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ACCADEMIA TUDERTINA CENTRO DI STUDI SULLA SPIRITUALITA MEDIEVALE DELL'UNIVERSIT A DEGLI STUDI DI PERUGIA CONCILIARISMO, STATI NAZIONALI, INIZI DELL'UMANESIMO Atti del XXV Convegno storico internazionalc Todi, 9-12 ottobre 1988 CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO SPOLETO 1990

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ACCADEMIA TUDERTINA

CENTRO DI STUDI SULLA SPIRITUALITA MEDIEVALEDELL'UNIVERSIT A DEGLI STUDI DI PERUGIA

CONCILIARISMO, STATI NAZIONALI,INIZI DELL'UMANESIMO

Atti del XXV Convegno storico internazionalc

Todi, 9-12 ottobre 1988

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVOSPOLETO

1990

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DISCORSO INAUGURALE

GIORGIO CRACCO

Giovanni Dominici e un nuovo tipo di rellglosttä

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1. A prescindere dai problemi ehe suscita il termine « religiosi-tä », un termine in parte equivoco, tale da « portare ildiscorso sto-rico su livelli puramente psicologici », ehe un Giuseppe De Luca,10 studioso della GC pietä », mai avrebbe accettato I, non e facilemettere a punto un fenomeno per il quale « non e ancora disponi-bile - come nota il Fink - un quadro soddisfacente »2,

Si pub dire ehe la religiositä dell'epoca ehe ci interessa - quel-la fra Tre e Quattrocento - non coincide piu (se mai avesse perfet-tamente coinciso) con i confini delle istituzioni ecclesiastiche, eondeggia tra ildentro e il fuori, fino a porsi contro e perfino a ne-garsi: a negarsi, ad esempio, quando i credenti, invece ehe alle fe-ste e alle processioni del Santo patrono sono convogliati verso ilcarnevale 3, .

Religiositä nuova fu quella di Marsilio da Padova, di un Gu-glielmo d'Occam, degli ultimi pauperisti francescani, dei tanti Val-desi diffusi soprattutto (come hanno accertato ricerche recenti)"

1 G. DE ROSA, Tempo religiose e tempo storico, Saggi e note di storia sociale e re-ligiosa dal Medioevo all'etä contemporanea, Roma 1987, p. 479. C'e perö anche chiguarda all'asse « storia della religiosltä - storia della pietä » cornea « una guidaabbastanza sicura .: F. CARDlNJ. Splritualitä come esperienza del sacro, in La spiri-tualitä medievale: metodi, bilanci, prospettive ...• Spoleto 1987 (estratti dagli « Studirnedievali • 11). pp. 37-42. partie. 40.

2 K. A. FINK. Chiesa e papato nel Medioevo, trad. it .• Bologna 1987. p. 70.3 J. LE GOFF. L'immaginario urbana nell'Italia medievale (secoli V-XV). in Storia

d'ltalia Annali 5. Il paesaggio, a c. di C. DE SETA, Torino 1982. pp. 3-43, partie. 42-43.4 R. E. LERNER, Recent Work on German-speaking Waldensians. in Rapports I.

Grands Themes. Methologie, Sections chronologiques, Stuttgart 1985 (XVI· CongresInternational des Sciences historiques). pp. 360-362; G. G. MERLO. Valdesi e valdi-smi medievali, Itinerari e proposte di ricerca, Torino 1984.

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nell'Europa centrale, ehe pur con premesse, spirito e scopi diversiesigevano la fine della Chiesa temporale, alimentando per tale viauna riforma « laica » dato ehe l'insistenza sulla Ecclesia spiritualisfiniva oggettivamente per rinforzare « I'assetto dello Stato edellasocietä »5.

Religiositä nuova fu quella dei « fantastico » (l'aggettivo edelcronista Giovanni Villani) Cola di Rienzo, « fortemente permeata...:._come scrisse il Dupre - di motivi spuri, quali I'astrologia e lacredenza nella magia e nei sogni », e tipica di un uomo ehe si rite-neva, senz'ombra di dubbio, un Messia, l'inviato di Dio con il com-pito di ridare a Roma la sua grandezza perduta 6. E in Cola, esalta-to dal Petrarca, e stato visto, non a easo, l'iniziatore di una renova-tio ab imis del mondo giunto a eta decrepita: renovatio ehe era re-ligiosa ma nel contempo civile, « per il recupero dell'antica pai-deia »7.

Nuova religiositä fu quella di quanti, Iungi dal ritenere prossi-mo I'avvento del secolo nuovo, del secolo d'oro, vedevano ovunquepresagi di fine dei tempi e di prossimo avvento dell'Anticristo e la-sciavano tutto per darsi a penitenza: come i Flagellanti, ehe al se-guito di Vincenzo Ferreri passarono dalla Catalogna alIa Riviera

5 G. MICCOLl,La storia religiosa, in Storia d'ltalia, Volume seeondo, Dalla cadu-la dell'lmpero romano al seeolo XVIII, Torino 1974, pp. 429-1079, partie. 906. Pe-raltro, la eosiddetta « see Ita in direzione del profano " (H. HELBLlNG,L'Ecclesia spi-ritualis e la storiografia alla fine del Medioevo, in L 'attesa dell'etä nuova nella spiri-tualitä della fine del Medioevo, Todi 1962, pp. 127-144, partie. 144) ha indotto a sot-tolineare fin troppo 10 scarto tra Ecclesia spiritualis ed Ecclesia camalis, tra « Chie-sa di spiritualitä " e « Chiesa di gestione " (M. MOLLAT,Vie et sentiment religieux audebut du Grand Sehisme, in Genese et debuts du Grand Sehisme d'Occident, 1362-1394, pp. 293-303, partie. 300). Un sueeinto ma equilibrato quadro deI periodo ehequi interessa edel dibattito storiografieo relativo in G. G. MERLO,Dal papato avi-gnonese ai grandi scismi: erisi delle istituzioni ecclesiastiche?, in La storia, I grandiproblemi dal Medioevo all'etä contemporanea, dir. da N. TRANFAGLIAe M. FIRPO,I, IlMedioevo, 1, I quadri generali, Torino 1988, pp. 453-475.

6 E. DUPR~ THESEIDER,L 'attesa escatologica durante j[ periodo avignonese, inL'attesa dell'etä nuova, cit., pp. 65-126, partie. 98-99.

7 E. GARIN,L'attesa dell'etä nuova e la «renovatio ", in L'attesa dell'etä nuova,cit., pp. 9-35, partie. 14-15; R. MANSELLI,11sistema degli Stati italiani dal 1250 al1454, in Storia d'Italia dir. da G. GALASSO,IV, Torino 1981, pp. 177-263, partie. 219-221.

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GIOVANNI DOMINICI E UN NUOVO TIPO DI RELIGIOSITA 5

Ligure, 0 i Bianchi ehe percorsero le vie dell'Italia del Nord 8; 0 co-me i tanti profeti e profetesse, visionari e visionarie ehe sparseroa piene mani inquietudini e perfino terrori apocalittici 9; per nonparlare di intellettuali inclini all'« escatologismo laico » (basti ilnorne del Petrarca) 10.

Nuova religiositä fu soprattutto quella ehe scaturi dal mutareoggettivo della Chiesa, dei poteri laici, della societä nel corso delTrecento. Se l'autoritä dei papi (e non solo per il loro risiedere inAvignone)declinava; se l'apertura dello scisma nel 1378 scuotevaradicalmente la fiducia nel collegio cardinalizio; se l'antica dicoto-mia - da un lato, al di sopra di tutti, onnipotente, la gerarchia; edall'altro, in posizione sottoposta e passiva, ilmondo dei credenti- non reggeva piu e avanzava invece un'idea di Chiesa non piuidentificata con ilcorpo gerarchico (l'ecclesia romana) bens! con latotalitä dei credenti (congregatio fidelium) 11, e evidente ehe il vis-suto cristiano non poteva piu essere 10 stesso e produceva, appun-to, nuove e meno inquadrate forme di religiositä. Se ai vertici del-la Chiesa si privilegiava la scienza, il saper vivere nel mondo (an-ehe Bonifacio VIII era stato lodato per la sua gran scientia et expe-rientia), invece ehe la santitä sprovveduta e anarchica (come quel-la di un Celestino V) 12; si privilegiava la cultura giuridica invece

8 FINK,Chiesa e papato, cit., p. 210; R. RUSCONI,L'attesa della fine, Crisi della so-cietä, projezia ed Apocalisse in Italia al tempo del grande scisma d'Occidente (1378-1417), Roma 1979. pp. 219-222 (sui viaggi in Italia del Ferreri); B. MONTAGNEs.SaintVincent Ferrier devant le Schisme, in Genese et debuts. cit., pp. 607-613. partie. 611;L. SBRIZIOLO.Per la storia delle confraternite veneziane: dalle deliberazioni miste(1310-1476)del Consiglio dei Dieci. Le scuole dei Battuti, in Miscellanea Gilles ChardMeersseman, Padova 1970. pp. 715-763. partie. 721-724 (sui Bianchi e il Dominici aVenezia).

9 RUSCONI.L'attesa della fine. cit .• pp. 101-111 (sui Dominici). 219 ss. (sulla pre-dicazione apocalittiea).

10 DUPR£THESEIDER.L'attesa escatologica, cit .• pp. 123 ss.11 FINK. Chiesa e papato, eit .• p. 69. Ma Caterina da Siena. come il Dominici.

continuava a credere nel papa to in quanto l'uniea forza capace di eonservare aliaChiesa il earattere di eorpo sociale e non soltanto spirituale (C. LEONARDI.Caterinada Siena: mistica e projetessa, in Atti del Simposio intemazionale cateriniano-ber-nardiniano, a e. di D. MAFFEIe P. NARDI.Siena 1982. pp. 155-172. partie. 163 ss.).

12 Sono espressioni ehe si leggono nella Cronaca di Genova di Jaeopo da Vara-gine: cfr. G. CRACCO.La coscienza della cittä nel vescovo dei Santi (per una riletturadella 'Chronica' di Jacopo da Varagine), in Jacopo da Varagine, Atti .... a e. di G. FAR-RISe T. DELFINO.Varazze 1987. pp. 135-150, partie. 136-137.

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ehe quella teologica (si e calcolato ehe su 66 cardinali forniti di ti-tolo universitario ben il71% erano dottori in iure, e solo il28% inteologia) 13; se una quantitä impressionante di vescovi, dall'italianoAltegrado di Padova al francese Nicola Oresme, erano prima crea-ture di un regime, frequentatori e clienti di regge e di corti, e poiuomini di Chiesa; prima intellettuali, professori, giuristi, perfinobibliofili, e solo secondariamente pastori di anime 14 (il ehe non si-gnifica che non volessero la riforma della Chiesa: solo ehe la vole-vano - come provano gli atti dei sinodi diocesani - al di fuori diogni spinta profetico-evangelica, ad uso e consumo dei governi,quasi si trattasse di un'operazione di polizia) 15; se le strutture di

13 J. LE GOFF, Universites et courants humanistes, in Genese et debuts, eit., pp.163-174, partie. 167 (dati desunti da B. GuilIemain).

14 Su Altegrado cfr. G. CRACCO,Religione, Chiesa, pietä, in Storia di Vicenza, L'e-ta medievale, a. di G. CRACCO,Vieenza 1988, pp. 359-425, partie. 416-420; 11 formula-rio vicentino-padovano di lettere vescovili (sec. XIV), a c. di G. MANTovANl,Pad ova1988 (Fonti per la storia delIa Terraferma Veneta 2), pp. XIX-XXV. Su Nicola Ore-sme, D. MENJOT,La politique monetaire de Nicolas Oresme, in Nicolas Oresme, Tra-dition et innovation chez un intellectuel du XlVe siecle, Etudes recueillies et editeespar P. SOUFFRlNet A. PH. SEGONDS,Paris 1988, pp. 179-191, partie. 179 (designato ve-scovo di Lisieux nel 1377, l'Oresrne fu, al tempo di Carlo V, un theoricien du pou-voir e un esperto di economia: scrisse tra l'altro un De moneta). Ma iI numero deiprelati colti e " politiei " e rilevante e sarebbe quanto mai utile un censimentoesaustivo. Un altro ea so di recente studiato e quelIo del d'Alencon: H. - J. BRANDT,Kardinal Philippe d'Alencon (133&'39-1397), Zur Biographie eines päpstlichen Lega-ten römischer Obedienz für Deutschland während des Grossen abendländischenSchismas, in Ecclesia Peregrinans, Josef Lenzenweger zum 70. Geburstag, hrgg. v.K. AMON,B. PRIMETSHOPER,K. REHBERGER,G. WINKLER,R. ZINNHOBLER,Wien 1986,pp. 119-132. Ma vd. A. PARAVICINIBAGUANI,Prosapographie et elites ecclesiastiquesdans l'/talie medievale (XlIe-XVe siecles], Reflections et perspectives de recherche, inProsagraphie et histoire de l'Etat (Publications de l'Ecole normale superieure desjeunes filIes), Paris 1986, pp. 313-334.

15 La compresenza da un lato di strutture ecclesiastiche deboli (con conseguen-te " scollamento fra vescovo e corpo urbano, e diocesano ,,) e dall'altro di « moltielementi di vitalitä e di espansione ,. testimoniati anche dal rieupero dell'osservan-za (G. CHITTOLlNI,Stati regionali e istituzioni ecclesiastiche nell'Italia centrosetten-trionale del Quattrocento, in Storia d'Italia Annali 9, La Chiesa e it potere politicodal Medioevo all 'eta contemporanea, a c. di G. CHITTOLlNIe G_MICCOLl,Torino 1986,pp. 147-193, partie. 150-151) si spiega forse adducendo il peso crescente di regimilaiei ehe 0 pilotano le riforme 0 comunque le tolIerano in quanto ad essi funzionali:a Milano, a Venezia, a Verona e altrove iI c buon governo ,. passava innanzittuttoattraverso una" buona Chiesa " (ossia una Chiesa ordinata e addomesticata).

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base della cristianitä (parrocchie, monasteri e conventi) giacevanoin gran parte dissolte sotto i colpi del sistema beneficiario accen-trato della Santa Sede, delle usurpazioni dei governi laici, dellacaccia alle prebende e del cumulo delle medesime (per quanto oggisi tenda a non drammatizzare questi fenomeni) 16, il credente eheperciö restava abbandonato a se stesso, depauperato dei consueticonforti e delle mediazioni di sempre, e pur tuttavia continuava asentire ilbisogno di Dio, doveva per forza cercarsi una propria re-ligiositä, Ecco, allora, ad esempio, il ricorso sempre piu frequentea puntelli sacramentali e liturgici, i cosiddetti secours religieux 17:

tante Messe, tanta eucarestia, tante preghiere, gesti straordinaridi pietä, penitenze private e pubbliche, ilbisogno intenso del diret-tore spirituale; oppure la riscoperta di Cristo nel povero, nel mala-to, nel bisognoso, come provano i testamenti e come mostra ildila-tarsi degli istituti di assistenza 18, al punto da far pensare ehe nep-pure il dilagante juridisme ha potuto rallentare « il radicarsi delVangelo nelle coscienze» 19.

Dunque, non una ma piu forme di religiositä convissero e sicontesero ilcampo nell'epoca ehe qui interessa -l'epoca domina-

16 G. GUlLLEMAIN.Les papes d'Avignon et la " cura animarum ,. en Ita lie. in Pievie parrocchie in Italia nel Basso Medioevo (sec. XIII-XV). Atti.... Roma 1984. pp. 197·214; G. CHITTOLINI.Note sui benefici rurali nell'Italia padana alla fine del Medioevo,in Pievi e parrocchie, cit .• pp. 4'5-468.

17 MOLLAT.Vie et sentiment religieux, cit., p. 302.18 Impossibile render conto, anche per cenni bibliografici, di tutti questi aspet-

ti oggi dominanti nella storiografia. Basti riferirci a J. CHIFFOLEAU.La comptabilitede l'Au-de-la, Les hommes, la mort et la religion dans la region d'Avignon a la fin duMoyen Age (vers 1320-vers 1480). Rome 1980; IDEM.Sur l'usage obsessionnel de laMesse pour les morts a la fin du Moyen Age. in Faire croire. Modalites de la diffu-sion et de la reception des messages religieux du XI/' au XV, siede. Table ronde...•Rome 1981. pp. 235-256; G. CRACCO.sub. v.Ltalie, Evolution et aspects de la spiritua-lite aux 14' et IS" siecles, in Dictionnaire de spiritualite, Paris 1971. colI. 2219-2228.Cfr. anche A. RIGON.Orientamenti religiosi e pratica testamentaria a Padova nei se-coli XI/-XIV (prime ricerche), in Nolens intestatus decedere, Il testamento come [on-te della storia religiosa e sociale, Atti ...• Perugia 1985. pp. 41-63. Sulla direzione spi-rituale valgono sempre le note di F. VANDENBROUCKE.sub. v. Direction spirituelle(Histoire), in Dictionnaire de spiritualite, Paris 1957, colI. 1061-1098. partie. 1089-1093. Sull'assistenza, cfr. ad esempio La carita a Milano nei secoli XI/-XV, Atti.. .• ac. di M. P. ALBERZONIe O. GRASSI.Milano 1989.

19 G. DUBY.Fondements d'un Nouvel Humanisme, 1280-1440.Geneve 1966. p. 89;MOLLAT.Vie et sentiment religieux, cit., p. 302.

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ta dall'ascesa degli Stati, da una cultura orientata in senso scienti-fico-giuridico, Iaico e civile, da una ecclesioIogia extragerarchicase non democratico-associativa -, a riprova di una varietä di rea-zioni degli individui e dei gruppi. In questo contesto va coIIocatauna delle figure embIematiche ehe 10 connotano, quella di Giovan-ni Dominici, ehe si misurö appieno con i fenomeni dell'umanesimoincipiente, degli Stati sovrani e del conciliarismo, elaborando, neIconfronto, una religiositä complessa e per certi versi contradditto-ria, comunque « forte », su cui vale la pen a indugiare.

2. Personaggio controverso e scomodo questo Dominici: « unodegli uomini piu seriamente impegnati, negli anni del Grande Sei-sma, a riflettere sui probIemi delIa vita religiosa ed ecclesiasti-ea », secondo il Miccoli 20, ma anche ambiguo e veIIeitario (comeneI suo atteggiamento verso i Bianchi e perfino nei confronti dell acultura pagan a); capace di parlare all'inquieto ceto dei mercanti edei nobili raccomandando una meditazione anche sIegata dallapratica sacramentale, addirittura un approccio diretto alle Scrit-ture (normalmente monopolio dei chierici), come osserva il Ginz-burg ", ma neI contempo gretto, pronto a piangere (come scrive ilGarin) « suI buon tempo passato in cui si formavano i bimbi asuon di botte, su pochi libri di pie tä, senza giuochi, fra preghiere emanifestazioni religiose, senza vesti graziose, ma travestiti da fra-ticelIi e monachine »22; dotato di una cultura gigantesca ein gradodi esibire (come fa nella Lucula noctis) una quantitä impressionan-te di testi pagani (libri gentilium), ma anche pronto a gridare quasicon furore Melius est terram arare quam gentilium intendere Li-bris>, E non e il caso di indugiare sui giudizi ancora piu netti econtraddittori dei suoi contemporanei: per Bartolomea Riccoboni,aut rice della Cronaca edel Necrologio del monastero venezianodel Corpus Christi, il Dominici era un santo vivente, il salvatore

20 MICCOLl. La storia religiosa, cit., pp. 865-866. 861.21 C. GINZBURG. Folklore. magia, religione, in Storia d'Italia, Volume primo, I ca-

ratteri originali, Torino 1972. pp. 601-676. partie. 624-625. 627.22 E. GARIN. La cultura del Rinascimento. Bari 1967. pp. 27-28.23 G. G. MEERSSEMAN.ln libris gentilium non studeant, L'etude des classiques in-

terdite aux clercs au Moyen Age? c Italia medioevale e umanistica It. 1 (1958). pp.1-13; P. DENLEY. Giovanni Dominici's opposition to humanism. in Religion and Hu-manism. Papers.... ed. by K. ROBBINS. Oxford 1981. pp. 103-114.

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della Chiesa lacerata e divisa; per i conciliaristi, per Poggio Brac-ciolini (l'accusatore in blocco della « genia fratesca »), ilDominiciera il demonio in persona, un opportunista, un ipocrita, una cata-strofe per la cristianitä: sarebbe stato lui il primo responsabiledella mancata rinuncia al papato da parte di Gregorio XII. E al-trettanto duro, verso ilDominici, fu anche Leonardo Bruni 24.

Sia detto subito: ilDominici pare davvero un personaggio « bi-fronte », contraddittorio; 0 comunque un personaggio ehe, per es-sere e voler essere sempre in prima linea, come un combattente dirazza, si prestava a una lettura bifronte e contraddittoria (esaltatodagli uni ed esecrato dagli altri). Ma ciö ehe qui interessa non e labontä 0 la perversitä delle sue battaglie, bensi il fatto stesso eheegli interpretö la sua vita come una continua battaglia e ehe si se-gnalö, appunto, come un combattente di razza, sempre in prima li-nea. Volendo scoprire (giusto l'approccio biografico suggerito dalMomigliano)25 ciö ehe di « umano», di personale esiste sotto lamaschera del frate e dell'uomo di Chiesa, si puö dire ehe ilDomi-nici si distingue per l'attivismo frenetico, per l'ansia di fare tutto esubito, di bruciare le tappe, di travolgere gli ostacoli, di giungerea ogni costo all'esito voluto. Sappiamo di preciso ehe aveva l'os-sessione del poco tempo ehe gli « avanzava », la smania di proce-dere subito, « presto », « brevemente », di ottenere per ogni inizia-tiva un « compimento ... veloce ». Anche il suo modo di fare tradival'affanno: parlava e predicava troppo in fretta, in maniera « furi-bonda »;quando si metteva a fare qualcosa si concentrava al pun-to da dimenticarsi di tutto e di tutti. Avevauna capacitä lavorativasenza pari: in convento era il primo a mettersi all'opera (mentretutti dormivano « lui si levava e spazava il convento »), il primo a« impastar el pan », il primo a trasportare a braccia « legne 0 vin 0

24 Rinvio alia mia voce Banchini, Giovanni di Domenico, in Dizionario biografi-eo degli Italiani, 11, Roma 1963, pp. 657-664. Per l'esaltazione del Dominici, cfr. B.RICCOBONA,Necrologio del Corpus Domini, in B. GIOVANNIDOMINICI OP, Lettere spiri-tuali, a c. di M_ T. CASELLAe G. POZZI, Friburgo 1969, pp, 295-330, partie. 313-320.Per le critiche al Dominici, vd. i testi citati da L. GUALDOROSA, Leonardo Bruni,1'.Oratio in hypocritas » e i suoi diiiicili rapporti con Ambrogio Traversari, in Am-brogio Traversari Camaldolese ne! VI Centenario della nascita, 1386-1986, • Quader-ni di vita monastica »,45 (1987), pp_ 89-111, partie. 12, nota 26.

25 A_ MOMIGLIANO,Lo sviluppo della biograjia greca, trad. it., Torino 1974, p.IW.

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piere 0 calzine », Era il prima a dire Messa aI mattino, a ore ante-Iucane, perehe poi doveva dedicarsi « alle grandi occupationi eheIui aveva in predicar, confesar e conseiar »26.

Quanta al predicare, basti dire ehe ilmodello del Dominici eras. Paolo, il quale « non predicava una volta la settimana, ma unavolta il dl, sei, otto e dieci are per volta, senza altra misura ehequella dello Spirito Santo »; e ehe quel modello seguiva predican-da tutte le feste tre 0 quattro volte in chiese 0 luoghi diversi.Quanta al « conseiar », cioe alIa direzione spirituale, in quell'epo-ea insistentemente richiesta, la sete del Dominici non aveva limiti:quando aggrediva un'anima non trovava pace finche non la riduce-va in suo possesso (ne e prova il caso di Bartolomea Alberti); leanime non gli bastavano mai, e le pescava non solo negli ambientireligiosi ma anche e piu in quelli laici, mirando in alto, coinvolgen-do nobili (a Venezia 10 stesso doge Antonio Venier), grandi borghesi(in Toscana 10 stesso Francesco Datini). Non per nulla si levö con-tra di lui l'accusa di raptor puellarum, puerorum seductor, predoviduarum, maritatarum deceptor... amicus divitum et potenta-tum27•

Ne si esaurisce qui I'attivismo del Dominici: a sentire la suabiografa Bartolomea Riccoboni, egli trovava il tempo per ben al-tro: « rneditava, orava, studiava la santa scrip tura, over el scrive-va, notava, miniava ». E poi viaggiava, si spostava di continuo conuna celeritä ehe spesso vinceva tutti gli ostacoli (come affermaegli stesso a proposito di un iter a Perugia dove si trovava la cartepontificia): fu a Parigi e in Terrasanta, fece di continua la spola traVenezia e la Toscana, peregrinö senza sosta quando entrö nel vivodelle Iotte per 10 scisma (dopo il 1405),e lasciö le sue spoglie, si-gnificativamente, lontano dall'Italia, a Buda, in Ungheria 28.

26 Del « decisionismo ,. del Dominici e buona testimonianza il suo raeeonto Unviaggio a Perugia [atto e descritto dal beato Giovanni Dominici nel 1395 ..•• Bologna1968, partie. 11-12. 16 e passim. Cfr. poi RICCOBONA.Necrologic, cit .• p. 319.

27 Su tutti questi aspetti, anche per le citazioni relative. cfr. G. CRACCO,Dai san-ti ai santuari: un'ipotesi di evoluzione in ambito venero, in Studi sul Mediaeva Vene-to, Torino 1981, pp. 25-42, partie. 27-35.

28 Dei frequenti spostamenti del Dominici si ha prova anehe guardando ai luo-ghi da cui scrisse le sue lettere alle sorelle del Corpus Christi di Venezia: cfr. DOMI-NICI,Lettere spirituali, eit., p. 57. E si veda inoltre l'affettuosa rievoeazione dellaRICCOBONA,Necrologlo, eit., pp. 313-320.

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Oltre all'attivismo, un altro dato biografico da sottolineare aproposito del Dominici e quello del coraggio, di un coraggio spintofino alla temerarietä. Quando decise di fondare in Venezia il mo-nastero femminile del Corpus Christi e si mise di colpo in viaggio(era I'uomo, sappiamo, da11e decisioni subitanee) per ottenere li-cenza da11a Santa Sede, invano messi della Repubblica gli notifica-rono il divieto di procedere oltre, La sua risposta fu secca: « Nonper uomo alcuno resterö della detta impresa ». E fu di parola; ilmonastero venne edificato 29. Durante il decennio di missione vene-ziana (1390-1399), quando proprio i successi ehe otteneva presso igiovani gli fomentarono contro non poche ostilitä - i genitori in-dignati protestavano: « Questo traditor ne desvia i nostri fio11i »-, subi piu di 7 attentati alIa vita (i sicari 10 attendevano dopo laMessa, dopo le prediche) ai quali sfuggi per ea so 0 miracolosamen-te; ma continuö imperturbabile nella sua strada: doveva fare la vo-lontä di Dio30. Quando si trovö in mezzo alIa peste tanto a Veneziaquanto a Cittä di Castello e c'era da assistere la gente curando imalati, confortando i moribondi, seppe11endo i morti, egli volle es-sere in prima fila assieme con i suoi frati, pronto a vivere come amorire, come un nuovo martire ". Quando Venezia proibi I'entratadei Bianchi in cittä, egli organizzö in proprio una processione pe-nitenziale dicendo ehe delle sue azioni doveva render con to a Dio enon al governo della Repubblica (e fu arrestato e bandito per 5 an-ni)32. Quando predicö a Firenze fustigando i vizi de11a cittä, giunse

29 Un viaggio a Perugia, cit., p. 16.30R1CCOBONA,Necrologio, cit., p. 317.31 Ecco come iIDominici paria dei suoi frati colpiti da peste a Cittä di Castello

in una lettera inviata nell'agosto del 1400 alle sore lie del Corpus Christi: « A letiziae gaudio spirituale con tutte le mie potenzie v'invito, imperoche noi abbiamo per ladivina grazia ritrovata la smarrita via del cielo e di membro in membro ce ne an-diamo a godere col dilettoso Dio. Infra quindici di n'abbiarno, di noi pochi, sei man-dati al cielo; e degl'altri stanno in su' letti, minacciandoei d'andare innanzi a noi adintrare nella cupita possessione eterna ... Perö credo Dio glorioso me non voglia ,.(DoMINICI,Lettere spirituali, cit., pp. 134-135). Per la testimonianza dei Predicatoridel Dominici durante la peste a Venezia, cfr. CRACCO,Dai santi ai santuari, cit., p.32.

32 Sull'episodio dei Bianchi, che rappresentö uno strappo nell'esperienza delDominici, cfr, la sua lettera alle sorelle deI Corpus Christi del23 dicembre deI 1400(DOMINICI,Lettere spirituali, cit., pp. 141-146).

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a provocare chi 10 minacciava di farlo tacere per sempre: « Chi mivuole uccidere per dire i1vero, sia benvenuto ,.33. 11suo idillio coni1governo di Firenze, ehe voleva usarlo per influire sul conclave dacui poi fini eletto Gregorio XII, dura poco: ilDominici assunse pie-na liberal. d'azione volendo fare quelli ehe egli stimava gli indero-gabili interessi della Chiesa; e Firenze, a un certo punto, perse la-pazienza e gli mandö i sicari per ucciderlo (ai quali si sottrassespostandosi di continuo e in gran segreto).

Si deve poi aggiungere, per meglio « scolpire ,. ilDominici, eheun carattere cosi freneticamente attivo, eosi temerario e semprepronto a pagare di persona, a dare anche la vita per le cose in cuicredeva era tutt'altro ehe frequente nel panorama umano dell'epo-ca. Non pochi Spirituali del suo tempo, pur consci della necessitädi lottare per la riforma della Chiesa, manifestavano tendenze alcedimento, al ritiro da tutto, alla chiusura in se stessi, come presidal disagio e dalla paura, perfino dall'angoscia di fronte all'enor-mitä dei problemi da risolvere. Uno dei primi e piu fedeli discepolidi Caterina, Bartolomeo Dominici, predicando in Asciano s'era ac-corto di parlare al vento e scoraggiato se ne dolse con la « mam-ma » ehe cosi 10 confortö: « Fate ragione d'essere tra uno popoloinfedele e scomunicato, pieno d'iniquitä ,.34. Del resto, era ormaidai tempi di Giordano da Rivalta ehe la gente non sapeva piu ehecosa fosse la grande predicazione. C'erano persino vescovi, comeAlfonso Pecha (ehe ilMeersseman indica come autore del primomanifesto urbanista e ehe certo era coinvolto nello scisma), ehe sifacevano eremiti (e il fratello di Alfonso, Ferdinando, giä ciambel-lano di Pietro IV di Castiglia, 10 segui in un'esperienza analoga en-trando in una congregazione di terziari francescani ehe poi riorga-

33 Si veda iI testo di una predica pubblicato da G. DI ACRESTI, Introduzione agliscritti inediti del Dominici, in Giovanni Dominici t 1419, Saggi e inediti, c Memoriedomenicane lO, n.s., 1 (1970), pp. 49-199, partie. 190. Il Dominici inealzava: c Et mistato detto ehe troppo diseendo a vituperare i cittadini per dire pure di questi vizie ehe io pot rei predicare delle virtu ehome dei vitii. 10 per me di questo mi sehuso,ehe voler prediehare delle virtu de' fiorentini io per me non saprei dove m'ineho-minciare lO.

34 Epistolario di Santa Caterina da Siena, a e. di E. DUPRa THESEIDER, I, Roma1940, pp. 25-29,partie. 28.

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nizzö sotto il tiolo di S. Girolamo eremita) 35. L'ideale certosino ri-tomb al centro dell'interesse quale approdo privilegiato; 10 dimo-stra la storia della certosa del Montello (presso Treviso), cui si vol-sero personaggi del circolo petrarchesco, ecclesiastici come Ange-10 Correr (il futuro Gregorio XII), mercanti come Marco Paruta e,da Parigi, Filippo di Mezieres 36 (anehe se - ma questo e ulterioreprova del nostro assunto - Stefano Maconi, « donno generale diCertosa It, come scrisse 10 stesso Dominici, rifiutö a un certo pun-to la carica« per starsi quieto nella mente con Dio »)37. E non biso-gna trascurare esperienze come quella di Giovanni Colombini,creatore, con la sua brigata, di una piccola oasi devota segregatadalla Chiesa e dal mondo. Un « riflusso » notevole e dunque evi-dente, anche se e forse esagerato parlare, come fa ilMeersseman,di una vera e propria cc corsa verso la vita eremitica, sia combina-ta col regime cenobitico sia effettivamente solitaria », del tipo diquella ehe si ebbe nel secolo XI38• Il Dominici, invece, no: non saneppure ehe cosa sia il riflusso, il ritiro, il ripiegamento; rimasetestardamente sulla breccia, in mezzo al campo di battaglia, sen-tendo - come scrisse di se - di voler tutto spendersi in salutemanimarum.

Questo, dunque, e il piu evidente connotato della personalitädel Dominici: l'impegno radicale, 10 sforzo titanico, « erculeo », ditravolgere gli ostacoli, di dominare gli eventi, di giungere alla ri-forma della Chiesa, alla salvezza del mondo (lo stesso impegno, 10stesso sforzo erano tipici anche dei riformatori civili alla ColuccioSalutati) 39. Ma una volta fissati i parametri dell'uorno-Dominici,resta da vagliare la sua effettiva incidenza nella costruzione di

35 G. G. MEERSSEMAN,Gli amici spirituali di Santa Caterina aRoma nel1378 allaluce del primo manifesto urbanista, in 1Symposium Catharinianum ...• « BullettinoSenese di Storia patria ., 69 (1962). pp. 83·123. con modi fiche in IDEM.Ordo [rater-nitatis, Confraternite e pietd dei laici nel Medioevo, in collab. con G. P. PACINI.Roma1977. pp. 535-573. partic. 566.

36 Cfr. G. CRACCO.Prejazione a La Cronaca della Certosa del Montello, a c. di M.L. CROVATO.Padova 1987. pp. VII-XIII.

37 Ovviamente« nell'ordine suo .: DoMINICI.Lettere spirituali, eit .• p. 226.38 MEERSSEMAN.Gli amici spirituali, eit .• in 1Symposium Catharinianum, cit .• p.

122, nota 34.39 Ci sono dunque affinitä, oltre ehe « opposizioni •• tra ilDominiei e il Sal uta-

ti: efr. DI AGRESTI. Introduzione agli scritti, cit., pp. 58 ss.

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una nuova religiositä: quale, in sostanza, fu il senso e quale fu I'e-sito del suo « furibondo » agitarsi?

3. Preme soprattutto esaminare il decennio veneziano, ossiaquel periodo disteso tra il 1390 e il 1399 in cui ilDominici scelseVenezia a centro della sua attivitä, anzi della sua riforma-rivolu-zione. Nel1391-1393, d'accordo con Raimondo da Capua, introdus-se - ed era una novitä assoluta per l'Italia - l'osservanza in treconventi lagunari, Fu un enorme successo: frati giunsero da ogniparte attratti dalla possibilitä finalmente concreta di poter prati-care la Regola. Ma la ricaduta sulla cittä fu ancora piu clamorosa:quando i frati si sparsero per le chiese e le parrocchie a predicare,a confessare, a offrire insomma tutti i conforti religiosi, la genteaccorse in massa, letteralmente affascinata, dimenticando gli affa-ri, la politica, la famiglia, la povertä, la ricchezza: erano membripotenti dei consilia, gruppi interi del patriziato (per i quali anzi aun certo pun to il Dominici svolse una serie di lezioni teologicheispirate al tema: Quid vobis videtur de Christo'Iy", uomini e donnedi ogni condizione ehe evidentemente trovavano nel contatto con ifrati risposte ad ansie represse, speranze 0 sicurezze smarrite.Certi preti riscoprirono il senso dell a loro vocazione; certi laici siconvertirono alla vita religiosa 0 clericale, 0 anche, pur restandonel secolo, chiesero di vivere secondo il Vangelo e di farsi apostoli.Ma la sorpresa maggiore venne dalle donne, specie dalle donne difamiglia nobile: ilDominici non voleva in alcun modo « impacciar-si »; ma esse in pratica 10 costrinsero a fondare un monastero, ilCorpus Christi, dove, nel giro di due anni, entrarono in 72, quasitutte in giovanissima eta (e altre furono respinte per mancanza dipostO)41.

Sarebbe certamente errato collegare tanto successo con l'esu-beranza intrigante e perfino « irresponsabile » del Dominici e deisuoi frati. Quando ci si trova di fronte a un fenomeno massiccio di

40 Sulla natura di questo scritto, data to al 1394, cfr. DI AGRESTI, Introduzioneagli scritti, cit., pp. 55-66.

41Su tutti questi aspetti, efr. eitazione a nota 27 e G. Caxcco, « Angelica socie-tas If: alle origini dei canonici secolari di San Giorgio in Alga, in La Chiesa di Vene·zia tra Medioevo ed eta madema, a e. di G. VlAN,Venezia 1989, pp. 91-112, partie.93-95.

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riscoperta del religioso, di rifiuto del mondo, perfino di odio versovalori tradizionali come il matrimonio e la famiglia (alludo soprat-tutto alle donne ehe sceglievano la verginitä 0 la castitä), e indub-bio ehe mutamenti profondi sono in atto nel cuore di una societä:mutamenti taH da alimentare « tutta quella pazzia » (come scrisseil Dodds, impressionato dai turbamenti dell'etä tardoantica):", Ineffetti, anche se al tempo del Dominici Venezia non era esattamen-te un impero in declino, i problemi erano tali e tanti da ingeneraretensione e perfino « angoscia ». Si prenda il caso dei patrizi con-vertiti: sfuggendo ai ruoli loro riservati nello Stato e nella societä,uscendo dal « sistema », cercavano senza dubbio una propria sal-vezza: una salvezza enormemente piu importante, ai loro occhi,dell'universo di « cose » ehe si lasciavano alle spalle. Avevano ea-pito, insomma - a contatto con la predicazione rovente del Domi-nici e dei suoi frati -, come l'uomo non sia nato per dominare 0

per essere dominato, ma per sentirsi libero, cioe vicino a Dio. Il di-scorso e ancora piu evidente nel caso delle tante conversioni fem-minili. Ogni donna, specie se nobile (e non solo in Venezia), sapeva,a11ora,fin da bambina, di appartenere alla famiglia e alla sua stra-tegia politico-patrimoniale (anzi, in quanto membro utile alla fa-miglia era protetta anche nel suo corpo e conservata vergine in vi-sta 0 del matrimonio combinato 0 della monacazione forzata). Sta-re nel mondo significava, piu 0 meno consciamente, accettare ehealtri disponesse di se, del proprio corpo, del proprio futuro, dellapropria vita; significava accogliere in tutto e per tutto il « siste-ma » vigente nella societä. Invece, uscire dal mondo voleva direriappropriarsi del proprio corpo, estraniarsi dallo stesso « siste-ma »43. Non a caso le famiglie veneziane reagirono con rabbia con-tro ilDominici, reo di « desviare » figlioli e figliole 44. In effetti, nelmonastero del Dominici il potere delle famiglie non riusciva a in-filtrarsi; ogni donna si sentiva liberata, in grado di disporre final-mente di se, di dare un significato gratificante addirittura esaltan-

42 E. R. DoDDs, Pagan and Christian in an age of anxiety, Some aspects of reli-gious experience from Marcus Aurelius to Constantine, Cambridge 1968, p. 34.

43 Per questi aspetti, per quanto relativi ad altra epoca, cfr. P. BROWN, Societä ecorpo: if significato sociale dell'ascetismo dalla tarda antichitä all'inizlo del Medioe-vo, c Museum Patavinum »,5 (1987), pp. 81-88.

44 RICCOBONA, Necrologio, eit., p. 317.

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te alla propria vita (sieche la verginitä e vissuta non come una ri-nuncia pesante, una mutilazione di se, ma come un mezzo pergiungere al matrimonio vero, all'incontro dello sposo perfetto,quello ehe non delude e non tradisce: Dio stesso). 11Dominici pro-poneva i modelli giusti: Caterina, ehe « secondo il corpo fu da Sie-na e lassollo aRoma, e secondo I'anima fu e sempre sarä del cie-10 »45;la stessa gloriosa Vergine Maria, la donna perfetta ehe in-carna, secondo il Dominici, I'umanitä completa, I'umanitä nuovadestinata a congiungersi a Dio tramite Cristo ".

Dunque, se a un certo punto e per non poehi anni, a Venezia,« tutto il mondo gli andava dietro » (dietro, intendo, al Dominici),come scrisse il notaio Lapo Mazzei47,non fu per improvvisa « paz-zia» ispirata da eupi ideali ascetici, per cieca ostilitä verso unmondo « civile» in feliee progresso, bens! per il bisogno di liberar-si dalla « razionalitä » dominante, dalle strutture opprimenti delloStato edella societä civile. 11 senso della religiositä del Dominicista tutto qui: nell'aver lanciato un'ancora di salvezza alle personepiu deboli, 0 comunque alle persone ehe volevano resistere allivel-lante cammino delle istituzioni.

4; Una storiografia, pur attenta al tema della dignitas, addirit-tura della « regalitä » dell'uomo, ma in realtä coneentrata sui ruo-10 di un certo uomo,che e I'intellettuale, il consigliere del « princi-pe »48,ben difficilmente poteva cogliere l'importanza di un perso-naggio come il Dominici viceversa Impegnato a sostenere gli stratipiu fragili e piu calpestati della societä: i poveri, i sofferenti, ledonne. Eppure sono questi « deboli », anche quando parlava ai for-ti e ai nobili, l'oggetto costante della sua missione.

Ecco, ad esempio, ehe cosa predieava dei poveri: « nel giorno

45DOMINICI,Lettere spirituali, eit., p. 226.46 DI AGRESTl,Introduzione agli scritti, eit., pp. 119-143, partie. 120.47CRACCO,Banchini, Giavanni, cit., pp. 659-660.48Questo si pUD dire anche dell'opera di E. H. KANTORowlCZ,I due carpi del Re,

L'idea di regalitä nella teologia politica medievale, trad. it., Torino 1989 (I edizioneinglese Princeton 1957, ma in rea Ita radieata ideoIogicamente negli anni Trenta),partie. cap. VIII: « La regalitä antropocentrica ». Una nuova, ben piu « storica _,analisi del periodo in oggetto si trova ora in R. FUBINI,L 'umanista: ritomo di un pa-radigma? Saggio per un profilo storieo da Petrarea ad Erasmo, « Archivio storicoitaIiano _, 147 (1989), pp. 435-508.

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del giudizio ultimo il Signore non dirä: 'hai negato la mia fede';non dirä: 'hai bestemmiato ilmio norne'; non dirä: 'mi hai posto incroce e, sollevato su di essa, mi hai fatto violenza'; non esamineräsulla invocazione ai demoni e non redarguirä della superbia del-I'uomo, dell'odio aI prossimo, del vizio della Iussuria e di altre sin-gole colpe ». Come dimentico di tutti gli altri peccati, « Dio dispu-terä con noi della crudeltä mostrata verso i suoi poveri »; vorrä« vendicarsi delle ingiurie fatte ai poveri come se si trattasse di in-giurie fatte a lui », giacche quod uni ex minimis meis non fecisti,mihi non fecisti. Guai, infatti, a chi non soccorre i poveri: Teneturhomo de temporalibus providere corporibus pauperum 49.

Ecco ehe cosa dice il Dominici di chi sta in basso, del prossimoehe si trova relegato all'« infimo grado »: non c'e incontro con Dia,non c'e unione con lui, non c'e il suo « bacio » (e il tipico linguag-gio cc nuziale ») senza l'amore per il povero (despecto in pauperibusChristo Deo); non si pub godere da soli tra le braccia della cc spa-so »; non ci si salva e non si arriva a Dio senza i fratelli, ehe sono ilvero cc luogo » di Dia (in ceteris creaturis Deus reperitur per vesti-gium, in homine vero per imagine m). E l'apertura per ilprossimonon pub essere basata sull'utile ehe ne pub derivare (in questo ea-so sarebbe lucrativa) 0 sull'affermazione di se (sui ipsius cogitati-va), bensi sulla semplice volontä di aiutare (iuvativa), di dare unservizio senza compensi e senza condizioni, sulle tracce di Cristache finche visse nel mondo de se et pro se nichil curabat volendoessere totus deditus agli infermi, ai sofferenti, 'agli affamati, aipeccatori S0.

Quello ehe poi disse alle donne, risulta soprattutto dalle sueIettere alle sorelle del Corpus Christi: lettere dominate dal pesodella terribile responsabilitä ehe si era assunto accettandone lapaternitä spirituale (c quando me fragile, iniquo, pieno di mali, miveggo si grave soma addosso ch'io debba rendere ragione a Dia ditante donne, manco nel pensiero e ho paura »), dal timore ehe esseperdessero la strada maestra ehe permette di superare la c car-naccia » ed elevare l'anima a Dia (<< tal carne non si doma per di-giuni, non si mortifica per orazione, non si spegne per sollecitudi-

49 Di AGRESTl, Introduzione agli scritti, eit., pp. 64·65.50 Dr AGREsTI,lntroduzione agli scritti, eit., pp. 95 (nota 7), 86·87, 80·81.

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ne, ma solo si vince per mentale resistenza »), ma sempre ispirantila fiducia ehe la liberazione era H, a portata di mano: « se tu se'buona sposa e credi 10 sposo ... togli ciö ehe ti dä.; Da lagrime? To-le; da pena? Pigliala ... Da tentazione? Combatti. Non sei amata?Godi. Se' amata? Canta. Ecco, ecco la via dritta, sorelle care, ehesi truova nel corpo di Cristo »51. Una fiducia ehe non riguardavasolo le religiose, le donne viventi nel chiostro, ma anche le donneviventi nel mondo. Solo le bestie hanno un destino uniforme: « tut-te le pecore belano, pascono, fruttificano a uno modo », Ma non eCOS!per l'uomo: anche nascendo nella stessa casa, dallo stesso pa-dre, differenti sono gli « appetiti, costumi vari, diverse condizioni,forme variate e voleri strani ». Ne consegue ehe « ciascuno debbeservire a Dio secondo il talento a lui donato », L'unica cosa ehedavvero conta e « fare la volontä divina » (questo ilDominici abiet-tava a una sua seguace, Bartolomea Alberti, ehe essendo sposataavrebbe voluto chiudersi in un monastero) 52.

Il fatto e ehe al Dominici si pub attribuire un progetto di ri-scatto ehe toccava ogni 'uomo, a prescindere dal sesso, dalla nasci-ta, dal livello sociale 0 dalla cultura. Ogni uomo - scrisse com-mentando ilGenesi -:- e creatura di Dio. Per questo e bello, [ormo-sus: bello nell'anima, ehe e essentia valde nobilis; e bello nel corpo,ehe, per quanto fatto de vili materia, e pur sempre specchio di Dio.L'uomo e stato fatto per godere (perpetuo gaudere debebat): perquesto Dio 10 pose nel Paradiso terrestre. Il gaudium doveva consi-stere nell'operari, nel fare. Ma, si chiede il Dominici, fare ehe eo-sa? In Paradiso non c'erano spine, ortiche, erbe nocive, rami dapotare; non c'era bisogno di arare e di sarchiare la terra, ne di tes-sere la lana, ne di cucire vestiti (I'uomo era coperto della sua inno-cenza).L'operari pertanto non poteva essere pratico, ossia un lavo-ro del corpo, delle mani, bens! speculativo, ossia un'attivitä dellepotenze dell'anima e soprattutto dell'intelletto. E vero, l'uomo erastato espulso dal Paradiso econdannato al lavoro del corpo; manon per questo era venuta meno la sua grandezza originaria ne eramutato il suo destino di gioia: anche Yoperari pratico, se speso a

51 DOMINICI, Lettere spirituali, eit., pp. 67, 78, 69.52 I. COLOSIO, Il B. Giovanni Dominici come uomo, come scrittore e come mae-

stro di vita spirituale specialmente religiosa, in Giovanni Dominici, cit, (supra, nota33), pp. 7-48, panic. 31.

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servizio degli altri (come insegnava Cristo ehe fu sempre attivoper gli altri), perrnetteva di ritornare a Dio; e comunque la specu-latio restava il fare migliore, il fine vero di tutti gli uomini, non so-lo di quei pochi « eccentrici » (tali cominciavano a essere giudica-ti) ehe erano i monaci e i frati (anche Cristo, del resto, non appenapoteva, si ritirava sul monte 0 nel deserto, orans et magis orare do-cens). In ogni ea so tanto l'azione quanto la contemplazione poteva-no portare alIa santitä, 11posto in cielo non poteva dipendere dalladignitas 0 dallo status ehe uno ha avuto nel mondo; non e detto ehel'attiva Maria sia inferiore al contemplativo Antonio, 0 ehe ilmar-tire Giorgio superi ilconfessore Domenico; neppure e detto ehe gliuomini debbano precedere la donna nella patria celeste; sed quisanctior et purior, ille Deo similior+.

Attraverso l'esegesi biblica ilDominici in sostanza disegnava atutto tondo la figura dell'uomo redento dai bisogni materiali, ricu-perato nella sua dignitä, nella sua grandezza, nella sua uguaglian-za di creatura, capace ancora di rapporto diretto con Dio: dunque,una figura di uomo pre-sociale, anzi pre-statuale.

Qui sta il senso e la novitä del suo messaggio religioso; qui stala sua forza; ma anche, 10 si vide ben presto, la sua debolezza.

s. Lo Stato del tempo del Dominici - specie 10 Stato venezia-no -, ehe non voleva concorrenze, ehe amava possedere i suoisudditi, ehe non poteva accettare un sovvertimento delle regole so-ciali, ehe gift aveva la « sua» religione, gli sbarrö la strada, 10 eo-strinse al silenzio e all'esilio.

Cominciö allora la parabola del Dominici vinto, una parabolacarica di asprezze e di contraddizioni. Fin'allora, pur manifestan-do un severo distacco da scuole e da libri (li riteneva un rischio ec-cessivo per l'osservanza conventuale), non si era ancora gettato acorpo morto nel dibattito sulla cultura pagana ehe si trascinavada anni avendo in prima linea un suo amico, Coluccio Salutati; manel 1405 scrisse la Lucula noctis ehe violenta corn'e sembra esserequalcosa di piu ehe un'espressione di gusto diverso (come scrisseilMeersseman) 54: era la rottura con tutto un mondo, ehe era anche

53 DJ AGRESTl. lntroduzione agli scritti, eit .• pp. 80-82.54 MEERSSEMAN. In libris gentilium, cit., p. 1; CRACCO. Dai santi ai santuari. eit .•

pp. 33-34.

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i1 suo mondo. Fin'allora non aveva partecipato direttamente allecontese per 10 scisma, alle risse conciliari e conciliaristiche; maora vi si butta a capofitto nella convinzione di favorire I'unitä del-la Chiesa; e invece provocö, almeno per le reazioni ehe raccolse,divisioni piu aspre 55.Per qualehe anno ancora continua a inviarelettere alle sorelle del Corpus Christi, ma poi cominciö a sentirsiestraneo anche a quell a ehe considerava una sua cornunitä predi-letta e interruppe la corrispondenza. Era cambiato lui, ma eranocambiate anche le religiose: molte erano morte; le nuove portava-no nel monastero uno spirito diverso: nel migliore dei casi non piuquello focoso e tutto spirituale delle origini, ma quello di una san-titä pacata, rassegnata, GC imitabile ]I) 56,segnata dal ritorno vitto-rioso delle istituzioni.

Ma a questo pun to 10 spettacolo del Dominici sconfitto, ehe pe-raltro presenta non poche scene oscure e quindi ancora da chiari-re, interessa meno. Basti aver enucleato, sulla base di un decenniodi esperienza veneziana, l'apporto indubbiamente offerto dal Do-minici al delinearsi di una nuova religiositä, 0 comunque di unareligiositä connessa con le esigenze vive dei suoi tempi: tempi diregimi senza giustizia e di Chiesa senza guida, nei quali restavanospiazzati i ruoli tradizionali (i giuristi, i notai, gli esecutori, i ripe-titori non bastavano piu, e ci volevano gli inventori, i poeti, i misti-ci)57.Sorprende ehe gli storici ehe hanno parlato della riscopertadell'uomo e dell'ascesa del concetto di persona in Occidente nonabbiamo mai fatto riferimento al Dominici se non in termini nega-tivi. Ma i1 fatto di aver opera to, e con quale grinta, per sottrarrel'uomo alla tirannia e all'anarchia dei poteri e delle strutture e perfarlo santo, cioe simile a Dio, 10 raccomanda alIa nostra attenzio-ne. In fin dei conti egli ha mostrato, Iottando e pagando di perso-na, come preservare l'uomo dall'immensa pressione del cosiddettoGC Stato moderno ]I).

55SuI ruolo del Dominici a fianco di Gregorio XII, efr. cenni in CRACCO, Banchi-ni, Giovanni, cit., pp. 661-662.

56 F. SORELLI, La santitä imitabile, « Leggenda di Maria da Venezia » di Tomma-so da Siena, Venezia 1984, partic. p. 133 (ma iIvolume e importante anehe per mol-ti aspetti connessi con iIDominici e il ruolo a Venezia: pp. 69 ss.).

57Mi riferiseo alIa splendida impostazione di FUBINI, L'umanista: ritorno di unparadigma?, eit., pp. 546-457.