Giugno 2010

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n. 6 - giugno 2010 anno XVI Anno Paolino Diocesano SEGNI DEI TEMPI www.segnideitempi.it Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001 Parlare di san Paolo, all’inizio di un Anno Paolino Diocesano, e soprat- tutto dopo che l’anno scorso abbiamo vissuto l’Anno Paolino Internaziona- le, sembra davvero superfluo. Cosa si può dire ancora di questa figura della Chiesa delle origini che non sia stato già detto? In realtà, con Paolo è come in quella famosa storiella, in cui due scienziati fanno a gara per individua- re il numero più alto; e quando uno riesce a trovarlo, e tutto contento lo proclama in modo trionfante, è bat- tuto dall’altro che dice semplicemen- te: «Più uno». Con san Paolo acca- de questo: c’è sempre un “più uno”, qualcosa di nuovo, di non abbastanza approfondito e percepito. E che inve- ce vale la pena di conoscere. Nessuno riuscirà mai a conoscerlo fino in fon- do, a riuscire a dire: «Ormai sappiamo tutto, di Paolo!», perché ci sarà sempre qualcuno che potrà dire: «Più uno... Quest’aspetto non era conosciuto!». Ma perché questo? Sapete, me lo sono chiesto tante volte. In alcuni momenti, ho addirittura pensato che avesse ragio- ne chi diceva che il vero fondatore del Cristianesimo non è Gesù di Nazareth, ma Paolo di Tarso... Non rischia Paolo di mettere in ombra lo stesso Gesù (che lui non conobbe mai di persona, se non per quell’incontro sulla via di Da- masco)? Tutte le volte che riflettendo mi pongo questa domanda, vado con la memoria alla mia prima Bibbia da “convertito”, quella che comprai a 23 anni quando mi riavvicinai alla fede. (continua a pag. 7) Pino Natale Il logo dedicato all’Anno Paolino Diocesano, in ricordo del 1950° anniversario dell’appro- do di san Paolo a Pozzuoli, sintetizza con i suoi elementi essenziali l’incontro dell’Apostolo con la già esistente comunità cristiana. Il logo è composto dalla riproduzione di una porzione di territorio a forma di pane euca- ristico. Su di esso è stata tracciata una croce, il cui asse verticale determina l’inclinazione della costa di Pozzuoli (Rione Terra) e al contempo collega l’antico tempio augusteo (de- stinato successivamente a Chiesa cattedrale) alla baia che accoglie la nave giunta a Poz- zuoli. La prua si conclude con una voluta che va ad innestarsi nella curva di un papiro. Il rotolo, su cui è possibile leggere le due lettere “alfa” ed “omega”, rappresenta la Parola di Dio, guida e luce della comunità cristiana puteolana. “Il Vangelo ai tempi di facebook: fede e web 2.0”: un incontro-dibattito per fare il punto sui nuovi strumenti di comunicazione NAVIGARE SULLA ROTTA GIUSTA La Chiesa di Pozzuoli in rete con i siti diocesani e parrocchiali e i profili sui social network Perché un nuovo Anno Paolino San Paolo a Pozzuoli 1950 anni fa: ritornare alle radici della fede I l recente incontro-dibattito “Il Vangelo ai tempi di Facebook: fede e web 2.0” nell’auditorium del semi- nario di Pozzuoli ha permesso di ap- profondire la tematica del rapporto tra evangelizzazione e uso dei media digitali. Autorevole l’intervento del relatore, Angelo Scelzo, sottosegre- tario del pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e nota firma del giornalismo cattolico, il quale ha sottolineato come il ricorso agli stru- menti della comunicazione digitale è oggi, di fatto, irrinunciabile, come an- che la necessità di ricorrere ad un serio discernimento nel saperne usare sag- giamente. Sebbene la cronaca ci abbia abbondantemente dimostrato in que- sti anni come Internet può prestarsi ad un utilizzo ambiguo, se non nocivo o addirittura criminale, recentemente è stata ufficialmente dichiarata la can- didatura di Internet a premio Nobel per la pace (internetforpeace.org), ed è sotto gli occhi di tutti come la rete abbia permesso di dare voce a chi ne è impedito dalla censura politica: grazie a Twitter il mondo ha saputo della re- pressione in Iran, e attraverso i blogs alcuni dissidenti raccontano il loro paese, Cuba, come è veramente (voce- scubanas.com). (continua a pag.2) Paolo Auricchio

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Segni dei Tempi, testata di attualità sociale, culturale e religiosa

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n. 6 - giugno 2010anno XVIAnno Paolino DiocesanoSEGNI DEI TEMPI

www.segnideitempi.it

Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Parlare di san Paolo, all’inizio di un Anno Paolino Diocesano, e soprat-tutto dopo che l’anno scorso abbiamo vissuto l’Anno Paolino Internaziona-le, sembra davvero superfluo. Cosa si può dire ancora di questa figura della Chiesa delle origini che non sia stato già detto? In realtà, con Paolo è come in quella famosa storiella, in cui due scienziati fanno a gara per individua-re il numero più alto; e quando uno riesce a trovarlo, e tutto contento lo proclama in modo trionfante, è bat-tuto dall’altro che dice semplicemen-te: «Più uno». Con san Paolo acca-de questo: c’è sempre un “più uno”, qualcosa di nuovo, di non abbastanza approfondito e percepito. E che inve-ce vale la pena di conoscere. Nessuno riuscirà mai a conoscerlo fino in fon-

do, a riuscire a dire: «Ormai sappiamo tutto, di Paolo!», perché ci sarà sempre qualcuno che potrà dire: «Più uno... Quest’aspetto non era conosciuto!». Ma perché questo? Sapete, me lo sono chiesto tante volte. In alcuni momenti, ho addirittura pensato che avesse ragio-ne chi diceva che il vero fondatore del Cristianesimo non è Gesù di Nazareth, ma Paolo di Tarso... Non rischia Paolo di mettere in ombra lo stesso Gesù (che lui non conobbe mai di persona, se non per quell’incontro sulla via di Da-masco)? Tutte le volte che riflettendo mi pongo questa domanda, vado con la memoria alla mia prima Bibbia da “convertito”, quella che comprai a 23 anni quando mi riavvicinai alla fede.(continua a pag. 7)

Pino Natale

Didascalia

Il logo dedicato all’Anno Paolino Diocesano, in ricordo del 1950° anniversario dell’appro-do di san Paolo a Pozzuoli, sintetizza con i suoi elementi essenziali l’incontro dell’Apostolo con la già esistente comunità cristiana.Il logo è composto dalla riproduzione di una porzione di territorio a forma di pane euca-ristico. Su di esso è stata tracciata una croce, il cui asse verticale determina l’inclinazione della costa di Pozzuoli (Rione Terra) e al contempo collega l’antico tempio augusteo (de-stinato successivamente a Chiesa cattedrale) alla baia che accoglie la nave giunta a Poz-zuoli. La prua si conclude con una voluta che va ad innestarsi nella curva di un papiro.Il rotolo, su cui è possibile leggere le due lettere “alfa” ed “omega”, rappresenta la Parola di Dio, guida e luce della comunità cristiana puteolana.

“Il Vangelo ai tempi di facebook: fede e web 2.0”: un incontro-dibattito per fare il punto sui nuovi strumenti di comunicazione

NAVIGARE SULLA ROTTA GIUSTALa Chiesa di Pozzuoli in rete con i siti diocesani e parrocchiali e i profili sui social network

Perché un nuovo Anno PaolinoSan Paolo a Pozzuoli 1950 anni fa: ritornare alle radici della fede

Il recente incontro-dibattito “Il Vangelo ai tempi di Facebook: fede

e web 2.0” nell’auditorium del semi-nario di Pozzuoli ha permesso di ap-profondire la tematica del rapporto tra evangelizzazione e uso dei media digitali. Autorevole l’intervento del relatore, Angelo Scelzo, sottosegre-tario del pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e nota firma del giornalismo cattolico, il quale ha sottolineato come il ricorso agli stru-menti della comunicazione digitale è oggi, di fatto, irrinunciabile, come an-che la necessità di ricorrere ad un serio discernimento nel saperne usare sag-giamente. Sebbene la cronaca ci abbia abbondantemente dimostrato in que-sti anni come Internet può prestarsi ad un utilizzo ambiguo, se non nocivo o addirittura criminale, recentemente è stata ufficialmente dichiarata la can-didatura di Internet a premio Nobel per la pace (internetforpeace.org), ed è sotto gli occhi di tutti come la rete abbia permesso di dare voce a chi ne è impedito dalla censura politica: grazie a Twitter il mondo ha saputo della re-pressione in Iran, e attraverso i blogs alcuni dissidenti raccontano il loro paese, Cuba, come è veramente (voce-scubanas.com). (continua a pag.2)

Paolo Auricchio

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L’enorme successo dei social network e la potenzialità dei mass media. La prospettiva propositiva del Papa: sì, senza sospetto

La sfida della nuova società “liquida”Anche san Paolo ci aiuta a capire che il mezzo deve essere al servizio del messaggio di Cristo

PRIMO PIANOSEGNI FLEGREI

2gugno 2010

Direttore Responsabile: Salvatore MannaDirettore Editoriale: Carlo LettieriRedazione: Paolo Auricchio, Pino Natale, Ciro Biondi, Armando PatiernoCollaborano: Maddalena Annigliato, Ida Artiaco,Vincenzo Boccardi, Valentina Cavaliere, Fabio Cutolo, Eugenio d'Accardi, Gaetano Lombardi, Nello Mazzone, Maria Rosaria Merone, Giovanni Moio, Alessan-dro Napolitano, Gianni Palmers, Raffaela Pingi, Angelo VolpeSegni dei Tempi on-line: Riccardo Lettieri - Francesco Schiano di Cola (portale)Grafica e impaginazione: Ciro Biondi, Luca Scognamiglio (ZendoADV.com)Fotografie: Redazione Segni dei Tempi Stampa delle 4.000 copie: STIEM S.p.A.Pubblicità e amministrazione: coop. Ifocs

Mensile della Diocesi di Pozzuoli, realizzato presso il Centro Studi per il Volontariato - Caritas diocesana, grazie alle collaborazioni gratuite ed all’utilizzo dei contributi giunti da: “otto per mille” e privati.Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Redazione c/o Centro Studi per il Volontariato Via N. Fasano, 9 - 80078 Pozzuoli (NA) telefax 081.853.06.26 - 393.586.19.41 - e-mail: [email protected]

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anno XVI - n. 6 - giugno 2010

Associato all’USPI

Federazione Italiana Settimanali Cattolici Unione Stampa Periodica Italiana

Associato alla Fisc

SEGNI DEI TEMPI

“Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. È questo il tito-lo del convegno tenutosi a Roma a fine aprile, organizzato dalla Cei, che ha visto i partecipanti (circa 1300, tra i quali una delegazione della diocesi di Pozzuoli con il vicario generale, don Paolo Auricchio, tre seminaristi e alcuni redattori di Segni dei Tempi) riflettere su temi quali la crossmedialità, le rela-zioni comunicative e affettive che passa-no attraverso i social network, in parti-colare Facebook, e il rapporto tra fede e comunicazione digitale. I convegnisti, provenienti da diverse diocesi (italiane e non solo), hanno colto le sfide lanciate dai numerosi relatori, rappresentativi di realtà accademiche, ecclesiali e del giornalismo. La prima sfida: abitare la rete senza paura. Internet e il mon-do digitale non sono, infatti, strumenti, quindi qualcosa da utilizzare, ma am-bienti di vita, e come tali vanno vissuti. L’invito, lanciato da monsignor Maria-no Crociata, segretario generale della Cei, è «non di occupare il web, ma di offrire la testimonianza come cristiani;

contribuire, quindi, anche in rete, allo sviluppo dell’umanità», riconoscendo i segni della presenza di Dio, anche in quello che alcuni chiamano il “sesto con-tinente”, dove si può essere protagonisti della storia della salvezza. L’evento si è concluso con l’udienza di Papa Benedet-to XVI, che ha ricordato come «i media possono diventare fattori di umanizza-zione soprattutto quando sono organiz-zati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali». Dal con-vegno è emersa l’esigenza e la necessità che l’ambito della comunicazione offra servizi che siano professionali, con staff preparati e competenti, e soprattutto con obiettivi e linee editoriali ben precise, che siano veramente e realmente a servi-zio del Bene. Una sfida, riassunta nelle parole di Carmen, 32 anni, calabrese: «Adesso il convegno deve continuare nel-la nostra vita quotidiana, a partire dalle reti che sapremo creare tra noi e dalle iniziative che possiamo, insieme, far na-scere e crescere».

Giuseppe Tramontin

Testimoni digitali della fede

(segue dalla prima pagina)

Nel messaggio per la 44ª Giornata mon-

diale delle comunicazioni sociali, che si è svolta il 16 maggio, il Santo Padre afferma che «le vie di co-municazione aperte dal-le conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile» e che «il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illi-mitata, apre notevoli pro-spettive ed attualizzazioni». La prospettiva suggerita dal Papa è, dunque, propositi-va, e invita ad avvicinarsi alla tecnologia digitale non con sospetto ma positiva-mente.Anche il recente convegno nazionale Cei, “Testimoni digitali”, rappresenta una svolta nella considerazione dei media all’interno della missione evangelizzatrice della Chiesa. Il medium, il mezzo, deve essere al ser-

vizio del messaggio evan-gelico; allo stesso tempo, i media non sono solo dei mezzi, ma piuttosto stanno diventando o sono già di-ventati degli ambienti “vir-tualmente” vitali, sebbene si possa discutere sulla qua-lità e sullo spessore delle relazioni che in essi si vivo-no. L’enorme successo dei social network, Facebook e Twitter in testa, ha reso questi luoghi non più dei semplici passatempo, ma un segno distintivo del tipo di società nella quale siamo inseriti, definita da un noto sociologo del nostro tempo come “liquida” nella qua-le, cioè, i rapporti tendono ad essere fragili e mutevoli fino al punto da rendere il mondo in cui viviamo un mondo dalla fisionomia ef-fimera e incerta.Di fronte a questo scena-rio come porsi in maniera coraggiosa, avendo chiaro che come Chiesa non solo il nostro navigare deve es-sere guidato da una rotta

ben precisa, ma anche nella consapevolezza che anche la mèta deve essere ben de-lineata e riconosciuta? Af-fermava ancora monsignor Crociata, segretario genera-le della Cei nel citato con-vegno: «Cosa fare, dunque, per capire che non si tratta di demonizzare il nuovo, né al contrario di considerare obsoleto o inutile il patri-monio di cultura che ci por-tiamo sulle spalle, bensì di valorizzare lo straordinario potenziale costituito dalle nuove tecnologie, impe-gnandoci a “introdurre nel-la cultura di questo nuovo ambiente comunicativo ed

informativo i valori su cui poggia la nostra vita”».Si configura, dunque, una sfida per la Chiesa che si può sintetizzare in questa domanda: come accoglie-re, senza timidezza, tutta la potenzialità dei nuovi media, senza perdere di vista l’obiettivo primario della sua missione evange-lizzatrice che è incontrare l’uomo nella sua realtà e verità e al quale annunciare l’unica salvezza del mondo, e cioè quella che proviene da Gesù Cristo?Un criterio solido di discer-nimento riguardo all’utiliz-zo della rete ci viene proprio

dalla breve testimonianza che il nostro vescovo, mon-signor Pascarella, ha voluto dare al termine dell’incon-tro del 10 maggio: al primo posto, quando navighiamo nel web – ha affermato – ci deve essere il rispetto per la dignità dell’uomo, e quan-do ci si accorge in un sito, in una pagina di Facebook, che essa viene lesa e offesa, bisogna, senza esitare, pas-sare oltre.Anche la Chiesa di Pozzuo-li è presente nel web con i siti diocesani e parrocchia-li e i profili su Facebook, nella consapevolezza che l’annuncio di Cristo può passare anche attraverso le autostrade telematiche. L’apostolo Paolo del quale celebriamo il 1950° anni-versario del suo approdo a Pozzuoli ci conforta in que-sta sfida con una delle sue espressioni più forti ed effi-caci «guai a me se non an-nuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16).

Paolo Auricchio

foto: Paola Visone

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SEGNI FLEGREI

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PRIMO PIANO

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Promozione del territorio e denun-cia del degrado. Ma anche sub-

dola o eccessiva propaganda politica. Questo è il risultato di un monitorag-gio sull’uso di Facebook tra gli abi-tanti dell’area flegrea, in particolare Pozzuoli, Bacoli, Quarto e Monte di Procida. E alla fine i più bravi sono risultati i bacolesi…E’ necessaria una premessa: le osser-vazioni non nascono da un metodo sociologico né da un sondaggio; è solo un “viaggio” tra gli utenti locali della comunità virtuale più diffusa nel mon-do. Dallo screening, pertanto, non è possibile trarre conclusioni definitive e corrispondenti esattamente alla realtà. Tuttavia la verifica (effettuata tramite brevi interviste) offre una “fotografia” abbastanza attendibile. La domanda: è possibile conoscere come singoli o gruppi, in un territo-rio omogeneo come i Campi Flegrei, utilizzano questo social network?Come per il resto d’Italia, anche nell’area flegrea il boom di Facebook è avvenuto nell’autunno del 2008. Di conseguenza, prima timidamente e poi in maniera irrequieta, sono stati creati i gruppi locali. Attualmente sono decine i gruppi che si richiamano al toponimo Cam-pi Flegrei. Inutile fare una classifica delle maggiori adesioni poiché spes-so i gruppi – anche quelli numerosi - sono fermi e i loro amministratori non sfruttano appieno le potenzialità offerte dal sito. Particolarmente atti-vi sono invece i gruppi collegati alle associazioni e ai comitati civici lo-

cali. La loro vivacità su Facebook fa da supporto alle attività associative o ad eventi pubblici: più un’associazio-ne organizza iniziative e più sente la necessità di sfruttare mail e bacheche della comunità su Internet. Pertanto è risultata quasi unanime la risposta alla domanda «Quali sono i

vantaggi che offre questo social net-work?». Quasi tutti hanno infatti ri-sposto che collegarsi a Facebook dà la possibilità di conoscere gli eventi sul territorio. I più bravi a sfruttare Facebook? I bacolesi. Molti, infatti, concordano sul fatto che sia i comitati civici che

le associazioni culturali di Bacoli uti-lizzano al meglio il sito (nonostante il prevedibile eccesso durante la recente campagna elettorale per le Ammini-strative). Invece i puteolani sono, di solito, considerati più autoreferen-ziali. Qualche esempio. L’indice di diversi interlocutori è puntato contro gruppi che nascondono fini di pro-paganda politica. Ha fatto discute-re la creazione di un gruppo che si è appropriato di nome e simbolo della città di Pozzuoli con alle spalle per-sonaggi legati ai partiti. Bisogna però riconoscere che Facebook consente la massima libertà su queste cose (è pos-sibile duplicare un gruppo con nome analogo), ma eticamente (oltre che dal punto di vista della comunicazione politico-istituzionale) la scelta è stata considerata sbagliata e ha avuto feed-back negativi da parte degli utenti. Al-tre “patologie” sono i progetti politici che nascono e muoiono direttamente sul web. Spesso ne sono protagonisti giovani – ma non solo - che, galva-nizzati dalla facilità di utilizzo dello strumento e dalla possibilità di dare risalto alle loro idee inventano gruppi e lanciano proposte che si arenano nel giro di poche connessioni senza avere nessun rapporto con la realtà. Tanti gli aspetti negativi nella “rete” ad ovest di Napoli: il gossip, il prota-gonismo (magari con l’inserimento di foto), la scarsa educazione civica. Ma anche tanti elementi positivi: innan-zitutto il desiderio di far conoscere e valorizzare i tesori dei Campi Flegrei.

Ciro Biondi

I Campi Flegrei & FacebookI più bravi? Sono a Bacoli…

tel 081 229 67 53 fax 081 372 04 [email protected]

SE SI VIVE LONTANO, Facebook può svolgere, soprattutto tra i giovani emigrati al Nord o all’estero, un ruolo importante per mantenere saldi i rapporti con gli amici e scambiare brevi informazioni con i parenti. Raffa-ele Volpe: «Facebook mi permette di essere in contatto con i miei amici, consente di contattare persone. Venendo a casa solo nei fine settimana posso organizzare gli incontri con gli amici in modo molto semplice. Sempre grazie a Facebook riesco a sapere quello che succede nei Campi Flegrei. Bisogna far conoscere le nostre potenzialità e denunciare le cose che non vanno facendole conoscere alla collettività». «Di sicuro riesco a mantenere rapporti con chi sta a casa – afferma Serena Poerio – anche se non è la stessa cosa».

VELOCIZZARE LA COMUNICAZIONE, farsi venire delle idee, scovare le notizie e anche “beccare” in chat la persona che cercavi. Con Facebook c’è chi passa il tempo, chi si diverte ma c’è anche chi lo utilizza come uno strumento di lavoro. A trarne vantaggio soprattutto chi è impegnato nel settore della comunicazione. Così Alessandro Napolitano, giornalista: «Tra i lati positivi c’è sicuramente la possibilità di prendere contatti e appuntamenti: entrando in chat ci sono molti rapporti a portata di mou-se». «Per il lavoro che faccio – conferma Leonardo Balletta, giornalista sportivo – ho la possibilità di avere in tempo reale centinaia di contatti. Purtroppo è diventato quasi indispensabile: mi facilità terribilmente le cose».

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I “nativi digitali” dalla tv a Youtube & FacebookMa la scuola e la famiglia sono ancora impreparateOggi anche a scuola, i pre-

adolescenti delle nuove generazioni cosiddette dei “nati-vi digitali” si comportano, pre-valentemente, tutti allo stesso modo, cioè come se fossero nel-le stanze del “Grande fratello”, o sul palcoscenico di “Amici”, programmi “cult” in cui pre-domina un’esasperata ricerca di protagonismo, spesso presi proprio a modello di comporta-mento. Nella dinamica di grup-po, questi giovani evidenziano poi una completa deresponsa-bilizzazione che gli consente di infrangere, con naturalezza, qualsiasi divieto. Gli stessi ra-gazzi si sentono in dovere di rac-contare e condividere le proprie “avventure”, tendendo a spetta-colarizzare qualsiasi evento della loro vita quotidiana sui “social network”, dove si trovano detta-gliate descrizioni di come sono - o di come vorrebbero essere - con numerose immagini, veri “book fotografici”, nelle pose più maliziose. I genitori sanno, vedono e tollerano - se non ta-lora compiaciuti - minimizzano i comportamenti, talvolta chie-

dono aiuto agli insegnanti, ma ciò accade di rado. La scuola di oggi di solito è impotente, senza capacità né mezzi, per contra-stare i rischi e le zone d’ombra della rete e le insidie delle nuove tecnologie.E’ sempre più frequente nelle scuole il rinnovarsi di questi epi-sodi, la stampa ne registra pun-tualmente la frequenza e l’ubica-zione; non da ultimo ad aprile, in un istituto dell’hinterland milanese, è accaduto che alcune alunne abbiano utilizzato Fa-cebook per irridere e denigrare una loro compagna, organizzan-dole una sorta di finto “fan club” e utilizzando una finta identità, dando vita ad una vera e propria gogna mediatica. Talora sono gli stessi docenti ad essere presi di mira, anche me-diante foto – o persino filmati - scattati di nascosto in classe da videotelefonini per riportarli poi su “Youtube”, dove è capitato di vedere addirittura alunni che picchiavano un loro compagno affetto da sindrome di Down. La scuola, dinanzi al dilagare di tali fenomeni degeneranti,

prodotti dall’incontrollata dif-fusione delle nuove tecnologie, strumenti molto potenti ma che vanno maneggiati con cura, non può farsi cogliere ulteriormente impreparata. Sarebbe ora di for-mare il personale dirigente e do-cente e dar vita ad una norma-tiva ben precisa, poiché spesso si viola gravemente la “privacy”, degenerando talora in non lievi reati anche di rilevanza penale. Nel contempo si dovrebbero sensibilizzare le famiglie, perché solo con il loro coinvolgimento la scuola può ottenere risultati incisivi sugli alunni, attraverso una serie di incontri o nell’am-bito dello stesso programma “Scuole aperte”; basta con la “valorizzazione della cultura lo-cale” “l’ambiente”, “le questioni del quartiere”; personale com-petente quali psicologi, psichia-tri, sociologi e assistenti sociali dovrebbero analizzare quanto e in quali modi sia realmente dif-fusa la dipendenza dalle nuove tecnologie – in particolare chat, social network - e quale inciden-za abbia sulla qualità della vita e della salute dei singoli e dei

gruppi familiari. La “polizia po-stale e delle comunicazioni” po-trebbe trattare dei pericoli che si possono incontrare sul web e l’utilizzo sicuro e responsabile di Internet e dei nuovi media.È necessaria l’informazione, af-finché le nuove dipendenze non diventino devastanti quanto quelle più tradizionali: alcool e droga. Bisogna sensibilizzare i genitori sui rischi che corrono i propri figli; questa è la nuova re-altà sottovalutata e sottostimata dei nostri anni.La dipendenza dalle nuove tec-

nologie è trasversale, inizia dalle scuole elementari con televisio-ne e videogiochi, continua alla scuola secondaria attraverso te-lefonini e social network, culmi-na talora con i genitori, anno-iati, che si attaccano al web nei modi più disparati e la cronaca dei giornali spesso li riporta, tri-stemente, alla ribalta. La scuola non può più derogare: suo compito precipuo è quello di stare al passo con la società, esiste un’impellente urgenza educativa!

Gaetano Lombardi

Baby Parking - LudotecaAsilo nido da 0 a 3 anni

Per iscrizioni rivolgersi al

1° piano(citofonare all'esterno "asilo nido")

Associazione La RocciaCentro Arcobaleno

Via Cumana, 48 - Fuorigrotta Napoli

Informazioni: 333.684.68.96

Il Centro Arcobaleno è anche:L’Of�cina Teatrale - Laboratorio delle emozioni per diversamente abili - Attività di socializzazione per bambini e anzianiServizio di consulenza psicologica ed educativa - Nuova sala per festeInfo: 348.968.07.35

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TERRITORIO

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SEGNI FLEGREI

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A Licola Mare non c’è nulla. Ma due suore hanno trasformato un semplice appartamento in un centro sociale per la gente del luogo

La speranza nella “terra di nessuno” Con i bambini si sono entusiasmati anche i genitori. E l’estate dal Nord arrivano i volontari

I posti di lavoro si possono tutelare anche comprando prodotti che vengo-no dal Sud, favorendo così le aziende che hanno investito nel Mezzogiorno e che occupano giovani meridionali. Con questo spirito il sindaco di Quar-to, Sauro Secone, ha lanciato una singolare iniziativa per sostenere le aziende napoletane e, più in generale, campane. «Made in Sud – Compra i prodotti meridionali: sono più salutari per l’economia e combattono la di-soccupazione». E’ lo slogan scelto dal sindaco Secone, per lanciare la campa-gna di sensibilizzazione. «Tuteliamo il “made in Sud”, valorizziamo i territori dell’hinterland napoletano, della Cam-pania e dell’intero Sud – spiega Secone – ma non vogliamo fare una crociata contro questo o quel prodotto, ma semplicemente invitare i cittadini ad un acquisto socialmente consapevole ed economicamente mirato, che pre-diliga l’acquisto di prodotti di qualsia-si natura, con l'unica condizione che siano fatti qui da noi al Sud. Se tutti i meridionali acquistassero produzioni

locali, moltissime industrie e attività commerciali del territorio potrebbero risollevarsi, evitando il rischio di chiu-dere, con il conseguente licenziamento dei dipendenti. Tra l’altro, prediligen-do i marchi commerciali meridionali, si darebbe una spinta al mercato dal Garigliano in giù, con tanti giova-ni che non sarebbero più costretti ad emigrare al Nord. Compriamo le mele annurche di Quarto e Giugliano. Ac-quistiamo il vino prodotto dai vitigni campani ed imbottigliato dalle aziende vinicole meridionali. Dobbiamo voler bene al nostro Meridione e dobbiamo investire tutti nel nostro futuro. Siamo aperti alle adesioni dei commercianti e dei produttori della nostra zona ed allo studio c’è anche la creazione di un logo con la scritta “Made in Sud – Compra i prodotti meridionali” che sarà elaborato direttamente dai citta-dini di Quarto. Il logo sarà scelto dalla maggioranza dei cittadini e potrebbe poi essere donato alle aziende del sud che ne faranno richiesta».

Nello Mazzone

Compra i prodotti del Sud

Una missione. Non può essere definita altrimenti

l’attività di suor Valeria e suor Gemma a Licola Mare. Un impegno, non solo religio-so ma anche sociale, tra le case che sorgono tra la spiaggia dorata e la macchia mediter-ranea sempreverde: un luogo attraversato da un’unica gran-de strada che nel pomeriggio è già deserta e dove ci sono ancora famiglie che vivono nei containers. A metà di via Licola Mare un cartello indica la fine di Pozzuoli e l’inizio di Giugliano. È facile capire questo quartie-re che si anima solo in estate. I conti sono presto fatti. Igiene e pulizia: zero. Presenza delle istituzioni: zero. Servizi: zero. Manutenzione stradale: zero. Attività economiche rilevanti: zero. Punti di aggregazione: uno. È da qui che parte la spe-ranza. Si tratta del centro che la Diocesi di Pozzuoli ha preso in affitto nel cuore dell’agglo-merato di casupole costruite in fretta e un tempo destinate ad ospitare i villeggianti. In

questo centro ci mettono ani-ma e entusiasmo le due suo-re della Congregazione delle Figlie della Presentazione di Maria Santissima al Tempio. Il loro agire come congrega-zione è finalizzato alla promo-zione delle ragazze ma – ov-viamente – l’attività si rivolge a tutti. L’ambiente in cui si trovano ad operare è simile ai tanti altri in cui hanno già prestato il loro lavoro. Le suore della Congregazio-ne svolgono la loro missione nei grandi quartieri popolari del Nord e le loro comunità sono presenti in diversi paesi del mondo. Come in India, paese di origine di suor Gem-ma. In Italia le loro comunità è presente per lo più al Nord. Da Roma in giù ci sono solo due comunità: nella diocesi di Acerra e in quella di Pozzuoli. La loro attività in terra flegrea è iniziata poco prima del Na-tale del 2008 ed è in stretta collaborazione con la parroc-chia di San Massimo e Santa Giuliana di Licola Borgo e il parroco, don Giuseppe Gui-

da. «Qui mi sono ritrovata su-bito a casa mia – afferma suor Valeria, originaria di Saronno – per noi è del tutto normale agire in contesti come que-sti. Nei primi mesi dell’anno scorso abbiamo iniziato a far-ci conoscere. Da novembre abbiamo un appartamento dove svolgiamo diverse attivi-tà, tutte dedicate agli abitanti di Licola». Si tratta di due sale e uno spazio all’aperto. Non molto, ma già sufficiente per mettere in moto genitori e bimbi delle primarie e delle medie che per troppo tempo

sono stati rinchiusi in casa. Grande entusiasmo e par-tecipazione c’è stato l’estate scorsa con il GrEst, il gruppo a cui hanno partecipato de-cine di bambini seguiti dalle suore, dai giovani volontari provenienti dalla Lombardia e dai ragazzi del Servizio Civile Nazionale della Caritas dio-cesana. Con l’oratorio molti bambini hanno partecipato alle escursioni al Magic World e hanno visitato posti dei Campi Flegrei che non hanno mai conosciuto. «È stata un’esperienza impor-

tantissima per i bambini di Licola e per i volontari venuti da lontano – spiega suor Vale-ria – ma anche per i genitori che hanno capito che i loro figli hanno bisogno di socia-lizzare, stare insieme agli altri. Purtroppo ci siamo accorte che la strada è frequentata da poche persone. Sempre le so-lite. Quando si ritorna da la-voro o da scuola ci si rinchiu-de in casa e la vita finisce lì, creando il proprio ambiente e restando indifferenti a quello che succede fuori».

Ciro Biondi

I bambini di Licola con le suore in escursione a Monte Nuovo

Pozzuoli, quelle strade trasformate in minidiscariche

Ormai via Diano a Pozzuoli potrebbe essere ribattezzata la “via dei frigoriferi”, visto che dopo appena un paio di mesi dall’ultima segnala-zione di Segni dei tempi (aprile 2010, pag. 5) ricompaiono i frigidaires: al solito posto, a fianco del tunnel. Niente paura, a far compagnia ai frigoriferi non mancano in zona i televisori, sempre in buon numero per via della sostituzione dei vecchi apparecchi con i nuovi “digitali”. Gesti di inciviltà di quanti si ostinano ad ignorare il numero verde 800.903626 per il prelievo (gratuito!) dei rifiuti ingombranti. E – si dirà – scene simili sono comuni a Napoli e provincia, basterebbe tenere sotto controllo i luoghi dove si depositano elettrodomestici, scatoloni, vecchi mobili eccetera. Che sono sempre gli stessi…

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DENTRO LA DIOCESI

7 giugno 2010

Paolo, il rivoluzionario della fede…Conoscerlo significa conoscere Gesù(segue dalla prima pagina)

Rivedo quella frase tratta dalla Pri-ma lettera ai cristiani di Corinto,

che mi appuntai perché così impor-tante per me, allora ed ancora oggi: «Nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Pao-lo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!» (1Cor 3,21-23). L’ultima frase nella mia Bibbia è sottolineata in rosso... Ecco il segreto di Paolo, ecco perché non può essere considerato il “fondatore” del Cristianesimo e non potrà mai oscurare Cristo (un pensie-ro che lo avrebbe fatto rabbrividire): in lui, tutto è orientato a Gesù, è Gesù la radice ultima del suo agire, della sua predicazione, del suo pensiero: «Tut-to è vostro... Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!». Penso si sia capito che amo profondamente san Paolo, e mi sembra impossibile che non sia così per tutti, o che addirittura ci sia qualcuno che non lo conosca ancora a sufficienza. L’Anno Paolino Diocesano ha questo principale obiettivo: far co-noscere di più la figura e il pensiero di

Paolo, e farlo amare, perché venga co-nosciuto e amato di più Gesù. Poi, si possono anche avere altre finalità, ma esse vengono di conseguenza. Così, ad esempio, ricordare che Paolo è sta-to a Pozzuoli, accolto dai nostri padri nella fede, e che ha potuto fecondare con la sua presenza di una settimana le nostre terre, vuol dire tornare giu-stamente alle radici della nostra fede e valorizzarle anche per l’oggi. Come pure, è giusto approfondire il suo inse-gnamento in questi tempi di crisi, per-ché con tutta la sua vita e il suo pen-siero ha saputo gettare le basi di una nuova cultura, di un nuovo e rivolu-zionario modo di pensare e di vivere i rapporti umani. Insomma, mi sembra evidente che, no, quest’Anno Paolino Diocesano non è assolutamente super-fluo: anzi, se non ci fosse stata la felice opportunità di ricordare i 1950 anni dell’arrivo di Paolo a Pozzuoli, avrem-mo dovuto inventarci un altro motivo per parlare di lui.

Pino Natale

Agenda diocesana

GIUGNO

Centro diocesano vocazioniIV meeting dei ministrantie rinnovo del mandatoVillaggio del Fanciullo Martedì 1 (ore 16)

Ufficio pastorale carcerariaIncontro biblico nella casacircondariale femminiledi Pozzuoli con detenuteVenerdì 4 – 11 – 18 – 25

Azione Cattolica- Festa settore giovani Domenica 6- Festa settore adulti Martedì 8- Incontro diocesano Mieac Domenica 13- Campo diocesano Acr Giovedì 24 a domenica 27

Ufficio diocesano evangelizzazione e catechesi Incontro responsabiliSala Laurentiana PozzuoliMercoledì 9 (ore 18.30)

Pellegrinaggio per il cleroGuidato da mons. Bruno Forte,Santuario di ManoppelloMercoledì 23

Anniversario ordinazione XVII anniversario ordinazione episcopale di monsignor Silvio Padoin - Sabato 26

Ufficio diocesano MigrantesFesta interculturale Centro San Marco PozzuoliDomenica 26

Ufficio diocesano celebrazioni liturgiche Santa messae processioneeucaristica presiedutadal vescovo Parrocchia S. Mariadella ConsolazionePozzuoli - Domenica6 giugno (ore 18)

Ufficio diocesano pastorale giovanile

-“Una luce nella notte”Evangelizzazione distradaParrocchia Sacro Cuoreai Gerolomini Pozzuoli

Sabato 5 (ore 22)

- Giornata diocesanadella GioventùVocazionario Pianura

Domenica 20

Su www.diocesipozzuoli.org aggiornamenti sul programma

dell'Anno Paolino Diocesano

Le iniziative per l'Anno Paolino Diocesano sono partite il 30 maggio con la celebrazione al Villaggio del Fanciullo

Il 24 aprile sera, la Chiesa di Pozzuoli ha ringraziato con grande gioia il Signore per il dono di due giovani vocazioni: don Michele Cavallo e don Paolo Sardo sono stati ordinati presbiteri nella Concattedrale san Paolo Apostolo. La festa è stata ancora più sentita e partecipata dalla comunità del Seminario Maggiore Vesco-vile. Per la nostra comunità non c’è gioia più grande che accompagnare fino all’or-dinazione presbiterale uno di noi. Si vive insieme per circa sei anni, si condividono fatiche e gioie, ci si sforza di mettere al centro della nostra vita personale e comu-nitaria il Signore, si condivide il discerni-mento e la formazione al sacerdozio. Non c’è tempo più delicato e prezioso della vita di un futuro sacerdote!Ma veniamo ai nostri cari novelli sacer-doti. Don Paolo Sardo è il presbitero più giovane della nostra diocesi. Ha 25 anni. È originario della parrocchia san Miche-le Arcangelo a Toiano al Rione Toiano (Pozzuoli) nella quale svolge il ministero sacerdotale, pur non avendo molto tempo a disposizione, poiché impegnato a Roma nello studio della Sacra Scrittura al Pon-tificio Istituto Biblico. Insieme ad un altro nostro sacerdote anch’egli studente, don

Gennaro Pagano, vive nella parrocchia di san Frumenzio dando un significativo aiuto nella pastorale giovanile. Don Paolo, durante il suo percorso formativo, ha svolto il servizio pastorale anche nella comunità parrocchiale del Buon Pasto-

re a Fuorigrotta. Don Michele Cavallo è originario della parrocchia san Castrese a Quarto. Ha 29 anni e studia Teologia spi-rituale nella P.F.T.I.M. sezione san Luigi a Posillipo. Dall’ordinazione diaconale svolge il suo ministero nella comunità parrocchia-le di san Luca ad Arco Felice. Ha svolto la formazione pastorale anche nelle comunità di san Martino a Pozzuoli e di santa Maria degli angeli e santa Chiara a Monterusciel-lo. Significativa è stata per lui l’esperienza di un anno vissuto nella Comunità Casa del giovane di Pavia, vivendo insieme a mi-norenni con storie di grande sofferenza. Don Paolo e don Michele hanno condiviso tutto il cammino in Seminario e oggi, insie-me a noi tutti, ringraziano Dio per quanto ha compiuto in loro. Il Seminario continue-rà ad essere loro vicini in particolare con la preghiera: li affidiamo al Signore perché sempre più siano testimoni fedeli di Gesù buon pastore.

Fabio De Luca

Il dono di due giovani vocazioni

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I ritardi del Sud, l’innovazione e gli imprenditoriLa “ricetta” del Meic parte dallo sviluppo ecologico

Rappresentanza dell’Azione Cattolica diocesana al convegno nazionale a Roma

DENTRO LA DIOCESI

8giugno 2010

Il Mezzogiorno come labora-torio di innovazione/creati-

vità, andando oltre l’economia turistica, verso un’economia ecologica. Questa l’indicazio-ne di fondo scaturita dalla re-lazione tenuta dal Luigi Fusco Girard, docente ordinario di Economia ed Estimo ambien-tale all’Università Federico II, nel convegno organizzato a Monte di Procida il 27 aprile dal locale gruppo del Meic. Il tema oggetto di riflessione è stato: “Lo sviluppo del Sud. Innovazione e imprenditoria-lità”. Presente un folto pub-blico e il sindaco Francesco Paolo Iannuzzi. La prima idea emersa nell’in-troduzione è stata che il ritar-do del Meridione rispetto al Centro-Nord è conseguenza del mancato sviluppo eco-nomico ma, prima ancora, espressione di un irrisolto di-sagio sociale. Cosa occorre fare, dunque, per realizzare progressi nell’eco-nomia? Occorre guardare lo sviluppo – sostiene il relatore - come ricerca dello star me-

glio, dell’essere felici. Questa visione genera la necessità di adoperare la creatività per rag-giungere tale obiettivo. Biso-gna allora che il Mezzogiorno diventi un laboratorio di in-novazione e creatività.L’economia fondata sul turi-smo è importante, ma non è sufficiente da sola per risolve-re il problema: si deve andare verso un’economia ecologi-ca e un’economia civile. Ciò presuppone un salto di qua-lità sul piano culturale come energia vincente. Si sbaglia se si pensa di sopravvalutare i benefici derivanti dall’atti-vità turistica. Occorre dare impulso al settore industriale mediante processi innovativi nel campo dei materiali da recuperare, rigenerare, e rici-clare. Tale sforzo deve riguar-dare tutti, non solo gli attori privati dell’economia, ma anche la pubblica ammini-strazione. Finora, purtroppo, non è stato adeguatamente valorizzato il capitale umano (i nostri giovani sono costret-ti ad emigrare al Nord) e non

si è investito sufficientemente nella ricerca. Gli investimenti operati dall’Unione Europea, attra-verso i fondi strutturali, non hanno dato i risultati sperati. Assistiamo al paradosso di avere in Italia alcune regioni del Nord che sono tra le più ricche d’Europa e quelle del Sud tra le più povere. Le sta-tistiche ci dicono che la cre-scita del Mezzogiorno, tra il 1997 ed il 2008, è stata bassa e molto inferiore alle iniziali aspettative. Inoltre, gli inve-stimenti sono largamente in-sufficienti e la spesa pubblica è in caduta. In questo quadro si può osservare che la Cam-pania ha un basso reddito a fronte di un’alta importazio-ne di energia; la presenza sul territorio di aree ricoperte da rifiuti scaricati illegalmente; le coste in buona parte in-quinate e un elevato indice di abusivismo edilizio. Tuttavia dobbiamo registrare anche un fenomeno positivo: la nostra regione è la prima in Italia per quanto riguarda l’incremento

del traffico ferroviario. La dire-zione da seguire per venir fuo-ri dalla crisi è la realizzazione di un’economia ecologica: ri-sparmiare, riusare, recuperare, riciclare, investire nelle fonti energetiche rinnovabili, ge-nerando un’economia urbana ecologica. Per centrare questi obiettivi occorre andare oltre l’economia oggi imperante e

indirizzarsi verso un’economia civile, guardando al terzo set-tore. Questo è attento al lun-go periodo, ai valori condivisi ed è portatore di civiltà. Per-ciò ogni sforzo va orientato ad investire nel capitale umano, nella creatività, nell’impren-ditorialità.

Eugenio d’Accardi(articolo completo su sdt on line)

Gli oltre 800 partecipanti da tutta Italia al Convegno nazionale delle Presidenze dio-cesane di Azione Cattolica, si sono confrontati a Roma, dal 30 aprile al 2 maggio, sul tema "Sulle strade dei cercatori di Dio". Le relazioni sono state tenute da Chiara Giaccardi, docente di Sociologia delle comunicazioni all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, monsignor Giuseppe Lorizio, docente di Teologia fondamentale alla Pontifica Università Lateranense e preside ISSR Ecclesia Mater di Roma, e don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio Catechistico della Cei. La ricerca della dimensione religiosa «è una caratteristica dell’essere umano, e un elemento antropologico». «Tenere aperta la possibilità della presenza di Dio», osserva la sociologa, «è una ricchezza anche per i non credenti. L’uomo è fatto per credere, e ciò in cui crede definisce l’orizzonte della sua libertà. Il vero credente, che va in cerca di Dio, non possiede delle certezze così come si possiedono dei beni: è sempre attraversato dal dubbio, e questa dialettica tra certezza e dubbio è fondamentale per non cadere da una parte nel fondamentalismo, che è la certezza senza alcun dubbio, e dall’altra nel nichilismo, che è il dubbio senza certez-ze». Per comunicare oggi la fede, prosegue la sociologa, «la Chiesa deve semplicemente recuperare la sua ricchezza originaria, rigenerare la sua capacità di coinvolgere tutta la persona umana. E poi deve imparare i nuovi linguaggi, per poter raggiungere ad esempio i giovani», che manifestano il bisogno del religioso, «ma non sanno dargli una forma e, al tempo stesso, rifiutano i luoghi tradizionali». I giovani, conclude, «devono essere raggiunti nei loro territori, reali e virtuali: se la Parola è presentata nella sua autenticità non può non parlare al cuore delle persone». «In una visione teologica della ricerca di Dio», osserva il teologo Giuseppe Lorizio, «quest’ultima incrocia il “desiderio». Questo perché «la fede cristiana, nell’allargare la razionalità, come ci ricorda papa Benedetto XVI , allarga il desiderio». Altro elemento introduttivo e che «non solo va considerato che l’uomo è alla ricerca di Dio, ma anche che Dio cerca l’uomo»; ecco dunque che «la ricerca di Dio non è mai fuori dalla ricerca dell’uomo; mentre cerchiamo Dio, cerchiamo anche l’uomo». Le vie dei cercatori di Dio sono anche le vie di coloro che si sono lasciati

trovare da Dio. Giuseppe Lorizio propone quattro vie di “ricerca”, attraverso «quattro icone neotestamentarie»: la via verso Gerico, la via Crucis, quella verso Emmaus, la via di Damasco. Le quattro vie esposte da Lorizio ci dicono, infine, che «la capacità di incrociare la ricerca di Dio, passa attraverso una fede capace di incontrare, cioè una “fede nomade”: una fede che si toglie le pantofole e indossa i sandali. «La Chiesa è, con la sua vita quotidiana ordinaria ed eroica, il grembo dell’annuncio» ricorda il direttore dell’Ufficio Catechistico della Cei don Guido Benzi: «Non si dà l’annuncio senza la vita concreta ed insieme spirituale delle comunità cristiane». (su sdt on line foto e articoli su incontri realizzati dall’azione cattolica diocesana nei mesi di marzo e aprile)

Antonio Izzo

Sulle strade dei cercatori di Dio

foto: a.marsala.it

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DENTRO LA DIOCESI

9 giugno 2010

I 15 anni del Progetto: la formazione di giovani animatori di comunità e la riscoperta del messaggio sociale della Chiesa

Policoro, lo stile del buon samaritanoNel Mezzogiorno una rete motivata da “amore intelligente” per fare impresa nella propria terra

Progetto Policoro compie quin-dici anni. Giovani Animatori di

Comunità delle tante diocesi coin-volte hanno partecipato al 21° Cor-so di Formazione Nazionale proprio a Policoro, la località che ha dato il nome all’iniziativa voluta da monsi-gnor Mario Operti nel 1995. «Chi impara da Dio Amore sarà inevita-bilmente una persona per gli altri»: sono state le parole del Papa durante l’incontro con le organizzazioni della pastorale sociale a Fatima, che ci ha accompagnati durante quest’intensa formazione esortandoci a «fare nostro lo stile del buon samaritano», di “un cuore che vede” dove c’è bisogno di amore e che agisce in modo conse-guente e generoso. È fondamentale riscoprire il messaggio sociale della Chiesa come è stato fatto a Policoro approfondendo il Compendio della dottrina Sociale della Chiesa. «Non si tratta di semplice conoscenza in-tellettuale – annuncia Benedetto XVI – ma di una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive e operative» nell’attua-le scenario di crisi socio-economica, culturale e spirituale. Al centro di tut-to vi è la dignità della persona umana, scopo ultimo di ogni azione sociale,

non scontato: è necessaria un’azio-ne contraria all’individualismo della società di oggi testimoniando non secondo uno stile del fare i propri interessi, ma con Amore e responsa-bilità, attraverso gesti semplici, quo-tidiani, di trasparenza. L’Animatore di Comunità, come ogni “cristiano”, deve essere contemporaneo, senza il-lusioni o nostalgie, attuale, figlio del suo tempo riscoprendo la vocazio-ne di “abitare” il proprio territorio. «Non è bene che l’uomo sia solo». I destinatari di quest’attenzione sono

i giovani disoccupati accolti, accom-pagnati e sostenuti nel ritrovare sta-bilità intorno a sé e riscoprire i valori dei propri talenti identificandosi nel Vangelo: non si educa istruendo, ma si educa testimoniando. Questo è il vero principio dell’evangelizzazione. Progetto Policoro ha concretizzato - e continua a farlo - passi in più verso la rinnovata realizzazione di attività im-prenditoriali e di cooperative in tutto il Mezzogiorno con migliaia di giova-ni che si riscattano e rimangono nel proprio contesto sociale tuttavia dif-

ficile. «Il Mezzogiorno salvi il Mezzo-giorno» disse a Napoli nel 1923 don Luigi Sturzo, ricordato come esempio da seguire durante la tavola rotonda aperta da monsignor Agostino Super-bo, coordinata dal giornalista Folena con i rappresentanti delle Acli, Gioc, AC, Ucid, Confcooperative, Cisl, e conclusa da monsignor Giovanni Ric-chiuti. È necessario fare con respon-sabilità il proprio dovere per il bene comune, riprendere la coscienza di essere Chiesa, guardare con amore e stima il Mezzogiorno, intervenendo e facendo riconoscere il perdurare della questione meridionale come proble-ma nazionale e unitario. La debolez-za e l’incertezza di un tessuto sociale mutevole apre le porte alla criminalità organizzata e a una sempre maggio-re corruzione della politica. I Vescovi italiani nel documento Per un Paese Solidale. Chiesa e Mezzogiorno, ci invitano a «osare il coraggio della spe-ranza!». La testimonianza non deve rimanere un esempio isolato. Proget-to Policoro, nella nostra diocesi, è or-mai una realtà attuale e forte: una rete motivata da un “amore intelligente” e convinta di rendere concreto un modo rinnovato di fare impresa.

Irene Ioffredo

Un tempo i pescatori di Pozzuoli si distinguevano in due gruppi: quelli di abbascio ‘o mare, devoti alla Ma-donna Assunta e in quelli di areto ‘o russo o ‘e int a Torre (Torre Morales), devoti a Sant’Antonio da Pa-dova e per questo detti anche i piscaturi dda rezza ‘e Sant’Antonio. In realtà, le differenze tra i due gruppi, oltre che devozionali, erano anche professionali. I pri-mi – come spiega Rosario Di Bonito in uno studio pub-blicato nella “Guida di Pozzuoli” edita dal Comune di Pozzuoli nel 1986 – erano dediti alla pesca di posta e i secondi alla pesca di circuizione con la lampara. Negli ultimi decenni il numero delle attività legate alla pesca è diminuito ma resta ancora viva, invece, la devozione di tanti puteolani per il Santo di Padova: il 13 giugno i fedeli affollano la navata della chiesa di San France-sco e Sant’Antonio eretta nel 1472. «Da due anni ab-biamo riaperto la chiesa al culto – ricorda don Tonino Russo, amministratore parrocchiale della chiesa di via Pergolesi, nei pressi del carcere femminile – e abbiamo ripreso le attività legate alla devozione al Santo. Ora il martedì di ogni settimana è dedicato a Sant’Antonio; in questa giornata si recita il Rosario, si celebra la Santa Messa, si effettuano le confessioni e si elevano preghiere al Santo. Intoniamo anche canti popolari dedicati a Sant’Antonio tipici di Pozzuoli. Si tratta di antiche testimonianze del culto che ho raccolto affinché non fossero dimenticati. In preparazione della Festa ci sono

i “13 martedì di Sant’Antonio” che accompagnano i fedeli il 13 giugno, preceduto dal triduo». Molto legata al culto del Santo di origini portoghesi, ma “adotta-ta” dalla città di Padova, è la distribuzione dei pani. «La gente – spiega don Tonino – porta tredici pezzi di pane. Il pane si raccoglie in grosse ceste davanti al portale della parrocchia e poi viene distribuito tre i fe-deli». L’origine di questa usanza presente nei luoghi di devozione antoniana ha origine da un miracolo attri-buito al Santo: Antonio avrebbe fatto ritornare in vita un bimbo annegato in un grosso recipiente; la madre si offrì allora di distribuire ai poveri tanto pane quanto il peso del bimbo. «Quando ero piccolo – ricorda ancora

don Tonino – c’era l’usanza, sia per i bambini che per gli adulti, di vestirsi con abiti marroni e di portare un cordone, ad imitazione dell’abito francescano del frate. Era un modo di sciogliere il voto, rendere omaggio al Santo per grazia ricevuta». Oggi molti devoti sono pe-scatori con le loro famiglie ma sono moltissimi i fedeli che provengono da Quarto, Bacoli e da Napoli. «La gente vuol rivedere la tradizionale processione della statua del Santo per Pozzuoli – conclude don Tonino – e la chiede con forza. Ricordo che la prima tappa della statua era nel carcere femminile, prima di scendere per il borgo vicereale».

Ciro Biondi

I pescatori e il pane, Pozzuoli riscopre S. Antonio

Animatori di comunità, provenienti da diverse regioni del Sud Italia

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DENTRO LA DIOCESI

10giugno 2010

L'Obolo di san Pietro oggi27 giugno: “Carità del Papa”Le offerte dei fedeli al

Santo Padre sono de-stinate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamen-to delle attività della Santa Sede. Il Papa, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoc-cupa anche delle necessità materiali di diocesi pove-re, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà (poveri, bambini, anziani, emar-ginati, vittime di guerre e disastri naturali, aiuti parti-colari a diocesi in necessità, educazione cattolica, aiu-to a profughi e migranti). «L’‘obolo di san Pietro’ – evidenziava Benedetto XVI in un discorso del 2006 – è l’espressione più tipica della partecipazione di tut-ti i fedeli alle iniziative di bene del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. È un gesto che ha valore non soltanto pra-tico, ma anche fortemente simbolico, come segno di comunione col Papa e di

attenzione alle necessità dei fratelli; e per questo il

vostro servizio possiede un valore squisitamente eccle-siale». Ancora, nell’Encicli-ca “Deus caritas est” il Papa ha ricordato che “la Chiesa non può mai essere dispen-

sata dall’esercizio della cari-tà come attività organizzata

dei credenti e, d’altra parte, non ci sarà mai una situa-zione in cui non occorra la carità di ciascun singolo cri-stiano, perché l’uomo, al di là della giustizia, ha e avrà

sempre bisogno dell’amore” (n. 29).Attenzione per l’Obolo come forma del sostegno dei credenti al ministero dei successori di san Pietro al servizio della Chiesa uni-versale era già stata espres-sa dai Pontefici precedenti. Giovanni Paolo II ne sotto-lineò l’importanza con que-ste parole: «Vi sono note le crescenti necessità dell’apo-stolato, i bisogni delle Co-munità ecclesiali special-mente in terra di missione, le richieste di aiuto che giungono da popolazioni, individui e famiglie che ver-sano in condizioni precarie. Tanti attendono dalla Sede Apostolica un sostegno che spesso non riescono a trova-re altrove. In quest’ottica, l’Obolo costituisce una vera e propria partecipazione all’azione evangelizzatrice, specialmente se si conside-rano il senso e l’importanza di condividere concreta-mente le sollecitudini della Chiesa universale».

Formazione Teologica

«La ricerca di una sempre più profonda comunione deve segnare anche la stessa pastorale parrocchia-le e diocesana, in primo luogo il rap-porto tra le dimensioni fondamentali della catechesi, della liturgia e del servizio. È necessario cercare in ogni momento una continua integrazione e un fecondo scambio tra esse, in modo da superare i ‘compartimenti stagni’ pastorali» (Direttorio pasto-rale 3). Questo il senso dell’incontro che si è svolto ad aprile nell’audi-torium del Seminario maggiore a Pozzuoli, a conclusione dell’anno di approfondimento della Scuola di formazione teologica diocesana. Un evento eccezionale che ha visto per la prima volta presenti i direttori dei tre uffici nazionali: don Guido Benzi, direttore dell’ufficio catechistico, don Franco Magnani, direttore dell’ufficio liturgico e don Vittorio Nozza, diret-tore della Caritas. L’iniziativa è stata presieduta dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, e moderata da monsignor Luigi Longobardo, vicario episcopale per la pastorale della cultura e responsabile del Centro unitario di formazione.(articolo completo su www.segniflegrei.it)

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11 giugno 2010

CULTURA

Anche i colombari di Mercato del Sabato tra i tanti siti archeologici dei Campi Flegrei off limits nonostante scoperte e restauri

Un museo all’aperto. Ma sempre chiusoA Cappella i segreti dei marinai della flotta di Misenum e le testimonianze del culto di Iside

Interessanti e relativamente recenti acquisti di quello

che possiamo considerare il museo diffuso dell'area flegrea sono i colombari di piazza Mercato del Sabato, nella fra-zione di Cappella (comune di Monte di Procida). Si tratta di un complesso composto da nove monumen-ti, non solo colombari ma anche altre forme di edifici sepolcrali, la cui importanza risiede nell'apprezzabile stato di conservazione e nell'essere preziose testimonianze della vita (più precisamente della morte) dei marinai della flotta di Miseno, il cui insediamen-to principale, ad eccezione di alcune strutture pubbliche (impianti termali, teatro), è in buona parte ancora da indivi-duare.Indirettamente tali strutture ci permettono di osservare ancora il tracciato dell'antica strada che congiungeva Mise-num con Cuma: essendo sta-te utilizzate come fondazioni per le fabbriche successive, hanno fatto sì che, per quanto

rialzato, il manto stradale se-guisse il percorso del I secolo a.C. Si trovano a 4 metri sotto il livello attuale della piazza, e sono per lo più edificate in opus reticulatum, il che ci consente di datarli fra la tarda età augustea e la seconda metà del I secolo d.C. La storia di questi edifici è di difficile in-terpretazione: in una prima fase (I-II secolo d.C.) le tecni-che impiegate e le decorazioni dei monumenti riflettono un momento economicamente

florido del sito navale che ser-vivano. Sembra che i defunti fossero per la maggior parte schiavi e liberti alessandrini: bisogna qui ricordare l'inten-so traffico che legava il porto di Pozzuoli, difeso dalla flotta di Miseno in quanto principa-le porto dell'impero, e quello di Alessandria d'Egitto, mag-giore granaio durante il prin-cipato di Augusto, il che giu-stifica la presenza di elementi che attestano la pratica di un culto votato a Iside. Le ceneri

dei defunti erano raccolte in olle poste in ambienti a pian-ta quadrata, con diversi ordini di nicchie su tutte le pareti, alcuni dei quali ospitano an-che piccole edicole di culto. Queste strutture già durante il II secolo d.C. vengono sot-terrate e smettono la loro fun-zione, ma il ritrovamento di una tomba per l'inumazione (che si ritorna a praticare solo con la diffusione del cristiane-simo) ha fatto supporre che ci sia stata una seconda fase, for-

se nel III-IV secolo d.C.Nonostante si tratti di un in-sieme di reperti degno di nota da un punto di vista scientifi-co, ma anche facilmente godi-bile per il turista che riuscisse ad accedervi, i colombari di Cappella non sono visitabili: i cancelli sono chiusi. Eppure parliamo di lavori completati meno di un anno fa: restauri, strutture moderne a difesa delle antiche, impian-ti per rendere fruibili le sco-perte; lavori che sono costati 900.000 euro, cui hanno con-tribuito la Regione, lo Stato e l'Unione Europea. Neanche l'attenzione di cui sono stati fatti oggetti i co-lombari durante l’ultima Settimana della Cultura (una delle conferenze tenute presso il Museo Archeologico Na-zionale di Napoli aveva come tema il culto di Iside di cui si è detto) ha spinto le am-ministrazioni locali a riaprire il sito. Un'altra sala chiusa del museo diffuso che sono i Campi Flegrei.

Antonio Franco

Anche Segni dei Tempi alla ribal-ta del premio giornalistico inter-nazionale “Per …Napoli” bandi-to dal Rotary Club Napoli, merito del nostro Ciro Biondi che si è as-sicurato il riconoscimento per la sezione carta stampata. Numerosi sono stati i lavori e le candidature vagliate dalla prestigiosa commis-sione guidata da Massimo Franco, presidente del Rotary Club Napoli, e non è stato facile per la Giuria, composta dallo stesso Franco e dai membri Claudio Azzolini, Sergio Corbino, Virman Cusenza, Gia-cinto Grisolia, Ottavio Lucarelli, Alfonso Ruffo, Giovanna Torcia e Luca Ganguzza, scegliere i quat-tro vincitori della prima edizione del concorso: Ciro Biondi (sezione carta stampata), Daniele Bellini (sezione radiofonica), Mario Le-ombruno (sezione televisiva), Ro-berta Rinaldi (sezione internet). Biondi ha ricevuto il primo pre-mio per il servizio “L’usura? Se la conosci la puoi evitare”, pubbli-

cato su Segni dei Tempi nel nu-mero di giugno 2009. Lo scorso 18 maggio, durante la cerimonia all’Hotel Royal, i giovani gior-nalisti vincitori hanno ricevuto, oltre al premio in denaro, un at-testato e un’opera dell’artista na-poletano Lello Esposito. A Biondi è stato consegnato anche un rico-noscimento del Presidente della Repubblica: una Medaglia del Capo dello Stato, quale premio di rappresentanza.«Si conclude così la prima edi-zione del Premio “Per… Napoli” partito un anno fa – ha dichia-rato il professor Franco – Il ban-do di questo Premio rotariano si proponeva di valorizzare giovani giornalisti che con articoli, tra-smissioni televisive, radiofoniche o su internet, abbiano trattato aspetti tesi a migliorare la quali-tà della vita e la vivibilità nella città di Napoli e si siano distinti per completezza e correttezza di informazione».

Il Premio giornalistico “Per … Napoli”

Questa la motivazione del premio attribuito a Ciro Biondi dalla Com-

missione del Premio istituito dal Rotary Club Napoli: «L’autore affronta

uno degli aspetti più scottanti della realtà locale e più in particolare na-

poletana, denunciando gli effetti devastanti di questo innaturale “eserci-

zio” a discapito dell’economia del territorio e dell’etica. Propone l’appro-

fondimento della tematica usura e mette in luce un’esperienza positiva

portata avanti da un piccolo gruppo volontario divenuto strumento di

collegamento con i soggetti istituzionali di riferimento del territorio».

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SPORT

Coinvolgere i giovani e i meno giovani del quar-

tiere, è la sfida che attraverso il Centro Sportivo di Pozzuoli si apprestano a vivere questa estate i cittadini di Cigliano e di Lucrino. Nei due quartieri periferici della città si punta a coagulare i residenti e a ri-lanciare aspetti di vita sociale che lo stress da impegni senza soluzione di continuità hanno fatto smarrire. In campo con il Csi - Centro Zona Pozzuoli il Comitato Civico per Ci-gliano e la Pro Loco Pozzuoli con iniziative sociali, cultura-li e sportive. I volontari, gli animatori e i tecnici dell'ente di promozione blu-arancio promuoveranno e cureranno le iniziative sportive con il chiaro intento di coinvolgere

le varie fasce di età e renderle protagoniste delle attività.“I giovani al centro” è il titolo del progetto varato dal Comi-tato Civico per Cigliano che si concretizzerà in questo mese di giugno proponendosi di dare ampio spazio alle attività per ragazzi ed adolescenti. Da un censimento del Comitato Civico è emerso che la po-polazione di questo quartiere collinare di Pozzuoli presenta una età media bassa, con una fascia adolescenziale alquan-to consistente. Il Comitato di concerto con il Csi punta a superare per Cigliano l'at-tuale dimensione di quartiere dormitorio. Come? Attivando iniziative che motivino i ra-gazzi e li spingano a vivere e a scoprire il proprio territorio.

Le discipline sportive, soprat-tutto durante il periodo delle vacanze diventano un attrat-tore formidabile. E così a Ci-gliano si darà vita a una serie di competizioni che, sotto la denominazione delle “Vecchie masserie dell'area vulcanica a nord della Solfatara”, stimo-lerà i giovani a conoscersi e a vivere il loro territorio. Gare podistiche, corse in biciclet-ta, sfide di calcio e altre ini-ziative ludiche formeranno il crogiuolo di un programma che punterà sull'animazione e la socializzazione dei gruppi giovanili rimasti finora - come lamentano le famiglie - ai margini del coagulo sociale, e pronti a scappare dalla loro realtà perché ritenuta mono-tona e priva di stimoli .

A Lucrino, invece, scende in campo il gruppo di volontari della Pro Loco. L'obiettivo è coinvolgere nel quartiere lacustre, vecchia zona bal-neare del capoluogo flegreo, residenti e ospiti stagionali in manifestazioni di aggregazio-ne. Anche qui le attenzioni maggiori cadono sui giovani. Le attività ludiche e sportive svolte sulla spiaggia o nelle aree verdi diventano il veico-

lo più immediato per creare socialità. Un coinvolgimento che punta a superare le fasce dei solo giovani e vuole essere per tutti, proprio in virtù del-la struttura e della logica del movimento ciesseino. Anche a Lucrino sono previsti pro-grammi di animazione e di attività sportiva con il beach volley ed il dodge ball a farla da padrone.

Giuseppe Moio

Interparrocchiale, guida SS Pietro e Paolo. I giovani della parrocchia San Pietro e Paolo co-mandano con pieno merito la classifica del torneo interparrocchiale Under 16, che il Csi Poz-zuoli ha inteso intitolare a “Giuseppe Leonatti” in memoria di un arbitro carpito dalla morte agli affetti della famiglia, degli amici e dei colleghi nella maturità della sua esistenza. Il S. Pietro e Paolo partecipa con due team alla manifestazione, entrambi in testa alla graduatoria a pari merito, al termine del girone di andata. All'esordio nei tornei del Csi la squadra del Sant'Artema di Monterusciello, che si sta disimpegnando egregiamente.

Festa dello sport a Quarto. “Giovani e Sport 2010” è la manifestazione che il Csi Poz-zuoli terrà nella struttura della parrocchia del Divino Maestro a Quarto nella prima de-cade di giugno. L'iniziativa che convoglierà per alcuni giorni i giovani delle foranie di Quarto, Pozzuoli e Soccavo, come lo scorso anno, ha per obiettivo primo far socializzare gli adolescenti di diverse realtà, soprattutto quelle più difficili, attraverso la pratica di discipline sportive. Attesi almeno duecento ragazzi per una grande festa dello sport tra calcio a cinque, dodgeball, tennis tavolo e calcio balilla.

Nel quartiere dormitorio di Cigliano progetto del Csi di Pozzuoli per far scoprire le antiche masserie con l'aiuto dello sport

La collina mette i “giovani al centro”E a Lucrino i volontari della Pro Loco propongono sulla spiaggia il beach volley e il dodge ball

Il nuovo campetto del Seminario in via Luciano

Il 10 aprile, il vescovo monsignor Pascarella, ha benedetto il nuovo campetto di calcio del Seminario Maggiore. Dopo l’inaugurazione si è svolta una partita simbolica tra seminaristi e giovani della parrocchia san Paolo di Monterusciello. Si porta a compimento così un progetto di utilità sociale che era stato avviato da tempo, sospeso a seguito di una denuncia per presunte irregolarità e che la Diocesi ha completato subi-to dopo la conferma di aver sempre agito con le dovute autorizzazioni comunali e della Soprintendenza.

Puoi trovare il giornale in distribuzione gratuita:

• edicola corso Umberto I a Pozzuoli (altezza Tamoil e zona Gerolomini)

• edicola viale dell’Europa unita al Rione Toiano (sotto il monte)

• edicola via Consalvo 99/D a Fuorigrotta

• edicola Ines, Via Marotta a Monterusciello

• bar "Primavera", giardinetti di via Carmine a Pozzuoli

• Farmacia Flegrea dr.ssa Stabile, viale Campi Flegrei, 11 a Bagnoli

Censimento servizi socio-assistenziali e sanitari

L’Osservatorio delle Povertà della Caritas diocesana realizzerà dal mese di giu-gno, un’indagine sui servizi ecclesiali sanitari, socio-sanitari e socioassistenziali dell’area flegrea.La rilevazione s’inserisce nell’ambito di un censimento che si realizza ogni dieci anni in tutta Italia, promosso dalla Consulta ecclesiale nazionale degli organi-smi socio-assistenziali, dall’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità della Cei, insieme all’Osservatorio socio-religioso e al Servizio informatico Cei.

Chi è interessato a collaborare nella conduzione della ricerca e nella sommini-strazione dei questionari, può contattare l’Osservatorio diocesano (tel. 081.8530626 – e-mail: [email protected])

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Racconti per Nisida: una primavera oltre il carcereScrittori e scuole napoletane insieme per i ragazziUn libro per Nisida: “Rac-

conti per Nisida” è una raccolta di racconti che vari scrittori napoletani hanno dedicato all’isolotto flegreo, stampata da Guida, con di-stribuzione senza fini di lucro. La pubblicazione è stata rea-lizzata nell’ambito del proget-to “Nisida parco letterario”, che ha impegnato per anni l’Istituto penale minorile di Nisida e la Scuola media sta-tale “Sogliano”. Al progetto partecipano le docenti della SMS “ Michelangelo” che operano nell’istituto; vi col-labora anche il Liceo Scien-tifico “Mercalli”. Gli autori

e i giovani ospiti dell’istituto minorile hanno partecipato a una serie di incontri cultu-rali, dai quali sono scaturiti i racconti per Nisida, l’isola che da secoli ha affascinato poeti, scrittori, musicisti e pittori. Si va, dunque, oltre il carcere: «Un percorso nella bellezza del mito e della natura, nella complessità della storia, nelle passioni dei suoi abitanti, che costituiscono il motivo con-duttore del progetto didattico Nisida come parco letterario». I racconti, pertanto, hanno per argomento la vita dell’iso-la e hanno come pubblico pri-vilegiato i ragazzi dell’Istituto.

Nella prefazione del libro Da-cia Maraini esprime le impres-sioni personali nell’incontro con i ragazzi: «Un pubblico attento e reattivo. Pieni di cu-riosità, di voglia di ascoltare, di discutere, di controbattere e di rimettersi in gioco». Alla stesura dei racconti ha contri-buito tra gli altri la dirigente scolastica dell’ITN-IPIAM “Duca degli Abruzzi”, Angela Procaccini, che ha già ospitato i ragazzi nei locali dell’istitu-to, insieme alla rappresentan-za di vari altri istituti superiori e scuole medie napoletani, per il progetto “Leggiamoci fuori scuola”. Un progetto intri-gante, perché ha permesso la realizzazione del fotoromanzo “Liberi di amare”, prodotto dai ragazzi dell’Istituto penale minorile. La dirigente ha dato la sua piena disponibilità di tempo e di cuore, anche nel raccontare “Pesante come un coperchio”, ovvero il dramma interiore, l’angoscia, il dolore sommerso e lo spasimo delle emozioni che può determina-re un reato.

“Racconti per Nisida” è stato curato da Maria Franco, do-cente dei ragazzi di Nisida: “La primavera dell’anima” è uno dei quindici racconti del-la stessa Franco, che l’ha dedi-cato alla memoria di Roberto Dinacci, volontario impegna-to per il reinserimento sociale dei ragazzi, scomparso prema-turamente.

L’isola, dunque, continua a ispirare scrittori e poeti; e per i ragazzi ospiti del luogo, scrive ancora Dacia Maraini, «è importante capire che c’è dell’altro, che ci sono altre possibilità. Un ventaglio di strade nuove, di destini di-versi, di tempi rinnovati da inventare e da capire».

Raffaella Pingi

SCUOLA

14giugno 2010

La dirigente scolastica Angela Procaccini

Una panoramica di Nisida

Al Palazzo dell’innovazione e della conoscenza di via Terracina, incontro conclusivo del progetto “Democrazia è rispetto delle regole”, un percorso proposto alle seconde classi del Liceo Scientifico “Arturo Labriola” di Bagnoli per sensibilizzare gli studen-ti al rispetto delle regole della convivenza, attraverso la lettura di testi e gli incontri con magistrati e altre figure istituzionali. Dopo il saluto del dirigente scolastico Domenico Grifoni, il docente di religione e referente del progetto Francesco Pisano ha introdotto i lavori sottolineando l’im-portanza, per ragazzi e non, del rispetto delle più semplici regole di convivenza (esempio: entrare puntuali a scuola, portare la giustifica…). Inoltre, con tono altresì polemico, ha affermato che «se il progetto non ha modificato il modo di comportarsi è fallito l’obiettivo prefissato dello stesso...».Diversi sono stati gli interventi sul tema del “rispetto delle regole”. Raffaele Canto-ne, famoso magistrato anticamorra, ha menzionato diversi episodi vissuti in prima persona e riportati nel suo libro “Solo per giustizia”. Il pm ha testimoniato la pre-senza nelle zone degradate di una fisiologica accettazione della possibilità di morire senza motivo. Ha inoltre ricordato l’estrema facilità con cui un giovane, attratto dal guadagno facile, può rimanere vittima di logiche delle quali non è lontanamente a conoscenza. Cantone si è soffermato anche sull’importanza della cultura, spiegando come difficilmente chi si dedica alle attività illegali abbia un bagaglio culturale. Il cantante Luca Caiazzo, in arte “Lucariello”, ha invece testimoniato come la passione per la musica sia stata per lui determinante per non cadere nella vorticosa trappola della criminalità organizzata; il suo progetto “Veleno Fertile” vede coinvolti, nella lavorazione del suo nuovo album, quindici ragazzi provenienti da diverse zone del napoletano. Dopo la sua applaudita esecuzione del brano “Cappotto di legno”, canzone nata da un’idea di Saviano, è intervenuta Maddalena Letizia, studentessa di Giurisprudenza, che ha evidenziato l’incompatibilità del binomio “potere-stato” e sostenuto con forza la necessità di informarsi sui problemi che affliggono la nostra

terra al fine di “conoscere” e “contrastare” i fenomeni che li determinano. Antonio Buonomo, attore nel film “Fortapasc”, dedicato alla figura del giornalista Giancarlo Siani, ha narrato della sua infanzia caratterizzata dall’euforia di sua madre per le sue capacità canore e delle occasioni in cui ha potuto incontrare proprio Nuvoletta, il personaggio che ha interpretato nel celebre film. Il sociologo Carlo Tricarico ha infine esposto i risultati del questionario sul fenomeno camorristico che aveva come campione 158 alunni del Labriola. La camorra viene percepita come un’abitudi-ne culturale e uno sbocco occupazionale. La maggioranza degli studenti pensa che possa essere debellata, ma che le istituzioni preposte a questo compito non siano sufficientemente valide. L’incontro si è concluso con l'intervento di Luca Simeone, un ex alunno del liceo, attuale vicepresidente della Municipalità, che ha esortato a non mollare mai e ad agire nel nostro piccolo perché le regole, e quindi i diritti di ciascuno di noi vengano rispettati.

f.p.

I ragazzi del “Labriola” a lezione di legalità

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15 giugno 2010

TAM TAM TAM TAM

L’appuntamento delle scuole a Villa Livia per rinnovare la tradizione di accoglienza di 2000 anni fa. Solidarietà alla Caritas

Primavera Flegrea nell’antica PuteoliTra le iniziative la rappresentazione sull’approdo di san Paolo e una guida per i turisti spagnoli

Ancora una volta le scuole protagoniste del territo-

rio con la Primavera Flegrea, la manifestazione che coin-volge numerose scuole di ogni ordine e grado di Poz-zuoli. Ideatori ed organizza-tori i docenti Procolo Pisano e Claudio Villani dell’Itis che hanno voluto dedicare l’otta-va edizione all’antica Pozzuo-li. “Puteoli litora mundi ho-spita” (citando il poeta latino Stazio) si è svolta nell’intera giornata di martedì 18 mag-gio all’interno di Villa di Li-via, il complesso archeologico di via Campi Flegrei che ospi-ta iniziative di carattere cultu-rale. La struttura, una villa patrizia romana risalente al I secolo d. C., ha fatto da sce-nario ideale per ospitare scene dell’antico porto che fu uno degli approdi più importanti del Mediterraneo. Nei Campi Flegrei, come hanno ricorda-to ragazzi e insegnanti, sono arrivati personaggi rilevanti e, con loro, idee nuove. Tra que-sti Paolo di Tarso nel 61 d. C. All’Apostolo delle Genti e al

suo arrivo a Pozzuoli i ragazzi hanno dedicato una rappre-sentazione con abiti e pietan-ze simili a quelle dell’epoca.Il pomeriggio è stato dedica-to al dibattito (“Da Puteoli a Pozzuoli, il dono dell’ac-coglienza”) e alla discussione con i ragazzi con un’introdu-zione di Dario Sessa, dirigen-te scolastico del “Tassinari”, il quale ha ricordato che Poz-zuoli ha sempre dimostrato di avere attenzione verso gli stranieri offrendo loro acco-glienza e ospitalità. Al dibat-

tito, concluso da monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, hanno partecipa-to don Fernando Carannante, direttore della Caritas Dioce-sana, don Paul John Ohpara, direttore di “Migrantes” e Tommaso Scotto di Minico, consigliere provinciale.«Ogni anno lo sforzo di orga-nizzare l’evento si fa più gran-de - dicono i docenti Pisano e Villani – eppure abbiamo sempre meno aiuti dagli enti pubblici. Quest’anno dob-biamo ringraziare la famiglia

Carannante per aver messo a disposizione Villa di Livia». Per l’occasione gli alunni del Virgilio, guidati dalla pro-fessoressa Laura Battaglia, hanno preparato una guida, “Viaje entre Mito y… Movi-da!” – in formato cartaceo e in cd-rom – sui Campi Fle-grei, Ischia, Procida e Vivara completamente in lingua spa-gnola e destinata ai giovani turisti iberici o sudamericani.Gli alunni e il personale del-la scuola hanno anche rac-colto pacchi di cibi a lunga

conservazione che sono stati donati alla Caritas diocesana di Pozzuoli per essere distri-buiti alle famiglie bisognose sul territorio, un segno reale di solidarietà per i più poveri. Un cesto riempito di generi alimentari, simbolo di tutti i doni, è stato portato al vesco-vo Pascarella. Alla manifestazione, svoltasi grazie ai progetti Pon (pro-getto “Primavera Flegrea” e progetto “Approdo di San Paolo”), hanno partecipato le seguenti scuole: 3° Circolo Didattico, 4° Circolo Didat-tico, 6° Circolo Didattico, 6° Circolo Didattico plesso “Raimondo Annecchino”, Sms “Diaz”, Is. “Falcone”, Ipsar “Petronio”, Is. “Pitago-ra, Is. “Tassinari”, Is. “Virgi-lio” e la Sms “Pergolesi 2”.L’evento è stato organizza-to dal “Tassinari” ed è stato patrocinato dalla Provincia di Napoli, dal Comune di Pozzuoli e dall’Azienda Auto-noma Cura Soggiorno e Turi-smo di Pozzuoli.

Valentina Cavaliere

Nel 150° anniversario dell’Unità an-che un gemellaggio Nord –Sud tra i ragazzi di Bacoli e Monte di Procida e Marzotto Valdagno, in provincia di Vicenza. Venti allievi e docenti dell’Isti-tuto tessile veneto hanno incontrato i ragazzi del Liceo Polispecialistico di Torregaveta per uno scambio artistico formativo. Tema conduttore “Il bene comune delle culture” nel rispetto e nel-la conoscenza condivisa delle diversità e delle ricche tradizioni antropologiche dei territori: dal fiume Agno all’Aver-no 787 km di cultura in una Italia senza inutili divisioni. Gli studenti di Valdagno hanno presentato “Descensus ‘Nfern” dal VI libro dell’Eneide. Una lettura beckettiana, dove la mitica emi-grazione dei Troiani verso i lidi italici si fonde e si intreccia con le immagini di guerra dei giorni nostri e dell’esodo dei barconi dei nuovi migranti albanesi e nord africani. Una rappresentazione che usa diversi linguaggi e gioca con un mix di dialetti, slang e un divertente e sibillino “napoletano” recitato dai ra-gazzi vicentini. Il laboratorio teatrale

è stato curato da Alfredo Visconti, un giovane flegreo che insegna nella scuola pubblica dell’area vicentina. I ragazzi del liceo di Torregaveta hanno presenta-to uno spettacolo dalle atmosfere surrea-li e magiche ispirato a Virgilio e Dante, a cura del professore Ernesto Salemme. I veneti, ospiti delle famiglie bacolesi, hanno poi visitato il Museo dell’Alenia e i vari siti archeologici. Festa, infine, nello spazio-teatro “Laboratorio delle Arti”, concesso dal Comune di Monte di Procida: canzoni napoletane con la voce di Rosaria Di Costanzo e le musiche di Geppino Scamardella. Risate, poi, con il gruppo comico La Scintilla di Mor-ra e Sovente, in un omaggio a Peppino De Filippo diretto da Franco Napolita-no. In scena con i loro lavori anche gli studenti protagonisti del gemellaggio. «L’anno prossimo ricambieremo la visi-ta e saremo a Valdagno con 20 ragazzi di Bacoli e Monte di Procida e un no-stro spettacolo», promette Ciro Morra, organizzatore dell’evento a nome della Scintilla e dell’Associazione Mondo Se-lenia e Territorio.

Un ponte da Vicenza a Bacoli Latino “vivo” al PitagoraFederica Costagliola, allieva della III Liceo Classico dell'I.S.S. Pita-gora di Pozzuoli, ha vinto il pri-mo premio della VII edizione del Certamen Vitruviano organizzato dall'Istituto Vitruvio-Tallini di Formia. L'allieva si è distinta per aver svolto in modo eccellente la tra-duzione e il commento filologico di un passo tratto dal De Architectura di Vitruvio. Gli studenti del Pita-gora quest'anno si sono cimentati nella traduzione di testi in lingua latina e greca nell'ambito di diversi concorsi nazionali, tra cui il Certa-men Lucreziano a Napoli, l'Agone Gobetti a Fondi, il Certamen Hir-pinum ad Avellino, il Campanum a S. Maria Capua Vetere, ed infine al Vitruviano di Formia. Durante queste manifestazioni gli studen-ti hanno avuto l'opportunità di confrontarsi con coetanei di tutta Italia, seguire conferenze di docen-ti universitari, ascoltare concerti, visitare siti archeologici di grande interesse e ottenere importanti rico-noscimenti per il lavoro svolto.

Danze greche a PozzuoliIl gruppo di danze folkloristiche greche “O Parnassos” è stato ospite dell' Istituto Superiore - Liceo Clas-sico Pitagora di Pozzuoli, nell'am-bito del progetto "La lingua greca: un millenario patrimonio di civil-tà e di cultura al servizio dell'Eu-ropa odierna". Nel progetto curato da Filippo D'Oria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, gli alunni del liceo classico han-no svolto lezioni di lingua greca corrente al fine di potenziare la conoscenza lessicale del greco an-tico attraverso lo studio del greco contemporaneo, vale a dire di una lingua, che pur strettamente lega-ta a quella antica, costituisce la parlata di un Paese dell'Unione Europea. Il gemellaggio del liceo puteolano con l'associazione cul-turale greca che opera nella città di Dauleia in Beozia, permetterà di approfondire conoscenze sul re-cupero e sulla valorizzazione degli usi, dei costumi e del patrimonio librario della tradizione ellenica di cui si occupa dal 1977.

foto: Paola Visone

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16giugno 2010

Associazione culturale di volontariato NEMEA Segreteria Itinerari: c/o Centro Studi per il Volontariato

Via N. Fasano, 9 – Pozzuoli (NA)Telefax 081.853.06.26 – Cell. 388.112.71.88 –388.101.97.12

www.nemeaonlus.it - [email protected]

Sede legale: Via Campi Flegrei, 12 – 80078 Pozzuoli (NA)

Sedi operative: c/o Palazzo vescovile - Museo Diocesano Virtuale Chiesa SS. Corpo di Cristo - Rione Terra - Pozzuoli (NA)

c/o Centro Arcobaleno - Officina TeatraleVia Cumana, 48 - Fuorigrotta Napoli

Centro Diocesano per la pastorale della culturaVia Campi Flegrei, 12 - Pozzuoli (NA)

[email protected]

itine2010

>> i Campi Flegrei

L’Associazione NEMEApromuove i suoi Itineraristorico-religiosi,sviluppando visitetematiche, rivolte inparticolare alle scuoledi ogni ordine e grado.

I Campi Flegrei hanno sempre esercitato un fascino particolare, dall’antichità più remota all’epoca del Grand Tour.L’Associazione invita ad un viaggio straordinario tra miti, leggende, storia, monumenti, alla scoperta dei tesori qui racchiusi.

Di quelli ancora esistenti e di quelli, purtroppo, dissipati; non per camminare sui sentieri della nostalgia, ma per contri-buire a proporre prospettive di sviluppo e di riscatto.

1. ITINERARIO PAOLINOMacellum “Tempio di Serapide” - Porto e Borgo marinaro – Chiesa Assunta a mare - Chiesa S. Maria delle Grazie - Chiesa S. Vincenzo Ferrer - Chiesa S. Maria della Purificazi-one (cripta) - S. Raffaele - Chiesa Corpo di Cristo e Tempio Duomo sul Rione Terra

2. ITINERARIO PALEOCRISTIANO PUTEOLANONecropoli di via Celle e S. Vito - Cappella rurale S. Vito

3. ITINERARIO IANUARIANOCratere Solfatara - Santuario S. Gennaro e convento Cappuccini - Anfiteatro Flavio

4. ITINERARIO PALEOCRISTIANO CUMANOAcropoli di Cuma - Antro della Sibilla - Resti basilica paleocristiana (Tempio di Apollo) - Resti basilica paleocristiana (Tempio di Giove)

5. ITINERARIO PALEOCRISTIANO MISENATEParco Archeologico di Baia - Castello di Baia - Cento Camerelle - Piscina Mirabile - Chiesa S. Anna a Bacoli - Chiesa S. Maria delle Grazie e S. Sosso a Miseno

6. BIBLIOTECA VESCOVILE E MUSEO DIOCESANO Biblioteca - Sala espositiva - Museo virtuale

7. ALLE PORTE DEI CAMPI FLEGREICrypta Neapolitana e Tomba di Virgilio

Anno Paolino Diocesano 1950° annniversario dell'approdo di San Paolo a Pozzuoli(30 maggio 2010 - 30 maggio 2011)