FitMed n°4

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La rivista online per i professionisti del settore Anno 1 numero 4 ALLENAMENTO: La mobilità dell’apparato locomotore. Gli esercizi addominali REHAB: La spalla del tennista - Analisi epidemiologica sulle distorsioni di caviglia PREVEZIONE: Riprogrammare i centri di controllo. MARKETING: Tecniche di Guerrilla Sport. ALIMENTAZIONE: La piramide alimentare nella dieta italiana

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is a monthly magazine aimed at updating professionals in the field of fitness and health, which produces original articles on methods of training, physiotherapy, nutrition, prevention and wellness, management, marketing and anything that can serve to the efficient and modern health e fitness club.

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La rivista online per i professionisti del settoreAnno 1 numero 4

ALLENAMENTO: La mobilità dell’apparato locomotore. Gli esercizi addominali

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2009

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Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93.

L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere respon-sabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delleinformazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto;inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchianoil pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) per-venuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblica-to e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del mate-riale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasiscopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmatadal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controver-sie il Foro di competenza è quello di Milano.

Fitmed online è una rivista mensile di aggiorna-mento che si rivolge a imprenditori, manager,opinion leader, professionisti che operano nelmondo del fitness, benessere, prevenzione esalute. Propone articoli riguardanti metodichedi allenamento, rieducazione funzionale, ali-mentazione, prevenzione e benessere, marke-ting e management.

Alea edizioni è una casa editricespecializzata in libri di finess, be-nessere e rieducazione funziona-le, con più di 50 titoli a catalogo.

P r o f e s s i o n eFitness è unarivista bime-

strale di aggiornamento per imprenditori e pro-fessionisti del settore, che da 16 anni proponearticoli originali riguardanti metodiche di allena-mento, rieducazione funzionale, alimentazione,prevenzione e benessere, impiantistica, marke-ting e management e tutto ciò che può servirea un'efficiente e moderna realtà che opera nelsettore del fitness e del benessere. E distribuitatramite abbonamento postale a fitness club,centri fisioterapici e polisportivi, operatori di set-tore, luxury hotel, golf club, centri benessere,studi di architettura.

Da oltre 25 anni laScuola di ProfessioneFitness con i suoicorsi, master e stageha contribuito alla for-

mazione e all’aggiornamento di migliaia di ope-ratori del settore, mettendo a loro disposizioneun corpo docente selezionato e altamente qua-lificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipa-zione accredidati dall’USACLI, ente di promo-zione spport iva r iconosciuto dal CONI.

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Progetto graficoStefano FrattalloneImpaginazione

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PubblicitàSilvia Brioschi

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Hanno collaborato a questo numeroDario Riva, Silvia Brioschi, Rosario D’Onofrio,Davide Fogliadini, Massimiliano Gollin, Giulio

Sergio Roi, Andrea Molinaro

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sommarioSOMMARIO

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28 - MARKETING NON CONVENZIONALE:tecniche di Guerrilla Sport

30 - NEWS

32 - FIERE & CONVEGNI

aalllleennaammeennttoo

24 - GLI ESERCIZI ADDOMINALI:Principali fattori che ne influenzano l’attività

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20 - LA MOBILITÀdell’apparato locomotore

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4 - RIPROGRAMMARE I CENTRI DI CONTROLLO

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12 - ANALISI EPIDEMIOLOGICA sulle distorsioni di caviglia nel calcio

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16 - LA SPALLA DEL TENNISTA Casi clinici in palestra

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8 - LA PIRAMIDE ALIMENTAREnella dieta italiana

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L’impoverimento del leesperienze motorie (ipo-cinesi) che riguarda tuttala popolazione occiden-

tale, riduce il flusso di segnali inarrivo dalla periferia, con con-seguente progressiva compro-missione della capacità di inter-pretare i segnali periferici. Que-sta situazione, che riguardagiovani e adulti, diventa più evi-dente negli anziani, con un pro-gressivo aumento dell’insicu-rezza di movimento, riduzionedella loro autonomia e conse-guente scelta di compiti motorisempre più semplici e di per-corsi con il più basso livello didifficoltà. In che modo i centrinervosi più antichi, deputati alcontrollo del movimento, ridu-cono progressivamente il lorolivello funzionale?

SENTINELLE E CENTRI DICOMANDOOgni istante, per tutta la vita,milioni di informazioni prove-nienti dalla periferia raggiungo-no i centri nervosi. Le sentinelledi vedetta sono quindi sempreattive ed efficienti, ma la capa-cità di interpretare questi se-gnali, per produrre rispostemotorie adeguate, tende pro-gressivamente a ridursi. È co-me se le sentinelle di guardia e icentri di comando non parlas-sero più la stessa lingua. Unapersona che viva per molti anniall’estero senza parlare la pro-pria lingua di origine, vedrà pro-gressivamente impoverirsi lacapacità di comprenderla e diparlarla. La capacità di interpre-tare i segnali (o una lingua) eprodurre una risposta tende

quindi a posizionarsi sul livelloabituale di utilizzo. Il sistemache deve interpretare i segnali efar scattare le risposte è quindifrequenza-specifico: è la fre-quenza dei segnali in ingressoche tara la capacità di risposta.Il sistema di controllo del movi-mento mantiene, se opportu-namente stimolato, una straor-dinaria capacità di riprogram-marsi. Il decadimento anatomi-co dei centri di controllo è mol-to più lento di quello delle strut-ture ossee e articolari deputateal movimento. In pratica, lacentralina elettronica invecchiamolto più lentamente degli in-granaggi periferici. Il livello fun-zionale, che osserviamo in granparte della popolazione, non èquindi una conseguenza obbli-gata dell’invecchiamento, ma è

Riprogrammare

i centri di controllodi Dario Riva tratto da “Ghepardida salotto”

prevenzione e salute

The equilibrium of life by DailyPic

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il risultato della regressione fun-zionale da non uso. Il sistemasottocorticale di controllo delmovimento mantiene infatti unaltissimo potenziale funzionaleanche in età molto avanzata edopo lesioni traumatiche peri-feriche o lesioni vascolari dellearee corticali (ictus).

MEZZI ADEGUATIDeterminante sarà la scelta deimezzi e dei metodi per stimola-re l’archeopropriocezione. Peroltre 30 anni, sia in campo ria-bilitativo sia nelle palestre, sonostati usati mezzi a bassa effica-cia per creare situazioni di in-stabilità e stimolare la capacitàdi decodificare i segnali pro-priocettivi. Era come voler im-parare a parlare e comprendereuna lingua, esercitandosi sol-tanto con la lettura: i tempi dicomprensione e di elaborazio-ne della frase sono troppo lun-ghi e una conversazione fluidaè impossibile; per imparare unalingua è necessario, infatti, vi-vere situazioni “full immersion”,in cui la probabilità di incontra-re r ipetutamente pezzi del“puzzle linguistico” in combina-zioni differenti è molto elevata(come per esempio vivere inuna famiglia “madre lingua”). Inmodo simile, un pilota di For-mula Uno migliora le sue pre-stazioni solo se guida un’autoche consenta di raggiungere lealte velocità di gara. Percorrerelo stesso circuito con un’utilita-ria sarebbe inutile per il bassonumero di situazioni da gestirenell’unità di tempo. Per ripristi-nare le capacità funzionali deicentri deputati all’archeopro-priocezione sarà quindi neces-sario sperimentare situazioni didisequilibrio-instabilità, con unaltissimo numero di situazionibiomeccaniche da gestire nel-l’unità di tempo e conseguentealtissimo flusso di segnali pro-priocettivi. Lo sviluppo della ca-pacità di utilizzare a livello inco-

sciente i segnali propriocettivi(archeopropriocezione) rappre-senta un importante strumentonon solo di tipo riabilitativo, dautilizzarsi dopo un trauma o unintervento chirurgico, ma ancheun efficace mezzo di prevenzio-ne o ripristino delle capacitàmotorie in regressione da “nonuso”. Come se fosse un ar-cheologo, l’uomo del terzo mil-lennio deve riappropriarsi di unutilizzo efficace delle strutturearcaiche per evitare un futuroda umanoide con una grandetesta su un corpo quasi incapa-ce di muoversi (1). Gli studi con-dotti dall’International Societyof Proprioception Posture han-no evidenziato come la capa-cità di movimento e le capacitàcoordinative (indifferentementenell’atleta, nell’anziano e nelsoggetto con patologie) sianodipendenti e proporzionali allastabilità posturale che il sog-getto possiede in appoggiomonopodalico. Una situazionedi instabilità posturale monopo-

dalica porta a un rapido declinodelle esperienze motorie inquanto l’insicurezza che ac-compagna questa instabilità in-duce il soggetto a semplificarele sue abitudini motorie, con ul-teriore aggravamento della sin-drome da “non uso”.

ACCETTARE LA SFIDA CONLA GRAVITÀSolo accettando la battagliaquotidiana con la forza di gra-vità è possibile mantenere il piùa lungo possibile la capacità diessere all’altezza della sfida. Sesi smette di combattere, lasconfitta è sicura e, quando lenostre capacità motorie sonogià molto compromesse, sitratta di una sconfitta probabil-mente definitiva (diventanosempre più improbabili le pos-sibilità di recupero). Ecco allorauna serie di suggerimenti sucome, interagendo con alcunesituazioni ambientali, sia possi-bile continuare a riprogramma-re spontaneamente la centrali-

prevenzione e salute

PROGETTO PREVENZIONE CADUTE ROFAM (Risk of Fall Assessment and Mitigation)

Le azioni previste dal Progetto Prevenzione Cadute, promosso dalla I.S.P.P.(International Society of Proprioception and Posture) per ridurre il rischio eriportare la capa-cità di deambulare della popola-zione in un range di maggiorsicurezza, sono:• valutare l’efficienza del cammino e dell’equilibrio;• quantificare la stabilità posturale in appoggio bipodalico e monopodalico;• valutare quanto la stabilità è dipendente dalla vista;• individuare i soggetti a rischio;• proporre interventi di riprogrammazione delle strategie posturalimonopodaliche con queste priorità:

- attivare la strategia visuo-propriocettiva;- eliminare la necessità di ricorrere alla strategia precauzionale;- ridurre la dipendenza visiva;- ottimizzare la strategia propriocettiva;- rendere nuovamente attive le strategie anticaduta di emergenza

(rendere attivabile la strategia vestibolare);• monitorare gli eventi traumatici e la stabilità posturale nel tempo;• favorire abitudini nella vita quotidiana che tendano a mantenere i risultatiraggiunti.Sul sito internet www.ispp.eu potrai trovare i centri che partecipanoal Progetto Prevenzione Cadute (Risk of Fall Assessment and MitigationROFAM) e presso i quali è possibile quantificare il livello di rischio eeffettuare, se necessario, un ciclo di riprogrammazione dei movimentiantigravitari.

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na di controllo del movimento emantenerla a un buon livello diefficienza.- Scelta del terreno. Cammi-nare su terreni irregolari e prefe-rire lo sterrato o l’erba all’asfal-to, quando si passeggia peresempio nei giardini, o qualun-que altro terreno meno regolarequando si cammina in città.Frequentare sentieri irregolaricon salite e discese. Utilizzarescarpe con una suola sottile eflessibile in modo da “sentire” dipiù il suolo.- Scarpe, calli e modificazionidel piede. Ricordarsi che i callisi formano dove c’è una zonadi aumento persistente dellapressione. La parte anterioredel piede può svolgere la suafunzione di timone, solo se unascarpa sufficientemente largalascia le dita libere di muoversi.Non confondiamo una scarpamorbida che non fa male conuna scarpa adeguata: piedi congravi compromissioni anatomi-che sono spesso il risultato dianni di scelte di calzature errate

prevenzione e salute

(una scarpa non in grado dicontenere le dita dei piedi di-sposte normalmente, costringele dita ad accavallarsi o a diven-tare a martello).- Mancorrenti. Non appog-giarsi mai ai mancorrenti. Se lasituazione lo richiede, mante-nere la mano vicino al mancor-rente, senza toccarlo. Utilizzar-lo solo nei casi di emergenzaper prevenire una caduta.- Sedersi e rialzarsi da terra.Mantenere la capacità di avereun rapporto non traumaticocon il suolo è un momento im-portante per prevenire le cadu-te e per rendere meno trauma-tica l’eventuale caduta acci-dentale. È utile, quindi, impara-re a sedersi a terra e rialzarsi,cercando progressivamente didiventare indipendenti dall’aiu-to degli arti superiori. Questimovimenti tendono inoltre aconservare la mobilità di moltearticolazioni che diventerebbe-ro altrimenti sempre più rigide.- Alzarsi di notte. Dai 60 anni inavanti è indispensabile accen-

dere sempre la luce quando cisi alza di notte, perché la vista èil “mancorrente” più efficace, ela vista ha bisogno di luce.- Il nuoto. In tutti gli stili, ha unastraordinaria azione sulle nostrecapacità di movimento e rap-presenta un’occasione impor-tante per attivare in modo nontraumatico la mobilità dellaspalla e dell’arto superiore conmovimenti che sono pressochéscomparsi dalle nostre abitudi-ni quotidiane. Allo stesso tem-po, tuttavia, è necessario supe-rare la definizione del nuoto co-me sport “completo”, definizio-ne assolutamente falsa e lonta-na dalla realtà. Tutti dovrebberopraticare il nuoto, ma è altret-tanto vero che il nuoto da soloè insufficiente a mantenere l’ef-ficienza motoria del nostro or-ganismo, sia nei giovani chenegli anziani, perché siamo ani-mali “terrestri” e abbiamo biso-gno di confrontarci con la forzadi gravità. Sicuramente la gra-vità favorisce i processi artrosicidelle articolazioni in carico (co-

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me l’anca, il ginocchio e le arti-colazioni della colonna verte-brale), ma l’assenza di gravitàcomporta un deterioramentodell’organismo e soprattuttodelle ossa molto più grave (co-me è stato accertato negliastronauti durante missionispaziali prolungate).- Attività di terra e di acqua.Negli anziani è indispensabileche al nuoto si abbinino ancheattività di “terra” in cui il sogget-to possa sperimentare conti-nue situazioni di micro-macroinstabilità in presenza della for-za di gravità. Solo la presenzacontemporanea di queste duecondizioni (gravità terrestre einstabilità) consente lo sviluppoe il mantenimento di un trofi-smo (2) adeguato dei muscolistabilizzatori, cioè di quei mu-scoli che dirigono i movimenti esono responsabili della stabilitàe della sicurezza dei movimenti“antigravitari” come cammina-re, correre, saltare, sedersi e al-zarsi da una sedia.- Il ballo e la danza. Il ballo li-scio e i balli sudamericani sonoritornati di moda. Vi si stannoaccostando anche coloro chenon li avevano mai praticati.Tutti i tipi di ballo hanno ecce-zionali effetti positivi sull’effi-cienza dei sistemi di controllo esulla sicurezza dei movimenti.Dai nostri studi emerge che chiballa almeno una volta alla set-timana presenta livelli di stabi-lità superiori rispetto al restodella popolazione di pari etàche non svolge altre attività. Inparticolare, sono più efficaci iballi che contengono fasi in cuii componenti della coppia nonsono a contatto e che compor-tano ampie inclinazioni del tron-co e della testa rispetto alla ver-ticale. Quando il ballo prevede,invece, solo rotazioni del capointorno all’asse della verticale, isoggetti hanno mediamente glistessi livelli di stabilità, ma sonomeno efficaci nella gestione

Dario Riva: “Ghepardi dasalotto” Come riaccendere ciòche lo stile di vita occidentale haspento. Editrice AnankePartendo dall’osservazione dicome eravamo, di come sono igrandi atleti, dalle capacità direcupero dei soggetti con disabi-lità motorie e dalle esperienze incampo astronautico, l’Autore rac-conta come siamo cambiati epropone nuove strade per recu-perare le abilità motorie indispen-sabili per garantire una qualità divita adeguata e autonoma.Dario Riva, laureato in Medicinae Chirurgia, è specialista inPediatria e in Medicina delloSport. Da circa 15 anni studia imovimenti antigravitari (cammi-nare, correre, saltare, salire escendere le scale, sedersi ealzarsi da una sedia...)È considerato il massimoesperto italiano di proprioce-zione e di entropia del movi-mento e uno dei più importanti alivello internazionale.

delle situazioni di emergenza(come per esempio recuperarel’equilibrio quando si rischia dicadere).- La lotta come gioco. Tra icuccioli, ma spesso anche tragli animali adulti, la lotta comegioco è una importante formadi attività motoria. Oltre ad alle-nare le capacità di difesa e at-tacco, è un eccezionale mobi-lizzatore delle articolazioni e sti-molatore dei flussi di segnalipropriocettivi ed esterocettivi(provenienti cioè dalla stimola-zione dei recettori cutanei). Sitratta in pratica di una combi-nazione di allenamento musco-lare, mobilizzazione articolare,massoterapia, stretching eshiatsu (3), attuati in condizionidi elevata instabilità. È impor-tante che i bambini possanosperimentare questa forma digioco: contemporaneamentedeve essere un modo per im-parare a controllare l’aggressi-vità, ad avere la consapevolez-za della propria forza e saperladosare, ad avere a cuore l’inte-grità fisica del compagno digioco (fratello, sorella, amico). Igenitori sono giustamente se-veri nell’impedire che i figli si az-zuffino con i compagni. Ma quiè un’altra cosa: deve essere ungioco. Ritengo che consentiredi sperimentare la lotta sottoforma di gioco, rispettando laregola dell’integrità del compa-gno, possa avere un effettoeducativo e rappresentare undeterrente spontaneo all’ag-gressività fisica, non raggiungi-bile con nessun altro mezzo orimprovero.

NOTE1. Il nostro sistema nervoso, proiet-tato in un futuro sempre più tecnolo-gico, porta stratificata dentro di sé lastoria della vita. Durante la vita feta-le e durante le prime fasi successivealla nascita il sistema nervoso riper-corre rapidamente tutte quelle tap-pe filogenetiche che hanno richiesto

prevenzione e salute

milioni di anni per passare dalla or-ganizzazione nervosa di un anemo-ne a quella dell’uomo e dei vertebra-ti motoriamente più efficienti.2. Trofismo: stato di nutrizione di untessuto.3. Shiatsu: lo Shiatsu è una tecnicamanuale basata principalmente sul-le pressioni portate con i pollici, ledita, i palmi delle mani, i gomiti, le gi-nocchia o i piedi.

LINK

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La piramide alimentare

Nella dieta italianavascolari e i tumori e il modelloalimentare mediterraneo, con ilsuo consumo di cereali e deri-vati e verdure condite con oliodi oliva, è considerato un validoalleato per proteggere da que-ste malattie. Oltre alla vasta let-teratura prodotta a riguardo ne-gli anni tra il 1970 e il ’90, esi-stono più recenti lavori che di-mostrano come l’aderenza aquesto modello alimentare puòavere benefici sulla salute. Ep-pure, la popolazione tendesempre più ad allontanarsi daquesto regime alimentare. Dauna ricerca effettuata dall’Os-servatorio Nutrizionale e sugliStili di Vita “Grana Padano”(OGP), elaborata grazie a unsoftware applicativo che rende

possibile ai medici di MedicinaGenerale e ai pediatri d’effet-tuare la raccolta delle informa-zioni relative alle abitudini ali-mentari dei loro pazienti, èemerso che meno del 20% del-la popolazione italiana assumeenergia da alimenti della dietamediterranea in misura almenodoppia a quella di altri alimenti,e addirittura un italiano su quat-tro ha un “indice di mediterra-neità” della dieta inferiore a 1,ossia assume la maggior partedel suo apporto calorico da ali-menti non mediterranei. I dati ri-cavati si riferiscono al periodocompreso tra maggio 2007 edicembre 2008 (relativi a 2.193pazienti in età pediatrica e4.245 adulti su tutto il territorio

alimentazione

Che l’alimentazione siauna parte fondamen-tale nella prevenzionedella salute è, oramai,

un concetto di cui tutti sono aconoscenza che prende inconsiderazione più fattori, dallaqualità del cibo, alla quantitàconsumata rispetto all’attivitàmotoria praticata. Durante “Nu-trimi”, il convegno nazionale dinutrizione svoltosi a Milano neigiorni scorsi, si è discusso del-l’importanza, dei benefici e del-l’attualità della dieta mediterra-nea. Il modo di alimentarsi rap-presenta uno dei più contralla-bili fattori di rischio per l’insor-genza di malattie cronico–de-generative come il diabete, l’a-terosclerosi, le malattie cardio-

di Silvia Brioschi [email protected]

CON LINK DIAPPROFONDIMENTO

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re nazionale) e sono stati analizza-ti utilizzando come indice diqualità della dieta il “MAI” (Me-diterranean Adequacy Index). IlMAI è stato calcolato dividendol’energia totale media giornalie-ra fornita da alimenti tradizio-nalmente costituenti la dietamediterranea, per quella otte-nuta da alimenti “non mediter-ranei”. Con lo scopo di pro-muovere e sostenere la validitàdella dieta mediterranea a livel-lo internazionale, sono sorte di-verse associazioni e organizza-zioni, come la spagnola “Fun-dacion Dieta Mediterranea”,l’americana “Old Way: chan-ging the way people eat” e l’ita-liana “Ciiscam” (centro interna-zionale interuniversitario di stu-di sulle culture alimentari delmediterraneo). Recentemente4 paesi dell’area mediterranea(Grecia, Italia, Spagna e Maroc-co) hanno presentato la candi-datura della dieta mediterraneaal patrimonio culturale immate-riale dell’UNESCO. Per patri-monio immateriale, dalla defini-zione approvata nel 2003, si in-tendono “pratiche, rappresen-tazioni, espressioni, conoscen-ze e i saperi – così come glistrumenti, gli oggetti, i manu-

fatti e gli spazi culturali associa-ti ad essi – che le comunità, igruppi e, in alcuni casi, gli indi-vidui riconoscono come facentiparte del loro patrimonio cultu-rale. Tale patrimonio culturaleintangibile, trasmesso di gene-razione in generazione, è co-stantemente ricreato dalle co-munità e dai gruppi interessatiin conformità al loro ambiente,alla loro interazione con la natu-ra e alla loro storia, e fornisceloro un senso di identità e con-tinuità, promuovendo così il ri-spetto per la diversità culturalee la creatività umana”.

LA PIRAMIDE ALIMENTAREDalla definizione di Wikipedia lapiramide alimentare è un grafi-co con cui si propone di elabo-rare un regime alimentare onni-voro equilibrato; tale aiuto grafi-co è stato concepito per invita-re la popolazione a seguire iconsigli dietetici proposti da unorganismo o una società quali-ficata in materia di salute. Perinterpretarla, si parte dal pre-supposto che gli alimenti situatial vertice della piramide sianoquelli che si dovrebbero consu-mare in piccole quantità, men-tre gli alimenti posti nella parte

alimentazione

bassa sono quelli che andreb-bero consumati con più fre-quenza e in quantità maggiori.La piramide alimentare, ideatadal dipartimento statunitensedell'Agricoltura (USDA) nel1992, è stata rivista e attualiz-zata nel 2005 con modificheimportanti. La prima piramidealimentare più nota è quella cheprende come riferimento la die-ta mediterranea e che deve lasua nascita a un medico ameri-cano che soggiornò in Campa-nia durante la seconda guerramondiale. Il Dr. Keys, notandocome l’incidenza di malattiemetaboliche fosse minore ri-spetto al proprio paese, diedeinizio alla sua ricerca sull’ali-mentazione degli italiani, chedurò vent’anni. Un'analisi com-parativa dei regimi alimentariadottati da 12.000 soggetti tra i40 e i 60 anni, residenti in altripaesi come Giappone, Olanda,Jugoslavia, Finlandia, Grecia el'Italia, confermò l'ipotesi deldottore: una dieta a base di ce-reali, verdure, frutta, pesce eolio di oliva come condimentoporta a una riduzione della per-centuale di incidenza delle ma-lattie oggi riconosciute come“malattie del benessere”. Nei

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frutta e due di verdura), ripartitenei cinque colori del benessere(rosso, verde, giallo-arancio,bianco e blu-viola). A ogni co-lore di frutta e verdura corri-sponde un particolare patrimo-nio nutrizionale in fitocomposti,molto importanti nella preven-zione di malattie cronico-dege-nerative. Al secondo livello so-no presenti gli alimenti ricchi dicarboidrati complessi: pane (3QB al giorno), pasta e riso (1QB al giorno), patate (2 QB allasettimana) e biscotti (1 QB algiorno). Il terzo livello compren-de i cibi ricchi di proteine: car-ne (5 QB alla settimana) e salu-mi (3 QB alla settimana), pescee prodotti ittici (2-3 QB alla set-timana), legumi (2 QB alla setti-mana), uova (2 QB alla setti-mana). Al quarto livello si trova-

no invece i grassi da condi-mento (olio extravergine d’oli-va, 2-3 QB al giorno; burro 5QB settimanali) e i latticini (2QB al giorno tra latte e yogurt e4 QB alla settimana per i for-maggi). Nonostante i latticinisiano alimenti proteici , si tro-vano nel gradino più alto per-ché contengono un percentua-le più alta di grassi e devonoessere quindi consumati conmoderazione. Il quinto livello

alimentazione

decenni successivi, vennerocondotti altri studi in questocampo e i nutrizionisti america-ni pensarono di riassumere idettami della dieta mediterra-nea con un modello graficosemplice, chiaro e comprensi-bile da tutti: la piramide alimen-tare. Nello specifico, la pirami-de alimentare mediterranea pri-vilegia i carboidrati e penalizzaproteine animali e grassi: la car-ne occupa infatti l'apice dellapiramide, seguita, procedendodall'alto verso il basso, da dol-ci, uova, pollame, pesci, for-maggi e yogurt, e olio di oliva.Successivamente si trova un li-vello composito, popolato dafrutta, legumi, noci e legumi everdura. La base della piramideè costituita da pane, pasta, ri-so, polenta, cereali e patate.L'unica bevanda prevista èl'acqua, mentre si consiglia dibere il vino "con moderazione".

LA PIRAMIDE ITALIANALa piramide alimentare medi-terranea è ancora attuale nono-stante le il cambiamento dellostile di vita della popolazione?Alcuni ricercatori dell’Istituto diScienze dell’Alimentazione del-l’Università “La Sapienza” diRoma hanno recentementeelaborato una nuova piramide,adattata allo stato di salute, alleabitudini alimentari e allo stile divita della popolazione italiana dioggi, che differisce dalla pirami-de mediterranea, ritagliata sullenecessità alimentari degli italia-ni degli anni cinquanta. La nuo-va “piramide alimentare italia-na” è costituita da sei livelli, checomprendono alimenti nutrizio-nalmente simili, cui corrispon-dono precise frequenze di as-sunzione (definite QB, ovveroQuantità Benessere) e specifi-che porzioni. Alla base della pi-ramide troviamo frutta e verdu-ra, per le quali vale la regola del“Five a Day”, ovvero cinque QBal giorno (rispettivamente tre di

comprende gli alimenti nonfondamentali per la dieta, ov-vero gli alcolici (7 QB settima-nali tra vino e birra) e i dolci dacondimento (3 QB al giorno tramiele e zucchero). All’apice sitrova l’acqua, posizionata nellaparte alta della piramide nono-stante sia una parte fonda-mentale del l ’al imentazionegiornaliera : non esiste infattialimentazione corretta senzaun giusto apporto di acqua,corrispondente a circa 8 bic-chieri al giorno, considerandoche tutti gli alimenti contengo-no acqua, a eccezione deglioli. A differenza della piramidealimentare mediterranea, inquella italiana è stata abbinataanche l’attività fisica, conside-rata parte integrante di un cor-retto stile di vita. I ricercatori de

“La Sapienza” hanno definitodei livelli anche per l’attività fisi-ca, basati fondamentalmentesul principio “più sforzo, menotempo; meno sforzo, più tem-po”: in basso si trovano attivitàleggere, che richiedono sforzimeno intensi e devono esserepraticate più frequentementedurante la settimana, mentresalendo troviamo attività più in-tense da svolgere meno assi-duamente.

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W W W . P R O F E S S I O N E F I T N E S S . C O Mi n f o s c u o l a @ p r o f e s s i o n e f i t n e s s . c o mP r o f e s s i o n e F i t n e s s • t e l . 0 2 5 8 1 1 2 8 2 8 • f a x 0 2 5 8 1 1 1 1 1 6

DIABETE e Fitness Metabolico

Nuove misurazioniantropometriche e

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PROGRAMMA Mattina- Sindrome metabolica e diabete- Linee guida dell’OMS- Diagnosi medica, classificazione motoria peretà sesso e impegno funzionale- Strumenti operativi per il personal metaboli-co,il body fat index e l’indice globale di “rischio/prevenzione”: Global Risk Index G.R.I.Pomeriggio- Fix funzionali: come misurare la riserva funzio-nale in assenza di rischi - Eventuali accessori di monitoraggio scelti se-condo il criterio dell”appropriatezza funzionale”- Procedure e protocolli di attività motoria; ilcontrollo dei risultati; le unità motorie- Gestione dei rapporti con il medico curante- Esempi pratici- Strumenti di misura e monitoraggio- Valutazione dell’appropriatezza e modalidà d’uso

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Fitness Metabolico

Roma, 13 giugnoRiccione, 26 giugno VAI AL SITO

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Il calcio è lo sport più popola-re del mondo, praticato dacirca 200 milioni di maschi e21 milioni di donne registrate

alla Fèdèration Internationalede Football Association (FIFA).Studi epidemiologici internazio-nali sui giocatori di calcio hannoidentificato un livello di inciden-za delle lesioni che va da 10 a35 per 1000 ore di gioco [1].Una revisione fatta dalla “Engli-sh Professional Male SoccerLeagues” [2] ha rilevato che i piùcomuni eventi lesivi traumatolo-gici riscontrabili, sia nelle gareche nelle sedute di allenamen-

to, sono:- lesioni muscolari (37%) - lesioni capsulo-legamentose(19%) - contusioni (13%);mentre i distretti anatomici lo-co/regionali maggiormente evi-denziati sono:- coscia (23%) - ginocchio (17%) - caviglia (17%).Hawkins [3] seguì per due sta-gioni sportive quattro club dicalcio professionistico, eviden-ziando come la percentualedelle lesioni da non contattosuperassero la metà del totale

(58%) rispetto a quelle da con-tatto (38%). Le lesioni classifi-cate come da non-contattoerano riscontrabili durante: - la corsa (19%)- le manovre di cutting (8%)

- gli sprint (4%)- gli atterraggi dopo un salto(4%), con un’importante inci-denza riguardante le lesioni dellegamento crociato anteriore.

LE LESIONI ALLA CAVIGLIANEL CALCIO Un lavoro recentissimo di Nel-son (2007) [4] ha descritto sinte-ticamente come nel calcio, ma-schile e femminile, l’incidenzadei traumi alla caviglia raggiun-ga circa il 33.6% dell’incidenzadello stesso evento lesivo in al-tri sport (figura 1).Nel calcio femminile l’incidenzadei traumi distorsivi della tibiotarsica risulta essere alquantopiù alta (31.5%) rispetto al cal-cio maschile (23.5%). Le frattu-re sono rappresentate attraver-so una elevata incidenza, an-che in questo caso proporzio-nalmente più alta sempre nelledonne (11.3%) rispetto ai ma-schi (2.0%). Nel calcio femmini-le l’evento lesivo traumatizzan-te principe è ricollegabile alla“r icaduta” dopo un salto(41.1%) e a situazioni di contat-to-contrasto (31.4%) [4].

Nel sintetizzare quanto espres-so dalla letteratura internazio-nale riferito ai traumi distorsividella tibio tarsica, è possibileevidenziare che i momenti lesivi

di Rosario D’Onofrio, Vincenzo . Manzi,Antonio Pintus , Stefano. D'[email protected]

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Analisi epidemiologicasulle distorsioni dicaviglia nel calcio

A review internazionale

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possono essere riassunti e ri-collegabili a: a) salto b) running c) cutting d) terreni di gioco, artificiali e non.A tal proposito, i tappeti erbosiartificiali sono indicati come unchiaro fattore di rischio di lesionialla caviglia. Uno studio recenteha correlato i rischi di lesione tratappeti sintetici di ultima gene-razione definiti “football turf” e“campi in erba naturale”. [5]

La registrazione dei dati è stataeseguita in conformità agli ac-cordi internazionali sulle proce-dure, raccomandati da FIFA eUEFA, relative alle indagini epi-demiologiche sugli infortuni nelgiuoco del calcio. In questa ri-cerca sono state coinvolte 12squadre europee di calcio cheavevano installato negli anni

2003–2004 la “terza generazio-ne” di superfici erbose artificiali.Nove degli undici Clubs dellaPremier League, che giocava-no partite su erba naturale, fe-cero da gruppo di controllo. Al-la fine, in termini di risultati, si ri-scontrarono differenze nell'inci-denza delle lesioni, sia negli al-lenamenti che nelle partite, trale superfici erbose artificiali equelle naturali: a) 2,42 lesioni su erba natura-le contro 2,94 lesioni su erbaartificiale/1000 ore di allena-mento; b) 19,60 lesioni su erba natura-le contro 21,48 lesioni su erbaartificiale/1000 ore di gare. Si evidenziava, invece, un in-cremento delle distorsioni dellatibio-tarsica nelle gare su tap-peto artificiale rispetto ai terreniin erba pari a 4,83 contro 2,66

lesioni /1000 ore di gare.C. Woods [6] mise in evidenzacome le distorsioni della cavi-glia incisero per l’11% delle le-sioni totali, di cui il 77% interes-sarono il complesso capsulo-legamentoso laterale. La mag-gior parte delle distorsioni era-no, secondo l’autore, causateda meccanismi da contatto ri-spetto a quelle da non-contatto(59% contro 39%) (figura 2). Distorsioni di caviglia furono os-servate maggiormente durantei “tackles” (54%). Più distorsionidi caviglia furono sostenute inmatches che in training (66%contro 33%), con quasi la metàosservate (48%) durante l'ulti-mo terzo di ogni metà della ga-ra (figura 3 ). L’incremento dellelesioni alla caviglia si verificò peril 44% nei primi tre mesi dellaseason, (figura 4 ).

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Figura 2. I meccanismi di non-contatto di distorsioni dicaviglia: il 77% di distorsioni di non-contatto avvengonodurante landing, twisting and turning, and running.

Figura 3. I traumi distorsivi della tibio-tarsica nelcalcio: loro collocazione durante la gara

Figura 4. I traumi distorsivi della tibio tarsica - La lorocollocazione in % durante la stagione sportivacalcistica

Figura 1. Lesioni della caviglia riportate in HighSchool sport – related - degli stati Uniti negli anniscolastici 2005 – 2006

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Il 44% delle distorsioni si verifi-ca durante i primi tre mesi dellastagione agonistica. Un nume-ro alto di giocatori (32%) che in-corse in distorsioni di caviglia,stava uti l izzando support iesterni di protezione. La maggior parte delle lesioniinteressavano il complesso ca-psulo-legamentoso laterale conil legamento peroneo astragaloanteriore, peroneo calcanearee peroneo astragalico posterio-re (77%), coinvolti in ordine cre-scente in relazione all’entitàdell’evento lesivo. Dalla lettera-tura scientifica viene evidenzia-to come un periodo di riabilita-zione inadeguato possa spie-gare una più alta percentuale direinjury se comparata con le le-sioni totali (9% rispetto a 7%).

CONSIDERAZIONI FINALI EPREVENZIONE Interventi atti a ridurre l'Inciden-za di distorsioni di caviglia ingiocatori di calcio sono stati va-lutati in molti studi, diversi dei

quali hanno investigato la vali-dità metodologica dei diversifi-cati programmi di prevenzionedelle lesioni nei principali e piùimportanti sport. Nell’indicareun percorso puramente didatti-co atto a decrementare l’indicedelle lesioni da sport possiamoevidenziare quanto propostoda Van Mechelen [7], che foca-lizza così i livelli di intervento:- stabilire l'eziopatogenesi e imeccanismi traumatici delle le-sioni;- introdurre training e misurepreventive;- stimare l'efficacia degli inter-venti preventivi attraverso “evi-dence based rehabilithation”.Altri autori [8] hanno ritenuto inmaniera più completa la possi-bilità di fotografare percorsipreventivi alternativi da attuarecome:- individuazione dei fattori di ri-schio individuali;- warm-up enfatizzando l’allun-gamento muscolare;- regolare cool-down fine alle-

namento/gara;- adeguata riabilitazione post-traumatica;- proprioceptive training;- allenamento individualizzato.Tropp [9] comparò l'effetto pre-ventivo di “training propriocetti-vi” e uso di ortesi a protezionedella caviglia in 25 squadre difootball senior maschili. Lesquadre furono divise in tregruppi: a. 60 giocatori che usaronodelle ortesi; b. 65 giocatori con problemi dicaviglia precedenti che preseroparte a un training coordinativoeffettuato su tavoletta proprio-cettiva; c. 171 giocatori che servironocome controlli.Entrambe le strategie terapeuti-che, attraverso un’osservazio-ne di 6 mesi, inserite nei proto-colli studio, ridussero l'Inciden-za delle distorsioni della caviglianei giocatori. Gli autori evidenziarono la posi-tività dell'uso delle ortesi nella

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prevenzione dei traumi distori-sivi della tibio tarsica, in asso-ciazione a training proriocettivi.Anche Surve [10] studiò l'effettodelle cavigliere su 504 giocatoridi calcio e riscontrò che, i lgruppo di atleti con storie pre-gresse di lesioni senza “prote-zione”, incorse maggiormentein altri eventi lesivi a carico del-l’art icolazione t ibio tarsica(1,16/1000 ore di gioco) rispet-to al gruppo che utilizzò a “pro-tezione” del le cavigl iere(0,46/1000 ore di gioco). Garrick J. [11] e altri autori ripor-tarono un decremento fino a 5volte delle distorsioni della cavi-glia quando gli atleti, durante laloro attività agonistica, utilizza-vano un “tutore funzionale”.Laskowski [12] affermò che stra-tegie di allenamento che rical-cano una gestualità specificarelative alla tipologia e alla ge-stualità tecnico atletica calcisti-ca sono basilari nel riguada-gnare i livellli di propriocettivitàpre-lesione. Se questo princi-pio è applicato al calcio, l’atti-vità e le tecniche di salto, di at-terraggio, di cutting e runningnon rettilineo dovrebbero esse-re inserite durante la riabilitazio-ne funzionale al fine di massi-mizzare il controllo neuromu-scolare e la stabilità della cavi-glia durante gestualità semplicie complesse calcistiche.Waddington GS [13] suggerìl’importanza di riabilitare e alle-nare gli atleti nella "posizione dilesione", mentre Thacker [14]

sottolineò l'importanza di uncondizionamento specifico set-toriale della caviglia prima dellastagione competitiva e duranteil corso della stagione, enfatiz-zando protocolli di forza/pro-priocezione.

ball injuries and physical symptoms.Am J Sports Med 2000;28:S3–92. Hawkins R, Hulse M, Wilkinson C,et al. The Association Football MedicalResearch Programme: an audit ofinjuries in professional football. Br JSports Med 2001;35:43–7

3. Hawkins RD, Hulse MA, Wilkinson C,et al. The association football medicalresearch programme: an audit ofinjuries in professional football. Br JSports Med 2001; 35 (1): 43-74. Alex J Nelson, Ankle InjuriesAmong United States High SchoolSports Athletes, 2005–2006 Athl Train.2007 Jul–Sep; 42(3): 381–387.5. J Ekstrand, [J Ekstrand, T Timpka, MHa¨gglund Risk of injury in elite footballplayed on artificial turf versus naturalgrass: a prospective two cohort studyBr J Sports Med 2006;40:975–9806. Woods, R Hawkins C Woods, RHawkins, M Hulse, A Hodson The Foot-ball Association Medical Research Pro-gramme: an audit of injuries in professio-nal football: an analysis of ankle sprainsBr J Sports Med 2003;37:233–238 7. Van Mechelen W, Hlobil H, KemperHC. Incidence, severity, aetiology andprevention of sports injuries: a review ofconcepts. Sports Med 1992;14(2): 82-998. I traumi distorisivi della tibio tarsica:programma di prevenzione. Da: The‘SportSmart’ programme of the NewZealand Accident Compensation Cor-poration – ( Junge [30] )9. Tropp H. Pronator muscle weaknessin functional instability of the ankle joint -Int. J. Sport Med. 1986; 7:291-29410. Surve I, Schwellnus MP, Noakes T,et al. A fivefold reduction in the incidenceof recurrent ankle sprains in soccerplayers using the Sport-Stirrup orthosis.Am J Sports Med 1994;22:601–6.11. Garrick J G, Requa R K. Role ofexternal support in the prevention ofankle sprains. Med Sci Sports.1973;5:200–203. 12. Laskowski ER, Newcomer-AneyK, Smith J. Refining rehabilitation withproprioception training. Physician andSports Medicine 1997;25:89–102.13. Waddington GS, Shepherd RB.Ankle injury in sports: role of motorcontrol systems and implications forprevention and rehabilitation. PhysicalTherapy Review 1996;1:79–87.14. Thacker SB, Stroup DF, BrancheCM, et al. The prevention of anklesprains in sports. A systematic reviewof the literature. Am J Sports Med1999;27:753–60.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

1. Morgan B, Oberlander M. An exa-mination of injuries in major leaguesoccer. Am J Sports Med 2001;29:426–30. Dvorak J, Junge A. Foot-

ROSARIO D’ONOFRIODottore fisioterapista, diplomatoISEF, Master in Posturologiapresso l’Università La Sapienzadi Roma, è stato fisioterapistadella Nazionale Italiana diPallamano Senior A maschile edella Nazionale Italiana di BasketFemminile senior A. Preparatoreatletico e allenatore, ha pubbli-cato a oggi oltre 102 lavoriscien-tifici, su riviste nazionali diinte-resse specifico nel campodella rieducazione e riabilitazionedello sport e della preparazioneatle-tica. Su questi stessi temiha relazionato a oltre 34Congressi Nazionali e a 13Congressi Regionali, come“Invited Lec-ture”.

MANZI VINCENZODocente al Corso di LaureaSpecialistica “Scienze eTecniche delle Attività MotoriePreventive e Adattate”, Corso diLaurea in Scienze Motorie,Facoltà di Medicina e Chirurgia,Università degli Studi di RomaTor Vergata. Dottorato di Ricercain Scienze dello Sport, Univer-sità degli Studi di Roma TorVergata ( Roma )

D’OTTAVIO STEFANO Docente al Corso di LaureaSpecialistica “Scienze eTecniche delle Attività MotoriePreventive e Adattate”, Corso diLaurea in Scienze Motorie,Facoltà di Medicina e Chirurgia,Università degli Studi di RomaTor Vergata. Coordinatore AreaScientifica Tecnico Sportiva,Corso di laurea in ScienzeMotorie, Università degli Studi diRoma, Tor Vergata. Respon-sabile Nazionale Area TecnicaSettore Giovanile e Scolastico,della Federazione ItalianaGiuoco Calcio (Roma )

PINTUS ANTONIO Preparatore atletico, West HamUnited Football Club, PremierLeague – England. Docente alCorso di Laurea in ScienzeMotorie Università degli Studi diTorino.

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Capita spesso che in pa-lestra si presentino al-l’attenzione dell’istrutto-re o del personal trainer

dei casi particolari, in cui il soggettoè portatore di patologie che in pale-stra devono essere affrontate conparticolare cautela e solide cono-scenze. Il lavoro dell’operatore, inquesti casi, senza avere alcunaconnotazione riabilitativa, si caricacomunque di responsabilità; perquesto è importante stabilire unmetodo di studio e lavoro che con-senta di affrontare con serenità ecompetenza anche le situazioni piùcomplesse, individuando nel con-tempo i propri ambiti d’intervento ei limiti operativi.

ANAMNESI STORIA CLINICAAndrea Z. è un promettente tenni-sta di 25 anni: all’improvviso, du-rante un match particolarmente im-portante, un lancinante dolore allaspalla costringe l’atleta al ritiro dallagara e dal torneo. Il soggetto si sot-topone senza risultati a un ciclo dimassaggi e successivamente a unciclo di terapia antalgica strumen-tale (tens). Il miglioramento è sol-tanto momentaneo: la sintomatolo-gia dolorosa si acutizza tanto cheAndrea è costretto ad appendere laracchetta al chiodo…Finalmente si decide a eseguireun’indagine radiografica, spinto daldesiderio di frequentare la palestrae di riprendere a giocare senza do-

lore. Il referto che accompagnal’immagine dichiara: “si apprezza alterzo laterale esterno della clavicolauna rarefazione della concentrazio-ne del calcio.” Dal punto di vistabiomeccanico viene invece osser-vata “una eccessiva separazionetra l’apice esterno dell’acromion ela clavicola: verosimile quadro disublussazione acromion-claveare.”

DESCRIZIONE DELLA PATOLOGIACon sub-lussazione si intende clas-sicamente la perdita parziale deirapporti articolari dell’articolazioneinteressata dalla patologia. In que-sto specifico caso assistiamo a unaincompleta perdita del contatto re-ciproco normalmente esistente tra

allenamento e rehaballenamento e rehab

La spalla

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Casi clinici in palestradi Davide Fogliadini e Alessandro Lanzani

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l’estremità acromiale della clavicolae l’acromion. La sollecitazione im-posta all’articolazione è stata suffi-ciente a vincere la resistenza deidue legamenti acromioclavicolari,che sono stati stirati. Avremmoavuto una lussazione vera e propriase fossero stati coinvolti anche i le-gamenti coraco-clavicolari, il conoi-de e il trapezoide, più robusti deiprimi. Si tratta di una lesione relati-vamente frequente tra gli sportivi,ed è generalmente causata da unacaduta sul moncone della spalla.Ricordiamo che la sintomatologia èmodesta, e si manifesta con il dolo-re provocato dalla pressione sullarima articolare esistente tra acro-mion e clavicola.

I CONCETTI CHIAVE RIFERITIAL CASOAbbiamo scelto di inserire un casocome questo in quanto rappresen-ta un ottimo esempio di microtrau-matismi ripetuti: Andrea non è maicaduto sulla sua spalla; le sollecita-zioni violente e ripetute che i gestiatletici tipici del tennis (il servizio inparticolare) hanno imposto alla suaarticolazione hanno prodotto addi-rittura una sub-lussazione! Gli in-gredienti di questa miscela esplosi-va sono: escursioni eseguite almassimo del R.O.M., contrazionimuscolari repentine e massimali,violenti impatti tra racchetta e palli-na. Approfittiamo del caso per unpiccolo ripasso di fisica: il bracciodella leva che si viene a creare tral’articolazione della spalla e il puntodi applicazione della resistenza rap-presentato dalla pallina da tennis, èestremamente svantaggioso.

INFORMAZIONI NECESSARIEPER TRATTARE IL CASOCome sempre, il soggetto è valuta-to globalmente, cioè dal punto divista posturale, articolare, scheletri-co e muscolare; Andrea, soggettomolto longilineo, presenta un “man-tello muscolare”, soprattutto deldeltoide sottile, poco trofico e altempo stesso molto contratto: ilcompenso antalgico è evidente.Sul piano frontale la sua clavicola

dx si presenta più alta della sx, uni-tamente a una anteposizione dellaspalla omolaterale. Il piano sagittaleci conferma la intrarotazione evi-denziata precedentemente. Lo sta-to di contrattura è così evidente

che non è il caso sottolinearlo nuo-vamente.

OBIETTIVIRicordiamo che Andrea frequentala palestra con l’aspettativa di au-mentare il suo trofismo muscolare,pertanto non dobbiamo perdere divista il suo obiettivo, che d’altronde

allenamento e rehab

RADIOGRAFIA SPALLADESTRA: PROIEZIONE ANTERIORE

A: AcromionB: Margine laterale dellaclavicola. La zona èdecalcificata e inoltre ladistanza dall’acromion èsuperiore alle attese, segno diuna sublussazione acromionclaveare. C: coracoide.E: testa dell’omeroF: solco bicipitale dove sialloggia il tendine del capolungo del bicipite.G: la linea evidenzia il profilodella spalla con la protrusionea livello acromion-claveare.

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è compatibile con la situazione.Ridare stabilità all’articolazioneacromion-claveare è primario; d’al-tro canto la cronica retrazione mu-scolare va risolta: un dilemma diffi-cile, almeno all’apparenza. Stabilizzazione e allungamento mu-scolare sembrano incompatibili traloro; possiamo risolvere brillante-mente il problema attraverso l’ap-plicazione di esercizi di contrazioneisometrica-eccentrica: in pratica, letradizionali contrazioni isometriche,statiche per definizione, sarannoarricchite da un minimo di escursio-ne articolare, specialmente circa gliultimi gradi. Questo consente di ot-tenere una tonificazione efficace,un coinvolgimento articolare mini-mo e, cosa più importante, un al-lungamento ottimale. Per quanto ri-guarda l’aumento dell’ipertrofiamuscolare, una normale tabella diallenamento è consigliabile, anchese con qualche ovvia precauzione.

ESERCIZI CONSIGLIATISimulatori aerobici. Non ci sonocontroindicazioni per nessunamacchina in particolare: il soggettopuò quindi scegliere a suo piaci-mento, o meglio l’istruttore potràdiversificare con intelligenza il loroutilizzo.Macchine, manubri, bilancieri. Si

può spaziare nella scelta, evitandoalcuni attrezzi in particolare, indica-ti più avanti. Contrazioni isometriche-eccen-triche. La cosa è meno complicatadi quanto possa apparire: posizio-nare il soggetto seduto a terra econ la schiena ben aderente a unaparete. Far sollevare l’arto da recu-perare, in modo che si presenti pa-rallelo al pavimento; si chiede alsoggetto di spingere una pareteimmaginaria con il palmo della ma-no, in questo caso la dx; il sogget-to avvertirà presto una tensione,prodotta dalla particolare contra-zione muscolare che si sta eserci-tando, cioè la isometrica-eccentri-ca. Far mantenere la posizione percirca 3 minuti.Alzate frontali con manubri. Ciinteressa tonificare il capo anterio-re del deltoide in quanto la sua po-sizione anatomica favorisce quella“chiusura articolare” mancante.Stretching. Allungare molto bene ilpettorale, il trapezio e il gran dorsa-le responsabili, con la loro retrazio-ne, della cattiva postura dell’artosuperiore.

ESERCIZI SCONSIGLIATIPettorali. Durante l’allenamento diquesto gruppo muscolare sono daevitare quelle esecuzioni estreme,

sia per quanto riguarda la posizio-ne che il sovraccarico utilizzato;quindi no alla panca declinata e al-le croci troppo spinte. Sì invece aun corretto dosaggio del carico, inquanto il pettorale aiuta la stabiliz-zazione della articolazione acro-mion-claveare.Gran dentato. Se è vero che toni-ficare questo muscolo ha una logi-ca posturale molto valida, in quan-to contrasta efficacemente l’effettointrarotatore dei suoi agonisti, ilpull-over, l’esercizio principe, è daevitare; per quale ragione? Per nonsottoporre a una sollecitazione ec-cessiva l’articolazione acromion-claveare, già sub-lussata.

CONTROLLO DEGLI OBIETTIVISe si evitano i movimenti sconsi-gliati, non servono verifiche moltofrequenti; in ogni caso, per le prime8-10 settimane un controllo allasettimana è il minimo, valutandotre aspetti:1. il rilassamento dei muscoli intra-rotatori della spalla;2. il recupero della coordinazionemotoria del cingolo scapolare;3. la sua ipertrofia muscolare.Il miglioramento della situazionecapsulo-articolare sarà verificabilesolo attraverso un nuovo esameradiografico prescritto dal medico.

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“flessibilità” e “mobilità” consi-derandoli come sinonimi. Auto-revoli studiosi (4, 5) sono concor-di nell’affidare a questa qualitàfisica una posizione intermediatra le capacità organico – mu-scolari e le capacità percettivo -cinetiche.

LE CAPACITÀ ORGANICO –MUSCOLARIMeglio conosciute come capa-cità condizionali, sono: forza,resistenza e velocità.La forza è intesa come la ca-pacità neuro-muscolare dell’in-dividuo di vincere una resisten-za esterna o di opporsi a essa,con un impegno variabile dellamuscolatura scheletrica damassimale a medio a basso, in-dipendentemente dal tempo diapplicazione dello sforzo e sen-za nessun riferimento con ilmondo esterno. Le sue estrinsecazioni sono:- la forza massimale, cioè lamassima espressione di forzagenerabile dal sistema nervosocentrale per mezzo di una con-trazione muscolare volontaria;- la forza veloce, definita co-me la capacità del sistema neu-ro-muscolare di superare, gra-zie all’utilizzo di uno o più grup-pi muscolari, le resistenzeesterne con un’elevata rapiditàdi contrazione muscolare;- la forza resistente, determi-nata dalla capacità del o deigruppi muscolari di opporsi allafatica durante prestazioni di for-

za e di durata, senza un parti-colare coinvolgimento dell’ap-parato cardiovascolare.La resistenza è intesa come lacapacità di resistere a lungo aun lavoro che impegni più grup-pi muscolari, con un grossocoinvolgimento dell’apparatocardiocircolatorio e respiratorio,come per esempio la marato-na, il ciclismo e il triathlon.La velocità è intesa come la ca-pacità di eseguire azioni motorienel minor tempo possibile. Èsuddivisa in ciclica, come nellecorse di velocità dell’atletica leg-gera, e aciclica, come le azionidi gioco nel tennis, mai ripetutenella medesima forma nel dive-nire delle situazioni di gioco.

LE CAPACITÀ PERCETTIVO -CINETICHELa seconda tipologia di capa-cità definite dalla scuola france-se “percettivo-cinetiche” (6) edalla scuola tedesca “capacitàcoordinative” (7), permettono lagestione dei movimenti nellospazio circostante.Esse si esprimono generalmen-te nelle seguenti differenti situa-zioni motorie:- nel ripristino dell’equilibrio sta-tico e dinamico;- nelle situazioni di orientamen-to spaziale e temporale;- nell’acquisizione di ritmi pre-determinati o di eventuali cam-bi repentini dei medesimi;- nella differente combinazioneeuritmica dei movimenti tra arti

di Massimiliano Gollin [email protected]

allenamento e rehab

La mobilità dell’apparatolocomotoreNell’esaminare le varia-

bili che possono deter-minare la prestazionesportiva, la mobil ità

dell’apparato locomotore risul-ta essere una delle caratteristi-che fondamentali dell’atleta. Ègenerata per mezzo dei mu-scoli scheletrici, grazie alla me-diazione delle articolazioni. Lascienza dell’allenamento spor-tivo definisce la mobilità comela capacità di eseguire i più sva-riati movimenti biomeccanicitramite il massimo grado diescursione articolare o range ofmotion (R.O.M.). A titolo cono-scitivo riportiamo alcune impor-tanti definizioni. Platonov evi-denzia come “per mobilità arti-colare o flessibilità si intendonoquelle capacità morfofunziona-li dell’apparato motorio e di so-stegno che determinano l’am-piezza dei movimenti dell’atle-ta” (1). Manno sottolinea come:“la flessibilità, … è la capacità dicompiere gesti con l’impiegodell’escursione articolare piùampia possibile sia in forma at-tiva che passiva” (2). Aenheim ePrentice definiscono la flessibi-lità come “l’ampiezza di movi-mento di un’articolazione o diun gruppo di articolazioni in-fluenzate dalle strutture ossee edalle caratteristiche fisiologichedi muscoli, tendini, legamenti, edai vari altri tessuti collageniche circondano l’articolazione”(3). Si può notare come questiautori abbiano usato i termini

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allenamento e rehab

superiori e arti inferiori;- nella regolazione dell’intensitàdelle esercitazioni, tramite lamodulazione della muscolaturaimpegnata nell’azione;- nel migliorare la reazione mo-toria del sistema nervoso cen-trale, cioè la capacità di costrui-re una risposta meccanica effi-cace in un tempo minimo;- nel modificare in modo repenti-no le gestualità tecniche e neltrasformare i movimenti secon-do le differenti situazioni motorie.Tali differenti regolazioni del mo-vimento sono rese possibili gra-zie all’intervento di organi spe-cializzati, che elaborano due ti-pologie di informazioni. Le pri-me, provenienti dall’esterno delcorpo, sono recepite grazie allavista, all’udito e al tatto e ai lororispettivi analizzatori cerebrali:quello ottico, uditivo e tattile. Leseconde, provenienti dall’inter-no del corpo, sono decodificategrazie all’analizzatore vestibola-re situato nell’orecchio e a quel-lo cinestetico posizionato neimuscoli e nelle articolazioni.La coordinazione motoria rap-presenta l’integrazione dell’atti-vità biomeccanica e del pensie-ro, ma, come ci spiega Sch-midt (8), ci sono diversi livelli diregolazione che vanno daun’attività riflessa a una intera-mente cosciente, con diversi li-velli intermedi. La coordinazio-ne motoria ha l’obiettivo di rea-lizzare un movimento singolo oun insieme di movimenti finaliz-zati a un determinato compitomotorio.

QUESTIONE DI EFFICIENZAI vantaggi di un buon sviluppodell’efficienza dell’apparato lo-comotore, senza i quali nessunindividuo potrebbe accedere a

livelli soddisfacenti di perfor-mance, sono diversi. 1. Il ritardo nella degenerazionearticolare dovuto alla mancan-za di movimento. Ricordiamo,infatti, che il movimento mec-canico delle articolazioni preve-de che ci sia una continua pro-duzione di liquido sinoviale equindi il mantenimento della lu-brificazione delle parti implicatenel movimento, con riduzionedegli attriti e diminuzione del-l’invecchiamento precoce do-vuto a usura o mancanza di uti-lizzo (ipocinetismo). 2. La possibilità di realizzare

movimenti coordinati comples-si che prevedano una continuavariazione dei gradi articolariutilizzati per l’attuazione deimedesimi.3. Un minor dispendio energeti-co dovuto all’adattamento ve-loce delle strutture muscolo ar-ticolari utilizzate nel movimentoe alla modulazione armonicadei riflessi da stiramento e in-versi da stiramento mediati daifusi neuromuscolari e dagli or-gani tendinei del Golgi, conun’inevitabile ricaduta positivasulla tecnica esecutiva degliesercizi.

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po libero o callistenici. La flessi-bilità muscolo-tendinea (Fmt),cioè la capacità di elongazionedel muscolo nella sua totalità,sia a riposo che dopo una con-trazione, risulta essere ancoraallenabile dalle differenti tecni-che di stretching e allungamen-to muscolare.

NOTE1. Platonov V., Fondamenti dell'alle-namento e dell'attività di gara, Ed.Calzetti e Mariucci, Perugia 20042. Manno R., Fondamenti dell'alle-namento sportivo, Ed. Zanichelli,Bologna 1989: 1193. Anheim D.D., Prentice W.W.,Principi di allenamento atletico, Ed.Piccin, Padova 2000: 384. Martin D., Martin K., LehenertzK., Manuale di teoria dell’allenamen-to, Ed. Società Stampa Sportiva,Roma 1997: 213-2145. Weineck J., L’allenamento otti-male, Ed. Calzetti e Mariucci, Peru-gia 2001: 4196. Bouchard C., Brunelle J.,. God-bout P, La preparazione di un cam-pione Trad. it. a cura di M. Mulinelli,Società Stampa Sportiva, Roma1978: 352-3567. Schnabel G., Harre D., Borde A.,Scienza dell’allenamento, Ed. Arca-dia, Modena 1998 8. Schmidt 1977 in D. Martin, K.Martin, K. Lehenertz, Manuale diteoria dell’allenamento, Ed. Società

Stampa Sportiva, Roma1997: 64

4. La riduzione di eventualitraumi determinati da ampi ran-ge di movimento non controbi-lanciati da un’adeguata capa-cità di adattamento dell’appa-rato muscolo-articolare, oppu-re da muscoli principalmenteutilizzati in accorciamento, cheperderebbero le loro caratteri-stiche di estensibilità.5. La possibilità di eseguire mo-vimenti che prevedano lo svi-luppo di grandi intensità di for-za per mezzo di ampi range dimovimento con stoccaggio daparte dell’unità muscolo-tendi-nea dell’energia elastica e, suc-cessivamente, la sua restituzio-ne immediata sotto forma diforza e velocità.

DIFFERENZA TRA MOBILITÀARTICOLARE E FLESSIBI-LITÀ MUSCOLO-TENDINEALa mobilità dell’apparato loco-motore, cioè la capacità di ese-guire i più svariati movimentibiomeccanici tramite il massi-mo grado di escursione artico-lare, è considerata, nella teoriae metodologia dell’allenamentosportivo, uno dei pre-requisitifondamentali per l’effettuazionedella massima performance.Esaminando in modo più accu-rato il concetto e dovendo tro-vare soluzioni pratiche per unallenamento ben strutturato eperiodizzato, si fa riferimentoalla mobilità dell’appara-to locomotore come la ri-sultante di due compo-nenti: la mobilità artico-lare (Ma) e la flessibilitàmuscolo-tendinea (Fmt).La Ma, caratteristica dellearticolazioni in senso stret-to, è mediata dalle differentiforme ossee. Risulta essereallenabile grazie a esercizi (cheripropongono il movimento del-le articolazioni stesse, nella loro

massima espressione dimobilità), definiti a cor-

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L'ALLENAMENTO DELLAMOBILITÀDELL'APPARATOLOCOMOTOREUn valido sussidio per quantiintendano occuparsi, adiverso titolo, di mobilitàarticolare e di flessibilitàmuscolo-tendinea. Utilizzatocome manuale, è un utilestrumento operativo per lacreazione di tabelle di alle-namento personalizzate. Icapitoli dedicati alla ricercaapplicata all'allenamentosportivo permettono agli ap-passionati della materia diapprofondire, secondo meto-dologie scientifiche, la valu-tazione funzionale dell'indi-viduo, con l'obiettivo di unaccurato controllo in itinere edi verifica finale del lavorosvolto.

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TRATTAMENO MIOFASCIALE PER LO SPORTIVOIl manuale espone in maniera chiara ed esaustiva letecniche manuali per il detensionamento miofasciale aindirizzo sportivo. L’ampia documentazione iconograficachiarisce ogni dettaglio di posizionamento e intensità delmassaggio.Roberto DaganiAlea Edizioni 2005 pag. 128 Euro 21

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dedicata alle sindromi dolorose più comuni. Infine laterza parte che comprende alcune schede pratiche diutilizzo in palestra contenenti gli esercizi più idonei in

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Per comprendere appie-no i fattori da considera-re per selezionare gliesercizi addominali da

utilizzare in allenamento e in ria-bilitazione, è importante cono-scere le relazioni che intercorro-no tra la colonna vertebrale, ilbacino, gli arti inferiori e supe-riori e il modo in cui un segmen-to corporeo influenza gli altrisegmenti cui è collegato.

LA TEORIA DELLE CATENECINETICHESecondo la teoria delle catenecinetiche, il corpo umano puòessere concepito come un in-sieme di segmenti rigidi, definitianche anelli della catena, colle-gati tra di loro. Questa conside-razione ci permette di rappre-sentare abbastanza semplice-mente un sistema biologicomolto complesso, quale è il cor-po umano, e quindi di analizza-re in termini biomeccanici, lesue funzioni e di descriverle ap-plicando le leggi della fisicanewtoniana. Le catene cineti-che possono essere aperte ochiuse. Le catene aperte (figura1) comprendono elementi conun’estremità libera, che può es-

sere mossa senza che gli altrielementi siano coinvolti nel mo-vimento. Le catene chiuse (figu-ra 2) sono costituite da elemen-ti collegati alle loro estremità,con un altro elemento, e quinditutti gli elementi sono collegatifra loro. L’arto superiore costi-tuisce un esempio di catenaaperta. È possibile che gli artisuperiori formino una catenachiusa, collegando le due estre-mità tra di loro, oppure è possi-bile vincolare una catena apertaal suolo o a un attrezzo trasfor-mandola in una catena chiusa(figura 3). La figura geometricadel triangolo sintetizza bene ilconcetto di catena chiusa. Es-so, a livello del corpo umano,viene ritrovato nel bacino.Un’altra catena chiusa è la gab-bia toracica, che presenta unelemento fisso, costituito dallacolonna vertebrale, sulla qualesi inseriscono gli altri elementimobili (le coste) che a loro voltasi collegano allo sterno. Il corpoumano è costituito da cinquecatene cinetiche aperte (quattroarti e il capo) e da due catenecinetiche chiuse (gabbia toraci-ca e bacino), collegate tra di lo-ro dalla colonna lombare. In

di Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi

allenamento e rehab

realtà anche la testa può essereconsiderata come un insieme disegmenti, articolati tra di loro eformanti la terza catena chiusadel corpo umano. Il bacino puòessere dunque considerato unacatena chiusa all’interno di unsistema complesso di catenecinetiche aperte e chiuse, op-pure può essere consideratopiù semplicemente un anellodella catena cinetica del corpoumano, poiché costituisce il le-game segmentale tra la partesuperiore e inferiore del corpo.Secondo questa concezione, albacino può essere attribuito ilruolo di fulcro, attorno al qualeruotano i segmenti superiori einferiori del corpo, che possonoessere a loro volta consideratidelle leve. Bisogna tener pre-sente che un gruppo di muscolipuò produrre il movimento dientrambi i segmenti ossei suiquali si inserisce. Ciò dipendeda quale segmento si intendemuovere e da quale segmentoviene f issato. Ad esempio,quando il corpo è supino, gliaddominali possono far sì che iltorace si muova, se la pelvi èvincolata, oppure possono far sìche la pelvi si muova, se il tora-ce è fissato. Questa concezioneci tornerà utile per classificare imovimenti prodotti dalla mu-scolatura addominale. Il movi-mento di una catena è descrittoattraverso i suoi gradi di libertà,definendo con questo termine ilimiti del movimento: pochi gra-di di libertà significano possibi-lità di movimento limitate. Ilmassimo numero di gradi di li-bertà di un sistema è sei: tre re-lativi alle coordinate spaziali perla traslazione e tre per la rota-zione. Nel corpo umano tutte learticolazioni sono vincolate e igradi di libertà sono limitati damuscoli, legamenti, cartilagini edalla stessa conformazione arti-colare. Il bacino, inteso comeun anello di una catena, presen-ta dunque 3 gradi di libertà (gdl)relativi ai movimenti rotatori del-

Gli eserciziaddominali

Principali fattori che neinfluenzano l’attività

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l’articolazione tra sacro e quintavertebra lombare e 3 gdl relativiai movimenti rotatori di ognunadelle due articolazioni dell’anca,per un totale di 9 gdl relativi aimovimenti rotatori delle articola-zioni principali. A questi, vannoaggiunti i gradi di libertà relativial bacino, inteso esso stessocome catena chiusa. In partico-lare, assumono importanza al-meno 2 gdl relativi ai movimentidi traslazione antero-posterioree cranio-caudale della sinfisi pu-bica, e almeno altri 2 gdl relativia simili movimenti di traslazionedi ognuna delle due articolazio-ni sacroiliache. Secondo questomodello, il bacino sarebbe do-tato complessivamente di alme-no 15 gradi di libertà, cosicchéper ogni movimento, si dovran-no reclutare i gruppi muscolariadeguati per stabilizzare questastruttura che risulta esseretutt’altro che immobile.

AZIONE DELLA MUSCOLA-TURA ADDOMINALELa muscolatura addominale,come ogni altro gruppo musco-lare, può agire staticamente op-pure dinamicamente. Classifi-chiamo quindi l’azione musco-lare secondo il tipo di movimen-to prodotto. 1) In condizioni statiche (o iso-metriche) il muscolo sviluppatensione senza che si modifichila sua lunghezza e dunque sen-za provocare movimento artico-lare. Esempio di contrazionestatica degli addominali si hadalla posizione supina, dopo ilsollevamento delle spalle o delbacino dal suolo, quando simantiene la posizione per qual-che secondo, oppure quando sisollevano gli arti inferiori, mante-nendo fissato il bacino.2) l’azione dinamica può esseresuddivisa in concentrica, nellaquale il muscolo si accorciaprovocando movimento artico-lare, ed eccentrica nella quale ilmuscolo contratto viene allun-gato passivamente, per effetto

del carico imposto. Questo tipodi azione viene definita frenantedal Cavagna (1). Un esempio diazione dinamica concentricadegli addominali si ha durante ilsollevamento delle spalle dalsuolo, dalla posizione supina,dove i muscoli sviluppano ten-sione accorciandosi e agendocontro la forza di gravità. Unesempio di azione dinamica ec-centrica si ha quando, dalla po-sizione precedente con le spallesollevate dal terreno, si ritornasupini, frenando la forza pesodella parte superiore del corpo,attraverso lo sviluppo di tensio-ne da parte degli addominali,che sono contratti in allunga-mento. L’azione dinamica puòpoi essere classificata sulla ba-se della possibilità di controllodella velocità. In genere, duran-te le normali attività dinamiche,è impossibile controllare la velo-cità dei segmenti corporei inmovimento. Ne deriva che unmovimento semplice quale l’e-stensione di un ginocchio, pre-

senta sempre una fase di acce-lerazione e una fase di decele-razione. L’introduzione dei dina-mometri isocinetici ha permes-so di ottenere movimenti a velo-cità controllata e di misurare ilmomento di forza durante mo-vimenti compiuti a velocità co-stante (isovelocità), sia in moda-lità concentrica che in modalitàeccentrica.

EFFETTI DELLA FLESSIONEDELL’ANCA E DELLE GI-NOCCHIANella posizione supina l’ileo-psoas è parzialmente allungatoed è in grado di esercitare unaforte tensione attiva. Quando ilmuscolo è accorciato dalla fles-sione delle anche e delle ginoc-chia, la tensione prodotta dall’i-leopsoas in contrazione si ridu-ce. Con una flessione dell’ancadi 45° la tensione prodotta èpari al 70-80% della tensionemassimale, mentre con le an-che e le ginocchia flesse a 90°questa tensione si riduce al 40-

allenamento e rehab

1. Catena aperta: i segmenti collegatifra loro hanno un’estremità libera2.Catene chiuse: il bacino e la gabbiatoracica3. Collegando due catene aperte sipuò ottenere una catena chiusa.Vincolando un’estremità della catenaa un attrezzo, se ne ottiene unachiusa

Figura 1

Figura 2 Figura 3

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50% (2). Tuttavia, in queste posi-zioni dovrebbe essere sempreconsiderata anche la tensionepassiva sviluppata dall’eventua-le stiramento dell’ileopsoas.Quando le anche sono flesse,l’ileopsoas non è completamen-te allungato o non è in grado dilimitare passivamente l’inclina-zione posteriore della pelvi. In-fatti per fissare la pelvi e garanti-re una base stabile agli addomi-nali, i flessori dell’anca si con-traggono prima del sollevamen-to del busto, ma con intensità ri-dotta, poiché si trovano in una

zona non particolarmente van-taggiosa della relazione tensio-ne-lunghezza del muscolo. Inpratica, tanto più vicino ai gluteiverranno a trovarsi i piedi (in di-pendenza dalla flessione del-l’anca e del ginocchio) tantomaggiore sarà la sollecitazione acarico della muscolatura addo-minale. Ciò dipende dalla minortensione prodotta dai flessoridell’anca, a causa dello svan-taggio meccanico originato dal-lo spostamento della posizionedel centro di massa degli arti in-feriori e quindi della modificazio-

ne del braccio di leva. D’altraparte, tanto più distanti dai gluteiverranno a trovarsi i piedi, tantomaggiore sarà la tensione pro-dotta dai flessori dell’anca e diconseguenza l’azione degli ad-dominali sarà necessariamentemeno importante. Da quantodetto deriva che, eseguendo unesercizio di flessione del busto inavanti da qualsiasi posizione dipartenza, l’azione dell’ileopsoastenderà a provocare uno stresssulla colonna lombare; ciò èparticolarmente importante inogni soggetto che non possiedeun adeguato sviluppo della forzadegli addominali e degli altri mu-scoli che sono deputati al con-trollo della posizione della pelvi.Dunque, quando si desidera ri-durre l’azione dell’ileopsoas alminimo, dovrà essere eliminatala flessione attiva delle anche edovrà essere scelto un eserciziodi flessione del tronco ad ancheflesse. Quando questo esercizioè effettuato con le ginocchiaflesse e i piedi appoggiati al ter-reno, il carico sulla colonna lom-bare ammonta a poco più deldoppio del carico generato dallasemplice posizione in piedi.D’altra parte, quando dalla posi-zione supina si effettua una fles-sione inversa della colonna, por-tando le ginocchia verso il tora-ce, il carico lombare è interme-dio tra la posizione di riposo inpiedi e la flessione del busto inavanti (tipo sit-up), pur essendola sollecitazione degli addomi-nali paragonabile a quella otteni-bile con un sit-up (3). Quando gliesercizi addominali sono ese-guiti dalla posizione supina, conarti inferiori estesi, vi è la tenden-za al sollevamento dei piedi dalsuolo. Ciò deriva dall’azioneconcentrica degli addominaliche accorciandosi, provocanol’avvicinamento del segmentocorporeo meno pesante, costi-tuito dagli arti inferiori. Questi, in-fatti, rappresentano circa un ter-zo della massa corporea, men-

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tre il tronco, gli arti superiori e ilcapo costituiscono complessi-vamente circa i due terzi dellamassa corporea (4). Tale movi-mento può comportare unaiperestensione della colonnalombare, con antiversione delbacino. Quando ciò avviene iretti addominali sono poco atti-vi, oppure vengono stirati. Que-sta evenienza può essere evita-ta flettendo contemporanea-mente l’anca e le ginocchia.L’American College of Sportsmedicine classifica gli eserciziaddominali effettuati con gli artiinferiori estesi ad alto rischioper la colonna lombare (5).

EFFETTO DELLA GRAVITÀLa presenza della forza di gra-vità è di estrema importanzaper determinare la maggiore ominore facilità di un movimento,in relazione alle diverse posizio-ni assunte. Se si inizia l’eserci-zio addominale col sollevamen-to delle spalle da terra, quindidalla posizione supina, la riusci-ta dell’esercizio risulta più diffi-coltosa che non iniziandolo dal-la stazione eretta, dove il movi-mento di flessione in avanti èeffettuato con lo stesso versodella forza di gravità. Rimanen-do appesi, con le mani o con ipiedi a una spalliera, si aumen-ta di molto il carico di lavoro,perché gli addominali sono co-stretti a lavorare contro gravità.Per questi motivi la maggiorparte degli esercizi addominalieffettuati dalla stazione eretta èconsiderata facile e tali esercizipossono essere inseriti nellenormali fasi di riscaldamento enei programmi per principianti oper soggetti non molto allenati.

EFFETTO DEGLI ARTI INFE-RIORI VINCOLATINegli esercizi addominali, spes-so i piedi vengono bloccati conl’aiuto di un compagno o vinco-landoli a un attrezzo. Il bloccodei piedi facilita l’azione com-

allenamento e rehab

plessiva di tutta la catena mu-scolare flessoria dell’arto infe-riore, con un pattern motorioche contempla sempre l’inter-vento anche dell’ileopsoas. Ta-le intervento tende a provocareuna iperestensione della colon-na lombare, soprattutto quan-do gli addominali non sono suf-ficientemente forti per mante-nere la posizione del bacino. Lefasi dell’esercizio di flessionedel busto in avanti, eseguito daldecubito supino con l’aiuto diun compagno o di un appog-gio, possono essere distinte in: 1. la muscolatura addominaleinterviene con azione dinamicaconcentrica; 2. i flessori dell’anca interven-gono sinergicamente con azio-ne dinamica concentrica; 3. intervengono anche gli eret-tori spinali fino al completa-mento del movimento di flesso-ne del busto verso le ginocchia;4. ritorno alla posizione di par-tenza, effettuata lentamente,con azione dinamica eccentricadegli addominali e dei flessoridell’anca. Ne deriva che il più delle voltequesto esercizio non è eseguitocorrettamente: i piedi vincolaticomportano il coinvolgimentodinamico dei flessori dell’ancae degli erettori spinali, mentregli addominali agiscono per lopiù come stabilizzatori e conminore intensità r ispetto aquanto desiderato. Di conse-guenza, per sollecitare adegua-tamente gli addominali, conuno schema motorio che pre-vede un loro utilizzo più seletti-vo, il vincolo degli arti inferioridovrebbe sempre essere aboli-to (6). L’inibizione dell’interventodell’ileopsoas durante alcuniesercizi addominali può ancheessere ottenuto con l’allena-mento mediante esercitazioni ineccentrica eseguite assai lenta-mente, senza stabilizzazionedell’arto inferiore e con integra-zioni di stimoli multisensoriali (6).

NOTE1. Cavagna G. A. Muscolo e lo-comozione. Raffaello CortinaEditore, Milano 19882. Johnson C. Reid J.G. Lum-bar compressive and shear for-ces durino various trunk curl-upexercises. Clin. Biomech. 6:97-104, 19913. Lindh M. Biomechanics ofthe lumbar spine. In: Nordin M:& Frankel V:H: Basic biomecha-nics of the muscoloskeletal sy-stem. Lea & Febiger, Phila-delphia, 1989.4. Norris C.M. Abdominal mu-scle training in sport. Br. J.Sports Med. 27:19-27, 19935. Acsm’s Resource Manual forguidelines for exercise testingand prescription. 3rd ed. Wil-liams &Wilkins, Baltimore, 19986 Miller & Medeiros, J.M. Re-cruitment of internal obliqueand transversus abdominis mu-scles during the eccentric pha-se of the curl up exercise. Phys.Ther. 67: 1213-1217, 1987

allenamento e rehab

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antonomasia: lo spogliatoio. Una fedele riproduzione dellostesso viene allestito alle ferma-te dei tram, l’attesa per il mezzopubblico diventa per il tifosoun’esperienza emotiva, è sedu-to lì su quella panchina solita-mente occupata dal suo idolosportivo.

STREET MARKETINGAnche se, a prima vista, la diffe-renza tra ambient e streetmarketing può risultare imper-cettibile, la stessa c’è ed è so-stanziale. Nelle azioni di street,

la comunicazione non conven-zionale sfrutta l’ambiente ester-no per creare un piccolo shocknell’utente attraverso l’aggiun-ta, nella location, di elementi didisturbo, come oggetti inusualio dalle dimensioni particolari.Numerosi brand sportivi punta-no su tale tecnica di marketing

non convenzionale per il lanciodei loro prodotti, generando nelcliente il tipico effetto “wahoo”.La sorpresa aiuta l’utente a ren-dere l’esperienza epica, generafacilità di ricordo e consente di

di Andrea [email protected] di Guerrilla Sport

marketing e management

non convenzionaleMarketing

AMBIENT MARKETINGL’ambient marketing individua ilproprio target attraverso i luo-ghi fisici in cui questo si aggre-ga spontaneamente. Tale tec-nica di comunicazione nonconvenzionale prevede la tra-sformazione dell’ambiente cir-costante, e ancora non colo-nizzato dal messaggio pubbli-citario, con l’utilizzo di elementidivertenti o in grado comunquedi generare passaparola tra chivi assiste. La strada, i luoghi di aggrega-zione come gli stadi o le pale-stre, le toilette o gli spogliatoisono le location più indicateper questa tipologia di attacchi.Sport Case History: Campa-gna Abbonamenti Ajax.Il campionato olandese è alleporte e l’Ajax, squadra storicadi Amsterdam, cerca di convin-cere gli ultimi tifosi ad abbonar-si alla nuova stagione. Come?Rendendo accessibile a tuttiquel luogo che nel mondo delcalcio è considerato sacro per

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L’AMBUSH MARKETING L’ambush marketing consistenello sfruttare la comunicazio-ne messa in atto da competitora proprio favore. In questa fasedi generalizzata crisi economi-ca, i budget delle aziende (e inmodo particolare quelli dellemultinazionali) hanno visto laquota destinata al marketing ela comunicazione ridursi in mo-do consistente. Ecco quindiche sono sfruttati, per comuni-care il proprio brand, manife-stazio-ni/eventi in cui non vi èdiretto coinvolgimento né co-me organizzatore né, tantomeno, come sponsor. La be-vanda energizzante Red Bullha fatto dell’ambush marketingil suo marchio di fabbrica. Sel’azione di comunicazione èben congeniata e si colloca inmodo naturale nel contestodella manifestazione, è moltoprobabile che si verrà associatiall’evento come sponsor dellostesso, oltretutto con un note-vole risparmio nello sforzo eco-nomico.

Sport Case History : K-wissal Roland Garros La marca di abbigl iamentosportivo K-Wiss ha intrapresoun’azione di ambush marketingdurante il torneo di tennis Ro-land Garros del 2008. L’azione,ideata dall’ agenzia franceseTribeca, ha unito la tecnica del-l’hambush a quella dello streetmarketing.

ANDREAMOLINAROLaureato inEconomiaAziendale,ha frequen-tato il Ma-ster di IIlivello inEconomia eGestione dello Sport all’Universitàdi Tor Vergata di Roma e un corsodi specializzazione in MarketingNon Convenzionale per gli EventiCulturali e Sportivi. Ha collaboratocon diverse Agenzie pubblicitariein qualità di Account Excutive,gestendo importanti progetti dimarketing non convenzionale perNike Italia. È attualmente impe-gnato nel lancio della sua attività difree lance come strategic plannerper il settore sportivo. Blogger, hacreato e gestisce makakoadv.it,dedicato al marketing non conven-zionale applicato al settore sportivo,e recentemente ha iniziato a colla-borare con riviste di marketing nonconvenzionale on-line come Sub-Vertising e Ilsuccodeldiscorso.it.

alimentare in modo spontaneo ilracconto dell’iniziativa stessa.Si può considerare lo streetmarketing come la trasposizio-ne offline del viral marketing.Sport Case History: Installa-zione Germania 2006. Durante i mondiali di Germania2006, la tedesca Adidas ha uti-lizzato lo street marketing per af-fermare la propria leadership ter-ritoriale attraverso installazioniche sicuramente non sarannopassate inosservate ai passanti.Sport Case History: Nike e lostreet marketing.Nike adora comunicare attra-verso tecniche di street marke-ting, molto spesso le sue instal-lazioni inserite nel contesto ur-bano si trasformano in vere eproprie performance artistiche.Queste, oltre a generare effettosorpresa nell’osservatore ester-no, producono ammirazione.Ciò valorizza la comunicazione(si innesta il WOM - Word ofmouth, ovvero passa parola) egenera riconoscenza nei con-fronti della marca.

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IL DOPING ORMONALEAl 33° congresso nazionale della Società italiana diEndocrinologia recentemente conclusosi a Sorrento èstato affrontato anche il tema del doping ormonale. Gliormoni sono tra le sostanze proibite maggiormente uti-lizzate a scopo non terapeutico dagli atleti sia maschiche femmine, anche se il loro utilizzo porta una serie dieffetti collaterali, alterazioni del sistema endocrino e seririschi per la salute la cui gravità dipende sia dalle carat-teristiche dell’atleta (genere, età..), che dai dosaggi, daltempo di assunzione e dalle possibili inimmaginabili as-sociazioni farmacologiche effettuate. In particolare, di-sturbi della psiche quali irritabilità, aggressività, compor-tamenti violenti e depressione interessano dal 20 al 60%degli atleti che assumano steroidi androgeni. L’apparatocardiovascolare è altresì fortemente danneggiato, consintomatologia che va dall’aumento della pressione ar-teriosa all’infarto, fino alla morte cardiaca improvvisa. Idanni a carico dell’apparato riproduttivo (infertilità, ipo-gonadismo, ginecomastia nei maschi, ipotrofia mammaria nelle atlete) e della funzione sessuale (riduzione del desideriosessuale, deficit erettile, disturbi dell’eiaculazione) sono tra i più frequenti. Anche la cute è un bersaglio di molti ormoni:manifestazioni quali acne, seborrea, eccessivo sviluppo pilifero e caduta dei capelli sono frequenti tra gli atleti “non cor-retti”. A livello metabolico, il doping ormonale può causare o favorire l’insorgenza di diabete e alterazioni dei lipidi nel san-gue. Per combattere il fenomeno di fondamentale importanza risulta essere la collaborazione, fortunatamente già esi-stente in Italia, tra endocrinologi e specialisti in medicina dello sport, che devono per legge visitare periodicamente tuttigli atleti e certificarne l’idoneità all’attività sportiva. Per info: www.sie2009.it

Il 25 giugno presso l’Arena civica di Milano, si svolge-rà il meeting internazionale di atletica “Notturna diMilano”. L’appuntamento, giunto quest’anno alla suadecima edizione, ha visto passare nel tempio del-l’atletica leggera milanese numerosi campioni. La no-vità di quest’anno è il premio intitolato a CandidoCannavò, quale promotore della manifestazione, chein questa edizione sarà assegnato a Oscar Pistorius,l’atleta sudafricano che corre grazie all’ausilio di dueprotesi in fibra di carbonio. Pistorius scenderà in pistanella gara dei 400 metri e cercherà di ottenere il mini-mo tempo stabilito dalla Iaaf per partecipare ai mon-diali di atletica di Berlino, in programma nella secon-da metà di agosto. Quest’anno il ricavato del meetingsarà devoluto per iniziative a favore dello sport inAbruzzo e alla ricostruzione di impianti nel paese col-pito dal terremoto. Per questo motivo sono stati abo-liti tutti i biglietti omaggio, contenendo comunque icosti per permettere a chiunque di vedere la gara: 10 euro le tribune, 3 euro le gradinate.Per info: www.notturnadimilano.it

NOTTURNA DI MILANO

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Dal 6 al 14 giugno si svolgeran-no a Torino i WAG, World AirGames, a cui parteciperanno piùdi 300 sportivi provenienti da 40Paesi del mondo. Molte le disci-pline di gara: volo a vela (alianti),mongolfiere, deltaplano, para-pendio, paracadutismo, acroba-zia aerea (a motore e in aliante),elicotteri, ultraleggeri, aeromo-dellismo e experimental (velivolidi costruzione amatoriale e stori-ci restaurati o ricostruiti). La ma-nifestazione di apertura deiGiochi Mondiali dell'Aria 2009prevede una cerimonia moltoparticolare, si potrà assistere in-fatti a un atterraggio di 20 tra imigliori paracadutisti italiani diprecisione che si lanceranno daun aereo a 1.500 metri nel cielodi Torino per portare a terra le 40bandiere delle nazioni parteci-panti. Negli stessi giorni sarannorealizzati, sotto gli occhi dei pas-santi, due aerei ultraleggeri che,una volta terminati, voleranno il14 giugno durante l'Air Show aCollegno. Uno di essi sarà ad-dobbato con le insegne diTelethon e il ricavato della vendi-ta sarà donato alla ricerca sullemalattie genetiche. Pe rinfo: www.wag2009.com

AIR GAMES & TELETHON

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Polar, la multinazionale specializzata in monitoraggio e valutazione del-l’attività fisica, presenta insieme alla Fondazione “Aiutare i bambini” l’ini-ziativa benefica “un cardio per il cuore”. Per ogni cardiofrequenzimetrovenduto presso i rivenditori aderenti all’iniziativa dal 1° maggio al 30settembre, la multinazionale donerà 4 euro. I soldi raccolti saranno de-voluti all’associazione che quattro anni fa ha lanciato una campagna dipiù ampie dimensioni chiamata “Cuore di bimbi” per aiutare i 600.000bambini extracomunitari che ogni anno soffrono di cardiopatie conge-nite, senza possibilità di essere operati nel proprio paese. Grazie all’ini-ziativa in questo periodo sono già stati operati e salvati oltre 200 bam-bini provenienti da diverse parti del mondo e operati in Italia presso ilPoliclinico di San Donato Milanese, con il quale è stata stipulata unaconvenzione. Per garantire la massima trasparenza, Polar ha dedicatonel proprio sito internet un’area apposita dove è possibile visionare tut-ti i dettagli di questa operazione, la lista dei punti vendita e il totale dei fondi raccolti settimana per settimana.Per info: http://www.polaritalia.it/it/it/polar/news/cardio_per_il_cuore

UN CARDIO PER IL CUORE

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a cura della redazione

3377°° CCOONNGGRREESSSSOO NNAAZZIIOONNAALLEE SSIIMMFFEERRCampobasso, 20 - 23 settembre 2009

Il Fisiatra e le professioni sanitarie tra nuove tecnologie, organiz-zazione della complessità e verifica dei risultati per l’autonomia dellapersona disabile. Questo è il significato più importante da attribuireal grande percorso di crescita della riabilitazione italiana, percorsoche pone nuovi obiettivi per il futuro a tutti gli operatori del settore.Il 37° Congresso Nazionale SIMFER, che si svolge per la prima voltain Molise, si propone pertanto come strumento di interpretazione diquesta importante svolta culturale. I topics scelti rappresentano lospazio comune dove sarà possibile confrontare esperienze, idee,proposte sulla base di una attenta metodologia scientifica e nelcoinvolgimento e nella intereazione con le analoghe esperienze dialtri paesi dell’Europa, portando a Campobasso per quattro giorni lemigliori esperienze ed i massimi esponenti della cultura riabilitativa. I

topics avranno come obiettivo quello di stimolare il massimo coinvolgimento dei colleghi e deglioperatori, che potranno avere un palcoscenico per la presentazione delle proprie esperienze,valorizzando chi realmente lavora sui relativi argomenti e creando, laddove possibile, un momento dirielaborazione culturale importante.Segreteria Organizzativa: MediKVAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETOwww.medik.net

&FIERECONVEGNI

WWOORRKKSSHHOOPP TTEECCNNIICCOO:: DDIIAABBEETTEE EE FFIITTNNEESSSS MMEETTAABBOOLLIICCOORoma, 13 giugno Riccione, 27 giugno

La giornata ha la finalità di chiarire ai professionisti del settore le ultimenovità e i nuovi protocolli esecutivi di valutazione e trattamento per isoggetti affetti da diabete di I e II tipo che intraprendono l'attività fisi-ca. Questo workshop rientra nel percorso formativo per operatore difitness metabolico.- Sindrome metabolica e diabete: le linee guida dell'OMS.- Dalla diagnosi medica alla classificazione motoria per età, sesso eimpegno funzionale.- Strumenti operativi per il personal metabolico.- Body Fat Index e Global Risk Index (indice globale di rischio).- I Fix funzionali: come misurare la riserva funzionale in assenza di rischi.- Le unità motorie. Procedure e protocolli di attività motoria e con-trollo dei risultati.

- Gestione dei rapporti con il medico curante.- Discussione di casi clinici.- Gli strumenti di misura e monitoraggio: valutazione dell’appropriatezza e modalità d’uso.Segreteria Organizzativa: Scuola di Professione FitnessVAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETOwww.professionefitness.com/scuola_corsi.asp

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Proposte formative di lunga du-rata, al completamento dellequali è rilasciato un diploma. Lafrequenza è obbligatoria (almenol’80% delle lezioni) ed è neces-sario superare gli esami finali. FITNESS TRAINER Fornisce una base di conoscen-za completa e gli strumenti ne-cessari per affrontare la realtàdiversificata delle palestre. Offrela possibilità di un rapido inseri-mento nel mondo professionaledel fitness.Milano, dal 24 ottobre13 giornate sempre di sabato.AEROBICA E DISCIPLINEMUSICALIStrutturato per fornire le nozionitecniche ed esperienze espres-sive, forma al ruolo di insegnan-te con un apprendimento velo-ce, efficace e professionale.Milano, dal 24 ottobre,7 giornate sempre di sabato.PERSONAL TRAINER Il corso affronta argomentitecnici, comunicativi, gestionalie di marketing. l’obiettivo èformare un operatore motorio,un referente psicologico eimprenditore. Milano, dal 24 ottobre,11 giornate sempre di sabato.OPERATORE DI FITNESSMETABOLICO 35 milioni di soggetti portatori disindrome metabolica in Italia.Il corso è studiato per formaregli operatori dell’attività fisicache possano interagire con essi. Milano, dal 24 ottobre,8 giornate sempre di sabato

Formazione strutturata su piùgiornate, per l’aggiornamento del-l’operatore professionale, rilasciaun attestato di partecipazione. MASSAGGIO SPORTIVODi tre giorni, fornisce le cono-scenze per ottimizzare la presta-zione attraverso il massaggio; èaccessibile preferibilmente a lau-reati a scienze motorie, fisiotera-pisti e medici.Milano, 7 e 21 novembre e 5dicembre.EDUCAZIONE ALIMENTAREStudiato per fornire le competen-ze necessarie necessarie per af-frontare un argomento fonda-mentale per il benessere e per laprestazione.Milano, 7 - 8 novembre

Proposte di aggiornamento chesi concludono in una giornata, sirilascia un attestato di partecipa-zione.DIABETE E FITNESS METABOLICOLa giornata ha la finalità di chiari-re le ultima novità di valutazionee trattamento per i soggetti affet-ti da diabete che intraprendonol’attività fisica.Roma,13 giugno, Riccione, 27giugnoVALUTAZIONE POSTURALESaper analizzare e comprenderela postura di un soggetto è latappa obbligata per elaborare unprogramma di allenamento vera-mente personale.Milano, sabato 25 ottobre

IL GINOCCHIO INFORTUNATOLo stage affronta la metodologiadi intervento per il recupero fun-zionale dell’articolazione del gi-nocchio colpita dalle principalipatologie. Milano, sabato 5 dicembre COMPOSIZIONE CORPOREAE ANTROPLICOMETRIAUno strumento necessario perprogrammare e monitorare il la-voro fisico e gli obiettivi, oltre aessere uno strumento di fideliz-zazione dei propri clienti.Milano, 14 novembreSTRETCHING EVOLUTOIl programma è studiato per tutticoloro che vogliono esplorare lepotenzialità di una disciplina poli-valente.Milano, 14 novembreMASSAGGIO MIOFASCIALEUna grande varietà di tecnicheche spaziano dalla manipolazio-ne dei tessuti molli all’allunga-mento muscolare prolungatoMIlano, 28 novembre

OPERATORE DI FITNESS METABOLICOIl corso è strutturato in modo dafornire le basi necessarie, teori-che e pratiche, per realizzarepercorsi motori personalizzati ein sicurezza per la sindrome me-tabolica (ipertensione, sovrappe-so e obesità, diabete ecc). Il cor-so si sviluppa in un’opera com-posta da un volume + 8 dvdmultimediali.

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LIPOCARDIOFITNESSPerdere peso è il diktat della maggior partedei frequentatori dei centri fitness. L’autorefornisce gli strumenti per rispondere aquesta richiesta: analisi del tessuto adiposoe del metabolismo muscolare, metodologiadell’allenamento con attrezzaturecardiovascolari e isotoniche, test di controllo.Massimiliano Ferrero Alea Edizioni pag. 144 Euro 24

MANUALE DI CARDIOFITNESSIl volume tratta in modo approfondito il

cardiofitness nei suoi diversi aspetti:dall’anatomia e fisiologia, ai metabolismi

energetici e alla biomeccanica muscolare,per poi addentrarsi nello specifico del training

cardiovascolare. Abbraccia l’attività indoor eoutdoor, l’utilizzo dei simulatori aerobici e il

monitoraggio della frequenza cardiaca.Giulio Sergio Roi

Alea Edizioni 2004 - pag. 238 Euro 35

STRETCHINGNon più allungamento muscolare, ma

miglioramento della mobilità di tutte lecomponenti dell’apparato locomotore.

Partendo da questa convinzione gli autoririprendono i principi teorici dello stretching,propongono test di valutazione e una lunga

serie di esercizi suddivisi per attività sportiva.Francesco Capobianco

Alessandro Lanzani,Alea Edizioni - pag. 224 Euro 21

99 ESERCIZI ADDOMINALIIl volume è utile per comprendere a fondo

l’anatomia, la funzione e la cinesiologia deimuscoli addominali e per imparare a valutare

la loro forza. In più, un’interessanteclassificazione degli esercizi e un intero

capitolo dedicato agli errori di esecuzione.Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi

Alea Edizioni 2001pag. 128 Euro 21

IPERTROFIA MUSCOLARECome si costruisce una tabellad’allenamento personalizzata? Il librofornisce un’esauriente risposta a questadomanda analizzando i principi dellaprogrammazione e periodizzazione, le fasidell’allenamento e le caratteristichebiomeccaniche di numerosi esercizi tipicidell’allenamento in palestra.Claudio Suardi Alea Edizioni 2000 pag. 208 Euro 26

FITNESS & BODY BUILDINGLa terza edizione, completamente aggiornata,del libro che ha formato intere generazioni di

professionisti del fitness. Dall’anatomiafunzionale dell’apparato locomotore alla

fisiologia muscolare, fino alla biomeccanicadegli esercizi; in questo volume il futuro

istruttore troverà tutte le nozioniindispensabili, arricchite di 120 disegni e

oltre 400 foto a colori. Alessandro LanzaniAlea Edizioni 2004 pag. 360 Euro 45

ALLENAMENTO ESTETICORivolto a quanti vogliono programmareun’attività finalizzata al miglioramentodell’aspetto, fornisce metodi d’allenamento,suggerimenti alimentari e di postura, consigliestetici. Ogni nozione è basata su uno studioapprofondito e sul continuo confronto conl’applicazione pratica.Roberto TarulloAlea Edizioni 2001pag. 160 Euro 24

FITNESS IN ACQUAPartendo dagli esercizi di base per tutti idistretti muscolari, il libro affronta le diversemetodiche d’allenamento in acqua, tra cuil’aerobica, le arti marziali, lo step e la kickboxe. Grazie a numerose fotografie e schemidi lezione, il volume si caratterizza per unforte taglio pratico. La parte finale è dedicataalle competenze dell’istruttore di fitness inacqua. Paolo Michieletto e Giada TessariAlea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26

TOTAL FITNESS IN ACQUARoberto Conti, professionista affermato delfitness, trasferisce in questo volume tutti i

segreti per realizzare lezioni di fitness inacqua: protocolli, metodi, differenziazionidelle classi. Un manuale efficace, serio e

completo per gestire tutte le opportunità delfitness in acqua.

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PERSONAL TRAINERCosa serve per diventare personal trainer?Partendo da un’analisi storica dellaprofessione, il libro risponde a questadomanda illustrando le competenze tecniche,psicologiche, commerciali e manageriali cheil professionista deve possedere.Francesco Capobianco - Cap.4 ‘Personaltrainer come libero professionista’ a curadella Dott.ssa Paola Bruni Zani Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26

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TRAINING IN ACQUAIl libro affronta in prima analisi i principi delmovimento in acqua, spiegando dettagliatamente ifattori che condizionano la prestazione. Nella secondaparte esplora le diverse possibilità di allenamentodelle qualità motorie con e senza attrezzi, facendoriferimento a più discipline sportive.Paolo MichielettoAlea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26

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BUSINESS FITNESSInvestire le proprie risorse mentali ed economiche inuna nuova impresa nel fitness rappresenta oggi una

sfida difficile e stimolante allo stesso tempo che,condotta con i mezzi adeguati e con un buon grado di

buon senso, può garantire piena soddisfazionepersonale ed economica. Il manuale illustra in forma

semplice ed efficace metodi e procedure per avviare egestire con successo l’impresa fitness, fornendo

suggerimenti diretti e immediati, relativi a ogni area eogni fase della vita di un Fitness Club. Luca Mazzotti

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PSICOLOGIA E TECNICADEI COLLOQUI DI VENDITAIl volume affronta il tema centrale della preparazione econduzione dei colloqui di vendita, sia sotto il profilotecnico organizzativo che psicologico, dando unavisione completa e realistica dei problemi da affrontaree dei metodi di approccio attraverso i quali risolverli. Difacile lettura, propone i temi esaminati con ricchezza diesempi pratici e rappresentazioni grafiche.Jan L. WageFranco Angeli 2000 pag. 240 Euro 20

MISURARE LA SODDISFAZIONE DEI CLIENTIUno strumento di lavoro per quanti, consapevolidell’importanza del customer satisfaction per realizzarei propri obiettivi di crescita, vogliono misurare la bontàdei singoli processi aziendali, interpellando direttamentei destinatari prioritari (i clienti). Il libro conduce passopasso, con ricchezza di grafici ed esempi tratti da unagran varietà di settori, a scoprire come realizzarequesto non facile obiettivo. Bob E. HayesFranco Angeli 2003 pag. 256 Euro 23

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di ciascun cliente. Il volume propone strategie etecniche di acquisizione e fidelizzazione del cliente,

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allergie e intolleranze alimentari ) e allenamento (attivitàfisica per uno stile di vita sano e come modello educativo,

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come strumenti di lavoro;- la programmazione e l'insegnamento

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