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5/21/2018 HIRAM-2008_02.pdf-slidepdf.com http://slidepdf.com/reader/full/hiram-200802pdf 1/111 HIRAM Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 2/2008  EDITORIALE Tu sei mio Fratello 3 You are my Brother 9 Gustavo Raffi Centralità dell’uomo. Considerazioni sul “Bisogno di Socialità” 15 Pietro Bayeli Il Poimandres di Ermete Trismegisto ovvero l’intelligenza suprema 21 Giulio Cesare Maggi Galileo: una lettura originale del personaggio 29 Salvatore Sansone La soliderietà 35 Bent Parodi di Belsito L’Arte Muratoria: suo rapporto con la Luce; ascesa alla Libertà nello Spirito 39 Vincenzo Tartaglia  Muratoria e “Charta” di Bologna del 1248 51 Giovanni Greco Ernesto Teodoro Moneta: centenario di un Premio Nobel dimenticato 57 Gianmichele Galassi I punti di riunione 67 Giuseppe Cacopardi Giuseppe Garibaldi nelle Americhe e i suoi legami massonici: appunti per una ricerca 71 Pietro Rinaldo Fanesi La via laica alla tolleranza 79 Bent Parodi di Belsito  Massoneria e musica nel Settecento: arte, speculazione e organizzazione economico-sociale 85 Daniele Tonini  SEGNALAZIONI EDITORIALI 97  RECENSIONI 109 HIRAM_2_08 8-06-2008 16:26 Pagina 1

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  • HIRAM

    Rivista del Grande Oriente dItalian. 2/2008

    EDITORIALETu sei mio Fratello 3You are my Brother 9

    Gustavo Raffi

    Centralit delluomo. Considerazioni sul Bisogno di Socialit 15Pietro Bayeli

    Il Poimandres di Ermete Trismegisto ovvero lintelligenza suprema 21Giulio Cesare Maggi

    Galileo: una lettura originale del personaggio 29Salvatore Sansone

    La solideriet 35Bent Parodi di Belsito

    LArte Muratoria: suo rapporto con la Luce; ascesa alla Libert nello Spirito 39Vincenzo Tartaglia

    Muratoria e Charta di Bologna del 1248 51Giovanni Greco

    Ernesto Teodoro Moneta: centenario di un Premio Nobel dimenticato 57Gianmichele Galassi

    I punti di riunione 67Giuseppe Cacopardi

    Giuseppe Garibaldi nelle Americhe e i suoi legami massonici: appunti per una ricerca 71Pietro Rinaldo Fanesi

    La via laica alla tolleranza 79Bent Parodi di Belsito

    Massoneria e musica nel Settecento: arte, speculazione e organizzazione economico-sociale85

    Daniele Tonini

    SEGNALAZIONI EDITORIALI 97 RECENSIONI 109

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  • HIRAM, 2/2008Direttore: Gustavo RaffiDirettore Scientifico: Antonio PanainoCondirettori: Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore: Francesco LicchielloDirettore Responsabile: Giovanni LaniComitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bon-vecchio, Gianfranco De Santis

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    * Gli articoli riflettono il pensiero dei singoli Autori e non il punto di vista ufficiale del G.O.I.

    HIRAM viene diffusa in Internet sul sito del G.O.I.:www.grandeoriente.it

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    Tu sei mio Fratello*

    di Gustavo RaffiGran Maestro del Grande Oriente dItalia

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    Autorit presenti, Signore e Signori,Carissimi Fratelli,

    CCome da consolidata tradizione, ilGrande Oriente dItalia raduna iLiberi Muratori italiani in unaGran Loggia. Il suo format, straordinaria-mente ricco di eventi culturali e socialiaperti al pubblico, mostra quanto sia fortela volont di trasparenza e di dialogo inter-culturale, maturati dalla pi antica eimportante Obbedienza massonica pre-sente e operante in Italia. Con questochiaro presupposto il Gran Maestro svolgeuna funzione di carattere pubblico. Essa quella di tenere una allocuzione rivolta siaai Fratelli, sia alla societ civile di cui iMassoni del Grande Oriente sono parteintegrante e fattiva.

    I manifesti e le locandine che annun-ciano il programma di questi tre giorniriminesi sottolineano il tema centrale cheintendiamo trattare: quello della Fratel-lanza.

    Si tratta di un argomento fondamenta-le per la Libera Muratoria, un argomentoche per si presta ad ambiguit e frainten-dimenti. Pertanto, lo abbiamo scelto con laferma volont di proseguire nellopera concui, in questi anni, abbiamo ridato chiarez-za e importanza ai valori e ai princpi checontraddistinguono la Libera Muratoriauniversale.

    Non stato facile. Ma una scelta di stile e comporta-

    mento che, per il Grande Oriente, irre-versibile.

    La Libera Muratoria un Ordine Inizia-

    * An English version of this talk is published at p. 9.

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    tico che propone un cammino spiritualedifficile e impegnativo. Non una religio-ne. E non vuole esserlo. Infatti non si oppo-ne n si contrappone a nessu-na confessione, malgradoalcuni superficiali denigrato-ri ne asseriscano il contrario.E neppure pretende di rive-lare mirabolanti segreti.

    Il nostro percorso, indivi-duale e collettivo allo stessotempo, ci insegna, mediantela ritualit e lattenzione aisimboli su cui meditiamo, aporci in discussione.

    Il Libero Muratore chesegue la via iniziatica unuomo del dubbio.

    un uomo che ricerca laconoscenza. un uomo che si pone conti-nui interrogativi.

    Non nega la verit, ma la sottopone auna critica attenta e aperta, perch vuolecogliere quanto c di provvisorio, di par-ziale, di unilaterale, nella sua visione delmondo. E quando ha colto tutto ci, pronto a rimettere tutto, nuovamente, indiscussione. Convinto com che non cipu essere nulla n di assoluto n di immu-tabile nella sua conoscenza, fuorch lamo-re per il conoscere e lanelito ad un mondomigliore e pi giusto.

    Non vuole sostituirsi al Grande Archi-tetto dellUniverso, ma vuole essere, sem-plicemente, un Uomo degno di questonome.

    In questo senso, il percorso massonicorichiede ai singoli iniziati una sorta discomposizione alchemica. Li vuol mettere

    davanti ad uno specchio. Li invita a guar-darsi dentro, cos da ritrovare un dialogocon il proprio s interiore, ricostruendo

    unarmonia che la quoti-dianit, la profanit, imetalli, nel lessicomuratorio, tendono a far-ci smarrire.

    I Liberi Muratori hannofondato la loro Fratellanzaperch sapevano di essereimperfetti. Lo hanno fatto,agli inizi del XVIII secolo,sulla scia di diverse tradi-zioni operative e simboli-che, dopo la devastanteesperienza delle guerre direligione.

    Lo hanno fatto dopoaver sperimentato lassurdit di imporreagli altri scelte umane spacciate per volon-t divine. E dopo aver maturato la convin-zione che il volere divino non mai sorret-to da roghi e da baionette, ma dallamore,dalla tolleranza e dallequit.

    Erano uomini straordinari, di fedi e diidee diverse, animati da una profondaumanit, unita al sospetto che ogni rigidoparadigma di pensiero fosse il frutto di unademoniaca volont di potenza pi che ilprodotto di una divina ispirazione. Perquesto, diedero vita ad una Fratellanzache, se si ispirava al retroterra delle loggedei costruttori ed al loro linguaggio archi-tettonico, fondava la modernit attraversoil libero esame, il confronto democratico,la libert delle opinioni.

    Era il sogno di una novella scuola filo-sofico-iniziatica, che, estranea allazione

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    politica e religiosa, si ponesse come suofine ultimo la conquista della conoscenzainteriore.

    Senza amicizia e senso di Fratellanzatale sfida sarebbe statasubito perduta.

    il motivo per cuila Fratellanza costitui-sce il vero cementodella Libera Muratoria.Una Fratellanza fruttodi libera scelta, di ade-sione a princpi comu-ni e della volont dimettersi in discussio-ne, nonostante le diffe-renze di censo, cultura,religione, etnia.

    Il particolare statusdi Fratello, propriodel Libero Muratore, con-ferisce cos la possibilit di sviluppare unsentimento di consonanza con gli altri ini-ziati, pur lasciando al singolo massone lasua piena autonomia di giudizio e le sueidee.

    unopportunit nuova e rivoluziona-ria che coloro i quali conoscono bene lar-te, sanno pienamente cogliere, in quantoscoprono di condividere con molti altriesseri umani una predisposizione critica elibera verso la ricerca del vero: allinsegnadella tolleranza, del rispetto e della pru-denza.

    la predisposizione critica che nascedal dubbio e non dalla certezza di possede-re una verit univoca e indiscutibile.

    Con ci la Fratellanza non vuole essereuna fratria nel senso deleterio di una con-

    sorteria pi o meno affaristica, (o) una sor-ta di club raffinato in grembiule, pocoaccessibile, ma atto a promuovere alcunifavoriti o a spianare illegittimamente car-

    riere. Per quanto iltermine Fratellan-za possa purtrop-po essere utilizzatoin diversi e deletericontesti, per i Libe-ri Muratori essodovrebbe, invece,significare che, aldi l delle inevitabi-li differenze, i Fra-telli operano percostruire e cemen-tare non solo valorialtamente sociali,ma anche spirituali.

    Sono quelli del dialo-go multiculturale, della pace sociale, dellaricerca critica della verit, nella difesa deidiritti umani e dei valori laici della convi-venza civile. Anche se vi stato e forse vi ancora chi vorrebbe una Massoneriameno visibile, meno impegnata sul versan-te pubblico e delle idee, pi introflessa, pri-vata e soprattutto riservatissima: al limitedella segretezza. E questo nel nome di unsupposto e improbabile esoterismo.

    Su questi temi, la nostra Gran Mae-stranza stata inflessibile e coerente econtinuer ad esserlo.

    La Fratellanza massonica aperta, nonha una doppia contabilit con un lato pub-blico in cui si predica in un certo modo, eun cot riservato, dove invece si fanno gliaffari.

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    La nostra Fratellanza si muove a parti-re da idee-guida che reputano il messaggiointerculturale ed esoterico della ricercaspirituale proposto dallaMassoneria come unavincente formula educa-tiva, come uno strumentocostruttivo del viverecivile e della societ con-temporanea, sempre pitravagliata da problemi edrammi legati alla man-canza di contenuti, divalori e di forme di socia-bilit non conformiste.Lesoterismo non coinci-de con la segretezza, macon la profondit con cuisi affrontano i lavori di loggia e con lacapacit di trasferire i valori maturati, gra-zie al comune esame dei simboli e dei riti,in un contributo costruttivo e dialogantecon la societ che ci circonda.

    Le pi grandi figure dellesoterismo, daBuddha a Giordano Bruno, per menzionar-ne solo due diverse e lontane nello spazioe nel tempo, non si sono nascoste nellom-bra, pur avendo raggiunto le sublimi vettedi conoscenza e di profondit spirituale. Illoro praticare un sapere spirituale, religio-so, filosofico, esoterico, non li ha isolati dalmondo come un corpo estraneo che sideve nascondere al contempo esaltandosio autocelebrandosi in un delirio di onnipo-tenza. Questi saggi hanno praticato formerigorosissime di disciplina interiore e allostesso tempo hanno aperto con la loroparola i cuori di milioni di persone, cam-biato idee, smosso montagne.

    Lesoterismo che costituisce il legamedella nostra Fratellanza non , n pu esse-re, un alibi per celare pochezza di idee e di

    contenuti: una lampadasmorzata per nasconderele macchie sui muri, unatenda o un tappeto funzio-nale a coprire lo sporco.

    La nostra essenza quella di essere LiberiMuratori e allo stesso tem-po Muratori liberi. Cioliberi cittadini, animati dauna particolare missione,da unidentit spirituale eculturale, senza per que-sto essere additati come

    soggetti pericolosi o antiso-ciali, o come un gruppo di intrallazzatori emalfattori. Questa nostra essenza nasce daun modo preciso di coniugare lidentitmuratoria, unidentit vissuta a viso aper-to, con franchezza, con il proprio agire e leproprie idee senza nascondersi dietro adun cappuccio.

    Essere Fratelli significa, anche, essereaperti al mondo, vivere la contemporanei-t con il cuore in sofferta sintonia con idrammi del nostro secolo, con le ansie del-la nostra societ, senza aristocratica estra-neit e superiorit.

    Per quanto il nostro compito non siapolitico e non debba essere tale, sentiamolobbligo di mantenere alta la sensibilitfraterna al fine di offrire un contributocostruttivo alla societ civile. Affinch essatrovi risposte positive dinanzi alle nuovepovert, alla crisi della libert della ricercascientifica nel nostro paese, quasi infibula-

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    to da diktat di ordine teologico, allindigen-za in cui versa la scuola pubblica e tutto ilsistema educativo.

    Ci non costituisce unintervento a gamba tesanella politica, poich noinon siamo mai scesi nelmerito delle leggi e dellesoluzioni, ma abbiamoagitato problemi reali,che riguardano i nostrifigli, la nostra vita, anchequella spirituale. Anzi,ricordiamo che quellapseudo-Massoneria perch tale non era dicerto - che non agitavamai questioni sociali enon toccava alcun temaconnesso ai grandi problemidella contemporaneit, era poi la stessache cercava e prometteva appoggi politici.

    Era quella che millantava poteri e scim-miottava il ruolo di agenzie governativeper accreditarsi in ambiti affaristici o peg-gio ancora.

    E se qualcuno, ciononostante, si fosseavvicinato al Grande Oriente dItalia, nellasperanza di trovare quella pseudo-masso-neria, rester certamente deluso.

    Noi ci possiamo solo augurare o checambi o che se ne vada.

    Dal nostro canto saremo vigili e intran-sigenti.

    La nostra Fratellanza ha conseguitopiena cittadinanza nella societ civile pro-prio per il suo stile e per il suo linguaggio.

    Non un caso che le nostre logge sistiano riempiendo di giovani e che let

    media, in controtendenza rispetto allealtre Massonerie del mondo occidentale, si

    stia abbassando sempredi pi. Quando sidiventa punto di rife-rimento per i giovani,almeno per una partedi essi, ci significache si sono trovati ilinguaggi e i contenu-ti che ci permettonodi sottolineare il ruoloeducativo delle logge.

    Non smetteremomai di insistere suquesto punto.

    La Libera Murato-ria, proprio in quantoFratellanza esoterica,

    svolge un profondo ruoloeducativo, grazie agli strumenti rituali esimbolici che strutturano e armonizzano isuoi lavori. Ma rituali privi di contenuti,privi di idee, di valori, di spirito, rischianodi tramutarsi in vuota liturgia e di lasciarspazio a non-valori: al conformismo (opeggio).

    Cosa questa che la morte dellesoteri-smo e della Fratellanza.

    Voglio, per amore di chiarezza, ricorda-re a tutti che nella Libera Muratoria non lecito scambiare il mutuo soccorso con ilfavoritismo e che nessun Fratello pu edeve chiedere ad un altro Fratello ci che illecito chiedere: ci che contrasta con leleggi, con letica, con il buon senso e con lacorrettezza.

    Il vero Libero Muratore trasparentecome lacqua e questa trasparenza rende

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    grande la nostra Istituzione. Questo ciche ci ha insegnato lesempio di tanti Fra-telli che hanno testimoniato tale traspa-renza nella vita professionale, in quellafamigliare e inquella politica.Ad essi va tuttala nostra since-ra, profondariconoscenza.Per il loro esem-pio, per il lororigore, per illoro coraggio, laLibera Murato-ria si impostacome una vera epropria Scuola di vita, una delle poche inOccidente, in cui si formano uomini e cit-tadini liberi e tolleranti, devoti allo Stato ealla sua Carta Costituzionale.

    Chiudo questa allocuzione, sottoponen-do un ultimo punto alla vostra riflessione.I Padri Fondatori della Libera Muratoria, inostri Padri, sapevano di avere alle spalleun secolo di orrori, ma erano saldamenteconvinti che servisse uno strumento spiri-tuale, esoterico, rituale e simbolico-filoso-fico per invertire il corso della storia. Era-no convinti che fosse necessaria una Gran-de Idea che unificasse, in una catena fra-terna, uomini diversi ma liberi nel cuore enellanimo: quindi n conformisti, n fatticon lo stampino.

    Oggi non tanto diverso da allora. Oggi, forse molto di pi che nel XVIII

    secolo, c bisogno di una Grande Idea, di

    unistituzione che educhi al dialogo, chefaccia parlare tra loro uomini di culture ereligioni diverse, che si opponga ai fonda-mentalismi senza diventare a sua volta

    fondamentalista,che mantengaaperte le porte deldubbio e che nonsia mai pronta achiudersi nel dog-matismo. QuestaGrande Idea ancora la LiberaMuratoria.

    La nostra Fra-tellanza, in questosecolo di angoscia,

    di spaesamento, di incertezze, di dubbi, dicatastrofi identitarie, dove anche gliarchetipi fondamentali del maschile e delfemminile sono entrati in una crisi pro-fonda, si propone come il vero, unico, fon-damentale Tempio delluomo.

    Si propone come un luogo di unione,come un crogiolo di nuove idee e una fuci-na di nuove, profonde, sentite amicizie, innome e in virt della libert e della tolle-ranza.

    Ma soprattutto in nome e in virt dellafiducia nel dono pi grande che un essereumano pu avere e pu dare: quello dirivolgersi ad un altro uomo che mai havisto prima, dicendogli, allo stesso modo,con lo stesso spirito e con lo stesso senti-mento dei nostri rituali:

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    by Gustavo RaffiGrand Master of the Grande Oriente dItalia, Palazzo Giustiniani

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    Authorities,Ladies and Gentlemen,Dear Brethren,

    AAccording to a consolidated tradi-tion, the Grande Oriente dItaliaassembles the Italian Freema-sons in a Grand Lodge. Its format is extraor-dinarily filled with cultural and socialevents open to the public, and it shows astrong desire of transparency and inter-cultural dialogue, which have been deve-loped by the oldest and most importantMasonic Jurisdiction operating in Italy.Starting from this clear assumption, theGrand Master plays a public role in givingthis address to both Brethren and society,of which Freemasons of the Grande Ori-ente dItalia are an integral and activepart.

    The posters announcing the pro-gramme of these three days in Riminihighlight the main topic that we intend tobe talking about: the subject of brother-hood.

    This is a crucial subject for Freemason-ry; however, it may generate ambiguityand misunderstandings. Therefore, wehave chosen this topic to keep followingthe same process that we have developedduring the last few years, in giving backclarity and importance to the values andprinciples of universal Freemasonry.

    It was not easy. However, this choice of style and

    behaviour is irreversible for the GrandeOriente dItalia.

    Freemasonry is an initiatory Order thatproposes a difficult and challenging spiri-tual progress. It is not a religion, and it

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    does not want to be a religion. In fact, it is not opposed or in contrast

    with any religion, although some superfi-cial denigrators saythat the opposite istrue. And Freema-sonry does notintend to reveal anyamazing secrets.

    Through ritualityand attention for thesymbols on which wemeditate, our bothindividual and jointprogress, at the same time, teaches us howwe can question ourselves.

    A Freemason following the initiatoryway is a man of doubt.

    He is a man searching for knowledge.He is a man who continuously questionshimself.

    He does not deny truth, but he putstruth under careful and open criticism, forhe wants to understand the temporary,partial, and unilateral aspects of his visionof the world. And when he understands allthis, he is ready to bring it all up for dis-cussion again. He is convinced that noth-ing can be absolute or unchangeable in hisknowledge, except for his love for know-ing and longing for a better and fairerworld.

    He does not want to take the place ofthe Great Architect of the Universe, but hesimply wants to be a Man who is worthy ofthis name.

    In this sense, the Masonic progressrequires that every single initiate has asort of alchemic decomposition. It puts ini-

    tiates in front of a mirror, and invites themto look at themselves inside and find a dia-logue with their inner themselves, by

    reconstructing akind of harmonythat daily life, pro-fanity, and metals in the Masonicterminology tendto make us lose.

    F r e e m a s o n shave founded theirb r o t h e r h o o d

    because they knewthat they were imperfect.

    They have done it since the beginningof the 18th century, based on several differ-ent operational and symbolic traditions,after the devastating experience of reli-gion wars.

    They have done it after they experi-enced the absurdity of imposing humanchoices to other people, which werepassed as divine will, and after theyrealised that divine will is never supportedby stakes and bayonets, but by love, tole-rance, and equality.

    They were extraordinary men with dif-ferent faiths, beliefs, and ideas, and ani-mated by profound humanity, combinedwith the suspicion that every rigid thoughtparadigm originated from a demoniac willof power, more than from divine inspira-tion. For this reason, they created a broth-erhood inspired by the background ofmasons lodges and their architectural lan-guage, but it laid the foundations of moder-nity through free examination, democraticdialogue, and freedom of opinions.

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    It was the dream of a new philosophic-initiatory school, which was not influ-enced by political and religious action, andhad the conquestof inner know-ledge as its ulti-mate goal.

    Without friend-ship and sense ofbrotherhood, thischallenge wouldhave been imme-diately lost.

    This is the rea-son why brotherhood is the real cement ofFreemasonry. This brotherhood is theresult of free choice, support of commonprinciples, and the will to question them-selves, in spite of wealth, culture, religion,and ethnic differences.

    The special status of brother, for allFreemasons, gives the opportunity todevelop a feeling of consonance with theother initiates, but every single Freemasonhas his own freedom of judgement andideas.

    This is a new and revolutionary oppor-tunity that people who know our craft wellare able to fully seize, for they discoverthat they share a critical and free bent forthe search for truth with many otherhuman beings: based on tolerance, respect,and caution.

    This critical bent originates fromdoubt, not from the certainty of having aunivocal and unquestionable truth.

    This being said, brotherhood is notmeant to be a fratria in the negative senseof a more or less business-oriented organi-

    sation, or a sort of sophisticated clubwhere members wear an apron, hardlyaccessible, but aimed at supporting some

    favourites orcareers in illegiti-mate ways.

    A l t h o u g h ,unfortunately, theword brother-hood can be usedin different andnegative contexts,for Freemasons itshould mean, on

    the contrary, that Brethren work inde-pendently from their unavoidable diffe-rences to build up and consolidate notonly highly social values, but also spiritualvalues. They support multicultural dia-logue, social peace, critical search fortruth, by protecting human rights and se-cular values of living in a society. Althoughthere have been and maybe there arestill people who would rather prefer togive Freemasonry less visibility, less com-mitment in the public context and ideas,more introflexed, private, and mostly veryconfidential: at the limit of secrecy. Thiswould be on behalf of a supposed anddoubtful esotericism.

    On these subjects, our Grand Masteractivity has been inflexible and consistent,and we will keep following this direction.

    Masonic brotherhood is open, it doesnot have a double face with a public side where we say certain things and aconfidential side, where people do theirbusiness.

    Our brotherhood starts from guiding

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  • 12 EDITORIAL

    ideas, which consider the intercultural andesoteric message of spiritual search pro-posed by Freemasonry as a successful edu-cational formula, as a tool tobuild up civil life and con-temporary society, which isincreasingly troubled byproblems and dramatic situa-tions connected with the lackof contents, values, and non-conformist forms of sociabi-lity. Esotericism does notcoincide with secrecy, butwith a profound way ofworking in the lodges andthe capability of transferringvalues developed through acommon examination ofsymbols and rituals, in a con-structive contribution anddialogue with their surrounding society.

    The greatest representatives of esoteri-cism, from Buddha to Giordano Bruno, justto mention two different representativesfar in space and time, were not hidden inthe shade, although they had reached thesublime peaks of knowledge and spiritualprofoundness. Their practicing of a spiri-tual, religious, philosophical, and esotericknowledge did not isolate them from theworld as a foreign body that needs to hideand, at the same time, get carried away orself-celebrate with greed for omnipotence.

    These wise men have practiced veryrigorous forms of inner discipline and, atthe same time, they have opened thehearts of millions of people with theirwords; they have changed peoples ideas,and shifted mountains.

    Esotericism is the link of our brother-hood; it is not and it cannot be an alibifor hiding poor ideas and contents: a lamp

    switched off to hidestains on the walls, or afunctional curtain orcarpet to cover dirt.

    Our essence is beingFreemasons as well asfree Masons. Thismeans being free citi-zens animated by a spe-cial mission, a spiritualand cultural identity,without being pointedat as dangerous or anti-social individuals forthis reason, or as agroup of plotters and

    criminals. Our essence originates from a precise

    way of combining Freemasonry identity,an identity with an open attitude, withfrankness, with our own actions and ideaswithout hiding behind a hood.

    Being Brethren also means being opento the world, living contemporary worldwith our heart in suffered tuning with thedramatic events of our century, with theanxieties of our society, with no aristo-cratic extraneousness and superiority.

    Although we do not play a political roleand it should not be such, we feel the obli-gation of keeping a high brotherly sympa-thy, in order to provide a constructivecontribution to the civil society, and findpositive answers to new poverty, the crisisof freedom and scientific research in Italy which is almost infibulated by a theolo-

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    gical diktat, and indigence of public schooland the entire Italian education system.

    This is not meant to be a strong inter-ference in politics, because wehave never gone deeply intolaws or solutions, but we haveagitated real problems con-cerning our children, our life,including our spiritual life. Onthe contrary, we would like toremind that the pseudo-freemasonry for it was notcertainly real Freemasonry that never agitated social mat-ters or dealt with any subjectconnected with the main pro-blems of contemporary society,was the same organisation thatasked for and promised politi-cal support.

    That kind of freemasonry boastedabout and aped the role of governmentagencies to obtain credit in business con-texts, or even worse.

    However, if someone approaches theGrande Oriente dItalia, hoping that he canfind that pseudo-freemasonry, he will cer-tainly be upset.

    We can just hope that they change orleave Freemasonry.

    As far as we are concerned, we will bevigilant and intransigent.

    Our brotherhood has obtained full citi-zenship within civil society for its styleand language.

    It is not by accident that our lodges areattracting so many young men and thatthe average age of our Brethren is decreas-ing, in counter-trend as compared with

    the other Freemasonries in the westernworld. When we become a reference pointfor young men, at least for part of them,

    this means that we havefound the appropriatelanguages and contentsthat make it possible forus to highlight the educa-tional role played by ourlodges.

    We will never stopinsisting on this point.

    As an esoteric brother-hood, Freemasonry playsa profound educationalrole, thanks to the ritualand symbolic instrumentswhich structure and har-monise its work. However,rituals with no content, no

    ideas, values, or spirit risk becoming anempty liturgy and leave space to non-va-lues: to conformism (or even worse).

    This means the death of esotericismand brotherhood.

    For the sake of clarity, I would like toremind everyone that in Freemasonry it isnot allowed to exchange mutual supportwith favouritism and that no Brother canor should ask another Brother somethingthat he is not allowed to ask: what is incontrast with laws, ethics, common sense,and honesty.

    A real Freemason is as clear as water,and this transparency is the key for great-ness of our Craft. This has been taught tous by the example of many Brethren whohave showed this transparency in theirprofessional, family, and political life. We

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  • 14 EDITORIAL

    are sincerely and profoundly grateful tothem.

    Through their example, their rigour,their courage, Freema-sonry has become areal School for life,one of the few in thewestern countries,where free and tole-rant men and citizens,who are faithful totheir State and Consti-tution, are educated.

    I would like to fi-nish my address bypresenting one lastpoint to your think-ing. The FoundingFathers of Freemason-ry, our Fathers, knewthat one century of horrors had precededthem, but they were strongly convincedthat they needed a spiritual, esoteric, ritu-al, and symbolic-philosophical instrumentto reverse the course of history. They wereconvinced that a Great Idea was necessaryto unify them in a fraternal chain, diffe-rent but free men in the heart and soul:hence they were not conformists, or copiesof other men.

    Now, it is not so different than in thepast.

    Now, probably more than in the 18thcentury, there is the need for a Great Idea,an institution that educates to dialogue,

    that makes it possible for men from differ-ent cultures and religions to speak to eachother, that opposes fundamentalisms

    without becoming fun-damentalist, that keepsthe doors open todoubt, and that it isnever ready to with-draw into dogmatism.This Great Idea is stillFreemasonry.

    In this century ofanguish, disorientation,uncertainties, doubts,and identity catastro-phes, where even thefundamental arche-types of masculine andfeminine are in a pro-found crisis, our Broth-

    erhood appears as the real, unique, funda-mental Temple of man.

    It appears as a union context, as a cru-cible of new ideas and a source of new,profound, and sincere friendship, onbehalf and by virtue of freedom and tole-rance, but especially on behalf and byvirtue of trust in the greatest gift that ahuman being may have and give: speakingto another man he has never seen beforeand telling him, in the same way, with thesame spirit, and with the same feeling ofour rituals:

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  • Centralit dellUomo.Considerazioni sul Bisogno di Socialit.

    di Pietro Bayeli Universit di Siena

    The endless subject of the central position of man has already been discussed in twoprevious article: the first was a general and historical treatment (Hiram 3/2003), thesecond was a literary comparison between two characters of the 1300 Italian literature:Dante Alighieri and Cecco Angiolieri (Hiram 3/2004). Through the study of these con-temporary and opposite Authors, many examples about the centrality of man could betraced.The present contribution suggests the same argument in its real aspects, and leads ina glimpse of contemporary Italian life.

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    Considerazioni generali

    CCentralit delluomo: luomo ilcentro, la fonte di mille pen-sieri: storici, filosofici, matemati-ci, economici, politici, scientifici, religiosi,metafisici, mitologici, esoterici, perfinoonirici.

    Con questi pensieri luomo si trova inun continuo ondeggiare tra realt e utopia,tra verit e fantasia, tra laicit e religiosit,tra scienza e fede, tra bont e cattiveria,tra altruismo ed egoismo, tra ammirazionee invidia, tra un radicalismo fanatico e unliberalismo ecumenico.

    Dalla centralit delluomo il concetto siallarga e si pluralizza nella centralit degliuomini, dove realismo e pragmatismo, lai-cit ed etica dovrebbero essere comunquei princpi informatori di una comunione diuomini, di una societ civile, di una Res-Publica.

    Le Istituzioni e i loro principali attoridovrebbero essere al servizio delluomoperch con questo intendimento cheluomo stesso le ha create e selezionate:per una buona convivenza, per un felicebenessere, per una buona qualit dellavita.

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    Se una Istituzione vive invece preva-lentemente per se stessa, adifesa dei propri soggettiistituzionali, dei proprioperatori, delle proprieimprescindibili prerogati-ve, allora ha sicuramentefallito la propria funzione, eapporter alluomo, agliuomini, ai cittadini, difficol-t e sofferenze che inevita-bilmente andranno adaggiungersi a quelle, comemalattia e accidente, chegi natura e caso posso-no liberamente e prepoten-temente propinarci. Evitia-mo, almeno, di farci delmale.

    Scorcio di vita contemporanea

    Lorganizzazione di una societ ingenerale, di quella italiana in particolare,dovrebbe rispondere ai desideri, alle ansie,alle aspettative di vita e di futuro dei citta-dini, delle famiglie, dei giovani, dei pensio-nati, in una parola di tutti. Quando questarispondenza non c, non esiste, vuol direche listituzione societaria non solo inu-tile ma risulta addirittura dannosa.

    Dannosa, per legoistica involuzione diuna casta politica dedita unicamente allaconquista e al mantenimento del poterequale apporto di stipendi e pensioni eleva-te, di benefici e di privilegi che non solo neaccrescono smodatamente la qualit dellavita ma ne esaltano il protagonismo, lesi-

    bizionismo, il predominio, limposizione, laprotervia, la prevaricazione,fino al tralignamento di fit-te ragnatele di convenien-ze, di voti di scambio, dirapporti interpersonali einterpartitici, miranti tuttial mantenimento di questostato di personale benesse-re, di vittoriosa e sfrenataautostima (questo critico ecattivo pensiero non nnuovo n mio ma diMachiavelli).

    Dannosa, per la fratturacon i concittadini, con glielettori, blanditi al momen-to del voto e delle elezioni,dimenticati o ricordati consufficienza ed irritato fasti-dio durante il cursus hono-

    rum. Infatti i nostri Deputati eSenatori, cos prolissi nel parlarsi addosso,cos ricchi di sofismi politichesi, seppureconsci del distacco, del baratro che li sepa-ra dal corpo elettorale, non riescono a dis-taccarsi dai piaceri e dai favori della lorovita, dalla piena soddisfazione dei loro pia-ceri. Anzi qualcuno ha detto che a Roma,lontano da casa, spesso si sentono soli etristi, quasi abbandonati, giustificati quin-di nella ricerca di qualche piacevole distra-zione sensuale e sessuale. Ma spesso, anzi,si risentono, si ritengono oltraggiati, fannole pi vive, ampie e sentite rimostranzeper linteresse e le critiche dimostrate daimedia e dalla gente sia per le vicende pub-bliche ma soprattutto e pi spesso perquelle private, frequentemente di conte-

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    nuto etico scarso se non nullo, che da vici-no li coinvolgono. Dimenticano, poveretti,che fra tanti benefici, privilegi e diritti, laloro pubblica funzionecomporta almeno un uni-co dovere: letica, il benagire, il buon comporta-mento, la trasparenza del-le azioni. Lesposizione invetrina la minima pub-blica pretesa che possaessere richiesta a chi rap-presenta una parte pi omeno cospicua dellapopolazione.

    Chi non vuole esporsiin pubblico non deveambire ai pubblici poteri,chi strettamente legatoalla sua privacy non deveaspirare a cariche istituzionali: res pubblicae privacy sono incompatibili, anticostitu-zionali: se ambisci luna non puoi preten-dere laltra.

    Se vero che di fronte ai diritti e aidoveri delluomo tutti gli uomini sonouguali, i nostri politici non possono essereal di sopra dei cittadini, anzi, essendosiposti al comando e al servizio della comu-nit devono manifestare fulgidi esempi dichiara onest, di professionalit politica diaperta, chiara espressione di profondaumilt. Professionalit, onest, umilt,pragmatismo e risultati sono le vere armidi un buon politico: solo allora alte pre-bende, privilegi e benefici, possono anchegiustificarsi.

    comprensibile che non tutti i nostrirappresentanti possano ispirarsi, ad esem-

    pio, a Giorgio La Pira (1904-1977), membrodella Costituente, sindaco di Firenze tra il1951-1957 e poi tra il 1961 ed il 1966.

    Un personaggiopubblico di questotipo, disinteressatoai deteriori beneficidel potere, dedito albene della propriacitt e dei suoi abi-tanti, con un amoree una abnegazionedimostrati quotidia-namente, in ognioccasione, acquisnaturalmente, spon-taneamente un cosprofondo, ampio estimato potere qualenessuna protervia,

    supponenza od arroganza gli avrebbe maipotuto dare.

    Probabilmente i personaggi di cos acu-ta intelligenza, dedizione e professionalitpolitica sono rari come rari sono i santi, glieroi, i poeti, gli uomini che si distinguono.Ogni periodo storico produce i miti che simerita: insulse nullit nelle fasi di deca-denza, spiccate personalit nei periodi dieccellenza.

    In questo odierno quadro di decadenzaecco nascere contro la casta dei Disonore-voli lAntipolitica, espressa al suo acmepopulistico dal comico Beppe Grillo. Sitratta di un atteggiamento diffuso e popo-lare di opposizione alla politica come pra-tica di potere, di condanna ai partiti e agliesponenti politici per lo pi dediti a inte-ressi personali che non al bene comune.

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    una richiesta di moralizzazione della vitapolitica, di eliminazione di privilegi tut-taltro che meritati dagli uomini politici, didiminuzione dei lorostipendi cos ingiustirispetto alla medianazionale, di riduzionedel loro numero cosassurdamente elevatoper le funzioni prepo-ste e per gli scarsi espesso inqualificabilirisultati.

    LAntipolitica non una ottusa opposizio-ne, dettata dallinvidiae dal rancore contro lapolitica e la casta deipolitici, bens larichiesta di una politicadiversa, la domanda diuna attenzione allinteresse generale, albene comune, una sollecitazione a unapolitica efficiente, trasparente, pragmati-ca. Il cittadino non pu contare soltantonellatto del voto, oltretutto oggi decurta-to della possibilit di una scelta del propriorappresentante; il cittadino, che non unsuddito, deve poter intervenire nel corsodelle attivit politiche, far pesare la pro-pria voce, attraverso i propri rappresen-tanti, sulle decisioni istituzionali, locali egenerali. I nostri rappresentanti dovreb-bero comprendere che la applicazione diquesta volont di partecipazione, questodesiderio di continuo controllo sui poterinon solo ridurrebbe il divario tra le aspira-zioni dei cittadini e i comportamenti deiresponsabili politici, ma lo stretto rappor-

    to elettore-eletto attenuerebbe le respon-sabilit politiche di questultimo, umaniz-zato e democratizzato dal contatto diretto

    e costante con i proprielettori con i quali haconcordato le direttivepolitiche in una posi-zione di equilibrio trale aspettative periferi-che e le possibili oppor-tunit del centro.

    Per cambiare tuttoquesto, per avvicinaredi nuovo il mondo poli-tico ai cittadini, perdare un significatopragmatico alle istitu-zioni affinch realmen-te siano utili alla gentee non avulse mostruo-

    sit di casta burocraticae politica, necessaria una riforma costi-tuzionale, un cambiamento della leggeelettorale.

    Ho recentemente presentato questoelaborato in forma di tavola presso la miaLoggia con la partecipazione di numerosiFratelli anche delle altre logge delle ValliSenesi. Desideravo cogliere commenti,consensi e critiche, per completare questolavoro. Questa decisione stata ottima: hoscoperto che alcuni concetti non eranostati esposti con sufficiente chiarezza, masoprattutto ho raggiunto lilluminazionecirca la funzione che la Massoneria puavere in questo periodo di apertura e con-tatto col mondo esterno e profano, preci-pitato attualmente in una posizione coscritica e decadente.

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    Col trascorrere del tempo, dei tempi,dei costumi, si rivela necessario ammoder-nare o addirittura cam-biare alcune istituzioni eleggi, ma per fare questodobbiamo stimolare lementi e, a volte, addirit-tura rinnovare le perso-ne. Quale istituzione aldi fuori della laica Mas-soneria, apportatrice diprincpi fondamentali,di valori universali, didiritti bilanciati dadoveri, pu, per un laicoStato, meglio forgiare,maturare nuove menta-lit capaci di quel cam-biamento di cui oggi sisente la necessit, lob-bligo, limportanza? quiche la forza del Pensiero Massonico, soste-nitore e apportatore da sempre di virt,quali libert, fratellanza, uguaglianza,amore, verit e umilt, basi del nostro pen-siero filosofico, della nostra razionalitilluminata, essenza e armatura della nostrafilosofia, pu e deve contribuire ad unarinascita politica e sociale della nostra gen-te. Le nostre Officine devono essere delle

    Scuole di Pensiero, delle Palestre di Pen-siero, devono forgiare le giovani, aperte

    menti dei nostri Apprendi-sti, nutrirle di questi prin-cpi antichi, fondamenta-li, universali, immutabili,ma devono anche plasma-re ed espandere nel mon-do profano, quelle matricidi futuri comportamentietici e morali, substratovitale per una societ giu-sta e libera.

    Come sempre interessipersonalistici, fedi ideolo-giche, mentalit ottuse edumana stupidit rallente-ranno e renderanno assaiaspro questo camminoche tuttavia pur nel suo

    andamento ondulante,lento e imperfetto sar inarrestabile comeinarrestabile stata, e sar levoluzionedelluomo, dei suoi valori e dei suoi diritti.

    Una visione di speranza quindi a cui,come Massoni e Cittadini, dobbiamo parte-cipare anche se probabilmente, non negodremo, poich i tempi degli avanzamen-ti umani sono molto pi lunghi della vita diun uomo.

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    in oro 18 kt. con smalti a fuoco e brillanti.

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  • Il Poimandres di Ermete Trismegistoovvero lintelligenza suprema

    di Giulio Cesare MaggiMedico e saggista

    The present article proposes an historical and philosophical analysis of Hermes Tris-megistoss Poimandres, as a part of the Corpus hermeticum, the Hellenistic Summasapientiae.

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    MIIn un precedente saggio qui pubbli-cato, dal titolo Dalla Magia allatradizione ermetica alla Scienza ho

    cercato di percorrere, sia pure in breve, ilcammino sapienziale dellUomo; in quelcontesto ho menzionato, tra laltro, quelcomplesso di scritti filosofico-scientificicomunemente conosciuti come Corpus her-meticum. Sappiamo oggi che essi furonoelaborati in periodo ellenistico e attribuitia Ermete Trismegisto, il Tre volte Gran-dissimo.

    Si tratta in realt di una interpretatiograeca, accettata successivamente anche in

    ambito romano, di una saggezza egizia, lacui espressione veniva attribuita al dio egi-zio Thot, lo scriba e messaggero degli di,colui che sa, Ermes dei Greci e Mercuriodei Romani, i due popoli divenuti una koi-n bilingue, come li ha felicemente defini-ti Paul Veyne.

    Ermete Trismegisto fu consideratodagli studiosi ellenistici alessandrini a par-tire da poco tempo dopo AlessandroMagno, nonch verosimilmente anche dalmondo giudaico, e pi tardi cristiano resi-dente in Egitto, fonte di ogni sapienza e,sia pure indirettamente il Maestro di Pita-

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    Nulla sapevo,sono entrato

    e ho veduto le cose segrete(Papiro di Nu, Canto 116. XV sec. a.C.)

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    gora e di Platone, il pensiero filosofico delquale era stato influenzato significativa-mente dalla cultura egizia.

    Il Corpus venne definito sor-gente di straordinaria saggezzae ispirazione dottrinale da Cice-rone nel De Natura deorum, daLattanzio nel Divinae institutio-nes, come pure da Agostino nelDe civitate dei.

    Fin dai tempi antichi esso haquindi trasmesso alluomo col-to parole di verit divina e disaggezza suprema. Del Corpushermeticum fanno parte ungruppo di scritti alchemici, for-mule magiche e occultistichemolto in uso in Europa dopo ilCinquecento e fino al XVIIIsecolo. Assieme a queste operealtre ve ne sono nel Corpus, adindirizzo soprattutto filosofico:esse sono riportate ab antiquo,ad esempio nelle Enneadi di Plo-tino (III secolo) e, con citazionidirette dei testi dallo studiosogreco-bizantino Giovanni Stobeo (V seco-lo) nel suo ricco Florilegium.

    Il Corpus giunse in Italia verso la metdel Quattrocento, portatovi con ogni vero-simiglianza da studiosi e religiosi greci chefrequentavano la Corte medicea. La lorotraduzione in latino, assieme a quella delleEnneadi plotiniane, fu opera di MarsilioFicino (1433-99). A partire dal 1470 a tuttoil Cinquecento se ne stamparono ben sedi-ci edizioni che fecero conoscere il Corpus intutta lEuropa. La sua conoscenza contribuin modo determinante alla impetuosa

    ripresa degli studi alchemici nonch diquelli astrologici. Ma soprattutto la dispo-

    nibilit del testo in versione lati-na, assieme alle opere di Plato-ne, degli stoici ed epicurei, essepure volte in latino, fu inmaniera diretta il fmite di unapeculiare evoluzione del pen-siero filosofico dellUmanesimoeuropeo, mentre andava decli-nando la indottrinazione dellaScolastica medioevale.

    In questo contesto il Corpusfu considerato la massima fon-te sapienziale della quale pote-va disporre lo studioso rinasci-mentale circa i problemi delmondo e del divino.

    Laccettazione dello scrittocome opera di un solo Autoredur fino allinizio del Seicen-to, quando Jsaac Casaubon(1559-1614) dimostr trattarsidi un assemblaggio di scrittiche egli definiva apocrifi: alme-

    no per quanto attiene a quellifilosofici il giudizio va accettato con pru-denza. Si tratta comunque di un comples-so di opere ricche di dottrina, indicative diuna evoluzione del pensiero filosofico, diun chiaro orientamento verso il monotei-smo, ancor oggi non prive di interesse sto-rico-dottrinale.

    Fa notare lepistemologo Paolo Rossicome il Corpus forn nel suo insieme ungrande contributo a non considerare lanatura come materia continua che riempielo spazio, ma come un Tutto-vivente cheha in s unanima.

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    23 Il Poimandres di Ermete Trismegisto, ovvero lintelligenza suprema, G.C. Maggi

    I libri o logoi del Corpus hermeticum diinteresse filosofico giunti fino a noi sonodiciassette oltre a un diciottesimo, dettoAsclepius o Discorsoperfetto, del qualeconosciamo solo latraduzione latina. Diquestultimo, erro-neamente attribuitoad Apuleio diMadaura perch tra-dotto assieme allesue opere, si parlaqui, in breve, perricordare come nel1945 fu scoperta inAlto Egitto a NagHammadi, una grande biblioteca in linguacopta, verosimilmente di una comunitgnostica, nella quale furono rinvenutiscritti assai simili allAsclepius: ci dimostrala diffusione di questi testi sapienziali intutto il Paese.

    La conoscenza di questi scritti, inizial-mente limitata ad una lite colta, dimostratuttavia linteresse per i temi filosofici inessa contenuti, diretti alla conoscenza del-la natura divina e possibilmente a quelladel dio unico. Si trattava per certo di unriconoscimento ma anche di un supera-mento del pensiero platonico, stoico-epi-cureo anche con valenze giudaico-cristia-ne e probabilmente orientali (Zoroastro).

    A parte lAsclepius, che fa riferimentoalla religione degli Egizi, gli altri logoi testi-moniano per una sublimazione dellanimoumano che, liberato dal peso della materia,aspira al contatto con il divino. Dio, tra-scendenza assoluta, pertanto inconosci-

    bile dallintelletto umano, anche se unadebole immagine di lui pu riconoscersinella contemplazione del Creato. Egli pu

    essere conosciutosolo attraverso lil-luminazione sovra-razionale ed estaticadel divino: in essalanima ritorna adio. Questa filosofiaermetica riconoscenelluomo loriginedivina, ma anche lasua imperfezione, ilsuo peccato origina-le. Uomo divino sar

    solo colui che assie-me a una vita perfetta vivr in questavisione estatica dellEnte supremo e nefar loggetto di una venerazione perma-nente, una vera e propria ricerca della ima-go Patris.

    La cultura greca ed ebraica favorironoin modo determinante quella ellenisticasoprattutto nel secolo doro, il II, diffon-dendola nellImpero bilingue, come PaulVeyne chiama la koin greco-latina, la pivasta dominazione del mondo dopo quelladi Alessandro Magno scomparsa con luialcuni secoli prima.

    Non sorprende quindi che in un conte-sto siffatto la cultura greco-ellenistica, siapure con gli influssi dianzi ricordati, abbiasaputo esprimere negli scritti ermetici filo-sofico-religiosi laspirazione a un monotei-smo a declinazione anche salvifica gi inpassato presente nellorfismo e in religioniorientali certo non ignote a questa liteculturale.

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    Era laspirazione della conoscenza deldivino non disgiunta eventualmente da unpremio, quello riservato ai beati che conla purezza della vita e dei costumi, poteva-no in certa misuraindiarsi, esseresimili o vicini al diodel quale avevanoavuto lo svelamento,lepifania estatica.

    Dei diciassettelogoi filosofici delCorpus hermeticum ilprimo di essi, purnella sua brevit oforse proprio perquesto, appare comeuna linea guida e nel contempo una illumi-nante epitome del pensiero filosofico-reli-gioso del Corpus stesso. Si tratta come noto dellErmou Trismegistou Poimandres, initaliano Pimandro.

    su questo logos che porteremo lanostra attenzione, anche per la sua lineari-t e per levidente superiorit non solo for-male rispetto ad altri logoi del Corpus, alme-no a mio giudizio.

    Il Pimandro, sottolinea Detienne, rap-presenta il passaggio tra il Mito e il pensie-ro razionale, per il quale la parola si lai-cizza.

    Breve quanto denso di pensiero esso scritto sotto forma di dialogo, genere let-terario che bene si addice a disquisizioni dinatura filosofica, soprattutto per argo-menti per i quali il colloquio appare essen-ziale affinch le affermazioni non appaia-no solo apodittiche. Non per nulla il dialo-

    go fu il genere preferito da Luciano a Sene-ca, da Lessing a Leopardi per affrontaretemi ricchi di dottrina e quindi diversa-mente valutabili dagli interlocutori.

    Ho utilizzato la tradu-zione in italiano contesto a fronte di PaoloScarpi, che fa riferimen-to alledizione Nock-Festugire, consideratala pi fedele allorigina-le greco.

    Il Pimandro divisoin trentadue capitoletticolloquiali che, a dispet-to dellapparente sem-plicit, richiedono

    meditazione e ricorso alemmi della filosofia platonico-aristotelica,nonch a riferimenti biblici e talora cora-nici.

    Il logos inizia con lestasi di Ermete e losvelamento di Pimandro.

    Recita il testo:

    Un giorno il mio pensiero si era tuttoconcentrato sugli esseri e tutto il miointelletto era levato in alto, mentre i mieisensi erano intorpiditi, come accade achi piomba in un pesante sonno dopo uneccesso di cibo o di fatica. Mi parve allo-ra che un essere immenso, fuori di ognimisura, mi chiamasse per nome, dicen-domi: Cosa vuoi udire e vedere e poiapprenderlo e conoscerlo grazie allacontemplazione?.

    Questo fenomeno della perdita di cono-scenza presente praticamente in tutte le

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    opere del Corpus, come sottolinea Scarpi,che lo apparenta allestasi, condizionemistica che caratterizza molte biografie diSanti cristiani, epresente anche inMaometto e poi nelSufismo, la correntepi elitaria dellisla-mismo, nonch nelprofetismo ebraicoe persino nella Kab-balah.

    C o n o s c i a m oanche una formaterapeutica delfenomeno, presentenei templi dedicatiin particolare adAsclepio, il dio greco della medicina.

    N del resto mancano nella Bibbia cita-zioni nelle quali il sonno mistico prece-de la rivelazione, quale espressione di unosvelamento della volont divina o di intui-zione mistica di eventi assolutamente al dil della umana esperienza e comprensione.

    In questa quasi separazione della men-te dal corpo si esplicitano le capacit intui-tive dellanimo umano. In ogni caso in que-sti complessi passaggi, che vanno dalvedere in sogno o in estasi per giungerealla gnosi, consiste la via sapienziale erme-tica alla conoscenza del divino.

    Alla richiesta di Ermete chi egli sia,risponde Pimandro:

    Io sono Poimandres, il Nous delDominio assoluto. Conosco quello chevuoi e ti sono accanto in ogni luogo.

    qui evidente, come sottolinea Festu-gire, che il Nous lintelletto divinizzato:qui esso considerato superiore rispetto al

    ragionamento induttivo,il Logos, concetto delresto condiviso dallognosticismo. Non dimen-tichiamo che Aristoteleconsidera in Nous causaprima o pensiero dipensiero.

    E chiede Ermete alsuo Pimandro:

    Voglio essere istruitoattorno agli esseri, com-prenderne la natura econoscere dio.

    A questa domanda segue un fattostraordinario, una visione senza limiti.

    Ebbi una visione senza limiti - diceErmete - tutto si era trasformato inluce, in una luce serena e gioiosa, e diquella visione mi innamorai.

    interessante ricordare, come osservaScarpi, che nei Manoscritti degli Esseni diQumran si parla di Dio come luce; cos purenella Bibbia (Is 60, 19) si dice:

    il sole non sar pila tua luce di giornon ti illuminer piil chiarore della luna.Ma il Signore sar per te luce eterna,il tuo Dio sar il tuo splendore.

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    Un topos parallelo, la felicit dei bea-ti, si legge nellApocalisse di Giovanni (22,5):

    Non vi sar pi nottee non avranno pi biso-

    gno di luce di lampada,n di luce di sole perch il

    Signore Dio li illuminere regneranno nei secoli

    dei secoli.

    E ancora nel Corano (SuraXXIV, versetto 35 e segg.):

    Dio la luce dei cieli edella terra. Questa luce asso-miglia ad una fiaccola, aduna fiaccola posta in un cri-stallo, cristallo simile ad unastella brillante. [] una luce su unaluce [] Dio conosce tutto.

    E al versetto 54 e segg.:

    Dio ha promesso a coloro che hannocreduto e che hanno ben operato dicostituirli propri eredi [].

    E nel Salmo di Davd (I, 27):

    Il Signore la mia luceE la mia salvezza: di chiAvr paura?

    Mentre Dante (Par XXXIII, 67-68):

    O somma luce che tanto ti levida concetti mortali []

    Continua Pimandro:

    Quella luce sono io, ilNous, il tuo Dio, io cheesistevo prima dellatenebra; il Logos lumi-noso scaturito da Nous invece il figlio di Dio.

    E di nuovo rivolgen-dosi a Ermete:

    Intendi cos: lele-mento che in te osservaed ode il Logos delSignore, invece il Nous Dio Padre. E non sonoseparati luno dallaltro,ma la loro unione la

    vita.

    Lo sguardo di Pimandro a lungo fisso suErmete induce in lui un tremore.

    Si definisce qui loggetto della cono-scenza, la luce, cio il divino: la visione del-la divinit pu essere tollerata solo dacolui che ne ha ricevuto lo svelamento,come dice anche Dio a Mos (Es 19, 21):Scendi, scongiura il popolo di non irrompereverso il Signore per vedere, altrimenti ne cadruna moltitudine!

    Alla fine, creato il mondo, Nous padredi tutte le cose, genera Anthropos similea lui e amato dal Nous, dal Logos luminosoe da tutta la Natura.

    E per questo motivo luomo, a differen-za di tutti gli esseri che vivono sulla terra spiega Pimandro a Ermete duplice:

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    mortale in ragione del corpo, immortale inragione delluomo sostanziale.

    questo, si osser-vi bene, il punto cen-trale dellermetismofilosofico: lidentifi-cazione di luce, intel-ligenza perfetta edivinit, non solo diNous ma anche del-luomo sostanziale,quello salvato dallaepifania estatica delDio Padre.

    Il Nous o Dio padregenera il Logos luminoso, cio il figlio, e unsecondo Nous demiurgo, creatore dellesfere celesti.

    Il Nous e il demiurgo, formati della stes-sa sostanza, si fondono tra di loro divenen-do una sola entit mentre la pura materia,priva di ragione, abbandonata al suodestino.

    Questa autogenerazione del Nous neevoca la natura androgina, certo un por-tato di teologie del mondo iranico, comeriporta nel suo acuto commento alla tra-duzione del Pimandro Paolo Scarpi, il qua-le fa riferimento ad un frammento delPapiro di Derveni che sembra togliere ognidubbio circa lattribuzione di questo ples-so mitico anche allorfismo: il Nous merita diessere in s solo come se niente altro fosse, inquanto non possibile che siano [] senza ilNous.

    Questo criterio apparentemente scon-volgente, e applicabile solo al Nous, trovaanche oggi un suo significato nel recente

    pensiero cattolico, di Dio Padre e Madre.Il discorso ci porterebbe lontano, superan-

    do troppo la nostracapacit di com-prendere questa dif-ficile, ma non impro-ponibile, condizionedel divino.

    Qui Ermete vor-rebbe inoltrarsi neldiscorso conoscen-za di Anthropos enatura, ma Piman-dro gli impone ilsilenzio, quello che

    talora il fedele devealla divinit, osserva Scarpi.

    A questo punto si ha la separazionedegli androgini e compaiono maschi e fem-mine in tutta la natura, mentre Nous lan-cia linvito crescete e moltiplicatevi voi tuttiche siete opera della creazione come anchedice la Vulgata dei Settanta.

    Tuttavia luomo si dimentica non dirado di essere composto, per virt di Nous,di luce e di vita. Ma dice Nous a Pimandro:

    Quale guardiano delle porte, chiude-r gli accessi alle azioni malvagie e ver-gognose [] lontano da empi, assassini,malvagi, invidiosi e stolti, facendo postoal dmone vendicatore.

    Luomo sostanziale cio lanima, libe-rato con la morte dalle sue spoglie mate-riali, accede ora alle sfere celesti, lottavadelle quali, quella delle stelle fisse di natu-ra ogdoadica, lottavo cielo, a questo pun-to deificandosi in modo definitivo.

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    In questo indiarsi delluomo sembrapotersi individuare anche qualche aspira-zione teurgica, cio di con-trollo della divinit con-cetto gi caro ai Greci.

    Adesso Ermete Trisme-gisto investito da Piman-dro di una missione salvi-fica presso il genere uma-no: da salvato Ermetediventa salvatore.

    Al paragrafo 27 diceErmete:

    Cominciai allora lamia missione tra gli uomi-ni, annunciando loro labellezza della piet e dellaconoscenza.

    Nel suo messaggio alluomo Ermete, oraMaestro nel nome di Nous, esorta il genereumano:

    Uomini nati dalla terra, perch visiete consegnati alla morte, mentre ave-

    te facolt di partecipareallimmortalit?

    qui implicito il concettodi libero arbitrio delluomonella sua scelta o ripulsa del-la salvezza.

    Il canto di lode che Erme-te Trismegisto pone alla finedel Poimandres, riconducibilesecondo Philonenko a for-mule liturgiche ebraiche epresente in pi logoi del Cor-pus, cos conclude:

    Santo sei tu che superiogni lode. Accogli la pura offer-

    ta sacrificale della parola che viene daunanima e da un cuore protesi verso dite, tu, ineffabile, indicibile, tu, il cuinome pronunciato solo dal silenzio.

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  • Galileo: una lettura originale del personaggio quale metafora della crisi delluomo

    e del senso della sua difficilericerca della Verit

    di Salvatore SansoneAvvocato

    The present contribution is an original interpretation of the character of Galileo Galileias a metaphor of the crisis of man and of his difficult search for Truth. Galileo is pre-sented as scientist and great innovator, as a man who is always looking for the sense oflife, the sense of everything. A theatrical plot written in 1974, Il Galileo, helps our reflection. The Author, Bruno daPartanna, consecrates to Galileo a work of extraordinary depth, which underlines somenew aspects of the man and scientist.

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    GALILEO : Se domani, poniamo, sulla via delle stelle, un tribunale mi imporr ancora di rinnegare la mia

    verit [...] perch altri dommi, altre scritture pi o meno sacre, avranno riservato quei mondi apochi eletti e sbarreranno il passo alla grande maggioranza degli uomini. Che far allora? Avr ilcoraggio di smascherare la legge? 0 piegher novamente il capo [...] e quanti mi avranno sino a quelmomento seguito [...] con la fiducia nel cuore [...] precipiteranno tutti negli spazi cosmici [...] nel-la pi gelida mortale oppressione?

    Ecco il mio rovello, ma una cosa posso almeno dirvi: non temete domani di calpestarmi se cadrin ginocchio, non vi fermate, ma correte avanti, spezzate le tavole della legge [...] finch non lavre-te letta direttamente, la legge, con i vostri occhi, negli astri.

    Da Partanna, 1974.*

    * Da Partanna, Bruno (1974) Il Galileo, Ed. Pitr, Palermo.

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    AAcavallo tra il XVI e il XVII secolo,Galileo irrompe sulla scena scien-tificofilosofica scardinan-do lintegralismo della Chiesa nellasua concezione e nel suo rapportocon la natura.

    Per Galileo fonte autentica diconoscenza scientifica la solanatura, cosicch la maniera pisicura per cercare la verit fareesperienza e osservazione dei feno-meni e delle cose.

    Tutto principia dallesperien-za nelle indagini scientifiche. Tut-tavia lesperienza non basta, perchi sensi molte volte ci ingannano eper di pi, linganno la maggiorparte delle volte consensuale. PerGalileo (Saggiatore), colori, odori,sapori e altre qualit secondarienon risiedono negli oggetti, perchsono qualit situate negli organi disenso dellosservatore. Le qualitche non possiamo scindere daglioggetti, sono le qualit primarie: for-ma geometrica, numero e spazio occupato.

    Per questo Galileo parla di sensate espe-rienze o manifeste esperienze e di necessariedimostrazioni o chiare dimostrazioni. Conqueste espressioni Galileo intende che loscienziato intuendo (esperienza manife-sta) e ragionando (logica e matematica),pu pervenire a delle ipotesi mediante cuideduce e verifica il comportamento proba-bile dei fatti. Ed proprio nellarmoniadei due momenti (induttivo e deduttivo)che il metodo sperimentale di Galileo pre-senta le sue novit.

    In buona sostanza il compito delloscienziato di salvare i fenomeni, e non di

    cogliere la verit assolutacon speculazioni mera-mente logiche. La scienzasi configura quindi comeun sapere ipotetico-deduttivo sempre in via disperimentazione.

    Non per questo lascienza rinuncia alla veri-t, ma vede in questometodo lunico modo perprocedere nella cono-scenza del mondo e dellesue cose. Si apre dun-que, unera nel segno del-la logica della scoperta,dove ogni progetto devepassare sotto il vaglio delmetodo sperimentale edella tecnica. Grazie aquesta rivoluzione meto-dologica, la scienza pro-clama finalmente anche

    se con molte difficolt la propria auto-nomia da ogni intromissione esterna (poli-tica, religiosa e filosofica).

    Ma fino a dove si pu spingere la cono-scenza delluomo?

    Galileo prova a rispondere a questointerrogativo epistemologico e teologico,sostenendo che esiste un conoscere inten-sive, che la conoscenza graduale delluo-mo-matematico, e un conoscere extensive,che il sommo sapere immediato di Dio.Tuttavia, lo scienziato quando afferra unaverit geometrica, si fa simile a Dio (luo-mo creato a Sua immagine e somiglianza,

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    quindi in relazione al Sommo); quindi la-bisso che separa Dio e luomo di tipoquantitativo. Ed per questo che Galileoinvita i filosofi a rivolgere laloro curiositas verso il libroinfinito della natura (unanatura che non si diletta dipoesia), invece di rinchiu-derla nelle biblioteche aricercare cause (aitia) edessenze (ousia-substantia)nei mondi di carta.

    Invero la grande origina-lit di Galileo non risiedetanto in questo metodo che gi veniva insegnato ediffuso, e che Galileo stessoapprese dal maestro Buona-mici, scrittore del De motu ma si estrinseca nelle sco-perte scientifiche e filosofi-che alle quali egli giunse gra-zie a questo metodo.

    In particolare, le scopertedel Sidereus nuncius sonomolto importanti, in quantocapovolgono e frantumano alcune creden-ze radicate nella scienza aristotelica.

    Galileo supera le spiegazioni teleologi-che o finalistiche di Aristotele sostenendoche esistono le leggi della natura ma nonesiste una sua intelligenza (Nous). Le leg-gi di natura sono meccaniche, necessarie,universali, ma valide entro limiti ben pistretti di quelli nei quali pu muoversi lin-telligenza umana libera e volitiva. La cono-scenza non frutto del processo logico delsillogismo: lindagine, losservazione elesperimento della natura.

    Limpatto delle teorie Galileiane, sebbe-ne a lungo duramente contrastate, fu inar-restabile e coinvolse irreversibilmente

    ogni campo della cultura e dellasociet, minando il primato dichiunque ritenesse di avere o siaccreditasse come depositariodella verit ufficiale.

    Ma tutto ci non nuovo .,parliamo di Galileo come delgrande uomo di scienza, delgrande innovatore del meto-do. Il rigore della scienza e lalogica coerenza dello sviluppodel pensiero filosofico ce lo con-segnano in una dimensione distraordinaria grandezza: maproprio questa grandezza limi-tativa; Galileo pu essere di pi. certamente di pi.

    La novit del suo metodoconoscitivo, accompagnato dal-la singolarit dolorosa della suavicenda umana, fatta di carcereed abiura, trasfigurandolo, dan-

    no modo di pensare a Galileo qua-le simbolo eroico delleterna lotta delluo-mo per la ricerca della verit.

    Pu esserci, in buona sostanza, una let-tura diversa. Senza voler comprometterela grandezza storica di Galileo, del suo pen-siero e delle sue scoperte, possiamo pren-dere in prestito il Pisano per valor dimetafora: Galileo luomo che affannosa-mente cerca il senso della vita, il senso ditutto.

    Unopera teatrale del 1974 Il Galileo (ed.Centro Culturale Pitr), invero poco cono-sciuta, intensa ma non pretenziosa, ci aiu-

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    ta nella riflessione. Lautore Bruno da Par-tanna al secolo Domenico Vittorio Bruno,medico, classe 1923, nato aPartanna di Trapani in Sicilia.

    Egli dedica a Galileo unatto unico di straordinariaprofondit che consente disottolineare un aspetto origi-nalmente inedito del perso-naggio e della sua condizionedi uomo e di scienziato, unaspetto che incarna il trava-glio tutto umano di questaricerca.

    Nella rappresentazione,dopo la sua morte avvenutanel 1642, Galileo, o meglio lasua ombra, ritorna sullaterra accompagnato dai fan-tasmi di alcuni familiari che siostinano a seguirlo e che loaffliggono con le loro miserieumane. La moglie MarinaGamba che gli rinfaccia lascarsezza delle finanze familia-ri e le spese sopportate per accasare la dilui sorella. Il fratello Michelangelo, musici-sta squattrinato e fannullone, che battesempre cassa e tutto un contesto di fasti-diose quotidianit. Nel suo viaggio sullaterra Galileo si imbatte in Tommaso Cam-panella, il frate filosofo autore della Cittdel Sole, che insieme al pisano sostienecome la verit non vada ricercata nei sillo-gismi aristotelici ma nella natura.

    Dai dialoghi dei diversi personaggiemerge una dimensione drammatica dellacondizione umana del grande scienziato.

    In questo contesto luomo Galileo con le

    sue debolezze, le sue passioni, le sue mise-rie dibatte con la sua coscienza, si contor-

    ce nei suoi sensi di colpa pernon essere stato coerente conla missione che il destino gliaveva riservato: essere il rigo-roso scienziato che guida lu-manit verso la luce, la verit.

    Il grande scienziato desti-nato ad aprire una nuova eradella conoscenza e della cultu-ra universale anche uomocon famiglia, con problemieconomici e di piccolo interes-se, esemplificativi di un gio-go quotidiano cui nessunopu sottrarsi, nemmeno i pigrandi.

    Ecco allora Galileo qualemetafora della condizioneumana eternamente sospesa ecombattuta tra gli alti e nobiliprincpi da onorare, promuo-vere, difendere a fronte degli

    opportunismi, delle convenzioni, dei pote-ri forti e oscuri, delle miserie del quotidia-no con cui confrontarsi.

    Galileo cosciente di possedere unaverit ma le circostanze e la sua condizio-ne di uomo gli impediscono di testimo-niarla. Il dramma che lo consuma, il suoprocesso, il tormento della reclusione e la-biura assumono in questo modo un signifi-cato umano nuovo e se vogliamo pi pro-fondo sotto questa luce.

    Il tema non pi quello storico delloscienziato che conquista una nuova fron-

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    tiera della conoscenza ma vessato dal-lAutorit costituita, piuttostoemerge il profilo fragilissimo del-luomo con i propri travagli quo-tidiani, le proprie convenienze.

    Galileo siamo Noi umanit,non necessariamente eroi masemplicemente uomini.

    Galileo uomo trascende loscienziato divenendo espressio-ne e modello delle nostre crisi. Lacrisi degli intellettuali asserviti alpotere; dei giornalisti non liberi;dei professionisti al soldo deipoteri forti. La crisi portata dalrelativismo morale e ognunoaggiunga ci che di altro ritiene.

    Ecco allora la domanda cheoffre il senso alla nostra rifles-sione :

    siamo sicuri che Noi, pur consapevoli diuna qualunque verit, avremmo il

    coraggio di sostenerla e propu-gnarla contro ogni convenzione,contro ogni opportunismo o con-tro ogni potere ufficiale? Ovvero,pi comodamente, piegando latesta e sopraffatti dalle nostremiserie, saremmo pronti a rinne-gare la verit conquistata?

    Nellopera di Bruno da Partan-na, fa sperare linvocazione finaledi Galileo che invita a fuggire daogni convenzione, da ogni oppor-tunismo per cercare nelle realtdella natura, con il suo metododella sperimentazione e dellosser-vazione, la verit.

    uninvocazione che esorta anon smettere mai di cercare!

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  • La solidariet

    di Bent Parodi di BelsitoGiornalista

    The Author deals with compassion and solidarity in normal life and expecially whensome apocalyptic events take place in the world.

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    LLapocalittico maremoto del 26dicembre 2004 non ha solocausato una delle pi disastrosesciagure della storia portando morte e di-struzione nel Sud-Est asiatico (ad oggi sicontano circa 400mila vittime); avendocolpito poverissime ma dignitose popo-lazioni esso ha riproposto con forza nellecoscienze pi sensibili lantico problemadella teodicea. In altri termini, che giu-stizia divina mai quella che consente allasventura di infierire sui pi deboli, suglioppressi, sugli emarginati? Linterrogativo

    spontaneo, si dir, ma pure imponequalche riflessione di merito. V almenoun aspetto consolatorio: la tragedia haindubbiamente risvegliato il senso dellasolidariet pi autentica in tutto il mondo,in una comunit internazionale per troppotempo resa apatica da violenze senza fine,rassegnata ai furori pi biechi del terrori-smo contemporaneo.

    Sembrerebbe quasi che la Provvidenzaabbia voluto offrire lennesima opportuni-t al genere umano di riscoprire la sua ori-ginaria bont ontologica.

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    E dunque saggio ricordare il sensofondativo dello spirito solidale, troppospesso fraintesooppure oggettodi erronee inter-pretazioni. Esso per sua naturauniversale e,perci, trans-confessionale; sirivolge allo zoc-colo duro del-lessere uomini,si estende a tut-ta la realt piutto-sto che a singole persone. un approccioolistico e spontaneo alla vita che nondovrebbe mai prestarsi a superficiali inter-pretazioni riduttive e fuorvianti.

    In un epoca, come quella nostra, segna-ta da profonde lacerazioni ed incompren-sioni su scala planetaria, certamente fon-damentale capire la reale natura della soli-dariet, a partire da unanalisi storica ecomparativa. Dal punto di vista linguisticobasti qui ricordare che il termine italianosolidale derivato dallespressione latina insolidum, unantica formula giuridica chesignificava obbligato con gli altri per lin-tero.

    Allapproccio semantico, pur nella suadefinizione elementare, la nozione implicadi per s la comprensione, da cum- e pre-hendere, dunque prendere tutto insieme,un abbracciare (la collegialit dellesi-stente). Di pi, la solidariet discende dauna profonda simpatia, nel senso grecodella symptheia, da syn- e pathen, sentireinsieme, dunque vibrare allunisono.

    La vera solidariet dunque quella checonsente di stabilire un rapporto intimisti-

    co con laltro, lacapacit di far-sene carico inogni frangente,il sentire tuttinel segno dellacomune ed uni-versale fratel-lanza. Si potreb-be obiettare chequesta unainterpretazione

    esoterica dello spi-rito solidale. Nulla di pi inappropriato.Nella visione banale e corrente in voga nel-la cosiddetta societ civile si accosta per lopi il concetto di esoterismo a ci che misterioso o, addirittura, losco. E, invece, ilsenso trasparente, luminoso: si trattadellaspetto profondo della realt, di ognirealt, totale o parziale, del cuore di tuttoci che vive.

    A far difetto solo lincapacit preva-lente degli uomini che non sanno osserva-re e considerare le cose, ogni cosa, colnecessario atteggiamento di partecipazio-ne simpatetica al gioco cosmico del reale.E, infatti, gi Aristotele in un celebre fram-mento conservatoci dallerudito Stobeo (Vsecolo d.C.) ci ricorda che liniziazione non una forma di apprendimento (men chemai libresca), essa consiste piuttosto inuna emozione; meglio sarebbe oggi pre-cisare: non solo il pathos di un istante cru-ciale, la qualificazione naturale, la predi-sposizione comportano la capacit di pro-vare emozioni sentite, da quelle naturali-

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    37 La solidariet, B. Parodi di Belsito

    stiche (la visione di unalba, ad esempio) aquelle umane (lamore, il dolore, ecc.).Qualcuno potrebbe obiettare: luovo diColombo. Ma non cos ed inrealt nulla pi visibile di ciche alla massa appare invisibi-le, laspetto interiore dellecose.

    Cos quando in Massoneriasi parla di solidariet, questogrande plusvalore umano nullaha a che vedere col favoritismodi giornata o con linteressecorporativo. Ed anche la glori-ficazione del lavoro che nellatradizione muratoria ha benaltro di un senso superficiale,legato allattivit pura e sem-plice di un dato momento, ogiorno.

    Quel che conta, anzitutto, la sensibilit senza la quale nonsiamo in grado di dare un senso alle cose.Si consideri la solidariet comessa inte-sa dal Buddhismo; i seguaci del dharma lachiamano karun, compassione o, piut-tosto, mahkarun, ovvero grande com-passione.

    E qui le distinzioni linguistiche hannoestrema importanza giacch comportanooscillazioni evidenti nello spettro semanti-co: passione va nettamente distinta da com-passione, nozione esattamente corrispon-dente al sympathen dei Greci. Dunque esse-re compassionevole non significa provarepiet, commiserazione, piuttosto vuoldire vibrare allunisono con laltro.Mutuando il linguaggio dalla nuova fisica,si potrebbe dire essere sulla stessa lun-

    ghezza donda, sulla medesima frequenza.E si tratta, a ben vedere, di nozioni che siprestano ad una indubbia cifra di com-

    prension esoterica.E, mentre la Tradizione

    occidentale ha una preoc-cupazione esclusivamenteantropocentrica (luomo alcentro del mondo), il dhar-ma buddhista va oltre ilsegno: il Bodhisattva (incar-nazione del Buddha, lIllu-minato per antonomasia)torner sulla Terra finquando non sar fatto sal-vo lultimo filo derba del-luniverso Ma questa vera solidariet, in sensouniversale, lunica a cuiragionevolmente in ognitempo dovrebbe legittima-mente tendere ogni inizia-

    to che voglia realmente considerarsi Ini-ziato.

    Il problema, come pu vedersi, tut-taltro che semplice, eppure semplicissimoa condizione che ci si ponga da un punto divista essoterico oppure esoterico: il grandeequivoco del mondo profano.

    La verit che lapproccio iniziaticosegna una rottura di livello o, per dirla conlo storico delle religioni Mircea Eliade(1907-1986), una vera e propria modifica-zione ontologica del regime esistenziale.Come ricordava il grande studioso rume-no, il Sacro non un momento nella storiadella coscienza bens un suo elementostrutturale. Esso si radica naturalmentealle nozioni di Essere, significato e verit.

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    La solidariet massonica ha un sensoesoterico di primaria rilevanza.La karuna ovvero il concettodi compassione induista ebuddhista ha il valore radica-le del fare , della magia delfare, sottintendendo che li-dea della solidariet discendadallazione concreta (coscome nel karma yoga dellaBhagavad-G^t, il Canto delbeato). Lanalisi comparati-stica e semantica conferma

    che la Massoneria universale si lega ad unaantichissima Tradizioneche, perci stesso, nonpu non dirsi ancheattuale e moderna nella-nima. Anzi, per dirla conla psicanalisi junghiana equella archetipica diJames Hillman, essa faanima, magia delfare, nel senso simbolicoe realissimo del ciclo artu-riano.

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  • za, pensando per esclusivamente al benemateriale del bisognoso: costui infatti, intal caso considerato un essere privo dianima e di Spirito.

    Un Artista Muratore, avendo sviluppa-to la capacit di scrutare in se stesso,coglie invece laspetto divino del vero io,dellimpalpabile sua entit, quindi si rico-nosce come un individuo dotato di anima edi Spirito. Grazie a questa visione spiritua-listica egli non considera gli altri esseri,suoi affini, come espressioni corporee,

    SSe un Fratello realizza al solo scopomateriale un Tempio, una casa,una chiesa o una qualsiasi operaarchitettonica, dal punto di vista iniziaticonon certamente per questo un veroArtista Muratore: nella sua interiorit solo un Apprendista (qualunque sia il suoGrado gerarchico) che deve, necessaria-mente, ancora sottostare alle esigenze delcorpo. Quel Fratello dunque un Mas-sone, un iscritto Resta anzi tale pure senella quotidianit si dedica alla beneficen-

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    Through the Ars Muratoria, the enlightened Brethren feel the eternal breath of life:they enter in the supernatural world, mixing their fate with that of the superior beings.Thanks to this fascinating and creative light, the Artist will join the Great Architect, inwhose spirit he will find freedom: the Artist aspires to freedom as the soul aims to reachthe spirit.Freedom is a spiritual state, which only Master Brethren can experience, both in Hea-ven and Earth.

    LArte Muratoria: suo rapporto con la Luce; ascesa alla Libert nello Spirito

    di Vincenzo TartagliaSaggista

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    ammassi di carne che si muovono nellat-tesa della putrefazione: orribile spettacolo!terribile pensiero!

    Quel Fratello Artista, gra-zie alla Luce che egli stessoproietta immaterialmenteallinterno degli individui,riesce a vederli appunto nel-la loro interiorit, quali essirealmente sono. Sicch i suoisimili gli si manifestanoormai come entit, intelli-genze; esseri illuminati dal-lanima e dallo Spirito, con iquali dunque, tramite la for-za dellaffinit (attrazione),sente di poter e dover dialo-gare: cos che il suo Lavoro,prima manuale quando eraun Apprendista, ora prende le caratteristi-che spirituali e invisibili dellArte; cosparimenti, nei momenti dispirazione, lasua esistenza si trasferisce dalla Terra allesfere ultraterrene.

    LArtista Muratore vive e crea dunque,sulla Terra, come passando dalla vita allamorte e viceversa, continuamente, in ognipassaggio avvicinandosi sempre pi allaLuce della Libert, sua massima aspirazio-ne: infatti lArte senza Libert non crea-zione, ma piuttosto una specie di aborto; una maschera; un fantasma che si aggiraogni tanto, casualmente, senza lasciaretraccia del suo passaggio. Neppure dobbia-mo tuttavia pensare che lArtista Murato-re, a causa dei suoi voli ultraterreni, siafuori dalla realt quotidiana. Se cos fosse,a poco servirebbero le sue costruzioni, leopere che portano la sua impronta.

    Un vero Artista, avendo il dono delles-senzialit (presenza di Luce), della sempli-

    cit, anche molto prati-co. Lo per a modo suo:lo essenzialmente einvisibilmente, sicch ipraticoni, esterioristilegati alle cose palpabili,non riescono a percepirela sua particolare pratici-t e irridono, poco fra-ternamente peraltro econ molta superficialit,i suoi atteggiamenti!

    Grazie allo SpiritodellArte, lArtista Mura-tore sviluppa invecesempre pi la sensibilit

    per afferrare e rispettare iveri valori della vita, quelle scintilledurature legate allanima e allo Spirito, allaLuce: lArte viene dalla Luce; alla Luce pureritorna, dopo aver costruito lEternit.

    LApprendista elevato a CompagnodArte proprio quando sviluppa la capacitdi vedere, nascosti nella Creazione, lanimae lo Spirito; allorch riesce dunque acogliere nella Luce massonica qualcosa divivente, vivibile, non gi una vuota astra-zione indecifrabile: del resto lArte cosaviva, destinata al miglioramento interioredegli individui ricettivi. infatti vero chelo Spirito dellArte aleggia su piani ultra-terreni; nondimeno la sua attivit si lasciapercepire, almeno dagli spiritualisti piilluminati, pure sulla Terra, grazie alle pro-duzioni artistiche e alla vita stessa dei veriArtisti, spesso imitati per quanto possibile.

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    41 LArte Muratoria: suo rapporto con la Luce; ascesa alla Libert nello Spirito, V. Tartaglia

    Un Compagno dArte tale soltanto senella quotidianit mostra coraggio, quan-do altri individui (Fratelli com-presi) sono in preda allo sgo-mento e alla paura; se mostraumilt quando la massa si esal-ta nellarroganza; se manifestafede e fiducia nelle situazioniambigue che vedono i comunimortali ritirarsi e rifugiarsi nel-lo scetticismo antipatico, gros-solano e distruttivo; se esercitala tolleranza spontanea quandoalla maggioranza sembranovantaggiosi legoismo e la sepa-rativit, lindividualismo e lin-tolleranza.

    Se dunque, Fratello, sei soloun Massone privo dimmagina-zione e di creativit, devi sape-re che questa condizione non tibasta affatto per essere comedovresti essere: tollerante e fraterno. Seidunque entrato nella Massoneria, vero,ma le porte dellArte Muratoria sono anco-ra chiuse per te. Ci che tu quindi costrui-sci, non ancora la Costruzione secondo laLuce che hai chiesto: il primo mattone,utile per questa Costruzione, infatti pro-prio la tolleranza. Questa accesa dallab-bondanza della Luce interiore, non gi daqualche debole scintilla che rischia diperdersi, lasciandosi inghiottire dalle for-ze opposte alla Luce.

    Se daltra parte sei un vero ArtistaMuratore, non puoi restare come imbalsa-mato in te stesso, cementato allinternodellio, nel rifiuto dei simili. Ci pu succe-dere in un comune artista, ma non in un

    Artista Muratore, in un Costruttore cheedifica per il bene e la gioia dei viventi: nel

    tuo Spirito respira infatti loSpirito onniforme, il FuocodAmore che accende nellin-dividuo la divina disposizionead avvicinar