Educare alla Biodiversità - regione.emilia-romagna.it fileconservazione della diversità biologica;...

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foto: Milko Marchetti INFORMAZIONE, FORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ IN EMILIA-ROMAGNA esito principale la messa in luce dell’esigenza di un lavoro approfondito e costante sul tema della biodiversità, sono emerse alcune priorità riprese dalla programmazione Infeas 2014-2016. Tra queste, principalmente, la costruzione di una specifica programmazione integrata e di sistema, da realizzarsi con la collaborazione dei servizi regionali, dei Ceas e delle rispettive amministrazioni, degli enti gestori delle aree protette, dei siti della Rete Natura 2000 e del mondo del volontariato e della cultura per Un percorso formativo realizzato a fine 2013 sul tema della educazione alla biodiversità ha consentito a un gruppo misto di operatori regionali e dei Centri di educazione alla sostenibilità di condividere linguaggi, espe- rienze e professionalità maturate negli ultimi anni in questo campo, in particolare dalle aree protette. E ha consentito un interessante scambio di punti di vista con professionisti di grande esperienza di cui si dà conto in questo numero di Centocieli. Da questa iniziativa, che ha avuto come realizzare iniziative congiunte di coinvol- gimento ampio della società civile. Altre priorità importanti: la qualificazione dell’offerta educativa, anche attraverso la formazione e l’aggiornamento degli opera- tori; la produzione di specifiche pubblica- zioni finalizzate ad adeguare i comporta- menti e gli stili di vita alle esigenze di conservazione della diversità biologica; la redazione di specifici progetti da candidare a finanziamento europeo. Anche in questo caso la collaborazione tra Servizi regionali ed in particolare con il Servizio Parchi e risorse forestali e i Servizi della DG Agricoltura è stata produttiva e strategica. Sono già in programma iniziative comuni che si svilupperanno in tutta la re- gione a partire dall’autunno. Paolo Tamburini Resp. Servizio Comunicazione, educazione alla sostenibilità e strumenti di partecipazione Regione Emilia-Romagna Enzo Valbonesi Resp. Servizio Parchi e risorse forestali Regione Emilia-Romagna In questo numero: •Speciale: Educare alla Biodiversità •Contributi di Bachiorri, Bertolini, Branchini, Corazza, Falchetti, Ferrari, Genovesi, Palazzini, Papotti, Perri, Petazzini, Rossi, Tamburini, Tazzari, Valbonesi, Venturi, Viaroli, Zanichelli •La fotografia della biodiversità: Italia ed Emilia-Romagna •Leggere la biodiversità: strumenti concettuali ed operativi Educare alla Biodiversità http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/infeas

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INFORMAZIONE, FORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ IN EMILIA-ROMAGNA

esito principale la messa in luce dell’esigenzadi un lavoro approfondito e costante sultema della biodiversità, sono emerse alcunepriorità riprese dalla programmazione Infeas2014-2016.Tra queste, principalmente, la costruzione diuna specifica programmazione integrata e disistema, da realizzarsi con la collaborazionedei servizi regionali, dei Ceas e delle rispettiveamministrazioni, degli enti gestori delle areeprotette, dei siti della Rete Natura 2000 e delmondo del volontariato e della cultura per

Un percorso formativo realizzato a fine 2013sul tema della educazione alla biodiversitàha consentito a un gruppo misto di operatoriregionali e dei Centri di educazione allasostenibilità di condividere linguaggi, espe-rienze e professionalità maturate negli ultimianni in questo campo, in particolare dallearee protette. E ha consentito un interessantescambio di punti di vista con professionistidi grande esperienza di cui si dà conto inquesto numero di Centocieli.Da questa iniziativa, che ha avuto come

realizzare iniziative congiunte di coinvol-gimento ampio della società civile. Altrepriorità importanti: la qualificazionedell’offerta educativa, anche attraverso laformazione e l’aggiornamento degli opera-tori; la produzione di specifiche pubblica-zioni finalizzate ad adeguare i comporta-menti e gli stili di vita alle esigenze diconservazione della diversità biologica; laredazione di specifici progetti da candidarea finanziamento europeo.Anche in questo caso la collaborazione traServizi regionali ed in particolare con ilServizio Parchi e risorse forestali e i Servizi

della DG Agricoltura è stata produttiva estrategica. Sono già in programma iniziativecomuni che si svilupperanno in tutta la re-gione a partire dall’autunno.

Paolo TamburiniResp. Servizio Comunicazione,educazione alla sostenibilitàe strumenti di partecipazioneRegione Emilia-Romagna

Enzo ValbonesiResp. Servizio Parchie risorse forestaliRegione Emilia-Romagna

In questo numero:•Speciale: Educare alla Biodiversità•Contributi di Bachiorri, Bertolini, Branchini, Corazza,Falchetti, Ferrari, Genovesi, Palazzini, Papotti, Perri,Petazzini, Rossi, Tamburini, Tazzari, Valbonesi, Venturi,Viaroli, Zanichelli

•La fotografia della biodiversità: Italia ed Emilia-Romagna•Leggere la biodiversità: strumenti concettuali ed operativi

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Biodiversità e prospettive perun’educazione sostenibile

scere la biodiversità stessa, la sua utilità,i servizi ecosistemici e il suo valore in-trinseco, con l’auspicio di aumentarel’interesse diffuso, attivare comportamentiindividuali e collettivi coerenti e un orien-tamento proattivo alla sostenibilità. Glistrumenti per educare anche gli adultialla biodiversità non possono essere altriche la spinta all’osservazione, il lavorodi convincimento a coltivare le motiva-zioni, a cimentarsi e mettere in gioco leproprie competenze socializzando leinnovazioni.L’esperienza educativa realiz-zata nel Parco Nazionaledell’Arcipelago Toscano ècosì importante, anchenella sua capacità dicoinvolgere due tipi ditarget, la popolazioneisolana e quella turi-stica, nel perseguimentodegli obiettivi di tuteladell’Area Protetta enell’attivazione di per-corsi di sostenibilità.

1. Aiutare gli uccellimigratoriLe piccole isole del Mediter-raneo sono luoghi di sosta fonda-mentali lungo le rotte di migrazione,sia come tappa intermedia che per lariproduzione. È stata intrapresa una cam-pagna volta a garantire il mantenimentodei siti di nidificazione, che sono invecea rischio in tutta Italia ed Europa, conriduzioni fino al 50%. Così è iniziata la

Perseguire un’ecologia dellacomunicazione per generarel’apprendimento in continuo,rinforzando l’empatia conil pubblico e il sodalizio conla comunità territoriale.

Una coccinella cammina veloce sul miobraccio, la guardo con piacere… poi ar-riva al polso, al dorso della mano, vadritta lungo l’indice e alla fine dell’unghiaapre le elitre e si invola in verticale.Chissà quante volte ci è capitata una scenacome questa e ci siamo rallegrati dellabuona sorte che avrebbe portato, senzasapere che la coccinella vola via non perandare a cercare cibo ma per l’istinto chele dice che è arrivata al termine dellasuperficie su cui si è posata.Cosa sappiamo della natura? Perché puòessere vantaggioso saperne di più? Ognu-no ha un proprio vissuto dal quale traein maniera continua conoscenza, giudizio pregiudizi.Per questo, nell’apprendimento degliadulti è più che mai necessario far levasulla componente esperienziale individua-le per stimolare l’acquisizione di fattoridi comprensione razionale: la loro forma-zione avviene infatti attraverso situazionie non contenuti di tipo disciplinare inchiave scolastica, e per questo è necessa-rio fare esperienza, intraprendere azionicon obiettivi tangibili e scenari di fattibi-lità realistici.Nel campo specifico della biodiversità ènecessario darsi l’obiettivo di far cono-

battaglia per difendere i nidi sotto i cor-nicioni, coinvolgendo scuole e famigliee agendo con azioni di comunicazione,azioni normative e azioni tecniche sullecase. Si è perfino creata una communitydi protettori tra le strutture alberghieree gli esercizi commerciali.

2. Tutelare un biotopo relittualeA Lacona vi è l’ultimo lembo di spiaggia

con dune naturalidi tutto

l’Arcipelago: perproteggerlo a dovere si è creataun’associazione di scopo, gli Amici delledune, che ha fatto iniziative per acqui-stare in proprietà pubblica i 600 metriquadri di dune relittuali da consegnare

simbolicamente al Parco. Questa espe-rienza ha sollevato attenzione a livelloistituzionale e innescato dinamiche vir-tuose.

3. Lotta alle alieneFar percepire il pericolo delle invasionidelle specie aliene e fare condividere ivalori della salvaguardia delle specienative non è cosa facile a causa dellaforte componente animalista ormai dif-fusa. Il Parco si trova così in mezzo auna contraddizione, tra la richiesta dirisolvere il problema dei danni da faunae il rifiuto tangibile ai metodi di catturae alla soppressione degli esemplari. Sidovranno individuare le modalità piùutili per svolgere un’opera di sensibiliz-zazione tesa a favorire la strategia diconservazione che comportino anche intaluni casi azioni drastiche.

4. Esperienze outdoor con le scuole“Uno dei principali problemi del giornod’oggi sta nel fatto che molte personevogliono raggiungere risultati senza fareesperienze” (Bridger H., 1995). Il Parcosi è posto il problema di come contagiaregli indifferenti per far condividere lacura del territorio: da qui è nata l’idea,ora consolidata e di successo, di coin-volgere ogni primavera le classi di variistituti con una permanenza di una setti-mana sull’isola per svolgere attivitàprogrammate e consequenziali relativeall’adozione di vecchi sentieri eall’animazione delle comunità locali,con grandi vantaggi per il territorio.

Franca ZanichelliDirettore Parco NazionaleArcipelago Toscano

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La cura della biodiversità:Esperienze per apprendere dalla natura

educativi sulla biodiversità, infatti, pos-sono essere sviluppati con un focus spe-cifico sul tema della conservazione, op-pure possono essere affrontati conapprocci più generali di relazione conl’ambiente sociale e naturale e con ilcambiamento di pensiero e di cultura chel’educazione ambientale dovrebbe pro-muovere. L’educazione alla biodiversitàpresenta infatti una sorta di stratificazionedi valori “culturali” e formativi.Il concetto attuale di biodiversità (siste-mico e articolato su molti livelli, dallebiomolecole agli ecosistemi e paesaggi)è fondamentale per costruire una visionebio-ecologica dei fenomeni vitali. Ladiversità è infatti una delle caratteristichepeculiari dei viventi a tutti i livelli diorganizzazione e ne costituisce la risorsa

A distanza di molti anni da quando ilconcetto di biodiversità e le problematichedella sua conservazione sono entrati nellascuola e nei mass media, ci si chiede sesia ancora opportuno promuovere progettispecifici di formazione ed educazionealla biodiversità. La risposta è certamenteaffermativa, perché tutti i “check point”programmati (ad esempio il Biodiversityyear del 2010) hanno rivelato il parzialefallimento degli auspicati progetti di sal-vaguardia e la scarsa consapevolezza cheancora accompagna la visione del valoredella biodiversità. Tra gli obiettivi delpercorso avviato dalla Regione Emilia-Romagna esiste infatti la riflessione suquali forme di educazione sperimentaree portare avanti e su quale tipo di forma-zione ai cittadini investire. I percorsi

evolutiva e la potenzialità adattativa.Inoltre, praticare la conoscenza dellabiodiversità è necessario perché influiscesulla capacità di interagire con l’ambientesu una base di sostenibilità.Anche per una “alfabetizzazione eco-logica”, necessaria sia come forma dipensiero che come strategia di conserva-zione della Terra, è importante conoscerela biodiversità ed il suo valore e ruolonegli equilibri terrestri. La conoscenzadei livelli della diversità biologica (quellogenetico, tassonomico intra ed interspe-cifico, le comunità biotiche, i paesaggi,ma anche le nicchie ecologiche) e delleloro interazioni costituisce uno stimoloper modalità di pensiero relazionale edecologico.L’educazione ambientale inoltre vedenella prospettiva di un cambiamentoculturale e di nuovi orientamenti etici efilosofici il suo obiettivo più ambito.Quello della biodiversità è un macro-concetto che può contribuire al cambia-mento ed a nuove modalità di pensiero,che includano una cultura della sosteni-bilità e una diversa relazione conl’ambiente. Promuove, infatti la costru-zione del pensiero “complesso”, impor-tante per comprendere storia, evoluzione,problemi e prospettive dell’ambiente eper affrontare crisi, cambiamenti, impre-visti, incertezze e scenari futuri. Inoltreracchiude ed esprime una visione siste-mica e relazionale della vita, oltre adessere un tema multidisciplinare e tra-sversale: ha aspetti culturali nei variambiti scientifici, ma anche umanistici;ha dimensioni culturali, ma anche etiche,economiche, applicative, d’uso e gestio-ne; implica atteggiamenti e valori perso-nali e sociali. Questa molteplicità dipunti di vista (che nell’educazione vanno

considerati e praticati) e la multidimen-sionalità ne incrementano la valenzaeducativa.Un approccio educativo alla biodiversitàdeve quindi includere tutti i caratteri didiversità dei viventi, in tutte le loro ma-nifestazioni, concepiti in una visioneintegrata, globale e ricca di interconnes-sioni; deve avere una mappa complessa,deve ricomporre saperi e superare laframmentazione delle idee, delle cono-scenze e dei problemi; integrare diversilinguaggi (formali, informali, artistici,popolari); integrare metodi, approcci,pratiche educative; contemplare la di-mensione estetica, sensoriale ed emotiva,per attivare diversi canali di interesse edi contatto; includere la dimensione so-ciale e gestionale.Infine, l’educazione alla biodiversitàdovrebbe accompagnarsi ad un nuovoatteggiamento sostenibile di responsabi-lizzazione e cura verso la Terra nella suatotalità, che riconosca diritto al benesserea tutti gli organismi umani e non. Unasimile cultura nasce dall’apprezzamento,dal rispetto, dal senso di solidarietà, nonsolo dalle conoscenze. Qualsiasi discorsosulla biodiversità quindi, dovrebbe affer-marne il valore intrinseco prima ancorache quello di risorsa; dovrebbe sviluppareun atteggiamento empatico; sottolinearequanto gli umani condividano con glialtri viventi per l’origine comune ed ilciclo della vita; insegnare a vedere laspecie umana come una delle componentidella biodiversità terrestre, diversa ancheperché particolarmente ricca di diversitàculturale.

Elisabetta FalchettiMuseo Civico di Zoologia di Roma

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comprensione del concetto di biodiversità ela consapevolezza della sua importanza sianoancora troppo limitate.Occorre quindi promuovere un’azione stra-tegica integrata che coordini le attività deidiversi soggetti che, con ruoli e competenzediverse, operano su questa materia e, in primoluogo, dei 36 centri di educazione alla soste-nibilità accreditati dalla Regione nel 2012.Anche su questo tema, infatti, il ruolo deiCeas, strutture dedicate all’educazione allasostenibilità, appare strategico. La stessa retedei Ceas è ricca di diversità. Diversi gliambienti in cui operano: dai centri urbanialle pianure e alle colline, fino alle areemontuose dei principali parchi regionali.Diverse le esperienze, diversi i target e, anchese per lo più ci si rivolge ancora ai giovani,sono in forte crescita le esperienze che coin-volgono adulti interessati alla conoscenzadel territorio nel quale vivono.Se le aree protette sono già oggi i migliorilaboratori in cui vedere, comprendere e stu-diare la biodiversità, le aree di pianura emedia collina sono interessanti per tutti gliaspetti di agrobiodiversità e in generale diintegrazione con le attività umane. Ma anchenelle aree urbane, in cui si possono raggiun-gere le comunità più numerose, la biodiversitàè spesso a portata di mano e offre tante piccolee grandi sorprese a chi ha attenzione e inte-resse; e poi si possono approfondire i temidel rapporto tra biodiversità e comportamentiquotidiani, del riequilibrio dell’ambienteurbano, della cittadinanza attiva legata allacura degli habitat.Mettere a confronto le esperienze dei Ceaspuò essere molto produttivo e stimolante datoche anche queste diversità rappresentano unaricchezza che può rendere particolarmentefruttuosa la collaborazione delle diverse ti-pologie di Ceas per produrre azioni di diffu-sione della cultura della biodiversità realmenteefficaci, che facciano fare un salto di qualitàall’impegno di tutti.

Ma come e cosa fare? E con quale contributo

La natura esercita un’attrazione forte, losappiamo. Basta poco per innamorarsene,magari a partire da quella più vicina, per poicercare mete più ambiziose e impegnative.Lo sapeva bene H. D. Thoreau quando scri-veva: “Camminando, ci dirigiamo natural-mente verso i campi e i boschi: cosa sarebbedi noi se ci fosse dato camminare unicamentein un giardino o lungo un viale?”. E per ibambini il contatto con la natura è ancorapiù portentoso: fa apprezzare la libertà, dàgioia, scioglie timori e piccole inibizioni,permette di scoprire mondi curiosi e affasci-nanti. Per molti non è così, in realtà. Mapotrebbe esserlo. Dovrebbe esserlo moltopiù di quanto accade. Un po’ di conoscenzadel mondo naturale e di interesse per la naturadovrebbe far parte del bagaglio culturale diognuno di noi, di ogni abitante del pianeta.E le cose, su questo versante, probabilmenteandrebbero meglio di come vanno, per noie per l’ambiente in cui viviamo. Anche sol-tanto per questo, il tema della biodiversitàriveste un ruolo centrale nelle attività educa-tive legate alla sostenibilità e più di altri èin grado di fornire a bambini e adulti, aseconda dell’età, delle situazioni e dei con-testi, una prima, indispensabile dotazione dicompetenze ed esperienze sulle quali inne-stare successivamente tutti gli altri temi tipicidella sostenibilità.Non si tratta di un tema educativo esclusiva-mente specialistico o settoriale, prioritariosolo per aree protette e altri soggetti specia-lizzati, ma è appropriato utilizzarlo, conopportune metodologie, nei diversi contestieducativi. L’esperienza diretta della biodi-versità, infatti, in termini di conoscenza econsapevolezza, rappresenta l’innesco piùnaturale ed efficace per l’avvio di un processodi maturazione che conduca giovani e adultiad acquisire una maggiore responsabilitàrispetto ai temi ambientali e a comprenderela necessità di conseguenti, adeguate e piùlungimiranti scelte individuali e collettive.I dati mostrano invece come, dal livelloeuropeo a quello italiano e regionale, la

specifico dei Ceas? Il gruppo di lavoro chesi è interrogato sul ruolo dei Ceas e sulleprospettive per migliorare la loro azioneeducativa sulla biodiversità ha sottolineatoalcuni aspetti importanti.Innanzitutto appare fondamentale che iCeas, sulla base di livelli di collaborazionetra di loro più maturi, articolati e continuativirispetto a quanto avvenuto in passato, sipropongano di svolgere una serie di azionicoordinate nei confronti delle scuole e deicittadini della nostra regione e agiscanocome rete, nella valorizzazione e nel mi-glioramento delle competenze, nella pro-gettazione e gestione degli interventi, nellacondivisione delle esperienze e dei loroesiti, nella circolazione delle idee e delleinformazioni. In questa prospettiva saràdeterminante per i Ceas diventare veri epropri mediatori all’interno della comunitàlocale: agire e comunicare capacità d’azione,focalizzare i differenti punti di vista, farnascere nuovi contatti e relazioni, trasmet-tere un messaggio di collaborazione e im-pegno comune.Uno dei compiti principali dei Ceas è sicu-ramente la realizzazione di azioni concrete,utili per far riconoscere la biodiversità anchenegli abituali scenari di vita di ciascuno etradurre questa nuova sensibilità in azionie pratiche quotidiane, stimolando e ispirandol’assunzione di nuovi comportamenti escelte che inducano a prendersi cura diluoghi, ambienti, specie e a partecipare ainiziative di informazione, salvaguardia,ripristino.Un passo fondamentale che i Ceas devonoessere in grado di compiere per avvicinarela comunità regionale nel suo insieme e levarie categorie di cittadini maggiormentecoinvolti nelle tematiche della biodiversitàe della sua cura è sicuramente l’educazionealla sua percezione, cambiando il modo divedere il paesaggio e le sue componenti,sottolineando le innumerevoli interazionitra attività umane e natura, aiutando a sco-prire l’infinita varietà di forme che assumela biodiversità anche nella nostra regione.In linea generale si ritiene più efficacecomunicare la biodiversità attraverso pro-

getti coordinati, linguaggi e soluzioni comu-nicative in grado di raggiungere platee piùampie di quelle degli appassionati, puntandoanche a suscitare emozioni che possano poitradursi in conoscenze e attitudini nuove. Èormai indispensabile, infatti, far maturarenel maggior numero di persone possibile laconsapevolezza di quanto la biodiversità siaun bene tra i più preziosi e la capacità diriflettere e agire rispetto ai problemi ambien-tali a partire da una conoscenza aggiornatadei fenomeni e del ruolo che l’uomo rivestenei principali processi. Facendo tuttaviaattenzione a evitare sia la proposizione diversioni edulcorate e superficiali della realtà,sia l’uso di drammatici allarmismi, che pos-sono determinare controproducenti effetti dideresponsabilizzazione o di chiusu-ra/negazione.Per arrivare a un piano organico ed efficacedi educazione alla biodiversità, in grado diincidere profondamente nei comportamentidelle comunità locali, il gruppo ha approfon-dito obiettivi, target, alleati e strumenti ne-cessari per un nuovo approccio alla biodiver-sità.Le indicazioni formulate dal gruppo di lavorosono state recepite dalla ProgrammazioneInfeas. Ora si tratta di sperimentare alcunedelle nuove strade immaginate e di costruireinsieme le occasioni e le strategie per mettereal centro dell'attenzione il tema che ci sta acuore. Siamo certi che la Rete dell'educazionealla sostenibilità è preparata e pronta, a livellosia regionale che locale, per cominciare adare attuazione e continuità all'idea comples-sa di educazione alla biodiversità maturatanel percorso formativo, identificando anchele collaborazioni e gli apporti culturali eprofessionali più utili per raggiungere i prin-cipali obiettivi che ci siamo dati.

Mino PetazziniCeas Fondazione Villa Ghigi

Giuliana VenturiServizio Comunicazione,educazione alla sostenibilitàe strumenti di partecipazioneRegione Emilia-Romagna

Educazione alla biodiversitàe rete regionale dei CEAS

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Servizi di supporto sono necessari per la produzione di tutti gli altri serviziproduzione primaria, cicli della materia, mantenimento degli habitat

Classificazione dei principali servizi eco sistemici secondo il MEAServizi di Approvvigionamentomateriali prodotti dall’ecosistema

prodotti alimentari e biochimiciacqua dolcemateriali da costruzionefibre tessilimedicinalirisorse genetiche

Servizi di Regolazionebenefici derivanti dalla regolazione deiprocessi dell’ecosistema

regolazione del clima e del ciclo idrologicomitigazione degli eventi estremimantenimento della fertilità del suolocattura della CO2 atmosfericadepurazione dell’aria e dell’acquacontrollo delle malattiecontrollo biologicoimpollinazione

Servizi Culturalibenefici non materiali derivanti dall’ecosistema

valori spirituali e religiosivalori estetici e salute mentalepatrimonio culturale, identità e senso dei luoghiturismo e attività ricreative

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Sono oggi passati oltre vent’anni dalla Con-venzione sulla Biodiversità (CBD) promulgataa Rio de Janeiro nel 1992 e da allora sotto-scritta da 193 Paesi, fatto che avrebbe dovutorenderla un punto di riferimento per tutte leistituzioni nel mondo. Nel 2002 arriva loStrategic Plan (COP VI/26) che fissa obiettivistrategici precisi e temporalmente definiti (al2010): “una significativa riduzione del tassodi perdita della biodiversità a livello globale,regionale e nazionale” per le parti contraenti.L’Europa ha elaborato fin dal 1993 una suapropria strategia e Piani d’Azione per“arrestare la perdita di biodiversità”.Nella stessa Conferenza di Rio sull’Ambientee lo Sviluppo (UNCED) da cui discende laCBD viene affermato anche il principio se-condo cui l’informazione concernentel’ambiente è un diritto di ogni cittadino, dirittoche gli consente di intervenire nella formazionedelle decisioni relative.

“Il modo migliore di trattare le questioniambientali è quello di assicurare la parteci-pazione di tutti i cittadini interessati, ai diversilivelli. Al livello nazionale, ciascun individuoavrà adeguato accesso alle informazioni con-cernenti l'ambiente in possesso delle pubblicheautorità, comprese le informazioni relativealle sostanze ed attività pericolose nelle co-munità, ed avrà la possibilità di partecipareai processi decisionali. Gli Stati faciliterannoed incoraggeranno la sensibilizzazione e lapartecipazione del pubblico rendendo ampia-mente disponibili le informazioni. Sarà assi-curato un accesso effettivo ai procedimentigiudiziari ed amministrativi, compresi i mezzidi ricorso e di indennizzo.” (Principio 10 dellaUNCED)

Tale principio ha costituito nel 1998 il centroconcettuale della Convenzione di Aarhus“sull’accesso alle informazioni, la partecipa-zione del pubblico ai processi decisionali el’accesso alla giustizia in materia ambientale”,

a cui soprattutto i Paesi della UE hanno datoimpulso (con fondamentali direttive:2003/4/CE e 2003/35/CE) e nel cui ambito èstato elaborato un Piano Strategico 2009/2014.Questi importanti strumenti normativi e i loropresupposti scientifici sono stati nell’ultimoventennio la molla per una produzione scien-tifica internazionale, ma soprattutto europea,che, avvalendosi degli straordinari progressinel campo delle Nuove Tecnologie perl’informazione, ha realizzato notevoli avan-zamenti nella quantità di informazioni dispo-nibili, nella loro sistematizzazione e tratta-mento, nelle conoscenze e nella messa puntodi strumenti di interpretazione stessa del con-cetto di biodiversità.E però, lo stato della biodiversità non mostrasegni incoraggianti di ripresa. Se in Europa,complessivamente, piccolissimi passi in avantisono stati compiuti, in Italia il livello di cono-scenza della parola “Biodiversità” (per fareun esempio) è regredito tra il 2008 e il 2010(come si riscontra nel report analitico delmarzo 2010 Attitudes of Europeans towardsthe issue of biodiversity - wave 2). Dal 2011ad oggi inoltre la crisi economica ha lasciatoben poco spazio all’informazione ambientalein genere, a quella specifica sulla biodiversitàe ancora meno spazio ad iniziative ed azionidelle istituzioni a qualsiasi livello.Ci sarebbe da disperare dunque se non fosseche alcune buone pratiche e iniziative sono,nonostante tutto, cresciute e si pongono comepassaggi fondamentali per ripensare le stesselinee d’azione che la conservazione dellabiodiversità dovrebbe assumere.

In primis uno spostamento di accento dalladimensione globale a quella locale del proble-ma della conservazione della biodiversità inmodo che la sua percezione sia più sentitadalle comunità e dai singoli perché riguardala realtà in cui essi vivono. In tal senso si sonoaggiornati sia il Piano d’Azione della CBDche (ma in modo insufficiente) la Strategia

Europea per “Arrestare la perdita di Biodiver-sità al 2020”. E soprattutto è nata un’iniziativaper la biodiversità nelle Città (City Biodiver-sity), i luoghi in cui vive già oltre la metàdella popolazione mondiale (saranno i 3/4nel 2050).Sono anche cresciuti “siti” (anche nel WEB)istituzionali internazionali (come ICLEI:Local Governments for Sustainability) o na-zionali come la REDS in Spagna (rete digoverni locali per la biodiversità) che rag-gruppano istanze locali di diversa scala di-mensionale (grandi e piccole città, province,dipartimenti contee, regioni) che si propon-gono di agire in modo coordinato a favoredella biodiversità e di estendere le buonepratiche attivate.Sono, nel contempo, stati proposti e appro-fonditi, con lavori di enorme rilevanza scien-tifica, (TEEB - The Economics of Ecosystemsand Biodiversity; UK NEA- National Ecosy-stem Assessment per citare gli ultimi in ordinedi tempo) paradigmi interpretativi della bio-diversità come fattore primario di produzionedei “servizi ecosistemici” di cui ognuno dinoi gode individualmente, collettivamente egratuitamente, che costituiscono gran partedel nostro benessere e il cui valore“economico” eccede ampiamente quello dialtri beni e servizi che il mercato propone.Infine in alcuni Paesi (Canada, Regno Unito,Svizzera, ed altri) sono stati creati dei pro-grammi quadro complessi dotati di strumentie risorse per avviare, incoraggiare e sostenereforme di partenariato costituito da cittadini,comuni tà , mondo del la r icerca edell’istruzione, ma anche imprese e istituzioniper affrontare attivamente la conservazionedella biodiversità.Per chi opera nel campo dell’educazioneambientale assumere fino in fondo questoarticolato quadro di riferimento concettuale,strumentale e disciplinare può condurre adun ripensamento e una rimodellazione dellafigura dell’educatore per trasformarla in quella

di un animatore di processi partecipativi di“community learning” fra i diversi soggettisopra citati che abbia come orizzonte il coin-volgimento e l’azione congiunta delle Comu-nità e delle loro istituzioni.

Stefano CorazzaPh. D in Nuove TecnologieInformazione Territorio AmbienteUniversità di Venezia

Coinvolgimento e azione per la Biodiversità

Biodiversità, beni e servizi dell’ecosistema:dai concetti alle applicazioni

Tra il 1980 e il 1990, prende corpo l’ecologiaeconomica, una disciplina che si propone diintegrare le scienze ecologiche ed economichecon l’obiettivo di valutare, valorizzare e con-servare i beni naturali in quanto essenziali perlo sviluppo della società umana.Una decina di anni dopo, i concetti di “servizidell’ecosistema” e “capitale naturale” entranoa far parte della letteratura ecologica ed eco-

nomica, in uno studio che si proponeva so-prattutto di iniziare a misurare il valoreaggregato degli ecosistemi.

Di fatto, il concetto di servizio dell’eco-sistema nasce con un orientamento pedago-gico per giustificare e sostenere la conserva-zione dei beni naturali, in particolare dellabiodiversità di specie. I primi risultati sono

però di grande impatto, ad esempio il fattoche la produttività di una palude abbia unvalore stimato paragonabile a quello di unacoltura di grano di pari estensione apre unanuova prospettiva per la valorizzazione dibeni che non sono ancora consideratinell’economia di mercato.Il Millennium Ecosystem Assessment (MEA),un’iniziativa promossa in occasione della

cosiddetta “Assemblea del millennio”dell’ONU (N° 55 del settembre 2000) che havisto impegnati circa millecinquecento espertidi tutto il mondo per cinque anni, è arrivatoalla conclusione che la società umana hapotuto beneficiare di un sostanziale incremen-to di benessere a discapito del degrado dellerisorse naturali e che le conseguenze di questodegrado cresceranno in maniera significativanei prossimi 50 anni. Ma il risultato più im-portante del MEA è che il raggiungimentodegli obiettivi del millennio individuati nella55^ assemblea generale dell’ONU, in parti-colare l’eradicazione della povertà, dipenderàsempre di più dalla biodiversità e dai servizidegli ecosistemi.

I servizi ecosistemici possono essere raggrup-pati in quattro categorie. I servizi di approv-vigionamento forniscono beni alimentari,fibre tessili, risorse energetiche, medicinali.I servizi di regolazione controllano il funzio-namento dei sistemi e dei cicli naturali: atmo-sfera e clima, ciclo idrologico, cicli vitali (adesempio mediante l’impollinazione). Le com-ponenti naturali del paesaggio fornisconobeni di valore culturale, estetico e religioso.Esistono infine dei servizi di supporto chegarantiscono il funzionamento degli ecosiste-mi e di tutti gli altri servizi.

Pierluigi ViaroliDipartimento di Bioscienze Università di Parma

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riodo 2007 – 2012 e rappresentaun punto di svolta rispetto al passa-to: è stato infatti realizzatodall’ISPRA, su incarico del Ministerodell’Ambiente, grazie alla fattivacollaborazione con Regioni e ProvinceAutonome, Università e altri Enti diricerca, Società Scientifiche edesperti, e ha portato per la primavolta a sperimentare un virtuososistema di raccolta di dati diffuso ecollaborativo. Si tratta di una basedi conoscenza puntuale, aggiornataed accurata, utile per orientare piùefficacemente le scelte gestionali eidentificare le misure di conserva-zione più urgenti.Nel rapporto sono state rendicontatenel complesso 113 specie vegetali,225 specie animali e 132 habitat,per un totale di 802 schede raccolteper le tre regioni biogeograficheterrestri (alpina, continentale e me-diterranea) e per la regione marina,tutte presenti nel nostro paese.

Una fotografia della Biodiversità

La ricerca avviata per il RapportoNazionale indaga lo stato di conser-vazione di flora, fauna e degli habi-tat, elaborando poi a partire dai datiraccolti alcune valutazioni sulle pro-spettive future per questi tre ambiti.Dalle valutazioni effettuate emergeuno stato di conservazione sfavore-vole (inadeguato o cattivo) per circala metà delle specie di interessecomunitario (50% per la flora, 51%per la fauna) e per ben oltre la metàdegli habitat (67%). Queste percen-tuali sono sostanzialmente rispec-chiate nelle prospettive future. (FI-GURA 1)

Il peggioramento dello stato com-plessivo di flora, fauna e habitat cheemerge dal Terzo Rapporto ha inparte origine nell’aumento delleconoscenze e nel miglioramento dialcuni metodi di misurazione e va-lutazione utilizzati, ma rispecchiaanche uno stato dell’arte effettivo.

Le condizioni più critiche per la flora(FIGURA 2) si trovano nella regionemediterranea: si riconferma inoltreil triste primato di condizioni di mag-giore criticità di conservazione perle specie che vivono in ambientiumidi e costieri, maggiormente sot-toposti a pressioni antropiche. Anchelo stato della fauna (FIGURA 3) mo-stra alcune criticità: le rilevazioni delterzo rapporto mettono in luce comenon vi siano stati significativi miglio-ramenti nello stato di conservazionedelle specie animali negli ultimi 6anni. La causa è sempre riconducibileall’impatto delle grandi pressioniantropiche, che incidono specialmen-te su a l cun i i nver tebra t i ,sull’ittiofauna delle acqua interneitaliane e sulla maggior parte dianfibi, rettili e chirotteri (pipistrelli).Per quel che riguarda gli habitat(FIGURA 4), rispetto al precedenterilevamento, si evidenzia un sensibileaumento degli habitat in stato diconservazione sfavorevole o inade-guato: sebbene si tratti per lo più diambienti di derivazione antropica(come formazioni erbose semi natu-rali o castagneti) sono comunqueecosistemi importanti perché permolto tempo hanno costituito unanello fondamentale del nostro siste-ma agricolo e del paesaggio.

Le minacce e le prospettivefuture

Le prospettive future per specie ehabitat, che in percentuale ricalcanol’attuale stato di conservazione com-plessivo, sono legate al perduraredelle minacce antropiche che conti-nueranno a gravare sull’ambiente inun prossimo futuro. Le principalicategorie di minacce sulle specievegetali ed animai sono le modificheche gli ecosistemi subiscono perintervento spesso diretto dell’uomo(inquinamento delle acque superfi-ciali, interferenza con i collegamentie i corridoi fra i diversi habitat, usodi biocidi, ormoni o prodotti chimici)accanto alle inadeguate praticheagricole e forestali, all’abbandonodei sistemi pastorali con la conse-guente riduzione degli habitat semi-naturali, all’urbanizzazione e al di-sturbo antropico, ovvero l’insieme

Il contesto italiano

L’Italia è, nel panorama europeo,tra i paesi con la maggiore ricchezzadi specie e di habitat di interessecomunitario. Inoltre è, insieme allaFrancia, il Paese con il più elevatonumero di habitat di interesse co-munitario: sono infatti presenti nelnostro territorio più della metà ditutti gli habitat protetti dalla Diret-tiva. Il nostro Paese si distingueanche per il significativo tasso diendemismo (e cioè per numero dispecie che sono presenti esclusiva-mente nel nostro territorio) cherisulta evidente in particolare per laflora.

La ricchezza di specie e habitat delterritorio italiano e l’elevato tassodi endemismo dipendono sia da vi-cissitudini storiche, come il moderatoeffetto delle glaciazioni quaternarie,sia dalla peculiare configurazionegeografica, geomorfologica e clima-tica del nostro Paese, costituito daun mosaico di tipologie ambientalidiverse. Questa ricchezza, associataalla marcata pressione antropicaesercitata da una densità di popola-zione tra le più alte in Europa, poneperò anche in rilievo la grande re-sponsabilità dell’Italia nel tutelarela biodiversità, anche a livello euro-peo, ed evidenzia l’importanza diottenere un quadro accurato dellostato di conservazione e delle pro-spettive future di flora, fauna e ha-bitat di interesse comunitario, qualebase conoscitiva indispensabile peruna efficace azione di conservazionee di ripristino.

Per cercare di fare un quadro il piùfedele possibile della biodiversitàpresente in Italia, è utile fare riferi-mento alle informazioni raccolte edelaborate per la compilazione deiRapporti Nazionali nel contesto dellaDirettiva Habitat.Il più recente è il Terzo RapportoNazionale, che fa riferimento al pe-

delle attività umane che interferisco-no direttamente o indirettamentecon la vita dell’ecosistema.

È proprio questo tipo di disturbo lamaggiore minaccia per gli habitat diinteresse comunitario, accanto allarealizzazione di infrastrutture, allapiantagione di specie non native ealla modifica degli ecosistemi. Gliincendi dolosi sono inoltre una delleminacce più frequenti per lo statodi conservazione degli habitat italiani.In particolare per la flora (ma ancheper alcune specie della fauna) ilprelievo diretto da parte dell’uomo,nonostante le regolamentazioni adot-tate a livello nazionale e regionale,è ancora una minaccia significativa.A questi fattori va infine aggiuntal’introduzione di specie alloctoneinvasive, che può costituire una dellecause di estinzione locale di popola-zioni e in un prossimo futuro potràdivenire, se lasciata incontrollata,una delle più importanti minacce alivello nazionale. Non sono stati giu-dicati di grande importanza per laconservazione di specie e habitat diinteresse comunitario i cambiamenticlimatici che, pur rivestendo un certorilievo, interagiscono in modo pocochiaro con i più importanti fattoriantropici di degrado del territorio.

Nonostante i grandi passi avanticompiuti, restano alcune carenzeconoscitive e una significativa diso-mogeneità dei dati a livello nazionale:per colmare le lacune sono ancoranecessari monitoraggi ad hoc conti-nui nel tempo, insieme all’estensionedelle attività di ricerca. L’impegnospeso ha comunque permesso digarantire la massima confrontabilitàdei dati italiani con quelli degli altriStati Membri e di testare l’efficaciadel lavoro di rete.I risultati così riassunti sono unostrumento chiaro e fondamentaleper indirizzare gli impegni, in lineacon la Direttiva Habitat, per miglio-rare lo stato di conservazione dihabitat e specie. Si tratta di un qua-dro conoscitivo utile a concentraregli sforzi, nazionali e locali,sull’attuazione di concrete misure diconservazione e ripristino.Solo così sarà realmente perseguitol’obiettivo centrale della DirettivaHabitat, naturalmente anche fulcrodelle Strategie Europea e Nazionaledella Biodiversità, di garantire ilmantenimento a lungo termine deglihabitat naturali e delle specie di florae fauna minacciati o rari.

Piero GenovesiIstituto Superioreper la Protezionee la Ricerca Ambientale

La biodiversità in Italia

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2- Confronto dei giudizi sullo stato di conservazione delle specie vegetaliemersi con il 2° Rapporto (2001-2006) ed il 3° Rapporto (2007-2012).I numeri si riferiscono alle schede compilate.

flora fauna habitat

sconosciuto

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1- Stato di conservazione complessivo (a sinistra) e prospettive future (a destra) per le specie e gli habitat di interesse comunitario. I numeri si riferiscono alle schede compilate.

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3- Confronto dei giudizi sullo stato di conservazione delle specie animaliiemersi con il 2° Rapporto (2001-2006) ed il 3° Rapporto (2007-2012).I numeri si riferiscono alle schede compilate.

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2° rapporto 3° rapporto

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4- Confronto dei giudizi sullo stato di conservazione degli habitat emersicon il 2° Rapporto (2001-2006) ed il 3° Rapporto (2007-2012).I numeri si riferiscono alle schede compilate.

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Una REGIONE biodiversa

La nostra conoscenza della biodi-versità è ancora piuttosto limitata,si stima infatti che meno di unquarto delle specie esistenti sianoto all’uomo. Eppure conoscerela biodiversità, a partire da quelladella nostra regione, è riconosciutocome il primo passo per farsi caricodella sua conservazione.

Un decisivo impulso ad aggiornaree approfondire la conoscenza dellabiodiversità è giunto dall’UnioneEuropea che, a partire dal 1979,attraverso la Direttiva 409, deno-minata Uccelli, e successivamentenel 1992, con la Direttiva 43, de-nominata Habitat, ha dato avvioall’istituzione e alla corretta ge-stione di una rete di siti significativiper la conservazione della diversitàbiologica negli stati membri: laRete Natura 2000.

In Italia attualmente vi sono oltre2.500 siti appartenenti alla ReteNatura 2000, suddivisi tra SIC(Siti di Importanza Comunitaria),ZPS (Zone di protezione speciale)e aree che le includono entrambe,SIC-ZPS, che ricoprono oltre 6,5milioni di ettari, pari al 21% delterritorio italiano: in Emilia-Romagna ve ne sono 158 (71 SIC,68 sia SIC che ZPS e 19 ZPS) cheoccupano circa 270.000 ettari,pari al 12% dell’intero territorioregionale.

In regione i siti di Rete Natura2000 coincidono per circa il 50%con le Aree protette (Parchi nazio-nali, interregionali e regionali e leRiserve naturali) e insieme occu-pano circa il 15% dell’intero terri-torio regionale. La distribuzionedei siti Natura 2000 è abbastanzaomogenea: vi sono siti che tutela-no le praterie di crinale, i boschidell’Appennino, i torrenti di collina,le lagune del delta del Po, le dunecostiere, e perfino porzioni di ma-re, con l’unico sito marino, il Pa-guro, costituito dal relitto dellapiattaforma di trivellazione perl’estrazione del metano, affondataal largo di Marina di Ravenna.

I siti interessano anche altre tipo-logie di ambienti che, seppure didimensioni modeste, ospitano spe-cie animali e vegetali rare e ominacciate come ad esempio: tor-biere, salse, rupi, forre, doline,grotte.

Il medio e alto Appennino, riccodi foreste e praterie, riveste uni-formemente un elevato interessenaturalistico, all'opposto la pianu-ra, profondamente manomessa,presenta pochi e ridotti ambientinaturali superstiti, localizzati so-prattutto lungo l'asta del Po, rarie isolati, lungo la fascia costiera.

Anche gli ambienti seminaturali,come ad esempio pascoli, prati

stabili, siepi, zone umide, mante-nuti tali proprio grazie alla costanteattività di gestione da partedell’uomo, concorrono a fornire lecondizioni per la sopravvivenza ela diffusione di specie animali evegetali.

L’Emilia-Romagna ospita un riccopatrimonio di biodiversità graziead una serie di fattori favorevoli:la particolare collocazione geogra-fica, di transizione tra la regionebiogeografica mediterranea, caldae arida, e quella alpina, fresca eumida, un territorio vario e arti-colato che si estende dal mareadriatico ai 2.000 metri del crinaleappenninico e, non da ultimo, lapresenza del basso corso del prin-cipale fiume italiano, il Po.

Dal punto di vista dell’interesseeuropeo, sono stati individuatifinora 72 habitat, un centinaio dispecie vegetali, e circa duecentospecie animali tra invertebrati,pesci, anfibi, rettili, mammiferi euccelli. La nostra regione ha unaparticolare responsabilità nellaconservazione di alcuni specificihabitat, quello dei fanghi salati,le cosiddette “salse”, presenti inItalia solo in due siti regionali, dicui uno è quello della Riserva na-turale delle Salse di Nirano el’habitat delle “dune grigie”, a livellonazionale rinvenibile solo lungo illitorale alto adriatico.

Passando alla flora, quella emilia-no-romagnola riveste un ruolocentrale nel panorama italiano, daun punto di vista quantitativo, sesi considera che delle oltre 7.600tra specie e sottospecie che costi-tuiscono la flora vascolare italiana,

quasi una su due è presente sulterritorio regionale, e anche perla presenza di endemismi, di specierelittuali ed alcune esclusive pecu-liarità. Le piante di interesse euro-peo, considerate rarità assolute,presenti in Emilia-Romagna sonouna trentina, compresi licheni,alghe e muschi. Tre sono le specieprioritarie: la Primula apennina,di colore rosa, confinata nelle fes-sure delle rupi più imperviedell’Appennino parmense e reggia-no; la Salicornia veneta, piantapioniera dei fanghi salati, presentesolo in poche stazioni del Delta delPo e K lasea l ycop i fo l i a ,un’asteracea dei prati montani.

La Regione Emilia-Romagna, primaancora dell’emanazione delle spe-cifiche Direttive europee, avevaemanato norme per la salvaguardiadella flora spontanea attraverso laLegge Regionale n. 2 del 1977"Provvedimenti per la salvaguardiadella flora regionale - Istituzionedi un fondo regionale per la con-servazione della natura - Disciplinadella raccolta dei prodotti delsottobosco”.

La fauna emiliano-romagnola èrappresentata da oltre 200 specieanimali di interesse comunitario,tra cui 80 uccelli, a testimonianzadell’importanza di una regioneattraversata dalle principali rottemigratrici dell’avifauna europea.

Le specie faunistiche di interesseeuropeo prioritario attualmentesegnalate nel territorio regionalesono sette: lo storione, pesce chedal mare migra nelle acque dolciper riprodursi, divenuto rarissimoper le alterazioni che hanno subitogli ambienti fluviali del bacino pa-dano; la Rosalia alpina, coleot-tero cerambicide localizzato inalcune faggete appenniniche ricchedi alberi vetusti; lo scarabeoOsmoderma eremita, che si nu-

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tre di legno morto di latifoglie allostato di larva, l’inconfondibile ecolorata falena dell’edera Calli-morpha quadripunctaria; la te-stuggine di mare Caretta caretta,che sverna e si alimenta in questaparte di adriatico; il rospo conabitudini notturne Pelobate fo-sco, presente solamente nel Parcodel Delta del Po ed infine il lupo,il predatore per eccellenza che sisposta tra la collina e il crinaleappenninico.

Alcune di queste specie fanno par-te anche della cosiddetta "faunaminore", protetta anche da unalegge regionale, la n. 15 del 2006,nata per favorire tutte le speciedi anfibi, rettili e chirotteri chevivono sul territorio regionale, maanche piccoli mammiferi, pesci einsetti: animali di solito poco con-siderati, ma indispensabili per ilfunzionamento dei sistemi naturali.

Il sistema delle aree protette edei siti della Rete Natura 2000,così come l’emanazione di speci-fiche leggi per la tutela della florae della fauna, sono i principalistrumenti della nostra regione per concorrere al raggiungimentodell’obiettivo europeo di arrestarela perdita di biodiversità entro il2020 ed entro il 2050 assicurarela protezione e il ripristino dellabiodiversità europea con i serviziecosistemici ad essa connessi.

Anche nella nostra regione la prin-cipale minaccia alla conservazionedella biodiversità è rappresentatasoprattutto dalla distruzione, tra-sformazione e frammentazionedegli habitat, causata all’elevatoconsumo di suolo e di risorse na-turali in generale.

Monica PalazziniServizio Parchie risorse forestaliRegione Emilia-Romagna

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BIODIVERSITA’: il vocabolario

- specie endemica: specie cheè presente solo nel territorio con-siderato. In senso più ristretto cisi riferisce a specie con un arealea superficie notevolmente ridotta;è indicata anche come specie au-toctona.- specie guida: è una specie cherappresenta un indicatore ambien-tale per uno o più scopi di moni-toraggio, gestione e/o conserva-zione. Ciascuna specie guida(attraverso il numero di individui,la superficie occupata, l’areale,lo stato di salute, ecc.) fornisceinformazioni rispetto a uno o piùpa rame t r i amb i en t a l i osull’efficienza e lo stato di conser-vazione di un gruppo di diversespecie di cui riassume le esigenzeecologiche, di un habitat partico-lare o di un complesso di habitat.- specie invasiva: in senso latoogni specie che manifesta un com-portamento fortemente attivo nel-la colonizzazione di uno o piùhabitat; sotto il profilo della Con-venzione internazionale per labiodiversità una specie invasiva

Habitat

Comunità vegetali e animali ede l emen t i c a ra t t e r i z zan t idell’ambiente biotico, insieme confattori abiotici (suolo, clima, di-sponibilità e qualità idrica, ecc.),che interagiscono ad una partico-lare scala: per habitat di speciela direttiva europea 92/43 intendeogni habitat indispensabile per lefunzioni vitali e riproduttive diciascuna delle specie elencatenell’Allegato II della medesimadirettiva e nell’Allegato I delladirettiva 79/409 “Uccelli”.

Servizi ecosistemici

Con questo termine si indicano ibenefici che le popolazioni, nonsolo umane, ottengono dall’am-biente. Corrispondono alla con-versione di una risorsa naturale(suolo, vegetazione, fauna, aria,acqua) in beni che hanno un va-lore.Essi si distinguono in servizi difornitura, quali produzione di cibo,fibre, medicinali, acqua potabile,materiali o combustibile (peresempio legna); servizi di regola-zione, come regolazione del climae delle maree, depu razionedell’acqua, impollinazione e con-trollo delle infestazioni di patogenie parassiti; servizi di supporto,come regolazione del ciclo deinutrienti, fornitura di risorse ge-netiche per favorire la coltivazionedi piante e l’allevamento di ani-mali, formazione del suolo e man-tenimento delle condizioni per lavita sul pianeta; infine serviziculturali, fra cui quelli estetici,spirituali, educativi e ricreativi.

Specie

Per gli organismi a riproduzionesessuata, le specie rappresentanogruppi di popolazione i cui indivi-dui sono in grado di accoppiarsitra loro dando origine a prolefeconda. Negli organismi a ripro-duzione asessuata (es. microor-ganismi come i batteri) gli indivi-dui sono assegnati ad unadeterminata specie sulla basedella condivisione di molte carat-teristiche morfologiche, biochimi-che, ecologiche, ecc. e perchédifferiscono sensibilmente da altrigruppi.- specie aliena / alloctona:ogni specie che non fa parte dellafauna o della flora originaria delterritorio considerato; in genereci si riferisce a specie introdottecasualmente o volontariamentedall’uomo in epoca storica moder-na da habitat e luoghi diversi daquelli considerati. Per assenza dicompetitori, una specie alienapuò diffondersi e creare problemialle specie autoctone; è indicataanche come specie esotica.

è una specie che non è nativa(autoctona) ed è quindi esotica oalien rispetto a un ecosistemaconsiderato e la cui introduzionepotrebbe causare un rischio eco-nomico, ambientale o per la saluteumana.

Taxon - Taxa

Nelle scienze biologiche, un taxon(plurale taxa, dal greco taxis,"ordinamento") o unità tassono-mica, è una categoria sistematicacorrispondente a entità e raggrup-pamenti ordinati degli esseri vi-venti. I diversi taxa sono distin-guibili morfologicamente e gene-ticamente da altri e riconoscibilicome unità. Possono essere didiverso livello gerarchico: si defi-niscono così infatti sia la classeche l'ordine, la famiglia, il generee la specie.Lo scopo di classificare gli organi-smi in taxa formalmente definiti,è quello di fornire gruppi la cuiconformazione resti in un ambitoristretto e la cui denominazione(in latino e spesso accompagnatadal nome dell’autore) abbia valoreuniversale, indipendentementedalla lingua utilizzata per la comu-nicazione.

Biodiversità

Con “biodiversità” si intende lavariabilità e la varietà di tutte leforme viventi di ogni origine, ve-getale e animale, comprese negliecosistemi del pianeta (terrestri,marini, acquatici) ed i complessiecologici di cui fanno parte. Ladefinizione include la diversitànell’ambito delle specie, tra lespecie e la diversità degli ecosi-stemi stessi.La biodiversità ha infatti più livelli:la diversità degli ecosistemi (am-bienti naturali quali acque, boschi,spazio alpino), la diversità dellespecie (animali, piante, funghi,microrganismi), la variabilità delpatrimonio genetico all’interno diuna specie (razze o varietà dispecie selvatiche e domestiche)e infine un quarto livello di biodi-versità funzionale, ovvero la di-versità delle interazioni che siesplicano all’interno e fra i trelivelli. La sua definizione, cosìmodulata, è contenuta nell’articolo2 della Convenzione sulla diversitàbiologica.

Conservazione in situ/ex situ

Con questa bipartizione si distin-guono le modalità di conservazio-ne delle specie minacciate o rareche avviene nel luogo in cui essenascono e si sviluppano natural-mente (in situ), dalle modalità diprelievo di queste specie dal lorohabitat naturale e loro tutela inluoghi appositamente predispostialla loro accoglienza e manteni-mento. La conservazione ex siturappresenta una strategia rilevan-te di conservazione a cui si ricorrenei casi in cui la conservazionein situ risulti insufficiente.

Ecosistema

L’insieme delle comunità di orga-nismi animali e vegetali edell’ambiente in cui essi vivono einteragiscono. Esempi di ecosiste-mi sono un lago, una foresta, unabarriera corallina.

Fauna

Insieme delle specie animali cherisiedono in un dato territorio oin un particolare ambiente in unpreciso periodo.

Flora

Insieme delle entità vegetali diun territorio predefinito in undeterminato periodo di tempo.

Gaia

Uno dei nomi con cui ci si riferisceal pianeta Terra, dal nome delladivinità greca che lo impersonifi-ca: il nome allude alla dimensionedel pianeta come un grande es-sere vivente, che include ecosi-stemi, specie animali e vegetali.

foto: Sara Branchini

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alpina, atlantica, boreale, continen-tale, macaronesica, mediterraneae pannonica, steppica.La direttiva individua alcuni tipiriconosciuti come “prioritari” e perla cui conservazione la Comunitàha una responsabilità particolarea causa dell'importanza della loroarea di distribuzione naturale com-presa nel territorio UE.

MEA - Millennium EcosystemAssessment

Letteralmente "Valutazione degliEcosistemi del Millennio", è unprogetto di ricerca lanciato nel2001 con il supporto delle NazioniUnite che aveva l’obiettivo di va-lutare le conseguenze che i cam-biamenti degli ecosistemi hannoapportato al benessere dell’uma-nità e porre le basi scientifiche perle azioni necessarie a migliorarnela conservazione e l’utilizzo soste-nibile. Oltre alla ricerca per identi-ficare i cambiamenti subiti dagliecosistemi, lo studio ha permessodi sviluppare degli scenari per ilfuturo, basandosi sul trend deicambiamenti. Il progetto ha coin-volto oltre 1,360 esperti di tuttoil mondo. Le loro conclusioni sullostato attuale degli ecosistemi esulle loro tendenze, sugli scenarifuturi, sulle possibili risposte esulle analisi a livello regionaleanche sul tema della biodiversità,sono illustrate nei rapporti prodotti,pubblicati nel 2005, che riportanodati e risposte alle esigenze prati-che di gruppi specifici di utenti,per esempio del settore privato.

PEER - Partnership for Europe-an Environmental Research

È un’associazione di 8 dei più gran-di centri europei per l’ambiente,fondata nel 2001 con lo scopo diunire le forze e seguire una stra-tegia comune nelle scienze am-bientali per affrontare la ricercasulla sostenibilità ecologica e lavalutazione territoriale dei servizi

ecosistemici europei. I membridel PEER portano avanti ricerchedi base e applicate combinandodiverse discipline delle scienzesociali e naturali: la ricerca copretutti i campi dell’ambiente, inte-ressandosi in particolare dell’inte-razione tra uomo e natura.

Rete ecologica Natura 2000

Istituita dalla Direttiva Habitat, èuna rete ecologica diffusa su tuttoil territorio dell’UE, costituita dasiti mirati alla conservazione dihabitat e specie per garantire ilmantenimento a lungo terminedegli habitat naturali e delle speciedi flora e fauna minacciati o raria livello comunitario. La rete Na-tura 2000 è costituita dai Siti diInteresse Comunitario (SIC), iden-tificati dagli Stati Membri, chevengono successivamente desi-gnati quali Zone Speciali di Con-servazione (ZSC), e comprendeanche le Zone di Protezione Spe-ciale (ZPS) istituite ai sensi dellaDirettiva 2009/147/CE "Uccelli".Le aree che compongono la reteNatura 2000 non sono riserverigidamente protette dove le atti-vità umane sono escluse: la Diret-tiva Habitat infatti garantisce laprotezione della natura tenendoanche conto “delle esigenze eco-nomiche, sociali e culturali, nonchédelle particolarità regionali elocali”. Soggetti privati possonoessere proprietari dei siti Natura2000, assicurandone una gestionesostenibile sia dal punto di vistaecologico che economico.

TEEB - The Economy of Ecosy-stem and Biodiversity

È un’iniziativa globale che vuolesuscitare attenzione sui beneficieconomici della biodiversità.L’obiettivo principale è mettere inluce il crescente costo della perditadi biodiversità e della degradazionedegli ecosistemi. TEEB presentaun approccio che può aiutare idecisori pubblici e privati a ricono-scere, dimostrare e fissare i valoridi ecosistemi e biodiversità, inclu-dendo la possibilità di incorporarei questi valori nei processi di de-cision making.

Anno Internazionaledella Biodiversità 2010

L’Assemblea Generale delle Nazio-ni Unite ha dichiarato il 2010“Anno Internazionale dellaBiodiversità” per evidenziare, alivello globale, la questionedell’impoverimento ambientaledel pianeta a seguito della distru-zione di habitat ed ecosistemi. Il2010 segna per l’Italia un momen-to di particolare importanza perla definizione della Strategia Na-zionale per la Biodiversità, attra-verso la quale sono state integratele esigenze della biodiversità conlo sviluppo e l’attuazione dellepolitiche settoriali nazionali ed èstata definita la vision per la con-servazione della biodiversità peril decennio successivo.

CBD - La Convenzione Interna-zionale per la Diversità Biologica

La Convenzione sulla Biodiversità,firmata a Rio de Janeiro nel 1992durante la Conferenza delle NazioniUnite sull’ambiente e lo sviluppo,afferma il valore intrinseco delladiversità biologica e dei suoi varicomponenti: ecologici, genetici,sociali, economici, scientifici, edu-cativi, culturali, ricreativi ed este-tici. Questa convenzione ha sancitol’attenzione per la conservazionedella biodiversità a livello globale.Alla convenzione hanno aderito193 Paesi, inclusa l’Italia, e l’Unio-ne Europea. Gli obiettivi principalidella convenzione sono la conser-vazione della diversità biologica(considerata sia a livello di geni,sia a livello di specie, sia a livellodi comunità ed ecosistema),l'utilizzazione durevole, o sosteni-bile, dei suoi elementi e la giustaed equa ripartizione dei vantaggiche derivano dallo sfruttamentodelle risorse genetiche e dal tra-sferimento delle tecnologie ad essocollegate.

CER – Consiglio Europeodella ricerca

Istituito nel febbraio 2007 dallaCommissione europea, l'obiettivoprincipale del Consiglio europeodella ricerca è stimolare l'ec-cellenza scientifica in Europa so-stenendo ed incoraggiando i mi-gliori scienziati, studiosi ed inge-gneri ed invitandoli a presentarele loro proposte nei vari settoridella ricerca. Il CER è compostoda un consiglio scientifico indipen-dente e da un'agenzia esecutivache opera per conto della Commis-sione europea.

Direttiva Habitat

La Direttiva del Consiglio del 21maggio 1992 “Conservazione deglihabitat naturali e seminaturali edella flora e della fauna selvatiche”(92/43/CEE) detta Direttiva Habi-tat e la Direttiva Uccelli costitui-

scono il cuore della politica comu-nitaria in materia di conservazionedella biodiversità. Scopo dellaDirettiva è salvaguardare la biodi-versità mediante la conservazionedegli habitat naturali, nonché dellaflora e della fauna selvatiche nelterritorio europeo. Per il raggiun-gimento di questo obiettivo laDirettiva stabilisce misure voltead assicurare il mantenimento oil ripristino, in uno stato di conser-vazione soddisfacente, degli habi-tat e delle specie di interesse co-munitario elencati nei suoi allegati.La Direttiva è costruita intorno adue pilastri: la rete ecologica Na-tura 2000 e il regime di tuteladelle specie. In questo contestosono stabilite norme per la gestio-ne dei siti Natura 2000 e la valu-tazione d'incidenza, il finanzia-mento, il monitoraggio e l'elabo-razione di rapporti nazionalisull'attuazione delle disposizionidella Direttiva, che riconosce inol-tre l'importanza degli elementidel paesaggio che svolgono unruolo di connessione ecologicaper la flora e la fauna selvatiche.Il recepimento della Direttiva èavvenuto in Italia nel 1997.

EEA – European EnvironmentalAgency/Agenzia Europeaper l’ambiente

È un’agenzia dell’Unione Europeache si propone di fornire informa-zioni indipendenti e scientifichesull’ambiente che costituiscanouna fonte attendibile, per gli entiimpegnati a sviluppare, adottare,implementare e valutare le politi-che sull’ambiente così come peril pubblico generale. Lanciata nel1990, ha iniziato il suo lavoro nel1994: ad oggi ha sede a Copenha-gen e include 33 stati membri.Parallelamente alla sua istituzioneè stata formata anche Eionet, larete europea di formazione e os-servazione sull’ambiente.

Giornata Internazionale dellaBiodiversità – 22 maggio

Le Nazioni Unite hanno proclamatoil 22 maggio “Giornata Internazio-nale della Diversità Biologica” (In-ternational Day for Biological Di-versity - IDB) per aumentare laconsapevolezza e la comprensionedelle tematiche legate alla biodi-versità su scala mondiale.

Habitat di interessecomunitario

Sempre la direttiva 92/43/CEEidentifica gli Habitat naturali diinteresse comunitario con "gli ha-bitat che nel territorio della UErischiano di scomparire nella loroarea di ripartizione naturale a cau-sa di una loro regressione e checostituiscono esempi notevoli dicaratteristiche tipiche di una o piùdelle sette regioni biogeografiche: foto: Francesco Grazioli

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Le piante, sia le specie coltivate siaquelle che crescono in maniera sponta-nea, rappresentano un’importante risorsaper la sopravvivenza dell’uomo in quan-to costituiscono la base per la produzionedi alimenti, oltre che di medicinali,tessuti, materiali da costruzione e moltoaltro. Ciò nonostante, numerose piantesono minacciate di estinzione dalle tanteattività che svolge sul pianeta l’uomostesso. Per far fronte a questa allarmanteperdita di biodiversità, finché possibile,le specie andrebbero conservate in situ,ovvero nel loro ambiente naturale divita (on farm, cioè presso “agricoltoricustodi”, per le varietà di interesse agri-colo). Quando ciò non è possibile ocomunque come azione preventiva con-tro l’estinzione delle piante, per garantirela conservazione a lungo termine dellavariabilità genetica, si può ricorrere allaconservazione ex situ, cioè al di fuoridell’habitat naturale. Lo stoccaggio deisemi in speciali depositi per la conser-vazione presenta numerosi vantaggi, inquanto consente di mantenere in pocospazio molte specie e una grande varia-bilità genetica. Infatti, i semi sono rela-tivamente piccoli, geneticamente unicie molto longevi, soprattutto se conservati

mazioni per ricominciare una coltivazio-ne.Le banche semi sono anche un ottimostrumento per far comprenderel’importanza della conservazione dellabiodiversità. In tal senso, un esempioemblematico di applicazione sul pianodivulgativo e anche didattico è stato ilprogetto TEN, Telediffusione e Natura,finanziato nel 2007 dal MIURall'Università di Pavia. TEN ha inizial-mente coinvolto due scuole (primaria esecondaria di primo grado), a cui se nesono poi aggiunte altre. L’attività didat-tica ha avuto come oggetto la biodiversitàdelle piante, con particolare riferimentoai metodi per conservarla ex situ e allavita delle piante autoctone, cioè appar-tenenti al territorio di riferimento, siaselvatiche che coltivate, a rischio diestinzione. Le classi coinvolte nel pro-getto sono state invitate a visitare lalocale banca semi e ad allestire un espe-rimento di germinazione, il cui sviluppoè stato seguito nel tempo a distanza,collegandosi ripetutamente in streamingattraverso la rete. Molta attenzione hannosuscitato in particolare le antiche varietàlocali di piante coltivate ormai scomparse(come la zucca a forma di cappello da

a determinate condizioni, e danno vita,quando fatti germinare, ad una nuovapianta.Le banche dei semi sono strutture spe-cializzate nella conservazione delle pian-te e operano secondo standard interna-zionali, basati sulla disidratazione (inambienti con il 15% di Umidità Relativae a 15° C di temperatura) e il successivocongelamento (-20°C) dei semi stessi.Tali trattamenti, validi sia per le piantecoltivate che per quelle selvatiche, sonol’elemento chiave che consente di man-tenere i semi vitali per molto tempo, apatto che questi sopportino tali procedu-re. A seconda delle specie, è possibileprolungare la vitalità dei semi da pochianni (come avviene di solito in natura)a decine, fino a centinaia o forse migliaiadi anni. Un seme di mais, ad esempio,può essere conservato in tal modo alme-no per 250 anni. Tutte le informazioniraccolte durante il processo di conserva-zione, come il numero di semi, la specieo varietà (se pianta coltivata), la localitàdi raccolta (o l’azienda agricola), leprocedure di pulizia, fino alla posizionedel campione nei freezer, sono archiviatiin apposite banche dati informatizzatee spesso consultabili online, utili infor-

La conservazione della biodiversitàvegetale in banche semi

come esperienza didattica e divulgativa

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prete), più interessanti rispetto alle va-rietà standard disponibili in qualsiasisupermercato, ma in genere meno gu-stose: agli studenti è stato spiegato comericonoscerle e distinguerle sul pianomorfologico. Le classi hanno poi seguitole fasi di prelievo dei semi dai loro frutti,il trattamento, la conservazione in banca-semi e infine la riproduzione, sperimen-tando la coltivazione in vaso in aula,l’allevamento nell’orto della scuola eanche quello presso l’abitazione di cia-scun alunno, in giardini famigliari obalconi.Per riproporre un’esperienza simile èpossibile utilizzare il kit realizzato emesso a disposizione del pubblico daiRoyal Botanic Gardens di Kew (GranBretagna) chiamato MINI SEEDBANK. Il kit funziona secondo gli stessiprincipi adottati dalle banche semi veree proprie e consente di essiccare e con-servare i semi; si compone di una scatolain polietilene di alta qualità, che funzionada camera di essiccazione e “bancasemi” e da gel di silice in perle chedisidrata i semi e funziona anche daindicatore di presenza di eventuale umi-dità indesiderata. Per maggiori informa-zioni: http://www.kew.org/science-conservation/millennium-seed-bank

Graziano RossiElena Rita TazzariDipartimento di Scienzedella Terra e dell’AmbienteUniversità di Pavia

Parlando di “biodiversità” è forse piùnormale andare con la mente alla parola“ambiente” che non alla parola“paesaggio”. Eppure l’ambito semanticodella parola “paesaggio” aggancia alcunivalori importanti per l’apprezzamentodegli ambienti, naturali e non solo: ilgodimento estetico, l’apprezzamentovisuale, l’assaporamento identitario.Quando pensiamo al la parola“paesaggio” accarezziamo con la mentele immagini che ci appagano da un puntodi vista affettivo: un bel tramonto, unoscenario urbano osservato da una posta-zione panoramica, il mare, un bosco.Per provare a riflettere su questa parolaci viene in aiuto la definizione che neha dato la Convenzione Europea delPaesaggio, un documento approvato dalConsiglio d’Europa nel 2000:«“Paesaggio” designa una determinataparte di territorio, così come è percepitadalle popolazioni, il cui carattere derivadall'azione di fattori naturali e/o umanie dalle loro interrelazioni». Seguendoquesta linea di riflessione, il paesaggiorappresenta l’interazione fra elementiambientali ed elementi antropici, la cuiimmagine passa attraverso il filtro per-cettivo delle popolazioni (importante ilplurale con cui viene presentato questotermine) che lo abitano, lo attraversano,lo visitano. La chiave del significato di

tribuendo così al benessere e alla sod-disfazione degli esseri umani e al con-solidamento dell’identità europea». Sipuò dire allora che i paesaggi “fannobene” alle società che in essi vivono eche su di essi “appoggiano” le proprieazioni quotidiane? E a quali paesaggici stiamo riferendo? La ConvenzioneEuropea, di nuovo, ci suggerisce unapista di riflessione che, dietro l’apparenteunderstatement del linguaggio codificatodel protocollo, nasconde una prospettivarivoluzionaria: «Il paesaggio è in ogniluogo un elemento importante dellaqualità della vita delle popolazioni:nelle aree urbane e nelle campagne, neiterritori degradati, come in quelli digrande qualità, nelle zone considerateeccezionali, come in quelle della vitaquotidiana». Il paesaggio è ovunque,anche nelle aree in cui la qualità ambien-tale è carente.Ecco allora che il rapporto fra paesaggioe biodiversità si colora di complessitàe di contraddizioni. Se il paesaggio èovunque, si può dire sempre altrettantodella biodiversità. Eppure, estendendoquesto concetto alla sfera culturale esociale, il computo della ricchezza ter-ritoriale diventa più complesso. Comericorda Alberto Magnaghi in Il territoriobene comune del 2012, «il territorio,frutto di processi coevolutivi fra civiliz-

questo termine appare risiederenell’aspetto percettivo, nelle varietà concui il paesaggio viene osservato, com-preso, e di conseguenza vissuto dallesingole persone e dai gruppi sociali.Il rapporto di una comunità con il pae-saggio non è solo una questione di ap-prezzamento estetico o di godimentovisuale, ma incrocia un più generalebenessere, legato all’azione profondadell’insediarsi umano in un territorio.Afferma sempre la Convenzione: «Ilpaesaggio svolge importanti funzionidi interesse generale, sul piano cultura-le, ecologico, ambientale e sociale, co-stituisce una risorsa favorevoleall'attività economica e, se salvaguar-dato, gestito e pianificato in modo ade-guato, può contribuire alla creazionedi posti di lavoro». La scelta di questiquattro aggettivi è interessante: il valoredei paesaggi si estende non solo agliaspetti ambientali ed ecologici (e qui ilrapporto con la biodiversità appare di-retto), ma anche agli aspetti sociali eculturali. Addirittura, in un passaggioulteriore, si afferma che il paesaggio èun ingrediente essenziale del“benessere” di una comunità: «Il pae-saggio coopera all’elaborazione delleculture locali e rappresenta una com-ponente fondamentale del patrimonioculturale e naturale dell’Europa, con-

zazioni antropiche e ambiente, è unimmane deposito stratificato di sedimentimateriali e cognitivi, un’opera edificatacon il lavoro di domesticazione e fecon-dazione della natura, ‘oggettivato’ inpaesaggi, culture e saperi, che si confi-gurano come patrimonio collettivo, dun-que ‘beni comuni’ per eccellenza, chepossono essere posti al centro delle spe-rimentazioni di modelli socioeconomicialternativi». In questa natura di “benecomune”, il paesaggio si configura, co-me la biodiversità, come un patrimoniorealmente collettivo. Si potrebbe direche il paesaggio rappresenta la “pelle”dell’organismo territoriale: come unapelle, esso riflette lo stato di benesseree di salute dell’organismo di cui è espres-sione. In questa chiave, la biodiversitàcostituisce (parafrasando la formula“buono pulito e giusto” utilizzata daCarlo Petrini per definire le auspicabiliqualità del cibo) un elemento importan-tissimo per il riconoscimento di un pae-saggio che sia “bello, pulito e giusto”.

Davide PapottiDipartimento di Antichistica, Lingue, Educazione, FilosofiaUniversità di Parma

Biodiversità e paesaggio come beni comuni

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ovini, suini ed equini .Dall'inizio della Rivoluzione verde, losviluppo in senso industriale dell'agri-coltura, sostenuto dai postulati del ridu-zionismo scientifico, è stato teso tuttoverso l'uniformità come unico modelloproduttivo. Il paradigma dominante èstato: l'uniformità, l'omogeneità, la stan-dardizzazione, il produttivismo. In agri-coltura, secondo il paradigma dominantedella produzione, la diversità va controla produttività, che segue l'imperativodell'uniformità e della monocoltura. Que-sto ha creato una situazione paradossale,in cui il miglioramento delle piante èfondato sulla distruzione della biodiver-sità, usata come materia prima.

“Le monocolture di specie industrialiportano all'estinzione della diversitàdelle varietà locali, capaci di soddisfarei bisogni locali. I progetti della cosiddettamodernizzazione agricola introduconocolture nuove e uniformi nei campi deicontadini e distruggono la diversità dellevarietà locali. È come se si riparasse iltetto utilizzando i mattoni con cui sonostate costruite le fondamenta di unacasa.” (G. Wilkes, 1991).La strategia di basare l'aumento dellaproduttività sulla distruzione della diver-sità è pericolosa ed inutile. In altre parole,"conservare la diversità è impossibile,finché essa non sia assunta come la logicastessa della produzione".Se non si riesce a pensare alla diversità,come modello culturale e di pensiero èimpossibile concepire la biodiversitàcome fondamentale paradigma per unsistema agricoltura sostenibile."La principale minaccia alla diversitàderiva dall'abitudine a pensare in terminidi monocolture, quelle che io chiamo«monocolture della mente». Le monocol-ture della mente cancellano la percezionedella diversità e insieme la diversitàstessa." (V. Shiva, 1995)

In agricoltura conservare la biodiversitàsignifica prima di tutto produrre alterna-tive, in altre parole tenere in vita formealternative di produzione in un contestotutto teso alla standardizzazione. Salva-guardare le risorse autoctone ed i semi "nativi" è indispensabile. I semi ora invia di estinzione portano con sé i semidi un altro modo di pensare la natura edi produrre per le nostre necessità.Uniformità è diversità non sono solomodi diversi di uso della terra, ma anchemodi diversi di pensare e di vivere. Lanatura ha fatto della diversità il fonda-mento della stabilità. L'uomo, riducendotutto all'uniformità e alla monocolturadei raccolti e della mente sta irreversi-bilmente compromettendo gli equilibrie la stabilità degli ecosistemi in cui èindissolubilmente inserito.

La notevole semplificazione degli agro-ecosistemi con poche specie ad alta den-sità è la causa prima dell'instabilità. Lariduzione della complessità dell'agro-ecosistema (in cui convivono, in equili-brio dinamico, molte specie vegetali e

Dall’inizio del ventesimo secolo trequarti della diversità genetica delle prin-cipali colture agrarie è scomparsa. InItalia sono a rischio più di 1.500 varietàvegetali. La stessa sorte è riservata aglianimali domestici. La tutela della biodi-versità è una questione cruciale per lastabilità della natura e per la sicurezzaalimentare. Il Trattato (FAO) internazio-nale sulle risorse fitogenetiche perl’alimentazione e l’agricoltura indica glistrumenti necessari per invertire la rotta.

La diversità è il carattere distintivo dellanatura ed il fondamento della stabilitàecologica.“Diversi ecosistemi danno luogo a formedi vita e culture diverse. La coevoluzionedelle culture, delle forme di vita e deglihabitat mantiene intatta la diversitàbiologica del pianeta. Diversità culturalee diversità biologica si tengono.” (V.Shiva, 1995).Le comunità, dovunque nel mondo, han-no sviluppato un proprio sapere ed hannotrovato il modo di ricavare i mezzi disussistenza dai doni ricevuti dalla diver-sità della natura, sia nella sua formaselvatica sia in quella addomesticata.Oggi, tuttavia, la diversità degli ecosi-stemi, delle forme di vita e dei modi divivere delle comunità sono minacciatidal pericolo di estinzione. Gli habitatsono stati privatizzati e distrutti; la di-versità è stata impoverita ed i mezzi disussistenza derivanti dalla biodiversitàsono a rischio.L'erosione della diversità è molto avan-zata negli ecosistemi agricoli. La varietàdei raccolti è quasi scomparsa: nel peri-odo della Rivoluzione Verde la coltiva-zione di centinaia di migliaia di speciesi è ridotta ad un numero esiguo (grano,riso, mais, patata), tratti da una ristrettabase genetica.Questa situazione è generalizzata a tuttoil globo: in India dieci varietà di risooccupano il 70% di un territorio, doveprima erano coltivate circa 30.000 di-verse specie, mentre in Europa si è estin-ta circa la metà delle razze di animaliche esistevano all’inizio del ‘900.Il 95% del nostro fabbisogno alimentarecomplessivo è assicurato da trenta speciedi piante e almeno i tre quarti della nostradieta sono costituiti da solo 10 colture.Le specie di piante agrarie in questionesono: grano, riso, mais, miglio, patata,patata dolce e igname, canna da zuccheroe soia. Scendendo ancora nel dettagliotre sole specie - riso, mais e frumento - forniscono quasi il 60% delle caloriericavate dalle piante.Dall'inizio del ventesimo secolo tre quar-ti della diversità genetica delle principalicolture agrarie sono scomparsi.Migliaia di varietà eterogenee di piantecoltivate per generazioni sono state so-stituite da un numero ridotto di varietàcommerciali notevolmente uniformi.In Italia sono a rischio di estinzione ben1500 varietà vegetali. La stessa sorte èriservata agli animali domestici: negliultimi cinquanta anni abbiamo persoalmeno 30 razze fra bovini, caprini,

animali a bassa densità, l'alternarsi dicolture che depauperano la fertilità delsuolo ad altre che la restituiscono el'insieme delle pratiche agricole soste-nibili) ad un semplice "appezzamento"in cui la biodiversità è ridotta a pochis-sime specie causa vulnerabilità , inso-stenibilità energetica ed instabilità.Quanto più la complessità e la biodi-versità degli agroecosistemi si allonta-nano dagli ecosistemi naturali tanto piùi sistemi territoriali agricoli diventanoinstabili ed insostenibili ecologicamen-te.Avere consapevolezza di queste sem-plici quanto fondamentali connessioniè indispensabile per i futuri equilibridegli ecosistemi.“Pensare come pensa la natura” èsenz'altro la risposta e la via maestraper la stabilità futura degli ecosistemi.Al fine di invertire questo progressivoprocesso di erosione genetica la Regio-ne Emilia-Romagna ha attuato unostrumento legislativo per la tutela delpatrimonio di razze e varietà localid’in-teresse agrario.Lo scopo è di salvaguardare il patrimo-nio di risorse genetiche autoctone arischio di erosione e la titolarità dellecomunità rurali sulle razze e varietàespressione del territorio e della culturalocale. Con questo strumento si intendedate attuazione al Trattato internazio-nale sulle risorse fitogenetiche per l’ali-mentazione e l’agricoltura che pone trai suoi obiettivi:• la consersarvazione e l'uso sosteni-bile delle risorse fitogenetiche perl'alimentazione e l'agricoltura;• la ripartizione giusta ed equa deivantaggi derivanti dalla loro utilizza-zione al fine di perseguire un agricolturasostenibile ;• la sicurezza alimentare in conformitàalla Convenzione sulla diversità biolo-gica di Rio de Janeiro;• la valorizzazione dei saperi e delleconoscenze tradizionali degli agricol-tori.

Al fine di perseguire gli obiettivi sopracitati, sono preordinati più strumenti,funzionalmente legati tra loro:• il repertorio regionale in cui, ven-gono iscritte e catalogate le risorsegenetiche tutelate;• le strutture per conservazione exsitu delle risorse genetiche, in cuiconfluiscono le accessioni iscritte nelrepertorio regionale con lo scopo diuna conservazione di breve durata perevitare di congelare l’evoluzione deisemi e dei materiali di moltiplicazione;• gli agricoltori custodi, persone fisi-che svolgenti una funzione di pubblicointeresse, che provvedono alla conser-vazione “on farm” delle varietà e razzeautoctone;• la rete di tutela della biodiversitàche è una struttura di collegamento tratutti i soggetti accomunati dallo scopodi mantenere in vita il patrimonio na-turale e di interesse agrario emiliano - romagnolo ed a garantire l’uso dure-

Agrobiodiversità:pensare come pensa la natura

vole del germoplasma.

La biodiversità è innanzitutto interazioneevolutiva con l’ambiente, per questonon c’è tutela della “diversità”d’interesse agrario, fuori dal campocoltivato. Essa va dunque, seminata,coltivata, scambiata, diffusa e mangiata.Senza una dinamica evolutiva che ali-menta la diversità delle colture, c’è solo“congelamento” e “museificazione” del-la biodiversità.La diversità colturale (e con essa lacomplessità e diversità degli ecosistemiagricoli) è la sola garanzia degli equilibriambientali. Non c’è “bios” senza“oikos”.Come rilevava l’epistemologo GregoryBateson: “Oggi è pacifico che, l’unitàdi sopravvivenza del mondo biologicoreale è l’organismo più l’ambiente, stia-mo imparando sulla nostra pelle che,l’organismo che distrugge il suo am-biente, distrugge se stesso”.L’agrobiodiversità in specifico è il risul-tato di un processo d’interazione e coe-voluzione tra l’uomo e l’ambiente nellearee rurali. Queste connessioni relazio-nali tra diversità ambientale e culturaleproducono una molteplicità di “prodottilocali” diversi che sono strettamenteconnessi in senso ambientale, storico,sociale ed economico ad un territoriospecifico.Guardare in questa prospettiva l’agro-biodiversità, vuol dire salvaguardare unpatrimonio non solo biologico, ma cul-turale sociale ed economico straordina-rio, fatto di saperi, saggezza ed ereditàcontadine autoctone molto complesseche hanno vissuto e continuano a viverein stretta "simbiosi" con l'agroecosistemae che rischiano di essere erose.Spesso, all'erosione del patrimonio ge-netico si accompagna la scomparsa diabilità artigianali, di "mestieri", di tuttociò che costituisce un vero e propriotessuto di relazioni all'interno del terri-torio rurale. Colture e culture sono stret-tamente legate tra loro.Non c'è salvaguardia e tutela della bio-diversità, senza tutela dell'identità e delladiversità culturale della civiltà rurale.

Francesco PerriServizio Ricerca, innovazionee promozione del sistemaagroalimentareRegione Emilia-Romagna

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Riferimenti bibliografici:

- Bateson G. 1979. Mente e Natura.

Adelphi, Milano1984

- Bateson G. 1976. Verso un'ecologia

della mente. Adelphi, Milano1985

- Shiva V. 1995. Monocolture della mente.

Bollati Boringhieri, Torino 1995

- Shiva V. 1999. Biopirateria.

CUEN, Napoli 2001

- Latouche S. 2005 Come sopravvivere

allo sviluppo. Bollati Boringhieri, Torino

- Sito Unione Europea : Il Trattato inter-

nazionale sulle risorse fitogenetiche per

l'alimentazione e l'agricoltura.

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Questo tipo di selezione dei gruppi diintervistati si è tradotta in una particolarestrutturazione del campione per sesso eper età, con netta prevalenza di donne egiovani.Colpisce anzitutto l’alta percentuale dellasomma delle non risposte e delle risposteelusive ad alcune domande chiave delquestionario. Alla domanda “Hai maisentito parlare di biodiversità?” quasiil 5% risponde negativamente e oltre il43% dichiara di non conoscere il signi-ficato della parola. Alla domanda “Cosasi intende per perdita di biodiversità?”il 35% non risponde: questa percentualesale al 46% per gli intervistati che nonrispondono o riconoscono di non poteresprimere un parere sulla domanda“Pensi che la perdita di biodiversitàabbia un effetto sulla tua vita persona-le?”. Ancora, il 43% degli intervistatinon risponde alla domanda “Come puòessere tutelata la biodiversità?”, eall’interrogativo “Pensi di avere un ruolopersonale nella tutela della biodiversi-tà?” la metà netta non risponde o dichiaradi non sapere. Questi dati sono in qualchemodo sorprendenti se si tiene conto dellaprevalente connotazione degli intervistati:adulti che partecipano attivamente aconferenze su temi ambientali e sullabiodiversità, giovani orientati verso corsiuniversitari di ambito naturalistico eragazzi reduci da esperienze di approcciopreliminare alle questioni della tutela

Nell’ambito del progetto Biodiversità:percorsi di ricerca e di educazione,sviluppato grazie al Bando INFEAS2011 è stata svolta nella provincia diParma un’indagine sui livelli di perce-zione della biodiversità, progettata erealizzata da ricercatori e tecnici delCIREA (Centro Italiano di Ricerca edEducazione Ambientale) dell’Universitàdi Parma, nel contesto di una collabora-zione con il CIDIEP (Centro di docu-mentazione, informazione, educazioneambientale e ricerca sull'area padana),il CEA Parco Regionale Boschi di Car-rega e ADA Associazione Donne Am-bientaliste di Parma. Lo studio ha costi-tuito uno strumento prezioso peracquisire dati sui livelli di conoscenza,sensibilità e percezione su temi legati alfunzionamento degli ecosistemi, allatutela, alla conservazione e al ripristinodella biodiversità e alle implicazioni diordine sociale e culturale.

Sono state intervistate complessivamente280 persone su un questionario di 12domande: il campione era costituito inlarga misura dal pubblico, prevalente-mente adulto e femminile, presente aiseminari organizzati dall’ADA - Asso-ciazione Donne Ambientaliste Parma,da studenti del Liceo Marconi di Parmae da iscritti ai primi anni del Corso diLaurea in Scienze della Natura edell’Ambiente all’Università di Parma.

della biodiversità.Sul fronte delle domande più tecniche,sono tante le risposte errate sul confrontodella biodiversità in diversi ambientiterrestri ed acquatici. Quando si chiedeuna valutazione sull’importanza e“problematicità” della perdita di biodi-versità a diverse scala geografiche, lapercentuale di intervistati che considerail problema molto importante è del 43 - 44% con riferimento all’Italia eall’Europa, ma sale a oltre il 70% quandoil riferimento diventa il Pianeta: su questerisposte incide infatti probabilmente l’ecodell’informazione su processi devastanti(deforestazione in aree tropicali, deserti-ficazione) che hanno interessato estesearee di continenti extraeuropei.

Le cause della perdita di biodiversità nelterritorio di Parma e provincia sono in-dividuate con piena cognizione di causa:la distruzione di ambienti naturali,l’urbanizzazione, l’agricoltura e gli alle-vamenti intensivi, l’introduzione di speciealloctone, i cambiamenti climatici.Tra chi risponde alla domanda sugli ef-fetti della perdita di biodiversità sullavita personale, accanto ad una maggio-ranza che sostiene di averli già personal-mente sperimentati (e ad una minoranza“nega-zionista”), si segnala una frazione

Un’indagine sulla percezione dellabiodiversità nella provincia di Parma

cospicua del campione che prevede effettisignificativi nel breve e nel lungo termi-ne. È un segno di attenzione al futuroche fa ben sperare.

Le riflessioni che risultano da questi datie dalla situazione generale di attenzione(o meglio disattenzione) alla biodiversitàsono tuttavia, per forza di cose, amare.I risultati dei questionari non sono inco-raggianti: c’è un livello di consapevolez-za che lascia a desiderare e una condi-zione di prevalente indifferenza rispettoai temi della tutela della biodiversità ealla gestione sostenibile delle risorseambientali. La valorizzazione della di-versità biologica e un’idea di sviluppoche preservi le risorse naturali sono obiet-tivi di lungo termine ma fa fatica adaffermarsi l’idea di un approccio etico ecomportamentale che consideri priorita-rio il futuro di una comunità.

L’aggravante di una crisi economicapesantissima che richiede soluzioni rapi-de è un’idea che si estende purtroppomolto spesso anche l’ambientalismo, conil voler risolvere in modo drastico unavolta per tutte problemi complessi cheimplicano invece riflessione, studio, ri-cerca, confronto e partecipazione.

Antonella BachiorriCeas CIREAUniversità di Parma

Ireneo FerrariUniversità di Parma

Sebbene l’Unione Europea sia impegnataa proteggere la diversità biologica già daglianni ’70, ad oggi nei Paesi Europei circa 1specie su 4 è minacciata di estinzione e, perquanto riguarda il mare, l’88% degli stockittici risulta sensibilmente impoverito o arischio di collasso. Nel 2011 la Commissio-ne europea ha adottato un’ambiziosa strate-gia per arrestare la perdita di biodiversitàin Europa entro il 2020 ed è in questo con-testo che si è svolto l’ultimo sondaggioEurobarometro, finalizzato a definire illivello di familiarità dei cittadini europeicon il termine “biodiversità” e con tutte lesue implicazioni. L’indagine, condotta dalTNS Political & Social Network e svoltasinel giugno 2013 nei 28 Paesi Membri, in-tervistando 25.537 persone (fra cui 1.000italiani), di età superiore ai 15 anni appar-tenenti a diversi gruppi sociali, ha nel com-plesso dimostrato l’affermarsi di una mag-giore diffusione dell’informazione rispettoal triennio precedente, seppure con differen-ze sostanziali nelle risposte dei vari paesi.

La familiarità con la parola “biodiversità”è aumentata in 18 Paesi europei su 28. Il44% della popolazione è ben informato, il30% ne ha sentito parlare, ma non sa cosasignifica, il restante 26% non ne ha maisentito parlare. Sembra che a favorire unacorretta informazione sia soprattuttol’educazione scolastica. In Italia solo il 31%degli intervistati conosce il significato dellaparola biodiversità.

La quasi totalità dei cittadini europei (96%)pensa che le principali cause della perdita

di biodiversità siano i disastri ambientalicausati dall’uomo, oltre all’inquinamentodi aria e acqua. Le altre cause riconosciutesono l’agricoltura intensiva, la deforesta-zione, l’overfishing (94%), il cambiamentoclimatico e la conversione degli habitatnaturali ad altri usi (91%). Anche la pre-senza di specie invasive viene individuatafra le minacce, ma con una percentualepiù bassa (78%).

Il livello di consapevolezza della gravitàper ciascun tipo di minaccia varia fra idiversi Paesi europei. Tuttavia, il 66% deicittadini pensa che la perdita di biodiversità,in senso generale, sia un problema moltograve, che inciderà negativamente sullapropria vita o su quella dei propri figli,anche se solo il 16% della popolazioneritiene che questo tipo d’influenza sia giàin atto nel presente. Si dimostra inoltreche la percezione del processo di impove-rimento della diversità biologica sia mag-giore se riferita al livello globale ed euro-peo che non a quello nazionale.

I Paesi più interessati alla perdita di biodi-versità nel proprio contesto territorialesono la Bulgaria (59%), la Grecia (57%)e il Portogallo (55%), quelli meno interes-sati la Finlandia (9%), l’Estonia (12%) ela Lettonia (14%). In Italia il 46% degliintervistati ritiene che la perdita di biodi-versità nel proprio paese sia un problemagrave.

Solo il 10% degli intervistati europei (maappena il 2% per l’Italia) ha dichiarato di

aver sentito parlare della Rete Natura 2000e di sapere di che cosa si tratta. Tuttavia,una forbice tra l’89% e il 100% ritiene chele aree naturali protette siano molto impor-tanti per la tutela della biodiversità e quasimetà degli interpellati ritiene che i governidovrebbero impedire che lo sviluppo eco-nomico le danneggi.Una quota di popolazione in aumento ri-spetto agli anni precedenti ritiene che siaimportante contrastare la perdita di biodi-versità per il nostro benessere e per laqualità della nostra vita (62%), oltre cheper garantire la produzione di cibo e medi-cinali (55%). I cittadini europei ritengonoche la biodiversità sia essenziale per affron-tare il cambiamento climatico (85%) e checontrastarne la perdita sia anche, semplice-mente, un dovere morale (77%).Due terzi degli intervistati (65%) sonoassolutamente convinti che l’Unione Euro-pea dovrebbe aumentare la quantità e ledimensioni delle aree protette, oltre adincrementare i sussidi all’agricoltura eall’acquacoltura sostenibili (63%), promuo-vere la ricerca e stanziare più risorse eco-nomiche per la protezione della natura(59%).

I risultati del sondaggio per l’Italia ci resti-

tuiscono il quadro di un paese non tra i piùsensibili e informati, seppure si registri ungenerale modesto miglioramento rispettoalle precedenti rilevazioni. Se in generalei valori italiani si discostano poco dallamedia europea, almeno per gli aspetti piùteorici, dalle domande che approfondisconol’impegno personale a contribuire attiva-mente alla conservazione della diversitàbiologica, ad esempio come membri delleassociazioni ambientaliste (14% in Europa,42% in Olanda, 23% in Danimarca, solo8% in Italia) o attraverso la partecipazionead attività di volontariato o di monitoraggiodella biodiversità (12% in Europa, 18% inBelgio e Bulgaria e addirittura 24% nelRegno Unito, solo 7% in Italia) si puòconstatare una diffusa distanza dal mondonaturale e uno scarso coinvolgimento di-retto. Questi ultimi aspetti sembrano de-porre a favore della necessità di promuoveredi più iniziative basate sull’esperienzapersonale e la partecipazione attiva, conl’obiettivo di superare la soglia della cono-scenza generica e approdare alla consape-volezza vera e propria.

Monica PalazziniServizio Parchi e risorse forestaliRegione Emilia-Romagna

Biodiversità e consapevolezza:il sondaggio Eurobarometro

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-Centocieli 2015 OK no abb.fhx 17-06-2015 12:21 Pagina 12

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CENTOCIELI

ragazzi delle scuole agli adulti, dagliamministratori e tecnici degli enti pub-blici alle imprese.È una conoscenza che si compone siadi competenze per l’osservazione e ilriconoscimento che di una più ampiacognizione del quadro generale dellaconservazione della biodiversità. Questaconoscenza deve essere costruita soprat-tutto attraverso approcci interdisciplina-ri, che affianchino le competenze piùpuramente naturalistiche ad altri approc-ci, sia scientifici che umanistici.Per arrivare a questo obiettivo i progettipropongono una grande varietà di me-todologie, in particolare l’osservazionediretta e l’esperienza concreta, in alcunicasi anche fortemente emozionale,dell’ambiente naturale: in questo sensopiù la metodologia è innovativa più èalta l’incisività del progetto.Accanto a questo approccio, ritornacome fattore molto rilevante la sempli-cità dei materiali educativi e comunica-tivi che si forniscono e si utilizzano,indispensabile per un avvicinamentofattivo alla materia.

La finalità dell’educazione alla biodiver-sità infatti è quella di far comprenderel’importanza dei servizi dell’ecosistemaper sviluppare cambiamenti culturali,etici e filosofici dove il concetto di bio-diversità può contribuire a nuove moda-lità di pensiero, per costruire una culturadella sostenibilità, una diversa relazionecon l’ambiente e dove possibile ancheun’attivazione dei target per la tuteladella diversità biologica. Per trasmettereil valore contenuto nel concetto di biodi-versità non si può pertanto prescinderedalla percezione che il soggetto destina-

Gli approcci all’educazione alla biodiver-sità sono generalmente molto differenziatial loro interno.Il gruppo di lavoro sulle “buone pratiche”della Regione Emilia-Romagna ha avvia-to, parallelamente al lavoro di approfon-dimento, un’analisi di alcune buone pra-tiche in questo campo: sono stateselezionate, tra diversi progetti regionalie nazionali, le esperienze di cui si avevauna conoscenza più diretta o sulle qualiera a disposizione una documentazioneaccurata e ricca per meglio analizzarnel’efficacia, l’evolversi delle attività inrelazione agli obiettivi dichiarati, le con-clusioni e i risultati raggiunti.L’analisi ha cercato di trarre alcune indi-cazioni per la progettazione efficace dinuove attività in questo campo.

Dalla progettazione e gestione partecipatadi giardini e frutteti alle passeggiate cit-tadine per osservare la biodiversità urba-na; dalle mappature collettive di flora efauna alle attività di riscoperta della me-moria delle specie di un determinatoterritorio, tanti i progetti che sono statiindividuati ed analizzati con particolareattenzione alle metodologie utilizzate.Educare alla biodiversità significa innan-zitutto avviare un processo di consape-volezza e sensibilizzazione i cui risultatinon sono di certo immediati o misura-bili nel breve periodo. Tuttavia alcunielementi ritornano in diversi progetti ecostituiscono condizioni indispensabiliper progettare azioni efficaci.

Il primo fra questi è senza dubbio iltema della promozione della conoscenzadella biodiversità stessa, che è centraleper tutti i target di questi progetti, dai

Educare alla biodiversità: buone pratiche e indicazioni

particolare valore il coinvolgimento, giàin fase di progettazione, di reti distakeholders ampie e diversificate, pergarantire azioni trasversali che incidanoin maniera ugualmente efficace a diversilivelli e per facilitare la responsabilizza-zione a diverse dimensioni.

Infine il tema della comunicazione,anche tramite le nuove tecnologie e inuovi media, che risulta uno strumentofondamentale in entrambe le fasi primadelineate, sia quindi nel passaggio diconoscenze e di informazioni ma anchecome oggetto del coinvolgimento: gliattori coinvolti possono e anzi devonospesso diventare emissari dei messaggidi sensibilizzazione e invito a tutelarela biodiversità verso gli attori esterni.

Dal punto di vista metodologico è fon-damentale poi che i progetti siano coe-renti in tutte le loro fasi con i principidella sostenibilità, ma soprattutto chesiano anche valutati durante il loro svol-gimento, al loro termine e che i risultativengano opportunamente disseminatiin modo da poterli considerare nellaprogettazione di esperienze di educazio-ne alla biodiversità anche in altri contesti.

Stefania BertoliniServizio Comunicazione,educazione alla sostenibilitàe strumenti di partecipazioneRegione Emilia-Romagna

Sara BranchiniCeas Centro Antartide

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tario ha dell’ambiente in cui vive e la suainterpretazione: tra i principali obiettividelle azioni educative deve esserci infattiil ricreare un rapporto, un legame conquel complesso di interazioni tra essereviventi che è alla base della sopravvivenzadegli stessi. Progettare un percorso dieducazione alla biodiversità vuol direfacilitare nelle persone il passaggio da“portatore d’interesse” a “portatore diresponsabilità”, cioè lavorare per svilup-pare la coscienza delle diversitànell’ambiente naturale e delle relazioniesistenti tra i vari tipi di organismi viventiche lo frequentano, con particolare atten-zione al ruolo che il target svolge in primapersona in questo sistema.

Un secondo passaggio fondamentale èin questo senso il coinvolgimento attivodei target: un coinvolgimento che, perrendere più efficace l’azione, deve arri-vare ad attori anche molto diversi, nonsolo le scuole quindi ma anche i cittadini,le associazioni, le famiglie, le imprese eperché no la pubblica amministrazione.Nelle esperienze di maggior successoquesto coinvolgimento si traduce in atti-vazione duratura, nelle fasi di ricognizio-ne e mappatura, nella definizione dellepriorità, nella tutela, nella progettazionee realizzazione di azioni di promozionedella biodiversità. In questo senso è di

CENTOCIELI, periodico promosso dalla Regione Emilia-Romagna. Numero 1 - maggio 2015- Aut. Tribunale Bologna n. 6934 del 3/8/99 – Sped. Abb. Post. Art. 2, comma 20/c Legge662/96 D.C.I., E-zR (Bo). Direttore Responsabile: Roberto Franchini. Direzione editoriale:Paolo Tamburini. Redazione: Stefania Bertolini, Pier Francesco Campi, Daniela Malavolti, PaoloTamburini, Giuliana Venturi. Collaborazione redazionale e progetto grafico: Centro Antartide– Vittorio Beccari, Giampiero Mucciaccio, Marco Pollastri, Sara Branchini, Fausto Bigliardi(Delinea, Re). Segreteria redazione: Via dei Mille 21, 40121 Bologna. Tel. 051-5274646.E-Mail: [email protected] http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/infeas/Stampa: Tipolitografia F.D. S.r.l., Bologna.In copertina: Fioriture, foto di Milko Marchetti.