico lo invocherà, e for-tunatamente, la stragrande maggioran-za delle persone sono dalla nostra parte. Tale impegno si muove di pari passo con quello di Gino Serlenga, ormai diventato il “nostro” fratello più grande, instanca-bile nel suo lavoro, esempio vivente di serietà e passionalità. Andiamo incon-tro al futuro con serenità, convinti ancor

di più di quanto sia importante ciò che facciamo, i pettegolezzi da “bizzoche” li lasciamo fare a chi lo fa di mestiere, a chi distrugge anziché costruire. Noi cre-diamo nell’aggregazione e condivisione comunitaria, l’opera distruttiva la lascia-mo ad altri che, purtroppo, la esercitano nei luoghi meno adatti”. “Colgo l’occa-sione per ringraziare tutti i miei compa-gni di viaggio: Cosimo Bonavita, Giusy Lenoci, Tommaso Luisi, Annalisa Serra, Lina Lenoci, Sabino D’Alessandro, Ales-sandro Zagaria, Lina Mosca, Marzia Pa-pagna, Nunzia Barbarossa, Fabio Lama-nuzzi, Simone Catalano, nonché Onofrio

Cannone (“Spear Service”, tecnico luci ed audio), Mimmo Distasi e Laura Oliva (Team “El Peluquero”, acconcia-ture e trucco). Al contempo ringrazio col medesimo affetto Angelo Caruc-ci, e tutti gli amici di Torino, ricordando che porteremo in scena quest’ultima commedia teatrale al “Teatro della Concordia” di Venaria Reale (TO) il 5 Dicembre prossimo. Colgo l’occasio-ne per poter annunciare che tornere-mo a Marzo 2011 in quel di Torino con una nuova commedia teatrale. Ed in-fine ringrazio, da parte mia e di tutti i

componenti della compagnia te-atrale, tutti coloro che sono vicini e apprezzano di cuore la nostra realtà”. A questo punto lo scri-vente, si augura che tale manife-stazione risulti di gradimento sia ai canosini del Nord Italia, sia a quel-li che hanno ancora la fortuna di vivere in questa ridente cittadina. Poter osservare quanta sia l’atte-sa in quel di Milano e dintorni, fa venire la pelle d’oca…tale sensa-zione va vissuta…è decisamente indescrivibile. Spesso la valigia di cartone dell’emigrante è tetra, triste e semivuota…cerchiamo di caricarla di buonumore, gioia, e tanti saluti da amici e parenti che non dimenticheranno mai i propri cari che son partiti per cercare un

po’ di fortuna, e che lì l’han trovata. Il sottoscritto immagina l’emigrante come un albero rigoglioso, secolare…con le foglie che son germogliate al-trove (penso al Nord Italia), ma con le radici ben conficcate nella propria terra d’origine…e portando un po’ di “aria canosina” in terra lombarda…i canosini che seguono con passione tali manifestazioni, avranno un motivo in più per poter dire…sono contento di essere cresciuto lì, non vedo l’ora di tornare a casa…sono fiero di essere canosino!

Sabino D’ALESSANDRO

di LAVACCA MICHELE DARIO

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NOVEMBRE 2010PAg. 12

Periodico cittadino di informazione culturale economica e politica

Anno XIII - N. 6 - NOVEMBRE MMXe-mail: [email protected]

Direttore ResponsabileNicola Marmo

Gruppo RedazionaleRosangela Avantario - Gennaro Caracciolo

Bartolo Carbone - Sciana Del LatteDaniele Di Bisceglie

Sara Di Bisceglie - Michele Di RuggieroTiziana Morra - Katia Paulicelli

Francesco Princigalli - Vincenzo Santoro Francesco Specchio

Hanno collaborato: Sabino D’Alessandro - Claudia Krystie Di Biase

Sabino Facciolongo

Le foto di questo numero se non indicato diversamente,sono di proprietà della redazione.

Il materiale pervenuto non sarà restituito.La redazione si riserva di apportare modifiche agli articoli.

Ogni forma di collaborazione è del tutto volontaria e gratuita. La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli

firmati è degli autori.

Editore Associazione culturale “Il Boemondo”

Reg. Tribunale di Trani n. 344/98Stampa: Grafiche FABA s.r.l.

Tel. e Fax 0883.616405 - Canosa

Chiuso in tipografia: 23/11/2010

Si è cele-brata il 30 settembre scorso, la c e r i m o -nia di inti-tolazione dell’area verde, tra via Piave e corso Garibaldi, nelle im-m e d i a t e adiacen-ze dell’edi-

ficio scolastico G. Mazzini di Canosa di Puglia (BT), per onorare la memoria di Don Peppino Pinnelli (01/01/1926 – 08/11/1985). Il 9 luglio 1950, fu ordinato sacerdote da Monsignor Giuseppe Di Donna nella Cattedrale di San Sabino, dopo aver studiato presso il Seminario Pontificio di Molfetta (BA). Nel 1953 no-minato vice parroco della Chiesa di Gesù e Maria, poi nel 1956 Mansio-nario del Capitolo della Cattedrale di San Sabino ed il 2 aprile 1958 diventa vice parroco della Chiesa del Carmine . Dopo dodici anni eletto parroco di Santa Teresa del Bambino Gesù, dal 20 dicembre 1970 all’8 novembre 1985, data del decesso nell’ospedale di Ac-quaviva delle Fonti (BA) a causa di una terribile malattia. Benefattore ed edu-catore, ricordato ancora oggi dai suoi parrocchiani e dall’intera comunità canosina, per il suo instancabile impe-gno nel campo sociale, educativo e formativo. L’educazione al primo po-sto nei suoi programmi di formazione giovanile: insegnava il rispetto delle re-gole, dei genitori, del maestro, dei co-etanei e degli altri più grandi, incaricati

UNA VILLETTA DEDICATA A DON PEPPINO PINNELLIdi seguire quelli in difficoltà. Ha formato i ragazzi della Parrocchia di Santa Tere-sa del Bambin Gesù di Canosa di Puglia (BT) a vivere da cristiani, a partecipare alla messa in maniera attiva, ha istruito i chierichetti nel rispetto di una scaletta predeterminata:dalla messa mattutina alle ore 06,30 circa, alla cerimonia fune-bre da incensiere, poi quella nuziale pri-ma di servire e leggere le letture della Messa della domenica. Grande amico dei giovani (ACR, BOY SCOUT), sosteni-tore delle iniziative socio culturali: gite, tornei di calcio, gare di corsa nel sac-co, tiro alla fune, l’albero della cuccagna, le recite canore, la radio Amica del-la parrocchia. La richiesta di intitolazione del giardino, partita dal Comitato di Quartiere di San-ta Teresa, dove operò il com-pianto e stimatis-simo sacerdote, è stata accet-tata e condivi-sa dalla giunta comunale pre-sieduta dal Sin-daco Francesco Ventola, intervenuto unitamente alle autorità civili, militari e religiose nella cerimonia scandita dalla Banda Filarmonica G. Verdi di Canosa e da fuochi pirotecnici. La villetta arre-data con giochi è diventata un punto d’incontro e ritrovo, di svago e intrat-tenimento per i bambini ai quali Don Peppino Pinnelli tenne molto. Nel corso della serata Don Vito Zinfollino ha invi-

tato i presenti a collaborare nel restau-ro della prima Chiesa di S. Teresa, ubi-cata in corso Garibaldi, da dedicare a Don Peppino e farla diventare a breve un centro culturale rivolto alla comuni-tà parrocchiale grata per l’eccellente opera svolta in quasi vent’anni e per i valori umani, sociali e cristiani che ha sempre proposto con umiltà e sempli-cità. Don Peppino Pinnelli , benefattore ed educatore, rimarrà sempre nei ricor-di di chi l’ha conosciuto.

B. C.