Grigi-Rimini

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MASSIMO TAGGIASCO D ell’Alessandria non si par- la più per valutare quello che succede sul campo, ma solo per discutere di ipotetici problemi di natura economica in capo alla proprietà. Intendiamo- ci, le dichiarazioni della dirigen- za dell’Alessandria alla vigilia di una gara importante come il der- by a Casale sono state, quanto meno, intempestive: tutto l’am- biente ne ha risentito. Secondo noi, comunque, non è assoluta- mente venuto meno l’impegno di mister Cusatis e dei giocatori: certo che. in qualunque lavoro, se il futuro è incerto, se non si è sicuri di portare a casa lo stipen- dio, la mente non può essere sgombra da preoccupazioni. Detto questo, non riusciamo a comprendere alcune valutazioni della società: secondo noi, quan- do ci si avventura in una attività imprenditoriale, si devono avere chiari costi e ricavi. In particola- re, non si può, quando il campio- nato non è neppure a metà, la- mentare il mancato arrivo di fi- nanziamenti o sponsorizzazioni. Certe cose bisogna valutarle in avvio di stagione. Oppure il pro- blema è un altro? Il nostro timore è che, ancora una volta, sia la po- litica a dettare i termini e i tempi della sopravvivenza dell’Orso Grigio. Il Comune ha le casse vuote e, guarda caso, l’Alessan- dria Calcio lascia intendere (salve le smentite di rito) di avere diffi- coltà di gestione. Non possiamo salvare la società solo quando si deve eleggere un nuovo Sindaco! Riusciremo a sapere la verità in questa vicenda? C’è un progetto per una società solida, che guardi al futuro con serenità? Noi abbia- mo sempre ribadito la nostra fi- ducia nella nuova proprietà, per- ché amiamo l’Alessandria e sia- mo felici che siano degli alessan- drini a gestirla. È chiaro che, pe- rò, adesso nutriamo molti dubbi. Vedremo cosa ci riserva il futuro anche perchè tra le parole e i fatti c’è, come sempre, un abisso e, al momento, non abbiamo stru- menti concreti per giudicare. Nel frattempo, godiamoci la partita e continuiamo a fare la nostra par- te di tifosi affollando il Mocca- gatta. Hurrà Grigi! Quindicinale di calcio... e non solo Diffusione gratuita Pizzeria-Ristorante La Bussola Alessandria Piazzetta Bini, 9 Tel.0131 253736 Focaccia al formaggio Maxi pizza • Specialità pesce FORNO A LEGNA CHIUSO LUNEDÌ La Giudea Agriturismo QUARGNENTO (AL) Strada Castelletto 6 Tel. 393 9121968 Ristorante solo su prenotazione Ricevimenti, banchetti I vostri cesti natalizi e i regali classici “più originali” in ALESSANDRIA con il miglior rapporto qualità-prezzo ALESSANDRIA Via Bellini 40A - Tel. 0131 227306 [email protected] APERTO DA MARTEDÌ A SABATO CONSEGNE A DOMICILIO Anno IV n.19 Direttore Massimo Taggiasco 23 novembre 2012 Siamo alle solite! ALESSANDRIA VIA DEI MARTIRI • ASTI VIA XX SETTEMBRE

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Alessandria-Rimini

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Page 1: Grigi-Rimini

MASSIMO TAGGIASCO

Dell’Alessandria non si par-la più per valutare quelloche succede sul campo,

ma solo per discutere di ipoteticiproblemi di natura economica incapo alla proprietà. Intendiamo-ci, le dichiarazioni della dirigen-za dell’Alessandria alla vigilia diuna gara importante come il der-by a Casale sono state, quantomeno, intempestive: tutto l’am-biente ne ha risentito. Secondonoi, comunque, non è assoluta-mente venuto meno l’impegnodi mister Cusatis e dei giocatori:certo che. in qualunque lavoro,se il futuro è incerto, se non si èsicuri di portare a casa lo stipen-dio, la mente non può esseresgombra da preoccupazioni.Detto questo, non riusciamo acomprendere alcune valutazionidella società: secondo noi, quan-do ci si avventura in una attivitàimprenditoriale, si devono averechiari costi e ricavi. In particola-re, non si può, quando il campio-nato non è neppure a metà, la-mentare il mancato arrivo di fi-nanziamenti o sponsorizzazioni.Certe cose bisogna valutarle in

avvio di stagione. Oppure il pro-blema è un altro? Il nostro timoreè che, ancora una volta, sia la po-litica a dettare i termini e i tempidella sopravvivenza dell’OrsoGrigio. Il Comune ha le cassevuote e, guarda caso, l’Alessan-dria Calcio lascia intendere (salvele smentite di rito) di avere diffi-coltà di gestione. Non possiamosalvare la società solo quando sideve eleggere un nuovo Sindaco!Riusciremo a sapere la verità inquesta vicenda? C’è un progettoper una società solida, che guardial futuro con serenità? Noi abbia-

mo sempre ribadito la nostra fi-ducia nella nuova proprietà, per-ché amiamo l’Alessandria e sia-mo felici che siano degli alessan-drini a gestirla. È chiaro che, pe-rò, adesso nutriamo molti dubbi.Vedremo cosa ci riserva il futuroanche perchè tra le parole e i fattic’è, come sempre, un abisso e, almomento, non abbiamo stru-menti concreti per giudicare. Nelfrattempo, godiamoci la partita econtinuiamo a fare la nostra par-te di tifosi affollando il Mocca-gatta.

Hurrà Grigi!

Quindicinale di calcio... e non solo Diffusio

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Pizzeria-Ristorante

LaBussolaAlessandria

Piazzetta Bini, 9Tel. 0131 253736

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APERTO DA MARTEDÌ A SABATOCONSEGNE A DOMICILIO

Anno IV n.19 Direttore Massimo Taggiasco 23 novembre 2012

Siamo alle solite!

ALESSANDRIA VIA DEI MARTIRI • ASTI VIA XX SETTEMBRE

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HURRÀ GRIGI2 anno 4 n. 19

Via Migliara ALESSANDRIAComodo parcheggio in Piazza della Libertà e via Parma

I negozi del centro in gara

in’occasione della

ricorrenza

Grandissimo successo dell’iniziativa.Vince Melchionnidavanti al Bar dello Stadio, terza piazza per la gioielleria Camurati

Nelle foto sotto, il gruppo dei vincitoricon l’assessore Gianni Ivaldi e il presidente Pavignano

Una vetrina tuttagrigia anche aChiavari, grazieal supertifosoIvano Frisina(L’Ancoretta)

Orsetti al cioccolato della Pasticceria Gallina

Page 3: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 323 nov. 2012

Igrigi tornano con unpari dal Palli: più unavittoria o una sconfitta?

«Direi più una sconfitta,perché, se è ben vero che ilderby è sempre un incontroparticolare, in cui anche itradizionali valori in cam-po possono risultare capo-volti, la posizione di classi-fica del Casale nell’attualecampionato è così deficita-ria che sarebbe stato legitti-mo, dall’Alessandria, atten-dersi un successo.»

Peraltro, siamo tornaticon le ossa rotte e l’infer-meria piena…

«Cosa vuoi che ti rispon-da: i problemi fisici di Bar-bagli, Mazzuoli, Degano eRossi sono ormai assodati:l’augurio è che quanti più

Quale?«Che questa Alessandria

è, tecnicamente parlando,la meno competitiva degliultimi cinque anni, cioèdall’anno in cui abbiamofatto ritorno tra i professio-nisti dopo il purgatorio del-la serie D e dell’Eccellenza.»

Allora la colpa è dellaSocietà che ha speso pocoo ha speso male?

«Invece, io penso che aquesta società, perlomenoal suo componente maggio-ritario, cioè a Gianluigi Ca-pra, bisognerebbe fare unmonumento.»

Non ti sembra di esage-rare?

«Niente affatto e per ilsemplice motivo che Capraè l’unico, in questi ultimi

anni, ad essersi assunto laresponsabilità di tenere inpiedi il sodalizio con tuttigli oneri e le difficoltà checomporta e, per di più,mettendoci anche la faccia.Quanto, poi, al lavoro che èstato svolto in estate per al-lestire l’attuale rosa, mi pa-re che lo stesso Capra e Pa-vignano abbiano parlatochiaro sin dall’inizio dicen-do che non ci sarebbero sta-ti voli pindarici e che si sa-rebbe cercato di far quadra-re i costi: d’altro canto, nonvedo quali voli pindarici sipossano fare quando, comeaccaduto in occasione del-l’ultima partita in casa,non si riesce neppure a rag-giungere quota mille tra ilpubblico.»

giocatori possibile siano ingrado di scendere in campocontro il Rimini.»

Che partita dobbiamoaspettarci domenica?

«Purtroppo, come sap-piamo tutti, l’Alessandria èancora alla ricerca di unaidentità dal punto di vistadel gioco, quindi ogni par-tita è una incognita.»

Ma la responsabilità èdel mister o di una rosainadeguata?

«Fermo restando che, co-me avevo già accennatonella nostra ultima intervi-sta, qualche volta mi vieneil dubbio che Cusatis nonabbia gli uomini giusti perattuare la sua idea di gioco,c’è un dato di fatto che mipare incontrovertibile.»

L’INTERVISTA a Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Come una sconfittaL’ANGOLO DEL DIALETTOdi Luciano Olivieri

Se volete sfogliare ‘Nuovo Hurrà Grigi’ gratis in anteprima sul vostro computer potete ricevere una copia a bassa risoluzione in formato pdf, inviando la richiesta mail all’indirizzo mail: [email protected]. Già il venerdì che precede le partite in casa potete comunque sfogliare il giornale sulla nostra pagina Facebook

SQUADRE P G V N P GF GS DR

.

CLASSIFICA

Sono promosse in Prima Divisione le prime due squadre classificate e lavincitrice dei play-off che interessano le squadre classificatesi dalla terzaalla sesta posizione. Vengono retrocesse in Serie D le ultime tre classifica-te, le perdenti dei play out tra quart’ultima e quint’ultima e la perdentedella sfida tra le vincenti dei play out dei due gironi di Seconda Divisione.

SAVONA 26 12 8 2 2 22 9 13

CASTIGLIONE 25 12 7 4 1 16 5 11

PRO PATRIA 23 12 7 2 3 29 19 10

BASSANO VIRTUS 21 12 6 3 3 16 11 5

RENATE 20 12 6 2 4 19 17 2

FORLÌ 19 12 5 4 3 19 11 8

ALESSANDRIA 18 12 5 3 4 19 9 10

MANTOVA 16 12 4 4 4 18 22 -4

MONZA (-4) 15 12 5 4 3 19 12 7

UNIONE VENEZIA 15 12 3 6 3 17 16 1

BELLARIA IGEA 15 12 3 6 3 16 17 -1

SANTARCANGELO 12 12 2 6 4 8 14 -6

GIACOMENSE 11 12 2 5 5 13 15 -2

RIMINI 10 12 1 7 4 11 17 -6

FANO (-1) 7 12 1 5 6 15 26 -11

VALLÉE D’AOSTE 7 12 1 5 6 13 25 -12

MILAZZO 7 12 0 7 5 10 29 -19

CASALE (-5) 5 12 1 7 4 13 19 -6

12ª GIORNATACASALE ALESSANDRIA 1-1

FANO ALMA JUVENTUS BASSANO VIRTUS 0-2

MANTOVA RIMINI 2-2

MONZA FORLÌ 3-0

RENATE MILAZZO 0-0

SANTARCANGELO PRO PATRIA 1-5

SAVONA GIACOMENSE 1-0

UNIONE VENEZIA BELLARIA IGEA 4-4

VALLÉE D’AOSTE CASTIGLIONE 0-0

13ª GIORNATA (25 nov. - ore 14,30)

ALESSANDRIA RIMINI

BASSANO VIRTUS CASALE

BELLARIA IGEA MANTOVA

CASTIGLIONE MONZA

FORLÌ UNIONE VENEZIA

GIACOMENSE VALLÉE D’AOSTE

MILAZZO SANTARCANGELO

PRO PATRIA RENATE

SAVONA FANO ALMA JUVENTUS

MARCATORI13 reti Francesco VIRDIS (Savona)

8 reti Massimiliano VARRICCHIO (Giacomense)

Andrea GASBARRONI (Monza)

Matteo SERAFINI (Pro Patria)

7 reti Daniele DEGANO (ALESSANDRIA)

Fausto FERRARI (Castiglione)

6 reti Andrea BRIGHENTI (Renate)

Nicola FALOMI (Pro Patria)

Valerio ANASTASI (Santarcangelo)

14ª GIORNATA (2 dic. - ore 14,30)

BASSANO VIRTUS SAVONA

BELLARIA IGEA PRO PATRIA

CASALE FORLÌ

MANTOVA MILAZZO

MONZA SANTARCANGELO

RENATE GIACOMENSE

RIMINI CASTIGLIONE

UNIONE VENEZIA ALESSANDRIA

VALLÉE D’AOSTE FANO ALMA JUVENTUS

NocPoc per votau su u s’na vaa lasanda ans el cà in culur quasi ad ven ch’u svanis pian pianen I s’anviscu, ioina a ioina, tuti ci fnestri con la loina ch’a la sponta ampò pu anlà andò cla cmensa la sità. El culeini, an luntanansa, i ripetu cula dansache auguma a la fen du dì, ad lampion ampò sbiadì. Con el curt del caseini risciarai da lampadeini apugiai cmè feston a bersò e purton. E... I’anfond drera i camen, tut cul luci,son i brilanten d’na spila imaginaria apendia là, antl’aria an tu ciel pu scur dla noc, ch’la risciara i noster ogg. Smeu propi di diamant che col steili i fan pandant: Davanti as lanterni si splendenti sempiterni,me a pregh sansa parlè: Tant im sentu anca acsè.

NottePoco a poco il sole se ne va lasciandosulle caseun colorequasi di vinoche svaniscepiano piano.Si accendono una ad una tutte le finestre con la luna che incomincia a vedersi un po’ più in là dove inizia la città. Le colline, in lontananza, ripetono quella danza che vediamo alla fine dei giorno, di lampioni un po’ sfocati. Con i cortili delle cascine rischiarati da lampadine adagiate come ghirlande su pergolati e portoni. E...là, in fondo Dietro al camini, tutte quelle luci sono i brillantini di una spillaimmaginariaappesa là in aria, nel cielopiù scuro della notte che illumina i nostri occhi. Sembrano proprio dei diamanti che con le stelle fanno pendant. Davanti a quelle lanterne cosa splendenti sempiterne,io prego senza parlare.Intanto (Lassù) mi sentono anche così.

Page 4: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI4 anno 4 n. 19

L’economia non decolla, ilcampionato non decolla,l’Alessandria non decolla:

sembra proprio che nel nostrobenedetto paese non ci sia piùnulla in grado di alzarsi in volo!Siamo come polli, dotati di alima incapaci di utilizzarle. Pollida allevamento, considerato chesi è perso anche l’aspetto ru-spante dei... polli di una volta.Non deve sorprendere più di tan-to che qualcuno, ogni tanto, sol-levi la questione e ci riporti allarealtà della nostra condizione. Ecomunque non serve che si sco-modi un fine pensatore come Ci-chinisio per spiegare al mondocome vadano le cose qui da noi(e per ‘qui da noi’ non intendosolo Alessandria, ma tutto lo sti-vale...).

Fin dai tempi delle veline delMinculpop di mussoliniana me-moria le penne hanno sempre at-tinto inchiostro dai calamai delpotere; sono passati gli anni, leveline si sono trasformate in pre-senze ‘in carne ed ossa’, ma latendenza a fare gregge, a cantarenel coro, non è più venuta meno.Raramente, a volte, una voce di-venta critica (anche se poi si sco-pre che, per farlo, ha avuto qual-che suo motivo particolare) ma,così rapidamente com’era uscita,altrettanto rapidamente rientranella norma, magari per salire sulcarro del vincitore e non doverfar mancare il proprio irrinuncia-bile ‘Io c’ero!’ I giornalisti sportivialessandrini fanno eccezione?Manco un po’! E perché mai do-vrebbero? Cos’altro potevano tra-smettere, da quest’estate ad oggi,ai loro lettori, se non una disani-ma coerente, obiettiva e per certiversi anche coraggiosa di Capra e

HURRÀ GRIGI4 anno 4 n. 16

compagni che, fin da subito,hanno avvertito tutti che ‘nonc’era trippa per gatti’ e che siprospettava un campionato disofferenza, costruito sulla valo-rizzazione di qualche giovane edestinato, per la maggior parte,ad andare a sanare le terrificantisituazioni economiche pregresse.Errori lungo il percorso? Sicura-mente. A cominciare dall’incapa-cità di liberarsi di quei contratti a‘troppi zero’ lasciati in eredità dagestioni allegre. Ma, sinceramen-te, coi tempi che corrono, chi deicensori dell’attuale dirigenza ac-cetterebbe di cancellare uno sti-pendio corposo e sicuro unica-

mente in nome dell’amore per lamaglia grigia? I calciatori a cui iltaglio è stato proposto sono pro-fessionisti che del calcio hannofatto la loro vita, una vita che tral’altro si concentra in dieci/ven-t’anni sul campo e poi diventaun’incognita: difficile che accetti-no di cancellare un contratto conleggerezza. Deve essere conside-rato già un ottimo risultato quel-lo di essere riusciti a convincerlidi ‘spalmare’ quelle cifre su pe-riodi più lunghi. L’errore è statoquello di dar vita a quei contratti,senza preoccuparsi dei segnali dicrisi che già si avvertivano nel-l’aria. Oggi diventa difficile (anzi,

impossibile) liberarsene: non cela farebbe neppure Moggi, im-pensabile pretenderlo da Mene-gatti.

E allora succede che que-st’estate tutti abbiano lodato lasincerità e la concretezza dellanuova dirigenza, salvo poi, ma-gari ingolositi da qualche risulta-to positivo, pretendere che si vin-ca il campionato. Non è il caso divolare alto, abbassiamo le ali.Non dimentichiamo la nostra na-tura di polli da allevamento, ma-gari riflettendo sul fatto che, inquesto nostro pollaio, non pos-siamo manco permetterci un gal-lo!

PUNTO GRIGIO di Giovanni Mediliano

I Grigi, la comunicazionee le beghe da pollaio...

Classicopareggioda derby

CASALE 1ALESSANDRIA 1

CASALE: Ruzittu, Monaco (67’Sicurella), Giunta, Cirina, Moret-to, El Kamch, Cristiano, Steri,Curcio, Siega (34’ Cinque), Moli-no (85’ Grieco). A disposizione:Dinaro, De Martino, Sicurella,Silvestri, Russo, Cinque, Grieco.All. Perra. ALESSANDRIA: Servili, Gamba-retti, Mazzuoli, Roselli, Camma-roto, Barbagli, Tanaglia, Caciagli,Rossi (45’ 2T Bertocchi), Fanuc-chi, Ferretti (89’ Filiciotto). A di-sposizione: Pavanello, Pappaian-ni, Viviani, Boron, Bianchi, Fili-ciotto, Bertocchi. All. Cusatis.

Reti: 41’ Curcio , 53’ Ferretti.Ammoniti: 31’ Tanaglia (A), 33’Caciagli (A), 45’ Cristiano (C),59’ Monaco (C), 60’ Mazzuoli(A), 80’ Moretto (C), Roselli (A),88’ Cinque (C), 90’ Cirina (C).Calci d’angolo: 5-3. Recupero: 2’nel primo tempo, 3’ nel secondo.

ALES

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- Via

Milan

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Il problema del Milan non si chiama Massi-miliano Allegri, ma Silvio Berlusconi. Il fattoche meccanismi vetusti impongano di scri-vere che Allegri è sull’orlo dell’esonero (inrealtà non lo è, per mancanza di alternativecredibili: rischierebbe solo in caso di forma-zioni o prestazioni ‘provocatorie’) e che po-chi giorni fa il presidente rossonero è piom-bato a Milanello per motivare la squadra,come se con due parole ben dette Bonerapotesse trasformarsi in Nesta, accresconola tristezza anche in chi milanista non è main Berlusconi ha visto l’incarnazione dell’uo-mo che emerso dal basso, outsider sbeffeg-giato all’inizio sia dagli uomini di cal-cio che dai politici di professione,per non parlare delle mitiche‘grandi famiglie’ dell’impren-ditoria italiana. In altre pa-role, l’imprenditore e pre-sidente del Milan Berlu-sconi sta, dal punto di vi-sta dei meriti personali,molti piani sopra al Mo-ratti o all’Agnelli della si-tuazione, per citare soloesempi famosi, gente chesi è trovata la pappa pron-ta e che in proporzione aimezzi a disposizioneha fatto moltopeggio di Massi-mino, Rozzi oAnconetani.Adesso, a 76anni, ‘quel’ Ber-lusconi non c’èpiù e la multa

per il lodo Mondadori, unita al crollo dellapubblicità Mediaset, c’entra solo fino a uncerto punto. I discorsi di chi gli sta intorno,o asserisce di stargli intorno, sono inquie-tanti: di sicuro tutti sono d’accordo nel rite-nere che qualsiasi sua apparizione pubblicasia controproducente (e infatti è quasi spari-to dal video, una volta occupato quasi mili-tarmente). È stata persa una spinta, una fi-ducia, un’immagine (l’ipotesi della venditadella sede di via Turati, a Milano, rendel’idea), forse anche quel po’ di fortuna chetrasformava possibili sciagure in opportuni-

tà. Non è però questione di fortuna lamancata cessione di Pato al Paris

Saint Germain lo scorso gennaio,che avrebbe portato quasi cer-

tamente Tevez dal City al Mi-lan e molto probabilmente

Allegri al secondo scudettoin due anni. Semplicemen-te lasciando lavorare Gal-liani adesso ci sarebbe per

Allegri la statua equestrea Milanello e, anche ce-dendo Ibrahimovic e

Thiago Silva, non si sa-rebbe innescata que-

sta spirale di nega-tività che potrà

essere inter-rotta solo dauna grandesvolta. Noncerto dal-l’esonero diAllegri. [Ma-rio Bocchio]

SERIE A COMPLICATO MOMENTO DEL DIAVOLO

Milan, problema Berlusconi

Page 5: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 523 nov. 2012

Il calcio a Rimini nasce uffi-cialmente nel 1912 nel noverodelle attività della società po-

lisportiva Libertas Rimini. La pri-ma società indipendente vieneperò fondata solo nel 1916 con ladenominazione di Rimini Foot-ball Club. La maglia è a scacchibiancoverdi e la prima partitaviene giocata il 12 marzo 1916contro la Vis Sauro Pesaro. Nel1920 si torna sotto l’ala protettri-ce della Libertas ma cambiano icolori che diventano biancorossi.Nella sfida contro la ‘Renato Ser-ra’ Cesena appaiono per la primavolta le maglie a quarti contrap-posti bianco-rossi, si gioca a li-vello regionale. Il Rimini nel1947/1948 vince il girone roma-gnolo del campionato di Serie Cdavanti al Cesena. La promozio-ne in Serie B, la prima nella storiadella squadra, viene impeditadalla riforma dei gironi che av-venne quell’anno e che obbliga ibiancorossi a ripartire nuova-mente dalla Serie C. Il Rimini en-tra però comunque a far partedella Lega Calcio, lasciata nel1951 quando la squadra retroce-de nel campionato di Promozio-ne. Passano sei anni e il Rimini sitrova in Serie D (1956/1957), poinel 1958/1959 i biancorossi sipiazzano al secondo posto dietrola Vis Pesaro. L’ennesima riformastavolta premia il Rimini che vie-ne ripescato in Serie C. E qui co-mincia una lunga permanenza interza serie fatta più o meno disalvezze risicate e campionati ditransizione fino alla stagione1973/1974 quando irrompe Gil-berto Gaspari sulla poltrona diPresidente. Gaspari promette laB in tre anni e per le prime duestagioni la promozione sfugge

per un soffio: nel 1973/1974 se-condo posto dietro la Sambene-dettese e dietro il Modena per 2punti nel 1974/1975. La promes-sa è mantenuta l’anno successi-vo: conquista la storica Serie Bcon una cavalcata trionfale. Ibiancorossi vi restano per tre sta-gioni durante le quali si siedonosulla panchina allenatori già fa-mosi come Helenio Herrera e al-tri che lo diventeranno comeOsvaldo Bagnoli. I biancorossi,dopo la retrocessione si ritrovanoin C1, dove rimangono per settestagioni. Non mancano i tentatividi risalita (soprattutto quando inpanchina siede Arrigo Sacchi), fi-no al 1988/1989 quando la Legaspedisce il Rimini a giocare in Si-

cilia e dintorni. È una retroces-sione amarissima, che costringe-rà in seguito i biancorossi alla C2per ben 14 anni. Si arriva alla sta-gione 2002-03, in panchina Leo-narso Acori: il Rimini batte ilGubbio nella finale dei playoff etorna in C1. Nella stagione 2004-05 i biancorossi partono benissi-mo, mettendo in ginocchio an-che il Napoli e a seguito di uncampionato a dir poco spettaco-lare distaccano l’Avellino e con-quistano la meritata quanto atte-sa promozione in Serie B. Il cam-pionato 2005-2006 è quello del-l’atteso ritorno in Serie B dopoben 23 anni di assenza. Il Riminivi rimane per quattro stagioni,nelle quali sfiora i playoff per ben

PortieriFrancesco SCOTTI(1983)AlessandroSEMPRINI (1994)

DifensoriAndrea BARONE

(1993)Andrea BRIGHI (1992)

Matteo FERRARI (1994)Marco GASPERONI (1992)

Davide MANDORLINI (1983)Mirko PALAZZI (1987)Roberto ROSINI (1991)Lorenzo SIGNORINI (1994)Fabio VIGNATI (1984)Luca VITTORI (1993)

Centrocampisti Marco BRIGHI (1983)Gabriele Aniello CICCARELLI (1994)Mattia MAITA (1994)Daniel ONESCU (1993)Mirco SPIGHI (1990)Luca VALERIANI (1991)

AttaccantiPierluigi BALDAZZI (1985)Francesco MAIO (1993)Manuel MARRAS (1993)Francesco MORGA (1986)Riccardo TADDEI (1980)Andrea ZANIGNI (1988)

due volte, fino ad arrivare al 2009in cui perde i playout control’Ancora e torna mestamente an-cora una volta in C1. La stagione2009-2010 vede i romagnoli adun soffio dalla B, battuti nei pla-yoff dal Verona. È il prologo aldramma che arriva come unamazzata: il Rimini non si iscriveal campionato di Lega Pro perproblemi di bilancio e viene mes-so in liquidazione. L’imprendito-re riminese Biagio Amati si portadalla sua parte i tifosi acquistan-do il settore giovanile dell’ormaiex Rimini Calcio. Nasce così lanuova società: l’AC Rimini 1912che il 5 agosto 2010 acquista dal-la vecchia proprietà il marchioRimini Calcio. Dopo aver sperato

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Ecco il Rimini, al ‘Mocca’arriva un’altra coetanea

di ottenere il ripescaggio in LegaPro Seconda Divisione per lemancate iscrizioni di tante altresocietà, viene successivamenteiscritta in soprannumero alla Se-rie D sfruttando le Norme Orga-nizzative Interne Federali dellaFIGC. Il 26 giugno 2011 vince iplayoff di serie D battendo ai ri-gori sul neutro di Terni per 3-1 laTurris in finale, posizionandosiquindi al primo posto nella listadei ripescaggi. Il 4 agosto 2011 ilConsiglio Federale delibera il ri-pescaggio in Lega Pro SecondaDivisione. Nella scorsa stagione ilRimini si è piazzato sesto nel gi-rone A della Seconda Divisionedi Lega Pro e ha perso la semifi-nale playoff con il Cuneo.

Page 6: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI6 anno 4 n. 19

Foto n. 1 Gianni Rivera durante il lungo colloquio con il nostro Mario Bocchio. 2 Una rarità: la foto dell’Alessandriapubblicata a colori su ‘L’Intrepido’. In piedi, da sinistra: Arbizzani, Pedroni, Girardo, Rivera, Tacchi e Filini. Accosciati:Migliavacca, Giacomazzi, Raimondi, Maccacaro e Snidero. 3 Rivera e in allenamento al ‘Moccagatta’ con il suo pigma-lione, il capitano-giocatore grigio Franco Pedroni. Fu lui a segnalarlo al Milan. 4 Il Golden Boy, capitano del Milan, conl’allenatore rossonero Nereo Rocco, il Paròn. 5 Quella tra il milanista Gianni Rivera e l’interista Sandrino Mazzola fuuna sana rivalità che divise l’Italia.

MARIO BOCCHIO

Per Gianni Rivera il calcionel quale ha vissuto per ol-tre 30 anni, è finito quel

giorno del gennaio 1986 quando,per il bene del (suo) Milan, ormaisull’orlo del fallimento, se n’è an-dato senza fare storie. «Estromes-so da Silvio Berlusconi - spiega lostesso Rivera -, che aveva decisodi rifondare la società rossoneracollocando in tutti i punti chiavedella struttura i suoi uomini di fi-ducia».

Quella di essere stato allonta-nato quasi in malo modo dal suoMilan relegandolo per qualchetempo in un ufficio della Finin-vest, tanto per dargli un’occupa-zione, è la principale cosa che ilGolden Boy rivendica.

«Quello che mi aveva fatto al-trettanto male era stato il nonaver più ricevuto dal Milan la tes-sera per la tribuna d’onore a SanSiro - ricorda -. Questo non mi haperò mai impedito di entrare lostesso: tutti mi conoscono e nessu-no avrebbe mai avuto il coraggiodi vietarmi l’ingresso, ma il fattodi non essere più invitato mi ave-va convinto a non farmi più ve-dere».

Dopo l’esperienza politica, chelo ha visto parlamentare nazio-nale, eurodeputato e anche sot-tosegretario alla Difesa, oggi Ri-vera è impegnato con la Federa-zione a dirigere il settore Giova-nile e Scolastico e non è sua in-tenzione rientrare nel Milan ameno che non abbiano veramen-te bisogno di lui «perché solo nelMilan, l’unica società che conoscoe che fa parte della mia vita, po-trei riprendere e sarei pronto aqualsiasi sacrificio».

A conferma del suo comunquenetto distacco dal calcio, nel suoufficio non ci sono mai statetracce del glorioso passato dalcalciatore: al contrario nella sededel Milan dove la parete dell’in-gresso principale è ricoperta dauna sua gigantografia mentre al-za al cielo la prima Coppa deiCampioni. Perché Rivera è statoil Milan per tanti anni.

È nato nel 1943 a Valle San Bar-tolomeo, sobborgo di Alessan-dria, e cresciuto nelle gloriose filadei Grigi, accudito da capitanFranco Pedroni, esordendo in Ail 2 giugno 1959 proprio control’Inter di Angelillo. Finì 1-1.

Passato al Milan, ha indossatoper la prima volta la maglia ros-sonera in campionato il 25 set-tembre 1960 contro il Catania.Una maglia che ha portato per 19anni, disputando 501 gare dicampionato e realizzando 122gol. A questi vanno aggiunti 19presenze e 6 reti in coppa Cam-pioni, 4 gare e 1 rete nell’Inter-continentale, 26 presenze e 1 golnella coppa delle Coppe, 20 pre-senze e 5 reti nella coppa Uefa,più 75 in Coppa Italia e 28 gol.Con l’aggiunta di 60 presenze e14 reti in Nazionale con cui è di-ventato campione d’Europa e vi-ce campione del Mondo.

Col Milan ha conquistato 3scudetti, 4 coppe Italia, 2 coppedei Campioni, 2 coppe delle Cop-pe e una coppa Intercontinenta-le. A livello individuale ha vintouna classifica dei marcatori e unPallone d’Oro: primo italiano adottenere l’ambito riconoscimen-to nel 1969.

La sua carriera di giocatore e didirigente è stata costellata quindidi molti momenti sì ma anche ditanti momenti no. Quando gio-cava ha avuto spesso scontri du-

rissimi con il Palazzo («Compren-do le ire di molti, Inter compresa,perché in fondo la Juve è semprestata guardata con un occhio par-ticolare»), in particolare con l’ar-bitro Concetto Lo Bello, con l’al-lenatore della Nazionale Valca-reggi per gli ultimi avvilenti seiminuti giocati nella finale delMondiale messicano del 1970contro il Brasile di Pelè. Ma le piùdifficili lotte Rivera le sostennecon i vari presidenti che si succe-dettero al Milan durante il suo‘regno’.

Fu, infatti, Rivera, d’accordocon Rosato, a offrire il Milan adAlbino Buticchi che rilevò la so-cietà da Franco Carraro, dopoche questi aveva ceduto la presi-denza all’avvocato Sordillo. «Loconobbi durante un’amichevolecon lo Spezia di cui era presidente- rammenta Rivera - . Diventam-mo amici perché lui era un gran-de tifoso del Milan e così gli pro-posi di rilevarlo. Accettò e per al-cuni anni andammo d’accordo.Poi, forse perché aveva deciso dirinnovare la squadra, venni a sa-pere dai giornali che intendevascambiarmi con il granata Clau-dio Sala. Per me fu una rivelazio-ne inspiegabile perché non riusci-vo a capire come mai non me loavesse detto direttamente comesarebbe stato logico attendersi daun amico col quale avevo anchemolte altre imprese in comune.Per difendere la mia posizione equella di tutta la squadra lo co-strinsi ad andarsene sfruttandouna sua vecchia promessa, fatta-mi tempo prima, di volermi cede-re il Milan». Anche se il distaccofu violento e burrascoso i duenon si persero di vista: «Fui il pri-mo ad accorrere al suo capezzalequando tentò il suicidio per moti-vi finanziari, ma nessuno dei dueebbe più il coraggio di riparlare diquesti fatti anche se ci siamo fre-quentati molte volte».

Dopo l’interregno di Duina(«Un buon presidente - ancora Ri-vera -, che poteva fare molto beneal Milan, ma che non aveva moltimezzi finanziari, aveva bisognolui di aiuto tanto che dovette inseguito lasciare l’Italia per evitareulteriori guai»), il Milan passò aColombo, il presidente della stel-la dei dieci scudetti, ma anchequello che coinvolse i rossonerinello scandalo delle scommesseche provocò la prima retrocessio-ne della sua storia in Serie B.

«Ha commesso la più grossa in-genuità che si potesse fare - com-menta Rivera -, e questo gli è co-stato la presidenza perché fu co-stretto, essendo stato radiato, a ce-dere la società a Farina, un uomoche non conoscevo assolutamentee che alla fine portò il Milan alquasi fallimento».

«Con Felice Colombo avevo lostesso rapporto di amicizia chemi legava un tempo a Buticchiprima che lui cambiasse idea sudi me, anche se non gli ho maiperdonato l’errore che cosò a Mi-lan la retrocessione. Io purtroppoero all’oscuro di tutto e non poteifare nulla per evitare il tracollo.Ho invece del tutto dimenticatoFranco Carraro e Giusy Farina,che fuggì rocambolescamente daMilano per evitare l’arresto».

Anche se per tanto tempo èstato fuori dal mondo del calcio(«Vedevo le partite solo in televi-sione e andavo raramente allostadio»), Rivera è ancora in gradodi giudicare con l’occhio del-l’esperto quello che succede sulrettangolo di gioco: «Sono i gio-catori che fanno gli allenatori e

non viceversa. Ai miei tempi, ne-gli anni Cinquanta e Sessanta,dei tecnici non si parlava quasimai perché si riconosceva giusta-mente che sono quelli che vannoin campo sono quelli che conta-no. Lo ha dimostrato il Milan checambiando panchina da Sacchi aCapello non ha mutato il suo gio-co spettacolare. E se hanno sapu-to ritrovare una grande forza è di-peso dal fatto che Sacchi non lientusiasmava più e loro non da-vano il massimo».

Quali sono i mali del calcio at-tuale? «Si parla troppo di calcio,compresi i dirigenti ed i presiden-ti che sfruttano questo sport perfarsi pubblicità - risponde senzaesitazioni -. Tutti si sentono ingrado di dare giudizi e consigli equesta è la vera rovina di questosport perché spesso coloro cheparlano non sanno nulla e diconoun sacco di fesserie. E anche lastampa ha le sue responsabilitàperché invece di fare una cernitadelle loro affermazioni si limita afare da cassa di risonanza dandoragione ora all’uno ora all’altro,creando inutili turbative e pole-miche». Messi? «È un grosso ta-lento, ma non paragonabile aMaradona. Innanzitutto perchéla sua classe e la sua fantasia era-no incommensurabili, come si èvisto su tutti i campi del mondo.Messi è un fuoriclasse perché gio-

ca in una squadra di campioni,ma non dimentichiamoci cheMaradona era un fuoriclasse gio-cando in squadre di onesti gioca-tori. Messi difficilmente potrà ar-rivare ad uguagliare la classe pu-ra di Diego».

Ma gli stranieri fanno bene alcalcio italiano? «Gli stranieri ser-vono per vincere, non per miglio-rare la classe dei nostri. Perchénon si può imparare nulla danessuno».

Ma Nils Liedholm ha ripetutopiù volte che Rivera ha imparatomolto da lui e dagli altri stranieriche c’erano al Milan. Seccata lareplica: «Da lui non ho appresonulla, come non hanno appresonulla gli altri. Perché nel calciodiventano bravi quelli che sonodotati naturalmente di classe eintelligenza. Lui ha dato molto alMilan, ma anche noi non siamostati da meno».

Presidente ad Alessandria?Non mi interessa

«Io all’Alessandria come diri-gente per rilanciare le sorti diquesta società? Non mi risultaanzi non ne sono assolutamenteal corrente. A me negli anni nes-suno ha mai detto nulla. È sem-pre stata una pura invenzione».Così Gianni Rivera ha smentito le

notizie che ciclicamente sonosempre state diffuse di un suopossibile ingresso nello staff del-la società grigia, la stessa dove fuscoperto dal Milan tanti anni fa,quando presidente era SilvioSacco.

«Ho conosciuto a malapena po-chi presidenti dell’Alessandria -aggiunge Rivera -. Una delle ulti-me volte che ho visto giocarel’Alessandria in campionato risa-le forse al mese di dicembre del1991 a Monza, perché fui invitatodall’allora presidente dei brian-zoli Giambelli. Ci andai propriocon Colombo. Ricordo bene quelgiorno perché a Milano andavain scena il derby tra l’Inter e il Mi-lan». Una scelta quasi obbligataperché i dirigenti delle due socie-tà milanesi, come era già accadu-to in precedenza non lo avevanoinvitato.

«Mi spiace per i miei vecchiconcittadini alessandrini - con-clude -, ma se dovessi ritornare inun club potrei farlo solo nel Mi-lan, l’unica società che conosco eche penso di essere ancora in gra-do di gestire con un buon profitto.Ma per ora, dopo la politica, sonofelice di essere nella Federazione.Ciò non toglie, ovviamente, cheper i Grigi provo affetto e mi è di-spiaciuto quando non sono riu-sciti a salire in Serie B due annifa».

Chiaccherata con il campione alessandrino innamorato a vita del Milan

Gianni d’oro

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Page 7: Grigi-Rimini

«Il mio giudizio non può che es-sere molto positivo: ha dato unagrande mano alla sua squadra eha concesso anche delle belle gio-cate alla platea. Non conosco be-ne le vicissitudini che lo hannoportato a ricominciare dalla C/2,ma la mia opinione è che questacategoria gli stia davvero stretta:Gasbarroni è davvero di un altrolivello!»

A proposito della gara contro ilMonza, a volte la squadra sem-bra fare più fatica a imporre ilsuo gioco sul terreno del Mocca,rispetto alle gare disputate intrasferta...

«Mah, guarda... Io penso che nelcalcio di oggi sia fondamentalevalutare tutti gli aspetti di unapartita, perchè ci sono mille com-ponenti che possono variare inqualsiasi momento. Io ho notatoche, soprattutto in casa, moltesquadre tendono a chiudersi die-tro, lasciando pochissimi spazi:non è sempre semplice, in questocaso, vedere una manovra fluidacome magari è successo in tra-sferta...»

Una domanda più frivola, allo-ra, per sdrammatizzare. Tu seinato a Arezzo, Viviani a Pisa, Fa-nucchi a Lucca e Ferretti a Pon-tedera: da buoni toscani, imma-gino che nello spogliatoio nonmancheranno gli sfottò e le bat-tute reciproche...

(Sorride, N.d.A.) «Eh, nello spo-gliatoio si cerca sempre di scher-zare, anche perchè andiamo tuttimolto d’accordo. E poi, è vero, so-prattutto tra noi toscani la battu-ta non manca mai...»

HURRÀ GRIGI 723 nov. 2012

Nell’anno diSarri, quando

ho sentito Ro-meo per un’in-

tervista mi rac-contò che il più

‘burlone’ di tutti eraCamillucci: adesso

c’è qualcuno che hapreso la sua ‘eredità’?

«Sicuramente Fer-retti! È fortissimo,

perché riesce sempre asdrammatizzare una si-

tuazione, anche nei mo-menti di difficoltà. Sono con-

tento che domenica abbia se-gnato!»

A dicembre compirai trent’an-ni: cosa chiedi al prosieguo dellatua carriera?

«A livello personale, l’obiettivo èquello di continuare a giocare an-cora per un po’ di anni, perchè misento bene, sia fisicamente che alivello mentale. Per quanto ri-guarda l’Alessandria e i suoi tifo-si, l’augurio è che la stagione pos-sa procedere nel miglior modopossibile. Bisogna solo avere unpo’ di pazienza, ma vedrete chequesta squadra saprà togliersimolte soddisfazioni».

Lo sperano tutti i tifosi grigi:grazie Mirko e a presto!

«Grazie a te e un saluto a tutti itifosi grigi».

A TUTTOCAMPO di Gianmaria Zanier

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Ciao Mirko! Analizzando latua esperienza vissuta fi-nora in maglia grigia,

emerge subito la varietà delle si-tuazioni attraverso le quali tu seipassato. Sei arrivato ad Alessan-dria nella seconda parte delcampionato 2010/11, e dopol’infortunio di Bonomi, hai datoil tuo contributo sulla fascia si-nistra fino all’epilogo dei play-off contro la Salernitana. Haivissuto insieme ai tuoi compa-gni l’estate dell’ingiusta retro-cessione, e sei rimasto in magliagrigia (giocando però da centra-le) fino al Dicembre dell’annoscorso, passando poi al Foligno.Infine, dallo scorso luglio, seitornato a far parte della squadragrigia...

«Si, è vero. In effetti ci sono statimomenti molto diversi tra loro ecomunque tutte le esperienze so-no sempre importanti... Perquanto riguarda il presente, possodirti che noi ci siamo e vogliamolottare per qualcosa di importan-te. Siamo ad un punto dalla zonaplay-off e, nel complesso, stiamofacendo un buon campionato.Certo, dobbiamo lavorare e mi-gliorare sotto tanti aspetti, ma èindispensabile evitare di farciprendere dallo sconforto se qual-che volta le cose non vanno inmaniera ottimale».

Nel reparto centrale tu, Cam-maroto e Viviani vi giocate le tremaglie titolari... È opinione co-mune che il Mister stia facendouna certa rotazione per mante-nere viva l’attenzione da parte ditutti e tre: confermi?

«Si, è così. Anche perchè il cam-pionato è lungo e il Mister avràsicuramente bisogno di tutti. Iopoi, sono fatto un po’ alla ‘vecchiamaniera’: è l’allenatore che decidee se tutti lo seguiremo, sicuramen-te otterremo dei buoni risultati...»

In tutte le interviste che ho fat-to quest’anno emerge sempreuna grande coesione tra il Mistere voi giocatori: mi sembra un se-gnale molto importante!

«Noi siamo un gruppo moltoaffiatato e lavoriamo sempre congrande impegno: dal martedì alladomenica siamo sempre insiemee tra di noi c’è sempre un climapositivo. E se andiamo a vedere,sinora il Mister ha dato un po’ atutti l’opportunità di mettersi inmostra, in ogni reparto, chi piùchi meno: è una persona moltointelligente e sa capire noi gioca-tori e quanto possiamo dare. Conlui stiamo lavorando benissimo,perchè la sua metodologia curaogni dettaglio...»

Ma tu ti senti più centrale ogiocatore di fascia?

«In effetti, io ho iniziato la miacarriera giocando sulla fascia si-nistra e ho ricoperto questo ruoloper molti anni. Però ti dico la ve-rità: mi trovo molto bene anchecome centrale: in mezzo al camposi ha una visione completa dellamanovra della squadra...»

Giocando da centrale contro ilMonza, hai potuto vedere da vi-cino la prestazione di AndreaGasbarroni: che opinione ti seifatto dell’ex giocatore di Paler-mo, Sampdoria, Genoa, Parma eTorino?

MIRKO BARBAGLI

Mirko Barbagli è nato il 29 dicembre 1982 ad Arezzo

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Page 8: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI8 anno 4 n. 19

Maurizio Ferrarese ha attra-versato vari periodi dellarecente storia grigia. Ha

esordito ad Alessandria nel 1985,restando fino al 1987 (24 presenzee 2 gol). Dopo l’esperienza a CairoMontenotte è tornato nel biennio1988/1990 (33 presenze e 2 gol).Dal 1990 al 1996 ha vestito le ma-glie di Torino, Lucchese, Vicenza eValdagno, prima di tornare nuova-mente ad Alessandria alla fine deglianni ‘90. Infine, nella scorsa stagio-ne è stato l’allenatore in seconda diGiuliano Sonzogni. Nell’ambito delCentenario, tanti tifosi grigi si sonoricordati di Ferrarese, come testi-moniano le 94 preferenze che haottenuto con il concorso indetto da‘Il Piccolo’: insieme a lui abbiamovoluto ripercorrere le varie tappeche lo hanno visto protagonista sulcampo del Moccagatta.

Dunque Maurizio, nell’ambitodella tua carriera, ci sono state al-cune tappe fondamentali ad Ales-sandria: dal 1985 al 2012 ne hocontate almeno quattro...

«In effetti l’Alessandria è semprestata un crocevia fondamentale nelcorso della mia carriera: sono pas-sati un po’ di anni, però ho tanti ri-cordi che sono rimasti indelebili !Pensa che il primo anno io ero an-cora nella Beretti e solo nel secondosono entrato stabilmente nella pri-ma squadra: c’erano giocatori delcalibro di Scarrone, Manueli, Ca-molese, Gregucci, Sgarbossa, ecc. Perme è stato il modo migliore per av-vicinarmi al mondo professionisti-co, in una squadra che qui ad Ales-sandria ha lasciato dei bellissimi ri-cordi. E poi, c’è da dire che molti diquesti ex giocatori ora sono diven-tati allenatori importanti: per me èun grande motivo di orgoglio!»

Anche perchè sicuramente quel-la squadra avrebbe meritato lapromozione in Serie C/1...

«Certamente. Spesso nel calcio,per una serie di circostanze ed epi-sodi, le cose non vanno come do-vrebbero... Lo stesso discorso si po-trebbe fare anche per la squadra incui c’erano Notaristefano, Fontana,Della Morte, Avallone: pur avendosoltanto sfiorato i play-off, a dettadi tanti, eravamo una delle squadrepiù attrezzate per andare in SerieB».

Poi, l’anno scorso, pur all’inter-no di una stagione altalenante del-la squadra, hai vissuto l’esperienzada allenatore in seconda, nell’an-no del Centenario. Immagino chela prospettiva fosse molto diversa,rispetto agli anni vissuti da calcia-tore....

«Si, assolutamente ! Soprattuttoall’inizio, per me è stata una sensa-zione molto particolare tornare alMoccagatta sotto una nuova veste:vivere un esperienza da allenatore,seppure in seconda, è una cosa mol-to diversa rispetto al ruolo di gioca-tore. A volte è stato difficile non la-sciare trasparire le emozioni e glistati d’ansia durante una partita:bisognava essere sempre positivi neiconfronti del gruppo, cercando diessere un valore aggiunto per lasquadra. Io poi da calciatore erouno che viveva la partita in modomolto ‘sanguigno’, quindi ti lascioimmaginare... Però Mister Sonzognimi ha aiutato molto anche da que-sto punto di vista, facendomi sem-pre sentire molto partecipe e dan-domi preziosi consigli».

Nel corso della tua carriera con igrigi, c’è stata anche una quintatappa, tutt’altro che trascurabile,che però forse non tutti ricordano:

tra il 2004 e il 2006 hai allenatol’ACF Alessandria, la squadra dicalcio femminile: la conquista delterzo posto in Serie A2 è stato ilmiglior risultato nella storia dellasocietà!

«Questa è stata un’esperienzadavvero nuova ma estremamentestimolante. Io al calcio devo tutto:per me in questo sport non esistesesso, religione o colore: sono un‘malato’ di calcio ! Secondo me labravura e la capacità di un allena-tore consiste nel riuscire a risolveretutte le varie problematiche nel mi-glior modo possibile. Per quanto ri-guarda il calcio femminile, è statal’occasione per avvicinarmi ad unmondo leggermente diverso rispettoa quello che avevo vissuto in primapersona da calciatore: anche inquesto caso ho cercato di affrontaretutti i problemi che di volta in voltasi ponevano, cercando di trovaresempre la soluzione ottimale».

Un’altra tua recente esperienza èquella legata al progetto ‘Extra ti-me-Personal coach’, in cui sonostati fatti dei corsi di formazionecalcistica. A gestire l’attività insie-me a te, c’era uno staff di ex cal-ciatori professionisti, allenatoriabilitati e dotati di esperienzaspecifica nel settore e laureatiin Scienze Motorie con com-petenze tecniche quali-ficate. I coordinatorisiete stati tu e Jaco-po Capocchiano,laureato in ScienzeMotorie e diplo-mato in Osteopa-tia. Vuoi parlarce-ne in maniera piùapprofondita?

«In sostanza, si ètrattato della mes-

sa in opera di una metodologia diallenamento che ha come obiettivola formazione individuale e perso-nalizzata del giovane calciatore, at-traverso l’applicazione di esecuzio-ni coordinative, tecniche e tatticheadeguate. In particolare, si lavoracon un numero ristretto (di solito, almassimo su gruppi di 4 ragazzi pervolta) su determinate cose che, amio giudizio, nel calcio di oggi ven-gono un po’ tralasciate: la capacitàmotoria, la tecnica, in una parola i‘fondamentali’. Questa esperienza èproseguita per tutto l’anno scorso,poi, nel 2012 ci siamo dovuti ferma-re, ma solo per ovvi motivi logistici,perchè io sono stato in Bulgaria conMister Sonzogni».

Concludendo questa piacevoles-sima chiacchierata e ringrazian-doti per la tua disponibilità, ilmessaggio è dunque questo: ‘Ri-partiamo dai vivai e dai valori fon-damentali!’

«Sicuramente ! Nel calcio di oggic’è bisogno di riscoprire valori econtenuti davvero importanti, so-prattutto per ciò che riguarda i set-tori giovanili. Sarò un po’ all’antica,ma l’aspetto educativo deve tornare

ad essere un elemento fonda-mentale per la formazione diun giovane calciatore!»

Sai che quando l’annoscorso ho avuto il pia-cere di sentire Gigi Ma-nueli, mi ha espresso

dei concetti molto si-mili ai tuoi?

«Lo vedi che horagione? (Sorride,N.d.A) Mi fa mol-to piacere, forse è

perchè sono an-ch’io figlio di un

certo tipo di calcio...»

QUANDO SCENDEVA IN CAMPO... di Gianmaria Zanier

FERRARESE Nel calcio di oggi bisogna ripartire

dai valori fondamentali

Maurizio Ferrarese ènato il 24 maggio 1967a Pordenone. Nei Grigiha giocato 110 partitesegnando 6 gol.Nell 2011-2012 ha fattoparte dello staff diGiuliano Sonzogni con ilruolo di allenatore inseconda. In alto: 5 maggio 1996, C1, dalpiede di Maurizio parte il

rasoterra chedecide il bigmatchcontro laSpal

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Page 9: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 923 nov. 2012

Ogni passione acuisce l’in-gegno di tutte le personeper mettere a disposizione

di sé e degli altri appassionatistrumenti utili per l’approfondi-mento della stessa. Negli ultimidecenni i supporti cartacei stan-no lasciando gradualmente spa-zio ad altri metodi di raccolta diinformazioni; in ambito calcisti-co c’è uno strumento che nontrova rivali sulla propria strada,per precisione ed immediatezza:stiamo parlando dell’album dellefigurine.

In Italia le figurine dei calciato-ri corrispondono ormai da pa-recchi decenni al cognome diuna famiglia modenese che, du-rante gli anni Sessanta, iniziò,anche grazia ad un imprevisto, avendere immagini dei calciatori:l’ormai celeberrimo cognome èquello della famiglia Panini.

Nel 1954 i fratelli Panini, giàproprietari di un chiosco nelcentro modenese, decisero di darvita ad una società che si occu-passe della distribuzione di gior-nali: la Agenzia DistribuzioneGiornali Fratelli Panini, i cui pro-prietari erano Giuseppe e BenitoPanini. Durante uno dei loroviaggi di lavoro, trovarono a Mi-lano un lotto di figurine rimasteinvendute. Decisero così di im-bustarle per provare a rivenderle,ottenendo un successo tantogrande quanto inaspettato.

Per dovere di cronaca, è inte-ressante sottolineare come la ca-sa editrice milanese continuò aprodurre figurine fino alla finedegli anni Sessanta (1969-’70),con una serie di quarantacinquefigurine lucide, di cui quindicidedicate ai calciatori della Nazio-nale italiana.

La prima figurina stampatadalla casa modenese è quellaBruno ‘Maciste’ Bolchi, capitanodell’Inter fino al 1964, mentre ilprimo album stampato riportavain copertina il grande giocatore e

capitano del Milan Nils Lie-dholm. Questo album risale al-l’anno 1961-’62. A partire proprioda questa annata, non esiste piùun campionato calcistico di serieA che non sia accompagnata dal-

la raccolta delle figurine del-l’azienda romagnola.

Inizialmente le figurine si at-taccavano con la colla, ognisquadra di serie A era rappresen-tata da 14 giocatori e spesso ri-

sultava evidente come alcune fi-gurine fossero colorate manual-mente, in quanto derivavano dafoto scattate in bianco e nero.

(segue a pag. 10)

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Foto n. 1 Un’ introvabile figurina Zaini dell’Alessandria. 2 Lushta ritratto sulle figurine dello sport Nannina degli anni ‘40. 3 e 4 Il portiere Stefani e Nardi sullefigurine V.A.V. 1958-’59. 5 Maccacaro ritratto sulla figurina V.A.V. 1959-’60. 6 e 7 Pedroni e Migliavacca sulle figurine cartonate Sidam.

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Page 10: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI10 anno 4 n. 19

(segue da pag. 9)

La serie B comparve solo qual-che anno più tardi (1963-’64)mentre bisogna aspettare quasiun decennio per trovare anche laserie C (attualmente Lega Pro).

Le prime figurine autoadesivecomparvero nell’anno 1967-’68.Questa prerogativa era però ri-servata solamente agli scudettidelle squadre. La consacrazionedefinitiva dei calciatori vennedunque registrata negli anni Set-tanta.

È interessante notare come inogni anno vi siano state caratteri-stiche diverse riguardanti le figu-rine (a volte i giocatori erano ri-presi a mezzo busto, a volte in fi-gura intera) e le sezioni antologi-che dell’album venissero creati-vamente ampliate o ridotte ognivolta: si trovano infatti alcuni an-ni in cui vi è una parte dedicataalle coreografie del tifo organiz-zato, altre volte si va a scoprire ilritiro della Nazionale, i grandicampioni del passato, il regola-mento del calcio.

Gli anni Settanta sono infatticaratterizzati da una maggiore li-bertà editoriale, che, dopo i sud-detti tentativi, portarono la casamodenese, nel decennio succes-sivo, a dare l’impronta definiva aisuoi album: scompare la parteantologica, lo standard delle fi-gurine dei giocatori di serie A di-venta la fotografia a mezzo busto.Sul finire degli anni ‘80 viene an-che definita la misura delle figu-rine, che ci accompagna ancoraoggi: 49x65 mm.

Dopo oltre trent’anni di vita,per la prima volta a cavallo tra lafine degli anni ‘80 e l’inizio deglianni ‘90, la Panini ha incontrato isuoi primi momenti di crisi, nontanto perché il fatturato o il volu-me delle vendite diminuissero,ma i cambi di società, vendite eacquisizioni furono causa di ge-stioni economiche non sempreoculate. Nel 1988 l’azienda venneceduta al Gruppo Maxwell cheimpose una serie di cambiamen-ti gestionali per mezzo di un ma-nagement straniero. Dopo annitribolati, la Panini venne acqui-

creatività in continua evoluzione,che continua fino ad oggi, conl’introduzione nell’album anchedella ‘squadra’ degli arbitri e dialcune figurine che ritraggono icalciatori in azione.

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Foto n. 1, 2, 3, 4, 5 e 6 Arbizzani, Snidero, Girardo, Boniardi, Juan Carlos Tacchi e Filini sulle figurine dello Sport Illustrato. 7 Alessandro Vitali, figurina Panini 1964-’65. 8 Il poTagnin e Di Cristofaro. 13 e 14 Stemmi dell’Alessandria sugli album Panini 1967-’68 e 1968-’69. 15 Giampiero Dalle Vedove sulle figurine Tempo. 16 L’Alessandria sull’album dell

stata, nel 1992, da Bain Gallo Cu-neo e dalla De Agostini.

Sono bastati due anni di ocula-ta gestione per far sì che l’azien-da tornasse allo splendore di untempo. Nel 1994 la Panini venne

comprata dal Marvel Entertain-ment Group: il managementvenne però interamente confer-mato e la gestione rimase italia-na. A partire da quell’anno, è sta-to un crescendo di vendite e

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Page 11: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 1123 nov. 2012

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ortiere Natale ‘Lino’ Nobili, figurine Panini 1965-’66. 9 Lo stemma dell’Alessandria sull’album Panini 1966-’67. 10, 11 e 12 Figurine Panini che ritraggono Oldani, Colautti, Ferretti,a Panini 1974-’75.

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riguarda l’ambito dei calciatori)grazie anche ad una gestionesempre mantenuta a carattere fa-miliare, anche quando i numerisembravano imporre la necessitàdi un cambio di rotta.

Se, come detto, le figurine deicalciatori non hanno mai trovatoconcorrenti degni di questo no-me per lungo tempo, è interes-sante sottolineare brevementeun’altra iniziativa editoriale in

questo campo che ha letteral-mente fatto impazzire milioni diragazzi: questa piccola iniziativaeditoriale è ricollegabile a tre no-mi, di cui due particolarmente invoga nell’annata 1997-’98: Volpi,

Poggi e Topps. L’ultimo di questinomi è una società produttrice digomme da masticare che ebbel’idea geniale di confezionare, in-sieme ad ogni cicca, tre figurinedi calciatori. L’album di quella

raccolta era reperibile in tutte letabaccherie gratuitamente.

I primi due (Sergio Volpi, alloracentrocampista del Bari e PaoloPoggi, allora attaccante dell’Udi-nese) diventarono famosi, oltreche per i meriti calcistici, inquanto quei giocatori risultavanointrovabili: per ammissione stes-sa della società produttrice diChewing Gum, infatti, si vennepoi a scoprire che quei dueesemplari di figurine furonostampati in un numero limitatis-simo di copie.

Risulta quindi chiaro che, nelnostro Paese, solo un’idea genia-le di una casa produttrice di ali-mentare è riuscita a frenare perun breve periodo il cammino in-stancabile di un’azienda mode-nese che fa delle passioni dellepersone il proprio business,mantenendo sempre e comun-que un’attenzione a non inciderein maniera eccessiva sulle taschedegli italiani, al momento giàprovati per altri motivi.

Inoltre, e a questo si può addi-tare il più grande pregio delle fi-gurine, è un passatempo in gradodi mettere in rapporto moltibambini e non che, per forza dicose, devono mettersi vicino aqualcun altro con le proprie dop-pie in mano e scambiarsele, evi-tando almeno per qualche minu-to qualsiasi altra tipologia dibombardamento mediatico.

Il ‘caso’ Pizzaballa, le altre figurine e l’Alessandria

Pierluigi Pizzaballa era proprioforte. Ha giocato in Atalanta, Ve-rona, Milan, Roma. Ha dato il‘cinque’ a Enrico Albertosi in unagiornata di giugno del 1966: Ric-ky usciva, lui esordiva in Nazio-nale per giocare il secondo tem-po nell’amichevole contro l’Au-stria. È salito pure sull’aereo de-stinazione Inghilterra, terzo por-tiere al Mondiale sciagurato tron-cato da un dentista della Coreadel Nord.

(segue a pag. 12)

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HURRÀ GRIGI12 anno 4 n. 19

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1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 I Grigi sugli album della Panini rispettivamente dei campionati 1977-’78, 1978-’79, 1979-’80, 1981-’82, 1991-’92, 1993-’94, 1994-’95 e1995-’96. 9 Copia dell’introvabile figurina del portiere Pizzaballa.

(segue da pag. 11)

Era forte Pizzaballa, ma se do-po tutti questi anni dal fatidicoguanto appeso al chiodo ancoraspesso si parla di lui, il merito èdelle figurine Panini, la cui colle-zione 2010-’11, quella storica dei50 anni.

L’introvabile Pizzaballa era di-ventato e resta un tormentone,tramandato di generazione in ge-nerazione. E chissà cosa avrannopensato quei milioni di bambinidegli anni ‘60-’70, quando in unapuntata dei Soliti Noti, il pro-gramma tv condotto da FabrizioFrizzi, una concorrente non lo hariconosciuto scambiandolo perun coltivatore di patate.

‘Ma come? Noi non ci abbiamodormito per intere notti, manca-va solo quella figurina per com-pletare l’album, e questa ce loscambia per un contadino?’,avranno pensato. Eppure nellosbaglio di una delle poche perso-ne che non ha collezionato le ‘fi-gu’ c’è paradossalmente lo spec-chio di un Paese che è cambiato.Prima i calciatori erano ugual-mente famosi, ma meno divi, fi-gli di un’altra Italia, contadina,appunto. Del resto anche i bam-bini di 50, 30 anni fa, rispetto aquelli di oggi non hanno in co-mune proprio niente. Anzi no, apensarci bene il filo conduttorec’è, e sono proprio le figurine Pa-nini. Oggi come allora il rito èsempre lo stesso: ‘Ce l’ho, mimanca...’, e vai con lo scambio.

Perché le figurine, e non sem-bri una esagerazione, hanno ca-ratterizzato le esistenze degli ap-passionati. Chiunque ha un pro-prio ricordo legato a questo oquel giocatore. Mica era solo Piz-zaballa a tenere banco. Ad esem-pio una rarità era Ciccio Cordovaai tempi del Brescia, ritratto conla sua fluente capigliatura, oppu-re, andiamo a memoria, un gio-vane Alberto Marchetti della Ju-ve. E che sottile invidia quandoun compagno di classe chiusel’album con Pierpaolo Manservi-si (Lazio), portato in trionfo pertutta la giornata come fosseun’icona. Perchè chiudere una

collezione Panini era, è, unaemozione intensa, non te la scor-di: è come il primo gol nella vita,il primo bacio, la vittoria al Mon-diale. In tutti questi passaggi hatrovato posto anche l’Alessan-dria, con la sua gloriosa storiacentenaria. Dalle figurine V.A.V. a

quelle della Mira, passando perquelle del Tempo, quelle Lampo,quelle dello Sport Illustrato,quelle dei campioni dello sportNannina degli anni ‘40 e quellecartonate Sidam. La casa dolcia-ria Zaini di Milano produceva,come recitava la loro pubblicità,

cioccolato, cacao, caramelle econfetti. Con la fine degli anniVenti seguì l’esempio di altre dit-te, regalando, insieme ai propriprodotti, delle belle figurine disport, di spettacolo e militari eche, passando il tempo, semprepiù erano dedicate al calcio. Non

crediamo esistesse una specificaraccolta: difficile anche direquante figurine furono editate ein quale periodo. Sono comun-que di ottima qualità e molto cu-rate, e tra queste figurano anchequelle dedicate all’Orso Grigio,vere e proprie rarità.

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Page 13: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 1323 nov. 2012

Il nostro tecnico nonchè atleta Stefano Davite, ha voluto sorprenderci elusingarci con la sua partecipazione a una gara internazionale e titolataquale il ‘Lavaman’. La gara, che si svolge a Kona, l’isola maggiore del-l’arcipelago delle Hawaii, che si corre ogni anno su distanza olimpica. Lacompetizione, molto dura e sfibrante, richiama ogni anno tantissimi atle-ti internazionali ed è un ‘must’ per i mostri sacri USA. Circa seicento gliatleti al via, per i primi 1.500 metri a nuoto, nelle onde oceaniche e ilgruppo si sfila quasi subito, lasciando alla staffetta Lehai Camachol’onore di toccare per prima la sabbia hawaiana e a ridosso i Pro Timo-thy Marr, Chris Leito e Ben Hammond, il nostro Stefano attardato ma co-munque di poco si fa vedere in diciannovesima posizione. La bici, che ri-calca parzialmente il percorso dell’’Ironman’, vede Leito prendere la te-sta della corsa e strappare la miglior prestazione cronometrica, mentreStefano all’inseguimento risale fino alla settima posizione. Tanto sforzo,però, presenta il conto nella frazione Run, una sorta di Trail Running supercorso misto, dove sia Leito che Davite pagano l’ottima prestazione ci-clistica chiudendo con il 12° e 13° parziale run. La classifica assoluta fi-nale vedeva Chris Leito, che è stato vicecampione del mondo su distan-za Ironman nel 2009, al primo posto e all’ottavo Stefano che viene pre-miato con l’argento della sua categoria. Bravo Stefano! Fatti non parole!All’indirizzo web www.jtltiming.com/results/lavak.html sono riportatitutti i risultati in dettaglio e le classifiche complete.

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Un progetto realmente ria-bilitativo, oltre ad interve-nire sulla persona disabi-

le, deve agire contestualmentesul gruppo sociale allo scopo dicreare una nuova coscienza ba-sata sulla cultura dell’inclusionee sulla piena accettazione delladiversità, conferendo alle perso-ne in situazione di svantaggio di-gnità umana e pieno diritto dicittadinanza attiva.

È proprio per affermare conforza la necessità di impegnarsiin un percorso maturo ed equili-brato verso l’integrazione cheSpecial Olympics idea e promuo-ve il progetto ‘Unify’ ponendol’accento sull’inderogabile ne-cessità di fornire alle scuole e agliinsegnanti gli strumenti per svi-luppare il loro senso di compren-sione e di accettazione delle dif-ferenze individuali intese come‘diverse abilità’.

Lo ‘Special Olympics UnifiedSports’ è un programma che pre-vede la possibilità per atleti disa-bili e atleti non disabili (detti‘partner’) di allenarsi e compete-re nello stesso Team. È stato in-trodotto per la prima volta negliStati Uniti nella seconda metàdegli anni ‘80 allo scopo di ga-rantire la possibilità di gareggiareanche agli atleti con un più altolivello di abilità.

È importante sottolineare lamutazione che, nel corso deglianni, ha subito lo spirito al qualesi ispira questo tipo di attività: daoccasione per gli ‘atleti speciali’con maggiori abilità di vivere sti-moli sportivi più intensi e ade-guati alle loro capacità tecnico-tattiche a strumento per consen-tire anche a coloro che vivonouna disabilità più grave di goderedei benefici dello sport. Pertanto,oggi, la partecipazione agli sportunificati è fortemente consigliataanche a quei Team che nonavrebbero la possibilità di gestire,senza l’aiuto dei partner, le posi-zioni in campo e le transizioni digioco. In quest’ottica i partneracquisiscono il compito di forni-re ai compagni disabili quel sup-porto psicologico e pratico chel’allenatore dalla panchina nonsarebbe in grado di dare. Natoquindi per motivazioni precipua-mente tecniche lo sport integratoacquista nel tempo un significatodiverso, basato sull’esigenza distabilire un rapporto simbioticotra gli atleti di una stessa squa-dra: la condivisione di un’espe-rienza comune contribuisce alla

creazione di un legame che si ri-vela profondo, in campo comenella vita.

Ne consegue una grandissimaresponsabilità per i partner che,per interpretare in maniera co-struttiva il proprio ruolo, devonorispettare alcune regole fonda-mentali riassunte nel seguentecodice:✓✓ accettano e condividono i

principi, la Filosofia e le meto-diche Special Olympics;

✓✓ si devono preparare a praticareattività sportiva integrata;

✓✓ devono essere molto abili acondurre la gara, senza essereelementi dominanti;

✓✓ devono vivere il loro ruolo alservizio della crescita tecnica epersonale dell’atleta;

✓✓ devono contribuire al migliorrendimento degli atleti evitan-do forme di protagonismo per-sonale;

✓✓ devono fare in modo di avererispetto per se stessi, verso ipropri allenatori e verso i teamdi appartenenza;

✓✓ devono sempre usare un lin-guaggio appropriato;

✓✓ non devono entrare in conflittocon altri Atleti, allenatori, vo-lontari e staff;

✓✓ non possono essere giocatoridi livello professionistico o se-miprofessionistico;

✓✓ come gli Atleti non devono fu-mare, usare alcool o sostanzedopanti;

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Page 14: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI14 anno 4 n. 19

Nicola, 40 anni, fa-ceva la guardianotturna da qua-si un decennio.Nel momento incui gli altri si sve-

gliavano, lui andava a dormire.Ma ormai si era abituato; e anchequando era stato costretto a la-sciare il posto a causa del falli-mento dell’azienda, aveva conti-nuato a cercare lo stesso tipo diimpiego.

Lo si poteva definire un ‘droga-to di silenzio’. Qualsiasi rumorelo infastidiva, gli dava ai nervi.Ecco perché quel lavoro era fattosu misura per lui.

Ogni volta che tornava a casa,stanco e assonnato, prima di ac-casciarsi sul letto si infilava i tap-pi nelle orecchie, anche se riusci-va comunque a percepire qual-cosa.

Per lui il totale silenzio era di-ventato un’utopia, una chimerairraggiungibile.

Nicola si era convinto che, la-vorando in un ambiente privo disuoni, il suo udito si fosse affina-to a tal punto da consentirgli diavvertire anche il più piccolo ru-more.

Mentre pattugliava i vari settorigli era capitato più volte di senti-re addirittura i topi correre nelletubazioni; ed era certo di aversventato una serie di tentativi dirapina proprio grazie alle sue ca-pacità fuori dal comune.

In realtà, i ladri non li avevamai visti. Ma gli era bastato cap-tare in lontananza i passi al-l’esterno dell’edificio per precipi-tarsi con torcia e arma di ordi-nanza, mettendo in fuga i proba-bili malintenzionati prima chepotessero penetrare.

Erano già passati otto mesi daquando si era trasferito nellanuova città, dove una grande dit-ta lo aveva assunto al volo, grazieal suo curriculum che testimo-niava l’esperienza accumulatanegli anni.

Con il denaro ottenuto dallavendita della sua vecchia casaaveva acquistato un bell’apparta-mento al quinto piano di un pa-lazzo signorile non lontano dalluogo di lavoro.

Nei primi mesi aveva iniziato aconoscere i vari inquilini, graziea sporadici incontri sul pianerot-tolo in attesa dell’ascensore, masoprattutto durante la riunionedi condominio.

Gli era sembrata tutta gente aposto. Individui molto diversil’uno dall’altro, con un loro mo-do di vedere le cose; e questo,quando si era trattato di deciderela spesa per ridipingere la faccia-ta, aveva creato qualche attrito.Ma essendo persone ragionevoli,alla fine era stato comunque tro-vato un comune punto di contat-to.

Con Nicola si erano dimostratiparticolarmente gentili, dandoglil’impressione di averlo subito ac-cettato, grazie anche al fatto che,avendo saputo che faceva il guar-diano notturno, in qualche modosi erano sentiti più protetti.

Era pur sempre un condominiodove l’età media degli inquiliniera piuttosto elevata; e l’intrusio-ne di ladri in un recente passatoli aveva spaventati. Tutti trannel’ammiraglio Savoldi; un settan-tacinquenne che sembrava nonaspettare altro per potersi faregiustizia da solo, come aveva rin-ghiato durante l’assemblea, co-stringendo la sua timida moglie acalmarlo, ricordandogli che,quando si arrabbiava, la pressio-ne gli andava alle stelle.

La riunione si era svolta pro-prio a casa sua; e il vecchio lupodi mare, appena Nicola si erapresentato, lo aveva subito ac-compagnato nel salotto, mo-strandogli con orgoglio una suafoto in alta uniforme e uno stu-

pendo modellino dell’AmerigoVespucci incollato da lui pezzettodopo pezzetto.

‘Ci sono voluti quasi cinqueanni figliolo, ma ne è valsa la pe-na, vero? Se c’è una cosa che anoi vecchi proprio non manca èla pazienza’, gli aveva detto sorri-dendo, mentre indicava l’infinitàdi piccole corde intrecciate chesorreggevano le vele.

A Nicola quell’uomo era subitopiaciuto. Dopotutto, lui stessoaveva il grande dono della pa-zienza: tutte quelle ore, da solo, afare la ronda in un edificio com-pletamente isolato nell’estremaperiferia. Altri sarebbero impaz-ziti. Bisognava averlo nel sangue.

Anche la moglie dell’ammira-glio era particolare. Una donninadall’età indefinibile, tirata a luci-do come i suoi pavimenti, suiquali Nicola poteva tranquilla-mente specchiarsi.

Era una maniaca della pulizia;e quando aveva portato il vassoiocon le bibite, ogni singolo bic-chiere era rigorosamente accom-pagnato dal relativo sottobic-chiere. E anche se dispensavasorrisi a tutti, i suoi occhi marro-ni erano impegnati a controllareche nessuno dei bicchieri venissein contatto con il suo prezioso ta-volino di cristallo, posizionatocon precisione chirurgica al cen-tro del salotto.

Nel palazzo c’era anche unagiovane coppia di sposi, che ave-va preso il posto dei genitori dilei quando questi si erano trasfe-riti nella casa in campagna.

Erano entrambi molto timidi; edurante la riunione non avevanoproferito parola, limitandosi adannuire quando venivano chia-mati a perorare la causa di qual-cuno.

Proprio sotto Nicola abitava in-vece una signora sordomuta.

Alla riunione si era portata suafiglia, che le traduceva a gesti tut-to ciò che veniva detto, o almeno,i punti che considerava più im-portanti, esponendo poi il pen-siero della madre quando si trat-tava di decidere.

L’amministratore stesso era uncondomino: Fausto Marini. Unuomo di mezza età alto quasidue metri, che viveva al secondopiano con la moglie Laura, anchelei oltre il metro e ottanta.

Un loro ipotetico figlio sarebbesicuramente stato la risposta ita-liana ai vari giganti americani delbasket. Ma con profondo ram-marico di entrambi, non eranoriusciti ad averne uno.

Marini aveva sempre svolto unottimo lavoro per il condominio,pur finendo quasi sempre perscontrarsi con il cocciuto ammi-raglio Savoldi, che ogni volta riu-sciva a scovare piccole incon-gruenze nel suo operato, criti-cando il suo modo d’agire e stuz-zicandolo a tal punto da fargliperdere la pazienza.

Durante la riunione, Nicolanon aveva quasi aperto bocca,cercando in tutti i modi di nonschierarsi con nessuno.

Aveva preferito rimanere neu-trale, visto che era l’ultimo arri-vato e che già aveva sconvolto laloro tabella facendo slittare l’as-semblea a sabato alle 21:30, anzi-ché venerdì, essendo quellal’unica sera in cui non lavorava.

Da allora continuò a mantene-re dei buoni rapporti con tutti,anche se da qualche tempo ave-va iniziato a sentire dei fastidiosirumori, che sempre più spesso loridestavano dal suo sonno diur-no. Non era stato ancora in gradodi localizzarne la provenienza; efino ad ora aveva dato la colpasoprattutto al suo udito ipersvi-luppato, che ultimamente gliconsentiva di percepire i suonipersino quando aveva i tappinelle orecchie e la testa sotto ilcuscino.

Il fatto che il suo sonno venissedisturbato sempre più spesso glistava facendo accumulare unacrescente quantità di stress. E vi-sto che le disgrazie non vengonomai sole, da un paio di settimaneil suo lavoro si era trasformato inuna partita a scacchi tra unabanda di potenziali ladri e lui,che da solo doveva tenere d’oc-

Avendo esploso un colpo fu co-munque costretto a chiamare lapolizia, per giustificare la suaazione e far fare un controllo piùapprofondito.

Anche i poliziotti non trovaro-no alcun segno di effrazione.

All’esterno c’erano molte im-pronte, ma visto che di giorno gliuffici si riempivano di persone, ilcaso era già chiuso in partenza.

I meno entusiasti di quel fuoriprogramma furono però i diri-genti dell’azienda, che dovetteroprecipitarsi sul posto alle 4:00per prendere atto della cosa,ascoltando la versione di Nicola,che era ancora sicuro del tentati-vo di rapina; e della polizia, chenon aveva trovato nulla che avva-lorasse la sua tesi.

Nei giorni che seguirono, Nico-la richiese la presenza di un se-condo sorvegliante, perché a suodire c’erano buone probabilitàche prima o poi qualcuno riu-scisse a entrare nell’edificio.

Accortosi però che i dirigentisarebbero stati più propensi a so-tituire lui, che ad affiancargliqualcuno, evitò di insistere.

«Piuttosto che pagare un altropreferiscono che magari ci lascile penne... maledetti stronzi»commentò sottovoce, allonta-nandosi dopo l’ultimo colloquiochiarificatore con uno dei mana-ger dell’azienda.

E fu proprio in quel periodo giàinfelice che iniziò il suo vero cal-vario. Precisamente, da quandoassociò il disturbatore diurno almisterioso inquilino che gli abi-tava sopra.

Era stato l’unico a non presen-tarsi alla riunione di condomi-nio, e nessuno dei partecipantiaveva parlato di lui.

Per Nicola i casi erano due: o loignoravano, oppure, come daqualche tempo era più propensoa credere, lo temevano.

Doveva trattarsi di un perso-naggio schivo, riservato, visto cheNicola non riusciva mai a incon-trarlo, anche se lui durante ilgiorno dormiva, o almeno tenta-va di farlo, dal momento che

chio le dieci vie d’accesso, distri-buite su tutto il perimetro.

Non aveva ancora capito inquanti fossero. Ma si era convin-to che il loro giochetto consistes-se nel distrarlo provocando deirumori all’esterno, in punti di-versi, per costringerlo a uscire.

Poi, dopo averlo immobilizza-to, o peggio ancora eliminato,avrebbero ripulito le quattro cas-seforti dell’azienda in totale tran-quillità.

‘Non mi fregherete mai!’ avevaesclamato più volte, limitandosia pattugliare ossessivamente levarie porte e finestre, puntandola sua torcia sui vetri per tentaredi scorgere qualche figura nelbuio del parcheggio. Finché uanotte, mentre attraversava il lun-go corridoio di quel grande pre-fabbricato, volgendo lo sguardoin direzione di una porta-fine-stra, vide un’ombra passare velo-cemente.

D’istinto mise una mano sullafondina facendo scattare il botto-ne, pronto ad estrarre l’arma incaso di necessità.

Il silenzio era totale, tanto cheNicola poteva sentire il suo respi-ro. Poi, d’improvviso, percepì unapresenza alle sue spalle.

A quel punto, si voltò di scatto,estrasse l’arma e lasciò partire uncolpo, che centrò lo stipite in fer-ro della grande porta in fondo alcorridoio. Un paio di gocce di su-dore gli scivolarono sulla guan-cia, mentre si avvicinava lenta-mente, puntando l’arma ad al-tezza d’uomo.

Visto che le luci di emergenzanon gli consentivano una buonavisuale, accese la sua torcia, con-tinuando ad avanzare e sinceran-dosi che le porte dei vari ufficinon fossero state forzate.

Appoggiò la mano sulle mani-glie, provando a spingere, senzaperò mai distogliere lo sguardodall’ingresso.

Era tutto a posto. A parte il buco che aveva fatto

con il suo proiettile, non c’eranoaltri segni, o tentativi di forzatu-re.

IL RACCONTO di Puppigallo

Page 15: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 1523 nov. 2012

l’inafferrabile inquilino del sestopiano, il ‘Fantasma’, come lochiamava, si divertiva a spostaremobili, a camminare su e giù perl’alloggio pestando i piedi, e a farcadere oggetti particolarmenterumorosi, proprio quando il po-ver’uomo cercava di riposare.

All’inizio, espasperato, avevaanche cercato di farglielo capirecolpendo il soffitto con il manicodella scopa. Ma non c’era statonulla da fare. Dopo una decina diminuti di quiete, puntuale, iltrambusto ricominciava, e il po-vero Nicola finiva per nasconde-re la testa sotto il cuscino, schiac-ciandolo contro le orecchie e be-stemmiando fino a quando, sfini-to, piombava in un sonno pro-fondo, privo di sogni.

I giorni passavano, e il suo si-stema nervoso si stava logorandoa una velocità impressionante.Ma non voleva dargliela vinta.«Non verrò mai su da te, a suona-re il tuo maledetto campanello, aelemosinare un po’ di silenzio. Loso che durante il giorno puoi farequello che vuoi, che la legge èdalla tua parte. E tu non vedil’ora di potermelo dire, magaricon un sorrisetto beffardo. Mi di-spiace, hai scelto la persona sba-gliata. Non sarò certo io il primoa cedere. Ti stancherai prima tu,te lo garantisco amico!». Eranostate queste le parole che gli ave-va ruggito attraverso la parete,dopo l’ennesima mattinata in-sonne.

Anche al lavoro iniziava a ri-sentire di quella sgradevole si-tuazione, tanto che finì per ad-dormentarsi nell’ora delle ispe-zioni, svegliandosi poi di sopras-salto e maledicendo quello cheormai era il suo nemico pubbliconumero 1: l’inquilino aguzzino, iltorturatore. Ma fedele alla sua li-nea di condotta, continuò a igno-rarlo, altrimenti, secondo lui,avrebbe fatto proprio il suo gio-co, passando, agli occhi degli in-quilini, per il solito piantagranevenuto da chissà dove per rom-pere la quiete di quel tranquillopalazzo.

Una dubbio però continuava aronzargli nel cervello da quandoera iniziata la guerra psicologicacon il misterioso uomo del sestopiano. Era legato alla scomparsadel precedente proprietario delsuo attuale appartamento: unanziano signore stroncato da uninfarto sulla poltrona di casa sua.

Quando Nicola aveva acquista-to l’alloggio dai figli del defuntonon aveva fatto troppo caso aquell’episodio. Ma ora non esclu-deva che quell’infarto potesse es-sere stato provocato da qualchefattore esterno, che nella suamente, col passare del tempo,stava assumendo sempre più icontorni indefiniti di un certoaguzzino di sua conoscenza.

Neanche la telefonata della suaex, lasciata subito dopo la perditadel suo primo lavoro, riuscì a di-strarlo.

Erano rimasti assieme per qua-si tre anni, anche se Nicola, dopoi primi due, aveva già iniziato amostrare evidenti segni di insof-ferenza. Ma non era stato il suocarattere particolarmente estro-verso a infastidirlo, bensì la voce,che col passare del tempo si erafatta sempre più stridula e grac-chiante, al punto da risultare fa-stidioso per lui il solo ascoltarla.Gli trapanava il cervello. Mentrele sue chiassose risate gli sfonda-vano i timpani.

All’inizio aveva dato la colpaalla sua ipersensibilità acustica,cercando di sopportare, finché,con la scusa del lavoro perso edel trasferimento in un’altra cit-tà, aveva trovato il modo pertroncare il rapporto senza passa-re troppo per uno stronzo.

Quella era la prima volta che larisentiva da quando si erano la-

sciati; e la prima cosa che notò fuche la sua voce acuta e penetran-te lo infastidiva come un tempo.

Lei gli annunciò che stava persposarsi, e Nicola, per tagliarecorto, dopo averle fatto gli augu-ri, inventò una balla colossale sulcitofono che suonava, pur di nonudire più quel suono sgradevole.

Quando riappese si accorseche erano già le 15:00 passate, elo stomaco iniziava a fare stranirumori.

A causa dei suoi orari, influe-nenzati dal tipo di lavoro, colpassare degli anni si era abituatoa pranzare nel primo pomerig-gio.

Consumava quasi tutta roba inscatola: una vera e propria fieradel precotto, visto che proprionon sapeva cucinare.

Per sua fortuna non era parti-colarmente schizzinoso. Ma seda una parte riusciva ad abituarsia qualsiasi sapore, dall’altra pro-prio non sopportava quel conti-nuo ciabattare al piano di sopra,e ‘Guarda caso’, come commen-tava lui ‘proprio nel momento incui mi metto a tavola’.

Non c’era volta che lo rispar-miasse.

Nicola aveva anche provato adalzare il volume della TV, finendosolo per procurarsi più fastidio. Eper ben due volte era uscito sulpianerottolo, deciso ad andare super regolare i conti. Ma si erasempre bloccato, perché speravaancora che, ignorandolo, prima opoi il maledetto avrebbe finitoper lasciarlo in pace.

Quando parlava con gli inquili-ni fingeva che tutto andasse be-ne, e non domandava mai infor-mazioni su quell’individuo, pernon dargli soddisfazione. Perchénon doveva sapere quanto gli da-va ai nervi, o secondo lui avrebbevinto, vedendo premiati i suoisforzi per farlo uscire di senno,pur restando nella legalità.

Ma il suo castello di speranzeera destinato a crollare, perchéun sabato notte, mentre si gode-va il meritato riposo, cadde laclassica goccia che fece trabocca-re il vaso.

Nicola fu svegliato alle 3 di not-te da quello che identificò comeil suono del suo campanello dicasa, anche se lì per lì gli sembròmolto più acuto e penetrante.

Saltò giù dal letto, ancora in-tontito, e raggiunse la porta,camminando scalzo sul pavi-mento di marmo freddo. La aprìdi scatto, e con stupore non trovònessuno.

Il pianerottolo era buio. Accesela luce vicino all’ascensore, ab-bastanza potente da illuminareanche la scale. Ma non c’era ani-ma viva, e il silenzio era totale.

Scosse lentamente la testa, do-podiché strinse il pugno, imma-ginando chi potesse essere l’uni-co responsabile di quell’atto.

Dopo aver chiuso la porta, ri-mase vicino alla maniglia peruna buona mezz’ora, sperandodi coglierlo sul fatto, ma tuttotacque.

Poi, quando il sonno iniziò adannebbiargli la mente, si decise aritornare a letto, addormentan-dosi quasi subito. Ma propriomentre si stava rilassando, udìnuovamente quel suono prolun-gato e fastidioso che gli trapanòle orecchie a tal punto da farlocadere dal letto urlando.

Gli parve anche di sentire unarisata di scherno, che lo mandòsu tutte le furie.

Ormai era fuori di sé. Accese le luci di ogni singola

stanza, bestemmiando e inveen-do contro il suo nemico del pia-no di sopra.

Pronuciava frasi sconclusiona-te, senza senso, e accecato dallarabbia, cominciò a scagliare sulsoffitto tutto ciò che gli capitavasotto mano: vasi, soprammobili,

persino le sedie, una delle qualilo colpì ricadendo. Ma Nicolanon sentiva più nulla, neanche ildolore. E continuò a lanciare og-getti con una tale violenza, ur-lando a squarciagola, che gli in-quilini si precipitarono davantialla sua porta, bussando e suo-nando il campanello per capirecosa stesse succedendo.

Erano ormai le 4 passate, e inquel palazzo non dormiva piùnessuno, a parte la signora sor-domuta.

Quando Nicola si degnò diaprire la porta, gli inquilini, dopoaverlo visto in faccia, fecero istin-tivamente un passo indietro. An-simava e aveva gli occhi fuoridalle orbite, mentre un filo disangue gli scendeva dalla fronte,ammaccata in precedenza dallagamba della sedia. Le bracciaerano stese lungo i fianchi, e nel-la mano destra stringeva la suapistola d’ordinanza.

I primi ad avvicinarsi a Nicola,seppur con estrema cautela, fu-rono l’amministratore Marini el’anziano ammiraglio Savoldi,mentre gli altri retrocedevanosaggiamente verso le scale, cer-cando di ritornare il prima possi-bile nei loro alloggi.

Marini gli domandò cosa fosseaccaduto, e l’uomo, abbozzandoun sorriso isterico, dopo essersipassato una mano fra i capellisudati, gridò: ‘Io lo ammazzo!’correndo proprio verso le scale.Ma i due, con una buona dosed’incoscienza, riuscirono a bloc-carlo, anche se con una certa dif-ficoltà. E fu solo allora che si ac-corsero che nella pistola nonc’era il tamburo.

Nicola era così scosso da nonessersi reso conto di non averloinserito. Questo perché, per for-tuna dei due temerari, ogni voltache ritornava dal lavoro, per si-curezza svitava il tamburo dellapistola nascondendolo per evita-re che, in caso di intrusione di la-dri nell’appartamento, la sua ar-ma potesse cadere in mani sba-gliate perfettamente funzionan-te.

«Voi non capite» rantolò, men-tre lo facevano sedere sul divano«mi sta torturando da quandosono arrivato. Io devo fare qual-cosa».

«Ma chi?» gli domandò l’ammi-raglio.

«Quello del sesto piano: quellurido bastardo; e non si fermeràmai!» esclamò, lasciandosi anda-re come una marionetta alla qua-le avevano iprovvisamente ta-gliato i fili.

A quel punto, i due che lo ave-vano soccorso si guardarono per-plessi; e mentre Marini lo tenevad’occhio, l’ammiraglio andò a fa-re un paio di telefonate.

Di lì a poco giunsero un’ambu-lanza e un’auto della polizia, an-che se nel frattempo sembravache Nicola si fosse calmato. Ora ilsuo sguardo era assente; e quasinon se ne rese conto quando fuaccompagnato nell’ambulanzadai due infermieri, steso sulla let-tiga e immobilizzato con dei lacciin via precauzionale.

Uno dei due restò con lui perassicurarsi che non avesse altrecrisi e per tamponargli la piccolaferita sulla fronte. Mentre il se-condo salì davanti, ordinando al-l’autista di partire, ma senza sire-ne.

«Che ha?» gli domandò, met-tendo in moto.

«È uscito di testa. Voleva anda-re al sesto piano a far fuori il suoinquilino, che secondo lui lo di-sturbava giorno e notte. Questo èpiù da neuro».

«E se avesse ragione? Anch’ioavevo un vicino rompipalle».

«Che stai dicendo... un distur-batore al sesto? Ma non ti sei ac-corto che il palazzo ne ha solocinque di piani?».

Il derby non ha risolto i problemi.Indiscrezioni (o nubi) sul futuro dei Grigi?

Negli ultimi quindici giorni si sonoverificati episodi che meritano undoveroso approfondimento. Quellache ha pareggiato in casa contro ilMonza è stata un’Alessandria abu-lica e senza idee. La squadra di Mi-ster Cusatis è sembrata non saperpiù vincere e, logica conseguenza,ha rimediato la disapprovazionedel pubblico di quel ‘Moccagatta’che pare essere diventato un veroe proprio tabù. I Grigi hanno com-piuto un passo indietro in classifi-ca, finendo fuori dalla zona play-off. Ad essere messo sotto accusaera stato l’attacco, che, a parte ilfortuito episodio del gol annullato aMora, aveva faticato in maniera evi-dente e non aveva praticamente ti-rato in porta, complice anche lagiornata sotto tono di Degano, checomunque non può sobbarcarsi dasolo l’intero onere offensivo. Senzavittorie in casa da oltre un mese,era stato quindi logico lo sfogo delpresidente Maurizio Pavignano,che aveva annunciato ‘provvedi-menti’. Il tecnico Cusatis, parec-chio nervoso in sala stampa (anchein alcuni tratti volgare nelle sueespressioni), aveva dichiarato: «Seil gruppo è in discussione, allora ègiusto che lo sia anch’io».Non è bastata basta la prodezzageniale di Alessio Curcio a regala-re al Casale la vittoria nel derby didomenica scorsa, che per i monfer-rini, i rivali di una vita, manca dal-l’ormai lontano 2006. Quella vistaal ‘Natal Palli’ è stata una sfida piùcombattuta rispetto a certe presta-zioni abuliche del recente passatoche ha lasciato contenti gli spetta-tori, circa 800, purtroppo dati mol-to lontani dai derby degli anni ‘70 e‘80. Nella loro memoria resterà laprodezza di Curcio, una rovesciatacapolavoro (a molti ha ricordato laclassica sforbiciata ‘alla Parola’immortalata nelle figurine) che haportato in vantaggio i nerostellatialla fine del primo tempo, poi rag-giunti ad inizio ripresa da un’incor-nata di Ferretti, bel gesto atleticoanche quello. Sul punteggio hannopesato anche le occasioni manca-te, almeno tre dall’Alessandria nelprimo tempo (due Fanucchi, una lostesso Ferretti) e due dal Casale(entrambe con Cinque). Ma met-tendo sulla bilancia gol e occasioniil risultato alla fine è apparso cor-

retto: non risolve i problemi delledue squadre: il Casale, che nellasettimana che ha preceduto il der-by aveva anche sostituito l’allena-tore Rodolfi, con Perra, in lotta perevitare la retrocessione, l’Alessan-dria all’inseguimento del treno playoff, ma nemmeno li complica, ed ègià qualcosa. In mezzo a questi due eventi ago-nistici consumatisi sul rettangoloverde di gioco, ci sono state novitàper quanto riguarda le vicende so-cietarie dell’Alessandria.Proprio prima della gara con ilMonza, sono filtrate all’esterno in-discrezioni secondo le quali perl’Orso Grigio ci sarebbe un futurofinanziario pieno di incognite, taleda poter addirittura ipotizzare il ri-dimensionamento il budget previ-sto in precedenza. Dopo lo scialbopareggio, come detto in preceden-za, il presidente Pavignano, peral-tro senza concordare il tutto con ildirettore sportivo e con l’allenato-re, aveva compiuto un deciso inter-vento ‘a gamba tesa’ nei confrontidei suoi giocatori, accusandoli discarso impegno.Successivamente la società haproposto agli otto elementi della‘rosa’ più pagati la riduzione del lo-ro ingaggio, di almeno il 40%. Èstato capitan Vincenzo Cammarotoa rispondere, anche a nome di tuttigli altri, con un secco diniego. Èor-mai evidente che chi ha voluto as-semblare questa squadra ha stipu-lato contratti biennali esosi, quindiche vanno ad incidere non poco suibilanci del club, a quei giocatoriche a giugno parevano sicuri di tra-sferimento. Poi ci sono i giovani,sui quali la società contava moltis-simo, controparte di quel progettodi mixare esperienza e novità: magli stessi, seppur volonterosi, nonpaiono all’altezza della categoria,quindi di una squadra che vuolepuntare alla promozione, diretta enon, grazie anche al loro apporto.Inevitabilmente, a questo punto,siamo obbligati a chiederci: maquesta Alessandria rischia nuova-mente qualcosa dal punto di vistadella solidità societaria, che poi fi-nirebbe anche per condizionare i ri-sultati sul campo? Ci aspettiamoun intervento chiarificatore dallastessa società. Per il bene di que-sta piazza.

DETTO FUORI DAI DENTI di Mario Bocchio

Page 16: Grigi-Rimini

ogni occasione. Una fi-gurina ad Alessandro Hurrà

Grigi l’ ha dedicata.Volevamo vedere sempre in se-

rie ‘A’: Denis Godeas per ‘godere’dei suoi bellissimi gol che riusci-va sempre a realizzare e lo hannorelegato ‘vita natural durante’nelle Serie inferiori. Incapaci tut-ti gli addetti ai lavori di ‘intende-re e di volere’. Voto: cinque - agliaddetti in incompetenza -. Co-munque, andiamo avanti e con-tinuiamo a ‘Godere’ di qualcosaeffettivamente: ‘E-spesial’.

La specialità di alcune squadrealla lunga e il più delle volte abreve termine viene a galla.

Con una ‘E-spesialidad’ di tut-to rispetto, la nerazzurra Squadraatalantina: una grande ‘battitora’libera gioca di per sé un magi-strale campionato; sempre invi-diabile ed apprezzabile in mezzoa cotante ‘primedonne’: come LaJuventus, il Milan, l’Inter e via diquesto passo. E, Loro (gli atalan-tini) con quel passo: con un al-lungo di passo, spesso e volentie-ri si ergono fieri e decisi come iclassici ‘castigamatti’ del nostrocampionato. E, l’Atalanta da ‘bat-titrice’ rapida ed efficace ‘repen-te’ compie imprese di notevoleeffetto radente. L’ultima spetta-colare impresa (in ordine di tem-po) la porta a segno tirando suun bersaglio mobilissimo comesolo la forza ‘con-centrica’ deicentrali e dei centravanti dell’In-ter sa benissimo rappresentare.Per l’occasione, nell’occasione diincontro/scontro con l’Inter hadato il meglio di sé: proponendo-si come un coriaceo club dalle

mille risorse - impareggiabile -per le sue ‘E-spesiali’ ‘perfor-mance’.

Disintegra l’atlantica Interna-zionale rendendola per una voltatanto invisibile e non più prezio-sa come la brillante e viva Atlan-tide di primordiale civiltà.

Torniamo ‘a bomba’ sul vulca-nico, dinamico, dirompente au-tore Aldo Busi, ‘ El Especialistade Barcelona’ per alcuni versi(effettiva- ‘Mente’) ‘controversa.’Controverso: ai suoi detrattori;risulta invece: ai suoi estimatoridel tutto estroverso; originale,

fuori dagli schemi e fuori dallaclassica ‘claque’ a comando. Aldocompie il miracolo di scrivere asuo dire un libro inesistente. Nonè vero! Il suo libro esiste ed èpronto a ‘sbancare ogni Banca-rella’. Giunge (nel mentre) ‘ventre

a terra’ notizia ufficiosa chegià il prezioso volumetto

stia già scalando la clas-sifica dei più ‘letti esaggiati’. Un ‘cotto emangiato’ di prim’or-dine.’.Quanto prima, il

‘tasso di vendita’ delvolumetto appena usci-

to in libreria supereràogni più rosea aspettativa.

Bartezzaghi con la sua con-sueta verve ‘parolifera’ ne offreuno spaccato effettivamenteesaltante. E, dal nostro canto in‘controcanto’: il nostro miserevo-le commento è tutto a suo favore;già con l’enunciato in poche ri-ghe lette o fatte riecheggiare daipiù nobili critici letterari, riuscia-mo ad esprimere il nostro com-piacimento.

Noi non facciamo Testo, madiamo ugualmente il massimodei voti. Con Aldo Busi torna una‘Spiritualità autoctona’ di un noncontrastato ‘Brevetto letterario’.E, allora fuori-esce tutta la capa-cità espressiva similare al migliorHonoré de Balzac: lo scrittore adEgli più ‘consimile’. Probabil-mente, il con-geniale autore de‘La pelle di zigrino’ assomigliaper la straordinaria capacitàespressiva al nostro Aldo Busiche con il suo ‘El Talisman’ dellapelle ci ha detto...

Pro domo sua a favore del Busi,possiamo dire: per aver di fattoletto pagine stupende, fantasti-che sulla vecchia gloriosa rivistadegli anni ‘80 ‘Epoca’: di averescoperto un ‘ultra-grande’ auto-re.

‘Epoca’ era in quei Tempora oMores una rivista che aspettava-mo uscisse completata ed arre-data di tutto punto, per stig-ma-tizzare con l’occasione un ‘Epoca‘Pionieristica’ del Giornalismoitaliano. Rivista osannata: ‘reda-zionata’ con brillanti ‘reportage’da Inviati di tutto rispetto che,oggi iniziano (probabilmente acausa della recessione) a scarseg-giare. Un Monsieur Bachir Lah-zar agli antipodi: allora. Negli‘antipoli’: oggi.

La crisi incombe anche sullaqualità degli addetti. A noi nonera sfuggito l’appuntamento inpagina di Aldo Busi deliziato coinumerosi ‘Reportage’ effettuatiin Europa; ‘tastando’ la più in-trinseca ed appropriata realtàcon sua viva mano. Con le palpi-tazioni che suscitava ‘palpava’ ilsuo voluto. Poi, con molta proba-bilità da queste sue spericolateincursioni potette nascere una‘Pop-Pulp-Culture’ che diede ini-

zio alle tante ‘Fiction’ in determi-nazioni filmiche.

Le principali città europee: Ca-pitali designate e non; e, impor-tanti centri commerciali indu-striali e culturali vennero immor-talate con storici ‘Capitoli’ a pie-ne pagine.

A tatto, abbiamo subito trattoil convincimento che, le paginescaturite dalla ‘fibrille’ penna Bu-siana fossero eccellenti e capacidi stuzzicare ‘cervelloticamente’anche i più piccoli lettori delnuovo che avanzava. Con qual-che nota di tanto in tanto un po’scabrosa: l’indice di gradimentosaliva, volando in atto.

La nota ‘voyeuristica’ che dir sivoglia (a volte) non guastava: perdare succo e concretezza reale alvivo e al vissuto di fatto - in pri-ma persona dall’autore -.

Busi è così! o si ama o si dete-sta; non ci sono mezzi termini efraintendimenti. Per noi Aldo Bu-si era grande allora e lo è ancor dipiù oggi; nella sua più piena e to-tale maturità.

Detto questo ‘s-cadiamo’ sulpiù congeniale e non effimero ar-gomento calcistico. Il calcio nel-l’interpretazione più autentica ecorrelata con la fantasia popola-re: ‘El Especilista de At(a)lanta’s’.

‘Come può lo scoglio arginareil mare’: se lo domandava LucioBattisti in uno dei suoi più strug-genti e suggestivi momenti cano-ri. Il mare impetuoso viene fer-mato dagli scogli posti da MadreNatura a protezione della spiag-gia, della città e dei Porti. Così,canticchiando ‘balena-vano’ al-l’udito degli improvvisati ‘chan-sonnier’ subito le onde scrosc-ianti sugli scosc-esi scogli. Il so-gno più bello degli adolescenti: Ilmare nella sua travolgente bel-lezza, in ogni tempo, in ogni sta-gione...

...L’acqua sbattuta sulla crosta‘armata’ dagli scogli (non dal ce-mento) così: non riusciva mai aprocurare danni all’ambiente.suggerendoci paesaggi marini diincalcolabile bellezza. L’impetodelle onde viste cozzare contro ilbaluardo naturale era ed è unospettacolo magni-loquente comeun magnifico af-fresco ritrattosulla terra ferma e sul mare mos-so. Il perfetto ‘Spartiacque.

Oggi, il calcio si studia anche atavolino e, per questo effetto e:con questa sintesi i fieri cavalieridell’ Atalanta: quadrata seriosasquadra dall’appellativo tipica-mente mitologico (più unico cheraro), riescono a compiere unagrande impresa calcistica. Ridi-mensionano la grande Inter delmomento che aveva ‘de-moraliz-zato’ or ora (appena il tempo divoltare una nuova pagina del ca-lendario ufficiale) l’intera Squa-dra juventina con una sonora ba-tosta. Per la quale ancor oggi neibar e nei ritrovi dei tifosi si conti-nua a parlare. Si continua a di-scutere per tutte le implicazionisocio-sportive che sono state ri-levate dagli osservatori.

Perché l’Atalanta compie il mi-racolo? Riesce a ribaltare ognipronostico contro? Riesce inquesto felice intento: travesten-dosi da Inter per una Domenica eci riesce in tutto e per tutto aportarsi a casa tre preziosi punti-cini che le faranno comodo per ilprosieguo di un onorevole cam-pionato. Con questa storica im-presa è riuscita a ridimensionare

HURRÀ GRIGI16 anno 4 n. 19

Corso Roma 85 15121 AlessandriaTel./Fax 0131 267842Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28 sett. 2009Proprietà Vento Largo di Cinzia AriattiCorso Roma 85 - 15121 Alessandria

Stampa Aga GraficaCorso Carlo Brunet 13 - 12100 CuneoTel. 0171 [email protected]@[email protected]

Nuovo Hurrà Grigi

LE FIGURINE PARLANTI di Antonino Freni

El especialista de At(a)lanta’s

...Aspettavano Go-dot: il nostro fan-tastico ‘play ma-

ker’ Alessandro Del Piero. Lui dalcanto suo, in effetti: era semprepresente e non se ne accorgeva-no: mah!.

....Era un modo come un altroper ‘spronarlo’ ma non era neces-sario. Era sempre presente, ac-canto all’area di rigore e: rispon-deva a suon di gol. Calci di rigoree, di punizioni magistrali e gol‘fantasy’ arricchirono l’ultima Ju-ventus. Uno specialista.

E, così: grande ‘God-uria’. Conuno, due, tre colpi ben assestati amo’ di Pinturicchio: scandiva lasua presenza. Con il suo dito le-vato al cielo e il significativo ba-cio seguito da una scanzonatissi-ma ‘linguaccia’ elevava anche noial ‘Settimo Cielo’. Indimenticabi-le!!! (.)

Lo spediscono come premiofinale (ingrati) in una ‘casetta inCanadà’, anzi a Sydney in Austra-lia. Molte Grazie ‘Sic e sigh’ (?!.).Senza alcuna scusante: voto sei -appena la sufficienza - alla invi-diatissima Società. GrandissimaSocietà (comunque) che com-mette purtroppo un madornaleerrore. Un dieci e Lode al GrandeAlessandro. Quaggiù ‘qualcuno tiama’. Non Qualcuno, ma, i piùTanti. La maggioranza di tutti glisportivi e tifosi di ogni squadra edi ogni colore. Ci mancherà latua serietà sempre grandementeespressa in ogni circostanza. In

l’Internazionale, spegnendo al-meno per una giornata i bollori ei fervori dei nerazzurri rivolti ascalare la vetta della classifica.Una piccola applicazione dellacosiddetta legge del ‘contrappas-so’ si scrive in questo memorabi-le scontro fra le nerazzurre. Lapiccola sfidante, studia a tavoli-no come imbrigliare i forti attac-canti dell’Inter e come effettuareblocchi e ‘ri-partenze’ sui calcia-tori più in vista e determinanti diStramaccioni.

Segnano tre gol apprezzabilis-simi con rabbia e decisione; es-sendosi ‘tra-vestiti’ da interisti.Con l’internazionale si può per-dere (giocando) nove volte sudieci. Una sola ed unica possibi-lità di vittoria potrebbe venire as-segnata alla più piccola società.E, quel fatidico giorno (guardacaso) successivo all’indiscussotrionfo interista: una nuovasquadra nerazzurra compie l’im-presa storica di fermare l’Inter.

Nel guadagnare punti preziosiconsente ‘ex novo’, agli ‘odiati’bianconeri di continuare a per-correre la propria strada verso loscudetto. Evitandole così: i classi-ci contraccolpi psicologici. Lastatistica conferma la regola an-zidetta. La Juventus ringrazia el’Inter recrimina una volta tantol’ingiusto rigore concesso a sfa-vore che ha procurato l’impreve-dibile ‘dèbâcle’. Da questa con-clusione nasce l’applicazione del‘contrappasso’. Naturalmente leassenze interiste hanno fatto ilresto ‘giocando’ un brutto scher-zo.

L’Inter torna coi piedi per terra.Non festeggerà più prima deltempo facendo propria la famosacitazione di Trapattoni: ‘Non diregatto se non lo hai nel sacco’.Sembra una ‘boutade’ ma in que-sta semplice asserzione del tuttoingenua ma, sorniona per veraci-tà, una squadra vince e l’altraperde in (o) o, ‘opinatamente’: bi-sogna sempre fare i conti con larealtà. Una piccola lezione daipiccoli David contro i Golia delmomento. Anche il Siena para-dossalmente lì, ultima in classifi-ca ha inflitto una dura ed esem-plare sconfitta all’Inter di Stra-maccioni e di Moratti.

Sono stati punti importantissi-mi persi non, con avversarie di-rette, che: alla ‘fin fine in fin’ dicampionato potremo verificarnela portata. L’incisività e l’incisio-ne di quest’impresa risulterà de-terminante o meno nel momen-to in cui si tireranno le somme.La mitologica Atalanta se benpossiamo ricordare porta come‘significante’ del suo appellativo:il segno, il distintivo, il contrasse-gno della Farfalla. Ebbene, que-sta farfallina dalle belle Ali e dagliapprezzabilissimi Colori vola ver-so il ‘Mito’ scrivendo un’altra bel-la pagina di Calcio giocato, inbarba ad ogni pur realistica pre-visione contraria.

Il ‘gioco delle parti’ si ripete e,questa volta a piangere sono inerazzurri di Milano della ‘Mila-nesiana’ Inter e, a goderne i Bian-coneri. Il Calcio è bello poiché: divolta in volta, spunti e risvoltitecnici risulteranno capaci di ri-destare emozioni e discussionida Bar. Nel mentre: si sta alle pre-se con ‘fumose’ diatribe davantial fumante caffè. Una specialegiornata calcistica val bene ricor-dare.

Page 17: Grigi-Rimini

HURRÀ GRIGI 1723 nov. 2012

Red lightsTanto tuonò, ma non piovve. Un bel mucchio di niente di nuo-vo, qua e là roboante (come appunto un tuono... più che altro

rumore), ma soprattutto quasi da sonnel-lino (la palese inutilità di alcune scenetappabuchi, che dovrebbero colpire...).L’inesorabile discesa inizia alla com-parsa del giovane Silver in un’intervi-sta di repertorio (un’orrida mac-

chietta). E al servizio di questa pel-licola si sono persino messi un

paio di attoroni di un tempoche fu (fastidiosamente

sopra le righe) e nuoveemergenti leve, attira-te come falene daquesti potenti fari at-torici. Il finale nonsalva la baracca.

Hotel TransylvaniaDavvero notevole. Il punto di forza di que-

sto vivace prodotto animato è la quanti-tà di personaggi, tutti ben caratterizza-ti e simpatici, unita all’elevato numerodi buone idee e al piacevole humor

spruzzato in giuste dosi. Sia l’inizio,con la piccola vampira accudita dalpadre iperprotettivo, che la parte

centrale con i ‘singolari’ clienti dell’-hotel (ognuno con le proprie partico-

lari caratteristiche) permettonoallo spettatore di godere di

molte gag riuscite; e ilvampirico protagoni-

sta, impegnato conl’umano, contribuisce a

mantenere un ritmo costante. Ilfinale è un po’ telefonato.

ArgoBen diretto, ben interpretato e quasi privo di inutili pause ver-bose. È questo a decretare la riuscita di una pellicola che sibasa su un fatto realmente accaduto e che sa far montare latensione minuto dopo minuto, vista la situazione a dir pocoesplosiva. Ogni attore dà il suo valido contributo, disegnandoil proprio personaggio in maniera convincente (c’è chi se la

fa giustamente sotto, chi tenta di ragionare,chi semplicemente si at-

tiene al piano). Versola fine si sente un

po’ l’Americanità,ma in questo ca-so si può capiree giustifica la

reazione (hurrà)dopo una simile

odissea. Note-vole.

7 psicopaticiL’idea era buona, ma il risultato lo è un po’ meno. L’aver volu-to insistere sul semiserio (più semi) ha finito per danneggia-re la pellicola, dando sì vita a personaggi piacevoli nella loronatura quasi grottesca (merito degli attori), ma che sono ri-sultati poco credibili anche quando si tornava alla cruda(boss e moglie di Hans all’ospedale) realtà (il fatto che siparli di psicopatici veri e inventati, o presunti tali, doveva se

non altro segna-re un confine,mentre qui siforza percreare a tuttii costi unponte trareale e non).

Comunque, nelcomplessonon è male.

I PALLINI di Puppigallo

ECHI DI VIAGGIO di Simonetta Gorsegno

Il viaggio di Meri

Meri è una bella gat-ta tigrata. Vive conla nonna. Il suo

nome è così come si legge,non un errore di chi l’in-glese non lo pratica. Il suomanto curato e setoso dagatta casalinga e sornionafraintende la sua vera na-tura indomita e vagabon-da. Talvolta si allontana dacasa per alcuni giorni pre-ferendo la comunità deigatti di via Tolstoi alla mor-bidezza del divano. Il suospirito libero e indipen-dente e la sua natura in-contenibile la contraddi-stingue da tanti altri gattidel vicinato. Il mondo at-torno le sta stretto; non ba-stano il cortile, gli orti e igiardini del circondario daesplorare, nossignore, leipreferisce estendere il suocampo d’azione e perlu-strare zone lontane attra-versando come una scheg-gia impazzita le strade afitto traffico, con rischi al-tissimi per la sua vita. Mafinora le scorribande dasola o in compagnia hannofortificato il suo carattere,sviluppando un senso difamiliarità verso ogni luo-go da lei battuto, tanto dafarle pensare che ovunquesi trovi, sia casa sua. Eccoperché non si caccia mainei guai e quando meno te

lo aspetti appare dal nulla,miagolando alla porta, af-famata. Quando si trattaperò di andare in vacanza,non le va proprio giù di es-sere compressa per quasidue ore nella gabbietta eurlando e graffiando losportellino, esprime tutto ilsuo malcontento. È succes-so anche stavolta. Meri l’hapercepito dai preparativi.Si parte per la montagna,le valigie sono già state ca-ricate e la nonna è prontaalla guida. Quando d’im-provviso squilla il cellularee a malincuore la nonnadeve recarsi a casa deimiei, nonché casa mia, perun guasto all’impiantoidrico. Fa molto caldo eMeri è furiosa e mentreaspetta il suo ritorno tiraun bel dispettino puzzo-lente. La nonna è costrettacosì ad aprire lo sportelloper pulire e in men chenon si dica Meri fugge, fi-nalmente libera dalle co-strizioni, ignara però di do-ve possa trovarsi. Il luogo èdiverso da quelli che abi-tualmente frequenta, nonsi orienta, distante a talpunto da casa! Ma è sem-pre meglio che restare co-stretta nella gabbia. Conun balzo è già sul murettoche separa la mia casa daquella dei vicini e si sente

padrona del mondo. Inutilii richiami della nonna chedopo i primi momenti didisperazione, dopo averlaattirata con vari miao,miao, micio micio, si con-vince che ritroverà da solala strada di casa, abituatacom’è a cavarsela! Non hatempo da perdere, in queigiorni il caldo è opprimen-te e ad un’ora di strada c’èil bel fresco della monta-gna che l’attende e nonvuole più aspettare. Si girasui tacchi e s’infila in mac-china, poi, in una roboantepartenza, lascia Meri al suodestino. La sua mente èperò velata dai rimorsi. Ri-morsi subito fugati. A sen-tir lei, tutto ciò che fa è de-gno di un Nobel e presto siconvince di aver fatto l’im-possibile per riprenderla.Meri intanto è sola! Solasenza cibo né acqua, senzacasa, senza la colonia di viaTolstoi, ma soprattuttosenza di me. Si senza dime, l’unica che l’avrebbeaspettata, chiamata e cer-cata. Purtroppo in queigiorni sono anch’io in va-canza e quando la nonnami chiama al telefono nonle concedo nemmeno iltempo di spiegare l’acca-duto che l’attacco furiosa.Mi sento tradita da unadelle persone a me più ca-re. Non l’ha fatto intenzio-nalmente lo so bene, maper la sua superficialità hoperso la mia gattina persempre. Mai avrebbe potu-to tornare da così lontano,mai più avrei accarezzatoquel morbido pelo tigrato,mai più avrei sentito il suoronfare rilassante. Passanoi giorni e di Meri non c’è

traccia. Una volta a casacon l’aiuto della mammastampo delle sue foto chela ritraggono in primo pia-no e le appendiamo neidintorni di casa nostra, do-ve è fuggita. Anche alle gat-tare, che conoscono benesia la zona che i gatti che lafrequentano, è stato chie-sto aiuto. Ma con il passaredei giorni dispero di ritro-varla. Ormai rassegnata ec-co riaccendersi la speran-za. La zia Pina, che di gattise ne intende, l’ha vista ag-girarsi nei pressi della casadella nonna, la casa che leiriconosce come sua. La se-ra stessa mi faccio trovaresul posto in compagniadella zia e lì la vediamo rit-ta sul muretto che aspetta.Ha solo tanta fame ma peril resto sta bene. Dove èstata per tutto questo tem-po? Quanta strada ha fatto?Ma soprattutto come è so-pravvissuta? Mi avvicino.E’ tanto spaventata e sulleprime non gradisce le miecarezze, vuole solo che leapra la porta di casa sua.Con un balzo salta sul di-vano, si allunga e si stirac-chia beata. Dopo tantigiorni di vagabondaggio,spesi a ritrovare la strada dicasa, ora vuole solo goder-sela comprese tutte le co-modità che in tanti giornidi lontananza ha solo so-gnato.

Ha compiuto un’impresamemorabile e deve diregrazie al suo spirito randa-gio col quale ha distanziatoi pericoli ma anche a quel-la componente docile edomestica del suo caratte-re che l’ha guidata e resti-tuita alle sue abitudini.

Nel salone delle feste delCircolo culturale Don Storni-ni di Alessandria si è svoltala prima serata della secon-da edizione di emozioni daSan Remo presentato dalloshowman Mauro del carroz-zone musicale alessandrino,una realtà della nostra città.Il grande successo di pub-blico ha confermato la vali-dità della manifestazionededicata al festival di SanRemo che è la chiave dellamusica leggera italiana, imigliori cantanti hanno cal-cato le scene di questa ma-nifestazione come Modugno,Paoli, Dalla, Celentano e l’in-dimenticabile Lucio Battisti.

Noi, dell’associazione cultu-rale della musica e con or-goglio che vi visitiamo i 60anni di Sanremo per darmaggior lustro a una delle

manifestazioni più importan-ti al mondo. Sono stati ripro-posti i brani più famosi delfestival, cantati da ben 25ragazzi, reduci dal carrozzo-

ne musicale. Il numerosopubblico in sala ha decreta-to un all’unanimità con 106voti la canzone vincitricedella prima serata ‘Almenotu nell’universo’ cantata alFestival di San Remo dell’in-dimenticabile mia Martini,ed eseguita in modo impec-cabile della brava cantanteClotilde Armellini. Nel corsodella serata eccezionalmen-te si sono esibite le due piùimportanti scuole di ballodella nostra città, i maestriLuca ed Elisabetta Picottidella scuola Eclisse e lascuola di danza Orientali di-retta dalla coreografa MarieClaire molto apprezzata dalpubblico in sala. La serata èstata presentata dallo show-man Mauro molto apprezza-to per la sua professionalitàed esperienza nel mettere asuo agio le nuove leve dellamusica leggera. Regia e di-rezione artistica di Mike Ya-cin. Arrivederci a sabato 24per la seconda serata al DonStornini. Per partecipare telefonare ai numeri: 3333930420 e 3925825052.

MUSICA SABATO 24 NOVEMBR. PRESENTA LO ‘SHOWMAN’ MAURO

Al Don Stornini 2ª edizionedi ‘Emozioni da San Remo’

Clotilde Armellini. In alto, lo ‘showman’

Mauro

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VENERDÌ 7 DICEMBRESimona Cremonini:Racconti fantasticidel Garda (racconti)

Stefania Bonomi:Perché ti ho messoal mondo? (romanzo)

VENERDÌ 4 GENNAIO 2013Roberto Beverino-Alessandro Sanscritto: Il viandante e la leggenda delle pietre viventi(romanzo)Giusy Caligari: Lascatola dei cappelli(romanzo)

VENERDÌ 1 FEBBR.Daniela Lojarro: Il Suono Sacro di Arjiam (romanzo)Rosa Gargiulo:Chiacchiere e ragùdiario gastronomicosentimentale (diario)

VENERDÌ 1 MARZOFlavia Cantini: Notti senza luna-volume I e volume II(romanzo)Valeria Borsa: Kalendae (silloge)

VENERDÌ 5 APRILEGreta Sandrini-Luca Martini: Liberty nel cuore(saggio)Laura Traverso:L’amore ai tempi diinternet (romanzo).

VENERDÌ 3 MAGGIOElena Aleci: La pe-cora di Leo (saggio)Simona Barugola:L’Ora di MiddleDawn (romanzo)

VENERDÌ 7 GIUGNORoberto Carlo Delconte: Lezionicastelnovesi ovveroconsigli ai navigantida un marinaio di terra (saggio)Alessandro Cortese:Eden (romanzo)

Provatecnica perun progettodi rivista

letterariaScrittoridi Alessandria e del Monferrato

HURRÀ GRIGI18 anno 4 n. 19

Appuntamento fisso per gli appassionatiil primo venerdì di ogni mese all’IsolaRitrovata, in via Santa Maria di Castello

8, Alessandria, dove sul palco il prossimo 7 di-cembre 2012 oltre alle ospiti Stefania Bonomi eSimona Cremonini si avvicenderanno scrittori,poeti, teatranti con inediti per condividere colpubblico l’emozione della lettura dal vivo. Laserata sarà preceduta dalla ‘Cena degli Scriptorisopra la Nebbia’, a cui è possibile partecipareprenotando e versando la sera stessa la quotadi partecipazione fissata in 10 euro. I prossimiimpegni che completeranno la seconda edizio-ne sono previsti per il 2013, sempre di venerdì,la finale il 7 giugno con tutti i vincitori di tappa.Stefania Bonomi (www.stefaniabonomi.com) èscrittrice, giornalista (cura rubriche di medici-na estetica per il settimanale Ora e per il men-sile Bella), titolare dello studio di Pubbliche Re-lazioni Top of the Plastic Surgery e con il rac-conto La Bestia Dentro si è assicurata il premio

Racconti nella Rete. Al ‘Vi Piace?’ presenteràPerché ti ho messo al mondo? (L’Autore Libri Fi-renze, 2012): quattro voci di donne i cui destini,in trent’anni di vita, si incrociano per confluiree ritrovarsi dentro a uno stesso dramma: quellodella mancanza di saldi punti di riferimento.Quattro donne la cui vita gravita intorno alla fi-gura maschile di Gregorio. Marito infedele, pa-dre assente, uomo problematico ed ego riferitoa cui il potere del denaro ha tolto l’anima degliaffetti e dei sentimenti. Quattro donne che sisono chieste e si sono sentite chiedere «mam-ma... perché mi hai messo al mondo?» Quattrodonne che a questa domanda cercano, per tut-ta la vita, di dare una risposta. Anche SimonaCremonini (www.leggendedelgarda.com) ègiornalista oltre che consulente editoriale, vivenel mantovano, ma fin da piccola trascorre leestati nella casa di famiglia sul lago di Garda, aManerba; appassionata di folclore e horror, hapubblicato racconti su numerose antologie e ri-

IL MICROFESTIVAL LETTERARIO E POETICODI ALESSANDRIA

VI PIACE? Scrittura ad alta voce

Quanto pesa la cultura in Pie-monte? A questa domanda ri-sponde il primo report sull’im-patto economico della cultura inPiemonte ‘La cultura che stimia-mo. Stimiamo la cultura’ realiz-zato da Unioncamere Piemonte,Camera di commercio di Torino,Finpiemonte e Compagnia di SanPaolo. Il rapporto ha valutatoper il 2011 un ammontare delvalore aggiunto di 6,4 miliardi dieuro generato dal sistema pro-duttivo culturale piemontese,pari al 5,8% del totale dell’eco-nomia. In Piemonte il sistemaoccupa circa 119mila unità, parial 5,9% dell’occupazione locale eall’8,6% di quella assorbita dalcomplesso delle industrie cultu-rali a livello nazionale. Il sistemaculturale riveste in Piemonteun’importanza maggiore rispettoa quanto si osserva per l’interoPaese. Tra le funzioni delle Ca-mere di commercio quella di fa-vorire l’imprenditorialità cultura-le e creativa, con impegno profu-so nella valorizzazione dei nostriprodotti di eccellenza e dei nostrimarchi ‘Made in’ anche all’este-ro, nell’utilizzo dell’innovazionenei processi produttivi, nellacreazione di percorsi di forma-zione e specializzazione profes-sionale oltre che nel sostegno di-retto ad iniziative culturali, tracui ad esempio il Salone interna-zionale del Libro. Il settore cul-turale e creativo, in Piemonte ein Italia, ha un potenziale incre-dibile che deve essere analizzatoe messo a sistema: anche questopuò far ripartire la macchinaeconomica e lo sviluppo dei no-stri territori. La vera sfida è quel-la di individuare una strategia in-dustriale d’intervento così da di-ventare davvero competitivi ri-spetto ad altri mercati sia dome-stici, sia internazionali. A Torinosecondo i risultati dell’indaginela cultura riesce a creare ric-chezza e occupazione più che inaltre province, con un ritorno di

immagine per il territorio sotto ilprofilo turistico e di attrazionegenerale. In Piemonte si sta svi-luppando il concetto molto altodi ‘cittadinanza culturale’: il pub-blico esiste, cresce e sta diven-tando sempre più preparato e in-telligente; il mondo della creati-vità si dimostra vitale e tutt’altroche effimero. Tuttavia ancoranon esiste un sistema atto a svi-luppare forme di industria cultu-rale che usino cultura e creativi-tà come motore di produzioneeconomica e quindi di occupazio-ne sostenibile. Mercato dei con-tenuti e creatività comunicativadigitale sono ‘spazi economici’ incui il Piemonte può ancora agire,senza dimenticare gli spazi an-cora espandibili dell’offerta turi-stica in cui i beni culturali sonoun ingrediente significativo. Civogliono inventiva, qualità e co-municazione La cultura comesettore economico-produttivo ècapace di generare ricadute eco-nomiche tangibili sul territorio ela misurabilità delle iniziativeculturali è infatti un criterio irri-nunciabile, che passa attraversoindici quantificabili, come i livellioccupazionali. La valutazioneeconomica della cultura in Pie-monte è stata condotta utiliz-zando la metodologia già speri-mentata con successo da Union-camere e Fondazione Symbola(L’Italia che verrà. Industria cul-turale, made in Italy e territori.Rapporto 2012). Nel 2011 il va-lore aggiunto generato dal siste-ma produttivo culturale piemon-tese ammonta a 6,4 miliardi dieuro, pari al 5,8% del totale del-l’economia. Si tratta di un contri-buto rilevante, quattro volte su-periore a quello fornito dall’agri-coltura, il doppio di quello deter-minato sia dalle industrie ali-mentari e delle bevande, che daquelle della fabbricazione dimezzi di trasporto. La ricchezzaprodotta dall’insieme delle indu-strie culturali della regione rap-

presenta, inoltre, l’8,4% di quellagenerata dallo stesso aggregatoa livello complessivo nazionale.In Piemonte il sistema occupacirca 119mila unità, pari al 5,9%dell’occupazione locale eall’8,6% di quella assorbita dalcomplesso delle industrie cultu-rali a livello nazionale. Il sistemaculturale riveste in Piemonteun’importanza maggiore rispettoa quanto si osserva per il Paesecomplessivamente considerato,dove questo crea il 5,4% dellaricchezza prodotta, pari a quasi76 miliardi di euro, e impiega il5,6% degli occupati, equivalenti a1,4 milioni di unità. Esaminandola capacità del sistema culturaledi incidere sull’economia dellesingole regioni, il Piemonte occu-pa la quinta posizione, dopo La-zio, Marche, Veneto e Lombardia,che spiccano per un’incidenzadel valore aggiunto superiore ai6 punti percentuale. Con riferi-mento agli occupati all’industriaculturale il Piemonte è settimo,preceduto da Veneto (7,0%),Marche (6,9%), Friuli-VeneziaGiulia (6,4%), Lazio (6,3%), To-scana (6,3%) e Lombardia(6,3%). Scendendo nel dettagliodei quattro macro-settori di atti-vità in cui si articola il sistemaproduttivo culturale (industriecreative, industrie culturali, per-forming arts e arti visive e patri-monio storico-artistico), sono leindustrie creative e quelle cultu-rali a contribuire in misura più ri-levante alla creazione del pro-dotto e dell’occupazione del si-stema culturale piemontese. Lequote si attestano rispettiva-mente al 46,3% e 49,0% per ilvalore aggiunto e al 49,4% e44,8% per l’occupazione. L’inver-sione di gerarchia tra i due ag-gregati è sinonimo della maggio-re produttività delle industrieculturali rispetto a quelle creati-ve. Decisamente più contenutol’apporto fornito dalle perfor-ming arts e arti visive (3,7% del

valore aggiunto e 4,6% di occu-pazione) e soprattutto dalle atti-vità legate al patrimonio storico-artistico (1,0% e 1,2%). L’impor-tanza del sistema produttivoculturale per l’economia piemon-tese è sancita, inoltre, dall’otti-ma tendenza esibita tra il 2007 eil 2011; in questo periodo il tassomedio annuo di crescita del valo-re aggiunto è stato del 2,3%, afronte di un tasso medio annuodi crescita negativo della ric-chezza complessivamente pro-dotta dal sistema economico re-gionale (-0,4%). Il dato sul valo-re aggiunto si riflette anche sulfronte occupazionale: gli occupa-ti del settore culturale sono cre-sciuti del 3,8% medio annuo, afronte di un tasso di crescita del-lo 0,1% realizzato a livello com-plessivo. Tra le province è Torinoa contribuire in maggior misuraalla creazione di ricchezza ed oc-cupazione del sistema produtti-vo culturale locale (56,1% di va-lore aggiunto; 58,6% di occupa-zione); seguono Cuneo (14,4%;13,3%), Alessandria (9,1%;8,7%) e Novara (8,2%; 7,4%).Analizzando la capacità dei si-stemi culturali di incidere sul-l’economia complessiva su scalaprovinciale si segnala il posizio-namento della provincia di Tori-no, che si colloca in quindicesimaposizione nella graduatoria delleprovince italiane, sia in termini divalore aggiunto, sia per quantoconcerne gli occupati (rispettiva-mente 6,2% e 6,6% sul totale va-lore aggiunto e occupazione), se-guita da Cuneo per quanto ri-guarda il valore aggiunto, e daNovara sul fronte dell’occupa-zione. Ampliando il campo di os-servazione, sin qui limitato allasola componente privata del si-stema culturale piemontese, allesfere della pubblica amministra-zione e del non profit, il contribu-to fornito alla creazione dellaricchezza e dell’occupazione del-l’intero sistema economico sale

al 6,1% in termini di valore ag-giunto e al 6,3% in termini di oc-cupazione. Allargando, infine, losguardo all’intera filiera dellacultura piemontese, costituitanon solo dal sistema produttivoculturale, ma anche da tutti queisettori attivati direttamente o in-direttamente dalla cultura, siscopre come il valore aggiuntoprodotto nel 2011 salga a 16,1miliardi di euro, e l’incidenza sul-la ricchezza complessivamentegenerata dalle attività economi-che regionali addirittura al14,5%. La filiera assorbe com-plessivamente quasi 346mila oc-cupati, per un incidenza che saleal 17,2%. A partire dalle elabora-zioni relative al valore aggiuntoè, dunque, possibile stimare l’im-patto della filiera della cultura intermini economici: per un eurogenerato dal sistema produttivoculturale piemontese (conside-rando anche il contributo dellaPubblica Amministrazione e del-le attività non profit), ne vengo-no creati 1,4 all’interno della fi-liera complessiva. Nel 2011 pocomeno di 5 milioni di persone han-no visitato i musei e le mostredell’area metropolitana di Torino,quasi 6 milioni se si consideral’intero territorio regionale. I fe-steggiamenti del 150° Anniver-sario dell’Unità d’Italia hanno at-tratto molti visitatori da fuoriRegione, tuttavia sono stati i mu-sei più noti a catalizzarne l’at-tenzione ancor più dei beni e del-le manifestazioni focalizzatesull’Unità d’Italia. La ricadutaper la città è stata comunqueimportante. Ciò nonostante il2011 può essere letto comel’apice di una dinamica di divari-cazione e contraddizione: dallesoglie più alte di visite e consumirelativi a musei e beni culturaliche hanno sfruttato l’onda posi-tiva degli investimenti passati,alla decrescita delle risorse dainvestire in cultura, da parte de-gli Enti Pubblici e privati.

PUBBLICATO IL REPORT DI UNIONCAMERE

Il sistema culturale piemontese vale 6,4 miliardi di euro

viste; nel 2005 ha vinto il Premio Akery sezionehorror. Nel 2012 con PresentARTsì ha pubblica-to anche il saggio ‘Leggende, curiosità e misteridel lago di Garda’, a cui si collegano i ‘Raccontifantastici del Garda’ (presentARTsi, 2012) am-bientati sullo sfondo mozzafiato ‘FantasticoGarda’. Tredici storie che letteralmente pescanodalla tradizione del genere fantastico, in tutte lesue accezioni, e dall’immenso patrimonio dimisteri e antiche storie del bacino d’acqua giànarrato da Dante Alighieri e Franz Kafka. An-guane, fate, silfidi, creature oscure, gatti neri,insetti impazziti, streghe, fantasmi, vampiri eumani sopravvissuti alla catastrofe nucleare,fatti misteriosi dal colore alieno: leggende loca-li del Garda in chiave narrativa, e racconti conelementi sovrannaturali e ambientazione gar-desana, si alternano, e si sfiorano, per rivelarequelle sfumature inedite e inaspettate del lagoe della natura umana che solo leggenda e nar-rativa, incontrandosi, possono offrire al lettore.

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HURRÀ GRIGI 1923 nov. 2012

Zonta says NO è la nuovacampagna di sensibilizza-zione contro la violenza

sulle donne che Zonta Interna-tional lancia a livello mondiale inoccasione del 25 Novembre,Giornata contro l’eliminazionedella violenza sulle donne. L’Area03 del Distretto 30 che compren-de i Club di Piemonte, Liguria,Valle d’Aosta e Principato di Mo-naco rafforza questo messaggiocoinvolgendo i team sportivi ma-schili di basket, calcio, curling,hockey, pallamano, pallanuoto,pallavolo, rugby che dal 23 no-vembre all’8 dicembre indosse-ranno prima dell’inizio delle garele pettorine con la scritta: Giù lemani dalle donne.

«La violenza sulle donne non èun problema di genere a cui dareuna risposta di genere; uomini edonne insieme contro il femmini-cidio, contro ogni forma di vio-lenza sulle donne: è la strategia diZonta per contrastare un’emer-genza che uccide in Italia unadonna ogni 2 giorni» affermanoNadia Biancato, Governor delDistretto 30, e Anna Maria Ram-baudi, Area Director dell’Area 03.

La campagna dell’Area 03 avràla durata dei 16 giorni di mobili-tazione mondiale contro la vio-lenza e toccherà città di due Sta-ti, palazzetti dello sport, campi dicalcio e piscine coinvolgendo 14Zonta Club.

Il 23 novembre si inizia a Casa-le Monferrato con la Junior Palla-canestro Casale che incontra ilPistoia in diretta su Rai Sport; sa-bato 24 la squadra PallamanoVentimiglia serie A2 introdurrà lacampagna di sensibilizzazione inLiguria; domenica 25 novembrepettorine e striscioni saranno incampo allo stadio Moccagatta diAlessandria per la partita di cal-cio contro il Rimini; ad Albengaprimo impegno a favore delledonne per la ASD Bigmat Lam-berti Basket Albenga contro PGSJuvenilia Varazze (CampionatoSerie D maschile); anche a FinaleLigure la locale squadra di calciososterrà la campagna. Con lastessa forza i giocatori di pallavo-lo del Principato di Monaco ri-chiameranno le loro tifoserie infrancese il 25 novembre per loStop a la violence envers les fem-mes.

Domenica 2 dicembre l’AstiRugby 1981 e il CUS Genova sa-ranno avversarie nel campionatodi serie B ma insieme campionidell’iniziativa di sensibilizzazio-ne di Zonta; la Bre Banca Lan-nutti Cuneo volley porterà lacampagna in provincia di Cuneo,e al Palazzetto di Pinerolo sarà ilCurling protagonista contro laviolenza; la stessa domenica la

ASD Bigmat Lamberti Basket Al-benga si impegnerà ancora sul-l’argomento. Allo Stadio Comu-nale di Sanremo ben 12 squadredi calcio a 9 si confronteranno inun Torneo organizzato apposita-mente per ribadire il no alla vio-lenza sulle donne. E ancora aVentimiglia il Club Zonta faràsquadra anche con l’U.S. DonBosco di 1 cat. Liguria.

L’8 dicembre la Valpe - HockeyClub ValPellice - richiamerà l’at-tenzione dei tifosi allo Stadio delghiaccio di Torre Pellice e il 9 di-cembre l’U.S. Novese riporterà in

provincia di Alessandria il mes-saggio Giù le mani dalle donne;poi ancora competizioni calcisti-che nell’Albese, con SommarivaPerno e Polisportiva Montatese econ il Basket di Pancalieri Ebe-porte. Sui campi di gioco o in pi-scina grazie alla Blu Shelf CarisaRari Nantes Savona, il messaggiosarà lo stesso.

«Molte altre squadre stanno an-cora aderendo e la campagnacoinvolgerà anche le squadre gio-vanili, altri sport e andrà ben ol-tre il 10 dicembre perché purtrop-po la violenza sulle donne è quo-tidiana e la sensibilizzazione del-l’opinione pubblica, delle istitu-zioni, di tutti coloro che posso fer-mare questo crimine contro ledonne continua con Zonta ognigiorno dell’anno, anche attraver-so altre forme di informazione»afferma Daniela Contin, respon-sabile advocacy dell’Area 03 diZonta International.

Zonta Club coinvolti

Alassio-Albenga, Alba, Alessandria,Asti, Cuneo, Finale Ligure, Moncalieri, Pinerolo, Principato di Monaco, Saluzzo, Sanremo, Savona, Torino II, Ventimiglia

In due Stati, sedici gare ed un Torneo gli atleti di otto diversi sport dicono ‘No’

‘Giù le mani dalle donne’MOSTRA A CUNEO FINO AL 9 DICEMBRE

Filippo De Pisis: fiori collezionati,fiori dipintiContinua, con grande successo dipubblico, la rassegna dal titolo:‘Fiori collezionati, fiori dipinti’ pro-mossa dalla Fondazione Cassa diRisparmio di Cuneo in cui attra-verso una trentina di opere e ottofogli dell’erbario emerge il per-corso di una maestro che ha se-gnato l’arte del novecento. L’arti-sta è Filippo de Pisis, il marchesi-no pittore che tra il 1907 e il 1917perlustra in lungo e in largo cam-pi, giardini, boschi attorno a Ferra-ra, Bologna, Rimini, Padova e inaltre zone a lui note dell’Italiasettentrionale, alla ricerca di erbee fiori per realizzare un erbario incui ogni esemplare, accuratamen-te raccolto ed essiccato, viene de-scritto in tutte le sue parti congrande sapienza botanica e, solodi tanto in tanto, commentato conparole che abbandonano il tonoscientifico per lasciar trapelareuno spirito fantasioso e poetico,prematuro indizio dell’indole arti-stica del futuro grande pittore. Nel1917 l’erbario di de Pisis conta ol-tre 1000 fogli: è allora che egli,ventenne e ormai consapevole diaver realizzato un’opera di valorescientifico, decide di donare il suoimponente lavoro all’Orto Botani-co di Padova, oggi custodito alCentro d’Ateneo Orto Botanico. IlPrefetto dell’Orto, però, nel 1940decide di smembrare l’erbariodell’ormai celebre artista, insiemeagli oltre 500.000 reperti vegetaliappartenenti alle collezioni del-l’Orto padovano, per organizzareil materiale secondo un criterioscientifico di appartenenza ai di-versi generi vegetali. I campioniraccolti da de Pisis vengono cosìdispersi e il suo erbario, più voltecitato dall’artista stesso nelle sueprose, si circonda di un’aurea mi-tologica. Oggi, grazie al lavoro diPaola Roncarati e Rossella Mar-cucci (Filippo de Pisis botanicoflâneur - un giovane tra erbe, ville,poesia, Leo S. Olschki, Firenze2012), il corpus dell’erbario depi-sisiano è stato riportato alla lucequasi per intero. Le due studiose,infatti, hanno individuato e riac-corpato i fogli dell’erbario ricer-candoli tra le migliaia di schedeconservate all’Università di Pado-va, aggiungendo così un impor-

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Al Moccagatta i giocatori di Alessandria e Rimini e i due mister indosseranno la pettorina riportantelo slogan. Inoltre il capitano Cammaroto leggerà

un testo contro la violenza sulle donne e sarà srotolato lo striscione. L’iniziativa nazionale

è nata in Alessandria, grazie allo Zonta Club locale

tante tassello alla delineazionedella figura di Filippo de Pisis econsentendo di osservare i suoicelebri fiori sotto una nuova luce.Dai fogli di questo erbario ritrova-to che nasce l’idea della mostra. I‘fiori collezionati’, infatti, messi aconfronto con i ‘fiori dipinti’ rivela-no che tra la passione botanicagiovanile di de Pisis e la sua gran-de maestria artistica nel ritrarre ifiori esiste una stretta relazionederivata dall’amore del pittoreverso la natura: l’entusiasmo cheporta il botanico a raccogliere ifiori che attraggono il suo occhio èlo stesso che muove rapidamentela sua mano sulla tela davanti auna composizione floreale. Leopere esposte, incentrate sul te-ma dei fiori, nella varietà dei sog-getti dipinti mostrano che, oltrealla sensibilità coloristica di de Pi-sis, lo spirito con cui egli si avvici-na a queste composizioni è quellodel ritrattista, sia per l’attenzioneal dettaglio reale, sia per una verae propria analisi psicologica delsoggetto ritratto. Questa personi-ficazione rende unici i fiori depisi-siani perché riesce a trasmettereall’osservatore quel senso di poe-ticità e malinconia che lo stessode Pisis ci svela quando scrive:«L’anima dei fiori vola via e pensocon leggero spasimo al misteroche governa la vita e la bellezza».Luogo: Spazio Incontri Cassa di Risparmio di Cuneo 1855Via Roma, 17. Orario apertura:martedì-venerdì 16-20; sabato,domenica e festivi 10.30-12.30 e14.30-20.00. Ingresso libero. Info: tel: 0171 452711.

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