Dall'inferno un grido d'amore. Tra gli schiavi del crack - inserto - Paoline

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Renato Chiera DALL’INFERNO UN GRIDO PER AMORE

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Una testimonianza da una periferia del nostro mondo dove regna dolore e disperazione ma insieme amore e gratuità di chi si fa vicino e sostegno discreto.

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Renato Chiera na- sce in Italia nel 1942. Nel 1967, ordinato sacerdote, viene in- viato dal Vescovo in alcune parrocchie. Frequenta l ’Uni-versità Cattolica di Milano e si laurea in

filosofia. Nel 1978 parte per il Brasile per vivere nella dura realtà delle periferie di Rio. A Miguel Couto e nella Baixada Fluminen-se, nella periferia di Rio, viene a contatto con la tragedia dei meninos de rua. Nasce così, nel 1986, la Casa do Menor, che diven-ta riferimento per tanti bambini e adole-scenti: questi, amati, imparano ad amarsi e ad amare, acquistando autostima e prota-gonismo. Ultimamente scopre gli inferni delle cracolandie ed entra in questi cimiteri di schiavi del crack per portare speranza.

D 12,00

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« Mi trovo tra cimiteri di vivi che cercano di consolarsi usando crack fino a morire. Non è il crack che ammazza, è la mancanza di amore e di opportunità. Ho imparato a cogliere il grido che si alza da questi inferni, frutto di tante assenze e abbandoni. “Dateci Dio o non riu-sciremo a uscire da qui” ».

« Perché tu mi tratti come un essere umano? Io non sono mai stata trattata come “gente”. Io sono lixo (scarto) ».

« Padre, sei venuto qui per me. Io sono stanco di questa vita, che non è vita per nessuno. Sono anco-ra giovane, ho 16 anni, non voglio morire, voglio un futuro! ».

« Questo posto di morte mi sembra gravido di Dio e mi sento come in una cattedrale, in adorazione davanti a ostie vive e sanguinanti ».

« Questo è il mio posto e la mia Chiesa ».

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UOMINI E DONNE /147

Dall’inferno un grido per amore è una esperienza unica, vissuta da un prete di strada nella periferia di Rio tra gli schiavi del crack. Padre Renato ci porta con sé in questi inferni, specchio di una società drogata e ammalata, per cogliere il grido per presenza e per amore.

Racconta incontri sconvolgenti con persone di ogni età che, rigettate da tutti e ridotte a ombre e scheletri ambulanti, cercano, in questi cimiteri di vivi, con-solazione usando droga fino a morirne.

È l’esperienza di chi si fa samaritano, che si china sulle ferite dell’umanità di oggi. Alla domanda: « Viene qualcuno a trovarvi? », rispondono: « Padre, qui ci vieni solo tu e anche la polizia, ma per spararci! ».

Padre Renato ci aiuta a vedere come questo mondo di morte è gravido di vita. Mostra cammini di speranza per tutti, anche per il governo che fatica ad affrontare la tragedia del crack, vera epidemia del secolo.

« L’incontro con padre Renato è stato per me un grande dono. C’era qualcun altro che aveva scelto di andare a cercare proprio i nostri fratelli imprigionati in inimmaginabili inferni », scrive nella Prefazione Chiara Amirante, della Co-munità Nuovi Orizzonti.

Ren

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Chi

era

Foto di copertina: © Casa do Menor

Renato Chiera

DALL’INFERNOUN GRIDOPER AMORE

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PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2014 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it [email protected] Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)

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Renato Chiera

Dall’inferno un grido per amore

Tra gli schiavi del crack

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A Floriano e Maria, una coppia fantastica che mi ha ospitato nella loro casa di campagna

dove ho dettato via skype questo libro;a Renatinho che nonostante il crack della mamma

è riuscito a vincere;a tutti coloro che lottano per affrontare

questa epidemia, tragedia del secolo, e che credono che l’amore tutto vince;

ai cari amici delle cracolandie di Manguinhos e Avenida Brasil che mi hanno insegnato molto;

a Donatella e Marisa per la preziosa collaborazionenella stesura del libro.

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© MAURO VILLONE

© MAURO VILLONE

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INTRODUZIONE

Ho nel corpo l’acre odore del crack2, del sudore, del calore e della sporcizia della cracolandia3.

Ho negli occhi, fissate per sempre, immagini di ombre, di quasi scheletri che si muovono con gesti nervosi e an-nusano con avidità bicchieri di plastica per assorbire il fumo nero del crack, che esce da un buco.

2 Il nome « crack » deriva dal rumore che fanno le pietre quando vengono bruciate durante l’uso. È un derivato della cocaina che contiene altri tipi di so-stanze tossiche (calce, cemento, cherosene, acido solforico, acetone, ammonio e soda caustica). Ha effetti devastanti. Il crack generalmente viene fumato con pipe improvvisate, fatte di latta di alluminio e tubi di policlorato di vinile, che permet-tono di aspirare una grande quantità di fumo. La pietra, generalmente di meno di 1 grammo, può anche essere rotta in piccoli pezzi e mescolata a sigarette di tabacco o marijuana, il cosiddetto miscelato, pitico o basico. Mentre la cocaina in polvere impiega circa 15 minuti per arrivare al cervello e avere effetto dopo l’aspirazione, il crack arriva al sistema nervoso centrale immediatamente, in 8/15 secondi. La sua azione nel cervello dura 5/10 minuti, periodo in cui potenzia la liberazione di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina e noradrenalina. « L’effetto imme-diato include sintomi come euforia, agitazione, sensazione di piacere, irritabilità, alterazioni della percezione e del pensiero, così come alterazioni cardiovascolari e motorie, come tachicardia e tremori », spiega lo psichiatra Felix Kessler, del Centro di Richiesta sull’alcool e le droghe dell’Università Federale di Rio Grande do Sul. Ha effetti gravi sui polmoni e sul sistema cardiovascolare e provoca una dipendenza quasi immediata.

3 « Cracolandia » (terra del crack) è il nome dato inizialmente a un’area nel centro di São Paulo, dove persone di tutte le età si riunivano per consumare droga, soprattutto crack. Iniziò in questa megalopoli. Negli anni 2005 l’azione di rimozione di questi « moradores de rua » (popolo di strada) ha prodotto una mi-grazione degli stessi in altri quartieri. A Rio la prima cracolandia è sorta nel 2009, nel Complexo do Jacarezinho e di lì si è diffusa in altre comunità. Rio oggi conta 12 cracolandie identificate e fisse, 6 « itineranti » e altre sparse in molte località dello stato di Rio. Il fenomeno purtroppo è già presente in tutto il Brasile.

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Ho nel cuore il dolore di chi vuole assumere le soffe-renze di questi schiavi della pietra maledetta, ho nell’anima la voglia infinita di aiutare questi « nuovi lebbrosi », non amati da nessuno nelle isole maledette delle cracolandie, a incontrare l’Amore infinito e l’Assoluto che solo può riempire il buco enorme apertosi in loro fin da bambini, destinandoli a essere sempre e solo rigettati in tante fasi della loro vita.

Da un anno e mezzo, quasi per caso, sono entrato in questi ghetti maledetti e non capivo perché qualcosa mi attraeva e mi attrae sempre di più. Scendere all’inferno, come Gesù che, dopo la risurrezione, è disceso agli inferi per portare la sua risurrezione e la sua gioia nel regno della morte, della solitudine e della disperazione.

Ho assorbito, come una spugna, tante storie diverse, ma fondamentalmente uguali: storie di abbandono, di violenze, di famiglie spezzate, di povertà e di miseria, di mancanza di prospettive.

Ho imparato ad ascoltare il grido che si alza da questi inferni, frutto di tante assenze. Bisogno di essere figli e di essere amati. Bisogno di visibilità e di protagonismo, di essere qualcuno in una società consumista, dove « sei » solo se « hai ». Grido per qualcosa che riempia il vuoto spaventoso che c’è dentro, condanna di una società che non ha più riferimenti, di un Brasile che cresce e ha di più, ma non per tutti, e vive in un consumismo ed edonismo frene-tico, perdendo al contempo valori fondamentali e distrug-gendo la famiglia. Il popolo brasiliano è religioso, ma spesso fa della religione commercio e prodotto di consumo: si cerca Dio non per cambiare vita, ma per ottenere favori. Il Brasile è superficialmente religioso perché non è stato di fatto evangelizzato, ma solo sacramentalizzato. La nostra gente dell’interno del Brasile, buona e sensibile al divino,

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con una formazione tradizionale cattolica, arrivando nelle grandi città si è sentita perduta, sradicata e abbandonata anche dalla Chiesa. È stata facile preda di gruppi religiosi, soprattutto « evangelici » di influsso americano, che si sono rapidamente moltiplicati e che accolgono con calore e at-tenzione chi è tanto carente di amore e promettono la ri-sposta magica a tante necessità di cui questo popolo ha bisogno. Il loro Dio spesso è un Dio magico, che risolve tutto con i miracoli. Basta avere fede e poi pagare bene. È sempre più di moda una « teologia della prosperità ». L’in-contro con questo Dio, però, non cambia la vita e non riem- pie le carenze profonde. Fa soffrire molto vedere che si usa Dio per sfruttare chi è già tanto sfruttato e facilmente ma-nipolabile. Marx avrebbe di che sbizzarrirsi a parlare di religione-oppio, droga dei poveri, dei derelitti. Feuerbach non avrebbe difficoltà a provare che la religione è aliena-zione e proiezione dei desideri dell’uomo. Quello che si dice di Dio in realtà è quello che l’uomo vuole essere. Freud sarebbe felice di gridare che la religione è nevrosi univer-sale e Nietzsche annuncerebbe con orgoglio che Dio è proprio morto e che solo così l’uomo può essere un super-uomo e che la religione è il rifugio dei deboli. Sartre ag-giungerebbe che Dio non deve esistere perché l’uomo possa essere libero e concluderebbe che la vita è una pas-sione inutile e gli altri sono l’inferno. Se Dio e la religione fossero queste caricature anche io sarei ateo! Ringrazio di avere incontrato un Dio con un altro volto che mi propone una vita nuova e mi chiama ad amarlo in ogni essere umano.

Dall’inferno ho ascoltato grida per ritornare al Dio di Gesù Cristo che è entrato nella tragica storia dell’uomo per riscattarla e divinizzarla. Questo Dio-uomo ha il volto di ogni essere umano: non si può credere in Dio senza impegnarsi per la vita dell’uomo.

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Il mondo che inneggiava al Dio-progresso infinito adesso si ritrae e ha paura di quello che la scienza può combinare, manipolando la vita, creando armi letali per tutti, distruggendo la « casa Terra » che doveva essere il giardino che l’uomo doveva custodire con amore. Anche l’economia vive un periodo di crisi globale perché vale la legge del guadagno e non la legge della comunione, del-la solidarietà, della reciprocità, della condivisione, che come credente in un Dio amore e comunione, so che è scritta da sempre nel nostro DNA e nel DNA della socie-tà. Viviamo una crisi epocale e questo perché sono in crisi la vita, il suo valore, i rapporti e le persone. Trion-fano da varie parti il pensiero debole, il relativismo intel-lettuale e morale e soprattutto il consumismo, l’edonismo con la ricerca della felicità a qualsiasi prezzo. Si corre il rischio di essere ridotti a cose, oggetti scartabili, compra-ti e gettati, idolatrati e subito dimenticati. Il progresso ci ha aperto la possibilità meravigliosa di una comunicazio-ne globale e di fare del mondo una casa comune, ma è sempre più difficile dialogare con i figli, tra marito e moglie, tra papà e mamma, tra vicini di casa, tra colleghi di lavoro e di scuola, tra Chiese e tradizioni religiose differenti. Siamo spesso isole che vorrebbero comunica-re, ma ci sentiamo sempre più soli e persi nell’anonimato; persino la comunicazione con Dio diventa difficile.

L’uomo si sente vuoto e disorientato, ma d’altro canto crescono sempre di più segni di comunione tra persone e comunità che trovano nell’amore la loro piena realizza-zione e in Dio la fiducia e la sicurezza. So che l’umanità cammina verso la comunione e l’unità e nessuno potrà fermare questo processo. Però la tragedia della cracolan-dia ci chiede di fermarci per cogliere i grandi vuoti esi-stenziali dell’uomo di oggi e ci grida la necessità di fare

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ritornare di moda nel mondo l’amore e la solidarietà. La cracolandia non è solo in Brasile, è lo specchio di una umanità ammalata che ha bisogno di un pronto soccorso e ci rivela che la più grande tragedia non è essere poveri, ma è non essere figli.

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© MAURO VILLONE

© CASA DO MENOR

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INDICE

Prefazione Nell’inferno una lucedi Chiara Amirante pag. 7

Introduzione » 13

i. tutto è iniziato Così » 19

Dateci Dio » 19

Questa è una cracolandia! » 21 - Qui cerco calore di famiglia » 25 - Una ragazza incinta » 29

ii. Benvenuto all’inferno » 33

Cracolandia di Manguinhos » 33 - Qui non entra nessuno… solo tu e la polizia » 33 - Spuntano le suore di Cuneo » 36 - Il governo occupa le favelas e chiude Manguinhos » 37

Nasce una nuova cracolandia volante » 39 - Bicchiere per il crack usato per battezzare » 42 - Nel letame nascono fiori » 43 - Tunica macchiata di sangue » 45 - Raccolta forzata dei minorenni » 46

Madre Teresa di Petropolis » 47 - Qui non c’è bisogno di pistole » 48

Ricostruisci la mia Chiesa! » 49

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« Dona Chica » pag. 51 - La vita, partito di tutti » 52 - Sono appena stata stuprata » 52 - Perché mi tratti come un essere umano? » 54 - Feti buttati via » 55 - Mi drogo per sopportare » 56 - Ma chi ha inventato il crack? » 57 - Raccogliere o accogliere? » 58 - Ci raccolgono per fare che cosa? » 59

iii. Presenza fra i « nuovi leBBrosi » » 61

Gesù nasce tra i cracudos » 61 - Non siamo più abbandonati » 61 - Un presepio di cracudos » 62

Umanità dolente » 64 - Tiago, ragazzo con i moncherini » 64 - Renata: mio figlio è stato bruciato vivo » 67 - Una nonna: « Io so fare il crack! » » 69

Una notte nella cracolandia » 70 - Un prete cracudo per una notte » 73 - In adorazione davanti a ostie vive » 76 - Portaci Dio e la sua parola o non ce la faremo » 78

Dalla strada alla vita » 80 - Spazzati via… » 80 - Maranathà: un viaggio da brivido » 81

iv. meninos nel CraCk: una grande sfida » 85

Bisogno di amore » 85 - Sangue sull’asfalto » 85 - Salvarli a forza? » 87 - Alla ricerca di utero » 89 - Voglio ritrovare mia figlia » 91

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Un lungo parto comunitario pag. 93 - La pietra è più forte dell’istinto materno » 94 - È nato: la vita vince! » 96 - Non avere paura » 96

v. fame di Presenza » 99

Tutti insieme in famiglia » 99 - A pranzo da « Garotinho », la mensa dei poveri » 99 - Abbiamo fame » 100 - La tua presenza è la nostra medicina » 100 - Muore Mineiro, il gigante buono » 101

Nascondere o accogliere? » 104 - Rio inizia una guerra » 104 - Raggiungere le cause o sarà il fallimento » 105 - Rio Acolhedor? » 106

Non è il crack che ammazza, è la mancanza di amore e di opportunità » 107 - Una messa proprio messa » 107 - Crack: problema complesso » 108 - Trattamento: obbligo e punizione? » 109 - Solo insieme è possibile vincere » 110

Continua la caccia ai cracudos » 111 - Recolhimento compulsorio o involuntario? » 112 - Non basta gridare contro » 113 - Le cracolandie non si fermano con le armi » 114 - Nuovi cammini sono possibili » 115

vi. ProPosta di un Cammino » 119

- Alcune premesse » 119

Percorso e tappe per il recupero » 120 - Dalla droga a una vita nuova » 125 - In cosa sbagliano i genitori » 128

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vii. sogno una Chiesa... pag. 131

Conclusione » 139

- La discesa agli inferi » 139 - La più grande tragedia non è essere poveri, è non essere figli » 140 - Il nostro carisma » 140

Appendici

1. Giovani volontari raccontano » 1432. Discorso di Padre Renato ai Vescovi del Brasile » 150 - Cracolandia » 151 - Notte con i cracudos » 154

Stampa: Àncora Arti Grafiche - Milano - 2014

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Renato Chiera na- sce in Italia nel 1942. Nel 1967, ordinato sacerdote, viene in- viato dal Vescovo in alcune parrocchie. Frequenta l ’Uni-versità Cattolica di Milano e si laurea in

filosofia. Nel 1978 parte per il Brasile per vivere nella dura realtà delle periferie di Rio. A Miguel Couto e nella Baixada Fluminen-se, nella periferia di Rio, viene a contatto con la tragedia dei meninos de rua. Nasce così, nel 1986, la Casa do Menor, che diven-ta riferimento per tanti bambini e adole-scenti: questi, amati, imparano ad amarsi e ad amare, acquistando autostima e prota-gonismo. Ultimamente scopre gli inferni delle cracolandie ed entra in questi cimiteri di schiavi del crack per portare speranza.

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« Mi trovo tra cimiteri di vivi che cercano di consolarsi usando crack fino a morire. Non è il crack che ammazza, è la mancanza di amore e di opportunità. Ho imparato a cogliere il grido che si alza da questi inferni, frutto di tante assenze e abbandoni. “Dateci Dio o non riu-sciremo a uscire da qui” ».

« Perché tu mi tratti come un essere umano? Io non sono mai stata trattata come “gente”. Io sono lixo (scarto) ».

« Padre, sei venuto qui per me. Io sono stanco di questa vita, che non è vita per nessuno. Sono anco-ra giovane, ho 16 anni, non voglio morire, voglio un futuro! ».

« Questo posto di morte mi sembra gravido di Dio e mi sento come in una cattedrale, in adorazione davanti a ostie vive e sanguinanti ».

« Questo è il mio posto e la mia Chiesa ».

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Dall’inferno un grido per amore è una esperienza unica, vissuta da un prete di strada nella periferia di Rio tra gli schiavi del crack. Padre Renato ci porta con sé in questi inferni, specchio di una società drogata e ammalata, per cogliere il grido per presenza e per amore.

Racconta incontri sconvolgenti con persone di ogni età che, rigettate da tutti e ridotte a ombre e scheletri ambulanti, cercano, in questi cimiteri di vivi, con-solazione usando droga fino a morirne.

È l’esperienza di chi si fa samaritano, che si china sulle ferite dell’umanità di oggi. Alla domanda: « Viene qualcuno a trovarvi? », rispondono: « Padre, qui ci vieni solo tu e anche la polizia, ma per spararci! ».

Padre Renato ci aiuta a vedere come questo mondo di morte è gravido di vita. Mostra cammini di speranza per tutti, anche per il governo che fatica ad affrontare la tragedia del crack, vera epidemia del secolo.

« L’incontro con padre Renato è stato per me un grande dono. C’era qualcun altro che aveva scelto di andare a cercare proprio i nostri fratelli imprigionati in inimmaginabili inferni », scrive nella Prefazione Chiara Amirante, della Co-munità Nuovi Orizzonti.

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Foto di copertina: © Casa do Menor

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