Emmaus Dicembre 2013

28
MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE ANNO 6 - N. 4 DICEMBRE 2013 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - [email protected] - www.collaborazionemusile.it Quale NATALE in tempo di crisi? NATALE è la festa del Dio che si fa dono agli uomini e che chiede di essere accolto nella nostra quotidianità facendosi carico delle nostre debolezze, amarezze, difficoltà, gioie, spensieratezze … Lui, per noi, c’è sempre, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo soli ad affrontare le nostre vicissitudini. Lui c’è: le sue mani sono tese verso noi in attesa di accogliere la nostra esistenza, la nostra fatica per condividerla e darci la forza per affrontare i momenti cupi, tristi e pieni di difficoltà. In questi ultimi anni molti di noi hanno vissuto, e vivono tutt’ora, un continuo moltiplicarsi di disagi; poco alla volta siamo caduti in un vortice dal quale è faticoso uscire: non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel buio che ha avvolto e si è impossessato della nostra vita catapultandola in un mondo di pensieri, tristezze, complicazioni. La fatica nel trovare un lavoro per chi lo ha perso, con l’aggravio che se hai una certa età sei fuori mercato; lo scoglio insormonta- bile dei lavori precari che non permettono una tranquillità nel progettare un futuro; la difficoltà nel riuscire a far fronte ai bisogni primari della propria famiglia e, per chi il lavoro lo ha, la vita non si presenta tranquilla: cassa integrazione, poco lavoro, tasse, affitti e mutui, bollette sempre più esose, ecc. sono oggi giorno il pane quotidiano di molti di noi. In questa giungla di problemi e pensieri, che rattristano il cuore e portano sconforto, comunque cerchiamo di sopravvivere come meglio possiamo perché ancora teniamo ad una nostra dignità di persone, cittadini, uomini; dignità che è stata violata da questa crisi e che fatica a liberarci, darci un attimo di respiro. Una crisi che affonda le sue radici negli anni passati, quegli anni dove la frenesia del benessere e della possibilità di appagare qualsiasi nostro bisogno, reale e non, ci ha reso ciechi di fronte ad una vera ed oculata gestione delle risorse a disposizione e relativo in- vestimento per le generazioni future. Purtroppo la filosofia del “fin che ce n’è meglio approfittare” poi finisce col lasciare lunghi solchi sul terreno, solchi profondi che attualmente è assai faticoso colmare con l’aggravio che a farne le spese sono poi, come già sappiamo, le classi meno abbienti e bisognose (che giorno dopo giorno aumentano di numero perché sempre più persone si ritrovano nella necessità e povertà). Sarà, questo, un NATALE che farà riscoprire i veri e semplici valori della vita, dove l’ago della bilan- cia verrà riportato in asse su quelle che sono le vere e reali necessità del vivere, dove forse l’indifferenza lascerà lo spazio alla condivisione fraterna e, finalmente, momento nel quale riusciremo a riprendere i remi della nostra barca per rimetterla in rotta e divenire noi “capitani della nostra vita”? Anche se attualmente la fatica di questa crisi e il suo peso si fanno sentire sulle nostre spalle questo non vuol dire “non festeggiamo il NATALE”. NATALE non è certamente il panettone né il super regalo; NATALE non è lo spumante firmato né tanto meno le “vacanze in”. NATALE non è certo... NATALE invece è la festa del Dio che si fa uomo, quel Dio che sceglie di nascere fra noi per condividere la nostra vita. NATALE è la festa del Dio che tanto ci ama da lasciarci liberi nelle nostre quotidiane scelte, qualsiasi esse siano, sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte per darci conforto e speranza. NATALE è rinascere a vita nuova come persone, capaci di riprendersi la propria vita fra le mani per gestirla in prima persona; coraggiosi di viverla e non lasciarsi vivere; coraggiosi di dire di no a quel burattinaio che fino ad ora ne ha tirato i fili al posto nostro; dove l’indifferenza lascia il posto alla consapevolezza e all’azione, all’essere protagonisti di se stessi, al coraggio di “gridare” le ingiustizie che giornalmente ci vengono propinate gratuitamente prendendo posizione per non lasciarsi di nuovo sopraffare dalla dolce musica del solito “tran tran” che fino ad ora ci ha reso sordi. Questo sarà un NATALE nel quale, come bravi fornai rimpasteremo la nostra esistenza con il lievito della saggezza e quella semplicità che ci farà riscoprire i veri valori della vita che ci permetteranno di goderne in profondità ogni suo momento perché essa, malgrado tutto, è bella e va vissuta. Laura Scabbio

description

Emmaus Dicembre 2013

Transcript of Emmaus Dicembre 2013

Page 1: Emmaus Dicembre 2013

MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE,PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE

ANNO 6 - N. 4 DICEMBRE 2013 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - [email protected] - www.collaborazionemusile.it

Quale Natale in tempo di crisi?Natale è la festa del Dio che si fa dono agli uomini e che chiede di essere accolto nella nostra quotidianità facendosi carico delle nostre debolezze, amarezze, difficoltà, gioie, spensieratezze … Lui, per noi, c’è sempre, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo soli ad affrontare le nostre vicissitudini. Lui c’è: le sue mani sono tese verso noi in attesa di accogliere la nostra esistenza, la nostra fatica per condividerla e darci la forza per affrontare i momenti cupi, tristi e pieni di difficoltà. In questi ultimi anni molti di noi hanno vissuto, e vivono tutt’ora, un continuo moltiplicarsi di disagi; poco alla volta siamo caduti in un vortice dal quale è faticoso uscire: non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel buio che ha avvolto e si è impossessato della nostra vita catapultandola in un mondo di pensieri, tristezze, complicazioni. La fatica nel trovare un lavoro per chi lo ha perso, con l’aggravio che se hai una certa età sei fuori mercato; lo scoglio insormonta-bile dei lavori precari che non permettono una tranquillità nel progettare un futuro; la difficoltà nel riuscire a far fronte ai bisogni primari della propria famiglia e, per chi il lavoro lo ha, la vita non si presenta tranquilla: cassa integrazione, poco lavoro, tasse, affitti e mutui, bollette sempre più esose, ecc. sono oggi giorno il pane quotidiano di molti di noi. In questa giungla di problemi e pensieri, che rattristano il cuore e portano sconforto, comunque cerchiamo di sopravvivere come meglio possiamo perché ancora teniamo ad una nostra dignità di persone, cittadini, uomini; dignità che è stata violata da questa crisi e che fatica a liberarci, darci un attimo di respiro.Una crisi che affonda le sue radici negli anni passati, quegli anni dove la frenesia del benessere e della possibilità di appagare qualsiasi nostro bisogno, reale e non, ci ha reso ciechi di fronte ad una vera ed oculata gestione delle risorse a disposizione e relativo in-vestimento per le generazioni future. Purtroppo la filosofia del “fin che ce n’è meglio approfittare” poi finisce col lasciare lunghi solchi sul terreno, solchi profondi che attualmente è assai faticoso colmare con l’aggravio che a farne le spese sono poi, come già sappiamo, le classi meno abbienti e bisognose (che giorno dopo giorno aumentano di numero perché sempre più persone si ritrovano nella necessità e povertà). Sarà, questo, un Natale che farà riscoprire i veri e semplici valori della vita, dove l’ago della bilan-cia verrà riportato in asse su quelle che sono le vere e reali necessità del vivere, dove forse l’indifferenza lascerà lo spazio alla condivisione fraterna e, finalmente, momento nel quale riusciremo a riprendere i remi della nostra barca per rimetterla in rotta e divenire noi “capitani della nostra vita”?Anche se attualmente la fatica di questa crisi e il suo peso si fanno sentire sulle nostre spalle questo non vuol dire “non festeggiamo il Natale”. Natale non è certamente il panettone né il super regalo; Natale non è lo spumante firmato né tanto meno le “vacanze in”. Natale non è certo... Natale invece è la festa del Dio che si fa uomo, quel Dio che sceglie di nascere fra noi per condividere la nostra vita. Natale è la festa del Dio che tanto ci ama da lasciarci liberi nelle nostre quotidiane scelte, qualsiasi esse siano, sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte per darci conforto e speranza. Natale è rinascere a vita nuova come persone, capaci di riprendersi la propria vita fra le mani per gestirla in prima persona; coraggiosi di viverla e non lasciarsi vivere; coraggiosi di dire di no a quel burattinaio che fino ad ora ne ha tirato i fili al posto nostro; dove l’indifferenza lascia il posto alla consapevolezza e all’azione, all’essere protagonisti di se stessi, al coraggio di “gridare” le ingiustizie che giornalmente ci vengono propinate gratuitamente prendendo posizione per non lasciarsi di nuovo sopraffare dalla dolce musica del solito “tran tran” che fino ad ora ci ha reso sordi.Questo sarà un Natale nel quale, come bravi fornai rimpasteremo la nostra esistenza con il lievito della saggezza e quella semplicità che ci farà riscoprire i veri valori della vita che ci permetteranno di goderne in profondità ogni suo momento perché essa, malgrado tutto, è bella e va vissuta.

Laura Scabbio

Page 2: Emmaus Dicembre 2013

2 DICEMBRE 2013

John Duncan (Scozia 1866-1945) è un pittore appartenente al movimento artistico sorto in Inghilterra verso la metà del sec. XIX che prende il nome di preraffaellismo. La sua Adorazione dei Magi è un’opera moderna, i soggetti sono personaggi contemporanei e la scena è rappresentata in un ambiente diverso rispetto alla tradizionale mangiatoia. Maria è seduta sulle rocce e con grazia tiene sul fianco Gesù che non è più in fasce ma indossa una tunica bianca. Madre e Figlio sono assorti nel guardare tre uomini dall’atteggiamento solenne: i Magi. Gaspare, il più anziano, si inchina dinanzi al Bambino e gli offre il suo dono, in piedi, dietro di lui, stanno Baldassarre, il moro, e Melchiorre, il più giovane dei tre, con le mani con-giunte. Maria sembra una giovane madre dei nostri giorni e insieme al suo Bambino irradiano una luce divina.I Magi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo e, come la tradizione vuole, offrono a Gesù l’oro come simbolo della regalità di Cristo, l’incenso in omaggio alla sua divinità e la mirra, usata nell’imbalsamazione, come anticipazione della sua morte.«Dopo la sua nascita alcuni uomini sapienti che venivano dall’Oriente domandarono: Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per adorarlo» (Mt, 2, 1-2).Quest’opera, pur nella sua semplicità, è molto coinvolgente, sembra di celebrare la nascita di Gesù in un qualsiasi mo-mento della nostra giornata, è un incoraggiamento ad avvi-cinarci a Lui, a portargli i nostri doni, qualsiasi essi siano, a donargli i nostri desideri e le nostre speranze.

Diana Sgnaolin

AdorAzione dei MAgi

Adorazione dei Magi, John Duncan, 1915

Nataleè una capanna, riparo per miti animali,un bue e un asinello,ma vale assai di più di un lussuoso castello,col suo torrione merlato, perchè ivi il Santo è nato.Nella greppia sul fieno che odora di menta e di cuminola pallida mammina vi posa il suo bambino.Non ha lana, nè seta, nè pizzi, nè lini,come han tanti bambini;per ripararlo dal gelo lo copre con lo scialleche si è tolta dalle spalle.Accanto alla porta,di grosse arance ne è piena una sportae diversi agnellini belanti doni di pastori adoranti.La Santa Regina, poco più che bambina,ammira estasiata la sua creatura e, con mano delicata,la accarezza e la cura.Ha di gaudio pieno il cuore,pur avendo nel petto un segreto dolore;pensando, del figlio, il domani e congiunge le mani:- Figlio mio, Figlio di Dio, ti amo, ti adoro,cantano sul tetto gli angeli in coro.- è nato! è nato!Gloria nell'alto al Salvatoree pace in terra ai buonie ad ogni pentito peccatore!-.

Ida Grandin

Page 3: Emmaus Dicembre 2013

3DICEMBRE 2013

Nascere e morire sono parte del ciclo della vita, ma mentre la nascita porta con sé gioia, la separazione dalle persone amate, soprattutto se prematura, è una delle più grandi sofferenze psichiche che si possano affrontare. Quando ciò accade vi possono essere due modi di affrontare questo tragico evento: isolarsi rimanendo immersi e bloccati nel proprio dolore, oppure rendere questa dolorosa esperienza collettiva, condivisibi-le e quindi più tollerabile e forse anche più accettabile. E’ con questa motivazione che da qualche mese a Musile alcuni ge-nitori di ragazzi che sono volati in cielo hanno voluto far nascere il gruppo di auto mutuo aiuto per l’elaborazione del lutto da loro chia-mato “AMA OLTRE”. Questa decisione è stata presa al fine di rendere questo gruppo una risorsa per se stessi e per gli altri con lo scopo di affrontare insieme un cammino di ascolto e comprensione rompendo la barriera di tristezza e solitudine in un momento così doloroso della vita. Ecco la testimonianza di una mamma: “All’inizio cercavo i miei simili; i sofferenti, coloro che mi potessero comprendere e con cui condividere questo sentimento di profondo dolore che sembrava inascoltabile, da evi-

tare pudicamente di comunicare a chiunque ma riservandolo solo a coloro che per averlo provato avrebbero potuto capire. Ricordo le difficoltà nei nostri primi incontri, ci sentivamo divisi e chiusi ciascuno nella sofferenza del proprio dolore, diffidenti. Poi piano piano abbiamo iniziato a riconoscerci e a rispecchiarci fino a poter condi-videre, sentendo allentarsi la morsa della solitudine. Ciascuno con la propria storia, eppure via via più uniti in un unico sentire per poi giungere a salutarsi con leggerezza, dandosi appuntamento alla prossima volta tenendosi per mano, uniti e più forti in un cammino di amore per andare oltre il dolore, pronti a sostenersi l’un l’altro e ad accogliere chiunque volesse entrare nel nostro gruppo”. Papa Francesco ci ricorda: “Dentro di noi c’è un istinto potente che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte”. è proprio con questa certezza di Resurrezione che il gruppo, sia pur nella unicità delle persone, trova la forza di aprirsi alla speranza di una possibile serenità condivisa, affinché nuovi germogli di vita possano rinasce-re da tanta umana sofferenza nell’attesa di riabbracciare i propri cari.UnA TEsTiMOniAnzA:Un giorno qualcuno si è chiesto: “Perché non facciamo tesoro del nostro dolore mettendo assieme le esperienze che così profondamente hanno trafitto il nostro cuore? Ci si sostiene a vicenda condividendo il nostro vissuto, segnato dall’improvvisa mancanza delle persone a noi più care”.“AMA OLTRE” è il nome dato a questo nuovo gruppo, titolo importante che in due parole racchiude: do-lore, disperazione, rassegnazione, speranza, consolazione, desiderio di trovare un appoggio che proietti il tutto oltre l’orizzonte umano, oltre la fine terrena.Quanta sofferenza e quanta speranza di rivivere o rivedere il volto, l’immagine rinnovata di chi non c’è più!E’ nel cuore della Vergine Addolorata che si riflette ogni umano dolore, si rispecchia ogni paura o triste episodio che a volte s’incontra sul sentiero della vita. Nella fede si concretizza la forza della speranza, si coglie la gioia dell’incontro che ci attende dopo la trasformazione del dolore nello splendore della resurrezione.Ogni persona vive la speranza d’incontrare colui che è stato tolto al suo sguardo, al suo sorriso. E’ nel desiderio d’incontrarlo nell’aldilà che i palpiti del cuore resistono al tempo, sopportano la fatica di vivere ancora per e con amore. E’ nella nostalgia intensa di ritrovarlo, di rivederlo che i giorni diventano anni, le ore si cambiano in mesi, gli attimi si allungano eterni … sembra non passino mai!Maria, Madre nostra, è la strada maestra del dolore, è il modello del pianto che prende tutti per mano. E’ lei ad avvolgere ciascuno col suo manto e ad alleviare il dolore dell’anima: dolore che pietrifica, dolore che taglia, dolore che adombra il cuore, dolore che scalfisce, dolore che indurisce, dolore che inaridisce le radici della vita, dolore che blocca la speranza, dolore che chiude all’amore, dolore che sublima lo stesso dolore, dolore che proietta “oltre l’amore”.

il gruppo “AMA OLTRE” si riunisce ogni quindici giorni, al mercoledì ore 20,30 in canonica a Musile, co-ordinato dalla psicologa dott.ssa Carmen Rita Murciano, dal dott. Paolo Dalla Pozza e dal parroco Don saverio. E’ aperto a quanti desiderano condividere l’esperienza personale del lutto per trovare solidarie-tà, amicizia e rassegnata serenità. Chi vuole partecipare può mettersi in contatto con loro.

Un grande regalo di Natale per le nostre parrocchie:“AMA OLTRE”: UN NUOvO gRUppO di sOLidARiETà

Page 4: Emmaus Dicembre 2013

4 DICEMBRE 2013

Se io fossi un Angelo...... per gli anziani

Se fossi un angelo regalerei a ciascuno di voi la memoria di ricordi lontani, lunghe e sane risate, il calore di un abbraccio ed una carezza.L'opportunità di luoghi di incontro tra amici dove le ore trascorrono liete, ricche di racconti e aneddoti che spazzano via solitudini e malinconie.Se fossi un angelo regalerei un balsamo che lenisca dolori del corpo e dell'anima. Trasformerei ogni vostra sofferenza in una nuova vita che in questo mondo possa essere accolta e cresciuta con amore.

Adalberta

... per i bambini non natiSe tu fossi nato saresti stato un angelo con il nome di un fiore: il più dolce e delicato. Saresti nato a Natale con le luci delle stelle.Non ti ho raccolto e ti ho lasciato vivere in giardino per vedere crescere e cambiare i tuoi colori con il tempo. Questo è il mio augurio per te, il mio pensiero.

Elisa

... per le nostre suoreSe fossi un angelo non sceglierei un regalo che si acquista in un negozio né un regalo che si tocca con le mani; se fossi un angelo vi regalerei tanti vasi di terracotta riempiti di tutto quello che “parla” del vostro paese; un vaso con il profumo della vostra terra; un vaso con il calore del sole; un vaso con tutti i tramonti e le albe più belle; se fossi un angelo vi donerei infine una vaso con le voci dei vostri cari, voci che sarebbero vicine anche se lontane.

Barbara

... per i disoccupati“Se io fossi un angelo”, cantava Lucio Dalla. Se lui fosse un angelo par-lerebbe con tutti, non starebbe in processione e parlerebbe con Dio. Se io fossi un angelo, mi limiterei a volare basso, per poter vedere meglio la terra e gli uomini e per poter capire che non serve cercare molto per tro-vare molta sofferenza e difficoltà ovunque. L’augurio che rivolgo, in questo Natale 2013, ai disoccupati, è l’augurio di trovare uno, anzi, molti angeli, capaci di volare basso, capaci di non avere paura di percepire ciò che non va, partendo dalla semplicità della quotidianità. D’altronde, non serve essere angeli né sognare in grande per vegliare sul nostro prossimo e tendergli una mano. Un sincero augurio a Voi e a tutte le Vostre famiglie.

Luca

Quest’anno la redazione augura buon natale sulle note di una canzone di lucio Dalla…

Se io fossi un angelo chissà cosa farei!Alto, biondo, invisibile che bello che sarei!E che coraggio avrei...Sfruttandomi al massimo è chiaro che volerei!Zingaro libero tutto il mondo girerei:andrei in Afganistan, e più giù in Sudafrica, a parlare con l'America, e se non mi abbattono, anche coi russi parlerei!Angelo se io fossi un angelo con lo sguardo biblico li fisserei:vi dò due ore, due ore al massimo, poi sulla testa vi piscerei sulle vostre belle fabbriche di missili, di missili.Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni, nelle scatole dei presepi;starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi. Sarei un buon angelo, parlerei con Dio,gli ubbidirei amandolo a modo mio... Gli parlerei a modo mio e gli direi: "I potenti che mascalzoni e tu cosa fai li perdoni! Ma allora sbagli anche tu..." ma poi non parlerei più.Un angelo non sarei più un angelo se con un calcio mi buttano giù, al massimo sarei un diavolo e francamente questo non mi va! Ma poi l'inferno cos'è? A parte il caldo che fa! Non è poi diverso da qui... Perché io sento che, son sicuro che io so che gli angeli sono milioni di milioni e che non li vedi nei cieli ma tra gli uomini: sono i più poveri e i più soli,quelli presi tra le reti.E se tra gli uomini nascesse ancora Dio gli ubbidirei amandolo a modo mio, a modo mio...

(Lucio Dalla 1943-2012)

Page 5: Emmaus Dicembre 2013

5DICEMBRE 2013

Se io fossi un Angelo...... per chi vive una situazione "irregolare"

Se fossi un angelo regalerei a tutti coloro che si trovano in una situazione affettiva irregolare un bel cofanetto contenente la cErTEZZA che nessuno è escluso o giudicato dalla comunità cristiana e che sempre è AccoLTo in un cammino di amore nella verità.

Diana

... per i non credentiSe io fossi un angelo che cosa direi a un non credente….chi sei? Da dove vieni? Dove vai? Queste domande te le poni anche tu ogni giorno, anche se non te ne accorgi. Quando sei solo o con gli amici, quando ridi o quando sei arrabbiato, quan-do solleveresti il mondo o quando fuggiresti sotto terra, quando le cose ti vanno bene o quando non te ne va una dritta.In tanti cercano di rispondere alla tue domande, ai tuoi proble-mi, ai tuoi desideri, alle tue aspirazioni, fra tante voci rumorose, c’è anche la proposta silenziosa e semplice di Gesù cristo. E se avesse lui le risposte che fanno per te? Io al tuo posto lo ascolterei.

Anna

... per i fidanzati e gli sposi novelliSe io fossi un angelo sussurrerei agli orecchi dei fidanzati e degli sposi novelli che “l’amore basta all’amore” e che si fidino di un amore grande… esigente, per tutta la vita. Donerei loro la forza e la speranza. Forza per credere al “per sempre” dell’amore, e speranza nei momenti in cui il “per sempre” sembra oscurarsi. E infine dire loro… “fatevi aiutare” “tenete le porte della vostra casa e del vostro cuore sempre aperte”… “sognate in grande e non aspettate ad avere dei figli che sono la gioia più grande…”

don Saverio

... per i malatiSe fossi un angelo vi ascolterei ad uno ad uno con pazienza e saprei trovare le parole giuste per incoraggiarvi ad essere forti.Nei momenti di maggiore fragilità vi farei sentire vigorosamente il mio affetto per aiutarvi a sconfiggere il dolore e ricorderei ai vostri cari che la medicina più efficace è l’esservi vicino e presenti con costante tenerezza. Se sconforto e disperazione vi facessero vacillare, vi inviterei a riscoprire il calore dell’amorevole abbraccio materno del Signore che avvolge e riscalda. Vorrei riuscire a farvi pensare spesso alle cose positive, ai momenti gioiosi e ogni giorno farei in modo che un sorriso spontaneo illuminasse il vostro volto.E… vi inviterei a pregare fiduciosi con le parole di don Tonino Bello: “Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me.Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con te. Perché vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te!...”che questo Natale sia generoso dispensatore di speranza, fiducia e Amore.

Emanuela

... per i bambini“…io so che gli angeli sono milioni di milioni e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini sono i più poveri e più soli e se fra gli uomini nascesse ancora Dio gli ubbidirei amandolo a modo mio…”… amandolo come solo voi, cari bambini, con la vostra inno-cenza sapete fare! Questo il mio augurio di Natale a tutti voi.

Laura

Page 6: Emmaus Dicembre 2013

6 DICEMBRE 2013

LAMPEDUsA, sARDEgnA, FiLiPPinE: tre isole, diventate, nella cronaca recente, allegoria di soffe-renza e difficoltà. Immigrazione, catastrofi naturali, ricostruzione e sfiducia accomunano le tre isole.

Si tratta di accostamenti nefasti che, tuttavia, devo-no permetterci di riflettere, anche in periodo natalizio. Riflettere su cosa? Sul perché l’immigrazione scelga le coste di Lampedusa, sul perché le catastrofi natu-rali abbiano scelto Sardegna e Filippine? No, nulla di tutto ciò. La riflessione alla quale inviterei il lettore è un’altra: inviterei alla riflessione della memoria.Purtroppo gli eventi appena citati non sono nuovi per molti di noi. I mezzi di comunicazione trasmet-tono, quasi continuamente, notizie di questo tipo e il territorio nazionale non è estraneo a tali emergenze. Quanti di noi, tuttavia, tengono ancora un occhio ri-volto agli abitanti dei comuni veneti che, negli scorsi anni, furono colpiti da esondazioni? Quanti lo stanno effettivamente facendo, da quando le telecamere dei telegiornali non si sono più occupate della vicenda? Il caso dei comuni veneti è uno, citato a titolo me-ramente esemplificativo: non mancano, purtroppo, vicende di questo genere. Perché ricordare, direte voi. Non abbiamo forse in-viato l’sms al numero della CRI per sostenere le po-polazioni in difficoltà? Non abbiamo forse acquistato le forme di Parmigiano Reggiano dopo il terremoto in Emilia per sostenere il comparto agroalimentare

locale? Certo, l’abbiamo fatto tutti. Ma non basta. Molte delle c.d. “popolazioni colpite” dalle calami-tà chiedono alle istituzioni ma anche a tutti noi di non essere dimenticati. Infatti, la peggiore delle con-danne esistenti per chi è un difficoltà, è l’oblio. “Un luogo dove qualcuno ancora pensa a te, quello è il luogo che puoi chiamare casa” è una frase del ma-estro Jiraiya, personaggio di un noto manga giap-ponese. Questo pensiero riassume l’importanza del ricordare, soprattutto chi è in difficoltà e soprattutto in questo periodo natalizio. Non dobbiamo avere paura di pensare a chi soffre e per poterlo pensare bisogna poterlo vedere e capi-re. Non è mai il caso di affrontare con superficialità la sofferenza né è opportuno relegarla in un angolo della nostra esistenza, esorcizzandola o fingendo che non ci sia. Purtroppo la sofferenza è parte della nostra natura e non avrebbe molto senso tentare di negare la sofferenza, negando, così, anche la nostra

natura. Non sono i modelli dell’allegria interminabile o della pura spensieratezza che debbono colpirci, ma il modello dell’uomo che riconosce i propri limiti e comprende questi limiti, anche come manifesta-zione di umiltà.è con questa riflessione che auguro a tutti i lettori di Emmaus un felice periodo natalizio, all’insegna non solo delle cene e delle feste, ma anche del pensiero rivolto al prossimo e alla sua sofferenza.

Luca Cadamuro

A NATALE... pER NON diMENTicARE

Per Contribuire:• versameNto iN baNca

Credito TrevigianoIban: IT57H0891712000029003332341

Intestato a Carità Diocesana di Treviso – ONLUS

• versameNto iN postac/c n. 61962726Intestato a Carità Diocesana di Treviso – ONLUSSpecificare la Causale

Page 7: Emmaus Dicembre 2013

7DICEMBRE 2013

NELL’ANNO dELLA FEdE cRisTO E’ iL cENTRO dELLA cREAZiONE, dEL pOpOLO E dELLA sTORiA

Con la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, do-menica 24 novembre si sono con-cluse solennemente, anche nella nostra parrocchia, le celebrazioni per l’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI° con la Lettera Apostolica “Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011. L’Anno della Fede è iniziato l’11 ottobre 2012 nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II° e a vent’anni della promulgazione del Catechismo della Chie-sa Cattolica. La fede è “compagna di vita che ci permette di percepi-re con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi, ” la fede impegna ognuno di noi a diventare se-gno vivo della presenza del Risorto nel mondo. E’ un atto comunitario e personale, un dono di Dio, vissuto nella comunione del-la Chiesa. Ogni iniziativa avviata per l’Anno della Fede ha voluto favorire la gioiosa riscoperta per la rinnovata testimonianza del-la fede rendendo l’anno appena concluso un’occasione privile-giata per condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù Redentore dell’uomo, Re dell’universo, “autore e perfezio-natore della fede” (Eb. 12,2).

L’inizio dell’Anno della Fede ha conciso con il ricordo di due grandi eventi che hanno segna-to il volto della Chiesa ai nostri giorni: il 50° anniversario dell’a-pertura del Concilio Vaticano II°, voluto dal beato Giovanni XXIII° (11 ottobre 1962) con il quale si è approfondita l’intima natura della Chiesa (CFR costituzione dog-

matica Lumen Gentium) e il suo rapporto con il mondo contempo-raneo, e il 20° anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica, offertoci dal beato Giovanni Paolo II° (11 ottobre 1992) per fornire al Po-polo di Dio un compendio di tutta la dottrina cattolica e un testo di sicuro riferimento per la catechesi locale. Con l’Anno della Fede si è

voluto contribuire ad una rinnova-ta conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede affinché tutti i membri della chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Si-gnore risorto nel mondo di oggi e, specialmente oggi, è quanto mai necessario un più convinto im-pegno ecclesiale a favore di una evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’en-tusiasmo nel comunicare la fede. Anche nella nostra parrocchia ci si è impegnati per alimentare un rinnovato impegno nella diffusio-ne del catechismo della chiesa cattolica e fornire significativi sus-sidi alle famiglie, autentiche chie-se domestiche e luoghi primari di trasmissione della fede, nel contesto dei battesimi, delle con-fermazioni e dei matrimoni. Ciò ha contribuito alla valorizzazione

del sacramento della riconcilia-zione e all’approfondimento del messaggio Biblico ed Evangelico nelle nostre comunità parrocchia-li, al fine di far crescere in ognu-no di noi l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere la fede. L’Anno della Fede è stato anche un occasione propizia per la ce-lebrazione della fede nella liturgia ed in particolare nell’Eucarestia.

Nell’Eucarestia, infatti, la fede della Chiesa viene proclamata, celebrata e fortificata e i fedeli sono chiamati a prendervi parte consapevolmente e attivamente, per esse-re autentici testimoni del Signore.

Domenica 24 novem-bre Papa Francesco ha chiuso l’Anno della Fede ricordandoci che “con tale provvidenziale ini-ziativa ci è stata offerta

l’opportunità di riscoprire la bel-lezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del no-stro battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio du-rante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore”.

Per la prima volta sono state esposte le reliquie di San Pietro e nell’occasione vi è stata la con-segna simbolica della esortazio-ne apostolica Evangelii Gaudium, scritta da Papa Francesco a con-clusione dell’Anno della Fede pubblicata martedì 26 novembre ultimo scorso.

Elisa Montagner

Page 8: Emmaus Dicembre 2013

8 DICEMBRE 2013

Con l’uscita della prima Esortazione apostolica di Papa Francesco posso dire esattamente che cosa ho vis-suto intervistando Papa Francesco a partire dal 19 agosto scorso. Ho incontrato il Papa a pochi giorni dal suo rientro dal Brasile e mentre ormai ultimava l’Evangelii Gaudium. Era un periodo vulcanico, di grande grazia ed energia. Mi rendo conto adesso di questo ulteriore aspetto dell’e-sperienza vissuta con lui: vedere il pensiero del Papa prendere forma e diventare dialogo vivo nella no-stra conversazione, per poi seguire i suoi sentieri e condensarsi un una Esortazione apostolica. La Evangelii Gaudium richiede una lettura atten-ta. Una lettura immediata e rapida è possibile e anche opportuna. Tut-tavia per entrare nei nodi del testo occorre fare una seconda lettura per-ché si tratta di un testo che contiene un disegno ed è frutto di una matu-razione durata anni, se non decenni, non solo di riflessione, ma anche (e soprattutto) di esperienza pastorale.Vorrei solamente mettere in eviden-za, in maniera estremamente sche-matica, alcune tensioni interne posi-tive al testo, che lo rendono dinamico e ne “agitano” lo sviluppo.

1) la teNsioNe tra spirito e istituzioNeScrive Papa Francesco: «La Chiesa deve accettare questa libertà inaf-ferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diver-se, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi» (22). Esiste una tensione dialettica intraecclesiale nel discorso che fa Papa Francesco tra Spirito e istitu-zione: l’uno non nega mai l’altro, ma il primo deve animare la seconda in maniera efficace, incisiva. In modo da contrastare l’«introversione eccle-

siale» (27), come l’aveva definita Gio-vanni Paolo II, che resta sempre una grande tentazione. Scrive il Papa: «Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rin-chiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti» (49). Poi, più avan-ti, afferma che la Chiesa è «popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessa-ria espressione istituzionale» (111). è interessante notare questa ulteriore tensione fruttuosa che anima il testo: quella tra la Chiesa come «popolo pellegrino» e quella come «istituzio-ne», che rispecchia le due definizioni di Chiesa predilette da papa France-sco, così come anche emerge nella intervista che mi ha concesso: «po-polo fedele di Dio in cammino» (Lu-men gentium) e «santa madre Chiesa gerarchica» (Sant’Ignazio di Loyola).

2) la teNsioNe tra differeNza e uNità Nel testo emerge una tensione tra dif-ferenza culturale e unità della Chiesa. Scrive il Papa: «Questo Popolo di Dio si incarna nei popoli della Terra, ciascuno dei quali ha la propria cul-tura» (115): «la diversità culturale non minaccia l’unità della Chiesa» (117). Ciò significa che evangelizzare non significa affatto imporre determinate forme culturali, per quanto antiche e raffinate. Il rischio è di sacralizzare una cultura, di cadere nel fanatismo scambiato per fervore (cfr ivi). Uno tra gli effetti più significativi di questa tensione è il ricorso agli episcopati locali nel discernimento evangelico sulla storia. Leggiamo: «Non è op-portuno che il Papa sostituisca gli episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si pro-spettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di proce-dere in una salutare “decentralizza-zione”» (16). Oltre alle tante volte in cui è citata la Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi a causa del documento di Aparecida, ritroviamo citati molti epi-scopati del mondo. Il Papa stimola le comunità cristiane ad «analizzare obiettivamente la situazione del loro paese» (184).

3) la teNsioNe tra missioNe e discerNimeNtoLe sfide richiedono un attento discer-nimento spirituale per riconoscere Dio all’opera nel mondo, le moda-lità della sua azione: «riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito buono e respin-gere quelle dello spirito cattivo» (51). D’altra parte non basta riconoscere che Dio è all’opera, bisogna operare per portare il Vangelo, per annunciare il kerygma. Da qui le tante esortazioni esclamative: «Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario!» (80); «Non lasciamoci rubare la gioia dell’e-vangelizzazione!» (83); (101); «Non lasciamoci rubare la forza missiona-ria!» (109). Da qui l’appello, o meglio, il «sogno», come l’ha definito il Papa, della «trasformazione missionaria della Chiesa».

4) la teNsioNe tra i limiti e l’impor-taNza della medesima esortazioNeIl Papa non crede «che si debba at-tendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo» (16). E prosegue: «Non è compito del Papa offrire un’anali-si dettagliata e completa sulla realtà contemporanea, ma esorto tutte le comunità ad avere una “sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi”» (51). «Né il Papa né la Chiesa posseg-gono il monopolio dell’interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contempora-nei» (184). «Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte le questioni par-ticolari» (241). Proprio all’inizio ribadi-sce di non avere «l’intenzione di of-frire un trattato» (18). Tuttavia il Papa vuol dire cose importanti. «mostrare l’importante incidenza pratica» delle questioni che affronta. Sa bene, scri-ve, che «ciò che intendo qui esprime-re ha un significato programmatico e delle conseguenze importanti» (25). Il tono spesso è quello della urgenza. Ripeto: il Papa parla di «significato programmatico».

Antonio Spadaro s.j.

LE 4 TENsiONi iNTERNE dELLA “EvANgELii gAUdiUM” di pApA FRANcEscO

Page 9: Emmaus Dicembre 2013

9DICEMBRE 2013

OgNi giOvEdì dAvANTi A gEsù EUcARisTiA!Da un anno e mezzo ormai in chiesa a Musile c’è la “12 ore di Adorazione Eucaristica”, dal mattino alle 10.00 (terminata l’Eucaristia) alle 22.00 del giovedì. Il Santissimo è sempre espo-sto e qualcuno è sempre lì in adora-zione. Alcune persone garantiscono il turno di ogni ora (circa 2 per ora) e chi lo desidera passa quando può per stare un po’ con Gesù e lasciarsi toc-care dalla Sua presenza.Qualcuno potrebbe pensare che pas-sare tutto quel tempo davanti a Gesù Eucaristia possa essere una pratica magari anche ammirevole ma sterile, un pò intimistica. Potrebbe essere an-che così, se non fosse per il fatto che in altre città, dove l’Adorazione Eucaristica è iniziata da tempo, si è registrato un vistoso aumento delle grazie date dal Signore alle comunità cristiane e alle singole persone. Contemplare Colui che è la fon-te della vita ridona forza e di-gnità alla vita dell’uomo.E’ così: in un’epoca di iperatti-vismo e di ritmi frenetici è più che mai indispensabile essere anche capaci di fermarsi e di ricordare che Qualcuno ci dice: “Fermatevi e sappiate che io sono Dio”. i frutti sono sicuramente più grandi di quanto possiamo immagi-nare.inoltre da quest’anno abbiamo ini-ziato ad animare l’ultima ora di ado-razione eucaristica (dalle 21.00 alle 22.00) con il metodo dei “Cenacoli di nuovi Orizzonti”. è un’ora aperta a chi vuole ma riservata soprattut-to ai giOVAni. è una preghiera di giOiA, di LODE, anche in mezzo a periodi impegnativi… La lode infatti ci mette nel corretto rapporto con Dio.Il sacrificio di lode consiste nel lodare Dio anche quando le cose non vanno bene, ossia anche nel momento della prova. Esso esprime la nostra massi-ma fiducia in Dio. è la preghiera più gradita al Padre, perché manifesta la nostra sottomissione alla Sua Volontà. Dio vuole che noi Lo lodiamo sempre: nella gioia e nel dolore.La preghiera di lode è così struttu-rata:

• Apertura con canti gioiosi;• Esposizione del santissimo sa-

cramento;• Preghiere di lode spontanee

inframezzate da canti di adora-zione e lettura di testi biblici;

• Momento di invocazione allo spirito santo;

• Riposizione del santissimo sa-cramento;

• Canti finali gioiosi.

Ecco qualche racconto di chi vive l’a-dorazione regolarmente anche in altri paesi.“Facendo Adorazione, diverse per-sone hanno riscoperto l’Eucaristia e

il valore della Messa, ora hanno un rapporto diverso con l’Eucaristia. Ci sono state grazie... Noi preghiamo per ottenere misericordia per chi è in ago-nia, per le vocazioni sacerdotali, per il rispetto e la tutela della vita, per gli ammalati”.“è stupendo avere l’opportunità di questo dialogo a tu per tu con Gesù che lo fa davvero calare nel tuo quoti-diano, nella tua vita. E’ una visita set-timanale che ti permette di attingere forza che diventa continuativa; ti porta a stare insieme a Lui nella quotidiani-tà. Per chi è agli inizi del proprio cam-mino cristiano è un’opportunità gran-de per calarsi nel mistero di Dio”.“Vedo tante persone che sono mol-to felici di farlo anche se inizialmente erano scettiche; ora si rendono conto che pregando in questo modo hanno più forza nella loro vita”.“Quando sono lì provo profonda pace, immensa gioia, unione totale con il cuore di Gesù, abbandono, amore, abbraccio divino. Mi commuove an-

che solo pensarci. E’ un rinnovare l’unione, l’abbandono alla Sua volon-tà, mi ricorda che Lui c’è sempre, mi aspetta e mi ama sempre, capisco che per Lui sono importante. Per me rappresenta un fondamentale stacco da una vita piena di tensioni, mi dà la carica per affrontare le giornate, le dif-ficoltà”.“Affido le persone care, chi ha bi-sogno e sicuramente i frutti ci sono, vedo che l’aiuto arriva: non è solo un mio momento intimo ma è anche per gli altri”.“E’ un momento che stimola alla rifles-sione. Vado lì con mia moglie ed esse-re lì insieme a lei aumenta la sintonia

tra noi e il senso della presenza reale di Gesù; l’essere insieme ci fa percepire più intensamente la Sua presenza”.“Avverto la presenza reale della persona di Gesù a prescindere dal mio stato d’animo: che io sia felice o triste o provato, comun-que Lui c’è davvero, al di là di ogni sentimentalismo”.“Chi ha iniziato ad andare all’A-dorazione continua a mantenere un approccio estremamente po-sitivo. Ultimamente si sono ag-

giunte nuove persone e chi ha iniziato poi non vi rinuncia assolutamente, è un momento che attrae anche chi non è cristiano così convinto, è come una calamita. Sembra sia in atto un qual-cosa di grande che è trasversale a strati sociali, condizioni personali, un desiderio di Dio in grande crescita a cui l’Adorazione dà un contributo grandissimo. Se metteremo Dio sta-bilmente al primo posto nella nostra vita, adorandolo, ricevendolo e aman-do Lui ed il nostro prossimo, ogni aspetto del nostro essere, della so-cietà in cui viviamo ed il mondo intero cambierà e - questa volta - in meglio”.(testimonianze tratte da www.nuoviorizzonti.org, ma condivise a voce da molti di noi nei contenuti).

insOMMA, sEMbRA DAVVERO QUALCOsA Di gRAnDE... PERChè nOn PROVARE A ViVERLO AnChE TU? siCURAMEnTE iL signORE nE sARà MOLTO COnTEnTO E COME hA AiUTATO ALTRi, AiUTE-Rà AnChE TE!

don Michele

Page 10: Emmaus Dicembre 2013

10 DICEMBRE 2013

“sE TU cONOscEssi iL dONO di diO”centro san carlo Borromeo, chiesanuova - 23 novembre 2013

Dalla lettera pastorale del nostro vescovo Gianfranco Agostino Gardin “Se tu conoscessi il dono di Dio” si è preso spunto per l’incontro spirituale annuale per tutti gli operatori pastorali della Nostra Collaborazione. in-centrato sull’approfondimento del nostro battesimo.

Ad aiutarci a riflet-tere e meditare su tale argomento, la profonda cono-scenza e l’amabi-le sapienza di don Giorgio Scatto, priore della comu-nità di Marango. Egli ci propone il brano del vange-lo di Giovanni che narra dell’incon-tro di Gesù con la

donna samaritana, un incontro di dialogo e conoscenza.Per la volontà di Gesù di avvicinarsi e di intrecciare una relazione con la persona che gli è innanzi, Egli si pone nella condizione di uomo bisognoso. Questo ci fa comprendere che Dio agisce con gli uomini non dall’al-to della sua superiorità, ma dal basso, facendosi servo degli uomini. Il luogo dell’incontro è molto significativo; si parla di un pozzo particolare, il pozzo di Giacobbe, dove nasce l’acqua, segno di vita, fonte di vita e anche luogo di incontri amorosi. Alla richiesta d’acqua da par-te di Gesù, la donna samaritana reagisce ricordandogli polemicamente i contrasti razziali che ci sono tra i due popoli, tra la Samaria e la Giudea. All’aggressiva sfida della samaritana Gesù risponde superando le divisioni e proponendole un dono: “se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “dammi da bere”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gesù offre alla donna una nuova possibilità, un dono parti-colare. L’incontro di Gesù con la peccatrice (l’umanità) non è quello del giudice che chiede conto dei misfatti, ma è quello d’Amore che regala il suo amore: “se tu conoscessi il dono di Dio”. Questo dono, questa nuova offerta d’amore, è rivolta ad ogni creatura. Questa è la bella notizia.il vangelo si chiama “bella notizia” perché l’amore di Dio non distingue tra chi lo merita e chi no. Dio non ama gli uomini secondo i nostri meriti, ma secondo i nostri bisogni; più uno è bisognoso, più l’amore di Dio in lui si fa efficace.Ma la donna conosce il dono di Giacobbe, la legge mo-saica, che richiede lo sforzo; pensa che l’acqua debba essere attinta con le proprie forze e non immagina la possibilità di bere acqua senza fatica. Gesù le dimostra che quest’acqua viva che lui dona è l’amore di Dio, che

non va meritato per gli sforzi dell’uomo, ma va accolto per la sua abbondanza. Più l’uomo si sente amato e più sente zampillare in lui la sorgente dello spirito e dell’a-more. gesù invita alla conversione, ad un cambio radicale: accoglierlo come acqua viva, spirito vivificante, che ci dona la sua stessa capacità d’amare. L’assomi-glianza al suo amore è l’unico culto che il Padre ci chiede. Spirito e verità è un’espressione che significa “amore fedele”, cioè Dio che si comunica, chiede di essere ac-colto e prolungato nell’arco della nostra vita. E questa crescita dell’amore realizzerà il progetto creatore: l’in-contro con Gesù, un rapporto con lui unico, esclusivo, totale, autentico, pieno. Perché l’incontro con Gesù e lo stare con lui è festa, è gioia senza fine.“Questo vi ho detto, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv, 15, 11)Vieni Signore Gesù nostra pienezza. Lorella

Conc

erto

per

la P

ace

Page 11: Emmaus Dicembre 2013

11DICEMBRE 2013

...dALLA cAROvANA dEi sOgNi

1. IL DIALOGO SI FA TRA PERSONE Non sono i massimi sistemi che entrano in dialogo, ma le persone quando queste sono messe in situa-zione di poter dialogare.

2. IL DIALOGO SI FA A PARTIRE DALLE COSE CONCRETENon dalle teorie! Seguendo l’idea antropologica di cultura, e partendo da ogni attività umana, dalla vita quotidiana: cucina, ecologia, musica, sport…

3. IL DIALOGO SI FA A PARTIRE DALLE NOSTRE IDENTITA’ Non mettendo tra parentesi le nostre identità, in-gabbiandole, irrigidendole e limitandole. L’identità è sempre in divenire, cambia attraverso le relazioni, gli incontri. L’identità è un processo culturale aperto e soggetto alla contaminazione. Attenzione piuttosto ai rischi dell’identitarismo, alla chiusura verso l’altro!

4. IL DIALOGO SI FA A PARTIRE DALLE COSE CHE ABBIAMO IN COMUNE Noi spesso enfatizziamo le differenze e non coglia-mo gli aspetti che abbiamo in comune. Es. elementi anagrafici, passione sportiva ecc.

5. IL DIALOGO SI FA SENZA NASCONDERE LE COSE CHE CI RENDONO DIVERSI Senza paura che le differenze ci possano allontanare o che ci possano ferire, in un clima di autentica re-ciproca accoglienza, di relazione, le differenze non vanno taciute, ma valorizzate.

6. IL DIALOGO SI FA IN PRIMO LUOGO A PARTI-RE DA QUALCUNO CHE RACCONTALa dimensione narrativa del dialogo. I vissuti sono raccontabili. E’ necessario allora creare le condizioni e gli spazi del racconto.

7. IL DIALOGO, PERO’, E’ FATTO ANCHE DA QUALCUNO CHE ASCOLTA Educare all’ascolto vuol dire creare le condizioni per mettersi in ascolto dell’altro, non limitarsi a senti-re, ma ascoltare con il cuore, partecipare a ciò che ascolto, entrare in ciò che l’altro mi sta raccontando.

8. IL DIALOGO NON E’ FATTO SOLO DI PAROLE… Ma è fatto anche di gesti, abbracci, attenzioni, silen-zi. Uno dei problemi del dialogo è l’eccessiva enfasi al dialogo tramite le parole, quasi che non si entra in dialogo con una persona se non tramite la parola, il dire. Nell’entrare in dialogo c’è un enorme spazio fat-to di gesti, simboli, atteggiamenti (es. papa Giovanni Paolo II). Una pedagogia di gesti oggi parla più delle parole!

9. IL DIALOGO COME UN FENOMENO “GLOCALE” Ciascuno di noi è inserito in una dimensione locale e nello stesso tempo vive una dimensione globale. Tutti stiamo diventando glocali. Per non perdere la nostra identità è fondamentale che la nostra identità locale sia mantenuta e integrata con una componen-te globale, sentirsi cittadini del mondo senza tradire le proprie radici. Un’identità chiusa in se stessa non trae benefici nè per se stessa nè per il contesta che la ospita

10. IL DIALOGO E’ QUALCOSA CHE MENTRE LO FACCIAMO CI ARRICCHISCE A VICENDA E CI LASCIA MIGLIORI DI COME ERAVAMO PRIMA E’ un processo di umanizzazione che nasce quasi sempre dalla curiosità. E’ fondamentale approfitta-re, sfruttare la curiosità che apre bambini e ragazzi all’apprendimento, alla vita. E’ importante far passa-re l’idea che sono questi gli anni (bambini, ragazzi) che definiscono il tipo di sguardo (aperto o chiuso) al mondo: ecco l’importanza dell’umile lavoro edu-cativo!

NOTiZiE MissiONARiE...E' iniziato ad ottobre il corso per giovani e adulti "il viaggio inizia dalla porta di casa" rivolto a coloro che "sognano" un'esperienza in terra di missione. Sono 25 i giovani che si stanno mettendo in gioco. Di seguito alcune suggestioni dei primi incontri.

dEcALOgO dEL diALOgO (ancora in progress…) di Brunetto salvarani

Page 12: Emmaus Dicembre 2013

12 DICEMBRE 2013

...dA dON OLiNdO: LE sORpREsE di diOArchidiocesi di Manaus - Seminario San Giuseppe - Manaus 21 ottobre 2013

Cari amici, il nostro cammino é sempre pieno di sorprese e imprevisti.Non possiamo mai dire “tutto é compiuto” se non dopo aver svolto con impegno il nostro essere i “servi inutili” del Vangelo. Ho pensato di redigere per voi questa lettera per dirvi i miei prossimi passi con l’inizio del nuovo anno che viene. Mentre vi scrivo, le grandi lingue d’acqua che servirono da specchio negli anni del mio servizio qui in Amazzonia si sovrappongono e si intersecano nel mio pensiero come mai prima d’ora. Esse, per la veritá, sono state le mie strade, i miei crocicchi dove ho incontrato la gente del Popolo di Dio disperso e dove mi é parso, sempre piú, di stare nel luogo dove il dono della missionarietá doveva risplendere e corrispondere al disegno del Padre e al mio desiderio di “essere” vero riuscendo cosí, in questi 25 anni, a configurare la mia interioritá contribuendo a una non facile inculturazione che passa poco a poco per le vene del cuore. Adesso pare che i battenti di queste porte stiano per chiudersi, alme-no “temporaneamente”, per traslarmi a Roma come Economo del Collegio Pontificio Pio Brasileiro e voi sapete che ogni cambio richiede un’anima nuova, un cuore nuovo capace di abbracciare il progetto del Signore che non di rado si esprime attraverso strade sconosciute e sentieri impraticati. A volte, infatti, davanti a questi imprevisti non voluti e né immaginati le obiezioni e gli interrogativi popolano la nostra mente correndo prossimi alla oscuritá e al dubbio sulla volontá del Signore, ma le sollecitazioni della Conferenza Episcopale che si riassumono nella frase “la Chiesa del Brasile in questo momento ha bisogno di te”, tacitano e mettono in fuga le riserve lasciando spazio alla configurazione diaconale che sempre deve caratterizzare chi si dispone al servizio non come ad una semplicfe opportunitá del momento, ma come espressione vera della radice del nostro essere presbiteri fondata sulla diaconia e sulla disponibilitá dello spirito per servire e per amare dove il Signore richieda forza e trasparenza di intenzioni e di dono. Mi dispongo ancora una volta a lasciare e a ricominciare su schemi differenti perché Roma non é certo l’Amazzonia. Per fortuna, qualcuno dice, c’é Papa Francesco. É cosí che, per l’iniziativa della CNBB come vi dicevo, saró in Roma giá a febbraio del 2014 nella funzione di Amministratore Economo del Colle-gio Pontificio Pio Brasileiro, luogo atto alla formazione dei futuri pastori del nostro popolo brasiliano che qui, giá come preti, completeranno la loro formazione fina-lizzando i loro studi di teologia o filosofia nelle varie Universitá presenti in questa Cittá.Nel Seminário di Manaus, intanto, tutto procede nella normalitá tentando di non offrire nessuna opportunitá per dire che stiamo smobilitando allontanandoci dalle esigenze quotidiane della sequela a Gesú, il Signore. In questi giorni infatti, tutti i seminaristi si sono trasferiti nell’Area Missionaria Giovanni Paolo II per vi-vere intensamente una settimana di visita e di incontro con la popolazione delle comunitá della periferia che si addentrano anche negli anfratti della foresta. Ritorneranno domenica prossima pieni di spirito missionario che giá li ha for-temente caratterizzati e motivati prima di iniziare questa avventura di evange-lizzazione. Inutile che vi dica che attendo una preghiera da voi, una preghiera che parta dal cuore per accompagnarmi in questo processo che mi edifica di nuovo e mi sollecita a un discernimento ancor piú profondo. Certo non ringrazieró mai abbastanza il Signore per avermi condotto in questa av-ventura esperienziale aiutandomi a sommare con culture ed etnie che mi hanno fortemente e interiormente arricchito e permettendomi, soprattut-to dentro ai processi formativi, in questi 14 anni, di crescere e di inten-dere ogni giorno di piú le dinamiche dei cammini interiori dei giovani e adulti chiamati e convocati dal Signore al suo servizio in questa terra delle acque dove ancora il seminatore si dispone e continua a lancia-re le sue sorprendenti sementi. Con affetto vi saluto e vi ringrazio per la generosa collaborazione che vi ha caratterizzati in questi anni di sostegno al Seminario e alla missione.

Pe Olindo Furlanetto

Page 13: Emmaus Dicembre 2013

13DICEMBRE 2013

...dA LAURA ZEcchiN di pAssARELLA: iL sUO ANNO di sERviZiO civiLE iN ALBANiA

Questa vuole essere una pic-cola testimonianza della mia esperienza come Casco Bian-co. Sono stata inviata a Scutari nel nord dell’Albania, ho vissuto

in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII composta da ventidue persone e mi occupavo di due pro-getti: uno riguardante le adozioni a distanza, l’altro l’avvia-mento al lavoro di donne indigenti e/o con famiglie sotto vendetta. La scelta della modalità è stata dettata dalla difficoltà di condividere le tante emozioni provate e dalla volontà di farvene assaporare anche solo una piccola parte.Avrei voluto narrarvi dei sorrisi dei bambini in un paese che lotta per crescere, di case senza tetto né pavimen-to, di latte e uova venduti dai contadini agli angoli delle strade e di bar e locali in cui solo gli uomini possono en-trare. Di tombini aperti, di strade non asfaltate e di suv da migliaia di euro. Di un paese che ha una moneta nuova, ma ragiona ancora con i soldi vecchi. Di famiglie sotto vendetta e di persone che girano per strada con in tasca una pistola. Dei muezzin della sera. Di vedove emarginate dalla società costrette a tirar su i figli completamente da sole e delle donne in generale, ultimo tassello della scala sociale. Donne che lavorano la terra, che vivono auto re-cluse, che accettano matrimoni combinati, donne abusa-te e che continuano a sperare. E poi dei mariti. Gli uomini. Uomini che badano al bestiame e fanno i pastori, uomini che si abbandonano alla violenza, che non rispettano, che non ascoltano, vittime di stereotipi e logiche che vanno oltre le proprie credenze e convinzioni.Avrei voluto ma difficilmente ci sarei riuscita. L’anno tra-scorso ha offerto sì un grande lascito umano (tanto bello, quanto preoccupante) ma ha anche provocato overdose di felicità, di emozioni, di adrenalina. I singoli episodi che rimangono impressi nella memoria sono numerosi e sin-golari ed ognuno di essi è motivo di sorpresa e confusione e, a dirla tutta, anche a metterli in fila non si fa altro che aumentare la confusione. D’altronde questa è la realtà con cui ogni giorno mi sono confrontata: confusa, schizofreni-ca, e fuori dalla logica. Due tavole accostate sul lato corto allestite con tovaglie spaiate, salviette di carta, forchette di forme e dimensioni diverse, bicchieri colorati di plastica rigida, alcune botti-glie d’acqua poste qua e là e quattro panche con un’ag-giunta di qualche sedia a completare il tutto. Inizio a contare. Uno, due, tre posti… dieci, undici… venti, ventuno e ventidue. Ventidue posti! Mi giro e sul muro scorgo un foglio bianco con dei nomi scritti sopra in una calligrafia frettolosa, un pro-memoria. Li scorro, alcuni non so neppure bene come si pronunci-no -Gjini, Genci, Vjollca – altri sono italiani ma scritti con qualche errore ortografico -Keko, Etore- procedo fino alla fine della lista e lì, aggiunto dopo con un altro colore, c’è il

mio nome. Ritorno sul titolo del foglio: A Tavola. Mi sa che ora sono parte della famiglia. Chissà in quale delle tre vaschette della lavatrice andrà messo il detersivo liquido? E il disinfettante? Sull’ammor-bidente non dovrei aver problemi, gli altri li metto uno da una parte e l’altro dall’altra e dovrei essere a posto. Ca-volo! L’anticalcare. L’anticalcare no! Dove lo metto? Non sono sicura che supererò indenne questa giornata, ho già mal di testa. Apro l’armadio dove vengono riposti i panni da stirare, scruto incredula. Sono così tanti che decisa-mente potrebbero inghiottirmi viva, l’emicrania è sempre più forte. Meglio chiuderlo, per certe cose bisogna essere preparati. Respiro profondamente, niente panico, ora mi organizzo e andrà tutto bene. Analizzo meticolosamen-te la situazione: due ceste da stendere, quattro stendini da svuotare, due lavatrici da fare, un armadio intero da stirare e una cesta di mutande e calzini da piegare. Pos-so farcela. Quanto manca al mio giorno di riposo? Sento qualcuno che urla il mio nome, mi affaccio interdetta sulle scale, cosa vogliono ancora? Ne ho già abbastanza da fare. Cavolo! Mi tolgo le ciabatte e indosso le scarpe, c’è da andare a prendere il pane e la verdura e l’acqua e por-tare le scarpe dal calzolaio e trovare un regalo perché in casa ci sarà un compleanno e tornare in tempo per andare a prendere i bimbi all’uscita dalla scuola. Guardo l’orolo-gio, un’ora, ho un’ora per far tutto. Posso farcela. Quanto manca al mio giorno di riposo? Cavoli! Ho dimenticato di far partire le lavatrici. Respiro a fondo. Ci penserò dopo.Ci aggiriamo per i villaggi alla guida di un fuori strada, mezzo a volte indispensabile per raggiungere alcune zone, una guida e l’altra è seduta a fianco, dobbiamo es-sere uno spettacolo alquanto pittoresco dato che, man mano che ci avviciniamo alla periferia e alla montagna, ci guardano come se fossimo delle aliene o delle pazze: due donne alla guida di un fuori strada…due donne sole alla guida di un fuori strada…due donne. Ritorniamo su quelle stesse strade in motorino. É estate e fa caldo. Una guida, l’altra è seduta dietro. É un mezzo particolarmente gettonato da queste parti, un cinquantino può arrivare a trasportare una famiglia di quattro perso-ne, eppure continuano a guardarci con occhi increduli, si fermano proprio, a volte ci urlano anche dietro qualcosa di incomprensibile per noi. É forse il mezzo col quale ci guardano peggio. Tutto sommato la prossima volta è meglio riprendere il fuori strada.Distesa sul letto al buio attendo il segnale prefissato che ci avvisa che è pronta la cena -un urlo quasi disumano- la porta della mia stanza si apre e lei entra, non accende la luce e si siede per terra a fianco del mio letto. Ha vent’anni e da quattro abita qui, sono passati sette mesi da quando l’ho conosciuta io e ormai riconosco quando ha voglia di parlare. Faccio una domanda, la più banale: tutto bene? Inizia col dirmi come sta, che gli ultimi giorni sono sta-

Page 14: Emmaus Dicembre 2013

14 DICEMBRE 2013

ti difficili, che a scuola i compagni la trattano male, ne ha parlato con l’insegnante che chiede se ha racconta-to qualcosa ma lei non ha detto nulla. Quest’ultima parte non la capisco, forse mi manca un pezzo. Sto in silenzio, mi guarda, fa un mezzo triste sorriso, si alza, chiude la porta, si risiede dov’era prima e d’un fiato inizia a raccon-tarmi di abusi di un padre, di parenti che sembrano non vedere, di un battesimo, di una fuga, di un figlio concepito nella violenza ma accettato, nei mesi voluto e poi perso allo scadere del tempo, la notte del suo compleanno. Il silenzio scende tra noi, non sono in grado di dire niente. L’abbraccio, mi abbraccia. Forse dovrei farle sentire il mio sostegno ma credo che sia lei a sostenere me. Arriva il segnale: tavulina.Sono le cinque del pomeriggio, è buio e il vento oggi è particolarmente freddo, dobbiamo ancora visitare un’ul-tima famiglia prima di tornare a casa. Ci inoltriamo in una strada sterrata e senza lampioni e parcheg-giamo l’auto nel soli-to spiazzo. Da lì in poi dobbiamo continuare a piedi, la strada è trop-po disastrata perché un’auto possa percor-rerla indenne. Dopo lo svincolo proseguiamo lungo le rotaie per una cinquantina di metri e arrivati alla casa tiriamo un sospiro di sollievo vedendo che almeno per oggi c’è la luce elet-trica. I due figli più pic-coli, intravedendoci da lontano, ci hanno pre-ceduto per avvisare la madre del nostro arrivo e lei è lì, ferma davanti alla porta con le spalle dritte, i capelli scuri rac-colti dietro la nuca, con abiti che ricordano quelli che in-dossavano un decennio fa le nostre nonne. Ci saluta strin-gendoci la mano e ci fa accomodare su quel divano liso e logoro che di giorno ha la stessa funzione che hanno le nostre sedie attorno al tavolo della cucina e di sera diventa un letto. è una casa grezza, basica, piccola e soprattutto affollata. Sono in otto ad abitarla. Osservo le pareti grigie e i pavimenti inesistenti: la loro casa, il loro rifugio, la loro prigione. Sono una famiglia “sotto vendetta” . Nel giro di cinque minuti la stanza si riempie di tutti i figli, il più gran-de ha vent’anni e il piccolo sei. Ci offrono delle noci e del ferlik (agnello allo spiedo) che gentilmente ci obbligano a mangiare. Appena posiamo la forchetta Shkurtë inizia a parlare, il nostro albanese è particolarmente limitato e lei è troppo veloce perché noi possiamo afferrare il significato delle sue parole, sembra che ci stia raccontando qualcosa sul figlio più piccolo ma non capiamo.

Così passiamo al linguaggio internazionale, quello dei ge-sti. Mima un mitra e degli spari e poi un uomo impicca-to, continua a ripetere parole che ci sembrano voler dire nipote e fratello e figlio così mentre lei e gli altri presenti continuano a gesticolare e noi a cercare i vocaboli nel no-stro dizionario tascabile, in una scena tra il surreale e il comico, inizia a farsi strada nella nostra mente il senso del suo discorso. Ci sta dicendo che il bimbo più piccolo non è suo figlio ma suo nipote, l’ha preso con sè dopo che il padre, ricercato per omicidio, è stato ucciso dalla polizia e la madre per disperazione si è impiccata. Abbiamo ca-pito! Esultano e ci dicono “brave” e ci versano da bere come se nulla fosse, noi siamo scioccate dalla rivelazione e dalla scena tragi-comica che si è venuta a creare. Non ci rimane che accettare il bicchiere offertoci e unirci all’eu-foria generale.

Giornata libera, evvi-va!!! Sono chiusa nella mia stanza a cercare di riordinarla un po’ e mi ricapitano in mano gli appunti della formazio-ne iniziale dove cerca-vano di spiegarci che cos’è un casco bianco. Scorro velocemente il foglio con lo sguardo: promozione della pace in situazioni di violen-za strutturale o diretta, azzeramento o riduzio-ne di quest’ultima at-traverso il ripristino dei livelli minimi di dialogo e di fiducia tra le parti…mediazione…negozia-to. Come no, se potes-si farei fuori volentieri metà dei componenti di questa famiglia -senti

come urlano- e ci sono giorni in cui farei ruzzolare giù per le scale quel cavolo di ragazzino invalido e poi tutti chiamano e ti cercano -e sono ventidue- e non hanno la più pallida idea di cosa sia “lo spazio personale” -e sono ventidue-. Mi sa che l’unica cosa che negozierò sarà la definizione di casco bianco col mio tutor , non appena riesco a beccarlo. Per fortuna oggi è il mio giorno libero e posso lasciarli tutti fuori dalla mia stanza e non esserci per nessuno. Toc, toc. Cavolo, chi è che bussa? Non importa, giornata libera, non serve rispondere. “Sono Matilda, mi serve aiuto con il francese. Domani mi interroga.” Se non rispondo lei se ne va e io posso continuare la mia giornata di riposo (ben meritata dopo quasi due mesi ). Respiro e non mi muovo, adesso se ne va…respiro e “Va bene, entra.”

Laura Zecchin, Casco Bianco in Albania, Apg23

Page 15: Emmaus Dicembre 2013

15DICEMBRE 2013

... dAL pERù dON sANTO dAL BENCOngREgACiOn sALEsiAnA DEL PERùPer il Gruppo missionario di Musile di Piave - Lima, 19 marzo 2013

Carissimi,Un saluto cordiale. Ieri è stata depositata in Italia la somma di 11.000 Euro per il progetto di formazione professionale dell’Istituto Salesiano di Lima.Vi ringrazio di cuore per questo sforzo che avete fatto con amore. Non si puo dire diver-

samente, anche perchè so quali difficoltà economiche oggi invadono tutta Europa e l’Italia in modo particolare.Attraverso di voi voglio stendere il mio ringraziamento anche a tutti coloro che hanno partecipato a questa cam-pagna, comperando oggetti della mostra ed altre attività.Più avanti vi manderò qualche fotografia degli acquisti fatti per il centro professionale, affinchè possiate vedere concretamente i risultati dello sforzo fatto.Vi auguro ogni bene, che possiate sempre rimanere nell’amore del Signore con la volonta di servizio che avete manifestato. Una preghiera per voi e a voi chiedo una preghiera per me affinchè possa essere fedele alla missione che mi è stata affidata.Un grazie anche al vostro parroco, don Saverio, che ha favorito questa iniziativa. Nel Signore

Don Santo Dal Ben

iNTERvisTA A dON EROsPenso che tanti conoscano Don Eros, cappellano dell’ospedale di San Donà di Piave, anche perché è spesso venuto a celebrare la Santa Messa nelle nostre parrocchie. Per saperne un po’ di più, sono andata a fare una chiacchierata con lui, nel suo ambiente di missione.

ANNA: Don Eros, ci racconti un po’ di lei, quali sono i motivi che l’hanno portata sino a qui?DON EROS: Una delle espressioni dell’attuale Papa è: “abitate nelle periferie”, l’ospe-dale si può definire periferia perché ci si fa prossimi di persone che, in un momento par-ticolare della loro vita, scoprono la difficoltà della malattia e della non autosufficienza. Dopo 22 anni di sacerdozio, 14 come parroco, ho sentito la necessità di svolgere il mio ministero, non più come funzione istituzionale, ma con un approccio più libero e diretto. Il mio desiderio era seguire gli emigranti o prestare servizio in ospedale. Questa mia aspirazione è stata accolta dal Vescovo che cercava una persona relativamente giovane (io ho 51 anni) da collocare in tale ambito. Così in obbedienza al Vescovo sono arrivato qui a San Donà.

ANNA: In che cosa consiste il suo servizio?DON EROS: Il mio servizio consiste in un continuo incontro con le persone, la gente chiede di incontrare e di essere incontrata. La parrocchia, purtroppo, soffre la possibilità dell’incontro. Il Parroco non ha più tempo per incontrare.

ANNA: Che tipo di persona incontra?DON EROS: Incontro diverse categorie di persone. In primo luogo i malati, in reparto o in pronto soccorso, per-sone che hanno bisogno nel fisico, che possono essere disponibili all’incontro oppure no, malati che chiedono preghiere. Un’altra categoria sono i famigliari dei malati, che chiedono di essere accompagnati in questo momen-to di difficoltà, momento di malattia e di morte. La terza categoria sono gli operatori ospedalieri (medici, infermieri, collaboratori vari), persone che vivono un lavoro ma anche una vita propria, vengono con le loro problematiche, a volte solo per essere ascoltati. La quarta, invece, sono i visitatori, che possono essere persone che vengono a trovare i malati oppure persone che cercano un momento di raccoglimento nella chiesetta dell’ospedale, aperta 24 ore su 24, altre chiedono l’incontro con il sacerdote. Il prete dell’ospedale, è un prete completamente dedicato al prossimo, accessibile a tutti senza distinzioni, è il simbolo di Cristo che si fa vicino. (Matteo 25. Ero malato e mi avete visitato)

Ringrazio di cuore Don Eros per la sua disponibilità, per avermi dedicato un po’ del suo tempo prezioso che ha permesso a tutti noi di conoscerlo un po’ meglio.

Anna Scappatura

Page 16: Emmaus Dicembre 2013

16 DICEMBRE 2013

NOTiZiE dALLE NOsTRE pARROcchiE...MiLLEpERTichE: LA scUOLA dELL’iNFANZiAFEsTEggiA i sUOi 50 ANNi… TANTi AUgURi!

Nel 2014 la scuola d’infanzia di Millepertiche festeggia il suo cinquantesimo, con l’occasione ci saranno delle iniziative per ricordare il passato, vivere il presente e progettare il futuro.Ci incontreremo per rivi-vere la vita della scuola che è stata ed è tuttora un cuore pulsante della comunità locale.Con l’occasione ricor-deremo le persone che hanno reso possibile tutto ciò dalla nascita alla vita attuale.Sorta nella frazione di Millepertiche tra 1963-64 è stata costruita con il concorso della Prefet-tura di Venezia, del co-mune di Musile di Piave e della parrocchia.E’ stato il comm.Roberto Cilia, dirigente presso la pre-fettura di Venezia, l’animatore di quest’ opera: egli ha preparato il progetto concordato con l’amministrazione comunale e il parroco Don Antonio Marcon e si è pure interessato per far venire le religiose, Figlie di S. Giu-seppe di mons. Caburlotto di Venezia che hanno inizia-to l’attività nel 1964.La scuola è stata dedicata alla Madonna con il titolo “Delle Bonifiche”, data l’origine della località che a quel tempo era ritenuta zona depressa. Per tale ragione la gestione è stata affidata all’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) di Musile di Piave tramite un Comitato spe-

ciale; la frequenza era totalmente gratuita. Nel Novem-bre 1979, cessata l’E.C.A., si è costituita una Associa-zione per la gestione della scuola materna, composta da soci fondatori, genitori, rappresentanti della parroc-

chia, del comune e della F.I.S.M.Le Suore hanno diretto la scuola fino al loro de-finitivo ritiro nel 1985. Da allora la scuola ha con-tinuato con personale laico assunto dall’As-sociazione e sono stati tantissimi gli aiuti dati dai parrocchiani e dai genitori dei bambini.Dal 2011 la scuola è ge-stita dalla Cooperativa Sociale il Portico di San

Donà di Piave. Attualmente ci sono tre sezioni con una presenza di sessantuno bambini e quattro insegnanti.I festeggiamenti inizieranno il 6 gennaio prossimo in occasione dell’Epifania con un programma che vi sarà reso noto prossimamente. Intanto vi preannunciamo che, in accordo con il coordinamento pastorale della parrocchia e con il comitato dei genitori stiamo prepa-rando un grande pannello diviso in 1500 mattoncini. Chi vuole aiutare la scuola per le spese avute per la tanto sudata agibilità può dare un’offerta di 10 euro per ogni mattoncino.

Stefania Zoccoletto

EmmausPeriodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave,

chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria di Piave e caposile.

Direttore responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV

Direzione e redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE

registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987

Stampa: Tipografia coLorAMA: San Donà di Piave - VE - Tel. 0421.40225

Hanno collaborato a questo numero di Emmaus:

La redazione di Emmaus, don Saverio, don Flavio, don Michele, Diana Sgnaolin,

Elisa Montagner, Luca cadamuro, Stefania Zoccoletto, Emanuela Fortunato,

Barbara Fornasier, Vittorina Mazzon, Laura Scabbio, Ida Grandin,

Gruppo “AMA oLTrE”, Adalberta contarin, Anna Scappatura, Antonio Spadaro,

Monica, Brunetto Salvarani, Padre P. olindo Furlanetto, Laura Zecchin,

don Santo Dal Ben, don Eros, Ermes rochi.

Storia e disegno di Andrea Zelio.

Grazie di cuore

Page 17: Emmaus Dicembre 2013

17DICEMBRE 2013

chiEsANUOvA OpEN dAy:

pAssARELLA: gRAZiE iNFiNiTE, giORgiO!Giorgio Favaro, classe 1924, per tanti anni ha profuso il suo impegno come sacresta-no della Parrocchia di Passarella. Martedì 10 settembre, in occasione della ricorrenza della Festa in onore della Madonna del Colera, al termine della S. Messa solenne e della Pro-cessione con l’immagine della Madonna, ab-biamo voluto esprimergli comunitariamente il nostro grazie sincero. Queste le parole scritte nel quadro con la targa, recante l’immagine della Madonna della Salute, che gli abbiamo donato come segno di gratitudine : “Al caro e fedele sacrestano Giorgio Favaro, con im-mensa gratitudine per l’instancabile dedizio-ne profusa in tanti anni di servizio gratuito e disinteressato, segno di profondo amore per la nostra Comunità e la nostra bella Chiesa”. Grazie di cuore, Giorgio!

don Flavio e l’intera comunità di Passarella

Page 18: Emmaus Dicembre 2013

18 DICEMBRE 2013

MUsiLE: gRAZiE MAEsTRO ANTONiO!

caro papà...

Caro Antonio, quante messe e quante omelie ai funerali avrai sentito in 43 anni di servizio qui, centinaia e centinaia, quanti parroci e cappellani hai incontrato, quante volte ci hai aiutato a tratteggiare i segni fondamentali dei defunti, quante volte abbiamo insieme preparato con il coro sempre presente, il coro che chiamavamo scherzando “2 novembre”, i canti per i funerali e delle liturgie dignitose e belle!? Mi indicavi tu quali canti erano più appropriati.Ora celebriamo questo tuo saluto e celebriamo soprattutto la speranza della vita eterna. Vo-gliamo confermarlo come famiglia insieme alla tua famiglia: Erminia, Annamaria, Nicoletta, Gianni, Paolo, i nipoti Lucia e Francesco e i tuoi parenti. Ma anche noi siamo la tua famiglia, il coro era la tua famiglia: hai passato tanto, tantissimo tempo qui in chiesa a provare a suonare per essere pronto per le celebrazioni. Proprio sabato sera guardando i tuoi occhi chiusi mi sono chiesto cosa ora tu guardavi, cosa contemplavi, quale mistero nella morte si cela nella speranza del tuo incontro con il Signore che hai amato, creduto, celebrato. Spesso ridendoci su mi chiedevi cosa avrei detto al tuo funerale. Vorrei solo dirti Grazie Toni perché eri uno di noi e pur col tuo carattere (come ognuno il proprio) ci siamo stimati e voluti bene, abbiamo riso e scherzato, ci siamo a volte arrabbiati e poi riconciliati… come si fa dentro una famiglia normale. Non tutti possono capire quali sono i vari sentimenti che si vivono con chi ti è più vicino nell’ambito parrocchiale e che essere qui per un servizio è a volte entusiasmante e a volte anche faticoso. Con te Antonio si chiude un’epoca, l’epoca della sta-bilità… (don Valentino ha chiuso l’epoca del parroco con una sola parrocchia e sempre presente e con la fedele signora Maria che viveva praticamente in canonica sempre presente pure lei) ora non abbiamo più l’organista sempre presente che sceglieva i canti, che sentiva l’organo come il “suo”, che non ammetteva che qualcun altro suonasse. Eri così ma ci ridevamo anche sopra quando mi raccontavi le tue vicende da giovane. Eri pignolo, scrupoloso, attento e anche il tuo ab-bigliamento doveva essere sempre perfetto (quanto hai stirato Erminia?).. quando dovevi suonare ad un concerto sembravi un bambino pieno di paura, ma vestito a festa. Eri elegante nel portamento e spesso facevamo la prova tra le mie scarpe (perennemente sporche) e le tue (perennemente lucide). Diplomato nel 1958 alla Ceciliana a Treviso, andavi da Caposile spesso in bicicletta fino a Treviso, hai anche venduto il motorino per comprarti il vestito per l’esame finale senza dirlo ai tuoi. Ti chiamavano già allora “scarpe lucide”. Hai vissuto a Mariano Comense con Erminia fino al 63 come sacrestano e organista e poi a Carpenedo (Mestre) e dal 70 a Musile: 43 anni di servizio ininterrotto! Dalla pensione poi sempre qui in chiesa. Ricordi il primo concerto nel 86, eri appena diventato nonno, il coro formato con don Livio e don Valentino, le messe, i matrimoni, i funerali e le grandi solennità?Hai suonato ai funerali di tutti i tuoi familiari. Francesco tuo nipote ti ha scelto come padrino lo scorso anno e ad agosto il Comune ti ha insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica per il lungo servizio reso in parrocchia. Sei stato fedele An-tonio e questa fedeltà sarà sicuramente ricompensata. Forse il Signore chiede ad ognuno di noi di mettere a disposizione i nostri talenti, le nostre doti e passioni per Lui per benedirlo e per farlo conoscere e tu hai fatto la tua parte. Antonio, ci mancherai tanto e vedere al tuo posto altri organisti che in questi mesi ti hanno egregiamente sostituito (Angelo, Adriano, Alberto) e che ringraziamo e ci aiuteranno ancora, ci fanno capire che dobbiamo tutti passare il testimone e che la vita con-tinua e che, pur con le lacrime agli occhi, la vita è bella e va cantata, suonata, celebrata e vissuta. La corale “San Donato” lo sa e, da ora in poi, farà sì che le celebrazioni siano preghiera, apertura al Mistero dell’Amore. Ora Antonio, dopo il tempo del dolore, nella fede ti affidiamo al Signore che salva e che ti accoglie come un suo figlio fedele e prediletto. Grazie ancora con tutto il cuore maestro Antonio. (Dall'Omelia di don Saverio nel giorno del funerale il 15 ottobre 2013)

Papà, dolcissima parola che non pronuncerò più allo stesso modo. Percorrendo nella mia mente i ricordi di infanzia, ti vedo sempre seduto ad un armonio che mi insegni a cantare. Quanto ho cantato con te papà!! L’organo, il canto sacro, sono stati punti fondamentali nella tua vita! Appassionato liturgico come eri, sceglievi i canti e i salmi con cura, per far si che i riti fossero preparati con il giusto spirito, sempre con a fianco Lorena, tua collaboratrice e amica. Per 43 anni hai accompagnato i mo-menti gioiosi e dolorosi della nostra comunità, con il tuo impegno e la tua presenza costante sei stato un esempio di virtù per molti. Hai collaborato con molti sacerdoti e la loro partecipazione qui oggi ne è un segno tangibile. In modo particolare vorrei ricordare il caro Don Valentino, con cui hai condiviso anni di amicizia. La chiesa era la tua seconda casa e tu hai smesso di vivere quando, a causa della malattia, non hai più potuto recarti in chiesa e svolgere il tuo servizio. Quante lacrime hai versato quando sentivi il suono delle campane alla domenica, e se qualcuno veniva a trovarti e ti chiedeva: come stai Toni ? la risposta era sempre la stessa “Eh, no posse pi sonar l’organo !!” e questo era il tuo dolore più forte, più forte di quello fisico che hai affrontato con coraggio e dignità. Ringraziamo tutte le persone che ci sono state vicino, che hanno reso più leggero il peso della nostra croce, che hanno pregato per papà, e il fatto stesso che se ne sia andato nello stesso momento in cui in chiesa si pregava per lui, dimostra quanta forza ha la preghiera! Sarà difficile entrare in chiesa e non vederti più seduto il quell’an-golo! Saranno diversi il Natale, la Pasqua, i concerti; ma so per certo che ogni volta che entreremo in una chiesa e sentiremo l’organo suonare, avvertiremo la tua presenza e ti sentiremo vicini e che niente ci separerà dal tuo amore, neanche la morte. Per me sarai sempre il primo maestro, il migliore. Ti vogliamo bene papà. Tua figlia

Page 19: Emmaus Dicembre 2013

19DICEMBRE 2013

NON pERdiAMO LE NOsTRE dEvOZiONi!pROcEssiONE dELLA MAdONNA dELLE BONiFichEDevozioni, tradizioni, è il caso di proporle ancora? Non è meglio archiviarle al passato? La sensibilità spirituale odierna, non esigerebbe maggior aderenza alla scrittura? Le tradizioni, a mio parere, vanno mantenute e coltivate, perché sono l’espressio-

ne di una fede vissuta, un cammino di conversione che ha sostenuto tanti fedeli nei secoli, per molte persone è fiducia filiale. La patrona di Millepertiche, come tutti sappiamo, è la Madonne delle Bonifiche, si festeggia la terza domenica di settembre con la consueta processione che oggi viene fatta in via Madonna delle Bonifiche, accanto alla chiesa. Quest’anno sono state appese tante bandierine bianche e azzurre in onore alla Madonna. Una volta la processione (la prima risale al 1926) si svolgeva lungo la via Millepertiche ed era accompagnata dalla banda dell’oratorio Don Bosco di San Donà. Tutti mettevano alle finestre drappi, coperte e tovaglie, come segno di devozione. Oggi, visto che i festeggiamenti per la sagra sono stati antici-pati al mese di luglio, si rischia che la festa vera e propria passi in secondo piano, quasi in sordina. Cosa si potrebbe fare per renderla più bella e più sentita? è una domanda che lascio aperta a tutti. Anna

pROcEssiONE dELLA MAdONNA dELLA sALUTE“Andare in processione”.. un detto che sa di tradizione, forse quasi oserei dire di antico … Eppure ancora ai nostri giorni le processioni sono dei momenti celebrativi molto sentiti e non solo dagli anziani ma anche dalle famiglie, dai bambini e perché no, anche dai più giovani.Ho vissuto proprio questo nella nostra parrocchia di Musile di Piave lo scorso 17

novembre durante la processione in onore della Madonna della Salute.Questa ricorrenza (il giorno esatto sarebbe stato il 21 novembre) è un ringraziamento a Maria che con la sua intercessione ha salvato la città di Venezia dalla peste bubbonica nel lontano 1630.Nel momento culminante dell’epidemia, in assenza di altre soluzioni, il governo della Repubblica organizzò una processione di preghiera alla Madonna, a cui partecipò per tre giorni e per tre notti tutta la popolazione superstite. Il 22 ottobre 1630 il doge fece voto solenne di erigere un tempio votivo particolarmente grandioso e solenne se la città fosse sopravvissuta al morbo.Poche settimane dopo la processione, l’epidemia subì prima un brusco rallentamento per poi lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631.Ai nostri giorni, nel nostro paese, la peste è solo un vago e lontanissimo ricordo, ma il dono della salute è sempre ricercato e desiderato. La salute nel fisico, nella mente, nel cuore, nelle relazioni … quanti aspetti della nostra vita hanno bisogno di essere “visitati” e “salvati”!Maria si prende carico dei nostri fardelli, ci accompagna nel nostro cammino di speranza e di guarigione, intercede per noi presso il Signore.Questo il senso più profondo della processione in suo onore: una Madre che accompagna i propri figli, una celebrazione che esce dalla porte della Chiesa e attraversa le strade, le piazze per riversarsi nella quotidiani-tà, nei luoghi di ogni giorno, nelle vite di ognuno di noi.Il silenzio avvolge il cammino, la preghiera riempie i cuori e il canto sale verso il cielo.E’ stato davvero bello vedere la presenza numerosa di fedeli sia alla celebrazione eucaristica che alla pro-cessione. Ci si sente in questi momenti davvero comunità! La regalità del sacerdote ricoperto dal piviale che innalza la reliquia, le strade abbellite da stendardi e da fiocchi, ragazzi che portano le candele, chierichetti “indaffarati” con l’incenso, la presenza di ancelle, uomini che si turnano nel portare la pesante statua, l’as-semblea che segue in preghiera... profumo di tradizione che passa “di generazione in generazione” proprio come la nostra fede.Come cristiani cerchiamo di non perdere questi momenti, queste tradizioni... perderemo le nostre radici, le nostre origini e chissà forse un po’ anche il nostro futuro..

Monica

Page 20: Emmaus Dicembre 2013

20 DICEMBRE 2013

A sentire il racconto dei nostri nonni e genitori più anziani, un tempo a Chie-sanuova il giorno del Patrono rappre-sentava per tutti un giorno di festa dal lavoro, per lo più dei campi, e le scuole erano chiuse. Le funzioni religiose con la Messa del mattino ed i vespri del pomeriggio scandivano i momenti di questa giornata. Forse qualche caldar-rosta o un buon bicchiere di vin brulè o vino novello, tanto per dare tono alla festa. I bimbi avevano più tempo per giocare e le donne e gli uomini per fare due chiacchiere, in compagnia, sul sa-grato della chiesa. Chissà se e quanto hanno potuto conoscere della vita e delle opere di questo santo che è stato posto dalla diocesi (nella figura del ve-scovo di allora) protettore e guida della nostra Parrocchia .I primi giorni di settembre a Chiesa-nuova si festeggia e si venera la Ma-donna del Colera. Maria, Madre di tutti i credenti che ad ogni richiesta non abbandona i figli nel bisogno, è stata invocata dalle nostre popolazioni agli inizi del secolo scorso quando il co-lera qui imperversava, ed ha esaudito

le preghiere e debellato questa grave piaga. Da sempre questa tradizionale ricorrenza, che viene vissuta nella fede attraverso la celebrazione liturgica e la processione, vive anche giornate di gioiosa e partecipata festa di Paese.Perchè dunque ricordare anche il Pa-trono, potrebbe obiettare qualcuno... in fondo il calendario liturgico è già ric-co di santi e sante, ed a qualcuno di questi ci sentiamo già particolarmente legati e devoti!!San Carlo Borromeo Vescovo, potrem-mo considerarlo guida spirituale ed esempio da seguire perchè a lui siamo stati affidati e lui si fa carico delle no-

stre suppliche ed intercede presso il Padre affinchè siano accolte. La no-stra chiesa è a lui dedicata, e conosce-re la sua vita e la conversione profonda che l’amore per Gesù ha suscitato in lui, credo sia per noi motivo di orgoglio e di ispirazione. Un Santo d’altri tempi, certo, ma attualissimo per quanto ha scritto in sermoni e discorsi, per quan-to si è impegnato a favore di una chie-sa più povera ed a servizio dei poveri e dei bisognosi, per come ha seguito ed istruito il clero a lui affidato e per come sapeva correggere i suoi sa-cerdoti nel ministero di pastori e nella condotta di vita. Si è spogliato di ogni bene materiale, di ogni potere (il casa-to dei Borromeo ai suoi tempi era una potenza economica e politica) perchè questo gli impediva di vivere e di do-narsi agli altri nella piena libertà: solo Gesù importava e si è impegnato per farlo conoscere ad ogni uomo, donna, bambino della sua diocesi. Non amava chiudersi dentro le mura del palazzo, per lui contava incontrare l’uomo e convertire la sua anima.In questi ultimi anni ci siamo accostati pian pian alla sua figura, e credo che San Carlo stia conquistando un pò alla volta il cuore di molti, in particolare dei più piccoli e dei ragazzi che hanno co-nosciuto bene la sua storia attraverso racconti e disegni. La nostra scuola dell’infanzia dedica parte delle sue at-tività con i bimbi, in prossimità del 4 novembre, all’approfondimento di un aspetto della sua vita, rendendo parte-cipi anche i genitori. Quest’anno han-no potuto conoscere come San Carlo sapeva essere testimone di carità. Una mamma ha preparato delle borsette di panno bianco ed i bimbi aiutati dalle insegnanti vi hanno disegnato le loro manine. C’era la scritta: “Come S. Car-lo aiutava i poveri, anche io offro...”Durante la S Messa, al momento dell’offertorio, oltre al pane ed al vino, i bimbi con le loro famiglie le hanno portate all’altare, contenente ciascuna qualche genere alimentare, che verrà distribuito dalla Caritas della nostra Collaborazione alle persone più indi-genti. E’ stato questo un gesto concre-to, semplice ma significativo. Una coccarda preparata da qualche mamma e papà è stata donata a tut-

ti: su ogni coccarda c’era scritta una frase, un pensiero di San Carlo che ci accompagnerà durante tutto l’anno. Ai piedi della statua che lo rappresenta, in chiesa, c’è un cesto che raccoglie quanto possiamo offrire in cibo per i bisognosi.Encomiabile il concerto d’organo ese-guito in chiesa dal maestro Finotti, musicista di fama nazionale. La mu-sica forte e solenne dei brani eseguiti ci ha fatto vivere un bel momento di preghiera espressa dalle dolci e pure melodie che sanno scendere dritte al cuore e lo facevano vibrare.Dopo la S Messa un pò di convivialità ci ha permesso di prolungare il ritrovar-si insieme per uno scambio di saluti.grazie san Carlo perchè ogni anno scopriamo una parte sempre nuova di te, come uno scrigno che mostra poco per volta i preziosi in esso contenuti.grazie san Carlo perchè conoscerti ci avvicina ogni volta di più ad una pagi-na sempre nuova del Vangelo.grazie san Carlo perchè sei stato e sei una stella luminosa in questa no-stra Chiesa: guidaci alla comprensio-ne del volere di Dio nelle nostre vite, proteggi Chiesanuova, piccolissima Chiesa se paragonata alla Chiesa Uni-versale, ma sempre grande e prescelta agli occhi di nostro Signore.

Adalberta

P.S: Non dimentichiamoci che anche le sale parrocchiali ora sono state “bat-tezzate”: CENTRO SAN CARLO BOR-ROMEO.

QUATTRO NOvEMBRE: sAN cARLO BORROMEO, vEscOvO, pATRONO E MAEsTRO di cARiTà

Page 21: Emmaus Dicembre 2013

21DICEMBRE 2013

Anche quest’anno le parrocchie della Collaborazione Pastorale di Musile di Piave organizzano l’itinerario di preparazione al Matrimonio cristiano, solitamente chiamato “Corso Fidanzati”. Si svolgerà da sabato 15 febbraio a sabato 12 aprile 2014, presso l’Oratorio di Passarella di San Donà di Piave. Sarà condotto da una équipe di 6 coppie animatrici assieme a don Flavio.Le iscrizioni saranno esclusivamente DOMEniCA 12 gEnnAiO 2014, presso l’Oratorio di Musile, dalle ore 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 17.30. Questo il calendario dettagliato:

Sabato 15 febbraio 2014 (ore 20.30-22.45): Serata di conoscenza e presentazione del Corso

Domenica 23 febbraio 2014 (ore 9-12): Come si diventa coppia: dall’innamoramento all’amore

Domenica 2 marzo 2014 (ore 9-12):Dialogo e conflittualità all’interno della coppia

Sabato 8 marzo 2014 (ore 20.30-22.45)La nostra famiglia d’origine

Domenica 16 marzo 2014 (ore 16.00-19.00, con cena)Il Vangelo del Matrimonio

Sabato 22 marzo 2014 (ore 20.30-21.45) in Chiesa a ChiesanuovaIl Matrimonio è vocazione (momento di preghiera)

Domenica 23 marzo 2014 (ore 11.00)a Passarella S. Messa con la comunità

Domenica 30 marzo 2014 (ore 9.00-12.00)Sessualità: cammino di unità

Domenica 5 aprile 2014 (ore 9.00-12.00)Essere fecondi nell’amore

Sabato 12 aprile 2014 (ore 20.30-22.45)Introduzione al Rito del Matrimonio, consegna degli attestati…

Per chi trovasse gli orari problematici può anche visionare il calendario degli altri Corsi proposti dalle Parrocchie di San Pio X di San Donà e di San Giuseppe Lavoratore.Per qualsiasi altra informazione, rivolgersi a don Flavio (0421-235100; 3409717698; [email protected])

iTiNERARiO di pREpARAZiONE AL MATRiMONiO

LA “BUsTA NATALiZiA 2013” pER LE NEcEssiTàdELLE pARROcchiE di MUsiLE E MiLLEpERTichE

Anche quest'anno arriverà nelle vostre case la busta natalizia per contribuire alle spese di gestione della Chiesa e delle Parrocchie di Musile e Millepertiche. La presente “busta” annuale intende essere pertanto invito alla corresponsabilità, da vivere sempre e comunque in piena libertà. Le famiglie che desiderano contribuire, sono pregate di portare la busta, che rimane anonima, in Chiesa durante il periodo natalizio (fino a fine gennaio), ponendola nell’apposita urna. Ancora una volta... grazie di cuore. don Saverio

Page 22: Emmaus Dicembre 2013

22 DICEMBRE 2013

in parrocchia, come ogni anno con l’avvicinarsi del natale, fra le tante cose da fare e preparare si comincia a parlare di pellegrinaggio. Ed anche quest’anno le proposte che verranno fatte alla collaborazione sono ben due.

cipRO: isOLA “pAOLiNA”La scelta della meta è quella di dare continuità all’ormai consueto appuntamento di lettura continuata dei Libri della Bibbia che si svolge quindicinalmente a Chiesanuova e che quest’anno prevede come testo gli Atti degli Apostoli. San Paolo è stato a Cipro e Barnaba è nato e Cipro.Le giornate prevedono tempi di preghiera e la Messa quotidiana.

1° giORNO 24.06.2014: vENEZiA - ATENE - LARNAcA - LiMAssOL

2° giORNO 25.06.2014: pAphOs - cApiTALE ROMANAoggi Paphos è una piccola città portuale, ma al tempo dei Greci e dei romani era la capitale di cipro. Sulla strada per Paphos possiamo ammirare la Petra tou romiou, uno scoglio considerato come luogo leggendario della nascita di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza nata dal mare. Si entra nella città di Paphos per visitare la chiesa di Agia Paraskevi nel villaggio di Geroskipou, ricca di affreschi del XV sec. Si continua visitando il Monastero di San Neophytos (Neófitos). L’eremita Neophytos nacque nel 1134 e si trasferí qui all’etá di 25 anni per vivere in solitudine. comunque, Neophytos ebbe grande fama per il fatto di essere stato maestro di numerose discipline che sviluppó durante la propria vita semplice trascorsa in una grotta isolata e per aver fondato in questo luogo il Monastero, prima della sua morte avvenuta nel 1220. Si visiterà la “Egkleistra”(Egklístra) un rifugio scavato dall’eremita. Le pareti del rifugio sono ricoperte da affreschi di fine arte Bizantina, alcuni dei quali dipinti dallo stesso Neophytos. Si prosegue poi verso le Tombe dei re, antica necropoli ricavata dalla roccia. ci si reca allacolonna di San Paolo, dove l’Apostolo fu legato e ricevette “40 meno una” frustate a causa della sua predicazione prima che convertisse il Proconsole romano al cristianesimo. La colonna si trova vicino alla chiesa di chrysopolitissa, una chiesa bizantina del XII secolo, cinta dalle fondamenta di una più antica basilica a sette navate, costruita nel IV secolo.

3° giORNO 26.06.2014: MONAsTERi E MONTi TROOdOsPartenza verso i Monti Troodos, principale catena montuosa di cipro. Il monte olimpo, il più alto dell'isola (2.000 metri circa) si trova in questo complesso montuoso. Visiteremo il Monastero di Kikkos,che trae il suo nome dal monte omonimo. La sua fondazione si fa risalire alla fine del secolo XI, ad opera di un monaco di nome Isaia, che ne fu anche il primo igumeno (abate). Durante l'occupazione turca dell'Iso-la ebbe molto a patire e molti dei suoi Monaci furono uccisi ed i loro beni sequestrati, dispersi o incendiati. Alcuni di loro divennero Vescovi e Arcivescovi. L’interno della chiesa del Monastero è di una ricchezza incredibile. celebre è l'icona mariana, detta "Panaghía Kykkiotissa" che ha la fama di essere un ritratto originale della Madonna fatto da San Luca. Qui nel 1974 si rifugiò l’arcivescovo e primo presidente di cipro Makarios III durante il tentativo della giunta dei colonnelli greci di annettere l’isola. Visita del monastero di San Giovanni Lampadistis che si trova nel villaggio di Kalopanayiotis. Il complesso fa parte del Patrimonio dell'Umanità dall'UNESco. Visione degli affreschi della chiesa dell’ Arcangelo Michele, risalenti al 1474.

4° giORNO 27.06.2014: visiTA ALLA cApiTALE NicOsiALa visita di Nicosia, divisa in due parti dalla Linea Verde, che separa la repubblica di cipro da cipro del Nord, aiuta a capire i problemi e caratteristiche di cipro. La città vecchia, all'interno delle ben conservate mura veneziane del XVI secolo, è la parte più particolare. La prima tappa è al Museo Archeologico, che ospita la più importante collezione delle scoperte dall’antichità di cipro, dall’era neolitica (7000 anni a.c.) fino all’era romana (33 d.c.). Qui si vede anche la famosa statua di Afrodite di Soli, che è diventata il simbolo di cipro. Visita alle ben conservate Mura Veneziane della città, fino al Museo Bizantino che vanta una superba collezione di mosaici e icone sacre. Nel giardino del museo la cattedrale di San Giovanni, con alcuni affreschi del XVIII secolo, restaurati di recente. Visita alla cattedrale ortodossa Agios Ioannis.

5° giORNO 28.06.2014: LiMAssOL - LARNAcA Lungo il percorso a Phassouri si potranno vedere le piantagioni di cedro. Si raggiunge quindi il sito archeologico di Kourion, dove si visiteranno le rovine di questa antica città-regno. Si tratta del sito più famoso dell’isola. Visita al Santuario d’ Apollo Hylates, dio dei boschi che fu protettore della città di Kourion. Il suo culto fu celebrato qui dal VIII secolo a.c. fino al IV secolo d.c. Accanto al suo lago salato, si trova la Moschea di Hala Sultan, costruita nel 1816 sulla tomba d’Umm Haram. Nel centro del capoluogo, la chiesa di San Lazzaro (900 d.c.) patrono di Larnaca, fatta erigere nel IX, secolo sulla tomba dall’imperatore Leone VI. La tradizione vuole che dopo la resurrezione Lazzaro, nominato vescovo da San Barnaba, si sarebbe recato a cipro, dove avrebbe svolto il suo ministero. Nel 1970, durante i lavori di restauro, fu scoperta una cripta sotto l'altare, contenente un sarcofago che si dice essere quello di Lazzaro. La chiesa è un grandioso esempio di architettura bizantina locale.

6° giORNO 29.06.2014: LARNAcA - vENEZiA - RiTORNO A cAsA

pELLEgRiNAggi dELLA cOLLABORAZiONE pER iL 2014

Page 23: Emmaus Dicembre 2013

23DICEMBRE 2013

LOURdEs: Ai piEdi dELLA gROTTAUn secondo pellegrinaggio ci porta come parroc-chie della collaborazione in Francia a Lourdes. il “percorso” che viene proposto è quello organiz-zato dalla nostra Diocesi di Treviso con l’UniTALsi.Le informazioni che siamo in grado di dare è che il pellegrinaggio si svolgerà in treno, tra la fine di agosto ed i primi di settembre e prevederà una serie d’incontri di preparazione.

Il Pellegrinaggio a Lourdes è il pellegrinaggio principale organiz-zato dall’UNITALSI della nostra sottosezione di Treviso ed è pre-sieduto dal nostro Vescovo Mons. Gianfranco Agostino Gardin.Il Pellegrinaggio a Lourdes può essere intrapreso in treno, par-tendo dalla stazione centrale di Treviso, oppure in aereo partendo dall’aeroporto di Treviso.

Durante il soggiorno a Lourdes c’è la possibilità di partecipare a vari momenti di preghiera tra i quali:• Apertura del pellegrinaggio e saluto di arrivo alla grotta.• Giornata penitenziale: confessioni e Via crucis sul calvario. Bagno alle Piscine.• Giornata eucaristica: S. Messa internazionale nella basilica sotterranea S. Pio X.• Processione Eucaristica pomeridiana.• Giornata mariana: S.Messa alla grotta. Processione serale “aux flambeaux”.• Incontri di catechesi specializzati.• Visita al museo di S. Bernadetta ed ai luoghi dove ha vissuto la piccola veggente: il mulino di Boly, la “Maison Paternelle”, la

chiesa parrocchiale, il “cachot”.

Partecipare a questo pellegrinaggio vuol dire condividere con tanti malati, che saranno con noi, il tempo della preghiera e dell'a-micizia.

“LA giOiA di cREdERE”uN ultimo dell’aNNo davvero speciale iN compagNia di gesù-eucaristia

Per tutti coloro che desiderano passare la notte del 31 dicembre in modo diverso, organizziamo per il sesto anno un semplice mo-mento di preghiera e adorazione dalle 22 alle 24 presso la chiesa di Lazzaretto (sulla strada da Musile a Millepertiche).Vuole essere un tempo di ringraziamento e di lode per tutto ciò che il Signore ci ha donato in quest’anno 2013 e una preghiera di affidamento per il nuovo anno 2014. Al termine una fetta di buon panettone e un brindisi insieme.

Vi aspettiamo!don Saverio, don Flavio e don Michele

cAMpAgNA ABBONAMENTi 2014a “LA viTA dEL pOpOLO”

settimanale della nostra diocesi

E’ strumento prezioso per conoscere quanto in atto nella nostra diocesi e in ogni singola parrocchia, oltre che per es-sere informati sulle iniziative promosse dal Vescovo e dai di-versi organismi e associazioni della nostra chiesa di Treviso.Vuole, così, aiutarci ad essere comunità cristiana in cammi-no con tutte le altre.L’abbonamento per l’anno 2014 è di euro 49,00 da versare presso l’Ufficio parrocchiale a Musile e nelle proprie par-rocchie.

Page 24: Emmaus Dicembre 2013

24 DICEMBRE 2013

MUsiLE di piAvENOvENA DEL NATALEda martedì'17 a lunedì 23 dicembre:ore 18.30: S. Messa e Canto delle profezie

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 23.00

Preceduta da una veglia di preghiera (ore 22.30).La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devoluta all’iniziativa di carità “Un posto a tavola”.S. Messa: ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 8.00 - 10.00

MArTEDì 31 DICEMBrEore 18.30: Santa messa di ringraziamento e canto del “Te Deum”.Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzaretto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)SS. Messe: ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrESS. Messe: ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30ore 15.00: Rito di Benedizione dei bambini e bacio a Gesù Bambino. Invitiamo le famiglie dei bambini bat-tezzati durante l'anno 2013.

CELEBrAzIONE DEL SACrAMENTO DELLA rICONCILIAzIONE

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: Martedì 17 Dicembre ore 20.15Per tutti: Sabato 21 Dicembre: 9.00 - 12.00 - 15.30 - 18.30Lunedì 23 Dicembre: 9.00 - 12.00 - 15.30 - 18.30Martedì 24 Dicembre: 9.00 - 12.00 - 15.30 - 18.30

chiEsANUOvANOvENA DEL NATALEda Martedì 17 a Lunedì 23 Dicembre:ore 18.30: S. Messa (a giorni alternati) e Canto delle profezie

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 23.00

Preceduta da una veglia di preghiera (ore 22.30).La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devoluta all’iniziativa di carità “Un posto a tavola”.S. Messa: ore 9.30

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 9.30

MArTEDì 31 DICEMBrEore 18.30: Santa messa di ringraziamento e canto del “Te Deum”.Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzareto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)S. Messa: ore 9.30

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrES. Messa: ore 9.30 invitiamo le famiglie dei bambini battezzati durante l'anno 2013.

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: Martedì 17 Dicembre ore 20.15 a MusilePer tutti: Lunedì 23 Dicembre: 9.00 - 12.00Martedì 24 Dicembre: 15.00 - 18.00

MiLLEpERTichENOvENA DEL NATALEda Martedì 17 a Lunedì 23 Dicembre:ore 18.30: S. Messa (a giorni alternati) e Canto delle profezie

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 23.00

Preceduta da una veglia di preghiera (ore 22.30).La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devoluta all’iniziativa di carità “Un posto a tavola”.S. Messa: ore 11.00

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 11.00

MArTEDì 31 DICEMBrEore 18.30: Santa messa di ringraziamento e canto del “Te Deum”.Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzareto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)S. Messa: ore 11.00

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrES. Messa: ore 11.00.ore 17.00 S. Messa con benedizione dei bambini e Pan e Vin. Invitiamo le famiglie dei bambini battezzati du-rante l'anno 2013.

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: Martedì 17 Dicembre ore 20.15 a MusilePer tutti: Lunedì 23 Dicembre: 15.00 - 18.00Martedì 24 Dicembre: 9.00 - 12.00

cALENdARiO cELEBRAZiONi dEL NATALE 2013

Page 25: Emmaus Dicembre 2013

25DICEMBRE 2013

pAssARELLANOvENA DEL NATALEda Martedì 17 a Venerdì 20 e lunedì 23 dicembre: alle ore 19.00 per tutti Novena di Natale. Per i bambini delle elementari prima della scuola, da Lunedì 16 a Venerdì 20 dicembre alle ore 7.55 in chiesa a Passarella.

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 24.00

preceduta da una veglia di preghiera ore 23.30.La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devoluta all’iniziativa di carità “Un posto a tavola”.Le altre S. Messa: ore 8.00 - 11.00

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 11.00

MArTEDì 31 DICEMBrEore 19.00: Santa Messa di ringraziamento.Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzaretto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)SS. Messe: ore 8.00 - 11.00

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrESS. Messe: ore 8.00 - 11.00.Alle S. Messa delle ore 11.00 invitiamo le famiglie dei bambini battezzati durante l'anno 2013.

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: martedì 17 dicembre ore 20.15 a MusilePer gli adulti: Sabato 21 dicembre ore 15.30-18.00 don FlavioMartedì 24 dicembre ore 15.00-19.00 don Flavio

sANTA MARiA di piAvENOvENA DEL NATALEda Martedì 17 a Venerdì 20 e lunedì 23 dicembre: alle ore 17.00 per tutti Novena di Natale.

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 24.00

La messa della notte Santa sarà alle 24.00preceduta da una veglia di preghiera (ore 23.30).La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devolutaall’iniziativa di carità “Un posto a tavola”Ore 10.00: S. Messa

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 10.00

MArTEDì 31 DICEMBrEore 17.00: Santa messa di ringraziamento.

Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzaretto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)S. Messa: ore 10.00

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrES. Messa: ore 10.00

DOMENICA 12 gENNAIO - BATTESIMO DEL SIgNOrEAlla S. Messa delle ore 10.00 invitiamo le famiglie dei bambini battezzati durante l'anno 2013.

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: martedì 17 dicembre ore 20.15 a MusilePer tutti: Mercoledì 18 dicembre ore 15.00-18.00 don FlavioMartedì 24 dicembre ore 15.00-19.00 don Giancarlo

cApOsiLENOvENA DEL NATALEda Martedì 17 a Venerdì 20 e lunedì 23 Dicembre: alle ore 18.00 in cripta per tutti Novena di Natale.

SOLENNITà DEL NATALE - 25 DICEMBrE

LA MESSA DELLA NOTTE SANTA SArà ALLE 22.30

Preceduta da una veglia di preghiera (ore 22.00).La colletta raccolta durante la S. Messa sarà devolutaall’iniziativa di carità “Un posto a tavola”Ore 9.30: S. Messa

gIOvEDì 26 DICEMBrE S. STEfANOS. Messa: ore 9.30

MArTEDì 31 DICEMBrEore 18.00: Santa Messa di ringraziamento.Veglia di Preghiera e adororazione Eucaristica(ore 22.00 - 24.00) Chiesa Lazzaretto.

MErCOLEDì 1 gENNAIO SOLENNITà DI MArIA MADrE DI DIO(Giornata mondiale per la pace)S. Messa: ore 9.30

LUNEDì 6 gENNAIO - EPIfANIA DEL SIgNOrES. Messa ore 9.30: invitiamo le famiglie dei bambini battezzati durante l'anno 2013.

CONfESSIONIPer gli adolescenti ed i giovani: martedì 17 dicembre ore 20.15 a MusilePer tutti: Lunedì 23 dicembre ore 15.00-18.00 don FlavioMartedì 24 dicembre ore 9.00-12.00 don Flavio

cALENdARiO cELEBRAZiONi dEL NATALE 2013

Page 26: Emmaus Dicembre 2013

26 DICEMBRE 2013

“In quei giorni un decreto di Cesa-re Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra (…) An-che Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovava-no in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiato-ia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.

A natale non celebriamo un ricor-do, ma una profezia.

natale non è una festa sentimen-tale, ma il giudizio sul mondo e il nuovo ordinamento di tutte le cose.

Quella notte il senso della storia ha imboccato un’altra direzione: Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tem-pio a un campo di pastori.

La storia ricomincia dagli ultimi. Mentre a Roma si decidono le sorti del mondo, mentre le legioni man-tengono la pace con la spada, in questo meccanismo perfettamente oliato cade un granello di sabbia: nasce un bambino, sufficiente a mutare la direzione della storia.

La nuova capitale del mondo è betlemme. Lì Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiato-ia… nella greppia degli animali, che Maria nel suo bisogno legge come una culla.

La stalla e la mangiatoia sono un “no” ai modelli mondani, un “no” alla fame di potere, un no al “così vanno le cose”. Dio entra nel mondo dal punto più basso perché nessuna creatura sia più in basso, nessuno non raggiunto dal suo ab-braccio che salva.

natale è il più grande atto di fede di Dio nell’umanità, affida il figlio

alle mani di una ragazza inesperta e generosa, ha fede in lei. Maria si prende cura del neonato, lo nutre di latte, di carezze e di sogni. Lo fa vivere con il suo abbraccio. Allo stesso modo, nell’incarnazione mai conclusa del Verbo, Dio vivrà sulla nostra terra solo se noi ci prendia-mo cura di lui, come una madre, ogni giorno.

C’erano in quella regione alcu-ni pastori… una nuvola di ali e di canto li avvolge. è così bello che Luca prenda nota di questa unica visita, un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte… è bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i di-menticati. Dio riparte da loro.

Vanno e trovano un bambino. Lo guardano: i suoi occhi sono gli oc-chi di Dio, la sua fame è la fame di Dio, quelle manine che si tendono verso la madre, sono le mani di Dio tese verso di loro. Perché il Natale? Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio.

Cristo nasce perché io nasca. La nascita di Gesù vuole la mia nasci-ta: che io nasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in me. Natale è la riconsacrazione del corpo. La certezza che la nostra carne che Dio ha preso, amato, fat-to sua, in qualche sua parte è san-ta, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra.

il creatore che aveva plasmato Adamo con la creta del suolo si fa lui stesso creta di questo nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di una vaso fragile e bellissimo. E nessuno può dire: qui finisce l’uomo, qui co-mincia Dio, perché Creatore e cre-atura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre.

(Letture: Isaia 9,1-6; Salmo 95; Tito 2,11-14; Luca 2, 1-14).

(Da AVVENIRE: Ermes RonchiNatale del Signore Messa della notte)

MiO diO BAMBiNO

Mio Dio, mio Dio Bambinopovero come l’amorepiccolo come un piccolo d’uomoumile come la paglia dove sei nato.

Mio piccolo Dioche imparavi a vivere questa nostra stessa vitache domandi attenzione e protezioneche hai ansia di lucemio Dio incapace di difendertie di aggredire e di fare del malemio Dio che vivi soltanto se sei amatoche altro non sai fare che amaree domandare amore.

Insegnami che non c’è altro sensonon c’è altro destino che diventare come tecarne intrisa di cielo, sillaba di Dio,come Te, che cingi per sempre in un abbracciol’amarezza di ogni tua creaturamalata di solitudine!

Ermes Ronchi

Ermes Ronchi è frate dell’Ordine dei Servi di Maria.Nato a Racchiuso di Attimis (Udine) nel 1947, ha compiuto gli studi di teologia al Marianum di Roma e si è poi laureato in scienze religiose e antropologia a Parigi (ln-stitut Catholique e Sorbona). Attualmente dirige il centro culturale Corsia dei Servi, presso il convento di San Carlo a Milano.Scrittore fine e sensibile su temi spirituali e biblici, autore di numerosi libri, ha curato la rubrica di commenti al Vangelo su Avvenire e dal 2009 conduce la rubrica televisiva su Rai 1 “Le ragioni della speranza”.

pER cONcLUdERE: “LA sTORiA RicOMiNciA dAgLi ULTiMi”

Page 27: Emmaus Dicembre 2013

27DICEMBRE 2013

Sono passate lunghe stagioni da allora.Da quel lontano giorno, unico come per ognuno di noi, ho cercato di immaginare cosa c’era nel cuore di quegli uomini. Per quel giorno intendo quel preciso istante in cui veniamo al mondo. Il più unico che esista e il più difficile da raccontare: come sempre dobbiamo fidarci, dobbiamo affidarci. A quelli che c’erano, a quelli più grandi di noi.Se nasci nel segno della fuga, fuggire sarà sempre il verbo che viene prima degli altri, per te fuggire sarà l’unico modo per dare un senso positivo alla vita.E noi allora fuggivamo, dico noi perché eravamo due in una. Fuggivamo da un paese, dove chi aveva il potere, usava qualsiasi mezzo per sottomettere la popolazione, dalle armi convenzionali a fuoco, a quelle più ricercate di ultima generazione, chiamate chimiche.Fuggire era l’unico modo perché la vita potesse continuare, in qualche modo, o perché potesse giun-gere alla soglia della luce. Fu così che mia madre decise di fuggire, c’erano altre donne, erano tutte donne.(…Mia madre non era sola, c’ero anch’io, anche se non mi aveva mai visto, mi aveva solo immaginata. Tutto cominciò con un dolce dondolio, un rullio di onde leggere, delicate e gentili. Per brevi periodi il vento si placava e tutto rimaneva immobile in assenza di rumori, tranne leggeri gorgoglii, come di fontanelle che centellinavano il passaggio di liquidi. Poi si sentiva un tamburo lontano con ritmo sempre uguale, quasi ovattato, di macchina operatrice instancabile e perfetta. Questo era il mio ambiente, la mia dimensione. Questo andò avanti per un tempo indescrivibile e lungo.Poi ci fu un fatto improvviso. Quel tamburo che avevo sentito battere con ritmo costante cambiò il suo tempo. C’erano accelerazioni improvvise seguite da soste lunghe per poi riprendere più rapido di prima. Improvvisamente si sovrappose un secondo rullio, una seconda ondata di dondolii, questa volta però molto più forti di quelli che conoscevo. Una storia che si sovrapponeva a quella già nota e che forse la travalicava. Non ci fu più pace da quel momento, come un temporale avesse dato inizio al suo spettacolo inarrestabile. Quel piccolo mare che ormai conoscevo così bene, da misurarne le distanze in ogni direzione era rimasto vittima di un mare immensamente più grande che non avreb-be lasciato il suo abbraccio tanto facilmente. Per me era sempre stata notte, non conoscevo che l’insondabile buio di una notte che non finiva mai. Quando il rollio si faceva più forte, quando il piccolo mare era inghiottito dal mare più grande e indomabile, allora sentivo dei suoni più acuti delle grida, forse di paura, in quelle voci c’era anche quella di mia madre che avevo imparato a riconoscere e che mi dava sicurezza. Il grande mare non mi avrebbe inghiottita perché io stavo al sicuro nel piccolo mare di mia madre. Non conoscevo ancora la paura, quella l’avrei imparata con il tempo. Le donne perlopiù stavano in silenzio, la barca non era grande e non c’era spazio per muoversi.Quando pioveva, rimanevano al loro posto abbassando la testa in modo da non far entrare acqua dal cappuccio. Dove non arrivava la pioggia arrivavano gli spruzzi oppure le onde intere del mare grosso. Più volte sembrò che la piccola imbarcazione di fuggiaschi dovesse soccombere, inabissarsi e scom-parire per sempre dal libro del giorno e della notte.Ma non fu così. Qualcuno disse che stava scritto così, qualcuno sostenne che fu un angelo degli abissi a proteggere la barca, qualcuno disse che aveva solo pregato.Un’altra alba cominciò a levarsi alle nostre spalle, ma non era come quelle precedenti. Era giunto il momento per mia madre, ed anche per me. Quel momento che mia madre aveva atteso in silenzio, che aveva tenuto per sé, che aveva custodito, come gesto d’amore, quel momento era arrivato.

GLI UOMINI DALLE MANI AZZURREStorie di Parole per continuare a sognare...

Page 28: Emmaus Dicembre 2013

CHIESANUOVA

Era arrivato sul far del giorno, non senza qualche dolore, ma senza un medico capace di alleviarlo. Il mio grido sapeva di sale e di luce cosa che mi rimase sulle labbra per tutta la vita. Mi avvolsero in un panno bagnato di mare, nulla era asciutto. Chi fece cosa, chi fece come, le donne sono brave a fare qualsiasi cosa, se sono anche di età diverse. L’e-sperienza di una passa nelle vene dell’altra senza parole, perché è la vita che sospinge i gesti e le decisioni e le don-ne, se li portano dentro dalla notte dei tempi e dall’irrepa-rabilità di ogni destino.Il mare continuò a mandare il suo rombo profondo, le mie grida continuarono, la spe-ranza non smise mai di far battere il cuore.Il mattino si fece alto, il tem-porale aveva lasciato spazio a un cielo azzurrino e terso e il mare sembrava quasi che stesse dormendo strema-to dalla notte. All’orizzonte la linea che per giorni era ri-masta dritta e lontanissima cominciò a muoversi e a for-mare un’immagine che l’equi-paggio aveva tanto sperato. Il profilo offuscato di una costa. Poi dal mare piatto e turchese arrivò una barca molto grande con bandiere torrette e pale che giravano piano.C’erano uomini a bordo. Ave-vano divise tutte uguali che testimoniavano una loro appartenenza. La barca si fece più grande e avvicinò la nostra. Poi ci tra-sferirono dalla nostra alla loro imbarcazione, passando una ad una attraverso le loro mani dai guan-ti azzurri. Per me, da allora, quelli rimasero Gli Uomini Dalle Mani Azzurre.)Ora è giunto il tempo che io dica ai miei figli. Che gli parli degli uomini dalle mani azzurre, e degli altri, quelli che portano mani prive di colore, gli uomini dalle mani trasparenti, mani che non profumano di niente dove rimane solo il sapore dell’indifferenza, dell’intolleranza.Devo essere grata al mare e alla luce se adesso posso raccontare e dire ai miei figli, ma soprattutto a degli uomini, Gli Uomini Dalle Mani Azzurre.

Andrea Zelio

Storie di Parole per continuare a sognare...