Energeo n4 luglio agosto web

52
Anno VII - LUGLIO-AGOSTO 2014 Prezzo di copertina 6,50 euro Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali ( Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali -TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatori del paesaggio; organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi. A Firenze simposio internazionale di esperti del restauro e conservazione del patrimonio naturale mondiale Pompei Dai crolli al rilancio Ermanno D’Andrea Il Molise nel cuore (Edipress Communications - Orbassano (To) - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (LUGLIO-AGOSTO 2014) - N. 4- Abbonamento 10 numeri 50,00 euro. Il Vesuvio da scoprire

description

Energeo Magazine Anno VII Luglio-Agosto 2014

Transcript of Energeo n4 luglio agosto web

Page 1: Energeo n4 luglio agosto web

Anno VII - LUGLIO-AGOSTO 2014Prezzo di copertina 6,50 euro

Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazionedei monumenti e dei siti storici mondiali ( Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto InternazionaleConoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali -TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini;Osservatori del paesaggio; organo u�ciale della Community Network Guglielmo Marconi.

A Firenze simposio internazionale di esperti del restauro e conservazione del patrimonio naturale mondiale

PompeiDai crolli al rilancio

Ermanno D’AndreaIl Molise nel cuore

(Edi

pres

s Com

mun

icatio

ns - O

rbas

sano

(To)

- Per

iodi

co b

imes

tral

e - Po

ste I

talia

ne Sp

a - Sp

edizi

one p

osta

le D

I 353

/200

3 (co

nv. i

n L.

27.0

2.20

04 n

. 46)

art 1

, com

ma 1

,CB/

Torin

o - (L

UGLI

O-AG

OSTO

201

4) - N

. 4- A

bbon

amen

to 10

num

eri 5

0,00

euro

.

Il Vesuvio da scoprire

Page 2: Energeo n4 luglio agosto web

energeo2

Abruzzo, esperienza e tecnologia a sostegno del sistema PaeseNUOVE PROSPETTIVE

DAL BIOGAS AL BIOMETANO

La Regione Abruzzo rappresenta il partner italiano del Consorzio itnatneserppar 51 ad otsopmoc ,onatem-oiB ottegorp led

provenienti da 11 paesi europei. Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul progetto Biogas Regioni (2007-2010), è stata selezionata per promuovere il bio metano, e sviluppare il mercato attraverso partnerships locali e regionali.Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate

IL BIO METANO È IL COMBUSTIBILE DEL FUTURO ED HA LE STESSE CARATTERISTICHE DEL GAS NATURALE

Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti mediante il software Biogas calculator.

Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (Usupportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica. L’Ateneo si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, costituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di sviluppo sostenibile

www.regione.abruzzo.it/xaraen www.bio-methaneregions.eu

REGIONE ABRUZZO/ARAEN

Via Passolanciano, 75 - 65100 Pescara (Italy) +39 085 7672524

delle Regioni dedicata alle eccellenze dei territori italiani con riferimento a cultura, colture, paesaggio e innovazione

energeo MARZO 2014.indd 2 20/05/14 11:32

Page 3: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 1

Abruzzo, esperienza e tecnologia a sostegno del sistema PaeseNUOVE PROSPETTIVE

DAL BIOGAS AL BIOMETANO

La Regione Abruzzo rappresenta il partner italiano del Consorzio itnatneserppar 51 ad otsopmoc ,onatem-oiB ottegorp led

provenienti da 11 paesi europei. Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul progetto Biogas Regioni (2007-2010), è stata selezionata per promuovere il bio metano, e sviluppare il mercato attraverso partnerships locali e regionali.Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate

IL BIO METANO È IL COMBUSTIBILE DEL FUTURO ED HA LE STESSE CARATTERISTICHE DEL GAS NATURALE

Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti mediante il software Biogas calculator.

Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (Usupportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica. L’Ateneo si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, costituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di sviluppo sostenibile

www.regione.abruzzo.it/xaraen www.bio-methaneregions.eu

REGIONE ABRUZZO/ARAEN

Via Passolanciano, 75 - 65100 Pescara (Italy) +39 085 7672524

delle Regioni dedicata alle eccellenze dei territori italiani con riferimento a cultura, colture, paesaggio e innovazione

energeo MARZO 2014.indd 2 20/05/14 11:32

Page 4: Energeo n4 luglio agosto web

Anno VII - LUGLIO-AGOSTO 2014Prezzo di copertina 6,50 euro

Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazionedei monumenti e dei siti storici mondiali ( Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto InternazionaleConoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali -TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini;Osservatori del paesaggio; organo u�ciale della Community Network Guglielmo Marconi.

A Firenze simposio internazionale di esperti del restauro e conservazione del patrimonio naturale mondiale

PompeiDai crolli al rilancio

Ermanno D’AndreaIl Molise nel cuore

(Edi

pres

s Com

mun

icatio

ns - O

rbas

sano

(To)

- Per

iodi

co b

imes

tral

e - Po

ste I

talia

ne Sp

a - Sp

edizi

one p

osta

le D

I 353

/200

3 (co

nv. i

n L.

27.0

2.20

04 n

. 46)

art 1

, com

ma 1

,CB/

Torin

o - (L

UGLI

O-AG

OSTO

201

4) - N

. 4- A

bbon

amen

to 10

num

eri 5

0,00

euro

.

Il Vesuvio da scoprire

energeo2

Direttore responsabile: Taty [email protected]

Marketing: Luigi Letteriello 334.120.71.85

Progetti speciali e Pubblicità:Promedia [email protected]

Approfondimento tematiche e sviluppo azioni relative alla nuova convenzione UNESCO sul paesaggio e alle iniziative:• Alla ricerca del paesaggio perduto• Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio di Firenze• Risoluzione UNESCO di Matera• Sistemi di Scienze locali• Tecniche e Conoscenze Tradizionali• Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali (Banca del sapere) – TKWB.• In collaborazione con Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO

Segreteria di Redazione:Lucrezia Locatelli

Realizzazione grafica: Franca Albano, Luciano Baesso (coordinamento e webmaster)

Comitato Scientifico:Augusto Marinelli, già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.• Prof. Giovanni Puglisi Presidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM.• Giuseppe Falciasecca, professore di ruolo di elettromagnetismo presso ALMA

MATER Studiorum Università di Bologna. Presidente Fondazione Guglielmo Marconi.

• Giuseppe Blasi, già responsabile della sede Rai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.

• Andrea Chiaves, progettista emerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento. • Marco De Vecchi, Professore associato Dipartimento di Agronomia,

Selvicoltura e Gestione del Territorio alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.

• Jukka Jokilehto, Special Advisor to the Director General ICCROM.• Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi Coldiretti.• Fabrizio Montepara, Presidente Res Tipica ANCI.• Pietro Nervi, Professore di Economia e Politica montana e forestale.

Presidente del Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive dell’Università di Trento.

• Angelo Paladino, Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio di Arco Latino. • Dipak Pant, Professore di Antropologia e Economia, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università di Castellanza.• Carlin Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food.• Luigi Petti, segretario generale ICOMOS Italia.• Luigi Spagnolli, Presidente Commissione Ambiente ANCI (Associazione

Nazionale Comuni Italiani). • Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Collaboratori:Andrea Accorigi, Elena Amodei, Maja Argenziano, Michaela Barilari, Pierpaolo Bo, Paolo Bonagura, Franco Boschi, Luisa Bruga, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Leone Chistè, Angela Comenale, Giampietro Comolli, Fabrizia Dagnone, Filippo Delogu, Marco De Vecchi, Lello Gaudiosi, Marco Hagge, Daniela Leone, Alberto Manicardi, Antonio Mastrangelo, Alessandro Mortarino, Ennio Nonni, Piergiorgio Oliveti, Isidoro Parodi, Francesca Patton, Adriano Pessina, Luigi Petti, Marco Pontoni, Giulia Pugliese, Claudio Quaglia, Giovanni Ricciardi, Paolo Rognini, Francesco Ruccolo, Alessandro Sbrana, Stefano Sioli, Fausta Slanzi, Marzia Spera, Carola Vai, Francesca Vassallo

Le fotografie di questo numero. • COPERTINA: ©DepositPhotos.com- geniuslady• EDITORIALE: Ufficio stampa Comune di Firenze e Repertorio.• DIETRO LA SIGLA: Presidenza icom – repertorio.• ICOMOS INTERNAZIONALE: ICOMOS Italia – Ufficio Stampa Salone Restauro

Firenze- Repertorio.• INIZIATIVE SPECIALI: Repertorio – Fondazione Spadolini Nuova Antologia.• PATRIMONI DELL’UMANITÀ: Ufficio Stampa Scavi di Pompei- Giovanni

Ricciardi, INGV- Ente Parco Nazionale del Vesuvio-Associazione Vesuvio Natura

da esplorare- Condotta Slow Food del Vesuvio- Luisa Sodano.• TERRE DAL CUORE CALDO: Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili- Ufficio

Stampa Slow Food- Ufficio Stampa Comune di Orvieto- Tom Perry.• MODELLI VIRTUOSI: D’Andrea Spa- Comune di Castel del Giudice- Azienda

Agricola Melise- Albergo diffuso Borgo Tufi .• INNOVAZIONE & TERRITORIO: Ufficio Stampa Co.Svi.G., Energea- Repertorio.• INNOVAZIONE & START UP: Ufficio Stampa Basilicata Innovazione.• MARKETING & INNOVAZIONE: Marchio d’Area Vallo di Diano.• INNOVAZIONE & TRADIZIONE VINICOLA: Vignaioli Piemontesi- Amethist Srl.• INNOVAZIONE & PAESAGGIO: Ufficio Stampa Tavernelle Val di Pesa.• CAPITALI DELLA CULTURA 2019: Repertorio.• RES TIPICA & DINTORNI: Ufficio Stampa CittàSlow d’Italia. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine.

Tutela della Privacy:Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.

Prezzo di copertina: Euro 6,50Abbonamento a 10 numeri Euro 50,00

Diffusione on line:www. archeojobs.comwww.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.itwww.energeomagazine.comwww.ipogea.orgwww.osservatoriopaesaggio.eu www.restipica.net

Direzione, Redazione, Abbonamenti:Edipress Communications Sas334.120.71.85 – 335 [email protected]

Uffici di Corrispondenza:• Distretto Energie Rinnovabili Via Bellini, 58 - Firenze Tel. (+39)055.36.81.23 - Fax (+39)055.321.70.26• ITKI UNESCO-Ipogea Via Roma 595 - 50012 Bagno a Ripoli (Firenze) (+39) 055 632278• Osservatorio Europeo del Paesaggio - Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14

Stampa:Società Tipografica Ianni Srl - Strada Circonvallazione, 180 - SantenaTel. (+39)011.949.25.80 Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990Copyright Energeo Magazine - Edipress Communications SasStrada Torino, 43 - 10043 OrbassanoPeriodico bimestralePoste Italiane SpaSpedizione Postale Dl 353/2003 (conv. in L.27.02.2004 n.46)art.1, comma 1, CB/ TorinoAnno VII –luglio-agosto 2014Il periodico Energeo Magazine è iscritto nel Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) - N° iscrizione 17843

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.

Page 5: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 3

SOMMARIO LUGLIO-AGOSTO 2014 ANNO VII NUMERO 4

14INIZIATIVE SPECIALI

14 - IL PREMIO SPADOLINI TORNA A FIRENZE, CULLA DEL RINASCIMENTO14 - La Cultura dell’Innovazione, focus del Premio14 - Ritorna la Sezione speciale dedicata ad Ezio

Trussoni15 - Una tappa di avvicinamento ad Expo 201515 - Il coinvolgimento delle Capitali della Cultura 201915 - Il Premio in pillole

38

4EDITORIALE

LA CULTURA AL CENTRO DELLE POLITICHE DI SVILUPPO SOSTENIBILE

4 - Una mobilitazione per promuovere la cultura dell’innovazione

4 - A Firenze oltre mille esperti del restauro e accademici provenienti da tutto il mondo

5 - Valore economico e sociale della cultura

6DIETRO LA SIGLA

6 - IL PAESAGGIO, PATRIMONIO CULTURALE INESTI-MABILE, ENTRA NEI MUSEI

6 - Il concetto di Paesaggio per l’UNESCO7 - Un piemontese alla guida di ICOM Italia8 - Musei visti come centri di interpretazione del

territorio8 - Che cos’è l’ICOM 9- Un presidio per tutelare il patrimonio culturale

2626 - IL VULCANO BUONO26 - Gli orti scolastici alle falde del Vesuvio30 27 - L’impegno del Parco del Vesuvio27 - Un brindisi con i vini del Vesuvio

30MODELLI VIRTUOSI

30 - IL MOLISE NEL CUORE30 - Un significativo ritorno alle radici30 - Una storia di successo, ingegno e generosità31 - Capitalismo etico e moderno mecenatismo31 - Melise, una bontà che sfida le mele del Trentino32 - Borgotufi, un albergo diffuso all’avanguardia

28TERRE DAL CUORE CALDO

28 - SAPORI, VINI E VULCANIAL SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE28 - Il progetto coinvolgerà i Presidi Slow Food29 - Una preziosa ricerca sulla fenomenologia del territorio

10ICOMOS INTERNAZIONALE

10 - A FIRENZE SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI ESPERTI DEL RESTAURO E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE MONDIALE11 - L’azione determinante di ICOMOS Internazionale 11 - In linea con le scelte del Governo12 - Il lascito del Patrimonio culturale alle future generazioni12 - Maggiore consapevolezza alle comunità locali12 - Il paesaggio, un palinsesto in continua evoluzione 13 - La nuova visione del paesaggio, dal monumento alle genti 13 - Gli strumenti per guardare al futuro

38 - LA GRANDE SCOMMESSA38 - Lungo le strade dei saperi e dei sapori39 - Un marchio elaborato da giovani studenti39 - L’importante è comunicare il territorio39 - Un processo originale e competitivo40 - INNOVAZIONE IN CANTINA, PER L’ITALIA UN BICCHIERE MEZZO PIENO40 - Il vino fra tradizione e innovazione

16PATRIMONI DELL’UMANITÀ

16 - POMPEI, DAI CROLLI AL RILANCIO17 - Il sito archeologico di Pompei 18 - IL GRANDE PROGETTO POMPEI: Uno sforzo eccezionale19 - IL GIGANTE CHE DORME: Nei paesi vesuviani ci sono ancora tracce di lava20 - ‘A MUNTAGNA21 - L’utilizzo illegale del territorio21 - Progetti innovativi per il rilancio dell’area vesuviana22 - L’urgenza di integrare natura e cultura23 - OMAGGIO A MERCALLI, IL RELIGIOSO CHE STUDIAVA I TERREMOTI23 - Gli studi approfonditi sul Vesuvio

34CULTURA DELL’INNOVAZIONE

34 - PIANA DI PISA, UN SOTTOSUOLO TUTTO DA ESPLORARE34 - Il ruolo del Co.Svi.G.34 - Là dove c’era il mare35 - Le ipotesi di sviluppo36 - PROGETTARE IL FUTURO36 - L’incubatore di primo miglio BI CUBE36 - Una scelta vincente37 - In Lucania l’uomo dell’innovazione arriva dal Friuli

44 46CAPITALIDELLA CULTURA 2019

LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE RES TIPICA & DINTORNI

46 - CITTASLOW, DALL’ITALIA UN VACCINOPER LA MODERNITÀ PIÙ AVANZATA 46 - Un’iniziativa vincente47 - Il sindaco-pescatore simbolo di Cittaslow48 - L’impegno del sindaco di Pollica48 - La vocazione internazionale dell’Associazione

41 - Una nuova sfida41 - L’inquinamento nella vigna è sempre in agguato41 - Innovazione nel segno della tradizione vinicola 42 - IL BY-PASS DEI VAIRONI42 - La zona pregiata di un territorio42 - La sfida a colpi di pietre fra San Giovanni Gualberto e il diavolo43 - Il Parco delle Tre “A”

44 - PERUGIA, LA CULTURA COME OCCASIONE DI SVILUPPO45 - San Francesco, testimonial d’eccezione45 - La Fabbrica dei luoghi rimane aperta in Umbria

2424 - LA MONTAGNA INCANTATA24 - I magnifici cinque24 -Escursioni mozzafiato24 - Il vulcano più studiato al mondo25 - A piedi tra natura e cultura25 - Una storia di splendore e ricchezza25 - Il vesuvio nel cuore

24PATRIMONI DELL’UMANITÀ

PATRIMONI DELL’UMANITÀ

Page 6: Energeo n4 luglio agosto web

energeo4

LA CULTURA AL CENTRO DELLE POLITICHE DI SVILUPPO SOSTENIBILE

EDIT

ORIA

LE

fettamente nel tessuto sociale del territorio, in modo da rispondere ai bisogni di cultura (con un occhio di riguardo alle iniziative innovative) che provengono dal basso, sollecitarne una partecipazione attiva sia in termini di idee e di proposte, che di individuazione di potenziali sostenitori ed attivare un circolo virtuoso con una ricaduta positiva sul territorio stesso. L’Italia è caratterizzata da una tale concentrazione di beni cul-turali, storia e arte, da ottenere il più alto numero di beni iscritti nella Lista del Patrimonio Unesco: 50 siti, pari al 5% del totale mondiale. La dotazione di cui l’I-talia dispone in termini di risorse culturali può deter-minare un grande vantaggio competitivo sostenibile. L’incidenza che questo immenso giacimento di bellezze artistiche può avere sull’economia è enorme. Il turismo e il patrimonio culturale costituiscono un capitale già

strutturato ed un fattore specifico di specializzazione del nostro Sistema Paese, perfettamente in grado di contrastare gli impatti negativi della crisi. Forte di que-sta consapevolezza, da anni, Energeo guarda sempre più alla Cultura attraverso approfondimenti esclusivi, come in questo numero, nel quale si parla di Musei, sentinelle del territorio, e vengono anticipate ed ap-profondite le iniziative a cui sta lavorando l’ICOMOS, sigla di International Council on Monuments and Sites, organizzazione internazionale non governativa di pro-fessionisti, rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali. ICOMOS, come annunciamo nel servizio a pag. 10, si prepara ad organizzare, dal 9 al 14 novembre, la 18° Assemblea Generale, ispirata alla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa. Tra gli obiettivi del Simposio, dedicato ad “Heritage and Landscape as Human Values”, vi è quello di “mettere la cultura al centro delle politiche di sviluppo sostenibile”.

A FIRENZE OLTRE MILLE ESPERTI DEL RESTAURO E ACCADEMICI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDOI lavori si basano sui principi sanciti nella Carta inter-nazionale del 1964 sulla conservazione e restauro di monumenti e siti, conosciuta come Carta di Venezia, di cui, quest’anno ricorrono i cinquant’anni. Sono attesi a Firenze circa 1000 esperti del mondo del restauro e accademici provenienti da più di cento Paesi. ICOMOS opera, infatti, attraverso una rete di esperti che genera uno scambio interdisciplinare continuo tra architetti, storici, archeologi, storici dell’arte, geografi, antropo-logi, ingegneri e progettisti impegnati in 28 comitati Scientifici Internazionali. I contorni di questi eventi saranno evidenziati in una fase successiva, essendo consuetudine che i lavori più significativi risultanti dal Simposio triennale e dalla Assemblea Generale, elaborati come “Risoluzioni“, vengono successiva-mente sottoposti dal Comitato Esecutivo di ICOMOS Internazionale all’UNESCO come linee di azione per le strategie relative all’ONU di politica culturale. Nel corso dell’evento saranno, altresì, illustrate le iniziative volte a promuovere i valori economico-sociali del Paesaggio e le industrie culturali ad esso afferenti. Parallelamente

Il sindaco Dario Nardella intende fare di Firenze “la finestra della Cultura nel mondo”. Il capoluogo toscano si prepara ad ospitare il terzo Forum mon-diale UNESCO sulla cultura, in programma dal 2 al 4 ottobre. Il vertice avrà per titolo: “Cultura, creatività

e sviluppo sostenibile. Ricerca, innovazione, opportuni-tà.” L’appuntamento, oltre a confermare l’efficacia della collaborazione tra UNESCO e Governo Italiano, coincide con il semestre di presidenza italiana a Bruxelles le cui scelte politiche comunitarie trovano il proprio bari-centro proprio su cultura e turismo. Il Forum mondiale dell’UNESCO è un momento di confronto su cultura e beni culturali come motore di sviluppo economico per i territori e le comunità, con un occhio sempre rivolto alla complessità internazionale della conservazione e gestione dei beni patrimonio dell’umanità, all’inclusio-ne sociale e alla sostenibilità ambientale.

Energeo Magazine si prepara ad un nuovo importante compito, quello di promuovere, insieme alla Fonda-zione Guglielmo Marconi e alla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, il Premio Eco and the City che cul-minerà proprio a Palazzo Vecchio, dove si svolgerà il prossimo 7 febbraio la Cerimonia di conferimento della Medaglia Spadolini, dedicata alla celebrazione del 40° Anniversario della Fondazione del Ministero per i beni culturali e ambientali (oggi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), che ebbe proprio in Giovanni Spadolini il suo fondatore. Il Premio dovrà anche rimarcare la “Grande bellezza del Patrimonio UNESCO italiano” che detiene il record del maggior nu-mero di iscrizioni (cinquanta) nella World Heritage List e per segnalare la svolta che si vuole dare, alla vigilia di Expo 2015, al fine di rilanciare la sfida fra chi fa me-glio, divulgando nuovi valori sulla tutela del territorio e del paesaggio e dei Siti patrimonio dell’Umanità. Il programma culminerà con un confronto finalizzato ad essere propedeutico per stimolare rapporti d’amicizia-tra le sei città che sono entrate in finale tra le candidate a capitale della Cultura 2019: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena e le più attive che hanno aderito al progetto “Italia 2019” che fa capo al Cidac (associazione delle Città d’Arte e Cultura). Il dibattito sarà moderato dal giornalista della Rai Marco Hagge, conduttore e coordinatore della Rubrica BellItalia.

UNA MOBILITAZIONE PER PROMUOVERE LA CULTURA DELL’INNOVAZIONEIl nostro giornale, dopo aver creato un network de-stinato a promuovere la cultura dell’innovazione ap-plicata al territorio, al paesaggio, al sociale e ai beni culturali, intende avviare, con l’aiuto di partner qua-lificati e sponsors, una piattaforma di comunicazione altamente innovativa, tecnologicamente aperta, attra-verso un sistema estensibile, ampiamente compatibile con altre strutture. Il progetto si dovrà integrare per-

Dario Nardella - sindaco di Firenze

L’ingresso dei finalisti al Premio Spadolini nella Casa natale - Museo Enzo Ferrari di Modena

Page 7: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 5

EDIT

ORIA

LEalla manifestazione, è organizzato, presso la Fortezza da Basso, il Salone dell’Arte e del Restauro. Alla rasse-gna, caratterizzata da workshop dedicati alle singole istituzioni e ai diversi Paesi partecipanti, interverran-no istituti di ricerca di livello internazionale, strutture italiane esperte in diagnostica del restauro anche del MIBACT e, in particolare, esperti di restauro dei mate-riali di cui Firenze è capitale internazionale.

IL VALORE ECONOMICO E SOCIALE DELLA CULTURAEnergeo sviluppa da qualche numero le tematiche di ICOMOS, in perfetta armonia con la linea editoriale del giornale che ha dimostrato, in questi anni, una gran-de capacità di svolgere un’attività di trasformazione delle informazioni in approfondimenti, creando temi di discussione e analisi sociali ed offrendo proposte di sviluppo al territorio, in linea con le tematiche delle politiche unescane. L’iniziativa editoriale è mirata a dare visibilità alle organizzazioni locali, offrendo un nuovo servizio alle istituzioni, enti locali, consorzi, centri di ricerca, osservatori del paesaggio, fondazioni onlus. Sono coinvolti tutti i progetti che riguardano la valorizzazione dell’immagine nonché delle capacità di attrazione di un territorio per le azioni di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, al fine di garantire uno sviluppo sostenibile e compatibile, sotto il profilo ambientale, con due settori strategici di sviluppo, cioè agricoltura e turismo di qualità e ac-cessibile anche ai disabili, senza trascurare le imprese virtuose e innovative. A Firenze, come media partner, saremo attenti osservatori di quanto accade, nella consapevolezza che il lavoro da fare è impegnativo e complesso. Già nel 2012, in occasione del Convegno, svoltosi a Firenze, sul tema “The Florentine Declaration on Landscape”, nel corso del quale venne compilato un documento volto a promuovere la salvaguardia dei paesaggi quale elemento integrato di uno svilup-po sostenibile, il nostro lavoro, svolto con scrupolo e puntualità, meritò i complimenti dell’allora Vice Diret-tore Generale dell’UNESCO per la Cultura, spianandoci l’ingresso nei meccanismi che fanno muovere gli or-ganismi internazionali intergovernativi, associazioni nazionali e non governative, università e ammini-strazioni locali che affiancano l’UNESCO. Alla vigilia dei prossimi importanti appuntamenti fiorentini, che puntano sul valore economico e sociale della cultura, Energeo, che ha sempre creduto nelle potenzialità del nostro patrimonio d’arte e di bellezza, sa che, tutelan-dolo e valorizzandolo, esso diventerà il più importante fattore trainante della crescita.

T.R.

Sindaci in attesa della premiazione - Museo Enzo Ferrari di Modena

Page 8: Energeo n4 luglio agosto web

energeo6

DIET

RO LA

SIG

LA

IL PAESAGGIO, PATRIMONIOCULTURALE INESTIMABILE, ENTRA NEI MUSEI

I MUSEI POSSIEDONO UN PREZIOSO SERBATOIO DI CONOSCENZE E DI PROFESSIONALITÀ SUL PAESAGGIO E POSSONO DIVENTA-RE IMPORTANTI PRESIDI DI TUTELA ATTIVA DEL TERRITORIO

il censimento, sono soggetti a continui aggiornamenti. Si tratta, come si evince, di un tema di grande attualità: sarà infatti approfondito e ulteriormente sviluppato nel corso dei lavori della 18° Assemblea Generale ICO-MOS, previsto a Firenze, dal 10 al 14 Novembre, il cui Simposio Scientifico Internazionale (ne parliamo am-piamente a pag. 10) è intitolato “Heritage and Landsca-pe as Human Values”. In questa occasione dovrà essere illustrata la versione definitiva della Carta di Siena. Il documento dovrà servire come base di confronto per preparare i lavori della 24a Conferenza Generale di ICOM, il raduno mondiale dei musei in programma, per la prima volta in Italia, a Milano nel 2016, che vedrà la partecipazione di migliaia di esperti e professionisti museali di tutto il mondo. Un primo passo è stato fat-to nell’incontro organizzato a Siena lo scorso 7 luglio, in occasione della Conferenza Internazionale ICOM, aperta dal Presidente Hans-Martin Hinz e da Alberto Garlandini, Presidente italiano uscente. Il simposio ha coinvolto oltre 250 addetti ai lavori, fra direttori e ope-ratori dei maggiori musei italiani ed europei, oltre che giapponesi, rappresentanti delle maggiori associazioni nazionali dedicate al paesaggio e ai beni culturali e nu-

merosissimi studiosi italiani (hanno partecipato, tra gli altri, Fai, Legambiente, Club Alpino Italiano, Associa-zione Bianchi Bandinelli, Associazione Nazionale degli Urbanisti). Il tema non è semplice, per la stessa com-plessità del termine «paesaggio» (oggetto di molteplici definizioni anche legislative), luogo dove si incontrano uomo e natura, realtà materiale e dimensione estetica. Ben oltre lo stereotipo di un paesaggio rurale da con-servare immutato, innumerevoli, vitali e in continua mutazione sono i «paesaggi culturali» in cui viviamo. La complessità aumenta se guardiamo all’Italia, dove da un lato lo stretto rapporto con il territorio appare una caratteristica connaturata al museo, dall’altro le so-vrapposizioni normative tra ambiente, paesaggio, ter-ritorio, affidati a diversi ambiti di competenza, rendono difficile un’azione unitaria di pianificazione e tutela.

IL CONCETTO DI PAESAGGIO PER L’UNESCOFrancesco Bandarin, già Vice Direttore Generale dell’U-NESCO per la Cultura, ha ricordato che l’UNESCO lavora da molti anni per il paesaggio. Bandarin raccomanda cautela nell’utilizzo di questo termine che presenta molte ambiguità e incertezze (ma lo stesso si può dire anche a proposito del termine “cultura”). Ci sono anche notevoli diversità nell’accezione del termine tra le varie Il giardino della Reggia di Venaria

Daniele Jalla, Presidente ICOM

Èstata battezzata “Carta di Siena”. Il documento, promosso da ICOM, sintetizza le strategie e le proposte che dovranno interessare il mondo associativo delle professioni museali, impegna-to nella tutela e valorizzazione del territorio in

materia di protezione e conservazione, interpretazione e sviluppo sostenibile del paesaggio culturale. Nata dal primo grande momento pubblico di confronto e discussione sul tema dei “musei e paesaggi culturali“, la Carta di Siena, illustrata da Daniele Jalla, insedia-tosi alla presidenza di ICOM Italia proprio in occasione dell’appuntamento senese, altro non è che un piano di lavoro su musei e paesaggi culturali da condividere e integrare insieme ad altri Enti e Associazioni italiane che, a diverso titolo, si occupano di questi temi, prima ancora di essere condivisa a livello nazionale e inter-nazionale. Si tratta di un documento in evoluzione: durante le quattro sessioni parallele della Conferenza sono stati, infatti, discussi alcuni temi, con l’obiettivo di incrementare il documento con il maggior numero di contributi. E’ stato reso inoltre disponibile l’esito di un primo censimento di attività e buone pratiche realizza-te dai musei italiani. Entrambi i documenti, la Carta e

Page 9: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 7

DIET

RO LA

SIG

LA

IL RUOLO DEI MUSEI NEI CONFRONTI DEL PAESAGGIO. QUESTO IL TEMA DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DELL’ICOM-ITALIA, INTERNATIONAL COUNCIL OF MUSEUMS, «MUSEI E PAESAGGI CULTURALI», CHE HA COINVOLTO I MUSEI E I MOLTI ATTORI IMPE-GNATI, A VARIO TITOLO, PER IL PAESAGGIO, OLTRE CHE IL MONDO ASSOCIATIVO ITALIANO. È INIZIATO COSÌ UN PERCORSO CHE PORTERÀ ALLA 24MA CONFERENZA GENERALE DELL’ICOM «MUSEUMS AND CULTURAL LANDSCAPES» NEL 2016 A MILANO, DOVE L’ITALIA AVRÀ UN RUOLO DI PRIMO PIANO

culture del mondo. In Italia, per esempio, la parola pa-esaggio è spesso legata all’ambito estetico, alla storia dell’arte. In altri Paesi non è così: può essere associata più al territorio e alle sue componenti sociali; a volte ha una valenza sacra (Giappone), ecc. Sono varie le in-terpretazioni, per cui è bene evitare generalizzazioni. Il Comitato UNESCO per il patrimonio dell’umanità nel 1992 ha definito il paesaggio culturale come il risulta-to dell’interazione uomo-natura. Considerare in modo distinto il paesaggio culturale e il paesaggio rurale è sbagliato. L’ICOMOS, dal canto suo, si è occupato anche di ridefinire il concetto di patrimonio urbano (la Racco-mandazione UNESCO sul paesaggio urbano storico ha richiesto molti anni di lavoro ed ha messo in relazione la conservazione dei centri storici con la pianificazione dello sviluppo di un’area). Un’altra dimensione a cui ICOMOS ha lavorato è stata la Convenzione Interna-zionale per la Protezione del Paesaggio che, pur non essendo stata accettata da tutti gli Stati membri, ha comunque generato grande interesse e una serie di propositi futuri anche in vista della Conferenza ICOM del 2016.

UN PIEMONTESE ALLA GUIDA DI ICOM ITALIAICOM non è nuovo ad appuntamenti come questo, destinati a segnare la storia dell’International Council of Museums, l’organizzazione mondiale dei musei e dei professionisti museali fondata nel 1946, affi-liata all’UNESCO e presente in 114 Paesi del mondo. Già nel 2004 ICOM Italia elaborò, in collaborazione con gruppi di studio territoriali, una Carta nazionale delle professioni museali con l’obiettivo di ribadire la centralità del ruolo dei professionisti museali in seno ai musei e di sanare la storica assenza di definizione delle professionalità presenti nei musei. Ora si va oltre. Alla guida di ICOM Italia, c’è Daniele Jalla, piemontese, nato a Torre Pellice, centro principale della Chiesa Val-dese italiana. Il paese della val Pellice è confinante con la Francia e le valli Germanasca e Chisone, territorio, quasi un enclave, dove vivono i valdesi, appartenenti al movimento di rinnovamento religioso nato nel 12° sec. dalla predicazione di Valdo o Valdesio. Dopo la Riforma i valdesi si costituirono sul modello delle con-fessioni protestanti e, malgrado molte persecuzioni,

riuscirono a sopravvivere come comunità religiosa in alcune vallate del Piemonte. Riconosciuti nel 1848 da Carlo Alberto con ‘lettere patenti’, formano oggi una Chiesa evangelica riformata di tipo presbiteriano, e sono presenti soprattutto nelle valli intorno a Pinerolo. Profondo conoscitore di questa realtà, Daniele Jalla è iscritto all’ICOM dal 2001. Aveva già ricoperto la carica di presidente dal 2004 al 2010. Esperto di storia ora-le, di museologia e museografia, è stato membro del Consiglio superiore dei beni culturali. Oggi ritorna alla guida di ICOM, con lo stesso entusiasmo, consapevole che l ‘Organizzazione sta vivendo uno dei momenti più

propizi e complessi della sua storia. La sfida da affron-tare nei prossimi due anni rappresenta un’occasione importante anche dal punto di vista internazionale perché consentirà di proporre una visione che è stra-tegica per tutti i musei e non solo per quelli italiani, in modo da restituire al Paese la posizione di primato che gli spetta non solo per la ricchezza del patrimonio culturale, ma per il capitale di teoria e di pratica che- in particolare attorno al nesso fra musei e territorio- ca-ratterizza la museologia. Infatti si discute di un nuovo modello in grado di coinvolgere i musei nella gestione e cura del paesaggio culturale, sviluppando una loro

Il Museo di Bassano del Grappa

Una mostra sul lavoro a Pescara

La rocca longobarda di Papasidero

Page 10: Energeo n4 luglio agosto web

energeo8

DIET

RO LA

SIGL

A

diffonde conoscenze. Estesa al contesto in cui operano i musei, questa funzione – tanto più se integrata con quella degli archivi, delle biblioteche, degli istituti cultu-rali – diventa una straordinaria risorsa per la protezione, la cura, l’interpretazione del paesaggio e al tempo stes-so una risorsa per i musei stessi che, dallo svolgimento di compiti non limitati alle proprie collezioni, potranno trarre sempre nuovi stimoli per il loro incremento e per la loro valorizzazione, oltre che per la crescita del proprio patrimonio di conoscenze e competenze. In sostanza ICOM vuole offrire ai musei gli strumenti per ampliare le loro prospettive di intervento, invitando tutti gli at-tori- culturali, sociali, economici- coinvolti nella tutela e valorizzazione del paesaggio a considerare i musei quale risorsa preziosa di competenze e conoscenze al servizio della sua protezione, conservazione, interpretazione, in una logica di partecipazione e di sviluppo sostenibi-le. Spiega il presidente Jalla: “Dobbiamo affrontare la questione del rapporto fra musei e paesaggio, stabilendo un’alleanza strategica con il mondo associativo impegnato nella tutela e valorizzazione del paesaggio, coinvolgendo

nella riflessione teorica, ma soprattutto nella realizzazione pratica di un obiettivo- la connessione non solo ideale tra musei e territorio (e dunque paesaggio)- che caratterizza da tempo il dibattito museologico e museografico italiano”.

Orto botanico di Firenze

Filatoio di Caraglio

naturale vocazione, estendendo la loro responsabilità dalle collezioni al patrimonio e al territorio. Si tratta di una vocazione per lo più potenziale, in quanto impedi-ta dall’insufficienza delle risorse, economiche e umane, ostacolata dal quadro normativo.

MUSEI VISTI COME CENTRI DI INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIOAl fine di svilupparla è necessario che, ovunque, si pre-sentino le condizioni idonee e che i musei divengano non solo dei presidi territoriali di tutela attiva, ma anche dei centri di interpretazione del territorio, ampliando la propria missione, dispiegando le proprie attività nel campo aperto del patrimonio culturale e del paesaggio che li circonda e di cui possono assumere, a gradi diversi, la responsabilità. Alla visione di un museo impegnato quasi esclusivamente nella conservazione, esposizione e comunicazione delle proprie collezioni, ne va sostitui-ta un’altra, più rispettosa della natura di un istituto che compie anche ricerche e produce, acquisisce, elabora e

Che cos’è l’ICOMICOM - International Council of Museums - è l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comunicare il va-lore del patrimonio culturale e naturale mon-diale, attuale e futuro, materiale e immateria-le. Fondata nel 1946, ICOM è un’organizzazione non governativa senza fini di lucro e riunisce oltre 30.000 aderenti nei 5 continenti. ICOM è associato all’UNESCO e gode dello status di organismo consultivo presso il Consiglio eco-nomico e sociale delle Nazioni Unite. Ha sede a Parigi, in Francia, insieme al Segretariato dell’I-COM e al Centro d’Informazioni ICOM-UNESCO.

Il Comitato Nazionale Italiano di ICOM è la prin-cipale associazione professionale del settore museale in Italia e si occupa di tutti i problemi connessi allo sviluppo e alla difesa della pro-fessione. ICOM-Italia ha promosso e coordina inoltre l’attività della Conferenza permanente delle Associazioni museali italiane; è presente sul territorio nazionale grazie all’impegno dei Coordinamenti regionali, alla continua attività di ricerca delle Commissioni tematiche di ap-profondimento disciplinare e all’organizzazio-ne di alcuni fra i più importanti appuntamenti del settore, quali la Conferenza Nazionale dei Musei d’Italia, il Premio ICOM Italia – Musei dell’anno, l’Assemblea nazionale ICOM e la Giornata Internazionale dei Musei. Si tratta del più grande network mondiale di professionisti museali con Comitati nazionali, 5 Organizzazio-ni regionali (Comitati sovrannazionali di aree regionali omologhe), 31 Comitati internazio-nali, 18 Organizzazioni internazionali affiliate.

J. J.

Page 11: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 9

Ecomuseo del paesaggio di Parabiago

INIZ

IATI

VEUN PRESIDIO PER TUTELARE IL PATRIMONIO CULTURALE I musei possono costituire un punto di forza di un

nuovo e diverso modello in quanto presidi territoriali di tutela attiva del patrimonio culturale. Molti musei sono già impegnati in quest’opera: hanno cura del patrimonio presente fuori dalle loro mura, sviluppano attività, gestiscono palazzi e chiese, siti e monumenti, partecipano al monitoraggio delle loro condizioni, ne seguono i restauri, organizzano visite e percorsi, ne promuovono la conoscenza e la comunicazione, cura-no l’educazione al patrimonio culturale e ambientale del loro territorio. “I musei italiani – riflette Daniele Jal-la - per numero, diffusione e valore del loro patrimonio, costituiscono una componente di rilievo del paesaggio italiano, in grande maggioranza connessi al territorio e al paesaggio di appartenenza”. “È questo dato- aggiun-ge- che caratterizza indiscutibilmente il museo italiano attribuendo ad esso, tranne rare eccezioni, un carattere e un ruolo eminentemente territoriale, in primo luogo per la provenienza stessa delle proprie collezioni. Nei musei sono infatti confluiti i beni emersi da scavi, quelli prove-nienti dagli enti ecclesiastici soppressi, quelli ricoverati nell’impossibilità di mantenerli in loco, quelli raccolti sul campo o salvati dal degrado o dalla distruzione, quelli pervenuti per lascito o donazione“. Conclude: “E’ un’oc-casione importante per l’Italia per far emergere, crescere e consolidare quel rapporto fra musei e territorio che è al cuore della prospettiva di un museo responsabile (an-che) del paesaggio culturale. Se riusciremo a far sì che questo orizzonte museologico si traduca anche in una modificazione della normativa potrebbe aprirsi una fase del tutto nuova per i musei e per il patrimonio italiano”.

Lucrezia Locatelli

www.icom-italia.org

Page 12: Energeo n4 luglio agosto web

energeo10

Internazionale all’UNESCO come linee di azione per le strategie relative all’ONU di politica culturale. Nel corso dell’evento saranno, altresì, illustrate le iniziati-ve volte a promuovere i valori economico-sociali del Paesaggio e le industrie culturali ad esso afferenti.

Parallelamente alla manifestazione, è parimenti orga-nizzato, presso la Fortezza da Basso, il Salone dell’Arte e del Restauro, la cui inaugurazione prevista giovedì 13 novembre (ore 9:30), avverrà alla presenza delle principali autorità del mondo imprenditoriale, dello sviluppo tecnologico e della ricerca scientifica operan-ti nel campo della conservazione. Alla rassegna, carat-terizzata da workshop dedicati alle singole istituzioni e ai diversi Paesi partecipanti, interverranno istituti di ricerca di livello internazionale, strutture italiane esperte in diagnostica del restauro anche del MIBACT e, in particolare, esperti di restauro dei materiali di cui Firenze è capitale internazionale.

Gli esperti di ICOMOS potranno incontrare il mondo delle imprese e gli specialisti presenti nei pomeriggi

del 13, 14 e 15 novembre 2014. Sono previsti, infatti, “Incontri di Restauro”, dedicati alla 18° Assemblea Ge-nerale, al fine di promuovere iniziative nei Paesi esteri da parte degli imprenditori italiani presenti al salone (www.salonerestaurofirenze.org) favorendo in tal modo i contatti tra il mondo della ricerca e le imprese italiane specializzate in restauro.

Tutto questo accade nel momento in cui l’artigianato, i laboratori specializzati di restauro Made in Italy ed i mestieri d’arte stanno vivendo una nuova giovinezza. Lo testimoniano le Scuole d’eccellenza italiane, prese a modello a livello mondiale. Ci sarà un intero mon-do che ruota attorno ai temi del restauro che avrà gli occhi puntati sull’evento, al fine di studiare successive azioni di rilancio di uno dei rari comparti che non han-no conosciuto eccessivamente il peso della crisi.

La 18° Assemblea Generale ICOMOS organizzata, dal 9 al 14 novembre, nel capoluogo tosca-no, avrà importanti ricadute sulle scelte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, soprattutto per quanto attiene al sistema di tutela, conservazione e consegna del patrimonio culturale alle generazioni future. In concomitanza della manifestazione sarà orga-nizzato il Salone dell’Arte e del Restauro, al fine di favorire un’attività continua di scambi tra il mondo delle imprese e gli specialisti del settore

A FIRENZE SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI ESPERTI DEL RESTAURO E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE MONDIALE IC

OMOS

INTE

RNAZ

IONA

LE

Fervono i preparativi, a Firenze, per organizzare la 18° Assemblea Generale ICOMOS, ispirata alla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa che rivendica, tra l’altro, il valore economico e sociale della Cultura. La città, alla vigilia delle

celebrazioni dei centocinquant’anni dal trasferimento della capitale da Torino al capoluogo toscano, in mar-gine alla “convenzione” di Parigi del 15 settembre 1864 tra Francia e Italia, diventerà, dal 9 al 14 novembre, un laboratorio dove si faranno grandi riflessioni sull’u-tilizzo del patrimonio culturale, arte e scienza. Sono attesi circa 1000 esperti internazionali del mondo del restauro e accademici, che ci aiuteranno a capire come coniugare tradizioni secolari e innovazione, conserva-zione e restauro dei monumenti, e ad affrontare pro-blematiche relative alla tutela dei siti UNESCO.

I contorni di questi eventi saranno evidenziati in una fase successiva, essendo consuetudine che i lavori più significativi risultanti dal Simposio triennale e dalla Assemblea Generale, elaborati come “Risoluzioni“, sa-ranno poi sottoposti dal Comitato Esecutivo di ICOMOS

L’arch. Maurizio Di Stefano, Presidente di ICOMOS Italia

Page 13: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 11

TRA GLI OBIETTIVI DEL SIMPOSIO, DEDICATO AD “HERITAGE AND LANDSCAPE AS HUMAN VALUES”, VI È QUELLO DI “METTERE LA CULTURA AL CENTRO DELLE POLI-TICHE DI SVILUPPO SOSTENIBILE”. I LAVORI SI BASANO SUI PRINCIPI SANCITI NELLA CARTA INTERNAZIONALE DEL 1964 SULLA CONSERVAZIONE E RESTAURO DI MONUMENTI E SITI, CONOSCIUTA COME CARTA DI VENEZIA, DI CUI, QUEST’ANNO RICORRONO I CINQUANT’ANNI. SONO ATTESI A FIRENZE CIRCA 1000 ESPERTI INTERNAZIONALI DEL MONDO DEL RESTAURO E ACCADEMICI PROVENIENTI DA PIÙ DI CENTO PAESI. ICOMOS OPERA, INFATTI, ATTRAVERSO UNA RETE DI ESPERTI CHE GENERA UNO SCAMBIO INTERDISCIPLINARE CONTINUO TRA ARCHITETTI, STORICI, ARCHEOLOGI, STORICI DELL’ARTE, GEOGRAFI, ANTROPOLOGI, INGEGNERI E PROGETTISTI IMPEGNATI IN 28 COMITATI SCIENTIFICI INTERNAZIONALI

ICOM

OS IN

TERN

AZIO

NALE

In futuro ci saranno approcci sempre nuovi nell’ap-prontamento dei piani di recupero del patrimonio Culturale, Archeologico e Storico-Artistico. Le stesse Università hanno come obiettivo la formazione di fi-gure professionali in grado di svolgere attività diverse all’interno e/o in collaborazione con istituzioni pub-bliche e aziende del settore. Per questo già esistono progetti di diversi percorsi di studio orientati a fornire agli studenti buone conoscenze di base nei diversi settori dei beni culturali, storico-artistici, archivistici e librari, al fine di sviluppare, contemporaneamente, capacità conoscitive e abilità professionali. I futuri operatori del settore, dovranno cercare di incremen-tare e diversificare l’offerta tecnico-pratica attivando attività di laboratorio, esercitazioni e tirocinio.

L’AZIONE DETERMINANTE DI ICOMOS INTERNAZIONALEProprio riguardo a queste prerogative ICOMOS può fare molto per illustrare le scelte possibili per la con-servazione, tutela e gestione dell’immenso patrimo-nio culturale italiano, oggi sotto i riflettori dell’opinio-ne pubblica nazionale ed internazionale.

Va ricordato che era stato lo stesso Matteo Renzi, allora Sindaco di Firenze, ad impegnarsi fortemente con l’allora Ministro del MIBAC Ornaghi, per chiedere ad Icomos Italia di realizzare, per conto di Icomos In-ternazionale, nella sua città questo evento la cui pre-sentazione fu realizzata lo scorso settembre, presso l’Aula Magna dell’ Università di Firenze.

E va inoltre ricordato che la partecipazione Istituzio-

nale pubblica è pure assicurata da un accordo firmato già nell’aprile del 2012 da ICOMOS Italia con MAE e MIBACT. Un filo conduttore lega pertanto l’evento Icomos di Novembre alle importantissime scelte stra-tegiche che il Governo sta portando avanti, mirate alla riduzione della spesa pubblica e all’autentica ri-voluzione del modello organizzativo dei beni culturali italiani. L’evento di Icomos è inteso a fare di Firenze ciò che l’attuale Sindaco, Dario Nardella, ha definito “la finestra della Cultura nel mondo, perché è dal nostro Paese che possono e devono partire la consapevolezza della ricchezza del Patrimonio culturale insieme alla analisi scientifica della conoscenza dei mezzi e degli strumenti per mantenerla”.

ICOMOS - organo consultivo dell’UNESCO con speci-fiche funzioni rivolte all’istruttoria per l’ammissione

Studenti di restauro in una dimostrazione

ll diplomatico Francesco Caruso, Comitato Esecutivo ICOMOS Intern.

Lo Stand del MIBACT

delle candidature dei Siti patrimonio mondiale, è un’Associazione mondiale di professionisti che attual-mente annovera circa 11.000 iscritti in tutto il mondo, dedita alla conservazione e alla tutela dei monumen-ti, degli edifici e dei siti del patrimonio culturale - in-tende costruire un dialogo più continuo e costante tra tutti quelli che si adoperano per promuovere i dettati della Convenzione del Patrimonio Mondiale e del Paesaggio Unesco del 1972. “L’appuntamento è di rilevanza mondiale- spiega il prof. Maurizio Di Ste-fano, Presidente di ICOMOS Italia- ed avrà importanti ricadute sulle scelte (linee guida) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (che quest’anno celebra i quarant’anni della fondazione, avvenuta per decreto alla fine del ‘74.) ICOMOS opera attraverso una rete di esperti che genera uno scambio interdiscipli-nare continuo tra architetti, storici, archeologi, storici dell’arte, geografi, antropologi, ingegneri e progettisti impegnati in 28 comitati Scientifici Internazionali. I membri dell’ICOMOS contribuiscono al miglioramento della conservazione del patrimonio, alle norme e alle tecniche per tutti i tipi: edifici patrimonio culturale, cit-tà storiche, paesaggi culturali e siti archeologici”.

IN LINEA CON LE SCELTE DEL GOVERNOL’obiettivo del Ministro Dario Franceschini è quello di rendere l’amministrazione più efficiente e meno one-rosa attraverso l’ammodernamento della struttura centrale e la semplificazione di quella periferica, con l’integrazione definitiva tra cultura e turismo, attra-verso la valorizzazione dei musei italiani (20 musei e siti archeologici di interesse nazionale dotati di pie-na autonomia gestionale e finanziaria con direttori altamente specializzati e selezionati con procedure

Page 14: Energeo n4 luglio agosto web

energeo12

ICOM

OS IN

TERN

AZIO

NALE

pubbliche) e il rilancio delle politiche di innovazione e formazione. Il cambiamento in corso rende ancora più attuali i lavori di ICOMOS che si svolgono sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Expo 2015 e delle principali istituzioni della regione.

Tra gli obiettivi del Simposio, che ha come tema cen-trale: “Heritage and Landscape as Human Values”, vi è quello di “mettere la cultura al centro delle politiche di sviluppo sostenibile”, temi promossi ed approva-ti dall’UNESCO lo scorso 17 maggio 2013. I lavori si basano sui principi sanciti nella Carta internazionale del 1964 sulla conservazione e restauro di monu-menti e siti, conosciuta come Carta di Venezia, di cui, quest’anno ricorrono i cinquant’anni. “In questa im-portantissima fase, - spiega il diplomatico Francesco Caruso, già Ambasciatore d’Italia presso l’UNESCO, at-tuale vice Presidente di ICOMOS Italia, nonché Mem-bro del Comitato Esecutivo ICOMOS Internazionale - i membri di ICOMOS, aspiranti alla presentazione dei loro scritti, sono al lavoro ormai da un anno per la re-dazione dei propri elaborati, inviati a una commissione di esperti che ha esaminato più di 1300 saggi sui temi sottotemi oggetto di discussione del Simposio scientifi-co. Ne sono stati scelti 800, e quelli non ammessi alla presentazione in pubblico saranno oggetto di una rac-colta a parte, e saranno pertanto utilizzati ai fini della redazione del documento conclusivo”. E’ significativo annotare che tutti i partecipanti, pur non inseriti nel-la presentazione del proprio lavoro, ma comunque interessati ad aggiornarsi su temi riguardo a restauro e conservazione, all’atto della iscrizione, hanno scelto di far parte della platea che assisterà alla presenta-zione del tema più vicino alla propria professionalità. Insomma il gotha del mondo dei Beni Culturali sarà riunito a Firenze per discutere di modalità di restauro, di conservazione, di valorizzazione ma anche di speri-mentazione e condivisione.

IL LASCITO DEL PATRIMONIO CULTURALE ALLE FUTURE GENERAZIONIIl macrotema centrale della riunione mondiale, come si è detto, è “Patrimonio e paesaggio come valori uma-ni”, slogan emblematico che lascia intendere quanto sia cambiata la visione rispetto al Patrimonio cultu-rale ed al Paesaggio, quanto sia importante la sfida di conservare il patrimonio culturale adeguatamente, in modo da poterlo consegnare alle generazioni future in tutto il suo splendore. Le nuove esigenze dei tem-pi attuali hanno indotto a mutare anche le modalità di interfacciarsi con il patrimonio: dalla tradizionale conservazione materiale dei monumenti e dei siti si va sempre più verso una gestione del patrimonio culturale dove vi sia convergenza tra natura e cultura, tra patrimonio tangibile ed intangibile, tra patrimo-nio mobile e immobile. La percezione del patrimonio culturale è concepita in contesti sempre più ampi, con un impegno verso la ricerca delle migliori modalità per preservarlo secondo la tradizione insita in ogni cultura.

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA ALLE COMUNITÀ LOCALICinque i sottotemi, articolati in sezioni di lavoro nel Simposio scientifico intorno a cui ruota l’Assemblea Generale triennale di Icomos, ma uno il tema di fondo: la responsabilizzazione della comunità nel-la consapevolezza della valenza della presenza del bene culturale sul territorio condiviso. Nello specifico i 5 sottotemi affrontano aspetti diversi della condi-visione e compartecipazione della comunità in tale rapporto:

il primo “Condivisione e sperimentazione delle identi-tà comunitarie attraverso il turismo e l’interpretazione” vuole sollecitare la discussione verso nuove proposte per la creatività culturale e il dialogo interculturale verso strutture turistiche che esaltino il valore del patrimonio culturale per i visitatori e i residenti locali stessi. Quindi casi studio sull’impatto sociale ed eco-

Un maestro artigiano restauratore

nomico del turismo basato sulle comunità responsa-bili e la conservazione consapevole. Coinvolgimento delle comunità nella gestione e interpretazione pub-blica di attività turistiche culturali con gli obiettivi di promuovere l’idea del “viaggio della conoscenza”, per accrescere la rilevanza del patrimonio culturale attraverso scambi reciprocamente vantaggiosi tra le comunità locali e i visitatori, per meglio comprendere le diversità culturali.

IL PAESAGGIO, UN PALINSESTO IN CONTINUA EVOLUZIONEIl secondo dal titolo “Paesaggio come ambiente natu-rale” va nella direzione della conoscenza del paesag-gio che non può prescindere dalla conoscenza della sua storia e dall’individuazione dei caratteri identitari di un territorio fino alla consapevolezza, da parte delle popolazioni locali, di tali valori. E l’attenzione

Page 15: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 13

ICOM

OS IN

TERN

AZIO

NALE

Il premier Matteo Renzi, già sindaco di Firenze

Studenti in visita al Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze

è focalizzata su strumenti e metodi da attivare per l’identificazione dei valori materiali e immateriali, sul paesaggio culturale, sulla valutazione delle dinami-che sociali ed economiche, che fanno del paesaggio un luogo in continua evoluzione. Il coinvolgimento delle comunità è alla base dei processi di riappropria-zione dei luoghi sui quali deve fondarsi ogni azione di tutela. Il focus è sul paesaggio culturale come risorsa utile per un modello di economia locale sostenibile e innovativo, sull’uso del paesaggio secondo i valori delle comunità locali. Il paesaggio urbano come uno dei primi elementi di sviluppo umano, è concepito come stratificazione storica di valori culturali e na-turali, collegato con l’argomento dell’architettura contemporanea.

per poter utilizzare conoscenze tradizionali e concetti storici come fonti per influenzare tecnologie e stru-menti per ottenere moderne tecniche di conserva-zione. Il quarto sottotema dal titolo “Coinvolgimento della comunità e responsabilizzazione locale” enfatizza il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle co-munità per l’identificazione dei valori locali per la pie-na partecipazione alla conservazione dei centri storici e alle risorse del patrimonio. Si punta a garantire un ruolo per la comunità nella governance e nel processo decisionale e a creare un collegamento tra la prote-zione del patrimonio e lo sviluppo socio-economico locale sostenibile per giungere a una comunità moti-vata alla conservazione del patrimonio attraverso una mobilitazione delle risorse partecipative.

GLI STRUMENTI PER GUARDARE AL FUTUROIl quinto, infine, evoca gli “Strumenti emergenti per la pratica di conservazione”, richiama cioè una mappatura culturale, l’analisi dei valori sociali ma anche dei nuo-vi strumenti emergenti nella pratica della conserva-zione, dalle cosiddette hard science e dai dibattiti teo-rici alle metodologie operative concrete che si stanno sviluppando, sperimentando e realizzando in tutto il mondo. Oggi la pratica di conservazione deve con-frontarsi con le nuove ed emergenti tecnologie per af-frontare i rischi per la conservazione, dal cambiamen-to climatico alla globalizzazione, dalla sicurezza alle scienze dei materiali. Questo quinto sottotema, solle-cita cioé contributi che promuovano la condivisione di esperienze e la diffusione delle conoscenze mondiali, contribuendo alla realizzazione di strumenti per la gestione del patrimonio internazionale e sviluppando il discorso sulle tecnologie abilitanti come strumenti per il miglioramento dei risultati della conservazione.

D.L.

LA NUOVA VISIONE DEL PAESAGGIO, DAL MONUMENTO ALLE GENTIIl terzo affronta la “Sostenibilità attraverso la cono-scenza tradizionale”: oggi la conoscenza materiale è in pericolo e la sua scomparsa non solo può causare la perdita della capacità delle persone di conserva-re e tramandare il patrimonio culturale e naturale, ma anche la perdita di una straordinaria fonte di conoscenza e di diversità culturale da cui si possono ricavare appropriate soluzioni innovative per il pre-sente e il futuro. Il tema invita alla presentazione di contributi che prendono in considerazione la condivi-sione di esperienze e l’ampliamento delle conoscenze internazionali e tradizionali, che contribuiscano alla gestione del patrimonio e ad individuare modalità

Page 16: Energeo n4 luglio agosto web

energeo14

INIZ

IATI

VE S

PECI

ALI

IL PREMIO SPADOLINI TORNA A FIRENZE,CULLA DEL RINASCIMENTO

IL SINDACO DARIO NARDELLA, CONDIVIDENDO GLI ALTI VALORI AI QUALI S’ ISPIRA IL PREMIO SPADOLINI, HA CONCESSO IL SALONE DEI CINQUECENTO, A PALAZZO VECCHIO, PER ACCOGLIERE, IL 7 FEBBRAIO 2015, LA CERIMONIA DI CONSEGNA DEI RI-CONOSCIMENTI DELLA IV EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE

conoscenza del positivo, concreto operare dei Comuni, consorzi ed altre istituzioni, promuovendo fra loro un vincolo di collaborazione e di solidarietà, specie a so-stegno di quelli che operano con maggiore difficoltà, perché colpiti da calamità naturali o perché vessati da organizzazioni malavitose. Da Firenze a Trento, quindi a Modena, raccogliendo adesioni sempre più numerose dalle varie regioni della penisola e dalle isole. Il ritorno

a Firenze avviene in occasione di una serie di ricorrenze concomitanti e particolari. I vent’anni dalla scomparsa di Giovanni Spadolini, cui è dedicato il Premio, sono stati solennemente celebrati, lo scorso 4 agosto, attraverso iniziative avviate dal Comune di Firenze e dal quotidia-no La Nazione, che ha voluto ricordare il forte legame tra Spadolini e la città. I quarant’anni dal decreto istitu-tivo del Ministero per i beni culturali e ambientali (oggi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turi-smo) che Spadolini stesso tenne a battesimo, ministro fondatore, nel governo Moro-La Malfa, rappresentano, invece, un importante punto di riferimento per l’attua-le ministro Dario Franceschini, ispiratosi al momento dell’insediamento al suo illustre predecessore. I cento-cinquant’anni dal trasferimento della capitale da Torino a Firenze, in margine alla “convenzione” di Parigi del 15 settembre 1864 tra Francia e Italia, rappresentano una data significativa per Spadolini che, come storico, aveva posto, in un documento, un problema di ampia portata così efficacemente sintetizzato: Roma era una città di rovine; Firenze aveva reinventato l’antico.

LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE,FOCUS DEL PREMIOIl progetto, promosso dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia ed ideato da Energeo Magazine, punta sul grande tema della cultura dell’innovazione e gode della collaborazione di tre prestigiosi partners: la Fondazione

Il prof. Giovanni Spadolini nella sua “Casa dei libri”

Palazzo vecchio in Piazza della Signoria

Il Salone dei Cinquecento

Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini torna a Firenze per la cerimonia di consegna della Medaglia Spadolini ai Comuni e agli enti virtuosi, capaci di rispondere al necessario equilibrio fra tutela e fru-izione del territorio anche attraverso l’innovazione,

nell’ottica di uno sviluppo sempre più sostenibile. L’edi-zione 2014-2015 sarà un omaggio alla città dell’arte per eccellenza, nel quarantesimo anniversario della con-versione in legge da parte del Parlamento del decreto istitutivo del Ministero per i beni culturali e ambientali (oggi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), che ebbe proprio in Giovanni Spadolini il suo fondatore. Omaggio a Firenze, la città che con l’uomo simbolo Bettino Ricasoli si battè tenacemente per l’u-nità nazionale, ed accolse nel Salone dei Cinquecento –ove, a Palazzo Vecchio, avrà luogo la cerimonia del Premio Eco and the city - la Camera dei Deputati quan-do, centocinquant’anni fa, la capitale del Regno lasciò la sede di Torino per trasferirsi sulle rive dell’Arno. E’ stato lo stesso Sindaco Dario Nardella, che condivide gli alti valori ai quali s’ispira il Premio, a concedere la più pre-stigiosa location della città per accogliere, il 7 febbraio 2015, la cerimonia di consegna dei riconoscimenti del-la IV edizione della manifestazione, già inserita tra gli appuntamenti più attesi del programma dei 150 Anni di Firenze Capitale. Proprio dalla “casa dei libri” a Pian dei Giullari, dalle colline fiorentine care a Michelangelo, a Guicciardini e a Galileo, prese avvio quattro anni fa il nostro Premio, con lo scopo principale di diffondere la

LA MEDAGLIA SPADOLINI SARÀ CONFERITA AI COMUNI E AGLI ENTI VIRTUOSI, CAPACI DI RISPON-DERE AL NECESSARIO EQUILIBRIO FRA TUTELA E FRUIZIONE DEL TERRITORIO ANCHE ATTRAVERSO L’INNOVAZIONE, NELL’OTTICA DI UNO SVILUPPO SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE. UN RICONOSCIMENTO SARÀ ASSEGNATO AI SITI UNESCO, AL FINE DI DIVULGARE NUOVI VALORI SULLA TUTELA DEI SITI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ. UN PREMIO SARÀ CONFERITO ANCHE AI GIORNALISTI DELLA TGR

Ritorna la Sezione speciale dedicata ad Ezio Trussoni

L’edizione del 2014-2015 intende favorire, in stretta cooperazione con RES Tipica ANCI, i trasferimenti di conoscenze ed esperienze in differenti contesti locali, coinvolgendo la testata giornalistica regiona-le (TGR) della Rai, interessata ad approfondire le tematiche legate al rapporto tra culture, incentivando servizi e inchieste negli spazi dei telegiornali e rubriche sulle Identità Culturali delle popolazioni locali e le tematiche del Premio. In proposito, nella passata edizione, è stata istituita una Sezione Speciale del

Premio dedicata al compianto Ezio Trussoni, capo redattore centrale della sede Rai di Milano, che aveva ben ca-pito come la presenza capillare della Rai sul territorio sia un importante elemento distintivo del servizio pubblico radiotelevisivo. Il Concorso è riservato ai giornalisti, precari e/o praticanti della Rai TGR (Sedi Regionali), autentico trampolino di lancio per tanti volti noti dei tg nazionali che hanno realizzato servizi, reportage e inchieste tele-visive su temi attinenti alle tematiche del Premio, rilevanti per la vita sociale della Regione di competenza e che, sovente, vengono utilizzate anche da tg e/o rubriche Rai di carattere nazionale. L’obiettivo è favorire la crescita di una cultura dell’informazione più attenta alle problematiche del territorio e, allo stesso tempo, stimolare l’atten-zione dei media verso questi temi.

© D

EPOS

ITPH

OTOS

.COM

-KKU

LIKO

V

Page 17: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 15

INIZ

IATI

VE S

PECI

ALIGuglielmo Marconi, la Community Network Guglielmo

Marconi e Cittalia, la fondazione di ricerca dell’ANCI. L’i-niziativa vuole divenire strumento di promozione delle idee “Made in Italy” alla vigilia della rassegna planetaria Expo Milano 2015, occasione straordinaria per le località del Paese e per le Città di identità che potranno espri-mere le eccellenze dei territori italiani con riferimento a storia, cultura, colture, paesaggio e innovazione. Il ter-ritorio rappresenta il filo conduttore dell’iniziativa della Fondazione Spadolini Nuova Antologia che si avvale dell’Alto Patronato Permanente del Capo dello Stato, destinata ad imbarcare un nutrito sodalizio di enti locali, consorzi di municipalità, aziende agricole e vitivinicole, imprese virtuose, start up e progetti di ricerca innovati-vi che sappiano interagire con il territorio (innovazione sociale, consapevole e culturale), autentici ambasciatori della nostra collettività impegnata nelle buone pratiche e nel rispetto dell’ambiente e della tutela del paesaggio. Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini è strut-turato in quattro categorie (Sezioni) che costituiscono la base storica del Premio. Inoltre sono state inserite quattro categorie speciali ed una categoria fuori concor-so. Il bando è stato compilato da un apposito Comitato Scientifico (che fungerà anche da Giuria del Premio), che ha coinvolto accademici, opinionisti e tecnici di alto livello. Il questionario dovrà essere compilato con rispo-ste semplici e chiare, contenute negli spazi previsti nel documento. Il bando e il formulario allegato on-line è presente sul sito web: www.ecoandthecity.it ed altri siti che saranno collegati come partners del progetto.

UNA TAPPA DI AVVICINAMENTO AD EXPO 2015Lo statista fiorentino affrontò per primo il problema della tutela del patrimonio culturale e naturale in Italia, avviando un confronto concreto sui grandi temi del no-stro tempo. Il carattere innovativo della manifestazione consentirà di valorizzare le diversità e gli aspetti comuni delle culture e delle identità culturali, a vantaggio delle future generazioni. Il progetto, inserito nel calendario eventi Res TIPICA per ANCIXEXPO, costituisce una tappa di avvicinamento alla grande esposizione universale che partirà a maggio 2015 a Milano. Il Premio, infatti, affonda le proprie radici nei contenuti del Decennio di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, confermato dal messaggio di Expo 2015 che punta su alimentazione, tradizione e territorio. Su questa linea è stata avviata una partnership con Slow Food, l’associazione non-pro-fit che conta 100.000 membri in 150 paesi del mondo, fondata da Carlin Petrini nel 1986, che si pone l’obiettivo di promuovere nel mondo il cibo buono, pulito e giusto. L’ambìto riconoscimento, nelle precedenti edizioni, è stato conferito a progetti che riguardano la valorizza-

IL PREMIO IN PILLOLELe organizzazioni, i Comuni, le Unioni di Comuni, le città, gli Enti, gli agricoltori e le aziende agricole, il settore privato e le imprese alimentari virtuose e innovative, e inserite nelle sezioni speciali, che intendano presentare la propria candidatura al Premio Eco and the City Giovanni Spadolini dovranno scegliere tra le seguenti categorie:

Categoria 1 dedicata alle amministrazioni locali responsabili di politiche territoriali integrate e soste-nibili e alle iniziative che serviranno per riscoprire, monitorare e promuovere azioni di tutela e di salva-guardia del patrimonio ambientale, culturale, archeologico, storico , urbanistico, architettonico del nostro Paese, con l’obiettivo di diffondere una cultura per il mantenimento del decoro urbano e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, intesi come patrimonio comune.

Categoria 2 rivolta ai progetti di tutela e valorizzazione del paesaggio naturale e culturale italiano.

Categoria 3 dedicata ai progetti di riqualificazione dei territori agricoli.

Categoria 4 dedicata alle imprese alimentari, virtuose e innovative.

Inoltre quattro Sezioni Speciali escluse la Sezione fuori concorso rivolta ai Media : Televisioni, Magazine, quotidiani, web.

Categoria dedicata alla Cultura dell’Innovazione ( Focus);

Categoria che si ispira al Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia 2014;

Categoria dedicata ai Siti UNESCO, al fine di rimarcare la “Grande bellezza del Patrimonio UNESCO italiano” che detiene il record del maggior numero di iscrizioni ( cinquanta) nella World Heritage List e per segna-lare la svolta che si vuole dare al fine di divulgare nuovi valori sulla tutela del territorio e del paesaggio e sulla tutela dei Siti patrimonio UNESCO e stimolare nuove iscrizioni nella Tentative List UNESCO;

Categoria in memoria di Ezio Trussoni, dedicata al lavoro capillare sul territorio dei giornalisti della Testata Giornalistica Regionale della Rai.

Una Categoria fuori concorso rivolta ai Media ( televisioni, magazine, quotidiani, web) e ai Laboratori di Comunicazione.

zione dell’immagine nonché delle capacità di attrazio-ne di un territorio per le azioni di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio e dell’identità culturale, al fine di garantire uno sviluppo sostenibile e compati-bile, sotto il profilo ambientale, coi due settori strate-gici di sviluppo, cioè agricoltura e turismo di qualità e accessibile anche ai disabili. Senza trascurare le imprese alimentari virtuose e innovative che operano nel settore alimentare. Alimentazione, tradizione e territorio, me-morie, prodotti agroalimentari, ma anche innovazione, creatività, turismo e circolazione dei saperi sono i valori che il Premio vuole esprimere, sviluppando anche si-stemi di controllo e razionalizzazione che annullino gli sprechi alimentari originati a monte della filiera agroa-limentare o anche in fase di trasformazione industriale, distribuzione e consumo finale. Una sezione speciale è dedicata ai Siti UNESCO, al fine di rimarcare la “Grande bellezza del Patrimonio UNESCO italiano” che detiene il record del maggior numero di iscrizioni (cinquanta) nella World Heritage List e per segnalare la svolta che si vuole dare alla vigilia di Expo 2015, al fine di rilanciare

la sfida fra chi fa meglio, divulgando nuovi valori sulla tutela del territorio e del paesaggio e dei Siti patrimonio dell’Umanità e stimolare nuove iscrizioni nella Tentative List UNESCO.

IL COINVOLGIMENTO DELLE CAPITALI DELLA CULTURA 2019 Il già ricco e apprezzato programma culminerà con un confronto propedeutico per stimolare rapporti d’a-micizia tra le sei città che sono entrate in finale tra le candidate a capitale della Cultura 2019: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena e le più attive che hanno aderito al progetto “Italia 2019” che fa capo al Ci-dac (associazione delle Città d’Arte e Cultura). Il dibatti-to sarà moderato dal giornalista della Rai Marco Hagge, conduttore e coordinatore della Rubrica BellItalia.

Luigi Letteriello

Una sezione del premio dedicata ai disabili

Foto ricordo con la Principessa Maria Elettra Marconi

Page 18: Energeo n4 luglio agosto web

energeo16

Il Piano di Azione per l’attuazione del Grande Progetto Pompei stabilisce il percorso da seguire, le responsabilità e i tempi necessari per accelerare la spesa e re-cuperare i ritardi registrati, pena la perdita dei fondi messi a disposizione dall’Europa. L’accelerazione consentirà il completamento dei lavori e degli interventi programmati entro il 2015 con il risultato della messa in sicurezza di tutta l’area archeologica

sentendo gli odori o i cattivi odori nelle strade. Con l’udito, ascoltando il rumore delle ruote dei carri sulle strade, il vociare di chi proponeva in vendita l’uno o l’altro articolo, o il sibilare di politici che si scambiava-no idee e strategie.

Eppure quell’episodio, per quanto tragico, era neces-sario. Necessario per scuotere le coscienze, per attirare attenzione, per approfondire studi e conoscenze. Ne viene fuori un mondo: un mondo di studiosi che inter-vengono, un mondo di organi di stampa che da quel momento non distoglie lo sguardo da Pompei per un solo attimo, ma anche un mondo intero che realizza di un modo tutto italiano di avere attenzione per il pro-

prio patrimonio culturale. E poi, un mondo di piccoli crolli fino ad allora insulsi.

Ebbene quel crollo potrebbe aver rappresentato l’e-vento della rinascita di Pompei, da quel giorno si è approfondito il serio problema del dissesto idrogeolo-gico. Oggi assistiamo a un nuovo modo di interessarci a Pompei.

L’azione più incisiva viene dal Governo Italiano con la redazione del Grande Progetto Pompei (marzo 2011), un programma straordinario ed urgente di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro per il sito archeologico di Pompei.

Nel gennaio 2012 il personale della Soprintendenza di Pompei viene potenziato con l’assunzione di 21 fun-zionari, tra architetti e archeologi. A marzo la Commis-sione Europea approva il finanziamento di 105 milioni di euro per il Grande Progetto Pompei, da utilizzare entro il 2015. Ad aprile partono i primi 5 bandi di gara.

Al lavoro per la salvezza di Pompei un vero e proprio esercito:

Uno Steering committee composto da rappresentanti della Commissione Europea, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, dell’ex Ministero per la Coesione Territoriale, del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica;

Un Gruppo per la legalità istituito presso la Pre-fettura di Napoli che segue tutte le fasi del Grande Progetto Pompei dalla progettazione al perfeziona-mento delle procedure di gara, con attenzione par-ticolare agli aspetti legati al controllo della legalità e della sicurezza;

POMPEI,DAI CROLLI AL RILANCIO

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Pompei, il foro in una foto d’epoca

Il sito archeologico di Pompei, patrimonio iscritto nella World Heritage List UNESCO, è quotidiana-mente sotto i riflettori, puntualmente agli onori della cronaca, sicuramente più di quanto lo fosse qualche anno fa e tutta questa attenzione media-

tica ha di certo avuto la sua svolta il 6 novembre 2010.

Quella mattina, la visione di un enorme cumulo di ma-cerie svegliò il mondo intero. Era il crollo della Schola armaturarum, un intero edificio venne giù.

Per chi ha potuto essere presente, testimone oculare di quella rovina, l’unica sensazione con cui si trovò a fare i conti fu una dolorosa stretta al cuore, uno squarcio, una ferita per chi per quelle mura, per quegli edifici, per quelle strade prova delle emozioni. Perché Pom-pei va visitata con le gambe (per il tanto camminare), ma soprattutto con gli occhi: immaginando dinanzi le strade colorate dalle vesti cadenti che indossavano i pompeiani, le tende divisorie che svolazzavano al ven-to, i caldi colori di ogni segno sui muri: dai minuziosi dipinti, alle iscrizioni elettorali. Va visitata con l’olfatto,

IL 6 NOVEMBRE 2010 CROLLÒ UN INTERO EDIFICIO, LA SCHOLA ARMATURARUM, LASCIANDO IL MON-DO ATTONITO. QUEL CROLLO SCOSSE LE COSCIENZE E POTREBBE AVER RAPPRESENTATO L’INIZIO DELLA RINASCITA DI POMPEI, PATRIMONIO ISCRITTO NELLA WORLD HERITAGE LIST UNESCO, DA QUEL GIOR-NO I RIFLETTORI SI SONO ACCESI SUL GRAVE PROBLEMA DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO. OGGI LA PA-ROLA D’ORDINE È CONSERVARE POMPEI, PERLA DEL PATRIMONIO CULTURALE EUROPEO, IN VIRTÙ DI UN PROGRAMMA STRAORDINARIO DI INTERVENTI CONSERVATIVI, DI PREVENZIONE, MANUTENZIONE E RESTAURO PER IL SITO ARCHEOLOGICO

Page 19: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 17

Scavi di Pompei, Terme suburbane

Un Gruppo di coordinamento operativo istituito pres-so il Segretariato generale del Ministero per i Beni Culturali;

Un supporto operativo di Invitalia, l’Agenzia naziona-le per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa, per le procedure attuative del Grande Pro-getto Pompei, per la progettazione e per le procedure di gara.

In campo un modello di “cooperazione interistituzio-nale rafforzata”.

A ottobre 2013 è stata istituita la Direzione Generale di Progetto composta da tecnici ed esperti provenien-ti dal Mibact e da diverse amministrazioni dello Stato, per potenziare le attività finalizzate alla realizzazione del Grande Progetto Pompei.

Intanto però Dicembre 2015 si avvicina e durante la scorsa estate viene firmato il Piano di Azione per l’attuazione del Grande Progetto Pompei, che stabi-lisce in modo stringente il percorso di attuazione, le responsabilità e i tempi necessari per accelerare la spesa e recuperare i ritardi registrati, pena la perdita dei fondi messi a disposizione dall’Europa.

La terminologia ricorrente delle principali azioni è: Rafforzamento, Responsabilizzazione, Implementa-zione, Moltiplicazione.

L’accelerazione, inevitabile e necessaria, consentirà il completamento totale entro il 2015 dei lavori e de-gli interventi programmati con l’impegno del 100% delle risorse economiche, con il risultato della messa in sicurezza di tutta l’area archeologica di Pompei, la completa conoscenza del sito e il rilievo sistematico delle condizioni di ogni singola “regio” dell’area ar-cheologica in modo da rendere permanente e realiz-zabile l’applicazione dell’approccio di “conservazione programmata”.

Chi vivrà vedrà!

Daniela Leone

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Il sito archeologico di Pompei, patrimonio dell’Umanità dal 1997, è situato nella buffer zone che contempla i territori dei comuni di Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia,

Pompei, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, fino al confine del Parco del Vesuvio. Inserito in un contesto ricco di vestigia del passato,

ha detenuto a lungo il primato di luogo più visitato al mondo

IL SITO ARCHEOLOGICO DI POMPEI

La superficie della città antica è di circa 66 ettari; la superficie scavata è di circa 44 ettari. 1500 sono gli edifici (domus e monumenti) portati in luce. I numeri danno conto, anche soltanto dal punto di vista quantitativo, dell’impegno necessario in termini di risorse economiche e professionali.

• 1.500 edifici• 2 milioni di metri cubi di strutture murarie

• 17.000 metri quadri di dipinti• 20.000 metri quadri di intonaci

• 12.000 metri quadri di pavimento• 20.000 metri quadri di coperture protettive

Non si tratta quindi semplicemente di un’area archeologica estesa, ma di un organismo urbano complesso, un’intera città antica che il tempo ci ha restituito in forte sofferenza, riemersa dal terremoto del 62 d.C. per essere poco dopo investita dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. Dopo diciassette secoli, le attività di scavo, dalla metà del ‘700 ad oggi, hanno messo in luce i due terzi dell’insediamento.

COME VENGONO IMPEGNATE LE RISORSE DEL SITOLe visite agli scavi archeologici generano, mediamente, un introito annuale pari a oltre 20.300.000 di euro.

Ogni anno la Soprintendenza destina parte delle risorse proprie a lavori di restauro e di manutenzione del patrimonio archeologico dei siti di competenza.

Le entrate complessive sono costituite dal 98% di entrate proprie (tra incassi di biglietteria, royalties e concessioni) e dal restante 2% di trasferimenti statali (destinati a competenze al personale).

Le uscite sono ripartite in misura del 70% per gli interventi su strutture archeologiche (restauri, messe in sicurezza, impiantistica ecc.) in tutti i siti di competenza della Soprintendenza: Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabia, Boscoreale. Gli interventi sono programmati, ogni anno, con un piano di spesa in cui affluiscono anche eventuali risparmi di anni precedenti. Il restante 30% per spese varie, legate alla gestione ordinaria.

Page 20: Energeo n4 luglio agosto web

energeo18

LA COMPLESSITÀ DELLE AZIONI DA REALIZZARE È TALE DA RICHIEDERE IL MASSIMO IMPEGNO DA PARTE DI TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI. I PROBLEMI DA AFFRONTARE SONO ENORMI E VANNO DAL DISSESTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO, AI CEDIMENTI STRUTTURALI, AL CROLLO DELLE MURATURE, AL DEGRADO DELLE CRESTE MURARIE

a lungo termine. “Il Grande Progetto Pompei- rileva nella sua relazione Antonia Pasqua Recchia- è anche una straordinaria occasione per gli studiosi di tutto il mondo che avranno l’opportunità di approfondire la conoscenza del sito, arricchire il dibattito scientifico, proporre nuove soluzioni di gestione, con la preziosa collaborazione dell’UNESCO, già attiva da un anno”.

UNO SFORZO ECCEZIONALETutto questo è stato possibile grazie alla coopera-zione tra più Ministeri (per i Beni e le Attività cul-turali, della Coesione territoriale, dello Sviluppo economico, degli Interni, dell’Istruzione, Università e Ricerca). Il coinvolgimento del Ministero per i beni e le attività culturali è avvenuto a diversi livelli e con

diverse strutture: Segretariato Generale, Direzione generale per le antichità, più recentemente Dire-zione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania e, ovviamente, Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei, chiama-ta ad uno sforzo eccezionale anche se l’organico è stato incrementato con i tecnici assunti nell’ultimo anno, interamente impegnati nel progetto. “Soltan-to attraverso un piano di azioni coerenti, il “Grande Progetto Pompei” può diventare un rilevante esempio di capacità progettuali, - auspica la responsabile del Ministero- che nel corso della realizzazione si dimo-strerà sempre più un modello da proporre in ambito nazionale e comunitario“.

D.L.

SECONDO GLI ESPERTI DEL MINISTERO “VINCERE LA SFIDA DI POMPEI SIGNIFICA DARE UN SEGNALE AL MONDO INTERO, DIMO-STRARE CHE IL NOSTRO PAESE VUOLE INVESTIRE SUL SUO PATRI-MONIO CULTURALE”. IL PROGETTO HA OTTENUTO DA BRUXELLES UN FINANZIAMENTO DI 105 MILIONI DI EURO FINALIZZATI ALLA SALVAGUARDIA DEL SITO ARCHEOLOGICO SECONDO UN MODELLO DI “COOPERAZIONE INTERISTITUZIONALE RAFFORZATA” FRA VARI MINISTERI

Il Grande Progetto Pompei LA SFIDA

Un progetto poderoso per la sua impor-tanza e complessità. Per la sua valenza e per le conseguenti potenziali ricadute sullo sviluppo del territorio ha ottenuto da Bruxelles un finanziamento di 105 milioni

di euro finalizzati alla salvaguardia del sito archeo-logico secondo un modello di “cooperazione interi-stituzionale rafforzata” fra vari Ministeri. La somma va spesa entro dicembre 2015, pena la revoca dei finanziamenti stessi. La commissione europea, in collaborazione con il governo italiano, vigilerà di-rettamente sullo stato d’attuazione del progetto, sul rispetto dei tempi e delle regole. Il piano d’azione sarà monitorato ogni 4 mesi (dicembre 2014, aprile, agosto, dicembre 2015) “al fine di individuare tempe-stivamente eventuali criticità da rimuovere”. Se tutto procederà secondo gli impegni, “ulteriori aperture di credito” potrebbero essere avviate per lo sviluppo e la salvaguardia degli scavi. Una corsa contro il tem-po, anche questo è il “Grande Progetto Pompei”, av-viato da meno di un anno con un grande sforzo orga-nizzativo e di coordinamento. “La complessità delle azioni da realizzare- scrive Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del MIBACT- è tale da richiede-re il massimo impegno e la più vasta assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Si tratta infatti di un investimento straordinario basato su un approccio straordinario alla conservazione del sito archeologico quale non si era mai avuto dall’epoca della scoperta e dello scavo della città”. I problemi da affrontare riguardano il dissesto geologico e idroge-ologico, i cedimenti strutturali, il crollo delle mura-ture, il distacco degli intonaci e il degrado delle cre-ste murarie. Queste emergenze sono affrontate con progetti specifici di messa in sicurezza, di consoli-damento strutturale, di restauro delle architetture e degli affreschi, tali da prevedere una conservazione Prof. Massimo Osanna, Soprintendente archeologico SAPES

Il Vesuvio dal foro di Pompei

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 21: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 19

A NAPOLI LA POPOLAZIONE, IL 18 MARZO 1944, RIMASE ALZATA, NONOSTANTE SI FOSSE IN PIENA SECONDA GUERRA MONDIALE, A VEDERE I BAGLIORI TIPICI DELLE ERUZIO-NI, DAI CONTORNI SPETTACOLARI. MENTRE AUMENTAVANO LE SCOSSE SISMICHE, SI FORMAVANO VERE E PROPRIE FONTANE DI LAVA, ALTE ANCHE FINO A DUE CHILOMETRI

mava Giacomo Leopardi, per i residenti è “il gigante che dorme”, ne parlano senza paura, tra fatalismo e superstizione. Attraverso la minuziosa descrizione del geologo Giampietro Petrucci, tecnico dell’INGV, studioso dei fenomeni eruttivi del Vesuvio, siamo riusciti a sapere come “l’evento eruttivo vero e proprio iniziò nel pomeriggio del 18 marzo con una fase tipi-camente stromboliana: piccole esplosioni e colate di lava che superano il dislivello del Monte Somma e si dirigono a Nord mentre scorie e lapilli vengono spinti fino ad un’altezza di circa 100 metri”. Nel 1944 - come si evince anche dalla preziosa immagine d’epoca, fornitaci da Giovanni Ricciardi, (le foto storiche pub-blicate su questo numero di Energeo fanno parte

della sua, preziosa raccolta), ricercatore geofisico dell’INGV e autore dell’opera “Diario del Monte Vesu-vio” - le colate laviche raggiunsero altezze anche di 7-8 metri percorrendo poche decine di metri all’ora, una volta giunte a valle iniziavano a raffreddarsi: sono costituite da una crosta superficiale semisolida che, spinta dalla porzione interna più fluida, tende a sgretolarsi in blocchi.

NEI PAESI VESUVIANI CI SONO ANCORA TRACCE DI LAVARiprendendo la descrizione fatta da Petrucci, sco-priamo che, in quell’occasione, la lava compì lo stesso tracciato del 1855 ma stavolta raggiunse i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano, infilan-dosi tra le vie e danneggiando numerose abitazioni. Ancora oggi in quest’ultima cittadina sono ben vi-sibili i residui solidificati di quell’eruzione. Mentre aumentavano le scosse sismiche, come riportano le cronache dell’epoca, nel pomeriggio del giorno 21 si assistette ad un altro fenomeno: si svilupparono vere e proprie fontane di lava, alte anche fino a due chi-lometri. Si trattò di fenomeni molto particolari, che di notte assunsero contorni spettacolari (a Napoli la popolazione rimase alzata a vedere i bagliori), tipici delle eruzioni hawaiane dove però sono molto più intensi e costanti. Nel 1944 sul Vesuvio queste fon-tane si svilupparono ad intermittenza e con durate non superiori all’ora, con il vento che trasportava scorie e lapilli in direzione sud-est. Angri, Pagani, Scafati, Nocera e le campagne circostanti, dove tutti i raccolti andarono persi, furono interessate da una notevole caduta di materiali piroclastici, fino a dieci centimetri di spessore. Al contrario, per tutta la du-rata dell’evento, Napoli e il litorale del golfo vennero risparmiati dalla cenere. La nube di lava venne no-tata anche nell’entroterra del salernitano, al confine con la Lucania.

P.B.

NEL 1944 LE COLATE LAVICHE RAGGIUNSERO ALTEZZE ANCHE DI 7-8 METRI. L’ERUZIONE DEL VESU-VIO PROVOCÒ 26 MORTI, DANNI ENORMI, RACCOLTI PERSI, CASE RASE AL SUOLO. “STERMINATOR VESEVO” LO CHIAMAVA GIACOMO LEOPARDI, PER I RESIDENTI È “IL GIGANTE DORMIENTE”, NE PAR-LANO SENZA PAURA, TRA FATALISMO E SUPERSTIZIONE

IL GIGANTE CHE DORME

23 marzo 1944- L’ultima eruzione del Vesuvio

L’ultimo evento eruttivo del Vesuvio si svi-luppò nel marzo del 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, quando a Napoli erano già giunti gli alleati, sbarcati in Sicilia. L’eruzio-ne provocò 26 morti, danni enormi, case

rase al suolo. Oggi, in una certa misura, è possibile prevedere le eruzioni, ma i rischi esistono e occor-re sviluppare una solida cultura della prevenzione. I piani di emergenza ci sono, con una direttiva del governo Letta, la “zona rossa” (da evacuare in caso di allarme) è stata ampliata da 18 a 25 comuni tra Napoli e Salerno. Ma nessuno vuole andarsene da qui, tanto che i residenti censiti sono passati da 15 mila a 17 mila in dieci anni e solo pochissimi han-no aderito all’esodo volontario promosso negli anni duemila dalla regione. “Sterminator Vesevo” lo chia-

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 22: Energeo n4 luglio agosto web

energeo20

tende la scena al golfo di Napoli, spaziando dalla pe-nisola Sorrentina a Capo Posillipo. L’attività storica del Vesuvio è molto ben documentata in quanto i primi sistemi al mondo per il monitoraggio strumentale di un vulcano sono nati con l’istituzione dell’Osservato-rio Vesuviano e risalgono alla seconda metà dell’800, quando il Vesuvio, molto attivo in quel periodo, diven-tò un laboratorio naturale per la sperimentazione di strumentazione sismometrica pionieristica. Si trova si-tuato su un poggio isolato della fiancata orientale del vulcano. È un edificio in stile neoclassico progettato dall’architetto Gaetano Fazzini, fatto realizzare nel tar-do ’800 da Ferdinando II di Borbone. Il 5 giugno 1995 è stato istituito il Parco Nazionale del Vesuvio, con la

finalità di tutelare e valorizzare il territorio vesuviano, quindi le specie animali e vegetali, gli equilibri eco-logici e il patrimonio archeologico, storico e architet-tonico, già esaltato da Plinio il Vecchio, ma anche per salvaguardare una vasta area naturale protetta come quella vesuviana, la cui tipicità è favorita anche dalla natura vulcanica dei suoli e dal fertile terreno lavico. Il Parco ha un’estensione di circa 8.482 ettari, 13 sono i Comuni interessati, tutti ricadenti nella Provincia di Napoli. E’ tra i più piccoli d’Italia ma, nonostante le ridotte dimensioni, offre una straordinaria varietà di mete turistiche, dalle rocce vulcaniche ai fitti boschi, dai centri storici ai monumenti, passando per distese di lava ed antiche città. Gli abitanti complessivi sono 352.180. Un’area più vasta è stata inserita nella nuova mappa che allarga la cosiddetta «zona rossa», ovvero il numero dei comuni considerati a rischio in caso di eru-zione. Sono 24 i comuni coinvolti ora, invece dei pre-cedenti 18 previsti dal piano di emergenza del 2001. E sono entrati nella zona a rischio anche tre comuni di Napoli: San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli. Il resto sono i comuni dei Campi Flegrei. In tutto circa 800 mila persone. Se il Vesuvio dovesse rientrare in attività, avremmo il tempo di intervenire, evitando un’ecatombe. Energeo non ignora i pericoli in caso si ravvisino i segnali di un’eruzione imminente. La storia che si vuole raccontare è diversa. Recentemente, nel gennaio scorso, c’è stato un interessante confronto tra le problematiche di gestione del Parco Naziona-le del Vesuvio e quelle delle aree naturali protette americane dimensionate in maniera diversa, come il Parco Nazionale del Grand Canyon (500 dipendenti) che viene visitato da quasi cinque milioni di visitatori all’anno. Territori molto diversi tra loro ma accomunati dall’esigenza di garantire l’equilibrio tra la conserva-zione della natura e una forma di fruizione e sviluppo

Energeo comincia da questa fertile e vasta area del Parco del Vesuvio, esaltata da Plinio il Vec-chio, la più difficile, ma anche la più significativa della Campania, il suo viaggio per analizzare la “Grande Italia del patrimonio UNESCO”, al fine di stimolare una vera competizione fra chi fa meglio tra tutti i territori inseriti in questo contesto molto particolare, perché compresi nella core zone e nelle zone di rispetto dei siti iscritti nella World Heritage List. Alle falde del vulcano coesistono situazioni critiche per l’ambiente, a partire dagli anni cinquanta, quando gli abusi edilizi e la cementificazione compromisero tutta l’area vesuviana, ma anche la Riserva della Biosfera MAB UNESCO “Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro”, a ridosso della zona cuscinetto (buffer zone) dell’area archeologica di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, iscritta dal 1997 nella lista UNESCO. Senza dimenticare l’agricoltura vesuviana, per secoli una delle più ricche d’Italia. Il rilancio delle bontà del Vesuvio punterà sulle caratteristiche del terreno lavico, attraverso il Mercato a chilometri zero e la preziosa collaborazione della condotta Slow Food del Vesuvio

‘A MUNTAGNA

Maestoso e inquietante: il Vesuvio, chia-mato dai napoletani “‘a muntagna”, è tranquillo, adesso. Ma occorre specifica-re: il vulcano alle pendici di Napoli che seppellì Pompei è attivo, ancora oggi.

Per questo non ha mai smesso di essere un sorvegliato speciale, il più studiato della Terra, perché si trova in un’area ad elevatissima densità abitativa.

Il Vesuvio, unico vulcano con uno stato d’attività carat-terizzato dalla presenza di un sistema idrotermale, che alimenta un campo di fumarole all’interno del cratere, sede di una modesta sismicità rappresentata da alcu-ne centinaia di piccoli terremoti per anno, è probabil-mente il più famoso del mondo e con la sua incon-fondibile linea cinge e sovrasta il golfo di Napoli. Dal 1944, data dell’ultima eruzione, durante la seconda guerra mondiale (provocò molti danni e diversi morti), il vulcano, dalla figura magnifica e sinistra, è entrato in una fase di quiescenza. Il paesaggio tormentato del vulcano è inquietante: il silenzio del Vesuvio mostrato dal 1944 è servito, infatti, ulteriormente ad incremen-tare, a partire dagli anni cinquanta, la cementificazio-ne in tutta l’area vesuviana. Il territorio, visto dall’alto, rimane di una bellezza selvaggia e suggestiva e con-

Panorama dal Somma-Vesuvio

Il cono del Vesuvio da Torre del Greco

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 23: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 21

IL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO, NATO IL 5 GIUGNO 1995 PER IL GRANDE INTERESSE GEOLOGICO, BIOLOGICO E STORICO CHE IL SUO TERRITORIO RAPPRE-SENTA, SI SVILUPPA ATTORNO AL VULCANO, CON UN’ESTENSIONE DI CIRCA 8.800 ETTARI, 13 COMUNI INTERESSATI DAI CONFINI DEL PARCO NAZIONALE, TUTTI RICADENTI NELLA PROVINCIA DI NAPOLI. LA CRIMINALITÀ NELL’AREA VESUVIANA È, ANCORA OGGI, UN FENOMENO ESTREMAMENTE ATTIVO E TRASVERSALE ALLE DINAMICHE DI SVILUPPO DEL TERRITORIO ED IL TEMA DELLA SICUREZZA È STRETTAMENTE CONNESSO AL TEMA DELL’AMBIENTE. IL COMMISSARIO, PROF. UGO LEONE, HA RICHIESTO UNA STRETTA SINERGIA TRA I COMUNI, L’ENTE PARCO E L’AUTORITÀ GIUDIZIARIA PER IL RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ NEL SETTORE DELL’EDILIZIA ABUSIVA E LA COSTITUZIONE DI UN PERCORSO VIRTUOSO PER PROMUOVERE L’AGRICOLTURA LOCALE COME RISPOSTA ADEGUATA AI PROBLEMI PROVOCATI DALLA TERRA DEI FUOCHI

ecocompatibile. E’ stato lo stesso Steve Martin, già vicedirettore del National Park Service degli Stati Uniti d’America, responsabile di aree naturali protette oltreoceano di fama mondiale, come Yellowstone, il parco nazionale Arctic & Preserve in Alaska, il Grand Teton National Park in Wyoming, lo stesso Grand Can-yon, con esperienze di gestione di siti naturali e cultu-rali Patrimonio dell’Umanità fino in Australia, Cina e Oman ad ammettere, dopo aver visitato la Riserva Ti-rone Alto Vesuvio ed il Gran Cono, di essersi trovato di fronte alla meraviglia della vasta area perimetrale del vulcano tanto da sgranare gli occhi, lasciando riflette-re sugli utilizzi che si possono fare dell’area vesuvia-na, in futuro, ora che con gli scavi di Pompei è sotto i riflettori di tutto il mondo. Il Vesuvio raccoglie, infatti, storie antiche stupefacenti, celebri in tutto il mondo come le eruzioni che seppellirono di cenere, nell’anno 79 d.C., la brulicante vita di Pompei ed Ercolano.

L’UTILIZZO ILLEGALE DEL TERRITORIO Allora cosa si aspetta? Energeo comincia da questa vasta area, la più difficile, ma anche la più significa-tiva, ad analizzare la “Grande Italia del patrimonio UNESCO”, al fine di stimolare una vera competizione fra chi fa meglio tra tutti i territori inseriti in questo contesto molto particolare, perché compresi nella core zone e nelle zone di rispetto dei siti iscritti nella World Heritage List. L’iniziativa deve saper rappresen-tare il Paese e proporsi al resto del mondo. I problemi che riguardano l’area vesuviana sono notevoli. Spesso sembrano irrisolvibili perché riguardano il contrasto all’abusivismo edilizio nel territorio vesuviano ed in particolare nel Parco Nazionale del Vesuvio. “Oc-corre una stretta sinergia tra i Comuni, l’Ente Parco e l’Autorità Giudiziaria -ammette il prof. Ugo Leone, commissario del Parco- Abbiamo sottoscritto accordi di programma per il ripristino della legalità nel settore dell’edilizia abusiva, in cui sovente possono innestar-si elementi speculativi e criminosi. La criminalità nell’a-rea vesuviana è, ancora oggi, un fenomeno estrema-mente attivo e trasversale alle dinamiche di sviluppo del territorio ed il tema della sicurezza è strettamente connesso al tema dell’ambiente”. Il ciclo del cemento, il ciclo dei rifiuti e le discariche abusive, la coltivazione di cave ed il riuso di aree di ex cava e di ex discarica ed, infine, gli incendi dolosi, rappresentano, infatti, i principali problemi cui l’Ente Parco deve far fronte nella sua “ordinaria” attività di gestione. Tra gli obiet-tivi specifici del documento Strategico dell’Ente Parco per il periodo 2007-2013 vi è quello della “Riduzione dell’utilizzo illegale del territorio” che si concretizza in interventi quali la lotta integrata al fenomeno dell’a-busivismo edilizio e la repressione di tutte le forme di aggressione del territorio . Per abusiva trasforma-zione-aggressione del territorio s’ intende qualsiasi

intervento non pianificato nell’area protetta ed in tale casistica rientrano i casi di abusivismo edilizio. La lotta all’abusivismo si realizza, tra l’altro, attraverso l’emissione di ordinanze di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi nonché, in caso di inottempe-ranza da parte dell’ingiunto, con l’intervento in danno dei responsabili. “L’alto livello di antropizzazione del territorio del Parco, e la difficile assimilazione da parte della popolazione delle regole collegate alla tutela del patrimonio naturale, - precisa il Professor Leone- ha determinato che fin dalla data della sua istituzione, l’Ente Parco abbia sempre dovuto spendere grande energia nell’impegno alla lotta contro le attività abu-sive”. L ‘area protetta dal Parco nazionale del Vesuvio deve anche provvedere ad incoraggiare i produttori della zona, sostenendoli in un difficile momento sui mercati nazionali sulla bontà dei prodotti dell’agricol-

tura tipica che deve superare le difficoltà contingenti in seguito ai problemi della cosiddetta Terra dei fuo-chi e a quelli che specialmente in area vesuviana sono sorti in seguito ai nubifragi di questa bizzarra estate.

PROGETTI INNOVATIVI PER IL RILANCIO DELL’AREA VESUVIANAIn questa grande contraddizione coesistono territori compromessi per gli abusi edilizi e la Riserva della Biosfera MAB UNESCO “Somma-Vesuvio e Miglio d’O-ro” che prende il nome dal vulcano, specificando che l’edificio vulcanico del Vesuvio è nato dopo la defla-grazione del 79 d. C. all’interno del Monte Somma, e da quel caratteristico tratto che va da Barra, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco, spesso attraversato dalle carrozze dei nobili, sopran-nominato, appunto il “Miglio D’Oro”. Quest’area, che ambisce ad essere iscritta nella Rete Europea UNESCO dei Geoparchi (non se ne parla più da due anni), si trova a ridosso della zona cuscinetto (buffer zone) dell’area archeologica di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, iscritta dal 1997 nella lista Siti UNESCO. Facendo riferimento esplicito agli scavi di Pompei, Er-colano e Stabia, patrimonio riconosciuto dall’UNESCO, il Professor Maurizio Di Stefano, accademico di lungo corso, presidente di ICOMOS Italia, ha ricordato come sia necessario intervenire in un contesto più ampio che tenga conto di un programma unitario mirato ad avviare un’azione congiunta tra le istituzioni pubbli-che e private per rilanciare l’area vesuviana con un piano organico di progetti innovativi di rilancio turi-stico. La ricetta sarebbe di allargare la “buffer zone” che va oltre i confini dei siti archeologici, interessando i comuni di Pompei, Ercolano, Torre del Greco, Castel-

Panorama del Somma-Vesuvio da Capodimonte

prof. Ugo Leone

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 24: Energeo n4 luglio agosto web

© D

EPOS

ITPH

OTOS

.COM

- VA

LIPA

TOV

energeo22

lammare di Stabia, Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Torre Annunziata, per un’estensione di circa 7.500 ettari. Coerente con questa iniziativa, il presidente ICOMOS Italia, si è fatto promotore dell’istituzione del Club UNESCO Pompei, tra le cui priorità è indicata l’at-tività di diffusione culturale per la conoscenza della storia di Pompei partendo dalle scuole, al fine di insi-nuare nelle giovani generazioni un senso di apparte-nenza alle proprie origini unito alla sete di conoscen-za e comprensione della propria storia, dove la stretta sinergia tra gli enti territoriali, il mondo associazioni-stico, le realtà produttive dell’area daranno linfa alle iniziative che saranno messe in campo in linea con gli ideali d’azione indicati dall’UNESCO. Dal canto suo, la dottoressa Paola Conti, tecnico naturalista del Parco, conferma l’impegno dell’UNESCO, con visite periodi-che, nel territorio vesuviano. Dice: “La conservazione della biodiversità naturale e culturale è garantita da norme rigorose, regolamenti sanciti a livello locale, na-zionale e comunitario dai vincoli che provengono dalla persistenza, in un territorio relativamente poco ampio, di varie tipologie di aree protette, a testimoniare l’im-pegno attivamente profuso nella conservazione delle ricchezze biologiche e culturali”. All’interno dell’area sono infatti comprese una Riserva naturale Statale, un’area Wilderness, due Siti di Importanza Comunita-ria ed una Zona di Protezione Speciale.

L’URGENZA DI INTEGRARE NATURA E CULTURALa Riserva MAB-UNESCO “Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro”, iscritta nel 1997, si inquadra di fatto nel tema generale della collaborazione e del coordinamento tra diversi Enti che gravitano per vari motivi nel ter-ritorio vesuviano, per tutto ciò che riguarda la piani-ficazione della tutela dei patrimoni culturali, naturali e paesaggistici dei territori e la gestione degli stessi. “La necessità di collaborazione tra Enti ed Istituzioni che a vario titolo insistono sul territorio nasce dalla considerazione che in tutta l’area vesuviana si sono succedute antiche civiltà che hanno profondamente se-gnato, con le loro attività, i paesaggi e gli ambienti na-

turali”- precisa la naturalista Conti. I problemi ci sono, in particolare riguardano il collegamento tra habitat e risorse naturali che rischiano l’insularizzazione, ma assumono inevitabilmente un significato più denso e complesso, che integra natura e cultura, collegando risorse e valori diversi. “Queste difficoltà nell’indivi-duare grandi spazi di connessione e di convivenza tra le attività antropiche e le dinamiche naturali sono i

nodi principali che una corretta strategia di conserva-zione della Riserva deve sciogliere per una gestione che sia veramente sostenibile”. L’area compresa nel Parco nazionale del Vesuvio presenta caratteristiche che la rende molto simile per condizioni e problematiche ad una vera e propria isola geografica; in essa non è possibile ipotizzare corridoi ecologici di rilevante ampiezza, come si auspica di fare in altre regioni, ma vanno considerati e valorizzati soprattutto gli spazi rurali a naturalità diffusa, per una graduale realizza-zione di “reti locali”. In sostanza la realizzazione di una rete locale comporta necessariamente una gestione integrata e congiunta anche delle aree contigue al Parco, e quindi anche del Miglio d’Oro e delle Ville Vesuviane, che, attraverso l’inserimento della Riserva MAB, possono contribuire ad eliminare l’isolamento del Parco, che costituisce la “Core area” e la “Buffer zone” della riserva stessa, e che custodisce la mag-gior parte del patrimonio di biodiversità naturale. “Il principio ispiratore della rete MAB è proprio quello di concepire l’idea stessa del territorio come palinsesto e come rete di risorse storico-archeologiche e fisico-bio-logiche, - conclude Paola Conti- tale principio impone di estendere la pianificazione del territorio ai fini della salvaguardia e della valorizzazione, ad aree e tessuti ben più ampi di quello incluso nell’attuale confine del solo Parco nazionale”.

Luigi Letteriello

Rischio Vesuvio. Urbanizzazione dell’area costiera - 1902 ( foto in bn) – 2014

Veduta del golfo di Napoli - sullo sfondo il Vesuvio

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 25: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 23

OMAGGIO A MERCALLI, IL RELIGIOSOCHE STUDIAVA I TERREMOTI

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) celebra, quest’anno, il centenario della morte del geologo don Giuseppe Mercalli. La manifestazione, partita da Napoli dove lo studioso visse e morì, si concluderà a Milano, nell’ambito dell’Expo 2015, passando per Roma, Catania, Isole Eolie, Genova e Torino

gitto, in tram a cavalli fino a Portici e di lì, spesso a piedi, fino alla sommità del monte. Al ritorno, portava a tracolla il sacco con i campioni di roccia prelevati. A lui si devono relazioni su terremoti avvenuti in Italia e all’estero e numerosi studi sui fenomeni vulcanici del-lo Stromboli, di Vulcano e del Vesuvio, la prima carta sismica d’Italia e una scala sismica (scala Mercalli) per la misurazione dei terremoti a seconda dell’entità dei danni provocati tuttora usata, anche se con varie modifiche.

GLI STUDI APPROFONDITI SUL VESUVIOLa vita scientifica di Mercalli iniziò nel campo geo-logico con la pubblicazione di un’opera basilare sulla geologia dell’Italia, affidatagli dall’abate e geologo Antonio Stoppani (Politecnico di Milano), il quale gli affidò la redazione dei capitoli sui vulcani e sui fe-nomeni sismici. Mercalli condusse questo studio con alacrità, tenace anche nell’affrontare i disagi dei rilevamenti in lunghe e faticose escursioni, specie sui vulcani. Il religioso con la passione per gli studi della terra si soffermò in particolare sul Vesuvio, che egli aveva visitato ripetutamente con frequentissime ascensioni faticose e talora rischiose, condotte anche durante le fasi eruttive. Come vulcanologo si occupò oltre che del Vesuvio e dell’Etna e della loro storia eruttiva, delle teorie formulate sulle origini e sulle cause del vulcanismo, anche se in gran parte già al-lora superate; stabilì una classificazione dei vulcani su basi morfologiche ed una tipologia dell’attività erut-

18.300 anni fa : Eruzione delle Pomici di base. Comincia a formarsi la caldera nella quale si accrescerà il Vesuvio.

16.000 anni fa : Eruzione delle Pomici Verdoline, 8000 anni fa l’eruzione delle Pomici di Mercato e 3.800 anni fa l ’eruzione delle Pomici di Avellino.

79 d.C. : Eruzione che devastò Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis. E’ stata la più potente avvenuta in età storica. Si definisce eruzione pliniana.

472 d.C. : Eruzione sub pliniana (di potenza inferiore a quella pliniana).

1631 : Altra eruzione sub pliniana, ma di potenza maggiore della precedente: si apre una nuova boccia eruttiva sul versante sud-est.

Dal 1631 al 1944 : il Vesuvio è sempre molto attivo, con cicli di attività chiusi da eruzioni più violente. I periodi di silenzio tra un ciclo e l’altro non sono stati mai superiori a sette anni.

1872 : Eruzione che distrugge i paesi di Massa e San Sebastiano al Vesuvio.

1906 : l’eruzione più violenta del Novecento, descritta da Giuseppe Mercalli. Ci furono più di 200 morti, più di 100 feriti e 34 mila sfollati.

1944 : Utima eruzione registrata 26 morti e di nuovo Massa e San Sebastiano al Vesuvio distrutti, ma non solo. Da allora il vulcano ha il condotto lavico ostruito.

tiva. Tra l’altro Giuseppe Mercalli pronosticò l’uso dell’ “ascoltazione dei microsismi” per valutare l’intensità dell’ attività vulcanica profonda, fondandosi sull’in-dissolubile nesso tra i due fenomeni, che, forse per primo, mise in evidenza e indagò scientificamente. Dopo visite sistematiche sui luoghi, descrisse i nostri vulcani, senza trascurare i fenomeni pseudo vulcanici delle Salse del Modenese ed i soffioni boraciferi to-scani. Da allora, vulcanismo e sismologia divennero, insieme con l’insegnamento, gli unici scopi della sua vita, facendolo entrare nella leggenda.

L.Lt.

AL VULCANOLOGO MERCALLI, CHE FU DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO VESUVIANO DAL 1911 FINO ALLA SUA MORTE, SI DEVONO RELAZIONI SU TERREMOTI AVVENUTI IN ITALIA E ALL’ESTERO E NUME-ROSI STUDI SUI FENOMENI VULCANICI DELLO STROMBOLI, DI VULCANO E DEL VESUVIO. I SUOI LAVORI GLI PROCURARONO FAMA MONDIALE, LEGATA SOPRATTUTTO ALLA SCALA DI INTENSITÀ DEI TERRE-MOTI CHE È UNIVERSALMENTE NOTA COL SUO NOME E AD UNO SCHEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE ERUZIONI VULCANICHE

LA STORIA ERUTTIVA DEL VESUVIO Fonte: Le Scienze

Giuseppe Mercalli, direttore del Reale Osservatorio Vesuviano

Nell’anno Mercalliano, due iniziative pro-mosse dall’Osservatorio Vesuviano hanno celebrato, nell’aprile di quest’anno, insie-me al centenario della morte del geologo don Giuseppe Mercalli, anche un altro

anniversario: i settant’anni dall’ultima eruzione del Vesuvio (1944), per ricordare, attraverso una serie di manifestazioni dedicate ai “Luoghi di Mercalli“, l’at-tività scientifica del presbitero milanese che studiò il Vesuvio e i sismi prima di realizzare una mappatura delle aree a rischio della penisola. La commemorazio-ne, promossa dall’Istituto nazionale di geofisica e vul-canologia (Ingv), è partita da Napoli dove lo studioso visse e morì, e si concluderà a Milano, nell’ambito dell’Expo 2015, passando per Roma, Catania, Isole Eolie, Genova e Torino. Mercalli, naturalista e vulcano-logo nato a Milano il 21 maggio 1850, da una fami-glia di artigiani tessili, aveva studiato nel seminario di Monza e Maggiore di Milano. Terminata la prepa-razione dottrinale e ascetica non si dedicò alla cura delle anime (aveva il titolo di abate), ma agli studi di vulcanologia e sismologia nell’Università di Napoli. Il sacerdote è stato direttore dell’Osservatorio Vesuvia-no dal 1911 alla sua morte, avvenuta a Napoli, il 20 marzo del 1914, nel rogo della sua abitazione in via Sapienza, un piccolo appartamento, al quinto piano, che per vent’anni era stato studio, museo, biblioteca e laboratorio. Da quelle finestre poteva osservare gior-nalmente l’attività del Vesuvio e decidere quand’era il momento di recarsi sulla montagna per studiare da vicino quanto stava accadendo. Fece più volte il tra-

UN V

ESUV

IO D

A SC

OPRI

RE

Page 26: Energeo n4 luglio agosto web

energeo24

LE GUIDE DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “VESUVIO NATURA DA ESPLORARE” CI FANNO CONOSCERE DA VICINO UNO DEI VULCANI PIÙ FAMOSI AL MONDO, LA CUI STORIA GEOLOGICA SI INTRECCIA AL DESTINO DELLE ANTICHE POPOLAZIONI ITALICHE. IL VESUVIO È UN SIMBOLO CULTURALE FORTISSIMO, NON È POSSIBILE PENSARE A NAPOLI E NON IMMAGINARE IL PROFILO DEL VULCANO COME CARTOLINA DI SFONDO. UN PATRIMONIO CULTURALE E AMBIENTALE INESTIMABILE CHE ATTRAE OGNI ANNO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI TURISTI

“Valorizzare il patrimonio naturalistico significa anche usarlo come mezzo di sensibilizzazione verso tematiche oggi irrisolte nell’area vesuviana come l’inquinamento, lo sversamento illegale dei rifiuti.”

ESCURSIONI MOZZAFIATOVesuvio Natura propone escursioni tutto l’anno, sia con scolaresche che con gruppi, in grado di attrarre di-verse tipologie di visitatori. Di grande suggestione le escursioni crepuscolari e in notturna, come per esem-pio quella organizzata per la notte di San Lorenzo nel mese di agosto. Oppure quelle di hiking più escursio-nistico dedicate ai grandi “camminatori”. Ancora vi sono le escursioni oltre il Vesuvio, legate al vulcano ma in altre locations come i sentieri della costiera. Mentre quello che incuriosisce i più piccoli, che partecipano alle attività organizzate per loro da Vesuvio Natura da Esplorare, sono i laboratori didattico-manipolativi dedicati al mondo dei minerali e fossili. Tutti si trasfor-mano in piccoli ricercatori e palentologi alle prese con

economica, lavorare nell’ambiente significa anche lavo-rare per l’ambiente”. Parole importanti soprattutto se si pensa alle violenze che il nostro patrimonio natu-rale ha subito “meritando, purtroppo, l’appellativo di tTerra dei Fuochi” - ammette la giovane guida. In tale contesto il lavoro di Vesuvio Natura è fondamentale:

reperti originali. Inoltre “le escursioni didattiche offro-no loro la possibilità di esplorare la natura, toccarla con mano, imparando divertendosi e questo ci piace molto!”

IL VULCANO PIÙ STUDIATO AL MONDOCosa c’è da vedere? “Ma come? Il Vesuvio!” – rispondo-no in coro. E poi con una metodologia didattica accu-rata, sperimentata sul campo, procedono nel racconto. Tanti i dettagli: “Il Vesuvio nel corso dei secoli si è legato indissolubilmente alla storia dell’uomo che ha scelto di vivere sotto i suoi piedi, partecipando attivamente a generare un patrimonio culturale e ambientale che non ha eguali in tutto il mondo”. Ed aggiungono: “E’ il vulcano più studiato del mondo, infatti si può dire che la vulcanologia è nata proprio qui. La prima descrizione di un’ eruzione si deve a Plinio il giovane che scrisse a Tacito per raccontare le gesta eroiche di suo zio, l’ammi-raglio Plinio il vecchio, gettando così le basi dello studio dei vulcani, raccontando della tremenda eruzione del 79dc. Proprio in suo onore oggi si usa in ambito scien-

ENERGEO HA RACCOLTO LE SUGGESTIONI DI UN VIAGGIO AFFASCINANTE, AFFRONTATO QUOTIDIA-NAMENTE DALLE GIOVANI GUIDE NATURALISTE CHE OPERANO NEL CONTESTO DEL PARCO DEL VESUVIO. PROPONGONO TUTTO L’ANNO ESCURSIONI IN GRA-DO DI ATTRARRE DIVERSE TIPOLOGIE DI VISITATORI. MOLTO APPREZZATI DAI PIÙ GIOVANI I LABORATO-RI DIDATTICO-MANIPOLATIVI DEDICATI AL MONDO DEI MINERALI E FOSSILI. DI GRANDE SUGGESTIONE LE ESCURSIONI CREPUSCOLARI E IN NOTTURNA, COME PER ESEMPIO QUELLA ORGANIZZATA PER LA NOTTE DI SAN LORENZO NEL MESE DI AGOSTO

LA MONTAGNA INCANTATA

Giulia Pugliese e Stefano Vergaglia insieme ad Alberto Angela

Escursionisti sul sentiero del Fiume di lava

Proviamo ad immaginare il percorso che per-mette di circumnavigare completamente il complesso vulcanico Somma- Vesuvio attra-verso gli occhi delle Guide dell’associazione culturale “Vesuvio natura da Esplorare”. Ci

aiutano in questo percorso la presidente Giulia Puglie-se e le guide che operano attivamente sul territorio facendoci percepire le emozioni e le suggestioni di un viaggio di grande fascino. Il Vesuvio è uno dei vulcani più famosi al mondo la cui storia geologica si intrec-cia al destino delle antiche popolazioni italiche. Una montagna di fuoco che ha creato devastazioni ma nel-lo stesso tempo miti, leggende ed è indissolubilmente legato alla storia del territorio.

I MAGNIFICI CINQUEL’associazione nasce nel marzo del 2013 per volontà di un gruppo di amici, tutti vesuviani. Giulia Pugliese spiega nel dettaglio come nacque l’idea: “Dopo aver lavorato per anni sul Vesuvio facendo attività didattiche ed escursioni per diverse realtà, e dopo aver frequentato e superato il corso di formazione indetto dalla Regione Campania per le ‘Guide del Parco del Vesuvio’ nel 2008, abbiamo deciso che era arrivato il momento di riunirci per creare qualcosa che avesse un’impronta decisa e che rappresentasse il nostro modo di agire e di pensare e di salvaguardare il nostro prezioso ambiente”. La sede operativa dell’associazione non poteva che trovarsi all’interno del Parco del Vesuvio ed è collegata al Labo-ratorio Artistico e Mineralogico Vesuviano (LabAMV) della Ditta Vergaglia, che si occupa di prodotti artigia-nali relativi soprattutto ai minerali vesuviani. Inoltre, per tutte le sue attività, Vesuvio Natura da Esplorare collabora con altri professionisti quali: entomologhi, erpetologhi, geologi, biologi, agronomi e comunica-tori. Gli occhi delle guide brillano di entusiasmo, uno staff che sinergicamente porta avanti un servizio, per le persone e per il territorio. Gianluca Iovino e Ciro Cascone sono due giovani laureati in Scienze Naturali, conoscitori delle dinamiche ambientali collegate al Vesuvio; Stefano Vergaglia, laureato in Scienze della Comunicazione si occupa principalmente dell’infor-mazione. Tra le guide ci sono laureati in psicologia, come Danilo Blaquier, altri in lingue. Giulia Pugliese è un fiume in piena: “Il patrimonio naturalistico del nostro territorio non vuol dire solo usarlo come risorsa

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 27: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 25

tifico il termine “pliniana” per indicare un certo tipo di eruzione”. Poi ci ricordano una curiosità estremamen-te interessante da un punto di vista geologico: “Si parla spesso di complesso Somma-Vesuvio, in quanto il Vesuvio è il vulcano più recente che nasce “dentro” il vulcano più antico il Monte Somma”. Sono più precisi dal punto di vista descrittivo: “Per quanto riguarda la mineralogia, il vulcano presenta minerali molto inte-ressanti e soprattutto unici al mondo. Nell’800, grazie alla vicinanza con l’Università di Napoli, è stato un vero e proprio laboratorio all’aria aperta per lo studio delle rocce e dei minerali. Va anche ricordato che sono molto importanti anche le associazioni vegetali che vivono sulle sue lave, il famoso lichene Stereocaulon vesuvia-num, le piante pioniere con le diverse specie di ginestre, i boschi di pino, leccio e castagno che nei secoli scorsi davano materiali e prodotti per la sussistenza delle popolazioni, mentre oggi costituiscono habitat per le specie di animali selvatici, rettili, mammiferi ma so-prattutto uccelli che vivono sul vulcano. La sua natura incide sulla fertilità dei suoli che ha da sempre attratto le popolazioni che hanno saputo sfruttare questo dono della natura, creando coltivazioni secolari”. Infine am-moniscono: “Queste varietà vegetali dal sapore e dalle caratteristiche introvabili in altre zone, oggi purtroppo rischiano di scomparire”. Finalmente si parla di cam-minate, un avvertimento: “Molti sentieri del Parco rientrano nell’area di manutenzione del corpo forestale dello stato e sono perciò mantenuti e con accesso con-trollato ( Riserva Forestale Tirone Alto-Vesuvio)”.

A PIEDI TRA NATURA E CULTURAI percorsi sono tanti e tutti suggestivi: ”Sentieri bellis-simi che permettono di ammirare a pieno tutto quello che il Vesuvio cela tra i suoi boschi e le sue lave rico-perte da licheni e che rappresentano la vera interfaccia tra l’uomo e la natura incredibile di questo vulcano”. Interviene Ciro Cascone: ”Il sentiero del Gran Cono permette la visita del cratere del Vesuvio fino a quel-lo dell’antico Monte Somma (sentiero Lungo i Cognoli e del Monte Somma), che con i suoi “cognoli” ricama le vette di questo antico bordo calderico che si affaccia sulla Valle del Gigante (Sentiero della Valle dell’Infer-no). Il suo nome proviene dalle antiche leggende che da secoli ormai impregnano di folclore e magia il Ve-suvio.” “Qui conviene fare una piccola pausa prima di intraprendere il cammino per raggiungere poi i boschi di quercia e pini della riserva forestale -suggerisce Ca-scone. Si tratta del Sentiero della Riserva Forestale Ti-rone Alto-Vesuvio, spaccato a tratti dai flussi lavici del 1944, che fanno da cornice a quello che una volta era il tragitto dell’antico trenino a cremagliera (sentiero del Trenino a cremagliera) e al museo dell’Osserva-torio Vesuviano. Insiste Giulia Pugliese: “Conoscere il Vesuvio è mettersi in gioco con la natura, passeggiare ed inerpicarsi sulle sue scoscese laviche, ombreggiarsi sotto i boschi sempreverdi o giocare con i fiori di gine-stra facendoseli schioccare tra le dita. Percepire il pro-fumo dei funghi nel sottobosco e cogliere il verso di una poiana che volteggia al di sopra delle cime degli alberi alla ricerca di serpenti, piccoli mammiferi e altro cibo”. Gianluca Iovino ci ricorda che con il susseguirsi delle stagioni il Vesuvio non è mai lo stesso, diventa di mille colori: “Un’emozione continua: fucsia con il fiorire della

valeriana e della romice, giallo in estate con la fioritura nel piano delle Ginestre, verde cupo ed infine bianco, quando la neve spolvera le sue cime. Ogni volta è una esperienza particolare, mai la stessa, e riserva sempre emozioni incredibili ed un senso di appartenenza e di maestosità. Purtroppo spesso a causa di una gestione poco organizzata del Parco la maggior parte dei turisti perde tutto questo e la visita del Vesuvio si limita ad una scappata sul Cratere, percorso di una suggestione incredibile ma sicuramente ben poco rispetto a quello che il Vesuvio è ed ha oggi”.

UNA STORIA DI SPLENDORE E RICCHEZZAStefano Vergagna ci parla finalmente di storia:“Il Ve-suvio ha destato l’interesse di tanti viaggiatori, studiosi, artisti e semplici curiosi che nel corso dei secoli lo hanno raccontato, narrato e rappresentato. Innumerevoli sono le testimonianze che raccontano la sua evoluzione nel tempo e soprattutto ci fanno capire che è stato un sito di interesse turistico nel corso del tempo. Ai suoi piedi si sono succedute tante genti, popolazioni italiche, gli oschi, gli etruschi, i sanniti, e poi i romani, che gode-vano a pieno dello splendore e della ricchezza di questi luoghi. Possiamo affermare che anche l’archeologia moderna è nata qui, infatti i primi scavi archeologici iniziano ad Ercolano nel 1738 e porteranno alla luce l’antica città sepolta nel 79 d.C., destando l’interesse della comunità internazionale portando alla ribal-

ta un nuovo interesse per le arti classiche”. Preso dal gusto della chiacchierata, insiste: “Il Vesuvio è un simbolo, un simbolo culturale fortissimo. Rappresenta Napoli nel mondo, non è possibile pensare a Napoli e non immaginare il Vesuvio come cartolina di sfondo. Attrae ogni anno centinaia di migliaia di turisti. Tutte le popolazioni che hanno vissuto qui hanno dato un loro apporto culturale che è rimasto indelebilmen-te legato al territorio che è visibile oggi attraverso segni, edifici, espressioni linguistiche, tradizioni e feste di paese, coltivazioni di varietà vegetali, cose che rendono unico al mondo il territorio vesuviano”.

IL VESUVIO NEL CUOREDanilo Blaquier, psicologo con la passione per le cam-minate in quota, ci parla dei sentimenti di chi qui è nato per questa magica montagna di fuoco: ”Le perso-ne amano questo territorio, per il clima favorevole che ha sempre attratto le genti, e per la fertilità dei suoli. Si vive qui nonostante ci sia sempre una minaccia, ogni giorno, il Vesuvio potrebbe risvegliarsi e distruggere tutto e tutti. Ma chi abita ai suoi piedi lo ama, non ha paura del vulcano, fa parte della propria vita, è un ami-co, la sua sola maestosa presenza conforta e rassicura”.

Pierpaolo Bo ha collaborato Giulia Pugliese

Turisti che si affacciano dalla Valle dell’Inferno

Lave a corda del Vesuvio

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 28: Energeo n4 luglio agosto web

energeo26

Di fronte al montare dell’allarme sociale riguardo alla pericolosità per la salute della Terra dei Fuochi, le risposte degli agricoltori dell’area vesuviana si sono fatte sentire attraverso i sindaci, la condotta Slow Food del Vesuvio, l’Ente Parco. I sindaci intanto si organizzano, portando i prodotti che sono autentiche “eccellenze della biodiver-sità” al mercato a Km zero. E’ la giusta risposta di fronte a tale allarmismo. I prodotti dell’area vesuviana rappresentano l’essenza vera dei territori dove sono coltivati, dove il clima, il terreno e la varietà si uniscono creando un “unicum” non replicabile.

ora a Torre Annunziata), dove i soggetti promotori e protagonisti sono gli stessi produttori agricoli dell’area Vesuviana. Proprio a Torre Annunziata, lo scorso dicem-bre, si è svolto il Terra Madre Day, dove, tra l’altro, è stato allestito un mercatino a chilometro zero”.

GLI ORTI SCOLASTICI ALLE FALDE DEL VESUVIOAltre significative iniziative sono state avviate in col-laborazione con i comuni di Cercola, Torre del Greco e Boscoreale; spaziano dal mercatino della biodiversità, all’allestimento e gestione con docenti ed alunni del progetto “orti in condotta” nelle scuole primarie. Slow Food ritiene, infatti, fondamentale il trasferimento

delle conoscenze sul cibo buono, pulito, giusto e sano. In particolare la creazione degli orti consente agli alunni ed anche ai professori, di imparare a conoscere i prodotti agricoli, la loro biodiversità (esempio che esistono più tipi di insalate, di peperoni, di pomodori, ecc.), quando si trapiantano, come sono fatti, come si coltivano, quando si raccolgono. “ In futuro – sot-tolinea Patrizia Spigno- si potrebbe fare uno sforzo ulteriore per valorizzare e commercializzare sempre di più le varietà tradizionali che ci sono nella nostra area/condotta e più in generale nella nostra Regione.” Una bella vetrina, alle falde del vulcano, dunque, per far conoscere questo patrimonio di biodiversità, unico ed inimitabile. Gli ortaggi e la frutta dell’area vesu-viana vanno tutelati e soprattutto fatti conoscere ai cittadini consumatori. La Regione Campania tutela,

C’È TANTA RABBIA, DICONO I SINDACI. DOBBIAMO RITORNARE SULLA STRADA CHE MEGLIO TUTELA E VALORIZZA PRODUZIONI CHE CARATTERIZ-ZANO DA SEMPRE IL TERRITORIO VESUVIANO E SONO APPREZZATE OVUN-QUE. IL PERCORSO INTRAPRESO HA TROVATO LA PIENA APPROVAZIONE DEL PARCO E IL PLAUSO DEL COMMISSARIO UGO LEONE: “IL PERCORSO INDICATO DEL MERCATO A KM ZERO È CERTAMENTE VIRTUOSO”- DICE. SI TRATTA DI PRODOTTI UNICI, STRETTAMENTE LEGATI AL TERRITORIO D’ORI-GINE, CHE PROVENGONO DA UN’AGRICOLTURA PRATICATA PREVALENTE-MENTE DA PICCOLE E PICCOLISSIME AZIENDE A CONDUZIONE FAMILIARE E CHE VANNO PROMOSSI PER LA GARANZIA CHE NE CARATTERIZZA AREA E MODI DI PRODUZIONE

IL VULCANO BUONO

C’era una volta la Campania Felix e forse c’è ancora. Ma è scattato il campanello d’allarme in seguito ai problemi della cosiddetta Terra dei fuochi e a quelli che specialmente in area vesuviana sono sorti in seguito ai nubifragi

di inizio estate. Nei Comuni del Parco nazionale del Vesuvio c’è, comunque, ancora allerta, anche se una soluzione è stata già trovata. Il Comune di Pollena Trocchia, al fine di rilanciare l’agricoltura locale, ha già individuato un’area per organizzare un mercato a Km zero destinato agli imprenditori agricoli locali, in particolare quelli di tutti i comuni del Parco Nazionale del Vesuvio. Oltre a Pollena Trocchia sono interes-sati i comuni di Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, Ottaviano, Somma Vesuviana, Ercolano, Torre del Greco, San Giuseppe Vesuviano e Trecase. Il sindaco del piccolo centro vesuviano, Francesco Pin-to, promotore del progetto, si è rivolto direttamente ai colleghi, coinvolgendoli in un’ iniziativa che in altri posti viene indicata come “farmer’s market”, il mercato degli agricoltori, dove vengono venduti solo prodotti agricoli provenienti dai territori regionali quindi ri-gorosamente a km zero. I produttori agricoli si orga-nizzano in un’ Associazione (solitamente provinciale) che ha un regolamento e un disciplinare a cui tutti gli aderenti si attengono. Un Mercato a km zero consen-te di fare la spesa in modo sostenibile e responsabile, acquistando prodotti agricoli di stagione, selezionati con cura, sempre freschi e di origine italiana garantita. La condotta Slow Food della Campania non è stata a guardare ed ha coinvolto la rete degli agricoltori ade-renti al grande mondo della Chiocciola, molti dei quali aderiscono ai presidi Slow Food presenti nel territorio vesuviano . “Da tempo –spiega Patrizia Spigno, fidu-ciaria della Condotta Slow Food del Vesuvio- stiamo collaborando con un gruppo d’acquisto, (operante per Vigneti alle falde del Vesuvio

Papaccella napoletana gialla e rossa

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 29: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 27

attraverso la Banca Regionale del Germoplasma, circa 208 varietà tradizionali di ortaggi (aglio, aspa-rago, basilico, broccolo, cavolo, carciofo, cetriolo, cicerchia, cipolla, cece, fagiolo, fava, lattuga, lupino, lenticchia, mais, melanzana, melone, peperone, pisello, pomodoro, rapa, scarola, zucca, zucchino) e circa 300 cultivar tradizionali di frutta (mele, susine, albicocche, uva, ciliegie, pesche). I mercatini che Slow Food allestisce insieme con i produttori agricoli della rete Slow, che praticano un’agricoltura sostenibile, sono e saranno sempre di più ricchi di questi prodotti che rappresentano l’essenza vera dei territori dove sono coltivati, dove il clima, il terreno e la varietà si uniscono creando un “unicum” non replicabile. I pro-dotti unici, strettamente legati al territorio d’origine, provengono da un’agricoltura praticata prevalente-mente da piccole e piccolissime aziende a conduzione familiare. E’ un occasione unica per queste attività di essere competitive e garantirsi un adeguato reddi-to, in quanto i prodotti che commercializzano sono strettamente legati al territorio di origine.

L’IMPEGNO DEL PARCO DEL VESUVIOSui prodotti tipici locali, non a caso, si basa una delle scommesse più importanti del Parco, un Ente chiama-to a unificare nella sua missione sia la promozione

delle identità locali che la protezione e la salvaguar-dia del territorio per troppo tempo vittima degli abusi e delle illegalità. I prodotti tipici vesuviani anche quest’anno sono stati inseriti nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Con apposito decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, infatti, il nocillo, l’albicocca, la ciliegia del monte, il pomodorino vesuviano, l’uva catalanesca ed il pane di San Sebastiano ancora una volta risultano nell’elenco ufficiale nel quale sono censiti tutti i pro-dotti tipici dell’agroalimentare italiano. L’Ente Parco, infatti, riserva grande attenzione alle produzioni tipiche ed è impegnato in prima linea anche per l’ot-tenimento dei vari marchi di indicazione geografica protetta e denominazione garantita. Se si può parlare ancora di produzioni tipiche alle falde del Vesuvio questo lo si deve al grande valore aggiunto che han-no in sé questi prodotti ottenuti grazie al risultato di sedimentazioni culturali e colturali, del lavoro e della caparbietà di uomini e donne che hanno strappato con sacrificio alle lave pezzi di terra, rendendola negli anni coltivabile e sperimentando le colture più adatte alle nostre condizioni ambientali. Ecco perché in un fazzoletto di territorio ci sono 70 varietà di albicocche, una produzione vitivinicola antica e conosciuta sin dai Romani, ortaggi come i pomodorini vesuviani che vengono coltivati e senza nessun trattamento con-servati fino a Natale. A testimonianza della ben nota fertilità dei terreni vulcanici resistono alcuni ecotipi di ortofrutta: i pomodorini a piennolo, le albicocche del Vesuvio, in minor misura l’uva Catalanesca (una va-rietà bianca da tavola, importata dai sovrani spagnoli delle Due Sicilie) e le noci di Sorrento (se ne ricava un ottimo nocino). Sono invece praticamente scompar-se le ciliegie Malizia e del Monte, le prugne gialle di Ottaviano, le sorbe che – come i pomodorini – matu-rano appese a grappolo in locali coperti. Il pane si fa ancora con la pasta acida, in forme piuttosto grandi che si conservano anche una settimana.

UN BRINDISI CON I VINI DEL VESUVIOLa Strada del Vino del Vesuvio e dei prodotti tipici ve-suviani si propone di valorizzare i territori a vocazione

vitivinicola del territorio vesuviano, perseguendo l’in-centivazione e lo sviluppo economico con un’offerta turistica integrata basata sulla qualità dei prodotti e dei servizi locali e valorizzando le attrattive natura-listiche storiche, culturali ed ambientali presenti sul percorso che costituisce la strada. Il territorio della Strada del Vino del Vesuvio è piuttosto circoscritto, ma caratterizzato da aziende e da laboratori di crescente qualità. In questo territorio i vini DOC Vesuvio (bianco, rosso e rosato) e Lacryma Christi (bianco, rosso, rosa-to, liquoroso e spumante), i già citati pomodorini a piennolo, le albicocche del Vesuvio e le noci di Sorren-to, rappresentano la ricchezza dell’area vesuviana che passa necessariamente attraverso il lavoro di quanti quotidianamente, e spesso da più generazioni, vivo-no il vulcano Vesuvio in presa diretta, ascoltandone gli umori ( come i tecnici dell’Osservatorio Vesuvia-no), masticando l’odore della lava indurita nel tempo.

Ma come si vive la crisi e il danno commerciale creato dalla campagna mediatica sulla Terra dei fuochi? C’è tanta rabbia, dicono i sindaci. Dobbiamo ritornare sulla strada che meglio tutela e valorizza produzioni che caratterizzano da sempre il territorio vesuviano e sono apprezzate ovunque. Il percorso intrapreso ha trovato la piena approvazione del Parco e il plau-so del commissario Ugo Leone. “E’ soltanto un primo passo- dice-Il percorso indicato del Mercato a km zero è certamente virtuoso”. Lo è per i consumatori, ma deve esserlo anche per chi vive a chilometri di distanza e se ne può tranquillamente approvvigionare per la ga-ranzia che ne caratterizza area e modi di produzione. “Bene sta facendo anche la condotta Slow Food del Ve-suvio”- ammette il commissario del Parco.

La valorizzazione delle produzioni vitivinicole ed agri-cole, delle attività agroalimentari, delle produzioni di specialità enogastronomiche, delle produzioni dell’e-conomia eco compatibile, delle attrattive naturalisti-che, storiche, culturali ed ambientali rappresentano un’importante risorsa. La giusta agricoltura è paesag-gio, buon cibo, salute, socialità, occupazione, tradi-zione, cultura, bellezza. E quindi, semplicemente, ci aiuta a sentirci bene e stare tranquilli anche all’ombra del Vesuvio.

P.B.

Patrizia Spigno- Slow FoodMelanzane lunghe napoletane

Pomodorini del piennolo del Vesuvio

PATR

IMON

I DEL

L’UM

ANIT

À

Page 30: Energeo n4 luglio agosto web

energeo28

TERR

E DAL

CUOR

E CAL

DO

SAPORI, VINI E VULCANI AL SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE

IL PROGETTO, PROMOSSO DALLA FONDAZIONE SLOW FOOD PER LA BIODIVERSITÀ ONLUS E DAL CO.SVI.G (CONSORZIO SVILUPPO DELLE AREE GEOTERMICHE) IN-SIEME AD ENERGEO MAGAZINE, È FINALIZZATO A PROMUOVERE UN’ASSOCIAZIONE DI IDENTITÀ, ADERENTE A RES TIPICA ANCI, DEDICATA ALLE “TERRE DAL CUORE CALDO”, PER LA PROMOZIONE E LA VALORIZZAZIONE DI QUESTI TERRITORI DALLA TIPICA MORFOLOGIA DI ORIGINE VULCANICA

ticolarmente favorevoli alla coltura della vite per la loro naturale fertilità e l’elevato contenuto minera-le, cui si devono gli straordinari accenti del vino e la prelibatezza dei prodotti della terra. Al Lingotto sono attesi i rappresentanti di queste terre, con i loro prodotti, ospitati nello stand della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili. Sarà una vetrina importante per i tantissimi visitatori attesi in oc-casione della kermesse internazionale che si terrà a Torino. In tale circostanza sarà organizzata una presentazione dei prodotti dei territori di origine vulcanica, che dal nord al sud, costituiscono auten-tiche vetrine di prodotti agricoli di qualità, ottenuti con metodi di produzione che tengono conto della sostenibilità ambientale. Sarà presente Tom Perry, soprannominato l’alpinista scalzo, personaggio vi-centino noto per le sue performances a piedi nudi lungo le pendici dei vulcani di mezzo mondo.

IL PROGETTO COINVOLGERÀ I PRESIDI SLOW FOODIl progetto, inserito nel programma ufficiale dell’u-nico grande evento che rappresenta in tutto il mondo un luogo d’incontro e aggregazione dove si praticano l’economia e lo scambio, sarà presentato il 23 ottobre (ore 16,00) in un’area attrezzata del “Lingotto” e “Oval.” La rassegna completa un percor-so tracciato sin dal 2004 da Slow Food– l’anno in cui è nata Terra Madre, la rete mondiale tra le comunità del cibo – e vuole raccontare la straordinaria diver-sità agroalimentare di ogni continente, dando voce a chi coltiva, alleva e trasforma i suoi prodotti. Ac-coglierà, dal 23 al 27 ottobre prossimi, i rappresen-tanti della diversità agroalimentare di ogni conti-nente, nonchè tutti i presidi Slow Food. “Il progetto, che coinvolgerà i Presidi Slow Food, insediati in que-ste particolari aree- spiega Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità On-lus - punta sul fatto che questi luoghi, apprezzati fin dai tempi degli etruschi e dei romani , rappresentano

AL LINGOTTO SONO ATTESI, DAL 23 AL 27 OTTOBRE, I RAPPRESENTANTI DELLE TERRE DI ORIGINE VULCANICA, CON I LORO PRODOTTI, OSPITATI NELLO STAND DELLA COMUNITÀ DEL CIBO AD ENERGIE RINNOVABILI. UNA VETRINA PRESTIGIOSA PER I TANTISSIMI VISITATORI DELLA KERMESSE INTERNA-ZIONALE CHE SI SVOLGERÀ A TORINO, UN’OTTIMA OCCASIONE PER PROMUOVERE QUESTI TERRITORI PARTICOLARI, APPREZZATI FIN DAI TEMPI DEI ROMANI E DEGLI ETRUSCHI, CHE RAPPRESENTANO UNA PREZIOSA PECULIARITÀ NATURALISTICA IN VIRTÙ DEI PAESAGGI MAGNIFICI E SURREALI, AU-TENTICHE VETRINE DI PRODOTTI AGRICOLI DI QUALITÀ CHE POCHE ALTRE TERRE POSSONO OFFRIRE AI VIAGGIATORI DEL GUSTO

La Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus, il Co.Svi.G (Consorzio Sviluppo delle Aree geotermiche), insieme ad Energeo Magazine, hanno messo in pista, in occa-sione del prossimo Salone del Gusto e Terra

Madre, un viaggio affascinante per raccontare le vicende storiche e geomorfologiche dei territori di origine vulcanica, alla scoperta di tutti quei pro-dotti tipici che poche altre terre possono offrire ai viaggiatori del gusto.

L’obiettivo è far conoscere le birre, i formaggi, l’olio, il vino, il pesto della Comunità del Cibo ad energie rinnovabili nata nel territorio geotermico Toscano; l’antichissima mela Annurca, i friarielli e le cicer-chie coltivati dai contadini dei Campi Flegrei; il Lacryma Crhisti, i pomodori a grappolo e le albi-cocche, ciliegie e gelsi del Vesuvio (ottimi i distil-lati); il limone di Procida; i vigneti di Orvieto e di Bolsena che caratterizzano il territorio dell’antico vulcano Vulsinio, i vini bianchi autoctoni, origano e capperi delle isole vulcaniche (Pantelleria, Linosa e Stromboli); i formaggi tipici della Lessinia; i cibi genuini e i vini sinceri dei Colli Euganei e dei Castel-li romani (a Palestrina è stato riscoperto il Giglietto, un prodotto da forno che rischiava di scomparire); il fagiolo occhio nero della Val Sele; l’Aglianico del Vulture; la segale delle Alpi Marittime; il Macagn, tipico formaggio di montagna che oggi si produce nella Valsesia e nel Biellese e l’ Etna, dove la viticol-tura è una storia antica e Slow Food ha riscoperto e tutelato il cavolo trunzu – dalle note proprietà de-tossificanti –i porcini dell’Etna, o ancora il miele di ape nera sicula, le mandorle di Noto e il pistacchio di Bronte. L’iniziativa, denominata “Terre dal cuore caldo”, fa riferimento a quei territori dove la gente ha sempre vissuto in simbiosi con i propri luoghi, spesso rivestiti da vigneti, con valli verdeggianti attraversate da vari corsi d’acqua ma che non na-scondono la tipica morfologia di origine vulcanica. Geologicamente si tratta di aree con suoli basaltici, per lo più sotto forma di tufi terrosi e friabili, par-

I prodotti delle Comunità del cibo ad Energie Rinnovabili

Page 31: Energeo n4 luglio agosto web

© D

EPOS

ITPH

OTOS

.COM

- LI

ANEM

energeo 29

una preziosa peculiarità naturalistica della penisola in virtù dei paesaggi magnifici e surreali: campi di lava, fumarole, soffioni di vapore, mofete, sinkho-le. Sarà un’ottima occasione per promuovere questi territori particolari in vista di Expo 2015”. In questo contesto diventa importante chiedersi come in questi anni i territori di origine vulcanica abbia-no comunicato l’aspetto “soltanto diverso” da altri territori, quali siano le pratiche di comunicazione maggiormente diffuse nella comunità scientifica, quali i valori sociali e culturali di riferimento, quali i modelli di comunicazione, quali gli aspetti creati-vi e innovativi. “I territori di origine vulcanica, come il comprensorio geotermico della Toscana, vogliono esaltare tutte le aree con queste peculiarità, vulcani estinti la cui ultima eruzione risale a oltre 10 mila anni fa “ –commenta Sergio Chiacchella, direttore generale del Co.Svi.G. Di conseguenza, i territori di Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Colli Euganei, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vul-ture, ecc., i vulcani quescienti che attualmente si trovano in una fase di riposo (Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria), infine i vulcani at-tivi, Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aper-to, presentano una pericolosità ridotta, avranno per i prodotti provenienti dalle aree vulcaniche del nostro paese, un unico, prestigioso palcoscenico, anche televisivo.

UNA PREZIOSA RICERCA SULLA FENOMENOLOGIA DEL TERRITORIO L’iniziativa sarà estesa ai territori in cui si manife-stano fenomeni di natura geotermica o di emissio-ni di altri gas allo stato secco, provenienti dal suolo, ed ai luoghi dove sono presenti sorgenti di acqua calda di origine profonda, che sgorga a tempera-tura che può anche raggiungere 100 °C, poste in relazione con i fenomeni postumi del vulcanismo e all’area del Supervulcano fa parte del Sesia-Val Grande Geopark riconosciuto dall’UNESCO. Il pro-getto è finalizzato a promuovere un’associazione di identità senza scopo di lucro, aderente a Res Tipica

TERR

E DAL

CUOR

E CAL

DO

Piero Sardo - Fondazione Slow Food

Tom Perry, soprannominato l’alpinista scalzo

I vigneti di Orvieto

ANCI, dedicata alle “terre dal cuore caldo”, per la promozione e la valorizzazione di questi territori. Questa iniziativa, che costituirà uno degli appro-fondimenti del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, è necessaria per riconoscere le tappe evolutive della storia del nostro pianeta “scritte nelle sue profondità e sulla sua superficie, nelle rocce e nel paesaggio” (Dichiarazione Internazionale del-la Memoria della Terra, 1991), avviando una ricerca sulla fenomenologia del territorio come campo d’indagine e conoscenza. Prezioso sarà il ruolo del nostro periodico Energeo Magazine (www.ener-geomagazine.com), che ha già avviato una ricerca sui cosiddetti territori dal “cuore caldo”, fornendo

una chiave di lettura del territorio, dagli aspetti geografici e paesaggistici, agli aspetti geologici e ambientali, e i cosiddetti effetti speciali creati dalla terra attraverso l’acqua, l’aria e il fuoco. Gli esperti delle Scienze della terra che collaborano con il periodico e i tecnici del distretto delle Ener-gie Rinnovabili (www.distrettoenergierinnovabili.it), unitamente al costituendo Comitato Scientifico dell’Associazione e all’Istituto Nazionale di Ge-ofisica e Vulcanologia, al quale è stato chiesto il patrocinio, ci aiuteranno ad imparare a conoscere ciò che ci circonda, per avvicinarci alle esigenze del territorio, inteso come bene culturale e ambientale da tutelare e valorizzare.

Marzia Spera

Page 32: Energeo n4 luglio agosto web

energeo30

IL MOLISE NEL CUORE

MOD

ELLI

VIR

TUOS

I ERMANNO D’ANDREA, IMPORTANTE IMPRENDITORE NEL CAMPO DELLA MECCANICA DI PRECISIONE, IN ANNI DI SEMPRE PIÙ INCESSANTE FUGA DELLE IMPRESE VERSO L’ESTERO, HA VOLUTO INVESTIRE IN MOLISE, TERRA DI ORIGINE DELLA SUA FAMIGLIA, CON UNA DELOCALIZZAZIONE DELLA SUA IMPRESA A CASTEL DEL GIUDICE, ANTICO BORGO MEDIEVALE NEL CUORE DELL’ALTO SANGRO, AI CONFINI DELL’ABRUZZO. E’ STATO L’INIZIO DI UN PERCORSO VIRTUOSO CAPACE DI DIVENTARE VOLANO PER LO SVILUPPO ECONOMICO DI QUESTE AREE RICCHE DI STORIA, ARTE E TRADIZIONI. UNA PROGRAMMAZIONE CHE È UN MIX DI INI-ZIATIVE ED INTERVENTI DI SOLIDARIETÀ, COL COINVOLGIMENTO DELLE POPOLAZIONI LOCALI. UN CASO DI STUDIO PER LA PRESTIGIOSA SOCIETÀ ITALIANA DEI TERRITORIALISTI, FONDATA PRESSO L’UNIVERSITÀ DI FIRENZE

da, diventato, nel frattempo, uno dei più importanti imprenditori mondiali della meccanica di precisione, con i primi guadagni, cominciò a rendersi protagoni-sta di episodi di munificenza, fatti senza clamore. A distanza di anni di successi, seguendo l’esempio del genitore, da autentico mecenate, si è fatto promoto-re di una serie di iniziative da sviluppare nella terra d’origine. La scelta è stata determinante per far di-ventare Castel del Giudice un “caso di scuola” per la prestigiosa Società Italiana dei Territorialisti, fondata presso l’Università di Firenze dal professor Alberto Magnaghi. Un esempio di sviluppo locale basato sul-la partecipazione attiva della cittadinanza, un vanto per la stessa Regione, come sottolinea l’assessore alle attività produttive Massimiliano Scarabeo: “Castel del Giudice rappresenta un magnifico esempio di come si effettua la promozione e la salvaguardia del proprio territorio, cercando, nonostante le poche risorse a di-sposizione, di non disperdere quei valori in grado di

tenere vivo un lembo di terra ricco di bellezze natura-listiche. Nel piccolo comune è stato avviato un percorso virtuoso capace di diventare volano per lo sviluppo economico di queste aree ricche di storia, di arte e di tradizioni”.

UNA STORIA DI SUCCESSO, INGEGNO E GENEROSITÀAlla fine degli anni novanta, prende avvio l’altra par-te della nostra storia, dove l’ imprenditore molisano, ormai affermato, si è fatto promotore di un processo di sviluppo, rispettando una programmazione che è un mix di iniziative ed interventi di solidarietà. Il rispetto della memoria paterna, l’amore per la pro-pria terra sono stati i motivi conduttori delle scelte di Ermanno D’Andrea, determinato a realizzare progetti innovativi a catena da sviluppare in medio e lungo termine, nei luoghi di origine di suo padre. Lo stesso attaccamento alle proprie radici del padre Marino, “uomo dalle mani d’oro“ che aveva imparato da giova-nissimo ad utilizzare quei particolari strumenti utilis-simi per le lavorazioni meccaniche per allargare i fori. La stessa generosità: Ermanno D’Andrea ha sempre destinato una parte degli utili ad attività umanitarie costruendo 13 scuole nella Guinea Bissau in Africa e finanziando a proprie spese progetti di sostegno alle popolazioni locali. Era la fine degli anni novan-ta: l’azienda D’Andrea viaggiava a gonfie vele. Negli stabilimenti di Lainate nel milanese, la lavorazione di “tornitura a pezzo fermo”, conquistava, a partire dagli anni ’50, il mercato mondiale; negli anni ’70 altre la-vorazioni innovative fanno meritare all’azienda anche il prestigioso premio del Compasso d’Oro per il design industriale. Con gli anni ’90, grazie a nuovi modelli di queste lavorazioni di “tornitura specializzata”, ha ini-zio una fase di incremento esponenziale del fatturato, confermata nel 2001 con il lancio di nuove linee di prodotti e dal potenziamento dell’assetto produttivo con la nuova sede di Lainate e il nuovo Stabilimento

UN INDUSTRIALE MOLISANO, IN OMAGGIO ALLA MEMORIA PATERNA, SI È FATTO PROMOTORE DI ALCUNE AZIONI PROPEDEUTICHE PER PERSEGUIRE SCOPI DI UTILITÀ SOCIALI, NEL PICCOLO PAESE MOLISANO CHE HA DATO ORIGINE ALLA SUA FAMIGLIA. IL PADRE, MARINO D’ANDREA, NEGLI ANNI ’50, AVEVA FONDATO UN’A-ZIENDA CHE, GRAZIE ALLA TECNOLOGIA ADOTTATA E ALLE LAVORAZIONI INNOVATIVE, HA MERITATO IL PRE-STIGIOSO PREMIO DEL COMPASSO D’ORO, CONQUISTANDO IL MERCATO MONDIALE. CON GLI ANNI ’90 EBBE INIZIO UNA FASE DI INCREMENTO ESPONENZIALE DEL FATTURATO, CONFERMATA NEL 2001 CON IL LANCIO DI NUOVE LINEE DI PRODOTTI ED IL POTENZIAMENTO DELL’ASSETTO PRODUTTIVO CON LA NUOVA SEDE NEL MILANESE ED IL NUOVO STABILIMENTO DELOCALIZZATO NEL PICCOLO BORGO MEDIEVALE MOLISANOS

i racconta, in Molise, la storia di un emigrato che è riuscito a fare fortuna, senza dimenti-care di restituire alla propria terra parte dei suoi profitti, frutto di lavoro, ingegno e pas-sione. Il suo cognome è diventato il marchio

di un’azienda conosciuta a livello mondiale. Marino D’Andrea, nel dopoguerra, lasciato il paese nati-vo, avviò una delle più solide e vivaci aziende della realtà italiana. La ditta, grazie all’ impegno del suo fondatore, è riuscita ad ingrandirsi al punto da riu-scire a guardare oltrefrontiera, puntando sui mercati internazionali. È l’orgoglio di una piccola regione, il Molise. Marino D’Andrea, originario di Capracotta, un comune di circa 1000 abitanti, in provincia di Isernia, fu un protagonista negli anni della ricostruzione per-ché risolse, a quei tempi, un problema nella lavora-zione dei metalli che causava non pochi problemi di produzione, mentre, nel dopoguerra, nascevano le prime fabbriche metallurgiche. Grazie ad un piccolo congegno, riuscì a registrare i diametri di lavoro da una macchina in moto. D’Andrea mise a frutto la sua idea, e dopo averla brevettata, con i primi guadagni, riuscì ad aprire a Milano una piccola ed efficiente of-ficina capace di far fronte alle ingenti richieste della nuova invenzione, fino a conquistare il mercato glo-bale. Ma quello che più appassiona è la vicenda uma-na e sociale di Marino D’Andrea, persona esemplare e generosa, purtroppo scomparso prematuramente a soli 53 anni, in tempo per far capire al figlio Er-manno, appena ventenne, fresco di studi all’istituto industriale, anche il senso della generosità. Amava dire:” Quanto più facciamo dono di noi stessi agli altri, tanto più apriamo la porta alla vita, che si riverserà su di noi in abbondanza. Impariamo a trasformare il dono in uno stile di vita: del resto è ciò che la natura fa abi-tualmente. …”

UN SIGNIFICATIVO RITORNO ALLE RADICIIl figlio Ermanno, che ha preso le redini dell’azien-

L’imprenditore Ermanno D’Andrea

Veduta di Castel del Giudice

Page 33: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 31

Marino D’Andrea, fondatore dell’Azienda

Lino Gentile, sindaco di Castel del GiudiceL’assessore Massimiliano Scarabeo

MOD

ELLI

VIR

TUOS

I

finalizzando progetti di solidarietà e mettendo in moto metodi innovativi di pianificazione territo-riale, adottati su scala locale. E’ questa la grande sfida dell’Azienda di Lainate, guidata dalla famiglia D’Andrea. “Il nostro conterraneo- spiega Lino Gentile, sindaco del piccolo comune- non ha neppure dimen-ticato di dare una mano agli anziani, sostenendo e ri-organizzando la Residenza di Castel del Giudice, giun-ta quasi alla paralisi per problemi gestionali. Ma non si è fermato lì. Tutta la comunità di Castel del Giudice è riconoscente a questo benefattore”. Oggi la residenza sanitaria assistita (trasferita in una sede più idonea) occupa 25 giovani del luogo, offrendo serenità agli anziani ospiti. La stessa popolazione, prendendo come esempio quest’intervento esterno, partecipa attivamente (e in solido) alle diverse attività messe in campo. La San Nicola srl, che gestisce la residenza assistenziale, diventa elemento di coesione per altre attività, trasformandosi in un modello da replicare, conosciuto come “sistema Castel del Giudice“.

MELISE, UNA BONTÀ CHE SFIDA LE MELE DEL TRENTINONel cassetto dell’imprenditore c’era un altro progetto innovativo. Nel 2000 esaminò una proposta di recu-pero dei terreni in stato di abbandono o di semi-ab-bandono del comune di Castel del Giudice attraverso la coltivazione delle mele, la trasformazione, la commer-cializzazione e la valorizzazione in generale dei pro-dotti agricoli di qualità ottenuti attraverso un’attenta ed oculata gestione del territorio. Pensando anche di utilizzare un pezzetto di quella terra ( poco più di mezzo ettaro) per la realizzazione di un Museo delle mele del Molise. Sono state infatti messe a dimora in un campo 64 piantine, a partire dalla tipica Limoncel-la, tutte autoctone per creare una sorta di museo di ci-viltà del lavoro e per riflettere sul prezioso patrimonio dell’agricoltura.Tutto cominciò quando un imprendi-tore agricolo, lanciò per primo l’idea di impiantare nei terreni incolti meleti biologici, ritenendo la zona par-

Borgo Tufi prima della ristrutturazione

di Castel Del Giudice, un piccolo comune confinante con la natia Capracotta. Era nata la sede dell’azienda D’ANDREA MOLISE. La notizia finì sulla prima pagina dei quotidiani economici. Oggi il Gruppo esporta in Germania, negli Stati Uniti, in Giappone, Russia e Cina. In quest’area del Molise sono stati dislocati la lavorazione dei semi lavorati, creando nuovi posti di lavoro per 35 giovani della zona.

CAPITALISMO ETICO E MODERNO MECENATISMOErmanno, rispettando la volontà del padre, in netta controtendenza rispetto alla corsa alla delocalizza-zione delle imprese italiane, in fuga dagli alti costi del lavoro e da una fiscalità penalizzante, è sceso in Molise e non si è fermato alla fabbrica di utensili di altissima precisione. Negli anni ha preso letteral-mente per mano il territorio e finanziato in modo decisivo diversi progetti che hanno cambiato il vol-to di quelle comunità rendendole belle e attrattive,

Page 34: Energeo n4 luglio agosto web

energeo32

ticolarmente vocata per quest’indirizzo produttivo. La morte improvvisa dell’agricoltore bloccò questo progetto. Ma non ci si perse d’animo, l’idea era buona. D’Andrea, attraverso una “public company”, coinvolse una cinquantina di abitanti, fondando così la società agricola Melise (www.biomelise.it), che è arrivata ad impiantare 50 ettari di mele biologiche, impiegando lavoratori a tempo indeterminato, oltre a diversi al-tri stagionali. La produzione “da banco” della Melise viene smerciata attraverso diversi gruppi di acquisto solidale romani e dell’Italia centro-settentrionale, mentre la produzione di pezzatura più piccola viene ceduta ad un’azienda del salernitano che ne realizza una purea con la quale la Hippy, una multinazionale tedesca, produce succhi di frutta ed omogeneizzati per la prima infanzia. Operando nel pieno rispetto dell’integrità del territorio, delle sue valenze paesag-gistiche e naturali, secondo i criteri dettati dall’ agri-coltura biologica, Melise realizza una produzione so-stenibile, non inquinante, redditizia e culturalmente impegnativa poiché non si basa solo sulle norme ma sulla conoscenza del territorio e delle sue componen-ti. In questo modo si è voluto motivare la permanen-za dei giovani in agricoltura proponendo un’attività gratificante e da reddito. Obiettivo finale di Melise

è quello di dare sicurezza al consumatore e garantire trasparenza al mercato, attraverso una coltivazione bio. La rintracciabilità, tuttavia, pur essendo uno stru-mento utile per responsabilizzare il produttore circa la conformità, i requisiti di sicurezza e qualità fissati dal-la normativa, da sola non basta a garantire la qualità, che va abbinata soprattutto al concetto di tipicità.

BORGO TUFI, UN ALBERGO DIFFUSO ALL’AVANGUARDIADegna di nota, un’ultima iniziativa mirata al recupero dei fabbricati fatiscenti che sono diventati, dopo accu-rati lavori di ristrutturazione, l’albergo diffuso Borgo Tufi (www.borgotufi.it) realizzato grazie ad un consi-derevole investimento da parte dei privati sommato alle provvidenze regionali reperite nell’ambito della programmazione regionale di fondi comunitari. Per realizzare questo progetto, il Comune di Castel del Giu-dice ha costituito una STU (Società di Trasformazione Urbana), acquisendo comunque e preventivamente, il parere favorevole dei cittadini, coinvolgendo gli im-prenditori Enrico e Gianfranco Ricci e lo stesso Ermanno D’Andrea, che ha accompagnato con passione mu-nifica tutte le attività che si sono dispiegate in questi

anni in questo territorio di montagna. Stalle e fienili rimasti per tanto tempo inutilizzati, costituiscono la base delle strutture recuperate senza aumento della volumetria e con sistemi di messa in sicurezza all’avan-guardia sia dal punto di vista estetico, che dal punto di vista delle tecnologie adottate. II recupero del pa-trimonio edilizio abbandonato per l’edificazione di un albergo diffuso è avvenuto attraverso il rispetto della tipologia costruttiva locale e l’adozione di tecnologie all’avanguardia per la sicurezza antisismica dei fabbri-cati: un vero e proprio modello di sviluppo basato sul riconoscimento e sulla valorizzazione delle vocazioni territoriali e paesaggistiche locali. Nell’albergo diffuso “Borgo Tufi” entrerà in funzione anche un ristorante per 150 coperti, un centro benessere ed una sala convegni che sarà messa a disposizione anche delle necessità dell’Amministrazione comunale. Questa specie di mi-racolo, accaduto in quest’angolo del Molise, ha tutti gli ingredienti delle belle storie fatte di partecipazione, buona gestione, senso civico e rispetto per la terra.

T.R.

Scorcio di Borgo Tufi, ristrutturato La raccolta delle mele

Meleti biologici, sullo sfondo il paese

MOD

ELLI

VIR

TUOS

I

Page 35: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 33

Page 36: Energeo n4 luglio agosto web

energeo34

PIANA DI PISA,UN SOTTOSUOLO TUTTO DA ESPLORARE

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E I ROMANI CONSIDERAVANO PISA UNA VIA DI PASSAGGIO OBBLIGATO TRA ROMA, L’ITALIA DEL NORD E LA GALLIA. INOLTRE IL SUO PORTO, SITUATO IN FONDO A UN PICCOLO GOLFO CHE SI STENDEVA TRA LA FOCE DELL’ARNO E LA COSTA ESTERNA, DOVE ORA È LIVORNO, COSTITUÌ IL RIFUGIO PIÙ SICURO PER LE NAVI NEL TIRRENO SETTENTRIONALE

dalla superficie. Tra i 110 ed i 200 metri di profondità ci sono acque fredde o ipotermali con temperature che raggiungono in molte aree i 24°C. L’elemento di mag-gior rilievo è rappresentato dal fatto che ad una profon-dità di circa 650 metri è nota l’esistenza di un serbatoio geotermico in rocce di calcare cavernoso, avente una temperatura ipotizzata di 50°C, che si trova, nell’area di Cisanello, caratterizzato da uno spessore di almeno 200 metri. Altri test sono stati effettuati in anni passati da ENEL ed ENI alle porte di Pisa (San Cataldo), dove sono state trovate portate di fluido molto elevate, dell’ordi-ne delle 200 tonnellate/ora e nell’area di San Rossore – Tombolo, dove sono stati perforati pozzi profondi che mettono in evidenza temperature interessanti anche

dal punto di vista della produzione di energia elettrica con impianti geotermici a ciclo binario ( circa 130°C a 300 metri di profondità).

IL RUOLO DEL CO.SVI.G.”Il quadro che si delinea dall’analisi dei dati finora dispo-nibili – spiega Sergio Chiacchella, direttore generale Co.Svi.G. - appare quindi estremamente interessante poiché la risorsa geotermica presente a vari livelli nel sottosuolo della pianura pisana può essere impiegata in maniera ottimale, sia con l’impiego di pompe di calore che eventualmente per la produzione elettrica“. Il consor-zio, capofila (attraverso Energea - struttura del gruppo) dell’innovativo progetto di ricerca nel quale ha investi-to risorse provenienti dal fondo geotermico, ha sotto-scritto un protocollo d’intesa denominato Geo4P. Sono stati coinvolti il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Toscana, la Provincia di Pisa, l’Università di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna, l’Agenzia Energe-tica Pisana, Acque SpA e la stessa EnerGea. Si tratta di un protocollo che permetterà la realizzazione di un progetto pilota per la messa a punto di una metodo-logia multidisciplinare innovativa che consentirà di va-lutare le potenzialità geotermiche a bassissima, bassa e media temperatura di un territorio come quello della pianura alluvionale pisana.

LÀ DOVE C’ERA IL MAREGli storici ricordano che la città di Pisa era quasi sul mare ed il suo porto appariva il miglior approdo di tutta la costa tirrenica a nord di Parténope (Napoli). I Romani conquistarono Pisa quando fu abbattuta la potenza etrusca e se ne servirono come base per conquistare altre terre nell’Italia settentrionale. I Ro-mani dettero grande importanza al possesso di Pisa che consideravano una via di passaggio obbligato tra Roma, l’Italia del nord e la Gallia. Inoltre il suo por-

GEO4P È UN PROGETTO PILOTA FINALIZZATO A VALUTARE IL POTENZIALE GEOTERMICO DELLA PIANURA ALLUVIONALE PISANA. LE INFORMAZIONI CHE SARANNO RACCOLTE POTRANNO ESSERE UTILI A SUP-PORTARE LE AMMINISTRAZIONI AD INDIVIDUARE LE TECNICHE IMPIANTISTICHE PIÙ ADEGUATE PER LO SFRUTTAMENTO GEOTERMICO. IL PUNTO DI PARTENZA DELLO STUDIO È RAPPRESENTATO DAL FATTO CHE AD UNA PROFONDITÀ DI CIRCA 650 METRI, È STATO TROVATO, NELL’AREA DI CISANELLO, UN SERBATOIO GEOTERMICO AVENTE UNA TEMPERATURA DI 50°C. ALTRI TEST EFFETTUATI IN PASSATO ALLE PORTE DI PISA (SAN CATALDO), INDICAVANO PORTATE DI FLUIDO MOLTO ELEVATE LADDOVE SONO STATI PERFORATI POZZI PROFONDI CHE METTONO IN EVIDENZA TEMPERATURE INTERESSANTI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA

Ètra le pianure più estese d’Italia, anche se nel nostro Paese le ampie distese occupano solo un quarto della superficie totale della penisola. La Piana di Pisa che si estende su una superficie di 1000 Km2, è la maggiore pianura alluvionale

italiana dopo la pianura Padana. La sua storia sedimen-taria, dopo un recente sondaggio che ha adottato un avveniristico metodo di investigazione del sottosuolo, appare agli studiosi estremamente interessante. Il tra-scorrere degli anni ha reso questi territori un magnifico concentrato di depositi alluvionali, paralici e marini. Il sottosuolo è caratterizzato da un sistema multi falda con acqua sotterranea trattenuta da strati di roccia porosa fessurata e portate valutate in diverse centina-ia di litri al secondo, localizzate nei livelli delle ghiaie e sabbie, a profondità variabile tra i 50 ed i 200 metri

Vista aerea di Marina di Pisa

Page 37: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 35

Sergio Chiacchella, direttore generale CO.SVI.G.

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

Esono definite dall’entalpia (unità di misura dell’ener-gia contenuta) del fluido. Così,anche se solo in casi particolari si può ipotizzare l’uso della geotermia per produrre energia elettrica, praticamente ovun-que si possono ottenere vantaggi economici con la combinazione di sistemi di riscaldamento e di raffre-scamento. Il che comporterà notevoli risparmi econo-mici, eliminazione del consumo di combustibili fossili e riduzione di emissioni di CO2.Nello specifico, per quanto riguarda il territorio interessato dal progetto, nonostante esistano numerose informazioni e molti dati siano già a disposizione, occorre organizzarli ed integrarli in modo sistematico e renderli accessibili alle amministrazioni locali ed agli imprenditori in modo da ridurre il cosiddetto “rischio minerario”, ossia all’incertezza che inesorabilmente caratterizza qua-lunque attività che interessi il sottosuolo. Le attività di indagine rappresentano un elemento importante per lo sviluppo e la valorizzazione delle potenzialità

energetiche di un territorio. Spiega Loredana Torsello, direttrice di EnerGea, la struttura che dovrà svolgere un ruolo di carattere tecnico-gestionale dell’intero progetto: “La messa a punto di questa metodologia progettuale consentirà di esportare le tecniche di ana-lisi (geologiche ed energetiche) elaborate in contesti comuni ad altre aree simili, nonché di testare ed ela-borare metodologie e strumenti finora non utilizzati in

modo sistematico e multisettoriale”. In questo modo lo studio fornirà risultati che potranno essere messi a disposizione degli amministratori locali per avviare un processo di integrazione dei dati idrogeologici ed energetici all’interno degli strumenti di pianificazione territoriale. L’Università di Pisa curerà le attività scien-tifiche e di ricerca. E’ stato, inoltre, istituito un Tavolo di monitoraggio che sarà coordinato dal DGRME del Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Direzione Generale Politiche Ambientali, Energia e Cambia-menti Climatici della Regione Toscana.Le attività di progetto sono già in corso con l’avvio della sistema-tizzazione di tutti i dati già disponibili pubblicamen-te. I lavori saranno completati nell’arco di 18 mesi, ma fin dal 2014 sono in programma una serie di iniziative pubbliche finalizzate a mettere al corrente le istitu-zioni interessate delle azioni in itinere, dei primi risul-tati e delle potenzialità di sviluppo future.

P.B.

Cercatore di tartufi

Riserva di caccia

Attrezzatura per il rilievo di CO2 dal terreno

to costituì il rifugio più sicuro per le navi nel Tirreno settentrionale; situato in fondo a un piccolo golfo, si stendeva tra la foce dell’Arno e la costa esterna, dove ora è Livorno. L’origine di Pisa non è storicamente ac-certata. Alcuni antichi scrittori ritenevano che la città fosse stata fondata da un gruppo di Greci giunti in Italia dopo la caduta di Troia. Si narrava di un greco, Pelope, che, lasciata la città greca di Pisa, sarebbe ar-rivato alla foce dell’Arno dopo una lunga navigazione e avrebbe fondato la nuova Pisa, sulla riva destra del fiume, in ricordo della patria lontana. Anche altri po-poli sono ritenuti possibili fondatori di Pisa e tra que-sti i Liguri e gli Etruschi. Il porto, alla foce dell’Arno, al tempo delle Repubbliche Marinare, si affacciava quasi sul mare. Tra il XII e il XIII secolo raggiunse l’a-pice dello splendore: le sue navi controllavano gran parte del Mediterraneo occidentale ed anche centra-le. Oggi per raggiungere la costa del Tirreno occorre percorrere circa 8 chilometri di pianura che, per le sue peculiarità, rappresenta un tipico esempio di bacino alluvionale come molti altri presenti nei nostri territo-ri. I ricercatori che hanno sviluppato una metodologia innovativa finalizzata alla valutazione quantitativa delle risorse geotermiche a bassissima, bassa e me-dia temperatura della Piana di Pisa, sono certi che nei comuni di Vecchiano, San Giuliano Terme, Calci, Buti, Bientina, Vico Pisano, Calcinaia, Pisa, Cascina, Ponte-dera, Fauglia, Crespina, Lari e Ponsacco, tra le fonti energetiche rinnovabili, una particolare attenzione potrà essere dedicata alla geotermia.

LE IPOTESI DI SVILUPPOLaddove sono presenti risorse geotermiche, i territori hanno a propria disposizione una fonte di energia im-portante, le cui caratteristiche e possibilità di utilizzo

Page 38: Energeo n4 luglio agosto web

Colloquio di aspiranti startupper con il personale BI CUBE, l’incubatore di Basilicata Innovazione

energeo36

IN BASILICATA NASCE UN PROGETTO VINCENTE CHE HA GIÀ PRODOTTO UN IMPATTO POSITIVO SUL PIL REGIONALE E SULL’OCCUPAZIONE. NEL PROSSIMO FUTURO DIVENTERÀ L’AGENZIA REGIONALE PER L’INNOVAZIONE, UNA STRUTTURA AL SERVIZIO DEL TERRITORIO, FINALIZZATA A PRO-MUOVERE L’ INNOVAZIONE NEL SISTEMA ECONOMICO DELLA BASILICATA. LA STRUTTURA, CHE OCCUPA UN GRUPPO DI TRENTA GIOVANI ESPER-TI IN INNOVAZIONE, FRA I QUALI BROKERS TECNOLOGICI, ANALISTI, TECNICI, DISPONE DI TRE SEDI OPERATIVE A POTENZA, MATERA E MELFI

l’Innovazione, una struttura stabile e visibile, al servizio del territorio, che continuerà a porre la massima atten-zione sul potenziale umano, nell’intento di valorizzare le competenze utili a fare innovazione nel sistema econo-mico della Basilicata”.

L’INCUBATORE DI PRIMO MIGLIO BI CUBEIn queste terre si utilizzano, infatti, metodologie già sperimentate con successo, mentre si offrono gratui-tamente servizi e competenze a supporto di tre prin-cipali macro-attività. Dallo sviluppo competitivo delle imprese, alla valorizzazione dei risultati della ricerca e la creazione di imprese innovative. La struttura Ba-silicata Innovazione, che dispone di tre sedi operative (Potenza, Matera e Melfi), occupa un gruppo di otto brokers tecnologici, e una ventina di giovani innovato-ri tra analisti, tecnici e staff. Una bella squadra che, nel volgere di pochi anni, ha ottenuto risultati sorpren-denti. In questo periodo di attività ci sono stati oltre 560 interventi di innovazione avviati con le imprese. La struttura, attraverso l’incubatore di primo miglio BI CUBE, aiuta gli imprenditori che vogliono innovare i loro prodotti o il loro modo di “essere azienda” e i ricer-

catori che vogliono svolgere le loro attività con un oc-chio rivolto al mercato. I giovani, invece, che vogliono scommettere sulle loro idee e su un futuro da impren-ditori, trovano un punto d’accesso straordinario che li aiuta ad essere traghettati nel mondo del lavoro. Tra le tre principali aree di attività c’è quella dedicata allo sviluppo competitivo d’impresa.

UNA SCELTA VINCENTE Gli ambiti di intervento riguardano tutti i settori, con particolare attenzione a quelli di maggior interesse strategico per la regione, tra cui il tradizionale setto-re agro-alimentare e quelli del legno-arredo, edilizia, energia, e i settori emergenti che riguardano le osser-vazioni della Terra e l’Information and Communication Technology (ICT), meccanica/automotive. Il valore dei progetti di sviluppo competitivo favorisce lo scambio e

BASILICATA INNOVAZIONE HA ATTIVATO IN QUESTI ANNI OLTRE SEICENTO PROGETTI PER LA VALORIZZA-ZIONE DELLA RICERCA, COINVOLGENDO PIÙ DI CENTO-SETTANTA RICERCATORI. QUESTO PROGETTO, CHE HA DATO NUOVO IMPULSO AL SISTEMA DI RELAZIONI TRA UNIVERSITÀ, RICERCATORI ED IMPRESA ED UNA NUO-VA IMMAGINE ALLA PICCOLA REGIONE, È STATO RESO POSSIBILE GRAZIE AD UN ACCORDO CON AREA SCIENCE PARK, PRINCIPALE PARCO SCIENTIFICO ITALIANO

PROGETTARE IL FUTURO

All’inizio era una semplice, buona idea. Oggi è diventata una strategia vincente per favo-rire lo sviluppo dell’economia in Basilicata, la competitività basata sull’innovazione e la valorizzazione delle risorse locali. Un accor-

do tra Regione Basilicata e AREA Science Park, princi-pale parco scientifico italiano, ha portato alla nascita del progetto Basilicata Innovazione.

Il piano di lavoro servirà per attivare collaborazioni tra ricercatori e imprese, trasferire tecnologie e compe-tenze al mercato, generare innovazione sul territorio. Si respira una grossa energia in questo territorio: i gio-vani vogliono mettersi in gioco con idee imprendito-riali innovative per implementare la leva della moder-nizzazione della regione. Profetiche le parole che Carlo Levi pronunciò a Matera, nel 1967, commemorando Gramsci: “Se abbiamo narrato quel mondo immobi-le, era perché si muovesse”. Basilicata Innovazione in questi anni, con più di centosettanta ricercatori e oltre seicento progetti della valorizzazione della ricerca at-tivati, ha saputo dare nuovo impulso al sistema di rela-zioni tra università, ricercatori ed impresa ed un nuova immagine alla piccola regione, giudicata, in passato, a dir poco avvilente, che si presenta oggi come una terra proiettata verso il futuro.“Noi cerchiamo di intercettare queste idee per trasformarle in progetti d’impresa -gon-gola Andrea Trevisi, un friulano che ha scelto dal 2009 la nobile terra della Lucania per mettere in piedi una struttura capace di valorizzare il potenziale delle risor-se presenti sul territorio, attraverso progetti di innova-zione. Pare che abbia le idee molto chiare. Dice: “Oggi, dati alla mano, siamo un progetto di successo che ha già prodotto un impatto positivo sul PIL regionale e sull’oc-cupazione. Nel prossimo futuro vogliamo raggiungere un obiettivo ambizioso: essere l’Agenzia regionale per

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E

Page 39: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 37

condivisione di esperienze e competenze tra imprese che operano in settori diversi, alimentando la cultura dell’innovazione ed incoraggia la nascita di sinergie che valorizzano le risorse del territorio e danno mag-giore forza commerciale a tutto il tessuto produttivo regionale. Principale partner di questo progetto è la Regione Basilicata che attribuisce alto valore strate-gico alle sinergie con realtà nazionali di eccellenza, capaci di dare nuovo impulso alla competitività del LA

CULT

URA

DELL

’INNO

VAZI

ONE

MILLE OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI DELLA BASILICATACREATE GRAZIE ALL’IDEA DI UN IMMIGRATO ALLA ROVESCIA

Scelte curiose che riguardano l’agro-alimentare hanno rappresentato strategie di successo anche in altri settori: un vero e proprio volano nell’attivazione di collaborazioni tra ricercatori ed impresa, nel trasferimento

di competenze e tecnologie nel mercato e soprattutto nella generazione di innovazione sul territorio lucano

In Lucania l’uomodell’innovazionearriva dal Friuli

Nel portfolio Startup di Basilicata Innovazione c’è di tutto. Una piatta-forma web consente ai piccoli produttori di vendere energia fotovol-taica a prezzi vantaggiosi a società grossiste. Come pure si può trova-re un sistema crowdediting dedicato alle opere letterarie inedite, in cui autori, redattori e case editrici possono interagire. Cervellotik è,

invece, una piattaforma web dove gli studenti possono trovare tutor qualificati, in grado di fornire singole ripetizioni su materie ed argomenti di interesse. C’è di tutto nell’elenco di aziende lucane, diventate Case History innovative che hanno consultato broker tecnologici di Basilicata Innovazione, per rilevare e valutare le potenzialità di crescita dell’attività imprenditoriale. I casi più significativi hanno riguardato le aziende serramentiste, 14 aziende regionali che fanno parte della filiera del legno, la bioedilizia e la leggerezza dei manufatti in cemento ( proget-to Light Stone). Le scelte più curiose riguardano l’agro-alimentare, ad esempio c’è un’azienda che produce un vino senza l’aggiunta di solfiti, la sostanza che, nella produzione vinicola, inibisce la proliferazione di batteri e lo sviluppo di spe-cie di lieviti indesiderati. Di particolare interesse sono gli interventi effettuati in 11 aziende del settore lattiero caseario.

IL SUD CHE PIACE AL NORD

In questa ricerca è stata coinvolta l’Università della Basilicata che ha progetta-to un innovativo sistema a radiofrequenza per il trattamento dei reflui generati dai processi di trasformazione del latte. La seconda fase del progetto è finaliz-zata ad individuare modalità di riutilizzo del siero in questione per la messa a punto di nuovi prodotti, pensando ad una bevanda a base di siero. L’intervento nasce dall’esigenza di oltre una decina di caseifici di valorizzare il siero, ricco di proteine, trasformando in opportunità uno dei loro principali problemi: lo smal-timento della parte liquida del latte che si separa dopo la cagliata durante la caseificazione. Altre aziende lucane hanno deciso di prolungare la durata di con-servazione della ricotta, per commercializzarla anche all’estero (shelf-life della ricotta). Altri processi innovativi serviranno per migliorare i metodi di conser-

vazione dell’Oliva Infornata di Ferrandina IGP e per trovare un nuovo metodo di conservazione del tartufo fresco garantendone l’allungamento della shelf-life da 7 a 28 giorni, permettendo alle 5 imprese coinvolte di portare sul mercato un prodotto fuori stagione, con nuovi margini economici (specie per il tartufo bian-co). Sono infine estremamente interessanti le fasi di isolamento, caratterizza-zione e selezione di lieviti dominanti nel lievito madre utilizzato dai panifici del Consorzio di Tutela del Pane di Matera IGP. Il Consorzio ha anche sperimentato su scala pilota la panificazione con un ceppo di lievito indigeno che influisce po-sitivamente sulle caratteristiche organolettiche e strutturali del prodotto finito, restituendo un pane dal profumo e sapore caratteristico, con una buona tessitura della mollica, e un prolungamento della shelf- life a 10 giorni. Il risultato è stato talmente interessante che si è ritenuto opportuno brevettare il ceppo di lievito isolato. Ma chi è lo stratega di tutto questo fermento creativo? Viene dal Friuli ma si ritiene “lucano per caso“, sostenendo di vivere fondamentalmente per scoprire questo territorio dalle “tante sorprese”.

Andrea Trevisi, 44 anni, sposato con due bambini ( coppia di gemelli), laurea-to in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze Politiche presso l’Università di Siena, si occupa di trasferimento tecnologico e di competitività per le imprese dal 1998, prima come broker e poi come co-ordinatore di gruppi di lavoro presso AREA Science Park. Considerato un vul-cano di idee ha ancora “fame di sud, dove innovare ha un fascino particolare”, nonostante l’irrinunciabile legame con la sua terra dove torna molto spesso. Dal gennaio 2010 è, infatti, il responsabile delle attività di trasferimento tec-nologico per le imprese per “Basilicata Innovazione”. In questi anni l’innovati-vo progetto è stato un vero e proprio volano nell’attivazione di collaborazioni tra ricercatori ed impresa, nel trasferimento di competenze e tecnologie nel mercato e soprattutto nella generazione di innovazione sul territorio lucano. Una sfida vincente.

F.V.

tessuto produttivo e alla crescita del sistema scienti-fico lucano. Ne è dimostrazione l’accordo, siglato nel luglio 2009, con AREA Science Park, da cui ha preso avvio Basilicata Innovazione. Il “Sistema AREA Science Park” è uno dei principali Parchi Scientifici e Tecno-logici multisettoriali a livello internazionale. Il Con-sorzio per l’Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste, gestisce e promuove il Parco, riconosciuto nel 2005 dal MIUR come Ente Pubblico Nazionale di

Ricerca di primo livello e punto di riferimento in Italia per il trasferimento tecnologico. La struttura, con la sua società in-house Innovation Factory, è specializ-zata nella creazione di imprese innovative. In questo modo la Regione Basilicata ha costruito un sistema regionale dell’innovazione evoluto, l’Agenzia regio-nale in futuro dovrà essere in grado di garantirne la piena valorizzazione.

Francesca Vassallo

Andrea Trevisi, responsabile Trasferimento Tecnologico - Basilicata Innovazione

Page 40: Energeo n4 luglio agosto web

energeo38

IL VALLO DI DIANO E IL CILENTO, RIFIUTANDO LE PROPOSTE DI SFRUTTAMENTO DELLE GEORISORSE (IDROCARBURI) E LE VANTAGGIOSE ROYALTIES, PUNTA SUL VALORE E ATTRATTIVITÀ DEL TERRITORIO, PARTENDO DALLE ATTIVITÀ AGRICOLE CHE SI SVOLGONO ANCORA CON METODOLOGIE TRADIZIONALI E NON INTENSIVE, DANDO VITA A PRODOTTI DI GENUINA QUALITÀ CHE STANNO ALLA BASE DELLA “DIETA MEDITERRANEA”, SPERIMENTATA DA ANCEL KEYS (1904-2004), BIOLOGO E FISIOLOGO STATUNITENSE A PIOPPI, SULLA COSTA CILENTANA

Consultiva di Sviluppo Territoriale con il compito di in-dividuare le linee guida per l’adozione del marchio. Un pre-test che dovrà prevedere un’attenta e approfondita fase di valutazione finalizzata al coinvolgimento di tut-te le componenti: dal sociale, al culturale, passando per i settori economico, professionale e imprenditoriale. Al fine di ottenere il marchio, i soggetti che operano sul territorio devono saper dimostrare che i servizi offerti sono capaci di raggiungere precisi standard qualitati-vamente soddisfacenti.

L’agenzia dovrà rappresentare il motore propulsivo del territorio. Le premesse ci sono tutte, purchè il marchio d’Area Vallo di Diano si confronti continuamente con quelle che sono le aspettative dei clienti, primi fra tutti i turisti. Il Vallo di Diano, all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, secondo parco in Italia per dimensioni, che si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’appennino campano-lucano, comprenden-do le cime degli Alburni, del Cervati e del Gelbison, rappresenta il luogo dove insediamenti umani e na-turalità, struttura urbana e matrice rurale dialogano e si integrano aggiungendo “valore” e attrattività al territorio, declinandone l’identità nelle sue varie e di-versificate componenti: quella agricola, ambientale, culturale, urbana e industriale.

LUNGO LE STRADE DEI SAPERI E DEI SAPORILe azioni conseguenti consisteranno nel ripercorrere le vie antiche dei sapori, dell’artigianato, del commercio e delle tradizioni popolari del Vallo di Diano che meglio possano delineare e far emergere l’identità locale; così pure come le emigrazioni e i legami forti tuttora esi-stenti con i nostri connazionali di prima, seconda e ter-za generazione; in altri termini sarà utile e necessario “raccontare” la storia del Vallo di Diano ed i suoi processi di sviluppo, l’insieme di vissuti, di esperienze e prati-che quotidiane che hanno fatto del territorio locale un luogo di significativo interesse cui fare riferimento, per immaginare un futuro che possa fondarsi su solide radici. Il modello di certificazione si potrebbe attivare ai comuni dell’entroterra campano e lucano, dal golfo di Policastro alla Val d’Agri, ripercorrendo anche l’antica via del Grano ( da Eboli a Melfi), l’appellativo attribuito all’antico Regio Cammino di Matera, un’arteria strada-le che collegava nell’Ottocento il Principato Citeriore e

UN TERRITORIO LANCIA LA SFIDA ANDANDO ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ LOCALE, ADDIRITTURA CER-TIFICANDOLA CON L’USO DEL MARCHIO DI QUALITÀ, PROPONENDO SU UN BLOG (WWW.UNASTORIADA-RACCONTARE.IT) LE VIE ANTICHE DEI SAPORI, DELL’AR-TIGIANATO, DEL COMMERCIO E DELLE TRADIZIONI POPOLARI CHE MEGLIO POSSANO DELINEARE E FAR EMERGERE L’IDENTITÀ LOCALE. IL BLOG SARÀ UTILIZ-ZATO PER RACCONTARE LE EMIGRAZIONI E I LEGAMI FORTI TUTTORA ESISTENTI CON I CONNAZIONALI DI PRIMA, SECONDA E TERZA GENERAZIONE E PER FARE EMERGERE IL SENSO DI APPARTENENZA DI UNA CO-MUNITÀ. IL MARCHIO D’AREA RAPPRESENTA UNA PRE-MESSA FONDAMENTALE PER CONFEZIONARE UN’EFFI-CACE IMMAGINE DI APPEAL TURISTICO

LA GRANDE SCOMMESSALA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E

L’ingresso della Certosa di Padula

Il monte Cervati

Promuovere il territorio del Vallo di Diano e Cilento, nell’entroterra salernitano, andando alla ricerca dell’identità locale, addirittura cer-tificandola con l’uso del marchio di qualità. Il vasto comprensorio si ritrova oggi su un blog

(www.unastoriadaraccontare.it) per riscoprire e porsi in termini innovativi rispetto alla tradizionale promo-zione del territorio.

È la sfida che il Consorzio imprese Diano ha avviato, proponendosi di gestire il brand turistico territoriale Vallo di Diano al fine di evitare che le sirene delle pro-poste di sfuttamento delle georisorse (idrocarburi), facessero breccia sui sindaci, allettati dalle vantaggiose royalties. “L’esperienza della confinante Val d’Agri ha fat-to riflettere- ricorda Raffaele Accetta, presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, partner del progetto - poichè i soldi promessi non hanno avuto alcuna rica-duta sul territorio”. L’home page del blog, interfacciata automaticamente con quella del sito istituzionale (www.consid.it), rappresenta un’autentica vetrina del territorio e presenta in modo efficace e completo le ri-sorse locali. Ma non solo. Il modello organizzativo che si dovrà utilizzare, passa anche attraverso una proposta di consultazione territoriale. In collaborazione con la Comunità Montana sarà, infatti, promossa un’Agenzia

Il carciofo bianco - presidio SlowFood

Page 41: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 39

l’Ulteriore, le attuali province di Salerno e di Avellino, con la Basilicata. Voluta nel 1789 da re Ferdinando IV° di Borbone, su proposta del Marchese di Valva, So-printendente di Strade e Ponti, serviva per assicurare il trasporto del grano e delle altre derrate alimentari dalle fertili pianure della Puglia alla Capitale del Re-gno, Napoli.

UN MARCHIO ELABORATO DA GIOVANI STUDENTIL’idea originale è incisiva, immediata, stimolante nel suo messaggio creativo, bene espressa dal simbolo del logo elaborato dagli studenti dell’istituto tecnico Industriale “G.Gatta“ che si sono ispirati ad un fossile di Ammonite, risalente al periodo Mesozoico. L’imma-gine grafica, che ricorda la conchiglia calcarea trovata in una pietra a Padula, e poi la successiva elaborazio-ne effettuata nell’ultimo restyling rende bene il mix tra storia antica (numerosi reperti dimostrano che le Grotte di Pertosa furono abitate fin dall’età del bron-zo) e quella più recente ( sono passati poco più di 700 anni) delle opere di bonifica iniziate con la costruzio-ne della Certosa di Padula. La suggestiva grande scala a chiocciola, in marmo bianco, senza struttura por-tante, geniale e incredibile costruzione che porta alla grande biblioteca del convento, richiama al senso di appartenenza ad un territorio e alla condivisione del-la mission del Consorzio. La Certosa di Padula è un au-tentico gioiello, riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, voluto e finanziato a partire dal 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore del Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa del Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone). Prende proprio da questo luogo (Cosilium, l’antica Padula) l’i-nizio della storia raccontata da Energeo: affascinante, misteriosa, innovativa, unica. Si parte dalla costru-zione della Certosa di San Lorenzo. Diverse furono le ragioni che spinsero il Conte Sanseverino ad una tale

realizzazione: accanto alle motivazioni ufficiali di or-dine religioso e devozionale, di sicuro ve ne furono altre di prestigio e di convenienza. Altra ragione fu certamente dettata dalla necessità di bonificare dalle paludi le proprietà nel Vallo di Diano; d’altro canto, nel Medioevo, spesso furono proprio le grandi orga-nizzazioni monastiche ad occuparsi di questo servizio e un gruppo come quello certosino si prestava bene anche a questo scopo. Oggi in virtù di quelle bonifiche –sono seguite altre opere all’inizio del secolo scorso, nel bacino idrografico del fiume Calore e Tanagro - ci ritroviamo in una terra ricca di tradizione agricola ed artigianale.

L’IMPORTANTE È COMUNICARE IL TERRITORIOLe attività agricole, che si svolgono ancora con me-todologie tradizionali e non intensive, danno vita a prodotti di genuina qualità che stanno alla base della “dieta mediterranea”, sperimentata da Ancel Keys (1904-2004),biologo e fisiologo statunitense nel confinante Cilento. Un marchio d’area di questa forza rappresenta una premessa fondamentale per confezionare un’efficace immagine di appeal turisti-co. Incuriosisce il percorso che ha fatto maturare la necessità di comunicare il territorio, le sue peculia-rità ambientali, economiche e socio culturali, e nel contempo avviare la rete coordinata ed integrata di servizi turistici sul territorio che devono essere comu-

L’olio delle colline salernitane

Antonio Mastrangelo e Peppino Cirigliano

Raffaele Accetta - Presidente comunità montana

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

Enicati con efficacia all’esterno. Le premesse di porsi in termini innovativi rispetto alla promozione del Vallo di Diano che prima non ha mai imboccato un preciso percorso di sviluppo economico, sempre sospesa tra una dimensione rurale ed una crescita artigianale e imprenditoriale all’avanguardia, ci sono tutte. “Il Consorzio, superate le perplessità e le resistenze di alcu-ni enti locali e di una parte di operatori, a favore di una cultura del fare e del “si può fare“- dice Peppino Ciri-gliano, presidente del Consid- persegue obiettivi di in-novazione del Sistema produttivo e dei servizi locali per ottenere prodotti competitivi con processi più sostenibili e più efficienti”. Il nostro sforzo – spiega Cirigliano– mira a rafforzare i settori ad elevata specializzazione, consolidare la crescita degli elementi di identità e di attrattività già esistenti e conservare gli aspetti signi-ficativi o caratteristici dei paesaggi. Vogliamo inoltre valorizzare il “Made in Italy” operando lungo tutte le filiere, attraverso iniziative, dotazioni infrastrutturali e strumentali, piattaforme tecnologiche nell’area e-business e di servizio“.

UN PROCESSO ORIGINALE E COMPETITIVOLa capacità di innovare e rinnovarsi, dando vita a prodotti e processi originali e competitivi, rappre-senta oggi un fattore essenziale per la sopravvivenza e la crescita di un’impresa, soprattutto in una fase di profonda crisi economica come quella di oggi, e in particolare nel Vallo di Diano.“L’idea di sviluppare un Marchio d’Area che identifichi il territorio sotto ogni aspetto della vita- commenta Antonio Mastrangelo, direttore tecnico del CONSID, un ingegnere non nuo-vo a sviluppare iniziative di promozione innovative- rappresenta un obiettivo di qualità cui tendere e alla cui realizzazione il CONSID è fortemente interessato, sia sotto l’aspetto imprenditoriale, sia per contribuire alla creazione di un modello di sviluppo economico competitivo certificato, fondato essenzialmente sull’e-quilibrata integrazione fra produzione, buone prati-che e qualità ambientale, tenendo sempre presente importanti fattori legati alle esigenze del territorio: caratterizzazione dell’elemento storico-geografico, esclusività e non limitabilità del logo, comunanza ri-spetto alle caratteristiche del territorio”.

Francesca Vassallo

Page 42: Energeo n4 luglio agosto web

energeo40

Nonostante il vino sia un prodotto legato alla storia del territorio, l’aspetto tecnologico in cantina riveste un ruolo fondamentale. Puntare sull’innovazione significa promuovere un fecondo connubio tra tradizione e progresso

della”Vignaioli Piemontesi” il principale interlocutore delle istituzioni regionali, nazionali e comunitarie per quanto concerne la politica vitivinicola in Piemonte e dell’UE quando si parla di innovazione tecnologica in vigna e in cantina. “Scopo primario della Vignaioli Piemontesi- ricorda Gianluigi Biestro- è quello di raf-forzare le capacità di commercializzazione degli asso-ciati attraverso la stipula di accordi interprofessionali con l’industria, il monitoraggio di prezzi e mercati, la commercializzazione diretta attraverso il suo settore commerciale e le società collegate, il miglioramento della qualità del prodotto e il suo continuo adattamento alle richieste del mercato attraverso la consulenza tecni-ca e sperimentazione, senza trascurare l’innovazione in cantina e l’impronta ambientale nel vigneto”.

IL VINO FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE Quando si pensa alla cantina, ambiente scelto alla ma-turazione del vino, si immagina un luogo buio, polvero-so, umido, con un odore più o meno marcato di muffa. Anche se questa immagine si adatta ancora a molti vini che caratterizzano la produzione italiana, oggi è impensabile lavorare in strutture vecchie, soprattutto se si intende monitorare l’intera filiera che porta dalla materia prima al prodotto finito e se si vuole raggiun-gere una certa razionalizzazione della produzione. Nonostante il vino sia un prodotto legato alla storia del territorio, l’aspetto tecnologico in cantina riveste un ruolo fondamentale, in questo contesto si può ottenere efficacemente il connubio tra tradizione ed innovazione.

Chi produce vino sa bene che occorre governare il terri-torio come luogo delle interazioni sociali ed ecologiche tra persone, comunità, società e natura. Spesso nelle aziende presenti sul territorio da più generazioni, e quindi fortemente radicate nel tessuto sociale locale, si avverte la necessità di ampliare gli spazi di produ-zione e di dotare l’azienda di nuovi impianti produttivi tecnologicamente all’avanguardia per garantire un livello qualitativo del prodotto finito sempre migliore. Anche la cantina è parte integrante del paesaggio e,

più in generale, dell’ambiente nella sua accezione più completa legata alla biodiversità, all’architettura, al turismo, alla collettività, alla gestione delle risorse umane ed economiche : in una parola, il terroir, nozio-ne che identifica l’architettura delle cantine, il luogo, il territorio, la cultura di una comunità. La preservazione e valorizzazione del territorio è obiettivo primario per le aziende che da quello stesso territorio ricavano le materie prime, fondamentali per ottenere un prodotto di qualità.

“VIGNAIOLI PIEMONTESI“, LA PIÙ GRANDE ORGA-NIZZAZIONE COOPERATIVA DI PRODUTTORI VITI-VINICOLI D’ITALIA, HA INDIVIDUATO, INSIEME AL SUO PARTNER AMETHYST, CHE SI OCCUPA DA ANNI DI PROGETTAZIONE E SERVIZI DI INGEGNERIA PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO, UN SETTORE IN FORTE CRESCITA GRAZIE A METODI INNOVATIVI. LA SFIDA È COMBATTERE LE INSIDIE PER L’AMBIENTE DERIVATE DAI COMPONENTI STESSI DELL’UVA, DEL MOSTO O DEL VINO E SENSIBILIZZARE I VITICULTORI VERSO SCELTE CHE TENGANO CONTO DI UN NUOVO MODO DI PROCEDERE IN CANTINA, IN PERFETTA ARMONIA CON LA NATURA. I PIÙ LUNGIMIRANTI IMPRENDI-TORI DEL SETTORE VITIVINICOLO HANNO GIÀ DATO L’ESEMPIO, CREANDO IN CANTINA CONDIZIONI MICRO-CLIMATICHE PER PERMETTERE UNA COR-RETTA VINIFICAZIONE , OTTIMIZZANDO I CONSUMI DI ENERGIA E DI ACQUA, RISPETTANDO L’AMBIENTE

INNOVAZIONE IN CANTINA, PER L’ITALIA UN BICCHIERE MEZZO PIENO

Gianluigi Biestro - Direttore della Vignaioli

Enrico Marengo - Direttore Amethyst

La cantina Conterno Fantino

Eravamo alla fine dei mitici anni settanta, quando Gianluigi Biestro, che all’epoca aveva 23 anni, ed altri suoi coetanei, enologi seppur alle prime armi, divennero protagonisti della storia della vitivicoltura piemontese, creando

nel 1979, nella piccola sede di piazza Foro Boario ad Alba, la “Vignaioli Piemontesi“, la più grande organiz-zazione cooperativa di produttori vitivinicoli d’Italia, riconosciuta dalla Unione europea, che riunisce 41 cantine cooperative ed oltre 500 aziende vitivinicole singole, per un totale di circa 8.000 aziende vitivinico-le e che continua a crescere, puntando sull’innovazio-ne che diventa uno dei punti cardine di nuove avven-ture imprenditoriali. L’ultimo bilancio raggiunge 12 milioni e 120 mila euro, cifra da record che registra una crescita del 18 per cento rispetto ai 10 milioni 256 mila euro del 2012.

“La nostra politica è quella di continuare a in-vestire – spiega Biestro, direttore della Vigna-ioli - nuovi progetti ma anche gioco di squadra rappresentano in sintesi la ricetta per la crescita”. La produzione delle aziende associate è di 950.000 etto-litri in media all’anno, che rappresentano più del 30% della produzione regionale di vino. Tali numeri fanno

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E

Page 43: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 41

UNA NUOVA SFIDAPer tale ragione fin dall’inizio la Vignaioli Piemontesi ha individuato nel vigneto e nella cantina le aree di intervento anche attraverso metodi innovativi, per prevenire l’inquinamento dovuto ai reflui enologici. Per fare da capofila a progetti europei che abbiamo come tema il rispetto dell’ambiente e del territorio partendo dalle vigne e dall’agricoltura, Gianluigi Biestro ha avuto un’altra intuizione: unire le forze in questa nuova avventura, dopo tante altre di succes-so, alleandosi con la struttura di Amethyst srl, socie-tà albese che si occupa di progettazione e servizi di ingegneria per l’ambiente e il territorio, specializzata nella progettazione completa della cantina per le aziende vitivinicole secondo i moderni canoni eco-compatibili: dall’aspetto architettonico, agli impianti di servizio, fino al trattamento dei reflui anche tra-mite impianti di fitodepurazione. I risultati si sono subito visti: L’Europa consulta regolarmente Vigna-ioli Piemontesi e il suo partner quando si affronta-no queste importanti tematiche, come ha fatto in passato, finanziando la campagna Vino, con l’obiet-tivo di promuovere il consumo del vino di qualità, puntando soprattutto su aspetti di informazione ai consumatori sulle varietà (ponendo in risalto i vitigni autoctoni, anche i più rari e sconosciuti) e sulle con-dizioni di produzione dei vini europei; sugli aspetti delicati che riguardano la nutrizione e la salute per un corretto uso ed un consumo appropriato del vino, sulla sicurezza alimentare. Quello che è rilevante in questa nuova sfida di Vignaioli Piemontesi è il mo-derno approccio al mercato che coniuga tradizione e innovazione in un processo di continuità dell’evolu-zione dell’azienda agricola.

L’INQUINAMENTO NELLA VIGNA È SEMPRE IN AGGUATOLe insidie per l’ambiente nel vigneto derivano dai componenti stessi dell’uva, del mosto, o del vino, quali feccia, raspo, terreno, zucchero, acidi, alcool, polifenoli, lieviti, batteri, sia dai prodotti per detar-traggio e per pulizia, sia infine dai prodotti utilizzati

per la vinificazione, quali mezzi filtranti, colla. “In questa tipologia di reflui, la frazione organica costitui-sce la principale fonte di inquinamento,- spiega l’arch. Enrico Marengo, direttore tecnico di Amethyst,- anche se spesso si verificano inquinamenti derivanti da pro-dotti tossici utilizzati nel processo produttivo, come ad esempio la pulizia delle attrezzature, il detartraggio e le filtrazioni“. La frazione organica dei reflui enologici, quando immessa in grande quantità in un fiume, in uno stagno o in un lago, genera la moltiplicazione di microrganismi che ne assicurano la degradazione. I microrganismi per tale processo utilizzano l’ossigeno disciolto in acqua, a detrimento della fauna e della flora dell’acqua. Per contro, i solidi in sospensione nei reflui riducono il passaggio della luce solare ne-cessaria per la fotosintesi, sorgente di ossigenazione dell’ambiente. Dunque la filiera viticola, come tutti gli altri settori, deve ridurre l’impatto ambientale. La lotta all’inquinamento nel settore vinicolo poggia su due approcci complementari: prima di tutto, si deve attua-re un adattamento del processo produttivo per ridurre la generazione del carico inquinante ed assicurare una gestione ottimale dell’acqua; successivamente, è ne-cessario effettuare il trattamento dei reflui enologici, singolarmente o in modo consortile, con varie tecni-che: evaporazione, spandimento, depurazione biolo-gica, fitodepurazione.

Argomenti estremamente interessanti ma che impon-gono riflessioni attente sulle modalità di intervento in vigna: dai prodotti usati per il vigneto, alle disposizioni dei filari ed i relativi materiali utilizzati, dagli interven-ti sull’involucro edilizio agli impianti di vinificazione, dall’utilizzo di energie rinnovabili al trattamento dei reflui, dalla sanitizzazione al recupero delle acque trattate, dall’urbanistica al paesaggio. I più illuminati e lungimiranti imprenditori del settore, proprietari di aziende quali Gaja, Antinori, Banfi, Conterno Fantino, Elio Altare, Cantine Ridolfi, Cantine Dei e tanti altri, hanno preso coscienza, già da tempo, del non più procrastinabile indirizzo di scelte ambientali per uno sviluppo sostenibile che consenta di trasformare i rifiuti in risorsa, ridurre le emissioni di CO2, contenere l’uso di pesticidi, riutilizzare le acque reflue, facendo da volano per una vitivinicoltura virtuosa.

INNOVAZIONE NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE VINICOLAAngelo Gaja, imprenditore vinicolo tra i più noti (Cantina Gaja con sede a Barbaresco) ha voluto rac-contare, recentemente, ai giovani imprenditori di Confindustria Alessandria e dell’Unione Industriale di Asti, cinquant’anni vissuti nel mondo del vino, parlando di innovazione nel segno della tradizione vinicola. Anche i vignaioli che posseggono cantine piccole e medie, in particolare nel periodo di ven-demmia, momento di picco d’inquinamento, devono effettuare un controllo semplificato, basato sui dati medi regionali completati da misure stabilite local-mente. Il volume dei reflui può essere calcolato in al-cuni casi con la semplice lettura del contatore. La ca-ratterizzazione qualitativa è più problematica poiché prelievi effettuati a un certo istante permettono solo una stima molto approssimativa. Un approccio più raffinato consiste nello stoccaggio dei reflui nell’arco di una giornata per poi effettuarne un prelievo, dopo la loro omogeneizzazione. Tale operazione deve essere ripetuta per un numero di campionamenti durante e dopo la vendemmia. Amethyst propone soluzioni di fitodepurazione biotecnologica (sistema brevettato) con un’elevata efficienza depurativa. An-che le esigenze energetiche, siano esse di produzio-ne di energia elettrica o di energia termica, e la loro distribuzione, hanno un effetto rilevante dal punto di vista economico e delle emissioni di CO2. In questo caso sono da privilegiare le fonti di energia rinnova-bile a minimo impatto ambientale. Infine abbiamo l’esempio del marchese Antinori che ha dato vita a una nuova corrente di sostenibilità e conservazione, un modo di procedere che sia in perfetta armonia con la natura. La nuova Cantina Antinori, situata nel cuore del Chianti Classico vicino a Firenze, è una prova concreta dell’impegno a produrre un vino di qualità superiore che sia però prodotto in un terreno arricchito biologicamente e poi lavorato in una strut-tura costruita interamente con metodi sostenibili.

V.C.La cantina Antinori Bargino

I vigneti di Gaia

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E

Page 44: Energeo n4 luglio agosto web

energeo42

IL BY-PASS DEI VAIRONI

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E NEL MONDO DELL’INFORMAZIONE C’È ANCORA SPAZIO PER RACCONTARE IL TERRITORIO CHE CI CIRCONDA? IL MITRAGLIAMENTO DELLE NEWS È COMPATIBILE CON LA LENTEZZA DELLE STORIE E DELLA “LUNGA DURATA”? LO ABBIAMO CHIESTO A UN ADDETTO AI LAVORI. ECCO CHE COSA CI HA RISPOSTO

genere. Da una parte, c’è (prevalente) il sistema degli highlights, delle notizie urgenti sparate a razzo, e ri-prese fino allo sfinimento dai social networks, digerite e dimenticate tanto rapidamente come rapidamente sono arrivate. Dall’altra, fortunatamente, sussiste, e resiste, il sistema delle inchieste e degli approfondi-menti, il racconto “slow”, che è un pò l’omologo gior-nalistico e letterario del viaggio lento. Le due storie che ho avuto modo di conoscere e di raccontare, nel mio lavoro di giornalista, nel corso dell’estate recente, riguardano proprio modi innovativi di conoscere il ter-ritorio e, letteralmente, di restaurarlo.

UNA ZONA PREGIATA DEL TERRITORIOLa prima si svolge lungo uno degli affluenti dell’Arno che scorre a pochi chilometri da Firenze: la Pesa. 53 chilometri di corso, dal Fosso del Baratro (Comune di Greve in Chianti) a Montelupo di Fiorentino (dove con-fluisce nel principale fiume della Toscana), dopo avere attraversato i Comuni di Tavarnelle e di San Casciano: insomma, buona parte del Chianti fiorentino. Poche

decine di chilometri, ma in un contesto paesaggistico di grande varietà, che garantisce una buona portata d’acqua lungo tutto l’arco dell’anno. La prima parte del corso scorre in un fondovalle molto angusto, ricco di vegetazione, a tratti assai suggestivo, tanto che, fino a poca distanza dai centri abitati, conserva un look che ricorda (fatte le debite proporzioni) quello delle foreste pluviali, con una vegetazione a galleria che a momenti lo nasconde completamente, in un forte contrasto con i versanti dei colli dai quali arrivano i suoi affluenti. E’ il classico territorio modellato da un’antropizzazione ul-tramillenaria: dalla Valle della Pesa passa la strada che collegava il Chianti fiorentino con la Via Francigena: un vero e proprio raccordo la cui importanza è testimonia-ta dal ponte che attraversa il fiume nel borgo di Sambu-ca (il nome stesso è un affaccio nel tempo: deriva dalle piante di sambuco, una volta molto diffuse nella zona, che fornivano un legno robusto, utilizzato per costruire le macchine da guerra).

LA SFIDA A COLPI DI PIETRE FRA SAN GIOVANNI GUALBERTO E IL DIAVOLOUfficialmente, si chiamerebbe Ponte di Romagliano, ma tutti lo chiamano, un pò per comodità, un po’ per aumentarne la patina di nobiltà, Ponte Romano. Venne

NELL’EPOCA DELLE NOTIZIE URGENTI SPARATE A RAZZO, RIPRESE FINO ALLO SFINIMENTO DAI SOCIAL NETWORKS, DIGERITE E DIMENTICA-TE TANTO RAPIDAMENTE, RESISTE IL SISTEMA DELLE INCHIESTE E DEGLI APPROFONDIMENTI, IL RACCONTO “SLOW”, CHE È UN PÒ L’OMOLO-GO GIORNALISTICO E LETTERARIO DEL VIAGGIO LENTO. LE DUE STORIE CHE CI RACCONTA MARCO HAGGE RIGUARDANO PROPRIO MODI INNOVATIVI DI CONOSCERE IL TERRITORIO E, LETTERALMENTE, DI RESTAURARLO. UNA SCALA CON PICCOLI SALTI D’ACQUA ( BELLA DA VEDERE) CONSENTE AL VAI-RONE, UN PESCE DELLA FAMIGLIA DEI SALMÒNI-DI, AMANTE DELLE ACQUE CORRENTI LIMPIDE E BEN OSSIGENATE, CON FONDALE SASSOSO, DI RISALIRE UNO DEGLI AFFLUENTI DELL’ARNO PER DEPORRE LE UOVA

Il contesto paesaggistico del territorio

Un tratto della Pesa nei pressi del ponte di Romagliano

Pensandoci bene, il più fedele compagno di viaggio, oggi, nell’epoca delle autostrade, degli aerei e dei supertreni, è il sonno. Si dorme sfrecciando sui viadotti, magari cullati dalla radio; si dorme sui binari, cellulari per-

mettendo; e si dorme, soprattutto, fra le nuvole, dove i cellulari se ne stanno zitti e buoni. Si direbbe, anzi, che il sonno (per i passeggeri beninteso, almeno fino a quando anche piloti e autisti saranno completamente sostituiti da un software) è l’interfaccia della velocità. Del resto, “sfrecciare” significa “viaggiare veloci come una freccia”; e le frecce, quando vengono scoccate dall’arco, non hanno molto tempo a disposizione per ammirare il panorama che le separa dal bersaglio. Forse per questo, chi vuole immergersi nei paesaggi che attraversa, assaporandone ogni sfumatura, prati-ca oggi il viaggio lento; perfino il più lento in assoluto, cioè camminando. Anche quando il tratto di strada da attraversare è povero di bellezze paesaggistiche o architettoniche, può rivelarsi ricco dal punto di vista di curiosità, saperi e tradizioni. Anche per quanto ri-guarda il racconto della realtà succede qualcosa del

Page 45: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 43

Marco Hagge insieme a Marco Rustioni, Assessore all’Ambiente di Tavarnelle Val di Pesa

Pesa Vaironi

costruito nel XII secolo, e ha avuto l’onore di essere “ritratto” da Leonardo da Vinci (il codice in cui si trova il disegno è adesso proprietà dei Reali d’Inghilterra). Risalendo la strada di pochi chilometri, s’incontra l’Abbazia di Passignano, che fu il più importante cen-tro religioso, culturale e amministrativo del Chianti Fiorentino. Fu fondata da San Giovanni Gualberto, al quale, lungo il percorso, sono dedicate numerose cappelle stradali, e vengono riferiti aneddoti elabo-rati dalla tradizione popolare. I massi che si trovano vicino alle rive del fiume, ad esempio, sarebbero il risultato delle sfide a colpi di pietre fra il Santo e il diavolo che lo provocava; ma la strada è segnata anche da mulini e ospedali, chiese e fontanili, in un reticolo compatto che disegna la morfologia del territorio. Nonostante questo robusto bagaglio di re-ferenze, negli anni Sessanta e Settanta la Pesa è sta-ta oggetto di interventi di regimazione che in realtà, come allora si usava, hanno alterato l’equilibrio del fiume e delle sponde, con una cura a base di cemen-to armato. In particolare, venne costruita una briglia che ha dato origine a una cascata non molto alta, ma deleteria per gli abitanti del fiume, e soprattutto per un frequentatore di cui nessuno conosceva l’esistenza: il Vairone. E’ un pesce della famiglia dei salmònidi, che, come il suo più blasonato parente Salmone, risale i fiu-mi per deporre le uova. In questo caso, risaliva la Pesa da Montelupo sull’Arno: un ciclo vitale che la briglia ha interrotto, ostruendo la risalita con l’orrida briglia assolutamente fuori dalla portata del povero Vairone, un piccolo ciprinide autoctono, amante delle acque correnti limpide e ben ossigenate, con fondale sassoso. La soluzione al problema ha anche segnato il dietro front nel rapporto con il fiume. E’ bastato realizzare un vero e proprio by-pass, con piccoli salti d’acqua, belli da vedere (ricordano quelli delle fontane rinascimentali) e soprattutto facili da risalire per i vaironi. Non solo: il cemento della briglia è stato sostituito da una scoglie-ra di pietre; e sulle sponde, come per prodigio, al posto delle piante infestanti (robinie e ailanti soprattutto), sono tornate a nascere le specie autoctone: ontani, salici e pioppi, che con le loro radici governano i flussi della corrente. Chi vuol saperne di più, non ha che da mettersi in contatto con Marco Rustioni, naturalista e paleontologo, attualmente Assessore all’Ambiente a Tavarnelle Val di Pesa.

Il Vairone

IL PARCO DELLE TRE “A”Il restauro del paesaggio, dunque, è uno dei frutti più innovativi dell’integrazione fra studi naturalistici e storici: una forma di “filologia” che si sta dimo-strando particolarmente creativa e feconda, come dimostra il Parco Archeologico inaugurato lo scorso 26 luglio a San Giovanni d’Asso, nel cuore delle Crete senesi. Dopo una paziente ricerca d’archivio, è stata individuata un’area archeologica di 1600 anni fa: la Pieve di San Pietro a Pava. E’ venuta alla luce lungo l’attuale Traversa dei Monti, che (potenza della storia e della geografia) era, all’epoca, la strada che colle-gava la Via Francigena con la Val di Chiana. Della Pie-ve (un complesso molto importante) sono riemersi i perimetri, i fabbricati e le aree cimiteriali, ricchissime miniere di dati per gli studiosi dell’alto Medioevo. Siamo nel VI secolo, negli anni in cui i bizantini cac-ciano i goti, prima di essere a loro volta cacciati dai longobardi. Ma Pava è un’area archeologica di ultima generazione, che si autodefinisce come il Parco delle Tre “A”: Archeologia, appunto, più Ambiente e Archi-tettura. Le ricerche archeologiche sono coordinate da Stefano Campana (Università di Siena): l’utiliz-zazione del drone consente ai visitatori una veduta

aerea di ampio respiro, che contestualizza l’area nel territorio circostante. Per l’Architettura, il referente è Edoardo Milesi, che ha progettato il percorso di visita con il centro didattico, completamente auto-sufficiente dal punto di vista energetico (pannelli solari e cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, che alimenta la “fontanella del pellegrino”). Quanto all’Ambiente, il responsabile è Gaetano Di Pasquale, dell’Università di Napoli, che ha avviato l’operazione forse più innovativa in assoluto: partendo dai pollini ritrovati nelle sepolture intorno alla Pieve, ha avviato la ricostruzione del paesaggio storico, cioè il bosco di querce da ghiande, dove venivano allevati i maiali (non a caso, siamo nella terra della Cinta senese), e le vigne con i filari di viti “sposate” agli aceri campe-stri, secondo l’antichissima tecnica etrusca. In questo caso, l’unico consulente in grado di fornire indicazio-ni è Amelio, che dall’alto dei suoi 85 anni passati in campagna è l’ultimo coltivatore al mondo che cono-sce questo capitolo di archeologia agricola. Non cre-do che sia necessario aggiungere altro: è incredibile quante cose sia possibile scoprire sul campo: o, se si preferisce, guardando (e, fortunatamente, raccon-tando) il mondo on the road.

Marco Hagge

LA CU

LTUR

A DE

LL’IN

NOVA

ZION

E

Page 46: Energeo n4 luglio agosto web

Assisi - La basilica di San Francesco

© D

EPOS

ITPH

OTOS

.COM

-Fed

eCan

doni

Phot

o

energeo44

La Fondazione “Perugiassisi 2019” ha inteso muoversi sullo stesso percorso, vale a dire promuovendo e valo-rizzando il patrimonio culturale, i luoghi e le attività culturali in genere, creando un ambiente favorevole alla circolazione di competenze, idee e conoscenze, ad un’immagine identitaria forte, orientata al turismo,

La Fondazione “Perugiassisi 2019” punta su una rinascita collettiva e vuole promuovere e valorizzare il patrimonio, i luoghi e le attività culturali in genere, creando un ambiente fa-vorevole alla circolazione di competenze, idee e conoscenze. Senza dimenticare la spirituali-tà francescana che ha plasmato la società e la cultura umbre per secoli. Quindi, non solo il pa-trimonio monumentale o le forme dell’espres-sione artistica, ma anche scienza, tecnologia, solidarietà e qualità della vita

CAPI

TALI

DEL

LA CU

LTUR

A 20

19

Scorcio di Perugia

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Progetti, energie sociali, nuove idee di città, fermenti culturali e sinergie. Così Perugia si prepara ad essere capitale europea della cultura 2019. La candidatura è il risultato di un lavoro intenso, di progetti ambiziosi e uno

sforzo di coordinamento tra enti locali e associazioni cittadine.

L’Umbria è unita per tirare la volata con la consa-pevolezza che Perugia (due antiche università, un nugolo di giovani stranieri che vengono ogni anno), con i luoghi di Assisi e dell’intera regione, potrebbe generare interventi di restauro del patrimonio cultu-rale. Ne è sicuro Brunello Cucinelli, noto imprenditore umbro che si è imbarcato con entusiasmo in quest’av-ventura, facendo parte del comitato scientifico della Fondazione “Perugiassisi 2019” costituita nell’aprile 2012, che vede alla presidenza Bruno Bracalente, professore universitario, già presidente della Regione e commissario del governo per l’emergenza e l’avvio della ricostruzione dopo il sisma del 1997. “Dobbiamo essere pronti per un nuovo rinascimento”- dice Cuci-nelli, ricordando cosa è riuscita a fare Genova, realtà policentrica che dal 2004 vive la cultura a 360 gradi. Dieci anni fa, quando il capoluogo ligure è stato scelto come capitale europea della cultura, la città è stata riscoperta, le sue strade e i suoi palazzi rinnovati, la sua vocazione culturale rivisitata. La designazione mise in moto, all’epoca, grandi progetti per il futuro.

PERUGIA, LA CULTURA COME OCCASIONE DI SVILUPPO

all’arte e all’accoglienza. Con il 2019, Perugia vuole esprimere la ricchezza culturale della città nel suo complesso e con le sue contraddizioni, intendendo per “cultura” il risultato dell’evoluzione sociale di un’intera regione. Quindi, non solo il patrimonio monumentale o le forme dell’espressione artistica, ma anche scienza,

Page 47: Energeo n4 luglio agosto web

© D

EPOS

ITPH

OTOS

.COM

-Kas

sand

ra2

energeo 45

tecnologia, solidarietà e qualità della vita.

SAN FRANCESCO, TESTIMONIAL D’ECCEZIONEIl primo testimonial è San Francesco, patrono d’Italia. Si vuole, infatti, puntare sulla spiritualità francesca-na che ha plasmato la società e la cultura umbre per secoli. Il contributo del carisma francescano, anche

oggi, aiuta a vivere un nuovo umanesimo, alla ricerca di soluzioni costruttive con l’altro. La cultura umbra è profondamente legata alla spiritualità francescana sotto molteplici aspetti, il più lampante è forse quello dell’arte. La conferma che si è voluto favorire la crea-zione di iniziative ed imprese culturali ed innovative in genere in grado di dare valore aggiunto al terri-torio, arriva da Arnaldo Colasanti, scrittore e critico letterario, direttore artistico del programma Perugia

PERUGIA SI PREPARA AD ESSERE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019. LA CANDIDA-TURA È IL RISULTATO DI UN LAVORO INTENSO, DI PROGETTI AMBIZIOSI E UNO SFORZO DI CO-ORDINAMENTO TRA ENTI LOCALI E ASSOCIA-ZIONI CITTADINE. IL VALORE DELLA CULTURA È STATO MESSO AL CENTRO DELL’AZIONE, NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA CONQUISTA DEL TITOLO POTREBBE GENERARE INTERVENTI DI RESTAURO DEL PATRIMONIO CULTURALE E RAPPRESENTARE UN ASPETTO FONDAMENTA-LE PER L’IMMAGINE IDENTITARIA DELL’INTERA REGIONE, ORIENTATA AL TURISMO, ALL’ARTE E ALL’ACCOGLIENZA

CAPI

TALI

DEL

LA CU

LTUR

A 20

19

Centro storico di Perugia

Arnaldo Colasanti - direttore artistico

2019 che si presenta così: “ Certo, è stato fatto già un buon lavoro da parte di tanti. Se riusciamo a fare an-cora meglio “ nell’ultimo miglio”, potremo presentarci all’esame finale con tutte le carte in regola”. Il concetto scelto come tema centrale del programma è quello della bottega culturale europea, che ha cercato di riprendere una tradizione storica importante: quella dei Comuni italiani del Medioevo e del rinascimento. Come? “Rendendo attivi tutti i saperi- spiega lo stesso Colasanti, e per raggiungere questo risultato dice: “abbiamo ideato un progetto che ci ha consentito di la-vorare su tre livelli complementari, partendo dalle città delle idee, completando poi il lavoro con i progetti città del dialogo e città dell’accoglienza che hanno potuto interagire tra loro”. E’ stato, ad esempio, utilizzato un modello per attivare una rinascita collettiva, la cultu-ra ha dovuto, appunto, diventare “attiva”, attraverso il concetto chiave del “saper fare”. Per questo a Peru-gia la Fondazione ha pensato di far interagire artisti di formazione diversa, musicale, teatrale, e con loro colleghi da tutta Europa. Colasanti è consapevole del lavoro svolto, realizzando laboratori di esperienze da condividere con gli altri e mettendo in pista i più bei nomi del teatro, a partire da Luca Ronconi, ma anche promuovendo una rassegna di eventi musicali, tea-trali e di danza ed un festival di concerti jazz, pop e di musica etnica disseminati in tutta la regione.

LA FABBRICA DEI LUOGHI RIMANE APERTA IN UMBRIAIl programma prevedeva di “fabbricare luoghi”, non solo a Perugia, ma in tutta l’Umbria. Sono oltre ven-ti i progetti di riqualificazione, che creeranno nuove infrastrutture culturali in altrettanti comuni della regione. L’ex zuccherificio di Foligno, ad esempio, sarà un parco della scienza e delle arti, mentre l’area

dell’ex aeroporto militare di Castiglione del lago sarà un parco ludico-didattico dedicato all’ambiente, con un acquario e un museo del volo. Restauri in vista, invece, per alcuni gioielli archeologici: la necropoli etrusca di Corciano, l’anfiteatro romano di Bevagna e le antiche domus di Spello. E poi l’arte, Città di ca-stello celebrerà Alberto Burri – uno dei suoi artisti più illustri- rinnovando Piazza Garibaldi secondo il progetto del maestro. Saranno recuperati i teatri di Spoleto e di Terni e recuperate le antiche francescane di Montefalco e Palazzo Baglioni a Torgiano ospiterà un museo del vino. Il borgo di Deruta sarà sempre più quello della “città della ceramica”, mentre Villa Fabbri a Trevi sarà la sede di un Osservatorio della Biodiver-sità. Per la maggior parte sono progetti di cui si parla da anni o che erano già stati avviati prima della corsa a capitale della cultura. “Perugia 2019” ha dato nuovo slancio a queste idee e anche se la città non dovesse ottenere il titolo, c’è l’impegno a portarle avanti co-munque, con il contributo dei fondi europei 2014-2020 e con il programma “Italia 2019”. In questa sfida sono scesi in campo come testimonial personaggi famosi a partire da Monica Belluci, l’affascinate attri-ce di Città di Castello. Enrico Vaime, che conserva un amore profondo per la terra che gli ha dato le origini, non si è sottratto alla testimonianza e dice: “La sfida è recuperare la cultura con un criterio se vogliamo non modernissimo: un criterio antico. La cultura è sobrietà, è studio. Valori in contrasto con la tecnica che non offre molte possibilità di meditazione”. Altre testimonianze significative sono state espresse da Dacia Maraini e Pupi Avati, una scrittrice e un regista con l’Umbria nel cuore. “Domani sarà tempo di cose nuove”, canta Francesco De Gregori, un altro artista raffinato che ha messo radici in Umbria.

Pierpaolo Bo

Page 48: Energeo n4 luglio agosto web

energeo46

IL PROGETTO CITTÀSLOW MESSO IN CANTIERE DAVANTI A CARLIN PETRINI, ALL’EPOCA ANCORA POCO NOTO (SOLTANTO NEL 2008 SAREBBE DIVENTATO UNA DELLE 50 PERSONE CHE POTREBBERO SALVARE IL PIANETA), NACQUE A GREVE IN CHIANTI, SEDICI ANNI FA. OGGI È UNA MAGNIFICA REALTÀ INTERNAZIONALE CHE RAGGRUPPA CIRCA 200 CITTASLOW IN 30 PAESI. IN ITALIA LE ADESIONI SONO 74 E RAPPRESENTANO IL PIEDE DELL’ICEBERG MONDIALE E LA RAGION D’ESSERE DI CITTÀ E PAESI LUNGO TUTTA LA PENISOLA. LA SEDE È AD ORVIETO

ca Stefano Pisani, nominato nel corso dell’assemblea in-ternazionale che si è svolta, lo scorso giugno, a Midden Delfland, in Olanda, ci sono tutti gli appunti e le istanze fornite dai delegati provenienti da tutto il mondo, al fine di tracciare nuove strategie da intraprendere e per interpretare al meglio la modernità dei tempi preser-vando l’anima della propria comunità, scegliere una “di-rezione slow” per il proprio futuro preservando identità, culture, know how locali, sapienze antiche, biodiversità ambientale e sociale. Per diventare Cittaslow le città candidate devono sottoporsi ad un rigoroso esame di certificazione basato su 52 requisiti di qualità distribuiti in 6 macroaree di interesse che vanno dalla politica am-bientale alla politica infrastrutturale. Senza trascurare la tecnologia per la qualità urbana, la valorizzazione delle produzioni di territorio e della biodiversità, il turismo sostenibile e la buona ospitalità, incrementando la con-sapevolezza dei cittadini e puntando sull’inclusione so-ciale. L’associazione vuole mostrare al mondo il meglio dell’italianità profonda, il senso di una comunità viva e

resistente, la partecipazione e la condivisione sociale su obiettivi. Non solo l’agricoltura da tutelare, presidi da conservare, rilanciare e far crescere, ma anche tecnolo-gie per la sostenibilità, politiche sociali attive e parteci-pate, luoghi da far crescere in qualità più che in quantità attraverso un modello mondiale di sviluppo alternativo: Cittaslow è l’applicazione dell’economia della resilienza. UN’INIZIATIVA VINCENTEMa com’ è nato questo progetto?

Quattro amici-sindaci davanti ad un buon bicchiere di vino, ebbero l’idea di fondare, tra il 1999-2000, una rete internazionale dei Comuni del buon vivere, facendo una riflessione su come trasporre alcuni approcci culturali e di metodo “slow” al governo locale delle piccole medie

LA RETE DEI COMUNI, DEFINITA UNA PICCOLA “ONU DEL BUON VIVERE”, DA QUALCHE MESE HA ELETTO PRESIDENTE STEFANO PISANI, SINDACO DI POLLICA NEL CILENTO, SUCCEDUTO AD ANGELO VASSALLO, CHE HA PAGATO IL PROPRIO IMPEGNO PER L’AMBIENTE E LA LEGALITÀ CON LA SUA STESSA VITA, ESSENDO RIMASTO VITTIMA, QUATTRO ANNI FA, DI UN AGGUATO MALAVI-TOSO RIMASTO IMPUNITO. LA CITTADINA SULLA COSTA CILENTANA, SIMBOLO DEL VIVERE LENTO E DELLA DIE-TA MEDITERRANEA, RAPPRESENTA CON LE FRAZIONI DI ACCIAROLI, PIOPPI, GALDO, CELSO E CANNICCHIO UN ESEMPIO DI “BUON GOVERNO” DEL TERRITORIO IN SENSO SLOW, E DI ECCELLENZA AMBIENTALE E SOCIALE

CITTASLOW, DALL’ITALIA UN VACCINOPER LA MODERNITÀ PIÙ AVANZATA

RES T

IPIC

A &

DINT

ORNI

Foto ricordo dell’ultima assemblea a Midden Delfland, Olanda

Ci sono città, come quelle della rete Slow, che hanno nell’anima la ricerca dell’utopia possibile. Vivere in questi luoghi, ma anche amministrarli, è un modo di essere, un tratto distintivo del condurre la vita quotidiana, un

modo rallentato, meno frenetico. Cittaslow, oggi di-ventata una realtà internazionale che raggruppa circa 200 Cittaslow in 30 paesi (in Italia sono 74 le adesioni) promuove infatti “il meglio della tradizione locale” con “il meglio dell’alta tecnologia” per un’economia sostenibile. Questa ispirazione venne da Slow Food. Dal marzo di

Carlin Petrini, fondatore di SlowFood

quest’anno quel cordone ombelicale che ha consentito di seguire strade congiunte fin dalla data di fondazio-ne del sodalizio, iniziato nel 1999, è stato interrotto. Ciò non altera in alcun modo- si legge in una nota - il patrimonio comune di esperienze, elaborazioni e par-tecipazione che ha contraddistinto il rapporto che resta in ogni caso un valore condiviso e sempre condivisibile. Tale decisione è maturata a seguito delle valutazioni sulle scelte e sulle direzioni intraprese da entrambe le Associazioni in questi ultimi anni. Sul tavolo del nuovo presidente di CittàSlow International, il sindaco di Polli-

Page 49: Energeo n4 luglio agosto web

energeo 47

RES T

IPIC

A &

DINT

ORNI

città del mondo. Carlin Petrini, fondatore di Slow food, indiscusso ispiratore di tante iniziative avviate per la tutela dei territori e della biodiversità, nonché leader carismatico del movimento, l’uomo che sarebbe di-ventato l’unico italiano inserito nel gennaio 2008 dal quotidiano inglese Guardian tra le 50 persone che po-trebbero salvare il pianeta, già allora spiegava a tutti la sua idea di felicità, ribadendo che “La felicità è ancora di questo mondo, in un’epoca frettolosa e spesso cupa, dai ritmi di vita e di lavoro innaturali, dov’è finito il tempo per la vita, per la persona, per la condivisione“. Ricorda l’ex sindaco di Greve in Chianti Paolo Saturnini, promo-

tore del progetto, oggi presidente onorario della Rete Cittaslow International, festeggiatissimo in Olanda, da tanti sindaci di mezzo mondo, ormai diventati suoi amici:” Ero entusiasta delle idee di Slow Food, vissute con l’entusiasmo di quei tempi e, nello stesso tempo, ero sempre più preoccupato per la globalizzazione galop-pante che appiattiva e banalizzava tutto”. Affiorano altri ricordi: ”All’epoca ero Sindaco di Greve in Chianti, pensai di dare un contributo importante alla causa di Slow Food che, ormai, aveva varcato i confini nazionali”. “E magari- pensai- se più sindaci si fossero messi insieme e avessero dato vita ad un movimento a fianco di Slow Food, la filo-sofia slow avrebbe potuto fare notevoli passi in avanti”. Come è andata a finire? “Presi carta e penna e comu-nicai questa mia idea a Carlo Petrini, che la condivise e mi invitò a riunire a Greve alcuni tra i sindaci più vicini al Movimento Slow.

Così, a settembre 1999, ci trovammo a Greve: Carlo Petri-ni, il sindaco di Bra, quello di Orvieto, quello di Positano ed il sottoscritto. Decidemmo di dar vita ad un’ associazione che chiamammo “Cittaslow – Rete internazionale delle città del buon vivere”. Ispirati da Carlo Petrini, grande ti-moniere di Slow Food, Paolo Saturnini, allora sindaco di Greve in Chianti, Francesco Guida, sindaco di Bra (citta-dina del Piemonte dov’è nato 65 anni fa Carlin Petrini), Stefano Cimicchi, sindaco di Orvieto, Domenico Mar-rone, sindaco di Positano fecero un’importante rifles-sione: “Una rete di piccole città sotto ai 40.000 abitanti, animate dal desiderio di conservare la propria identità,

la propria cultura, i propri prodotti, le proprie tradizioni può soltanto crescere, anche all’estero. Decidemmo che la diversità, in un mondo che stava diventando sempre più uguale, era e sarebbe stata sempre di più un valore e che pertanto andava difesa, protetta e valorizzata”. Quali requisiti devono avere? “Ogni città per far parte del nostro movimento deve aver sottoscritto il nostro ma-nifesto”. Con un pizzico di orgoglio confida:“Da quattro le città oggi sono diventate circa 200 e sono sparse in tutti i continenti. Cittaslow, oggi, è diventata una piccola “ONU del buon vivere”, una piccola ONU di tutte quelle città e di tutti quei territori e di tutti quei cittadini che hanno scelto di vivere il presente e di andare verso il futuro portan-dosi dietro il loro passato, la loro storia, la loro identità”. Quel modello che immaginavano gli amici di Carlin era un luogo “dove l’uomo è ancora protagonista del lento, benefico succedersi delle stagioni; uomini rispettosi della salute dei cittadini, della genuinità dei prodotti e della buona cucina; luoghi di affascinanti tradizioni artigiane, di preziose opere d’arte, di piazze, di teatri, di botteghe, di caffè, di ristoranti e paesaggi incontaminati; caratteriz-zati dalla spontaneità dei riti religiosi, dal rispetto delle tradizioni, dalla gioia di un lento e quieto vivere”.

IL SINDACO-PESCATORE SIMBOLO DI CITTÀSLOWNella storia delle CittàSlow ha fatto irruzione un altro personaggio che il 5 settembre 2010 veniva assassina-to, vittima di un agguato rimasto impunito. Si tratta di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica nel

Paolo Saturnini, Presidente onorario

Il comune di Brisighella

Il comune di Pollica

Bassa impronta ecologica in presenza anche di aumento della popolazione

Tessuto sociale forte, vivo e diffuso

Sì inclusione sociale, no desertificazione sociale

Democrazia partecipativa ad ogni livello decisionale

Basso livello di criminalità

Alta qualità della vita

Bassa povertà

Alta percentuale di spazi verdi

Mobilità sostenibile

Consumo / produzione di energia / cibo a livello locale

Obiettivo di tendenza: la città resiliente

LA NOSTRA CITTÀ IDEALE

Page 50: Energeo n4 luglio agosto web

energeo48

Halfeiti, in Turchia

Cilento, indimenticato vicepresidente di Cittaslow Inter-national, impegnato per l’ambiente e la legalità, per il riscatto e la valorizzazione del suo territorio.La cittadina sulla costa cilentana, simbolo del vivere lento e della Dieta Mediterranea promossa da Ancel Keys, rappresen-ta con le frazioni di Acciaroli, Pioppi, Galdo, Celso e Can-nicchio, un esempio di “buon governo” del territorio in senso slow, e di eccellenza ambientale e sociale. Ci ave-va creduto fin dal primo momento il sindaco Vassallo in quella associazione di città le quali, puntando sullo stile di vita, avrebbero potuto diventare un punto di riferi-mento a livello internazionale. Il sindaco-pescatore era abituato a guardare l’orizzonte del mare, a bordo del suo Gozzo di sette metri più pratico per la pesca con le reti da posta ( prima usciva in mare con i colleghi pescatori su un peschereccio di 16 metri, utile per la pesca a strasci-co). I pensieri, anche quando era a pescare, andavano ad una cultura slow che si propone come contro-cultura positiva e attiva rivolta al miglioramento delle con-dizioni di vita delle popolazioni urbane e rurali, senza necessariamente traguardare una crescita quantitativa, ma piuttosto investigando in termini multisettoriali, ogni possibile avanzamento (di processo, organizzativo, tecnologico, sociale, ecc.) finalizzato alla soluzione dei problemi, alla difesa proattiva del patrimonio ambien-tale e sociale che abbiamo ricevuto dai nostri avi e che abbiamo l’obbligo morale di tramandare alle nuove generazioni nelle migliori condizioni possibili. “Questo era ed è lo spirito che portava avanti Angelo Vassallo nella sua Pollica, nel Cilento, cento chilometri a sud di Salerno- spiega Stefano Pisani, che ha raccolto il testi-mone del suo predecessore, neo presidente di Cittaslow International– lui col concorso dei concittadini, la deter-minazione, le idee applicate, fu in grado di trasformarla in una perla per la qualità dell’ambiente, le politiche sociali ed educative, la difesa del paesaggio, in una regione per altri versi difficile”. Che cosa rappresenta oggi Cittaslow?

L’IMPEGNO DEL SINDACO DI POLLICA“Si potrebbe rispondere in sintesi che Cittaslow è una bella famiglia, tantissime città di diversi paesi del mondo che riesce oggi a orientare lo sviluppo in senso slow in molte aree.In realtà –spiega Pisani- Cittaslow è molto di più: essenzialmente è un progetto economico e sociale che va a toccare tutti o quasi gli elementi che costituiscono una città come comunità viva “. L’idea è partita dall’Italia migliore, più vera e forte, quella – per intenderci - che dopo il romano municipium ha inventato il Comune, quella che resiste sul territorio insegnando a tutti come contemperare la conservazione creativa del paesaggio e

del patrimonio culturale e ambientale con la creatività e lo sviluppo. Cittaslow International è oggi un’Asso-ciazione a forte vocazione internazionale, non profit, di carattere privatistico che associa soggetti pubblici, ovvero città e paesi. I principi cardine vengono indi-viduati nell’identità locale, il valore della memoria, il patrimonio di cultura del territorio. Senza trascurare la difesa dell’ambiente, naturale e sociale, lo sviluppo in termini sostenibili, il senso del limite, la resilienza ap-plicata all’amministrazione pubblica. Inoltre per Citta-slow la comunità va intesa come strumento di sviluppo locale e difesa dalle distorsioni del modello prevalente, responsabilità sociale condivisa, partecipazione, scam-bio intergenerazionale. Gli ambiziosi progetti sono tutti riportati sul portale www.cittaslow.net (pagine in inglese e in italiano) o i social network, dove sono de-scritte centinaia e centinaia di iniziative già avviate nelle diverse Cittaslow.

LA VOCAZIONE INTERNAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONEUn Comitato scientifico, diretto da Giuseppe Roma del Censis, consente di mettere in valore la realtà di network già esistente, a livello europeo e mondiale. In sintesi, i progetti, su vari livelli in Europa, utilizzano programmi della passata e presente programmazio-ne, Leader +, Youth in action, Europe for Citizens, EU FP7, ecc., in collaborazione con università italiane e di altri paesi, interventi strutturali per politiche sociali con DG Social Inclusion del EU Council, ecc. Vi sono poi progetti autonomi di Cittaslow International, sull’ar-tigianato (Cittaslow Handing), sulle nuove modalità di produzione, distribuzione e consumo e sul turismo (Cittaslow Tourism). Cittaslow promuove grazie agli strumenti di governo locale, azioni di piano, politiche ambientali, politiche educative e di civismo, politiche sociali anche di inclusione e per il lavoro, il cosiddetto “buon vivere”, una condizione di equilibrio costitutiva della condizione umana, oggi minacciata da una pro-gressiva turbo-tecnologicizzazione degli strumenti e delle relazioni, dall’alienazione provocata dalla “ve-locità” e dalla competizione senza regole che diviene malattia sociale e a medio termine, diseconomia, banalizzazione dell’essere umano. Al “pasoliniano” sentimento di scandalo nel veder erodere la sapienza secolare locale a favore di soluzioni standard di stampo www.restipica.net

RES T

IPIC

A &

DINT

ORNI

produttivista, il non dimenticare la “storia” ed “essenza” dei luoghi, Cittaslow affianca il ricercare delle migliori applicazioni tecnologiche sostenibili per il pianeta, l’ambiente naturale, le infrastrutture e i servizi alla per-sona, il creare economia durevole, la certezza e dignità del lavoro, la stabilità sociale, la ricchezza diffusa, la giustizia sociale. Va da sé che Cittaslow è un “pattern” applicabile in un contesto di democrazia: senza libertà e regole condivise non si può implementare il livello di qualità della vita e il contesto sociale ed economico di una comunità. Questa è la ragione cardine del successo relativo di Cittaslow nel mondo: ambiente, sviluppo sostenibile ma anche inclusione sociale, condivisione delle responsabilità, democrazia partecipativa. Citta-slow non è e non vuol essere una “gate town” d’élite, ecologica sì ma chiusa e difesa da guardie armate; al contrario è un modello di comunità aperta appli-cato oggi da circa 15 milioni di cittadini nel mondo.

Pierpaolo Bo

Sede Centrale e Direzione: Cittaslow International, via Garibaldi, Orvieto (TR) www.cittaslow.net

Stefano Pisani, Presidente CittaSlow International

Angelo Vassallo, sindaco pescatore

Page 51: Energeo n4 luglio agosto web
Page 52: Energeo n4 luglio agosto web

a

18 General Assemblth

ICO

MO

S

Ital Florence2014

eritage and Landscape asuman ValuesH

Sotto l’Alto Patronato delPresidente della Repubblica Italiana

18 Assemblea Generale ICOMOSSimposio Scientifico

“Heritage and Landscape asHuman Values”

Arrivederci a Firenze

Partner privilegiato

http://florence2014.icomos.org

dal 9 al 14 Novembre 2014