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ISTlTUTO STORICO ITALIANO PER' IL MEDIO EVO

.NUOVI STUDI STORIeI - 39

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FORMAZIONE E STRUTTURE DEI CETIDOMINANTI NEL MEDIOEVO:MARCHESI CONTI E VISCONTI '

NEL REGNO ITALICO (SECC. IX - XII)

Atti del secondo convegno,di Pisa: 3-4 dicembre 1993

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NELLA SEDE DELL'ISTITUTO

PALAZZO BORROMINI

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GIUSEPPE SERGI

UFFICI E CIRCOSCRIZIONI COMITALI E MARCHIONALlAI CONFINI FRA I REGNI DI BORGOGNA E D'ITALIA

NEI SECOLl X E XI

1. .TRASFORMAZIONI DI UN TERRITORIO DI CONFINE

L'indagine su titoli d'ufficio e su definizioni circoscrizionali, secondotta met tendo a confronto i due versanti delle Alpi occidentali,deve proporsi procedure e obiettivi partieolari. Deve fare spazio adalcune domande generali sugli assetti funzionariali e territoriali dei.regni postcarolingi, ma deve soprattutto dare sviluppo a considerazionisulle peculiaritä del territorio analizzato: territorio ehe pone uno deiproblemi piu delicati del rapporto fra geografia e storia.. E una regione alpina e prealpina, omogenea dal punto di vistadella geografia fisiea, ma, proprio perehe attraversata da uno dei crinalimontuosi piu impervi, eterogenea dal punto di vista delle tradizioni isti-tuzionali e delle strutture politiche: e do perehe le Alpi nel medioevocentrale separavano 1, non univano le popolazioni, a differenza di-quanto nei decenni scorsi hanno voluto sostenere studiosi con ilgusto del rovesciamento semplificante rispetto alle evidenze dell'oro-grafia edel presente.

La presunta attitudine delle Alpi medievali a unire anziehe aseparare e stata sostenuta da studi di carattere socio-antropologicosugli stili di vita delle popolazioni montane, 0 da rieerche sull'antieoregime ehe usavano i secoIi medievaIi come sponda piu che come og-getto d'indagine specifica, oppure da lavori - spesso di carattere

1 Si pensi a quanto risultava travagliato l'attraversamento della zona montuosanella testimonianza dei monaci di Cluny: G. Cantarella, I Clunlacensi e le Alpi, inVal Piemonte all'Europa: esperienze monastiahe nella socieu medievale. Nel millenariodi S. MicheIe della Chiusa (XXXIV Congresso storico subalpino, 27-29 maggio 1985),Torino 1988, pp. 213-227.

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locale - sul tardo medioevo 2. Ammettiamo ehe nelle pagine ehenon risalgono a prima del secolo XII quell'orientamento possa esseregiustificato: la formazione dello stato regionale dei Savoia 3, le en-claves del£inali di qua dalle Alpi", la dominazione angioina del Pie-monte meridionale 5, suggeriscono un medioevo non solo di circo-lazione fra i due versanti - e questo nessuno potrebbe metterlo indiscussione - ma anche di configurazione politica tendenzialmenteunitaria. Ma non si puö ignorare il rilievo concreto, anche specifica-mente militare, ehe in precedenza aveva avuto il confine tra Franchie Longobardi (dal secolo VI alla fine dell'VIII), e quello fra i regnidi Borgogna e d'Italia (dalla fine del secolo IX all'XI).

Quindi, per quanto riguarda la Francia meridionale e l'area ligure-piemontese, si puö dire ehe l'evocare un'attitudine unificante dell'arcoalpino e legato alla proiezione indietro nel tempo di una situazionepolitica ehe e specificamente tardomedievale. Ne consegue ehe il re-pertorio concettuale di cui dispone 10 storico delle Alpi medievali eparticolarmente poco attrezzato circa i regni altomedievali e i loroconfini. Perehe di questi confini di solito conosce l'edizione, scoloritae intermittente, successiva al secolo XII. E anche perehe tre corone

2 Sono le posizioni ehe prevalgono in imprese col1ettive come Storia e civilta delleAlpi, a cura di P. Guichonnet, tt. it. Milane 1987, nel quale si segnalano in partlcolarele pagine di A. Niederer, Economia e forme tradizionali di oita nelle Alpi, pp. 9-14;efr. anche A. Zurfluh, Gibt es den Homo Alpinus?, «Geschichte und Region I Storiae regione », 1 (1992, 2), pp. 17-38; efr. spunti e bibliografia in G. Sergi, Alpi e stradenel medioeuo, in Gli uomini e le Alp; - Les bommes et les Alpes (Atti del Convegnointernazionale di Torino, 6-7 ottobre 1989), a cura di D. Jalla, Torino 1991, pp. 43-51.

3 G. Sergi, La «via Francigena del Moncenisio» come [attore di riassettopolitico nel medioeua, in La strada di Francie - La route d'Italie, a cura di E. Kanceff,Torino 1990 (Cahiers de civilisation alpine, 10), pp. XXVII-XXXVIII e G. Sergi,Incontro [ra modelli istituzionali sui prima fronte dell'espanslone sabauda: princi-pato e comuni, in Lo spazio alpino: ere« di civilta, regione cerniera (secoli XII-XVII),a cura di G. Coppols - P. Schiera, Napoli 1991, pp. 135-146, ehe aggiornano inqualehe punto i miei scritti precedenti.

4 M. A. Benedetto, Ricercbe sugli ordinamenti dei domini del Deljinato nell'altttualle di Susa, Torino 1953; B. Bligny, Le Dauphine medieval: quelques problemes,in Die Alpen in der europäischen Geschichte des Mittelalters, Stuttgart 1965 (Vorträgeund Forschungen, 10), pp. 221-231; P. L. Pattia, La canonica regalare di S. Lorenzod'Oulx e i Deljini: poteri locali e regionali a conjronto (sec. XI-XIII), in Esperienzemonastiche neUa val di Susa medievale (Incontro promosso in occasione del XXXIVCongresso Storico Subalpino, Susa, 23-24 marzo 1985), a cura di P. L. Patria·P. Tam-burrino, Borgone di Susa 1989, pp. 81-114.

S G. M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930 (Bibliotecadel1a Societa storica' subalpina, 116); M. Fuiano, Carlo I d'Angio in Italia (studie ricerche), Napoli 1974; A. Barhero, Il mito angioino neIla cultura italiana e pro-venzale fra Duecento e Trecento, Tonno 1983 (Biblioteca storica subalpina, 201).

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- come quella italica, borgognona e teutonica - controllate dalmedesimo re (e, com'e noto, questa e la situazione dalla meta delsecolo XI) non inducono certo ad attribuire importanza agli astratticonfini fra i tre regni.

L'unitarietä dell'alto controllo regio si realizzö in modo irrever-sibile fra Germania e Italia nel secondo decennio del secolo XI, quandola vicenda del re italico Arduino si chiuse definitivamente; e fra Ger-mania e Borgogna nel quarto decenio del medesimo secolo, quandola successione del re borgognone Rodolfo In fu definitivamente rac-colta dall'imperatore Corrado n 6. Di conseguenza, attraverso questidue percorsi, anche i rapporti tra Borgogna e Italia cambiarono:fra questi due regni non si erano realizzate convergenze dirette,ma la gestione omogenea favorl, ovviamente, una visione unitaria degliorizzonti d'affermazione da parte delle forze emergenti, ecclesiastichee laiche, dei due versanti alpini. .

Ecco perehe. a partire dalla meta del secolo XI, gli sviluppi si-gnorili e i tentativi di principato erano poco condizionati dal confineitalo-borgognone. Ma devono invece essere letti in una luce divers agli uffici marchionali e comitali (pur quando i processi di dinastizza-zione sono avviati) e devono essere lette in una luce diversa le circo-scrizioni (pur quando stanno diventando scenari di consolidamenti di-nastici e di vari dominatus loci) 7.

Per gli anni precedenti e di poco posteriori al Mille occorre in-fatti tener conto ehe diversi erano i due regni ehe analizziamo conte-stualmente; ehe in essi avevano sedimentato, per secoli, due tradizioniistituzionali diverse; ehe attraversava quell'area un confine reale, per10 piu coincidente con il crinale alpino con I'eccezione della valled'Aosta, cisalpina per collocazione geografica ma borgognona per affe-renza regia 8.

Tuttavia una importante condizione concreta unificava i due ver-santi in quegli anni: l'insicurezza. Insicurezza comune a gran parte

6 R. Poupardin, Le royaume de Bourgogne (888-1038), Paris 1907 (Bibllorhe-que de I'Ecole des hautes etudes. Sciences historiques et philologiques, 163), pp. 145 ss.

7 Rinvio qui alle messe a punto della « Prefazlone » di C. VioIante e dell'« In-troduzione » a piu mani di Formazione e strutture dei ceti domlnanti nel medloeuo:marcbesi, conti e oisconti nel Regno Italico (sece. IX·XII) (Atti del primo convegnodi Pisa, 10-11 maggio 1983), Roma 1988 (Nuovi Studi Storici, 1, pp. V-VII, 3-10.

8 G. Sergi, La centra/ita delle Alpi Graie e Pennine alla perijeria di tre regnidel Mille, in Medioevo aostano (Atti deI Convegno di Aosta, 1-16 maggio 1992), instarnpa.

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d'Europa, ma ehe nell'arco alpino occidentale aveva intensirä specialea causa dei Saraceni di Frassineto: bande di varia origine etnica, con. la religione islamica e la pratica della razzia come elementi di coe-sione, trovavano nella natura impervia un alleato nel colpire e nelprocurarsi rifugi; e trovavano neIl'ampia rete di transiti e nei con-vogli ehe la utilizzavano, nelle fondazioni monastiche al tempo stessorieche e isolate, -Ie condizioni ideali per garantirsi il mantenimento.Non dobbiamo dimenticare,. inoltre, ehe con certezza nel disordinecreato dalle minacce saracene si inserivano comodamente (facendoseneuna copertura) i cristiani, con la pratica delle usurpazioni fondiarie allivello sodale medio-alte dell'aristocrazia militare, e con quella delbrigantaggio a livello sociale basso 9. Non dobbiamo inoltre dimenti-care il disordine politico e la litigiositä della maggiore aristocrazia- spesso in competizione per le corone regie - che non mancö di farricorso alIa perizia belIica dei Saraceni perrafforZare l'una 0 l'altrafazione 10. .

Appunto per questa insicurezza troviamo menzionato, in un'ope-razione comune almeno in un primo tempo decisa dall'imperatoreOttone I, il funzionariato del regno italico e del regno di Borgogna:trediverse Vite dell'abate di Cluny Maiolo e il Chronicon Nouali-ciense attribuiscono a Guglielmo e Robaldo, conti di Provenza, e adArduino, marchese di Torino, la guida di decisive spedizioni antisara-cene svoltesi tra il 972 e il 97311

Dal punto di vista del nostro convegno, queste attestazioni te-stimoniano di un assetto solo apparentemente simile: anzi, ci indu-cono opportunamente a una definizione din a mic a dei poteri eo-mitali. Vediamo come.

2. COMITES, PAGI E COMITATUS FRA ITALIA E BORGOGNA

Arduino si era affermato da poco in un comitate castrense scarsa-mente abitato, quello di Auriate, e, con ogni probabilitä, aveva ag-

9 J. P. Poly, La Provence et la societe feodale (879-1166). Contribution a Ntudedes structures dites feodales dans le Midi, Paris 1976, pp. 12-29.

10 A. A. Settia, Castelli e villaggi nell'Italia padana. Popolamento. potere e si-curezza jra IX e XIII secolo, Napoli 1984, pp. 86-96; A. A. Settia, Monaster; subalpin;e presenza saracena: una storia da riscrioere, in Dal Piemonts all'Europa cit., pp. 292-310: 306. /

11 Odilo, Vita Maioli, in AA.SS., mai., 2 (1680) pp. 684-690; Syrus, Vita Maioli(ibid.), capp. 42-55; Nalgodus, Vita Maiol; (ibid.), pp. 658-668; Cronaca di Novalesa,a cura di G. C. Alessio, Torino 1982, pp. 278-279.

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giunto con il consenso di re Ugo e di Berengario II il governo delcomitato di Torino proprio per meriti militari acquisiti sulle Alpi eparticolarmente in valle di Susa tra 940 e 945 12. In parallelo all'assom-marsi di queste due giurisdizioni comitali e alla crisi del potere deimarchesi anscarici d'I vrea, qualehe documento comincia ad attribuireil predicato «marchio» al conte Arduino 13.

I re italici mostrarono di voler distinguere, suI piano anche ter-minologico, l'ufficio di Arduino, per due presumibili ragioni, ehe none dettodebbano escludersi: I) l'autoritä di chi controllava piü di undistretto comitale (anche soltanto due) meritava di essere indicata conuna diversa designazione; 11) il predicato marchionale era il piuadatto per chi aveva compiti eminentemente militari, messi in lucedalla circostanza specifica 14 e non necessariamente connessi con lacollocazione di confine delle circoscrizioni comitali governate.

La storia degli anni successivi e di gran parte del secolo XIfa emergere, a partire da quel primo nucleo arduinico, due processiparalleli: la dinastizzazione dell'ufficio pubblico nelle mani dei sue-cessori di Arduino e il consolidarsi di un governo allargato, storio-graficamente noto come «marca di Torino », ehe direttamente 0 in-direttamente condizionö, oltre a Torinoe ad Auriate, i comitatuscittadini di Alba, Asti, Albenga, Ventimiglia e quello castrense diBredulo IS. Fu questa la condizione di base per i1 formarsi di una

12 G. Sergi, Una grande circoscrizione del regno itallco: la marca arduinica diTorino, «Studi medievali », ser. Ill, 12 (1971), pp. 655-657.

13 A. A. Settia «Nuoue marcbe » nell'Italia occidentale. Necessita diiensiue edistrettuazione pubblica fra IX e X secolo: una rilettura, in La contessa Adelaide ela societe del secolo Xl (=« Segusium », 32), Susa 1992, p. 53, attribuisce valorepersonale al predicato marchionale, senza necessari riscontri territoriali «( il re nonistitul ( ...) alcuna nuova marca llmitandosi a nominare nuovi marchesi »}: l'assenzadi valore territoriale dei titoli d'ufficio e opinione non nuova, di tanto in tantoricorrente nella storiografia (se ne vedano le condivisibili contestazioni in V. Fumagalli,L'amministrazione perijerlca dello stato nell'Emilia occidentale in eta carolingia, «Ri-vista storica italiana », 83 (1971), pp. 911-920), ehe deve sempre essere dimostratacaso per caso, e ehe anche in questo convegno non e stata sufficientemente discussae approfondita.

14 Sergi, Una grande circoscrizione cit., pp. 657 s.IS Ibid., pp. 640~43, 672, con parallela messa in discussione del concetto di

«nuova marca » della medievistica tedesca; in G. Sergi, La [eudalizzazione delle circo-scrizioni pubbliche nel regno italica, in Structures feodales et jeodalisme dans l'Occi-dent mMiterraneen (Xe.XIIIe s.) (Colloque international organise par le eNRS etl'Ecole francalse de Rome, 10-13 octobre 1978), Rome 1980, pp. 253-261, attribuiscoad Oldcrico Manfredi e ai suoi anni (primo sec. XI) la trasformazione della marca inprincipato territoriale ereditario; invece Settia, «Nuooe marcbe » cit., p. 60, ritiene

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sorta di principato territoriale - dal volto sempre marcatamentepubblico 16 _ ehe sopravvisse per gran parte del secolo XI, e sullecui singole articolazioni dovremo tomare.

Anche piu complessa appare la situazione per il fronte proven-zale dell'esercito antisaraceno. Il fatto ehe la spedizione fosse statavoluta da Ottone I pub apparire ovvio solo a chi accentui anacroni-sticamenteIa funzione decisionale legata al titolo imperiale. Se infattiera normale ehe Ottone I, nella sua qualitä di re d'Italia, imponessela mobilitazione militare a un suo U££iciale,il conte-marchese Arduino,non altrettanto si pub dire dell'ordine impartito a un conte di Pro-venza ehe, a rigore, avrebbe dovuto essere alle dipendenze del re diBorgogna almeno apartire dal 935, cioe da quando la formazionepolitica facente capo a1 centro amministrativo di ArIes era stata in-globata da! regno rodol£ingio 17.

A questo proposito dobbiamo fare alcune considerazioni. In primoluogo, come Poupardin aveva supposto e Poly ha poi dato per certo IS, ,

ehe la stessa «marea» non sia altro ehe l'esito dell'espansione di un'iniziale compitodi «protezione del fronte a mare» e di «difesa delle vaIli alpine occidentaIi» dellostesso Arduino il Glabro gia a meta del sec. X: non si comprende bene se l'esten-sione del potere di Arduino «anehe ai comitati • intemi' di Auriate ediTorino »(ibid,) debba essere intesa come una forte antieipazione, nell'opinione di Settia, delIaformazione di un prineipato territoriale, 0 come ammissione di una deflnibilitä circo-scrizionale in preeedenza (p. 55) negata 0 almeno discussa. Pur consentendo integral.mente con Settia sull'inconsistenza di una tipologia di marche e sull'inesistenza diuna ehiara distinguibilitä di «nuove marehe» con earatteri loro propri (infatti efr.G. Sergi, Anscarici, Arduinici, AIeramici: elementi per una comparazione [ra dinastiemarcbionali, in Formazione e strutture eit., pp. 17 s.), auspicherei ehe la fluiditä dellesperimentazioni funzionariaIi e distrettuali della prima eta postcarolingia non fosse con-fusa - ne suI piano concreto ne, per ehiarezza, suI piano concettuale - con i pro-cessi di dinastizzazione degli uffici e di costruzione di principati riscontrabiIi, in areasubalpina, nel sec. XI.

16 Ritengo aneora attuaIi gli orientamenti dell'opera classica di J. Dhondt, Etudessur la naissance des principautes territoriales en France (lXe-Xe siecle), Brugge 1948;la categoria di « pubblico » come equivalente di «regio» (applieata aIla dimensione. locale, alle articolazioni del potere, ai potenti ehe sfruttano un'antica deIega d'uffieio)mantiene valore euristico quando si cerea - al di fuori dei puri nominalismi -l'equilibrio fra modelli carolingi e spontaneitä signorile nei secoli eentrali deI me-dioevo, e non merita gli esorcismi radicaIi di cui e stata oggetto in D. Barthelemy,La societe dans le comti de Vend6me de l'an Mil au XIVe siede, Paris 1993, pp. 60-62,333 ss., 1001-1007.

17 G. Sergi, Istituzioni politicbe e societa nel regno di Borgogna, in 11 secolo diferro: mito e realta del secolo X, Spoleto 1990 (Settimane di studio del Centro italianodi studi sull'alto medioevo, XXXVIII), pp. 207 s.

18 Poupardin, Le royaume de Bourgogne eit., pp. 81, %; Poly, La Provence cit.,pp. 36 5., assume forse come eosa dimostrata ciö ehe Poupardin si era !imitato corret-tamente a supporre.

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Ja spedizione poteva essere stata :progettata tra 967 e 968" in una·dieta svoltasi a Verona: "i1 re rodol£ingio ~Corrado in quel :periodo·era appunto in Italia, al seguito di Ottone I di cui era un sostenitoree. da cui subiva una protezione· perfino troppo assidua 19. 11 re diBorgogna Corrado dunque non doveva essere stato escluso dalla de-cisione ehe riguardava una zona del suo .regno; ma non sappiamo se .nella ipotetica decisione della dieta di Verona si fosse stabilito qualidovevano essere i capi della spedizione. Sappiamo invece, da, duediversi cronisti monastici, ehe nel 971. Ottone aveva deciso di abban-donare il progetto bellico contro 'Frassineto 20:.do mentre re Corradoerarientrato in patria, precisamente a Vienne; cittä molto usata dai·Rodol£ingi quando si occupavano delIa nuova area piu' meridionaledelloro regn021. . ...., .(:; . .,'( ;', '<.;, :.i.:'!');

·A·questo punto si presentano due possibilitä. 0 ehe l'iniziativaantisaracena del 972-73 fosse stata promossa anche da una decisione,per noi indocumentata, di re Corrado; oppure ehe fosse frutto di unamobilitazione spontanea _ in applicazionedi un precedente orienta-.mento imperiale _ dei maggiori ufficiali pubblici, dei due versantialpini.: La tradizione storiografica, senza neppure prendere in esame-la .prima ipotesi.- ehe. non imi sentirei di scartare i-e- ha sempresposatola seconda 22., . r : . ",I "i; ; 1;.",'. .': \', "'. .\

: .. "Occorre riconoscere ehe la seconda :ipotesi-, quella dell'auto-noma' decisionecomitale _. 'e tutt'altro ehe improbabile: .dato ehein quegli anni, mentre si stava reelizzando un forte ricambio 'degliufficiali regi, I'intraprendenza belliea spontanea era il principale me-todo di autopromozione di personaggi in ascesa (e il fronte italieo 10dimostra bene, non solo conArdu~~odi Torino, ma an~he con i mar-

"

, 19 Ottonis I Imperatori et Otto~is II, Regis edictum, in' M.G.H., LL., 2; Han-noverae 1837, p.33; Conradi I. Helnricl I. et Ottonis I. Diplomata, ed. Th. von Sickel,in M.G.H., Dipl. reg. imp. Germ., 1, Hannoverae 1879-1884, p. 465, doe. 340; M.Fantuzzi, Monumenti ravennati de' secoll di mezzo, 2, Venezia 1802, p. 27; a Corrado lecronache ,attribuirono il soprannome di «Pacifico,. proprio per la sua scarsa pre-senza nelle vicende beIliche e per la flessione delle attitudini espansioniste borgognonein coincidenza con il suo regno.. . '- , ,

, . 20Yita Iobannis Gorzensis, ed. G. H. Pertz, in M,G.H., SS., 4, Hannoverae1841, p. 370;' Ex historia sancti Arnol/i Mettensis, ed. G. H. Pertz, in M.G.H., SS., 24,annoverae 1879, p. 544., , , ,

, 21 Sergi, Istitüzion; politicbe e societa cit., p. 214 e n. 35., 22 P. A. Amargier, La capture de St. Maieul de Cluny 'et l'expulslon des Sar-rasins de Provence, «Revue benedictine,. 73(1963), pp. 316-323. ". ' ,

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chesi coevi Aleramo e Oberto) 23. Ma occorre d'altra parte rilevareehe coloro ehe la formularono - Manteyer, Patrucco, Luppi 24 -

erano figli ell una storiografia ehe interpretava in chiave acriticamentedinastica qualunque evento medievale, anche se precedente il se-colo XI 25. Per loro risultava quindi normale ehe le testimonianzeriguardanti la Provenza riferissero ell due fratelli Guglielmo e Ro-baldo, entrambi conti ell Provenza, sui quali invece esistono duepossibilitä: 0 che uno solo, Guglielmo, fosse titolare dell'ufficio 26,

e fosse nell'occasione affiancato dal fratello, 0 ehe abbiano avuto lacarica l'uno dopo l'altro e siano stati successivamente alla guida elldiverse fasi delle operazioni antisaracene. In entrambi i casi a unconte 'diventato da poco marchese, l'Arduino del fronte italiano, siaffiancava un conte ell Provenza ehe, pur con mantenimento del solotitolo comitale, aveva giurisdizione larga e responsabilitä militari spe-ciali.

E possibile ehe gli studi di Jean-Pierre Poly meritino una rivisita-zione, ma forse non (0 non soltanto) per gli aspetti generali e perle tesi cosiddette 'mutazioniste ' contestate da un recente articolodelle «Annales» 27: non credo ehe le ricerche prosopografiche eheConstance Brittain Bouchard ha intraprese per la New CambridgeMedieval History muteranno nella sostanza la ricostruzione della geo-grafia politica provenzalej e vero invece ehe hanno buone possibilitädi ridefinire la qua lit a .della distrettuazione pubblica della partemeridionaledei regno di Borgogna 28.

23 R. Merlone, Prosopografia aleramica (secolo X e prima meta dell'XI, in Ale-ramica (= «Bollettino storico-bibliografico subalpino ,., 81 (1983), p. 470; Sergi, Ansca-rici, Arduinici, Aleramici cit., pp. 16-20; M. Nobili, Alcune considerazioni circa l'esten-sione, la distribuzione territoriale e il signi/icato del patrimonio degli Obertenghi (metasecolo X-ini1.io secolo XII), in Formazione e strutture cit., pp. 71 5.; Settia, «Nuouemarcbe » cit., pp. 50 s.

24 G. de Manteyer, La Provence du Ier au XIIe siede, Paris 1905; C. Patrucco,I Saraceni sulle Alpi occldentali e specialmente in Piemonte, in Studi sulla storia delPiemonte avanti il Mille, Pinerolo 1908, pp. 321-439; B. Luppi, I Saraceni in Prooenza,in Liguria e nelle Alpi occidentali, Bordighera 1973.

25 Su una rradizione erudita ehe riteneva «ovvie,. le successioni dinastiche enon riusciva a vedere come «problema» la rrasformazione dei poteri «degli ufficialipubblici nell'area di esercizio della loro funzione» cfr, E. Artifoni, La contessaAdelaide nella storia delta medieuistica, in La contessa Adelaide eit., pp. 13 s.

26 Poly, La Provence eit., p. 37.27 D. Barthelemy, La mutation Nodale s-t-elle en lieu?, «Annales. Economies.

Societes. Civilisation », 24 (1992/3), pp. 767-777.28 A questa autrice si deve una precedente ottima ricerca sull'area del «ducato»

di Borgogna: C. Brittain Bouehard, Sword, Miter, and Cloister. Nobility and theChurch in Burgundy, 980·1198, Ithaca London 1987.

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Le mie stesse ricerche sull'area piu settentrionale di quel regnofanno nascere non poche perplessitä su tesi ehe, present ate comeinnovative, risentono in realtä di impostazioni storiografiche vecchie.Indipendentemente l'uno dagli altri, erano stati Poupardin, addiritturaall'inizio del Novecento, e, successivamente, i tedeschi della «NeueLehre» a interpretare il termine «comitatus» come equivalente di \« insieme dei beni fiscali amministrati da un certo conte» negandogliquindi un valore territoriale 29. Questa posizione si ritrova in Polyquando interpreta le attestazioni di «comitatus Arelatensis », «co-mitatus Massiliensis », «comitatus Venasensis », «comitatus Ave-nionensis» non come corrispondenti a' territori, bensl a «massesdomaniales» collegate a residenze abituali del conte di Provenza: laterminologia comitale di quelle singole attestazioni deriverebbe doeda un unico conte e da un unico comitatus (quello complessivo diProvenza}, e si applicherebbe al carattere comitale di alcune presenzecorrisponden ti a diverse oillae, interne a un' articolazione circoscrizio-nale per pagi privi di autonoma guida 30.

Nella contestazione di questa tesi procediamo con ordine. Inprimo luogo occorre dire ehe, dopo le argomentazioni di Schulze 31,

29 Poupardin, Le royaume de Bourgogne eit., pp. 433-455; tra i diplomi deglianni di Rodolfo I si contano cinque attestazioni di «pagus» e einque di «comitatus »;nella documentazione di area piu occidentale rispetto alIa Borgogna giurana il termine«pagus» ha invece una prevalenza nettissima: nelle carte di Cluny, per trovare «comita-tus », dopo un centinaio di attestazioni di « pagus », occorre attendere i primi duedecenni del X secolo: Recueil des cbartes de l'abbaye de Cluny, a cura A. Bernard -A.Bruel, I, Paris 1884 (Collection de documents inedits sur l'histoire de France, s. I,35), I, pp. 117 s., doe. 105 (<< in comitatu Aquense », Aix, a. 909); p. 152, doe.146 (<< in comitatu Matisconense », Macon, a. 910-927); sempre « pagus » e il ter-mine eircoscrizionale usato anehe nei primi documenti del Cartulaire de l'abbaye deSavigny, a cura di A. Bernard, Paris 1853 (Collection de documents inedits sur I'hi-storie de France, s. I, 40), pp. 5-9; sul pagus come fondamentale «element territorial»del sec. IX rinvio a F. Feuchere, Essai sur I'evolution territoriale des principautes Iran-faires (X"-XIlle siecles), «Le moyen age », 58 (1962), pp. 86 ss., dove i1 concettodi comitatus carolingio e considerato normale equivalente di pagus.

30 Poly, La Provence eit., p. 80; in realtä attestazioni, per aree a ovest 0 anord della Borgogna giurana, del tipo «quasdam res de comitatu Lugdunensi consi-stentes in comitatu Matisconensis» (Recueil des cartes cit., I, p. 79 5., doe. 70, die.900), «pertinentem de comitatu Lucdunensi coniacentem in pago Rodanensi» ilbid.,pp. 87 5., doe. 78, novo 902), «in pago Virdunensi in comitatu Rihuini atque in pagoScarmis in comitatu Irenfridi » (Die Urkunden Zuientibolds und Ludwigs des Vindes,ed. Th. Schieffer, in M.G.R., Dipl. Kar. Germ., 4, Berlin 1960, p. 21, doe. 3,agosto 895) non devono indurre a generalizzazioni volte a negare il frequente, invece,valore territoriale del termine comitatus (Sergi, Istituzioni politicbe e societa eit., pp.219-224).

31 Nell'ambito della stessa medievistica tedesca H. K. Schulze, Die Grafschafts-

30 GIUSEPPE SERGI

fin dalla meta degli anni Sessanta nella medievistica tedesca e entratairreversibilmente in crisi l'idea di un significato di comitatus fondatoesclusivamente su « Königsleute » e su «Königsgut », su rapportipersonali 0 fiscali: un'interpretazione ehe era ovviamente coerentecon tesi superate ehe vedevano ilmotore di quegli anni in una diarchiaregno-aristocrazie e ehe delle aristocrazie valorizzavano una sorta diautonomia carismatica, poco incline' a farsi condizionare da strutturepubbliche, come circoscrizioni ben definite e precisi incarichi di go-verno 32. Nella medievistica tedesca, piu pronta di altre alla revisioneradicale delle tesi della «Neue Lehre », si crede di nuovo ehe il regnoavesse nozione della propria articolazione distrettuale e la gestisse,mantenendo suggerimenti circoscrizionali precedenti 0 ristrutturandoconfini, e quindi non si mette in dubbio il carattere territoriale dellanozione di comitatus edel potere dei conti 33. ,

In Italia le interpretazioni non territorialidi comitatus hannoavuto scarsa fortuna 34. Su questo temail confronto tra i versantialpini e utile non soltanto sul piano storieo, ma anche suI piano sto-riografico. NeI regno italico il termine circoscrizionale di origine ro-mana pagus ha scarsissime attestazioni; in Gallia invece, fino alIa metadel secolo X, e molto usato. Da ciö 10 sforzo di qualehe storico francesedi spiegare la compresenza dei due termini - pagus e comitatus -riconoscendo carattere territoriale al primo e negandolo al secondo:cosl hanno fatto Poupardin nel 1907 e Poly nel 197635• Eppure

oerjassung der Karolingerzeit in den Gebieten östlich des Rheins, Berlin 1973 ha rile-vato l'inconsistenza di un significato ' di comitato fondato esclusivamente su e Kö-nigsleute » e su «Königsgut It, sviluppando osservazioni critiche contenute in una suaprecedente recensione, del vol. I dello Handbuch der Bayerischen Geschichte (Mün-chen 1967), «Hessisches Jahrbuch für Landesgeschichte It, 17 (1967-68), pp. 236-241.

32 SuI rilaneio di quelle vecchie interpretazioni aveva avuto peso la «Neue. Lehre» e la sua vaIorizzazione dell'autonomia deIl'aristocrazia germanica rispetto agliordinamenti del regno (si vedano i giudizi severi di G. Tabacco, Sperimentezioni delpotere nell'alto medioeuo, Torino 1993, pp. 282 ss.).

33 D. Claude, Untersuchungen zum frühfrankischen Comitat, «Zeitschrift derSavigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Germanistische Abeilung It, 81 (1964); K. F.Werner, Missus-marchio-comes. Entre l'edministration centrale et l'admlnistration localede l'empire carolingien, in Histoire comparee de l'administratio«, München 1980, pp.190-239; Schulze, Die Gra/schaftsverfassung cit.; tra gli interventi piu recenti U. Nonn,Probleme der frühmittelalterlichen Graftschaftsverfassung am Beispiel des Rein-Mosel-Raums, «Jahrbuch für Westdeutsches Landesgeschichte It, (1991), pp. 29-41.

34 Si veda la contestazione degli orientamenti di questo tipo in Fumagalli,L'amministra:done periferica dello stato cit., pp. 911-920.

35 Poupardin, Le royaume de Bourgogne cit., pp. 433-455; Poly, La Provenceeit., p. 79; una precisa quantificazione delle attestazioni nella Borgogna del sec. X,

UFFICI E CIRCOSCRIZIONI COMITALI E MARCHIONALI 31

Feuchere, in un articolo del 1962 purtroppo poco usato dalle ri-cerehe successive - ne per accettarne le conclusioni ne per di-scuterle - metteva sulla strada giusta, insistendo sul pagus comemodello forte di una concezione circoscrizionale del territorio 36: eil modellosopravvisse anche sotto designazione diversa, quando, dopola meta del secolo X, prima si affiancö e poi prevalse il terminecomitatus.

Quando la cancelleria rodolfingia voleva riferirsi a beni fiscali,10 faceva con chiarezza: un diploma di Rodol£o III del 997 recita«est enim fiscus Lausannensis in comitatu Valdense» 37; e ciö valeanche per i notai, come dimostra una carta del secolo XI dell'abbaziamarsigliese di St. Victor relativa al comitato di Sisteron, ehe ha pernoi il pregio di situare in modo evidente «terram comitale et vice-comitalem (...) in comitatu Sisterico » 38. Sono due esempi in cui ilvalore territoriale di comitatus e fuori discussione.

La contrapposizione di un significato territoriale di pagus e diun diverso significato fiscale di comitatus non si puö conciliare condocumenti di interpretazione sicura. Un diploma rodol£ingio del 926prima colloca aleuni beni «in pago Equestrico », poi, accennandodello svolgimento di un placito, 10 colloca «in ipso comitatu» 39.

Qui siamo nel nord della Borgogna. Ce anche un esempio piu meri-dionale, attinente alle zone di cui ci stiamo occupando: nella secondameta del secolo X re Corrado, in un privilegio per il monastero diSt. Chaffre, informa della collocazione di aleuni beni confermati «inpago Diensi atque Valentinensi» in un primo passo, «in comitatuDiensi atque Valentinensi» in un secondo passo 40. Esistono easiin cui il termine comitatus e ambigue, e vero, ma non bastano pergeneralizzare. Aggiungo che in aleuni documenti comitatus appare

da cui risulta ehe comitatus prende it sopravvento su pagus con il trascorrere deglianni, in Sergi, Istituzloni politicb« e societa cit., p. 221; per aItra zona anche D. Bar-thelemy, La societe dans le comte de Vend6me de l'an Mil au XIV- siede, Paris 1993,pp. 128-135, colloea in successione il ricorso alle due definizioni circoscrizionali.

36 F. Feuchere, Essai sur !'evolution territoriale des principautes [rancaises (X--XlII- siedes), «Le moyen age It, 58 (1962), pp. 86 ss.

37 Die Urkunden der Burgundischen Rudolfinger (888-1032), ed. Th. Schieffer, inM.G.H., Dipl. Kar. Germ., München 1977, p. 227, doe. 80.

38 Cartulaire de l'abbaye de Seint-Yictor de Marseille, a cura di B. Guerard-J. Marion - L. DelisIe, I, Paris 1857 (Collection de documents inedits sur l'histoirede France, s. IV, 16), p. 648, doe. 655.

39 Die Urkunden der Burgundischen cit., pp. 124 5., doe. 22.40 Ibid., p. 146, doe• .34.

32 GIUSEPPE SERGI

. come possibile articolazione interna di un pagas 41: ma e pur sempreun'accezione territoriale dei termine.

3. SOLUZIONI DI COORDINAMENTO MILITARE SUI DUE VERSANTI

Una conclusione piu generale de La Provence e la societe /Codalee invece da accettare: fra X e XI secolo in Provenza opera un sologrande conte, che nelle singole sedi (semplici cittä per Poly, anchecentri di comitatus per noi) si fa rappresentare da visconti, visdominio vicari 42. Infatti non e un caso che proprio su queste funzioni vica-riali si scateni, da parte delle famiglie eminenti di Provenza, la corsaalIa dinastizzazione: dinastizzazione talora riuseita, talora solamentetentata (a causa del controllo ravvicinato che la famiglia comitale riu-seiva a esereitare), ma l'unica percorribile in queI tipo di situazione.. A partire daI 935 - da quando cioe l'area egemonica di Ugodi Provenza 43 doveva essere formalmente entrata a far parte delregnodi Borgogna - risultano in crisi due nozioni territoriali: ecertamente in crisi la nozione di regnum Prouinciae, che stenta a decol-lare dopo la morte di Ludovico il Cieco, ma e in crisi anche quelladi marca provenzale. Se, come sembra probabile, Rodolfo II di Bor-gonga aveva acquisito da Ugo i poteri marchionali - in cambio diuna rinuneia a ogni pretesa suI regno italico, secondo il racconto diLiutprando 44 - e se interpretö quell'acquisizione (come risulta evi-

41 :l!: il easo di terre fiscali «site in pago Varasco in comitatu Scodingums(942: ibid., p. 207, doe. 64) e di altri heni e coniacentes in pago Lausonense et incommitatu Bargense » (c. 1000: ibid., p. 349, doe. 169).

42 Poly, La Provence eit., pp. 24 ss., 37 ss.43 Poupardin, Le royaume de Provence cit., pp. 231 5.; Poly, La Provence eit.,

p. 31; Ugo e definito marchese di ArIes e conte di Vienne da F. Baethgen, Das Kö-nigreich Burgund in der deutschen Kaiserzeit des Mittelalters, in Baethgen, Mediae-oalia. Aufsätze, Nachrufe, Besprechungen, n, Stuttgart 1960 (Schriften der M.GB.,17/Il), p. 30; duca di Provenza e marchese di Vienne da R. L. Poole, Burgundiannotes, Ill, «English Historical Review », 28 (1913), p. 111.

44 La negazione di attendibilitä di questa testimonianza (di A. Hofmeister, Deuts-chland und Burgund im früheren Mitte/alter. Eine studie über die Entstehung der Are-latiscben Reiches und seine politische Bedeutung, Darmstadt 1963, anast. dell'ed.Leipzig 1914, pp. 42 ss. e, se pur in modo piu contraddittorio, di J. Flach, Les ori-gines de l'ancienne France, New York 1969, anast. dell'ed. Paris 1886-1917, IV,pp. 391-394) e ripresa dai dubbi espressi da C. Brühl, in sede di discussione, nellaXXXVIII Settimana del Centro italiano di studi sull'alto medioevo (Il secolo di[erro eit., p. 239); su riscontri documentari ehe inducono a non respingere l'informa-zione di Liutprando cfr. Sergi, Istituzioni politicbe e societe cit., pp. 209-211 e, nella

UFFICI E CIRCOSCRIZIONI COMITALI E MARCHIONALI 33

dente dai documenti successivi della zona) come estensione del potereregio di Borgogna fino alla costa mediterranea, non stupisce la deca-denza della terminologia marchionale: perehe in fondo i titolari delpotere marchionale erano divenuti i Rodolfingi, e quel titolo risul-tava cancellato nell'uso da quello, ovviamente superiore, di rex.

Sappiamo inoltre che re Ludovieo di Provenza risiedeva assidua-rnente in Vienne; ehe dopo la sua morte il comitatus di Viennerimase nelle mani del figlio naturale Carlo Costantino; che quest'ul-timo aveva preferito legarsi al re di Francia 45. Ma a meta del se-colo X il conte Carlo Costantino non c'era piu e i Rodol£ingi neapprofittarono per interpret are come esteso anche a Vienne il lorogovemo regio, senza tuttavia inserire la cittä e il suo territorio inuna circoscrizione provenzale. La Provenza ne usciva ridefinita e ridi-mensionata, coincideva con l'area condizionata prevalentemente daArles e da Marsiglia ed era delegata a conti ehe non potevano piuaspirare al titolo marchionale.

Qui si realizza l'interessante scollamento fra titolo marchionale elivello di governo. Il discorso e delicato. Ciö ehe intendo dire - unavolta accertato, e l'abbiamo giä fatto, ehe altri pagi 0 comitatus,oltre a quello di Provenza, in realtä fra i secoli X e XI es ist e -van 0 - e che il livello di governo e s 0 v r a comitale pur essendorappresentato da un titolo soltanto comitale.

Ci sono dunque import anti somiglianze fra i due versanti deltratto piu occidentale dell'arco alpino: sul finire del secolo X, e pro-prio in relazione alIa forte caratterizzazione militare di quella regione,le esigenze di coordinamento avevano avuto la meglio, e la lorodivers a interpretazione nei due regni, italico e borgognone, era piuterminologiea ehe sostanziale. Chi era responsabile del coordinamentosi chiamava comes in Borgogna e, invece, marchio in Italia. I singoliterritori coinvolti dal loro coordinamento si chiamavano sempre comi--tatus in Italia e, invece, avevano ancora spesso la definizione dipagi in Borgogna.

Le differenze non hanno una spiegazione uniea. La terminologiadistrettuale e diversa a causa delle diverse tradizioni istituzionali re-gionali. In Borgogna la fortuna persistente di pagus e da rieondurrea una certa continuitä delle strutture galloromane: non dimentiehiamo

discussione, pp. 240 s. (alIa luce di questi riconsiderare C. Brühl, Deutschland-Frankreich. Die Geburt Zweier Völker, Köln Wien 1990, pp. 458-487).

45 Poupardin, Le royaume de Bourgogne cit., p. 73.

34 GIUSEPPE SERGI

ehe in pieno secolo VIII un galloromano, Abbone fondatore dell'abba-zia di Novalesa 46, si vide affidata senza difficoltä una funzione digoverno nell'apparato Franco 47. In Italia invece il passaggio dalleistituzioni latine a quelle franche non era stato diretto: I'intermezzolongobardo risultö determinante, gli schemi territoriali impostidaCarlo Magno furono d'importazione, dovettero piuttosto conciliarsi conresistenti tradizioni longobarde (soprattutto a livello della distrettua-zione minore) 48 e del termine pagus si era offuscata la memoria. ' .

.Altra ancora e la spiegazione della differenza per cui, a paritädi funzioni, Guglielmo era «comes» in Provenza e Arduino era« marchio» nel Piemonte centromeridionale. In primo luogo si puösupporre ehe i Rodolfingi ritenessero di aver acquisito per se il titolomarchionale, pur non usandolo, nella loro superiore qualitä di re 49.

In secondo luogo il titolo marchionale era probabilmente da esor-cizzare, carico com'era della memoria del potere e anche delle male-fatte di Ugo: una situazione non dissimile da quella del Piemontesettentrionale, dove nessuno, dopo il secondo decennio del secolo XI,dinastizzö volentieri il titolo di marchese, preferendo quello di conte,perehe il marchese per eccellenza era stato Arduino d'Ivrea, unosconfitto a cui nessuno voleva ricollegarsi, anche - concretamente -'-per evitare confische so •. Abbiamo infatti la prova ehe, sullo stessolitorale ma dalla parte del regno italico, la terminologia rnarchionalegodeva invece di una buona considerazione ehe ne confermava l'uso,tant'e vero che il'comitatus di Albenga e definito «marca Albin-ganae» in una carta del secolo XII successiva alla fine della marca diTorino e condizionata dai progetti dinastici di chi, nel suo potenzia-mento signorile, del titolo di marchese voleva fregiarsi, per collegarsicon la terminologia legittimante localmente piu tradizionale, 0 .persottolineare 'ambizioni territoriali superiori SI.

46 Ha studiato le strategie familiari di questo personaggio, appunto in relazi~nealla sua origine etnica, P. Geary, Aristocracy in Provence. The Rhone Basin at theDawn of. the Carolingian Age, Stuttgart 1985 (Monographien zur Geschichte desMittelalters, 31).

47 G. Tabacco, Spiritualita e cultura nel medioeuo. Dodici percorsi nei territoridel potere e delta jede, Napoli 1993, pp. 13 s. '

48 Fumagalli, L'amministrazione periferica cit., pp. 911-920; A. Castagnetti, Di-strettl fiscali autonomi 0 sottocircoscrizioni della contea cittadina? La Gardesana uero-nese in epoca carolingia, «Rivista storica italiana ., 82 (1970), pp. 736-743.

49 Sopra, testo corrispondente alla nota 44.so Sergi, Anscarici, Arduinici, Aleramici cit., pp. 24 S.51 Codice diplomatico della repubblica di Genoua, a cura di C. Imperiale di

Sant'Angelo, Ill, Roma 1942 (Fond per la storia d'Italia, 89), p. 85, doe. 27; per

UFFICI E CIRCOSCRIZIONI COMITALI E MARCHIONALI 35

4. CONCLUSIONI

Dunque il confine fra regno italico e regno di Borgogna separavadue storie, due tradizioni, soprattutto due forme di presenza dei ver-tici del regno. Forse piu assidui nelle loro attenzioni i Rodol£ingi:deboli, ma aiutati dalle minori dimensioni del territorio regio e dallaloro continuitä dinastica. Invece i re italici, coinvolti da continuelotte di successione e impegnati in un'area piu centrale veneto-lom-barda, tendevano a cercare per il Piemonte soluzioni di delega. Que1confine, ehe dalla meta del secolo XI doveva dedsamente perdered'importanza con la concentrazione di tutto il potere eminente in chiera re di Germania e imperatore, nel secolo X esercitava invece unforte condizionamento sul paesaggio politico: troppi erano i preten-denti alia corona italica ehe provenivano da quel confine, troppi eranogli 0 sconfitti in fuga ehe cercavano di rivalicarlo. La caratterizzazionemilitare della 0 regione era giä forte per queste cause. Si aggiunga ehequelle zone di frontiera erano zone alpine, Oeehe il loro carattereimpervio e boscoso aveva favorito la presenza e l'attivitä dei predoni,soprattutto Saraceni: la militarizzazione non poteva ehe risultarneaccentuata.

o Furono proprio le pressanti esigenze militari a far escludere,questa volta su entrambi i versanti e quindi in entrambi i regni,un'articolazione del territorio per piccole unitä comitali affidate asingoli comites. E quindi, come abbiamo visto, furono proprio le esi-genze militari a favorire da un lato l'ascesa dei marchesi di Torino,

altri documenti e le valutazioni efr. L. Provero, Da; marches; del Vasto a; prim; mar-ches; d; Saluzzo. Suiluppi' signorili entre quadri pubblici 'tsecoli XI-XII), Torino 1992(Biblioteca Storica Subalpina, 209), pp. 157-159, 162, nn. 251·270. Di tendenze pre-cedenti - e precedenti quindi 10 stesso processo di signorilizzazione - ad applicareil termine marca a un singolo comitato per il fatto ehe era governato da un mar-chese - secondo quanto rilevato da J. Dhondt, Etudes sur la naissance des princi-pautes territoriales en France (lX~-Xe siede), Brugge 1948, pp. 102·108: 106 - deveessere ritenuta spia l'attestazione di una «marca Saonensis» nel 1014: Die UrkundenKonrads II. Mit Nachträgen zu dem Urkunden Heinrichs II., ed. H. Bresslau, inM.G.H., Dipl. reg. imp. Germ., 4, Hannover-Leipzig 1909, doe. 305, pp. 423-426;I placit; del «Regnum Ltaliae », a cura di C. Manaresi, lI/2, Roma 1958 (Fonti perla storia d'Italia, 96/2), p. 532, doe. 283, discussa in Merlone, Prosopagrajla ale-ramica eit., pp. 514 ss. e in A. A. Settia, L'allermazione aleramica nel secolo X: [on-dazioni monastlebe e iniziatioa militare, «Rivista di storia, arte e archeologia per leprovince di Alessandria e di Asti », 100 (1991), pp. 41-58. Per un quadro generaledei territori portati qui a esempio rinvio a R. Pavoni, Liguria medieoale. Da proein-cia romana a stato regionale, Genova 1992, pp. 183 ss. .

36 GIUSEPPE SERGI

dall'altro la persistente capacitä di coordinamento dei conti di Pro-venza.

Un cenno ancora deve essere dedicato ai meccanismi di connes-sione fra le singole unitä circoscrizionali e i superiori coordinamentimarchionali 0 comitali. Un esempio ci proviene dal piu occidentaledei comitati del regno italico, quello di Ventimiglia: e l'unico casoin cui e testimoniata la doppia autoritä, quella marchionale e quellacomitale. Un importante documento, noto come «carta di Tenda », ela conferma, della meta del secolo XI e promossa dai conti di Venti-miglia Ottone e Corrado, di un atto, risalente al secolo precedente,del marchese di Torino Arduino 53. Gli uomini di tre localitä montanedell'entroterra ligure, Briga, Tenda e Saorgio, ricevevano dal mar-chese e dal conte garanzia di mantenimento dei loro possessi - siaallodiali sia precari -, dovevano promettere di evitare per almenododici anni il ricorso al duello giudiziario, vedevano regolate nei det-tagli alcune procedure in tema di alta giustizia (dalI'assassinio altradimento) e di limitazione alI'onerosa partecipazione ai placiti: tuttociö testimonia che l'autoritä del marchese nel secolo X e quella deiconti nel secolo XI era globale, e ehe il marchese almeno all'iniziointerveniva anche nella sfera civile.

D'altra parte sul piano militare i sudditi, mentre erano esentatidai «servieia» Iegati al mantenimento dell'apparato bellico, eranotenuti all'« hoste publica ... que est comitis senioris nostri tam infracomitatu quam infra marca in adiutorium » 53.· Recentemente Settia(secondo cui, nonostante 10 scenario alpino, si deve collegare il do-cumento con l'impegno di «difesa a mare» assunto dai marchesi ar-'duinicl) ha riferito giä alIa seconda meta del secolo X il doppioimpegno di quegli uomini: nel comitato di Ventimiglia e nella solafrazione della marca ehe poteva interessare quell'impegno di «difesaa mare », cioe nell'altro comitato di Albenga 54.

Usiamo proprio questo documento per perfezionare le conclu-sioni. Rileviamo in primo luogo la sua eccezionalitä: conti e marchesi(0 conti inferiori e conti superiori) normalmente non coesistevano.Quando, come in questo caso, gli ufficiali c'erano entrambi, eranolargamente coincidenti le loro responsabilitä e I'autoritä del marchese

52 M. C. Daviso di Charvensod, La carta di Tends, «Bollettino storico-bibliografico subalpino ,., 47 (1949), pp. 131-143.

53 Ibid. pp. 142-143.54 Settia, «Nuooe marcbe » nell'Italia occidentale cit., p. 59, n. 62.

UFFICI E CIRCOSCRIZIONI COMITALI E MARCHIONALI 37

era evocata essenzialmente per sottolineare gli impegni esterni allospecifico comitato: il marchese risulta cioe essere il titolare dei eo-mitati circostanti, piu ehe il depositario di un'autoritä intermedia fraquella regia e quella comitale (secondo l'immagine che ne aveva lastoriografia tedesca del secolo scorso) ss. Conti e marchesi avevano en-trambi responsabilitä territoriali: il marchese aveva una tradizionediin tervento anche nella sfera civile, quindi non era solo un coordinatoremilitare, ma nel secolo X risulta essere conte in prima persona invari distretti comitali (il cui insieme e nella sostanza la marca), conl'eccezione appunto di Ventimiglia. Nel secolo XI i conti di Venti-miglia non procedono a una cancellazione della memoria del poteremarchionale: evidentemente non ne temono la concorrenza; evidente-mente e ancora vivo il ricordo di piu larghe esigenze di mobilitazione,per far fronte alle quali non c'era sede comitale che potesse bastarea se stessa.

Le frontiere c'erano, e avevano avuto gran peso, ma i processidi dinastizzazione, tipici dello sviluppo signorile degli uffici regi,non generavano soltanto aumento della conflittualitä: potevano anche- com'era avvenuto fra 972 e 973 con le operazioni congiunte delmarchese di Torino e del conte di Provenza - dare valore a esigenzecomuni, come la bonifica dei territori da una minaccia esterna. E inquell'occasione era stato addirittura ignorato, piu per decisione spon-tanea che per volontä imperiale, il confine ancora effettivo fra dueregni.

ss Era, questa, invece, l'idea di J. FICKER, Forschungen zur Reichs- und Re-chtsgeschichte Italiens, Il, Aalen 1961 (anast. dell'ed. 1868-1874), pp. 248 SS.,ehe gill l'opera classica di A. Hofmeister, Markgrafen und Markgrafschaften im ita-lischen Königsreich in der Zeit von Karl den Grossen his auf Otto den Grossen (774-962), «Mitt. Inst. österr. Gesch.», 7. Erganzungsband, Heft Il, 1907, pp. 256-258 ten--deva a superare, almeno per le marche postearolinge.