Emergency Oggi Rivista Mese di Marzo 2009

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TECNOLOGIA E COMFORT AL SERVIZIO DEGLI UTENTI Editore Key Communication Anno XV n.3 Marzo 2009 Editore Key Communication sas Iscrizione Tribunale di Parma n. 32 del 08/08/1995 - Poste Italiane spa - Spedizione abb. postale 45% - DL 353/2003 (conv. in legge 27/02/04 n.46) Art. 1 comma 1 - DCB Roma 4,00 euro ISSN 1723-7033 Rivista tecnico scientifica riservata al personale specializzato. Non diffusa al pubblico. In caso di mancato recapito restituire PT Romanina per la restituzione previo add.to. HEMS 2009 17/18 Settembre Aeroporto Cinquale di Massa

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TECNOLOGIA E COMFORT AL SERVIZIO DEGLI UTENTI

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Aeroporto Cinquale di Massa

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EMERGENCY OGGIMensile di Emergenza Sanitaria

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La informiamo che i suoi dati sono trattati nel rispettodegli obblighi di legge in materia di Privacy. L’informa-tiva, ai sensi dell’ art. 13 D.Lgs. 196/2003, è consulta-bile sul nostro sito internet all’indirizzo: www.emergencyoggi.it

Periodico associato USPI Unione Stampa Periodica Italiana

4TECNOLOGIA E COMFORT ALSERVIZIO DI ADULTI E BAMBINI

ensile di emergenza sanitaria

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SELEZIONE E FORMAZIONE DELLE SQUADRE DI INTERVENTO PSICOSOCIALENELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA

23COSTO-EFFICACIA NELLA GESTIONE DEL PAZIENTE CON DOLORE TORACICO

F. Pieralli, A. Conti

26LA CASA DEI RISVEGLI LUCADE NIGRIS DELLA AZIENDAUSL DI BOLOGNA

ANNO XV n. 3

M a r zo 2 0 0 9

D.Scafi, F. Scoppetta, G. Capitò

F.Sbattella

LA GESTIONE DELLE RIUNIONI QUALE STRUMENTO DI MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA

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Marzo 2009Eo 4

Un giorno importante per Modena che giovedì 19 marzo 2009 è stato inaugura-to con la presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il NuovoBlocco Tecnologico per le urgenze e le emergenze dell’Azienda Ospedaliero -Universitaria di Modena. Complessivamente il Nuovo Blocco Tecnologico realiz-zato tra la fine del dicembre 2005 e l’ottobre 2008 occupa una superficie internapari a 5.400 mq: 2.310 mq per il Pronto Soccorso Generale, 410 mq per quellopediatrico, 1.250 mq per l’Area di Terapia intensiva e 1.430 mq di area assisten-ziale di supporto. Queste sono le cifre che rappresentano le dimensioni di unarealizzazione ad alta tecnologia, dotata delle attrezzature e di una disposizioneper quanto riguarda l’occupazione degli spazi necessarie ad offrire alla città unservizio di assoluta eccellenza ed in grado di rispondere a qualsiasi tipo di emer-genza, fornita in ambienti che rispondono ai più moderni standard di comfort eumanizzazione. L’investimento è stato pari a quasi sedici milioni e mezzo di eu-ro, dei quali 14 milioni e 400mila per le strutture e gli impianti, 965mila per le at-trezzature, 880mila per gli arredi e 250mila per le reti informatiche. Il Policlinicoche garantisce, annualmente, circa 46.000 ricoveri, 3.500 parti, 20.000 interven-ti chirurgici, 60 trapianti di midollo, 60 di fegato, 35 di rene, 3 milioni di prestazio-ni ambulatoriali, oltre 50.000 accessi per la distribuzione diretta di farmaci, conquesta opera qualifica ulteriormente la sua vocazione di ospedale ad alta spe-cializzazione e tecnologia, per attività di secondo e terzo livello, con particola-re riferimento all’ambito oncologico – internistico, trapiantologico, chirurgico,specialistico e materno infantile. Per queste sue caratteristiche è punto di riferi-mento per l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia per le attività didat-tiche e di ricerca svolte dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Questa summa diattività diverse ma complementari, rendono il Policlinico luogo privilegiato perla realizzazione e sviluppo di procedure diagnostiche e terapeutiche innovativee per favorire il rapido trasferimento applicativo delle più avanzate acquisizionisperimentali.“Il Nuovo Blocco Tecnologico sarà pienamente funzionante prima della prossi-ma estate – commenta il dottor Stefano Cencetti, Direttore Generale del Policli-nico di Modena – è una struttura coerente con la mission aziendale, destinata ariorganizzare il settore delle emergenze e urgenze gestito dal Policlinico. Esso,infatti, permette, finalmente, di trasferire la Rianimazione dalla attuale collocazio-ne accanto all’atrio centrale, e di adeguare il Pronto Soccorso generale al flus-so di utenti che giornalmente si rivolgono al più importante nosocomio provincia-le. Inoltre, è stata potenziata l’Osservazione Breve Intensiva che ha lo scopo dirisolvere molte patologie acute, ottimizzando la permanenza in ospedale e l’ap-propriatezza dei ricoveri. Uno dei punti qualificanti del progetto è il Pronto Soc-corso Pediatrico che unisce ad una dotazione tecnologica d’avanguardia, unambiente consono ai piccoli pazienti che dovrà accogliere”. L’integrazione tra lecompetenze dei progettisti con l’esperienza clinica dei medici e dei vari profes-sionisti ha prodotto, quale risultato finale, un modello di ambiente sanitario che

IL NUOVO PRONTO SOCCORSO E LA NUOVA RIANIMAZIONE DEL POLICLINICO DI MODENA

TECNOLOGIA E COMFORT AL SERVIZIO DI ADULTI E BAMBINI

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consente di porre il paziente al centro del sistema. “La disposi-zione strutturale e funzionale delle attività di Pronto Soccorso –spiega il Dottor Daniele Giovanardi, Direttore della StrutturaComplessa di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza – nascedall’esperienza maturata attraverso meeting internazionali e dal-la comparazione col sistema d’emergenza adottato in Israele enegli USA. Il risultato è un complesso all’avanguardia a livello in-ternazionale dove i cittadini hanno a disposizione risposte modu-late che vanno dall’ambulatorio gratuito di continuità assistenzia-le (i codici bianchi), gestito dai medici del territorio, sino ai più so-fisticati interventi di rianimazione eseguiti nella shock unit”. Nelnuovo Pronto Soccorso troverà anche posto, in locali ulterior-mente ampliati e potenziati, anche la Struttura Semplice di Os-servazione Breve Intensiva, dotata di 16 posti letto e diretta daldottor Antonio Luciani, che costituisce un importante strumentodi filtro per scongiurare ricoveri impropri. L’intervento permetteràdi adeguare le prestazioni rese dal Policlinico alle reali esigenzedella cittadinanza. Il Pronto Soccorso Generale del Policlinicoregistra, in media, 62.000 accessi all’anno, cui vanno aggiunti2.500 ricoveri in Osservazione Breve Intensiva, circa 1.100 inTerapia Intensiva e 20.000 al Pronto Soccorso Pediatrico, con2.100 ricoveri in Osservazione Breve Pediatrica.Uno degli aspetti più innovativi e caratterizzanti di questa nuovastruttura riguarda la scelta di porre all’interno del Pronto Soccor-so Generale una specifica area dedicata al Pronto Soccorso Pe-diatrico, che replica sostanzialmente l’organizzazione del primo:una zona di attesa, una di triage, un’area urgenze con tre box vi-sita e una zona di osservazione breve intensiva con quattro po-sti letto. “Il Pronto Soccorso Pediatrico – aggiunge la professo-ressa Fiorella Balli, Direttore della Struttura Complessa di Pedia-tria – ha visto adattare l’impostazione di quello generale alla spe-cificità dei pazienti che è destinato ad accogliere.Nell’otticadell’<<Ospedale a misura di bambino>> che ha guidato in que-sti anni tutte le innovazioni introdotte nell’ambito materno-infan-tile, grazie ad arredi su misura e alledecorazioni realizzate daglistudenti dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena, i piccoli pazienti-troveranno al Pronto Soccorso pediatrico un ambiente conforte-vole, colori e materialiadeguati per finiture e arredi proposti edorganizzati in maniera tale da far superare il senso di ostilità epaura che l’ospedale può generare in loro”. Il Nuovo Blocco Tec-nologico si avvale dell’ultima frontiera in campo informatico etecnologico. Il percorso del paziente dall’ingresso alla dimissio-

ne verrà monitorato e ogninodo chiave del percorso sarà servitoda funzioni software che consentono la registrazione di tutte leinformazioni cliniche e gestionali utili a documentare le presta-zioni erogate. IlBlocco è, inoltre, dotato di una TAC, un ecogra-fo e due diagnostiche digitali dirette multifunzionali. “Si tratta,quindi, di una struttura perfettamente autosufficiente che per-metterà di non far peregrinare il paziente da un reparto ad un al-tro, ma di eseguire sul posto anche accertamenti diagnosticicomplessi, allentando il disagio ed abbreviando i tempi di perma-nenza e attesa” conclude Stefano Cencetti. Nel Blocco troveran-no posto altre strutture fondamentali per l’emergenza. L’area diTraumatologia dell’apparato locomotore, dotata di ambulatori esala gessi, che verrà completata successivamente con l’area perle urgenze del Centro di riferimento regionale per la Chirurgiadella Mano. “La nostra struttura è presente 24 ore al giorno nel-l’ambito del Pronto Soccorso per trattare tutte le patologie trau-matologiche che coinvolgono l’apparatolocomotore, ed eseguecirca 15.000 prestazioni all’anno” spiega il professor Luigi Celli,Direttore Struttura Complessa Ortopedia e Traumatologia.La Te-rapia Intensiva Post-Operatoria, che fa parte della StrutturaComplessa di Anestesiae Rianimazione 1, diretta dal professorAlberto Pasetto, si occuperà della terapia intensiva post-opera-toria e pediatrica. Sarà dotata di 8 posti letto intensivi polivalen-ti per adulti, 2 posti letto intensivi polivalenti per minori. Nei loca-li liberati dalla TIPO, attualmente sistemati al primo piano delBlocco centrale troverà, infine, posto la Struttura Semplice diRianimazione, diretta dal professor Alberto Barbieri che, così,sarà ancora più vicina al Pronto Soccorso è lontana dal passag-gio dell’atrio, potendo offrire ai pazienti ed ai loro famigliari per-corsi preferenziali.Il Policlinico attraverso questo Nuovo Blocco Tecnologico, che sicaratterizza come una vera, grande piattaforma di smistamentoper gli accessi ai reparti di degenza, si conferma sempre più co-me punto di riferimento per l’assistenza e la cura dei modenesi,e non solo. Per le innovative caratteristiche e per la mole delleprestazioni offerte, poi, anche come uno snodo fondamentaleper la crescita urbana della città, uno snodo nevralgico di tutta lamobilità interna alla città e di quella che gravita su di essa.L’apertura del Pronto Soccorso su via Campi, quindi, rispondefondamentalmente ad esigenze di viabilità. Il dirottamento deltraffico legato alle emergenze permetterà, infatti, di risolvere nu-merosi problemi logistici, decongestionando l’ingresso su via del

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Pozzo e consenten-do agli utenti delPronto Soccorsou-n’area di parcheggiodedicata. “L’aperturadel Nuovo ProntoSoccorso presso

l’Azienda Ospedaliero - Universitaria rappresenta una ulterioreopportunità per gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgiadella nostra Università – commentano il Rettore prof. Aldo To-masi e la prof. ssa GabriellaAggazzotti, Preside della Facoltà diMedicina e Chirurgia - Un aspetto fondamentale della formazio-ne nelle professioni sanitarie è rappresentato, infatti, dalla pos-sibilità di svolgere attività di tirocinio durante il percorso formati-vo: la Facoltà modenese in questo si è sempredistinta, grazie al numero ben calibrato di studenti e ai rapporti

con le strutture assistenziali, in particolare con l’Azienda Ospe-daliero-Universitaria Policlinico di Modena, tanto da meritare giu-dizi molto positivi da parte di valutatori esterni sulla adeguatez-za e sulla potenzialità formativa dei corsi di laurea della nostraFacoltà. La disponibilità di una nuova struttura aumenta e com-pleta le opportunità di apprendimento per gli studenti e ancheper i medici informazione delle Scuole di specializzazione; unapreparazione a tutto campo anche sotto l’aspetto pratico, quelloche si definisce il “saper fare”, è a monte del processo di miglio-ramento in continuo della qualità dell’assistenza sanitaria, chepotrà contare su pro-fessionisti semprepiù preparati ed ido-nei rispetto ai bisognidella popolazione diriferimento”.

ROVIGO Pronto Soccorso dell’Azienda Ulss 18 di Rovigo haun nuovo direttore: STEFANO KUSSTSTATSCHER Stefano Kusststatscher, 49 anni, è stato nominato direttoredella struttura operativa complessa di Pronto Soccorso, dopoche, nei mesi scorsi, è uscito dal servizio il primario GregorioMercadante, per andare in pensione. Dopo la laurea in medicina e chirurgia conseguita all’ateneopatavino, si è specializzato in gastroenterologia, endoscopiadigestiva, in medicina interna e d’urgenza, medicina legale. E’stato, tra il 1991 e il 1994 “assistant professor in medicine” al-l’Harvard Medical School di Boston e, a tutt’oggi, ha ricopertoil ruolo di dirigente medico nel servizio di medicina d’urgenzadell’Azienda ospedaliera di Padova, gestendo un incarico di al-ta specializzazione per la gestione del rischio in urgenza-emergenza. Ha condotto attività clinica e di ricerca presso ladivisione di gastroenterologia ed endoscopia di Padova e pres-so il Brigham hospital dell’Harvard Medical School. I principalicampi di interesse di Stefano Kusststatscher sono la medici-na d’urgenza, la rianimazione cardiopolmonare, la medicina le-gale, la formazione del personale infermieristico, e la fisiopato-logia. Il nuovo primario ha inoltre condotto intensa attività di-dattica e pubblicistica.

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Una riunione è una situazione, for-male o informale, caratterizzatadal fatto che più persone discuto-

no assieme per il raggiungimento di unoscopo comune (questa definizione nonvale per le riunione solo informative, deltipo conferenza, dette anche “a unavia”). E’ opinione diffusa che molte riunionisiano una perdita di tempo, perché len-te, inefficienti e capaci più di rimandarei problemi che di risolverli. Va detto inol-tre che alcune riunioni sono convocateper obblighi burocratici o per affermare ilpotere di qualcuno o per danneggiarequalcun altro. Se convocate per lo scopo dichiarato eopportunamente preparate e gestite, leriunioni però possono permettere di rag-giungere decisioni migliori, più adatte al-la situazione ed anche più creative, gra-zie all’interazione reciproca, all’inter-scambio di informazioni e alla discussio-ne critica. Le riunioni sono importanti soprattuttonelle situazioni che richiedono cambia-

menti (di convinzioni, preferenze, abitu-dini), dato che: • il grado di coinvolgimento emotivo fa-

cilita l’attenzione; • le persone cambiano più facilmente le

proprie convinzioni e le proprie abitu-dini se vedono che esse cambiano an-che negli altri membri del propriogruppo.

Durante lo sviluppo dei percorsi assi-stenziali si tengono inevitabilmente mol-te riunioni di lavoro ed è quindi impor-tante programmarle e condurle bene. Quali riunioni convocare Bisognerebbe indire solo le riunioni utili.Per decidere se una riunione è utile, èopportuno riflettere sui seguenti tre que-siti: 1. Per raggiungere lo stesso obiettivoesistono altri modi più semplici o rapidi? 2. Le persone che si intende convocaresono davvero interessate al tema da af-frontare? 3. Le persone che si intende convocaresono indispensabili o utili per il succes-so del lavoro?

PREPARAZIONE DELLE RIUNIONI Nel preparare una riunione sono impor-tanti:• la definizione degli obiettivi; prima di

indire una riunione è fondamentalechiarire l’obiettivo da raggiungere,perché è l’obiettivo che dovrebbe de-terminare il contenuto della riunione ele sue modalità di svolgimento;

• la scelta dei numero del tipo di parte-cipanti;

• la convocazione e l’ordine del giorno; • la predisposizione della stesura del

verbale. Numero di partecipanti Il numero dei partecipanti influisce sui ri-sultati di una riunione poiché al cresce-re del numero dei partecipanti succedeche: • il grado di partecipazione attiva tende

a decrescere finché si raggiungono i25 partecipanti circa, poi si stabilizzasu valori bassi;

• il tempo necessario per lo svolgimen-to della riunione, a parità di ordine delgiorno, cresce decisamente con l’au-

La GESTIONE DELLE RIUNIONIquale strumento di miglioramento del

processo di ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Scafi Danilo - Infermiere Area Critica/CoordinatoreScoppetta Federica - Infermiere Coordinatore

Capitò Gino - Medico

Danilo Scafi e Gino Capito

Il Coordinatore di Unità Operativa in area critica

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mentare dei presenti fino a circa 15persone, perché tutti tendono a inter-venire e a voler esporre il loro punto divista, poi si stabilizza;

• l’efficacia delle soluzioni adottate èmassima se sono presenti 6-8, qual-che volta 10 persone, perché c’è unarricchimento reciproco in termini siadi esame del problema, sia di origina-lità delle soluzioni proposte, e la diffi-coltà nel prendere le decisioni non au-menta troppo. Se vi sono più di 10persone, le comunicazioni tendono afarsi caotiche, le singole persone con-tribuiscono meno, la dinamica dellerelazioni di gruppo diviene sempre piùcomplessa e difficile da governare.

La convocazione e l’ordine del giorno La convocazione scritta, che è necessa-ria nelle riunioni ufficiali, dovrebbe con-tenere le seguenti informazioni generali: a) data e luogo; b) orario di inizio e di chiusura. Precisa-

re la durata della riunione consentedi regolare meglio la lunghezza de-gli interventi e delle discussioni;

c) persone invitate a partecipare; d) argomenti da trattare. Vanno indicati i

temi sui quali ci si aspetta che i con-venuti si presentino preparati.

FUNZIONAMENTO DELLA RIUNIONE Si richiama l’attenzione sulla gestionedei tempi, sulla fase iniziale e sul verba-le. Si sottolinea che per gestire bene unariunione occorrono capacità di ascolto at-tivo, flessibilità, mentalità negoziale, chenon sono presenti naturalmente e non siacquistano facilmente. La gestione del tempo Tutti i partecipanti dovrebbero sentirsi re-sponsabili della buona gestione del tem-po, proprio e altrui, ma la responsabilitàprincipale è del coordinatore. La si realiz-za se:• si fanno rispettare i tempi di inizio e di

intervento; • si bloccano le digressioni “fuori tema” e

gli interventi troppo lunghi, ad esempiocon espressioni del tipo: “Ciò che diceè interessante, ma ne dovremmo par-lare dopo” oppure “Grazie, vorrei oradare anche agli altri la possibilità diesprimere il loro parere”;

• si rispetta l’ora di chiusura, con even-tuale aggiornamento dell’incontro sugliargomenti non ancora completati.

Per quanto riguarda il rispetto degli orari,è importante rispettare la concezione lo-cale di puntualità perché altrimenti i par-tecipanti arrivati in perfetto orario potreb-bero provare disappunto o anche risenti-mento. Va detto che ciò che viene consi-derato ritardo imperdonabile a Stoccolmao a Londra può essere visto come ritardoaccettabile a Milano e puntualità a Napo-li o come frutto di un eccesso di ansia inArabia.Soprattutto in caso di riunioni periodicheè importante non tollerare ritardi nelle pri-me riunioni, perché i ritardi potrebbero di-ventare abituali e compromettere il fun-zionamento delle riunioni successive.Inoltre: • è consigliabile trattare l’argomento più

importante all’inizio. L’abitudine di trat-tare all’inizio della riunione i punti chesi ritiene di poter esaurire in breve tem-po, in modo da concentrarsi poi suipunti critici, porta di solito a perderetempo su argomenti di scarso rilievo.Inoltre le persone all’inizio sono fre-sche e, poiché non avvertono ancora lapressione del tempo, tendono a discu-tere meglio e in modo più approfondito;

• la durata di una riunione non dovrebbesuperare le due ore, due ore e mezza,perché poi cominciano stanchezza edisinteresse.

La fase iniziale La fase iniziale di una riunione è criticaperché dà ai convenuti un’idea di qualesarà lo stile del conduttore ed indirizza ilfunzionamento della riunione. Per questo il responsabile della riunionedeve, per così dire, “memorizzare”un’apertura efficace. In essa dovrà speci-ficare: • gli scopi della riunione; • gli argomenti all’ordine del giorno, tra

cui distinguerà quelli in cui un relatorefarà una presentazione, quelli su cuiscambiarsi informazioni, quelli per cuisi aspetta contributi di idee e propostee tra questi, quelli su cui occorre pren-dere decisioni;

• i tempi assegnati alla discussione diogni argomento;

• se non già assimilate dal gruppo, le re-gole di conduzione.

La chiarezza iniziale sui temi e le regolespinge i partecipanti ad una sorta di auto-regolazione dei comportamenti e comun-que rende meno difficile il coordinamen-

to; il conduttore riuscirà con più facilità atogliere la parola a chi divaga o esce fuo-ri tema, a frenare chi interrompe o fa po-lemiche. Ciò è particolarmente importan-te quando chi coordina è gerarchicamen-te inferiore ad altri partecipanti, come av-viene di solito nelle riunioni dei gruppi diprogetto. Il verbale della riunione Di tutte le riunioni in cui si prendono de-cisioni o si contribuisce a decisioni futuresi dovrebbe tenere un resoconto finale,da distribuire ai partecipanti ed alle altrepersone interessate. Il verbale dovrebbeessere chiaro e sintetico e contenere es-senzialmente: • la descrizione delle decisioni prese; • gli impegni presi dai vari partecipanti

con i relativi tempi; • la data della eventuale futura riunione. Di volta in volta chi scrive il verbale deci-derà, in accordo col coordinatore, semenzionare eventuali diversi punti di vi-sta ed eventuali contrasti. Il verbale deve essere scritto dal segreta-rio del gruppo, se esiste, oppure da unpartecipante incaricato dal coordinatoredella riunione oppure, a rotazione, da tut-ti i partecipanti, nel caso di riunioni perio-diche.

TIPI DI RIUNIONE Le riunioni di scambio di informazio-ni La caratteristica di queste riunioni è dinon dovere necessariamente portare aprendere decisioni. Si può trattare di: • riunioni periodiche con l’obiettivo di

aggiornamento reciproco su quanto siè fatto; ognuno dei presenti illustra aicolleghi le sue attività, le novità delperiodo e le sue previsioni;

• riunioni di consultazione durante lequali viene presentato un problema ouna proposta per sentire inizialmenteil parere dei convenuti.

Gli interventi si possono svolgere o nocon ordine prefissato per ruoli, ad esem-pio prima il medico clinico, poi l’infermie-re, poi il laboratorista, ecc. Con questamodalità di solito il ritmo è più lento, per-ché i partecipanti sono più attenti a ri-spettare in chi parla il ruolo che svolge. Comunque al termine di ogni giro di ta-volo il coordinatore può sintetizzare leinformazioni fornite ed eventualmenteproporre approfondimenti su aspetti ri-sultati importanti e di interesse diffuso.

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Le riunioni di soluzione dei problemi odecisionali Sono riunioni durante le quali si dibattonoproblemi che richiedono una decisione. Avolte la decisione è rinviata, ma anche ilnon decidere diventa una decisione. Spesso la parte decisionale non occupatutta la riunione; una parte del tempo puòessere dedicata ad altri scopi, per esem-pio ad informarsi reciprocamente sull’an-damento delle attività. Sono le riunioni più complesse dal puntodi vista delle dinamiche interpersonalicoinvolte e le più difficili da condurre. Gli obiettivi non sempre sono dichiarati.Chi organizza la riunione si può ancheproporre di impegnare i partecipanti nellaapplicazione delle decisioni o di far ap-provare una decisione in effetti già presa. Occorre vigilare perché la discussionenon degeneri in aggressioni personali. Aquesto scopo, nelle riunioni “genuine”può essere utile ribadire lo scopo dellariunione, e cioè arrivare ad una decisioneil più possibile condivisa. Una riunione di soluzione di problemi sipuò svolgere lo stesso anche se non c’ènel gruppo una persona che abbia l’auto-rità per approvare la decisione e render-la operante. Le conclusioni del gruppoverranno presentate come proposta a chiha il potere di decidere. Se il superiore gerarchico di tutti i parte-

cipanti o di alcuni di loro è presente allariunione, dovrà prestare particolare at-tenzione a non ostacolare la liberaespressione delle opinioni. Le riunioni “a una via”, informative Chiudiamo con qualche cenno sulle riu-nioni informative, non tanto alle conferen-ze, quanto alle presentazioni che hannoluogo in molte riunioni del tipo preceden-te. Una presentazione si articola sostanzial-mente in 3 parti distinte: a) l’introduzione, di breve durata, durante

la quale il relatore illustra gli scopi, ilcontenuto e la durata della presenta-zione;

b) la presentazione vera e propria; c) la fase delle domande e del dibattito,

che dovrebbe occupare una parte ri-levante del tempo complessivo, al-meno il 20%.

Soprattutto quando si vogliono presenta-re concetti non noti ai presenti e/o quan-do i presenti sono numerosi è bene daremolta attenzione ai sussidi visivi. I sugge-rimenti più importanti sono: • limitare il numero dei lucidi o delle dia-

positive, in genere non più di una ognidue minuti;

• riportare su lucidi e diapositive solo lesintesi dei concetti, senza scriveretroppo;

• preferire i grafici (istogrammi, torte,

diagrammi) alle tabelle. Per quanto riguarda il dibattito, è il relato-re che dovrebbe scegliere se accettaredomande anche durante la relazione osolo al fine. Ammettere le domande du-rante la presentazione porta ad un climapiù partecipativo e permette di chiarire su-bito dubbi e fraintendimenti. Gli svantaggi sono che: • le interruzioni, se frequenti, possono

ostacolare l’ordine e la completezzadella presentazione;

• se vi sono interventi pesantemente cri-tici o contrari, si può produrre un climadi tensione o di disagio;

• l’autorevolezza del relatore può esserecompromessa dalle domande critichedi persone con ruoli gerarchici elevati.

Le domande alla fine della relazione han-no d’altra parte i seguenti svantaggi: • il clima rimane più freddo e distaccato; • qualche ascoltatore può perdere il filo

logico e innervosirsi o distrarsi, fino adivenire critico verso il contenuto dellapresentazione solo per reazione.

Quando il numero dei partecipanti è supe-riore a 15-20, è importante ricordare cheil clima sarà inizialmente “freddo” (nonpartecipazione, distanza, scarsa empatiada parte del gruppo). Sarà opportuno cu-rare particolarmente l’impianto logico e lachiarezza della presentazione e lasciarele domande alla fine.

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1. Contesti d’emergenza e bisogni psi-cosociali Per discutere della selezione e formazio-ne delle persone per gli interventi psico-sociali di emergenza, è necessario do-mandarsi quali siano i bisogni psicosocia-li che si manifestano nelle situazioni criti-che, cosa significhi operare nell’emergen-za e quali siano le competenze necessa-rie per farlo.E’ dunque utile, innanzitutto, ricordareche le emergenze, anche dal punto di vi-sta psicosociale, possono essere distintesu tre livelli: incidenti semplici, incidenticollettivi e disastri. Qual è la differenza?L’incidente singolo è un evento che acca-de ad una persona o ad un gruppo limita-to e circoscritto di persone. Ad esempio,rientrano in questa tipologia la maggiorparte degli incidenti automobilistici (dovesono coinvolti tre o quattro veicoli), gli in-cidenti domestici e sul lavoro (dove uno opiù lavoratori sono vittime senza che siabbia dispersione di sostanze tossichenell’ambiente). In questi casi, accadespesso che la vita di una persona vengaspezzata o gravemente compromessa,con forti ripercussioni sui suoi familiari esul suo stesso progetto di vita. Sebbenequesti incidenti siano molto frequenti, alpunto da mietere oggi più vite umane diquanto facciano le grandi catastrofi natu-rali, dal punto di vista della collettività es-si appaiono, quotidianamente, come vi-cende “private”, che hanno poche conse-guenze psicosociali sulla collettività. Inqualche modo, la comunità spesso chie-de di dimenticare velocemente l’accadu-to, poiché desidera “andare avanti”. Op-pure delega alle autorità la messa a pun-to di un immediato provvedimento legisla-tivo affinché certi eventi non accadanopiù. Queste dinamiche possono creareuna grave frattura tra i pochi che hannovisto improvvisamente cambiare la pro-pria vita e gli “altri” che “continuano comese nulla fosse accaduto”. Possono quindi

emergere (da parte delle collettività) biso-gni di rassicurazione e rapida elaborazio-ne del lutto e, contemporaneamente, bi-sogni di ascolto, vicinanza, comprensio-ne, inclusione sociale, riconoscimento,riorganizzazione del progetto di vita daparte dei sopravvissuti o dei familiari del-le vittime. Questi bisogni non sono di persé in contrasto, ma possono essere per-cepiti come tali. La stessa messa in cam-po di un professionista psicologo può es-sere ricercato dalla collettività come stru-mento per sfuggire al doveroso ascoltodel dolore altrui e nello stesso tempo rifiu-tato dai sopravvissuti che vorrebbero es-sere riconosciuti come persone “umana-mente” (cioè “normalmente”) disperate.Un grave incidente può rappresentare,dunque, il crollo di un mondo intero, perchi ne è vittima, mentre un fastidioso con-trattempo per gli “altri”. Tra gli “altri” ci so-no anche i professionisti del soccorso,che appaiono a volte in questi casi “cini-ci”, sbrigativi, incapaci di fermarsi adascoltare realmente. Rispondere a questidiversi bisogni è necessario e possibile adiversi livelli. Buona educazione, intelli-genza emotiva e cura degli aspetti deon-tologici della propria professione dovreb-bero indubbiamente caratterizzare ogniprotagonista dei soccorsi. Molto può e de-ve essere fatto per escludere dai servizicoloro che non sono in grado di mantene-re nel tempo questi requisiti di base o, inalternativa, per andare alla radice dellostress e della de-formazione che hannosoffocato la loro umanità. Non bisognatuttavia confondere la calda sensibilitàprosociale e la discrezione dei soccorrito-ri più maturi con gli specifici interventi chepossono mettere in campo i professionistidella mente. In alcuni casi di incidenti in-dividuali, la comunicazione di “bad news”,l’avvio dell’elaborazione del lutto trauma-tico, la prevenzione dei disturbi post trau-matici e la gestione delle conseguenze fa-miliari di una crisi improvvisa richiedono

competenze molto più complesse, proprieesclusivamente di chi ha superato unesame di Stato dopo una formazione spe-cifica durata cinque anni (specialisti inPsicologia) o nove anni (Psicoterapeuti).Ma torniamo alla tipologia delle emergen-ze. Gli incidenti collettivi muovono bisognipsicosociali più complessi di quelli sopraillustrati. Si definisce incidente collettivo,dal punto di vista psicologico, quello in cuiun gruppo di persone, relativamente am-pio, si trova a condividere per un certotempo una situazione drammatica. Sipensi, ad esempio, ad un gruppo di per-sone prese in ostaggio da rapinatori o ter-roristi e minacciato. Oppure ad un gruppodi parenti disperati che per ore attendono,insieme, notizie sui familiari imbarcati suun aereo (come è accaduto a Linate, o aUstica). Si pensi ai passeggeri di un tre-no, un autobus, una nave, feriti insieme.Oppure ai condomini di una casa crollataper una fuga di gas. In questi casi, i dram-mi personali, dolorosi per ciascuno in mo-do imparagonabile, si intrecciano e si rin-forzano a vicenda. La condivisione delledrammatiche condizioni di angoscia portacon sé dinamiche in cui si alternano gestidi supporto reciproco e aspri conflitti, fe-nomeni di contagio emotivo e positiveazioni di mutuo aiuto. I confronti, le diffe-renze tra chi, alla fine, sopravvive e chino, scatenano rabbia e sensi di colpa. Ledomande sulle ragioni della violenza subi-ta si organizzano ed orientano verso stru-menti di rivendicazione legale. La signifi-catività dell’evento comporta spesso unamaggiore visibilità, che attiva i mass me-dia e, con loro, l’emozionata solidarietàdella comunità civile (ma anche, a volte,la morbosa curiosità intrusiva o le sadichefantasie punitive di alcuni).Il dramma condiviso diviene così un’espe-rienza specifica, che necessita di strate-gie di supporto diverse. L’angoscia delgruppo in attesa, i rapporti con la comuni-tà più ampia, il desiderio rivendicativo che

Prof. Fabio Sbattella – Università Cattolica di Milano – Responsabile dell'Unità di ricerca in psicologia dell'emergenza e dell'inter-vento umanitario

>>>SELEZIONESELEZIONE e e FORMAZIONEFORMAZIONE delle

squadre di intervento psicosocialenelle SITUAZIONI DI EMERGENZASITUAZIONI DI EMERGENZA

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si fa forte dell’unità del gruppo, i ricordidelle emozioni condivise, chiedono di es-sere ascoltati con peculiari attenzioni. Ri-spondere a questi bisogni con le stesserisorse umane e le stesse metodologiemesse in campo per gli incidenti semplicisarebbe un errore. La dimensione colletti-va, infatti, richiede uno sguardo capace dicogliere le dinamiche di gruppo, valutare isistemi relazionali attivati, cogliere l’in-conscio collettivo, co-costruire narrazionisignificative. Nello stesso tempo, perma-ne la dimensione personalissima del-l’esperienza dolorosa, che non può rima-nere ignota, ma va intrecciata e connessaalle azioni degli altri, per poi potersi, suc-cessivamente, racco-gliere in sé. Anche inquesto caso, una for-mazione di base al la-voro di squadra, all’os-servazione di contesti,alla comprensione delfatto che “un insiemenon è mai semplice-mente lasomma delle sue par-ti” appare necessariaper tutti gli operatoridel soccorso. I profes-sionisti della menteoperativi in questi am-biti saranno, invece,quelli più preparati allagestione dei gruppi,delle organizzazioni,delle comunicazionicollettive e dell’elabo-razione del lutto condi-viso. Cosa accade, in-fine nelle situazioniche abbiamo definito“disastri”? Dal punto divista psicologico, il “di-sastro” è l’insieme del-le condizioni che sivengono a crearequando un evento di-struttivo (di ordine naturale, tecnologico osociale) ha perturbato una comunità vul-nerabile, compromettendo non solo la vi-ta o la salute di molte persone, ma soprat-tutto disperdendo molte risorse crucialiper la comunità stessa. Un terremoto,un’inondazione, un uragano sono disa-strosi non perché fanno molte vittime (avolte ne provocano meno degli incidentistradali), ma perché spezzano linee elet-triche, acquedotti, vie di comunicazione.Essi distruggono beni, luoghi di produzio-ne e di ricovero, istituzioni e servizi, met-tendo in crisi anche le forze di soccorsolocale, al punto da costringere la comuni-

tà ad aprire le proprie porte a forze di aiu-to “straniere” per quel territorio. Ancheuna nube radioattiva o tossica (eventi di-sastrosi di origine tecnologica) possonomettere in ginocchio un territorio e getta-re nell’angoscia migliaia di nuclei familiarie di persone singole. Per non parlare del-le guerre (disastri “sociali”), oggi partico-larmente capaci di coinvolgere la popola-zione civile, che sono in assoluto la cata-strofe più distruttiva per l’umanità.Questo livello di complessità pone allapsicologia dell’emergenza delle sfide to-talmente diverse. Rimane identica, percerti aspetti, la necessità per i singoli so-pravvissuti di attraversare il proprio dolo-

re. Rimane anche, molto spesso diffusa,l’esigenza di rielaborare gli eventi attra-verso cui interi gruppi familiari, o classi, oreparti, hanno combattuto e superato, (fe-riti), le aggressioni proprie della catastro-fe. Eppure c’è anche qualche bisognopsico sociale in più. C’è infatti da ripensa-re e riorganizzare l’intera comunità. Biso-gna prendere decisioni cruciali per la so-pravvivenza comune nel breve termine,recuperare risorse e prospettive per il me-dio e lungo termine. Tutti sono colpiti.Tutti, in qualche modo possono essere, oessere stati, vittime e sopravvissuti. Ilsenso di coesione si fa all’inizio più forte,

per poi lasciar spazio, classicamente, aconfronti, conflitti e fratture profonde, chesegneranno a lungo la comunità dei rima-sti. La lesione della struttura dei servizi la-scia ciascuno allo scoperto, senza le cer-tezze minime che offrono, alla nostra quo-tidianità, un rubinetto d’acqua potabile edun filo di corrente elettrica. La caduta, o ilforte stress delle istituzioni preposte amantenere ordine, supporto, protezionee soccorso nella comunità, facilitanol’emergere dei più tristi fantasmi che al-bergano nell’animo umano: ansie abban-doniche, angosce mortifere, pulsioni gra-vemente aggressive. L’assenza di unastruttura di contenimento e orientamento

dei singoli e deigruppi è spesso evi-denziata anche dal-l’assenza di un pub-blico, o di una con-troparte vicina, ri-spetto a cui definirsi“vittima”: se tutti so-no colpiti, non c’ènessuno di precisopresso cui rivendica-re o chiedere confor-to. Diventano cosìcontroparte e puntidi riferimento “quellidi fuori”: soccorritorie mass media che lasolidarietà nazionaleo internazionale diun mondo globaliz-zato riesce ad offri-re. Il rapporto con lo“straniero”, ponedunque ulteriori sfi-de psicosociali: isoccorritori vengonospesso percepiti co-me gruppi di estra-nei (lo sono, in que-sti contesti, per defi-nizione), più forti, piùricchi e più invidiabili

(almeno al momento e in confronto alladistruzione diffusa) di chi si trova incondizioni di grave bisogno.In questi contesti, le metodologie, le tec-niche e le strategie di intervento psicoso-ciale sono necessariamente di più ampiorespiro e richiedono ulteriori competenzeprofessionali.Anche in questo caso, usare le metodolo-gie proprie di un livello di complessità in-feriore sarebbe un errore. E’ infatti il con-testo che definisce gli spazi di azione esoprattutto i significati che possono esse-re condivisi. Sebbene il lutto ed il dolore simanifestino nelle stesse forme che abbia-

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mo visto emergere negli incidenti singoli ecollettivi, diversa è la prospettiva in cui sicollocano le domande e le offerte di aiuto.Ad esempio, diverso è pensare, per le vit-time, che le forme dell’aiuto schierate sa-ranno sempre accessibili (poiché, adesempio, i sopravvissuti ad un incidentecollettivo potranno a lungo rivolgersi allostesso ospedale) oppure si ritireranno abreve (come sempre accade per gli aiutieccezionali). Per chi volesse promuovereinterventi psicosociali all’interno di disastridi qualsiasi natura, la mancata consape-volezza della propria posizione nel conte-sto generale dei soccorsi rappresenta unerrore intollerabile.

2. Tempi dell’intervento psicosocialePer tracciare un quadro ancor più chiarodei comportamenti, dei ruoli e delle man-sioni, di chi realizza interventi psicosocia-li in contesti di emergenza, è necessariospendere alcune parole sui possibili am-biti e tempi dell’intervento psicologico.Come previsto dalla legge sulla Protezio-ne Civile in Italia, distinguiamo quattro fa-si importanti dell’intervento psicologico:previsione, prevenzione, soccorso e ripa-razione.La fase forse oggi più nota al grande pub-blico è quella del soccorso. Competenzepsicologiche, (specialistiche e non) ven-gono oggi proposte e richieste sul luogodel “crash”: a supporto dei feriti traumatiz-zati e degli operatori emotivamente coin-volti, vicino ai familiari in attesa, nei luoghidi riconoscimento delle salme e nei puntidi raccolta dei feriti e degli scampati. Esi-stono in questo ambito molte esperienzepositive in tutta Europa che confermanol’utilità della presenza di risorse specifi-che altamente competenti nel tempo delsoccorso.Anche gli interventi di riparazione sono fa-cilmente comprensibili: psicoterapeuti in-dividuali e familiari, psichiatri e psicotrau-matologi si confrontano da decenni con lasfida impegnativa posta dal bisogno di ri-marginare le ferite psichiche di un eventolesivo improvviso. Nel caso di disastri diampia portata, l’azione di ri-orientamentoe riorganizzazione sociale si articola oggianche in raffinati interventi di psicologia diComunità, che puntano al rilancio delle ri-sorse delle reti e della cultura locale, evi-tando il dispersivo impegno in migliaia dipsicoterapie individuali.Vorremmo in questa sede sottolineareche la sfida maggiormente innovativa èoggi, per la psicologia dell’emergenza,quella di lavorare sulle altre due fasi degliinterventi: previsione e prevenzione.

Fare prevenzione delle emergenze, in ter-mini psicosociali, significa puntare ad au-mentare le risorse di resilienza dei singo-li e dei gruppi, sviluppare le capacità di farfronte (coping) agli eventi minacciosi, tro-vare i modi attraverso i quali le informa-zioni utili si radichino nella mente dei sog-getti esposti ai rischi. Ogni comunità, in-fatti, risulta meno vulnerabile agli eventinegativi se ha maturato per tempo atteg-giamenti protettivi, comportamenti effi-cienti e strumenti di comunicazione ade-guati. Anche dal punto di vista dei singoli,un adeguato addestramento può risultareimportante per reggere lo stress dei con-testi emergenziali. E non si tratta sola-mente di conoscere ed introiettare le pro-cedure ritenute più funzionali alla soprav-vivenza in condizioni critiche. Lo “spirito dicorpo”, così come la consapevolezza dipoter lottare sempre, anche quando lecondizioni sembrano disperate, aumenta-no notevolmente la probabilità di metterein atto comportamenti psicologicamentefunzionali nei momenti più impegnativi. Inquesto senso, la psicologia offre il propriocontributo in direzione preventiva, ren-dendo più efficaci i processi di apprendi-mento e di preparazione agli eventi nega-tivi. Troppo spesso, infatti, si è pensatoche per sviluppare buone azioni preventi-ve fosse sufficiente fornire alle persone leinformazioni “tecniche” sui rischi a cui so-no esposte. Una buona strategia comuni-cativa ed una competenza tecnica suicontenuti sembravano essere le unichecompetenze necessarie. Veniva in questicasi sottovalutata, con atteggiamento ra-zionalistico, la dinamica emotiva che vie-ne sollevata ogni qualvolta si chiede allagente di prepararsi ad un evento negativodi cui non vede al momento l’urgenza.Sottovalutare la dimensione psicologicanelle azioni di prevenzione significa di-menticare che le informazioni diffuse suirischi sollevano ansie. A volte, per difen-dersi dall’ansia, le persone aumentano,invece che diminuire, i comportamenti arischio, per dimostrare a se stesse chepossono governare il rischio stesso. Lamente umana è infatti più complessa diquello che spesso immaginano i profes-sionisti di area tecnica e non sempre èpropensa ad usare il buon senso. Ciò èparticolarmente vero nel caso di azionipreventive rivolte a fasce di popolazionepeculiari, come i bambini, gli adolescenti,gli anziani, le cui visioni del mondo e i cuiprocessi cognitivi differiscono da quellidegli adulti preparati.Un passaggio ancora ulteriore è dato dal-l’impiego di competenze psicologiche nel-

la fase di previsione. Tutti gli studi di Pro-tezione Civile si basano su studi previsio-nali, che elaborano scenari ipotetici di tipodinamico rispetto ai quali organizzareazioni di contrasto.Quali sono i rischi che gravano su un ter-ritorio? Quanto è probabile il loro manife-starsi in termini di intensità e frequenza?Quali sono i fattori che possono aumenta-re o diminuire la loro distruttività? Cosaaccadrebbe, ad esempio se il Vesuvio in-tensificasse la sua attività?I modelli elaborati dagli esperti di vulcano-logia sulla base dello studio di centinaia dieventi passati cercano di dare una rispo-sta a questa domanda. Lo stesso accadeper i modelli previsionali elaborati da me-tereologi e geologi, esperti di traffico, discienze ambientali e di strutture architet-toniche. Scenari più complessi vengonoelaborati intrecciando questi eventi con lostudio della variabile umana, che apparedecisamente cruciale nel determinare,così come arginare, incidenti e disastri.Dal punto di vista economico, sociologico,militare, diplomatico, non è difficile prova-re ad intrecciare ciò che sappiamo suicomportamenti umani e ciò che si riescead ipotizzare sull’evolvere di determinatiscenari di rischio. Lo stesso può esserefatto a partire da modelli dinamici delcomportamento umano. Sebbene la men-te umana sia incredibilmente complessa,non funzioni in termini deterministici e siacapace di apprendere anche dagli errorialtrui (così da accumulare esperienza ecomportarsi in ogni nuova occasione inmodo più raffinato), appare indispensabi-le sviluppare modelli dei comportamentiumani probabilmente attesi all’interno dideterminati scenari di emergenza. Senzatali modelli si compie l’errore di presup-porre che le reazioni umane siano insigni-ficanti all’interno degli scenari di rischio.Senza ipotesi sulla componente umana,non è neppure sensato proporre azioni diprevenzione.Lo studio dei comportamenti agiti real-mente, in situazioni critiche, può dunquemolto aiutare la riflessione in questo sen-so, superando le ingenuità proprie di chicrede che le proprie personali esperien-ze, così come sceneggiature dei filmdrammatici, offrano informazioni attendi-bili sui comportamenti umani più diffusi oprobabili.

3. Formare le competenzeVista la complessità delle fasi di interven-to, dei diversi livelli di emergenza e dei bi-sogni psicosociali ad essi associati, puòrisultare facile comprendere come la for-

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mazione degli psicologi dell’emergenzanon possa che essere molto articolata. Inquesta sede ci limiteremo ad esplorare iltema della formazione dei componentidelle squadre di intervento psicosocialeattive nei momenti di soccorso.Può essere utile, innanzitutto, distingueretra la formazione specifica degli speciali-sti di psicologia (psicologi e psicoterapeu-ti che vogliono operare in emergenza) e ilrinforzo delle capacità prosociali di tutti glialtri operatori. Può diventare infatti alta-mente confusivo affermare che tutti pos-sono fare qualcosa per offrire “sostegnopsicologico” alle persone travolte dal-l’emergenza. Tutti sono sicuramente ingrado di (e anzi devono fare del propriomeglio per) offrire conforto, consolazione,solidarietà, coraggio e rispetto, sia alle vit-time che ai loro congiunti, così come aicolleghi soccorritori. Tutti debbono mette-re in campo le proprie migliori risorse diintelligenza emotiva, empatia, “savoir fai-re”, umanità, buona educazione, corret-tezza professionale e civismo. Volontari,sanitari, militari e tecnici che non si impe-gnassero ad usare e a migliorare la pro-pria mente e il proprio cuore prima di agi-re, non sarebbero buoni operatori del-l’emergenza perché sostanzialmente non“umanitari”. Ma dire che tutti possono fa-re “sostegno psicologico” tende, oggi inItalia, a generare l’equivoco che qualsivo-glia preparazione di base sia in grado disupplire o sostituire le competenze speci-fiche dei professionisti della mente. Sitratta decisamente di una posizione scor-retta. L’utilizzo di schemi di azione, proto-colli, indicazioni, suggerimenti e tecnicheapprese in assenza di ampie conoscenzescientifiche su cosa sia la complessitàdella mente è potenzialmente pericolosa.In molte situazioni complesse (e l’emer-genza lo è sicuramente), abbiamo vistooperare con successo équipe ricche dicompetenze miste, che, lavorando con-giuntamente, assumono il compito di svi-luppare azioni di un supporto che non acaso viene chiamato “psico-sociale”. Sitratta di squadre, che sotto il diretto coor-dinamento di uno psicologo esperto inemergenze, raggruppano figure quali psi-cologi e psicoterapeuti, un educatore, unassistente sociale e/o una figura sanita-ria. Ciascuna professionalità concorre inquesti casi a realizzare azioni collettive disalute mentale, come d’altro canto avvie-ne in tutti i servizi di salute mentale in Ita-lia. In particolare, la dimensione “sociale”dell’intervento non può che arricchirsi dal-l’intreccio delle competenze di chi, perspecifico mandato professionale, è porta-tore di strumenti funzionali all’analisi delle

variabili demografiche, storiche, economi-che, legali e culturali proprie di ogni grup-po sociale. Al contrario, gruppi costituitida volontari generici o da soccorritori pro-fessionali non psicologi, non coordinati daprofessionisti della mente e preparati conpercorsi di formazione esterni alle Univer-sità e agli Ordini professionali dovrebberoper chiarezza essere chiamati semplice-mente di “supporto umanitario”.Fatte queste premesse, possiamo affer-mare che lo sviluppo di competenze emo-tive e comportamentali può risultare utilea tutti i livelli. Per questo, è utile differen-ziare i livelli della formazione in relazioneai target, agli obiettivi e ai format delleproposte formative. La tabella 1 riassu-me queste possibilità.Per quanto riguarda le competenze dasviluppare per giungere ad una alta quali-tà degli interventi, è necessario distingue-re tra competenze di superficie e compe-tenze profonde.Le prime si riferiscono a strategie efficaciche possono essere apprese in tempi re-lativamente brevi con percorsi di forma-zione mirati, le seconde riguardano inve-ce aspetti relativi alla struttura di persona-lità e agli atteggiamenti fondamentali, chesi sedimentano nel tempo e sono frutto dimolte esperienze, incontri, letture e rifles-sioni. Per ciascun gruppo di competenzesi possono distinguere conoscenze ne-cessarie (che rappresentano la base in-formativa di riferimento e la strumentazio-ne concettuale necessaria ad utilizzarecon consapevolezza e flessibilità le tecni-che) e Skills, cioè abilità comportamenta-li osservabili e misurabili.Nelle liste allegate nelle tabelle 3 e 4competenze superficiali e profonde, co-noscenze e skills sono presentati peraree, immaginando che ogni professioni-sta della mente attivo in squadre di inter-vento psicosociale debba conquistarecompetenze di ordine psicologico, socio-contestuale, logistico - organizzativo e sa-nitario.Come si può osservare nella prima lista, iprofessionisti della mente non solo devo-no conoscere bene la psicologia di base(generale, dello sviluppo, sociale e clini-ca) ma anche approfondire i peculiaricontributi della psicologia dell'emergenza.Sempre a livello di conoscenze, è neces-sario che acquisiscano informazioni percollocare correttamente le proprie azioninel contesto specifico. I contesti in cui an-dranno ad operare sono infatti inusualiper la ricerca psicologica classica: le azio-ni di supporto vanno attivate in spazispesso precari, ben diversi dagli studi op-portunamente arredati e dalle rassicuran-

ti mura delle istituzioni. Poiché in emer-genza sono sempre presenti molti bisognie molti soccorritori, è indispensabile unabuona conoscenza della logica comples-siva delle strategie di soccorso e protezio-ne civile, nonché delle logiche che guida-no i comportamenti delle altre categorieprofessionali. Priorità ed urgenze vengo-no infatti definite diversamente dal puntodi vista della sicurezza, dell’ordine pubbli-co, della medicina d’urgenza, della buro-crazia, della disperazione personale.Per quanto riguarda gli skills, l’elenco pre-sentato non è volutamente esaustivo, marappresenta una proposta di riferimento.Tra le abilità selezionate, abbiamo postoin evidenzia la capacità di gestire gruppi,ed in particolare gruppi di lavoro. Le variecorrenti della psicologia hanno ovviamen-te proposte diverse in questo ambito, ma,per i motivi sopra esposti, riteniamo chela capacità di gestire gruppi rappresentiuna competenza di primaria importanza.E’ anche necessario imparare a comuni-care in maniera molto efficace, breve-mente, chiaramente, emotivamente, non-ché condurre attività specifiche quali iprocessi di disattivazione emotiva e di de-

TARGET:A) Professionisti non psicologi impegnati in conte-sti di crisi (Medici, infermieri, forze dell’ordine, vigi-li del fuoco, educatori di strada, assistenti sociali)B) Specialisti della mente preposti specificata-mente all’emergenza (Psicologi, Psicoterapeuti,psichiatri. )Gli OBIETTIVI formativi ipotizzabili in riferimento aidiversi target sono:

Professionisti non psicologi: miglioramento dellecompetenze comunicative e relazionali;rinforzo della consapevolezza e degli strumentiper monitorare i propri bisogni emotivi;affinamento delle capacità di individuazione deibisogni da indirizzare verso risposte di supportopsicosociale.

Professionisti della mente: specializzazione; ac-quisizione di conoscenze per operare nel contestospecifico e per interfacciarsi con le altre profes-sionalità; acquisizione di tecniche e metodologiespecifiche per la gestione di singoli, gruppi ed ag-gregati in emergenza; calibrazione delle compe-tenze relazionali e di coping personali.Il FORMAT delle iniziative formative non può cheessere diversificato:

Professionisti non psicologi: Corsi strutturati inpiù incontri.Specialisti della mente : Master universitari; Cor-

si di perfezionamento; corsi strutturaticon stage o tirocinio.

TABELLA 1: Livelli della formazione

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briefing. Tra le varie competenze, voglia-mo sottolineare l’abilità ludica. Saper gio-care veramente, in condizione di emer-genza, è una competenza molto raffinata,poiché il gioco rappresenta spesso per ibambini sia lo strumento per rivivere itraumi che la via per rielaborarli. Unacompetenza superficiale in questo ambi-to, che non riesca a distinguere giococompulsivo e gioco terapeutico può esse-re estremamente dannosa.Pensando ai possibili interventi all’internodi disastri ed incidenti collettivi, non puòmancare, nel bagaglio delle competenze,la capacità di promuovere azioni di riela-borazione emotiva collettiva. Drammatiz-zazioni, dialoghi, tecniche proprie dellapsicologia culturale e narrativa possono ri-velarsi indispensabili.Per altri aspetti, non può mancare qualche

skills relativo alla psico-traumatologia: sa-per riconoscere i sintomi del di-stress, in-dividuare traumi, contrastare le dinamichedi strutturazione del trauma sono compe-tenze specifiche.In molte situazioni, inoltre, sarà necessa-rio essere in grado di realizzare un ascol-to profondo, con tecniche rogersiane o se-midirettive, usare tecniche di mediazione,di negoziazione, di gestione dei conflitti.Tra gli skills dell’area socio contestuale, alprimo posto sta la capacità di realizzareanalisi di tipo sistemico. La prima cosa dafare in emergenza, anche dal punto di vi-sta psicosociale, è quella di raccogliere ilmassimo di informazioni nel più brevetempo possibile. Ciò significa ad esempio,in caso di disastri, essere in grado di am-pliare lo sguardo fino a comprendere tuttoquanto riguardi della cultura del luogo incui si è chiamati ad operare: miti, riti, tradi-zioni, usanze, calendario, malattie, eventiprecedenti costituiscono elementi impor-tante per costruire o decostruire la tramadi significati feriti dall’evento imprevisto.Se si vogliono superare i pregiudizi, chespesso necessariamente scattano quan-do molti estranei sono chiamati a capirevelocemente gli altri, è necessario mante-nere aperte strategie di osservazione, va-lutazione ed esplorazione rapida della re-altà sociale in cui si è chiamati.Sviluppare e sostenere processi di Empo-werment e saper lavorare con i ruoli for-mali e informali sono altrettanto importan-ti. I contesti di emergenza sono infatti ca-ratterizzati da brusche cadute delle barrie-re sociali e da reiterati tentativi di privarevittime e sopravvissuti, in condizioni di de-bolezza, della loro capacità di autode-terminazione.Sviluppare empowerment in queste si-tuazioni significa ricordare che mante-nere il controllo che rimane possibilesulla propria vita, rappresenta una ri-sorsa fondamentale per la ripresa psi-cosociale rapida ed efficace.Conoscere la terminologia, i protocolli,le normative e le sigle utilizzate da tuttele forze in campo significa, ovviamente,poter comunicare con esse, nonché ca-ratterizzarsi come forza integrata diazioni di ampio respiro.Riguardo all'area sanitaria è indispen-sabile sapere come funzionano i soc-corsi in urgenza, nonché conoscere lenorme igieniche e le regole di auto-pro-tezione sanitaria fondamentali in emer-genza.Più complessa è la lista delle compe-tenze profonde. Essa comprende atteg-giamenti, valori e caratteristiche del Séche sono spesso il frutto di percorsi di

AREA PSICOLOGICA.CONOSCENZE: conoscenza dei modelli teorici e

dei settori di ricerca propri della psicologia del-l’emergenza.SKILLS; avere padronanza delle metodologie digestione dei gruppi e dei gruppi di lavoro in parti-colare;

saper utilizzare tecniche comunicative efficaci; saper condurre attività di debriefing e defusing;saper proporre attività di rielaborazione ludica;saper attivare azioni di rielaborazione emotiva

collettiva con diversi linguaggi;saper riconoscere i segnali di stress ed i sintomi

di trauma individuali e comunitari;saper ascoltare;saper utilizzare tecniche di mediazione, negozia-

zione e gestione dei conflitti.

AREA SOCIO- CONTESTUALE.CONOSCENZE: conoscenza del contesto socio-culturale in cui si è chiamati ad operare;

conoscenza del contesto geografico - storico.SKILLS:

saper realizzare una dettagliata analisi del con-testo;

saper individuare bisogni, risorse, potenzialità,vincoli del territorio e della rete sociale;

saper attivare reti e promuovere il lavoro di rete;saper utilizzare tecniche partecipative e di em-

powerment;saper identificare i ruoli formali ed informali nel-

le organizzazioni complesse;saper lavorare in équipe;saper riconoscere i limiti del proprio ruolo;saper rispettare ruoli e gerarchie;saper regolare reti tra organizzazioni;saper formulare progetti;saper utilizzare strumenti di coordinamento;saper generare soluzioni creative.

AREA LOGISTICO- ORGANIZZATIVA:CONOSCENZE:

conoscenza della terminologia di settore;conoscenza della normativa di settore;conoscenza dei protocolli operativi.

SKILLSsaper amministrare risorse;sapere pianificare risorse in relazione a tempi ed

obiettivi;saper prendere decisioni in posizioni di coordi-

namento;saper stendere progetti e programmi.

AREA SANITARIACONOSCENZE

avere nozioni di primo soccorso;avere nozioni di igiene .

SKILLSSeguire regole di autoprotezione

ATTEGGIAMENTI:saper agire rapidamente;essere assertivi; saper operare in autonomia;avere capacità di autovalutazione;disporre di sufficienti capacità manuali e di

orientamento;essere socievoli;essere disponibili al confronto;avere un pensiero creativo ed essere disponibili

all’improvvisazione;avere capacità diplomatiche (capacità di rispet-

tare l’immagine di sé dell’altro);essere orientati all’efficacia;

essere orientati all’efficienza;avere buone capacità empatiche;essere flessibili;essere disponibili ad assumersi responsabilità;saper mantenere il setting professionale;sapersi mettere in gioco;avere buone capacità osservative;avere diversificate strategie di problem solving;saper reggere incertezza;sapersi uniformare alle direttive del leader;saper valorizzare le risorse altrui.

IMMAGINE DI SE’:saper ascoltare e regolare le proprie emozioni;avere un buon grado di autocontrollo;avere buona consapevolezza di sé stessi e del

proprio ruolo;saper riconoscere i propri limiti;disporre di strategie di coping adeguate;saper gestire le emozioni personali;avere una buona tolleranza della morte e della

perdita;saper tollerare e gestire lo stress;

VALORI:essere disponibili al confronto con l’alterità;essere disponibili all’impegno civile.

TABELLA 3 : LISTA 1 Competenze di superficie

ABELLA 4: Lista 2: Competenze profonde:

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Riferimenti Bibliografici

F Sbattella E. Pini Strategie di coping ed emozioni nei soccorritori. inNuove tendenze della psicologia, Vol. 2 N.1, marzo 2004.F Sbattella E. Pini Traumi nei bambini e nei soccorritori: una ricercasulle strategie di coping. Symbolon. Traumi psichici e psicopatologia.rivista scientifica on line, 2005. www.psicotraumatologia.itF Sbattella Competenze psicologiche nelle emergenze: Verso una de-finizione di ruoli e saperi in Nuove tendenze della psicologia, Vol. 3N.3, settembre 2005.F Sbattella M. Tettamanzi e F. Iacchetti Basic therapeutic actions Unmodello di intervento psicosociale per le vittime dello tsunami in Nuo-ve tendenze dellapsicologia, Vol. 3 N.4, dicembre 2005.F Sbattella Emozioni infantili in contesti d’emergenza in Minori oggi trasolitudine e globalizzazione, Vita e Pensiero, Milano, 2005.F Sbattella Psicologi e psicologie in contesti di emergenza: una sfidaper le conoscenze psicologiche. in C. Kaneklin A. Bruno G. Scaratti (acura di), I processi di generazione delle conoscenze nei contesti orga-nizzativi e di lavoro, Vita e Pensiero, Milano, 2005F. Sbattella, M. Tettamanzi, La gestione della morte improvvisa e dellutto: comunicazione e supporto, in G.Trabucco, F. Buonocore (a curadi), Pronto Soccorso Triage. Accoglienza, rassicurazione, cura, aspet-tative, vissuti psicologici, bisogni. pp. 181- 187, Edizioni Libreria Corti-na Verona, Verona, 2007.F. Sbattella M. Molteni Umorismo ed emergenza Quaderno di Psicolo-gia dell’emergenza N.2, DSU, Un. Cattolica, Milano, 2008.M. Tettamanzi F. Sbattella Le conseguenze psicologiche degli inciden-ti stradali Quaderno di Psicologia dell’emergenza N.1, DSU, Un. Cat-tolica, Milano, 2007.Per approfondimenti: www.unicatt.it/psicoemergenzaConclude i lavori della mattina la Prof.ssa Clara Capello – Universitàdi Torino, conducendo la discussione aperta sulle tematiche emerse esulle riflessioni dei partecipanti.

auto educazione continua.Prese separatamente, queste competenze possonoapparire caratteristiche ideali, tutte chiaramente au-spicabili per ogni mansione e ruolo professionale.Molte di esse assumono tuttavia, in emergenza, unvalore che fa la differenza. Ad esempio, le capacitàdi agire rapidamente, essere assertivi, orientarsi be-ne nello spazio, utilizzare un pensiero creativo, pos-sono facilitare non poco la scelta dei gesti e delleparole giuste al momento giusto.Anche la disponibilità all’improvvisazione è partico-larmente importante. Sebbene alcuni protocolli pre-disposti per le emergenze scoraggino e disincentivi-no l’iniziativa personale di ordine creativo, non biso-gna dimenticare che in una vera emergenza, moltepoche cose funzionano realmente come dovrebberofunzionare.Alla fine di tutto l’elenco abbiamo inserito la capaci-tà di autoironia: chiedere a sé stessi e agli altri dipossedere tutte o anche solo la maggioranza dellecompetenze raccolte nella lista sarebbe decisamen-te eccessivo: nessuno è perfetto, ed anche le debo-lezze del Sé possono essere una risorsa se si è ca-paci di riderci sopra! Come ultimo aspetto vogliamo sottolineare l’impor-tanza della dimensione valoriale come competenzaprofonda. Entrare in emergenza vuol dire dar valorealla vita, dar valore alle persone. Bisogna saper fa-re delle scelte valoriali, soprattutto in contesti vio-lenti e caotici, dove è facile lo sciacallaggio: sciacal-laggio mediatico, morale, economico e culturale cheapprofitta della debolezza dell’altro. Nessuna com-petenza psicologica ha valore senza una chiara pre-sa di posizione su questo aspetto!

Per costruire un welfare stabile finanziariamente, efficiente nell’eroga-zione dei servizi, giusto nella tutela dei diritti è oggi indispensabile in-tervenire, con politiche pubbliche mirate, sul sistema sanitario italiano.Il volume di Fabio Pammolli e Nicola Salerno «La sanità in Italia», edi-to nella collana Arel-Il Mulino e in libreria dal mese di settembre, inda-ga sulle possibilità di realizzare questo obiettivo, analizzando l’inciden-za dei capitoli della spesa sanitaria e farmaceutica sul sistema di go-vernance pubblica. L’attenzione del libro – frutto di un percorso di ri-flessione portato avanti negli ultimi due anni congiuntamente dal-l’AREL e dal CERM – si sofferma approfonditamente sulla fiscalità fe-deralista e, quindi, sulle interrelazioni tra Stato, Regioni ed Enti Loca-li. Ma l’approccio di fondo non è tecnocratico e investe anzi questionidi politica economica reale. Questioni inerenti alla vita quotidiana dimilioni di cittadini e, quindi, alla tenuta di una società in profonda econtinua trasformazione. Ai nuovi bisogni legati all’invecchiamentoprogressivo della popolazione italiana devono – si sottolinea nel volu-me – corrispondere interventi di coordinamento, regolazione e razio-nalizzazione che garantiscano la stabilità generale del sistema, senzatuttavia intaccarne né l’equità, né il principio irrinunciabile di universa-lità del servizio sanitario.

«La sanità in Italia» Si è svolto a Roma, mercoledì 18 febbraio 2009, il convegno dipresentazione del volume di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno,La sanità in Italia, edito nella collana Arel-Il Mulino. Al dibattito, in-trodotto da Enrico Letta, hanno partecipato l’ex premier GiulianoAmato, presidente della Fondazione Treccani, e Raffaele Fitto, Mi-nistro degli Affari Regionali«Dal questo volume emergono due importanti spunti per le nuovegenerazioni della classe politica italiana. Bisogna anzitutto staremolto attenti a non generalizzare le tematiche della sanità che in-vece devono essere costruite e affrontate caso per caso e con va-riabili sempre diverse. È poi opportuno - ha aggiunto - pensare al-l'unione dei fondi pensione e dei fondi sanità in un unico fondowelfare».

La sanità in Italia

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Convegno organizzato dalla Fondazione Giorgio Castelli onlus e dalla UOC di Medicina Internadell’Ospedale M. G. Vannini

Prevenzione e gestione dell’arresto cardiaco: dall’Ospedale al Territorio

Roma, 13 giugno 2009 Auditorium S. Domenico, V. Casilina 235 - Roma

La sinergia tra le varie entità coinvolte nella prevenzione e nella gestione dell’arresto cardiaco,sembra essere il mezzo più idoneo a contrastare un evento che ogni anno in Italia causa 60.000decessi. Nel corso del convegno ognuno per la parte di propria competenza, si affronteranno ilmondo ospedaliero, la medicina di base, il volontariato al fine di varare strategie atte a diffonde-re nel territorio la cultura dell’emergenza.

Segreteria scientifica:Dott. Vincenzo Castelli, U.O.C. Medicina interna, Ospedale Madre G. Vannini, V. Acqua Bulicante 4 - RomaFondazione Giorgio Castelli onlustel. +39 06 24402037, e-mail: [email protected]

Segreteria organizzativa:Key Communication sasVia Po 10 - 00198 Roma

tel. +39 06 8535 5798 fax +39 06 8535 5606 e-mail: [email protected]

CREDITI ECMPROFESSIONE MEDICO CHIRURGO, 3 CREDITI, RIF. 6944 9017162

PROFESSIONE INFERMIERE, NON ANCORA ASSEGNATI, RIF 6944.9017163

8,45 Saluto delle Autorita’

1° sessione, moderano : A. Spataro-G.F. Testa

9,00 “Fisiopatologia dell’arresto cardiaco” G. Ansalone-L. Cacciotti

9,20 “Tecniche diagnostiche d’avanguardia per l’individuazione dei soggetti a rischio di MCI” L. Calo’-E. De Ruvo

9,40 “Utilita’ terapeutica dell’ipotermia durante e dopol’arresto cardiaco” G. Battisti- G.F. Testa

10,00 “Percorsi di prevenzione della MCI” C. Santini - U. Nicolella

10,20 “Ruolo della Medicina di base nella lotta alla morte cardiaca improvvisa”B. Valente

10,40 Discussione10,50 Coffee-break

2° sessione, moderano : C. Santini- L. Calo’

11,00 “ARES 118: i progetti Lazio cuore sicuro ed infarto net ” F. Cirella - S.Scelsi

11,15 “La gestione infermieristica dell’arresto cardiaco”S. Scelsi-F.Cirella

11,30 “Morte cardiaca improvvisa nello Sport”V. Castelli-A Spataro

11,50 “Prevenzione e promozione della salute attraverso un nuovo protocollo di visita medico-sportiva: dal progetto alla realta’ ” A. Spataro-M, Brozzi

12,20 “L’esperienza del volontariato”M. Martini-A.Vallifuoco-O. Di Michele

12,35 “Aspetti legislativi innovativi in tema di defibrillazione precoce in ambito extra-ospedaliero”D. Di Virgilio

12,45 TAVOLA ROTONDA “La Cultura dell’emergenza in Italia: a che punto siamo?” Discussants : G. Ansalone, A. Destro, D. Di Virgilio, C. Santini, Serra, G.F. Testa,…

13,15 COLAZIONE DI LAVORO14,15 Esercitazione pratica di rianimazione

cardio-respiratoria ed uso del defibrillatore (BLS-D),tenuta da istruttori certificati ARES 118 Lazio

16,15 Compilazione questionario16,30 Chiusura del Convegno

Patrocini richiesti:ACSA - FADOI - FISM - IRC-COMUNITA' - SIMI - CONACUORE - REGIONE LAZIO - ARES 118 - COMUNE DI ROMA - PROVINCIA DIROMA

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MENO INCIDENTI E MENO INFORTUNIPoco più di 5 mila le richieste di soccorso giunte nel 2008 allacentrale operativa del 118 (che ha sede agli Ospedali Riuniti) perincidenti stradali. Sono quasi 500 richieste in meno (con un calosuperiore all’8 per cento) rispetto al dato del 2007, in cui le chia-mate furono 5.475 e rispetto al 2006, in cui le richieste di ambu-lanze da inviare per scontri con feriti erano state 5.576. «Credoche le campagne di questi ultimi anni – commenta il dottor Valo-ti – stiano cominciando a dare qualche frutto tangibile. Le forzedell’ordine, polizia stradale, carabinieri, polizie locali, ma anchele scuole, l’Asl, l’Aci, gli Ospedali Riuniti, hanno messo in camponumerose iniziative di formazione e di sensibilizzazione. Cito adesempio gli incontri organizzati dall’ospedale con le scolareschesu questo tema, in particolare con le classi quinte delle superio-ri, che in qualche caso sono state condotte a visitare il reparto diRianimazione per rendersi conto delle conseguenze di un inci-dente. Forse questo calo, finalmente evidente, delle chiamate al118 per incidenti stradali è indice del fatto che si è imboccata lastrada giusta». Al calo delle chiamate al 118 corrisponde in ef-fetti anche un calo netto degli incidenti mortali. L’Eco di Berga-mo nel 2008 ha riportato la cronaca della morte di 114 bergama-schi contro i 141 del 2007. Se si considera inoltre il dato relativoai morti per incidenti avvenuti entro i soli confini della provincia,escludendo le tragedie avvenute altrove, il numero delle vittimenel 2008 scende a 98 contro le 120 del 2007 (quasi il 20 per cen-to in meno). Calo netto rispetto al 2007 anche per quanto riguar-da un’altra voce su cui la campagna informativa è stata pressan-te: gli infortuni sul lavoro. Le chiamate al 118 sono state 325 nel2008 contro le 396 del 2007 (meno 18 per cento). Buon segno,ma è assolutamente vietato abbassare la guardia.

118, OLTRE CENTOMILA SQUILLIIn termini generali, invece, le chiamate al 118 nell’anno che si èappena concluso sono state ancora una volta tantissime da tut-

ta la provincia, ben oltre le centomila, che significa circa 280 algiorno. «Dopo la crescita esponenziale degli ultimi anni, in cui siè compiuto un balzo di oltre 40 mila chiamate in più – analizza ilresponsabile del 118 Oliviero Valoti – l’attività della nostra cen-trale operativa si è stabilizzata ben oltre le centomila chiamateannue». Da rilevare che una tale mole di «squilli» non si trasfor-ma interamente in ambulanze inviate sul territorio. Le missioniattivate, infatti, sono poco meno di 50 mila, ovvero circa la metàrispetto alle chiamate. Questo significa che molte sono ancora lechiamate «improprie» al 118. «Sono ancora molte – confermainfatti Valoti – le telefonate alla centrale operativa da parte di cit-tadini che richiedono informazioni o consulenze. Questo avvienea volte per un errato utilizzo del servizio, che dovrebbe esserecontattato in casi di effettiva urgenza o emergenza, ma anchequando il cittadino non riesce, per vari motivi, a trovare rispostealle proprie esigenze da parte del servizio del medico di base».

ELISOCCORSO: 630 OPERAZIONIFiore all’occhiello del 118 di Bergamo è l’elisoccorso, che ha ba-se a Orio al Serio: 630 gli interventi nel 2008, in calo rispetto aquelli del 2007, che furono 667. «Sono calati gli interventi di soc-corso in montagna – chiarisce Valoti – probabilmente grazie auna maggiore prudenza da parte degli escursionisti, che affron-tano le gite meglio equipaggiati».

RESTYLING AL PARCO MEZZIIn questo periodo è in corso inoltre un rinnovo del parco mezzi:diverse ambulanze particolarmente «vissute» sono state sosti-tuite (fra queste, una decina di ambulanze della Croce Rossa inservizio 24 ore su 24) e a gennaio arriveranno probabilmente an-che tre nuove automediche. Sempre come automedica il 118 diBergamo dispone da alcuni mesi anche di un suv Audi Q7 superattrezzato, donato dall’Ance Bergamo (Associazione nazionalecostruttori edili).

Centomila chiamate al 118 di Bergamo: calano gli incidenti e gli infortuni

Si consolida ben oltre le centomila chiamate annue ricevute (280 al giorno)l’attività della centrale operativa del 118 di Bergamo. Ma il 2008 appenaconcluso, dal punto di vista delle emergenze e urgenze sanitarie nella Berga-masca, è un anno che si caratterizza soprattutto per un calo sensibile (per laprima volta negli ultimi sei anni) delle richieste di soccorso per incidenti stra-dali e infortuni sul lavoro. I numeri restano alti e molto c’è ancora da fare, èvero, ma il trend registrato quest’anno è un buon segnale, come sottolinea-no gli esperti del settore: «Sono dati confortanti – spiega il responsabile delServizio sanitario urgenza ed emergenza 118 di Bergamo, Oliviero Valoti –merito probabilmente delle numerose campagne di sicurezza condotte da va-ri soggetti sul territorio e in particolare fra i giovani».

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Medici cinesi in arrivo al policlinico Santa Maria alle Scotte gra-zie ad un progetto di cooperazione nel settore della medicina traSiena e la Cina. L’accordo è stato sottoscritto tra l’Assessore alDiritto alla Salute della Regione Toscana e il Direttore Generaledel Dipartimento Risorse Umane del Ministero della Sanità Cine-se e, per tre anni, alcuni medici provenienti dalle più prestigiosestrutture sanitarie della Cina, potranno svolgere periodi formati-vi presso gli ospedali della Toscana. A fare da apripista in que-sta esperienza c’è il policlinico Santa Maria alle Scotte che, giàdal 31 marzo, con la collaborazione dell’Università di Siena,ospita sei medici cinesi, quattro uomini e due donne. “Si tratta di un progetto – spiega il direttore generale delle Scot-te, Paolo Morello Marchese – che punta a far crescere profes-sionalmente sia i nostri medici che i colleghi cinesi grazie ad unconfronto quotidiano di esperienze e competenze. Daremo il viaad uno sviluppo costante e ad un aggiornamento continuo di tut-ti i professionisti coinvolti nelle diverse discipline medico-chirur-giche”. I medici cinesi in questa prima esperienza, che avrà unadurata di tre mesi, lavoreranno gomito a gomito con i colleghi

delle Scotte tra le corsie dell’ospedale: sono specialisti in gine-cologia, pneumologia, neonatologia, urologia e chirurgia cardio-toracica. “Ci sarà la massima collaborazione – aggiunge il direttore sani-tario, Laura Radice - con i corrispettivi italiani all’organizzazionee alla realizzazione di programmi di formazione e di seminari. Inparticolare i corsi di formazione saranno destinati alla prepara-zione del personale medico negli ambiti di ematologia, oncolo-gia, cardiochirurgia, microchirurgia, trapianti d’organi e medicinad’urgenza”. Per coordinare il progetto è stato costituito un grup-po di lavoro ad hoc, formato da rappresentanti di entrambe leparti, che provvederà a elaborare un piano di lavoro annuale,controllare in itinere la realizzazione dei programmi e redigereuna valutazione finale al termine di ogni anno di collaborazione.“Si tratta di un progetto ambizioso e innovativo – conclude Mo-rello - che rappresenta per i nostri medici un’opportunità per con-frontare il proprio operato e le caratteristiche della nostra orga-nizzazione sanitaria con quelli di altri colleghi appartenenti acontesti diversi”.

Medici cinesi in arrivo alle Scotte per il progetto formativo tra Siena e CinaGrazie ad un accordo siglato tra l’Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana e il Ministero della Salutedella Repubblica Popolare Cinese

E’ operativo in Burkina Faso un prontosoccorso organizzato in base al modellosenese. L’importante risultato è statoraggiunto grazie al progetto di coopera-zione internazionale portato avanti dalchirurgo senese Alberto Guasconi, medi-co del Pronto Soccorso del policlinicoSanta Maria alle Scotte, appena rientratodalla missione svolta con il Ministero de-gli Esteri nel Paese africano. Il dottorGuasconi è stato scelto per la sua piùche decennale esperienza nel settoredell’emergenza medico-chirurgica in si-tuazioni internazionali difficili e in zone diguerra.“Il Pronto Soccorso dell’ospedale CMA diOuagadougou – spiega Guasconi - è unodei due ospedali presenti in Ouaga, lacapitale del Burkina Faso, con una po-polazione di circa 5 milioni di abitanti. Na-to negli anni 50 era un ospedale ruralema è ora il principale punto di riferimentoper tutta la città e, alla data del mio arri-vo, il pronto soccorso non era dotato di

sala di emergenza ma si presentava co-me semplice poliambulatorio”. Il Ministe-ro della Salute del Burkina ha quindichiesto alla cooperazione italiana di met-tere in funzione un vero e proprio prontosoccorso, sul modello italiano, per quelloche è il terzo ospedale dello Stato Africa-no. “Ho trovato una buona collaborazioneda parte dell’èquipe locale e tanta vogliadi imparare – continua Guasconi – e hocercato di mettere a frutto le mie compe-tenze e l’esperienza maturata in questianni, sia a Siena che nelle missioni uma-nitarie. Proprio ispirandomi al modellosenese ho progettato e attivato il triage,identificando i percorsi per l’urgenza,quelli che sono comunemente classificaticome codice rosso e giallo, e predispo-nendo un diverso iter per le urgenze dif-feribili, cioè i casi meno gravi. Inoltre hoallestito una sala d’urgenza con la stru-mentazione di base necessaria per gli in-terventi salvavita”. I percorsi di triage so-no stati costruiti in base alla sintomatolo-

gia. “E’ stata una scelta – prosegue Gua-sconi – dettata dalla volontà di rendere imedici e gli operatori locali pienamenteautosufficienti nel gestire l’emergenzaanche dopo la mia partenza, seguendoquindi iter formativi e percorsi assisten-ziali formulati come quelli in uso alleScotte”. Il Burkina Faso è attualmente ilterzo Paese più povero sulla Terra, situa-to nell’Africa Occidentale e confinantecon Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana eCosta d’Avorio. “Grazie alla disponibilitàdella direzione del Pronto Soccorso diSiena e dell’Azienda Ospedaliera – con-clude Guasconi – ho potuto partecipare econseguire ottimi risultati nella progetta-zione e realizzazione della struttura diemergenza in Burkina Faso, con pienasoddisfazione delle autorità locali e dellostesso Ministero degli Esteri italiano. E’un grande appagamento, per chi lavoranel campo dell’emergenza-urgenza, sa-pere che c’è una piccola parte di Sienaoperativa in Burkina Faso”.

COOPERAZIONE ALLE SCOTTE

Operativo in Burkina Faso un Pronto Soccorso nato sulla base del modello senese grazie al chirurgo Alberto GuasconiIl progetto di cooperazione internazionale portato avanti con il Ministero degli Esteri

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All'avanguardia il nuovo reparto Grandi Ustionidel Sant'Eugenio

Sono 200.000 gliitaliani colpitiogni anno da ic-tus cerebraleche, spesso,vanno incontro agrave disabilita'permanente. Nel25% dei casi, lacausa e' la fibril-lazione atrialeche si manifestacon sintomi di af-faticamento, irre-

golarita' del battito cardiaco, palpitazioni, dispnea. Arrivapresto una nuova molecola per prevenire l'ictus e com-battere i danni della fibrillazione atriale. L'anticoagulanteorale rivaroxaban sara' disponibile entro l'estate per laprofilassi del tromboembolismo venoso negli interventi dichirurgia protesica ortopedica maggiore di anca e ginoc-chio. "Il 5% dei pazienti con fibrillazione atriale - affermail prof. Diego Ardissino, direttore dell'Unita' Operativa diCardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria diParma - va incontro a un evento tromboembolico. La ma-lattia colpisce in egual misura donne e uomini e tende adiventare sempre piu' frequente con l'aumentare del-l'eta': una persona su tre, superati gli 80 anni, ne soffre.Per anni la comunita' cardiologica si e' impegnata nellaricerca di un nuovo anticoagulante che potesse supera-re le difficolta' d'impiego e di gestione dell'attuale terapiaanticoagulante con dicumarolici". Entro l'estate 2009 sa-ra' in commercio anche in Italia rivaroxaban, una mole-cola di nuova concezione, a somministrazione orale, conl'indicazione nella prevenzione del tromboembolismo ve-noso (TEV) in chirurgia ortopedica protesica maggiore dianca e ginocchio. Rivaroxaban, con l'efficacia dimostra-ta nel ridurre il rischio tromboembolico nella trombosi ve-nosa profonda, ha la potenzialita' di rivoluzionare anchela terapia dei pazienti a rischio tromboembolico nella fi-brillazione atriale. "Infatti il meccanismo alla base dellaformazione del trombo venoso - spiega Antonio Carolei,professore ordinario di Neurologia all'Universita' degliStudi dell'Aquila - e' identico a quello che porta alla for-mazione del trombo arterioso. La nuova molecola potra'quindi garantire importanti vantaggi anche alle personecon fibrillazione atriale. Tale indicazione e' attualmentein studio nel progetto ROCKET-AF". Con rivaroxaban ipazienti colpiti da questo disturbo non dovranno piu' sot-toporsi a controlli frequenti per "aggiustare la dose" eavranno a disposizione un anticoagulante orale efficacein dose fissa.

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SAVONA

180MILA RICHIESTE SOCCORSO AL 118 IN UN ANNO In un anno il 118 di Savona Soccorso ha ricevuto 180 mila chiama-te, un numero leggermente superiore rispetto all'anno precedente.Un quarto delle richieste e' stato effettuato nella fascia oraria 8-12:sono alcuni dati del bilancio dell'attivita' svolta dagli operatori dellacentrale operativa e dallo staff dell'automedica diffusi stamani inuna conferenza stampa. ''Il tempo intercorso tra la chiamata di soc-corso e l'arrivo dell'ambulanza - ha osservato il dirigente SalvatoreEsposito - e' stato di poco meno di 8 minuti per i 'codici rossi' quan-do le disposizioni nazionali indicano come tempo massimo stabilitotra chiamata e arrivo, 8 minuti per l'area urbana e 20 per l'extraur-bana. Un dato dunque molto positivo''. In proporzione le chiamatedi soccorso sono state 12 ogni 100 residenti e i principali luoghi diintervento sono stati: casa 54%; strada 12,3%; uffici ed esercizipubblici 12,35%; luoghi di lavoro 1%. Le principali patologie rileva-te, quelle traumatiche (29%) e cardiocircolatorie (14%). Per l'annonuovo e' stata assicurata l'attivazione definitiva della postazione diautomedica del finalese per 12 ore diurne.

ICTUS: PRESTO DISPONIBILEUNA NUOVA MOLECOLA

E’ un reparto all'avanguardia per dotazione di posti letto e attrezzaturatecnologica il nuovo reparto 'Grandi ustioni' dell'ospedale Sant'Eugenioa Roma, inaugurato alla presenza del presidente della Regione LazioPiero Marrazzo.I lavori di ristrutturazione, durati circa 17 mesi, sono costati 3 milioni dieuro, più della metà dei quali destinati a strumenti e tecnologie. Il re-parto, il più grande e attrezzato d'Italia, conta 28 posti letto di cui quat-tro destinati all'alta terapia intensiva, dedicati cioè a pazienti che han-no ustioni su oltre il 40 per cento del corpo, mentre altri 10 posti lettosaranno destinati a pazienti con ustioni che vanno dal 15 al 40 per cen-to. Collegata, via telecamere, con la sala operatoria, anche un'aula de-dicata alla didattica e alla formazione.“Il cittadino indiano aggredito e dato alle fiamme da tre giovani nellastazione di Nettuno, alle porte di Roma, sarà il primo paziente accoltonella nuova struttura del reparto 'Grandi Ustioni' del Sant'Eugenio aRoma”, ha assicurato il presidente Marrazzo, che, proprio inaugurandoil reparto, ha voluto precisare: ''La cosa più bella è che questo è un se-gnale che la nostra società, la nostra comunità laziale e romana, non èrappresentata da quei balordi, da quei violenti che devono essere solooggetto della nostra riprovazione netta e ferma. La nostra società saràfatta dai nostri camici verdi e bianchi, e spero, sarà fatta per questapersona da una nuova vita''

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Bibliografia essenziale

-ACC/AHA 2002 guideline update for the manage-ment of patients with unstable angina and Non-ST-segment elevation myocardial infarction. www.circu-lationaha.orgESC 2002 guideline for the Mangement of acute co-ronary syndromes in patients presenting without per-sistent ST-segment elevation. www.escardio.org-Farkouh ME, Smars PA, Reeder GS et al. A clinicaltrial of a chest pain observation unit for patients withunstable angina (CHEER study). NEJM 1998;339:1882-8.-Conti A, Paladini B, Toccafondi S et al. Effective-ness of a multidisciplinary chest pain unit for the as-sessment of coronary syndromes and risk stratifica-tion in the Florence area. AHJ 2002.-Antman EM, Cohen M, Bernink P et al. The TIMIrisk score for unstable angina/non ST elevation myo-

cardial infarction. A method for prognostication andtherapeutic decision making. JAMA 2000; 284: 835-842.-Invasive compared with non-invasive treatment inunstable coronary-artery disease: FRISC II prospec-tive randomised multicentre study. Lancet1999;354:708-715.-Cannon CP, Weintraub WS, Demopoulos LA et al.Comparison of early invasive and conservative stra-tegies in patients with unstable coronary syndromestreated with the glycoprotein IIb/IIIa inhibitor tirofiban(TACTICS-TIMI18). TACTICS trials. NEJM 2001;344: 1879-87.-Fox KAA, Poole-Wilson PA, Henderson RA, et al.Interventional versus conservative treatment for pa-tients with unstable angina or non-ST-elevationmyocardial infarction: the British Heart FoundationRITA 3 randomised trial. Lancet 2002;360:743-751.-Wallentin L. Non-st-elevation acute coronary syn-

drome: fuel for the invasive strategy. Lancet2002;360:738-739.-De Winter RJ, Windhausen F, Cornel JH, et al. Ear-ly invasive versus selectively invasive managementfor acute coronary syndromes. The invasive versusconservative treatment in unstable coronary syndro-mes (ICTUS) trial. NEJM 2005;353:1159-1161.-Boden WE. Acute coronary syndromes without st-segment elevation – what is the role of early inter-vention ?. NEJM 2005;353:1159-1161.-Mehta SR, Cannon CP, Fox KA, et al. Routine vsselective invasive strategies in patients with acutecoronary syndromes: a collaborative meta-analysisof randomized trias. JAMA 2005;293:2908-2917.-Conti A, Pieralli F, Sammicheli L, et al. Updated ma-nagement of non-st-segment elevation acute coro-nary syndromes: selection of patients for low-costcare, an analysis of outcome and cost effectiveness.Med Sci Monit 2005;11(3):CR100-108.

Costo-efficacia nella gestione delpaziente con dolore toracicoFilippo Pieralli, Alberto Cont iMedicina d’Urgenza. Dipartimento di Accoglienza Accettazione Emergenza. AOU Careggi, Firenze

Il dolore toracico rappresenta una delle principali sindromi di ac-cesso al Dipartimento di Emergenza con potenzialità di patolo-gie sottostanti ad alto tasso di morbilità e mortalità. La cardiopa-tia ischemica è presente in circa il 50% dei casi di dolore toraci-co. E’ per tale motivo che negli USA a partire dai primi anni ’90sono nate all’interno dei Dipartimenti di Emergenza le Unità peril Dolore Toracico, internazionalmente note con il nome di ChestPain Unit, con l’intento, tramite protocolli di rule-out della cardio-patia ischemica, mediante un triage rapido e funzionalmentestrutturato, di permettere una diagnosi sicura con una deospe-dalizzazione precoce ed una riduzione dei costi. La più impor-tante esperienza deriva dallo studio CHEER nel quale 424 pa-zienti con angina instabile a rischio intermedio di eventi corona-rici sono stati randomizzati al trattamento convenzionale con ri-covero ospedaliero in Unità Cardiologica o alla gestione in ChestPain Unit. Nei 6 mesi di follow-up non sono state osservate dif-ferenze nell’outcome dei due gruppi di pazienti, e nessun even-to è occorso nei pazienti destinati al management Chest PainUnit dimessi precocemente con una riduzione dei costi del 61%con la gestione CPU rispetto alla gestione convenzionale con ri-covero diretto. Le sindromi coronariche acute (ACS) rappresen-tano attualmente le principali cause di mortalità e morbidità nel-le popolazioni ad alto tasso di industrializzazione, la loro preva-lenza è in costante aumento e sono presenti in circa il 50% deipazienti che si presentano al Dipartimento di Emergenza per undolore toracico. Le sindromi coronariche acute senza sopralivel-lamento del tratto ST (NSTEACS) rappresentano circa i 2/3 ditutte le ACS mentre il 1/3 rimanente è rappresentato dalle sin-dromi coronariche acute con sopralivellamento del tratto ST(STEACS). Una strategia riperfusiva precoce è nota da molti an-ni ridurre la mortalità e la morbilità nella STEACS e rappresentalo stato dell’arte del trattamento di queste sindromi. Tuttavia èmateria di dibattito recente se una strategia invasiva precoce siapreferibile ad un atteggiamento più conservativo nelle NSTE-ACS. Recentemente negli studi FRISC-II, TACTICS-TIMI18 eRITA-3 è stato dimostrato che una strategia invasiva precoce è

più efficace della strategia conservativa non solo nei pazienti adalto rischio (innalzamento troponina, recidiva di angina duranteterapia, modificazioni attive dell’ECG, segni scompenso cardiaco/ridottafunzione ventricolare sinistra, instabilità emodinamica), ma an-che nei pazienti a basso rischio di eventi cardiovascolari. Tutta-via, questo atteggiamento terapeutico può determinare l’esten-sione delle indicazioni e l’incremento dei costi, che se non benponderato in rapporto ad una documentata costo-efficacia, puòpesare notevolmente su un sistema sanitario con risorse limita-te.Per questo motivo abbiamo condotto uno studio di costo-effica-cia su 210 pazienti consecutivi con NSTEACS che si sono pre-sentati al DEA dell’Azienda Ospedaliera Careggi nel periodogennaio 2001-marzo 2002, randomizzati a ricevere un tratta-mento invasivo precoce (gestione cardiologica-UTIC) o un trat-tamento più conservativo (CPU su letti di High Dependency Unit(HDU) del DEA) che prevedeva il ricorso alla coronarografia sol-tanto in presenza di caratteristiche di alto rischio. Gli end-pointdello studio a 1 e 6 mesi sono stati: end-point combinatomorte+IM non fatale+angina, durata della degenza, costi di ge-stione. I risultati sono stati analizzati nell’intera popolazione eper sottogruppi TIMI risk score <4 , e > 4. I risultati hanno mo-strato a parità di outcome a 1 e 6 mesi, un incremento dei costinella gestione ardiologia tradizionale nell’intera popolazione. Inparticolare nei pazienti a più basso rischio (TIMI<4) a parità dioutcome abbiamo documentato un risparmio di circa il 30%(9.900 € vs 12050 €) nella gestione in PU-DEA rispetto alla ge-stione convenzionale in UTIC; nessuna differenza in termini dioutcome e di costi di gestione è stata documentata per i pazien-ti con TIMI risk score > 4. La gestione in HDU-DEA appare quin-di fattibile, sicura e costo-efficace per quei pazienti con NSTE-ACS a più basso rischio di eventi (TIMI<4), mentre è da preferi-re una gestione ardiologia specialistica in UTIC con il ricorso aduna strategia invasiva precoce per quei pazienti a più alto rischiodi eventi (TIMI>4).

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Marzo 2009Eo 24 Marzo 2009Marzo 2009

L’A.I.E.S. Sicilia (Associazione italiana Educazione Sanitaria) ela AUSL 3 (Unità Operativa Educazione alla salute Aziendale,gli UUEESS di Acireale e di Giarre, le UU.OO. di Cardiologiaed i Presidi Ospedalieri di Acireale e Giarre) con il sostegno diTAKEDA realizzeranno nel mese di marzo 2009 il progetto“Formazione al Primo Soccorso nelle Scuole”.Il progetto, presentato presso la sede dell’AUSL3 di Catania,ha lo scopo di educare 150 studenti delle scuole medie supe-riori all’emergenza cardiologica, insegnando loro la rianimazio-ne cardiopolmonare (RCP), una tecnica di soccorso per le vit-time di arresto cardiaco, che unisce la respirazione bocca abocca alle compressioni toraciche. Con l’ausilio di un semplicemanichino didattico, il Mini Anne, la RCP consente di far arri-vare ossigeno al cervello e al cuore per tenere vivi i tessuti, inattesa di un defibrillatore che possa correggere il problemaelettrico del muscolo cardiaco. Secondo i dati recentementeforniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, è fon-damentale intervenire il più tempestivamente possibile (perogni minuto trascorso, la sopravvivenza diminuisce del 10%), ela morte cardiaca è una delle più diffuse cause di mortalità. Peri soccorsi e gli operatori sanitari è materialmente impossibile ri-durre oltre un certo limite i tempi di intervento e per questo èimportante che tutti siano pronti a prestare il primo aiuto.I corsi saranno tenuti nel mese di marzo presso le sedi dei Pre-sidi Ospedalieri di Acireale e Giarre, grazie all’impegno di vo-lontari dell’A.I.E.S. Sicilia, di operatori UOESA e UUEESS, car-diologi specialisti delle tecniche della rianimazione cardiopol-monare (istruttore IRC, Italian Resuscitation Council) delleUU.OO. di Cardiologia dei Presidi Ospedalieri di Giarre e Aci-reale, secondo un calendario concordato dai responsabili degli

UUEESS con le scuole coinvolte.I destinatari saranno, ad Acireale,100 studenti del 5° anno prove-nienti dal Liceo Classico “Gulli ePennisi”, dall’I.T.I.S. “Ferraris” edal Liceo Scientifico “Archimede”;mentre nel comune di Giarre sa-ranno coinvolti 50 studenti del 5°anno del Liceo Classico “Amari”, dell’ I.P.S.A.A. “Mazzei”, dell’I.P.S.I.A. “Majorana – Sabin”, del Liceo Scientifico “Leonardo”,dell’ I.P.S.S.A.R. “Falcone”.“Se tutte le persone avessero la competenza di base per inter-venire in una manovra di primo soccorso molte vite potrebberoessere salvate” ha dichiarato Salvatore Cacciola, PresidenteRegionale A.I.E.S. Sicilia e Dirigente Responsabile UOESAdell’ASL 3 di Catania. “L’AIES Sicilia – ha aggiunto Cacciola –si impegna a consegnare gratuitamente ad ogni studente un kitche comprende, oltre al manichino, un manuale e un dvd diistruzioni all’uso. Tutto il materiale rimarrà in dotazione ai ra-gazzi che così potranno diventare a loro volta istruttori, tra-smettendo quanto appreso a scuola ai loro familiari e agli ami-ci”.“L’impegno degli studenti a conoscere le tecniche di primo soc-corso – ha sostenuto il Direttore Generale della AUSL 3 di Ca-tania, Antonio Scavone – diventa essenziale per dare ulteriorisperanze di vita. Per questa ragione abbiamo voluto ancorauna volta richiamare l’attenzione del mondo della scuola suiproblemi della salute – ha concluso il Direttore Generale del-l’AUSL3 – favorendo l’impegno delle giovani generazioni perrendere ancora più efficiente la ‘catena della sopravvivenza’”.

Alla Camera e al Senato di-versi testi, firmati Pd, Pdl eLega, per leggi tra cui quelleche prevedono lezioni allemedie e al liceo per dare lapossibilità agli studenti di co-noscere i rudimenti del primosoccorso oppure imparare le

differenti realtà culturali, etni-che, sociali e linguistiche Sapere come comportarsi incaso di malore improvviso odi incidente, essere capaci dipraticare un massaggio car-diaco o di tamponareun'emorragia fino all'arrivodell'ambulanza: alle medie eal liceo si impareranno i rudi-menti del pronto soccorso.Maggioranza e opposizionespingono in questa direzionecon due proposte di leggepresentate alla Camera e alSenato che mirano ad intro-durre nei programmi scolasti-

ci l'insegnamento del primosoccorso. Anche i ragazzi, in-somma, devono saper affron-tare situazioni di emergenzache possono presentarsi inqualunque momento. Le ci-fre, del resto, parlano chiaro:ogni anno in Italia 60milapersone muoiono per un ar-resto cardiaco, 23mila sonovittime di un trauma improvvi-so e 6mila di un incidentestradale. Un intervento di pri-mo soccorso tempestivo edadeguato puo' salvare il 30%delle persone colpite, sottoli-neano i firmatari delle due

iniziative legislative, il depu-tato del Pd Gerolamo Grassie il senatore del Pdl LuigiD'Ambrosio Lettieri.Per imparare l'abc del prontosoccorso ci vogliono 60 oreall'anno, secondo le due pro-poste di legge,12 per ognunodei 5 livelli di insegnamentoprevisti: tecniche di base, pri-mo soccorso della personatraumatizzata, l'aiuto a chinon ha subito traumi ma e'stato colto da malore, defi-brillazione precoce semiau-tomatica, primo soccorsonelle grandi emergenze.

FORMAZIONE

A.I.E.S. Sicilia

Formazione al Primo Soccorso nelle Scuole

Corsi da 60 ore all'anno nelle scuole

Il Parlamento 'studia' le nuove materie

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Marzo 2009 Eo 25www.emergencyoggi.it

Cinquanta medici si formeranno in 25atenei italiani Enrico Rossi: «La Toscana ha precorso itempi con il progetto Harvard» Si avvia finalmente il percorso per la formazione universitaria degli spe-cialisti in medicina di emergenza urgenza. La Conferenza Stato Regioniha dato il via libera all'accordo che consentirà l'inserimento di almeno 50contratti per questa specializzazione, da avviare nei 25 atenei che nehanno fatto richiesta e che hanno già pronto il piano di studio. Tra sei an-ni usciranno dalle aule i primi specialisti in questa fondamentale brancaclinica, che diventa così una disciplina organicamente incardinata nel si-stema formativo della sanità. E' stato anche concordato l'impegno percompletare l'anno prossimo il fabbisogno di professionisti richiesto dalleRegioni. Un “tavolo politico” Governo-Regioni avrà il compito di monito-rare il percorso.«Si tratta di una novità decisiva per i nostri servizi – commenta l'asses-sore per il diritto alla salute, che è anche coordinatore della commissio-ne salute della Conferenza Stato-regioni - alla quale abbiamo a lungo la-vorato. L'esigenza formativa in questo settore era tanto pressante daspingerci, fin dal 2004, ad avviare in Toscana un progetto di qualificazio-ne in medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza, in collaborazionecon l’Università degli Studi di Firenze e la Harvard Medical Faculty Phy-sicians. Abbiamo precorso i tempi e investito risorse, ma questo ci haconcesso di formare al più alto livello centinaia di giovani medici e di as-sicurare con essi ai pazienti dei pronto soccorso e del 188 della Tosca-na un servizio al passo con gli indirizzi professionali più avanzati». Il progetto toscano di qualificazione in medicina e chirurgia d'accettazio-ne e d'urgenza è stato finalizzato alla certificazione di tutti gli operatoridei DEA e del sistema territoriale dell'emergenza (118), al fine di omoge-neizzare il bagaglio di conoscenze e competenze del medico dell'emer-genza. I medici hanno partecipato a percorsi formativi della durata di 10mesi (con attività teorico-pratiche) nelle 3 Aree Vaste della Toscana. Trail 2005 e il 2008 sono stati certificati 456 medici.A partire dall’anno accademico 2004/2005 è stato istituito, proprio persopperire alla mancata attivazione della Scuola di Specializzazione inMedicina di Emergenza-Urgenza (per altro istituita con Decreto Ministe-riale del 17.02.2006 pubblicato sulla G.U. 118 del 23.05.2006) anche ilMaster triennale in Medicina di Urgenza. La prima edizione del master è partita a Settembre 2004 presso l’Univer-sità degli Studi di Firenze per estendersi, dall’anno successivo, ancheagli Atenei di Pisa e Siena. Sono stati attivati complessivamente 4 ma-ster. I medici partecipanti ai master, tra quelli che hanno concluso e quel-li che stanno ancora frequentando, sono circa 50. La Regione Toscanaha finanziato complessivamente, nei 4 master, circa 30 borse di studio,con un impegno economico complessivo di circa 3 milioni di euro. Alcu-ni dei partecipanti sono medici dipendenti delle Aziende Sanitarie e perquesti, al fine di garantire la partecipazione al master, la Regione ha as-sicurato all’Azienda Usl le spese di sostituzione. Anche in questo casol’impegno economico è stato superiore ad 1 milione e mezzo di euro.

Roma

Lezione InterattivaPediatrica in Campidoglio

Il Dott. Marco Squicciarini, Delegato nazionale per ilPBLSD, ha tenuto presso il distaccamento del Cam-pidoglio nella sede del Dipartimento delle PoliticheSociali e Socio Sanitarie, in presenza dell’Assesso-re Sveva Belviso e circa un centinaio di dipendentidel dipartimento, la Lezione interattiva di primo soc-corso pediatrico, manovre di disostruzione e defibril-lazione precoce per la popolazione.Per l’occasione era accompagnato da una rappre-sentanza di ogni componente della CRI e dal Dele-gato Provinciale per il PBLSD Dott. Paride Ferrazza.Con l'occasine il Comune di Roma ha formalmenteannunciato una collaborazione con Croce Rossa perdiffondere su tutto il territorio del Comune le mano-vre salva-bambini che il dott. Marco Squicciarini inqualità di referente nazionale ed internazionale con-tinua ad esportare e presentare ovunque con risulta-ti entusiasmanti.Alla presenza del Commissario della CRI di NapoliPaolo Monorchio (venuto apposta per dare poi se-guito alla esportazione di tale corso anche nel suoterritorio), il Presidente del MOIGE (movimento ge-

nitori italiani) dotto-ressa Maria Rita Mu-nizzi, si sono appale-sate delle unità di in-tenti sulla divulgazio-ne di questi corsi digrande utilità socialediffusi da Croce Ros-sa.

Il Dott. Marco Squicciarini ha poi presentato il Ma-nualetto della Disostruzione del Lattante e le lineeguida “sonno sicuro” redatte in collaborazione con laProf. Maria Pia Villa (Primario del Dipartimento diPediatria dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma) chesi andrà ad aggiungersi all’altro vademecum sulla di-sostruzione del bambino.Il Dott. Squicciarini ha anche annunciato un corso da600 istruttori di Croce Rossa a livello Nazionale edintercomponente per distribuire in maniera omoge-nea su tutto il territorio Nazionale nuovi Istruttori delCorso di Manovre di Disostruzione.L’assessore Belviso ha annunciato una piena colla-borazione con Croce Rossa nella stampa e nella di-vulgazione del materiale informativo che si inserisceperfettamente nel Progetto Baby Card del Comunedi Roma che si occupa proprio di bimbi e mamme .

COINVOLGERE I GIOVANI NELLA RETE DELL’EMERGENZA

Regione Toscana

PARTE LA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN EMERGENZA URGENZA

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Marzo 2009Eo 26

ll Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia-Romagna, primo in Italia, ha costituitouna rete integrata per la riabilitazione dipazienti con gravi cerebro lesioni,Gra.Cer., che prevede un centro Hub Re-gionale presso l’Azienda Ospedaliera diFerrara e circa 100 posti letto per la riabi-litazione intensiva distribuiti in 13 presidiospedalieri – pubblici e privati accreditati– del territorio regionale, oltre ad un regi-stro regionale dedicato. La Casa dei Ri-svegli Luca De Nigris rientra nel progettoGra.Cer., differenziandosi dalle altrestrutture riabilitative per il modello am-bientale ed organizzativo sperimentato,differente da quello tradizionale ospeda-liero e più orientato ad una assistenza in-tegrata.Lo sviluppo della rete Gra.Cer ha permes-so di realizzare nel territorio della Regio-ne Emilia Romagna una maggiore tempe-stività della presa in carico del paziente,garantendo adeguati e appropriati servizidi cura e di riabilitazione, continuità dellecure, equità nelle condizioni di accesso edi fruizione, attraverso la stretta collabo-razione e il collegamento di tutti i differen-ti nodi. Il modello prevede la presa in ca-rico dalla fase acuta fino al ritorno a casadel paziente, offrendo un sistema di assi-stenza integrata sanitaria e sociale perciascuna fase del percorso riabilitativo. La

Casa dei Risvegli è un tassello della rete,espressamente dedicato alle persone consituazione di bassa responsività protrattaa lento recupero. Nel territorio di riferi-mento della Azienda USL di Bologna so-no assistite ogni anno circa 200 personecon Gravi Cerebrolesioni Acquisite, 40delle quali necessitano di cure ospedalie-re che si protraggono per alcune settima-ne o mesi.La Casa dei Risvegli è una struttura pro-gettata per persone gravemente disabiliper cerebro lesione acquisita, non auto-sufficienti e che richiedono trattamenti ria-bilitativi intensivi continuativi in fase po-stacuta, nell’ambito di un percorso inte-grato di assistenza e riabilitazione. Si trat-ta di giovani e adulti in condizioni di re-sponsività ridotta con un potenziale an-che minimo di recupero, già presi in cari-co dal percorso integrato di assistenza eriabilitazione dell’Azienda USL di Bolo-gna.

La storiaIl progetto della Casa dei Risvegli LucaDe Nigris nasce nel 1998 dall’incontro fral’Azienda USL di Bologna e l’associazio-ne di volontariato ONLUS “Gli Amici diLuca” per sviluppare una progettualità ingrado di assicurare la massima pluridisci-plinarietà e integrazione al percorso di

presa in carico delle gravi cerebro lesioniacquisite con il coinvolgimento dei fami-liari.La Direzione Generale della AUSL di Bo-logna ha affidato alla Medicina Riabilitati-va dell’Ospedale Maggiore, sede delTrauma Center, lo sviluppo di un progettoad hoc che comprendeva la Casa dei Ri-svegli. Successivamente, l’Azienda USLdi Bologna ha destinato gli spazi idoneialla realizzazione della Casa dei Risveglinell’area adiacente l’Ospedale Bellaria,sostenendone i costi di costruzione. I la-vori, durati 2 anni, si sono conclusi alla fi-ne del 2004. Il 23 Dicembre 2004 è statadeliberata l’approvazione del progetto disperimentazione assistenziale triennale“Casa dei Risvegli Luca De Nigris”.Nel progetto sono stati definiti i criteri dieleggibilità per il ricovero. Il percorso diaccesso alla Casa dei Risvegli prevede,infatti, che tutti i pazienti provengano dal-l’area di riabilitazione acuta dell’OspedaleMaggiore, che assicura in tutti i casi il giu-dizio di relativa stabilità clinica e la cono-scenza del caso per la gestione delleeventuali complicanze intercorrenti.Si tratta di persone con grave esito di ce-rebrolesione acquisita, fra 14 e 65 anni, indiscrete condizioni di stabilità clinica ocon rischio di instabilità relativamentebasso, in assenza di altre patologie di ri-

La CASA DEI RISVEGLI Luca De Nigrisdella Azienda USL di BolognaObiettivi, finalità, risultati e storia della Casa dei Risvegli dell'Azienda USL di Bologna

La Casa dei Risvegli “Luca De Ni-gris” dell’Azienda USL di Bolo-gna è una struttura ospedalierariabilitativa del Servizio Sanita-rio della Regione Emilia-Roma-gna, analoga, per fase clinicasulla quale interviene e intensitàdi cura, alle strutture italiane dialta specialità neuroriabilitativache si occupano di gravi lesionicerebrali acquisite

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lievo. Devono comunque presentare unpotenziale evolutivo riabilitativo, anche selimitato o a bassa probabilità. Sono eligi-bili pazienti con grave cerebro lesione ac-quisita da non più di 9 mesi se causata datrauma (le probabilità di miglioramentostatisticamente si riducono sensibilmentedopo 1 anno) e da non più di 3 mesi secausata da danno ipossico o vascolare (leprobabilità di miglioramento statistica-mente si riducono sensibilmente dopo 3-6mesi). Le tipologie diagnostiche previste sono:A) pazienti con bassa responsività pro-tratta a lento recupero;B) pazienti con gravi disturbi motori cogni-tivi e del comportamento che necessitanodi un addestramento specifico prima delladimissione, in maniera da raggiungerel’autonomia personale minima sufficienteper il rientro a casa.

La sperimentazione 2005-2008Tra gli obiettivi della sperimentazione, inparticolare, la presa in carico riabilitativaintensiva e multidimensionale di pazientiche mostrano recuperi anche minimi del-le funzioni motorie e cognitive in un lungoarco di tempo. Sono considerate parte in-tegrante e strutturale del percorso assi-stenziale la partecipazione del paziente edella sua famiglia, con particolare atten-zione per la preparazione alla successivagestione a domicilio del paziente. Ele-mento qualificante della sperimentazionel’integrazione fra Azienda Sanitaria e As-sociazione di Volontariato nei processi diassistenza, riabilitazione e ricerca. A tuttociò si aggiungono la particolare expertiseprofessionale degli operatori e l’integra-zione tra servizi sanitari e sociali a garan-zia della effettività della continuità assi-stenziale e della completezza del percor-so.Un problema comune nei processi di curae riabilitazione del paziente con esiti gra-vi e gravissimi di cerebrolesione è l’atteg-giamento di “delega assistenziale” da par-te dei familiari, che può essere motivatoda paura, rifiuto, negazione, rinvio delproblema al futuro o al momento del ritor-no a casa, presenza discontinua o saltua-ria. Per molte ragioni, strettamente colle-gate all’equilibrio e al benessere della fa-miglia stessa, è indispensabile che essapossa giocare un ruolo consapevole nelprocesso assistenziale e riabilitativo sindall’avvio della presa in carico.La Casa dei Risvegli persegue esplicita-mente l’obiettivo di fornire alle famiglieaiuto e formazione specifica. Ad oggi il72% dei famigliari ha partecipato ai pro-grammi di formazione realizzati.

Per la molteplicità delle funzioni sviluppa-te e per il tratto marcatamente sperimen-tale delle attività svolte, la Casa dei Ri-svegli è anche un centro di ricerca in gra-do di assicurare integrazione funzionaletra attività di sperimentazione e di ricercaclinica e assistenza.Nei tre anni di sperimentazione appenaconclusa (marzo 2005 – dicembre 2008)la Casa dei Risvegli ha seguito circa 70persone con esiti di Grave Cerebrolesio-ne Acquisita, assicurando in media 500minuti di assistenza per paziente al gior-no e 200 minuti di riabilitazione per pa-ziente al giorno (comprendendo anche leattività pedagogiche). L’età media dei pa-zienti accolti è di 37 anni, nel 63% dei ca-si inferiore ai 40 anni; il 75% dei pazientiè di sesso maschile (rapportomaschi/femmine 3:1). Oltre i tre quartidelle giornate di degenza sono state uti-lizzate da pazienti residenti nella provin-cia di Bologna, il 20% circa da pazienti re-sidenti in altre regioni. La prevalenza as-soluta è delle cause traumatiche dellaGrave Cerebrolesione Acquisita (73%),seguita dalle cause vascolari (14%). Lecause ipossiche rappresentano poco piùdel 10%, in prevalenza da arresto cardia-co. L’88,2% dei pazienti entrati alla Casadei Risvegli sono giunti a distanza varia-bile fra 1 mese e 6 mesi dall’evento acu-to, solo l’11,8% tra 6 mesi e 1 anno dal-l’evento, nessuno oltre un anno. La de-genza nella struttura si attesta in mediaattorno ai 6 mesi.Il costo medio della assistenza per pa-

ziente è di circa 80.000 Euro. Il costo me-dio di un posto letto all’interno della strut-tura è di circa 400 euro al giorno, 100 eu-ro in più al giorno rispetto ad un posto let-to in una struttura ospedaliera riabilitativaintensiva per pazienti con disabilità da al-tra causa neurologica.

La continuità del percorso dopo ilricoveroLe dimissioni dalla Casa Dei Risvegli nonsignificano la conclusione del progettoriabilitativo e/o assistenziale. Le dimissio-ni sono precedute dall’attivazione dei ser-vizi socio-sanitari per garantire la conti-nuità assistenziale necessaria.La Regione Emilia-Romagna con un pro-prio decreto (DGR 2068/2004) ha previ-sto un percorso facilitato e di supporto so-cio-sanitario per le famiglie e i pazienti. Lanormativa regionale garantisce, infatti,una équipe multidimensionale che assi-cura il piano di assistenza e riabilitazioneanche a domicilio, in base alle necessitàe alle disabilità residue. Come ulterioresostegno alle famiglie delle persone cheal momento delle dimissioni presentanocondizioni di gravissima disabilità, di sta-to vegetativo o di minima coscienza e ne-cessità assistenziali elevate, la RegioneEmilia-Romagna prevede, in base allacondizione economica del nucleo familia-re, un assegno di cura e di sostegno di 23euro al giorno o la permanenza in struttu-re residenziali qualificate senza costi acarico dell’utente, qualora non sia possi-bile il ritorno a casa.

Una eccellenza del Servizio Sanitario regionaledell’ Emilia Romagna al servizio delle gravi cere-bro lesioni acquisite

“Ringraziamo il presidente del Senato, RenatoSchifani, per la visita effettuata alla Casa dei Ri-svegli, in particolare per le parole di apprezza-mento nei confronti dell’Azienda USL di Bologna,dei volontari, e degli operatori.” Così FrancescoRipa di Meana, direttore generale dell’AziendaUSL di Bologna in occasione della vista del pre-sidente del Senato, Renato Schifani, alla Casadei Risvegli Luca De Nigris di Bologna avvenutail 13 marzo. Accolto dall’Assessore alle politicheper la salute Giovanni Bissoni, Schifani ha visita-to la struttura e incontrato familiari degli ospiti eoperatori.

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Nei prossimi mesi a Camerino, nella zona dell’ospedale civile,verrà costruita l’elisuperficie progettata e finanziata dalla Provin-cia di Macerata per le emergenze sanitarie. Infatti, è stato sotto-scritto in Provincia, a Macerata, l’atto pubblico di concessionedell’area relativa. dalla Provincia di Maceratawww.provincia.macerata.itL’intera procedura, avviata dalla Pro-vincia nel dicembre scorso con l’approvazione dello studio di fat-tibilità dell’opera, sta procedendo quindi speditamente. Nell’arcodi meno di due mesi sono stati portati a termine tutti gli adempi-menti burocratici da parte dei tre enti interessati: Provincia, Asur10 e Regione Marche. La Giunta regionale ha accolto con sollecitudine la richiestaavanzata dalla Provincia per l’assegnazione dell’area e l’Asurterritoriale n.10 di Camerino, appena ricevuto il nulla osta alla sti-pula della concessione, ha approvato lo schema definitivo diconcessione che è stato sottoscritto dal direttore generale Pier-luigi Gigliucci intervenuto alla stipula dell’atto da parte del Segre-tario generale della Provincia, Piergiuseppe Mariotti. Per la Pro-vincia ha firmato il dirigente del dipartimento “Area del Territo-rio”, Cesare Spuri.. Il terreno necessario per la realizzazione del-l’elisuperficie viene concesso in uso gratuito all’Amministrazioneprovinciale che può così procedere all’appalto dell’opera, proget-tata dai propri tecnici del settore patrimonio.

L’investimento è dicirca 150 mila euroe le caratteristichetecniche dell’elisu-perficie sono deltutto simili a quelledelle pista già ope-rativa dal giugnoscorso accanto alnosocomio di Civi-tanova. Il progetto,infatti, rientra in un

programma pro-vinciale di prote-zione civile che –ha avuto modo diprecisare il presi-dente Giulio Si-lenzi – tiene benpresente anche ibisogni del-l’emergenze sa-nitaria. Così co-me avvenuto aCivitanova Marche, infatti, anche a Camerino l’intervento è statopensato, da un lato quale supporto alle operazioni di soccorsosanitario e dall’altro quale supporto alle attività di protezione ci-vile. Una volta completato il programma si avrà sul territorio pro-vinciale una vera e propria rete di elisuperfici in grado di offrirerisposte rapide in tutte le emergenze sanitarie e di protezione ci-vile.

Nelle foto, la firma dell’atto di concessione dell’area tra l’Asur 10 di Camerino e la Provincia.

Camerino

la Provincia costruisce l'elisuperficieaccanto all'ospedale

L'elisuperfice avrà un diametro di37 metri, sistemato a verde, che

costituirà l'area di sicurezza all'interno della quale sarà

realizzata un'area di avvicinamen-to e di atterraggio del diametro di

27 metri.

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VAL D'AOSTA

APPROVATALEGGE SUEMERGENZAURGENZAIl Consiglio regionale della Valle d'Aostaha approvato oggi un disegno di leggeche recepisce in parte le osservazioni for-mulate dal Consiglio dei ministri nel ricor-so alla Corte costituzionale contro la leg-ge regionale 4/2008, che detta norme inmateria di disciplina del sistema regiona-le di emergenza-urgenza sanitaria. "Le modifiche - ha osservato l'assessorealla sanità, Albert Laniece - rappresenta-no la sintesi dell'intesa raqgiunta con ilministero della sanità che mantiene inal-terata l'importanza della figura di autistasoccorritore". Rispondendo a Patrizia Mo-relli (Vda Vive-Rv), che ha sollevato per-plessità sul fatto che "l'autista soccorrito-re avrebbe capacità operative inferiori aquelle dei volontari dei soccorsi che pos-sono compiere gesti più qualificati e piùqualificanti in rapporto agli impiegati",l'assessore Laniece ha poi evidenziatoche "anche gli autisti soccorritori seguonocorsi di formazione prima della loro as-sunzione e anche nel corso dell'attività". Patrizia Morelli ha, quindi, espresso pre-occupazione perché "il servizio sta sof-frendo di una mancanza d'attenzione eperché la politica ancora una volta nonfornisce risposte ai diversi operatori delsettore e lascia che ciascuno coltivi il pro-prio piccolo orticello piuttosto che ricerca-re una vera sinergia, condizione essen-ziale per l'emergenza-urgenza sanitaria". Infine, secondo Emily Rini (Uv), relatricedel disegno di legge, "il ruolo dell'autistasoccorritore è fondamentale per il serviziodi emergenza sanitaria perché prevedecompetenze specifiche diversificate, oltread una preparazione specifica in ambitosanitario attestata da corsi qualificanti, erichiede anche la capacità di conduzionedel veicolo di soccorso".

Società Italiana di Pediatria

Migliaia di bimbi maltrattatiun'emergenza da affrontare Il maltrattamento infantile è una delle piaghe più dolorose che la società civiledeve affrontare. "Per quanto aberrante possa sembrare - afferma Pasquale DiPietro, presidente della Società italiana di pediatria in una nota - ci sono miglia-ia di bambini che vengono tutti i giorni maltrattati, lì dove maltrattamento può si-gnificare veri e propri atti di violenza fisica, psicologica, ma anche forme di tra-scuratezza e negligenza. Uno studio prospettico di qualche anno fa dell'Istitutosuperiore di sanità, effettuato sui pronto soccorso - ricorda Di Pietro - aveva ri-scontrato un'area di rischio (considerando anche le forme meno gravi come latrascuratezza) pari al 2% degli accessi".La maggior parte dei casi di maltrattamento infantile, prosegue Di Pietro, avvie-ne all'interno della famiglia, spesso a causa di genitori psicologicamente fragilio di contesti sociali degradati. "Ci sono, pertanto, delle situazioni a rischio chepossono favorire questo tipo di evento e che vanno tenute sotto più stretto con-trollo - rileva il pediatra - ma il maltrattamento può avvenire anche in contestiinsospettabili". Uno dei maggiori problemi è il riconoscimento del problema da parte di quellefigure 'istituzionali' esterne alla famiglia che hanno contatto con i bambini. "Pri-mo tra tutti il pediatra del bambino, ma anche gli insegnanti e la rete dell'assi-stenza sociale in quei casi in cui è già attiva per seguire la famiglia. Poiché i ca-si di maltrattamento non sono quasi mai isolati – sottolinea il presidente dellaSip - ma si ripetono nel tempo, è particolarmente importante il riconoscimentoprecoce che può togliere prima possibile il bambino da una situazione che hageneralmente gravissime conseguenze sul suo sviluppo psico-fisico". D'altra parte la delicatezza del problema deve fare agire "con competenza ecautela, perché non sono rari i casi di genitori ingiustamente accusati di averusato violenza sui loro figli e riconosciuti poi completamente innocenti, con tut-te le conseguenze terribili, per lo stesso equilibrio della famiglia, che comportavivere una situazione del genere", ricorda Di Pietro. La Sip ha sempre avuto a cuore il problema del maltrattamento infantile e hacreato già molti anni fa un Gruppo di studio hoc, che ha sviluppato, tra l'altro,una ceck list per il riconoscimento dei casi di maltrattamento. In questo conte-sto si inserisce l'incontro 'Il bambino maltrattato: dal dire al fare', che si terrà do-mani a Genova, organizzato dal Dea dell'Istituto Gaslini e dall'Osservatorio na-zionale degli specializzandi di pediatria e patrocinato dalla Società Italiana diPediatria."La delicatezza del problema e la difficoltà nel riconoscere prima possibile i ca-si di maltrattamento e le situazioni a rischio – spiega Pietro Ferrara, coordina-tore del Gruppo di studio sul maltrattamento della Società italiana di pediatria –impone una formazione specifica. L'evento di Genova è, quindi, doppiamenteimportante, non solo perché accende i riflettori su questo grave fenomeno, maanche perché è rivolto agli specializzandi in pediatria, che si troveranno prestoa doverlo affrontare sul campo".

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16 /17 Aprile 2009 La Medicina a 360° ovvero l’emergenza-urgenza. Il Puzzle interpretativo dello shockModena - Camera di CommercioTel. 051/300100 int. 169 Fax 051/[email protected] - www.planning.it

17-18 Aprile 2009 XI Convegno CONACUOREHotel Baia del Re – ModenaTel. 059/342459 Fax 059/[email protected] www.conacuore.it

7/8/9 Maggio 2009 2° Convegno InternazionaleIl Triage Infermieristico in Pronto Soccorso: "l'evoluzione"Riccione, Palazzo dei Congressi Tel. 0549/941052 Fax 0549/[email protected] - www.alpha.sm

8-9 Maggio 2009Giornate iblee delle emergenze medico-chirurgichePoggio del Sole - Raguratel. +39 0932 448254 fax +39 0932 [email protected] - [email protected]

15/16 Maggio 2009Congresso Internazionale di MedicinaD’UrgenzaMerano Tagungsort - KurhausTel. 02/66103598 - Fax 02/66103840Tel. 347/[email protected] - www.pep-congressi.it

21-23 Maggio 2009VII Congresso nazionale SIS 118Il Sistema 118 e la rete clinica Perugia, Centro Congressi Giò JazzTel. 075/5730617 - Fax 075/[email protected] - www.csccongressi.it

29-30 Maggio 2009II° Congresso Nazionale dell’AssociazioneItaliana Infermieri Sala GessiPalazzo dei Congressi di RiccioneTel. 050 2201353 - 050 8052276Fax 050 [email protected] - www.aiisg.it

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ri si propongono di fornire un’analisi della letteratura più recente e significativa neidiversi ambiti della traumatologia, confrontando filosofie di trattamento, tecnichechirurgiche e risultati. Il testo si rivela quindi un’utilissima fonte di aggiornamentoper tutte le figure mediche che si occupano, a diverso titolo, dei traumi all’appa-rato muscoloscheletrico.

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