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Ogni diffusore di Fuori Binario DEVE avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui a fianco. Il giornale ha un costo di produzione di € 0,70 e viene venduto a offerta libera, qualsiasi richiesta di denaro oltre quello che decidete di offrire non è autorizzata. G I O R N A L E DI STRA D A - A U TOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 162 DICEmbRE 2013 - OFFERTA LIb E R A - W W W.FUORI b I N A R I O . ORG - SPED. Abb. POSTALE ART. 2 COmmA 20/CL 662/96 - FIRENZE - Toscana specchio d’Europa. Lotte locali e proposte dal basso Sanità, la Toscana verso la Grecia. Gli effetti dell’austerità sui diritti Spazi Liberati aderisce alla cam- pagna di solidarietà con la Grecia lanciata dalla rete “DONNE NELLA CRISI”: lunedì 11 novem- bre abbiamo accolto l’arrivo a Firenze di un camper che sta attraversando l’Italia per raccon- tare gli effetti delle politiche di austerità sui sistemi sanitari europei e raccogliere medicinali e fondi per la Clinica Metropolitana Autogestita di Helleniko che ad Atene presta assistenza sanitaria gratuita alle persone che non pos- sono più usufruirne. Alle ore 11.00 all’entrata princi- pale c’è stata una mostra con dis- tribuzione di materiale informati- vo. Alle ore 16.00 sempre all’in- gresso l’arrivo del camper della campagna. Alle ore 18.00 si è tenuta un assemblea pubblica presso l’Aula Scaglietti del CTO con “Donne nella Crisi”, Joanna Lymperopoulou - volontaria CMA di Helleniko, un medico CMA di Helleniko (on Skype). Durante l’incontro sono stati proiettati video sulla situazione attuale in Grecia. La nostra è una campagna di soli- darietà internazionale che inten- de anche contribuire alla costru- zione in Italia della lotta coordi- nata di lavoratori, lavoratrici e utenti per il diritto alla salute. Mentre l’opinione pubblica italia- na è distratta passa sotto silenzio una misura del governo partico- larmente grave, cioè la riduzione della spesa sanitaria dal 7,1% al 6% entro il 2017. E per giunta senza che corruzione e sprechi vengano toccati. La sanità pubbli- ca ha già subito numerosi tagli, con le conseguenze che conoscia- mo: licenzia- menti di lavo- ratrici e lavo- ratori, chiusu- ra di reparti o di interi ospe- dali, allunga- mento delle liste d’attesa, abbassamento della qualità delle cure, aumento dei ticket. Esiste inoltre un rap- porto diretto tra le condi- zioni di lavoro del personale sanitario e la qualità del servizio. L’esternaliz- zazione dei servizi, i ritmi di lavoro da catena di mon- taggio, la sop- pressione di ferie e riposi necessaria- mente riducono l’attenzione pro- fessionale e umana dovuta all’am- malato/a. La Toscana ha adottato provvedi- menti persino peggiorativi rispet- to a quelli nazionali. Le normati- ve in corso di attuazione (delibe- ra 1235 del 2012 e PSR) preve- dono: - Riduzione ulteriore di circa 2000 posti letto, fino ad arrivare ai 3,15 posti letto ogni mille abi- tanti, una delle medie più basse a livello nazionale. - Tagli e accorpamenti nei piccoli ospedali e nei servizi sul territo- rio che costringono i pazienti a complessi spostamenti. - Ulteriori tagli al personale sani- tario (-1,4 del personale in servi- zio nel 2004) - Tagli dei servizi in appalto, com- presi quelli di pulizia e sanifica- zione, con conseguente perdita di posti di lavoro e rischio igienico-sanitario per l’utenza. Ci stiamo avvicinando alla condi- zione della Grecia, paese dove gran parte della popolazione ha perso il diritto all’assistenza sani- taria, mentre salari, stipendi e pensioni hanno subito drastiche riduzioni e il tasso di disoccupa- zione è elevatissimo. Una situa- zione che colpisce particolarmen- te le donne che possono accedere al parto o all’aborto assistiti solo a costi proibitivi. In Grecia come in Italia il mutuo soccorso accompagna e non sosti- tuisce la lotta per un sistema sanitario pubblico efficace, per l’aumento degli investimenti e perché gli eventuali risparmi siano tutti ricavati dalla lotta agli sprechi e alla corruzione. Questo sarà possibile se il pubblico non sarà più il regno delle caste politi- che e degli interessi privati. Solo la partecipazione di utenti, lavo- ratrici e lavoratori alle decisioni e il loro controllo sul modo in cui i soldi vengono spesi potrà davve- ro cambiare le cose. È indispensa- bile una diversa politica economi- ca che faccia pagare la crisi a chi l’ha prodotta: banche, multinazio- nali, burocrazie di partito e di Stato. Comunicato stampa Spazi Liberati FB162_FB16 06/12/13 00:15 Pagina 1

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fuori binario n.162 dicembre 2013 giornale di strada di firenze

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Ogni diffusore di Fuori Binario DEVE avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui a fianco.

Il giornale ha un costo di produzione di € 0,70 e viene venduto a offerta libera, qualsiasi richiesta di denaro

oltre quello che decidete di offrire non è autorizzata.

GIORNALE

DIS

TRA

DA

- AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 162 DICEmbRE 2013 - OFFERTA LIbERA -WW

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I bINARIO.ORG-SPED.Abb.POSTALEART.2COmmA20/CL662/96-FIRENZE-

Toscana specchio d’Europa. Lottelocali e proposte dal bassoSanità, la Toscana verso laGrecia. Gli effetti dell’austeritàsui diritti

Spazi Liberati aderisce alla cam-pagna di solidarietà con la Grecialanciata dalla rete “DONNENELLA CRISI”: lunedì 11 novem-bre abbiamo accolto l’arrivo aFirenze di un camper che staattraversando l’Italia per raccon-tare gli effetti delle politiche diausterità sui sistemi sanitarieuropei e raccogliere medicinali efondi per la Clinica MetropolitanaAutogestita di Helleniko che adAtene presta assistenza sanitariagratuita alle persone che non pos-sono più usufruirne. Alle ore 11.00 all’entrata princi-pale c’è stata una mostra con dis-tribuzione di materiale informati-vo. Alle ore 16.00 sempre all’in-gresso l’arrivo del camper dellacampagna. Alle ore 18.00 si ètenuta un assemblea pubblicapresso l’Aula Scaglietti del CTOcon “Donne nella Crisi”, JoannaLymperopoulou - volontaria CMAdi Helleniko, un medico CMA diHelleniko (on Skype). Durantel’incontro sono stati proiettativideo sulla situazione attuale inGrecia.La nostra è una campagna di soli-darietà internazionale che inten-de anche contribuire alla costru-zione in Italia della lotta coordi-nata di lavoratori, lavoratrici eutenti per il diritto alla salute. Mentre l’opinione pubblica italia-na è distratta passa sotto silenziouna misura del governo partico-larmente grave, cioè la riduzionedella spesa sanitaria dal 7,1% al6% entro il 2017. E per giuntasenza che corruzione e sprechivengano toccati. La sanità pubbli-ca ha già subito numerosi tagli,con le conseguenze che conoscia-

mo: licenzia-menti di lavo-ratrici e lavo-ratori, chiusu-ra di reparti odi interi ospe-dali, allunga-mento delleliste d’attesa,abbassamentodella qualitàdelle cure,aumento deiticket. Esisteinoltre un rap-porto direttotra le condi-zioni di lavorodel personalesanitario e laqualità delservizio.L’esternaliz-zazione deiservizi, i ritmidi lavoro dacatena di mon-taggio, la sop-pressione diferie e riposin e c e s s a r i a -mente riducono l’attenzione pro-fessionale e umana dovuta all’am-malato/a.La Toscana ha adottato provvedi-menti persino peggiorativi rispet-to a quelli nazionali. Le normati-ve in corso di attuazione (delibe-ra 1235 del 2012 e PSR) preve-dono:- Riduzione ulteriore di circa2000 posti letto, fino ad arrivareai 3,15 posti letto ogni mille abi-tanti, una delle medie più basse alivello nazionale.- Tagli e accorpamenti nei piccoliospedali e nei servizi sul territo-rio che costringono i pazienti acomplessi spostamenti.- Ulteriori tagli al personale sani-tario (-1,4 del personale in servi-zio nel 2004)

- Tagli dei servizi in appalto, com-presi quelli di pulizia e sanifica-zione, con conseguente perdita diposti dilavoro e rischio igienico-sanitarioper l’utenza.Ci stiamo avvicinando alla condi-zione della Grecia, paese dovegran parte della popolazione haperso il diritto all’assistenza sani-taria, mentre salari, stipendi epensioni hanno subito drasticheriduzioni e il tasso di disoccupa-zione è elevatissimo. Una situa-zione che colpisce particolarmen-te le donne che possono accedereal parto o all’aborto assistiti soloa costi proibitivi.In Grecia come in Italia il mutuosoccorso accompagna e non sosti-tuisce la lotta per un sistemasanitario pubblico efficace, per

l’aumento degli investimenti eperché gli eventuali risparmisiano tutti ricavati dalla lotta aglisprechi e alla corruzione. Questosarà possibile se il pubblico nonsarà più il regno delle caste politi-che e degli interessi privati. Solola partecipazione di utenti, lavo-ratrici e lavoratori alle decisioni eil loro controllo sul modo in cui isoldi vengono spesi potrà davve-ro cambiare le cose. È indispensa-bile una diversa politica economi-ca che faccia pagare la crisi a chil’ha prodotta: banche, multinazio-nali, burocrazie di partito e diStato.

Comunicato stampa SpaziLiberati

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La storiaLisa� Paola� Picozzi� � nasce� a� Milano� il� 6� giugno� 1979,� dal� papàGiuseppe� e� dalla�mamma�Marianna�Viscardi,� � e� risiede� a� Rodano(Mi)�fino�al�29�settembre�2010,�giorno�della�sua�morte�per�un�infor-tunio�sul�lavoro�a�Tricase�(Lecce).È� una� bimba� intelligente� e� precoce,� che� inizia� la� scuola� a� 6� anni,direttamente� dalla� 2a� elementare.� Dotata� di� un� fisico� da� sportivache�le�permetterebbe�qualunque�disciplina,�a�7�anni�inizia�a�giocarea� pallavolo,� sport� che� praticherà� a� livello� agonistico� fino� alla� seraprecedente�la�sua�tragica�morte.Frequenta�il�Liceo�Scientifico�“Niccolò�Machiavelli”�di�Segrate�e,�suc-cessivamente,�dopo�le�Finali�Nazionali�Juniores�di�pallavolo,�rinunciaa�giocare�in�Serie�A�e�si�iscrive�alla�Facoltà�di�Ingegneria�Edile�pressoil�Politecnico�di�Milano.�Il�20�aprile�2004,�riceve�il�titolo�di�Dottore�inIngegneria� Edile,� discutendo� la� tesi� “Sostenibilità� nel� RecuperoEdilizio:�Strumenti�per�l’Autosufficienza�Energetica”.Porta�avanti�contemporaneamente,�e�con�una�tenacia�non�comune,gli�studi,�la�professione�e�lo�sport�ad�alto�livello�(B1).Inizia�la�sua�attività�professionale�in�uno�studio�di�Vignola�(Mo),�per-ché�nel�campionato�2004-2005�gioca�in�una�squadra�di�quella�città.Rientra�a�Milano�e,�dopo�un�breve�periodo�di�lavori�saltuari,�nel�2006inizia�la�sua�collaborazione�con�HQ�engineering�srl,�prima�nell’ambi-to�delle�telecomunicazioni�e�successivamente,�per�la�sua�formazio-ne�universitaria,�nel�fotovoltaico.�Nel�maggio�2007,��l’ing.�Lisa�Picozzi�viene�inserita�nella�SunSystemsrl.�la�nuova�società�costituita�nel�settore�delle�energie�rinnovabili,con�la�responsabilità�della�progettazione�di�impianti�fotovoltaici�ditipo�residenziale�e�industriale,�nonché�di�centrali�fotovoltaiche�svi-luppate�a�terra.Proprio�per�seguire�il�completamento�di�una�di�queste�centrali,�da�leiprogettata� e� installata�nell’agosto�2010�a�Tiggiano� (Le),� il� 29� set-tembre�2010�si�trovava�in�Salento�quando,�per�esigenze�aziendali,�leè� stato� chiesto�di� fermarsi� a�Tricase�per� effettuare�un� sopralluogo

sulla�superficie�di�un�edificio�della�Selcom,�una�società�del�GruppoAdelchi.Giunta�sul�posto,�Lisa�Picozzi�ha�trovato�una�scala�in�alluminio�persalire�sulla�copertura�dei�blocchi�servizi�e�una�scaletta�in�legno,�giàsul�posto�da�diversi�anni,�per�passare�dalla�copertura�dei�blocchi�ser-vizi�alla�copertura�del�capannone.Qui,�dopo�aver�quasi�ultimato�i�rilievi�tecnici�e��fotografici,�è�cadutada� un’altezza� di� 7� metri,� sfondando� una� lastra� in� fibro-cemento(tipo�Eternit),� che� ricopriva� l’intera� superficie�dell’edificio,�nascon-dendo�un�lucernario�non�protetto�a�norma�di�legge�da�una��rete�anti-caduta�e,�per�lo�più�occultato,�nel�quale�è�precipitata.�Una�trappolaper�chiunque,�come�risulta�dagli�documenti�di�procedura�penale.L’ing.� Lisa� Picozzi� era� sola� sulla� superficie,� contrariamente� allenorme�che�prevedono�la�presenza�del�proprietario�dello�stabile�o�unsuo�delegato..�Trasportata�d’urgenza�all’Ospedale�Panico�di�Tricase,dopo�i�vani�tentativi�per�salvarla,�è�deceduta�alle�ore�18.30,�circa�treore�dopo�la�caduta.

L’iter processuale.Le�indagini�preliminari�sono�state�affidate�al�PM�Paola�Guglielmi�cheha� concluso� che� la� � responsabilità� dell’infortunio�mortale� occorsoall’ingegner� Lisa� Paola� Picozzi� era� da� attribuire� esclusivamente� alsuo� datore� di� lavoro,� nella� persona� di� Davide� Scarantino,Amministratore�Delegato�di�SunSystem�srl,�stralciando�dal�registrodegli� indagati� Luca� Sergio,� Amministratore� Delegato� di� “NuovaAdelchi”,�società�dell’omonimo�Gruppo,�e�Adelchi�Sergio,�Presidentedel�Gruppo�ed�entrambi�proprietari�dell’edificio�in�cui�si�è�verificatol’infortunio.� Sono� state� necessarie� numerose� opposizioni� da� partedel�Legale�della�famiglia�Picozzi�per�arrivare�all’imputazione�coattadi�Luca�Sergio�e�Adelchi�Sergio�e�il�successivo�rinvio�a�giudizio.Il� processo� avrebbe� dovuto� avere� inizio� il� 4� giugno� 2013� nelTribunale�di�Tricase�(Le).Le� note� vicende� politiche� legate� alla� situazione� della� Giustizia� in

Italia,�e�la�conseguente�chiusura�di�alcuni�Tribunali,�tra�cuiquello� di�Tricase,� hanno� determinato� lo� spostamento� delprocesso�a�Lecce�e�il�suo�inizio�il�29�novembre�2013.�

28 marzo 2013Sai,� amore,� c’è� una� signora� che� abita� con�noi� da� qualchetempo.�Si�muove�per�casa�come�fosse�qui�da�sempre�...�sadove�trovare�ciò�che�le�serve,�cucina,�lava�e�pulisce,�entra�edesce�di�casa�quando�vuole,�come�fosse�lei�la�padrona.Senza�chiedere�il�permesso,�entra�in�tutte�le�stanze,�com-presa� la� tua,� indossa� i� tuoi�abiti�e� le� tue�scarpe,�occupa� ilnostro�bagno,�quello�coi�pesciolini�azzurri�che�usavi�solo�tu...�entra�anche�nei�miei�pensieri,�senza�poterli�capire�...È�una�donna�senza�volto�e�senza�contorni,�ne�sento�solo� ilamenti�...�laceranti,�disumani,�come�di�chi�ha�un�dolore�cheva� oltre� la� comprensione� umana.� Cammina� così� veloce-mente� che� resta� spesso� impigliata� nelle� maniglie� delleporte,�si�lacera�i�gomiti�passando�accanto�agli�stipiti,�si�feri-sce� con� ogni� cosa� che� tocca,� anche� la� più� innocua,� nonconosce�più�l’equilibrio,�sbatte�contro�ogni�cosa,�picchia�latesta�ovunque,�offre�mani�e�caviglie�a�ogni�spigolo�vivo�.....anche� il� cuore�non�è� indenne�da�queste� ferite,�ma�è�altroquello�che�le�procura.Sai� amore,� questa� donna� assomiglia� tanto� alla� tuamamma,�ma�non�è�vitale�e�divertente�come�lei,�i�suoi�occhisono�persi�nel�vuoto�o�inondati�di�lacrime�...A�volte,�vorrei� che�mi�parlasse�e�mi�dicesse�chi,� che�cosa,perché�le�ha�fatto�tanto�male;�perché�non�sorride�mai;�per-ché,�a�tratti,�non�vede�più�niente�e�comincia�a�salire�un�cal-vario�che�le�toglie�le�forze;�perché�resta�in�piedi�fino�a�tardi,la�notte,�come�aspettasse�qualcuno�che�non�vuole�arrivare...�la�disperazione�le�ferma�il�respiro�ed�è�costretta�a�soffo-care�i� lamenti�che,�impietosi,� si�depositano�sul�cuore�...Questa�donna,�forse,�ha�perso�l’anima,�è�questa�che�va�cer-cando,�annaspando�a�tentoni�e� lasciando�dietro�di�sé�una

spirale�di�angoscia�che�contagia�ogni�cosa.È� forte�e� fragile,�disperata�e� senza� speranza,�oppressa�dauna�solitudine�che�le�si�è�incollata�addosso�e�sta�permean-do�ogni�attimo�del�tempo�che�non�sa�più�vivere.Questa�donna�è�una�specie�di�viaggio�interrotto,�bloccata�inuna� landa�deserta� tra�una�stazione�e� l’altra;� sa�da�dove�èpartita,�ma�dubita�di�poter�raggiungere�una�meta;�è�un’at-tesa�infinita�di�un�miracolo�che�possa�di�nuovo�farla�vibra-re.�È�una�passeggiata�lenta�sulla�linea�monotona�e�incolore�diun�encefalogramma�piatto�e�una�corsa�frenetica�e�segmen-tata�sul�tracciato�di�un�cuore�in�tumulto.Io�la�osservo,�questa�donna,� e�quando�avverto�che�sta�perderagliare,� le� tendo� la�mano� ...�ma� lei� non� la� vede,� forsenon�la�vuole,�persa�com’è�nell’inseguire�il�ricordo�di�un�dia-logo� di� sguardi� incantati� tra� una� una� bambina� e� la� suamamma�che,�perdendo�ciascuna�la�propria�identità,�hannocostruito�un� legame�d’amore,�che� la�vita�ha�spezzato,�mache�l’amore�tiene�ben�saldo.In�questo�cammino,�attraversa�le�cose�senza�vederle,�calpe-sta�il�suo�dolore�per�sentirlo�presente,�perché�sa�che�il�dolo-re�è�la�traccia�indelebile�di�quello�che�ha�perso�e�va�inutil-mente�cercando.Questa�donna�abita�in�me�...�io�sono�la�sua�ragione�...�lei�èil�mo�cuore�...�e�tu,�bimba�mia,�sei�tutto�il�mio�amore.

I tuoi occhi

hanno perso la luce(gli occhi di Marianna)

Occhi di cielo

Occhi belli

occhi profondi

occhi grandi

occhi intensi

occhi dolorosi

Occhi che ricordano le grandi tragedie delle Madri

Madri epiche che la storia ci ricorda

nella loro immutata sofferenza

Di fronte alla morte di un figlia (o)

dolore più grande non esiste

Puoi consolarla, puoi stare vicino a quella Madre

ma non puoi comprendere quanto soffre

Cervello, cuore e ventre si ribellano

non possono accettare tanto dolore

e lo sradicarsi di una vita che hai generato

Nel passato le madri piangevano il figlio morto in guerra

di malattia e di tanti altri tragici eventi

Ma la morte per un infortunio sul lavoro di una figlia è cosa nuova

I tuoi occhi sono anche molto decisi

vogliono giustizia, non accettano che sia stato solo il Fato

ma l’incuria e lo sfruttamento di chi quella vita doveva tutelare.

Guardate quegli occhi presidenti delle Camere e voi politici,

guardate cosa sta provocando la vostra indifferenza in oltre

1000 famiglie di cittadini che muoiono sul lavoro ogni

anno. Potete fare molto e non fate niente

Marianna è la madre di Lisa Picozzi, ingegnere, morta a 31 anni per

infortunio sul lavoro nel 2010

LAVORO PAGINA 2

Disgusto di palazzoL’8 ottobre eravamo a Roma in P.zza Montecitorio a solidarizzarecon l’Associazione esposti all’amianto. Siamo stati ancora una volta“aggrediti” dai poliziotti, ci hanno messo “le mani addosso” e spo-state di peso soltanto perché ci stavamo preparando ad aprire inostri due striscioni di sempre: i 32 volti dei nostri cari e “Verità,giustizia e sicurezza” per Viareggio. Forse siamo entrati dalla partesbagliata della piazza, scusateci, non siamo pratici di Roma!Purtroppo, ormai così la Polizia accoglie da 4 anni i familiari delleVittime della strage di Viareggio, sempre così. Ricordiamo quandoci fu l’inaugurazione di Roma Tiburtina, fummo “caricati” dai poli-ziotti in tenuta antisommossa e “fummo puntati” con gli idranti daquattro cellulari oltre che essere scortati fino all’autostrada; a mag-gio, per i funerali dei 9 lavoratori del porto di Genova, prima cheaprissimo lo striscione fummo aggrediti e volevano che non siaprisse niente, si pararono davanti per non farli vedere. Ieri, inve-ce, a due donne  hanno messo le mani addosso e spostate di peso,ci hanno strappato di mano i nostri cari, erano solo i visi dei nostri32 amori che non ci sono più! Ma ieri hanno raggiunto il disgustototale: un poliziotto ha fatto le corna ad una mamma e nonna di duebambini di 3 e 5 anni morti bruciati quel 29 giugno!!!Vogliamo sapere il nome di quel “signore” poliziotto perché, nellanostra lista delle offese che stiamo subendo da 4 anni, questa èuna novità, ancora nessuno ci aveva fatto le corna, quindi è fonda-mentale sapere il nome di questo primo, vincerà un premio!Povera illusa, io che credevo che la Polizia ci tutelasse e mandassein galera i delinquenti! Vogliamo che tutti sappiano e vedano, vi alle-go la foto e vi invito ad andare a vedere “Il fatto Quotidiano” on line.Chiedo alla senatrice Granaiola, da sempre accanto a noi, all’ono-revole Mariani che ieri è venuta giù dal “palazzo” ed è stata un po’con noi, che intervengano in qualche modo. Noi vogliamo saperechi è quel “diligente” poliziotto che fa le corna ad unamamma-nonna!È disgustoso, è insopportabile, è vergognoso!In che mani siamo? Questi ci dovrebbero difendere? No,grazie

da Daniela Rombi , madre che ha perso unaf ig l ia nel disas tro di Via regg io

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PAGINA 3 LA bACHECA DI FUORI bINARIO

Il contributo dei partecipanti

al ciclo di incontri con il Dr.

Gian Luca Garetti “MORMO-

DOU il giardino infinito e i

rifiuti” viene donato a Fuori

Binario in memoria di Vilma

Cavalli e Lorenzo Torregiani.

Sabato 11 gennaio 2014 dalle ore 15 alle ore 21, saremoospiti dei Chille de la Balanza nello SPAZIO DI SAN SALVICittà Aperta, all’interno del progetto Abitare i Confini. Cisaranno:

• Burattini per bambini• Mangiafuoco • I Partigiani raccontati da Domenico Guarino e Chiara Brilli• I canti di Angela Batoni• Mercatino con gli artigiani del riciclo della Bottega di FB• Concerto di Mandolini• La Pasticceria di Barbara• Buffet a offerta libera

Sottoscrizione € 10 in cambio di un libro e un CD di FuoriBinario.

20 anni di informazione indipendente dal bassoMa vi sembra poco? Noi ancora ci meravigliamo ogni volta che riusciamo a “partorire” un nuovo numero.

Ogni volta viviamo la settimana di tensione per la scelta dei contenuti finali e sempre, quando arriviamo a defi-

nire l’indice, arriva qualcosa che riteniamo più importante o che ci piace di più, che regolarmente fa indignare

la Sondra (nostra splendida grafica dal numero zero di Fuori Binario) che deve buttare all’aria pagine già siste-

mate.

La casa, i diritti di cittadinanza PER TUTTI / E, dare voce e ascolto alle persone più emarginate e/o recluse in

Istituzioni totali, l’opposizione alla guerra senza se e senza ma, la difesa della sicirezza sul lavoro…alcuni dei

temi sui quali ci impegnamo in rete con i movimenti di base e con i servizi sociali.

20 anni di completa indipendenza senza essere “servi “di qualsiasi padrone.

Sì, ma ora anche noi, in questo

momento di crisi generale, per sanare

qualche debito in tipografia abbiamo

pensato una giornata di AUTOFINAN-

ZIAMENTO.

Come? Con un pomeriggio pieno di

spettacoli.

Ecco una bozza del programma (pas-

sibile di qualche cambiamento).

Mariapia

Grembiuli fatti dalle camicie, bracciali dalle forchette e lampade dalle caffettiere ... questo e molto altro per i vostri regali di

Natale alla Bottega ArteFuoriBinario in Via Gioberti 5r (lato Piazza Alberti). Vi Aspettiamo.

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Che cosa ami negli altri? Le mie spe-

ranze. (Nietzsche)

Vi ricordate di Roverto Cobertera,l’uomo di colore con doppia cittadi-nanza domenicana e statunitensecondannato all’ergastolo?

Per dimostrare la sua innocenza lascorsa estate avevaportato avanti unosciopero della fame perdue mesi e mezzo e perle sue condizioni disalute era stato ricove-rato all’ospedale perben due volte.

Per lui la Redazione di“Ristretti Orizzonti”aveva lanciato unappello esortandolo ainterrompere il digiu-no e chiedendo alPresidente dellaCamera dei deputati diintervenire in tal

senso.

Tempo fa, dopo che ci aveva confida-to che voleva iniziare di nuovo lo scio-pero della fame per riaffermare la suainnocenza gli avevamo detto:

Roverto, se sei innocente, vale solo per

te, per noi e per chi ti crede. A molti là

fuori non interessa sapere se tu sei

innocente. Gli basta sapere che non eri

uno stinco di santo, oltretutto sei pure

negro. Ai buoni basta poco per farti

sparire dalla società.

E lui scrollando la testa con tristezzaci aveva risposto:

- L’avvocato mi aveva detto

che saremmo stati assolti

parlando in plurale, invece

sono stato condannato e la

condanna la sto scontando

solo io al singolare.

La sua risposta ci ha fattosorridere amaramente egli abbiamo replicato chegli avvocati perdono lacausa ma la galera la scon-tiamo noi.

Ebbene, per lui ora ci sonodelle importanti novitàperché il suo accusatore, ereo confesso di quell’omi-

cidio, per cui era stato condannatoall’ergastolo, ha ritrattato le accuse. Edi suo pugno ha scritto all’avvocato diRoverto affermando: (…) Io non so

niente della vita del signor Cobertera

Roverto, ma so che in quell’omicidio lui

non ha partecipato (…) In tutto quello

che io ho detto sull’omicidio non c’è

neanche una verità, tutto ciò stato

inventato da me e questo è un peso che

non sopporto (…)”.

Da un paio di giorni Roverto è ringio-vanito e non smette più di sorridereperché a giorni il suo avvocato pre-senterà la richiesta di revisione delsuo processo.

E la sua gioia è diventata anche lanostra perché quando esce, e noi spe-riamo davvero che esca, un ex erga-stolano, è un po’ come se uscissimotutti noi.

Biagio Campailla e Carmelo

Musumeci della Redazione di

“Ristretti Orizzonti”

La denuncia non può essere più espli-cita, e, data la fonte, più credibile. È ilcapo del Dipartimento dell’Ammini-strazione Penitenziaria, GiovanniTamburino, che parla. L’Italia, dice, è“tra i peggiori” paesi d’Europa in ter-mini di sovraffollamento carcerario,con 150 detenuti ogni 100 posti dis-ponibili.E ancora: il “tasso di detenzione”,sulla base di un’analisi “comparativi-stica” rispetto a Paesi paragonabili alnostro, e alla situazione della “crimi-nalità in Italia”, potrebbe “con unaprevisione a medio termine” plausi-bilmente “attestarsi al livello attuale,con 100-110 detenuti ogni 10milaabitanti”.“Il cosiddetto decreto svuota-carceri”,dice sempre Tamburino, “ha contri-buito a una riduzione consistente delnumero dei detenuti nelle carceri ita-liane se si compara il dato risultantedall’applicazione della nuova norma-tiva a quello del 2010: rispetto ai 69mila detenuti del secondo semestredel 2010 dai dati di qualche giorno faemergeva come in poche settimane, lacifra avesse raggiunto i 64 mila, scen-dendo al di sotto della soglia psicolo-gica di 66 mila che per mesi non era-vamo riusciti a varcare”.La situazione, tuttavia, continua aessere preoccupante. Si stima, peresempio. che, dal 1988, ben 50 milapersone circa siano state vittima diingiusta detenzione o di errore giudi-ziario; dal 1991 lo Stato ha risarcitoper circa 600 milioni di euro questiinnocenti. Eppure, dal 1988, su 400cause presentate per la responsabili-

tà civile dei magistrati, solo quattromagistrati sono stati condannati.Com’è possibile? “La somma delle vit-time e dei risarcimento è al ribasso”,spiega il presidente dell’Unione delleCamere Penali Valerio Spigarelli.“Si tenga conto che per l’ingiustadetenzione non sempre lo Stato con-

cede il risarcimento, anche a fronte diuna sentenza di assoluzione totaledell’ex detenuto. Purtroppo, anche lalegge attuale sulla responsabilità civi-le è fatta male: c’è un filtro prelimina-re alle cause, di cui si occupa ovvia-mente la magistratura stessa. La leggeoggi prevede la responsabilità soloper dolo o colpa grave, cioè solo pergravissimi casi. Restano esclusi adesempio tutti gli errori di interpreta-zione delle prove o delle leggi, per cuise anche ci fosse un magistrato checompisse un errore clamoroso, comeinventarsi una legge, paradossalmen-te non avrebbe responsabilità civile”.Una cosa è certa: con solo quattro

magistrati sanzionati in 26 anni oabbiamo i giudici migliori del mondo,cosa quantomeno discutibile e con-traddetta da tutti gli altri dati e indi-catori; oppure la legge così com’è nonfunziona e va radicalmente modifica-ta.Per capire come stanno le cose, fac-

ciamoci aiutare dal professorGiuseppe Di Federico. Di Federico èdocente di Ordinamento giudiziario aBologna, è stato componente ‘laico’del Consiglio superiore della magi-stratura; attualmente è componentedella commissione di saggi voluta dalpresidente del Consiglio Enrico Lettaper mettere a punto un pacchetto diriforme costituzionali.“Come diceva Giovanni Falcone”,spiega Di Federico, “una delle ragionidella crisi della giustizia sta nel fattoche i magistrati, dopo il reclutamento,non subiscono più valutazioni di pro-fessionalità. Poi, ed è una questione dimassima importanza, il processo,

civile e penale, dovrebbe svolgersi intempi ragionevoli. Altro aspetto chein Italia non esiste. Per i ritardi dellanostra giustizia abbiamo ricevutodalla Corte Europea dei Dirittidell’Uomo il doppio delle condannericevute dagli altri Paesi dell’Europaoccidentale nel loro insieme”.A differenza di tutti gli altri paesi,nota Di Federico, “da noi il PubblicoMinistero è indipendente come il giu-dice. Dalla Francia agli Stati Uniti, dalPortogallo alla Germania, all’Inghil-terra, il PM fa invece parte di unastruttura gerarchica unificata. Ha,cioè, a livello nazionale un capo che èpoliticamente responsabile del modoin cui vengono condotte le indagini el’iniziativa penale. Qui, tutto questonon c’è. Le singole procure ed i singo-li pm possono agire a loro piacimento.E se alla fine esce fuori che non c’eraalcuna ragione per agire, loro posso-no sempre dire che non potevano farediversamente a causa della obbligato-rietà dell’azione penale”.Di Federico ricorda gli anni in cui halavorato gomito a gomito con Falconeal ministero della Giustizia: “Ero con-sulente del ministro Claudio Martelli,Falcone era direttore degli Affaripenali e mi diede, tra l’altro, l’incaricodi fare il monitoraggio del processopenale.

“Il grado di civilizzazione di una

società si misura dalle sue prigioni”

Fedor Dostoevskij

di Valter Vecelliowww.lindro.it

DENTRO LA GAbbIA PAGINA 4

Giustizia: le carceri italiane sono tra le peggiori d’Europa ... parola di ministro

Il negro, il colpevole perfetto

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PAGINA 5 DENTRO LA GAbbIA

Se� è� vero� che le� parole� sono� importanti bisognanecessariamente� cambiare� l’appellativo� dato� allalegge del�9�agosto�2013�n.�94,�denominata�“svuotacarceri”.� Questa� legge,� nei� fatti,� e� per� ammissionedella� stessa� Ministro� Cancellieri,� come� ribadito� direcente� al� Meeting� di� Rimini,� “Non� svuota� un� belniente”,� semmai�“ha� solo�alleggerito�un�po’� la�pres-sione”�.Osservando�quello�che�accade�all’interno�della�CasaCircondariale� di� Pistoia,� dai� colloqui� con� i� detenutiche� incontro� settimanalmente,� emerge� che� oltre� anon�avvenire�uno�“svuotamento”,�permane�un�nume-ro�di�detenuti� in� ingresso� in�uguale�misura�a�primadell’entrata� in� vigore� della� nuova� legge,� e� che� adentrare�sono�perlopiù�soggetti�che�hanno�commessodei�reati�di�piccola�entità,�come�ad�esempio�il�furto�dibiciclette�o� la�detenzione�di�piccole�quantità�di�stu-pefacenti,�per�i�quali�sarebbe�a�maggior�ragione�pre-feribile� l’applicazione� delle� misure� alternative� alladetenzione.� Al� di� là� del� clamore� mediatico� e� delleprese�di�posizione�a�livello�politico�non�si�rileva�unaseria�presa�di�coscienza�del�problema,�quasi�si�voles-se� in� qualche�modo� ignorare� che� allo� stato� attualependono� dinanzi� alla� Corte� di� Giustizia� Europeadiverse�centinaia�di� ricorsi� legati�allo�spazio� insuffi-ciente� nelle� carceri.� La� valutazione� da� parte� dellaCorte�Europea�è�stata,�di�fatto,�solo�temporaneamen-te�sospesa,�in�attesa�che�entro�il�27�maggio�del�2014l’Italia�assuma�provvedimenti�sistemici.Per�il�momento�di�provvedimenti�sistemici�non�se�nevede�nemmeno�l’ombra,�mentre�permane�un�atteg-giamento� da� parte� della� Magistratura� diSorveglianza� poco� incline� alla� concessione� dellemisure�alternative,�che�in�molti�casi�rappresentereb-

bero� invece� gli� unici� provvedimenti� da� adottare� ingrado�di�garantire�una�rieducazione�del�condannato,di�garantire�una�maggiore�sicurezza�sociale,�nonchédi�rispondere�al�problema�del�sovraffollamento�peni-tenziario.� La� legge�Gozzini,� la� legge� che�disciplina� irequisiti�per�la�concessione�delle�misure�alternative,

viene�applicata�solo�in�percentuale�minima,�inferiorea�quanto�previsto�dagli�estensori�della�legge.Stiamo� assistendo� ad� uno� spostamento,� in� questocaso� sì,� sistemico,� della� concessione� delle� misurealternative� prevalentemente� in� direzione� delladetenzione�domiciliare�che�finora�non�ha�sortito�glieffetti�sperati�perché�molti�dei�detenuti,�essendo�in

gran�parte�soggetti�poveri,�non�hanno�ad�esempio�lapossibilità� di� un� alloggio� o� di� un� domicilio� fisso.Inoltre�la�mancanza�di�personale�nelle�carceri�rallen-ta�tutto�l’iter�procedurale.�Su�quest’ultimo�aspetto�èbene� ad� esempio� sottolineare� che� il� numero� delleeducatrici�presenti�nel�carcere�di�Pistoia�è�sotto�orga-

nico,�come�del�resto�il�numero�delle�assistenti�socialidell’Ufficio�esecuzione�penale�esterna�(UEPE),�che�sututto�il�territorio�pistoiese�risultano�essere�solamen-te�due,�di�cui�una�con�orario�part�–�time.�Le�istanzepresentate� dai� detenuti� (quelli� che� si� trovano� nellecondizioni� soggettive� e�giudiziarie�per� richiedere� ladetenzione� domiciliare),� a� causa� di� questa� carenza

d’organico,� attendono�molti�mesi� prima� di� ricevereuna�risposta�dal�Magistrato�di�Sorveglianza,�e�quan-do�nelle�migliori�delle�ipotesi�risulta�essere�positiva,il� detenuto� ha� quasi� scontato� completamente� lapena�in�carcere.Ma�un�aspetto�positivo�contenuto�nella�nuova�leggec’è� ed� è� rappresentato�dal� lavoro� all’esterno,� esten-dendo�le�prestazioni�di�lavoro�dei�detenuti�e�permet-tendo�loro�la�partecipazione�anche�a�titolo�gratuito�evolontario� a� progetti� di� pubblica� utilità� presso� loStato,�enti�locali�e�organizzazioni�di�assistenza�socia-le�e�sanitaria.Credo,�con�tutta�sincerità,�più�realistico�battersi�affin-ché�siano�veramente�applicate�queste�ultime�azionida� parte� degli� enti� territoriali� e� siano� applicate� inmaniera�più�estesa�le�misure�alternative,�in�modo�darestituire� più� dignità� alla� popolazione� detenuta� efavorirne�i�processi�di�risocializzazione,�piuttosto�chesperare�in�un�improbabile�atto�di�amnistia.�Per�que-st’ultimo�provvedimento�è�bene�infatti�ricordare�chel’art.�79�della�Costituzione,�revisionato�con�legge�n°�1del� 2002,� ha� introdotto� maggioranze� deliberatorieelevate:”2/3�dei�componenti�di�ciascuna�Camera,� inogni�suo�articolo�e�nella�votazione�finale”.�Sono�mag-gioranze�non�richieste�per�l’approvazione�di�qualun-que� altra� fonte� di� diritto,� neppure� costituzionale.� Èassurdo�paradosso,�eppure,�proceduralmente,�risultacosì�più�agevole�modificare�la�norma�sulla�produzio-ne� dell’amnistia� e� dell’indulto� (art.� 79� dellaCostituzione),�che�approvarne�la�fonte�di�produzione(una�legge�di�amnistia�e�di�indulto).

Antonio Sammartino Garante detenuti del carcere di Pistoia

AMNISTIA e INDULTOL’arroganza giustiziera che toglie a lungo la libertà di persone accusate di reatiminori ed in fase di giudizio, si scontra da tempo con la mancanza di spazi,all’esterno se ne discute animatamente, ma con troppo distacco.

Il disegno di legge dovrà essere applicato, per obbligo dell’ultimatum europeoche scade il prossimo Maggio 2014, i nostri governi da tempo calpestanoannullandoli i diritti dei detenuti, bisogna porre fine a questa tortura.

Nei vari talkshow si sprecano le parole con falsi allarmismi “ma se andiamoindietro …? ne sono rientrati tanti in poco tempo!”.

E se anche lo fosse ... quei tanti nella mag-giore sono poveri, senza dimora, soli, oppu-re con problemi gravi da sostanze, di que-ste persone sono piene le galere italianeperché le leggi non li tutelano dai tanti giu-dici “integerrimi”, lontani dal riconoscerebisogno e debolezza.

Ricordo l’indulto dell’agosto 2006, moltiuscivano senza affetti, senza soldi, fuori ladesolazione di un mese fatto per le vacanze,le città semivuote e i servizi chiusi, tanti iproblemi per molti di loro.

Questo a dire che l’ipocrisia parlamentare,nella retorica dei se e dei ma, non si è maipreoccupata di pensare ai bisogni, né den-tro e tantomeno fuori.

Piuttosto che pensare a nuovi carceri, sirivolga l’attenzione alla ristrutturazione di

quelli chiusi insieme ad altre centinaia di edifici pubblici abbandonati aldegrado, destinandoli a propositi abitativi e di servizi, la politica, quella vera,deve essere sociale e attenta a tutti i bisogni.

Se di giustizia si deve parlare, che essa sia data a piene mani a tutti coloro chefino ad ora, pur conoscendola l’hanno vissuta deturpata dei suoi valori.

Viva allora l’amnistia, che svuota le carceri ponendo fine all’ingiustizia!

Roberto Pelozzi

Volti e maschere della penaIl sovraffollamento carcerario è «strutturale e sistemico»: lo attesta laCorte EDU con la sentenza Torreggiani c. Italia del gennaio 2013, chia-mando tutti i poteri statali (Capo dello Stato, Parlamento, giudici, ammi-nistrazione penitenziaria, Corte costituzionale) a risolverlo. Il rischio èche questa prepotente urgenza releghi in un cono d’ombra altri momenticritici della pena e della sua esecuzione. Come un riflettore, il volume illu-mina a giorno alcune di queste zone buie: la pena nascosta negli ospedalipsichiatrici giudiziari; la pena estrema del carcere duro ex art. 41-bis; lapena insensata se la sua esecuzione è solo inumana retribuzione e nonl’occasione per una giustizia riparativa; i muri della pena che segnano lospazio di una vita prigioniera. Il volume nasce dal ciclo di incontri – svol-ti a Ferrara nell’autunno 2012 per iniziativa del dottorato di Diritto costi-tuzionale dell’Ateneo estense – dedicati alla discussione critica delle tesidi alcuni volumi: Matti in libertà (di M.A. Farina Coscioni,Editori Internazionali Riuniti, 2011);Ricatto allo Stato (di S. Ardita,Sperling & Kupfer, 2011); Il perdo-no responsabile (di G. Colombo,Ponte alle Grazie, 2011); Il corpo elo spazio della pena (a cura di S.Anastasia, F. Corleone, L. Zevi,Ediesse, 2011). Ne esce una riflessio-ne unitaria sui tanti volti della pena ei suoi altrettanti mascheramenti.Volti disegnati dall’urbanistica peni-tenziaria o dall’idea controversa diuna riconciliazione tra reo e vittima.Maschere, come l’internamento del«reo folle» e la «tortura democratica»del detenuto in 41-bis, che il formalismogiuridico non annovera tra le pene (cosìprivandole delle relative garanzie). InAppendice, il testo di un atto di promovi-mento «pilota» alla Corte costituzionalecontro la pena dell’ergastolo, posto nella disponibilità di giudici e avvoca-ti convinti dell’illegittimità del fine pena mai.

LA LEGGE SVUOTA CARCERI CHE NON SVUOTA UN BEL NIENTE

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GENUINO CLANDESTINO PAGINA 6

Perché a Genuino Clandestino parliamo diCassa Depositi e Prestiti?La�Cassa�Depositi�e�Prestiti�fin�dalla�sua�nascita�e�finoal�2003�era�un�ente�dello�Stato,�nata�con�il�compito�diraccogliere� il� risparmio� postale� dei� cittadini� e� deilavoratori�e�di�tutelarlo�con�garanzie�dello�Stato,�uti-lizzandolo�per�finanziare�a�tassi�di�interesse�bassi�glienti�locali�per�investimenti�a�fini�di�interesse�genera-le�Si�trattava�a�tutti�gli�effetti�di�una�doppia�funzionepubblica�e�sociale,�fuori�dalle�logiche�di�mercato.Nel�2003,�Cassa�Depositi�e�Prestiti�viene�trasformatain� una� Società� per� Azioni� e� le� fondazioni� bancarieentrano�nel�suo�capitale�sociale�per�il�30%,�mentre�il70%� resta�al�Ministero�del�Tesoro.�Da�quel�momentoCassa�Depositi�e�Prestiti�muta�strutturalmente�la�pro-pria� funzione� che,�da�pubblica,�diviene�privatistica,ovvero�finalizzata�alla�produzione�di�dividendi�per�gliazionisti,� e� assume� sempre� più� funzioni� come� sog-getto�a�sostegno�di�puri�interessi�privati.Il� fatturato� attuale� di� Cdp� supera� i� 300� miliardi� di

euro,� 235� dei� quali� provengono� dalla� raccolta� delrisparmio�postale�dei�cittadini.Dalla� sua� trasformazione� in�SpA,� il� ruolo�di�Cdp�neiconfronti�degli�enti�locali�è�mutato.�Cassa�Depositi�ePrestiti� ha� continuato� a� finanziare� gli� investimentidegli�enti� locali,�ma�da�quel�momento�lo�ha�fatto�atassi� di� mercato,� spingendo� gli� stessi� a� finanziarsidirettamente�dalle�banche�(di�cui�le�fondazioni�sonoi� principali� azionisti).� Oggi� Cdp� si� propone� come“partner�ideale”�per�tutti�i�Comuni�che�vogliano�dis-mettere�il�proprio�patrimonio�pubblico,�che�voglianosvendere� le� terre� parte� del� demanio� e� che� sianocooperativi�nella�realizzazione�di�mega�infrastruttu-re� sui� propri� territori,� e� che� vogliano� privatizzare� iservizi�pubblici.Ed�infatti,�lo�scorso�Maggio�il�Ministro�delle�PoliticheAgricole�Nunzia�Di�Girolamo�ha�proposto�di�affidarela�stima�e�poi�la�vendita�dei�terreni�agricoli�demania-li�prevista�dall’Art.�66�della�Legge�di�Stabilità�del�24gennaio�2012�proprio� alla� Cassa�Depositi� e�Prestiti.

Che fare?Il� Forum�per�una�Nuova� Finanza�Pubblica� e� Socialesta� lavorando�ad�una�proposta�di� socializzazione�diCassa�Depositi�e�Prestiti,�per�riconsegnare�la�CdP�allasua�funzione�di�tutela�e�valorizzazione�del�risparmiodei� cittadini,� che� deve� servire� per� favorire� investi-menti� a� vantaggio� della� collettività.� Tra� questi,� adesempio,�la�riappropriazione�sociale�dei�beni�comunie�dei�servizi�pubblici;�la�tutela�idrogeologica�del�ter-ritorio,�la�messa�in�sicurezza�del�patrimonio�pubblicoe� degli� edifici� scolastici,� la� realizzazione� di� operepubbliche�finalizzate�all’espansione�dei�servizi�offer-ti�ai� cittadini;� il�garantire� il�diritto�all’abitare,�attra-verso� progetti� di� manutenzione� straordinaria� delpatrimonio�abitativo�pubblico�esistente�e�progetti�diriutilizzo� a� funzione� abitativa� popolare� di� edificidimessi�e/o�abbandonati;�a� favorire� l’occupazione�ela�riconversione�ecologica�della�produzione�agricolain�direzione�dell’economia�a�km�zero;�a�sostenere�leaziende�sottoposte�a�processi�di�ristrutturazione�o�di

crisi�aziendale�per�favorirne�processi�di�riconversioneproduttiva� che�garantiscano� l’occupazione�dei� lavo-ratori;�a�sostenere�i�processi�di�riconversione�energe-tica�degli�edifici�e�degli�impianti,�finalizzati�al�rispar-mio�energetico�e�all’obiettivo�della�massima�diffusio-ne� dell’autoproduzione� diffusa� di� energia� pulita� erinnovabile;� a� sostenere� i� processi� di� riconversionedella�mobilità� urbana� ed� extra-urbana� in� direzionedell’espansione�del�trasporto�pubblico�urbano�e�pen-dolare� e� di� una� mobilità� pulita� e� sostenibile.

No�alla�vendita�delle�terre�pubbliche,�Si�alla�custodiadei�beni�comuni!Per�info�su�questi�temi:http://genuinoclandestino.noblogs.orghttp://terrabenecomune.noblogs.orghttp://www.perunanuovafinanzapubblica.it<http://www.recommon.org>

Recommon

Firenze, 2novembre 2013

La ridistribuzionedei terreni pubblici

come risposta all’emergenzasociale e alla disoccupazione.Cominciamo� con� l’affermare� che

nella� situazione� economica� attuale(ma�comunque�sempre)� la�questione�del� lavoro�è� centraleperché� dobbiamo� assolutamente� sconfiggere� l’isolamentosociale�e�lo�scoramento�che�quasi�sempre�la�disoccupazionegenera;�perciò�tutte�le�risorse�e�tutti�i�beni�pubblici�devonoessere�utilizzati�per�creare�lavoro�socialmente�utile�e�coesio-ne�sociale.I�contributi�portati�al�tavolo�dai�partecipanti�indicano�che�leesperienze�di�“ritorno�alla�terra”�e�le�azioni�di�riappropriazio-ne�dei�terreni�pubblici�non�possono�nascere�solo�dall’esigen-za� di� trovare� un� reddito�ma� devono� essere� accompagnateanche�dalla�scelta�convinta�per�un�cambio�di�vita�e�di�conse-guenza�del�modello�economico�di�riferimento.�In�questi�casidiventa� indispensabile� lavorare�convintamente�e�costante-mente�per�lo�sviluppo�di�economie�locali�forti�e�consapevo-li,� con� intenso� scambio,�di�mezzi,�professionalità�e� tempo,ricorrendo�alla�gratuità�ogniqualvolta�possibile.Le�occupazioni�e�le�azioni�più�istituzionalizzate�(attraverso,

per�esempio,�la�costituzione�di�associazioni�per�approfittaredi�bandi,� finanziamenti�e�normative)�non�sono�in�contrap-posizione�fra�di�loro�e�sono�anzi�produttrici�di�esperienze�dacondividere.È�dato�particolare�rilievo�al�fatto�che�per�qualsiasi�azione�sivoglia� intraprendere� è� necessario� produrre� uno� sforzocomunicativo�efficace�per� informare� le�persone�che�vivononel� territorio� dove� si� vuole� agire,� perché� è� stato� più� volteriscontrato�che,�quando�informate,�le�persone�libere�da�inte-ressi�di�mero�tornaconto�egoista�capiscono�quali�sono�i�valo-ri� che� meritano� di� essere� promossi,� che� diventano� così,anche�per�le�amministrazioni,�la�volontà�popolare�e�non�solole�rivendicazioni�di�quattro�gatti.Il� tavolo� accoglie� e� appoggia� la� proposta� di� raccolta� delleolive�a�Mondeggi�(Bagno�a�Ripoli,�Firenze)�ipotizzata�per�il17�novembre,�come�esempio�di�produzione�di� lavoro�e�ric-chezza�attraverso�l’uso�popolare�e�diffuso�dei�beni�comuni,una� ricchezza�da�non� confondere� con� il�mero�accumulo�didenaro�ma�che�è�soprattutto�sviluppo�del�senso�di�comunitàfra�le�persone.�Poiché�al�tavolo�è�portata�la�notizia�che�nellostesso�giorno�sono�già�in�programma�iniziative�simili�in�altriluoghi,�il�tavolo�propone�all’assemblea�plenaria�di�GenuinoClandestino�di�fare�del�fine�settimana�16/17�novembre�p.v.un�momento�nazionale�di�recupero�dei�beni�comuni�e�invitaogni�territorio�ad�autorganizzarsi�per�la�sua�riuscita.

Massimo Bani

Nell’autunno 2009 la rivendicazione del diritto dei contadini adautoprodurre trasformati dalle proprie materie prime porta allacampagna per i prodotti “genuini clandestini”. Questo tema suscitagrande interesse e nasce la rete nazionale GENUINO CLANDESTINO perconsentire il confronto tra le realtà di produttori e co-produttori chepraticano l’agricoltura contadina e organizzano mercati autoge-stiti. Ora questa campagna si è trasformata in una rete dallemaglie mobili di singoli e di comunità in divenire dove decine dicoltivatori, allevatori, pastori, artigiani si sono uniti per resi-stere alle logiche economiche e alle regole dell’agroindustria. Oltre alle sue iniziali riven-dicazioni, Genuino Clandestino propone alternative concrete al sistema capitalista vigen-te attraverso nuove forme di resistenza che si battono per il riconoscimento dell’agricol-tura contadina insieme alle implicazioni in materia di alimentazione, sviluppo economi-co, sfruttamento del lavoro, salvaguardia dell’ambiente, accesso alla terra e all’acqua.L’incontro nazionale di Genuino Clandestino di Firenze sarà incentrato sulle tematiche diTerra bene comune e quindi sull’opposizione alla vendita dei terreni pubblici e il recuperodi questi attraverso un’agricoltura contadina di piccola scala, biologica e organica, forte-mente relazionata con le comunità locali.L’incontro si aprirà con un presidio in un luogo simbolo (e non solo...) dell’area fiorentina:l’azienda agricola di Mondeggi-Lappeggi, attualmente di proprietà della Provincia diFirenze che ha intenzione di venderla al miglior offerente. Situata su un colle a pochi Kmda Firenze, è un azienda di più di 100 ettari, per lo più a uliveti e viti e versa oggi in statodi semi-abbandono, case coloniche comprese. In questo luogo, tra l’altro bellissimo, vor-remmo portare la manifestazione nazionale di Terra Bene Comune, a testimoniare che leterre pubbliche, ovvero del popolo sovrano, a questo devono restare!

INFO e LOGISTICA http://genuinoclandestino.noblogs.org/

Da Pisa a Firenze

IntroduzioneIl�secondo�incontro�del�gruppo�Common�|�Properties–� Proprietà� vs�Territorio� è� stato� ospitato� all’internodell’incontro� nazionale� di� Genuino� clandestino� aFirenze,�lo�scorso�2�novembre.Qui�una�breve�sintesi�della�discussione.A� fronte�di� una� iper-tutela�della�“proprietà�privata”da� parte� dello� Stato,� si� è� deciso� di� passare� da� unaposizione�di�difesa,�all’attacco�di�questo�concetto�finoad�ora� inviolabile�e�a�una�sua�ridefinizione�in�riferi-mento�agli�interessi�delle�comunità.Secondo�la�Costituzione�(art.�42�e�43)�la�tutela�dellaproprietà�privata�dovrebbe�infatti�finire�nel�momen-to�in�cui�perde�la�propria�“utilità�sociale”�e�quando�vaa�ledere�il�diritto�di�altri.�Tale�concetto�dovrebbe�esse-re�esteso�non�solo�alle�proprietà�pubbliche�ma�anchea�quelle�private,�comprese�le�proprietà�della�Chiesa,che�sono�abbandonate.

ObiettiviIl�Gruppo�si�è�posto�quindi�l’obiettivo�di:

•�individuare�delle�linee�di�lavoro�e�approfondimen-to,�proseguendo�la�discussione�iniziata�a�Pisa�•�individuare�alcune�tappe�e�azioni�concrete�per�sup-portare�le�diverse�vertenze�territoriali�•� individuare� percorsi� e� strumenti� permanenti� perconnettere� e� garantire� il� collegamento� tra� i� varimovimenti.�Per�questo�si�è�ribadito�il�riconoscimentodella�difesa�del�“territorio”�e�della�“terra”�e�del�dirittodi� auto-determinazione� delle� comunità� come� ele-menti�di�connessione.

DiscussioneGestione e valori d’usoSi�è�riconosciuta�l’importanza�di�definire,�contestual-mente�alla�questione�del�diritto�proprietario,�anchele�modalità�di�gestione�dei�beni�e�i�loro�valori�d’uso,molti�dei�quali�devono�ancora�essere�inventati.Una�volta�stabilita� la� funzione�di�un�bene,� infatti,� ilsoggetto�proprietario�può�anche�passare�in�secondopiano.�Inoltre,�il�fatto�che�il�bene�sia�di�proprietà�pub-blica�o�collettiva,�non�è�garanzia�di�buona�gestione(es.� partecipanze� agrarie� dell’Emilia� romagna).� Èquindi�importante�lavorare�anche�sulle�proprietà�col-

lettive�dei�flussi�e�dei�beni�che�una�data�proprietà,�adesempio�una�terra�di�uso�civico,�produce.La�consapevolezza�sulle�diverse�forme�di�gestione�dibeni� comuni� la� si� può� acquisire� attraverso� le� speri-mentazioni,� è� quindi� fondamentale� che� tutte� leesperienze,�i�progetti,�le�procedure�utilizzate�venga-no�il�più�possibile�condivise�e�socializzate.

StrumentiSi� cercheranno� di� unire� le� diverse� indagini� già� esi-stenti,�per�creare�una�mappatura�dei�beni�abbando-nati�e�dismessi,�dei�terreni�soggetti�a�cambi�di�desti-nazione� d’uso,� ma� anche� dei� percorsi/progetti� digestione�già�avviati.�Il� sostegno� alle� varie� vertenze� territoriali� lo� si� puòfare� costruendo� un� “calendario”� o� “road� map”� chetocca� i� vari� territori� (proposta� di� fare� il� prossimoincontro�di�Common�Properties�a�Bagnoli,�dove�è�inatto� un’esperienza� interessante� sempre� attorno� altema�della�destinazione�di�parti�di�territorio).�Prosegue� il� gruppo� di� lavoro� coordinato� dal� prof.Pizziolo�sui�valori�d’uso,�per�confrontare�esperienze�epotenzialità�di�percorsi�partecipativi�per�un’altra�eco-

nomia.� (email

[email protected])

Quale comunitàÈ�importante�lavorare�sulla�consapevolezza�e�la�for-mazione�delle�comunità�locali,�per�fare�comprendereprofondamente�che�la�terra�è�un�bene�di�tutti.�È�importante�la�presenza�di�comunità�“pensanti”,�cheabbiano� sovranità� sui� beni� pubblici� e� possibilità� ecapacità�di�progettualità�nella�gestione�della�terra�e,in�termini�più�ampi,�del�territorio.�Come�definirle?�Laquestione�resta�aperta.

Nuove parole d’ordineAccanto�al�diritto�all’abitare�e�a�un�reddito�per�tuttidella� piattaforma� che� ha� dato� vita� al� 19� ottobre� enella� quale� Genuino� clandestino� si� riconosce� (aFirenze�c’erano�infatti�un�gruppo�di�lavoro�sul�dirittodi� abitare� la� terra� e� uno� sul� riuso� dei� beni� pubblicicome�risposta�alla�crisi�e�alla�disoccupazione),�si�pro-pongono�nuove�parole�d’ordine:•�l’autodeterminazione�delle�comunità�locali�•�la�difesa�dell’ambiente�e�della�terra�•�la�“fertilità”�complessiva�del�territorio,�in�riferimen-to�al�suo�valore�sociale

Common Properties – Proprietà vs Territorio

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Page 7: Fb162 dicembre 2013

Dal�primo� settembre�a� Firenze� è� ripresa,� senza� esclusione�di� colpi,� unaguerra�a�"bassa�intensità"...Al�forsennato�ritmo�di�cinque�esecuzioni�di�sfratto�al�giorno�si�consuma-no�quotidiane�violenze�nei�confronti�delle�nuove�povertà...Si�consumano�scene�di�violenza�e�di�umiliazione,�di�offese�e�di�vere�e�pro-prie� persecuzioni,� non� è� solo� la� violenza�della� esecuzione� stessa,�ma� ilsentirsi�colpevole�di�essere�povero�che�genera�frustrazione�e�isolamento...�Un�meccanismo�perverso�che�ha�costretto�il�Movimento�di�lotta�per�laCasa�e�i�sindacati�degli�inquilini�a�PRESENZE�quotidiane�e�mutuo�soccorsocollettivo.Nonostante�questo�negli�ultimi�giorni�l'esercizio�e�l'arbitrio�delle�esecu-zioni�sommarie�a�costretto�due�persone�anziane�al�ricovero�in�ospedale.Uno�di�questi,�Salvotore�Lo�Presti�di�74�anni�è�vittima�della�violenza�deiPIGNORAMENTI�ed�è�attualmente�ricoverato�a�Careggi...Istituzioni�e�Servizi�Sociali�non�pervenuti�...�oramai�il�Comune�di�Firenze�èlatitante�davanti�alle�emergenze�senza�fine...Così�come�la�Regione�Toscana�che�non�finanzia�pìù�investimenti�per�l'edi-lizia�sociale,�ma�stanzia�macabri� finanziamenti�per� il� cosìdetto�Housingsociale...UN�GIOCO�AL�MASSACRO�CHE�DEVE�FINIRE...È�ORA�CHE�DAVANTI�ALLA�CRISI�INFINITA�SI�UTILIZZINO�LE�RISORSE�IN�CASEPOPOLARI�E�IN�SALARIO�SOCIALE�E�NON�PIU'�IN�GRANDI�OPERE�E�AEREI�DA

GUERRA...SENZA�CASA�MAI�PIU'�!VENERDI'� 6�DICEMBRE�DALLE�ORE� 9,30� IN� POI�TUTTE� E�TUTTI� SOTTO� LAPREFETTURA�DI�FIRENZE,�VIA�CAVOUR�2...

IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA

PAGINA 7 CITTÀ

Suicidio per indifferenza

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Claudio� era� un� bravo� informatico,� era� membro� delgruppo�Closed�che�unisce�le�persone�che�soffrono�deldb�(disturbo�bipolare),�aveva�anche�problemi�fisici�...la�sua�famiglia�vive�a�Roma�non�l’hanno�mai�aiutato...�lui�era�stanco�di�chiedere,�umiliarsi,�essere�in�bilicotra�dormitori�vari�e�il�futuro�per�strada�...�Penso�chesia�stato�l’eminente�sfratto�dalla�Struttura�in�questio-ne�a�ucciderlo�...�a�farla�finita�...�Claudio�oltre�ad�esse-re� povero� (CON� FAMIGLIA� BEN� PIAZZATA� A� ROMA,padre,�madre�e�sorella)�era�anche�invalido�....

Firenze�-�Suicidio�per� indifferenza�-�Ennesimo�suici-dio�del�disagio�cittadino.�Questa�mattina�ho�avuto�laconferma� della� notizia� del� suicidio� di� un� giovaneall’Albergo� popolare� di� Firenze.� La� disperazione,� lapovertà�e�il�disagio�sono�ancora�una�volta�diventateemergenze�strutturali�e�già�si�vedono�e�si�sentono�leproblematiche�che�portano�alla�disperazione.�La�vita�è�un�valore�anche�dopo�...�La�vita�è�una�sceltadifficile�come�la�morte:�ho�conosciuto�molte�personeche� in�questi�anni�hanno�scelto�di�andarsene� (dallagalera,� dalla� malattia,� dalla� scuola,� dal� precariato,dai�debiti...).�In�Italia,�non�ci�sono�strutture�di�ascol-to�e/o�operatori�di�strada,�non�ci�sono�psicologi�paga-ti�dalle�strutture�per�andare�nelle�strade�e�non�ci�sonoassistenti�sociali�che�si�prendono�a�cuore�le�sofferen-ze� anche� oltre� le� mura� del� posto� di� lavoro.Le�Associazioni� di�Volontariato,� anche� senza� contri-buti,� si� operano� in� questa� situazione� drammatica,ma�tutto�rimbalza,�nessuno�aiuta�e�nessuno�capisce.Non�devono�essere�le�associazioni�a�supplire�le�caren-ze� e� se� lo� fanno� hanno� bisogno� di� finanziamenti.Lotte�tra�i�poveri�e�lotte�per�la�sopravvivenza,�questaè�la�Firenze�vetrina,�dove�i�politici�cercano�di�fare�car-

riera�alle�spalle�di�chi�non�ce�la�fa�più�a�sopravvivere(tasse�e�multe�sono�un�continuo�attacco�agli�abitantie�ai�lavoratori�della�città).I�diritti�civili�ed�umani�sono�alla�soglia�minima�e�cosìogni�suicidio�è�un�omicidio�di�stato.

Greta�–�Rete�Antirazzista

Riportiamo l’introduzione alla pagina“Aiutiamo Claudio Corso”, scritta da Claudio ...capirete quant’è paradossale il fatto che unuomo che cercava dignità e possibilità DI LAVO-RARE E MANTENERE IL SUO LAVORO si è tolto lavita mentretante perso-ne disonestesopravvivonoalle spesedello Stato.Ecco l’intro-duzione:

“Vivo� in� unastruttura� disostegno� persenza� fissadimora� aFirenza;�in�real-tà� sono� diRoma,�ma�da�3anni� mi� sonotrasferito� qui� aFirenze� per� lavoro,� poi� Bologna,�Verona� e� di� nuovoFirenze� dove� ho� preso� la� residenza;� per� i� problemilavorativi�che�ci�sono�in�tutta�Italia�ho�dovuto�da�un

anno�e�mezzo�dividermi�da�questa�struttura�comuna-le� e� dormitori� Caritas.� Ho� l’invalidità� al� 75� %� perDisturbo�Bipolare�tipo�II�e�varie�fratture�che�mi�impe-discono�di�fare�diversi�lavori.�Fra�3�mesi�scadrà�la�pos-sibilità�di�rimanere�in�questa�struttura:�vedo�la�stra-da�di�fronte�a�me�e�in�questo�caso�neanche�più�la�pos-sibilità�di�lavorare�che�sto�cercando�il�più�non�posso.Mi�servirebbe�un�appoggio�in�Toscana,�a�Firenze�o�neipressi,�per� continuare� la�borsa� lavoro� che�ho� con� laCaritas� e� continuare�a� cercare� lavoro.�Non�pretendonulla�da�nessuno,�più�riesco�a�trovare�qualcosa�vicinoFirenze,�più�ho�la�possibilità�di�continuare�a�lavorare

per� la� Caritas� eda� quest’anoa g g i u n g e r eanche� l’assegnodi� invalidità,quindi�di�contri-buire�alle�spese.Se� mi� vienenegata�tale�pos-sibilità�ho�pochep r o b a b i l i t àanche�di� trovareun� lavoro,� per-ché� passereidalla� strutturaalla� strada.� Stocercando� trami-te� amicizie� cheho�di�far�interve-

nire�l’assessore�di�Firenze�per�consentirmi�una�proro-ga�qui�nella�struttura,�ma�non�è�semplice�e�soprat-tutto� non� è� sicuro� che� ci� riesca.� Chiedo� aiuto,� solo

questo.”ndr: Ci chiediamo come mai essendo iscritto aduna borsa lavoro alla Caritas, la stessa nonabbia provveduto ad aiutarlo con una sistema-zione migliore.

Mondo perfetto?È  da tanto tempo  che cerco di darmi una risposta,ma  fino ad oggi, non ho avuto risposte esaurienti, michiedo cosa ci faccia io, giovane, in una struttura doveci sono solo anziani e persone disabili, io qui, non mi cisento, le risposte che mi danno sono che io non sonoautonoma, che non posso stare sola, che non so gesti-re i miei soldi, che non curo la mia persona, cose chepossono essere vere ma le risposte che mi danno o chemi propongono, sono di un amministratore di soste-gno, che amministra i miei soldi, e una struttura, doveci sono anziani e disabili, dicendomi che non ci sonoaltri posti, e, che le strutture dove ci sono persone piùgiovani sono al completo oppure non sono adatta perla tale struttura. Allora che alternativa ho di invecchia-re qui dove ti danno da mangiare e da dormire, ti puli-scono la camera e curano  la mia igiene personale, nonmanca niente, i tuoi bisogni primari vengono soddi-sfatti, ma a me manca la cosa più importante: la liber-tà. Lo so, e spesso sono consapevole, che ho dei proble-mi e delle difficoltà a gestirmi la vita, ma questo nonimplica che devo vivere in questo luogo. Mi manca lamia dignità, la mia serenità, la mia stima, mi manca diesprimere me stessa, Così non mi ritrovo, sono persa inun mondo perfetto, pulito, dove tutto funziona, mavuoto di sentimenti e di ascolto..

Laura

6-12-2013 assedio in Prefettura

Lei e la poesia

Le parole fluenti dalla bocca

un suono melodico soave.

I divini grandi occhi sognanti

sembravan mirare un paradiso perduto.

Così lei parlava d’amore e di poesia

ignara ella stessa d’incarnare

in tal sembianza, la musa poetica.

Francesco Cirigliano

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Non sempre gli alunni dei miei corsi sirendevano conto della differenza trala loro personale immagine dellascuola e la peculiarità del percorsoche stavano per iniziare.Il loro vissuto scolastico precedentesi sovrapponeva in modo automaticoalla realtà, adeguandola. E come pote-va essere altrimenti? Nella stessaclasse convivevanospesso persone conesperienze scolasti-che diversificate sianel tempo, nei luoghiche nelle modalità diaccesso. C’eranoallievi che avevanoabbandonato lascuola da decenni ealtri più giovani cheprovenivano dai fal-limenti della scuoladel mattino. I primi, intimiditi dalrientro in un luogo della memoria midavano rispettosamente del lei men-tre deponevano sulla cattedra pile divecchi testi recuperati da amici eparenti “che avevano studiato”, delusipoi nel sentirsi dire che quei testi colpassar del tempo erano divenuti inu-tilizzabili ... “ma i Programmi eranocambiati? E Manzoni e Leopardi nonc’erano più? ... e la Storia Romana?” Aquesto punto mi veniva in mente ilcommovente film di Totò - i 7 Re diRoma - che narra la storia di un pro-vetto archivista che col mutar deitempi è costretto a munirsi dellaLicenza Elementare pena il licenzia-mento. All’esame cade sui Re di Romae di fronte a un sadico esaminatore(Alberto Sordi) che lo sta per boccia-re prima in uno scatto di dignità, glidà una lezione circa la reale differen-za fra scuola e vita, poi lo mena disanta ragione tra gli applausi del pub-blico.Cos’era cambiato da allora nell’imma-ginario collettivo scolastico? Poco oniente, come nella realtà del resto. Inogni caso cercavo di tranquillizzarequesti allievi rassicurandoli sia sullapresenza di Manzoni e Leopardi (“...sa? Quello pessimista ...) che dellaStoria Romana; avrei provato inseguito a metterli al corrente dei cam-

biamenti e delle permanenze.Sino agli anni ‘90 il gruppo degli stu-denti lavoratori era molto ben rap-presentato, in particolar modo dagliinfermieri, poi gradualmente si sonoaffiancate realtà eterogenee, espres-sione di un cambiamento socialenuov, rapido, spesso violento, semprediscriminatorio. Non parlo tanto del-

l’immigrazione, quanto degli “extra-comunitari della mattina”, di quellistudenti che la scuola statale espelle-va in modo crescente, poi iscritti alCorso Serale dagli stessi genitori. Fucosì che anche noi conoscemmo iltemuto - ricevimento deigenitori - temuto però daquesti ultimi non da noi. Sivedeva chiaramente che iproblemi dei loro figliderivavano sì dal fallimen-to scolastico, ma che que-sto a sua volta era dovutodalle aspettative genito-riali (spesso insegnantianch’essi) poco rispettosedella personalità dei figliche ci venivano spessopresentati come irrecupe-rabili, dislessici, demotiva-ti. Spesso non era così: inmolti casi abbiamo ottenuto eccellen-ti risultati grazie a un clima che nonaveva molto di “scolastico”, ma cheera piuttosto attento alla persona ealla crescita dell’autostima che nonalla nozione e al Programma.Accanto a questa pattuglia e agli stu-denti lavoratori, si collocavano inmodo fluido quelli che si iscrivevanoper le motivazioni più diverse: benrappresentati erano gli autodidattiche senza alcuna guida si erano

costruita una cultura eteroclita e far-raginosa, fatta di luoghi comuni, difrasi fatte e di scrittura del tuttorispettosa dei requisiti precedenti.Erano degli ossi duri, spesso causa diconflitti nella classe. Si mettevano alprimo banco, pretendevano tutta l’at-tenzione con interventi interminabilie sfoggio di nozioni, a tutto danno di

molti che choccati datali esibizioni, finiva-no per chiudersi in séstessi. Nella mia espe-rienza sono stati l’o-stacolo più difficile daaffrontare: essi incar-navano la scuola nelsuo aspetto più temu-to, il Nozionismo chesi spaccia per intelli-genza. NonMancavano mai alle

lezioni, arrivando spesso con largoanticipo e pretendendo la Lezioneall’ora precisa, incuranti di quanti permotivi più che validi non potevanoarrivare alle 18,30 ma spesso dalle 19in poi.

C’erano due categorie di allievi che miponevano la famigerata domanda:“Scusi Prof, ma cosa c’entra questo colProgramma?” La prima era costituita da quelli inbuona fede che, provenienti da espe-rienze scolastiche conservano l’im-printing della netta separazioneScuola/Vita ed erano gradevolmentesorpresi dal constatare che potevaanche non essere così.La seconda invece era quella degli

autodidatti che non essendosi maiconfrontati con alcuno, ovvero solocon persone conformi, erano del tuttoscandalizzati e privi di varie argo-mentazioni di fronte a concetti chedestrutturavano il loro paziente lavo-ro di ritaglio di nozioni a cui avevanodedicato tanto tempo ma che facevaassomigliare il loro sapere più a unalbum di figurine che a un insiemedinamico e integrato.Le conseguenze sulla classe eranospesso negative: molti allievi purmotivati, diradavano le presenze sinoad abbandonare del tutto la frequen-za. Certo, non sempre questa era laprincipale motivazione, lavoro e fami-glia infatti sono sempre state al primoposto fra le cause di abbandono, maho voluto ricordare questi “primidella classe” perché spesso, troppospesso, ho visto allievi intelligenti emeritevoli sconfitti ancora una voltain sede di esame mentre altri, acriticiripetitori di nozioni superavano bril-lantemente la prova.Ma è proprio questo che era ed è inlinea con il Programma, discriminare.

Così scriveva in untema un alunno nelmaggio 2003: “La scuo-la funziona molto benegrazie a voi che aiutatepersone non a prende-re un diploma ma datedegli impulsi, le perso-ne li ricevono e sevogliono posso appro-fondire l’argomentoche insegnate. Devodire che è stata un’e-sperienza bellissima. Cisiamo messi tutti allaprova. Lavorare e stu-

diare non è facile. Se passo l’esame infondo all’anno o lo boccio non signifi-ca nulla, è il resto che conta. Devo rin-graziarvi per quello che fate”.Emiliano, l’autore di queste righe,faceva il meccanico a Empoli. Lo faancora con soddisfazione ma fu boc-ciato.

Andrea Greco

CORSI SERALI COmUNALI PAGINA 8

“Scusi Prof. ma cosa c’entra questo col Programma?”

Studenti delle serali. Stanchi ma soddisfatti

Fugge questa neve, ma non sa da cosané sa dove andare.E’ un po’ come me.

E quale sublime spettacolo regalano ai mieiocchi spettrali la sua fuga e il suo terrore.

E in un orrendo vortice si precipitano i cristalli verso il loro al di là, sulle note

di un cigolio tremendamente lontano.Ghiacciato scende questo soave temporale

affidato al potere del vento; addormentato da questa ninna nanna di ruggine.

E immondi gridano i miei pensieri per risvegliarloma il mio sguardo cieco e la mia voce muta

non romperanno stanotte l’incanto del cielo.

Fuggire. E fuggirò adesso,fantasma mi aggiro tra i mortali, scontando una

pena troppo severa per i crimini commessi.Non lasciano orme i miei passi nel gelido bianco

tappeto.Volerò via col vento.

Volerò lontano senza lasciare scia negli sguardidegli spettatori.

Vorrei sentirmi vivere ma non posso, vorrei averfreddo ma non posso.

Perché io non esisto. Così me ne vado.Mi scaglierò contro muri, rami e pareti.

Ma non un lamento uscirà dal mio corpo finito.Non un gemito nascerà sulle mie labbra

consumate. Non ci sarà più alcuno sguardonei miei occhi traditi finché non esalerò

il mio ultimo sospiro. Ho soltanto una notte di tempo, finché le stelle vorranno

proteggermi dalla luce di domani.E domani, ormai inerme e lurida pozzanghera d’acqua, sarò calpestata dal pubblico all’uscita del silenzioso e

agghiacciante teatro.E mai, mai sarà pronunciato il mio nome, mai

sarà ricordato il mio viso.Finisco così.

Dimenticata dal tempo dimenticata per sempre

Giulia Materassi

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Page 9: Fb162 dicembre 2013

I lavoratori versano allo Stato più 13miliardi di tasse

Il lavoro degli «altri» fa bene all’ItaliaIl dossier dell’Idos analizza il valore economico esociale degli immigrati al tempo della crisi

Sei�italiani�su�dieci�non�sono�in�grado�di�leggere�untesto� mediamente� complesso� come� un� articolo� digiornale.�Un�peccato,�soprattutto�per�leghisti,�razzistie� ignoranti� di� varia� specie� -� di� questi� ultimi� ce� nesono�anche�al�governo�-�perché�ieri�è�stato�pubblica-to�un�interessante�dossier�statistico�sull’immigrazio-ne� 2013� curato� dal� centro� studi� e� ricerche� Idos� perconto� dell’Ufficio� nazionale� antidiscriminazioni� raz-ziali�(Unar).Tra�tutti�i�75�capitoli�che�lo�compongono,�potrebberosforzarsi� di� comprendere� almeno� quello� relativo� aisoldi�che�«noi»�spendiamo�per�«loro»�e�loro�ci�resti-tuiscono�sotto�forma�di�tasse�(già,�pagano�i�contribu-ti).�Gli� introiti� relativi�ai�versamenti�degli� immigratinel�2011,�«anche�nell’ipotesi�meno�favorevole�di�cal-colo»,�ammontano�a�13,3�miliardi�di�euro,�mentre�lespese� sostenute�dallo� stato�per�gestire� il� fenomenomigratorio�sono�di�11,9�miliardi.�Quindi�gli�immigra-ti,�con�un�saldo�in�attivo�di�1,4�miliardi�l’anno,�sonoutilissimi�anche�all’economia.�Leggendo� il� capitolo�«espulsioni»,� invece,�più�di�unministro� potrebbe� vergognarsi� per� aver� gettato� alvento� 1� miliardo� tra� il� 2005� e� il� 2011� solo� per� gli«interventi�di�contrasto�dell’irregolarità»�(stendiamoun� velo� pietoso� sulla� tragedia� esemplare� diLampedusa)�e�per�la�gestione�dei�Cie�e�dei�Centri�perrichiedenti�asilo,�che�sono�al�collasso.�E�la�criminalità

dove� la�mettiamo?�-�argomenterebbe� l’italiota.�«Glistranieri�regolarmente�presenti�-�si�legge�nel�dossier-�hanno�un�tasso�di�criminalità�equiparabile�a�quellodegli�italiani».�E�sui�«clandestini»�che�dire?�Che�«tragli�irregolari�incidono�invece�molto�i�reati�legati�allostesso� status� di� irregolarità».� Quindi,� gli� stranierisono� fuori� legge� perché� «noi»� li� costringiamo� adessere�tali.Ma�sono�altri�numeri�a�dare�l’idea�di�un�processo�epo-cale�irreversibile�con�cui�l’Italia�dovrà�imparare�a�con-vivere.� Gli� stranieri� regolarmente� presenti� sono� 5milioni� 186� mila,� cifra� superiore� a� quella� stimatadall’Istat� chenon� tiene� contodei� non� iscrittia l l ’a nag ra f e .Significa� che� lacrisi�ha�rallenta-to� ma� comun-que� non� ferma-to� l’arrivo� dinuovi� cittadini.In� particolare,� ildato� relativo� al2012�racconta�diuna� crisi� pesante� che� ha� frustrato� le� aspettative� dimolti�stranieri:�l’aumento�è�stato�contenuto�(solo�+8%),� sono�diminuiti� gli� ingressi� e� anche� i� visti� rila-sciati� per� lavoro� (da� 90.483� nel� 2011� a� 52.328),� esoprattutto,�sono�cresciuti�i�flussi�di�ritorno�(180�milapermessi�scaduti�senza�essere�rinnovati).�Non�si�trat-ta�di�una�fuga,�ma�è�chiaro�che�l’Italia�in�questa�fasenon�è�una�meta�appetibile.�Ormai�viene�definita�di«lungo� periodo»� la� disoccupazione� in� aumento� che

colpisce� anche� gli� stranieri:� nel� 62%� delle� famigliesolo� un� componente� ha� un� lavoro,� mentre� quellesenza� nemmeno� un� lavoratore� sono� passatedall’11,5%� nel� 2011� al� 13%� del� 2013.� Altro� segnodella� crisi,� le� compravendite� immobiliari� in� nettocalo:�sono�passate�da�135�mila�nel�2007�a�poco�più�di45�mila� l’anno� scorso� (circa� il� 20%� degli� immigrativive�in�«condizioni�di�precarietà�alloggiativa»).�Dettoquesto,� il� dossier� comunque� conferma�un� aumentodell’occupazione� immigrata� in� termini� assoluti� (2,3milioni� di� lavoratori).� Significativo� anche� il� segnopositivo� relativo� alle� imprese� gestite� da� stranieri:

sono�477.519,� il7,8%� del� totalecon�un�aumentodel� 5,4%.� Sitratta� di� un«valore� aggiun-to»,� scrivono�gliautori�dello�stu-dio,�di�7�miliardidi� euro.� Ci� sonopoi� settori� inpositiva� contro-tendenza,� come

l’agricoltura,�settore�che�sta�attirando�anche�gli� ita-liani:� nel� 2012�hanno� trovato� lavoro�nei� campi� 320mila�immigrati,�+�3%�rispetto�al�2011.�Anche�il�datosulla�provenienza�degli�immigrati�sfata�alcune�perce-zioni� sballate.� Guardando� al� continente,� il� 50,3%arriva� dall’Europa,� il� 22,2%� dall’Africa,� il� 19,4%dall’Asia�e�l’8%�dall’America.�Tra�le�grandi�collettivitànon� comunitarie� spiccano� marocchini� (513� mila),albanesi� (498�mila),� cinesi� (305�mila),� ucraini� (225

mila),�filippini�(158�mila),�indiani�(150�mila)�e�mol-davi�(149�mila).�Tra�i�comunitari,�«vincono»�i�rumenicon�circa�1�milione�di�persone.�Tra�le�aree�di�residen-za�prevalgono�le�regioni�del�nord�(61,8%),�a�seguirecentro� (24,2%)� e� sud� (16,9%).� Nelle� province� diMilano�e�Roma�abita�un�sesto�dei�residenti�(16,9%).I� bambini,� a� proposito� del� tema�della� cittadinanza,più�che�il�futuro�sono�il�presente.�Nel�2012�in�Italia�nesono�nati�79.894�(14,9%�di�tutte�le�nascite),�cui�biso-gna� aggiungere� quei� 26.714� piccoli� nati� da� coppiemiste.�In�totale,�tra�neonati�e�figli�ricongiunti,�i�mino-renni�non�comunitari�sono�908.539�(24,1%�dei�sog-giornanti,�mentre�gli�italiani�non�fanno�figli).�A�pro-posito�matrimoni�misti,� nel� 2011� sono� stati� 18.005(l’8,8%� di� tutte� le� unioni� celebrate).� Infine,� è� ilmondo� della� scuola� che� fotografa� il� migliore� deimondi�possibili:�gli�stranieri�iscritti�all’anno�scolasti-co�2011/2012�sono�786.650�(8%�del�totale),�con�unaumento�di�30.691�unità�(+�4,1%).� In�2.500�scuolesuperano�il�30%�degli�iscritti.�Se�questa�è�la�realtà,�faancora�più�male�soffermarsi�sul�«panorama�delle�dis-criminazioni».� In�sintesi,�è� la�cronaca�del� fallimentodella�politica�di�un�paese�culturalmente�arretrato�chenon� sa�offrire�protezione� sociale�a�una�popolazionesempre� più� sofferente,� immigrata� o� autoctona� chesia.� Ci� sono� i� «più� discriminati»,� i� rom� (circa� 150mila),�e�tanti�altri�«razzismi»�declinati�nelle�più�sva-riate�realtà�(nello�sport�per�esempio),�ma�c’è�soprat-tutto�l’incapacità�di�imboccare�l’unica�via�percorribi-le:� «Un� generalizzato� rinnovamento� di� mentalità� eun� impegno� costruttivo� e� condiviso� per� faredell’Italia�un�paese�più�inclusivo».

Luca Fazio

Immigrati - i residenti sono oltre 5 milioni PAGINA 9 ImmIGRAZIONE

L’immigrazione�costituisce�davvero�un� rischio�per� lasostenibilità�del�nostro�sistema�economico?�Dati�allamano,� l'allarme� che� tanto� appassiona� i� movimentixenofobi�e�nazionalisti�pesa�per�il�2,07�percento�sullaspesa� pubblica.� Un'anticipazione� del� rapporto� “Idiritti� non� sono� un� costo”,� che� verrà� presentato� aRoma�il�29�novembre"Noi�moriamo�disoccupati�voi�pensate�a�Rom�e�immi-grati".�È�il�testo�di�uno�striscione�con�il�quale�è�stata"accolta"� a� Lamezia� Terme� il� 19� luglio� scorso� laPresidente�della�Camera�invitata�dal�sindaco�a�parte-cipare� alla� cerimonia� di� conferimento� della� cittadi-nanza�italiana�a�422�bambini�e�ragazzi�"figli�dell'im-migrazione"�nati�in�Italia.�La�protesta,�tutt'altro�chespontanea,�non�rappresenta�un�caso�isolato.�Gli�slo-gan,�i�manifesti,�i�discorsi�e�i�post�sui�social�networkche�agitano�lo�spettro�di�una�crescente�competizionetra�cittadini�italiani�e�stranieri�sul�mercato�del�lavorocosì�come�nell'accesso�al�welfare�sono�numerosi.�Necostituisce�fra�tutti�l'esempio�iconografico�più�classi-co�il�manifesto�elettorale�diffuso�a�San�Benedetto�delTronto�nel�marzo�2011:�alcuni�cittadini�stranieri�sonorappresentati�in�fila�mentre�chiedono�l’assegnazionedi�case�popolari,�l’accesso�ai�servizi�sociali,�agli�asili�ealle�scuole.�In�fondo�alla�fila�si�trova�un�cittadino�ita-liano.� Il� titolo� del�manifesto� recita:�“Indovina� chi� èsempre�l'ultimo”.�Qualcuno�potrebbe�obiettare�che�si�tratta�di�messag-gi� veicolati� da� minoranze� chiassose� ma� estreme� enon� rappresentative� dell'opinione� pubblica.� Giusto.Tuttavia,� se� insieme� a� questi� segnali� registriamoanche�quelli�che�emergono�dai�sondaggi�internazio-nali�che�hanno�indagato�la�"percezione"�che�i�cittadi-ni�nativi�di�diversi�paesi�hanno�dell'impatto�dell'im-migrazione�sui�conti�pubblici�e�i�frequenti�riferimen-

ti� di� amministratori� e� rappresentanti� istituzionali� afatidiche�"soglie"�oltre� le�quali� l'intolleranza�verso� icittadini�stranieri�sarebbe�"da�considerarsi�automati-ca",�è�facile�comprendere�che�il�discorso�sull'insoste-nibilità� sociale� ed� economica� dell'immigrazione� ètutt'altro�che�poco�diffuso�nel�dibattito�pubblico.�Undiscorso� che� potrebbe� incontrare� un� consenso� cre-scente�in�una�società�che�sta�affrontando�con�grandidifficoltà� gli� esiti� della� crisi� economica� ancora� incorso.I�diritti�non�sono�un�"costo"�raccoglie� l'ultima�partedi� un� percorso� di� ricerca� che�ha� voluto� confrontarsicon� l'esigenza� di� contrastare� i� luoghi� comuni� e� leinquietudini�più�diffuse�che�identificano�la�presenzadi�cittadini�stranieri�come�un�"peso"�insostenibile�peril�nostro�sistema�economico�e�sociale.��In� tutti� i� rapporti� prodotti� lungo� questo� percorso,abbiamo�esplicitato�che� il�nostro�punto�di�partenzanon�è�neutrale.�Non�condividiamo�l'approccio�econo-micista�che�ispira�troppo�spesso�le�scelte�dei�decisoripolitici�e�li�induce�a�disegnare�le�politiche�migratoriesulla�base�di�una�fredda�e�spesso�sbrigativa�misura-zione� dei� "costi/benefici"� che� caratterizzerebbero� ilfenomeno�migratorio.� Ci� sono,� lo� ribadiamo,� dirittiumani� e� sociali� universali� che� dovrebbero� esseregarantiti�a�tutti,�incluso�il�diritto�a�migrare.�Ma� combattere� la� xenofobia,� le� discriminazioni� e� ilrazzismo�significa�anche�confrontarsi� con� l'esigenzadi� influenzare� il� dibattito� pubblico� offrendo� argo-mentazioni� sufficientemente� solide� per� cambiarnel'indirizzo.� Quello� del� rapporto� tra� immigrazione,sistema�economico�e�welfare�è�uno�degli�argomentipiù�utilizzati�per�alimentare�l'intolleranza�e�l'ostilitàverso� chi� proviene� da� altrove.� È� dunque� opportunocontribuire�a�tematizzarlo�nel�modo�più�corretto�pos-

sibile.�Le�domande�con�le�quali�abbiamo�voluto�con-frontarci�sono�sostanzialmente�tre.�L’immigrazione�costituisce�davvero�un� rischio�per� lasostenibilità�del�nostro�sistema�economico�e�di�wel-fare?�I�provvedimenti�discriminatori�adottati�a�livellolocale�negli�ultimi�anni,� tesi�a� limitare� l’accesso�deicittadini�stranieri�ad�alcune�prestazioni�sociali,�si�fon-dano� su� un� qualche� inoppugnabile� presuppostoempirico?�E� infine:� le�politiche�migratorie�e�sull'im-migrazione�sin�qui�realizzate�sono�le�più�giuste�e� lepiù� "sostenibili"� dal� punto� di� vista� degli� equilibridella�finanza�pubblica?I� dati� e� le� informazioni� raccolti� ci� consegnano� unarisposta�negativa�a�tutte�e�tre�le�domande.Naturalmente�qualsiasi�rappresentazione�di�un�feno-meno�complesso�è�condizionata�dal�punto�di�vista�dichi� lo� osserva,� dall'ambito� di� indagine� prescelto� edalle� metodologie� utilizzate� per� osservarlo.� Perrispondere�alle�domande�sopra�indicate,�I�diritti�nonsono�un�"costo"�propone� in�primo� luogo�un�quadroaggiornato�della� popolazione� straniera� residente� inItalia�(capitolo�uno),�della�sua�distribuzione�nel�mer-cato�del�lavoro,�del�suo�impatto�fiscale�e�del�suo�con-tributo�al�Prodotto�Interno�Lordo�(capitolo�due).�Unastima�della�spesa�sociale�imputabile�alla�popolazionestraniera�viene�offerta�nel�terzo�capitolo�mentre�nelquarto�viene�proposta�una�ricognizione�delle�risorsepubbliche�specificamente�dedicate�all'accoglienza�eall'inclusione�sociale�dei�migranti.�La�risposta�alla�terza�domanda�è�affidata�alle�conclu-sioni�che�confrontano�i�dati�raccolti�nel�dossier�Costidisumani.�La�spesa�pubblica�per�il�"contrasto�all'im-migrazione�irregolare"�con�quelli�qui�presentati,�rap-portandoli�alla�spesa�pubblica�complessiva."L'allarme"�che�tanto�appassiona�i�movimenti�xeno-

fobi� e� nazionalisti,� le� preoccupazioni� che� agitanomolti�dei�nostri�amministratori�locali,�la�"prudenza"che� contraddistingue� il� governo� delle� politichemigratorie,� si� riferiscono,� secondo� le� nostre� stimerelative�all'anno�2011,�al�2,07%�della�spesa�pubblicacomplessiva� se� consideriamo� congiuntamente� laspesa�sociale�imputabile�(con�qualche�riserva)�ai�cit-tadini�stranieri�e�gli�stanziamenti�destinati�alle�poli-tiche� di� contrasto,� di� accoglienza� e� di� inclusionesociale�dei�migranti.�Se�invece�restringiamo�il�campodi�osservazione�alle�politiche�per�così�dire�"dedicate",gli� stanziamenti�per� le�politiche�di� accoglienza�e�diinclusione� sociale� dei� migranti� rappresentano� lo0,017%� della� spesa� pubblica� complessiva� rispettoallo�0,034%�di�incidenza�degli�stanziamenti�destina-ti�alle�politiche�del�rifiuto.�E� qui� è� d'obbligo� evidenziare� lo� squilibrio� cheLunaria,�nell'ambito�della�campagna�Sbilanciamoci!,denuncia�da�tempo:�lo�Stato�investe�poco�nel�gover-no�di�un�fenomeno�che�è�ormai�strutturale,�ma�inve-ste�anche�male.�Mediamente�gli� stanziamenti�ordi-nari�destinati�alle�politiche�di�accoglienza�e�di�inclu-sione� sociale� dei� migranti� si� aggirano� intorno� ai123,8�milioni�di�euro�l'anno,�pari�a�circa�la�metà�deglistanziamenti�medi�destinati�alle�politiche�del�rifiuto,circa�247�milioni�l'anno.�Guardare�al�futuro�significa�ribaltare�questo�rapportoe� cambiare� approccio.� Il� rifiuto� costa� troppo,� è� dis-umano� e� inefficace.� Investire� nell'accoglienza,� nel-l'inclusione�sociale,�nella�garanzia�dei�diritti�di�citta-dinanza� è� ciò� che� serve.� La� nostra� speranza� è� chequesto� lavoro� offra� stimoli� sufficienti� per� andare� intale�direzione�e,�dunque,�per�guardare�più�lontano�diquanto�è�stato�fatto�fino�ad�oggi.

Lunaria

I diritti non sono un costo

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Le Storie di Raffaele e AnnamEDICINA DEmOCRATICA PAGINA 10

Le  Storie di Raffaele e di  Anna. 2 storie una divulgatada Massimo Torelli e l’altra da Daniela, sindacalista diRoma. La storia di Raffaele malato di SLA che parteci-pa alla lotta dura  davanti al Ministero dell’Economia esi accascia la sera del 22 ottobre mentre discuteva coni suoi compagni (Raffaele era un militante di ALBA). LaStoria di Anna, che credeva di essere nell’Eden (laBanca Unicredit) e si ritrova ad essere un semplicenumero: una Serva della Gleba. Ma il finale della storiaapre alla speranza:  Anna ha la forza di alzare gli occhie di guardare i suoi colleghi... e capisce che è necessa-rio lottare, lottare, lottare. Raffaele e Anna ci insegna-no che contro il neo liberismo non si può stare più aguardare.

Gino Carpentiero - sez. Pietro Mirabelli diMedicina Democratica

A.L.B.A. - Comitato Operativo Nazionale

SULLA MORTE DI RAFFAELE PENNACCHIO - mala-to di SLA che da 2 giorni presidiava il Ministerodell’Economia.Un�ricordo�di�Mario�Sommella,�dello�snodo�tematicoALBA�Articolo�3�a�cui�Raffaele�aveva�aderito

Raccontare�una�storia�così�scioccante�non�è�impresasemplice,�da�quando�si�è�costituito�il�nodo�Articolo�3abbiamo�stretto�un�connubio�indissolubile�con�i�com-pagni� e� le� compagne� del� comitato� 16� novembre,Raffaele�è�stato�tra�i�primi�ad�aderire,�il�nostro�inten-to�è�quello�di�unificare�gli�sforzi,�E�mi�esprimo�al�pre-sente�perché�le�nostre� lotte�continueranno,�ripeto� ilnostro� intento�è�quello�di�unire�varie�esperienze�tradisabili�con�problematiche�differenti    ,�Fin�dai�primimomenti�si�è�compreso�e�percepito� il�valore�umanoche�queste�compagne�e�questi�compagni,�nonostan-te� siano� colpiti� nella� loro� integrità� fisica,� quantoavrebbero�potuto�fare�per�la�causa�di�tutti� i�disabili,troppo�spesso� le�nostre� categorie�vagano�  nel�buio,agiscono� slacciati� da� qualsiasi� contatto� tra� loro� ,Ognuno�a�coltivare�il�loro�piccolo�interesse�ad�orticel-lo, invece�loro�erano�consapevoli�che�solo�unendo�lelotte� di� più� persone� con� problemi� simili� si� sarebbepotuto�arrivare�a�risposte�concrete�a�nostro�favore.�Arriviamo�alla�cronaca,�purtroppo�non�felice,�di�que-sti�momenti;�il�Comitato�16�Novembre�invia�una�let-tera�al�ministero�per�avanzare una�proposta�progettoche� avrebbe� potuto� portare� benefici� non� solo� aimalati�di�SLA�ma�a� tutta� la� categoria�dei�disabili,�enon� solo,� in� questa� proposta� progetto� si� richiedeval’assistenza� domiciliare� a� chi� ne� facesse� richiesta� econtemplava� inoltre� l’assunzione� di� circa� 200.000persone�che�avrebbero�dovuto�assistere�queste�per-sone�quindi�un�buon� impatto�occupazionale,�e�par-liamo�di�posti�regolari�non�a�nero,�certo�questo�com-portava� una� riduzione� dei� finanziamenti� alle� RSA,ma� questi� finanziamenti,� addirittura,� avrebberoapportato�un�buon� risparmio�alle� casse�dello�Stato,sempre� inascoltati� non� c’era� interesse� da� parte� deinostri�governanti�in�quanto�le�lobby�delle�residenzesanitarie�assistenziali�e�forte�in�Italia,�ma�i�malati�SLAnon� si� sono�mai� tirati� indietro�e�a� rischio�della� lorovita� hanno� più� volte� e� ripetutamente� manifestatosotto� i� vari�ministeri,� il� 12�giugno�2013,� penultimoappuntamento� prima� della� data� del� 22� ottobre,� èsempre�per�richiedere�quello�che�di�diritto�dovrebbeessere�dato�annoi�disabili,� I�vari�governi�che�si�sonosucceduti� e� che� hanno� avuto� contatti� con� questimanifestanti� eroici� non� si� sono�mai� fatti� scrupolo�Echiedersi�cosa�rischiano�queste�persone,�non�sapeva-no� che� i�malati� SLA� sono�persone� colpite�nella� lorointegrità�da�una�malattia� inesorabile� che� li� debilitacol� passar� del� tempo?� Non� si� sono�mai� domandati

perché� mettono� a� rischio� la� loro� vita� per� ottenerequello�che�è�un�loro�diritto�?�Non�è�bastato�un�presi-dio,�non�il�secondo,�ma�ben�nove�nell’arco�di�24�mesie�sempre�con�lo�stesso�leitmotiv,�dateci�quello�che�cispetta,�Non�per� capriccio,�ma�perché�questo� è� con-templato� nelle� nostre� leggi,� sia� italiane� che� dellacomunità�europea.�Arriviamo�al�22�ottobre,�un�mani-polo� di� eroi� si� incontra� sotto� il�ministero� economiafinanze�per� richiedere�quello�che�già�vi�ho�descrittosopra,�al�ministero�vengono�accolti�la�mattina�del�22e� i� vari� sottosegretari� tentano� di� posporre� le� lororichieste�ad�altri�incontri,�più�in�la�nel� �tempo,�ma�eraproprio�Raffaele�che�al�tavolo�diceva�“fate�presto,�nonc’è� tempo”� questo� lo� ha� ripetuto� più� volte� ai� variburocrati� governativi,� il� 22� escono� dal� ministerorimanendo�in�Presidio�tutta� la�notte�al� freddo�dopoaver�strappato�con�i�denti�l’�incontro�del�23,�il�giornodopo�all’incontro�riescono�ad�ottenere�buone�assicu-razioni�alle� loro�richieste,� i�comunicati�stampa�sonopositivi,�ma�la�lotta�è�stata�dura,�provati�dal�presidionotturno� e� dall’incontrofiume�verso�le�15:30�esconodal�ministero�e�si�avviano�inalbergo,� raffaele� era� felice,si�provato,�ma�felice�e�nes-suno� si� sarebbe� aspettatoche�la�sera�si�sarebbe� acca-sciato� al� tavolo� davanti� atutti� i� compagni� e� le� com-pagne.�Questo� è� l’epilogo� di� unastoria� tragica,� Con� respon-sabilità,�anche�se�indiretta,da�parte�di�governanti�cini-ci� che� non� rispettano� I� bisogni� delle� persone� piùdeboli,� si� sa� bene� come� ragionano� questi� burocratimanipolati�da�un’economia�crudele,�Che�non�lesina-no�fondi�a�istituti�bancari�ho�sovvenzionamenti�alleloro� caste,�di� contro� fanno� sì� che�persone�con�pienidiritti� costituzionali� arrivino� sotto� i� loro� palazzi� delpotere� per� ottenere� quello� che� gli� spetta.� AdessoRaffaele�non�c’è�più,�ma�di�lui�rimarrà�il�suo�sorriso,�eil�suo�esempio�che�sarà�un�faro�per�tutti�coloro�che�infuturo�vorranno rivendicare�i� loro�Giusti�diritti,�  solocosì�il�suo�sacrificio�non�sarà�reso�vano.

Mario Sommella P.S.�la�notiziahttp://www.repubblica.it/salute/2013/10/24/news/muore_ma l a to_d i_ s l a_dopo_ in con t ro_ con_ i l_gove r no -69321346/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-17_24-10-2013

Diciamo che mi chiamo Anna, e sono una donna dicirca 35 anni, una persona come tante: un marito, due figli, di cui una piccola che va ancoraall’asilo, e l’altro alle medie, e fino a qualche tempo falavoravo con un certo orgoglio nel più grande gruppobancario d’Italia: Unicredit Group.Ho sempre amato il mio lavoro, stavo bene con i mieicolleghi, ed in coscienza credo di avere sempre dato ilmassimo nelle mie attività.Nel 2009, mi venne proposto con tanto entusiasmo dipartecipare ad un progetto innovativo che avrebbedato l’esempio a molte altre aziende su come si potevae doveva evolvere la gestione delle risorse umane, ed iofelice accettai.Pensavo che se tra tanti avevano scelto me, voleva direche mi ritenevano brava e capace di affrontare nuove estimolanti sfide, in più avevo il vantaggio di avere l’a-silo aziendale proprio nel palazzo dove avrei svolto ilmio lavoro, a tutto vantaggio, quindi, anche della sere-nità della mia bambina e quindi della mia famiglia.Lavorai molto, e con tanto impegno a questo progetto,

e tutte le mattine ero contenta di andare a lavorareperché sentivo che stavamo costruendo davvero qual-cosa di nuovo. I miei dirigenti, poi, continuavano a pro-spettarci un futuro veramente roseo, ed io mi fidavo diloro. Perché non avrei dovuto?Anche i miei colleghi la pensavano come me, ed anchese eravamo un gruppo eterogeneo: c’erano personecon esperienza trentennale, ed anche giovani appenaaffacciatisi al mondo del lavoro, ci eravamo amalga-mati bene, e l’ambiente lavorativo era veramente pia-cevole. Quindi ero serena, e tutto ciò influiva positiva-mente anche sulla mia vita privata. D’altra parte si sache non si può scindere il lavoro dal resto della propriaesistenza.In ufficio passiamo moltissimo tempo, e se si passa delbuon tempo, a casa si arriverà con il sorriso sulle labbrapronte ad affrontare i piccoli grandi guai quotidianiche una famiglia deve gestire. Ma, ripeto ero serena: lavoro soddisfacente, uno sti-pendio sicuro per dare un tetto sulla testa ai miei figli,

insomma tutto a posto.Un giorno d’estate arrivarono i nostri dirigenti a chie-derci di firmare una lettera, un pro forma, dissero.Passavamo dalla Holding ad una società consortileappena creata, ma non cambiava nulla, la proprietàrestava al 100% unicredit, era solo una questionefiscale.Io ebbi qualche perplessità mettendo quella firma, maancora una volta mi fidai. Se lo dicevano i miei respon-sabili, in modo così sereno, perché dovevo preoccupar-mi? In effetti apparentemente non cambiò nulla.Si c’erano delle voci sul fatto che si stessero preparandoa creare tante piccole società end to end da cedere unpezzetto per volta, ma non c’erano prove concrete,erano solo voci.E così passo dell’altro tempo. Io ero un po’ turbata, mafacevo il mio lavoro con il solito spirito coscienzioso disempre, anche perché continuavano a ripeterci che noieravamo “le mele buone” il “gioiellino” di Unicredit.In quei mesi uscì un film si intitolava “il gioiellino”,appunto e parlava del tracollo della Parmalat. Io andaia vederlo con mio marito e ne rimasi turbata, ma midetti della sciocca. Cosa centravamo noi con quellavicenda? Nulla. Ed il tempo passava, quelle voci sullesocietà end to end aumentavano, e la crisi economicamondiale mordeva le caviglie anche di Unicredit. Ed ionon ero più tanto serena e felice di andare in ufficiotutte le mattine. Un giorno ci giunse la notizia che c’erauno studio di fattibilità in corso che prevedeva lanostra vendita ad HP, ma venimmo come sempre tran-quillizzati, solo che questa volta il dubbio, il tarlo siinsinuò profondamente nella mia testa.Cosa diavolo c’entravamo noi con HP, un’azienda cheproduce computer, non eccelsa nel suo campo, anziche stava pesantemente effettuando tagli di perso-nale e che addirittura stava cedendo il suo core busi-ness, perché in pesante perdita?Incominciai ad avere piccoli problemi di salute: mal

di testa, stanchezza, ero sempre irritata, preoccupata etriste. Come prima raccontavo tutto ciò influiva anchesul resto della mia famiglia. Iniziarono a tremarmi legambe: cosa stava succedendo davvero?E lo scoprii presto: ci stavano vendendo davvero ad HP.Le mele buone, il gioiellino era diventato qualcosa dicui ci si poteva disfare con tranquillità.Mi sentii come si dovevano sentire i servi della gleba:venduti ad un altro padrone insieme alla loro terra,come persona non contavo nulla. I miei sogni, le miesperanze, il mio lavoro di tanti anni, il mio impegno,via sparito tutto. Venduta come si vende una cosa ina-nimata. Ovviamente venimmo tranquillizzati ancoradai nostri dirigenti nuovi, ed anche da quelli “vecchi”:eravamo parte di un progetto innovativo che avrebbedato l’esempio a molte altre aziende su come si potevae doveva evolvere la gestione delle risorse umane,parole già sentite, a cui non credevo però più.E le cose da allora sono peggiorate, giorno per giornosono peggiorate. Tante parole, tante promesse, ma

dietro di esse il nulla. Restavo laserva della gleba, che vedeva por-tarsi via il lavoro verso un paeselontano dove sarebbero state fattepromesse ad altre persone ingenue.Promesse che neppure lì verrannomantenute, ne sono certa. Mihanno spostato in tre uffici diversi,nel giro di pochi mesi. Non facevo intempo ad imparare un’attività chegià dovevo andare da qualche altraparte, perché il mio lavoro finiva inPolonia, e nel frattempo nessunacommessa è arrivata, nessuna

nuova attività ha sostituito quelle che hanno preso ilvolo.Era come stare nel libro di Ende: Fantasìa. Dove il tuomondo si sgretola, c’è il nulla che avanza e tu devi faredi tutto per non essere inghiottita da quell’enormebuco nero.Ora non vado più in ufficio serena, i miei problemi acasa di sono aggravati, i miei unici pensieri sono: tro-verò ancora la mia scrivania e fino a quando? Qualefuturo potrò dare ai miei figli: quella bambina che sifida così tanto della sua mamma, ed a quel ragazzinoche sta arrivando troppo velocemente all’adolescenza?Dove andrò quando il nulla non mi permetterà altre viedi fuga? Dormiranno serene le persone che hanno per-messo tutto questo? Farò la fine dei tanti disperati ope-rai che arrivano ai gesti più estremi pur di difendere lapropria dignità di persona calpestata con tanta noncu-ranza? Cosa dovrò fare per difendere il mio diritto al lavoro,perché non scordiamoci mai il primo articolo dellaCostituzione: “ l’Italia è un Paese fondato sul lavoro”. Edio amo la nostra Costituzione.Ed è pensando a tutto ciò che un giorno ho alzato gliocchi dal mio dolore personale e dalla mia scrivania edho visto, forse per la prima volta, i visi dei miei colleghi:avevano i miei stessi occhi, soffrivano dei miei stessimal di testa, provavano il mio stesso dolore. Allora hocapito: insieme, dobbiamo alzare tutti gli occhi dallascrivania, e guardare gli occhi dell’altro accanto a noi elottare, lottare, lottare per la nostra dignità di personee perché per una volta, non sia il nulla ad avere lameglio su degli esseri umani.

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PORTI INSICURIPAGINA 11 mEDICINA DEmOCRATICA

Non c’era un traduttore. Parlavo

con la polizia del porto a gesti. Con

le mani ho cercato di spiegare loro

che volevo stare in Italia. Con le

mani ho detto che avevo 15 anni.

Loro, sempre con le mani,mi hanno

detto: “Tu hai 20 anni, devi tornare

in Grecia”.

M., 15 anni, Afghanistan

Ogni anno alcune migliaia di migrantie richiedenti asilo affrontano un viag-gio drammatico cercando di raggiun-gere l’Italia dalla Grecia nascosti neitraghetti commerciali che solcanol’Adriatico. La maggior parte di essiproviene dall’ Afghanistan e dallaSiria, in fuga da guerre e persecuzioni.Molti di loro sono adolescenti, pocopiù che bambini. In nove casi su diecicoloro che vengono scoperti duranteil viaggio o allo sbarco sono respinti -

riammessi è il termine formale - dalleautorità italiane verso la Grecia, unpaese devastato dalla crisi economicae da una violenza xenofoba senza pre-cedenti, dove il diritto d’asilo nonviene di fatto garantito e dovemigranti e rifugiati devono spessoaffrontare condizioni di vita inumanee degradanti. Perché dunque all’interno dell’AreaShengen così tanti potenziali richie-denti asilo devono affrontare un viag-gio che comporta rischi per la lorovita e la concreta possibilità di essererimandati indietro?

Per sei mesi, da aprile a settembre

2013, Medici per i Diritti Umani

(MEDU) ha intrapreso un’indagine-

intervento, fornendo assistenza

sanitaria a centinaia di migranti e

richiedenti protezione inter-

nazionale in Grecia e in Italia e rac-

cogliendo oltre cento testimoni-

anze dirette di riammissioni som-

marie di adulti e minori stranieri

dai porti italiani al paese ellenico.

Le evidenze che emergono dall’inda-gine, raccolte nel rapporto presentatoil 14 novembre, dimostrano come ivalichi di frontiera adriatici delnostro paese non si possano conside-rare “porti sicuri” dal punto di vistadella garanzia dei diritti fondamenta-li degli stranieri e come sia necessarioporre in atto azioni urgenti affinchésia assicurata l’incolumità e la tuteladei migranti, in particolare dei richie-denti asilo e dei minori non accompa-gnati.

La conferenza stampa vedrà la parte-cipazione di Medici per i Diritti

Umani, dell’Associazione per gli

Studi Giuridici sull’Immigrazione

(ASGI) e di ZaLab che hanno collabo-rato alla realizzazione di questa inda-gine. ASGI esporrà l’azione legaleintrapresa presso la Corte Europeadei Diritti dell’Uomo a tutela di 19migranti riammessi illegittimamentedall’Italia alla Grecia. ZaLab presente-rà in anteprima il video-reportageRIAMMESSI realizzato a Patrasso tra imigranti che hanno vissuto l’espe-rienza del respingimento e tra coloroche sono in attesa di imbarcarsi perl’Italia. Saranno disponibili copie delrapporto

MEDU (Medici per i diritti umani)

Ufficio stampa: 3343929765 /0697844892 info@mediciperidirit-

tiumani.org

Se questo è un

salto di civiltà

La sezione fiorentina di Medicina Democratica giudicaassai deludente il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti2013-2020 che ri-punta ancora una volta sugli inceneri-tori. Su 9 previsti ne conferma 7.

Considerando che quello di Greve in Chianti sono staticostretti a eliminarlo per la decisa opposizione delSindaco Alberto Bencistà e di tutta la sua giunta, alla finesolo uno è stato “depennato” d’ufficio.

Se questo è un salto di civiltà...

Ancora una volta non si è voluto dare un colpo al busi-ness che ruota attorno alla costruzione degli incenerito-ri con tutto ciò che questo comporta per la salute dellepopolazioni e dell’ambiente.

Avere un numero alto di impianti di incenerimento èsicuramente un elemento che favorisce l’accumulo pro-gressivo di sostanze pericolose, anche a dosi infinitesi-mali, persistenti e bioaccumulabili, come il PU(Particolato Ultrasottile), le diossine ed i metalli pesanti.Risparmiando sul serio sugli impianti di incenerimentoallora si che si sarebbe fatto davvero un salto di civiltà.

Così come assumendo, sul serio, l’orizzonte culturale deirifiuti zero, che vuol dire sopratutto zero inceneritori ezero discariche. Le popolazioni sono oggi sottoposte aduna pressione ambientale, che rende sempre più fragili iterritori, e contribuisce a rendere sempre più precariaanche la salute delle presenti e future generazioni, perquesto sarebbe doveroso applicare la prevenzione pri-

maria, il principio di precauzione e la riduzione di

impianti, facilmente sostituibili, come gli inceneritori.

MEDICINA DEMOCRATICA

SEZ. PIETRO MIRABELLI FIRENZE

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VOCI PAGINA 12

Povertà, anche gli italiani in disagio

“Dichiariamo Illegale la Povertà”2ª Conferenza DIP

Attaccare le cause strutturali

dell’impoverimento nel

mondo.

Togliere alle Borse la possibi-

lità di orientare la produzio-

ne, la distribuzione e l’uso dei

beni e servizi essenziali ed

insostituibili per la vita, sui

quali si fondano i diritti umani

alla salute, all’igiene, alla casa,

all’educazione.

Questa è la prima delle tre misu-re concrete con le qualil’Iniziativa “Dichiariamo Illegalela Povertà” (DIP) è entrata nellafase di realizzazione dei suoiobiettivi, dopo più di un anno dilavoro per definire l’intero pro-gramma, articolato in Italia in 3campagne e 10 azioni prioritarieper il periodo 2013-2017.Un dato è certo: non è possibilesradicare i fattori strutturali chesono all’origine ed alimentano iprocessi dell’impoverimento nelmondo se non si modificano leregole che hanno dato ai mercatifinanziari, e alle Borse in parti-colare, lo strapotere di cui dis-

pongono per decidere del dive-nire della vita.L’esperienza mostra che l’averlasciato alle Borse del grano, delriso, dei semi, per non menzio-nare le Borse dei terreni urbanio quelle delle imprese farmaceu-tiche, non ha permesso unmigliore uso delle risorse natu-rali nell’interesse della popola-zione mondiale, ma ha favoritosoprattutto l’arricchimento deidetentori delle azioni/obbliga-zioni delle imprese attive in detticampi quotate in Borsa. È notoche allorché c’è penuria di granoo di riso, e di altre derrate ali-mentari o elementi naturali perla salute, il valore delle azionidelle grandi imprese multinazio-nali aumenta considerevolmen-te. È uno scandalo così grandeche i più non riescono a com-prendere, come sia possibile chei proprietari di capitale si arric-chiscano mentre impoverisconocoloro che hanno fame, chehanno sete o che devono esserecurati. Cosa proponiamo di fare?

Anzitutto, in un primotempo (novembre 2013-marzo2014), costituire rapidamente laconoscenza cittadina collettivaredigendo i seguenti brevi dos-sier di documentazione su:•“Fuori le imprese quotate inBorsa dalla campo dell’acquapotabile e per l’irrigazione”;•“No alle imprese quotate inborsa nel settore del grano e delriso”, •“Liberare il suolo urbano dallafinanza speculativa”.In un secondo tempo (aprile-dicembre 2014), organizzareuna duplice azione di mobilita-zione popolare sui membri delParlamento Italiano e sui cittadi-ni stessi in favore di proposte dilegge rispondenti agli obiettividella DIP.NON LASCIAMO IL DIVENIREDEI DIRITTI DEI CITTADININELLE MANI DELLE IMPRESEQUOTATE IN BORSA!

Comitato editoriale

Banning Poverty 2018

FIRENZE – I dati della decima edizionedel Dossier Caritas sulle povertà inToscana mettono in evidenza una situa-zione di disagio che non accenna a miti-garsi: aumentano le persone che sirivolgono alla rete degli oltre 120Centri di Ascolto, aumenta la presenzadi italiani, aumentano le richieste dicibo e, tra i problemi maggiormenteevidenziati, prevalgono quelli legatiall’indebitamento, alla mancanza dilavoro e di un posto dove vivere.Stamattina, nel corso di un incontro chesi è tenuto in Sala Pegaso a PalazzoStrozzi Sacrati, Regione e Caritas oltre apresentare l’edizione 2013 del Dossier,hanno firmato un accordo che, se da unlato conferma e potenzia l’attività(avviata nel 2003) di rilevazione dellesituazioni di disagio realizzata dallarete dei Centri di Ascolto (riassunta poiattraverso il Dossier), dall’altro ne svi-luppa altre, con un’attenzione partico-lare alle azioni di sensibilizzazionerivolte ai giovani in ambito scolastico eattraverso la promozione di iniziativedi volontariato strutturate con specificaattenzione a progetti sperimentali diservizio civile rivolti a gruppi etnici pervalorizzarne il loro inserimento.Vediamo in sintesi alcuni dei dati conte-nuti nel Dossier 2013. Le persone ascol-tate nel 2012 sono state oltre 27 mila,(2mila in più rispetto al 2011). Inaumento il rapporto italiani-stranieri:gli italiani erano poco meno del 21%nel 2008 e il 27,5% nel 2011, adesso

sono il 31,1%. Il 68,9% sono stranieri(erano il 72,5% nel 2011).Resta maggioritaria la presenza femmi-nile: 56,3%, in aumento di quasi 3 puntirispetto all’anno precedente. Oltre lametà delle persone ha tra i 25 e i 45anni. L’età media è 49 anni per gli italia-ni, intorno ai 39 anni per gli stranieri.Il 5,7% delle persone è senza alloggio(6,5% del 2011) e l’8% vive in alloggi difortuna (10,2% del 2011). Solo il 5,8%vive in appartamento/casa di proprietàed il 6,6% (quasi tutti italiani) in alloggidi edilizia popolare. Il 43,8% degli ita-liani e il 54,6% degli stranieri vivono inaffitto.Il 74% delle persone è disoccupato,dato elevatissimo e sostanzialmentestabile rispetto agli anni scorsi. È disoc-cupato il 64,9% degli italiani (63,7% nel2011, 66% nel 2010) e il 78% deglistranieri (76,5% nel 2011 e nel 2010).Riguardo aip r o b l e m ip r i n c i p a l ie m e r s idurante icolloqui, inprimo luogola povertà dirisorse eco-n o m i c h e( 3 9 , 9 % ,p r e s s o c h és t a b i l e ) ,lavoro (dis-occupazione,

sottoccupazione, sfruttamento: 28,9%rispetto al 35,2% del 2011), casa(9,8%), salute (7,6%) e famiglia (6,4%).Entrando più nello specifico dei proble-mi legati alla povertà di risorse econo-miche, cresce quello legato all’indebita-mento: incideva solo per il 3,6% nel2006, adesso supera il 15%. Riguardoinvece ai problemi lavorativi, quasidecuplicata la percentuale di cassainte-grati o in mobilità (0,6% nel 2006, 5,6%nel 2012). Concludendo con il problemaabitativo, si è acuito soprattutto quellodegli sfratti: dal 12,3% del 2006 si èpassati al 33,1% nel 2012.Infine le richieste rivolte agli operatori.Un terzo (33,4%) è di beni e servizimateriali, dato in costante incrementonegli ultimi anni: 29,3% nel 2011,25,7% nel 2010, 22,8% nel 2009.Diminuiscono lievemente quelle dilavoro (19,1%) rispetto al più recente

passato (22,3% nel 2011 e 22,5% nel2010). Per quelle legate all’alloggio,negli ultimi 3 anni si rileva un’impenna-ta: dal 3,2%del 2010 al 4,2% del 2011,fino al 4,7% del 2012. Un’occhiata al contenuto dell’accordo,con il quale la Regione mette a disposi-zione 50 mila euro l’anno per il triennio2013-2015. Punti fondamentali: confer-ma del progetto Mirod (Messa in retedegli Osservatori Diocesani) promossodal 2003 per la raccolta dei dati dellepersone che accedono ai Centri diAscolto e la realizzazione del Dossier;avvio di percorsi di sensibilizzazione alfenomeno della povertà rivolti a giovanistudenti nella fascia d’età compresa trai 12 e i 18 anni (attraverso percorsi distudio e analisi dei dati provenientidagli Osservatori diocesani, mettendoin evidenza l’importanza della culturadel volontariato come strumento di

contrasto del disagio ed esclu-sione sociale e potenziandol’integrazione tra giovani,famiglie, docenti e servizi ter-ritoriali); avvio di esperienzedi cultura della cittadinanzaper giovani tra i 18 e i 35 anni(attraverso esperienze divolontariato che permettanoai giovani di dedicare un annodella propria vita a servizio difasce deboli della popolazione,propedeutiche al servizio civi-le regionale).

Federico Taverniti

Povertà in aumentoDal 2007 al 2013 raddoppiato il numero dei poveri, da 2,4 mlna 4,8. Due famiglie su 5 fanno la spesa al discount

Il�terzo�trimestre�del�2013�si�chiude�ancora�in�recessione�e�con un calodel Pil (-1,8%) peggiore rispetto a quanto prevedeva il gover-no (-1,7%).�Lo�dice�l’Istat�nella�relazione�che�martedì�mattina�ha�pre-sentato�in�Senato�durante�le�audizioni�sulla�legge�di�Stabilità:�a�parla-re�era� il�presidente�“facente� funzione”�Antonio�Golini.�Prevista unadebole variazione positiva nel quarto trimestre: “A fine annodovrebbe terminare la fase recessiva iniziata nel secondosemestre del 2011”. Rimangono però le macerie: “La reces-sione ha determinato gravi conseguenze sulla diffusione esull’intensità del disagio economico nel nostro Paese”� scrivel’Istat:�dal�2007�al�2012�il�numero�di�persone in povertà assoluta èraddoppiato: da 2,4 a 4,8 milioni.�“In�particolare,�nell’ultimo�anno,l’aumento� si� estende� anche� a� fasce� di� popolazione� che,� tradizional-mente,�presentano�una�diffusione�del�fenomeno�molto�contenuta�gra-zie� al� tipo� di� lavoro� svolto”.� L’Istat� sottolinea� che�“quasi� la�metà� deipoveri�assoluti�(2�milioni�347�mila)�vive�al�Sud�(erano�1�milione�828mila�nel�2011).�Di�questi�oltre�un�milione�(1,058)�sono�minori�(erano723�mila�nel�2011)�con�un’incidenza�salita�in�un�anno�dal�7�al�10,3%.�Iconsumi sono peggiorati per il 65% famiglie: il 77% al Sud haridotto qualità o quantità dei generi alimentari acquistati.Riguardo�ai�provvedimenti�contenuti�nella�legge�di�Stabilità,�criticata,fra�l’altro,�dalla�Corte�dei�Conti,�l’Istat�prevede�che siano le famigliericche a beneficiare di più degli sconti sul cuneo fiscale, perchéhanno più occupati:�“Dato�il�maggior�numero�di�occupati�per�fami-glia�sono�le�famiglie�dei�due�quinti�più�alti�a�trarre�maggiori�vantaggimonetari� in� valore� assoluto’’.� Con il rialzo dell’aliquota Iva l’au-mento dei prezzi “acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto auna situazione di assenza di manovra”.

Foto Mariapia Passigli

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PAGINA 13 POLITICHE (A) SOCIALI

Tagli alla sanità tra Grecia e Italia

Le Città in Comune

Ancora�non�era�mai�stato�così�freddo�a�Firenze.�Tra�ilvento�che�fa�scivolare�due�anziani�e�la�minaccia�dipioggia,�il maltempo non aiuta il presidiodavanti all’azienda ospedaliero-universitariadi Careggi.�Intorno�alle�11.00�inizia�l’allestimentodella�mostra,�con�i�cartelloni�e�le�foto�dedicate�alservizio sanitario italiano, con i tagli che col-piscono migliaia di italiani.�Ormai�da�tempo�vaavanti�un�progressivo�svuotamento�dei�servizi�pub-blici,�in�una�prospettiva�ovviamente�sempre�più�afavore�del�privato.I�dati,�che�sono�girati�senza�clamore�per�i�principaligiornali�italiani,�dimostrano�che�a causa della crisisempre più persone decidono di risparmiareanche sulle cure,�a�partire�dai�denti�per�arrivarealle�analisi.�Una�degenerazione�a�cui�i�governi�italiani�non�sonointenzionati�a�porre�rimedio,�data�la�continui-tà con cui si eseguono le direttive diausterità europee.�Indicazioni�che�la�Greciavive�nel�pieno�della�loro�drammaticità.�Versomezzogiorno�arriva�a�testimoniarlo�il�campercon�il�pezzo�della�mostra�dedicato�al�paeseellenico.�Milioni di persone tagliate fuoridal servizio di cura.�Nella�crisi�si�organizzano�forme�di�resistenza,attraverso�l’autorganizzazione di ambula-tori che siano in grado di attutire l’impat-to dei tagli al�diritto�alla�salute.�Qui�però�citengono�a�precisare�che�“nessuno vuolesostituire lo Stato,�né�in�Grecia�né�in�Italia,�oproporre�un�modello�alternativo”:�i servizipubblici devono essere garantiti dal ser-vizio pubblico,�come�suggeriscono�anche�itermini.�Si�deve�dare�una�risposta�dal�bassoall’emergenza�che�si�abbatte�sulle�fasce�socialipiù�deboli,�ma�la�battaglia�deve�essere�quelladella�sensibilizzazione�e�delle�mobilitazioni�deicittadini�europei�per�la�difesa�dei�diritti.

Si�consuma�anche sulla sanità un meccanismodi passaggio di responsabilità che�arriva�almistico�e�indefinito:�“lo�chiede�l’Europa”�(a�cui�nonsegue�mai�un�ragionamento�su�come�sfruttare�leimminenti�elezioni�europee�del�2014).�Le�direttivedel�governo�nazionale�vengono�scaricate�sugli�entilocali,�che�non�sono�da�meno�nell’assenza�di�rispo-ste�efficaci.�La�Regione Toscana rischia�di�attestarsi�su�unamedia�di�3,15�posti�letto�ogni�mille�abitanti�(“unadelle�medie�più�basse�a�livello�nazionale”).�Ha�giàchiuso�il�presidio�sanitario�della�montagna�pistoiesee�molti�altri�ospedali�sono�a�rischio,�da�quello�diFigline�al�servizio�di�interruzione�di�gravidanza�aBorgo�San�Lorenzo.Si�scende�anche�al�livello�comunale,�ovviamente.Nella�città�di�Firenze�si�tende�a�tagliare�e�ridurre

numerosi�servizi,�come�nel�caso�di�Gavinana�(unintero�quartiere�che�si�è�visto�chiudere�tutti�i�servizisocio�sanitari�pubblici).�Se già con la crisi ci sicura meno per risparmiare, con un pessimotrasporto pubblico e l’obbligo di spostarsi inscarse condizioni di salute...�la�situazione�èdestinata�a�non�migliorare.�La�discriminazionesociale�nel�campo�della�cura�rischia�di�diventarequasi�insostenibile�nei�prossimi�anni,�con�previsionidi�tagli�che�ridurranno�la�spesa�sanitaria�dal�7,1%�al6%�del�PIL�entro�il�2017.�“Tra il 2011 e il 2015 itagli al finanziamento dei servizio sanitariovalgono 32.093 milioni di euro”.�Il�problema�è�che�fuori�dal�presidio�si�respira�un’ariadi�rassegnazione�a�un�destino�inevitabile.�Quasi ledirettive europee fossero leggi celesti chemuovono gli astri.�Sono�poche�le�persone�che�sifermano�davanti�ai�cartelloni�e�prendono�i�volan-tini,�mentre�sono�molti�quelli�che�sugli�autobus�onei�bar�si�lamentano�dei�disservizi.Il vuoto politico in Italia si fa sentire ecco-me.�Davanti�a�Careggi�ci�sono�esponenti�diRifondazione,�SEL�e�5�Stelle,�ma�non�ci�sono(almeno�con�numeri�significativi)�i�militanti�o�isimpatizzanti�di�queste�organizzazioni.�Sono�prin-cipalmente�le�associazioni�e�i�lavoratori�che�muo-vono�le�forme�di�solidarietà�e�organizzano�le�pra-tiche�di�resistenza.Giocano a sfavore di questi movimentianche i servizi di informazione.�Una�sola�tele-visione�appare�al�presidio�nelle�prime�ore�e�ingenerale�quasi�nessuno�si�occupa�della�questione,salvo�i�servizi�scandalistici�sui�disservizi�più�ecla-tanti.�La�Carovana�ha�mosso�nella�città�di�Firenze�diver-se�realtà�sociali�e�associative,�con�una�serie�dicene�e�appuntamenti�che�hanno�raccolto�oltre2.000�euro.�Fino�a�dicembre�si�raccolgono�infattifondi�a�sostegno�della�Clinica Metropolitana

Autogestita di Hellinko,�ad�Atene�[maggiori�informa-zioni�cliccando�qui<http://collettivoprezzemolo.blogspot.it/2013/11/la-lista-dei-farmaci-urgenti-per-l.html> ].Alla�fine�di�una�fredda�giornata�nell’aula�Scagliettidel�CTO�di�Firenze,�verso�le�18.00,�si�tiene�un’assem-blea�che�illustra�il�funzionamento�orizzontale�dellaclinica�Hellinko (mandata�avanti�da�centinaia�divolontari).�Che�le�pratiche�di�solidarietà�internazionale�sianoun�modo�per�ridisegnare�un’Europa�a�misura�d’uo-mo,�capace�di�rispondere�ai�bisogni�dei�cittadini�piùche�alle�leggi�dei�pochi�dirigenti�dell’economia�delvecchio�continente?

Nasce a Pisa “Le Città in Comune”

Liste di cittadinanza unite per un’altra

idea di città: al via tre campagne su

austerità, beni comuni, recupero del ter-

ritorio.

Disobbedienza al Patto di Stabilità, rige-

nerazione e valorizzazione sociale del

patrimonio immobiliare in disuso, difesa

dei beni comuni e dei servizi pubblici.

Queste sono le tre melodie composte a“Un’altra musica in Comune” –  l’appuntamentopromosso da 11 liste di cittadinanza tra cuiperUnaltracittà di Firenze – a cui si sonoaggiunte altre esperienze amministrative prove-nienti da sud a nord.I tre giorni di assemblee hanno visto la parteci-pazione attiva di numerose “Città in Comune”,tra cui: perUnaltracittà (Firenze) – Ancona BeneComune – Appello per L’Aquila – BresciaSolidale e Libertaria per i Beni Comuni – BrindisiBene Comune – Cambiamo Messina dal basso –Cittadinanza e Partecipazione (Feltre) – ImperiaBene Comune – Una città in comune (Pisa) –Repubblica Romana – Sinistra per Roma -Sinistra per Siena. Queste liste di cittadinanzahanno animato il dibattito, i  tavoli di lavoro e iseminari che si sono conclusi con l’elaborazione

di tre campagne che sin dai prossimi giorni tro-veranno concretizzazione dentro e fuori le auleconsiliari.La prima centrata sul dovere dei sindaci di farefronte all’emergenza sociale e di tutelare lasicurezza idrogeologica del territorio e dellescuole, superiore al mandato di rispettare i vin-coli di bilancio imposti dal Patto di stabilità. La seconda sul federalismo demaniale e sulpatrimonio immobiliare pubblico e privato dariutilizzare – a partire dallecaserme in dismissione - percreare lavoro, cultura, nuovowelfare e rispondere all’emer-genza abitativa che crescenelle città. La terza riguarda la ripubbli-

cizzazione e la trasparen-

za di gestione dei servizi

essenziali - come acqua, tra-sporti e gestione dei rifiuti –attraverso mobilitazioni, inter-rogazioni, proposte di delibe-re e di modifiche degli Statuticomunali, per attuare in ognicittà le intenzioni espressenell’esito referendario del giu-gno 2011.

Le liste di cittadinanza riunite si sono

date il nome di “Le Città in Comune”, persottolineare una verità semplice oggi negata: lecittà sono di tutte e tutti coloro che le abitano,servizi essenziali e spazi pubblici sono proprie-tà collettive da amministrare per il bene delle edei cittadini e non per quello delle banche e deicostruttori, anche prevedendo azioni di “forza-tura” legislativa se necessarie. Autonomia dellapolitica dall’economia di mercato, lotta culturale

e politica ai vincoli di bilancio “imposti” alleamministrazioni locali, perché le città siano tea-tro di un’alternativa alle politiche di austerità ealle larghe intese. Non a caso si è scelto anchedi aderire alla campagna contro la povertà pro-mossa da Libera, “Miseria Ladra”.

Da Pisa le città iniziano un cammino per unanuova pratica del “comune”, che muove dalradicamento territoriale e guarda con attenzio-ne e partecipazione a tutte le forme di autogo-

verno e di buone praticheche si stanno moltiplicandonella nostra società.L’incontro avrebbe dovutosvolgersi all’Ex Colorificiodella città toscana, sgombe-rato un mese fa, caso esem-plare di come un luogoabbandonato possa essereriportato in vita grazie all’at-tivismo sociale e di quantosorda possa essere un’am-ministrazione comunaledavanti alle nuove esperien-ze di uso civico degli spaziabbandonati.

Le Città in Comune

Poesia a due maniIl sole picchia le cicale

e le fa cantare.

L’amore quando l’insegnaimi sfuggì per sempre.

E io mi sento stancodi stancare.

E dall’alto mi sembrò di vedere tuttoscesi a valle e tutto scomparve.

Manca poco a Settembrequando le ombre delle calze

velano le gambe delle donne.

Affondare le robuste radici, come la quercianella terra, e allargare i miei rami in alto e in vasto,

donando le ghiande agli amici.

Dimenticare ad Agostoi progetti bizzarri

degli impauriti nemici.

Guido & Francesco

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VOCI PAGINA 14

“Il Presente, e il Futuro. Noi siamo Postumi”In sostanza ciò che conta è sempre la forza dicarattere e la padronanza di se stessi.Tutte le tentazioni della società dei consumi devonoscivolare dalla pelle della mia anima e rotolare dinuovo nel luogo di provenienza, ossia nella melmadel consumismo.Noi valorizziamo l’uomo forte di carattere e tempe-ramento, l’uomo che sa dire si e no con padronan-za di se stesso. Ciò che propone il mercato è delmercato, non è dell’uomo.La debolezza di carattere può coinvolgere l’uomonelle bassezze del mercato. Il grande giuramentoche l’uomo forte di carattere fa con se stesso èquello di obbedire solo a se stesso.Solo con il proprio sé, forte e robusto, cammina atesta alta e pieno di meritata fierezza.Sì questo mi piace e quest’altro non mi piace, que-sto scelgo e quest’altro rifiuto.Giuro solennemente sul mio onore, e testimone misia il dio della luce dell’etica e della giustizia, checamminerò sempre e soltanto in compagnia di mestesso.Solo così posso sentirmi uomo etico, solo cosìposso essere reale, solo così il mio essere si affer-ma.E via lontano dai mezzi e mezzi, dalle opinioni frivo-le, dagli abbagli dell’illusione di benessere materia-

le miserabile. L’uomo che ha un destino, ha ancheuna meta.Il suo destino vuol farlo crescere alla sua altezza, el’aquila cresce ad altezza d’aquila.A che mi tenti ancora con i tuoi allettamenti, mondoborghese, corrotto, malato?Noi uomini diversi (reali) siamo nati postumi. L’oggilo neghiamo con fermezza e volgiamo il desiderio alfuturo e più ancora al futuro remoto. Noi viviamofrastornati e inebetiti nel vostro mondo.Il vostro mondo! Basta solo dare un fugace sguar-do alla politica per rendersi conto cosa sia.La vostra politica che riduce la giustizia a brandelli,ed Ella fuggì nauseata e si trasformò in una stella.E voi tutti, uomini retti, giusti e onesti mirate sem-pre quello splendore di Stella Giustizia.Oh cielo! Ma forse è arrivato un onesto e giusto?Sì Papa Francesco, degno di venerazione. Macome? Che forza titanica dovrebbe avere questoonesto e giusto per debellare millenni di corruzionee oscurità? Ma sei il benvenuto come un dono del “CasoProvvidenza” e auguro a Papa Francesco buonpontificato e buon lavoro.

Francesco Cirigliano

L’infinito orgoglio

Quell’infinito “orgoglio”, che non tiferma mai, per esso e per amore anchese sbiadisce, s’arriva ad uccidere, sem-pre per “orgoglio” dalla tenera età fino araggiungere la massima, tutto questo èpazzia.Sempre per lui, grandissimo, supremo,infinito, si ripresenta, puntuale sullastrada del tuo percorso, distraendotiper un attimo, ti fa cadere in qualchebuca, nonostante tu sia su un qualsiasimezzo, ti trovi coinvolto in un incidente!Nonostante la consapevolezza dell’umiltà d’anch’essi, riaffioraquell’orgoglio che vince la sua parte dando libero sfogo allasuprema cattiveria, che circonda tutti noi!!!Tenendo conto che, quello della semplice persona è per potertenere la propria piccola o grande che sia, dignità, riparandosile proprie ossa assieme al suo sudore “onesto” della strada, intre o quattro mura e una piccola parte di tetto abbandonate ase stesse. Eppure il magnifico signore potere non dà a lui possibilità distare tranquillo lo costringe a scappare come se fosse uno sca-rafaggio!Ferendoci a sangue sia dentro che fuori, scolpendo il dolorecome se fosse una pietra, e poi chi sa cos’altro potrebbe fare! Poi arriva quel vile denaro, oro o diamanti che siano, a cosaporteranno si sa. Decesso sicuro.Ultimo bel rapporto fantastico stretto con esso che va a brac-cetto con la guerra, che distrugge tutto quello che trova. Il raz-zismo puro è quello di voler prendere ad ogni costo un pezzo diterra più fertile, fonte d’acqua più piena, o succo d’oro nerousando le religioni che sfruttano la parola Pace! facendo sempre più morti, distruggendo tutto quello che ci cir-conda.Dopo tutto, se abbassassimo la fiamma di questo malvagio“orgoglio” potremmo condividere tante cose assieme a chi stapeggio di te, basterebbe un piccolo gesto per ognuno di noi, sivivrebbe più serenamente tutti bene…

Guido Scanu (Passepartout) e Willy

“Politica e squallore”Ogni giorno o quasi alla casa del popolo vadoper passare il tempo e per tenermi informato

e lo so già prima di iniziare a leggere i quotidianiche la nausea poi mi assale, che mi assale.

Ma non posso fare a meno di tenermi informato,la mia coscienza politica e sociale me lo impone.Allora su, leggiamo i giornali col naso tappato:

la disoccupazione e soprattutto giovanile è in galoppatail governo cade o non cade?

La decadenza da senatore sarà votata?Che farà il caimano decade o non cade?

I grillini che volevano essere gli alternativipoi si rivelano di destra, xenofobi e razzisti.

Ma poi; che è mai possibile che un intera nazione debba stare appesa in bilico a causa di un solo uomo

che ne ha combinate di tutte e dei più oscuri colorie un parlamento intero ha un unico solo problema:

decade o non cade. Un mostro a dir poco.E un popolo intero appeso ad un incerto futuroa causa di un solo uomo: se decade o non cade.Ma che schifo! Poteva mai la politica giungere

a più basso loco? Ma che schifo! Che schifo!

Francesco Cirigliano

ANIMAAnima.

Einstein decretò che nulla si crea e nulla si distrugge.

Soul.Questa poesia

è dedicataai motivi, di esserenon solo un corpo,

ma anche una personale e unica fonte di energia.Con questo non intendoparlare solo di religione,

ma di una vita immortale,che vive dentro di noi.

“Quando se muere.la carne

l’alma busca su sitio.Va dentro una palomao dentro un pajarito.

Quando se muerela carne, l’alma

se quede obscura”.Io amo il Nataleperchè rinnovo

l’amore per Cristo,rinnovo questa immensa gioia

di una nascita.Ma in questo 2013,

presto 2014,non trovo niente,

per cui valga viverea parte il riconoscimento

che la vita e la terra,la mia vita

ha motivo di essere.Qualcuno si metterà

a ridere,di queste parole.

Oppure mi troveràingiusta.

Nel senso che la pace, la gioia,

il calore di un abbracciodi affetto non ci sono più.O nessuno ci fa più caso,

(ammesso che un giorno,ci facessero caso).

Ma questo è un momento storico,

in cui lasciamo caderetutti i veli.

E lasciamo spazioall’anima,

finalmente la grande prova:quella di guardarci

con umiltàtutti,

senza differenza di classi sociali,

o bugie.Quando se muere

la carne.Buon Natale

a tutti.

Sisina

A piedi scalzi…

Conosco tre persone, non indossano mai,

ripeto, mai, in ogni stagione né calze, né calzini.

Mariangela, ignora l’inverno.

Per lei esistono solo abiti a manica corta.

Domanda: quanti anni hai?

Già non si chiede l’età ad una signora!

Mia cara, i nipotini sono la spia evidente. Scoperta!

Il parroco della chiesa attigua alla mia abitazione,

è il secondo. Sandali a “frate”,

anche con i paramenti per celebrare la messa.

Il terzo, come posso dimenticarlo!

E’ ben presente nella memoria del cuore.

Passeggia imperterrito per strada, per i prati.

Naturale, come si usa dire con “nonchalance”.

Carlo, sei unico, inconfondibile.

Marta Leonetti

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PAGINA 15 VOCI

La verità nascostaDalla Voce della Coscienza – secondomessaggio su DIO di Raumer Antoniointitolato: La Verità nascosta ... non èda te giocare da nemico, risvegliati neltuo vero Mondo.

La� vita� va� protetta.� educata,� aiutata,� istruita.L’esperienza�della�vita�si�arriva�a�questa�maturità.Un�buon�carattere�crea�armonia�e�pace.��������Sentirsi�abbandonati�a�se�stessi,�annichilisce� la�pro-pria�potenzialità�ricreativa�e�la�ragione,�si�perde�l’en-tusiasmo�della�vita,�si�cade�in�depressione.�La�primalegge�dell’amore,�è�la�difesa�per�la�vita�e�vi�raccontouna�mia�esperienza�fatta�circa�ventotto�anni�fa.����Si�radunavano�un’ora�ogni�quindici�giorni,�i�lavoratoridi�tutte�le�Aziende�di�campagna,�in�una�grande�fab-brica�del�paese,�per�un’assemblea�con�i�sindacati�persapere�se�venivano�violati�i�loro�diritti.La�fabbrica��era��a�circa�quindici�chilometri�dalla�cittàdi�Bologna�in�Emilia�Romagna.�Gli�argomenti�princi-pali�erano:�lo�stipendio,�la�protezione�sul�lavoro�e�sequalcuno� subiva� dei� maltrattamenti� dai� titolari� ocapi� turno.� Da� anni,� in� ogni� assemblea,� i� lavoratoricontinuavano� ad� assicurare� i� sindacati� che� tuttoandava�bene,�se�ne�andavano�i�sindacati�comunican-do�allo�Stato�che�i�lavoratori�non�avevano�problemi.Io�ero�presente�fra�loro�e�vi�racconto�come�andavanoinvece�veramente�le�cose.Tre�mesi�lavorai�in�questa�grande�fabbrica,�ero�statoassunto�per�sostituire�una�donna�in�maternità.Il�primo�mese�non�lavoravo�in�pace,�nelle�mie�orec-chie� sentivo� un� continuo� lamento� del� personale,come�un�ronzio�di�vespe�che�borbottavano�continua-mente,� parlando� degli� abusi� che� ricevevano� daldatore�di�lavoro.��Cosa�dicevano?Da�anni�non�venivano�retribuiti�le�totali�ore�che�face-vano,� su�160�ore� lavorative,� in�busta�paga�ne� veni-vano�dichiarate�e�pagate�la�metà.�Metà�era�anche�laretribuzione� delle� ore� straordinarie� che� facevano,quando� veniva� richiesto.� Girando� poi� i� paesi� vicini,sentivo� i� negozianti� che� si� lamentavano� perchévendevano�poco.�A�volte� il�guadagno�non�era�suffi-ciente�a�fare�fronte�alle�spese�per�mantenere�sicurez-za� lavorativa:� stipendi� per� il� ragioniere,� � per� icommessi,� spese� per� l’affitto� del� negozio� compresoriscaldamento,�luce,�tasse....�non�vi�dico�altro.�����Un�giorno,�dopo�il�lavoro,�fuori�dalla�fabbrica,�spesi�lamia� parola� rivolta� ai� problemi� dei� lavoratori� dellefabbriche� invitandoli� a� dichiarare� ai� sindacati� gliabusi�che�ricevevano.Ero� fiducioso� che� il� Governo� obbligasse� i� datori� dilavoro�a�risarcire�le�loro�spettanze,�per�tutti�gli�anni�dilavoro�che�avevano�fatto,�compreso�il�loro�dovuto�perla�pensione,�dando�una�volta�per�tutte�protezione�aqueste�famiglie�ed�erano�più�di�200.��In�primo�tempo,� il�mio�tentativo�di� fare�parlare�alleassemblee� le� operaie� era� sprecato,� nei� loro� occhivedevo� la�paura�e�nessuna�aveva� il� coraggio�di�direcome�veramente�stavano�le�cose�(la�verità�nascosta)e�le�settimane�passavano.�Come�sempre�i�sindacati�sene� andavano� tranquilli� comunicando� allo� Stato� chenon� avevano� dei� problemi.� Secondo�mese� è� più,� lamia�mente�era�sconvolta,� tanta�era� la�mia�preoccu-pazione� per� questo� degrado� e� dolore� anche� psico-logico,�non�solo�di�queste�famiglie,�ma�in�ogni�partedel�mondo�c’è�tanta�indifferenza�di�molti�che�si�arric-chiscono�nelle�spalle�del�debole.Per�un�autoanalisi�a�questo�problema,� ricordavo�unpasso�del�Purg:-�Canto�XXIV,�82.�87�che�dice:”�Or�va”diss’el�che�qui�che�più�n’ha�colpa�vegg’io�a�coda�d’unabestia�tratto,� inver�la�valle�ove�mai�non�si�scolpa,� la

bestia�ad�ogni�passo�va�più�ratto,�crescendo�sempre,finch’ella�li�percuote�e�lascia�il�corpo�vilmente�disfat-to�“.�Non� fui� indifferente�a�questi�passi�della�DivinaCommedia�e,�rattristato�ancor�più�al�pensare�questemadri�in�pena,�rivolsi�il�mio�pensiero�al�potere�supre-mo�di�DIO��perché�gli�donassero�il�coraggio�di�difend-ersi� comunicando� ai� sindacati� come� realmente� sta-vano�le�cose.Metà� del� terzo�mese,� sempre� presente� anch’io� allariunione� con� i� sindacati,� fissavo� lo� sguardo� alleoperaie,� la�prima�mezzora�non�si�decidevano�a�par-lare.�Da�parte�mia,�ancor�fiduciosa�sia�pur�rattristato,mi�rivolsi�ancora�con�il�mio�pensiero�al�potere�supre-mo�Onnipresente�di�DIO�chiedendogli�il�suo�interven-to,�ammirando�lo�sguardo�celestiale�e�bruno�del�per-sonale,� pensando� a� DIO� che� dimorava� in� loro� e� insilenzio�lo�pregavo.�Dopo�un�po’,�nei�loro�occhi�riflet-teva� la� bellezza� della� loro� pura� anima� de� -� subitopoco� quel� dopo,� si� alzarono� dalle� loro� sedie� alcune

operaie� e� con� voce� altisonante� raccontarono� ogniabuso�che� ricevevano�da�anni�e�ognuna�poi�ebbe� ilcoraggio�di�comunicare�la��verità.I�sindacati�arrabbiati�gli�risposero:�perché�non�l’avetedetto�prima?....�avete�taciuto�in�tutti�questi�anni!.Le�operaie�delle�fabbriche�di�campagna�singhiozzan-do,�piangendo�risposero:�abbiamo�figli�e�tanta�era�lapaura�di�perdere�il�posto�di�lavoro.�“Sine-Die”,� il� Ministero� de� Roma� saputo� questo,mandò�i�suoi��Ispettori�per�accertare�la�veridicità�deifatti.� Andò� di� fatto,� che� tutte� le� operaie� delle� fab-briche�di�campagna��furono�risarcite�del�loro�salario,per�tutti�gli�anni�che�ciascuna�aveva�lavorato�e�nes-suna�operaia�fu�licenziata.In�me� e� in� loro� tornò� il� sereno� e� alla� fine� dei�mieigiorni�lavorativi�lavoravo�tranquillo.�In�loro�sbocciò�ilsorriso,�come�il�risveglio�primaverile�dei�mandorli�infiore,�radiante�come�lo�splendore�della�luna�nascenteera� il� loro� sorriso.� Io� alla� sera,� mi� addormentavosereno,�felice,�ringraziando�il�potere�supremo�di�DIOche� le� aveva� aiutate� a� parlare� per� farsi� proteggere.Non�siete�voi�che�dite:�che�volere�e�coraggio�è�potere!Allora� cari� Signori,� aprite� gli� orizzonti� della� vostramente,� amate� la� vita,� il� vostro� prossimo;� c’è� ancortanta�arte�e�bellezza�nell’animo�della�gente�e�dellacreazione,� non� sprecate� l’entusiasmo� del� vostroanimo,� la� bontà,� la� semplicità� della� vostra� puramente� e� per� coloro� che� bramano� il� potere� aqualunque�costo,�allontanatevi�dal�male�mantenen-dovi�puri�-�come�eravate�dall’infanzia.�Eviterete�di� lasciarvi� imprigionare� in�piccoli� spazi�diterra�senza�libertà,�con�la�paura�di�camminare�tra�lagente;�per�certo�la�malvagità�non�vi�creerà�un�futuromigliore,� poiché� verrà� il� tempo� di� DIO� che� nel� suo

orologio�ci�chiama�poiché�è�Colui�che�non�ha�tempo,è�l’Eterno�Tempo.Noi� ci� rispecchieremo� come�eravamo�e�da�DIO�nudiritorniamo,� allora� capiremo�di� avere� sbagliato� -� Luiera� il� padrone� del� nostro� corpo,� ricordandoci� ognipeccato.�Ci�inviterà�ancora�prima�di�ritornare�in�vita,di�allontanarci�dal�male.�Al�presente,�ascoltando�DIOin�noi,�ci�brucerà�ogni�karma�che�sono�le�conseguen-ze�delle�proprie�azioni�e� ravveduti,�DIO�ci�donerà� lasua�grazia�e�compagnia�dentro�di�noi.�Amare�la�vita�èil� nostro� Autore� significa� amarla/o,� evitando� tantodolore� e� maltrattamenti.� La� Coscienza� di� DIO� ècosciente�in�me,�nel�mio�pensiero,�nel�mio�animo,�perquesto�vi�scrivo,�ascoltatela�anche�in�voi,�vi�creerà�lapace,�la�gioia�di�vivere�aiutandovi��assieme.���L’onestà� è� una� mente� sana� è� equilibrio� Sociale� efamiliare.�I�maltrattamenti,�le�bugie�feriscono�la�pro-pria�mente�ed�è�la�causa�di�disordini�e�conflitti.Uniti� e� coscienti� del� Suo� tempo� eterno

dell’Onnipresente� DIO,� si� acquisisce� l’abilità� didiventare�protagonisti�per�un�futuro�migliore,�crean-do�benefici�e�qualità�all’uomo,�non�distruggendo�lanatura�che�è�già�ricca�di�proprietà�vitali�e�virtuali�chesono�dell’Assoluto�DIO.�Non�valete�più�voi� che� sietecreature�viventi.�I�bambini�ci�guardano,�sono�il�futurodell’umanità;�conserviamo�la�verità�ai�nostri�neuroni,ogni� cosa� che� facciamo� è� perché� la� pensiamo� e� seconosciamo�cose�vere�e�giuste,�a�sua�volta�agiremo�diconseguenza....� questa� è� maturità� e� formazione� alnostro� io� appartenente� all’Essere� supremo,l’Immortale�Creatore,�l’Onnipotente�DIO�che�ci�salva.��Che�non�gli� rimanga�sol� il� ricordo�di�un�amore� lon-tano,�la�loro�semplicità�non�sia�appassita.�Togliamoci� i� pesi� del� passato,� ogni� giorno� è� unanuova� vita,� impariamo� a� camminare� con� Colui� chel’ha�creata�è�tuttora�vivente�in�tutta�la�sua�manifes-tazione�Onnisciente.��Finché� c’è� vita,� tutti� possiamo� cambiare,� seppurapparteniate� ognuno� al� suo� gregge,� uno� è� il� veroPastore� di� ogni� gregge� ed� è� DIO� è� per� la� suaOnnipresenza�dimora�in�tutti�noi,�devi�solo�saperlo�eaffidarti� a� Lui.� La� prova� che� il� suo� potere� eternosupremo�abita�anche�in�te,�acciocché�non�sia�semprenascosta�questa�verità�anche�all’uomo�ebbene:Chiedete� con� il� vostro� pensiero� a� DIO� chiamandolodentro� di�Voi,� di�muovervi� in� avanti� il� torace� comerisposta�di�un�Si.Come�risposta�di�un�No,�sempre�con�il�vostro�pensieroo�parola,�chiedete�sempre�a�DIO�dentro�di�voi,�che�vimuova�le�spalle�da�destra�a�sinistra.�Ricevuta� questa� intercomunicazione�personale� inti-ma�con�DIO�che�in�pratica�vi�fa�compagnia,�ascoltate-lo�anche�nel�suo�segno�guida,�semplicemente�dando

attenzione�con�il�vostro�pensiero�comunicando�on�Luidentro�di�voi,�è�la�sua�volontà�e�parola�presente.DIO�è�l’Autore�della�vita,�ci�muove�il�nostro�corpo�condei�segnali�per�sapere�la�giusta�risposta�come�meglioagire�nelle�cose�o�ai�problemi�che�si�presentano�quo-tidianamente.I�suoi�consigli�è�il�suo�comando,�è�la�vera�devozione;ascoltando� DIO� in� me,� mi� cambia� ogni� giorno� piùpersone�lo�ascolterà,�l’Umanità�intera�cambierà.� Staiqualche�momento� in� intimità�con�me�comunicandoassieme�con�il�tuo�pensiero�dice�DIO,�siete�miei�figli.Soffia,�ti�muove�il�suo�Celeste�puro�immortale�Cielo�inte�anima�mia,�ti�fa�respirare,�ti�fa�vivere�ogni�celluladel�tuo�corpo�per�servirti.Assieme�a�me,�un�giorno�sentirai�i�suoi�suoni�cosmicicelestiali�del�suo�Regno�Celeste,�che�è�il�suo�Mondo�inte,� rapendo� il� tuo� Se� nella� sua� Essenza� SantaSpirituale,�provieni�da�Essa,�è�la�tua�vera�origine�e,�ungiorno� la� vedrai� nella� sua� vera� eterna� Santa� lucepiena� di� gioia,� pace� e� beatitudine,� sono� le� qualitànaturali�del�vero�DIO�riportandoti�nella�nuova��origi-nale�vita,�sia�pur�Essa,�cioè�il�tuo�Se�è�stato�rivestitoda�un�corpo�materiale�vivente,�e�pulita�la�tua�mentediventa�un�suo�tempio�puro�vivente.Un� suo� dolce� suono� di� flauto,� una� sua�musica� ,� uncanto� al� supremo� Re� della� vita,� ti� creerà� armonia,sentimento,�eterno�riposo�sentendovi�tutt’uno�con�ilSuo�potere�supremo�o�Mondo�Eterno;�il�male�non�titoccherà,�il�dolore�se�ne�andrà,�la�sua�pace�in�te�vivrà.La� costanza�nell’ubbidienza� a�DIO,� ci� porterà� ad�unrinnovamento� di� alberazione� virtuale� del� nostro� Seche� è� anch’esso� Spirituale,� all’affetto� Suo� MaternoPaterno�Supremo�sentendoci�amati.��Di� fatto� resta,� di� quello� che�Vi� dico� amati� fratelli� esorelle� di� qualsiasi� religione,� è� pura� scienza,� logicareale,�razionale,�se�la�sperimenterete�in�voi;� �perché“ciò�che�è�vero,�deve�essere�per�tutti�e�per�sempre,”come� disse� Karol� Wojtyla� e� allora,� decidetevi,chiedete� che� la� suprema� vita� di� DIO� si� riveli� in�Voiguidandovi.Scoprirete� che� siete� figli� del� supremo� Re� della� vitadell’Universo,�questa�strada�è�preparata�da�DIO�anco-ra�ai�primi�tempi�della�creazione,�per�tutti�gli�esseriviventi,� sia� pur� sperimentando� noi� le� ricchezzedell’Affascinante� mondo� materiale,� ritornerete� avivere�assieme�uniti�alla�vostra�vera�origine,�del�nos-tro�vero� Infinitamente�Affascinante�primo�mondo�oPatria�del�Padre�Celeste,�la�Gloria�di�DIO.�Tutto� questo� l’avevano� predetto� anche� i�Maya,� cheincominciava�questo�Evento�nell’era�dell’Acquario.��Gloria�a�DIO,�Alleluia,�grazie�DIO�di�verità.��Il�Messaggio�è�stato�scritto�da�Antonio�Raumer�-�unmessaggero�della�Divina�Coscienza�di�DIO,�affettuosisaluti,�grazie�del�vostro�ascolto.la�mia�email:�tony.ram1955@gmail.�com��

Auguro�a�tutti�gli�Abbonati�e�Redattori�Buone�feste�di�Natale�e�Buon�Anno������������

Universo

Entrare in se stessi

per andare oltre se stessi.

Entrare in se per uscire all’esterno.

L’Universo è in noi,

fuori di noi,

intorno a noi!

Enzo Casale

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Alla� fine� il� Carosello� galleggiante� d’armi� e� prodottialimentari� del� made-in-Italy� va:� è� salpato� ieri� daCivitavecchia�il�gruppo�della�marina�militare�costitui-to� dalla� portaerei� Cavour,� dalla� fregata� Bergamini,dalla�nave�di�supporto�logistico�Etna�e�dal�pattuglia-tore�Borsini.�Scopo�ufficiale�della�«campagna�navale»�-�organizza-ta�dal�ministero�della�Difesa� in�collaborazione�con� iministeri�degli� Esteri,�dello�Sviluppo�Economico�e� ilministero�dei�Beni�Culturali�-�è�presentare�«il�SistemaPaese� in� movimento� e� rafforzare� la� presenzadell’Italia�nelle�aree�geografiche�considerate�strate-giche�per�gli�interessi�nazionali,�oltre�che�fornire�assi-stenza� umanitaria� alle� popolazioni� bisognose».Questo�l’annuncio�ufficiale�esatto�del�Ministero�delladifesa�del�5�novembre�con�tanto�di�presenta-zione�del�ministro�Mario�Mauro.�È�questo�il�motivo�della�missione,�annuncia-to�anche�dalla�Marina�Militare�il�9�novembreche� la� definisce� «missione� di� promozione»ed�elenca�le�industrie�belliche�che�vi�parteci-pano.�E�invece�ieri�il�ministro�Mario�Mauro,�pizzica-to�nel�segno�a�quanto�pare,�ha�voluto�rein-tervenire�alla�Camera�per�«fugare�ogni�dub-bio»,�ha�detto�e�per� spiegare�che� il�grupponavale� «non� ha� alcuno� scopo� di� venderesistemi� d’arma� all’estero»� e� che� comunquetutto�è�«nel�rispetto�delle�convenzioni�inter-nazionali�e�del�trattato�Onu».�Magari�non�vaa� venderle� come� tappeti� direttamente� enegli�stessi�giorni�della�crociera�di�morte,�masecondo�il�suo�stesso�annuncio�e�quello�delsuo�ministero,� va� a� promuoverle,� a� pubbli-cizzarle,� a� piazzarle,� a� far� commercio.Comunque�per�venderle,�sospettiamo.�E� in� aree� dove� impazzano� guerra,� conflittiarmati� e� repressioni� (p.� s.� il� Congo,� laNigeria,� il� Kenya),� dove� governi� potenti� finanzianoguerre�per�procura�altrove�(come�l’Arabia�saudita� inSiria,�o�il�Barhein�con�la�sua�primavera�cancellata�daimilitari),� o� dove� politiche� di� spese� sociali� vengonoridimensionate� se� non� cancellate� per� sostenere� lasicurezza� interna� e� le� frontiere� (come� in� Angola� eMozambico).�La�domanda�è�Quale�parte�in�comme-dia� sta� recitando� il� ministro-macchietta� MarioMauro?Ora�il�gruppo�navale� italiano�alla�fine�è�salpato�ieri.Farà�scalo�in�7�porti�mediorientali�del�Mar�Rosso�e�delGolfo� Persico� -� Gidda� (Arabia� Saudita),� Mascat(Oman),� Dubai� (E.A.U.),� Abu� Dhabi� (E.A.U.),� Doha(Qatar),� Mina� Sulman� (Bahrein),� Kuwait� City(Kuwait)� -� e� in� 13� porti� africani:� Gibuti� (Gibuti),

Mombasa� (Kenya),� Antseranana� (Madagascar),Maputo� (Mozambico),�Durban� (Sudafrica),� Città�delCapo� (Sudafrica),� Luanda� (Angola),� Pointe-Noire(Congo),� Lagos� (Nigeria),� Tema� (Ghana),� Dakar(Senegal),�Casablanca�(Marocco)�e�Algeri�(Algeria).�Ilgruppo,�dopo�un�viaggio�di�cinque�mesi,�rientrerà�inItalia�il�7�aprile�2014.�Il�costo�della�campagna�navale�è�previsto�in�20�milio-ni�di�euro,�di�cui�7�a�carico�dello�stato�e�13�dei�«part-ner� dell’industria� privata».� Soldi� ben� spesi:� essipotranno�usare�la�portaerei,�lunga�244�metri�e�larga39,� come� una� grande� fiera� espositiva� itinerante.� Abordo�sono�stati�installati�gli�stand�in�cui�espongonoi�loro�prodotti�e�contattano�i�clienti.�La�missione�dellaportaerei� Cavour,� ha� assicurato� il� ministro� Mauro

intervenendo�ieri�alla�Camera�durante�l’esame�del�dlmissioni,� non� è� di� «vendere� sistemi� d’arma� italianiall’estero».� Non� si� capisce� allora� perché� al� centrodell’Expo�galleggiante�ci�siano�le�maggiori�industriebelliche� italiane� con� il� loro� campionario,� che� saràmostrato�ai�potenziali�acquirenti�di�porto�in�porto.�Inprimo� piano� quelle� di� Finmeccanica:� l’AgustaWestland�che�presenta�elicotteri�da�guerra,�di�cui�duesono�esposti�sulla�Cavour;�la�Oto�Melara,�che�esponeil� sistema�d’arma�127/64�LW�Vulcano� caratterizzatoda�un�elevato�ritmo�di�fuoco�(fino�a�35�colpi�al�minu-to)�e�dalla�possibilità�di�utilizzare�munizioni�guidate;la�Selex�ES,� specializzata� in� sistemi� radar�e�di� com-battimento.;� la� Wass,� che� presenta� nello� standFinmeccanica� il� siluro� pesante� Black� Shark;

Telespazio,� che�offre� i� suoi� sistemi�di� telecomunica-zioni�militari,�anche�satellitari;�la�Mbda,�che�espone�imissili�Aspide,�Aster,�Teseo/Otomat�e�altri.�La�Elt�offreapparecchiature�elettroniche�per�la�guerra�aerea,�ter-restre� e� navale;� la� Intermarine,� vascelli� militari.� Iclienti� che� non� possono� permettersi� i� cannoniOtomelara�a�fuoco�rapido�potranno�sempre�trovare,nello�stand�Beretta�sulla�Cavour,�una�vasta�gamma�dipistole�automatiche.�I�prodotti�civili�degli�altri�standsono�in�genere�di�lusso,�come�gli�aerei�executive�dellaPiaggio�e�della�Blackshape.Accanto�alle�armi�esposte�negli� stand,� ci� sono� sullaCavour�cinque�caccia�Sea�Harrier�a�decollo�verticale,quattro� elicotteri,� una� settantina� di� fucilieri� dellaBrigata� San� Marco� e� specialisti� subacquei� del

Comsubin.� La� campagna�navale� infatti,� oltre� a�pro-muovere�le�«eccellenze�italiane»,�serve�a�«operazionidi� contrasto� alla� pirateria»� e� all’«addestramento� dipersonale�militare»�soprattutto�in�Africa.�Per�«l’assi-stenza� umanitaria»� ci� sono� a� bordo� della� Cavour� laCroce�Rossa�e� le�onlus�Fondazione�Francesca�Rava�eOperation�Smile.�Una�organizzazione�perfetta.�Si�vanno�a�vendere�altriarmi� ai� paesi�mediorientali� e� africani,� dominati� daoligarchie� e� caste�militari,� provocando� un� ulterioreaumento�delle� loro�spese�militari� che�com-porterà�un�ulteriore�aumento�della�povertàsoprattutto�in�Africa.�Ogni� cannone,� ogni�missile,� ogni�mitragliavenduta� dai� commessi� viaggiatori� della

Cavour� ai� governi� clienti� significherà�meno� investi-menti�locali�nel�sociale�e�quindi�altri�migliaia�di�biso-gnosi,� affamati� e� morti,� soprattutto� tra� i� bambini,per� sottoalimentazione� cronica� e� malattie� chepotrebbero� essere� curate.� Tranquilli.� Perché� sullaCavour�ci�sono�anche�gli�«operatori�umanitari»�pron-ti�a�soccorrere� i�disperati�che�abbiamo�contribuito�acreare�con� il� traffico�di�armi,�per�dimostrare�quantol’Italia�sia�sensibile�e�pronta�ad�aiutare�«le�popolazio-ni�bisognose».�

Nel�Rapporto�2013�della�marina�militare�si�sottolineache�le�navi�da�guerra�sono�«ambasciatrici�dell’Italia».Una� nave� come� la� Cavour� deve� essere� considerata«proiezione� del� Paese,� non� solo� come� strumento

militare� ma� anche� come� veicolo� perpromuovere�i�nostri�interessi�economi-ci:�la�nave,�dunque,�quale�simbolo�vin-cente� del�Made� in� Italy»� come� dimo-stra� «il� successo� commerciale� dellanostra� industria� per� la� Difesa».� In� talmodo� la� marina� militare� sponsorizzaanche� se� stessa,� dimostrando� chespendere�3,5�miliardi�di� euro�per�unanave�come�la�Cavour�(che�costa�per�ungiorno�di�navigazione�200�mila�euro)�ealtri�miliardi� per� dotarla� dei� caccia� F-35,�significa�fare�un�investimento�per�il«Sistema�Paese».�Un�paese�che�deve�essere�militarmen-te� pronto� alla� «proiezione� di� capacitàper� intervenire� là� dove� necessario»,ossia� a� proiettare� le� proprie� forzearmate� là�dove�sono� in�gioco�gli� inte-ressi�economici�e�politici�delle�potenzeoccidentali,� in�primo�luogo�degli�Statiuniti.�Non�a�caso� la�campagna�navaleitaliana� si� svolge� in� Medio� Oriente� e

Africa,�due�delle�aree�strategicamente�più�importan-ti�per�gli�Usa�e�la�Nato.�Una�volta�per�accusare�la�vocazione�naturale�(per�lasua� collocazione� geografica� nel� Mediterraneo),dell’Italia�alla�guerra,�nonostante� l’articolo�11�dellanostra� Costituzione,� dicevamo� «portaerei-Italia».� Eadesso�l’Italia�si�è�fatta�portaerei.

Il Manifesto EDITORIALE Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco

L’Expo galleggiante di armiSISTEmA ITALIA-GUERRA PAGINA 16

Grammatica dell'indignazioneVolume co l let t ivo de lle Ediz ion i Gruppo Abele , con i cont r ibut i di Azzar i t i , Beha, Be l trame, da l la Ch iesa , De Marzo,D i G iov ine , Ga l l ino, Giunt i, Land in i , Longo, Mat te i , Mercal l i , Morn iro l i , Nale tto, Nascia , P ianta, Rodotà , Sasso,Se tt is, Smarrazzo, Spine l l i e V iale .C'è, nel Paese, un'anomalia da interpretare e sciogliere. L'indignazione è maggioranza, schiacciante maggioranza. Basta vedere l'anda-mento del voto nelle ultime tornate elettorali o sfogliare i sondaggi di tutti gli istituti di ricerca. Ancor più, è sufficiente passeggiare in un mer-cato e viaggiare su tram o treni (quelli dei pendolari: frequentati dal 90 per cento degli italiani e ignorati da chi governa promettendo deva-stanti e improbabili linee ad alta velocità...). Eppure quell'indignazione, almeno ad oggi, non conta nulla a livello istituzionale. Oppure veico-la movimenti populisti e pieni di contraddizioni: di contenuti soprattutto, ché le incongruenze tattiche sono, a ben guardare, poca cosa. Cosìcresce il rischio che l'indignazione si chiuda in se stessa e produca sfiducia e rassegnazione anziché resistenza e progettualità. Scioglierel'anomalia, superarla, è la sfida (ineludibile) dei prossimi mesi: mesi, non anni, ché la misura è colma. Per farlo serve mettere ordine nelleragioni dell'indignazione e predisporre, settore per settore, una cassetta degli attrezzi utile a guidare il cambiamento (o il rilancio di ciò cheva mantenuto e che molti vorrebbero cancellare, dalla Costituzione al welfare). Serve una grammatica, sospesa tra analisi e proposta.

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