663 - Rivista Incontri mese di Settembre 2013

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Periodico della Famiglia Cottolenghina e degli ex Allievi e Amici della Piccola Casa n. 3 settembre 2013 Periodico quadrimestrale Sped. in abb. postale Comma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96 Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71 Indirizzo: Via Cottolengo 14 10152 Torino - Tel. 011 52.25.111 C.C. post. N. 19331107 Direzione Incontri Cottolengo Torino Direttore Onorario Don Carlo Carlevaris Direttore responsabile Don Roberto Provera Amministrazione Avv. Dante Notaristefano Segreteria di redazione nuovo indirizzo mail [email protected] Redazione Salvatore Acquas - Mario Carissoni Collaboratori Mauro Carosso - Fr. Beppe Gaido Nadia Monari Progetto grafico Salvatore Acquas Stampa Tipografia Gravinese Corso Vigevano 46 - Torino - Tel. 011 28.07.88 La Redazione ringrazia gli autori degli articoli e foto, particolarmente quelli che non è riuscita a contattare. Incontri è consultabile su: www.cottolengo.org entrate a cuore aperto http://chaariahospital.blogspot.com/ Questa rivista è ad uso interno della Piccola Casa Cottolengo Sommario Il punto 3 Don Roberto Provera A Roma da papa Francesco 4-7 Tommasini e novizie della Piccola Casa Figure cottolenghine 8-9 Iole Zanella Le mani silenziose della Provvidenza 10-11 Redazione I nostri giardini 12-13 Mario Carissoni Razzismo 14-15 Fr. Beppe Gaido Leggere un libro 16 Redazione GTT 17 Tommaso Geraci La piccola casa di North Paravur 18-19 don Shony Mathew Perumpallil Quando la musica porta verso il trascendente 20-21 Adriana Chieregato Doglione David Manogar Raj Un nuovo diacono Cottolenghino 22-23 Redazione Chi ho ascoltato? 24-25 Antonio Armentano Ama, soffri, offri 26-27 Laura Associazione “Amici del Cottolengo” 28 Redazione Ritrovarsi a Mocalieri 29 Caudia Molino Sono entrati nella vita... 30 Redazione Associazione ex allievi e amici del Cottolengo Il Convegno annuale 31 Dante Notaristefano Lettera di un papà 32 Redazione 3 il punto di Don Roberto Provera Più Luce D a “Il risveglio popolare” del 18 luglio 2013 apprendo che lo Stato della Città del Vaticano sarà l’ospi- te di onore del Salone internazionale del libro, che si terrà a Torino dall’8 al 12 maggio 2014. Il Paese Ospite d’onore presenta un pro- prio stand cui offre un’esposizione completa della propria produzione editoriale e delle pro- prie eccellenze artistiche e culturali e propone un ricco programma di convegni, dibattiti, tavole rotonde con i propri autori di maggior rilievo. È la prima volta che ciò accade. Forse finalmente si va dissipando l’ostinato pregiudizio, che considera la Chiesa cattolica come sinonimo di oscurantismo, perché nemica della scienza, della tecnologia, della ragione. Ma, se pure queste accuse non sono del tutto infondate storicamente, ora certo non è più così. La fede non è ostile alla ragione, entrambe infatti tendono alla verità. Ciascuna con le sue possibilità. Mi spiego con un esempio. Ci accingiamo a una camminata in montagna con l’obiettivo di raggiungere un’alta vetta. Saliamo in auto e raggiungiamo il punto di partenza, parcheggiamo, ci attrezziamo e cominciamo a salire. Il percorso da Torino al punto di par- tenza ci era ben noto, ma di qui innanzi ci affidiamo a una guida esperta, che conosce l’itine- rario per la vetta ambita. Così la nostra ragione con le sue immense risorse abilmente ci conduce nel mondo, ma solo fino a un certo punto, poi è costretta ad arrestarsi, perché non riesce a distinguere il sentiero che conduce alla pienezza della Verità, cioè non solo a quella verità che è misurabile o fun- zionale o individuale, ma a quella Grande Verità, che è assoluta, eterna, splendente e illumi- nante. Solo la fede conosce la via per avvicinarsi a questa Verità. E la fede, da buona sorella, prende per mano la ragione e la conduce su, in alto, sempre più in alto, mostrandole un cammino altrimenti nascosto. Altro esempio. L’occhio umano non è in grado di percepire i raggi infrarossi, né l’orecchio gli ultrasuoni, ma ciò non significa che i raggi infrarossi o gli ultrasuoni non esistano, semplice- mente occorrono all’uomo ausili idonei, supplementari rispetto alla sue naturali capacità. La fede quindi non rinnega la ragione, ma dischiude all’uomo orizzonti ancora più vasti, lo apre a spazi immensi, lo innalza ad altezze vertiginose, lo guida verso la pienezza della Verità. Allora non temiamo, lasciamoci illuminare dalla luce della fede, anzi da quella luce, che è la fede.

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Periodico della famiglia cottolenghina

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Periodico della Famiglia Cottolenghina e degli ex Allievi e Amici della Piccola Casa

n. 3 settembre 2013Periodico quadrimestraleSped. in abb. postaleComma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96 Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71

Indirizzo: Via Cottolengo 1410152 Torino - Tel. 011 52.25.111C.C. post. N. 19331107

Direzione IncontriCottolengo Torino

Direttore OnorarioDon Carlo Carlevaris

Direttore responsabileDon Roberto Provera

AmministrazioneAvv. Dante Notaristefano

Segreteria di redazionenuovo indirizzo [email protected]

RedazioneSalvatore Acquas - Mario Carissoni

Collaboratori

Mauro Carosso - Fr. Beppe GaidoNadia Monari

Progetto grafico

Salvatore Acquas

Stampa Tipografia Gravinese

Corso Vigevano 46 - Torino - Tel. 011 28.07.88

La Redazione ringrazia gli autori degli articoli e foto,particolarmente quelli che non è riuscita a contattare.

Incontri è consultabile su: www.cottolengo.orgentrate a cuore aperto

http://chaariahospital.blogspot.com/Questa rivista è ad uso interno della PiccolaCasa Cottolengo

SommarioIl punto 3Don Roberto Provera

A Roma da papa Francesco 4-7Tommasini e novizie della Piccola Casa

Figure cottolenghine 8-9Iole Zanella

Le mani silenziose della Provvidenza 10-11Redazione

I nostri giardini 12-13Mario Carissoni

Razzismo 14-15 Fr. Beppe Gaido

Leggere un libro 16Redazione

GTT 17Tommaso Geraci

La piccola casa di North Paravur 18-19 don Shony Mathew Perumpallil

Quando la musica porta verso il trascendente 20-21Adriana Chieregato Doglione

David Manogar Raj Un nuovo diacono Cottolenghino 22-23Redazione

Chi ho ascoltato? 24-25Antonio Armentano

Ama, soffri, offri 26-27 Laura

Associazione “Amici del Cottolengo” 28 Redazione

Ritrovarsi a Mocalieri 29 Caudia Molino

Sono entrati nella vita... 30 Redazione

Associazione ex allievi e amici del CottolengoIl Convegno annuale 31 Dante Notaristefano

Lettera di un papà 32 Redazione

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il puntodi Don Roberto Provera

PiùLuceD a “Il risveglio popolare” del 18

luglio 2013 apprendo che lo Statodella Città del Vaticano sarà l’ospi-

te di onore del Salone internazionale dellibro, che si terrà a Torino dall’8 al 12 maggio 2014. Il Paese Ospite d’onore presenta un pro-prio stand cui offre un’esposizione completa della propria produzione editoriale e delle pro-prie eccellenze artistiche e culturali e propone un ricco programma di convegni, dibattiti,tavole rotonde con i propri autori di maggior rilievo.È la prima volta che ciò accade. Forse finalmente si va dissipando l’ostinato pregiudizio, checonsidera la Chiesa cattolica come sinonimo di oscurantismo, perché nemica della scienza,della tecnologia, della ragione.Ma, se pure queste accuse non sono del tutto infondate storicamente, ora certo non è più così.La fede non è ostile alla ragione, entrambe infatti tendono alla verità. Ciascuna con le suepossibilità. Mi spiego con un esempio. Ci accingiamo a una camminata in montagna conl’obiettivo di raggiungere un’alta vetta. Saliamo in auto e raggiungiamo il punto di partenza,parcheggiamo, ci attrezziamo e cominciamo a salire. Il percorso da Torino al punto di par-tenza ci era ben noto, ma di qui innanzi ci affidiamo a una guida esperta, che conosce l’itine-rario per la vetta ambita. Così la nostra ragione con le sue immense risorse abilmente ci conduce nel mondo, ma solofino a un certo punto, poi è costretta ad arrestarsi, perché non riesce a distinguere il sentieroche conduce alla pienezza della Verità, cioè non solo a quella verità che è misurabile o fun-zionale o individuale, ma a quella Grande Verità, che è assoluta, eterna, splendente e illumi-nante. Solo la fede conosce la via per avvicinarsi a questa Verità. E la fede, da buona sorella, prende per mano la ragione e la conduce su, in alto, sempre piùin alto, mostrandole un cammino altrimenti nascosto. Altro esempio. L’occhio umano non è in grado di percepire i raggi infrarossi, né l’orecchio gliultrasuoni, ma ciò non significa che i raggi infrarossi o gli ultrasuoni non esistano, semplice-mente occorrono all’uomo ausili idonei, supplementari rispetto alla sue naturali capacità.La fede quindi non rinnega la ragione, ma dischiude all’uomo orizzonti ancora più vasti, loapre a spazi immensi, lo innalza ad altezze vertiginose, lo guida verso la pienezza della Verità.Allora non temiamo, lasciamoci illuminare dalla luce della fede, anzi da quella luce, che èla fede.

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Siamo sempre stati accolti a braccia aperte inogni posto tappa e abbiamo avuto modo di fareanche un bellissimo incontro presso il San -tuario Madonna del Sorbo, vicino a Cam -pagnano di Roma, dove siamo stati accolti congrande cordialità da Padre Gustavo apparte-nente ad un Ordine di Missionari Con -templativi.

Dal 4 al 7 luglio scorso si è tenuto a Roma ungrande incontro con il Papa, rivolto a tuttii seminaristi, i novizi, le novizie e tutti i gio-

vani in ricerca vocazionale; anche il Cottolengoera presente con un gruppetto di novizie guidateda Suor Anna Maria e con i seminaristi cotto len -ghini (= i Tom masini) guidati da Don Paolo.

Per vivere con mag -giore intensità l’e -vento Don Paolo haproposto a noi Tom -masini di percorren-do a piedi un trattodi circa 75 km in tre

giorni lungo la via Francigena.Dopo una prima tappa di avvicinamento in pul-mino da Torino fino al Monastero di Manziana,con sosta intermedia a Pisa, dove siamo statiaccolti e rifocillati egregiamente, il giornoseguente, accompagnati dalle preghiere dellesuore del monastero abbiamo iniziato il nostrocammino con gli zaini in spalla.Le giornate sono state scandite dalla preghieramattutina delle lodi, dalla messa celebrata daDon Paolo e da una riflessione giornaliera, a cuiseguivano ore e ore di cammino immersi nellabellissima campagna laziale.

Abbiamo avuto la possibilità di attraversarecampagne dorate, boschi verdeggianti, ammi-rare fiori e bellissimi cavalli, contemplareimmensi cieli dal mattino al tramonto del sole.Nonostante il peso degli zaini, che avevamocercato di contenere senza successo sotto i 10kg, e nonostante i chilometri giornalieri, chenel corso della prima tappa erano stati circatrentacinque, al mattino si è sempre verificato il“miracolo” ed eravamo tutti in grado di ripren-dere il cammino, nonostante le inevitabili bolleai piedi e le spalle indolenzite.

testimonianze

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A Roma da papa Francesco

A Roma da papa Francesco

Partenza da Capranica

Nel borgo di Sutri

Sutri

Verso Monterosi

Al tramonto del primo giorno

Posto tappa a Campagnano

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Vaticano, arricchita dalla presenza nascosta mareale dell’amatissimo papa emerito BenedettoXVI che sicuramente ha pregato con noi e pernoi.La domenica, “dulcis in fundo”, abbiamo parte-cipato alla S. Messa con il Papa nella Basilicadi S. Pietro e alla recita dell’Angelus. Lì, nellapiazza gremita di gente, sotto il sole cocente,a salutare il Papa, un gruppetto di cottolen-ghini sventolava lo striscione con scritto “IlCot tolengo ti aspetta - Deo gratias”.Nell’attesa che si compia questo desiderio, il“Deo gratias” sale davvero dai nostri cuoriper tutto quello che abbiamo vissuto in que-sti giorni.

Tommasini e Novizie della Piccola Casa

Non sono naturalmente mancati gli imprevisti,che in alcuni casi hanno fatto allungare un po’il cammino, ma abbiamo sempre potuto speri-mentare la provvidente e tenera mano delSignore che ci ha condotti nei tre giorni dicammino, senza farci mai mancare nulla, e ciha permesso di giungere a Roma sereni e gio-iosi, anche se provati nel fisico.A Roma abbiamo soggiornato presso ilCottolengo dove siamo stati benissimo e abbia-mo avuto modo di incontrare il gruppo diNovizie guidate da Suor Annamaria, con cuiabbiamo condiviso i giorni seguenti.Il programma a Roma ha avuto inizio con unpellegrinaggio di tutti i giovani da CastelSant’Angelo alla Basilica di S. Pietro doveognuno ha potuto rinnovare la Professione diFede. Il giorno successivo vi erano le catechesinelle varie lingue. Noi abbiamo deciso di parte-cipare alla riflessione tenuta da Mons.Parmeggiani, Vescovo di Tivoli, nella Chiesadel Gesù, dove sono conservate le reliquie delcorpo di S. Ignazio di Loyola e del braccio di s.Francesco Saverio. Alla meditazione è seguitala celebrazione eucaristica. Alla sera un pro-gramma di testimonianze e musica condottoniente meno che da Carlo Conti nella suggesti-va cornice della piazza del Campidoglio.Il giorno seguente, sabato mattino, Don Paolo,in modo fortuito, ha avuto modo di scambiaredue parole con Monsignor Fisichella accennan-do al pellegrinaggio a piedi, e il pomeriggiostesso, nel corso dell’udienza con il Papa,Monsignor Fisichella presentando al pontefice igiovani presenti, ha testualmente citato “ungruppetto che da tre giorni è stato in camminoverso Roma…”.L’udienza è stata l’incontro di “un buon padrecon i suoi figli” in cui Papa Francesco, senza“fare sconti” a nessuno, ha ricordato i puntiessenziali per vivere la nostra vocazione nellagioia vera.All’udienza è seguito un altro splendido eventoche è stata la recita del s. Rosario lungo i vialidei Giardini Vaticani, occasione unica per sco-prire quest’altra bellezza della Città del

testimonianzetestimonianze

Verso lʼarrivo della 2a tappa a La Storta

Presso le suore delle Poverelle

Lungo la via Trionfale

Arrivo in piazza San Pietro

Verso la basilica di San Pietro per la professione di fede

Al riparo sotto la tenda

Rosario nei giardini vaticani

Angelus del papa

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del Principe ereditario Umberto di Savoia. Eglivenendo in visita dai suoi amici Marchesi diDoville, incontrò il Prefetto di Vicenza, checonosceva la situazione della mia famiglia e alquale venne la felice idea di parlargli del miocaso; sapendo che il Principe era a conoscenzadel Cottolengo. Il Principe non disse una parola, ma nel giro diotto giorni arrivò una persona con la bella noti-zia che c’era un posto alla Piccola Casa dellaDivina Provvidenza di Torino. La stessa perso-na aveva l’incarico di accompagnare me e miamadre a Torino, rassicurando i genitori che laretta sarebbe stata pagata per tutta la decorren-za della mia vita. Non intendo scrivere la cronistoria della miavita, dico solo che sono stata accolta, curata e

istruita, dandomi tutte le cure sanitarie, com-presi i vari interventi chirurgici per ricuperareun minimo di mobilità. Così tra l’Ospedale Maria Vittoria e la PiccolaCasa trascorsi la mia giovinezza. Purtroppo si addensavano in Europa e sulmondo intero le prime nubi della seconda guer-ra mondiale. Così aggravandosi il conflitto, nel1943 la Piccola Casa, si trovò a decidere diavvisare i nostri famigliari del pericolo chesovrastava, per i continui bombardamenti checolpivano Torino. Furono avvisati i miei genitori che a loro voltaavevano deciso il mio rientro in famiglia. Il 21luglio 1943, giovane diciottenne rientrai nellamia famiglia e fu un’occasione bellissima perpoterla finalmente conoscere di persona. Fu un’esperienza meravigliosa conoscerci, masoprattutto la figura di mia madre mi ha segna-to in un modo indimenticabile! Donna forte, intelligente, volitiva, affettuosa,d’intensa religiosità. Nelle lunghe serate al buio,per via del coprifuoco, pregavamo insieme, elei, immersa nella preghiera scompariva e tro-vava conforto in Dio, per l’immenso dolore cheprovava per i suoi figli in guerra. Posso affermare che vedere mia madrepregare, mi ha insegnato a pregare. Alla fine della guerra ritornarono unodopo l’altro i tre fratelli, con il grandeproblema di trovare un lavoro. Rimasicon loro in famiglia, sino ad agosto1945. Il rientro alla Piccola Casa di Torino, èstato da me voluto, pensato e pesato inpiena consapevolezza, sapendo che avreidovuto porre in questa decisione, grandedistacco alla dolcezza della famiglia. Ero conscia della mia grave non autosuf-ficienza fisica, che vedo come successivoaggravamento, nella vita quotidianadella mia famiglia già così provata dalleferite della guerra. Tre fratelli erano partiti in cerca di lavo-ro in Francia, un altro fratello in

Svizzera, la mia sorella sposata con un italianosi trasferì pure lei in Svizzera cercando lavoro. In casa sarei rimasta io con i due fratelli più pic-coli e i miei genitori. Non mi sono mai pentita della scelta che hofatto. Durante le vacanze rientravo in famiglia.Parenti e amici facevano di tutto per rendermicontenta, accompagnandomi a visitare tantiluoghi diversi, il mare, le montagne. Portan domi a teatro gustavo con loro cose belle,e mi sentivo gioiosa, serena per quanto avevoricevuto. Più di tutto ero contenta perché poi… finite levacanze rientravo a casa mia. E ora avanti negli anni, rendo grazie al Signoredi questa grazia che mi è stata concessa e chetuttora continua. Sono curata, assistita, rispettata, non mi mancanulla. L’auspicio che porgo a chiunque leggaquesto mio scritto è di rendere grazie con mealla Divina Provvidenza.

Iole Zanella

Padiglione Annunziata, 87 anni

Una figuraCottolenghina

Dal 1931 ospite della Piccola Casa

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esperienza

Voglio parlarvi un po’ di me. Mi trovo nellaPiccola Casa sin dal lontano 1931, perchémadre natura non è stata benevola con

me. Sono venuta alla luce a Vicenza il 2 giugno1925, con gravi problemi fisici che mai miavrebbero permesso di vivere come una personasana. Il problema si presentò ai miei genitori diuna gravità senza scampo, anche perché primadi me c’erano altri tre bambini, di cui il piùgrande aveva quattro anni. Come risolvere questo problema? A quei tempii miei genitori cercarono molto un posto diaccoglienza che mi prestasse le dovute cure, enella mia Regione non si trovò un posto adattoper la mia condizione. La Provvidenza è venuta in soccorso ai miei carie si è servita nientedimeno dell’interessamento

“L’auspicio che porgo a chiunque legga questo mio scritto è di rendere grazie con me alla Divina Provvidenza.

”Iole ZanellaIole Zanella

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Con queste brevi note, raccolte da chil’ha conosciuto e con Lui ha divisomolti momenti della sua intensa esi-stenza, voglio ricordare la figura di unmedico volontario, che ha donatotutta la sua vita ai poveri tra i poveridell’Africa, nelle martoriate regionidel Sudan. Noi l’abbiamo visto quinella Piccola Casa, quando tra unbreve periodo di riposo e l’altro torna-va in Italia, ma comunque non interrompeva lasua attività benefica. Da buon cristiano prima diiniziarla, aveva il tempo della preghiera e passa-va qui da noi nella Piccola Casa, per assisterealla Santa Messa celebrata alle otto nella cappel-la del l’Addolorata; sempre negli ultimi banchi,silenzioso e raccolto. Forse è possibile che veden-do la sua foto, alcune delle suore presenti a quel-

proprio durante una delle missioni di chirurgia povera, inquegli ospedaletti di fango e paglia a cui aveva dato dignità diospedali”. Nel suo libro, Africa Malata, ci lascia scritto: L’etica

del volontariato internazionale è offerta di vita dura e pericolosa. A dif-

ferenza di altre professioni qui non ci sono avanzamenti di carriera, sicu-

rezza, guadagni. È uno di quei mestieri in cui si rischia la salute e tal-

volta la vita, una di quelle attività in cui si impegnano le proprie respon-

sabilità […] noi siamo chiamati a camminare e a rischiare qualcosa,

pronti alle sofferenze e alle sconfitte. […] L’Africa ci può consegnare un

ideale pieno di dignità, qualcosa di più grande di noi per cui vivere.

Percorrerò questa strada una sola volta, che questa mia vita abbia un

minimo di senso, anche se nascosto a molti. Spero di aver fatto sentire lo

spessore delle questioni, che la mia testimonianza non le abbia rimpiccio-

lite, di aver trasmesso la consapevolezza che la materia è importante, che

c’è da lavorare ancora, ma la via d’uscita c’è, alla portata se non nostra,

dei nostri figli o più probabilmente dei nostri nipoti.

le celebrazioni possano riconoscerlo.Si chiamava Pino Meo e faceva partedel Comitato di Col laborazioneMedica. Si è spento nel mese di gen-naio 2013 all’età di 75 anni. Il suo èstato un viaggio intenso ricco di emo-zioni, di azioni, libero da norme, gui-dato dai valori. Medico con specializ-zazioni in Chirurgia, Psicologia,Medicina del lavoro, e Malattie

dell’Apparato Respiratorio, la sua attività inAfrica fu continua, profonda e basata sul rispet-to; negli anni eseguì circa 3400 operazioni chi-rurgiche, in condizioni difficili. Ricorda SilvioGalvagno, vice presidente del CCM: “Ha inse-gnato il rispetto dei poveri do vunque essi siano,nelle sperdute savane africane come nel desertodel suo amato Sudan. La malattia lo ha sorpreso

testimonianze

A cura della redazione

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Le mani silenziose

della Provvidenza

Le mani silenziose

della Provvidenza

«Anche se il lavoro non è vicino alla fine“non spetta a te portare a termine il lavoro,

ma non sei libero di esimerti da esso”»

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Mi sta a cuore sollevare i poveri nelle miserie corporali,ma molto più liberarli dalle miserie dell’anima.L’ideale del Santo Cottolengo. Un seme sparsonella Piccola Casa per un’impegno che tutti isuoi figli raccolgono e perpetuano; orizzontedei loro pensieri, avvertibile ovunque ci sia unacreatura affidata alle loro cure. Si manifesta informe diverse, ma è una presenza che fa dellaPiccola Casa un luogo benedetto, dispensatoredi beni; preziosi per chi li sa cogliere e ne traenutrimento per la vita piena indicata da Gesùnel suo Vangelo. In questa prospettiva, sicura-mente privilegiata è la Casa di Cura, che ha unelevato livello di accoglienza e cura delle perso-ne, noto a tutti, testimoniato dal grande afflus-so di persone che desiderano beneficiarne. Neidiversi reparti ai nostri operatori, laici o religio-si che siano, si aprono grandi spazi di fattibilità,di incontri con i bisogni delle anime, occasionidi accoglienza delle tante mani tese, che cerca-

no guarigione, ma anche altri aiuti nascosti nelprofondo dei loro cuori, a volte soffocati da unvissuto, che per molto tempo ha anestetizzate leloro esistenze. (Un’anziana signora già sotto ossigeno,chiede ad una suora di portarle la Comunione e la buonasuora con parole piene di amore la prepara… Gesù viene,non può schiodarti dalla croce, ma non ti abbandona èqui per tè… Il figlio della donna è presente, chiede lacomunione… possibile, ma nell’Ostia c’è Gesù, bisognaavere l’anima in pace, essere pentiti… La suora prendel’Ostia destinata alla madre, la spezza in due parti, unaper la madre, una per il figlio… la mamma scoppia inlacrime… figlio mio erano vent’anni che pregavo e aspet-tavo la tua conversione…) Quotidianamente nellecappelle allestite nelle infermerie o in quella diSan Pietro si celebrano Sante Messe. Cer che -remo di descriverne qualche momento. Giungel’ora della Santa Messa e vediamo degenti che sidirigono verso il luogo della celebrazione, unapiccola processione, quasi un’immagine sugge-

stiva che ci porta a Gesù. Chi ha possibilitàmotorie ci va e seppur lentamente da solo, altriarrivano accompagnati o in carrozzella. Nellachiesetta poi li ritrovi tutti, raccolti e silenziosi inattesa del celebrante con gli occhi che rivoltiall’altare, inviano i sussurri dell’anima a chi tuttovede, raccoglie, perdona. D’abitudine, ai degen-ti viene rivolto l’invito di fare qualche letturadella Messa e alcuni acconsentono. Il più dellevolte, per questi nostri amici è quasi certamentela loro prima esperienza e l’affrontano con unqualche timore, ma poi, superato l’attimo diincertezza ritornano felici, pieni di gioia perl’aver offerto un servizio nella celebrazione; feli-ci di una gioia diversa, frutto di emozioni forsesino ad allora sconosciute. Giunto il momentodell’incontro con l’Eu caristia i degenti sono invi-tati a rimanere seduti; ma il momento è tantosolenne che alcuni lo vogliono vivere con tutta ladevozione che possono esprimere e donare; cosìanche se con fatica, si alzano e in piedi attendo-no. Con ansia, il loro cuore ha bisogno di Gesù,Lui solo saprà dare consolazione e pienezza divita. Il Sa cerdote porgerà il pane del cielo, lororicevuta l’Ostia si ricompongono, silenziosi,capo chino, per contenere il sub-buglio dell’anima colma di pre-ghiere e di grazia; su di loro si èsteso il velo del paradiso!Terminata la distribuzione incappella, il celebrante lascial‘altare, il pane consacrato per-corre la corsia e raggiunge lecreature allettate; loro la cele-brazione l’hanno seguita viaradio. Ora sono in attesa di que-sto momento di grazia, perquietare il desiderio d’incontrocon Gesù, portato vicino al loroletto di malattia e di sofferenza.Sofferenza che ha messo a duraprova il loro animo e lo percepi-sci dai loro occhi, quando incro-ciano i tuoi sino a farsi leggerenel profondo del cuore, daimovimenti incerti, dal richiamo

delle loro braccia tremanti. A chi ne fa richiestail Sacerdote porta il Sa cramento dell’Un zionedegli Infermi; un lampo che ti astrae dalla real-tà temporale e ti porta sulla soglia dell’eternità,di fronte a verità assolute fai l’e sperienza dellatua im potenza, dei tuoi limiti, della tua finitezza.Quanto bene fa questo Sacramento a chi l’haricevuto, ma quanto e forse ancor più a chi pre-sente vi assiste consapevole e partecipe. Fannocorona a tutti questi momenti, le presenze delnostro personale: discrete, benevole, fondate sul-l’umiltà che non fa distinzione di persone, macon stima profonda e accoglienza, in ogni circo-stanza si prende cura e combatte quanto piùpossibile la sofferenza; sino a quando non si puòpiù fare niente. Cambia l’immagine ma nessunoviene lasciato solo, si resta al loro fianco confor-tando amorevolmente, cercando nella preghierala forza e le capacità interiori, necessarie perraggiungere il cuore e l’anima degli afflitti loroaffidati. Giunge la notte e nei reparti cala lapace, con ancora un ultimo tenue sussurro: lamusica dolce dell’Ave Maria, che grano dopograno, percorre tutta la corona del Rosario. LaMamma che porta la buona notte ai suoi figli!

spiritualità

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I nostri giardini

di Mario Carissoni

I nostri giardini

“ Si resta al loro fianco

confortando amorevolmente,

cercando nella preghiera

la forza e le capacità interiori, necessarie per raggiungere il cuoree l’anima degli afflitti. ”

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di). Fin qui niente di strano: è normaleavere una baby sitter. La cosa tristissimaè stata che essi si sono seduti ed hannoordinato il pasto, mentre la ragazzinache accudiva il bambino è stata manda-ta nel prato antistante con il biberon.Hanno mangiato solo loro due, mentrela baby sitter ha digiunato. Che brutto! Che male c’era ad offrire ilpranzo anche alla loro dipendente? Imiei amici kenioti, alla vista di questonuovo scempio, mi hanno chiesto sepotevamo alzarci subito, magari fer-mandoci poi in un locale popolare diMeru per una birra tra gente normaleche non tratta gli altri con superiorità ed autosufficienza. Così abbiamo fatto senza dire una parola.Nella bettola di Meru nessuno mi ha apostrofatoper la mia pelle chiara! “Forse, più si è ricchi epotenti e più si è razzisti”, ha commentato condolore la nostra Naomi. E poi ha aggiunto: “com-portarsi così e disprezzare gli altri non può dareloro felicità! Ma non lo sanno che, bianchi o neri,siamo tutti figli di Dio?” Io tacevo, quasi vergognandomi del co lore dellamia pelle, e sentendomi in quel momento comeop presso da secoli di storia in cui “noi bianchi” cisiamo macchiati di crimini disdicevoli verso l’u-manità (dal la tratta degli schiavi, al co lonialismo,all’apartheid).“Ma davvero c’è ancora gente che puo’ classifi-care una persona a partire dal colore della suapelle? Gli europei e gli americani ci accusanotanto di essere tribalistici, ma non è il razzismo

testimonianze

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Fr. Giancarlo ed il Dr. Ogembo hanno volutofarmi un regalo, visto che ultimamente imiei ritmi di lavoro sono stati estremi. Mi

hanno offerto la possibilità di uscire per pranzo,mentre loro avrebbero co perto l’ospedale, comeal solito pienissimo anche di domenica. Ho contattato alcuni amici kenioti; mi sonopreso insieme Naomi, e ci siamo recati un unposto veramente carino, in mezzo al verde, contante scimmie che giocavano sugli alberi mentresedevamo nel ristorante all’aperto. Siamoarrivati presto e nei tavoli attorno al nostro nonc’era nessuno: abbiamo mangiato sereni, e i figlidei miei amici giocavano senza problemi. Poi il locale si è riempito poco alla volta, tantoche alle 2 del pomeriggio era completamenteaffollato. La cosa che mi ha impressionato è chei clienti erano “bianchi” o “asiatici” per il 99%...un locale di alta classe quindi!Poi, qualcosa è successo che ha rovinato un po’ lanostra serenità. Il ragazzo di un nostro amico stava ascoltandomusica con il telefonino di Naomi mentre noi dis-correvamo tranquillamente. Il volume era deltutto accettabile, e mentre parlavo con gli altri,non avevo neppure fatto caso alla musica pernulla assordante. Poi di colpo, dal tavolo dei nos-tri vicini, occupato per la totalita’ da “bianchi”, siè alzata una donna che in malo modo mi ha

un atteggiamento molto simile e forse peggiore?”ha continuato il mio amico Joakim.Io sono rimasto quasi sempre in silenzio. Nonsapevo cosa dire. Ricordavo i macchinoni SUV di quella gente, emi domandavo se è la ricchezza a renderti cosìottuso, oppure se il razzismo e il senso di superi-orità siano quasi scritti nei geni dei bianchi comeme. Mi chiedevo come si fa a trattar male delle per-sone che non conosci solo perché ti sentimigliore o più importante, mentre noi a loro nonavevamo fatto alcun male e continuavamo adessere contenti al nostro tavolo. Mi domandavo come si fa ad avere una ragazzain casa e ad affidarle anche il proprio figlio,quando poi la si disprezza così tanto che non lasi ritiene degna di sedere al proprio tavolo.Sono cose che non comprendo e che a volte,vivendo qui in Africa, mi fanno stare malissimo.Sensazioni simili le ho provate quando per esem-pio ho guardato il film Amistad insieme ai con-tratelli africani: ma come facciamo noi bianchiad essere così? Non lo so. Quelllo che posso dire è che odio il raz zismo eche istitivamente mi sento dalla parte degliafricani ogni volta che succedono cose delgenere, quasi a voler chiedere loro scusa di unatteggiamento di cui mi sento complice per ilsemplice colorito della mia pelle.

apostrofato dicendo: “fa’ spegnere quella radio alragazzo!” Quasi sotto shock, noi abbiamo fattocenno al bambino di obbedire, e poi siamo rimastisenza parole, considerando che lo schiamazzo chequel gruppo faceva era ben più evidente del distur-bo della radiolina, tanto che quasi non ci sentiva-mo quando parlavamo l’uno con l’altro. Dal l’aspetto e dall’abbigliamento era gente moltoricca! Volevo lamentarmi con i camerieri, chieden-do loro dove fosse l’avviso di non usare la radioli-na, dato che si era all’aperto; i miei amici però mihanno detto di stare zitto e di andarcene al piùpresto: “chi è ricco sfondato, sembra non avere ildovere di essere gentile” hanno commentato.“Bastava che ce lo chiedesse per favore, e di sicuroavremmo capito: magari a loro la nostra musicaafricana non piace! Ma questi modi sgarbati non lipossiamo accettare!”Ho acconsentito a non dire nulla nè ai clienti nèal gestore del locale, anche se mi vergognavo pro-fondamente in cuor mio dell’accaduto, essendol’unico “bianco” del mio gruppo.Mentre ancora la mia tristezza mi ribolliva den-tro, abbiamo visto un’altra scena proprio bruttadipanarsi ad un tavolo poco lontano: è arrivatauna coppia di sposi “non di colore”, seguita apoca distanza da una ragazzina Africana, la qualeportava in braccio un pupo dall’aspetto assoluta-mente europeo (pelle bianchissima e capelli bion-

di Fr. Beppe Gaido

Razzismo

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Razzismo “Ma davvero c’è ancora gente che puo’ classificareuna persona a partire dal colore della sua pelle?”

“Ma davvero c’è ancora gente che puo’ classificareuna persona a partire dal colore della sua pelle?”

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ricordi

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“Addio vecchio saluto”... e son passati gli anni ma tornano alla mente il la -voro, le fatiche e gli affanni.Si riaffacciano le prime luci del mattino, i primiassonnati incontri con i colleghi, il primo scambio delsaluto: Ciao! Ciao Nino! E questo saluto si ripete in ogniincontro, in ogni cambio di turno, in ogni serale, inogni notturna e, dalla prima tradotta – risenti l’eco –all’ultima tradotta: Ciao Nino! Un saluto semplice,infantile, ma pieno di calore fraterno, un saluto sem-plice, gentile: Ciao Nino!

Oggi questo saluto è superato, dimenticato ed io chelo noto dico: “peccato!”.Il mio mondo di “Ciao Nino” che faceva di milletranvieri, di mille operai, tanti gemelli, è un momen-to di ieri, non tornerà mai più, rimarrà tra i ricordipiù belli.

Un saluto anticoQuanto è antico il tram ma tanto,

tanto amico.

Il mondo in cui ho lavorato

è un mondo scomparso, sorpassato,

un mondo antico che i colleghi d’oggi

non potranno mai comprendere, mai capire,

cosa significasse sentirsi dire

alle primissime luci del mattino

o a notte fonda in un buio a volte umido,

nebbioso, fondo: Ciao Nino!

Addio vecchio mondo, addio caro,

dolce saluto dei tranvieri di Torino.

Addio saluto della mia gioventù,

sei diventato vecchio anche tu!

recensione

Leggere un libro...

GTTdi Tommaso Geraci

GTT

Le sue giornate sconfinano nelle notti. Le notti nelle giornate. Sempre in prima linea. Con una con-tinuità che ha cancellato il tempo cronologico, sostituito da quello di una donazione totale di se stesso,senza intervalli e senza riposi. Verso quell’umanità nella quale incontra ogni giorno il volto del Cristo sof-ferente. Quel Dio che, giovane studente liceale, aveva incontrato nel reparto di un ospedale torinese, doveassisteva suo padre. Nel silenzio della notte, interrotto soltanto dal respiro ansante e faticoso dei tracheo-tomizzati. Questo “diario africano” che mette in discussione le nostre certezze, ancor più i nostri privile-gi, è nato in quel reparto. Anche se lui, fratel Beppe Gaido, non poteva allora immaginarlo.

Fu quell’incontro giovanile con un’umanità dolorante a decidere, alcuni anni dopo, la sua entratanella grande famiglia del Cottolengo. A fargli scegliere di diventare infermiere per stare accanto agliammalati giorno e notte. Quando poi, dopo la laurea in Medicina, venne inviato a Chaaria, in Kenya, fuancora quell’incontro a fare da filo conduttore. A sorreggerlo, a dare un significato alle sue giornate estre-me. A dargli il coraggio di ricominciare dopo ogni sconfitta, anche quando tutto sembra perso.

...il mondo e gli affetti lasciati alle spalle, la solitudine di certi momenti, “un dolore acuto che diventa anche fisico”,ad aiutarlo a guardare sempre avanti per soccorrere chi soffre e costruire un futuro... (dalla prefazione del libro)

Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati. Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminatoper giorni interi. E poi, andare dove?Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile.Anzi, l’impossibile.Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso. Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel piùdiseredato. Questo è quello che facciamo, ogni giorno.

Fratel Beppe Gaido, torinese di nascita, classe 1962, è un religiosonella comunità dei Fratelli di San giuseppe Cottolengo dal 1981. Èlaureato in medicina e Chirurgia e ha un diploma in Igiene eMalattie Tropicali. Come religioso ha prestato a lungo il suo servi-zio in Italia. Ha poi studiato a Londra ed è in Africa dal 1997, dap-prima in Tanzania e poi in Kenya. Lavora a Chaaria dal 1998,dove piano piano ha trasformato un dispensario in un ospedale, dicui è il direttore.

Sabato 28 settembre2013 alle ore 10 presso la sala NasiCottolengo in Torinoverrà presentato, con la partecipazionedella giornalista MariapiaBonanate, condirettore del settimanale “il nostrotempo” il libro “Ad un passo dal cuore”di Fr. Beppe Gaido - Editrice San Paolo.

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La Piccola Casadi North Paravur

notizie

1918

di don Shony Mathew Perumpallil

North Paravur è una municipality (comune) di30.056 abitanti, situata nel distretto di Ernakulam,nello Stato del Kerala. È un’antica città dell’India e

porta verso il Malabar. A 2 km da N. Paravur si troval’antico porto di Muziris, così chiamato dai Romani. Ilporto fu distrutto da un’alluvione nel 1341 e fu dimenti-cato fino al 1980. Nel 1983 gli archeologi vi rinvennerotante monete romane provenienti da Pattanam (il nomeattuale dell’antica Muziris). Oggi questo luogo è uno deipiù importanti siti archeologici nel sud dell’India. IlMuziris Papyrus, ritrovato in Egitto nel 1980, testimonial’esistenza di contatti tra i commercianti indiani ed egi-ziani. Esistevano anche rapporti commerciali fra India eRoma e Muziris si trova sulla strada che aveva comedestinazione finale Roma. Secondo gli studiosi Muziriscomprendeva Kodungalloor e N. Paravur. Il governo delKerala ha iniziato un Muziris Heritage Project, per con-servare e restaurare le antichità di Paravoor. Il KeralaCouncil for Historical Society a Pattanam sta conducen-do scavi archeologici.Paravur è una città multireligiosa.

Ci sono Hindu, Mussulmani, Cristiani e Ebrei. Gli stori-ci dicono che c’era una forte presenza di Buddisti eJainisti in questo luogo fino al nono secolo. I loro templisi sono trasformati al tempo del nono secolo. L’anticasinagoga di Paravur si trova nella parte antica della città.I cristiani sono Jacobiti, Syro Malabaresi, Latini eCristiani di diverse denominazioni. Nella città di Paravursi trova il Cottolengo con una casa per i disabili affidataalla comunità dei Fratelli cottolenghini, una comunità diSuore cottolenghine, una parrocchia intitolata a San G.B. Cottolengo, un seminario (Cotto lengo Seminary), unacomunità dei sacerdoti (comunità Madonna del Rosario)e un centro occupazionale per i disabili e altre attività diutilità sociale (Cottolengo social service centre).

La Parrocchia di San G.B. CottolengoPer volontà di Padre Francesco Gemello e del successorePadre Franco Bertini, don John Thattumkal, membrodella Società dei Sacerdoti Cottolengo, il 12 ottobre 1993acquista un terreno con una casa a N. Parur per ilSeminario Cottolenghino. Questo Seminario viene bene-detto da Mons. Francis Kallarakal, Vescovo diKottapuram, il 31 ottobre 1993. In questa casa ha inizia-to i primi passi la parrocchia del Cottolengo. Il vescovo

Mons. Francis Kallarakal ha proceduto all’erezione dellanuova parrocchia intitolata a San G. B. Cottolengo e l’haaffidata ai Sacerdoti cottolenghini. Ha comprato un ter-reno per la costruzione della nuova parrocchia il 19-10-1993. La costruzione della prima chiesa parrocchiale(cappella) è stata realizzata in 7 giorni per opera di donJohn Thattumkal. Il 31 ottobre del 1993 venne benedet-ta da Mons. Francis Kallarakal, Vescovo di Kottapuram.Il 31 ottobre del 1994 la stessa viene eretta in parrocchiasmembrandola dalla parrocchia di Don Bosco di N.Parur. Era presente Padre Franco Bertini in quello stori-co momento. La nuova parrocchia fu affidata alla Societàdei Sacerdoti di San G.B. Cottolengo. Don JohnThattumkal venne nominato parroco. Un accordo con laDiocesi di Kottapuram prevede che la cura della parroc-chia dedicata al nostro Santo sia affidata ai sacerdotidella Piccola Casa. Don John Thattumkal fu poi ordina-to vescovo della diocesi di Cochin il 25 giugno 2000. Isacerdoti che hanno servito come parroci sono stati donJoseph Koottumkal SSC, don Bosco Padmat tumel,donBabu Muttikkal, don Joseph Olat tupuram e donJoseph Cocheril SSC. La prima pietra della nuova chiesafu posata da Mons. John That tunkal il 27-6-2000 e lacostruzione fu iniziata il 15-8-2007 da don JosephOlattupuram. I lavori terminarono a cura di don JosephCocheril. La nuova chiesa è stata costruita con l’aiutoeconomico della Piccola Casa. E’stata benedetta Mons.Francis Kallarakal, l’arcivescovo di Varapuzha l’11-9-2010 alla presenza di Padre Aldo Sarotto.

La Parrocchia di San G.B. Cottolengo oggi

Il parroco attuale è don Xavier Varghese. La parrocchiacomprende 203 famiglie che sono divise in 10 nuclei fami-liari (Family Units). I nuclei familiari si incontrano unavolta al mese con la partecipazione del parroco per con-dividere la parola di Dio. Le varie unità attive in parroc-chia sono i Comitati di servizi diversi: unità catechistica,movimento giovanile, Kerala Latin Catholic Association,società Vin cenzo de ‘Paoli e amici del Cot tolengo. I gio-vani s’incontrano con il parroco ogni sera. Gli amici delCottolengo collaborano con il Cottolengo Social Centrenella distribuzione del cibo della domenica all’ospedalecivile di Paravur. La parrocchia nel suo 20° anniversarioha risparmiato i soldi evitando celebrazioni e con questisoldi aiuta una famiglia povera a costruire la casa. Questipiccoli gesti formano la gente alla cultura della carità.Padre Lino Piano ha donato la reliquia del BeatoFrancesco Paleari alla parrocchia. Cinque comunità reli-giose stanno lavorando nella parrocchia: i Sacerdoti

Cottolenghini, i Fratelli Cot tolenghini, le Suore Cot -tolenghine, i Padri Carmelitani e le Suore Catechiste. La parrocchia in collaborazione con le comunità Cotto -lenghine ha organizzato la giornata degli ammalati nelgiorno 9 di febbraio. Hanno partecipato 150 ammalatiprovenienti da diverse parrocchie e istituti. La messa èstata presieduto da Padre Prince OSJ e hanno concele-brato don Taj, don Xavier, don Jobin, don Shony, donDamian. Il vescovo di Kottapuram, mons. JosephKarikassery, ha benedetto la parrocchia con la sua visitapastorale nel giorno 19 febbraio 2013. Ha presieduto lasanta messa e hanno concelebrato i sacerdoti Cotto -lenghini e altri sacerdoti della parrocchia. Ha incontratoil consiglio parrocchiale e i giovani. La festa delCottolengo è una festa multireligiosa a Paravoor.Partecipano i Cristiani di varie denominazioni, hindu emusulmani. La festa ha iniziato il 21 aprile con novenadel Santo. I sacerdoti cottolenghini hanno predicato lanovena. Il primo maggio la Messa è stata presieduta dalcancelliere dalla curia don George Eleanjikkal in lingualatina. Mons. Francis Kallarakal, l’arcivescovo di Va -rapuzha ha presieduto la messa nel giorno della festa. Le celebrazioni sono terminate con la processione e l’in-contro culturale nel giorno 5 maggio. Quest’anno la Cot -tolengo Edu cational Charitable Society in collaborazio-ne con le case Cotto lenghine in India organizza unamostra, Cottolengo Expo. La parrocchia Cottolengo di Paravur esprime tutta larealtà della Piccola Casa per la presenza dei tre istitutireligiosi cottolenghini, degli amici del Cottolengo e perl’attività caritatevole della parrocchia. Con gratulazioni vivissime al parroco don XavierVarghese.

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“Ascolta e la tua anima vivrà”

Per il musicologo Joachim E. Berendt “è lachiave al mistero dell’ascolto. Nell’ascolto lanostra anima riceve nutrimento.

Si riconosce, avendo una particolare affinità conla musica, ed inco-mincia a vivere, avibrare. Si sol levaal di là di quanto èterreno e superfi-ciale”. Bellissimo!Se l’anima haun’intima affinitàcon la musica –anima intesa comemondo interioredell’essere umano,ossia spazio circo-scritto – in cui

l’uomo è a contatto con la sua natura più pro-fonda, intrinseca si capisce bene come questopossa avvenire.È importante però che la musica noi “l’ascoltia-mo veramente” per meglio capirla ed integrarlanel nostro essere divenendo un tutt’uno con la

stessa. Dandole voceed aprendo il cuoreci immergeremonelle sue vibrazioni epo tremo innalzarciver so il trascendente.Quando, ad esem-pio, si ascolta il soaveAve Verum di Mo -zart o il suo dramma-tico, toccante Re -quiem, così come lasolenne, gioiosa Mes - sa per l’In coro na -

zione, non si resta indifferenti perché si sentono dentro “quelleparole” e “quelle armonie”. Così ci si riscopre in preghiera, anzi in dolce dialogo con Lui. A volte l’emozione intenerisce l’animo sino alla commozione. Ma non è solo la musica sacra ad avere sulla no stra anima questosplen dido risultato. Rife ren doci a Mozart, chi può sottrarsi all’in-canto del Concerto per clarinetto K622 (che sicuramente molti divoi conosceranno) o del Concerto per corno ed orchestra K495?Provate ad ascoltarli!Mi accorgo a questo punto di aver citato solo opere di W. A.Mozart e chiedo venia. Tutti i grandi Maestri: Bach, Handel, Schubert, Haydn,Beethoven, Vivaldi ed altri an cora toccano il cuore. Per so nalmente devo am mettere tuttavia, che il genio salisburghe-se ha profondamente am maliato il mio spirito con la sua musica.Come Hans Kiing, dico che “i suoi movimenti len ti hanno spesso leca ratteristiche del raccoglimento, dell’amore spiritualizzato, dellameditazione e della pre ghiera”. Rigenbach aggiunge che Mozart “dona quiete in teriore; non è inva-dente ma libera, non ci tiene a distanza ma ci prende per mano e ciporta... altrove”. Ecco il segreto: ci porta via, in alto. Come non essere d’accordo!Ogni volta che ci mettiamo in “ascolto” della grande Musica nonsi può fare a meno di pensare che essa è un raggio della bellezzastessa di Dio. Dono gratuito e felice a noi Sue creature.Ascoltiamola dunque e facciamola ascoltare; ascol tiamola se -condo la nostra individuale sensibilità, iniziando magari con branidi più facile comprensione o con quelli che più ci aggradano, seancora dobbiamo acquisire confidenza con essa, senza mai

Quando la musicaporta verso il

trascendente

di Adriana Chieregato Doglione

musica

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Ludwig Van Beethoven

Wolfgang Amadeus Mozart

“La musicapuò donare ali ai vostripensieri ed illuminare lavostra anima

di una luceeterna”

Quando la musicaporta verso il

trascendente

scoraggiarci. Platone ci spronadicendoci: “La musica puòdonare ali ai vostri pensieri edilluminare la vostra anima diuna luce eterna”.Dunque non abbiamo scopertonulla di nuovo, ma sappiamocon cert ezza che possiamo, se lovogliamo, ap propriarci del pia-cere di quest’arte fatta di lucen-te bellezza, ogni volta che ilnostro cuore e la nostra animalo desiderino, innalzando sem-pre più il nostro spirito. Anchecon la musica!

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Ringrazio le suore cotto-lenghine di vita contem-plativa e di vita attiva perla loro preghiera e per laloro presenza. Ringrazioi fratelli cottolenghini peril loro servizio fraterno. Grazie al coro per averanimato questa celebra-zione con i canti ben ese-guiti.Un ringraziamento parti-colare va al Cottolengodi Pisa dove vivo daquasi un anno. In modospeciale ringrazio lacomunità delle Suore,Fratelli e Sacerdoti chemi hanno accolto con tanta fraternità e mihanno aiutato nel mio cammino vocazionale. Grazie a Don Piero e a Don Lorenzo, che è quipresente, per l’amorevole accoglienza nellaloro unità pastorale in Pisa, dove sto facendoesperienza di vita parrocchiale. Con loro rin-grazio anche le Suore e i Parrocchiani per la

loro cordiale fraternità e preghiera.Grazie a tutti e a tutte coloro che in un modo oin un altro hanno collaborato a preparare e ren-dere festosa questa celebrazione.Grazie di nuovo a tutti voi presenti qui a que-sta celebrazione, per le vostre preghiere e ivostri auguri. DEO GRATIAS

spiritualità

Voglio ringraziare Dio per questo dono, peravermi accompagnato con la Sua DivinaProvvidenza nei momenti di gioia come

in quelli di difficoltà. Grazie a Dio per il Suoamore misericordioso e la Sua grazia perché miconcede di mettere la mia vita al Suo servizio. Ringrazio San Giuseppe Benedetto Cottolengoper la fondazione della “Piccola Casa dellaDivina Provvidenza” dove ho svolto il cammi-no formativo verso il sacerdozio cottolenghino.Voglio esprimere il mio ringraziamento a suaeccellenza Rev.ma Monsignor Guido Fian dino;per suo mezzo, Dio Padre mi dà la grazia diaccedere al ministero del diaconato.

Esprimo la mia gratitudine ai miei genitori chenon sono presenti a questa celebrazione fisica-mente, ma mi sento accompagnato dalle loropreghiere e dal loro affetto.Grazie a padre Lino, ai suoi consiglieri e a tuttii sacerdoti cottolenghini per avermi accompa-gnato e sostenuto, in modo particolare, con laloro preghiera.Voglio ringraziare tutti i formatori che mihanno seguito durante il periodo della mia for-mazione.Ringrazio in modo speciale gli ospiti dellaPiccola Casa per le loro preghiere e la loro ami-cizia.

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Sabato 18 maggio 2013, vigilia della solennità della Pentecoste DAVID MANOGAR RAJ è stato ordinato diacono da mons. Guido Fiandino,Vescovo ausiliare dell’archidiocesi di Torino. La concelebrazione, partecipata da molti confratelli cottolenghini e dal viceparroco giunto da Pisa, dove Manogar presta servizio pastorale, ha avuto luogo nella chiesacentrale della Casa madre ed è stata animata da diversi canti in lingua tamil e malayalam. Deo gratias per questo preziosissimo donoalla Chiesa e alla Piccola Casa. Auguri di generoso e fecondo ministero al neo diacono. Ecco il suo ringraziamento al termine della celebrazione.

David Manogar

Raj

un nuovodiaconocottolenghino

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persone, a non parlare più, faticava a mangiaree bere e non riusciva più a farci capire se avevadolori o meno, fino a non reggersi più in piedie man mano negli ultimi tempi era allettata… Il suo e il nostro percorso non è stato facile equando siamo arrivati qui (reparto Carità delPadiglione Annunziata) non nego che ero pre-occupato, agitato. Avrei voluto a tutti i costicontinuare a tenere a casa Angela fino alla fine,ma la sua condizione si era aggravata in manie-ra esponenziale e così siamo approdati su que-sta “terra della Miseri cor dia”… siamo stati

accolti con calore e rispetto e questa è stata lacosa che da subito mi ha colpito, oltre al postoin sé pulito e organizzato…Angela è stata curata molto bene, amata e coc-colata, questa è stata la sua casa, la nostracasa… il calore umano delle Sorelle, delle OSSe delle infermiere, i medici presenti e attenti,nonché gli altri volontari hanno dato sollievoalle mie perplessità iniziali… Ma la mia attenzione si focalizza soprattuttosugli ospiti, su quelle persone che sono colpitenel corpo, non possono parlare o muoversi,Persone prima di tutto e poi malati, donne euomini che hanno bisogno di sostegno e diaiuto, ma soprattutto bisogno di una parola diconforto, di un sorriso, di armonia, allegria euna mano tesa… queste persone mi hannofatto sorridere in alcuni momenti, e pensare inaltri, a quanto fuori di qui ci stiamo perdendo,il loro bisogno coincide con il nostro voler esse-re utili, vicini come fratelli, senza pregiudizi,senza intolleranze, con il cuore e le bracciaaperte alla solidarietà e all’affetto, quell’affettoche trovi solo in una famiglia…

Ci si chiede se Dioha un volto? Nonsolo uno, ha piùvolti… il volto dimia moglie, deglianziani soli e mala-ti, del povero pa -dre di famiglia chenon riesce ad arri-vare a fine me se,di un bambino chepiange o di unadonna seduta aterra che chiedel’elemosina, il Vol -to del Signore èovunque… Oggi non sono quiper insegnare, per-ché io stesso ho

imparato e sto continuando a imparare, sonoqui per dare la mia testimonianza. La vita cimette spesso di fronte a situazioni che sembranoinsormontabili, ma bisogna rimboccarsi lemaniche e avere fede; è dura, ci sono momentiin cui non riesci a reagire, ma devi trovare laforza, quella stessa forza di cui Dio ci ha fattodono e credere, vivere!Angela il 7 dicembre dello scorso anno è man-cata, il cuore mio e di mia figlia si è spezzato,ma allo stesso tempo ci siamo sentiti sollevati,perché il tempo delle sue sofferenze è finito evogliamo credere che sia ora lassù in Cielo, alposto che le spetta dopo tanto penare…Portiamo con noi il suo ricordo costantemente,quello sguardo, quel bel viso, e oggi continuo arecarmi fra queste anime, perché questa èdiventata la mia casa; non mi sento solo unvolontario, ma parte integrante di questa quoti-dianità e ringrazio ancora ogni giorno tuttequeste persone e il Signore, perché qualcosa dibuono c’è ancora in questo mondo, sta solo anoi portare la luce dove c’è l’oscurità.

Mi chiamo Antonio e sono un volontariodel Cottolengo. Il mio percorso in questarealtà per me nuova è nato nel settembre

2010, quando mia moglie Angela si è aggrava-ta a causa della sua patologia, una demenzafronto-temporale, che l’ha portata gradualmen-te al declino di mente e corpo… Nel 2004 hainiziato a dare sintomi di qualcosa che nonandava e anno dopo anno il suo deterioramen-to psico-fisico diventava sempre più evidente...In pochi mesi ha iniziato a dimenticare cose e

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testimonianze

di Antonio Armentano

Chi ho ascoltato?

Testimonianza offerta da Antonio Armentano nella giornata dei giovani, tenutasi nella Casa madre il 14 aprile 2013.

Chi ho ascoltato?

Ci si chiede se Dio ha un volto?

Non solo uno, ha più volti…

Ci si chiede se Dio ha un volto?

Non solo uno, ha più volti…

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testimonianze

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no a cui giravano tre concetti fondamentali: laconversione personale, intesa come discesa innoi stessi alla ricerca della verità e alla conver-sione al bene (a questo proposito mi è moltocara una frase del Vangelo di Luca “La boccaparla dalla pienezza del cuore”); il servizio, con-trapposto alla schiavitù che è costrizione e man-canza di libertà, consiste nell’aprirsi all’altro,ultimo e grande tema, ossia amare dello stessoamore con il quale Gesù ci ha amato. La restan-te settimana abbiamo avuto la possibilità di pre-

stare servizio presso la Piccola Casa trascorren-do mattine e pomeriggi in compagnia degliospiti. Io sono stata indirizzata verso la famiglia deiSanti Innocenti, dove, come mi è stato ripetutopiù volte e ho avuto poi la possibilità di consta-tare, vivono le “perle” della Piccola Casa; donnecon disabilità psichica, ma con un cuore e unavoglia di vivere strabilianti. Un grazie speciale a tutte loro che mi hannoaccolto calorosamente facendomi sentire comea casa dissipando ogni paura e dubbio inizial-mente sorti in me.

Intenso rimane il ricordo di ognuna di loro; inparticolare di Edda, che ogni giorno mi ricorda-va il suo motto: “Ama, soffri e offri”. Mi sembra doveroso anche dedicare alcunerighe alle persone con cui ho vissuto in queidieci giorni e che hanno condiviso con me que-sta esperienza, un grazie sicuramente alle suo-relle e ai loro fantastici sorrisi (soprattutto quel-lo di suor Rita che brilla nella notte), ringrazioparticolarmente i miei compagni di bans, Paoloe don Mauro (al quale de dico un “FICO”), e icluedisti dal Vèneto! Ovviamente non mi sonodimenticata di tutti gli altri, che mi hanno sem-pre fatto sentire a casa e ricordato in ognimomento l’importanza di un sorriso.

Una parte del mio cuore è ancora allaPiccola Casa e una parte della PiccolaCasa sarà sempre nel mio cuore. Non so

descrivere come sia successo, forse perché ètutto troppo grande per poter essere ridotto aun semplice articolo… è assoluta verità ciò chesi impara ai piedi della croce: “L’amore non sispiega a parole”.Sarebbe quindi inverosimile il poterspiegare come un gruppo di giovanidalle età più disparate e dalle diverseprovenienze, sia diventato in soli diecigiorni così unito; assurdo cercare direndere anche solo l’idea di come,anche il più piccolo gesto, può essere insé un grande miracolo e riempire di vitaun cuore vuoto. Questo articolo nonsvelerà quindi nulla della Piccola Casa,poiché, per riuscire a cogliere anchesolo un briciolo dell’amore che impre-gna quei muri, è necessario vedere coni propri occhi; può essere solo un invito,un po’ come quello che Filippo rivolgea Natanaele nel capitolo 1 del Vangelo

Ama, soffri e offri di Laura

di Giovanni: “Vieni e vedi”.Fatta questa premessa posso solo limitarmi adescrivere ciò che concretamente ho fatto du -rante il mio soggiorno. I primi tre giorni sono stati dedicati alla cono-scenza reciproca e alla meditazione sul temaprincipale del campo servizio: il miracolo; attor-

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Ritrovarsi al Cottolengo di Mon calieri in CasaImma colata, da Novembre a Maggio, nella secon-da Domenica di ogni mese, è diventata una con-

suetudine che, per noi, dura da più di quindici anni. Nonsi tratta solo di giornate di preghiera e di riflessione, sonomomenti privilegiati per prendere le distanze dai propriproblemi personali ed incontrare persone che, come noi,vivono la stessa esperienza. Non si tratta semplicementedi incontri occasionali; nel corso del tempo si sonoinstaurati dei rapporti più profondi che vanno oltre lasemplice conoscenza ed hanno contribuito a formare ungruppo di persone molto diverse tra loro, ma affiatate ecapaci di accogliere e coinvolgere in un rapporto di ami-cizia quanti per la prima volta giungono desiderosi di farequesta esperienza. La giornata è organizzata in modotale da equilibrare i momenti di preghiera, i momenti diriflessione ed i momenti conviviali. I momenti di riflessio-ne sviluppano, nel corso dell’anno, un tema prestabilitonelle sue varie articolazioni e sono proposti dagli inter-venti di relatori che si susseguono incontro dopo incon-tro. I relatori provengono da ambienti diversi e sono scel-ti in base alle loro specifiche competenze: teologi, biblisti,filosofi, giornalisti, ecc. Gli argomenti trattati sono moltovari, a titolo di esempio: la povertà, i Padri della Chiesa,gli atteggiamenti di Gesù, le virtù, ecc. Per chi intendetrascorrere l’intera giornata, il momento conviviale cen-

notizie dal Cottolengo

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trale è costituito dalpranzo consumato inallegra compagnia.Chi coordina tutto èSr. Giuliana Gallisuora cottolenghinaeffervescente, dallemille risorse, impe-gnata in mille attivitàcon inspiegabile energia ed eccezionale capacità di coin-volgimento. L’impegno necessario per offrire una parteci-pazione attiva ha fatto sì che questi incontri non siano pernoi una semplice abitudine, ma occasione preparata eattesa di arricchimento personale per cercare di viverepiù intensamente la nostra fede. Gli incontri sono apertia tutti. Oltre ad offrire occasione di confronto e scambiodi esperienze tra i volontari, essi sono anche una bellaoccasione per allacciare nuove amicizie e per alimentareamicizie già esistenti. Sono volontaria da diversi anni allaPiccola Casa, e come è successo a tanti di noi, mi sentofar parte di una grande famiglia. Quindi ho ricevuto ericevo un grande dono, che vuol dire condividere bisogni,dare e ricevere attenzioni, relazionarsi con gli altri e crea-re legami che aiutano a vivere interiormente. Il tutto sottola protezione del buon Dio. Per quanto mi riguarda, ilmio attaccamento e il legame nato  e cresciuto verso laPiccola Casa è  passato anche attraverso la partecipazio-ne agli incontri che da anni si svolgono a Moncalieri,dove trovi formazione, accoglienza, amicizia, preghiera.opportunità di crescita personale. Nell’au tunno prossimoci ritroveremo per un’altra serie di incontri il cui pro-gramma verrà tempestivamente pub blicato. Arrivederci atutti dopo le vacanze.

Claudia Molino

Ritrovarsi a MoncalieriDomenica 26 Maggio 2013 è terminato il ciclo degli appuntamenti mensili per l’anno 2012-2013. In occasione della proclamazionedell’anno della Fede, gli incontri hanno approfondito alcuni aspetti della fede, tema fondamentale del vivere cristiano.

notizie dalla Piccola casa

“Mosso/a dalla grazia dello Spirito Santo, in risposta alla chiamata del Padre e alla vostra presenza, fratelli e sorelle, sinceramente prometto a Dio di tendere alla Perfezione Evangelica seguendo Gesù Cristo nello spirito del carisma cottolenghino, secondo la regola di vita dell’associazione “Amici del Cottolengo” espressa nel suo statuto.affido filialmente questa mia promessa alla Vergine Maria, regina della Piccola Casa, al Santo Cottolengo e a tutte le anime che hanno vissuto qui la loro sofferenza e il loro servizio ed ora risplendono nella gloria del Padre.

Amen.”

ASSOCIAZIONE “AMICI DEL COTTOLENGO”

Domenica 16 giugno 2013

Un gruppo di amici haemesso la promessadi adesioneall’Associazione:

Rocco ScogliettiDonata MorsilloLuigina PirettoMario RoscioPatrizia Pellegrino

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notizie

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Sono entrati nella vita...a cura della Redazione Associazione ex allievi

e amici del Cottolengo

Il convegnoannuale

ASSOCIAZIONE EX ALLIEVI E AMICI DEL COTTOLENGO FESTA DELLA FAMIGLIA - 15 dicembre 2013 ore 16

Domenica 15 dicembre prossimo, alle ore 16, si terrà la tradizionale festa della Famiglia.L’incontro avverrà, come negli ultimi anni, nel locale sotto la Chiesa Madre. Oltre al solito scambio di notizie sullavita dell’Associazione e sulle novità della Piccola Casa, si affronterà l’argomento del Convegno annuale per il 2014e se ne fisseranno la data e le modalità di svolgimento.Sarà un piacevole momento di festa per i partecipanti e l’oc-casione per porgere gli auguri in vista delle imminenti festività al Sig. Padre, a tutti i superiori e alla comu nità dellaPiccola Casa.

IL PRESIDENTE Dante Notaristefano

Grazie prof. OPERTI!

Il 29 gennaio 2013 sono stati celebrati i riti esequiali in suffragio del prof. FRANCOOPERTI. Alla cerimonia, che si è svolta nel Tempio Valdese di Torino, hanno parteci-pato padre Lino Piano, fr. Giuseppe Meneghini e alcune Suore Cottlenghine.Nel sermone il Pastore ha detto che la preghiera davanti a un defunto è di monito aiviventi: in lui, come in uno specchio, essi vedono come saranno anche loro un giornopiù o meno lontano, perciò quello che conta è vivere e operare bene. Franco Operti, cheha provato il dolore per essere stato colpito in tenera età dalla poliomielite, ha vissutocon pienezza la sua vita umana e professionale, permettendo a molti bambini colpitidalla stessa malattia di potersi muovere con più autonomia, ritrovare il gusto di stare inpiedi e saltare: con la sua competenza di chirurgo ortopedico ha aiutato per molti anniil povero Cristo presente nei bambini del Cottolengo Centre di Tuuru (Kenya) a cammi-nare. Il Signore gli conceda di sperimentare il suo amore eterno nella casa del Padre. Deo gratias.

Fratel Romualdo è entrato nella Piccola Casa Del Cielo

Il 25 marzo è deceduto nel repartoConsolata della Casa madre fratel RO -MUALDO DALLA CAMINA’. Nato il 9agosto 1918 a Monte di Malo (VI), entrònella Piccola Casa il 18 febbraio 1946;emise la prima professione religiosa il 31dicembre 1947 e la professione perpetua il5 gennaio 1966. Alpino della CompagniaVicenza, aveva partecipato alla campagna

di Albania, durante la quale il freddo gli aveva causato il congelamentodei piedi, per cui venne rimpatriato. Dopo la guarigione era stato riman-dato al fronte, in Grecia. Fatto prigioniero, era stato tradotto inGermania, ove era rimasto fino alla fine della guerra. Nel1967 gli erastata conferita la “Croce al merito bellico”. Entrato nella Piccola Casa,fr. Romualdo ha prestato servizio in vari reparti della Casa madre, edopo la prima professione è stato trasferito come infermiereall’Ospedale Cottolengo di Pinerolo, ove è rimasto fino al 1960.Rientrato nella Casa madre, ha prestato servizio fino al 1999nell’Ospedale Cottolengo, specializzandosi in ambito urologico, da tuttiapprezzato per la sua competenza e la sua pazienza.Dal 1966 al 1990è stato Consigliere generale e dal 1972 al 1983 Vicario generale. Nelfebbraio 1978 è stato nominato Superiore della Comunità di Torino.Permotivi di salute dal 25 gennaio 2006 fr. Romualdo era ricoverato pressoil reparto Consolata.Le esequie sono s tate celebrate il 27 marzo nellachiesa centrale della Casa madre ed è stato sepolto nel cimitero genera-le di Torino. Deo gratias, caro fr. Romualdo, per la tua pazienza e la tuamitezza. Arrivederci in paradiso.

TarcisioDi Gleria

Il 4 marzo 2013 èdeceduto un uomobuono: Tarcisio DiGleria, da una vitaapprezzato Con si glie -

re della nostra Associazione. Ci man cheràmolto la sua discreta, ma importante presenzae purtroppo non lo vedremo più ogni anno, nelgiorno del nostro Convegno, in funzione di“giovane chierichetto”, servire la Santa Messacelebrata dal Sig. Padre, non lo vedremo più,come “abile cameriere” aiutare velocemente aitavoli durante il pranzo sociale o come “preci-so esattore” a riscuotere le relative quote e nonlo sentiremo più rispondere “presente!” perqualsiasi esigenza dell’Asso cia zione in cui cre-deva fortemente. Il Signore l’ha voluto con séper un disegno che a noi sfugge, ma – sia purcon tanta tristezza – non possiamo che dire “siafatta la Tua volontà”! Alla moglie e alla figliaLuisella, di cui era orgoglioso non solo per laconseguita laurea, ma anche per la bella nipo-tina regalatagli, la nostra affettuosa vicinanza el’assicurazione di cristiani suffragi per l’animabella dell’indimenticabile buon Tarcisio.

Dante Notaristefano

Il 13 giugno si è svolto il nostro convegno annuale e – pur inquella alternanza tra sole e pioggia che ha caratterizzato lastranissima primavera 2013 – ci siamo ritrovati puntuali allaPiccola Casa nel cortile avanti la chiesetta Casa di Dio. È statoun ritrovo velato di tristezza per la recente scomparsa dell’una-nimemente compianto Tarcisio Di Gleria, da tantissimi anniConsigliere della nostra Associazione in virtù dello specialeattaccamento e della grande disponibilità che lo ha semprecontraddistinto. Conseguentemente nella santa messa chePadre Lino Piano ha celebrato per noi è stato particolarmenteevidenziato il ricordo di Tarcisio, al quale si è potuto abbinarequello della ex Orsolina Letizia Simonello, deceduta nel 2012esattamente il 9 giugno. Una particolare preghiera venivariservata anche per il nostro Tesoriere Beppe Mattiotto, le cuicondizioni di salute sono purtroppo preoccupanti. La funzioneveniva vissuta da tutti con intensa partecipazione e l’omelia delPadre veniva seguita con particolare attenzione per i preziosispunti che offriva alla meditazione. All’uscita dalla chiesa unabreve sosta per il tradizionale gruppo fotografico e quindi nelReparto “Santi Innocenti”per l’assemblea che iniziava con laconstatazione del Presidente sul ridotto numero di presentirispetto agli anni scorsi e con la considerazione, più volteespressa, circa l’inarrestabile declino dell’Ass ociazione, pur-troppo non controbilanciato da adesioni di giovani che sareb-bero quanto mai necessarie per assicurarne il futuro. Eranopresenti comunque Padre Piano, Padre Gemello e DonCarlevaris che continuavano a conferire adeguata importanza

alla nostra riunione. Inte ressantissime risultavano le notiziesull’attività, le realizzazioni e le prospettive della Piccola Casa,oltre che sui “nostri santi”, che Padre Lino ci esponeva con ilsolito garbo e con particolare tono amichevole che conquista-va tutti. L’incontro con Padre Gemello non era che il seguitodi tanti graditissimi incontri, caratterizzati da affettuosa parte-cipazione, che datano ormai da oltre un trentennio e la presen-za di Don Carlevaris era la testimonianza della continuità delnostro sodalizio e della rivista “Incontri”, molto apprezzata peri contenuti e per la bella veste tipografica. Dopo alcuni inter-venti dei partecipanti e la fissazione della “Festa dellaFamiglia” per domenica 15 dicembre prossimo, l’assem-blea aveva termine. Superfluo esprimere giudizi sul pranzocomunitario che seguiva; sufficiente appare l’affermazione cheancora una volta Sr. Maria Pia si è superata, tanto che il gra-dimento, espresso anche con un caloroso applauso, è stato una-nime. Il cronista deve invece evidenziare il clima di fraternaamicizia in cui si è svolto e la grande gioia di ritrovarci perscambiarci, come sempre, notizie, confidenze, rimpianti, pro-positi e speranze. Ma la vera gioia è stata quella di ritornareancora una volta nella “nostra“ Piccola Casa per riacquistareil più possibile di quello spirito cottolenghino che ci ha sempreaiutato e continua ad aiutarci ad affrontare con serenità levarie incombenze quotidiane. Ripetiamo pertanto il più senti-to “Deo gratias”!

Dante Notaristefano

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Anno 65° n. 3 settembre 2013

Lettera di un papà

Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato ed hosperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole,chiedendo la mia opinione, ringraziandomi per qualcosa dibuono che era accaduto ieri... Però ho notato che eri moltooccupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avrestiavuto del tempo, anche solo qualche minuto per dirmi "ciao"...Però eri troppo occupato... Per questo ho acceso per te il cielo,l'ho riempito di colori e di dolci canti di uccelli per vedere secosì mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettatopazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi dafare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.

Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di fartibagnare un pò perché l'acqua si portasse via il tuo stress. Pensavodi farti un piacere perché così tu avresti pensato un pò a me, ma ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome; io desideravo tantoche tu mi parlassi, c'era ancora tanto tempo...

Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente,mentre guardavi la tv, hai cenato e ti sei dimenticato ancora diparlare con me... non mi hai rivolto il minimo pensiero...

Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso unacandela, in verità era bellissimo ma tu non eri interessato a vederlo...

Al momento di dormire credo che tu fossi distrutto, così dopoaver dato la "Buonanotte" alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato...

TI AMO tanto che aspetto tutti i giorni una tua preghiera... Il paesaggio che faccio è solo per te!!! Bene, ti stai

svegliando e ancora una volta io sono qui che aspetto senza niente altro che il mio Amore per te, sperando che almeno oggi tu possa dedicarmi un po' del tuo tempo...

Buona giornata figliolo!

il Tuo papà... Dio

A ROMA DA PAPA FRANCESCOCHI HO ASCOLTATO?RAZZISMO

A ROMA DA PAPA FRANCESCOCHI HO ASCOLTATO?RAZZISMO