FM Magazine 06 - Luglio/Agosto 2011

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Rivista di approfondimento di Football Manager 2011

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Sommario4 CASTIEL WTF?

11 SARDINIAN STYLE STORY

13 ATLETICO LIBERTÀ

14 BDO: LA RINASCITA

20 CLASSIFICHE TORNEO

FMTOURNAMENT

TATTICHE

5 LONTANO DA FM

15 UNDER21 IN VETRINA

17 ANALIZZANDO I PLAYOFF NBA

59 UNA NOTTE DA LEONI 2

OFF-TOPIC

RUBRICHE17 COPPA AMERICA, STORIA DI UN MITO

22 ALLACCIATE LE CINTURE, SI VOLA IN ITALIA

36 UN OCCHIO ALLE FINANZE

39 GOIN’ CONSIGLIA

40 UN’ESTATE SUDAMERICANA

46 RUBRICA ALLENATORI

2 fmpassion.com

GUIDA AI GIOCATORI50 LE CERTEZZE DI FM

52 I GIOVANI DI FM

fmmagazine CreditsZeroCool.

Zlatan90, Castiel, frenz90, dvd91, raymond85, Mavs, Michelegambero, Bibo90, Riccardo, Mare, Papas91, malatodifm, Hysteria, Goin’ Part Two, Cris9903, Leo58

Pelüc

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Editoriale:

Articolisti:

Grafica:

Website:

SEZIONE ONLINE47 RIASSUNTO TORNEO

49 INTERVISTA AL VINCITORE

6 IL RIACCENDERSI DI UN SOGNOTATTICHE

37 INTERVISTA DOPPIAINTERVISTE

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Generazione FM!Kakà, Pato, Thiago Silva. Ma anche Rafael Sobis, Amantino Mancini e Ricardo Oliveira. E perché non Fernando Cavenaghi e Andres D’Alessandro. Giampaolo Pazzini, Rolando Bianchi e Riccardo Montolivo. Roberto Soldado. Gonzalo Higuain. Mauro Zarate. Goran Pandev e Aco Stojkov. Wayne Rooney, Aaron Lennon e Theo Walcott.

Questi sono solo alcuni, i più famosi. Ormai fatti e cresciuti. Campioni affermati, riserve di lusso ed eterni incompiuti. Giocatori che guardiamo con l’orgoglio di chi, in pratica, li ha visti crescere. “Questo l’ho scoperto io!”, chissà, magari l’abbiamo detto tutti vedendo debuttare in un campionato importante uno dei tanti giovani talenti che ogni anno si rendeva protagonista delle nostre carriere a FM.

Carriere nelle quali accadeva di tutto: abbiamo reso celebri giocatori impensabili, gettato tra le riserve campioni di fama mondiale perché volevano trasferirsi altrove o semplicemente perché ci stavano sulle balle, fatto vincere il Pallone D’Oro a Messi ancor prima che conquistasse il posto da titolare nel Barça di Deco, Ronaldinho, Eto’o ed Henry, fatto diventare campione del mondo Barone ancor prima che lo facesse Lippi e abbiamo fatto alzare quella stessa Coppa ad Adebayor, Eto’o, Ibrahimovic, Van Nistelrooy e Recoba. Il Mondiale del 2006 per noi, in fondo, è stato un dejavù. E lo è stato anche quello del 2010. Nel mezzo, lo sono stati anche gli Europei del 2004 e del 2008.

Chiedici di Michael Owen e ti risponderemo con gol e presenze in ogni club. Se ci parli di Alessandro Frau, sappiamo chi è, dove gioca e che ruolo occupa. Se ci parli di Ronaldo, ti diciamo nome completo, squadra e ruolo di altri dieci omonimi del Fenomeno. Se ci chiedi il ruolo di Silva, lo spagnolo ex Valencia adesso al Manchester City, ti diciamo che è un trequartista sinistro. Le ali non esistono. Tevez e Rooney sono due attaccanti completi e Alberto Gilardino è un fulcro del gioco. Eto’o, invece, è un

attaccante di raccordo, mentre Sneijder è un trequartista centrale che si trova meglio con compiti offensivi. La Juve è una squadra da 4-4-2. L’Inter si trova meglio con il centrocampo a rombo, ma noi lo chiamiamo anche diamante (diamond).

Le trattative di mercato si svolgono tra allenatore del club acquirente, allenatore del club che vende e procuratore (solo da poco, prima parlavi con il giocatore). Il direttore sportivo è inutile. Puyol non lascerà mai il Barcelona. Se provi a fargli l’offerta, e il club accetta, lui rifiuta il trasferimento. Ma anche per Raùl era così. Villas Boas era il mio allenatore in seconda.

Abbiamo mandato sull’orlo del fallimento le nostre squadre del cuore, prima di renderci conto che avere quaranta giocatori in rosa era una follia. E quando ci qualificavamo con una o due giornate d’anticipo agli ottavi di Champions League, per le restanti partite mandavamo in campo la primavera. In Coppa Italia rigorosamente le riserve. Ma se arrivavi in Finale, allora mettevi i titolari.

Se ci pensiamo un attimo, ci rendiamo conto che probabilmente siamo stati gli unici al mondo ad aver provato entusiasmo quando i petroldollari sono entrati nel mondo del

calcio. Salvo poi, crescendo, ricrederci e capire che è stata la più grande disgrazia della storia del calcio. La maggior parte di noi, quando Abramovic prese il controllo economico del Chelsea, ha iniziato una carriera in Premier League con i Blues avendo a disposizione un budget stellare. Quando s’iniziò a parlare di offerte da 100 milioni per il cartellino di un giocatore, noi già eravamo a quelle da 150. Forse anche a quelle da 200. Quando Cristiano Ronaldo lasciò il Manchester United per approdare al Real Madrid per 94 milioni di euro, la

maggior parte di noi s’incavolò. Probabilmente perché, su FM, lo United rifiutava le nostre offerte da 150 milioni e Cristiano Ronaldo non aveva alcuna intenzione di venire da noi. E noi allenavamo proprio il Real Madrid.

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Ma noi siamo anche quelli che hanno annoverato tra i propri tesserati gente come Qvist e Rungratsamee. Gente di cui una buona percentuale della popolazione mondiale ignora persino l’esistenza. E siamo anche quelli che hanno regalato le ultime stagioni ricche di successi a Helguera, Hierro, Baggio, Zola, Romario, Edmundo, Ferrara, Conte, Guardiola, Signori (dire “ci scommetto!” è troppo telefonato, vero?), Montella, Figo, Rivaldo, Simeone e Nakata. E sempre noi siamo quelli che mentre Ronaldinho e Adriano prendevano la via dell’alcool e del declino, li rendevamo eroi della nostra Seria A, della nostra Coppa America e della nostra Coppa del Mondo. Siamo stati anche i primi a credere nelle doti manageriali di Conte, Guardiola, Montella, Simeone e Mihaijlovic, prendendoli nel nostro staff come preparatori o allenatori in seconda al momento del loro ritiro.

Inutile nasconderci, facciamo parte di una generazione di allenatori virtuali. Una generazione di manager che avrebbero fatto meglio del Lippi formato 2010, di Ranieri, Ferrara, Zaccheroni e Delneri alla Juventus, di Benitez e Leonardo all’Inter, di Mourinho al Real Madrid, di Mancini al Manchester City e di Ancelotti al Chelsea. O almeno, ci piace pensarlo.

Se parli con noi, crediamo ancora che Andres D’Alessandro sia l’erede di Maradona e Diego l’erede di Pelè. Crediamo anche che Enrico Alfonso sia il nuovo Buffon e che non esista al mondo qualcuno che calci le punizioni meglio di Nakamura (diamine, c’ho vinto uno scudetto con le sue punizioni).

Quando tutta Europa scopriva Kallstrom, noi coprivamo già d’oro Aguero (Marotta, redimiti finché sei in tempo!). E quando tutto il mondo restava a bocca aperta per i numerosi talenti della Germania, noi facevamo la conta di tutti quelli assenti. E quando qualcuno azzardava l’ipotesi che Lehmann potesse non essere in grado di difendere i pali tedeschi, noi tiravamo fuori un elenco di almeno dieci o quindici portieri che avrebbero potuto prendere il suo posto da lì a breve. Rensing era l’erede di Kahn, Wiese era un gran portiere e Neuer poteva fare grandi cose. Adesso Rensing gioca nel Colonia, Wiese è ricordato come il salvatore della Juventus precalciopoli (Cannavaro ed Emerson ancora ridono) e Neuer ha finalmente colmato il vuoto lasciato aperto da Oliver Kahn al Bayern Monaco.

E noi? Noi continueremo a scoprire e portare alla ribalta giovani talenti provenienti da ogni parte del mondo, continueremo a regalare le ultime emozioni a Del Piero, Totti, Zanetti, Gattuso, Giggs, Lampard, Gerrard e Puyol, proveremo a riportare sulla cresta dell’onda Quaresma, Adriano e Martins. Finché un giorno, quando vedremo nuovamente alzare la Coppa del Mondo al capitano della nazionale italiana esclameremo ancora una volta “Questo l’ho scoperto io!”.

ZeroCool.

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Lontano da FMSono quasi in dirittura d’arrivo, il tempo lontano da FM sta terminando. Sono arrivato agli sgoccioli e non vi nego la mia voglia di ri-giocarci, non è una dipendenza ma il mio più bel passatempo al pc.

Sono un semplice ragazzo, appassionato di calcio e di FM sul pc non né posso fare a meno, attualmente scrivo questo articolo da un Mini-PC che non mi consente di installare FM, allo stesso tempo ho deciso di scrivere queste 4 righe, a sorpresa d’altronde, per riassumere un po’ il periodo di “astinenza”. Prendete e considerate il tutto con le pinze e virgolettato; sto trattando un argomento che, probabilmente, per noi appassionati di questo gioco è capitato di affrontare, magari quando non si ha a disposizione il computer oppure quando non è possibile giocarci. Oggi che scrivo l’articolo è il 19 Giugno 2011 ed è precisamente un mese che non tocco Football Manager e non interagisco con la community come ho sempre fatto, non vi sto qui a spiegare il motivo, in molti lo sapranno già.

Dunque un mese sotto pressione che mi sta portando via moltissimo tempo e, soprattutto, molte energie ma son sicuro che mi porterà anche tante soddisfazioni, queste però non saranno mai sole bensì accompagnate da impedibili e irrinunciabili ore passate a giocare ad FM ed interagendo, condividendo la mia passione all’interno della nostra community, cosa che non rinuncerò mai a fare. Durante questo periodo saprò sicuramente munirmi di un computer dotato di buone prestazioni affinché possa installare e giocare, avrò tempo necessario per rilasciare il mio solito database estivo; quindi vi preannuncio che, nonostante l’impiego nelle FF.AA. saprò pubblicare il db tranquillamente e sicuramente applicherò la medesima costanza degli anni scorsi, grazie anche al vostro supporto ed ausilio non appena rilascio delle semplici beta da testare e da migliorare con il tempo. La questione “lontano da FM” è d’attualità, ho visto passare sui vari forum/siti web gestiti, e non da me, utenti, molto probabilmente, ossessionati dal gioco e dipendenti dallo stesso.

Voglio precisare che Football Manager è bello perché deve garantirci quella oretta giornaliera (anche di meno, volendo) capace di farci rilassare ed alienare, il tutto però senza sfociare, come ho già detto, in dipendenza. Siamo appassionati di questo gioco e lo dobbiamo usare nei momenti opportuni e non sostituirlo a momenti importanti giornalieri, e non, della nostra vita. Vi sto scrivendo per condividere il mio momento attuale, siate bravi anche a cogliere la morale, voi appassionati di Football Manager.

- SCRITTO DA ZLATAN90 -

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- SCRITTO DA CASTIEL -

Questa è una tattica molto equilibrata e non è molto dispendiosa di energie (tranne i terzini che corrono come cavalli), quindi in un campionato fitto di impegni potrebbe essere l’ideale.

I giocatori clou della tattica sono:

Terzini: Come potrete vedere, sono dei fluidificanti, quindi tanta, tantissima spinta e soprattutto, un buon cross, vedrete che saranno molto determinanti.Ali: Devono essere velocissime e con buone doti realizzative perché in fase d’attacco la tattica diventa quasi un 5-2-3, ma non è necessario giocare con un destro a sinistra e un sinistro a destra, va bene in entrambi i modi senza problema.Punta: Deve essere una punta veloce e non d’aria, anche se la tattica rende in entrambi i modi, con le punte veloci si segna molto, molto di più.

Ecco nel dettaglio la tattica:

Castiel's 5-4-1 wtf?

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Chi vuole avere una prova definitiva della costanza e dell’efficacia della tattica, può andare nella sezione Carriere e cliccare su “Old Lady” una mia carriera con la Juventus usata esclusivamente con questa tattica e con cui tutti i trofei che ho giocato li ho vinti. Chi avrà questa curiosità, potrà notare negli screen dei giocatori a fine campionato che ho messo, i grandissimi dati che hanno le ali (soprattutto Krasic) negli assist e anche nei goal (Elia), mentre la punta nel primo anno è stato Matri ed ha fatto un bel po’ di goal, ma dall’anno successivo che è arrivato Barrios sono cominciati a fioccare i goal. Un altro dato che emergerà saranno i pochissimo goal presi, ne avrò presi 15/20 in 3 anni, soprattutto grazie alla difesa, ma il merito più grande lo ha Buffon, che le prende davvero tutte.

Ad inizio campionato ho effettuato solo 2 colpi di mercato in quanto il budget era limitato: Mattia Cassani, perché la Juventus a destra non ha gente di valore, e Eljero Elia, perché non avevo un TS di ruolo e in quel momento adattavo sempre Del Piero. Con questi due acquisti la squadra è andata benissimo e già dal primo anno ho vinto tutto.

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RUOLI DEI GIOCATORI

POR – Ovviamente dovrete prendere il miglior portiere che potete permettervi.TFS/TFD – Le impostazioni sono uguali per entrambi i terzini. Devono saper difendere ma soprattutto attaccare, quindi ottima spinta (dal 16 in su in Accelerazione e Velocità) e un buon Cross/Passaggio (dal 15 in su).DC/DCD/DCS – Centrali rocciosi e forti di testa, Chiellini è consigliatissimo, segna tantissimo su calcio d’angolo. Ovviamente le doti maggiori devono essere Contrasti, Marcatura e Colpo di Testa, seguiti da Concentrazione e dalle doti fisiche.CCS – È il centrocampista di contenimento, non salirà quasi mai nelle azioni ma rimarrà sulla mediana per cercare di rompere l’azione avversaria, come per i difensori deve avere buoni valori in Marcatura e Contrasti, ma può capitare un’impostazione, quindi se ha un buon valore anche in Passaggi non farebbe male.CCD – Lui è il punto forte del centrocampo, il vero regista della squadra. Accompagnerà sempre l’azione in attacco e soprattutto dai suoi piedini nasceranno tantissime palle goal o palle smarcanti, quindi o adattate un TC o prendete un CC che abbia un altissimo valore in Passaggi (almeno dai 18 in su). L’ideale comunque è adattare un TC in quanto abbia già i valori d’attacco buoni.TD/TS – Loro sono il vero clou della formazione, sono la parte più importante in quanto segneranno tantissimo, ma soprattutto, sforneranno tantissimi palloni goal e quindi assist. È scontato dire che devono essere velocissime e dotate di ottime abilità nel Cross, nel Dribbling, nella Finalizzazione, nel Gioco di prima e nella Tecnica, come minimo. E poi buonissime qualità fisiche e mentali. Se avete i due esterni buoni, la squadra funzionerà a meraviglia, credetemi.PC – Io prediligo le punte veloci, ma il discorso è soggettivo. Considerando che i maggiori risultati li ho ottenuti con Villa, Barrios, Higuain, Matri e compagnia, direi che le punte veloci sono più consigliate. Decidete voi :D

CONSIGLI

1.) Se volete modificare la tattica non rovinatene l’assetto. Al massimo spostate il gioco dal centro alle fasce che con la 3° patch rende di più.

2.) Se qualcuno viene espulso togliete un DC e coprite il ruolo dell’espulso facendo diventare il modulo un 4-4-1.

3.) Sui calci d’angolo in attacco segnerete tantissimo, non toccate nulla, su quelli in difesa se vedete che subite molto, o mettete la Preparazione del match, o modificate voi.

4.) La tattica rende sia con le grandi che con le piccole squadre.

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- SCRITTO DA FRENZ90 -

I l Riaccendersi di un SognoEccomi qua, dopo 2 mesi dall’inizio della mia Carriera col Cervia, mi ritrovo con grande onore a raccontarvi in maniera più approfondita questa piccola cavalcata che dall’Eccellenza Emiliano Romagnola ci ha portato fino alla serie cadetta.

Innanzitutto, vi chiederete come mai ho scelto proprio il Cervia. Bene, ho scelto il Cervia perchè poco tempo fa mi sono imbattuto per caso in un articolo trovato su un giornale, dove c’era un intervista fatta a Davide Bertaccini, portiere titolare che giocava nel Cervia di allora e gioca nel Cervia ancora oggi.

Nell’intervista parlava con nostalgia del bel periodo passato durante i 2 anni di reality, con le telecamere sempre accese, la bella atmosfera che si era creata attorno alla squadra, ma che poi era svanita con la fine del reality e che magicamente era ritornata sul campo di Cervia per gli allenamenti della nazionale italiana. Così per curiosità, visto che all’epoca anche io seguivo il mitico Ciccio che gridava dietro ai suoi giocatori durante le partite (e che mi faceva divertire con le sue imprecazioni), ho fatto una piccola ricerca per capire il motivo della fine del programma (che ancora non ho capito) e mi è rimasta impressa un’immagine di un giocatore che indossava una maglietta con su scritto: Il sogno non può finire. Da qui nasce il titolo della mia carriera “Il riaccendersi di un sogno”. Finalmente avevo trovato una squadra che potesse darmi nuove motivazioni per una carriera che non avevo mai provato prima, partire dal basso, dall’Eccellenza, e arrivare un giorno a poter giocare contro le grandi del calcio italiano e non solo. Oggi posso dire che da inizio carriera di strada se ne è fatta, siamo arrivati fino alla Serie B in sei stagioni, mancando una sola volta, in C1, la promozione al primo anno, ma la soddisfazione è comunque tanta.

Mi ricordo ancora il primo giorno alla guida di questa squadra, in Eccellenza, quando con grande gioia ho trovato ancora in rosa giocatori che vedevo al sabato o alla domenica in televisione, come Bertaccini, Spagnoli, Bondi, Missiroli. E attorno a questi giocatori ho deciso di formare la squadra per puntare alla promozione, fortunatamente in rosa avevamo anche un giocatore che è diventato poi un idolo dei tifosi a cui mi sono affezzionato molto, Gennaro Chietti. Un bomber che è stato capace di segnare la bellezza di 50 reti in due stagioni consecutive (Eccellenza e Serie D), senza contare le coppe, che ci ha trascinato fino alla C2, poi passato come riserva vista l’età e che oggi fa parte del mio staff come preparatore. Cammino davvero emozionante e tutt’altro che facile già a partire dalla prima stagione in cui battemmo per soli 2 punti Verucchio e Faenza conquistando la promozione in Serie D.

Serie D, vinta poi per 21 punti di vantaggio sulla seconda, che si rivelò molto più facile grazie ad un gran mercato fatto a inizio stagione, che portò in rosa giocatori che tutt’ora costituiscono l’anima del Cervia, come il mitico Lavecchia, ex Messina e Bologna, che con le sue cavalcate sulla fascia destra è stato, ed è, una spina nel fianco per le difese avversarie o come il senegalese Gueye, oggi capitano del Cervia in Serie B, grandissimo colpo come fu anche un certo Binelli, difensore centrale di scuola capitolina sponda giallo-rossa e che proprio contro la Roma ci ha regalato una storica vittoria in Coppa Italia.

Ecco, un difetto che ho sempre avuto nelle mie carriere(se di difetto si può trattare) è quello di affezionarmi troppo ai giocatori che fanno parte della squadra da tempo, così a volte mi portò in categorie superiori giocatori che non hanno assolutamente la qualità per giocarci, ma che hanno dato molto alla squadra.

Passati finalmente tra i professionisti, in C2, becchiamo un girone impegnativo con Giulianova e Chieti che mollano solo a 3 giornate dal termine e ci consentono di volare in C1, ma con la promozione arriva anche il primo trofeo importante per la squadra, vinciamo la Coppa Italia Lega Pro per la prima volta!

Arrivati in C1, l’obiettivo era semplicemente quello di salvarsi tranquillamente, anche se con i giocatori a disposizione speravo di poter far meglio, e così fu.

Riuscii a farmi prestare dalla Fiorentina Camporese, difensore centrale dalle buone prospettive, ma che non le mostrò completamente qui col Cervia, tanto che riuscì a segnare qualche gol di testa ma a causa della sua lentezza ci mise più volte nei guai concedendo troppo agli avversari.

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Il primo anno in C1 si concluse con un grande 4°posto che ci consentì di giocare i play-off, affrontando prima la Pro Vercelli che battemo 7-6 in totale, ma che poi ci mise davanti il Cittadella per la finale. Finale che non andò per il verso giusto, all’andata in casa perdemmo 2-3 con un gol non regolare convalidato al Cittadella, mentre al ritorno arrivammo ad un passo dall’impresa di ribaltare il risultato con Bonvissuto che sbaglio il rigore che poteva portarci in vantaggio per 3-1 e che poi finì con la vittoria del Cittadella per 3-2. Unica consolazione fu la seconda conquistata della Coppa Italia Lega Pro.

Promozione rimandata solo di un anno, con un Bonvissuto del tutto rigenerato rispetto alla stagione precedente e grande goleador insieme ad Alibec e Gueye nel tridente offensivo di un 4-3-3 che fece la fortuna del Cervia. Lotta in campionato serrata fino a 3 giornate dal termine con il Pisa che non voleva assolutamente lasciarci scappare, ma che poi si arrese. Grandissima stagione culminata con il terzo titolo consecutivo nella Coppa Italia Lega Pro, ormai la mia competizione preferita, mai nessuno c’era riuscito prima.

E finalmente siamo qua, in Serie B, con una nuova dirigenza che sembra dare qualche fondo in più rispetto alla precedente anche se i budget a disposizione sembrano più da Lega Pro, ma con un allenatore ed una squadra che hanno ancora intenzione di sorprendere tutti.

Avendo appena vinto in Coppa Italia all’Olimpico contro la Roma, niente sembra poi impossibile, chissà dove arriverà questa squadra.

Intanto una cosa la posso dire: Il sogno continua...

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- SCRITTO DA MAVS -

Sardinian Style StoryLa scalata dell'Isola

Preambolo. Tutto comincia nella primavera del 2009. Mr. Mavs, da poco rientrato nel giro dei tornei online dopo una lunga assenza, accetta l’offerta arrivata da una squadra sconosciuta, appena nata e inserita nella Serie B girone A, il Napoli 1926. Dopo qualche tentennamento, è arrivato il sì e ci si è buttati in questa nuova avventura, con moderato entusiasmo.

Primo impatto con la squadra. La rosa si presentava veramente scarna e assemblata alla membro di segugio (per essere politically correct). Però c’era un tasto su cui si poteva premere per cominciare a rifare la squadra e si chiamava Piquè. Lui era l’unico elemento di vero valore della rosa e sin da subito bisognava puntare su una sua remunerativa cessione. In altri ruoli, non spiccavano campionissimi; erano presenti giocatori del Cagliari, ma i nomi erano Biondini e Ragatzu, per esempio. La coppia di attaccanti titolari era Di Vaio e Paolucci, detto tutto. In difesa qualche giovane come Bocchetti.

Per fortuna l’ingresso di mr. Mavs è coinciso col mercato e si poteva lavorare subito per la rifondazione. Dopo lunghi corteggiamenti, arrivò l’offerta giusta per Piquè, quell’offerta a cui non si poteva dir di no. Si parlava di un 3x1, con miei pupilli, quali Thiago Motta e Hulk. Fu fatto con mr. Michele, con cui inizialmente ci scontrammo, ma che poi divenne un onesto amico, eheh! Gli scambi proseguivano a ottimo ritmo, ma la sessione finisce in fretta e bisogna già andare in campo, si esordisce subito in una competizione internazionale, la Coppa del Mondo.

World Cup. Il girone era di ferro, tutte formazioni di categoria superiore, con campioni non alla nostra portata. Queste partite servivano a fare esperienza e vedere a che punto si trovasse la rosa. L’andata ci vide sempre sconfitti, giusto qualche buona prestazione da evidenziare. Con sorpresa, nel ritorno, la squadra fece un ottima figura, raccogliendo molti punti, quasi quasi rischiando di passare il turno. Si fecero notare alcuni ragazzi, come Pogrebniak e Marchetti. Ma uno su tutti, un baby prodigio che ai tempi cominciò a farsi conoscere: Dzagoev.

Nel 2009 era dato come sicuro fenomeno e le sue quotazioni si alzarono molto. Ce lo trovammo in squadra e le offerte per lui cominciarono ad arrivare nella successiva sessione di mercato. Il ragazzo era un nostro pupillo e non lo cedevamo per nulla al mondo. Ma c’era un mister che era disposto a fare follie pur di averlo, stiamo parlando di mr. Raf del Savoia.

Mercato da 10. Proprio con lui ci furono settimane di intense trattative, dove noi eravamo peggio di un mulo, non volevamo cedere a nessuna offerta, sia per Dzagoev che per Thiago Motta. Ma alla fine si arrivò ad un punto di non ritorno, dove la mega offerta era veramente pazzesca. Erano coinvolti 6 giocatori di Raf e 4 miei, a quanto mi ricordo. Noi riuscimmo a rifarci praticamente la squadra, ci arrivarono questi signori: Pazzini, Marchisio, Juan, Bale, Inler. Partirono a malincuore Hulk e Thiago Motta, più qualche giocatore minore.

Molti ruoli erano sistemati, ma il nostro amore per il brasiliano Hulk era molto forte e proposi uno scambio di ritorno con Pazzini, una trattativa più motivata dal cuore che dalla testa. Fu sponsorizzata da Raf e suggellò una bella collaborazione. Sempre con lui, riuscimmo a far arrivare pure Stankovic e Keita, sacrificando Dzagoev. Quella sessione di mercato ci portò pure gente come Acquafresca e Borriello, quasi a prezzi stracciati per l’epoca. Avevamo lavorato benissimo e ci preparavamo alla nostra stagione d’esordio.

La Serie B. Alla vigilia, non ci presentavamo come una delle favorite, nonostante la campagna di rinforzamento. Non conoscevamo il livello degli avversari, ma volevamo farci forti dell’esperienza accumulata negli anni, anche se eravamo abbastanza arrugginiti dal punto di vista online. Il girone d’andata comincia quasi in sordina, ma piano piano cominciamo a vincerle praticamente tutte. L’avversario più temibile l’avevamo già individuato ed era il Mojito di mr. Loris, retrocesso dalla Serie A. Quando arrivò la nostra sfida, sapevamo che le nostre aspettative dipendevano da quel crocevia, per vedere se potevamo veramente lottare per la cima della classifica. Quella partita si rivelò un trionfo, infatti vincemmo 2-1 in 10 uomini, grazie pure ad uno stupendo gol di Acquafresca in pallonetto. Lo ricordiamo come ieri.

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Da lì in poi fu una cavalcata. L’andata conclusa da primi in classifica, però le avversarie (Mojito, Hollywood e Turris) tenevano il passo a pochi punti di distanza. L’attenzione sul nostro girone si alzò e il divertimento coinvolse tutti. Venne fondata pure l’associazione del girone stesso, la famosa F.I.G.A. (non pensate male, è l’acronimo di Federazione Italiana Girone A).

Tornando alla competizione, il ritorno cominciò malino, pensavamo di non poter resistere alla pressione ed invece tutto filò liscio, la Turris crollò e il Mojito, in virtù di un’altra sconfitta con noi e qualche pareggio di troppo, non ci potè recuperare. Prima posizione solitaria e promozione diretta in Serie A, un trionfo! I protagonisti furono senz’altro giocatori come Hulk, Stankovic, Diego Souza, Acquafresca (all’andata), Borriello (al ritorno) e Marchetti (che fu un vero muro).

Capitolo Coppe. Nella coppa nazionale fummo la sorpresa della competizione e arrivammo fino ai quarti di finale, dopo aver eliminato in maniera pazzesca il The Fox, con un netto 3-0 all’andata e un 3-1 subito al ritorno. A fine stagione, affrontammo pure la competizione per decretare la migliore della Serie B, giocando contro la vincente dell’altro girone, ovvero il Resina di mr. Calaiò. Le sfide andata e ritorno furono emozionanti e purtroppo uscimmo sconfitti, nonostante in entrambe le partite dominammo dal punto di vista del gioco. All’andata subimmo 4 reti dal nulla, quando noi avevamo preso a pallate il portiere avversario. Al ritorno ci buttammo in avanti, sul 2-0 nostro ci stavamo quasi per credere, poi arrivò il 2-1 che chiuse il discorso. Anche se il Resina rischiò molto, in quanto il punteggio arrivò sul 4-1, uno smacco. Ma non potevamo che essere soddisfatti della stagione conclusa.

Nuovo forum, nuova vita, nuovo campionato. Nella funesta estate successiva, arrivò la scissione e l’approdo ad un’altra piattaforma. Storie che i “senatori” del torneo conoscono bene. Dopo esserci riorganizzati, siamo ripartiti con una nuova edizione della World Cup.

Non ci trovavamo in un girone impossibile, però la squadra era molto imballata e non siamo riusciti a passare la fase a gironi. Arrivò anche il mercato, ma non siamo riusciti a fare scambi rilevanti, la rosa rimase più o meno uguale. Ci dovevamo preparare per un campionato lungo e difficile, l’elitè del calcio mondiale.

La Serie A. Con molta fiducia nei protagonisti della promozione, ci buttiamo nell’avventura Serie A, dove siamo chiaramente tra le squadre candidate alla retrocessione. La partenza è disastrosa, facciamo pochissimi punti e il gioco che ci aveva premiato in Serie B non si vede quasi mai. Gli episodi sfavorevoli sembrano condannarci ad un campionato di pura sofferenza, con la retrocessione quasi sicura.

Questa era l’andata. Ma ora nel ritorno la squadra (e la fortuna) ha cominciato ad ingranare e al momento attuale la squadra lotta con tutte le forze per evitare la retrocessione, anche se la lotta più grande è averla vinta su una delle peggiori versioni di sempre di Football Manager dal punto di vista online. Se ci salveremo, lo dirà solo l’ultima giornata.

Stadio: Sant’Elia (Cagliari)

Presidente onorario: Lino Banfi

Leggende: Hulk, Marchetti, Bale, Dzagoev, Fucile, Rever, Conti, Borriello, Acquafresca

Società amiche: Mendoza, Mojito, Grifone FC, A.S. Oreta, Dinasty, Sikelian Team, SS Dark Angels, NPA, Valencia Suns.

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- SCRITTO DA DVD91 -

Atletico LibertàSTORIA

Nel campionato scorso subentrai alla terzultima partita di campionato quando oramai la squadra non aveva più obiettivi.

Allora la squadra si chiamava Prozak Unt, la rosa non era eccellente con una media di età molto elevata ke si avvicinava hai 30 . L’esordio andò benissimo una vittoria , cosa che non si può dire delle due successive partite due sconfitte che comunque non cambiarono la posizione in classifica . Nel mercato la rosa si rafforzo moltissimo con l’arrivo della stella del Bayern Monaco Robben.

LA ROSA

La rosa e composta dai due portieri C. Abbiati ,il titolare, e Carrizo ex della Lazio, la difesa è composta dai 2 terzini destri che sono uchida (Shalke 04) e Zambelli (Brescia). A centro della difesa ci sono Turner e Caldwell e in iserva il giovane Mazuch e Yossuf, come terzini a sinistra ci sono Aogo e Guilherme.

Il centrocampo è composto dai 3 mediani rocciosi Ernest, Luiz Gustavo e Somoza poi c’è il giovane fenomeno Sergio Canales e come sua riserva Alanzinho.

Il ruolo più importante della rosa sono le ali che sono : il fortissimo Robben, il trivela Ricardo Quaresma , Leonardo e il giovane Carcela .

In attacco ci sono Hanke punta fisica , l’esperto Grafite e il velocista Eder del brascia.

I TITOLARI

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- SCRITTO DA RAYMOND85 -

E’ il 1° Marzo 2011 quando per la prima volta entro a far parte dell’FMT, prendendo le redini del disastrato BdO. Ho sempre osservato il torneo dall’esterno, incuriosito ma allo stesso tempo spaventato dalla mole di dati, interazioni e post incomprensibili che vedevo sul forum. Questa volta ho deciso di iscrivermi alle selezioni, pur essendo consapevole che la squadra in palio è la peggiore del campionato, ultimissima con una manciata di punti e con una rosa distrutta dalla perdita dei 5 giocatori più forti!

Come si nota la classifica è disastrosa, nemmeno una vittoria! Sfoglio la rosa e mi ritrovo davanti più o meno questa squadra titolare: Gillet; Zambrotta, Carrico, Andreolli, Leo, Dos Santos, Javi Garcia, Dzagoev, Diego Capel, Yakubu e Vela, con in rosa anche gente come Corradi, Aaritalo, Krupoviesa….. da brividi insomma! Ci si rimbocca le maniche e i risultati non tardano nemmeno troppo ad arrivare… dopo un girone d’andata altalenante, con una vittoria e alcuni ottimi pareggi ci si ritrova in questa fantastica situazione:

Qualche punto in più e qualche miglioramento in classifica, ma la salvezza sembra ancora una chimera lontanissima!! Per fortuna è ora di mercato e il mister si sbizzarrisce alla grande, rivoltando la rosa come un calzino anche grazie a dei colpi sensazionali:

BdO: la rinascita!

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Per chi non lo conoscesse tra i rinforzi vediamo Fernando Gago (R.Madrid), Darren Bent (Aston VIlla). Sergiy Kryvtsov (Shakthar Donetsk), Chris Smalling (Man Utd) e Jelle Vossen (Genk). Loro insieme ad altri sono stati gli artefici del girone di ritorno, che a 3 giornate dalla fine vede questa situazione:

Il ritorno ci ha visto partecipare ad una cavalcata entusiasmante, frutto di uno score del 100% di vittorie casalinghe, a fronte di altrettante sconfitte esterne. Ma il trend sembra cambiato con l’ultimo pareggio contro lo Zampis fuori casa, e la salvezza non pare davvero così lontana! A 3 giornate dalla fine tutto può succedere, e il BdO grazie al mister raymond85 inizia a credere nei miracoli, anche se il cammino non è semplicissimo.

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Con due scontri importantissimi in casa (Delfino e Carbon), e la insidiosa trasferta col Santos in mezzo, ci giochiamo ancora un posto in paradiso, se non diretto almeno tramite playoff (10-11 posizione). Ce la faremo?

Per chiudere ecco a voi i nostri beniamini e come si schierano attualmente in campo:

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- SCRITTO DA RICCARDO -

La Coppa America nasce ufficialmente nel 1916. La prima edizione viene disputata in Argentina. Si tratta del più longevo torneo calcistico per nazionali tuttora disputato che non sia organizzato all’interno di una maggiore rassegna sportiva. L’ultima edizione disputata nel Venezuela( anno 2007) è stata la cinquantasettesima edizioni della Coppa. Il Suo nome iniziale era “Campeonato Sudaméricano de Selecciones” ; durante la sua storia però, ha assunto diversi nomi. Solo nel 1975 ha assunto l’attuale denominazione. Inizialmente le società partecipanti era quelle della Confederazione sudamericana: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela; ma dal 1993 vengono invitate anche due rappresentative di Paesi non affiliati alla

CONMEBOL. Trattasi, tradizionalmente, di squadre nord e centro americane, affiliate alla CONCACAF, di solito le due finaliste dell’ultima edizione della CONCACAF Gold Cup.

Le più invitate sono Messico(ospite fisso) e gli States(Usa). Si contano anche le partecipazioni di Costa Rica,Honduras e Giappone.

Durante il corso degli anni venne modificata la cadenza della Coppa. Inizialmente si giocava ogni anno, nel 1959 si arrivò a giocare due edizioni della Coppa. Dal 97 invece, si è deciso di giocare ogni due anni, durante gli anni dispari per non andare in contrasto con Olimpiadi e Mondiali.

Inizialmente la CONMEBOL decivdeva dove doveva svolgersi l’evento, ma dopo le mancate organizzazioni del 1975, 1979 e 1983 si passò ad un modulo differente.

Per far sì che tutti i Paesi ospitassero almeno una volta la rassegna calcistica continentale, la CONMEBOL decise che essi si sarebbero succeduti in ordine alfabetico. Di volta in volta il Paese avente diritto avrebbe dovuto confermare la propria volontà (e possibilità) di ospitare la rassegna: in caso contrario sarebbe subentrato il Paese successivo in ordine alfabetico o, in caso di rifiuto anche di quest’ultimo, quello ulteriormente successivo o un altro interessato.

Il torneo ha più volte mutato formula. Dall’edizione 1975 (la prima disputata con tutte le 10 nazionali affiliate alla CONMEBOL) a quella del 1983 il torneo non fu organizzato da alcun Paese. Al contrario le selezioni partecipanti (esclusa quella campione in carica) si affrontavano in 3 gironi da 3 squadre ciascuno in partite di andata e ritorno nei rispettivi Paesi. Le 3 nazionali che vincevano i gironi iniziali accedevano poi alle semifinali, dove entrava in gioco anche la squadra campione in carica. Le vincenti accedevano alla finale, mentre non si giocava la finale per il terzo posto. Anche semifinali e finale erano giocate in gare di andata e ritorno.

Le cose cambiarono in occasione dell’edizione 1987. Fu confermata la formula in uso dal 1975, con la sola differenza, ovviamente, che le partite non erano più doppie sfide, ma gare uniche. In questa edizione venne anche introdotta la finale per il terzo posto.

Due anni dopo, nell’edizione 1989 in Brasile, si voltò ulteriormente pagina: le 10 squadre partecipanti, infatti, furono ora divise in 2 gironi all’italiana da 5 squadre ciascuno. Le prime due classificate accedevano al girone finale a 4, la cui vincente si aggiudicava il titolo.

La formula attualmente utilizzata contempla un primo turno con tre gironi all’italiana da quattro squadre ciascuno. Le prime due classificate di ogni girone e le due migliori terze si qualificano ai quarti di finale. Da qui in avanti si hanno gare ad eliminazione diretta (nelle quali, in caso di parità dopo i 90 minuti regolamentari, non si ricorre ai tempi supplementari, ma si va direttamente ai calci di rigore).

Ci sono state edizioni storiche, la più strana fu quella del 1925, dove parteciparono 3 squadre, Argentina,Brasile e Paraguay (disposte in ordine vincente).

Fino al 1937 fu un dominio argentino ed uruguayano, con qualche intromissione del Brasile. Negli anni dopo la solfa cambiò, nel 38 il trofeo andò al Perù (le solite Argentina ed Uruguay), Paraguay,Brasile e Bolivia la sorpresa del 1963.

Coppa America, storia di un mito

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Nel 1979 si registra la prima disfatta. Il Cile viene asfaltato 3-1 dal Paraguay. Bellissima pochi anni dopo (1991, ndr) la finale Argentina-Brasile finita 3-2 per “l’albiceleste”.

Combattutissima la finale del 1995 tra Uruguay e Brasile, vinta dalla “Celeste” 5-3 dopo i calci di rigori.

Da quell’anno in poi abbiamo assisto a grandi disfatta e moltissime soprese. La Bolivia che distrutta 3-1 dal Brasile(anno 1997) che ripete nell’edizione precedente con un secco 3-0 ai danni dell’Uruguay.

Nel 2001 la favole targata Colombia, che vince 1-0 una finale assurda contro il Messico, nessuno avrebbe pensato a queste finaliste.

Nel 2004 e nel 2007 l’Argentina cade due volte consecutive contro il Brasile. Nell 2004 una finale combattuta decisa ai calci di rigore nella seconda disfatta totale! Carioca vincente per 3-0.

Quel 2007 era stata un’edizione assolutamente speciale ed emozionante.

Correva l’anno - Il 2007 è l’anno ufficiale d’inizio della crisi economica nella quale siamo ancora oggi coinvolti: tutto inizia negli Stati Uniti, con il blocco degli istituti di credito. Ovviamente accade anche dell’altro: dal primo gennaio Bulgaria e Romania entrano a far parte dell’Unione Europea, si festeggiano i cinquant’anni della FIAT 500, esce l’ultimo capitolo della saga di Harry Potter, si costituisce la Banca del Sud con un accordo tra i paesi del Sud America. Il 21 maggio 2007 il Milan conquista la

sua settima Champions League, battendo il Liverpool per 2-1. Il 7 luglio (7/7/07) vengono infine scelte le Sette meraviglie del mondo moderno: sono la Grande Muraglia cinese, Petra, il Cristo di Rio, Machu Picchu, Chichén Itza, il Colosseo ed il Taj Mahal. Sempre nel 2007 vengono lanciati l’iPhone, Windows Vista e la PlayStation 3.

Dopo quarantadue edizioni anche l’ultimo paese finora escluso dall’organizzazione della Copa América ebbe la sua possibilità: l’edizione 2007 fu infatti assegnata al Venezuela. Curiosamente, proprio in quest’anno ci fu il ritorno degli Stati Uniti.

Grande favorito al titolo, il Brasile campione uscente: tra i suoi convocati spiccavano Maicon, Alex, Juan, Elano, Gilberto Silva, Diego, Robinho, Dani Alves, Naldo, Julio Baptista, Fred; ottima anche la rosa dell’Argentina, con Abbondanzieri, Ayala, Gago, Heinze, Zanetti, Crespo, Riquelme, Tévez, Lucho, Mascherano, i due Milito, Messi, Cambiasso, Verón, Aimar.

Ayala Roberto “Pato” Abbondanzieri

L’Uruguay schierava, tra gli altri, Carini, Lugano, Godín, Fucile, Gargano, Recoba, Estoyanoff, Abreu, Diogo, Diego Pérez, Scotti, Forlán, Sánchez.

Nel Messico c’erano Oswaldo Sánchez, Rafa Marquez, Torrado, Medina, Borgetti, Blanco, Cacho, Ochoa, Bautista, Guardado, Bravo e Nery Castillo. Tra gli altri giocatori ricordiamo Vega, Mea Vitali, Cichero, Maldonado, Arango (Venezuela), Acasiete, Céspedes, Guerrero, Forsyth, Pizarro, Farfán, Ismodés (Perù), Peña, Ronald Garcia, Mojica, Juan Carlos Arce (Bolivia), Bravo, Fuentes, Tello, Humberto Suazo, Navia, Valdivia, Contreras, Fernandez, Jara (Cile), Guagua, Hurtado, de la Cruz, Edison Méndez, Caicedo, Valencia, Reasco, Tenorio (Ecuador), Villar, Caceres, Bonet, Barreto, Santa Cruz, Torres, Rivero, Cardozo (Paraguay),

Cordoba, Yepes, Edixon Perea, Rodallega, Luis Perea, Zuñiga (Colombia), DeMerit, Feilhaber, Bornstein, Kljestan, Keller (USA). Le partite iniziarono il 26 giugno e terminarono il 15 luglio.

Il personaggio - L’arte calcistica di Juan Roman Riquelme è tutta sintetizzata dalla celebre frase di Jorge Valdano, che di lui ebbe a dire: «Chiunque, dovendo andare da un punto A a un punto B, sceglierebbe un’autostrada

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a quattro corsie impiegando due ore. Chiunque tranne Riquelme, che ce ne metterebbe sei utilizzando una tortuosa strada panoramica, ma riempiendovi gli occhi di paesaggi meravigliosi». Non c’è dubbio che questo sia stato il credo calcistico di uno dei più popolari (ma anche controversi) figli del calcio argentino degli ultimi decenni, un vero campione del barocco applicato al calcio, un artista che ha fatto dei piedi i suoi pennelli. La sua carriera è sempre stata inferiore alle sue possibilità: qualcosa c’entra sicuramente anche il suo carattere non sempre incline ai compromessi. Tra le sue squadre il Boca Juniors, suo grande amore, l›Argentinos Juniors, il Barcelona ed il Villarreal; con i gialli di Spagna ha fatto vedere le cose migliori in Europa, ma alla fine non fece mai il salto in una grande squadra. Tornò invece al Boca Juniors, nel 2007, dopo un lungo tira e molla contrattuale, e lì rimane ancora oggi, all›età di 33 anni.

Sicuramente il suo carattere ed i vari litigi non hanno assolutamente negato a Riquelme di vestire i panni dell’”Albiceleste” per altro tempo. Quest’anno Batista gli ha chiesto di tornare ma ha rifiutato senza ringrazi menti. Resterà uno dei più controversi personaggi del calcio argentino, ma dalle sue parti è come un dio.

Speriamo quest’edizione ci regali una finale spettacolare; spero soprattutto di vedere giovani talenti all’opera che finalmente potranno consacrarsi.

Chiudo qua questo mio articolo. Forse vi avrò annoiato forse no, ma il Sudamerica è un mondo fantastico che è ancora da scoprire per molte persone che lo associano ai soliti aggettivi “Calcio Bailato”, “Samba”,” Giochi di prestigio” e nuovi fenomeni. Ma il Sudamerica non è solo questo è molto di più anche per tradizioni e modi di vivere.

Volevo ricordarvi che potete scrivermi alla mia mail: [email protected]

Puoi inviarmi una tua perplessità,qualche domanda,critiche ed argomenti da trattare per il prossimo numero. Non essere timido il protagonista del prossimo articolo potrai essere tu!

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- SCRITTO DA MICHELEGAMBERO -

Classifiche TorneoSerie A

1 THE FOX 24 15 3 6 59 : 34 25 48

2 RESINA 09 24 13 5 6 54 : 35 19 44

3 MOJITO F.C. 24 12 3 9 41 : 37 4 39

4 NPA 24 11 4 9 44 : 33 11 37

5 REAL APPLED 24 11 3 8 36 : 26 10 36

6 FC SAVOIA 24 9 7 6 32 : 28 4 34

7 AC BEST ELEVEN 24 9 7 8 43 : 41 2 34

8 DINASTY 24 9 6 9 43 : 42 1 33

9 MINERU LUPENI 24 11 0 13 46 : 52 -6 33

10 RED BULL TRINA-CRIA 24 9 4 11 33 : 33 0 31

11 RARI NANTES LAZIO 24 9 4 11 39 : 45 -6 31

12 SALERNITANA 24 8 6 9 33 : 33 0 30

13 SARDINIAN STYLE 24 8 5 11 34 : 44 -10 29

14 MENDOZA 24 7 6 11 32 : 43 -11 27

15 HOLLYWOOD UNI-TED 24 7 5 12 35 : 52 -17 26

16 U.C. DIAMOLI 24 5 4 14 23 : 49 -26 19

Serie A che si sta scappando, The Fox che ora è a piu 4 dai rivali del Resina e scudetto sempre piu vicino, la squadra di mister Calaio dopo due sconfitte adesso si trova in una posizione scomoda e che mai si poteva immaginare, The Fox a valanga sul Dinasty 4-1 invece nn sbaglia nulla. Dietro troviamo in 10 punti il quarto posto del Npa e il penultimo posto L’hollywood, quindi tutto puo succedere e attenzione alla prossima giornata.

Serie B girone A

1 JACK DANIEL’S 22 13 6 2 40 : 18 22 45

2 S.S. DARK ANGELS 1990 22 13 5 4 40 : 23 17 44

3 REAL NAPOLI 22 11 5 5 39 : 32 7 38

4 SANTOS SOCCER 22 7 12 3 31 : 24 7 33

5 VALENCIA SUNS 22 9 4 9 33 : 30 3 31

6 ICE BOYS TEAM 22 8 7 6 33 : 33 0 31

7 AC SHAKTAR DONEZ 22 7 7 6 37 : 34 3 28

8 RED LYON 22 8 4 10 34 : 38 -4 28

9 A.S. ORETA 22 8 3 11 40 : 41 -1 27

10 AC ZAMPIS 22 6 7 9 26 : 34 -8 25

11 BDO 22 6 5 10 29 : 38 -9 23

12 DELFINO PESCARA 1936 22 5 6 10 35 : 47 -12 21

13 CARBON SOCCER 22 3 9 7 21 : 28 -7 18

14 SFRANTUMMATOS 22 1 6 13 14 : 32 -18 9

Nel girone A troviamo il jack daniel’s primo in solitaria con 45 punti, ma subito dietro il Dark Angels con 44, poi il vuoto. A 38 il real Napoli e a 33 il Santos soccer, nelle zone calde della classifica troviamo finalmente il Bdo undicesimo con 23 punti e che spera di riuscire a trovare una salvezza meritata, salvezza ormai sfumata per lo Sfrantummatos sempre alla ricerca di un allenatore solido e capace di costruire qualcosa di importante, Delfino pescara a grave rischio retrocessione.

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Serie B girone B

1 BAYERN MONACO 22 13 3 6 41 : 30 11 42

2 SIKELIAN TEAM 22 11 6 4 34 : 22 12 39

3 TURRIS 22 11 4 7 38 : 26 12 37

4 PANATHINAIKOS 22 11 3 7 44 : 34 10 36

5 C.C INTERNAZIONALE TARAN-TO 22 10 4 5 29 : 19 10 34

6 ATLETICO MADRID 21 10 3 8 32 : 35 -3 33

7 REAL PEDRINHO 22 9 4 8 35 : 35 0 31

8 GRIFONE F.C. 21 8 5 8 36 : 35 1 29

9 JUNIOR PORTORECANATI 22 7 5 10 34 : 39 -5 26

10 PALERMO EAGLES 22 7 2 12 32 : 35 -3 23

11 ATLETICO LIBERTA’ 21 6 4 10 30 : 42 -12 22

12 PANAREA SOCCER 22 7 1 12 27 : 40 -13 22

13 OLYMPIQUE LYONNAS 22 6 3 13 37 : 43 -6 21

14 SAMPDORIA 21 6 3 12 30 : 44 -14 21

Qui invece la fuga è del Bayern Monaco, con il nuovo allenatore sembra si stia gia trovando una buona quadratura del cerchio, Turris campione della B Cup e in A matematicamente sembra aver staccato la spina, Sikelian è infatti l’unica che puo a mio modesto parere recuperare il primato, nelle zone calde attenzione all Atletico Liberta in caduta libera, sono 2 punti nel girone di ritorno e adesso la zona C è davvero ad un passo, Sampdoria in coda con 21 punti che però se la giocherà fino alla fine senza lasciar nulla di incompiuto.

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- SCRITTO DA PAPAS91 -

Under 21 in VetrinaNel gruppo A si registra il dominio della Svizzera: 9 punti, 3 vittorie (1-0 vs Danimarca, 2-0 vs Islanda e 3-0 vs Bielorussia), 6 gol fatti e nessuno subito. Bielorussia, Islanda e Danimarca chiudono invece a tre punti (1 vittoria ciascuno), con lo stesso numero sia di gol segnati (3) che di gol subiti (5); determinante nella classifica avulsa è quindi stata la differenza reti negli scontri diretti senza considerare quelli contro la Svizzera. La Danimarca, nazione ospitante e data prima dell’inizio della competizione come una possibile vincitrice, chiude dunque al quarto posto (d.r. -1); subito sopra si piazza l’Islanda (d.r.

0), esordiente in una competizione internazionale e giustiziere della Germania (campione uscente) nel girone di qualificazione: in realtà la compagine nordica (con poche individualità ma molto squadra e compatta) meritava ben altra sorte e la fortuna non è per niente stata dalla loro parte: immeritatissima la sconfitta all’esordio contro la Bielorussia e 2 gol annullati e un salvataggio (quasi) sulla linea contro la Svizzera, concludendo infine la competizione giocando con cuore e determinazione contro i padroni di casa (vittoria per 3-1). Stessa cosa invece non si può dire per la Bielorussia, baciata dalla Dea bendata: sicuramente non si qualifica a questi Europei per caso (eliminando gli azzurrini nei play-off rimontando 3 gol), ma nei tre match del girone incide molto poco mostrando un gioco sterile: nonostante ciò riesce comunque a chiudere dietro la Svizzera e a qualificarsi per le semifinali grazie ad una favorevole differenza reti (+1).

Nel gruppo B invece solo un immeritato pareggio contro gli inglesi (raggiunto in extremis da Welbeck) non permette alla Spagna di chiudere a punteggio pieno, ma “solo” a 7 punti (1-1 vs Inghilterra, 2-0 vs Cechia, 3-0 vs Ucraina). Spagna che arriva alla competizione con tutti i favori del pronostico e con in rosa due campioni del mondo di Sudafrica 2010 (Juan Manuel Mata e Javi Martinez), quattro campioni di Spagna e d’Europa con il Barcellona (Bojan Krkic, Thiago Alcantara, Jeffren Suarez e Martin Montoya) e un campione d’Italia (seppur con una sola presenza) con il Milan (Didac Vilà). Dietro gli spagnoli, al secondo posto si piazza la Repubblica Ceca con 6 punti, conquistati contro l’Ucraina (2-1) e nell’ultimo match decisivo contro l’Inghilterra (2-1), con i due gol siglati tra l’89° e il 94°, che comunque determinano un passaggio del turno meritato. Nonostante le tantissime individualità invece, chiudono anticipatamente la competizione i giovani inglesi, grazie soprattutto a un gioco pessimo e a scelte tecniche e tattiche (incomprensibili) da parte del CT inglese Stuart “Psycho” Pearce: l’unica cosa da fare è stendere un velo pietoso su questa nazionale, già fin troppo fortunata in questi Europei. Completa il gruppo, infine, al quarto posto, l’Ucraina, la quale racimola solamente un punto in un pareggio per 0-0 contro gli inglesi, partita in cui però meritavano qualcosa in più.

Nella prima semifinale contro la Bielorussia, la Spagna domina in lungo e in largo, fa un possesso palla incredibile ma va in svantaggio al 38° grazie ad un gol (nemmeno così irresistibile) di Voronkov; nella ripresa il discorso non cambia, si aggiunge solo parecchio nervosismo negli iberici mentre i bielorussi compiono in difesa una gara molto attenta e organizzata. A due minuti dalla fine però avviene il “miracolo”: Jeffren (fino a quel momento disastroso) riesce a indovinare un cross, e Adrian poi sottoporta non sbaglia, portando la partita ai supplementari. Al 105° la Spagna raddoppia: Diego Capel mette in mezzo e di nuovo Adrian Lopez insacca (questa volta di testa); Jeffren poi, otto minuti dopo, chiude definitivamente i giochi e sigla

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anche il terzo gol con una botta da fuori indirizzata sotto l’incrocio dei pali.

Svizzera e Repubblica Ceca invece non si pungono più di tanto nei tempi regolamentari (tranne un palo di Shaqiri grazie a un missile dalla distanza nei minuti finali); ai supplementari però ci pensa uno splendido gol di Mehmedi (destro a incrociare dai 25 metri) a portare la nazionale elvetica per la prima volta nella sua storia in finale (senza aver subito un gol).

Determinante per la qualificazione ai Giochi Olimpici del 2012 a Londra, la finalina per il terzo/quarto posto vede di fronte Repubblica Ceca e Bielorussia: decisamente poco pungente la prima, mentre i bielorussi giocano una gara attendista e molto attenta in difesa (così come contro la Spagna), risultando

però più pericolosi degli avversari in attacco (soprattutto su palle inattive). A decidere l’incontro è, nei minuti finale, una rete del difensore centrale Yegor Filipenko: la Bielorussia si classifica così al terzo posto (anche con un po’ di fortuna nel percorso nella competizione, ma non demeritando comunque per quanto mostrato tra semifinale e finalina), staccando così l’ultimo biglietto per Londra 2012, insieme a Spagna, Svizzera e Inghilterra (come Regno

Unito) per quanto riguarda le nazionali europee.

All’Aarhus Stadion di fronte a più di 16mila spettatori va quindi in scena la finale del campionato europeo: la Spagna, allenata da Luis Milla, scende subito in campo più concentrata di quanto fatto in semifinale, ma la Svizzera dietro si chiude bene e la prima occasione della partita è proprio per gli elvetici con una ottima girata in area di Shaqiri. Al 41° passano in vantaggio gli iberici: splendido cross dalla sinistra di Didac Vilà, in area spunta improvvisamente Ander Herrera che svetta di testa ed infila in rete. Nel secondo tempo la Svizzera compie qualche tentativo per pareggiare, ma non riesce a incidere in avanti nonostante i cambi effettuati dal CT Pierluigi Tami; all’81° viene fischiata una punizione per le furie rosse dai 35 metri e Thiago Alcantara batte a sorpresa una bella punizione che scavalca il portiere (colpevolmente troppo fuori dai pali) e si infila in rete. Termina quindi sul 2-0 la partita: la Spagna si laurea così Campione d’Europa anche a livello di under 21, per la terza volta nella sua storia (dopo i titoli del 1986 e del 1998), a -2 dall’Italia (leader con cinque titoli) nell’albo d’oro.

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- SCRITTO DA PAPAS91 -

Speciale U21: I Talenti!

DANIMARCA Quarta classificata nel Gruppo A

(3 punti, 3 gol fatti, 5 subiti) Christian Eriksen: Trequartista (adattabile anche come ala sinistra) classe 1992 proveniente dall’Ajax, che lo acquistò nel 2010 dall’Odense per circa €1 milione; nell’ultima stagione ha disputato con la squadra olandese (laureatasi campione nazionale) 46 presenze e 8 gol tra campionato e coppe varie. Viene paragonato a Wesley Sneijder per stile di gioco; molto abile nel dribbling, possiede una buonissimo controllo palla e un’efficace visione di gioco; è ottimo tecnicamente, mentre deve migliorare sul piano fisico; ha anche un discreto feeling con il gol e in questi Europei ha siglato il momentaneo pareggio contro la Bielorussia (2-1 per i danesi il risultato finale), partita in cui è stato nominato Man of the Match nonostante un rigore sbagliato. Su di lui c’è già l’interesse di parecchie big europee (tra le quali Milan, Liverpool e Arsenal), ma ha già dichiarato di voler rimanere almeno un altro anno in Olanda per poter completare la sua maturazione.

Altri talenti – Tra gli altri giovani danesi messisi in mostra degno di nota è Nicolai Boilesen, difensore centrale (dell’Ajax) ma impiegato (ottimamente) da terzino sinistro, brillando sia in fase difensiva che in fase offensiva; buone prestazioni anche da parte di Nicolai Jørgensen, ala del Bayer Leverkusen e autore di un bel gol contro la Bielorussia, e di Bashkim Kadrii (attaccante dell’Odense, in gol contro l’Islanda), Kasper Povlsen (centrocampista dell’AGF) e Mathias Jorgensen, centrale difensivo del Copenaghen e già inserito nei meccanismi della nazionale maggiore. Citazione infine per Nicki Billie Nielsen, ala/attaccante del Villareal (con un passato anche in Italia alla Reggina), dalle caratteristiche simili a Bendtner; possiede buonissimi movimenti in campo ma non vede il gol quanto in realtà dovrebbe, è autore infatti di alcuni errori sottoporta contro l’Islanda che avrebbero potuto portare la propria squadra in semifinale. Assente il difensore centrale ex-Palermo Simon Kjaer a cui il Wolfsburg non ha dato il permesso di partecipare.

ISLANDA Terza classificata nel Gruppo A

(3 punti, 3 gol fatti, 5 subiti)

Gylfi Sigurdsson: Cresciuto calcisticamente in Inghilterra, dopo una grandissima stagione nel Reading nell’estate 2010 viene acquistato per più di €7 milioni dall’Hoffenheim, con cui disputa nell’ultima stagione 31 presenze e 10 gol. Classe 1989, l’islandese nasce mezza punta ma piano piano viene sempre più arretrato a centrocampo (utilizzabile anche sulle fasce), sempre con compiti offensivi. Messo bene sia sul piano fisico che su quello tecnico, non è molto veloce né nei movimenti né nella visione di gioco, ma ha buoni tempi d’inserimento, fiuto per il gol e riesce a fare molto assist per i compagni (suo quello del momentaneo 2-0 contro la Danimarca firmato Bjarnason); possiede un ottimo tiro dalla distanza forte e preciso, che sfrutta sui calci da fermo. Ha già debuttato in nazionale maggiore, con cui è già sceso in campo 5 volte.

Altri talenti – Kolbeinn Sigthorsson è l’altro nome annotato sui taccuini di molti osservatori: prima punta dell’Ajax (prelevato quest’estate dall’AZ Alkmaar), ha siglato in stagione 15 reti nel campionato olandese (più 3 in Europa League), più altre tre reti in sei presenze con la nazionale maggiore; è una prima punta completa, capace di segnare sia di testa che con entrambi i piedi, rapida e opportunista; ha marcato il primo gol islandese nel 3-1 contro la Danimarca, partita in cui viene pure nominato Man of the Match. Buone prestazioni anche per il centrocampista centrale (ma schierabile anche sulle fasce) Birkir Bjarnason (in gol contro la Danimarca), che milita ancora in patria, e per l’ala Johann Gudmundsson, di proprietà anch’esso dell’AZ Alkmaar, veloce e ottimo fisicamente e tecnicamente, utilizzabile anche come seconda punta. Bene infine il portiere Haraldur Björnsson, il terzino sinistro Hjörtur Valgardsson e i centrocampisti Bjarni Vidarsson (capitano della squadra) e Aaron Gunnarsson, nonostante l’espulsione nel match d’esordio contro la Bielorussia.

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UCRAINA Quarta classificata nel Gruppo B

(1 punto, 1 gol fatto, 5 subiti)

Yaroslav Rakitskiy: “E’ molto forte, è veramente bravo; ha un aggressività fuori dal comune”. Così parlava di lui Guardiola al termine di Barcellona – Shakhtar Donetsk (5-1) di Champions League, partita in cui il giovane ucraino ha siglato l’unico gol della sua squadra. Nato a Pershotravensk nel 1989, Rakitskiy può giocare sia come difensore centrale che come terzino sinistro, ma è adattabile anche a centrocampo; robusto fisicamente, possiede una buona corsa, un ottimo senso della posizione e una grande personalità; è uno di quei difensori che riescono ad impostare e avviare le manovre offensive. E’ cresciuto nelle giovanili dello Shakhtar Donetsk, in cui ormai milita saldamente in prima squadra: nell’ultima stagione ha disputato 34 partite segnando 2 gol; dal 2009 è in pianta stabile anche nella nazionale maggiore, con la quale è sceso in campo 10 volte e con cui ha siglato 3 reti. In Danimarca 2011 è stato il vero leader della squadra e ha tenuto in piedi la difesa ucraina nonostante i 5 gol subiti. Altri talenti – Oltre a Rakitskiy l’altro giocatore che ha trascinato la difesa dell’Ucraina è stato Anton Kanibolotskiy, portiere del Dnipro

Dnipropetrovsk (squadra allenata da Juande Ramos); nonostante un pessimo rigore sbagliato contro la Spagna, bene anche l’ala destra Yevhen Konoplyanka (compagno di squadra nel club di Kanibolotskiy), giocatore tecnico, agile, veloce, determinato e con un buon dribbling, da migliorare invece sul piano fisico. Si sono messi in mostra anche i giocatori della Dinamo Kiev Roman Zozuzlya (attaccante), Artem Kravets (ala/attaccante, autore di un assist) e soprattutto Denys Garmash (centrocampista), Man of the Match nel pareggio contro l’Inghilterra. Prestazioni a doppia faccia invece per il centrocampista del Dnipro Maksym Bilyi: ottimo contro Cechia e Inghilterra e autore dell’unico gol ucraino nella competizione, ma pessimo contro la Spagna (uscito per altro al 39° del primo tempo). Delusioni per il difensore centrale dello Shakhtar Donetsk Sergiy Kryvtsov (brutto errore contro la Spagna) e per l’attaccante esterno della Dinamo Kiev Andriy Yarmolenko, stella e grande atteso dell’Under 21 ucraina ma spentissimo in tutti e tre i match disputati.

INGHILTERRA Terza classificata nel Gruppo B

(2 punti, 2 gol fatti, 3 subiti) Qualificata ai Giochi Olimpici del 2012 quale nazione ospitante (come U.K.)

Phil Jones: Appena 19 anni (è nato nel Febbraio 1992) e già Sir Alex Ferguson ha sborsato una cifra che va di £16 ai £20 milioni per assicurarselo, nonostante sia esploso definitivamente solo questa stagione: 28 partite in campionato con il Blackburn, per altro giocate in più ruoli in campo: oltre che nella sua posizione più naturale al centro della difesa, Jones è stato schierato come terzino (su entrambe le fasce), mediano, centrocampista centrale e in pochissime occasioni anche come esterno alto e ciò fa di lui un giocatore molto duttile. Nella competizione ha compiuto pochissimi errori e ha mostrato determinazione, personalità e concentrazione; rapido, fortissimo fisicamente ed eccellente nel gioco aereo, il giovane inglese possiede ottimi riflessi, tempismo nei contrati ed è preciso nelle chiusure; ha esibito anche grandi qualità palla al piede e nel dribbling, compiendo spesso buone discese in attacco. Tutto ciò fa quindi di lui un difensore completo, un ottimo prospetto per il futuro (e pure per il presente) e un degno erede di Ferdinand e Vidic nel reparto arretrato dei Red Devils. Altri talenti – Nell’estrema mediocrità (utilizzando un eufemismo) dell’Inghilterra messa in campo da “Psycho” Pearce si è

particolarmente distinto anche il terzino destro Kyle Walker (di proprietà del Tottenham, gli ultimi mesi in prestito all’Aston Villa), molto buono in fase offensiva, meno in quella di copertura, ottimo fisicamente e tecnicamente, dotato di un grande spinta; nel reparto d’attacco invece il giocatore di punta è stato Daniel Sturridge, il quale, sebbene si sia ritrovato spesso isolato, ha comunque mostrato ottime giocate e tutte le (poche) manovre offensive della squadra sono partite dai suoi piedi: suo l’assist a Welbeck nella partita contro la Repubblica Ceca. Nel reparto difensivo non hanno giocato male il portiere del Derby County Frank Fielding e il difensore centrale Chris Smalling, futuro compagno di reparto di Jones anche nel club; a centrocampo bene l’esterno destro Danny Rose del Tottenham e buoni i pochi minuti espressi da Henri Lansbury, di proprietà dell’Arsenal; discrete prove anche per Tom Cleverley (Man Utd) e Fabrice Muamba (Bolton). Inoltre se i £16 milioni spesi dal Manchester United (cioè Phil Jones) si sono comportati molto bene, stessa cosa invece non si può dire per i £20 milioni (cifra non ufficiale) spesi dal Liverpool: Jordan Henderson infatti non ha infatti particolarmente brillato, complici anche scelte tattiche sbagliate dal CT. Buone poi le cavalcate offensive di Scott Sinclair, attaccante esterno dello Swansea City, neopromosso in Premier League; infine, nonostante un gol sbagliato che grida vendetta contro l’Ucraina, menzione anche per Danny Welbeck (del Manchester United, ultima stagione in prestito al Sunderland), autore di entrambi le reti siglate dagli inglesi nella competizione. Nessun minuto giocato per l’attaccante dell’Ipswich Connor Wickham (ricercato da molte big inglesi), solo 14 per la promettente ala dell’Aston Villa Marc Albrighton e appena 80 per la stella dell’Everton Jack Rodwell (mediano): scelte tutte incomprensibili da parte del CT inglese, che ha impiegato due partite prima di togliere dal centrocampo l’effimero Michael Mancienne, passato dal Chelsea all’Amburgo. Assenti di lusso: il centrocampista dell’Arsenal Jack Wilshere, l’attaccante del Liverpool Andy Carroll (questi due già nel giro della nazionale maggiore) e il terzino dei gunners Kieran Gibbs (infortunato).

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REPUBBLICA CECA Seconda classificata nel Gruppo B

(6 punti, 4 gol fatti, 4 subiti) Quarta classifica nel torneo (0-1 vs Bielorussia)

Ondrej Celustka: La fascia destra dell’under 21 ceca era solo ed esclusivamente in mano sua, terzino fluidificante, ma utilizzabile anche al centro della difesa e sul lato opposto del campo; bravo negli inserimenti e ottimo sul piano fisico, garantisce spinta e copertura, possiede carisma, velocità, corsa e tempismo. Nato nel 1989, milita nello Sparta Praga (preso nel 2009 dal Tescoma Zil, formazione ceca), ha un passato anche in Italia al Palermo, in cui ha trascorso qualche mese in prestito nel 2010, scendendo in campo solo 1 volta, pochi minuti contro il Bologna; con il club della capitale ceca invece, nell’ultima stagione, ha disputato 28 partite (e segnato 2 gol). Non ha ancora debuttato in nazionale maggiore, ma la chiamata ormai è solo questione di tempo. In Danimarca 2011 è stato costante e ha sempre garantito buone prestazioni, firmando anche un assist a Dockal nella vittoria contro l’Ucraina.

BIELORUSSIA Seconda classificata nel Gruppo B

(3 punti, 3 gol fatti, 5 subiti) Terza classifica nel torneo (1-0 vs Cechia)

Qualificata ai Giochi Olimpici del 2012 Oleg Veretilo: Rapido terzino destro classe 1988, bravo nel difendere ma portato anche a spingere e supportare la manovra offensiva; è cresciuto nelle giovanili della Dinamo Minsk, in cui milita stabilmente in prima squadra da ormai quattro anni: arriva infatti agli Europei dopo aver superato quota 100 presenze con il club. È ormai un veterano anche nella propria under 21 (ma non ha ancora testato la nazionale maggiore) ed è appunto uno dei tre giocatori della squadra che hanno disputato anche i precedenti europei nel 2009 in Svezia; ai play-off fu suo il gol decisivo nei supplementari che estromise l’under 21 italiana dalla competizione. Quest’anno è risultato uno degli elementi migliori della Bielorussia, brillando soprattutto in semifinale e nella finalina contro la Cechia, giocando con personalità e determinazione; suo l’assist che ha permesso a Filipenko di staccare il pass per Londra 2012.

Altri talenti – Oltre a Veretilo, si sono messi in mostra anche Mikhail Sivakov e Andrey Voronkov: il primo (capitano della squadra) è un instancabile centrocampista centrale (prettamente difensivo ma bravo anche in fase d’attacco) di proprietà del Cagliari (reduce da una parentesi positiva in prestito al Wisla Cracovia), il secondo una punta della Dinamo Kiev, autore di due gol nella competizione (contro Spagna e Islanda), già inserito anche nella nazionale maggiore. Nell’organizzata difesa bielorussa (ottima contro la Cechia e contro la nazionale iberica, ma esplosa poi nei supplementari) si sono comportati correttamente anche i due centrali: Sergei Politevich (della Dinamo Minsk) e Yegor Filipenko (del BATE Borisov), autore del gol che ha permesso alla propria nazionale di qualificarsi per i prossimi Giochi Olimpici; bene anche il portiere Alyaksandr Hutar, numero 1 anche del BATE, squadra in cui milita anche Maksim Skavysh (attaccante), altro elemento positivo della squadra, in gol contro l’Islanda. Infine a centrocampo buone prove per Stanislav Dragun e Dmirti Baga; deludenti invece due degli esterni alti della squadra, Dmitri Rekish (che milita nel campionato polacco) e Pavel Nyakhaychyk (del BATE), da cui ci si aspettava molto di più. Grande assente l’attaccante Vladimir Yurchenko, infortunatosi (seriamente) nei mesi passati e artefice di due dei tre gol nei play-off contro l’Italia.

Altri talenti – Il reparto che si mette più in mostra nella Cechia è la difesa, che arriva alla competizione con appena 4 gol subiti nelle qualificazioni; oltre a Celustka, giocano bene anche il terzino sinistro ex Viktoria Plzen Jan Lecjaks, passato allo Young Boys, e soprattutto i due centrali (entrambi già inseriti nella nazionale maggiore): Ondrej Mazuch, di proprietà dell’Anderlecht (con uno “sfortunato” passato anche nella Fiorentina), e Marek Suchy, titolare nello Spartak Mosca; in porta ha compiuto buoni interventi Tomas Vaclick, giocatore dello Zizkov. Ottime prestazioni anche dal centrocampista Borek Dockal (ultima stagione in prestito al Konyaspor), che ha firmato una doppietta contro l’Ucraina; bene anche i compagni di reparto Milan Cerny (dello Sparta Praga) e Marcel Gecov (del Liberec), roccioso mediano e Man of the Match contro l’Inghilterra. Elemento molto positivo nei pochi minuti disputati della squadra è stato Jan Chramosta, attaccante del Mlada Boreslav: quando è entrato nel secondo tempo della partita contro gli inglesi ha ribaltato l’incontro in 5 minuti con un gol e un assist, e pure contro la Svizzera ha vivacizzato parecchio l’attacco. Nel reparto offensivo discrete prestazioni per Tomas Pekhart (acquistato dal Norimberga), mentre la punta della Lazio Libor Kozak non ha particolarmente inciso, se non per l’irruenza e per un gol sbagliato nel recupero contro la Bielorussia. Pochissimi minuti invece per la giovane stella Vaclav Kadlec, che ha già debuttato anche in nazionale maggiore firmando la partita con un gol.

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SVIZZERA Prima classificata nel Gruppo A

(9 punti, 6 gol fatti, 0 subiti) Seconda classificata nel torneo (0-2 vs Spagna)

Qualificata ai Giochi Olimpici del 2012 Xherdan Shaqiri: Uno dei talenti più cristallini di questa competizione, su di lui c’erano già gli occhi puntati di moltissime squadre europee e adesso se ne aggiungeranno anche altri: l’intenzione del Basilea (club di appartenenza) sembrerebbe essere quello di trattenerlo almeno per il momento, nonostante il forte pressing di tanti club, principalmente tedeschi, tra i quali Bayern Monaco, Borussia Dortmund e soprattutto Amburgo. È nato in Yugoslavia (ha origini kosovare) nell’ottobre del 1991 ma si trasferì da bambino in Svizzera; a 10 anni il Basilea (società che punta molto sui giovani) lo preleva da una formazione locale e dopo tutta la trafila nelle giovanili, nel 2009 passa in prima squadra: nell’ultima stagione ha disputato 42 presenze e 9 gol tra campionato e coppe nazionali ed europee. È già pienamente inserito nei meccanismi della nazionale maggiore e fino ad oggi è sceso in campo 11 volte con la maglia della Svizzera, siglando pure un gol contro l’Inghilterra. Con l’under 21 in questi europei ha firmato un gol (al debutto nella competizione contro la Danimarca), un assist, tante ottime giocate ed è stato nominato per due volte Man of the Match (contro Danimarca e contro Cechia). Gioca prettamente a centrocampo sulla fascia destra (sebbene sia mancino), ma è impiegabile ottimamente anche sul lato opposto e dietro le punte; nonostante la giovane età in campo dimostra maturità e gioca con personalità e grinta, ma difetta forse un po’ troppo in egoismo. Ottimo tecnicamente, è dotato di un eccellente dribbling e creatività ed ha un tiro da fuori potente e preciso (il palo colpito in semifinale trema ancora!). Altri talenti – Innocent Emeghara è l’altro nome da segnare tra le fila svizzere: anche lui come Shaqiri (e altri talenti elvetici) non è nato

in Svizzera, ma nel Lagos; è una veloce ala (e seconda punta) dello Zurigo e nella competizione ha firmato un gol e un assist; anche lui poi ha già gli occhi addosso di molte squadre, tra cui la Fiorentina. Nel reparto offensivo svizzero si è distinto Admir Mehmedi, attaccante dello Zurigo, in gol per tre volte (scarpa d’argento del torneo): doppietta contro la Bielorussia e splendida rete contro la Repubblica Ceca; non benissimo invece la punta dello Schalke Mario Gavranovic, mentre è sceso in campo solamente per 6 minuti in totale Nassim Ben Khalifa, giocatore del Wolfburg. Al centro del campo ha disputato buonissime partite Granit Xhaka, classe 1992, sul quale Udinese e Marsiglia hanno già chiesto informazioni al Basilea; molto bene anche Fabian Frei (del St.Gallen), in gol contro l’Islanda, e Fabian Lustenberger (dell’Hertha Berlino), ottimo davanti la difesa; non ha avuto invece abbastanza tempo per mettersi in mostra invece Pajtim Kasami del Palermo. Nonostante un errore in finale che ha permesso alla Spagna di raddoppiare il risultato, in porta si è ben comportato Yann Sommer (del Basilea), autore di ottimi interventi e arrivato all’ultima partita senza nemmeno un gol subito; bene infine anche il terzino destro dello Zurigo Philippe Koch, ricercato dalla Lazio per il dopo Lichtsteiner. Alla fine, tutto sommato, gli ampi investimenti della Svizzera nei settori giovanili sono stati ripagati.

Visto il successo riscosso negli ultimi mesi dall’iniziativa FM Magazine, lo Staff del forum ha pensato di espandere il progetto a chiunque volesse collaborare con noi, per farlo è stata creata la sezione Redazione FM Magazine, raggiungibile al seguente indirizzo http://www.fmpassion.com/index.php?/forum/127-redazione-fm-magazine/ . Qui chiunque di voi ha la possibilità di proporsi come “giornalista” e collaborare alla riuscita del nuovo numero del Magazine.Come ben sapete l’argomento principale del Magazine è il gioco manageriale Football Manager e quindi gran parte degli articoli vi saranno dedicati, ma vi segnalo che c’è anche la possibilitòà di scrivere su argomenti al di là del gioco, fatti reali, che spesso sono trattati nella nostre sezioni “Bar dello Sport” e “Terzo Tempo”.Potete proporvi portando un vostro scritto nella redazione inerente, qualora sappiate già cosa volete trattare, oppure, se siete indecisi potete rivolgervi nelle varie redazioni e chiedere consiglio/aiuto ai vari caporedattore che saranno a vostra disposizione.Non è necessaria nessuna esperienza da giornalista e/o scrittore, ma si richiede una buona volontà e affidibilità, no perditempo.

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SPAGNA Prima classificata nel Gruppo B

(7 punti, 6 gol fatti, 1 subito) Vincitrice del torneo (2-0 vs Svizzera) Qualificata ai Giochi Olimpici del 2012

Thiago Alcantara: Figlio di Valeria Alcantara, ex giocatrice di pallavolo, e Mazinho, campione del mondo con il Brasile nel 1994, nasce a Bari nell’Aprile del 1991; il Barcellona lo preleva dalle giovanili del Flamengo e nel Maggio 2009 esordisce in prima squadra; nell’ultima stagione è sceso in campo con la maglia blaugrana 17 volte, segnando 3 gol. Ha fatto tutta la trafila nelle nazionali giovanili spagnole (rifiutando la chiamata del Brasile) e nel 2008 si laurea Campione d’Europa under 17 insieme a Bojan Krkic e David De Gea. È titolare nel fantastico centrocampo dell’under 21 spagnola insieme a Javi Martinez e Ander Herrera e in Danimarca, oltre ad essere stato nominato per due volte Man of the Match (contro Inghilterra e contro Svizzera), ha siglato un gol nella finale contro la Svizzera, uno splendido gol tra l’altro (con la complicità del portiere avversario) con una punizione a sorpresa dai 35 metri che ha sorpreso tutti. Molti lo paragonano a Xavi come stile di gioco; ha classe e tecnica, possiede un’ottima visione di gioco ed è bravo nel dribbling, rapido, abile nei passaggi e nel fornire assist; ha personalità e un ego smisurato, e ciò spesso sfocia in arroganza, supponenza e presunzione con il rischio che possa montarsi la testa e bruciarsi.

Altri talenti – Oltre ad Alcantara, protagonisti assoluti del successo spagnolo sono stati: Juan Manuel Mata (Valencia), Adrian Lopez (Deportivo La Coruña), Ander Herrera (già ufficializzato il passaggio dal Real Saragozza all’Athletic Bilbao), Iker Muniain e Javi Martinez (ancora Athletic Bilbao). Ma andiamo con ordine: Juan Manuel Mata è già affermatissimo ad alti livelli e si è già laureato Campione del Mondo con la nazionale maggiore nel 2010; è un’ala sinistra (impiegabile anche a destra) e milita nel Valencia da ormai quattro stagioni; sempre in campo in questi Europei, ha firmato una doppietta contro l’Ucraina e due assist. Adrian Lopez è invece il capocannoniere della competizione con 5 reti (premiato con la Scarpa d’Oro e due volte come Man of the Match): è una prima punta del Deportivo La Coruña (8 centri nell’ultima stagione), ha sangue freddo, fisico, tecnica e coordinazione, è veloce e bravo nel gioco aereo, deve migliorare in concentrazione visto che a volte si assenta dal gioco. Iker Muniain (classe 1992) è stato un altro elemento molto positivo: non parte titolare da subito ma si guadagna il posto dalla seconda partita e non lo lascia più; non è andato in gol ma ha mostrato buonissime cose sulla fascia sinistra (ma può giocare anche dietro le punte o a destra), è ottimo nel gioco di prima e nei dribbling, instancabile e rapido nei movimenti e nonostante la bassa statura è forte fisicamente e bravo nel difendere palla, ha creatività e dà spettacolo vederlo in campo; è ormai pienamente inserito da due stagioni nei meccanismi dell’Athletic Bilbao, squadra in cui milita anche Javi Martinez (titolare da quando aveva 16/17 anni), capitano dell’under 21. Anche lui, come Mata, è già affermato ad alti livelli ed ha già alzato la Coppa del Mondo; è un centrocampista centrale completo (principalmente difensivo), ha quantità e qualità: è ottimo tecnicamente, ha intelligenza tattica, grinta, personalità e maturità, diventerà sicuramente uno dei migliori centrocampisti al mondo. Il nome che però ha più colpito nella Spagna in questi europei è quello di Ander Herrera, autore di due gol (contro Inghilterra e contro Svizzera) e un assist; gioca a centrocampo, ha velocità e fantasia, una notevole visione di gioco e un buon tiro da fuori, è ambidestro, intelligente tatticamente e ottimo tecnicamente, capace nei passaggi nello stretto ed eccellente negli inserimenti (lo dimostra la rete in finale); l’Athletic Bilbao non ha perso tempo e se lo è già assicurato (da mesi) dopo una grande stagione nel Real Saragozza. Tra gli altri poi si sono comportati molto bene anche i due esterni di difesa: Martin Montoya, terzino destro del Barcellona, e Didac Vilà, terzino sinistro del Milan (passato in prestito all’Espanyol) e autore di un bell’assist in finale; solo pochissimi minuti invece per il difensore del Marsiglia Cesar Azpilicueta, nessuna apparizione invece per il centrale Victor Ruiz del Napoli. In porta prestazioni senza lode e senza infamia per David De Gea (l’ultima stagione all’Atletico Madrid), ma se dovessimo (scioccamente) stabilire il valore solo per quanto mostrato nella competizione, allora risulterebbero troppi i €20 milioni che Alex Ferguson pare abbia speso per lui. Alti e bassi per l’ala del Barcellona Jeffren Suarez: perde il posto da titolare dopo la prima partita e gioca malissimo per gran parte del tempo in semifinale contro la Repubblica Ceca, ma nella stessa partita al primo cross che indovina porta la Spagna al pareggio, firmando poi più tardi un bellissimo gol; nonostante un assist non bene nemmeno l’esterno sinistro del Siviglia Diego Capel. Infine, nel reparto offensivo, Bojan Krkic, in procinto di trasferirsi dal Barcellona alla Roma, non ha avuto molto tempo per mettersi in mostra (non essendo tra le prime scelte in attacco) e nei pochi minuti giocati è apparso parecchio nervoso e distratto.

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- SCRITTO DA BIBO90 -

Ebbene sì, siamo finalmente giunti al nostro amato campionato di Serie A. In questi giorni impazza il mercato, che promette un estate infuocata e le nostre squadre si stanno dando da fare, perciò iniziamo subito con la nostra guida che inizierà, come di consueto, da una piccola che ci darà grandi soddisfazioni, in questo caso prendiamo in esame il Cesena.

Come si può subito notare l’obiettivo minimo è evitare la retrocessione, sarà dura ma non impossibile, infatti, con il nuovo aggiornamento si avranno dei giocatori (come Rosina, Santon etc.) che potranno essere utili alla causa salvezza.

Come potete vedere la rosa del Cesena è piuttosto ampia, composta da molti giocatori in prestito e alcuni piuttosto richiesti anche da altre squadre. La squadra a mio parere è perfetta così, volendo si possono fare ulteriori innesti con giocatori presi in prestito o a Parametro 0, dato che il budget, come potete vedere sopra, è piuttosto esiguo.

Allacciate le cinture,si vola in Italia!

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Ecco invece la tattica, a mio parere, ideale per il Cesena, un solido 4-4-2, che può sfruttare la velocità di Giaccherini da una parte e di Rosina dall’altra, con la fisicità di Appiah in mezzo al campo e le incursioni di Parolo, mentre in avanti si sfruttano le abilità atletiche di Budan con la velocità e tecnica di Malonga, insom-ma un buon mix di abilità. Per quanto riguarda la difesa ci si affida all’esperienza di Antonioli in porta e ai giovani Santon e Fatic sulle fasce, al centro Dellafiore e Felipe, salvo svarioni assurdi, possono garantire una certa solidità.

Passiamo ora ad una squadra di media classifica che in questo campionato ha stupito tutti ritrovandosi , a fine campionato, in quarta posizione, ovvero l’Udinese. Ecco gli obiettivi:

Come si può vedere, l’obiettivo minimo è piazzarsi a centro classifica, provando a qualificarsi alle coppe europee possibilmente. Questa invece la rosa:

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La rosa è piuttosto competitiva, innesti veri e propri non sono necessari, se non per qualche sfizio personale, questa intanto la tattica ideale:

Mi pare ci sia poco da dire, l’attacco è nelle mani di Di Natale supportato da Sanchez, e all’occorrenza da Inler e Isla che si propongono in avanti costantemente, nei piedi di Pinzi e Asamoah il compito di recuperare palloni e bloccare la trama avversaria, la difesa è nelle mani di Handanovic e Zapata, sulle fasce due motori inesauribili, Cuadrado e Armero.

Passiamo ora alle cosiddette big, che saranno Inter, Milan, Roma, Juventus e anche Napoli. Passiamo subito agli obiettivi stagionali:

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Gli obiettivi sono piuttosto diversi, per Inter e Milan si punta alla vittoria dello scudetto, per Juve e Roma invece una qualificazione alle coppe (soprattutto in Champions League) e il Napoli invece nella prima metà della classifica con possibile qualificazione alle Coppe europee. Ecco invece le rose:

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Come potete vedere le rose sono veramente competitive. Non necessitano di ulteriori rinforzi e possono ambire ai vertici della Serie A. Ecco invece le tattiche:

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Come si può vedere tutte le squadre fanno leva sul reparto offensivo e lo sfruttano in tutto il suo potenziale (soprattutto il Milan). Le squadre sono piuttosto equilbrate in tutti i reparti. Con questo vi saluto, e vi invito ad iniziare un campionato con queste squadre, buon FM a tutti!

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-- SCRITTO DA CRIS9903

In questo articolo cercheremo di addentrarci nel mondo finanziario di una squadra di basso livello e non, partiamo subito dicendo che in FM l’aspetto finanziario della nostrà società è molto importante soprattutto se si decide di intraprendere una carriera abbastanza lunga con la stessa squadra.

La prime cose da fare una volta iniziata la carriera sono:

1. Tagliare i rami secchi, i giocatori che non ci servono vanno venduti o al limite dati in prestito con lo stipendio a carico totale della squadra che si prende il giocatore, l’ideale sarebbe avere una rosa di 22/25 giocatori compreso riserve e primavera.

2. Andare nella schermata Nome Squadra->Preferenze->Primavera e levare la spunta dalla voce “i rinnovi contrattuali saranno gestiti dall’allenatore in seconda” perchè a volte il nostro “caro” vice propone dei contratti veramente antieconomici per la società.

3. Tagliare i rami secchi dello staff, se ci sono dei preparatori scarsi è meglio rescindere il contratto e prenderne almeno uno degno di questo nome.

Come avete potuto intuire dai tre punti sopra elencati le maggiori perdite sono causate dagli stipendi dei giocatori e da quello dello staff.

Altra cosa che bisognerebbe fare è cercare di rinegoziare i contratti, stando però molto attenti a come lo si rinegozia...perchè un contratto non è solo lo stipendio fisso ma anche tutte le clausole che ci fanno da contorno.

Queste clausole posso infierire molto pesantemente sul bilancio soprattutto se il giocatore è titolare, facciamo un esempio concreto, nella mia carriera con il Chieti (http://www.fmpassion.com/index.php?/topic/4390-di-nuovo-in-sella/) ho il mio attaccante titolare, De Matteis che percepisce uno stipendio di 450€ a settimana, quindi potremmo dire che il ragazzo di fisso mi prende 1.800€ al mese, ma andando a scrutare il suo contratto vedo che ci sono due bonus, per fortuna bassi, 45€ di premio presenza e 45€ per ogni gol segnato, prendiamo in esame il mese di settembre dove il ragazzo mi ha giocato 5 partite segnando 2 reti, economicamente parlando questo significa che ai 1.800€ mensili dovrò sommarci 225€ per le partite giocate e 90€ per i due gol fatti che in totale fa 2.115€.

Questo è solo un esempio ma vi posso assicurare che a volte questi “premi” possono essere molto pesanti, per esempio sempre con il Chieti ho dovuto acquistare per forza un terzino sinistro, è arrivato Ibba che ha uno stipendio relativamente basso, 325€ a settimana ma prende ben 200€ come premio presenza, in questo caso si passa dai 1.300€ mensili ai 2.100€ se il ragazzo mi gioca 4 partite alla settimana, in questo ultimo esempio è lampante come questi premi possono pesare molto sul nostro bilancio.

Quindi quando offrite un nuovo contratto non sottovalutate mai questi premi, soprattutto se il giocatore è titolare, oppure un attaccante o anche un portiere (premio porta imbattuta)

Sul fronte acquisti, oltre a giocarvi bene le carte del contratto bisogna cercare di spendere con astuzia, se il giocatore che state per comprare, è importante e magari costa un po’, allora consiglio di giocare la carta del pagamento a rate di 48 mesi, specificando subito che il costo dell’operazione l’avrete spalmato su 4 anni e che quindi per 48 mesi avrete un’uscita fissa dalle vostre casse, quindi le rate usatele con cautela e se potete cercate di non mettere nessun’altra clausola a parte quella di giocare un’amichevole, ricordo anche che con le rate riuscite a spendere di più di quello che vi permette la vostra dirigenza, infatti sul bilancio acquisti del anno corrente verrà scalato solo ¼ del valore totale del operazione, ecco perchè le rate vanno usate con parsimonia....

Per quanto riguarda invece gli incassi c’è poco da fare, al limite cercatevi una squadra a cui affiliarsi con la speranza che abbia un buon settore giovanile a cui attingere qualche prestito gratuito, o se per caso riuscite a vendere un giocatore cercate di inserire nella trattativa una percentuale sulla prossima vendita e se la squadra è “forte” perchè no metterci dentro l’obbligo di giocare un’amichevole.

Spero che questa breve guida vi possa essere d’aiuto, se non avete capito qualcosa o volete approfondire il discorso contattatemi pure tramite MP, se volete collaborare con me per i prossimi articoli scrivete pure in questo topic http://www.fmpassion.com/index.php?/topic/4451-redazione-editor-e-carriere-impossibili/

Un occhio alle finanze...

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Nome?

Z: Adriano. Mi sembra.

M: Per tutti Danilo, per tutto il forum Mare, almeno si dice così.

Quanti anni hai?

Z: 21 a Luglio. Di questo ne sono sicuro.

M: 14, avrei voluti averne un po’ di più, ma non mi lamento dai.

Dove vivi?

Z: Messina.

M: Bari, in periferia

In quale città vorresti vivere?

Z: È una domanda inutile, sappilo. Comunque, credo Londra, Manchester o Madrid. Di solito, si risponde così ad una domanda del genere. Anche se sarebbe bello dirti Civitavecchia o Brembate di Sopra.

M: Nessuna in particolare, sto bene nella mia città, forse con il tempo ci si affeziona.

Ascolti musica?

Z: Sai com’è, ho un sito di musica. Quindi, solitamen-te, succede.

M: Beh tutti ascoltiamo musica, anche inconsciamen-te.

Qual’è il tuo genere preferito?

Z: Tutti. È una risposta valida? Altrimenti ti dico Rock, Rap e via discorrendo. Gaber regna, signoreggia e soverchia. Per inciso: in “tutti” l’house non è incluso. Non è un genere. Non è nemmeno musica. Tunz tunz tunz. Inaccettabile.

M: Ascolto molto Rap e Hip Hop, perlopiù italiano e in particolare Dargen D’amico, a chi interessi.

Vorresti diventare un’allenatore di calcio?

Z: Sì. Ma anche un astronauta, un divo di Hollywood o un cantante famoso di quelli che scrivono stronzate e prendono una vagonata di soldi. No, sul serio. Il divo di Hollywood no.

M: Beh sicuramente, anche se avrei sempre voluto

(non che sia tardi, ma sono comunque un mezzo scarparo) intraprendere una piccola parentesi da calciatore per vivere questo sport da vicino, per poi passare alla panchina.

Riusciresti a gestire la pressione derivante da questo lavoro?

Z: Pensa che la gestisce persino gente come Benitez. Grondando come un albero della foresta pluviale e dando l’impressione di essere a proprio agio come può esserlo un eschimese nel deserto del Sudan. Ma la gestisce.

M: Beh, se prendessi 900 mila euro all’anno riuscirei a gestire la pressione di qualsiasi cosa, stanne certo.

Da quanti anni giochi a Football Manager?

Z: Il 13 prima di Cristo, credo. I vari Scudetto fino a Championship Manager stagione 03/04, dopo fu Football Manager 2005 e poi tutto il resto fino ad oggi.

M: Dal 2008 in modo molto timido, il 2009 è stato l’anno della consacrazione, e questi ultimi due anni sono quelli in cui forse ho consumato il disco.

Hai mai pensato di smettere per sempre di giocarci?

Z: Che era, una droga? Tipo quelli che vanno nei centri a disintossicarsi. Vuoi fare il serio una volta tanto?

M: Come l’ho installato, non capivo perché non fun-zionasse e l’ho lasciato lì per 2 mesi a marcire.

Gioco rigido o fluido?

Z: Semiliquido. Alle volte gassoso. Ma devo avere gen-te come Ronaldo (il Fenomeno) e Adriano in squadra. Altrimenti, non funziona.

M: Rigido, la squadra non deve andarsene per i fatti propri.

Chi è l’allenatore al quale t’ispiri di più?

Z: Adriano Costantino. Lo conosci? Per dirla alla Moratti: È una persona molto simpatica... nell’insieme, un grande professionista. Ci piace.

M: Mi ispiro a tre allenatori: Conte, Ventura e Guardiola, il primo per la costruzione del gioco, cioè la fase difensiva, il secondo per la fase offensiva e i movimenti delle ali, e Guardiola per il metodo, ergo: palla a terra.

INTERVISTA DOPPIAZeroCool. e Mare

- SCRITTO DA HYSTERIA -

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Secondo te chi è il miglior allenatore del momento?

Z: Un certo Alex Ferguson. Così, a caso. Probabilmente, è anche il migliore della storia. Un Totem.

M: Sarei scontato se dicessi Mourinho e Guardiola, quindi punto su Allegri, quest’anno ha dato la dimo-strazione che è un buonissimo allenatore, speriamo che il prossimo anno sia quello della consacrazione per l’ex Cagliari.

Sei soddisfatto del tuo ruolo nel forum?

Z: Pensa: ho lo stesso grado di Mare. Posso mai essere soddisfatto di una cosa simile?

M: Beh direi di sì, sinceramente non mi aspettavo una crescita così rapida.

Con chi hai legato di più nel forum?

Z: Un po’ con tutti, parlando di staff e, restringendo il campo, dell’ossatura del ormai fu BA. Gente molto sim-patica (cit).

M: Sicuramente con Dandino, meglio conosciuto come “Il Palermitano” (che saluto sennò se la prende) e un po’ pure con Simo (che saluto uguale ma perché gli vo-glio bene).

A tuo parere, chi è il più incompetente tra gli staffer? (si scherza eh xD)

Z: Mare, Dandino, Hysteria. Non necessariamente in quest’ordine, bensì a parimerito. Brutta gente.

M: Sinceramente non c’è un incompetente, apparte me ovviamente. Tutti danno il supporto che serve per far crescere il forum, a volte può sembrare “meno duro” ma è comunque una parte fondamentale per la nostra crescita.

Ti piacerebbe far parte dell’FMT?

Z: Teoricamente sì. Praticamente non ho tempo nem-meno per star dietro alle carriere offline o per distrug-gere quel palermitano di Dandino nei piccoli tornei online. Immagina un po’ che diavolo combinerei nel torneo.

M: Faccio già parte del torneo ufficiale del forum, mi ritrovo in una posizione disperata, prossimo incontro con Ray che ovviamente gufo (e se vinco, lo saluto), beh che dire, tifatemi!

L’intervista è finita, saluta l’altro intervistato!

Z: Chi è? Ah, si: Mare! Siamo in periodo proprio di Mare, eh. È questo, è questo il periodo. Ciao Mare, divertiti!

M: Cià Zero, anzi proprio perché sei tu: Assabinidica Zeru!

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- SCRITTO DA GOIN’ PART TWO -

Goin' ConsigliaBeh, probabilmente vi starete chiedendo una cosa del genere: “Ma perchè diavolo devo stare ad ascoltare le esperienze di FM di uno che a FM non sa giocarci?”. Purtroppo me lo sono chiesto anch’io e non ho ancora trovato risposta, spero che qualcuno sia in futuro in grado di illuminarci tutti.

Cominciamo col dire che il mio primo gioco fu Scudetto 4, mi ricordo che mio cugino mi diceva sempre: “c’è sto gioco che si chiama Scudetto che fai l’allenatore, compri i giocatori, e ti arrivano tipo delle lettere dove accetti le offerte, e cose così”, o comunque qualcosa del genere. Beh diciamo che involontariamente lo scaricai da Emule, infatti non aveva il nome Scudetto ma Championship Manager, ed il gioco era infatti in inglese, diciamo che mi piacque il nome. Quindi installai e ne rimasi stupito perchè si trattava proprio di quel gioco di cui mi parlava sempre mio cugino. Ma diciamo che non ho grandi ricordi, ricordo solo che presi il Catania (a quei tempi in Serie B) e cercavo di comprare Redondo dal Milan; illusioni di un piccolo bimbo di 10 anni. Ah, ricordo anche che mi lamentavo perchè gli avversari facevano troppe sostituzioni; erano amichevoli.

Poi si passò a Championship Manager 03/04, questa volta in italiano, sicuramente i ricordi più grandi sono quelli legati a Pazzini e Montolivo all’Atalanta, li prendevo sempre, rimasi poi particolarmente entusiasta un paio di anni dopo quando notai che divennero famosi. A Championship Manager 5 non giocai, perchè nello stesso anno uscì quel gran capolavoro che era Football Manager 2005, cominciai a giocarci un po’ più seriamente, il gioco ricordo che era insopportabilmente lento, ma lo giustificavo dicendo che con tutti i giocatori che c’erano era normale che fosse così lento. Il gioco migliora con gli anni e la perfezione arriva nel 2008, gioco stupendo che però purtroppo, non so ancora il motivo, il 27 giugno mi si bloccava, con qualsiasi squadra io provassi, e mi incazzavo. Però giocavo online con il mio vecchio amico Paolo (ovviamente faceva lui da server) , indimenticabile la carriera in cui io avevo l’Arsenal e lui il Liverpool, ricordo che alla terza stagione ci cacciarono entrambi (io ero arrivato in finale di Champions, ma 6° in campionato :( ) e finimmo entrambi in cose tipo Serie C1 francese. Mi è appena venuto in mente che il titolo della rubrica è “Goin’ Part Two consiglia”, quindi direi di sbrigarci a finire con i nostri bei (?) ricordi. Siamo ormai arrivati al 2011, capolavoro della Sports Interactive e sicuramente il miglior manageriale di tutti i tempi, ormai possiamo fare veramente di tutto, negoziare con i procuratori, fare conferenze stampa, avere discussioni con i calciatori, e sicuramente il 3D arrivato in FM 2009.

In questi anni di Football Manager ho imparato che il gioco (checchè se ne dica) è difficile, e per ottenere risultati bisogna veramente impegnarsi. E per impegnarsi ovviamente non si intende scaricare tattica, allenamenti e poi esser orgogliosi di quanto fatto. Ciò che posso consigliarvi è di impegnarvi nel realizzare una tattica tutta vostra ogni volta che cominciate una nuova carriera, cercando di adattarla alla vostra squadra e migliorarla durante l’anno affinchè diventi perfetta, vi assicuro che diventerete allenatori sempre più bravi e preparati, e sicuramente l’appagamento sarà superiore rispetto a quando usate tattiche non vostre. Legato a questo discorso vi è il fatto che odio cercare i talenti sui forum, di conseguenza odio quindi i vari programmi “ammazza gioco” come il Genie Scout; la prima cosa che faccio arrivato in una squadra è sguinzagliare i miei osservatori in giro per il mondo a cercare giocatori da acquistare, non posso che consigliarvi di evitare quei programmini inutili e cercare di fare da voi, anche qui è più appagante, soprattutto magari il fatto che un giocatore che il vostro fenomeno che nessuno conosceva, è diventato poi famoso pure nella realtà!

Ritornando a parlare di tattiche, non mi sento di dare perle di saggezza, posso dire che i miei punti fermi sono i contrasti aggressivi e la marcatura a zona, in casa la mentalità offensiva e in trasferta standard (con contropiede). Questo sempre, il resto varia sempre in base alla mia squadra e in base a come ho intenzione di giocare.

Per quanto riguarda la scelta di una squadra con cui iniziare, non penso di potervi consigliare qualcosa di particolare, ogni squadra ha un suo perchè e non esistono sfide facili, al massimo siete voi che potete renderle facili con tutto ciò che abbiamo condannato in precedenza. Quindi ragazzi, unica VERA cosa che posso consigliarvi è: giocate pulito, e divertitevi!

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- SCRITTO DA RICCARDO -

Ormai siamo giunti nei mesi più caldi dell’anno. Per la maggior parte della popolazione sono i migliori, perché sono sinonimo di riposo,vacanze,mare e divertimento. Ma spesso e volentieri(come quest’anno) sono i mesi in cui ci sono i più grandi eventi internazionali. Quest’anno abbiamo potuto osservare una splendida finale di Coppa Libertadores, tra il Santos dei fenomeni Ganso-Neymar (e non solo verrebbe da dire) ed il Peñarol con il suo calcio europeo e compatto.

Mentre state leggendo quest’articolo sarà sicuramente iniziata la Coppa America,che avrà messo in mostra grandissimi giocatori, giovani talenti pronti ad esplodere e le solite sorprese. Inoltre la Libertadores avrà già il suo verdetto.

Forse avrete già individuato l’argomento che vorrò trattare in quest’articolo. Ebbene sì parlerò ancora del panorama Sudamericano inquadrando bene i recenti maggiori eventi sportivi disputati(tutt’ora in corso).

Come precedentemente feci dividerò l’articolo in due parti parlando della Coppa America e della Coppa Libertadores.

Coppa Libertadores, un’edizione “strana”

Erano da un po’ di anni(forse sette) che non vedevo una coppa Libertadores così sorprendente. Big eliminate, partite “miracolate” oserei dire e soprattutto moltissime emozioni.

Partiamo dall’analizzare la storia della Coppa Libertadores, assai strana, come ogni competizione Sudamericana che si rispetti.

La Libertadores nasce ufficialmente nel 1960, anche se nel 1958 ci fu un meeting indetto dalla CSF (Confederación Sudamericana de Fùtbol,ndr), che voleva prendere spunto dalla Coppa dei Campioni nata nel 1955 in Europa, riscuotente sempre più successo. L’idea dunque, era di far nascere nascita un torneo che mettesse di fronte tutte le squadre vincitrici dei campionati nazionali delle federazioni affiliate alla CSF.

Già da prima però, c’erano degli incontri internazionali annui che si svolgevano in Sudamerica.Nel 1929 per esempio, Roberto Espil e José Userà Bermùdez, dirigenti del Nacional di Montevideo, pensarono a un torneo che coinvolgesse le squadre campioni dei campionati sudamericani. Lo stesso Espil, nel 1946, dopo aver analizzato le distanze e la distribuzione geografica, pensò di includere anche i vice-campioni nazionali.

Nel 1948, con Luis Valenzuela presidente della CSF, si passò alla pratica con un torneo molto simile alla futura Libertadores: la Coppa dei Campioni. Si giocò fra febbraio e marzo e vi presero parte 7 vincitori dei campionati dell’anno precedente. Il trofeo fu conquistato dai campioni brasiliani del Vasco da Gama. Gli altri partecipanti furono: River Plate (Argentina), Nacional Montevideo (Uruguay), Colo Colo (Cile), Emelec (Ecuador), Litoral (Bolivia) e Deportivo Municipal (Perù).

Nel 1958 avvenne poi un’altra svolta per il calcio Sudamericano.Il segretario generale della Uefa, Henri Delaunay,propose al presidente della Confederación Sudamericana, il brasiliano José Ramos de Freitas, una proposta piuttosto interessante: organizzare un doppio incontro annuale fra i campioni d’Europa e i campioni del Sudamerica, che avrebbe preso il nome di Coppa Intercontinentale.

Il 5 marzo del 1959, avvenne il 24° Congresso della Confederazione Sudamericana, a Buenos Aires, vennero sistemati gli ultimi dettagli: organizzazione, regole e calendario. Restava solo da stabilire la denominazione di questa manifestazione e alla fine si decise di dedicare un giusto tributo ai leggendari “Libertadores”, che condussero nel XIX secolo le battaglie per l’indipendenza degli Stati sudamericani dall’oppressiva dominazione degli spagnoli.

Un'estate Sudamericana

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Simon Bolivar liberò Bolivia, Bernardo O’Higgins liberò il Cile, Francisco Miranda,compì insieme Colombia,Venezuela e Perù. a Simon Bolivar grandi imprese

Famoso anche Antonio José Sucre, che faceva parte della spedizione di Simon Bolivar e Miranda. L’Argentina deve la liberazione al stesso José de San Martin e Manuel Belgrano e infine l’Uruguay a José Gervasio Artigas e José Fructuoso de Rivera che combatterono non solo contro gli spagnoli, ma anche contro argentini e brasiliani, affiancati dal “nostro” Giuseppe Garibaldi eroe anche in Sudamerica. Molti di questi eroi, si ritrovano al giorno d’oggi squadre con i propri nomi, questo fa capire la loro importanza nel continente.

Il 15 febbraio 1960 a Montevideo,ci fu la svolta.Dieci paesi della CSF e il suo presidente Fermin Sorhueta, approvarono l’istituzione della Copa Libertadores de America, che sarebbe iniziata il 19 aprile dello stesso anno. Era aperta ai campioni nazionali di tutti i dieci paesi affiliati alla CSF, ma solo sette squadre accertarono di entrare in gara.

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Il club dell’omonimo liberatore

Lo stemma dell’O’Higgins, con l’aquila simbolo della libertà

Lo stemma dell’Universidad de San Martin, su cui c’è scritto: “La verità vi farà liberi” in Latino.

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Il Peñarol,vincente nella prima edizione di Coppa Libertadores.

Nel 1966 la federazione calcistica del Peñarol, lancio un annuncio che proponeva l’integrazione dei vice-campioni nazionali. Il numero di squadre partecipanti dunque, ammontò al totale di 20.Racchiude tutti i club dell’America Latina affiliati alla CONMEBOL. Inizialmente ci fu l’esclusione del Brasile che era la nazione contrario all’aumento dei partecipanti. Compagini brasiliane che poi vennero reintegrate.

Pochi anni dopo il presidente del Peñarol, Washington Cataldi fece la seguente dichiarazione:

«Tutti conoscono la storia della Coppa Libertadores. Noi siamo stati i suoi pionieri insieme agli altri club del Sudamerica, prima dando vita a questa competizione nel 1960, poi invitando anche i vice campioni nazionali a partire dal 1966. Si disse che questa era una manovra destinata ad assicurare la presenza dei due grandi club uruguaiani (Peñarol e Nacional). In parte ciò era vero, ma questa non era l›unica ragione. Io personalmente mi incaricai di viaggiare attraverso i Paesi sudamericani per dimostrare e convincere tutti che per il bene della Coppa era meglio un allargamento a venti partecipanti invece delle dieci originali. La storia ha dimostrato che avevo ragione».

Con l’arrivo degli anni 90 in Europa presero sempre più il sopravvento gli sponsor,che ora manco a dirlo, sembrano contare più dello spettacolo.

Quest’ultimi qualche anno dopo diventarono “vitali” anche per il Sudamerica. Nel 1998 la casa automobilistica giapponese Toyota firmò un contratto di sponsorizzazione con la CONMEBOL che le diede il diritto di dare il suo nome alla competizione, da quel momento la coppa prese il seguente nome: Copa Toyota Libertadores.

Dal 2008 il nuovo sponsor della manifestazione è il Banco Santander, per cui la competizione attualmente si chiama Copa Santander Libertadores.

Washington Cataldi

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Attualmente alla Coppa partecipano 38 squadre così ripartite: Argentina 6 Brasile 5 (di cui 4 al primo turno); Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela 3 (di cui 2 al primo turno).

Il format attualmente in uso prevede un primo turno a gironi, cui prendono parte 32 squadre così determinate: 26 ammesse direttamente a tale fase, 6 provenienti da uno spareggio preliminare a eliminazione diretta cui prendono parte 12 squadre, una per federazione nazionale. I gironi sono 8 con 4 squadre l’uno.

Di favole nella coppa Libertadores ce ne sono state molte ma anche di disastri. Di recente, possiamo osservare il Peñarol, che ha già fatto un miracolo ad arrivare in finale. Nonostante abbia una rosa senza talenti emergenti o grandi big. Semplicemente equilibrio ma tanta organizzazione tattica, tantoché il Peñarol offre un calcio assai “Europeo”. Come schemi di gioco, per il modo di difendere, per le posizioni in campo e per il modulo usato.

Prima di analizzare il cammino delle due finaliste Santos e Peñarol; vorrei andare a ripercorre i maggiori eventi della Coppa.

La Coppa nei primi anni non ha vissuto grandi sorprese, grandi monologhi .Il Peñarol ed il Santos sono le solite vincitrici dei primi anni. Poi arriva il dominio chiamato Independiente, che detiene il record di maggior numero di Coppe Libertadores vinte(ben 7,ndr),anche se oramai son più di vent’anni che non si ripresenta nelle fasi finali della Coppa. L’Independiente che vanta fra i vari soprannomi appellatagli quello di “Rey de Copas”, dato che è una delle maggiori squadre Sudamericane ad avere vinto coppe anche in campo internazionale. Infatti sono in totale ben 15 i trofei in bacheca,più vari campionati nazionali.

Verso la fine degli anni 70 arriva la prima sorpresa: Il Boca Juniors. Fino a quell’epoca non era mai riuscita ad imporsi sui campi internazionali,nonostante il dominio argentino. Proprio il Boca è secondo nella classifica delle Libertadores vinte,dato che sono ben 6. La squadra “Xeneixe” è anche una delle poche squadre ad avere vinto due volte consecutive la coppa,negli anni 77 e 78, per poi ripetersi nelle edizioni 2000 e 2001.

Verso gli anni 80 il calcio Sudamericano subì una rivoluzione,incremento dei fondi delle società,la modo dei grandi idoli di tornare in patria e soprattutto il creare delle “cantere” che portassero costantemente giovani in prima squadra,dunque vedere giocatori minorenni in campo e o di poco maggiorenni.

Da quel periodo la Coppa non ave più un campione fisso. L’unica squadra che da quel periodo fino ad oggi è riuscita a difendere il titolo per ben due volte è stato il San Paolo, per poi vedere un susseguirsi di squadre campioni.

Il Brasile portò molte finaliste a volte anche campioni,come il Palmeiras, Flamengo, Gremio, Internacional, Vasco e Cruzeiro.

Ci furono le sorprese paraguayane,targate Olimpia de Asuncion, i cileni del Cobreloa che persero per due anni consecutivi la finale.

Arrivarono poi gli anni dello strapotere colombiano,l’Atletico Nacional campione e la maledizione chiamata America de Cali che per ben tre volte consecutive ha perso la finale.

Arriva l’anno 2000.L’inizio di una nuova era per molti,in Europa avvengono cambiamenti radicali,viene introdotto l’Euro, nuove norme, la creazione di una banca unica ecc…

A livello calcistico invece torna a dominare il Boca che dal 2000 al 2008 raccoglie i seguenti trofei:

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-4 Libertadores, famosa fu quella dell’anno 2007, coppa che non vinse il Boca ma la conquistò praticamente da solo Riquelme, per’altro appena tornato al Boca dopo la validissima esperienza Europa. Andata 3-0, ritorno 2-0 contro i brasiliani del Gremio.

-2 Coppe Sudamericane

-2 Coppe Intercontinentali(ora denominata Mondiale per Club,ndr).

-3 Recope Sudamericane

-1 Coppa Inter-Americana

Nell’ultimo decennio di Coppa Libertadores è successo di tutto.

Una miracolo risale all’anno 2004, il Boca cerca di rivincere la coppa dopo l’edizione 2003, incontra la squadra colombiana Once Caldas. Livello assolutamente minore,anche il blasone non è da paragoni ma soprattutto i colombiani non vincevano qualcosa di concreto dal 1950,in cui avevano vinto il proprio campionato. Il risultato? Vinsero i colombiani, ma forse quella fu una delle finali più equilibrate, 0-0 all’andata, 1-1 al ritorno. Alla fine la lotteria dei rigori vede sbagliare due giocatori del Boca: la Coppa è di marca colombiana.

L’anno dopo ci fu una finale tutta brasiliana San Paolo-Atletico Paranaense.

Quella targata Atletico fu una vera e propria favola,in tutta la sua storia la squadra “rubo-negra” vanta un solo titolo di spessore in bacheca, il Brasilerao del 2001 per poi sfiorarlo nel 2004.

Non ci fu battaglia tra le due squadra vinse il San Paolo al ritorno con uno schiacciante 4-0.

Arriviamo dunque ad un recente passato. Coppa Libertadores 2008 finale LDU de Quito(Ecu) vs Fluminese(Bra).

Si decide ai calci di rigore dopo due partite ricche di gol(andata 4-2, ritorno 1-3,ndr).

Alla fine la spunta la LDU che perse il Mondiale per Club 1-0 contro lo United.

In quegl’anni la squadra ecuadoriana vinse ben 4 trofei: la Libertadores, una Coppa Sudamericana e due Recope Sudamericane.

L’ultima squadra detentrice del trofeo prima della doppia finale Santos- Peñarol è stata l’Internacional di Porto Alegre, allenata ora, dall’idolo romanista Falcao.

Che disastro!

Spesso e volentieri sento parlare di “dramma” quanto la propria squadra perde. Dal mio punto di vista definire un dramma una sconfitta è eccessivo. Parliamo di drammi quanto purtroppo spariscono persone,oppure accadono incidenti che non voglio neanche citare. Di drammi veri e propri nel calcio ce ne sono stati, forse il più popolare fu quel Juventus-Liverpool del 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, una strage più che un dramma.

Purtroppo per voi non sono qui per parlare di questi argomenti, ma solamente di disastri avvenuti nella Coppa Libertadores.

Sin dal principio della creazione della coppa ci furono i grandi disastri e scempi.

Clamoroso fu lo scivolone del Nacional di Montevideo dal 1962 al 1969, la grande big uruguagia, che non vince mai una coppa, perde le finali senza dare mai battaglia ed a volte si spegne alle semifinali. Inoltre per alcuni non riuscì a superare i quarti.

Nel 75 i cileni dell’Union Española arrivarono in finale, coronando un sogno che venne spento dall’Independiente che gli rifilo ben 5 gol in 3 partite(spareggi inclusi).

Orrenda nel 78 fu la finale Boca-Deportivo de Cali. I Colombiani persero 4-0, una vera e propria disfatta. L’anno successivo gli argentini tornarono in finale e caddero contro i paraguayani dell’Olimpia, perdendo per ben 2-0, una vera e propria figuraccia quella “azul y oro”.

Riquelme con il Boca

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Nell’88 gli argentini del Newell’s Old Boys, persero la finale contro il Nacional per ben 3-0(Andata 1-0, Ritorno 2-0,ndr).

L’ultima finale di pessimo livello si è disputata nel 2007 quando il Boca affondò il Gremio per un totale di 5-0 in due partite. Sfida sulla carta assolutamente alla pari, ma i brasiliani non si dimostrarono all’altezza.

Da menzionare inoltre, la “maledizione” chiamata Cerro Porteño. Il top club paraguayano, non ha mai lottato per la vittoria della Coppa Libertadores, ma si è sempre dimostrata un’outsider importante.

In tutta la sua storia il massimo traguardo è stata la semifinale, “steccata” per ben quattro volte, 2011 compreso, infatti il Cerro è uscito con il Santos dei talenti, che poi è arrivato a conquistarsi un posto in finale.

Il cammino delle finaliste

Il Santos arrivava forte dal successo nel campionato statale Paulistao, che si disputa fra le squadre residenti nello stato di San Paolo.

Il Santos iniziò la Coppa Libertadores nel peggiore dei modi, nonostante i grandi talenti e l’alto potenziale offensivo accompagnato da giocatori di alto tasso tecnico e dotati di buon carisma. L’allenatore in quel momento era Marcelo Martelotte (ora allena le giovanli, ndr) ,prima di essere esonerato rilegò il Santos al penultimo posto del suo girone pareggiando con il Deportivo Tachira, una delle cenerentole della Coppa, ripetendo lo stesso risultato contro il Cerro, per perdere 3-2 contro i cileni del Colo Colo.

Al suo posto arrivo Muricy Ramalho, allenatore di gran esperienza e l’ultimo vincitore in ordine cronologico del Brasilerao.

I Risultati si videro subito vittoria 3-2 contro il Colo Colo (stesso risultato ma vincitori diversi), con i cileni in grado di buttare due gol di scarto. E poi la marcia trionfale fino alla vittoria del girone con risultati più che positivi 2-1 al Cerro e 3-1 al Tachira.

Arriva poi la grande prova di maturità per gli uomini di Muricy, ottavi di finale contro i messicani dell’America. All’andata Ganso decide una partita noiosa con una prodezza, al ritorno nell’”Azteca” di Città del Messico, Rafael fa gli straordinari e porta il Santos ai quarti.

Ostica la sfida con l’Once Caldas battuto agevolmente per un totale di 3-1, e poi il replay contro il Cerro che si dimostra ottima squadra nella partita di ritorno quando tira fuori un 3-3 che però non basta.

Si giunge poi alla finale tutt’altro che cantata, anche se però il ritorno al “Pacaembu” e pressoché agevole.

Il Penarol inizia bene il suo cammino in coppa, nelle prime tre gare riesce a spuntarla sempre confezionando tre vittorie, nel giorne di ritorno però si dimostra i suoi limiti: sconfitta 5-0 contro la LDU, e sconfitta con l’Independiente.

Nonostante il calo gli uruguagi passano il turno.

La prima prova di maturità arriva negli ottavi, dinanzi la c’è la big Internacional de Porto Alegre.

Al “Centenario di Montevideo” è 1-1, il ritorno al Beira-Rio è tutt’altro che semplice, con i brasiliani in vantaggio esplode Martinuccio che si ritrova, ed insieme a lui tutto il Peñarol. Finale 1-2 per gli ospiti. Questa vittoria verrà sempre ricordato in Sudamerica, dato che il Beira-Rio era rimasto inviolato dal 1993 durante la Coppa Libertadores.

A differenza del Santos il Peñarol trova avversari alquanto ostici, al Catolica di Pratto e il Barcellona d’Argentina… il Velez. Sfide entrambe superate grazie ad una grande difesa ed organizzazione tattica, contro i cileni dell’Universidad Catolica il risultato totale è 3-2, contro il Velez si passa per i gol segnati in trasferta.

Arriva poi il momento della finale, Sosa si dimostra un grande portiere ma il Peñarol è sprecone. L’andata finisce 0-0 per la gioia del Santos che gioca il ritorno in un tema caldissimo, per poi fare i fuochi alla squadra “oro y negra”

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- SCRITTO DA DANDINO -

Probabilmente molti di voi si stanno chiedendo come sia possibile che Dandino abbia fatto una guida sulla Lega Pro. Beh, effettivamente me lo sto ancora chiedendo anche io. Devo dirti la verità, fino a qualche tempo mi ritenevo una sega a questo gioco, ma l’esperienza della Lega Pro mi ha proprio maturato. Sì perché, è un’esperienza che bisogna provare, anche perché le solite esperienze dalla massima serie scocciano, 2-3 anni e hai già vinto la champions league. Se proprio ti va male, in 4 anni hai anche mia sorella in squadra. E basta dai, penso siano le carriere più noiose soprattutto perché gli acquisti diventano sempre monotoni: Il 95% della gente ha già comprato Romelu Lukaku, io ovviamente faccio parte del 5%. O anche su FM10, non c’era un tizio che non avesse comprato Verratti (compreso io, eh!), per quanto forte potesse diventare. DICIAMO BASTA! Sì dai, fate come ha fatto un Dandino qualsiasi, cominciate dalla C2. Sicuramente c’è molto più divertimento, molto più coinvolgimento, che cominciare con l’Inter o il Real Madrid. Sì perché, ormai sai che se vuoi acquistare una punta al Real, vai dritto su Dzeko che non costa nemmeno molto; Giocando nelle serie inferiori non è affatto così, devi avere fiuto facendo conto che le risorse sono pari allo zero. Andiamo al punto, non sono qui a scrivere giusto perché la scuola è finita e non ho nulla da fare, ma perché sono rimasto sorpreso dal coinvolgimento che ho avuto nella mia carriera e avendo la possibilità, ho voluto fare un articolo per convincere la gente ad iniziare. Adesso bando alle ciance, e cominciamo a fare i seri: La squadra è scarsissima, i giocatori sono scarsissimi, lo staff è pessimo in tutto e per tutto; c’è da fare una vera e propria rivoluzione. Ovviamente questo non potrà avvenire subito, quindi cercate di non stufarvi se resterete tipo 5-6 anni in C1 com’è successo a me, cosa che a voi non succederà perché non siete scarsi come me a questo gioco. Bisogna fare delle ottime campagne acquisti, bisogna fare acquisti mirati, bisogna rinforzare i vari reparti ogni anno che passa. Il consiglio principale che vi do, è cercare tra i giocatori svincolati perché si trova qualcosa di parecchio interessante. All’inizio, il migliore credo sia il trequartista argentino Leandro Depetris, giocatore molto duttile, gioca ovunque sia a centrocampo che sulla trequarti. Ottimo giocatore è anche Andrea Romanò che sarà a costo 0 a fine seconda stagione. Importanti le punte,sicuramente da menzionare Christian Tiboni (che probabilmente conoscerete tutti) e Andrey Galabinov come giovani anche se vanno pagati, specialmente Tiboni (che troverete svincolato alla fine della seconda stagione), ma la punta che tutti dovrebbero comprare in Lega Pro è sicuramente Romano Tozzi Borsoi, 33 anni, attaccante forte e di grandissima esperienza, gioca nella Ternana e costa davvero poco. Buono soltanto per i primi due anni, al terzo diventa parecchio inutile. Poi i portieri, Raffaele Gragnaniello o Vincent Degrè (Entrambi svincolati). Tra i difensori da menzionare Alessandro Bassoli e Jacopo Galimberti (li troverete a costo 0 alla fine della seconda stagione, Galimberti da DC mi ha fatto tipo 16 gol in campionato, ed in una partita me ne ha fatti 4), Oliver N’Siabamfumu e Michele Ferri che trovate svincolati da subito,ma il più promettente è certamente Tonino Bizzarri: Sta nelle riserve della Ternana, forse prende un po’ troppo per la C2, ma il prezzo è bassissimo, solo 7m. Importante è a fine stagione leggere il messaggio sui giovani talenti lasciati andare dalle grandi società,troverete alcuni dei nomi precedentemente elencati e visionate anche tutti gli altri. Se il vostro Budget è 0, provate a parlare con la dirigenza per farvi dare un po’ di caramelle, ma non chiedete per nessun motivo un aumento del budget trasferimenti, chiedete un aumento del budget stipendi,una volta ottenuto basta impostare il budget come si vuole, l’importante è richiederlo durante il periodo dei trasferimenti poiché è più probabile che venga accolto dalla dirigenza. Cosa importante, tra i svincolati non prendere assolutamente Morfeo: Io, come farebbe un qualsiasi tizio alle prime armi in C2, l’ho preso ed è una sega assurda, non serve, è del tutto inutile. Quindi non prendetelo, anche perché prende un bel po’ per le vostre finanze, non prendete neanche i vari Filippini, Salvetti, Fontana ed altri anziani abbastanza conosciuti. Altra cosa che mi ha aiutato molto all’inizio sono i prestiti dalle primavere di A: Ci sono giovani molto interessanti, che sono disposti a venire in prestito; Affidatevi, quindi, ai prestiti ma non vi ci affezionate poiché anno bene per i primi 2 anni poi dovete incominciare ad acquistare il cartellino del giocatore. Un giocatore da prendere in prestito è sicuramente Cristofari dal Palermo primavera, ma non credo che riuscirete a riscattarlo, diventa forte e non accetterà di trasferirsi definitivamente nella Lega Pro. Altra cosa che farebbero i noob, è affidarsi alle affiliazioni con una big: del tutto inutile perché le diverse divisioni che vi dividono (scusate il gioco di parole) non vi permettono di trovare giocatori disposti a venire a indossare la vostra maglia per un anno. Molto più importante l’affiliazione “in uscita”, che vi permetterà di far crescere molto i vostri giocatori, anche se ovviamente pagherete voi il contratto di essi. Cosa importantissima, lavorate molto con le finanze; dovete ricordare che non siete in prima divisione, non potete spendere 100M senza avere ripercussioni sulle finanze, adesso

Guida alla Lega Pro

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appena spendete 100€ per portare a cena i vostri uomini siete già sotto. Anche perché, i primi anni il presidente non uscirà molti soldi, preferirà spenderli in Hot Dog e Torte invece che darli a voi (E poi invece scoprite che il vostro presidente è Celiaco e non potendo mangiare torte ed hot dog e vi darà i soldi). Se sarete bravi a lavorare con le finanze, magari dopo un po’ di anni il boss vi concederà qualche piccolo budget per fare qualche acquisto simpatico e importante. Già, ho praticamente parlato solo del mercato ma sapete, è parte integrante della C2 perché risulterà determinante per il vostro approdo in Serie A. Ma ovviamente, puoi fare il mercato migliore del mondo portando Messi e C. Ronaldo alla Sambenedettese (massimo rispetto per i tifosi, ma ha un nome simpatico e la cito sempre), ma se non vincete le partite non avete dove sbattere la testa, quindi adesso parliamo un po’ del calcio giocato, basta stare dietro la scrivania che dopo un po’ secca tutti. Importante secondo me è l’approccio alle partite, bisogna essere bravi a non mettere troppa pressione ai giocatori, dare le indicazioni personalmente e non farlo fare al vice. A inizio partita le indicazioni più consigliabili sono “potete vincere questa partita” o “fatelo per i tifosi”, anche se la seconda è meglio usarla quando si gioca in casa; Se giocate con una squadra più forte della vostra, decisamente più forte (per esempio una squadra di serie B in Coppa Italia) dite ai giocatori di giocare tranquilli, questo limiterà le pressioni sulla squadra che darà il meglio di sé in campo, “rischiando” anche di vincere o rischiando, senza virgolette, un massacro: Lama a doppio taglio. Sbagliato è “pretendere” la vittoria, questo mette troppe pressioni sulla squadra che entrerà in campo nervosa il che porterà a tanti cartellini ed errori stupidi, specialmente per quanto riguarda i portieri che faranno paperoni in perfetto stile Gomes del Tottenham. Durante l’intervallo la scelta è ampia: Continua così (da utilizzare se la vostra squadra sta schiacciando l’avversario con un bel 2/3-0), Fate Attenzione (da utilizzare nel caso in cui lo scarto di vantaggio è minimo, i giocatori faranno più attenzione. Ma state attenti perché anche quest’indicazione è una lama a doppio taglio, i giocatori potrebbero sentire la troppa pressione del minimo scarto e farsi rimontare). In caso di svantaggio non utilizzare il “Voglio la vittoria a tutti i costi”, serve solo ad aumentare i gol di scarto degli avversari. In caso di pareggio è ottimo il “Dai che possiamo vincere” oppure il “Dai che ci serve solo un gol!”, aumenterà la voglia di vincere della squadra. A fine partita è sempre meglio non esaltarsi troppo, la squadra rischia di dormire sugli allori, limitatevi ad un “ben fatto”, se la sconfitta è pesante come precedentemente detto, mostrate rabbia, se date sempre sostegno la squadra non reagirà mai; Anche se, in caso di sconfitta in una partita difficile (magari fuori casa contro una squadra forte), usare il sostegno è ottimo. In caso di pareggio dipende dall’avversario, se voi credete che siano 2 punti persi invece che 1 guadagnato chiedete di più dalla squadra, al contrario potete anche dichiararvi compiaciuti. Ovviamente questo vale per qualsiasi campionato, ma specialmente per quelli minori dove non ci sono giocatori in grado di fare la partita, in una squadra come il Barcellona per esempio non sarebbe neanche necessario dato che la squadra è capace di giocare da sola, cosa che in Lega Pro è alquanto improbabile. Per quanto riguarda la squadra, difensori centrali a vostra discrezione, terzini possibilmente bravi nel cross. Il modulo che vi consiglio è un bel 4-4-2 o un 4-4-1-1, così da avere sia le ali sia il Trequartista; Le ali molto tecniche e molto veloci, a centrocampo invece cercate di tenere un incontrista ed un regista; L’incontrista che pressa tipo a tutto campo, il regista con Passaggi lunghi e filtranti. Il Trequartista cercatelo bravo con i piedi e agile, impostategli magari tipo qualche scorribanda offensiva a seconda di quanto è forte. Infine, la punta cercatela di due tipi diversi: Fisica, forte di testa, impostando così alle ali e ai terzini i cross, oppure cercatela rapida impostandogli il “Inserisciti negli spazi” e settando al Trequartista ed al regista passaggi filtranti e passaggi lunghi. Cosa da non fare è utilizzare la difesa a uomo e la tattica del fuorigioco, troppo rischiosa per la C2. Dopo aver letto questa guida, potete state certi che farete tanto schifo che manderete in banca rotta qualsiasi squadra della Lega Pro. Enjoy Guys!

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- SCRITTO DA SPEDY5 -

Cari lettori, è arrivato il momento di inaugurare un nuovo spazio all’interno di questo Magazine; la Rubrica Allenatori. Ogni mese verrà analizzata la vita di un Allenatore (con la A maiuscola, insomma “solo per numeri uno!”) affinchè ne possiate sapere di più riguardo il modo in cui gestisce la squadra,come gestisce la stampa, curiosità di vario genere e quant’altro possa riguardare l’Allenatore in questione.

Detto ciò, l’onore di inaugurare questa rubrica spetta a Josep Guardiola.

Pep proviene dalla cantera del Barcellona, sia come giocatore che come allenatore. Il suo primo incarico da allenatore fu quello di allenare il Barcellona B per una stagione, ebbe anche la fortuna di capitare nell’anno di rifondazione del Barcellona; il 2008.

Fu proprio in quell’anno che Johan Laporta (attualmente ex presidente del Barça) decise di promuoverlo alla guida del Barcellona “A”. Tutto ciò provocò scalpore all’interno del calcio mondiale, tale al punto di creare perplessità sulle capacità del neo allenatore e scatenare “l’effetto Guardiola” , ovvero un movimento che portò alcune squadre importanti a puntare su giovani allenatore esordienti o provenienti dalle proprie “cantere” (Ciro Ferrara, Leonardo etc…).

Guardiola si dimostrò subito pronto ad assumersi le proprie responsabilità e non faticò nemmeno molto sotto il livello tattico, dato che l’impronta data da Cruijff era pressochè indelebile.

I suoi meriti sono stati quelli di valorizzare moltissimo la cantera, portando alla ribalta del calcio mondiale giovani fenomeni e valorizzandoli nei rispettivi ruoli come Jeffren, Keità, Pedro, Bojan, etc…

Sempre rispettoso nei confronti dei media, il suo non è mai un “one man show” (come le conferenze di Mourinho) ma più un gioviale colloquio con la stampa.

Mantenendo l’identità del 4-3-3 il suo stile di gioco è soprannominato “tiki - taka”, ovvero la fase predominante è quella del possesso palla, creazione di un incredibile ragnatela di passaggi corti e la creazione di spazi all’limite dell’area portando sempre un giocatore al tiro.

La forza del Barcellona sta nel centrocampo, la coppia Iniesta – Xavi è unica nel suo genere; praticamente imbattibile. Il tutto aggiunto alla qualità dal giocatore più forte del mondo; Messi.

Questo mix di tattica e qualità sta portando il Barcellona alla ribalta mondiale. In questo modo, in soli tre anni, ha vinto 10 trofei e data la qualità incredibile della squadra; non sembrano nemmeno finiti.

Guardiola si è integrati benissimo nel complesso macchinario Barcellona, come lo fece tra l’altro da giocatore.

Fu fondamentale per il conseguimento della vittoria della prima Champions League del Barcellona, con Cruijff in panchina e compagni del calibro di Stoichkov, Laudrup, Zubizarreta molti altri.

Lui era un centrocampista centrale, un regista ed era soprannominato “il timbalero” (il tamburino in italiano) appunto per il modo in cui scandiva il gioco; insomma era già predestinato ad una carriera da allenatore ma nessuno si poteva aspettare tutto questo successo.

Pep ha viaggiato tanto, è stato anche in Italia. Indimenticabile fu la sua esperienza al Brescia, un po’ meno quella alla Roma.

In questi tre anni passati tra Roma e Brescia, un pezzo di Italia gli era rimasta nel cuore; tutt’ora è legatissimo al Brescia ad a tutte le persone che gli stettero affianco durante quel suo periodo in Italia.

Come ad esempio Carlo Mazzone, con il quale si scambiò convenevoli e biglietti in occasione della sua prima finale di Champions.

Guardiola fino ad adesso ha dato il suo contributo nel mondo del calcio, solo il fato sa quanto potrà dare ancora.

Rubrica Allenatori: Pep Guardiola

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- SCRITTO DA MARE -

Riassunto del Torneo Online Abbiamo concluso anche il terzo torneo del nostro forum. Saltiamo i convenevoli e andiamo subito al sunto del torneo.

Aston Villa – Step10 Athletic Bilbao– Incubus:.

Bayern Leverkusen - Castiel Bordeaux – Geggio10

Cagliari – Bibo90 Espanyol - teocriss Feyenoord - Leo58 Fiorentina – luk’s95

Friburgo - Goin’ Part Two Hannover 96 – buso1705

Hoffenheim - TheDàni Lazio – Dandino

Mallorca – tacch91 Newcastle - :Mare Siviglia – papas91

Sunderland - frenz90

I più fortunate sono sicuramente Castiel, Dandino e Bibo, che si è scelto la squadra.

Non possiamo dire assolutamente così per Goin’, Leo e buso che a occhio e croce sono le squadre meno forti del torneo, ma il pallone è tondo e può succedere di tutto.

Girone A

Passano il Cagliari di Bibo, quasi imbattuto con una sola sconfitta. Per secondo il Mallorca di Tacch con un Fri-burgo che da battaglia.

Girone B

Il Newcastle del sottoscritto, passa da primo con una sconfitta, segue l’Hannover con 8 punti.

Girone C

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La Lazio di Dandino passa da prima imbattuta, l’Espanyol con 9 punti è dietro. Sicuramente il girone meno coinvolgente, visto il distacco tra seconda e terza.

Girone D

Passano due squadre a pari punti: Siviglia e Bayer Leverkusen, un bel testa a testa che inizia già dalla prima partita.

Quarti di finale

Cagliari – Hannover Newcastle – Bayer Leverkusen

Sevilla – Espanyol Lazio – Mallorca

Il Cagliari di Bibo, dopo una deludente andata finita 1-1 , distrugge l’Hannover con un sonoro 4-1.

La partita tra Newcastle e Bayer Leverkusen si risolve con due pareggi, il primo in casa del Bayer con un 1-1 e il secondo con uno 0-0, questo significa che il Newcastle accede in semifinale.

L’andata per l’Espanyol è davvero preoccupante, visto che perde 2-1 in casa del Sevilla, ma al ritorno la squadra e il suo mister si caricano e riescono a vincere con un sonoro 3-1.

La partita tra Lazio e Mallorca sicuramente è la più fortunata di tutto il torneo, per tacch un po’ meno però, visto che all’andata riesce a prendere un buon pareggio, ma Webò sbaglia un rigore che avrebbe cambiato qualcosa, nel ritorno Floccari in “zona Cesarini” regala la qualificazione a Dandino.

Semifinale

Newcastle – Espanyol Lazio – Cagliari

Brutta partita per il Newcastle di Mare che prende 4 gol in casa, un autogol e tanti svarioni sia difensivi che offensivi. Al ritorno un 2-2 che fa contento teocriss e lo porta in finale.

Tra Dandino e Bibo è la 3° sfida, uno a uno. Vince Dandino prima con un 2 a 0 al Sant’Elia e poi un 1-0 in casa.

Finale

Lazio – Espanyol

Parte bene la Lazio di Dandino al 30’ Biava insacca, quando sembra tutto più difficile arriva l’espulsione di Màrquez che condiziona la partita, nel finale Zarate riceve la gloria del gol!

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Mare: Allora, iniziamo. Questo è il secondo torneo che vinci, quanto ti senti fortunato e quanto bravo?

Dandino: Bravo non lo so, questo non lo posso dire io. Fortunato parecchio devo dire.

M: Beh, visto che hai vinto due tornei (e ti piace sempre puntualizzarlo), quale è stato più emozionante e più coinvolgente?

D: Il secondo, perchè a differenza del primo non avevo la squadra più forte. E poi perchè nel secondo volevo prendermi la rivincita dell’11-2 contro Bibo, cosa riuscita.

M: Zommiamo sull’ultimo torneo, la partita più emozionante e quella che hai vinto in modo “molto fortunoso”?

D: Beh la parte più fortunata è stata ai quarti di finale contro Tacch. Abbiamo fatto 2-2 all’andata in campo mio e al ritorno ho fatto 1-0 all’85, mi son salvato all’ultimo sennò sarei uscito. La parte più emozionante sicuramente contro Bibo, ormai con la nostra è una rivalità amichevole, le partite contro di lui le sento proprio.

M: Nel nuovo torneo che aspettative hai? D: Nel nuovo torneo spero di non fare troppo schifo, visto che la squadra che ho scelto, l’ho presa per fare un favore ad un amico.

M: Vista la vostra “rivalità”, sei deluso del forfait di Bibo nell’ultimo torneo?

D: Ovviamente sì, 3 tornei su 3 che ci becchiamo, avrei voluto sfidarlo anche in questo, sopratutto perché ci sono squadre scarse.

M: Oltre Bibo, si è capito, c’è qualcuno che vuoi battere più di tutti? D: Innanzitutto il tizio brutto che mi sta intervistando. Nell’ultimo torneo s’è fatto battere come un pirla in semifinale. E poi Simo, per i comuni mortali Goin, perchè non ho avuto il piacere di giocarci contro.

M: E per finire, saluta tutti gli utenti e se vuoi, dedica la vittoria a qualcuno! D: Ciao a tutti popolini, dedico la vittoria a Bibo ma sopratutto ad Adri che non ha abbastanza palle per iscriversi e giocare contro di me

E anche io saluto tutto il popolo di Fm e in particolare del nostro forum, invitandovi a seguire il nostro nuovo torneo che vede protagoniste le squadre retrocesse e promosse dei 4 campionati più importanti.

Intervista del vincitore

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- SCRITTO DA CASTIEL -

Le Certezze di FMRYAN GIGGS

Nasce a Cardiff nel 1973, è una bandiera del calcio internazionale e soprattutto del Manchester United.Dopo aver fatto 2 anni nelle giovanili del City, Giggs arriva nel 1987 nel Man Utd e da quell’anno fino ad oggi, è ancora lì, inamovibile. 613 presenze e 110 goal per uno dei più forti giocatori del mondo. Il suo palmares è mostruoso e vanta di 12 Premier League, 4 FA Cup e 4 Coppe di Lega, 8 Charity Shield, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa UEFA, 2 Champions

League, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Coppa del mondo per club. Insomma, con il Man Utd, credo sia il giocatore che ha vinto di più, insieme a Neville.

LATO FMNonostante abbia 36 anni, è uno dei giocatori più forti del gioco. In risalto sono ovviamente le doti mentali, vista la sua età, ma le doti fisiche sono eccezionali, è uno che non molla il gallese. Come detto, dal punto di vista mentale nulla da dire, forse è uno dei più forti del gioco. Dal punto di vista tecnico è anche eccezionale, basti guardare il Dribbling, il Gioco di prima, i Passaggi, la Tecnica.. tutte doti che fanno grande un giocatore, cosa che il gallese è.

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MILOS KRASICNasce a Kosovska Mitrovica nel 1984, è un calciatore serbo della nazionale e della Juventus. Inizia la sua carriera nella squadra della sua città, ma viene subito notato dal Vojvodina, dove effettua 77 presenze e segna 7 goal. La sua consacrazione però arriva nel 2004, quando viene notato dal CSKA Mosca, dove rimane fine al 2010 effettuando 150 presenze e 26 goal, nel 2010 viene acquistato a titolo definitivo dalla Juventus dove effettua 33 presenze e 6 goal. Nel Palmares ha solo 2 Premier Russe, 2 Coppe di Russia, 4 Supercoppe di russia e 1 Coppa UEFA.

LATO FMMilos Krasic è devastante nei moduli che prediligono la velocità, che è il suo vero punto forte. Dal punto di vista tecnico spicca solo il Dribbling, ma è una scheda “fasulla” in quanto il rendimento è veramente mostruoso soprattutto negli assist. Mentalmente, come il suo biondo predecessore ceco, è dotato di grande Determinazione e di un buon Impegno, cosa che quando sarà utile in situazioni di svantaggio. Dal punto di vista fisico, nulla da dire, velocissimo e duro.

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I Giovani di FMSERGIY KRYVTSOVNasce a Zaporizhzhya, in Ucraina, nel 1991, è un difensore centrale che può ricoprire anche i ruoli di mediano e difensore destro; gioca nello Shakhtar Donetsk.

Dopo aver militato nel Metalurg Zp per 4 stagione e aver effettuato 47 presenze e 2 goal, viene preso dallo Shakhtar. Nel suo palmares ancora non è presente nulla.

LATO FM

Il giocatore è uno dei più grandi prospetti difensivi del gioco (contattare il nostro raymond85 per credere). Dal punto di vista tecnico, cominciano a vedersi e ad essere in risalto le doti difensive clou, ma anche una buona impostazione del gioco, visto lo scarso valore nei cross però è sconsigliato metterlo DD. Dal punto di vista mentale ha subito un ottimo Impegno, ma come per tutti, miglioreranno. Dal punto di vista fisico, è già molto maturo, soprattutto nell’Equilibrio e nella Forza, ma vedendo che non ha un dato sotto il 13, si può capire come sia roccioso come difensore.

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DAVIDE SANTONNasce a Portomaggiore nel 1991, è un giocatore italiano nel giro anche della nazionale maggiore e dell’Inter. È un terzino di spinta che, dopo aver effettuato 6 anni nel Ravenna per le giovanili, viene scoperto dall’Inter nel 2008 dove starà fino al 2011 effettuando 40 presenze. A gennaio 2011 viene girato in prestito al Cesena dove effettua solo 11 presenze. Nel suo palmares, seppur molto giovane, ci sono molte coppe: 2 Serie A, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Champions League e 1 Coppa del mondo per Club.

LATO FMGià a 19 anni Santon è pronto per una grande squadra che usa i terzini di spinta. È utilissimo anche per la duttilità sulle fasce. Dal punto di vista tecnico, è un giocatore nella media, buona riserva i primi anni, titolare sicuro negli anni a venire, crescerà sicuro nei Cross, nei Dribbling ecc. Dal punto di vista mentale ha tutti valori sopra il 10, quindi nulla da dire, ovviamente con gli anni migliorerà moltissimo. Dal punto di vista fisica, ha una buona scheda iniziale ma tutti quei 15 arriveranno almeno a 18, quindi sarà molto, molto forte anche fisicamente.

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Partiamo dall’inizio, gli accoppiamenti: Chicago-Indiana, Orlando-Atlanta, Boston-New York, Miami-Philadelphia ad Est; San Antonio-Memphis, Los Angeles-New Orleans, Oklahoma City-Denver, Dallas-Portland ad Ovest.

Chicago 4-1 Indiana: La sorpresa. Una serie che sembrava scontata fin dall’inizio, Rose domina gara 1 con 39 punti in 39 minuti, seguito solo dal sempre silenzioso Luol Deng con 18 punti. Dall’altra parte la sorpresa Tyler Hansbrough piazza 22 punti, ma neanche l’apporto di Granger con 24 basta ad Indiana che perde gara 1 104-99. Da qui la serie si spezza in favore di Chicago con Rose che piazza 36 e 23 trascinando i Bulls sul 3-0. L’ultima partita ad Indianapolis però si rivela più tosta del previsto, Indiana mette il cuore in campo, pur rischiando di perdere la partita in maniera assurda nel finale, strappa il 3-1 grazie alle doppie doppie di Granger con 24 punti e 10 rimbalzi e di Hibbert con 18 punti e 10 rimbalzi, a Chicago non bastano i 21 punti e 14 rimbalzi di Noah per chiudere la serie. Gara 5 allo United Center è una partita a senso unico, Deng piazza 24 punti, Rose 25, Indiana torna a casa almeno con una vittoria, evitando una umiliante sconfitta, nonostante la stessa sua presenza di ai playoff fosse già una sorpresa.

Miami 4-1 Philadelphia: La stagione di Miami non è certo esaltante, ma ai playoff trovano quella quadratura che non avevano mai mostrato durante la stagione, cominciano a difendere veramente, trovando in Joel Anthony un punto fermo per la difesa tanto da far fuori dalle rotazioni Dampier e Ilgauskas. Questa serie sembra chiusa giù dopo la prima partita, Iguodala non è mai della serie, non arrivando mai a 15 punti fino a gara 4, l’unico che dà l’impressione di crederci è Thaddeus Young. Nelle prime 3 gare Lebron, Wade e Bosh giocano con Phila come al gatto col topo, ma poi arriva gara 4. Wade fa 9 su 21 dal campo, James 11 su 20;

dall’altra parte esce finalmente Iguodala che mette 16 punti, ma non è l’unico, sono ben 5 in doppia cifra nelle file dei Sixers che si aggiudicano così gara 4. In gara 5 però non bastano i 22 di Iguodala e Brand, Miami trova 20 punti di Chalmers dalla panchina che non danno scampo a Phila.

Analizzando i Playoff NBA- SCRITTO DA LEO58 -

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Boston 4-0 New York: La serie delle trade. New York fa di tutto per accontentare Carmelo Anthony e portarlo al Madison, così facendo snatura completamente il gioco di D’Antoni che verrà aspramente criticato dopo la trade. Dall’altra parte Boston cerca di guardarsi dalla partenza di Perkins per motivi di ingaggio, portando a casa Green da Oklahoma e Murphy da free agent. Entrambe le squadre devono assestarsi per affrontare i playoff. Questa serie comunque è totalmente a senso unico, Boston domina sotto ogni punto di vista, neanche i 42 punti di Melo in gara 2 servono a qualcosa, troppo forte la difesa di Boston. Miglior partita dei verdi sicuramente in gara 3 dove Rondo trova la tripla doppia, sarà lui che mancherà contro Miami più avanti. New York meritava qualcosa di più in questi playoff, i primi dopo 7 anni, ma chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova, non si può cambiare così una squadra da un giorno all’altro.

Orlando 2-4 Atlanta: La serie più affascinante che il panorama dell’Est NBA può offrire. 2 squadre in grande crescita con grandissime doti tecniche ed atletiche. La scelta migliore la fa Atlanta: lasciar giocare Dwight Howard, semplice. Una tattica che paga subito in gara 1 dove Howard piazza sì 46 punti e 19 rimbalzi, ma il resto della squadra è assente proprio per i mancati aiuti della difesa di Atlanta su Howard che così costringono il centro a giocarsela spesso e volentieri in isolamento, senza l’aiuto della squadra. In gara 2 calano le percentuali di Howard calano un po, passa da 46 a 33 punti, un apporto maggiore dato da Jameer Nelson e Hedo Turkoglu, entrambi in doppia cifra, portano la serie in parità, tuttavia Orlando sembra non averne abbastanza per battere Atlanta. Le previsioni vengono rispettate, Jamaal Crawford uscendo dalla panchina piazza 2 ottime partite, Johnson e Smith sempre sopra la doppia cifra, Atlanta si porta sul 3-1 con grande semplicità, diventata famosa la bomba di tabella messa da Crawford valsa la vittoria in gara 4; poi però si spegne qualcosa. In Gara 5 Crawford crolla nelle percentuali piazzando solo 8 punti, Orlando gioca bene, troppo bene, battendo Atlanta di 30 punti. Una batosta che avrebbe anche potuto avere delle conseguenze a livello mentale, ma non per gli Hawks che in gara 6 ritrovano le ottime performance di Crawford dalla panchina, 19 punti, e di Johnson, 23 punti, chiudendo la serie in 6 partite.

Memphis 4-2 San Antonio: La serie che ci ha fatto innamorare di Zibo Randolph. Una serie che parte con una gran sorpresa subito, Memphis spiazza tutti battendo San Antonio in gara 1, che pareggia immediatamente la serie per poi non ritrovarsi più fino al 4-2 definitivo. Randolph regala un sogno ad una città intera che non aveva mai vinto una partita di playoff a livello NBA, portandoli addirittura alla vittoria delle serie più difficile. Isolamenti su isolamenti, in post nessuno riesce

a frenare quel mancino magico che va sempre in doppia cifra sulle 6 gare giocate, portando anche 4 doppie doppie (non a caso San Antonio vince le 2 partite dove Zibo non va in doppia doppia). Tutti si sorprendono di questa Memphis che porta a casa la serie della vita, parlando tutti del grande Zibo, ma durante la stagione dov’erano tutte queste adulazioni? I suoi numeri non usciti fuori per sbaglio, si è mantenuto su questi livelli per tutta la stagione, ma nonostante ciò si è aggiudicato un posto nel terzo quintetto NBA solo perché i premi vengono assegnati nella prima settimana di playoff, nessuno altrimenti l’avrebbe notato.

Los Angeles Lakers 4-2 New Orleans: L’inizio della fine. Chris Paul mette su 2 numeri non da tutti in gara 1 e in gara 4, ovvero rispettivamente 33 punti e 14 assist in gara 1 e 27 punti, 13 rimbalzi e 15 assist in gara 4. Ma i Lakers sono davvero troppo forti per questi Hornets che non riescono ad ostacolare Kobe e compagni che vincono la serie abbastanza facilmente. Straripante la gara 5 di Marco Belinelli che piazza 21 punti che però non servono ad evitare la sconfitta. Neanche gli 11 di gara 6 evitano l’eliminazione agli Hornets. Non male il nostro Belinelli che comunque ha mostrato grande coraggio, continuando a tirare senza paura come deve fare un tiratore, nonostante le brutte percentuali.

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Dallas 4-2 Portland: Comincia la scalata. Le speranze di Portland sono tutte riposte in Lamarcus Aldridge, considerando i problemi fisici di quello che dovrebbe essere l’uomo franchigia, Brandon Roy. Nelle prime 2 partite sembra essere una serie a senso unico, Nowitzki piazza 33 e 28 punti che, con l’aiuto dei 24 di Kidd prima ed i 21 di Stojakovic poi, portano la serie sul 2-0 abbastanza facilmente. A Portland manca completamente Roy, Aldridge fa quello che può, ma senza apporto della squadra non può far molto, ma gara 2 mostrò comunque un piccolo segnale di ripresa. Ripresa che venne confermata in gara 3, Roy piazza 16 punti che con l’apporto di un sorprendente Wesley Matthews, 25 punti, e del solito Aldridge, accorciano le distanze nella serie. Gara 4 crea i primi forti dubbi sulla resistenza di Dallas in questi playoff. All’inizio dell’ultimo quarto Dallas conduce di 18 punti, inspiegabilmente si addormenta, Roy si inventa un quarto incredibile, parziale di 35-15 e Portland porta a casa il 2-2 in maniera a dir poco rocambolesca. Mentalmente ci si aspetta una reazione da Dallas che arriva puntuale. Roy torna alle sue bruttissime percentuali lasciando ad un sorprendente Gerald Wallace la scena, ma Dirk e compagni sono troppo forti, chiudono la serie nelle 2 gare successive col tedesco che piazza 25 e 33 punti.

Oklahoma City 4-1 Denver: La mano dell’arbitro. questa serie è senza dubbio condizionata dall’errore arbitrale di gara 1: azione offensiva dei Thunder, 2 punti per il rimbalzo di Perkins. Rimbalzo nettamente irregolare che ha mandato fuori di testa squadra e allenatore dei Nuggets. Un rimbalzo che avrebbe dato la vittoria a Denver. Questo mette anche in cattiva luce i 41 di KD ed i 31 di Westbrook. Da qui la serie si spezza, Denver non sembra averne per star dietro all’atletismo di Oklahoma che si porta rapidamente sul 3-0 con una gara 3 spettacolare di Ibaka, 22 punti e 16 rimbalzi. Denver paga i pochi punti dalla panchina e nel quintetto solo

Nene piazza percentuali accettabili. Gara 4 è la partita che da solo una speranza a Denver che gioca in maniera sublime, JR.Smith 15 punti, Gallinari 18, Martin 13 e Lawson 27, percentuali ottime da parte di tutta la squadra, specialmente nell’ultimo quarto da dietro l’arco. Gara 5 ristabilisce gli equilibri, Durant piazza di nuovo 41 punti trascinando da solo Oklahoma alla qualificazione. Ottimi i playoff del nostro Danilo che in questo sistema si sta ritagliando un posto da stella assoluta, ne vedremo delle belle.

Chicago 4-2 Atlanta: si entra nel vivo. Rose riceve il premio di MVP prima della partita, evidentemente la cosa non è piaciuta a Johnson e compagni che sbancano lo United Center grazie ad una grande difesa ed al 12 su 18 dal campo di JJ. Chicago però è dura a morire, prende subito le misure a Crawford limitandolo a 11 punti, Johnson non poteva ripetere le percentuali di gara 1 e Smith non dimostra lo strapotere che ha. Rose piazza 25 punti, ma non è solo, Noah e Deng piazzano due doppie doppie, serie in parità. Gara 3 è la partita dell’MVP, 44 punti che trascinano Chicago alla vittoria, partita orribile per Crawford che piazza 7 punti. Ma Atlanta è dura a morire, nonostante i 34 di Rose ed i 18 di Boozer porta a casa gara 4 con una prestazione da 20 punti di Harford, 23 di Smith e 25 di Johnson. Serie molto equilibrata che Chicago, o meglio, che Rose spezza in gara 5. L’MVP piazza 33 punti che affossano Atlanta grazie all’aiuto dei 24 di Deng, dall’altra parte solo Teague ci prova, ma non basta. Gara 6 poi è scritta, Atlanta molla mentalmente e fisicamente e Chicago passa in finale di conference.

Miami 4-1 Boston: il mostro verde viene abbattuto. Effettivamente questa è la partita che più era temuta da Miami. Durante la stagione regolare non erano riusciti a battere Boston che era sicuramente la squadra da battere. L’attacco di Miami gioca solo con Lebron e Wade, 22-35 e 38-28 punti rispettivamente in gara 1 e gara 2. Quello che sorprende è la difesa, Miami sfodera una difesa a zona che non c’era mai vista contro la squadra che fece della difesa un’arte. Joel Anthony con la sua esperienza colleziona stoppate su stoppate. Arrivano perfino 25 punti dalla panchina di Jones in gara 1, Boston è a terra. Al TD Garden la storia cambia, Boston piazza una vittoria netta e inappuntabile, tenendo Lebron sotto i 20 punti. La mancanza di un centro però è evidente. Gara 4

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vede il bruttissimo infortunio di Rondo, fisicamente Boston non reggeva dall’inizio, senza il play è davvero finita. Miami chiude la serie 4-1 contro ogni previsione, l’unico che a Boston sembrava davvero provarci era Pierce, neanche Allen e Garnett sembravano crederci fino in fondo.

Los Angeles Lakers 0-4 Dallas: addio Phil Jackson. Dallas sorprende tutti dominando una serie che avrebbero perso secondo ogni previsione. Gara 1 vede 36 di Kobe che però non bastano ai Lakers. Fin qui tutto ok, ma da gara 2 cominciano a vedersi le difficoltà dei Lakers. JJ Barea gioca come vuole contro i lunghi di Los Angeles. Gasol e Bynum accettano continuamente i cambi sui P&R del portoricano che li punisce come vuole, punti ed assist fioccano. Prestazioni che mettono in ombra anche il grande Nowitski che in 4 partite piazza la peggiore in fase realizzativa in gara 4, con 17 punti, non da tutti. Gara 4 segna la fine del ciclo Lakers. L’ultima partita di Jackson vede una resa vergognosa dei Lakers che escono mentalmente dalla serie, Bynum commette 2 bruttissimi falli su Barea, Odom si fa espellere per una spinta a Nowitski. Brutta caduta di stile dei campioni, ma i meriti sono di Dallas che piazza 75 punti dalla panchina con i soli Barea 22, Stojakovic 21 e Terry 32. Dallas viaggia spedita verso il titolo ora.

Oklahoma City 4-3 Memphis: La serie infinita. Dopo la vittoria nella serie con San Antonio molti pensavano che Memphis, ormai sazia, sarebbe stata solo una passeggiata per i Thunder, niente di più sbagliato. Nessuna delle due squadre si dimostra superiore. Memphis si aggiudica gara 1 e gara 3, portandosi in vantaggio sul 2-1. In gara 2, quella vinta da Oklahoma, Zibo mette a segno solamente 15 punti. Zibo è senza dubbio l’ago della bilancia in questa serie, ma poi arriva gara 4. La partita infinita, Memphis rimonta lo svantaggio ad Oklahoma per ben 3 volte sulla sirena,

solo al terzo over time, in mancanza degli uomini migliori come Mayo e Conley, usciti per falli, mollano la presa sulla partita. Da qui Oklahoma sembra averne molto di più di Memphis, andando a stravincere gara 5, partita a bassissimo ritmo e punteggio data la fatica della partita precedente. Nonostante tutto Memphis riesce a pareggiare costringendo Oklahoma a gara 7, ma l’unico che sembra davvero crederci è Zibo. In gara 7 Memphis crolla sotto i 39 punti di Durant. Oklahoma esce provata da questa serie mentre a Memphis va il merito per aver dato quel qualcosa in più a questi playoff ed aver permesso ad una città in grossi problemi a causa dello straripamento del Mississippi di sognare.

Chicago 1-4 Miami: La fine del sogno. Chicago esce da questi playoff da strafavorita. Grandissimo merito va alla difesa di Miami, specialmente a Joel Anthony. Se Rose è superman la difesa di Spoelstra è la sua criptonite. Il segreto? Trasformare Rose in un passatore. Gara 1 insegna, Rose arriva spesso e volentieri al ferro, mette a segno 28 punti mettendo in ginocchio la difesa di Miami che, in attacco, trova appena 33 punti da Wade e Lebron. Da gara 2 le cose però cambiano, Rose arriva sempre meno al ferro, fa sempre più di 20 punti a partita fino a gara 5, ma le percentuali sono basse. A Chicago manca uno che sappia far centro quando serve. Senza Rose non può certo bastare il solo Deng a supportare l’intero attacco dei Bulls. Nessuno che attacchi il ferro, che muovi la palla, Korver non mette 2 tiri in fila per tutta la serie. Chicago paga anche i punti dalla panchina che non arrivano. I meriti di Miami sono appunto per la difesa ma ovviamente anche l’attacco ci mette del suo, Wade va sotto i 20 punti solo 1 volta nelle 4 partite vincenti, Lebron mai; se poi anche Bosh mette più di 20, o addirittura 30 punti, allora non c’è proprio storia. Miami torna in finale NBA dopo 5 anni. Per Chicago qualcosa da rivedere, specialmente nella testa, Rose deve migliorare e qualche attaccante va trovato. Resta comunque una stagione incredibile per Thibodeau ed i suoi.

Oklahoma City 1-4 Dallas: Altro passo verso l’anello. Il solito Dirk Nowitski a mettere le cose in chiaro. Gara 1 entra nella storia, Dirk segna 48 punti con 24 su 24 ai tiri liberi sbagliando solo 3 tiri, una prestazione fuori dal normale del tedesco mette in ombra anche i 40 di Durant. Gara 2 ristabilisce la parità sull’1-1 grazie ai 23 di Harden dalla panchina che, insieme a Durant 24 e Westbrook 18 riescono a far fronte ai 28 di Dirk. In gara

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3 Oklahoma decide di perdere la serie, una partita a basso punteggio che Dallas riesce a vincere nonostante Dirk segni solo 18 punti, nulla la panchina di Oklahoma. Da qui i Thunder non recuperano più. Nowitski mette 40 punti in gara 4 dopo un over time dando il colpo di grazia ai Thunder che nonostante tutto danno battaglia fino in fondo anche in gara 5, ma Dallas è più motivata. Oklahoma non ha molto da cambiare, a parte le scelte di Westbrook e Durant nei momenti chiave non servono grossi cambiamenti, devono solamente crescere mentalmente. Dallas va verso il replay del 2006.

Dallas 4-2 Miami: La rivincita. Replica della finale 2006, Dallas non ripete gli stessi errori. Da una parte una squadra di veterani, dall’altra infinito talento individuale. Nelle prime 4 partite l’impressione è chiara: Dallas non è capace di vincere 2 partite in fila con Miami. Miami vince gara 1 e gara 3, mostrando una netta superiorità fisica, poi ci sono 2 partite che cambiano completamente la storia di questa serie. Gara 4, Dallas non può permettersi di perdere, ma tutto sembra andare storto, Nowitzki ha il medio della mano sinistra steccato e gioca con 38 di febbre. Nonostante questo Dallas tiene bene, Nowitzki gioca con brutte percentuali ma da vero campioni segna il canestro della vittoria. Arriva gara 5 sul 2-2, come detto Dallas dava l’impressione di non riuscire a vincere 2 gare di fila ma questa partita rappresenta il crocevia della serie, Miami per tornare a casa con 2 match point, Dallas per andarsela a giocare in 7 partite. Lebron conferma la sua debolezza mentale nei livelli chiave, sbaglia completamente questa partita, percentuali bassissime, Wade o Bosh non riescono a compensare questa mancanza che diventa ancor più netta quando finalmente Terry entra in questa serie, piazzando 21 punti e regalando a Dallas questa partita. Tornati a Miami sul 3-2 Wade e Lebron sono protagonisti di una brutta caduta di stile; sorpresi in allenamento a prendere in giro Nowitzki, simulando colpi di tosse facendo riferimento a gara 4. Chiaro segno di nervosismo che si vede anche in gara 6. Lebron non rientra più in questa serie nonostante 21 punti. Terry esce dalla panchina e ne mette 27, 21 Nowitzki: l’anello va a Dallas.

La forza di Dallas è stata avere gli uomini giusti al posto giusto. L’apporto di un centro fisico e atletico come Tyson Chandler è stato il fattore più determinante ma più nascosto. Con la sua forte presenza in entrambi i pitturati ha reso la difesa più difficilmente ed ha catturato importantissimi rimbalzi offensivi. Altra pedina sottovalutata è stata Shawn Marion. Nelle finali ha fatto un lavoro eccelso sia in difesa accoppiato su Wade prima e James dopo, che nella fase offensiva dove ha attaccato con regolarità il ferro mandando in crisi i lunghi di Miami impegnati su Dirk. Il super veterano Jason Kidd che a 38 anni è stato oltremodo eccelso nella fase difensiva sfiancando e limitando anche James. Inoltre ha come sempre diretto in modo egregio la manovra dei Texani con la sua visione di gioco da play d’altri tempi. L‘orgoglio Portoricano del momento, JJ Barea, snobbato al draft del 2006 si è preso la sua rivincita. Ha steso prima Lakers e OKC, nel momento del bisogno in gara 6 con Miami ha messo tanti e pesanti punti. Dalla panchina sono arrivati anche i contributi importanti di Stevenson e Haywood. Jason Terry, uno che potrebbe essere titolare ovunque, è riuscito a seppellire montagna di ego per un progetto che alla lunga ha portato all’anello. Poche parole su Nowitzki che si commenta da solo, riesce nella giocate impensabili, forse non le più spettacolari, ma comunque le più incredibili. In coclusione come non chiamare in causa Coach Carisle? è riuscito dove a portare degli ottimi giocatori a diventare campioni.

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- SCRITTO DA MALATODIFM -

Una notte da leoni 2L’addio al celibato più pazzo nella storia del cinema, non poteva non consegnare ai suoi milioni di fan e appassionati del genere un sequel altrettanto esilarante, folle e scoppiettante. A distanza di 2 anni il “branco” composto da Phil (Bradley Cooper), Alan (Zach Galifianakis) e Doug (Justin Bartha) partono per la Thailandia, meta il matrimonio del loro compagno Stu (Ed Helms) in procinto di sposarsi con una bellissima donna del

posto, figlia di una nobilissima stirpe. Dopo l’indimenticabile serata di Las Vegas, dove a rischiare l’appuntamento con le nozze fu Doug, Stu decide di non correre pericoli, optando per un tranquillo falò in spiaggia, con il suo “branco”. Qualche birra, un po’ di marshmallow ed una leggera brezza marina, cosa potrà mai succedere? Purtroppo o per fortuna, questo falò sarà l’unico ricordo al risveglio mattutino del giorno dopo...

Sicuramente l’artefice principale di questo riuscitissimo film è certamente il regista Todd Phillips, capace di trasformare una “semplice” commedia in un film ricco di colpi di scena, situazioni al limite del grottesco e personaggi (azzeccatissimi) estremizzati al limite della propria sopportazione. Incredibile come sia riuscito a convincere anche i dubbiosi sul genere comico (gli incassi al botteghino ne sono la prova).

Passando al cast, non si può non menzionare il personaggio più simpatico e divertente del film, ovvero Alan: Zach Galifianakis

(nella foto) sembra esser nato per interpretare il proprio ruolo in maniera piacevole ma soprattutto spumeggiante.

Non mi resta che augurarvi una divertente e buona visione, con Una notte da leoni 2.

Una notte da Leoni 2Titolo originale The Hangover: Part IIPaese U.S.A.Anno 2011Genere CommediaDurata 102 minutiRegia Todd PhillipsSceneggiatura Scot Armstrong

Craig Mazin

Todd PhillipsProduttori Daniel Goldberg

Todd PhillipsCasa di produzione Legendary Pictures

Green Hat FilmsDistribuzione (Italia) Warner Bros. Fotografia Lawrence SherMontaggio Debra Neil-Fisher

Mike SaleMusiche Christophe BeckScenografia Bill BrzeskiCast principale Bradley Cooper

Ed Helms Zach Galifianakis

Budget $80 milioniIncassi $439.439.278 (aggior-

nato al 20 Giugno 2011)

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