GiornaLED - Ottobre 2012

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1 OTTOBRE 2012 PRIMO NUMERO COPIA MENSILE È NATO GIORNALED! UNIVERSITÀ ATTUALITÀ CULTURA & SPORT Molti di voi si staranno chiedendo cosa sia il giornale che tengono in mano. Cer- chiamo qui di dare una breve risposta: GiornaLED è un progetto di informa- zione attiva del collettivo LED (L'Effet- to Domino). Il nostro scopo è di sensi- bilizzare i lettori all'informazione, alla partecipazione e alla conoscenza delle espressioni sociali, culturali, sportive e artistiche a livello territoriale, nazionale e internazionale. In un paese dove la differenza tra gior- nalismo e servilismo è spesso fin troppo labile, noi vogliamo distinguerci e fare informazione: sviluppare una coscienza critica in grado di farci interpretare (o reinterpretare) in maniera autonoma gli avvenimenti che si sviluppano intorno a noi. Ispirandoci ai principi di libertà d’espressione e d’informazione, dichia- randoci fermamente contrari ad ogni sorta di discriminazione e disuguaglian- za (in conformità ai principi di coesione e solidarietà sociale del nostro Statuto), speriamo nel nostro piccolo di smuovere un po' le acque. Non dobbiamo mai smettere di ricercare la verità, di informarci, per partecipare con quanta più consapevolezza possibi- le alla vita (politica e non) di un Paese sempre più in crisi. E il nostro altro non è che un piccolo ma fiducioso passo in questa direzione. PAGINE 2-3: - QUEL LUSSOCHIAMATO UNIVERSITÀ - RBG: LA RADIO DELLA NOSTRA UNI - TAGLI LINEARI AI DIRITTI PAGINE 4-7: - ANTIPOLITICI O INDIFFERENTI? - STUFI... DI VIAGGIARE - INTERVISTE AI CANDIDATI SINDACI PAGINE 8-9: - A PERFECT DAY - INTRODUZIONE ALLA “NEONARTE” - EROI PER CASO: STEVEN BRADBURY PIIIIIIIPPP PE- PIIIIIIIPPP PE-

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Uscita del mese di ottobre di giornaled

Transcript of GiornaLED - Ottobre 2012

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OTTOBRE 2012PRIMO NUMERO

COPIA MENSILE

È NATO GIORNALED!

UNIVERSITÀ ATTUALITÀ CULTURA & SPORT

Molti di voi si staranno chiedendo cosa sia il giornale che tengono in mano. Cer-chiamo qui di dare una breve risposta: GiornaLED è un progetto di informa-zione attiva del collettivo LED (L'Effet-to Domino). Il nostro scopo è di sensi-bilizzare i lettori all'informazione, alla partecipazione e alla conoscenza delle espressioni sociali, culturali, sportive e artistiche a livello territoriale, nazionale e internazionale. In un paese dove la differenza tra gior-nalismo e servilismo è spesso fin troppo labile, noi vogliamo distinguerci e fare informazione: sviluppare una coscienza critica in grado di farci interpretare (o reinterpretare) in maniera autonoma gli avvenimenti che si sviluppano intorno a noi. Ispirandoci ai principi di libertà d’espressione e d’informazione, dichia-randoci fermamente contrari ad ogni sorta di discriminazione e disuguaglian-za (in conformità ai principi di coesione e solidarietà sociale del nostro Statuto), speriamo nel nostro piccolo di smuovere un po' le acque. Non dobbiamo mai smettere di ricercare la verità, di informarci, per partecipare con quanta più consapevolezza possibi-le alla vita (politica e non) di un Paese sempre più in crisi. E il nostro altro non è che un piccolo ma fiducioso passo in questa direzione.

Pagine 2-3:

- Quel “lusso” chiamato università

- rBg: la radio della nostra uni

- tagli lineari ai diritti

Pagine 4-7:

- antiPolitici o indifferenti?

- stufi... di viaggiare

- interviste ai candidati sindaci

Pagine 8-9:

- a Perfect day

- introduzione alla “neonarte”

- eroi Per caso: steven BradBury

COPIA MENSILE

PRIMO NUMERO OTTOBRE 2012

da NoiMolti di voi si staranno chie-dendo cosa sia il giornale che tengono in mano. La domanda è più che legittima, ed essendo questa la nostra prima “uscita allo scoperto” ci sembra dove-rosa una breve presentazione.GiornaLED è un progetto di informazione attiva del colletti-vo LED (L'Effetto Domino): il nostro scopo è di sensibilizzare i lettori all'informazione, alla partecipazione politico-sociale, e alla conoscenza delle espres-sioni sociali, culturali, sportive e artistiche a livello territoriale, nazionale e internazionale.In un paese dove la differenza tra giornalismo e servilismo è spesso fin troppo labile, noi vogliamo distinguerci e fare informazione: ovvero svilup-pare una coscienza critica in grado di farci interpretare (o reinterpretare) in maniera autonoma gli avvenimenti che si sviluppano intorno a noi.Ispirandoci ai principi di liber-tà d’espressione e d’informazi-one, dichiarandoci fermamente contrari ad ogni sorta di discri-minazione e disuguaglianza (in conformità con tutti i principi di coesione e solidarietà sociale dello Statuto del collettivo LED), speriamo nel nostro piccolo di smuovere un po' le acque, di porci delle domande e di portare i nostri lettori a fare lo stesso.Non dobbiamo mai smettere di ricercare la verità, di informar-ci, per partecipare con quanta più consapevolezza possibile alla vita (politica e non) di un Paese sempre più in crisi.E il nostro altro non è che un piccolo ma fiducioso passo in questa direzione.

PIIIIIIIPPP PE-EEEPE

SUDOKU FACILE

PIIIIIIIPPP PE-EEEPE

SUDOKU MEDIO

Firme

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UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ

“Allora il partito dominante segue un’altra strada [...]. Comincia a tra-scurare le scuole pubbliche, a scre-ditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. [...]. Si comincia per-sino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole pri-vate. [...]. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuo-la privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare aperta-mente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. [...]. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuo-chi di questa bassa cucina. “

(Piero Calamandrei, Roma, 11 feb-braio 1950)

Quel “lusso” chiamato Università

di Mirko Maggioni

Era il 4 Luglio 2011 quando il Rettore Stefano Paleari comunicò, attraverso una lettera pubblicata in internet e ri-volta a studenti e famiglie, l’imminente aumento delle tasse universitarie per il biennio conseguente. Un aumento annuo medio di 100€, con-diviso e approvato dalla rappresentanza studentesca e definito necessario per sopperire al sotto-finanziamento che colpisce il nostro Ateneo. In aggiunta a questo incremento ne è subentrato un se-condo in applicazione del d.lgs 68/2012,

il quale prevede un aumento della tassa per il diritto allo studio di 40€ salvo di-versa disposizione della Regione. Tale imposta, direttamente definita dalla Regione, ha contribuito quindi al pesan-te incremento della prima rata che supe-ra di ben 115€ quella dell’anno prece-dente. Una cifra spropositata che pone in serio pericolo un diritto fondamenta-le, ipocritamente invocato da chi lo sta lentamente logorando con politiche che trasformano il percorso universitario in un lusso concesso a pochi. Viviamo un periodo in cui il tasso di di-soccupazione giovanile nel nostro paese ha raggiunto il 36% (15% nella nostra provincia) e solitamente le remunerazio-ni precarie dei giovani lavoratori sono assolutamente insufficienti a garantire il pagamento del percorso di studi. Inoltre troviamo sempre più famiglie in gravi difficoltà economiche che, con abnormi sacrifici, cercano di affronta-re i gravosi aumenti di benzina, mezzi

pubblici, materiale tecnico e libri di te-sto. In aggiunta, questo aumento aggra-va lo stato di irregolarità in cui versa il nostro ateneo da troppo tempo: ai sensi della legge 306/1997 l’università non può ricevere, in tasse, dagli studenti più del 20% di quanto venga assegnato dal fondo di finanziamento ordinario dello Stato (FFO). L’anno precedente tale limite fu ampia-mente sforato come riconosciuto dallo stesso Rettore e quest’anno la forbice tra il limite legale e l’effettiva incisione del prelievo sugli studenti è destinata ad aumentare. In questi ultimi mesi sono state spese molte parole, troppe, in commoventi slogan che inneggiavano alla collabo-razione con gli studenti e alla compren-sione delle loro necessità. Purtroppo nei fatti tutto ciò non si è visto.

di Gadis Argaw

È un piccolo grande paradosso il fatto che oggigiorno un progetto risalente al 2007 sia perlopiù ignoto laddove è ve-nuto alla luce. Stiamo parlando di RBG, la radio degli studenti bergamaschi.In principio fu Unyonair di Radio 24 e Sole 24 Ore, accolto da quaranta atenei italiani, ma portato avanti forse soltan-to dalla metà di essi; da Bergamo prese piede la collaborazione tra la Professo-ressa Pasquali (attuale responsabile dei contenuti e degli interni), l'ufficio co-municazione dell'università e il centro per le tecnologie didattiche. Infine, dopo averli selezionati tramite curriculum e colloquio, arrivarono anche i primi cin-que studenti.Con l'obiettivo di creare uno spazio di dialogo culturale mediato da frequenze e gestito dal sodalizio fra docenti e di-scenti, la radio del nostro ateneo ha ini-ziato a operare nel contesto delle attività del Centro Arti Visive raggiungendo un budget annuale (materia dell'ammini-strazione della scuola) di duemila euro-

RBG: la radio della nostra Università

comprensivo di spese per l'Associazione Consortile Fonografici e SIAE.Lecito è quindi affermare che questa idea dovrebbe destare l'attenzione delle menti universitarie disposte a mettersi in gioco e vivere un'esperienza extra-curri-colare, avendo in tasca la possibilità di concretizzare crediti formativi nel caso se ne facesse un tirocinio.

di Zlatan Mrkba

Nella tanto predicata opera di risana-mento dei conti e di rilancio della cresci-ta (?!) portata avanti dal governo Monti negli ultimi mesi, non può non risaltare, in tutta la sua drammatica evidenza, la pressoché totale assenza di interventi in-cisivi e positivi nell'ambito della cultura e dell'istruzione, a tutti i livelli. Volendo restringere il campo di analisi al diritto allo studio universitario, salta-no subito all'occhio le anomalie nell'e-rogazione di un beneficio economico che, nel nostro ordinamento, è previsto per rendere effettivo un diritto costitu-zionalmente garantito (Articolo 34 della Costituzione). In particolare, la norma-tiva di riferimento prevede l'istituzio-ne di borse di studio, mense, residenze univesitarie, alloggi a canone agevolato, etc. da attuarsi nel solco dei criteri fissati periodicamente da un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei mini-stri. Con la riforma costituzionale del 2001, la materia è divenuta di compe-tenza regionale esclusiva (salvi i livelli minimi delle prestazioni stabiliti dallo Stato) con ampi compiti amministrativi affidati a enti dipendenti dalle regioni ma incardinati nelle università stesse. In questo senso, ne va dato atto, la Regio-ne Lombardia e l'Università di Bergamo si sono distinte nel corso degli anni per la capacità di rendere effettivo il diritto allo studio, finanziando adeguatamente i diversi servizi e riuscendo a coprire, sebbene a scaglioni, il pagamento del beneficio a tutti gli aventi diritto. Tuttavia è innegabile che la situazione economica generale, ma anche precise scelte di politica economica, stiano mi-nando tale “virtuosità”. In primo luogo, a fronte di un aumento spaventoso del-la contribuzione studentesca, l'eroga-zione delle borse di studio, principale strumento di intervento a favore degli studenti, trova numerosi ostacoli “ope-rativi”. In effetti, chi, a dicembre, dopo essere risultato idoneo nelle graduatorie (stabilite, a seguito di concorso bandito annualmente, dal servizio per il diritto allo studio dell'Università di Bergamo), credesse di poter finalmente accedere ai benefici economici indipensabili per

pagarsi i libri e far fronte alle altre innu-merevoli spese correlate allo studio, si troverebbe di fronte alla fondamentale dicotomia “idoneo-beneficiario”: cioè, i pochi beneficiari ricevono subito una parte dei soldi previsti, gli altri, se va bene, li vedranno a settembre, sempre-ché si reperiscano i fondi necessari. E a luglio, chi, fiducioso, leggesse l'avviso di avvenuto finanziamento da parte del-la Regione Lombardia, capirebbe che c'è un ulteriore classifica, una graduato-ria nella graduatoria, per cui, oltre una certa posizione, i soldi non bastano, e si aspetta un'altra delibera “salvifica” del Pirellone. I primi classificati di tale “graduatoria nella graduatoria” devono comunque aspettare “l'effettivo perveni-re dei fondi”, che non avviene mai pri-ma della fine di settembre; i secondi, ta-pini, passeranno l'estate a consultare con ansia il Bollettino Ufficiale della Regio-ne, dove vengono pubblicati i provve-dimenti, nella speranza che il Consiglio Regionale elargisca i quattrini necessari (che, poi, perverrannno effettivamente a Natale). Insomma, ci troviamo di fronte ad una situazione intollerabile. Soprat-tutto perché la “tassa per il diritto allo studio”(che è destinata al finanziamento

delle borse di studio ed è “inserita” nella prima rata delle tasse universitarie) ha subito quest'anno un aumento del 40%. All'opposto, le altre componenti che do-vrebbero integrare finanziariamente le borse di studio, ovvero le risorse mes-se in campo dalle Regioni e dallo Stato (Fondo Integrativo), hanno subito e con-tinuano a subire tagli draconiani. Nella situazione attuale, non sono nem-meno chiare le linee di intervento che, necessariamente, dovranno essere attua-te a livello governativo. Anziché affron-tare in maniera decisa e strutturale la questione, si preferisce, nello stile tipico dei politicanti, di differirla, mascheran-do le carenze più evidenti con interven-ti estemporanei, sufficienti a coprire momentaneamente le falle del sistema. Questo atteggiamento deve trovare una risposta energica, politica, propositi-va da parte degli studenti; non bisogna rassegnarsi ad una prospettiva di diritti negati, in cui aumenta drammaticamen-te quello che l'antropologo Marc Augé, in una recente intervista, ha definito “lo spread del sapere”.

Tagli lineari ai diritti

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ATTUALITÀ & TERRITORIO

di Flavio Panteghini

La politica in questo paese non è uno splendore, lo so. Pubblicitari prestati alla cosa pubblica, amichetti di mafio-si, leccapiedi di vario livello, mummie decennali, ignoranti xenofobi, nostalgici di ere (fortunatamente) passate... Non certo uno spettacolo edificante. Alzi la mano chi almeno una volta nella vita ha masticato tra i denti frasi del tipo “è tut-to una merda, la politica è uno schifo, sono tutti uguali”! Oh, quante mani al-zate. Lo immaginavo.In una situazione del genere è tanto fa-cile fare “del qualunquismo un’arte”. Viene spontaneo, me ne rendo conto. La sfiducia è un brutto cancro in una socie-tà come la nostra! Se chi ci rappresenta non gode della nostra fiducia, è naturale che la stessa parola “politica” assuma significati sempre più marci e negativi.Ed ecco che la strada da percorrere sem-bra quasi obbligata: prima il disgusto

verso questo o quel politicante, poi lo schifo per la casta in toto, quindi il di-stacco totale dalla gestione della nostra comunità. “È tutta una merda, a cosa mi serve continuare a perdere tempo?”Alcuni definiscono questo schema men-tale del tipo “sono-tutti-uguali-quindi-me-ne-fotto” antipolitica. Io lo chiamo “scorciatoia”. È facile, troppo facile, portare come scusa per la vostra indif-ferenza l’equazione “politica = merda”. Ma sappiate una cosa: voi non siete i pa-ladini del libero pensiero. Quindi smet-tetela di sentirvi tali. Un grande uomo, libero nell’animo per-sino in carcere, scriveva “Vivo, sono par-tigiano. Perciò odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti”. L’indifferenza, non importa quale sia la causa scatenan-te, è indifferenza, e tale rimane. Lavan-dovi le mani, smettendola di informarvi, di indignarvi, di parteggiare, fate solo il gioco di coloro che dite di odiare. È faci-le per un potente guidare e plagiare una

massa di pecore. Ma è altrettanto facile per lui fare i propri interessi quando chi lo guarda finge di provare disgusto, ma in realtà se ne frega.La politica in Italia è un tugurio? Vero. Ma a maggior ragione tutti noi dobbia-mo alzare lo sguardo e fare la nostra parte, per riappropriarci di una parola - “politica” - che deve essere bella, e deve appartenere a noi. Più ci allontaneremo dalla nostra politica, dal nostro Paese, più gli indegni che ci comandano diven-teranno forti, longevi e dannosi.Gaber cantava “libertà è partecipazio-ne”. Ricordiamoci di questa frase non solo quando la canticchiamo tra i den-ti, magari guardando Santoro in TV per sentirci un po’ più attivisti.Smettiamola di giocare agli antipolitici, e ricominciamo a partecipare. Smettia-mola col qualunquismo, l’indifferenza, il menefreghismo. Se il cambiamento non partirà oggi, da ciascuno di noi, po-trebbe non partire mai.

Antipolitici o indifferenti?

Amianto chi era costui?

ATTUALITÀ & TERRITORIO

Stufi... di viaggiare

Internazionale leghista?!?

di Alice Barcella

Bergamo, 1 settembre.“Salve, vorrei rinnovare l'abbonamento. Sono uno stu-dente.” L'impiegato dell'Atb miguarda e, senza lasciar trapelare nessuna emo-zione, risponde secco:” Sono 406 euro.” “406? Ma come! Il sito era chiaro in proposito: 396 euro per 4 zone di tra-gitto...” “Sì infatti ma deve rinnovare la sua tessera magnetica ogni tre anni e la sua è scaduta lo scorso anno. Non voglio spillargli altro denaro, ma sa il rinnovo è obbligatorio”. Fino a qualche anno fa aveva una durata quinquennale, sapevo. Frugo nelle tasche alla ricerca della fi-ligrana e, visibilmente sdegnato, lancio il dovuto all'impiegato. Che salasso! Se

penso che il servizio wnon è nemmeno così efficiente come lo descrivono sul sito l'irritazione cresce ancora di più. Ah! Se solo avessi un lavoro... potrei pa-garmelo io il trasporto da casa a scuola! Invece sono solo un povero studentello squattrinato e devo dipendere dai miei, che oltre al trasporto provvedono all'ac-quisto dei libri e di tutto il materiale. “Alcuni comuni sono convenzionati” mi vengono a dire gli impiegati. Beh, gra-zie. Il mio non lo è. Siamo al punto di prima... E con che coraggio poi mi raccomandano di utiliz-zare i mezzi pubblici perché inquinano poco?! E' vero, ma se devo richiedere un prestito alla banca per pagarmi il bi-glietto (ben 2,50 euro la corsa singola da casa fino a Bergamo!) uso la bicicletta, che non è dannosa per l'ambiente ed è pure gratis (spese per l'acquisto a parte). Peccato che il centro sia a dir poco im-praticabile, visto il traffico gestito a dir poco male. E' assurdo pensare anche che le zone tariffarie siano ben 5, su un ter-ritorio che ha un'estensione di 2722,86 km quadrati! Eppure io so che la situa-

zione non è uguale per tutta la Lombar-dia: Brescia (che ha un'estensione ben superiore rispetto a quella Bergamo) è divisa in due zone soltanto, con tariffe di conseguenza molto inferiori rispetto a quelle della nostra città. In più il sistema di aut trasporti pubblico propone non solo l'acquisto del bigliet-to direttamente sui mezzi, ma anche il biglietto giornaliero con durata di 24 ore (a Bergamo è un privilegio riservato ai soli turisti, se si escludono i biglietti natalizi gentilmente concessi dall'Atb e distribuiti nelle tabaccherie in numero fortemente limitato). Gli abbonamenti per gli studenti proposti dall'azienda di trasporto pubblico di Brescia costano 252 euro se si transita in una sola zona, 396 se si transita in entrambe le zone (il che risulta difficile, vista la vastissima estensione di ciascuna zona). Un di-scorso molto simile vale anche per città come Torino e Milano. Mi chiedo se sia davvero così impensabile poterlo appli-care anche alla nostra Bergamo... ma se la risposta dovesse essere negativa, ho sempre la possibilità di trasferirmi!

di un indignato abitante qualunque

La parola “amianto” è strausata nei vari telegiornali. L’effetto tipico è quello di creare negli ascoltatori noia, con ine-vitabile cambiamento di canale. Spero che affrontare l’argomento in maniera immediata possa coinvolgere i nostri giovani lettori. L’amianto è un minerale molto comune, e grazie alla sua resisten-za al calore e alla sua struttura fibrosa è stato da sempre usato come materiale tessile, e nelle più svariate applicazioni. La cosa micidiale dell’amianto è il fatto che nel suo degradarsi libera fibre con diametro più piccolo del capello, quan-titativo sufficiente a causare quei gravi danni che i telegiornali tergiversano a presentare. Il primo paese a rendere vie-tato l’uso dell’amianto fu il Regno Uni-to nel 1930. Gli italiani, sappiamo, arri-vano sempre dopo. Pensate che l’ Italia ha permesso a lungo l’ utilizzo di que-sto materiale incurante delle manifeste conseguenze! Solo quando i giacimenti piemontesi si poterono dire sfruttati ab-bondantemente, dopo gli scempi urba-

nistici del boom edilizio, dopo che una direttiva europea nel 1987 “consigliò” con accento particolare sui politici Ita-liani di prendere provvedimenti sull’uso “leggero” dell’amianto, ebbene, dopo ben 60 anni dal divieto britannico, viene nel 1992 il tardivo intervento del nostro caro parlamento! In questo articolo non mi soffermerò ad elencare i vacui e det-tagliatissimi numeri statistici delle varie mortalità. Il mio articolo tratta dell’in-capacità politica di poter affrontare gli argomenti quotidiani, e nella fattispecie la minaccia quotidiana dell’amianto. La ricetta dei nostri politicanti orobici porta data recente. Ecco come gli enti governativi riescono a comunicare il problema:“In riferimento al Piano Re-gionale Amianto Lombardia (PRAL) di cui alla Legge Regionale 17/03 e deli-berato in data 22/12/2005, in Lombardia vige l’obbligo di bonifica dei materiali contenti amianto entro e non oltre 10 anni dalla pubblicazione del PRAL sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombar-dia (BURL). La pubblicazione del PRAL sul BURL è avvenuta in data 17 Genna-

io 2006 e, pertanto, la bonifica dovrà es-sere eseguita entro il 16 Gennaio 2016. Dopo gli scarsi risultati il consiglio ha emanato una legge programmatica per lo smaltimento dell’amianto, stanziando fondi pari a due milioni di euro per tre anni per l’intera regione. Peccato che ne servirebbero 100 milioni per il ciclo completo della bonifica. In definitiva questa classi politica di matusalemmi non è più in grado di fornire vere rispo-ste alla cittadinanza, e questo è un esem-pio tra i tanti che sono stati pubblicati tra mignotte, vacanze e tangenti. Fonti: Corriere, amiantolombardia.it

di un indignato antirazzista qualunque

Vi ricordate di Mario Borghezio? Sì, proprio lui, il nostro europarlamentare della Lega Nord! Quello che da giova-ne militava in movimenti neofascisti spesso tendenti al nazismo, che ha par-tecipato a manifestazioni anti-Islam di ogni tipo, condannato in via definitiva per maltrattamenti su un venditore am-bulante marocchino di dodici anni e per un incendio appiccato a dei pagliericci di immigrati, che ha definito l'assassino genocida norvegese Breivik un “patrio-ta” dalle idee “condivisibili”, che disin-fettava stranieri in treno... Ecco, lui.Qualche giorno fa ho letto una notizia un po' particolare: a metà settembre si è tenuta in Valle d'Aosta una “festa in-dipendentista” che riuniva popoli del mondo in cerca di autodeterminazio-ne, organizzata in teoria da due onlus di matrice leghista (“Terra e popolo” e “Terra insubre”), in pratica dall'ala più

oltranzista della Lega, capitanata -per l'appunto- dal nostro buon Mario. Erano presenti catalani, fiamminghi, sudtiro-lesi, savoisiens, nizzardi e -udite udite- musulmani sarawi.Siamo a metà tra il ridicolo e il grotte-sco. L'idea che ci sia ancora qualcuno realmente convinto dell'esistenza del fantomatico “popolo padano” è quasi ilare. Non mi stancherò mai di ripeterlo: LA PADANIA NON ESISTE. Prendia-mo atto una volta per tutte che nono-stante le differenze e i problemi SIAMO TUTTI ITALIANI. Certi personaggi, anziché riempirsi la bocca di paroloni come “secessione”, “autodeterminazione” o addirittura “li-bertà”, dovrebbero smetterla di vivere la vita guardando solo al proprio interes-se, al proprio giardinetto. I problemi ci sono, è vero, ma non saranno beceri ra-gionamenti di pancia a risolverli, quanto una maggior consapevolezza che il po-polo ITALIANO (NON padano) debba

camminare unito per risolverli.E poi... Cosa ci fa Borghezio a braccetto con quei musulmani che voleva “pren-dere per la barba e cacciarli a calci nel sedere”? L'ipocrisia leghista non ha più limiti. Se la coerenza vera l'hanno ab-bandonata anni fa, a quanto pare stanno gettando all'aria pure quella di facciata.Il grottesco teatro dell'assurdo leghista non accenna a finire. Ma ogni atto di questo spettacolo aggiunge buoni moti-vi per alzarsi dalla poltroncina e uscire dalla sala, senza applausi.

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INTERVISTA INTERVISTA

Prossimamente troverete le

interviste ad altri candidati sindaci

per Bergamo 2014!

Intervista ai candidati sindaci per Bg2014 : Pietro Vertova

di Andrea Castelli

Ancor prima di crisi economica, mi sembra giusto parlare della crisi delle ideologie e della politica, non più ricon-ducibile alla sua etimologia originaria e cioè l'amministrazione della città. Sta emergendo la richiesta da parte dei cittadini di riappropriarsi del panorama politico: saremo ancora capaci di educa-re ed educarci a capire il valore collet-tivo delle proprie azioni e di ciò che ne conseguirà?

La politica deve assumere la maggior parte dei problemi individuali che oggi sono messi in discussione. Prevale l’i-dea che le vite individuali possono in-contrarsi l’una con l’altra, ma non si riconosce un’effettiva comunanza dei problemi. Occorre interiorizzare le pro-blematiche di tutti per comprendere l’a-gire politico. Con la crisi economica è più facile riconoscere questa comunan-za dei problemi, poiché sono sotto gli occhi di tutti. Le nuove generazioni non vedono molte prospettive per il futuro, anzi per certi versi sono peggiori rispetto alle gene-razioni precedenti. Oggi le prospettive individuali devono andare di pari passo con le prospettive collettive. I disagi psicologici ed esistenziali han-no radici comuni: bisogna saper ricono-scere che la sfera comune è più impor-tante di quella individuale soprattutto in tempi di crisi e dopo traumi collettivi, come le crisi, le guerre, i disastri di Genova e tanti altri…Sembra che fare politica sia diventata più un’ambizione personale, che seppur legittima è troppo lontana dalla definizione originaria di politica, e cioè l’amministrazione della

città e della collettività. Essa deve tor-nare a prendersi cura del popolo inteso anche come cura degli esclusi di qua-lunque genere: giovani e anziani, disoc-cupati e disagiati. E l’istituzione comu-nale è la prima ad avere questo obiettivo data la sua particolare vicinanza con i bisogni della popolazione.

L’università rappresenta un valore ag-giunto alla città di Bergamo: una fucina di idee, di proposte e di prassi che po-trebbero giovare all’intera città, sia per quanto riguarda la cultura sia per il la-voro: crede sia possibile un legame più sinergico tra comune e università?

Le sinergie sono troppo legate ai vertici per ora. Ci sono periodici incontri tra sindaco e rettore per concordare proget-ti comuni. L’Unibg ha molte potenziali-tà: una su tutte è l’immensa varietà di studenti che provengono da altre città e dalla provincia. Se ci fossero gli alloggi necessari, que-sto sarebbe sinonimo di una genera-le revitalizzazione della città, del suo tessuto sociale e della socialità. Ciò permetterebbe un incontro non esclu-sivamente tra vertici ma tra studenti e popolazione. L’ateneo dovrebbe sapersi aprire alla città e riconoscere che la formazione culturale avviene anche nella auto-organizzazione, nella collettività, nella progettualità capace di coinvolgere in modo da prefiggersi una gestione del potere sempre più democratica e tra-sparente. Credo fermamente che aldilà della for-mazione vera e propria che offre l’ate-neo, esso costituisce una crescita collet-tiva da parte degli studenti e anche dei cittadini che interagiscono con essi. Si è visto come negli ultimi tempi l’u-niversità di Bergamo si sia sempre più specializzata nel ramo culturale/turisti-co e ricreativo e questa è la strada da perseguire.

Come crede sia possibile promuovere l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubbli-ci (per evitare traffico e inquinamento) a fronte dei continui aumenti del costo

del biglietto?

La mobilità è un problema culturale. I comuni negli ultimi tempi sono stai mas-sacrati dalla crisi e dai tagli regionali o statali. La libertà di circolazione è molto importante in tempi come questi, tuttavia è necessario pensare e attuare stratagemmi che combattano l’inquina-mento e favoriscano la socialità. Biso-gna stare attenti dato che si tratta di una situazione molto delicata.

Attivismo giovanile e spazi delle politi-che giovanili: cosa ne pensa dell’attuale situazione?

Per me conta molto la direzione delle politiche giovanili che promuove un’i-stituzione comunale. Oggi sempre più frequentemente non c’è una direzione e i ragazzi, dopo l’oratorio, non hanno più riferimenti simbolici a cui aggrapparsi. Non si tratta dunque esclusivamente di spazi di aggregazione giovanile ma di formulare una direzione per formarsi alla cittadinanza e alla partecipazione alla sfera politica. Oggi o si diventa individualisti o si è in perenne ricerca identitaria. E’ per questo che il comune deve necessariamente essere un punto di riferimento per i giovani e sapere offrire un’idea e una direzione per una cittadi-nanza attiva.

Ha deciso di candidarsi a sindaco per le prossime elezioni: come giudica l’ope-rato del sindaco uscente? Si sono rag-giunti obiettivi condivisi oppure no?

L’operato della giunta attuale è stato negativo: sono mancati gli obiettivi e la progettualità. È stata solo gestione del potere fatta esclusivamente di spazi me-diatici senza un’analisi critica. Inoltre l’opposizione si è dimostrata poco tem-pestiva a rispondere ad questo degrado culturale.

Intervista ai candidati sindaci per Bg2014 : Mirko Isnenghidi Roberto Pinotti

Cosa pensa della situazione politicaodierna e della crisi economica?

Una volta c'erano le ideologie, ora non più. Potevano essere una cosa sia posi-tiva che negativa: negativa perché alla fine decidevano tutto i politici attorno a un tavolo; positiva perché, quando par-lavi con qualcuno, questo sapeva cosa dire, aveva delle basi. Se dovessimo andare a votare ora non saprei chi scegliere. Forse sceglierei una coalizione solida perché sono con-vinto che alle prossime nazionali vin-cerà il centrosinistra ma dopo un anno cadrà e salirà il centrodestra. Non si può messere insieme Vendola e la Bindi. Per quanto riguarda la crisi, l'Italia non cresce non perché c'è la crisi ma perché non c'è la classe industriale.

Passiamo ai giovani. Vede dei valori?

Alcuni ce li hanno ma la maggior parte no, vivono in un limbo dorato. La causa è l’educazione che gli è stata data, per-ché conta più l’avere che l’essere.

Se venisse eletto sindaco cosa farebbe per loro?

I giovani non hanno spazi, fuori Berga-mo non ci sono grandi locali e quando ne apri uno ci sono le persone che si la-mentano del rumore. Vorrei vedere una Bergamo più viva. Bi-sognerebbe aprire dei locali nelle picco-le vie di Città Alta così i turisti e le per-sone la visitano e la conoscono meglio. Non dico fino alle quattro, però almeno mezzanotte. Poi ovviamente sta all’edu-cazione delle persone non fare casino quando chiude il locale.

A livello di spazi giovanili come il Po-laresco o di centri sociali come Pacì Pa-ciana cosa pensa?

A me basta il rispetto delle persone e delle norme. Pacì Paciana ha delle idee, diverse dalla mie, però io devo garanti-re che ci siano. Si possono divertire, nel limite della legge, magari invitando an-

che dei ragazzi di destra. Niente chiusure, aperture a tutti. Però devono pagare un to, anche simbolico, per dire che quel locale non è loro. Lo sgombero non è fattibile, non ha senso. Bisogna portare avanti un discorso civi-le tra le parti.

Sul fatto che non ci siano bus fino a tar-di?

Io risolvo questa situazione sostituendo la funicolare con una scala mobile che funziona ventiquattrore al giorno. Così si può salire in Città Alta quando si vuole perché io la vedo staccata da Ber-gamo bassa, vorrei riunirle e penso che la scelta migliore siano le scale mobili. Non esiste che le persone non riescano tornare a casa. Cosa pensa dell’attuale amministrazio-ne?

Penso che, sia a destra che a sinistra, nessuno abbia mai avuto un progetto, un quadro generale per dire: questa è la città che voglio. Mancando questo pro-getto si fanno le cose slegate, senza un intreccio. Così si rischiano di buttare via i soldi. Un grave errore è stato quello di non avere il coraggio di sforare il patto di stabilità. La vittoria di Tentorio è av-venuta perché la gente voleva dare una scossa a questa città, che doveva essere data in cento-duecento giorni ma questo non è stato fatto.

Per quanto riguarda l’università?

I problemi, a mio avviso, sono due: i trasporti e i posti per dormire. Per il trasporto pubblico bisognerebbe favori-re le categorie, come quella dei giova-ni che, venendo più spesso a Bergamo, spendono di più in città.Per gli alloggi stessa storia: costo trop-po alto. Fate conto che in Bergamo ci sono 5000 appartamenti privati sfitti. Bisognerebbe convocare i proprietari per cercare di concordare delle agevo-lazioni con gli studenti e il comune fa-rebbe da

intermediario.

Quali saranno le innovazioni che porterà con la sua candidatura?

Io partirò in campagna elettorale già con gli assessori nella mia squadra così le persone sapranno chi governerà. Ci sarà una persona, che che raccoglierà le lamentele/bisogni delle circoscrizioni e in due giorni saranno risolte. I soldi per fare tutti i nostri progetti li prende-remo dalla vendita dello stadio.

di spazi di aggregazione giovanile ma di formulare una direzione per formarsi alla cittadinanza e alla partecipazione alla sfera politica. Oggi o si diventa individualisti o si è in perenne ricerca identitaria. E' per questo che il comune deve necessa-riamente essere un punto di riferimento per i giovani e sapere offrire un’idea e una direzione per una cittadinanza attiva.Ha deciso di candidarsi a sindaco per le prossime elezioni: come giudica l'operato del sindaco uscente? Si sono raggiunti obiettivi condivisi oppure no? L'operato della giunta attuale è stato negativo: sono mancati gli obiettivi e la progettualità. È stata solo gestione del potere fatta esclusivamente di spazi mediatici senza un'analisi critica. Inoltre l'opposizione si è dimostrata poco tempestiva a rispondere ad questo degrado culturale.

di Andrea Castelli

Ancor prima di crisi economica, mi sembra giusto parlare della crisi delle ideologie e della politica, non più riconducibile alla sua etimolo-gia originaria e cioè l'amministra-zione della città. Sta emergendo la richiesta da parte dei cittadini di riappropriarsi del panorama politico: saremo ancora capaci di educare ed educarci a capire il valore collettivo delle proprie azioni e di ciò che ne conseguirà? La politica deve assumere la maggior parte dei problemi individuali che oggi sono messi in

troppo lontana dalla definizione originaria di politica, e cioè l'ammi-nistrazione della città e della colletti-vità. Essa deve tornare a prendersi cura del popolo inteso anche come cura degli esclusi di qualunque genere: giovani e anziani, disoccupa-ti e disagiati. E l’istituzione comuna-le è la prima ad avere questo obietti-vo data la sua particolare vicinanza con i bisogni della popolazione.L'università rappresenta un valore aggiunto alla città di Bergamo: una fucina di idee, di proposte e di prassi che potrebbero giovare all'intera città, sia per quanto riguarda la cultura sia per il lavoro: crede sia possibile un legame più sinergico tra comune e università?Le sinergie sono troppo legate ai vertici per ora. Ci sono periodici incontri tra sindaco e rettore per concordare progetti comuni. L’Uni-bg ha molte potenzialità: una su tutte è l’immensa varietà di studenti che provengono da altre città e dalla provincia. Se ci fossero gli alloggi

to pubblici (per evitare traffico e inquinamento) a fronte dei continui aumenti del costo del biglietto? La mobilità è un problema culturale. I comuni negli ultimi tempi sono stai massacrati dalla crisi e dai tagli regionali o statali. La libertà di circolazione è molto importante in tempi come questi, tuttavia è necessario pensare e attuare stratagemmi che combattano l'inqui-namento e favoriscano la socialità. Bisogna stare attenti dato che si tratta di una situazione molto delicata.Attivismo giovanile e spazi delle politiche giovanili: cosa ne pensa dell'attuale situazione?Per me conta molto la direzione delle politiche giovanili che promuove un'istituzione comunale. Oggi sempre più frequentemente non c'è una direzione e i ragazzi, dopo l'oratorio, non hanno più riferimenti simbolici a cui aggrapparsi. Non si tratta dunque esclusivamente di

Intervista a Pietro Vertova, candidato sindaco

discussione. Prevale l'idea che le vite individuali possono incontrarsi l’una con l’altra, ma non si riconosce un’effettiva comunanza dei proble-mi. Occorre interiorizzare le proble-matiche di tutti per comprendere l’agire politico. Con la crisi economi-ca è più facile riconoscere questa comunanza dei problemi, poiché sono sotto gli occhi di tutti. Le nuove generazioni non vedono molte prospettive per il futuro, anzi per certi versi sono peggiori rispetto alle generazioni precedenti. Oggi le prospettive individuali devono andare di pari passo con le prospettive collettive. I disagi psicologici ed esistenziali hanno radici comuni: bisogna saper ricono-scere che la sfera comune è più importante di quella individuale soprattutto in tempi di crisi e dopo traumi collettivi, come le crisi, le guerre, i disastri di Genova e tanti altri…Sembra che fare politica sia diventata più un’ambizione personale, che seppur legittima è

necessari, questo sarebbe sinonimo di una generale rivitalizzazione della città, del suo tessuto sociale e della socialità. Ciò permetterebbe un incontro non esclusivamente tra vertici ma tra studenti e popolazio-ne. L’ateneo dovrebbe sapersi aprire alla città e riconoscere che la formazione culturale avviene anche nella auto-organizzazione, nella collettività, nella progettualità capace di coinvolgere in modo da prefiggersi una gestione del potere sempre più democratica e trasparen-te.Credo fermamente che aldilà della formazione vera e propria che offre l'ateneo, esso costituisce una crescita collettiva da parte degli studenti e anche dei cittadini che interagiscono con essi. Si è visto come negli ultimi tempi l'università di Bergamo si sia sempre più specializzata nel ramo culturale/turistico e ricreativo e questa è la strada da perseguire.Come crede sia possibile promuo-vere l'utilizzo dei mezzi di traspor-

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di Laura Lipari

Camicia a quadri, a metà tra l’hipster e il mainstream, e sound che ha rivoluziona-to l’indie rock che siamo abituati a senti-re... Tonight: Franz Ferdinand. Villafranca, Verona, 1 settembre 2012.La serata è fredda, i vestiti sono bagnati dalla pioggia che ci ha dato tregua solo a metà giornata e le ore passate in piedi sotto il palco sono sette, ma di sicuro non abbastanza per rendere meno inquiete le

prime file a 10 minuti dal concerto. Le luci si abbassano quanto basta per far intravedere sullo sfondo la gigantografia di Gavrilo Princip (e rimanerne stupiti) mentre il fumo sul palco accompagna la band agli strumenti. 6500 fans guar-dano la scena aspettando solo che Alex Kapranos prenda in mano la chitarra. La voce profonda, rauca ed energica esplo-da in Do You Want To e tra la folla è il delirio. Pezzo dopo pezzo i Franz ci hanno conquistati con tracce del tut-to inedite che non tradiscono il groove che da sempre caratterizza gli scozzesi (su www.franzferdinand.it) e ci hanno coinvolti e stupiti con una jam session a otto mani con un’unica batteria in sce-na. Energia allo stato puro. A tre anni dall’album che ha consacrato il successo della band scozzese, i Franz Ferdinand ritornano sulla scena musicale per farci ancora parlare di loro in attesa del lavo-ro che ci faccia vivere in Lucid Dreams ancora per un po’.

A perfect day

CULTURA SPORT

Introduzione alla “NEONARTE”

Eroi per caso: il folle oro di Steven Bradbury

RUBRICA

di Mara Piras

Siete appassionati di arte? Vi piace ma proprio non riuscite a capirla? Allora questa rubrica è adatta a voi! Non stia-mo parlando dell’arte che si studia sui li-bri, bensì la “neonarte”, che nasce da noi giovani in grado di offrire alla società più di quanto si creda. Concentriamoci su uno dei luoghi d’arte per eccellenza presenti a Bergamo; non si tratta della meravigliosa Pinacoteca dell' Accade-mia Carrara (ancora in fase di restauro da oltre 3 anni!) in cui sono custodi-ti grandi capolavori moderni di fama mondiale, e nemmeno della GAMeC, galleria d’arte che racchiude ottime col-lezioni d’arte moderna e contempora-nea, ma di una struttura situata accanto a queste sopracitate e con le quali colla-bora: l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo. E’ tra le più antiche acca-demie in Italia (nata nel 1796), e, gestita dal Comune di Bergamo e legalmente riconosciuta dal 1988, fa parte del siste-

ma dell’Alta Formazione Artistica, Mu-sicale e Coreutica (AFAM) afferente al Ministero dell’Istruzione, dell’Univer-sità e della Ricerca. Purtroppo non tutti sono a conoscenza della sua esistenza e per questo motivo mi pare sia lecito dare spazio a questo importante luogo, che ospita studenti che amano l’arte e cre-dono nel suo evolversi e nel proprio fu-turo, e offre loro le basi per poterlo fare; ma ancor più fondamentale è dare voce a noi studenti stessi che viviamo lo spa-zio in prima persona e crediamo in ciò che facciamo. E quale modo migliore del proporre e presentare nostri lavori, opere, progetti, idee, dibattiti (e chi più ne ha più ne metta) che nascono dalla nostra passione?

Il Bergherasmico di Isacco Cividini

Ebbene, il grande momento. La par-tenza, l’addio, la vita nuova in un paese straniero, una città lontana dove tutto e tutti sono sconosciuti e ogni cosa deve essere ricostruita da zero.

L’anno Erasmus...Va bene basta, penso possa bastare così. Alla fine l’epica non mi si addice più di tanto, e soprattutto è piuttosto fuori luogo usarla per raccontare le (dis)avven-ture di uno studente bergamasco allo sbaraglio in giro per la Spagna.

Quella che va a incominciare ora è una rubrica tutta speciale che rac-conterà il mio lungo anno di Era-smus a Madrid.

Ovviamente non si tratterà solo di un mero racconto di feste, sbronze e incontri ravvicinati con umani e non di tutti i sessi esistenti, qualunque siano gli stereotipi imperanti sull’E-rasmus (tutta invidia), ma bensì sarà (o almeno vorrei provare a renderlo tale) anche il racconto di una socie-tà, di una città e di un paese, dei loro problemi, dei loro pregi e difetti.

Certo sembra una cosa molto molto pretenziosa, e vi domanderete prima di tutto chi me lo fa fare, secondo dove spero di andare, che tanto pas-serò i prossimi mesi in uno stato per-manente di semincoscienza alcolica. Sarà quel che sarà, lasciatemi alme-no i buoni propositi. D’altronde chi ben comincia è già a metà dell’ope-ra, no?

Per ora sappiate che ho una casa (e che gli ospiti son ben accetti), che l’ambientamento nel formicaio di studenti stranieri che c’è in questa città procede a gonfie vele e che tut-to va nel verso giusto. Alla prossi-ma puntata per il racconto dei primi mesi!

di Gianluca Medina

Da spacciato a oro olimpico. Sono pas-sati ormai 10 anni da quando il patti-natore di velocità australiano Steven Bradbury vinse il più clamoroso degli ori nei 1000 m short track a Salt Lake City 2002, il primo nella storia per un atleta dell’Emisfero Sud. Il pattinaggio sul ghiaccio in Australia non è di certo sport nazionale come il rugby, ma a fine anni ’80 emerge qual-che giovane talentuoso, tra cui proprio Bradbury. Il team australiano si presenta speranzoso ai Mondiali di Sydney del ’91, in casa, e vince uno storico oro nel-la staffetta di 5000 m. Alle Olimpiadi di Lillehammer ’94 il team di Bradbury & Co. raggiunge anche la prima medaglia delle Olimpiadi invernali per l’Austra-lia, un bronzo. Ma in quell’anno la luminosa carrie-ra del giovane Bradbury si imbatte in un terribile incidente: in una gara di World Cup l’australiano si scontra con l’italiano Vuillermin, e durante la cadu-ta la dell’italiano finisce sulla coscia di Bradbury, lacerandogli il quadricipite. Steve sviene, i soccorsi non impedisco-no la perdita di 4 litri di sangue, solo 111 punti di sutura impediscono la morte per dissanguamento. Dopo l’incidente Steve si deve sottoporre a 18 mesi di riabilita-zione, ma decide di tornare ad allenarsi dopo solo 20 giorni dall’operazione. Nonostante il suo talento sia ormai mi-nato, ed il ritorno al professionismo sembri ormai un miraggio, non abban-dona la passione per lo skate, e apre nel-la sua Brisbane un’impresa di pattini per professionisti, diventando fornitore dei suoi ex rivali su pista, ormai. Col tempo, però, gli allenamenti mai in-terrotti iniziano a dare frutti, e Bradbury riceve una chiamata per le Olimpiadi di Nagano ’98 per le gare dei 500 e 1000 m, in cui si piazza 19esimo e 21esimo, cadendo in entrambe le gare. Risultato comunque non deludente, per chi 4 anni prima ci stava rimanendo su quel ghiac-cio, esangue. La fase calante della carriera di Steve incontra un altro black out nel 2000: du-rante un allenamento Bradbury si scon-tra con un compagno e si schianta contro

le protezioni di pista, e si frattura 2 ver-tebre. Questa volta è il team di medici che lo opera a dichiararne praticamente conclusa la carriera.Sembra convincersene anche Steve que-sta volta, sa che le protesi installategli tra le vertebre non lo renderanno mai più il talento che vinse l’oro mondiale a Sydney. Bradbury continua comun-que ad allenarsi per le Olimpiadi di Salt Lake, e nel 2002 la chiamata della Fe-derazione è più un premio all’impegno che al merito. Considerato spacciato fin

Bradbury di finire davanti agli avversari. Speranza che puntualmente si concretiz-za: Steve evita una caduta che coinvolgetre atleti, e al traguardo è secondo. È in finale. Tra squalifiche e ripescaggi vari, sulla li-nea di partenza i ritrovano Ohno, il cana-dese Turcotte, il sudcoreano Hyun-soo, ed il cinese Li, una gara dai valori equi-librati se non fosse per il quinto sulla li-nea di partenza, il già miracolato Steven Bradbury, che ovviamente mantiene la stessa tattica della semi. Fin dall’inizio, la gara conferma le aspettative: i 4 là da-vanti si danno battaglia, mentre Bradbu-ry passeggia alle loro spalle. All’ultima curva, però, accade l’incredibile : Ohno e Li si spintonano, Li cade, Ohno esce fuori traiettoria e aggancia con la mano Turcotte, anche loro cadono, Hyun-soo inciampa su i tre. Tutti giù per terra. L’assurdo si materializza e favorisce il più semplice degli arrivi ad un incredulo Bradbury, distaccato di ben 5 m prima della caduta. È oro. «Non ero certo il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L’ho vinta dopo un decennio di calvario» e parole di Bradbury all’arrivo suonarono a molti come uno schiaffo alla fortuna, ma non per chi conosce la sfortunata storia di Steve, passato alla storia per il più pazzo oro olimpico di sempre.

dall’inizio, Steve vince facile la prima batteria (si qualificano sempre i primi 2). Ai quarti di finale, però, trova sulla linea dei partenti il canadese Marc Ga-gnon, campione del mondo in carica, e l’idolo di casa Apolo Ohno.Al traguardo arrivano in ordine Ohno, Gagnon e Bradbury, che è fuori. È l’ini-zio della favola di Steve: Gagnon viene squalificato per un sorpasso irregolare, e Steve viene ripescato. L’australiano, ben contento del risultato raggiunto, cambiastrategia di gara, decidendo di tenersi lontano 2 m dagli altri atleti, nettamen-te superiori, per evitare di venir travolto in qualche caduta, unica speranza per

Nel prossimo numero di GiornaLED

troverete l’intervista a Martina Caironi,

l’atleta bergamasca medaglia d’oro alle

Paralimpiadi di Londra 2012!

CULTURA

Camicia a quadri, a metà tra l’hipster e il mainstream, e sound che ha rivoluzionato l’indie rock che siamo abituati a sentire... Tonight: Franz Ferdinand.Villafranca, Verona, 1 settembre 2012.La serata è fredda, i vestiti sono bagnati dalla pioggia che ci ha dato tregua solo a metà giornata e le ore passate in piedi sotto il palco sono sette, ma di sicuro non abbastanza

per rendere meno inquiete le prime file a 10 minuti dal concerto.Le luci si abbassano quanto basta per far intravedere sullo sfondo la gigantografia di Gavrilo Princip (e rimanerne stupiti) mentre il fumo sul palco accompagna la band agli strumenti. 6500 fans guardano la scena aspettando solo che Alex Kapranos prenda in mano la chitarra. La voce profonda, rauca ed energica esploda in Do You Want To e tra la folla è il delirio. Pezzo dopo pezzo i Franz ci hanno conquistati con tracce del tutto inedite che non tradiscono il groove che da sempre caratterizza gli scozzesi (su www.franzferdinand.it) e ci hanno coinvolti e stupiti con una jam session a otto mani con un’unica batteria in scena. Energia allo stato puro. A tre anni dall’album che ha consacrato il successo della band scozzese, i Franz Ferdinand ritornano sulla scena musicale per farci ancora parlare di loro in attesa del lavoro che ci faccia vivere in Lucid Dreams ancora per un po’.

A perfect day di Laura Lipari

di Mara PirasSiete appassionati di arte? Vi piace ma proprio non riuscite a capirla? Allora questa rubrica è adatta a voi! Non stiamo parlando dell’arte che si studia sui libri, bensì la “neonarte”, che nasce da noi giovani in grado di offrire alla società più di quanto si creda. Concentriamoci su uno dei luoghi d’arte per eccellenza presenti a Bergamo; non si tratta della meravi-gliosa Pinacoteca dell' Accademia Carrara (ancora in fase di restauro da oltre 3 anni!) in cui sono custoditi grandi capolavori moderni di fama mondiale, e nemmeno della GAMeC, galleria d’arte che racchiude ottime collezioni d’arte moderna e contem-poranea, ma di una struttura situata accanto a queste sopracitate e con le quali collabora: l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo; è tra le più antiche accademie in Italia (nata nel

1796), e, gestita dal Comune di Bergamo e legalmente riconosciuta dal 1988, fa parte del sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) afferente al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Purtroppo non tutti sono a conoscen-za della sua esistenza e per questo motivo mi pare sia lecito dare spazio a questo importante luogo, che ospita studenti che amano l’arte e credono nel suo evolversi e nel proprio futuro, e offre loro le basi per poterlo fare; ma ancor più fondamentale è dare voce a noi studenti stessi che viviamo lo spazio in prima persona e crediamo in ciò che facciamo. E quale modo migliore del proporre e presentare nostri lavori, opere, progetti, idee, dibattiti (e chi più ne ha più ne metta) che nascono dalla nostra passione?

Introduzione alla “NEONARTE”RUBRICA

SPORT

di Gianluca MedinaDa spacciato a oro olimpico. Sono passati ormai 10 anni da quando il pattinatore di velocità australiano Steven Bradbury vinse il più clamoroso degli ori nei 1000 m short track a Salt Lake City 2002, il primo nella storia per un atleta dell’Emisf-ero Sud. Il pattinaggio su ghiaccio in Australia non è di certo sport nazionale come il rugby, ma a fine anni ’80 emerge qualche giovane talentuoso, tra cui proprio Bradbury. Il team australiano si presenta speranzoso ai Mondiali di Sydney del ’91, in casa, e vince uno storico oro nella staffetta di 5000 m. Alle Olimpiadi di Lillehammer ’94 il team di Bradbury & Co. raggiunge anche la prima medaglia delle Olimpiadi invernali per l’Australia, un bronzo. Ma in quell’anno la luminosa carriera del giovane Bradbury si imbatte in un terribile incidente: in una gara di World Cup l’australiano si scontra con l’italiano Vuillermin, e durante la caduta la

gare. Risultato comunque non deludente, per chi 4 anni prima ci stava rimanendo su quel ghiaccio, esangue. La fase calante della carriera di Steve incontra un altro black out nel 2000: durante un allenamento Bradbury si scontra con un compagno e si schianta contro le protezioni di pista, e si frattura 2 vertebre. Questa volta è il team di medici che lo opera a dichiararne praticamente conclusa la carriera.

Sembra convincersene anche Steve questa volta, sa che le protesi installategli tra le vertebre non lo renderanno mai più il talento che vinse l’oro mondiale a Sydney. Bradbury continua comunque ad allenarsi per le Olimpiadi di Salt Lake, e nel 2002 la chiamata della Federazione è più un premio all’impegno che al merito. Conside-rato spacciato fin dall’inizio, Steve vince facile la prima batteria (si qualificano sempre i primi 2). Ai quarti di finale, però, trova sulla

linea dei partenti il canadese Marc Gagnon, campione del mondo in carica, e l’idolo di casa Apolo Ohno. Al traguardo arrivano in ordine Ohno, Gagnon e Bradbury, che è fuori. È l’inizio della favola di Steve: Gagnon viene squalificato per un sorpasso irregolare, e Steve viene ripescato. L’australiano, ben conten-to del risultato raggiunto, cambia strategia di gara, decidendo di tenersi lontano 2 m dagli altri atleti, nettamente superiori, per evitare di venir travolto in qualche caduta, unica speranza per Bradbury di finire davanti agli avversari. Speran-za che puntualmente si concretizza: Steve evita una caduta che coinvolge tre atleti, e al traguardo è secondo. È in finale. Tra squalifiche e ripescaggi vari, sulla linea di partenza i ritrova-no Ohno, il canadese Turcotte, il sudcoreano Hyun-soo, ed il cinese Li, una gara dai valori equilibrati se non fosse per il quinto sulla linea di partenza, il già miracolato Steven Bradbury, che ovviamente mantiene la stessa tattica della semi. Fin dall’inizio, la gara conferma le aspettative: i 4 là davanti si danno battaglia, mentre Bradbury passeg-gia alle loro spalle. All’ultima curva, però, accade l’incredibile : Ohno e Li si spintonano, Li cade, Ohno esce fuori traiettoria e aggancia con la mano Turcotte, anche loro cadono, Hyun-soo inciampa su i tre. Tutti giù per terra. L’assurdo si materializza e favorisce il più semplice degli arrivi ad un incredulo Bradbury, distacca-to di ben 5 m prima della caduta. È oro. «Non ero certo il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L'ho vinta dopo un decennio di calvario» le parole di Bradbury all’arrivo suonarono a molti come uno schiaffo alla fortuna, ma non per chi conosce la sfortunata storia di Steve, passato alla storia per il più pazzo oro olimpico di sempre.

EROI PER CASO: IL FOLLE ORO DI STEVEN BRADBURY

dell’italiano finisce sulla coscia di Bradbury, lacerandogli il quadricipi-te. Steve sviene, i soccorsi non impediscono la perdita di 4 litri di sangue, solo 111 punti di sutura impediscono la morte per dissan-guamento. Dopo l’incidente Steve si deve sottoporre a 18 mesi di riabilita-zione, ma decide di tornare ad allenarsi dopo solo 20 giorni dall’operazione. Nonostante il suo talento sia ormai minato, ed il ritorno al professionismo sembri ormai un miraggio, non abbandona la passione per lo skate, e apre nella sua Brisbane un’impresa di pattini per professionisti, diventando fornitore dei suoi ex rivali su pista, ormai. Col tempo, però, gli allenamenti mai interrotti iniziano a dare frutti, e Bradbury riceve una chiamata per le Olimpiadi di Nagano ’98 per le gare dei 500 e 1000 m, in cui si piazza 19esimo e 21esimo, cadendo in entrambe le

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Cari lettori e lettrici,

forse quello che ci manca in questo pe-riodo è l’immaginazione. Proprio così, l’immaginazione. Quella capacità rac-chiusa dentro ciascuno di noi che ci dà la possibilità di vedere, o per l’appunto immaginare, un Mondo migliore. Nella storia ciò che ha contraddistinto i Mo-vimenti più importanti, gli uomini e le donne più geniali, è stata una visione del Mondo “diversa”, innovativa e fuo-ri dagli schemi comuni. LED non vuole far altro che provare a dare alla nostra città un piglio più critico ed innovativo, ed offrire a tutti i giovani la possibilità di mettersi in gioco. L’Effetto Domino (LED) è un colletti-vo di ragazze e ragazzi provenienti del mondo dell’università e del lavoro che nasce all’inizio del 2012 con lo scopo di promuovere l’attivismo sociale e quindi migliorare la condizione del giovane all’interno della nostra società, berga-masca e non. LED è apartitico e laico, si ispira ai principi di democrazia, tra-sparenza ed uguaglianza, senza porre alcuna restrizione fondata su caratteri-stiche genetiche, genere, orientamento sessuale, religione, nascita, estrazione etnica o sociale, rifiutando a priori ogni discriminazione o distinzione basata su

tali premesse. LED apre le sue porte a chiunque voglia farne parte, con la cer-tezza di poter far sì che ogni persona possa essere valorizzata. In funzione della nostra natura, le at-tività promosse da LED sono moltepli-ci: GiornaLED, Pensiero (un gruppo di discussione all’interno del quale è possibile confrontarsi, dire la propria e mettersi alla prova, analizzando ad ogni incontro una particolare tematica), Ri-pArte da LED (un laboratorio artistico aperto a tutti) e altri progetti ancora in cantiere. L’obiettivo è quello di dare più spazio

a noi giovani e alle nostre idee. Non bisogna per forza essere dei “pozzi di scienza” o degli “ingegneri aerospazia-li” per potersi definire “qualcuno”: nel-la nostra società tutti possiamo essere importanti, e tutti possiamo dare qual-cosa. Ricordiamoci sempre che a volte “l'immaginazione è più importante del-la conoscenza: la conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il Mondo” (Albert Eistein).Se volete contattarci o semplicemente visionare il nostro operato, visitate il sito www.leffettodomino.it .

Stanchi di amici noiosi che non capiscono i vostri discorsi e le vostre elucubrazioni? Volete confrontarvi e dire la vostra? Beh, con Pensiero finalmente sarà possibile! Ogni mercoledì, dalle 17.00 alle 19.00 Caffè Letterario, Via San Bernardino n°53!Pensiero è un gruppo di discussione all’interno del quale è possibile confrontarsi, dire la propria e mettersi alla prova, analizzando ad ogni incontro una particolare tematica.INCONTRI APERTI A CHIUNQUE!10/10: Diritto allo studio: istruzione in pericolo?17/10: Proibizionismo: impatto sui giovani.24/10: Ecologia: energie pulite, è possibile?31/10: Sesso e giovani: cosa conoscono i giovani sul sesso?VI ASPETTIAMO NUMEROSI !!!!

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SUDOKU!!!

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