Firenze Informa 134

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Anteprima Firenze Informa 134, marzo 2012

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Marzo 2012 SOMMARIO

Una croce nel mare d’erba della Patagonia...CHE FINE FECE GIOVANNI, L’ARCIDUCA RIVOLUZIONARIO?2a parte .......................................................................................................dalla pag.6Giovanni d’Asburgo diventa Giovanni Orth - Un patriota scacciato per sempreL’acquisto della goletta Santa Margherita e la sparizione in ArgentinaI Conti de Liniers: da Pont-Jarno a eroi del Sudamerica - L’avventuradi Giovanni de Liniers, tra esplorazioni e affari - Una capanna in mezzoa una terra inesplorataI segreti dell’austriacoFred OttenLa profonda amiciziafra due gentiluominiIl rimpianto perla patria perdutaIl ricordo di Ludmilla,unico amoreLa morte di Giovanni OrthLa tomba dell’ArciducaLa Patagoniaai confini del mondo......................... dalla pag.14Là dove le Andesprofondano nel mareUn posto in cui nascondersie morireGiovanni e i misteridi Renne Le Chateau......................... dalla pag.22L’abate Sauniere,il prete milionarioUno, nessuno,centomila: tutte le vitedi Giovanni Salvatore......................... dalla pag.26

L’alleanza tra Piemonte e Francia, capolavoro politico di CavourDIPLOMAZIA E SEDUZIONE .................................................... dalla pag.32L’avventura di Carlo Pisacane - La tragica spedizione di Sapri - L’alleanzacon la Francia di Napoleone III - L’amarissima cessione di Nizza e SavoiaCostantino Nigra e Virginia di Castiglione, le armi segrete per convincereNapoleone III - Il Conte chiama Garibaldi e i Cacciatori delle AlpiVienna cade nella tela del ragno - La Seconda Guerra d’Indipendenzae le battaglie di Solferino e San Martino - Nasce la Croce RossaGaribaldi diventa l’eroe per eccellenza del nostro Risorgimento

Una spia fiorentina alla corte di Napoleone IIILA CONTESSA DI CASTIGLIONE......................................................................dalla pag.46Le cure di nonno Lamporecchi nella Firenzedi Leopoldo II - L’incontro con il Conte di CastiglioneLa coppia va a Torino... che si innamora di leiLitigi con il marito e i primi tradimentiIntanto c’è da creare una nazione - Un figliomai amato veramente e un diario amoroso cifratoMarcello Doria, usato e gettato via

Aut. Trib. FI n°4943

del 2 Marzo 2000

Fondato nel 1999

MARZO 2012

ANNO XIV N°134

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Tentare Napoleonecon una donna irresistibileUna fiorentina stregal’Imperatore - L’attentatoa Napoleone, la separazionedal marito e l’esilio forzatoL’espulsione dalla FranciaIl ritorno in una Parigidiffidente - Sull’orlodi una crisi di nerviLa caduta di NapoleoneLe ferite di Parigie quelle di una donnaUn amore stabilee il ricatto del figlioIl triste declinoLettere compromettentiche sparisconodopo la sua morteIl diario parigino dellaContessa Virginia......................... dalla pag.58

Nato in riva all’Arno,scoprì le focidel Rio degli Amazzonie del Rio della PlataNEL NOMEDI AMERIGO.................................................................................. dalla pag.70Banchiere o diplomatico? - Piloto mayor del re di Spagna - Rotta Sud Ovestfino in Patagonia - Un Mondo Nuovo - Finalmente riabilitato

IL GIORNO CHE A FIRENZE ARRIVÒ NAPOLEONE...................................................................dalla pag.77

6FIRENZE INFORMA MARZO 2012

Che fine fecel’Arciduca

Sperduto in un angolo deserto delle Pampas,ai piedi delle Ande, viveva un uomo bianco

con due compagni e qualche gaucho.Qualcuno riconobbe in quell’eremita

Giovannid’Asburgo

diventaGiovanni Orth

Il dramma di Mayer-ling scava un abissonella vita di GiovanniSalvatore. Egli stesso neha l’immediata impres-sione appena si trovasolo nel suo castello diOrth, davanti al magni-fico scenario invernale diSalzkammergut. Ripetecostantemente: «Nondebbo, non voglio farecome Rodolfo, non possopiù continuare la vita cheho condotto finora. Nonvoglio più essere unarciduca; non voglio piùessere un’altezza imperia-le, cioè un fantoccio preten-zioso, un manichino fuori

Una croce nel mare2a parte

Riassunto Ia parte:Giovanni Salvatore di Asburgo Lorena era l’ulti-mogenito di Leopoldo II, Granduca di Toscana.Nato a Firenze nel 1852, a sette anni aveva seguitola famiglia fino alla corte di Vienna, dove i regnantidi Toscana si erano rifugiati dopo l’annessione delGranducato al Regno di Sardegna. Qui Giovannistrinse una profonda amicizia con il cugino Rodolfo,figlio dell’Imperatore d’Austria Francesco Giusep-pe, e intraprese con passione la carriera militare. ARodolfo lo legavano anche le idee politiche e una se-rie di relazioni con ambienti liberali e molto critici neiconfronti del governo dell’Imperatore.Ben presto i due finirono con l’essere guardati consospetto a corte e nel 1886 Giovanni viene addirit-tura destituito dal comando militare. Costretto a con-durre una vita da borghese, ma ancora con tutti i suoititoli nobiliari, si consola tra le braccia di LudmillaStubel, una ballerina di sedici anni conosciuta nel1885, alla quale lo lega subito una passione travol-gente. Nel 1889 Rodolfo viene trovato morto nelcasino di caccia di Mayerling, ufficialmente suici-datosi dopo aver assassinato la sua amante MariaVetsera. Lo shock per Giovanni è enorme, e da quelmomento, per lui, cambia tutto...

7Che fine fece l’Arciduca rivoluzionario?

d’erba della Patagonia...Giovanni,rivoluzionario?l’ultimogenito di Leopoldo II,nato a Firenze, che un annuncio ufficialeaveva dichiarato morto in un naufragio...moda; voglio essereun uomo. Non vo-glio dipendere chedalla mia coscienza,da me stesso soltan-to, in piena libertà dipensiero e di azio-ne... Farò sapere al-l’imperatore che lostatuto dinasticodegli Asburgo nonè più la mia legge;non appartengopiù alla famigliaimperiale e abban-dono il titolo e leprerogative diarciduca per dive-nire un uomo qua-lunque, con unnome borghese, Gio-vanni Orth».Liberatosi infattidai legami dina-stici e familiari,decide di dedicar-si, in Austria, a stu-

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diare la storia dell’arte e delle scienze esatte, e, col suo lavo-ro, le sue opinioni, il suo carattere, il suo esempio, conti-nuerà a servire il proprio paese. Se scoppiasse una guerra,riprenderebbe immediatamente il suo posto nell’esercito. Unaradiosa immagine corona questo bel programma: avrebbesposato Ludmilla. Per regolare questo mutamento e primadi organizzare la sua nuova vita, farà un lungo viaggio, dialmeno un anno. Su una goletta, di cui sarà il proprietario e ilcomandante, esplorerà la Patagonia, la Terra del Fuoco e gliarcipelaghi così poco conosciuti contigui al Capo Horn.

Un patriota scacciato per sempredalla propria patria

Dopo aver preso questa decisione, e soltanto allora, la confi-da alla vecchia madre e ai fratelli che lo supplicano, lo scon-giurano, di non rinunciare al titolo di arciduca, ma egli nonabbandona il suo proposito. Poi, ultimo atto, fa pervenire lasua domanda all’imperatore, che acconsente immediata-mente alla rinuncia e, valendosi d’una sovranità illimitatanei riguardi della sua famiglia, decide che l’ex-arciducaGiovanni Salvatore, divenuto Giovanni Orth, perda la na-zionalità austriaca e non abbia più il diritto di entrare ne-gli stati di sua maestà. L’irrevocabile decisione è promulga-ta il 16 ottobre 1889.È un colpo terribile ed imprevisto per Giovanni che, per-dendo la nazionalità austriaca, perde la principale ragio-ne di vivere: la Patria. Tradito due volte: prima dalla Tosca-

na, poi dall’amata Austria, si ritrovaprivato di tutto ciò in cui aveva credu-to. Il bel programma che aveva conce-pito per rifarsi un’esistenza dignitosae fervida di lavoro, non c’è più. Ne pro-va un dolore immenso, una avvilentedisperazione, ma dopo qualche gior-no di cupa meditazione, si riprende:più sarà difficile la sua vita, più saràbella.

L’acquisto della golettaSanta Margherita

Gli ultimi preparativi per il suo grandeviaggio gli sono, del resto, uno stimo-lante conforto e, prima ancora che lasua rinuncia al grado di arciduca siaufficialmente pubblicata, parte per il

Pagina 7:Giovanni Salvatore

d’Asburgo Lorena

Qui sotto:Ludmilla Stubel,

ballerina di corte,il grande amore

di Giovanni.Anche su di lei

il mistero è fitto:partì con lui

per l’Argentina?Oppure

si lasciarono?Sta di fattoche anche

lei scomparvee non se ne seppe

più nulla:la sua mortefu dichiarata

nel 1913

37Diplomazia e seduzione

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FIRENZEinformamese di Marzo

In tutte le edicole

L’alleanza tra Piemonte e Francia,capolavoro politico di Cavour

Diplomaziae seduzioneCostantino Nigra e Virginia di Castiglione,

le armi segrete per convincere Napoleone III.La Seconda Guerra d’Indipendenza

e le battaglie di Solferino e San Martino.Nasce la Croce Rossa.

Garibaldi diventa l’eroe per eccellenzadel nostro Risorgimento

32FIRENZE INFORMA MARZO 2012

Mentre il Piemonte di Cavour riesce aportare all’attenzione delle potenze eu-ropee «la questione italiana», Giusep-pe Garibaldi, dopo un lungo peregrina-re intorno al mondo, rientra in Italiapassando per Londra, dove incontraMazzini.Per l’Eroe dei Due Mondi è arrivato il tem-po di fermarsi in qualche posto e mettereradici. Così, alla fine del 1855, Garibaldicompra alcuni terreni di Caprera, un’iso-la dell’arcipelago della Maddalena e,insieme con una trentina di amici esodali, costruisce una fattoria (poi sicomprò tutta l’isola) e si mette a fare ilcontadino: i suoi beni sono un centina-io di ulivi, un vigneto, una mandria dicirca 150 bovini, 400 polli, 50 maiali e

33Diplomazia e seduzione

una sessantina di asini. Nel luglio del’56 si mette in contatto con Giuseppe LaFarina, Daniele Manin e SergioPallavicino, che in seguito avrebbero fon-dato la Società Nazionale e che sarebbe-ro stati il contatto tra lui e Cavour, segnoevidente del progressivo distacco dal pen-siero mazziniano.

L’avventuradi Carlo Pisacane

Ma lasciamo Garibaldi alle cure della suafattoria a Caprera e spostiamoci sul con-tinente, dove, nel Regno delle DueSicilie, il clima era diventato davveroinstabile: il tentativo di uccisione diFerdinando II di Borbone da parte di unsoldato calabrese, l’insurrezione in Sici-lia e i moti scoppiati nel Cilento, faceva-no pensare che la rivoluzione per libe-rare l’Italia, invece che al Nord, sareb-be scoppiata al Sud. Fu questa possibili-tà a far agire Carlo Pisacane.Napoletano di origine, Pisacane, che vi-veva come un tormento il fatto di nonpoter combattere l’odiato regime borbo-nico, vide in quella temperie l’occasionedi dar vita a un’insurrezione che avreb-be rovesciato i Borboni e portato alla li-bertà del Meridione. Era il sogno vagheg-giato da sempre e Pisacane, uno dei di-fensori della Repubblica romana, cre-dette di realizzare quel sogno.A farlo decidere di entrare in azione fula notizia, giunta da Londra, che Mazzinistava raccogliendo finanziamenti e uo-mini per un colpo di mano da effettuarsiin Toscana. Pisacane lo convinse che larivolta avrebbe avuto più forza se fosse

Pagina a fianco:Giuseppe GaribaldiIn questa pagina: Giuseppe Mazzinie Camillo Benso di Cavour

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partita dal sud, in contemporanea conLivorno e Genova, da sempre città tur-bolente.Mazzini rientrò clandestinamente nel-la città ligure per mettere a punto unaspedizione armata che avrebbe dovu-to agire a sud di Napoli. E però tra ildire e il fare le cose non sempre vannoper il verso giusto: arrivato a Napoli persondare il terreno, Pisacane, che era incontatto anche con Rosolino Pilo, pa-triota siciliano, si accorse che non c’eraaffatto quella voglia di ribellarsiipotizzata. E se ne accorse ancheEnrichetta Di Lorenzo, la sua compa-gna, che abbiamo conosciuto in unadelle puntate precedenti, che tentò alungo e vanamente di far cambiare ideaa Carlo presagendo una fine tragica.

Contro la logica, ma perseguendo il suo sogno, Pisacane, il25 giugno 1857, con altri 24 patrioti, si imbarcò come passeg-gero sul piroscafo Cagliari, che salpava da Genova con rottaper Tunisi.

La tragica spedizione di SapriDurante il viaggio si impossessarono di un carico di armiche si trovava a bordo, ma per una concomitanza di eventisfavorevoli, Pisacane e i suoi non si incontrarono con alcu-ne imbarcazioni che avrebbero dovuto rifornirli di altri fu-cili. Fecero allora rotta su Ponza, dove c’era un carcere bor-bonico di massima sicurezza, lo assaltarono e lo presero, li-berando 323 detenuti, e quindi si imbarcarono nuovamen-te facendo rotta verso sud. Erano diventati i «trecento» cheLuigi Mercantini avrebbe poi immortalato nella sua più ce-lebre poesia, La spigolatrice di Sapri, anche questa mandataa memoria alle medie:«Era trecento, eran giovani e forti, e sono morti!Me ne andavo un mattino a spigolarequando vidi una barca in mezzo al mare:era una barca che andava a vapore,e alzava una bandiera tricolore.»...La spedizione sbarcò a Sapri il 28 giugno in un clima di gran-de confusione, anche perché la notizia dell’impresa di Ponzaera già stata comunicata alle autorità borboniche. Creden-do di trovare il popolo che li acclamava come liberatori,

A Sapri,Carlo Pisacane,

oltre ai soldatiborbonici, si trovò

di fronte contadiniinferociti e uominiarmati di forcone.

Fu un massacro,perché gli uomini

di Pisacane nonreagirono,

non volendouccidere la genteche erano venuti

a liberare

35Diplomazia e seduzione

Pisacane rimase sconcertato nel vedere che, inve-ce, i cittadini di Sapri si rinchiudevano nelle pro-prie case. Si era sparsa la voce che un gruppo dibriganti, ergastolani evasi, era sbarcato per ru-bare, devastare, violentare e rapire le donne, tan-to che quando si arrivò allo scontro, oltre ai sol-dati borbonici, i “liberatori” si trovarono di fron-te anche contadini inferociti, preti che volevanocacciare il demonio, uomini armati di forconepieni di odio contro quei banditi.Fu un massacro, anche perché gli uomini diPisacane non reagirono, non volendo uccidere lagente che erano venuti a liberare. Di fronte a untale esito Carlo si sparò alla tempia.E mentre l’illusione di Pisacane moriva con quelcolpo di pistola, fallivano anche le insurrezioni diGenova e Livorno, ennesimo colpo per Mazzini,che prese sotto la sua protezione Enrichetta Di Lo-renzo e la piccola figlia di Pisacane, la cui amara vicendadette spunto ai conservatori interni ed esterni di criticare ilPiemonte per il suo eccessivo liberalismo.Ecco allora arrivare il momento tanto atteso da Cavour, quel-lo di difendere la causa italiana con le armi della politica edella diplomazia.

L’alleanza con la Franciadi Napoleone III

Dopo la guerra di Crimea, gli equilibri erano cambiati e l’uni-co spazio che rimaneva a Cavour per tessere la sua tela, eraquello di annodare fili diplomatici con l’imperatore franceseNapoleone III che,non essendo propriouno sciocco, capivabenissimo che la po-litica dispotica del-l’Austria avrebbe,prima o poi, scate-nato la reazione deidemocratici pie-montesi e italianiinnescando, di con-seguenza, una rea-zione a catena cheassai probabilmen-

Il 14 gennaio 1858,alcuni esulimazzinianiresidenti a Parigi,guidati da FeliceOrsini, attentaronoalla vita diNapoleone IIIe della moglieEugeniache stavanoandando al Teatrodell’Opéra

36FIRENZE INFORMA MARZO 2012

te avrebbe riaccesola scintilla dellademocrazia anchein Francia.Cominciò allora unintenso scambio di-plomatico, sopra esotto traccia, chevide Cavour impe-gnato in un lavorìodavvero sfiancante eal quale collaborò at-tivamente VittorioEmanuele II.Si era arrivati a so-stanziali e concretitraguardi quando, il14 gennaio 1858,

alcuni esuli mazziniani residenti a Parigi, guidati da Feli-ce Orsini, attentarono alla vita di Napoleone III e dellamoglie Eugenia che stavano andando al Teatro dell’Opéra.La coppia imperiale rimase illesa, ma la folla che si avviavaall’entrata del teatro, fu investita dallo scoppio delle bombelanciate contro la carrozza: rimasero sul terreno circa centopersone tra morti e feriti. L’ondata di indignazione che scos-se la Francia fu enorme e le simpatie per il Piemonte e l’Italiasi affievolirono di colpo; la polizia arrestò gli attentatori,che furono condannati a morte e ghigliottinati il 13 marzosulla pubblica piazza.

I patti di Plombièrese la ‘trappola’ di Cavour

Ma, prima di salire sul patibolo, Orsini scrisse una lettera aNapoleone III con la quale sconfessava l’utilità dell’assassi-nio politico e chiedeva l’intervento della Francia per l’indi-pendenza dell’Italia. Quella lettera, pubblicata dalla stampa,suscitò grande emozione anche e soprattutto nell’animo del-l’imperatore che, nonostante l’ambizione del trono, non di-menticava il suo passato di carbonaro al tempo della Restau-razione: si rafforzò dunque nel suo animo la convinzioneche risolvere la questione italiana lo avrebbe messo al ri-paro dall’azione di forze rivoluzionarie europee, e italia-ne in particolare, che minacciavano lui stesso e la sicurez-za dell’Impero.

L’imperatriceEugenia, chiamata

dai sudditi«la bella spagnola»

37Diplomazia e seduzione

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46FIRENZE INFORMA MARZO 2012

Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini nasce a Firen-ze il 22 marzo 1837, figlia della Marchesa fiorentina Isabella Lamporecchi edel Marchese Filippo Oldoini da La Spezia, cugino di Cavour.

Le cure di nonno Lamporecchinella Firenze di Leopoldo II

Il Marchese era un uomo freddo, calcolatore, concentrato nei suoi affari, talmentepreso da ricordarsi raramente di avere una figlia. Se ne ricorderà quando la bellaVirginia, oramai donna, gli tornerà utile per ottenere qualche raccomandazione

La Contessadi Castiglione

Una spia fiorentinaalla corte

di Napoleone III

‘Là dove non c’è amore, alla fine non rimane nulla’soleva dire Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione.

In questa frase c’è il senso della sua vita e di quellache sarebbe stata la sua fine. Cavour le raccomandò

di conquistare Napoleone III ‘a qualsiasi costo’...Firenze fu la sua città natale, che la vide crescere

e diventare una bellezza da togliere il fiato.La Spezia fu il suo rifugio, Torino il trampolino

verso quella società aristocratica che credevadi meritarsi e che si conquistò. Parigi fu

la sua ambizione, il suo sogno scintillante,la sua scommessa pericolosa, l’unico colpo di fulmine

che suscitò in lei un innamoramento assoluto

47La Contessa di Castiglione

per il suo lavoro. An-che la madre la se-guiva con incostan-za, persa nei suoiamanti che la conso-lavano delle assenzedel consorte.Fu il nonno, il Mar-chese Ranieri Lam-porecchi, già tutoredi Luigi Bonaparte,che se ne prese cura.Era un uomo auto-ritario, severo, macapace anche dislanci di umanità edaffetto. Virginia,soprannominataamorevolmente datutti “Nicchia”,crebbe nella miglio-re società fiorentina,facendo lunghe pas-seggiate con il non-no sui lungarni: Fi-renze si mostravain tutta la sua bel-lezza, sotto la reg-genza di LeopoldoII, l’aria era pura edesaltava mille profumi, specie nelle vicinanze di qualche giar-dino. L’atmosfera culturale non era da meno: qui trovaronoospitalità Tommaseo, Manzoni, Leopardi, Giusti, che ali-mentavano i dibattiti culturali ed i preziosi salotti fiorentini.Il tempo scandiva velocemente quelle giornate, Nicchia cre-sceva sempre più bella, suscitando in molti una ammirazioneche rasentava lo stupore, per quella bellezza che sbocciavagiorno dopo giorno. Nelle sue apparizioni pubbliche con lamadre o con il nonno, le persone ne rimiravano la figura snellama procace, i lineamenti gentili, i capelli castani chiari, gliocchi per alcuni azzurri per altri verdi, che già selezionava-no a chi concedere uno sguardo e a chi no.Famosa una sua uscita dal Teatro della Pergola, dove glisguardi delle dame si mischiavano tra incanto ed invidia e la

Virginia OldoiniContessadi Castiglionein una foto del 1856‘Scherzo di follia’.A quel tempoera l’amantediNapoleone III

48FIRENZE INFORMA MARZO 2012

sua bellezza fece esclamare a Massimod’Azeglio: “La marchesina Oldoini è unagiovinetta graziosissima e ha fatto pie-namente la mia conquista”.I complimenti quotidiani accrebbero nel-la fanciulla la consapevolezza della suaavvenenza, oltre che aumentare la curaquasi ossessiva del proprio corpo. Dueamici di famiglia anglosassoni, Lady eLord Holland, l’avevano definita“Dearling Beauty”, ammirati anche dalfatto che la giovane, in poche settimane,parlava già un ottimo inglese. Ma eranoanche i tempi dei capricci, e Nicchia, vi-ziata oltremodo, non era da meno.

L’incontrocon il Conte di Castiglione

La famiglia, durante il periodo estivo, erasolita recarsi a La Spezia nella dimora delMarchese, ed anche lì la giovanissima

Virginia mieteva numerose vittime. Una di queste era ilventisettenne Francesco Verasis di Castiglione d’Asti e diCastiglione Tinella, vedovo dal 1851, che appena vide laragazza, ne rimase folgorato. Il giovane si fece avanti senzaalcuna esitazione, voleva quel diamante scintillante che tuttidesideravano. I genitori di Nicchia acconsentirono subito al-l’unione con la figlia, anche perché la casata dei Castiglioneera famosa per i suoi possedimenti e per le sue ricchezze.Virginia ebbe un moto di simpatia per quell’uomo che sela mangiava con gli occhi, ma nulla più: non l’amava e pro-babilmente non l’avrebbe mai amato.La ragazza dimostrò subito che non era per le mezze misuree le frasi di circostanza, ed esternò i suoi sentimenti al Conte:”Fate attenzione Conte, un matrimonio senza amore comportapericoli gravissimi, e di essi, se per disgrazia dovessero avverarsi,nessuno è responsabile, tanto meno chi ne è la prima vittima”.Chiara la ragazza, se il matrimonio va male non sarà certocolpa mia. Ma Francesco non dette importanza a quelle pa-role profetiche, credeva che con il tempo Virginia avrebbeimparato ad amarlo, ma successe proprio l’esatto contrario.Il matrimonio fu celebrato nella chiesa di Santa Maria delFiore il 9 gennaio 1854, con la sposa non ancora diciottenne.Unica nota negativa l’assenza del Marchese Oldoini, all’este-

Virginia Oldoiniin una foto che

la ritrae bambina.Trascorse

la sua infanziaa Firenze dove, finda piccola, suscitò

ammirazioneper la sua bellezza

49La Contessa di Castiglione

ro per lavoro, segno tangibile del rapporto non proprioidilliaco con la figlia.Da quel giorno Virginia divenne la Contessa daCastiglione, una donna la cui anima era assetata d’amoreed il suo corpo di piaceri sensuali.

La coppia va a Torino...che si innamora di lei

La coppia si spostò a Torino, una città che riceveva numero-se influenze dalla vicina Francia: i due paesi intrattenevanoaffari commerciali, relazioni politiche e diplomatiche. Si cer-cava, già in quegli anni, di snodare l’intricata matassa del-l’indipendenza italiana, un labirinto pieno di trappole na-scoste. Il Conte di Verasis, per fare dimenticare all’amatala grigia monotonia e le rigide geometrie della città, feceimportanti ristrutturazioni nel palazzo di famiglia: stuc-chi, marmi toscani, splendidi lampadari di cristallo, vetripolicromi, arazzi, tappeti, il tutto senza badare a spese,esaudendo tutte le richieste della consorte, nonostante ilbilancio economico del ricco Verasis iniziasse a dare i pri-mi pericolosi cedimenti strutturali.

Fu in Santa Mariadel Fioreche venne celebratoil suo matrimoniocon il ConteFrancesco Verasisdi Castiglioned’Asti e diCastiglione Tinella.Virginia non avevaancora 18 anni

52FIRENZE INFORMA MARZO 2012

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70FIRENZE INFORMA MARZO 2012

Il 9 marzo 1454, a Firenze era un giorno come un altro. La nascita del terzo deicinque figli di ser Nastagio Vespucci e di Lisa Mini, fu una gioia per la famigliaVespucci (si suppone) ma fu ovviamente ignorata dal resto del mondo. Il fantolinovenne battezzato con i nomi di Amerigo Matteo e passò i primi anni in quel diOgnissanti, zona in cui la famiglia, originaria di Peretola, abitava da un paio disecoli con una certa rinomanza; ser Nastagio era notaio, figlio di Amerigo senioril quale, nel 1472, farà costruire nella chiesa di Ognissanti, appunto, una cap-pella che sarà affrescata da Domenico del Ghirlandaio, pittore di 23 anni e nonancora famoso. Ma un altro Vespucci aveva connotato il quartiere con un’opera digrande rilevanza sociale: la fondazione, nel 1388, dell’Ospedale di Santa Mariadell’Umiltà, che nel XVII secolo cambierà nome e si chiamerà San Giovanni di Dio.

Banchiere o diplomatico?Ma non divaghiamo risalendo per li rami dei Vespucci e torniamo al piccoloAmerigo. Che, abitando con la famiglia in quella che oggi è via del Porcellana(almeno così sembra), avrà giocato sulle rive dell’Arno. Un fiumicello con lavocazione a far danni peggio di un torrente, eppure - ci sia passato il termine -una pisciatina in confronto ai fiumi che Amerigo avrebbe visto, o meglio sco-perto, nella sua vita. Che per altro scorreva tranquilla, nonostante il babbo Nastagioavesse dei problemi finanziari: buona educazione umanistica, impartita dallo ziopaterno Giorgio Antonio che era intimo della cerchia di Marsilio Ficino; studi scien-tifici di notevole profondità, che certo Amerigo non immaginava che un giorno glisarebbero tornati utilissimi.Perché il giovane Vespucci neanche lontanamente pensava di diventare

Nel nomedi Amerigo

Nato in riva all’Arno,scoprì le foci

del Rio degli Amazzoni edel Rio della Plata

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