La fine dei VECCHI scatoloni grigi

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La Nuova Provincia di Biella Sabato 5 novembre 2011 26 Monica, Roberta e tutto lo Staff vi aspettano per mostrarvi la nuova collezione atunno/inverno 2011-’12 CANDELO (BI) - VIA IV NOVEMBRE, 19 Tel. 015/2538532 ORARIO CONTINUATO 8.30 - 18.00 Street Style BAGNO DI VAPORE CON AROMA - CROMOTERAPIA MASSAGGI Cabina termale PARRUCCHIERI E CENTRO ESTETICO UNISEX BIELLA (ces) Tommaso Sor- chiotti è un sociologo di 31 anni e gli piace definirsi “social media activist”. Ap- passionato attivista della so- cializzazione attraverso gli strumenti della rete. Si oc- cupa del mondo digitale, di comunicazione online e di social network. In Italia è profeta del microblogging (quella modalità di espres- sione attraverso pubblica- zioni a caratteri ridotti), por- tavoce del personal bran- ding (ovvero l’autopromo- zione attraverso Internet) e uno dei più geolocalizzati (l’utilizzo di applicazioni so- ciali per dire agli amici “so- no qui e sto facendo que- sto”). Molti lo definiscono il primo “tumblero” italiano, il primo utente della piatta- forma Tumblr, utile per ge- stire la propria presenza online. Ed è tra le sue prin- cipali occupazioni la diffu- sione della cultura digitale e del web 2.0 come docente, consulente e blogger. Con- nesso a Internet per soli tre quarti della sua giornata, spesso riesce ad arrivare pri- ma degli altri a scoprire le nuove tendenze della rete. Qual è lo stato dei social media, oggi, nel nostro Paese? «Dopo un periodo di dif- fidenza e scetticismo, ora social network e social me- dia sono guardati nel nostro Paese con curiosità. Ci sono esempi italiani eccellenti che dimostrano come l'u- tilizzo strategico e l'integra- zione di questi strumenti rappresentino un'op- portunità di raggiun- gere le persone in ma- niera diversa, nuova e più efficace. Aspetti che indirettamente servono anche a con- solidare e aumentare i fatturati». E a che punto sta il digital divide? «A livello tecnolo- gico negli ultimi anni sono stati fatti note- voli passi avanti. Ma a livello culturale siamo indietro, molto indie- tro. Non basta avere la cosiddetta banda lar- ga se poi le persone non sono preparate ad affrontare i nuovi servizi e soprattutto i cambiamenti di com- portamento e approccio che la rete richiede. Le classiche istituzioni formative sono incapaci di affrontare coe- rentemente le novità di In- ternet e le persone si trovano necessariamente ad avvici- narsi in maniera autodidat- ta». Qual è la percezione del- le istituzioni, di scuole e amministrazioni per esempio, rispetto ai so- cial network? «La mia sensazione è che la percezione dei social net- work sia intesa come una perdita di tempo. C'è molta ignoranza e spesso le po- sizioni dei vertici non aiu- tano. Con questo non voglio negare che esista una forte componente di "cazzeggio", tuttavia ci sono grandissime opportunità nascoste che vanno capite e affrontate. Pensiamo all'ultima volta che una notizia importante, di interesse generale o molto personale, ci è arrivata tra- mite Facebook o un altro social network. Pensiamo al- la discussione che ha ge- nerato, alla facilità con la quale ha raggiunto i nostri contatti, al differente modo con cui ci siamo confrontati con la notizia. Essere in rete vuol dire anche capire come possono svilupparsi le onde del contenuto che, al pari di un sasso lanciato nello sta- gno, hanno conseguenze vi- sibili e concrete. Che pos- sono essere sia negative che positive. Credo che di base sia una questione genera- zionale, non ci sarà mai il definitivo passo in avanti fintanto che non si completi il ricambio ai vertici tra im- migrati e nativi digitali». In Italia l'oggetto tecno- logico rappresenta senza dubbio uno status sym- bol: sono folte e nume- rose le code davanti ai negozi per acquistare l'ultimo modello di smartphone e simili. Da questo contesto non sembra però derivare una maggiore compren- sione dei fenomeni sul web e integrati. «No, purtroppo no. Si trat- ta di un fenomeno di co- stume al pari delle Tim- berland tra i paninari di vent’anni fa. Si acquista l'i- Phone come status utiliz- zandone il 15% delle po- tenzialità. Mentre in realtà è uno strumen- to sociale, un appa- recchio che permette di farsi media di se stessi, di diventare una sorta di emittente: magari limitata al pro- prio gruppo di amici o alla propria nicchia di riferimento, ma si trat- ta sempre di un’op- portunità unica». Qualche tempo fa, in occasione del Festival della Co- municazione 2.0 a Biella, hai sostenu- to che «il futuro della comunicazio- ne online è inte- grato web e mobile, ma soprattutto lon- tano dai computer per come li abbiamo sempre conosciuti». Sei ancora convinto di que- sto? «Sì, assolutamente. Basta guardare l'iPad in mano ai bambini o le nuove inter- facce di controllo come Ki- nect di Microsoft. Ci sarà più fisicità, più espressione e più personalizzazione. Lontano dai vecchi scatoloni grigi a cui siamo abituati». Se il web 2.0 ha con- tribuito a creare una piazza, un'agorà virtua- le, cosa permette e per- metterà il mobile, in me- rito all'interazione? «Credo che il mobile per- metterà di riappropriarci de- gli spazi fisici come spazi di vita e discussione. A livello locale è facile capire come la La fine dei VECCHI scatoloni grigi La “banda larga” non basta: bisogna adottare un diverso approccio culturale E le istituzioni devono aprirsi alla partecipazione per tornare in mezzo alla gente collettività impatta sulla vita politica, economica, cultu- rale. La rete permette di navigare, telefonare e chat- tare con una persona dal- l'altra parte del mondo, ma le persone hanno sempre bisogno di un momento di incontro. Gli strumenti di Internet e i servizi che uti- lizzano realmente le parti- colarità del mobile permet- tono un nuovo tipo di so- cialità. Mi piace conside- rarla una “società aumen- tata” (con riferimento alla “realtà aumentata”, ndr). E le istituzioni politiche si de- vono adattare a questa rin- novata esigenza di parte- cipazione, aprirsi e accettare di dover necessariamente perdere parte del loro potere per essere di nuovo in mez- zo alla gente». È possibile secondo te pensare già al 3.0? Come sarà l'uomo 3.0? A mio avviso smetteremo di parlare di web 2, 3, 4, ecc.. Parleremo di web e di ciò che ci permetterà di fare. Web 2.0 è stata una ne- cessaria etichetta per evi- denziare il salto evolutivo e le rinnovate opportunità della rete. Ma tra gli addetti ai lavori ne abbiamo tutti piene le scatole». Matteo Buranello TOMMASO SORCHIOTTI Tommaso direbbe di cercarlo semplicemente su Google per sapere cos’ha fatto e di cosa si occupa, ma qui si va sul sicuro: twitter.com/tommaso tommaso.tumblr.com BIELLA (ces) Quante volte ci siamo trovati bloccati in Po- sta, con una fila lunga come ai casting di un reality ca- noro da prima serata? La bolletta che stringiamo in mano prevede come data ultima di pagamento la giornata odierna e non am- mette scappatoie. Tentiamo di ingannare il tempo scorrendo la bacheca del nostro profilo Twitter, sperando in qualche battuta divertente. L’occhio si sof- ferma su un “cinguettio” che catalizza subito l’atten- zione: «Dire di non avere un profilo su Face- book è l’equi- valente di chi negli anni ’70 diceva di non avere la Tv in casa». La mag- gior parte delle persone ri- tiene, in maniera un po’ superficiale, che esistano solo i grandi social network: Facebook, ormai utilizzato come fonte di informazione anche da tg e quotidiani; Twitter, recentemente salito alla ribalta grazie ai nu- merosi vip che lo utilizzano; Youtube, una vera e propria alternativa alla tv tradizio- nale e il praticamente de- funto Myspace. Tuttavia, le possibilità di interazione e confronto tra- mite la rete sono ai massimi livelli. C’è da chiedersi quanti utilizzino dei social network diversi da questi per condividere le proprie passioni e interessi. La ragazza che abbiamo a fianco, barricata dietro alla copertina dell’ennesimo giallo scandinavo, avrà un profilo su Anobii dove poter consigliare il tomo che ha tra le mani? L’anziano si- gnore appoggiato alla co- lonna, sarà a conoscenza di Eons, una piattaforma espressamen- te dedicata al- la terza età? E il ragazzo che cerca di fare una foto arti- stica al cane con il cappot- tino scozzese legato con un guinzaglio qua fuori, condividerà la foto su Flickr o attraverso Instagram? Il mondo del web si è plasmato alla perfezione sulle richieste degli utenti: la condivisione è diventata la principale attività onli- ne. Per agevolare questa pra- tica sono nate migliaia di piattaforme “social” diffe- renti, ognuna legata a un ambito specifico, dalle più frivole alle più serie: per gli amanti del karaoke (red- karaoke.com), per i camio- nisti (truckerpassions.com), per mettere in piedi una squadra di calcetto in pochi minuti (fubles.com), per gli under 12 (shidonni.com), per cercare e offrire lavoro (linkedin.com o xing.com), per gli amanti della cucina (2spaghi.it) o dei viaggi (tri- pit.com) fino al “primo sito di incontri extraconiugali pensato dalle donne” (it.gleeden.com). Il display elettronico ci riporta alla dura realtà: la fila è ancora lunga e nes- suno sembra voler cedere il proprio posto. Ci ritroviamo così a fan- tasticare sulla possibilità, forse neanche troppo re- mota, che in quel preciso istante, dall’altra parte del- l’oceano, un giovane guru dei social media stia pro- gettando una piattaforma dedicata alle persone che passano ore in coda agli sportelli pubblici. A pensarci, ne sentiamo già la mancanza. Vieri Brini Social per camionisti virtuali E incontri per donne sposate IMPRESCINDIBILINK www.facebook.com www.twitter.com www.youtube.com www.myspace.com www.anobii.com www.eons.com www.flickr.com www.istagr.am www.redkaraoke.com www.truckerpassions.com www.fubles.com www.shidonni.com www.linkedin.com www.xing.com www.2spaghi.it www.tripit.com www.it.gleeden.com «Chi oggi non ha un profilo su Facebook è come chi non aveva la televisione negli anni ‘70» Il “social media activist” , Tommaso Sorchiotti

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Intervista per "La nuova provincia di Biella" Pagina TR3 - Sabato 5 Novembre 2011 La “banda larga” non basta: bisogna adottare un diverso approccio culturale E le istituzioni devono aprirsi alla partecipazione per tornare in mezzo alla gente.

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La Nuova Provincia di BiellaSabato 5 novembre 201126

Monica, Roberta e tutto lo Staff vi aspettano per mostrarvi lanuova collezione atunno/inverno 2011-’12

CANDELO (BI ) - V IA IV NOVEMBRE, 19Te l . 015/2538532

ORAR IO CONT INUATO 8 .30 - 18 .00

StreetStyle

BAGNO DI VAPORECON AROMA - CROMOTERAPIA

MASSAGGI

Cabina termale

PARRUCCHIERI E CENTRO ESTETICO UNISEX

BIELLA (ces) Tommaso Sor-chiotti è un sociologo di 31anni e gli piace definirsi“social media activist”. Ap-passionato attivista della so-cializzazione attraverso glistrumenti della rete. Si oc-cupa del mondo digitale, dicomunicazione online e disocial network. In Italia èprofeta del microblogging(quella modalità di espres-sione attraverso pubblica-zioni a caratteri ridotti), por-tavoce del personal bran-ding (ovvero l’autopromo-zione attraverso Internet) euno dei più geolocalizzati(l’utilizzo di applicazioni so-ciali per dire agli amici “so-no qui e sto facendo que-sto”). Molti lo definiscono ilprimo “tumblero” italiano, ilprimo utente della piatta-forma Tumblr, utile per ge-stire la propria presenzaonline. Ed è tra le sue prin-cipali occupazioni la diffu-sione della cultura digitale edel web 2.0 come docente,consulente e blogger. Con-nesso a Internet per soli trequarti della sua giornata,spesso riesce ad arrivare pri-ma degli altri a scoprire lenuove tendenze della rete.Qual è lo stato dei socialmedia, oggi, nel nostroPaese?«Dopo un periodo di dif-

fidenza e scetticismo, orasocial network e social me-dia sono guardati nel nostroPaese con curiosità. Ci sonoesempi italiani eccellentiche dimostrano come l'u-tilizzo strategico e l'integra-zione di questi strumenti

rappresentino un'op-portunità di raggiun-gere le persone in ma-niera diversa, nuova epiù efficace. Aspettiche indirettamenteservono anche a con-solidare e aumentare ifatturati».E a che punto sta ildigital divide?«A livello tecnolo-

gico negli ultimi annisono stati fatti note-voli passi avanti. Ma alivello culturale siamoindietro, molto indie-tro. Non basta avere lacosiddetta banda lar-ga se poi le personenon sono preparatead affrontare i nuoviservizi e soprattutto icambiamenti di com-portamento e approccio chela rete richiede. Le classicheistituzioni formative sonoincapaci di affrontare coe-rentemente le novità di In-ternet e le persone si trovanonecessariamente ad avvici-narsi in maniera autodidat-ta».Qual è la percezione del-le istituzioni, di scuole eamm in istraz ion i peresempio, rispetto ai so-cial network?«La mia sensazione è che

la percezione dei social net-work sia intesa come unaperdita di tempo. C'è moltaignoranza e spesso le po-sizioni dei vertici non aiu-tano. Con questo non voglionegare che esista una fortecomponente di "cazzeggio",tuttavia ci sono grandissime

opportunità nascoste chevanno capite e affrontate.Pensiamo all'ultima voltache una notizia importante,di interesse generale omoltopersonale, ci è arrivata tra-mite Facebook o un altrosocial network. Pensiamo al-la discussione che ha ge-nerato, alla facilità con laquale ha raggiunto i nostricontatti, al differente modocon cui ci siamo confrontaticon la notizia. Essere in retevuol dire anche capire comepossono svilupparsi le ondedel contenuto che, al pari diun sasso lanciato nello sta-gno, hanno conseguenze vi-sibili e concrete. Che pos-sono essere sia negative chepositive. Credo che di basesia una questione genera-zionale, non ci sarà mai il

definitivo passo in avantifintanto che non si completiil ricambio ai vertici tra im-migrati e nativi digitali».In Italia l'oggetto tecno-logico rappresenta senzadubbio uno status sym-bol: sono folte e nume-rose le code davanti ainegozi per acquistarel 'u l t imo mode l lo d ismartphone e simili. Daquesto contesto nonsembra però derivareuna maggiore compren-sione dei fenomeni sulweb e integrati.«No, purtroppo no. Si trat-

ta di un fenomeno di co-stume al pari delle Tim-berland tra i paninari divent’anni fa. Si acquista l'i-Phone come status utiliz-zandone il 15% delle po-

tenzialità. Mentre inrealtà è uno strumen-to sociale, un appa-recchio che permettedi farsi media di sestessi, di diventareuna sorta di emittente:magari limitata al pro-prio gruppo di amici oalla propria nicchia diriferimento,ma si trat-ta sempre di un’op-portunità unica».Qualche tempo fa,in occasione delFestival della Co-municazione 2.0 aBiella, hai sostenu-to che «il futurodella comunicazio-ne online è inte-gratoweb emobile,ma soprattutto lon-tano dai computer

per come li abbiamosempre conosciuti». Seiancora convinto di que-sto?«Sì, assolutamente. Basta

guardare l'iPad in mano aibambini o le nuove inter-facce di controllo come Ki-nect diMicrosoft. Ci sarà piùfisicità, più espressione e piùpersonalizzazione. Lontanodai vecchi scatoloni grigi acui siamo abituati».Se il web 2.0 ha con-tribuito a creare unapiazza, un'agorà virtua-le, cosa permette e per-metterà il mobile, in me-rito all'interazione?«Credo che il mobile per-

metterà di riappropriarci de-gli spazi fisici come spazi divita e discussione. A livellolocale è facile capire come la

La fine dei VECCHI scatoloni grigiLa “banda larga” non basta: bisogna adottare un diverso approccio culturaleE le istituzioni devono aprirsi alla partecipazione per tornare in mezzo alla gente

collettività impatta sulla vitapolitica, economica, cultu-rale. La rete permette dinavigare, telefonare e chat-tare con una persona dal-l'altra parte del mondo, male persone hanno semprebisogno di un momento diincontro. Gli strumenti diInternet e i servizi che uti-lizzano realmente le parti-colarità del mobile permet-tono un nuovo tipo di so-cialità. Mi piace conside-rarla una “società aumen-tata” (con riferimento alla“realtà aumentata”, ndr). Ele istituzioni politiche si de-vono adattare a questa rin-novata esigenza di parte-cipazione, aprirsi e accettaredi dover necessariamenteperdere parte del loro potereper essere di nuovo in mez-zo alla gente».È possibile secondo tepensare già al 3.0? Comesarà l'uomo 3.0?A mio avviso smetteremo

di parlare di web 2, 3, 4, ecc..Parleremo di web e di ciòche ci permetterà di fare.Web 2.0 è stata una ne-cessaria etichetta per evi-denziare il salto evolutivo ele rinnovate opportunitàdella rete. Ma tra gli addettiai lavori ne abbiamo tuttipiene le scatole».

Matteo Buranello

TOMMASO SORCHIOTTITommaso direbbe di cercarlosemplicemente su Google persapere cos’ha fatto e di cosa sioccupa, ma qui si va sul sicuro:twitter.com/tommasotommaso.tumblr.com

BIELLA (ces) Quante volte cisiamo trovati bloccati in Po-sta, con una fila lunga comeai casting di un reality ca-noro da prima serata?La bolletta che stringiamo

in mano prevede come dataultima di pagamento lagiornata odierna e non am-mette scappatoie.Tentiamo di ingannare il

tempo scorrendo la bachecadel nostro profilo Twitter,spe rando inqualche battutad i v e r t e n t e .L’occhio si sof-ferma su un“ c in gu e t t io”che catalizzasubito l’atten-zione: «Dire dinon avere unprofilo su Face-book è l’equi-valente di chinegli anni ’70diceva di nonavere la Tv incasa». La mag-gior parte delle persone ri-tiene, in maniera un po’superficiale, che esistanosolo i grandi social network:Facebook, ormai utilizzatocome fonte di informazioneanche da tg e quotidiani;Twitter, recentemente salitoalla ribalta grazie ai nu-merosi vip che lo utilizzano;Youtube, una vera e propriaalternativa alla tv tradizio-nale e il praticamente de-funto Myspace.Tuttavia, le possibilità di

interazione e confronto tra-mite la rete sono aimassimilivelli. C’è da chiedersi

quanti utilizzino dei socialnetwork diversi da questiper condividere le propriepassioni e interessi.La ragazza che abbiamo a

fianco, barricata dietro allacopertina dell’ennesimogiallo scandinavo, avrà unprofilo su Anobii dove poterconsigliare il tomo che hatra le mani? L’anziano si-gnore appoggiato alla co-lonna, sarà a conoscenza di

E o n s , u n ap ia t ta fo rmaespressamen-te dedicata al-la terza età? Eil ragazzo checerca di fareuna foto arti-stica al canecon il cappot-tino scozzeselegato con ung u i n z a g l i oq u a f u o r i ,condividerà lafoto su Flickro attraverso

Instagram?Il mondo del web si è

plasmato alla perfezionesulle richieste degli utenti:la condivisione è diventatala principale attività onli-ne.Per agevolare questa pra-

tica sono nate migliaia dipiattaforme “social” diffe-renti, ognuna legata a unambito specifico, dalle piùfrivole alle più serie: per gliamanti del karaoke (red-karaoke.com), per i camio-nisti (truckerpassions.com),per mettere in piedi unasquadra di calcetto in pochi

minuti (fubles.com), per gliunder 12 (shidonni.com),per cercare e offrire lavoro(linkedin.com o xing.com),per gli amanti della cucina(2spaghi.it) o dei viaggi (tri-pit.com) fino al “primo sitodi incontri extraconiugalipensa to da l le donne”(it.gleeden.com).Il display elettronico ci

riporta alla dura realtà: lafila è ancora lunga e nes-suno sembra voler cedere ilproprio posto.Ci ritroviamo così a fan-

tasticare sulla possibilità,forse neanche troppo re-mota, che in quel precisoistante, dall’altra parte del-l’oceano, un giovane gurudei social media stia pro-gettando una piattaformadedicata alle persone chepassano ore in coda aglisportelli pubblici.A pensarci, ne sentiamo

già la mancanza.Vieri Brini

Social per camionisti virtualiE incontri per donne sposate

IMPRESCINDIBILINKwww.facebook.comwww.twitter.comwww.youtube.comwww.myspace.comwww.anobii.comwww.eons.comwww.flickr.comwww.istagr.amwww.redkaraoke.comwww.truckerpassions.comwww.fubles.comwww.shidonni.comwww.linkedin.comwww.xing.comwww.2spaghi.itwww.tripit.comwww.it.gleeden.com

«Chi oggi non haun profilosu Facebookè come chinon avevala televisionenegli anni ‘70»

Il “social media activist”, Tommaso Sorchiotti