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1 Mensile dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino Febbraio 2010 Anno 1 No.2 意大利文化处月刊 2010年 二月 Cultura Italiana a Oriente

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意大利文化处月刊

2010年 二月

Cultura Italiana a Oriente

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利玛窦生平

1552年,生于马切拉塔

1568年,前往罗马,在大学就读法律

1571年,进入耶稣会学习

1577年,前往里斯本,开始传教生涯

1578年,离里斯本前往果阿邦

1580年,在果阿邦晋铎

1582年,前往澳门,开始学习中文

1584年,抵达肇庆

1589年,前往韶州

1595年,前往南京、南昌和北京,并在三地自由 传播福音

1601年,万历皇帝对利氏有所赏识并提供资助

1610年,去世,安葬在北京

Cronologia della vita di Matteo Ricci

1552: Matteo Ricci nasce a Macerata1568: Si reca a Roma e studia Diritto all’Università1571: Viene iniziato alla principale istituzione dei

Gesuiti1577: Si reca a Lisbona e comincia la sua carriera

missionaria1578: Lascia Lisbona per andare a Goa1580: Viene ordinato Sacerdote a Goa1582: Si trasferisce a Macao e inizia a studiare il

cinese1584: Raggiunge Zhaoqing 1589: Si sposta a Shaozhou1595: Va a Nanchino, Nanchang e poi a Pechino,

dove esercita liberamente la sua missione di evangelizzazione

1601: L’ imperatore Wanli si interessa a Ricci e lo sovvenziona con dei fondi

1610: Muore a Pechino, dove viene sepolto.

Letterati cinesi, in prefazioni e commenti alle opere di Ricci, sostennero con singolare nettezza che il maestro straniero giunto da un Occidente mai prima immaginato era venuto nel “Paese di mezzo” «in cerca di amici». L’affermazione potrebbe suonare banale o bizzarra, se non avesse, invece, un preciso significato culturale e politico che i testi consentono di stabilire. Il tentativo di ripensare a quattrocento anni di distanza quello straordinario incontro di civiltà trova nel tema dell’amicizia il suo fulcro. La mostra si propone infatti di ricostruire e narrare gli eventi, i personaggi, le opere prodotte in quel singolare mutuo riconoscimento di nazioni. Quell’episodio unico nella storia del mondo non fu soltanto iniziativa e sforzo di alcuni individui, ma felice manifestazione di pulsioni di vita agenti da millenni nei popoli che essi rappresentavano.

Mostrerò anzitutto in che senso l’amicizia sia stata intesa da Ricci e dai suoi interlocutori cinesi; in secondo luogo quali siano stati i caratteri salienti e gli esiti principali dello storico confronto; passerò poi a mostrare i frutti di questa congiunta attività, prima in relazione a ciò che dell’Europa è stato trasmesso alla Cina, quindi a quel che della Cina è stato donato all’Europa. L’assoluta singolarità degli eventi che ci accingiamo a meditare ci spinge infine a valutare se e in quale misura quella pulsione vitale all’amicizia tra i popoli sia ancora attiva nel patrimonio dell’Europa e della Cina di oggi e a quali nuovi traguardi possa ancora condurre.I. L’amicizia come “elemento” di una comunità politica universale 1.L’arrivo di Ricci in Cina nel giudizio di alcuni letterati cinesi

Feng Yingjing, integerrima figura di funzionario che scontò con tre anni di carcere la lotta da lui intrapresa contro la corruzione e i soprusi dell’eunuco Chen Feng nella provincia del Huguang, aveva avuto in mano tre opere di Ricci prima che i fatti ora accennati si producessero. Un’opera, l’Amicizia, era stata già pubblicata ed egli, pur non conoscendo l’autore, si preparava a farne stampare una seconda edizione preceduta da una sua prefazione. Le altre due opere, il Trattato sui quattro elementi e Vero significato del Signore del Cielo, circolavano ancora manoscritte: anche per esse il dotto Feng aveva già redatto una prefazione e un

proemio. Egli firmava la prefazione all’Amicizia il 9 febbraio 1601 nel palazzo del giudice provinciale del Huguang, aprendola con queste parole:

Xitai, dopo aver fatto un difficile viaggio di ottantamila li verso Oriente, è venuto in Cina per farsi degli amici. Quanto più profonda è la conoscenza che egli ha della dottrina dell’amicizia, tanto più sente il bisogno di cercare [amici] e tanto più tenace è nel conservarli.

Feng potrà incontrare Ricci a Pechino qualche tempo dopo per pochi minuti, prima di essere gettato in prigione; dunque, quando scriveva la sua prefazione, non giudicava dalla persona, ma da ciò che aveva letto negli scritti del maestro occidentale. Chiudeva i l suo testo con un’osservazione sbalorditiva:

Io, Yingjing, così poco capace, da giovane ero immerso nei libri: non ho avuto tempo di viaggiare in cerca di amici; nell’età matura sono andato all’est e all’ovest, al sud e al nord e ho contratto le mie amicizie a causa degli impegni statali. Nel vedere che Xitai ha valicato monti e attraversato mari per

“In cerca di amici”. L’Occidente, Matteo Ricci, la CinaMATTEO RICCI TORNA IN CINA Il grande studioso, il gesuita di Macerata che "si fece cinese", lo straniero più conosciuto in Cina (con Marco Polo) torna nel paese dove morì e venne sepolto esattamente 400 anni fa, con una mostra, promossa dalla Regione Marche, che percorre la straordinaria vita di questo "uomo strano", come scrissero allora i cinesi. La mostra - "Matteo Ricci, incontro di civiltà nella Cina dei Ming", curata da Filippo Mignigni - sarà al Capital Museum di Pechino dal 6 febbraio al 20 marzo, al Shanghai Museum dal 2 aprile al 23 maggio, al Nanjing Museum (Nanchino) dal 4 giugno al 25 luglio. A duecento capolavori, dal Fregio di Raffaello, al ritratto di Filippo II di Tiziano, dal Battesimo di Lotto alle Incisioni del Colosseo, a carte geografiche, orologi, e sfere armillari, è affidato il compito di raccontare quello che rappresentò Li Madou (il suo nome cinese) nella storia della Cina dei Ming e come riuscì a conquistarsi il benvolere di un imperatore, tanto da poter essere sepolto a Pechino, dove ancora c'è la sua tomba.

利玛窦回到中国 利玛窦,这位伟大的学者、“汉化”的马切拉塔耶稣会士、最为中国人所熟知的外国人之一,在去世整整四百年后的今天重回中国。由意大利马尔凯大区主办的展览将全景再现这个当时中国人笔下的“怪人”的传奇一生。《利玛窦——明末中西科学技术文化交融的使者》大展由菲利普·米尼尼教授策划,将于2010年2月6日至3月20日在北京首都博物馆展出。随后该展览还将前往上海,于4月2日至5月23日在上海博物馆展出。最后一站将是南京博物馆,展出时间是6月4日至7月25日。共达两百件的精品,从拉斐尔的《给秃鹰喂水的小爱神》、提香的《菲利普二世像》、洛托的《耶稣施礼》,到地图、钟表、浑仪,无不讲述着利玛窦在中国明末历史上的重要地位:他的努力使其得到中国皇帝的赏识,并在死后成为首位得到皇帝赐地埋葬的外国人。至今,他的墓地仍留存北京。

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farsi degli amici, mi sento tanto vergognoso! Ho riflettuto allora sul suo saggio e sempre più mi sono convinto che mentalità e dottrina dell’Oriente e dell’Occidente sono identiche.

Feng presenta Ricci come un saggio che persegue nel mondo, come suo fine esclusivo, la ricerca di amicizia, avendo compreso profondamente la natura umana e la sostanziale uguaglianza di tutti gli uomini. In secondo luogo, e si tratta di un risultato eccezionale ottenuto da Ricci con la sua opera soltanto dodici anni dopo l’ingresso in Cina, Feng riconosce che le dottrine dell’Occidente e della Cina intorno all’amicizia «sono identiche». La stessa osservazione aveva già svolto Qu Taisu in una precedente prefazione alla stessa opera.

Si potrebbe pensare che ta l i r i fer iment i all’amicizia fossero inevitabili in una prefazione dedicata all’opera che la celebra. Che non fosse così, ma che la percezione della figura e dell’opera di Ricci da parte degli intellettuali cinesi fosse comunque strettamente connessa con il tema dell’amicizia, lo dimostra anche l’inizio della prefazione di Li Zhizao a Dieci capitoli di un uomo strano, composta nel 1608:

Il dotto Xitai è arrivato in Cina dopo un lunghissimo viaggio marittimo di novantamila li, durante il quale ha incontrato mille pericoli e difficoltà, attraversando innumerevoli Paesi di cannibali e delinquenti. Tuttavia egli non ha avuto paura della Cina, ricercando con perseveranza l’amicizia. Manteneva intense relazioni sociali senza chiedere niente agli altri, eppure non mancando di nulla. Dunque all’inizio mi sembrava un uomo strano.

Anche Leng Shisheng apre il suo sommario (Diec i norme d i un uomo s t rano) con un significativo riferimento all’amicizia:

Le Dieci Norme sono l’essenza della profonda e penetrante dottrina dell’Occidente. Alcuni le considerano dei ragionamenti raffinati e profondi; per altri sono evidenti; per altri ipotetici; per molti sono riconosciuti da tutti; oppure una dottrina relativa al servizio del Cielo e alla costruzione dell’amicizia.

Non deve sfuggire qui il nesso che Leng pone tra “servizio del Cielo” e “costruzione dell’amicizia”: questa è vista come necessario risultato di quel servizio, secondo il tipico insegnamento confuciano. Solo servendo il Cielo, ossia vivendo in conformità alla natura, si attinge la virtù; e solo nella virtù, sia per i classici occidentali sia per quelli confuciani, radica l’amicizia. Dunque, l’amicizia di cui si tratta in questi testi non è soltanto una pratica privata

con la quale aiutare la propria esistenza, colmare la solitudine o consolare la tristezza: essa viene intesa come “elemento” di una comunità politica universale, che non trova ostacolo in differenze di pelle, di lingua o di cultura. Feng osserva che quanto più pura è la coscienza della natura dell’amicizia, tanto maggiore è i l bisogno di ricercarla e conservarla.

Considerata sotto questo profilo, la venuta di Ricci in Cina, Paese della cui alterità «non ha avuto paura», è percepita come espressione di una precisa cultura dell’amicizia e come un paziente e perseverante tentativo di estenderla e conservarla, congiungendo tra loro popoli e civiltà che la natura e la storia avevano fino a quel momento separato.

Qual è dunque quella dottrina dell’amicizia, a cui allude Feng Yingjing, che spinse Ricci a cercare la Cina?2. L’amicizia nella formazione classica di Ricci

Prima nella città natale di Macerata, poi negli anni di formazione al Collegio romano, Ricci ha studiato e appreso a memoria molti classici della filosofia e della letteratura latina e greca, dall’Etica nicomachea di Aristotele alle Opere morali di Plutarco, ai trattati Sui doveri e Sull’Amicizia di Cicerone, alle Lettere a Lucilio di Seneca e alle Satire di Orazio, solo per citare i nomi più noti. Da questi autori ha anche appreso le principali dottrine dell’Occidente antico sull’amicizia e il nesso sentenze nella sua prima opera in lingua cinese. Un’analisi schematica del testo ricciano consente ora di delineare i caratteri salienti dell’antica dottrina occidentale che egli presenta alla Cina.

1).L’essenza dell’amicizia consiste nel sentire l’amico come un altro se stesso. L’unione tra amici può essere comparata a quella di un’anima sola in due o più corpi; dunque, come l’espressione del massimo amore. Fondamentale tra gli amici è l’accordo, che ha nell’armonia musicale il suo modello. L’amicizia è solida quando è fondata sulla consonanza di virtù e di ideali condivisi.

2).Il fine dell’amicizia è la soddisfazione dei bisogni e il mutuo aiuto spirituale e materiale, per la costruzione della società degli uomini. Il precetto dell’amicizia, inteso come vincolo naturale e divino, salvaguarda la stessa esistenza del genere umano. Uno Stato può sussistere anche senza tesoro, ma non potrebbe sussistere senza amici. Sicché è possibile concludere che l’amicizia è per il mondo ciò che il sole è per il cielo e gli occhi sono per il corpo.

3) . I l benef ic io supremo de l l ’amic iz ia è l’aumento della gioia e della potenza umana; quindi nell’amicizia consiste la vera ricchezza.

4). Il fondamento della vera amicizia è la virtù. Per virtù si deve intendere l’obbedienza alla ragione e l’amore per la giustizia. Le esigenze della giustizia devono infatti prevalere su quelle della stessa amicizia, quando entrino in conflitto con questa. Dunque nell’amicizia l’interesse universale prevale su quello particolare. Pochi sono tuttavia quelli che riescono a fondare l’amicizia sulla virtù.

5). Le proprietà dell’amicizia sono:a. La sincerità. L’amicizia richiede la totale

trasparenza reciproca delle idee e dei sentimenti: amico è colui al quale si può aprire completamente il cuore e al quale si può e si deve dire la verità, anche quando possa dispiacergli. L’insidia più pericolosa per l’amicizia è l’adulazione, perché mira al piacere o all’utile, mentre la verità mira alla virtù. La sincerità di un’amicizia si mette alla prova nella stretta delle avversità.

b. La fedeltà. Questa implica anzitutto la stabilità delle intenzioni, degli affetti e delle azioni nei confronti dell’amico, quali che siano le mutazioni delle circostanze. La stabilità è tanto maggiore quanto più universali sono le motivazioni dell’amicizia.

c. Il disinteresse. L’amico si ama per la reciprocità dell’affetto, non per i suoi beni.

d. La condivisione. “Le cose degli amici sono tutte comuni”.

6). La difesa dell’amicizia. Poiché si tratta di un bene così prezioso, per gli individui e per la società, l’amicizia deve essere accuratamente protetta sia nella scelta degli amici sia nella loro conservazione. Se non è possibile avere tutti per amici, si cerchi almeno di non avere nemici.

Se queste tesi esprimono l’essenza della dottrina classica occidentale sull’amicizia, non possiamo trascurare l’importanza che nella formazione di Ricci hanno avuto la dottrina cristiana e l’interpretazione che di questa ha elaborato Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.3. L’amicizia nella formazione gesuitica di Ricci.

Chi scorra, anche rapidamente, gli scritti di Ignazio, può facilmente osservare che il termine “amicizia”, pur presente, è tuttavia assorbito e per così dire sublimato nel termine “carità”. Con questa parola si intende la precisa volontà di servire Dio e, conseguentemente, il prossimo,in nome e in virtù del servizio di Dio. Tale concezione della carità coincide, con poche varianti, con quella esposta nei classici confuciani: circostanza, questa, non indifferente nella valutazione dell’esperienza ricciana in Cina. Se infatti ci limitiamo a sostituire il termine “Dio” con quello di “Cielo”, o di “Signore

del Cielo”, come Ricci ha fatto, la conformità delle due dottrine è sostanziale e quasi completa. Se, invece, come è necessario, consideriamo il Dio cristiano e ignaziano anche alla luce della rivelazione, troviamo una radicale differenza, ma non tale da modificare il concetto di carità in ciò che esso ha di essenziale.

Essenziale in ambedue le dottrine è che la carità sia intesa come cura di se stessi e degli altri uomini alla luce di una norma che sia espressione di un ordine armonico universale. Solo seguendo tale norma ed evitando ogni commistione di desideri o fini particolari, si pratica la carità e si agisce moralmente. Presenterò in tre punti schematici i tratti fondamentali dell’insegnamento ignaziano sui temi dell’amicizia e della carità.

1).Il gesuita deve apprendere a considerare la Terra e i suoi abitanti assumendo lo sguardo della divina trinità. Questa non contempla diversità di pelle, di lingua, di razza, di cultura; ma soltanto uomini che si salvano e uomini che si dannano. Istruttivo, al riguardo, è un passaggio degli Esercizi spirituali, nel quale si invita colui che li pratica ad abituarsi a contemplare «la grande capacità e rotondità del mondo in cui vive tanta gente così diversa». Lo scopo di tale contemplazione è quello di assorbire, anche attraverso i sensi della vista e dell’udito, la totalità degli aspetti esteriori, delle parole e delle azioni di «tutti i popoli […] in tutta la superficie del globo terrestre».

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Il 16 maggio 1556 Ignazio scrive a don Lorenzo Bresciani, precisando il senso e il valore di questa universalità: «Lei deve sapere che la nostra Compagnia, come pratica una carità universale nei riguardi di tutte le nazioni e di tutti gli uomini, così non approva gli affetti particolari verso un popolo o verso queste o quelle persone, se non in quanto lo esiga la carità ordinata. Essa considera questa mescolanza di affetto umano con la carità come cosa imperfetta».

Tradotto nei termini dell’esperienza compiuta da Ricci, questo principio ci imporrebbe di considerare giusto l’amore che egli portò alla Cina solo in quanto ordinato dai superiori, non in quanto suscitato da una simpatia personale naturale e spontanea, perché lo stesso amore egli avrebbe dovuto provare per qualsiasi altro popolo, nell’ottica del servizio di Dio.

2). Nelle Costituzioni, Ignazio raccomanda espressamente «la conveniente sollecitudine di conservare gli amici e di rendersi benevoli gli avversari». Questo precetto ha il duplice fine di «rendere duraturo e conservare nel suo essere questo corpo intero» ossia la Compagnia e, in tal modo, attraverso il bene che essa farà, servire e glorificare in ogni cosa il Signore. Perciò è necessario conservare uno spirito di amore e carità con tutti, in particolare con quelli dalla cui buona o cattiva volontà può dipendere che «si apra o chiuda la porta al servizio di Dio e al bene delle anime». La Compagnia dovrà perciò mantenere una posizione di neutralità tra le diverse fazioni di «prìncipi o signori cristiani»; anzi, essa deve coltivare «un amore universale, che, nel Signor nostro, abbracci tutte le parti, anche se tra loro sono in contrasto».

Tener conto di queste indicazioni non è superfluo per interpretare adeguatamente anche le posizioni assunte da Ricci in Cina, che non si stancava di raccomandare l’invio di padri dotati di particolare carità e pazienza, per sopportare avversità, solitudine, malattie e la stessa morte: «Vostra Paternità anco di là ci soccorra, ma sia di gente di molta carità e patientia, perché in questa terra vi è molto esercitio di queste due virtù, come in me esperimento per il mancamento di esse».

3). La forza della Compagnia è fondata sulla “carità fraterna” che regnerà nel suo seno. Questa è strumento di più efficace impegno nel servizio di Dio e nell’aiuto del prossimo. Per rafforzare questo amore vicendevole «giova avere conoscenza gli uni degli altri, mantenersi molto in comunicazione, seguire la stessa dottrina, essere uniformi in tutto, per quanto sarà possibile». In altro luogo Ignazio

aggiunge: «In modo molto particolare sarà pure di aiuto la corrispondenza epistolare tra gli inferiori e i superiori, insieme con la frequente conoscenza reciproca degli uni e degli altri, e il ragguaglio sulle notizie e sulle relazioni che provengono dalle varie parti». Il fondamento di tale carità è l’amore di Dio, ossia di un principio o ragione universale e non il conseguimento di fini particolari. Ne segue che tutte le azioni ispirate dalla carità devono essere compiute gratuitamente, senza percepire per esse alcun compenso.

I cinesi si meravigliavano nel vedere che Xitai insegnava la geometria, l’astronomia o la mnemotecnica senza chiedere nulla in cambio e consideravano questa prassi una delle ragioni della sua “stranezza”. Semplicemente, egli applicava questo precetto di Ignazio, insegnando in puro spirito di carità. L’importanza che Ricci assegnava alla pratica dell’amicizia o della carità fraterna emerge anche dal racconto di Sabatino De Ursis sugli ultimi momenti del Padre: «Un altro chiese che manifestasse come potessero ricambiare in quel momento il suo amore. Rispose: “Con quella benevolenza che sempre mostrerete ai Padri che verranno dall’Europa, poiché, lontani dalla carità dei collegi della Compagnia, arrivano in questi luoghi deserti di terre pagane; non basta accoglierli con la cortesia abituale, ma conviene che quell’amore sia da voi tante volte ingrandito, cosicché possano trovare qui, in ognuno di voi, quell’amore che là trovano in tutti quanti”».4). L’amicizia nella formazione confuciana di Ricci

Quando componeva l’Amicizia (1595), Ricci aveva già studiato accuratamente i Quattro libri e le Cinque dottrine, imparando a memoria i primi e buona parte delle seconde. Non ignorava dunque i capisaldi del pensiero confuciano intorno all’amicizia, considerata solida soltanto se fondata sulla virtù e utilizzata quale strumento di avanzamento sulla via della morale. Ne L’invariabile mezzo,l’amicizia è considerata uno dei cinque doveri fondamentali sotto il Cielo. Nei Dialoghi si raccomanda la sincerità tra gli amici e si insegna che una solida amicizia può istituirsi soltanto tra uomini simili nella virtù: «Considerate essenziali la lealtà e la sincerità. Non stringete amicizia con chi non è simile a voi. Quando sbagliate non temete di correggervi».

Confucio insegnava quali amicizie fossero utili, quali nocive: «Tre specie di amicizia avvantaggiano, tre specie danneggiano. L’amicizia con uomini giusti, l’amicizia con uomini sinceri, l’amicizia con uomini eruditi avvantaggiano. L’amicizia con

uomini pratici nell’inganno, l’amicizia con uomini abili nel servilismo, l’amicizia con uomini pronti ai raggiri, danneggiano». La regola fondamentale da seguire nell’amicizia è la reciprocità, non solo nella forma negativa («Ciò che [l’amico] non vuole sia fatto a sé non fa ad altri»), ma anche in quella positiva: «Non sono ancora riuscito a fare per primo ai miei amici quello che vorrei che essi facessero a me». In definitiva, l’amicizia esprime un cammino concordato e comune verso la maggiore perfezione possibile, inattingibile in solitudine, perché si realizza nell’ordine dell’intelligenza e della socialità.

Ricci, tuttavia, riconobbe nei testi confuciani una dottrina a lui già nota, leggendovi che l’amicizia è soltanto un effetto della carità (ren), nella quale consiste la suprema perfezione umana. Carità è cercare con perseveranza il proprio perfezionamento personale, avendo il Cielo come norma e la natura umana come mezzo: «Chi non conosce i decreti del Cielo – dice Confucio – non ha nulla per essere saggio». Poiché il rapporto che l’uomo guidato dalla carità istituisce con gli altri uomini non è ispirato a simpatia o antipatia, ma è mediato dalla conoscenza dell’armonia universale e dal Cielo come norma, «solo il caritatevole è capace di amare e di odiare gli uomini».

Carità è dunque disciplina interiore e obbedienza alle regole, quindi perfezionamento personale. Da questo deriva una società perfetta nell’amicizia: «Yen Yuang interrogò sulla carità. Dominare se stessi e ripristinare i riti [cioè le forme dei princìpi celesti] è carità – rispose Confucio. – Se per un sol giorno un uomo domina sé stesso e ripristina i riti, il mondo si volge alla carità». Dunque la prudenza nel parlare, la schiettezza e la lealtà, come la sete di giustizia, sono espressioni della carità. La dimensione sociale della carità confuciana si vede anche dalle sue radici, che sono la pietà filiale e la sottomissione fraterna. Dalla carità sgorga l’amicizia e questa, a sua volta, rinforza la carità. Ecco una formula che potrebbe esprimere degnamente la stessa esperienza di Ricci in Cina: «Il saggio con la cultura attira l’amicizia, con l’amicizia sostiene la carità». Perciò la politica è l’orizzonte e il compimento della carità.

Se, alla luce di questa singolare coincidenza di dottrine e di propositi, possiamo intendere l’impresa della Cina alla luce del concetto di amicizia o, più esattamente, della carità ignaziana e confuciana, dobbiamo ora esaminare come si sia espressa questa pratica della carità nel concreto incontro avvenuto tra Ricci e gli intellettuali cinesi e come, da questa

cooperazione, l’Europa sia stata introdotta in Cina e la Cina in Europa.

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Filippo Mignini

Storico della filosofia moderna, da quindici anni si occupa di Matteo Ricci. Ha appena pubblicato

Matteo Ricci, Il chiosco delle Fenici

* dal catalogo della Mostra su Matteo Ricci.

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在中国文人为利玛窦作品写的序言和评论中,他们坚定地认为利玛窦——这位来自让中国人匪夷所思的西方世界的大师——来到这个“中央之国”的目的只是为了交友。如果脱离文中明确的文化和政治含义,这种论断听起来可能会让人觉得平乏或是荒谬。当时间过去了整整四百年后,我们再度思考那次文明之间的不同寻常的相遇,发现友谊正是这个话题的焦点。此次展览力图再现并描述这两个民族在相互欣赏的过程中发生的历史事件、涌现的人物和著作。在世界史上,这段历史可说是绝无仅有的佳话,它不仅仅是个别人的努力和行为,更体现了他们所代表的两国人民几千年来相互交往的愿望与动力。

首先,我要介绍一下利玛窦及其中国友人们提到的“友谊”的含义;其次,这次历史的相遇有哪些显著特点和主要成果;然后我想再介绍一下这种共同作为的结果,哪些东西从欧洲传到中国,哪些东西又从中国传到欧洲。我们即将分析和研究的这段历史绝非寻常,它激励着我们去思考这样一个问题:历史上的这一页对今天的欧中关系是否还有影响,有多大影响?在今天,它们还能引领着我们去实现哪些新的目标?一、友谊作为一个普世政治集团的“要务”1,一些中国文人对利玛窦来华的看法

冯应京是明朝一位清正廉洁的官员,他在湖广地区与贪污渎职的太监陈奉进行了坚决斗争,并因此入狱三年。在此之前,他家里曾收藏利玛窦的三部作品。其中一部《交友论》已被付梓刊行。但他并不知道其作者是谁,准备将其再版,并亲自为其作序。另外两部《四元行论》和《天主实义》只有手稿在流传,对这两部作品冯应京也曾为其作跋或写序。1601年2月9日,时任湖广监察御史的冯应京在为《交友论》所作的序言中,这样开篇:

西泰子间关八万里,东游中国,为交友业。其悟交之道也深,故其相求也切,相与也笃,而论交道独详。

后来,在被判入狱前,冯应京很可能与利玛窦有过短暂接触,但他写此序言的时候并不认识利玛窦,只是阅读了他的文字。序言的结尾部分做了一个不同寻常的结论:

京不敏,蚤溺铅斩,未惶负籍求友。壮游东西南北,乃因王事敦友谊。视西泰子迢遥山海,以交友为务,殊有余愧,爰有味乎?其论益信“东海西海,此心此理同”也。

冯应京把利玛窦作为哲人介绍给世人,他认为,利氏在深刻了解人性和人类的共性后,把在世界范围内寻找友谊作为自己的目标。而且,利

玛窦在抵达中国仅仅十二年后,其著作就获得了巨大成功,因此冯应京承认西方与中国在交友方面“此心此理同”。瞿太素在之前为这部著作撰写的序言中也提出了同样的观点。

由于是给颂扬友谊的《交友论》作序,我们可以认为此类论述也就必不可少。即使并非如此,中国文人对利玛窦本人及其作品的印象也与交友的话题息息相关,这可以用1608年李之藻为《畸人十篇》所作的序佐证:

西泰子浮搓九万里而来,所历沉沙狂飓,与夫啖人略入之国,不知几许,而不菑不害,孜孜求友,酬应颇繁,一介不取,又不致乏绝,殆不肖以为异人也。

冷石生在他的《演畸人十规》序言里也谈到了交友:

十规,西国之微旨。或曰细蕴,或曰显道,或曰臆之,或曰公之,或曰事天交友。

在这里,我们不能忽视他提出的“事天”与“交友”之间的联系。根据儒家教义,交友是敬天的必然结果。只有敬天,也就是说尊重自然,才能拥有美德。而无论是西方学说,还是儒家理论,都一致认为,交友只能扎根于美德之中。因此,这里提到的交友不只是一种私人层面的行为,用来帮助自己的生存,排遣寂寞,解脱悲哀,交友是一个普世政治集团的“要务”。肤色、语言和文化的差异均不能对交友构成障碍。冯应京指出,对友谊性质的认识越纯洁,对

友谊的需求和爱护就越强烈。从这个角度来考虑,利玛窦不畏恐惧,来到

中国这样一个如此不同的国度,他的到来被明确视为一种友谊文化,代表了传播友谊、保持友谊的不懈努力,并把两个被地理和历史分隔开的民族和文明联系到了一起。

那么冯应京提到的推动利玛窦来华的交友理论是什么呢?2,利玛窦古典学养中对交友的认识

利玛窦曾在家乡马切拉塔求学,后来又去了耶稣会罗马学院。他学习和背记了许多哲学及拉丁希腊文学的名作,如亚里士多德的《伦理学》、普鲁塔克的《道德论集》、西塞罗的《论责任》与《论友谊》、塞内加致路希留斯(Lucilio)的信函、贺拉斯的《讽刺诗集》等。从这些作品中他学到了古代西方的主要交友理论。我们对利玛窦的作品做一下系统分析,可以清楚地看到他介绍到中国的西方古老理论的如下特点:

1)友谊的精髓在于把朋友当成另一个自我来倾听。交友可以看作是一个灵魂附在两个不同的肉身上,因而是至爱的表现。朋友之间最重要的是一致,就象音乐中的和声。只有建立在共同的理想与信念基础上的友谊才是坚不可摧的。

2)友谊的目的是满足社会中人们的需求以及精神和物质上的相互帮助。友谊作为自然的和神圣的规则,保护着人类自身的存在。一个国家没有财富也可以存在,但如果没有朋友则无法存活。由此可以得出结论,友谊之于世界如同太阳之于天空,眼睛之于身体。

3)友谊的最大好处是增加快乐、增强力量,因此友谊是真正的财富。

4)真正的友谊的基础是美德。美德指的是对理性的遵从,对正义的热爱。当正义与友谊发生冲突时,对正义的需求应该胜于友谊本身。因此在友谊中整体利益高于个人利益,但只有少数人能真正地将友谊建立在美德的基础上。

5)友谊的属性如下:(1)真诚:友谊要求思想和情感的完全

透明。朋友是一个可以与之敞开心扉的人,可以向他吐露真言,尽管有时会忠言逆耳。对于友谊来说,最大的危险是奉承,因为奉承是为了取悦,为了利益,而真理追求美德。患难见真情。

(2)忠诚:无论环境发生何种改变,忠诚要求朋友间想法、感情、行为的稳定。友谊的动机越一致,则稳定性越高。

(3)无私:朋友之间的相互关爱是出于真心,而非为利益驱动。

(4)分享:朋友间的财富应是共享的。6)对友谊的保护。因为友谊是如此珍贵,

所以对个人与社会来说,无论是择友还是维持友谊,我们都应珍视。如果不能和所有人交友,那

么至少不要为自己树敌。如果说这些论点阐述了西方经典理论对于友

谊的基本看法的话,那么我们也不能忽视利玛窦在其学习过程中受到的天主教思想以及耶稣会创始人依纳爵·罗耀拉(Ignazio di Loyola)对友谊的诠释的影响。3,利玛窦耶稣会知识学养中对友谊的认识

只要稍微翻阅一下依纳爵的著述,我们就会发现友谊这个词尽管时有出现,但更多的时候它却被表述或者说是提升为“仁慈”。仁慈指的是侍奉天主的明确愿望,因此是以侍奉天主的名义和美德来服务众人。这种对仁慈的理解与儒家学说中的理论十分一致,尽管存在一些细微的区别。这一点对于我们研究和评价利玛窦的中国经历是很重要的。如果我们只用“天”或“老天爷”这个词来代替“天主”(利玛窦正是这样做的),那么这两种理论是完全一致的。如果我们从启示的角度来看天主教和依纳爵的天主,那么我们会发现有个根本的区别,但这种区别还不至于完全改变其根本理念。

东西方两种理论中,很重要的一点是仁,它被认为是一种遵循天人合一的道理来拯救自我及他人的一种方法。只有遵循这种规则,去除个人的欲望和目的,才能做到仁,才能遵守道义。我想从三个方面来介绍一下依纳爵关于友谊与仁慈的看法。

1)耶稣会士必须要从三位一体的角度来看待地球及其民众,要超越皮肤、语言、种族、文化的差异,只关注自我拯救和甘愿堕落的人。《神操》谈到了这点,它邀请灵性操练的人经常“设想看到地球的广大面积,人种的复杂繁多”。这种关注的目的是为了让人们通过视觉与听觉来感受整个外部世界、“地球表面……所有人民”的言语和行为。

1556年5月16日,依纳爵在给布莱西亚尼神父(Lorenzo Bresciani)的信中阐述了这种普世的意义与价值,他写道:“您要知道我们的耶稣会是对所有民族和人民实行普世仁慈,如果不是出于仁慈的要求,我们不赞同对某个人民或个人拥有特殊感情,耶稣会认为把感情与仁慈混为一谈是不完美的。”

用这个原则来分析利玛窦的经历的话,我们必须认为利玛窦带到中国的这份爱是正确的,因为这是教会高层的要求,而不是他个人喜好的结果。因为如果就个人而言,他有可能在侍奉天主时对任何一个民族产生好感。

2)在《耶稣会章程》中,依纳爵明确强调“应保持友谊,对对手也要仁慈友善。”这种思想的双重目的是让耶稣会这个组织能够生存和维持下去,它通过施行善举来侍奉天主,为天主争光。因此必须对所有人保持爱与仁慈的情怀,尤其是对那些人,他们的意愿决定了他们“是否能够侍奉天主和众生”。耶稣会应该在不同的

交友——西方、利玛窦与中国

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Mnemotecnica

Nel 1595 padre Matteo Ricci, il primo missionario al quale i cinesi avevano aperto le porte del Celeste Impero, li stupì con un'esibizione che egli stesso raccontò orgogliosamente in una lettera a Edoardo de Sande:

“Essi scrissero molti ideogrammi, io li lessi una volta sola e riuscii poi a ripeterli tutti a memoria nell'ordine esatto in cui erano stati scritti. Rimasero tutti a bocca aperta, perchè parve loro una grande impresa. E allora, per aumentare il loro stupore, io presi a recitarglieli tutti allo stesso modo, ma questa volta dalla fine al principio. E tutti furono entusiasti, e parevano fuori di sè dall'emozione”.

Non si trattava ovviamente di un miracolo: la sua memoria prodigiosa era il frutto di una precisa tecnica appresa da studente al Collegio Romano, che consisteva nell’associare vivaci immagini visive alle cose e alle parole da ricordare, e nel disporle e conservarle in luoghi mentali dai quali potevano essere estratte a piacere.

È proprio questa tecnica che dà il titolo alla biografia Il palazzo della memoria di Matteo Ricci di Jonathan Spence (Saggiatore, 1987). Ed è ancora questa tecnica che lo stesso Ricci descrisse nel 1596 nel Trattato della memoria locale o Metodo mnemotecnico dei paesi occidentali (Xiguo jifa), a beneficio degli aspiranti mandarini che dovevano memorizzare i 600.000 caratteri dei cinque classici sui quali si basavano gli esami, e che ancor oggi si vedono incisi su una foresta di steli nel cortile del Collegio Imperiale a Pechino.

L’arte della memoria, alla quale Frances Yates ha dedicato un classico studio omonimo (L’Arte della Memoria, Einaudi, 1972), era non solo ben nota in Europa ai tempi di Ricci, ma anche oggetto di critiche feroci. Da un lato, era stata messa alla berlina da Rabelais in Gargantua e Pantagruele come un futile mezzo per ricordare tutto senza imparare niente. Dall’altro lato, Francesco Bacone l’aveva attaccata come un funambolico esibizionismo di tassonomie, invece che di classificazioni.

A Ricci, comunque, essa offrì la possibilità di arr ivare a padroneggiare velocemente e perfettamente il complicato sistema di scrittura dei caratteri, e di registrare in memoria una biblioteca che gli sarebbe stato impossibile trasportare fisicamente in Cina. A questo proposito egli scriverà

“王公或宗主”中保持中立立场,不但如此,它应该培养“一种普世爱心,在对天主的信仰中,拥抱所有人,尽管他们之间是对立的”。

了解这些教义,可以帮助我们更好地理解利玛窦在中国采取的立场。他不懈地要求教会向中国派遣富有爱心和耐心的神父,能忍受对手、孤独、疾病与死亡:“请向这里派来富有爱心和同情心的神父,因为在这片土地上这两种美德可以得到很好的施展,我个人在这方面还有所欠缺。”

3)耶稣会的力量是建立在兄弟情谊之上,这是耶稣会的精神支柱,是侍奉天主、帮助大众的最有效的工具。为了加强这种互爱,“彼此间增进了解很重要,相互间要保持联系,遵循同样的道义,尽可能地在各方面求同。”依纳爵还补充道:“还有一点会有所帮助,耶稣会上下级之间要互通信函,经常保持联系,互通最新信息和来自各地的汇报。”这种仁慈的基础是对天主的热爱,或者说是一种普世原则,而并不是为了实现个别目的。因此,所有与仁爱有关的行为必须是无偿付出的,不能要求有任何的回报。

中国人看到利玛窦义务地传授几何、天文知识,或记忆术,不求任何回报,感到很诧异,认为利玛窦是个奇怪的人。其实道理很简单,利玛窦正是将依纳爵的理论付诸实践,以仁慈为本来传授知识。利玛窦对友谊与兄弟情谊的重视也体现在熊三拔神父(Sabatino De Ursis)关于利玛窦生命最后时辰的叙述中:“一人请他(利玛窦)回答他们该如何回报他的爱。他说,你们把这份爱献给那些从欧洲远道而来的神父们就可以了。他们离家万里,来到这片遥远的土地,仅仅是用平常之礼去接待他们是不够的。你们应该把这份爱心放大,让他们感受到这里浓浓的爱心,如同他们在欧洲时每个人身上感受到的一样。”4,利玛窦儒家学养中对友谊的认识

1595年开始写作《交友论》时,利玛窦已经认真研读了四书五经,并能熟记四书和大部分的五经,因此,他没有忽视孔子关于友谊的最根本思想:只有建立在美德的基础上、被用作提升道德的工具时,友谊才会坚固。在《中庸》中,友谊被视作是天下五伦之一。在《论语》中,他强调朋友之间要真诚,告诫人们牢固的友谊只有在拥有同样美德的人中才能建立起来:“主忠信,毋友不如己者,过则勿惮改。”

孔子列举了哪些友谊是有益的,哪些是有害的。“益者三友,损者三友。友直,友谅,友多闻,益矣。友便辟,友善柔,友便佞,损矣。”在交友过程中须遵循一个重要原则,这就是对等性,“己所不欲,勿施于人”,“所求乎朋友,先施之”。总之,友谊是共同追求完美的表现,独自一人是无法完成的,只有凭借才智和众人的努力,这个目标才能实现。

利玛窦在儒家学说中读到了他早已熟知的理论,比如说友谊是仁的结果,而仁是人类的至善至美。仁就是坚持不懈以“天”为准则,以人性为手段而实现个人的修养,“不知命,无以为君子。”由于遵循仁的原则而与他人建立的关系受到天道的调节,并不是因为个人喜恶而缔结的,所以“唯仁者能好人,能恶人”。

仁是一个内心的准则,它要求服从规则及自身的修养,由此产生一种因友谊而完美的社会。“颜渊问仁。子曰:‘克己复礼为仁。一日克己复礼,天下归仁焉。’”因此,说话时要谨慎,要率真,要忠诚,要追求正义,这些都是仁的体现。孔子提倡的仁,其社会性从仁的根源上也能看出来,即敬重长辈,服从兄长。友谊从仁中来,友谊又能进一步使仁得到强化。也许这句话同样能够代表利玛窦中国经验的精髓:“君子以文会友,以友辅仁。”因此政治是仁的地平线和仁的实现。

如果说中西方理论在这方面的惊人的相似使我们可以从友谊的论述,或确切地说,从依纳爵和孔子的仁来理解利玛窦的在华事业,那么,现在我们得分析一下,利玛窦在与中国文人的交往过程中,这种仁是如何体现的,在他们的合作中,欧洲是如何被介绍到中国,中国又是如何被介绍到欧洲的。

......

菲利普•米尼尼(现代哲学历史学家,十五年来一直致力于利玛窦

研究。新作《利玛窦,凤凰阁》不久前出版)。

* 摘自《利玛窦——明末中西科学技术文化交融的使者》展览图录。

a Girolamo Costa il 6 marzo 1608, ormai alla fine dei suoi giorni: «io mi trovo in tanto mancamento di libri, che il più delle cose che io stampo, sono quelle che ho nella memoria».

Matematica

Il più, ma non tutti, perché qualche testo di matematica Ricci l’aveva portato con sé. Ma nel 1600, durante il suo viaggio di avvicinamento a Pechino, se li vide confiscare tutti perché, come egli stesso scrisse: «In Cina è proibito sotto pena di morte studiare matematica senza l’autorizzazione del re». I volumi gli furono restituiti fortunosamente nei primi giorni di gennaio del 1601, ed egli potè cosí dedicarsi fra l’altro a tradurre con il suo discepolo Xu Guangqi i primi sei libri degli Elementi di Euclide, che furono pubblicati nel 1607 con la seguente avvertenza:

“Riguardo a questo libro, quattro cose sono inutili: dubitare, congetturare, verificare, modificare.

Un caso emblematico di eterogenesi dei fini

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E quattro cose sono impossibili: rimuovere qualche passaggio, refutarlo, accorciarlo o spostarlo altrove.”

In realtà i Cinesi avevano una loro gloriosa storia matematica, testimoniata ad esempio da opere quali le Tecniche di calcolo in nove sezioni (Shushu jiuzhang) del 1245 e lo Specchio di giada delle quattro origini (Siyuan yujian) del 1303, in anticipo di secoli rispetto alle tecniche algebriche occidentali. Ma essi prediligevano i calcoli e le costruzioni pratiche rispetto alle deduzioni e le dimostrazioni teoriche: ad esempio, il teorema di Pitagora veniva dimostrato fin dall’antichità mediante un’ingegnosa tecnica di scomposizione e di movimento delle figure.

La traduzione degli Elementi li familiarizzò con il concetto greco di metodo ipotetico-deduttivo e introdusse nel linguaggio cinese una serie di termini che rimangono in uso ancora oggi, a partire da jihe («quantità») per «geometria». Ma quella di Euclide fu soltanto la più nota delle traduzioni matematiche di Ricci, che spaziarono dalla trigonometria all’algebra, e furono tutte effettuate con la stessa tecnica: spiegando il contenuto ai collaboratori cinesi, che poi trascrivevano ciò che avevano capito.

Questi libri posero fine alla fase autarchica della matematica cinese e procurarono a Ricci una grande fama. Più in generale, furono proprio gli aspetti matematici e scientifici della sua molteplice attività a lasciare le tracce più feconde e durature nella cultura cinese, nonostante la scarsa attenzione che essi normalmente ricevono nelle biografie.

Cartografia

Sul momento, però, più che dai suoi lavori matematici, la gloria di Ricci derivò dalla sua famosa Grande Mappa dei Diecimila Paesi sulla Terra (Kunyu wanguo quantu) del 1602, in proiezione sferica schiacciata, che mostrò per la prima volta ai cinesi l’estensione del mondo conosciuto e la posizione della Cina in esso. Una copia del mappamondo finí appesa alle pareti del palazzo imperiale a Pechino e molte altre riproduzioni circolarono liberamente, contribuendo a dare un grande impulso alla cartografia cinese.

Anche la cartografia Ricci l’aveva imparata, insieme alla mnemotecnica, da studente al Collegio Romano, e l’aveva messa in pratica fin dal suo arrivo in Cina, calcolando le coordinate geografiche dapprima di Macao, e poi delle successive città in cui si era via via recato. E fin dalla sua prima tappa cinese, a Zhaoqing, aveva notato la curiosità dimostrata dai mandarini per il planisfero che aveva

portato con sè: infatti, le carte locali dell’epoca non solo non rappresentavano i continenti lontani, ma sovradimensionavano enormemente la Cina rispetto alle nazioni limitrofe.

Già nel 1584 Ricci aveva dunque pubblicato una prima Carta geografica completa dei monti e dei mari (Shanhai yudi quantu), il cui originale è andato perduto, che nel 1600 fu raddoppiata di dimensioni e aggiornata con molti nuovi toponimi: in particolare col nome di Ou-luo-ba per l’Europa. La seconda edizione si adattò anche all’uso cinese di riportare annotazioni scritte a margine, che andarono dalle descrizioni geografiche alle notizie astronomiche.

L’edizione del 1602 fu la terza, e amalgamò fra loro le mappe occidentali e cinesi fino ad allora conosciute. Ma anche le mitologie, visto che il gesuita inserì stranezze quali «popolazioni con piedi bovini, esseri dotati di un solo occhio, razze di nani che partoriscono a cinque anni, diventano vecchi a otto e sono costretti a ripararsi dentro a caverne per sfuggire alle gru che si cibano di loro», oltre a una Terra degli Spiriti, a nord dell’Asia, «i cui abitanti hanno una bocca sul collo e si nutrono di serpenti e cervi».

Avendo ormai aperto le porte alla fantasia, nella quarta edizione del 1603 Ricci potè tranquillamente

aggiungere alla raffigurazione del sistema tolemaico anche il Primo Mobile e il Cielo Empireo, e chiamare il suo mappamondo Misteriosa mappa visiva delle due forme (Liangyi xuanlan tu), intendendo per «forme» il Cielo e la Terra. Ma fu l’edizione del 1602 a essere tirata in dodici esemplari su seta nel 1608, per soddisfare una richiesta dell’imperatore, e a finire sui muri della Città Proibita.

Geografia

A proposito di Paesi reali o presunti, fu Ricci a risolvere il problema di cosa fosse realmente il Catai descritto a fine Duecento nel Milione: un problema che nasceva dal fatto che all’epoca esso faceva parte dell’impero mongolo, e che sia Marco Polo, sia i successivi missionari francescani e legati pontifici arrivati alla corte del Gran Cane, avevano visto e descritto un paese multietnico e una dinastia mongola che sembravano avere poco a che fare con la Cina.

Dopo la cacciata dei Mongoli nel 1368 i rapporti con l’Occidente erano cessati, il cristianesimo era stato dimenticato e le vie della seta erano divenute impraticabili: il Catai era dunque rimasto un regno fantastico e fantasticato, che Cristoforo Colombo pensava di raggiungere insieme alle Indie attraverso l’Oceano (quando partí nel 1492, gli fu addirittura consegnata una lettera che avrebbe dovuto consegnare al Gran Cane).

Non appena Ricci incominciò a penetrare in Cina, fu colpito dalla somiglianza tra ciò che vedeva coi propri occhi e ciò che leggeva nel Milione: in particolare, tra il fiume Chian e lo Yangzi, cosí come tra i ponti di Chinsai e di Nanchino. Dedusse quindi, già nella sua relazione dell’ottobre 1596 a Claudio Acquaviva, che Nanchino «per varie congetture penso essere il Cataio di Marco Polo». E capí di essere sulla giusta via quando venne a sapere, dapprima, che nei paesi islamici la Cina e Pechino erano chiamate Catai e Cambalù, come nel libro di Marco Polo, e poi, che a Kaifeng e in altre località esistevano antiche comunità di «adoratori della croce».

Per confermare la congettura, i gesuiti in India decisero di inviare un confratello al seguito delle carovane che percorrevano la Via della Seta verso il Catai. Bento de Gois partì dunque da Agra il 29 ottobre 1602, a Lahore si aggregò a dei mercanti in rotta verso Kabul, e poi sparì nel nulla. Ne riemerse quattro anni dopo con una lettera a Ricci dal Gansu, ai confini tra la Mongolia e la Cina, chiedendo

aiuto e denaro, ma i soccorsi inviati da Pechino lo raggiunsero troppo tardi ed egli morì il 10 aprile 1607. La sua missione era comunque compiuta, e Ricci potè finalmente stabilire che «non vi è altro Cataio, né mai vi fu se non la Cina, e che questa città di Pacchino è il Cambalù, et il re della Cina il Gran Cane».

Astronomia

Oltre alla mnemotecnica, alla cartografia e alla geografia, al Collegio Romano Ricci aveva anche studiato astronomia sotto la guida di Cristoforo Clavio, il famoso matematico e astronomo gesuita tedesco al quale si doveva la riforma del calendario adottata da Gregorio XIII nel 1582. Poichè il sistema cinese in vigore era ancora quello di Guo Shoujing del 1281, che spesso forniva previsioni imprecise e scorrette, Ricci capì che una consulenza dei missionari in questo campo sarebbe stata utile. Nonostante le sue richieste, i superiori non gli inviarono però i consulenti necessari: la riforma del calendario cinese attese dunque fino al 1629, quando il suo discepolo Xu Guangqi fu nominato direttore dell’Ufficio astronomico con l’incarico di procedere «secondo i metodi occidentali».

Nonostante gli specifici successi relativi al calendario, nel generico campo dell’astronomia l o s c a m b i o d e g l i e u r o p e i c o i c i n e s i n o n f u c o m p l e t a m e n t e p r o f i c u o , a c a u s a d e i fraintendimenti dovuti al fatto che i loro sistemi erano sostanzialmente ortogonali: eclittico e basato sull’osservazione delle costellazioni zoodiacali il primo, equatoriale e fondato sullo studio delle stelle circumpolari il secondo.

Alla base di questi fraintendimenti c’era un evidente complesso di superiorità degli occidentali, testimoniato ad esempio da ciò che lo stesso Ricci scrisse a proposito degli impressionanti strumenti astronomici cinesi risalenti al XIII secolo, che erano allora usati nei Collegi dei Matematici e ancor oggi si possono vedere nel Museo Nazionale di Astronomia di Pechino:

“Sono questi stromenti tutti fonditi di bronzo con molti lavori e galanterie sì grandi e belli che il Padre non aveva visto cosa migliore in Europa. […] Dipoi vide il Padre quei di Pacchino, et ritrovò esser dello stesso modo, e pare che furno fatti per una stessa mano. Questi furno fatti quando i Tartari governavano la Cina, e per questo può esser che forno fatti da qualche forastiero che sapeva i nostri instromenti di Matematica”.

Nelle due lettere che padre Matteo Ricci scrisse

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记忆术

1595年,利玛窦神父,这个第一个被中国朝廷所接纳的传教士,用他的表现震惊了中国人,正如他骄傲地在一封给埃杜阿多·德桑德(Edoardo de Sande)的信中所写的:

他们写下了很多字,我只看了

一遍,就全都记住了,而且顺序完全一样。他们全都惊讶地张大了嘴,因为对他们来说这简直太伟大了。然而,更让他们感到惊奇的是,我又按照从后往前的顺序把这些字重复了一遍。所有人都激动万分,不知道该如何是了。

这显然不是奇迹:他惊人的记忆力来自于他在罗马学院学生期间所掌握的准确的记忆技巧,即把生动的画面和需要记忆的语言相结合,并把它们安排和存储在头脑中,已备随时调用。

正 是 这 种 技 巧 成 为 史 景 迁 ( J o n a t h a n S p e n c e ) 的 传 记 《 利 玛 窦 的 记 忆 宫 》(Saggiatore出版社,1987年)的题目。也正是这种技巧,让利玛窦本人在1596年写出了《西国记法》一书,以帮助应试的科举考生,因为他们必须记住四书五经中的六十万个汉字。直到今天,这些字还可以在北京孔庙的碑林上看到。

记忆的艺术——弗朗西斯·耶兹(Frances Yates)曾出版过一本同名研究文集(《记忆的艺术》,Einaudi出版社,1972年)——在利玛窦时期不仅已经风靡欧洲,而且还受到了强烈的抨击。一方面,拉伯雷(Rabelais)在《巨人传》中嘲笑它是一种可以不用学习就能记住的无聊工具;另一方面,弗朗切斯科·巴科内(Francesco Bacone)抨击它是一种缺乏根基的分类学表现癖。

记忆术让利玛窦能够迅速并准确地掌握复杂的中文书写方法,并通过记忆在头脑中形成了一个巨大的图书库,因为他毕竟不可能将所有书籍带到中国。对此,他在1608年3月6日,也就是他晚年时写给高德(Girolamo Costa)的信中这样写道:“我这里非常缺乏书籍,因此我所出版的,都是那些我记住的。”

数学在利玛窦随身携带的书籍中,有很多是关于

a Claudio Acquaviva il 28 ottobre e il 4 novembre 1595 a proposito delle «assurdità» dei cinesi, si leggeva addirittura: «Vi è un unico cielo (e non dieci). E’ vuoto (e non solido). Le stelle si muovono nel vuoto (invece di essere incastonate al firmamento). Dove noi diciamo che vi è aria (tra le sfere), affermano che vi è uno spazio vuoto», e cosí via. Inutile dire che erano i cinesi ad aver ragione su ciascuno di questi punti, mentre Ricci era fermo alla metafisica aristotelica e alla fisica tolemaica che la Chiesa avrebbe difeso ufficialmente fino al 1820.

Tra l’altro, un po’ di modestia occidentale sarebbe stata appropriata in questo campo, visto che i cinesi avevano rilevato e monitorato le macchie solari duemila anni prima di Galileo, possedevano fin dai tempi di Tolomeo un catalogo stellare più dettagliato del suo, avevano osservato nel 1054 una supernova in anticipo di cinquecento anni sugli europei, e avevano realizzato col planisfero di Suzhou del 1193 la più famosa carta stellare esistente. A ragione Joseph Needham ha dunque affermato, nella sua monumentale Scienza e civiltà in Cina (III.437), che «la venuta dei gesuiti non fu affatto (come spesso si è cercato di far credere) una genuina benedizione

数学的。但在1600年他前往北京期间,有很多书被没收了,因为正如他所记录的:“在中国,如果没有得到皇帝的允许,学习数学是要被处死的”。幸运的是,这些书在1601年初被返还给了利玛窦,这使得他终于可以开始和他的朋友徐光启一起翻译欧几里德名著《几何原本》的前六卷。该书于1607年出版,并带有下列说明:

此书有四不必:不必疑、不必揣、不必试、不必改;有四不可得:欲脱之不可得,欲驳之不可得,欲减之不可得,欲前后更置之不可得。

事实上,中国人也有他们辉煌的数学史,其中代表性著作包括1245年的《数书九章》和1303年的《四元玉鉴》,这比西方数学的代数方式提前了几个世纪。他们更偏爱计算和实践方法,而不是推理和理论证明,比如毕达哥拉斯定理,自古以来它就是通过巧妙的分解和图形移动技巧来证明的。

《几何原本》的翻译让中国人了解了古希腊的假设—推理理论,并在中文中创造了一系列术语,这些术语至今仍在使用,例如“几何”。利玛窦的数学译著众多,涉及课题从三教学到代数学,《几何原本》是其中最著名的一部。他使用了同一种写作方法:先向中国同事进行讲解,之后再把他们理解的东西记录下来。

这些译注结束了中国数学的自给自足阶段,并为利玛窦带来了很大声誉。应该说,正是他在数学和科学方面的工作为他在中国文化中留下了浓墨重彩的一笔,尽管这两方面在利玛窦的传记

一个目的变异的典型案例per la scienza cinese».

Fine del viaggio

N o n o s t a n t e l e r e c i p r o c h e d i f f i c o l t à d i comprensione, la porta di comunicazione fra le culture europea e cinese si era comunque ormai aperta. La vita di Matteo Ricci si chiuse invece a Pechino l’11 maggio 1610, tappa finale di un viaggio di sola andata iniziato a Lisbona nel 1578, che l’aveva condotto ad approdare in Cina nel 1583 e a raggiungere la capitale nel 1601, dopo un lento avvicinamento geografico che può essere considerato la metafora di un’altrettanto lenta scoperta culturale.

Dopo la morte il gesuita fu seppellito in un terreno attribuito per decreto imperiale: un grande onore, analogo ai nostri funerali di stato, mai concesso in precedenza a uno straniero. E in seguito divenne addirittura il nume tutelare degli orologi, coi quali aveva catturato l’attenzione dei cinesi, a partire dall’imperatore Wanli, e per la manutenzione dei quali aveva avuto libero accesso nella Città Proibita. Il suo ritratto veniva esposto ancora agli inizi del Novecento nelle botteghe degli orologiai, in un emblematico caso di eterogenesi dei fini per un gesuita che, partito per convertire la Cina passò invece alla storia per aver contribuito ad aprirla alla scienza.

Piergiorgio Odifreddi

Matematico e saggista. I suoi scritti, oltre che di matematica, si occupano di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi e filologia.

* dal catalogo della Mostra su Matteo Ricci.

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中并没有得到应有的重视。

制图学

当时,与他在数学领域的成就相比,利玛窦于1602年出版的《坤舆万国全图》给他带来了更高的声誉。该图以平面球体为基础,第一次向中国人展示了世界全貌和中国在其间所处的位置。该图的副本之一被张贴在宫廷的墙壁上,其它复制版本广为流传,极大地促进了中国制图学的发展。

和记忆术一样,制图学知识也是利玛窦在罗马学院学习期间学到的。在抵达中国之后,他将这些知识用于实践,计算了很多城市的地理坐标,先是澳门,后是他所经过的其他地区。在他到达中国的第一站肇庆时,他注意到当地官员对他所携带的平面球体图非常感兴趣:事实上,当时的中国地图上不仅没有遥远地区的标注,更是无限扩大了中国与相邻国家之间的比例。

早在1584年,利玛窦就出版了第一步制图学著作《舆地山海全图》。该图的原本被遗失,后在1600年再版,并增加了许多新地名:特别是使用了“欧罗巴”一词来特指欧洲。第二版在地图旁边做了标注,从地理描写到天文知识无所不包,更适合中国人使用。

1602年出版的第三版,将当时为人所知的西方地图和中国地图融合在了一起。其中甚至包括神话学,因为利玛窦还提到了“裹脚的女人,独眼生物,五岁分娩的侏儒,八岁就早衰的人,有些人不得不藏在山洞里以躲避要来吃他们的灰鹤”,以及亚洲北部地区的一片幽灵之地,“这里的居民嘴张在脖子上,靠吃蛇和鹿为生”。

在这之后,在1603年出版的第四版中,利玛窦终于可以在有关托勒密体系的描述之外,增加了原动天和最高天,并将该著作命名为《两仪玄览图》,从“形式上”区分了天与地。但最终是1602年的那一版应皇帝的要求,在1608年被制作成十二幅地图印制在丝绸之上,张贴在故宫的墙壁之上。

地理学

在真实存在或认为存在的国家这个问题上,利玛窦也解决了一个疑问,那就是十三世纪末马可·波罗在他的《游记》所描述的契丹。这个问题源于当时的中国处于蒙古国统治之下,所以不管是马可·波罗,还是之后抵达中国的方济各会传教士或者教皇的使者们,他们看到和描述的都是一个多民族的国家或是蒙古王朝,看起来似乎与中国毫无关系。

1368年元朝灭亡后,与西方的关系也陷于停滞,基督教被逐渐遗忘,丝绸之路也变得无法

通行:契丹从此成为一个人们幻想中的神秘国度,哥伦布认为穿越大洋后就可以抵达印度和契丹(事实上1492年他出发的时候,甚至被要求将一封信呈交给契丹国王)。

在利玛窦开始游历中国后,他发现自己的亲眼所见和他在《马可·波罗游记》中所读到的东西是如此相似:比如扬子江和南京的桥。因此他早在1596年写给艾奎维瓦(Acquaviva)的报告中就做出推断,“通过各种推测,我认为南京就是马可·波罗笔下的中国”。后来他得知在伊斯兰国家的书里,中国和北京就被称为契丹(Catai)和“Cambalù”,和马可·波罗写的完全一样,而且在开封和其它地区也有很多信教的人,此时他确认自己的判断是正确的。

为确认这种推断,印度的耶稣会决定派遣一位神父随同一沙漠商队经丝绸之路前往中国。就这样鄂本笃(Bento de Gois)于1602年10月29日从阿戈拉出发,在拉合尔加入了前往喀布尔的商队,之后便失踪了。四年后,他从甘肃的蒙古与中国交界地区写了一封信给利玛窦,请求帮助,但朝廷派去的援助抵达得太晚,鄂本笃死于1607年4月10日。但他完成了自己的任务,由此利玛窦终于可以证明“不可能再有另一个契丹,契丹只能是中国,北京城就是Cambalù,中国皇帝就是大汗”。

天文学

除记忆术、制图学和地理学之外,在罗马 学 院 , 利 玛 窦 还 在 耶 稣 会 士 克 拉 维 乌 斯(Cristoforo Clavio)的辅导下学习了天文学。克拉维乌斯是德国著名数学家和天文学家,并在1582年改革了历法,被教皇格里高利十三世所采纳。当时中国所施行的历法仍旧是郭守敬于1281年制定的,不准确和错误的情形时有发生,利玛窦意识到传教士们可以在这个领域对中国有所帮助。可尽管他申请了多次,罗马方面并没有给他派来必要的人手:中国历法改革一直等到了1629年,也就是在徐光启被皇帝委以“以西历为借鉴”重修历法的重任之后才得以实施。

尽管在重修历法方面获得了成功,但欧洲与中国之间在天文学领域的交流却是少之又少,原因在于双方的体系中间存在着质的分歧和误解:欧洲体系是黄道的,以观察黄道星座为基础;中国体系是赤道的,以研究拱极星为基础的。

为什么这些误解会存在呢?因为西方人总觉得自己高人一等。尽管那些当时应用于数学院的中国天文仪器令人印象深刻,甚至可以上溯至十三世纪,并且至今还保存在北京的古观象台。但利玛窦仍这样写到:

这些仪器都是青铜质地的,工艺

之精巧细腻绝对在欧洲见所未见。[……]后来我在北京也看到了一模一样的,似乎都是出自同一人之手。这些一起都造于鞑靼人统治中国期间,所以应该是某个懂得我们的数学知识的外国人造的。

在利玛窦1595年10月28日写给艾奎维瓦神父的两封信中,利玛窦这样描述中国人的“荒唐想法”:“天只有一层(而不是十层)。星星在空虚中移动(而不是镶嵌在苍穹中的)。我们认为存在空气的地方(球体之间),他们却说那里是虚无的空间”等等。其实中国人在这些方面的看法都是对的,而利玛窦却一直坚持亚里士多德的形而上学和托勒密的物理学理论,这些理论也得到了教廷的支持,直到1820年。

其实,在天文学方面西方人是应该表现出应有的谦虚态度的,毕竟早在伽利略之前的两千年,中国人就发现并观察到了太阳黑子;直到托勒密时代,中国人还保有着比托勒密的更为详尽的星表;1054年中国人观察到了一个超新星,这比欧洲人早了五百年;中国人在一幅1193年苏州的星图的基础上完成了现存最为著名的天文图。李约瑟(Joseph Needham)在他的巨著《中国科学技术史》(第三卷第437页)中这样写道:“耶稣会士的到来对中国科学而言并非是福(尽管他们一直想让人相信如此)。”

旅行的目的

尽管存在交流上的困难,欧洲与中国之间的大门毕竟已经打开。利玛窦的生命在1610年5月11日终止。他的旅行从1578年的里斯本开始,1583年抵达中国,1601年进入北京。可以说,他在中国的游历,其实也可以被认为是一种缓慢的

文化发现之旅。利玛窦死后,中国皇帝赐地埋葬:这是很高

的荣誉,类似于我们的国葬,此前从没有外国人得到这样的礼遇。后来,他甚至被中国人当作钟表的保护神,因为万历年间他在钟表制作方面的才华,使得他获得了自由出入故宫的特权。直到二十世纪初,他的画像还被贴在钟表店内——这是一个目的变异的典型案例:一个抱着传教目的前往中国的耶稣会士,最终成为为中国打开科学之门的历史人物。

皮埃尔焦尔焦·奥迪弗莱迪(数学家和杂文家,他的著作,除了数学,还致力于科学传播,科学史,哲学,政治,宗教,圣经注解和语文学)

* 摘自《利玛窦——明末中西科学技术文化交融的使者》展览图录。

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Matteo Ricci - nome cinese Li Madou - visse in Cina per quasi ventisette anni, dal 1583 al 1610; secondo quanto da lui stesso ricordato nelle sue memorie, nel corso di questo lungo periodo vari letterati cinesi gli dedicarono delle poesie: “È questo un custume della Cina che, per far favore a qualche persona, gli mandano versi, fatti in sua lode. Di questi hebbe tanti il P. Matteo et altri Patri che, se gli avessero posti insieme, come fanno i Cinesi, per conservarli come cosa pretiosa, avrebbono fatto un libro magiore che Virgilio; ma come tutti sono in lode de’ Padri, non parve bene ai Nostri mostrar che facevano caso di questo”. Quattrocento anni dopo, delle poesie dedicate a Ricci ne restano solo tre: “A Li Madou, grande letterato del grande regno d’Occidente” di Li Rihua, “A Li Xitai”, di Li Zhi e “A Li Madou, per contraccambiare un suo scritto” di Wang Tingna; i “Due componimenti composti per un incontro a Duanzhou con due signori occidentali che confutano il buddhismo e stabiliscono la verità” di Tang Xianzu, invece, trattano di Ricci, ma non sono stati scritti per essergli donati, né sono molto elogiativi. Diversamente dagli altri tre autori infatti, Tang non era amico di Ricci, e i due si erano incontrati una volta soltanto. Qui esamineremo tutti e quattro i componimenti menzionati.

Durante gli anni passati in Cina, Ricci soggiornò in cinque città: dal 1583 al 1588 a Zhaoqing, dal 1588 al 1595 a Shaozhou, dal 1595 al 1598 a Nanchang, dal 1598 al 1601 Nanchino e dal 1601 al 1610 a Pechino; le poesie di cui sopra furono scritte rispettivamente a Shaozhou, a Nanchang, a Nanchino e a Pechino. Nessuna poesia dedicata a Ricci risale al periodo di Zhaoqing; all’epoca infatti, essendo Michele Ruggieri il responsabile effettivo delle missioni in Cina, il governatore di Zhaoqing Wang Pan aveva dedicato a lui una sua poesia, ed anche i due componimenti di Xu Wei dal titolo “Il monaco indiano” erano stati scritti per Ruggieri. Solo dopo che questi ebbe lasciato la Cina per tornare in Europa nel 1588, Ricci divenne il protagonista della Compagnia di Gesù sul palcoscenico della Cina, e l’oggetto dell’espressione del talento poetico dei letterati.

Se da un lato le poesie su Ricci sono un’indubbia prova degli ampi contatti tra lo stesso e il mondo intellettuale cinese, dall’altro costituiscono una sfida al punto di vista tradizionale sul suo status in Cina. Secondo l’opinione tradizionale infatti, quando nel 1583 i padri gesuiti entrarono a Zhaoqing, il loro status ufficiale era quello di Tianzhu seng (monaci venuti dall’India), o “osciani” (heshan, monaci buddhisti), ma nel 1595 Ricci divenne un xiru (letterato occidentale) o un rushi (letterato confuciano). L’immagine delineata nelle prime tre poesie sembra tuttavia essere un’altra, opposta: nei componimenti di Tang Xianzu il Ricci del periodo di Shaozhou e’ uno sheng o zi (signore) anti-buddhista, nelle poesie di Li Rihua e di Li Zhi il Ricci del periodo di Nanchang e di Nanchino ha una certa coloritura buddhista, e solo nella poesia di Wang Tingna, a Pechino “intorno a lui fluttua un’aria confuciana”.

“Due componimenti composti per un incontro a Duanzhou con due signori occidentali che confutano il buddhismo e stabiliscono la verità”, di Tang XianzuIl Signore del Cielo sullo schermo dipinto, lanterne rosse, stranieri tristi dagli occhi azzurri; comunichiamo tramite interprete.Proprio come l’albero ruilong che fuori ha corteccia a scaglie,ma l’unguento fragrante è nel cuore del legno.Due signori venuti da Occidente, è già cosa straordinaria,che abbiano fama di alchimisti, come meravigliarsi? Dicono che in India in realtà non c’è alcun Buddha,gli dico che lo vadano a dire al Signore del fiore di loto.

Tang Xianzu (1550-1616) nato a Linchuan, provincia Jiangxi, zi Yiren, hao Qingyuan Daoren, ecc., e’ stato chiamato lo “Shakespeare cinese” per aver composto “Il padiglione della peonia” (Mudanting), famoso testo teatrale. Nel 1591 fu a capo di uno dei dipartimenti del Ministero dei Riti a Nanchino ma, caduto in disgrazia per aver criticato la politica corrente, fu esiliato a Xuwen

nell’isola di Hainan; nel tardo autunno del 1591 lasciò il paese natio di Linchuan per recarsi a Xuwen, e nella primavera dell’anno successivo, per ordine imperiale, si trasferì a Zhuchang, provincia del Zhejiang, come capo distretto. Questi due componimenti furono scritti nel corso di uno di questi due viaggi.

Delle composizioni relative a Matteo Ricci, queste di Tang Xianzu sono le prime in ordine di tempo, ma quelle scoperte più tardi dal mondo accademico, ed anche quelle sulle quali a tutt’oggi sussistono delle controversie. Nel 1981 Xu Shuofang sostenne per primo che i “due signori occidentali” citati nella poesia fossero i padri italiani Matteo Ricci e Francesco de Petris, che il luogo dell’incontro fosse la città di Duanzhou (Zhaoqing) citata nel titolo, e il periodo la primavera del 1592, ovvero quello del viaggio di ritorno di Tang verso Nord. Xu Shuofang dimostra che le espressioni “il Signore del Cielo sullo schermo dipinto”, “stranieri tristi dagli occhi azzurri”, “due signori venuti da Occidente”, “fama di alchimisti”, fanno riferimento a Ricci e al suo compagno. Bisogna aggiungere che la frase “in India in realtà non c’è alcun Buddha” è una prova ancora più importante del fatto che Tang si riferisce a Ricci, in quanto questa teoria è una scoperta peculiare di Ricci. Infatti, già in una lettera del 20 ottobre 1585 al padre generale Claudio Acquaviva, Ricci accenna all’ipotesi che il buddhismo abbia plagiato il pensiero della scuola di Pitagora, e vent’anni dopo nel suo Catechismo (Tianzhu shiyi) ribadisce questa teoria.Però come i critici hanno rilevato, non è possibile che Tang abbia incontrato Ricci a Duanzhou, perché nella primavera del 1592 quest’ultimo si trovava a Shaozhou: durante quel periodo infatti si era recato per breve tempo a Nanxiong, e solo nell’autunno del 1592 era passato a Duanzhou per recarsi a Macao, ma a quell’epoca Tang aveva già da tempo lasciato il Guangdong. Ora, dato che la persona incontrata da Tang è sicuramente Ricci, il luogo dell’incontro non può essere che Shaozhou; inoltre, solo a Shaozhou Tang può aver incontrato insieme Ricci ed il suo assistente. Quindi, dato che sia Duanzhou che Shaozhou si trovano entrambe nella provincia del Guangdong ed è facile confondersi, il toponimo “Duanzhou” nel titolo della poesia dovrebbe essere un errore per “Shaozhou”.

Dunque Tang andò a far visi ta a Ricci a Shaozhou, ma le opinioni che si scambiarono non sembrano essere state molto concordi, soprattutto riguardo ad alchimia e buddhismo. Fin dalla loro entrata a Zhaoqing, era voce ampiamente diffusa

che i gesuiti fossero in grado di trasformare il mercurio in argento: sia durante la vita che dopo la morte, Ricci sarà sempre accompagnato da questa leggenda che non ha mai smentito, da un lato per mantenere il segreto sul fatto che il denaro di cui disponevano i gesuiti giungeva loro da Macao, dall’altro per l’attrazione piuttosto forte che questa diceria esercitava sui cinesi che indulgevano nell’alchimia. Ma Tang era dubbioso e contrario all’alchimia, come alcuni suoi componimenti lasciano intravedere. Ciò detto, l’espressione “come meravigliarsi (heyi)” nel verso “che abbiano fama di alchimisti, come meravigliarsi?” va considerato un errore per “è cosa di cui meravigliarsi (keyi)”. Inoltre, Tang era un devoto buddhista e Ricci, sostenendo che “in India in realtà non c’è nessun Buddha”, evidentemente propagandava la sua teoria che il buddhismo avesse plagiato la dottrina di Pitagora, ma ciò era inaccettabile per Tang, e “che lo vadano a dire al Signore del fiore di loto”, cioè a Buddha, è un contrattacco ironico contro di lui. “A Li Madou, grande letterato del grande regno d’Occidente”, di Li RihuaMentre le onde del mare spumeggiante giungono fino al sole,e i naviganti credono di salire alle nuvole variopinte,

Quattro poesie su Matteo Ricci

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Da occidente, da una distanza di sessanta mila liÈ arrivato in oriente sopra una piccola barca.Egli naviga nel mondo come un eterno viaggiatore,Ed ha scelto per casa un’oscura abitazione. Come potrebbe mai far sogni di ritorno,Mentre la primavera riempie il mondo intero?

Li Rihua (1565-1635), nato a Jiaxing, provincia Zhejiang, zi Junshi, hao Zhulan Jushi. Fu alto funzionario imperiale e famoso pittore e letterato. Mentre Tang Xianzu era stato un ospite di passaggio nella residenza di Ricci a Shaozhou, Li ebbe invece un rapporto piuttosto stretto con lui; nella sua opera “Miscellanea dello studio delle pesche purpuree” (Zitaoxuan zazhui) annotò le sue conoscenze sull’Europa e in particolare sullo Stato pontificio, e le circostanze del suo rapporto con Ricci a Nanchang:

“Il grande regno d’Occidente è sessantamila li ad ovest della Cina... Un uomo di quel regno, Matteo Ricci, con una decina di compagni, avendo molto navigato e attraversato più di mille Paesi, e sessantamila li, dopo sei anni giunse nell’Annam, e poi passò i confini del Guangdong. All’epoca, coloro che lo accompagnavano erano morti tutti, ma Matteo aveva poteri straordinari (yishu), gli altri non potevano fargli del male, inoltre era esperto nelle tecniche di respirazione, perciò non era soggetto a malattie. Risiedette nella regione di Canton per più di vent’anni, e imparò molto bene la lingua e la scrittura cinesi. Matteo aveva i capelli delle tempie rossastri e gli occhi verde-azzurri, il colorito del volto come il fiore del pesco, nei rapporti con gli altri li trattava secondo l’etichetta, ed anche gli altri lo amavano, e pensavano che fosse un uomo buono. Nell’autunno dell’anno dingyou [1597], lo incontrai a Nanchang, e parlai a lungo con lui. Mi mostrò degli oggetti straordinari del suo regno: uno schermo di vetro dipinto, una clessidra ovoidale a forma di uovo d’oca con dentro della sabbia, che si girava per farla scendere e misurare il tempo. Aveva portato con sé i classici del suo regno...; la carta era come la pelle di una bella donna, non so di cosa fosse fatta, disse con la corteccia di un albero del suo regno, che veniva resa sottile. Matteo aveva già più di cinquant’anni, ma sembrava ne avesse venti o trenta, uno straniero che ha ottenuto il dao [illuminazione e immortalità]. Essendo infine arrivato fin qui dopo molto girare, non progettava più di ritornare al suo regno... Cielo e terra come porta e scale, vita e morte come sogno e illusione, ancora più straordinario della venuta di Bodhidharma dal deserto”.

Il verso della poesia di Li Rihua “da occidente,

da una distanza di sessanta mila li / è arrivato in Oriente sopra una piccola barca” è un riferimento al famoso monaco Bodhidharma che attraversò il fiume su di una canna: la sua coloritura buddhista è evidente. Agli occhi di Li, i “poteri straordinari” di Ricci hanno un sapore di leggenda ancora più forte di quelli di Bodhidharma, per il fatto che i suoi compagni erano tutti morti e solo lui era sopravvissuto, che a cinquant’anni passati “sembrava ne avesse venti o trenta”, che “aveva i capelli delle tempie rossastri e gli occhi verde-azzurri, il colorito del volto come il fiore del pesco”. “A Li Xitai”, di LizhiOra si va verso le brume del Nord, ora ci si dirige verso le regioni del Sud.Sulle pagode è scritto il tuo nome,sulle montagne sacre il tuo viaggio per mare.Voltando la testa indietro vedi centomila li,alzando gli occhi vedi la città celeste.Mira lo splendore del paese al suo zenithmentre risplende il sole del pieno meriggio.

Li Zhi (1527-1602), nato a Quanzhou, provincia Fujian, zi Hongfu, hao Zhuowu, Wenling Jushi, Baiquan Jushi, era stato governatore di Yaoan nello Yunnan; in seguito si era dimesso dall’incarico, si era rasato il capo e fatto monaco; nel 1602 si era tagliato la gola in prigione. Dei quattro poeti qui trattati, Li Zhi è l’unico ad essere menzionato da Ricci, e per varie volte, nelle sue memorie; tra l’altro, questi racconta che una volta Li aveva scritto due composizioni poetiche su dei ventagli e glieli aveva donati, ma nelle opere di Li c’è solo questa poesia dedicata a Ricci, forse si tratta di un errore di memoria o di compilazione di quest’ultimo.

Li Zhi era famoso per essere arrogante, ma aveva molta stima di Ricci; scrive in una lettera ad un amico: “Ho ricevuto le vostre domande relative a Li Xitai (Ricci). Xitai è un uomo che proviene dal Grande Occidente; per venire in Cina ha percorso più di 100.000 li. Si è recato dapprima nel sud dell’India, dove dopo un viaggio di più di 40.000 li ha saputo dell’esistenza del Buddha. Giungendo nei mari del Sud, a Canton, ha saputo che nel nostro regno dei grandi Ming c’erano stati dapprima Yao e Shun, poi il duca di Zhou e Confucio. In seguito ha risieduto per circa vent’anni a Zhaoqing e non c’è nessuno dei nostri libri che non abbia letto. Chiese a un uomo anziano di insegnargli i suoni e i significati (dei caratteri della scrittura); chiese inoltre a qualcuno che era esperto nella filosofia dei quattro Libri di spiegargliene il significato generale; a qualcuno che era profondo nei commenti dei sei Classici di fornirgli le delucidazioni necessarie.

Ora è perfettamente in grado di parlare la nostra lingua, di scrivere i nostri caratteri di scrittura e di conformarsi ai nostri usi di buona condotta. È un uomo del tutto notevole. La sua estrema raffinatezza è innata, tuttavia il suo tratto esteriore è dei piu’ semplici. In una riunione rumorosa e confusa di diverse dozzine di persone in cui le repliche partono da ogni parte, le dispute cui assiste non lo turbano minimamente. Tra tutte le persone che ho incontrato non ha eguale. [Infatti] la gente pecca per eccesso di rigidezza o per eccesso di compiacenza, fanno esibizione della loro intelligenza o hanno una mentalità limitata. Tuttavia non so bene che cosa sia venuto a fare in questo paese. L’ho incontrato per ben tre volte e non ho ancora capito lo scopo che si prefigge. Ritengo che se volesse sostituire ciò che ha imparato alla dottrina del duca di Zhou e di Confucio ciò sarebbe più che sciocco; può darsi che non sia così”.

Per Li Zhi, Ricci ha un’evidente coloritura buddhista. Nella lettera sopra riportata, Li dice chiaramente che Ricci dopo l’arrivo in India “ha saputo dell’esistenza del Buddha”, e dopo essere stato nel Guangdong “ha saputo che nel nostro regno dei grandi Ming c’erano stati dapprima Yao e Shun, poi il duca di Zhou e Confucio”; ne segue che il buddhismo indiano dovrebbe essere almeno una delle cose che Ricci “ha imparato (suoxue)”, a meno che questo non sia tutto il senso del discorso. Quindi il significato implicito nella frase “sostituire ciò che ha imparato alla dottrina del duca di Zhou e di Confucio”, sarebbe l’esatto contrario di quanto sostenuto da Ricci a Nanchino, elogiando il confucianesimo e attaccando il buddhismo. Molti studiosi considerano quest’ultima frase oscura, e nel citare la lettera spesso la omettono.“A Li Madou, per contraccambiare un suo scritto”, di Wang TingnaL’estremo occidente ha un daozhe,Grande nello scrivere e più ancora nel parlare.Non è buddhista e neanche taoista,intorno a lui fluttua un’aria confuciana.

Wang Tingna (attivo intorno al 1600), nato a Xiuning, provincia Anhui, zi Changchao, hao Wuwu Jushi, Songmeng Daoren, ecc. Fu commissario imperiale per il trasporto del sale, poi degradato a governatore di Ningpo. Poeta e commediografo, era in rapporti con Tang Xianzu, ma il suo atteggiamento verso Ricci era molto diverso da quello di Tang. Nel 1606 incontrò Ricci a Pechino, e ne ebbe in dono un manoscritto in cinese trascritto in alfabeto latino, cui rispose con questa poesia.

Daozhe (predicatore letterato) cioè daoren,

non indica solamente i taoisti (daoshi), ma può essere usato nell’ambito di tutte e tre le religioni; il famoso monaco buddhista Zhuhong della fine dei Ming nella “Raccolta di emendamenti. Appellativi buddhisti e di immortali” (Zheng’eji. Fohao xianren) scrive: “Inoltre, il mondo considera confucianesimo, buddhismo e taoismo come le tre religioni (sanjiao), e la parola dao in realtà è usata da tutte e tre le religioni, e tutti quelli che posseggono il dao sono chiamati daoren, perciò com’è possibile che il termine daoren si riferisca esclusivamente ai taoisti?”. La poesia di Wang Tingna indica chiaramente che il Ricci del 1606, in quanto daozhe, non aveva nulla a che fare con il buddhismo e il taoismo, ma era un aderente del confucianesimo.Il cambiamento di status di Matteo Ricci

Gli autori delle poesie esaminate hanno un elemento in comune: sono tutti e quattro devoti buddhisti, e per la precisione buddhisti laici. Perciò sebbene il loro grado di intimità con Ricci sia differente dall’uno all’altro, tuttavia il loro punto di vista è uguale o simile. Tuttavia, dalla loro penna viene fuori un Ricci di volta in volta diverso, il che dimostra l’oggettivo cambiamento del suo status in Cina, ma anche un Ricci differente da quello dell’opinione corrente, e anche questo ci costringe a una riconsiderazione della sua identità. Per motivi di spazio, qui accenneremo alla questione solo per sommi capi.

Così come i gesuiti residenti a Macao e in Giappone, anche Michele Ruggieri e Matteo Ricci nel periodo iniziale della loro entrata in Cina si presentarono con lo status di bonzi, cioe’ di monaci buddhisti, fino a quando, nell’ottobre del 1594, Valignano approvò che i gesuiti in Cina si lasciassero crescere i capelli e la barba. Ma Ricci non era affatto contento di fare il monaco, e in particolare non voleva confondersi con i monaci cinesi di bassa condizione; nella bozza della lettera di credenziali all’imperatore Wanli scritta per il papa, Ricci chiama i gesuiti, compreso se stesso, “ru seng” (monaci letterati) o “shang seng” (monaci superiori), e fa in modo che il papa di fronte all’imperatore cinese chiami se stesso “sheng” (signore): questa è la prima prova del tentativo di cambiamento di Ricci. Dopo essersi trasferito da Zhaoqing a Shaozhou, Ricci fece amicizia con Qu Taisu, il quale cominciò a diffondere la sua fama di “letterato”; questo sembra aver rafforzato la decisione di Ricci di cambiare denominazione e abito. All’inizio del 1592 Ricci si recò a Nanxiong e per tutto il periodo della sua permanenza si mosse

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in portantina; alla fine dell’anno spiegava a Claudio Acquaviva, generale della Compagnia di Gesù, che la sua motivazione principale nell’uso della portantina era stata quella di accrescere il prestigio dei missionari imitando “le persone gravi” cinesi, e distinguersi dai monaci; allo stesso tempo, anche di fronte a Tang Xianzu aveva mostrato un‘immagine d i “s ignore” (z i , sheng ) . Insomma, pr ima dell’approvazione di Valignano, lo status ufficiale di Ricci a Shaozhou era ancora quello di monaco indiano, ma aveva già cominciato a sperimentare il cambiamento, soprattutto fuori città, in luoghi come Nanxiong, oppure con persone di fuori come Wang Xianzu. La gente di Shaozhou era da tempo abituata allo status di monaci dei gesuiti, ed era per loro difficile accettare un cambiamento; per questo Ricci cambiò ufficialmente denominazione e abito solo dopo aver lasciato Shaozhou, e li fece cambiare anche ai gesuiti rimasti lì. La cosa interessante è che Ricci dice che essi avevano mutato abito, ma non erano riusciti a cambiare nome.

Il 18 aprile 1595, alla partenza da Shaozhou per recarsi verso Nord, Matteo Ricci indossava un abito lungo (zhiduo), portava sul capo il “berretto di letterato” (Dongpojin), e per il nuovo status si era forgiato il nuovo appellativo di “predicatore letterato”, corrispondente al cinese daoren:l’ispirazione gli deve essere venuta dal termine “ru sheng (monaco letterato)” usato nella lettera di credenziali datata 1890. Daoren ha svariati significati, tra cui quelli di jushi (monaco laico) e shushi (letterato con poteri straordinari) che rappresentano il nuovo status di Ricci. In molti casi, daoren e jushi possono essere usati indifferentemente, ma alcune indicazioni mostrano che, sebbene Ricci non indossasse più la kashaya buddhista e non si facesse più chiamare monaco, continuava nondimeno ad avere rapporti con il buddhismo. Tuttavia quando Wang Zuo, governatore di Nanchang, lo aveva esortato a risiedere in un monastero buddhista fuori città, aveva rifiutato perché temeva “di ritornare un’altra volta allo stato antiquo di osciani (bonzi)”.All’inizio della sua permanenza a Nanchang, Ricci decise di non costruire più “chiesa o tempio”, ma di avere solo una “casa di predicare”: ciò in realtà è un segno di secolarizzazione della religione, e del cambiamento da monaco (heshan) in monaco laico (jushi); la coloritura buddhista delle poesie dedicategli da Li Rihua e da Li Zhi è dovuta a questo. Un altro status di Ricci era quello di letterato dai poteri straordinari (shushi); nella letteratura di epoca Ming compaiono spesso dei daoren, e costoro hanno

sovente un background principalmente taoista, ma anche buddhista, e sono esperti in divinazione, alchimia, ecc. Le capacità magiche di Ricci erano largamente conosciute in Cina: già nel periodo di Shaozhou aveva scacciato demoni e guarito da malattie i concittadini; quando nel 1595 il vice ministro della guerra Shi aveva acconsentito a che lasciasse Shaozhou al suo seguito, era stato perché Ricci aveva detto di poter guarire il figlio dalla pazzia; Ricci inoltre aveva comprato a Nanchino una casa infestata dagli spiriti, dichiarando di poter usare un’immagine sacra per scacciare i demoni. Secondo molti, Ricci era considerato anche in grado di far avere figli, cosa che fece sia nel caso di un funzionario di nome Liang, che dello stesso Qu Taisu. Ma ciò che affascinava maggiormente i cinesi era la sua fama di alchimista, e il motivo principale per cui Qu lo aveva preso come maestro a Shaozhou era appunto perché voleva imparare a trasformare il mercurio in argento; il Ricci del periodo di Nanchang, era chiamato dalla gente del posto “il maggiore alchimista”. Del resto, nell’antica Cina astronomia e geografia erano connesse con la divinazione. Va infine notato che anche il “berretto di letterato” che Ricci indossò sempre dopo aver lasciato Shaozhou era il classico copricapo dei monaci laici e dei letterati dai poteri straordinari.

Tuttavia nel 1595 Ricci, accanto al nuovo appellativo di “predicatore letterato”, conservava anche quello di “letterato”. Dal momento che egli chiama il confucianesimo la “setta dei letterati”, il termine “letterato” è stato interpretato come ru (confuciano), quindi anche lui è stato chiamato xiru “letterato occidentale” e rushi “letterato confuciano”. Ma Ricci usa il termine letterato in senso ancora più ampio: per esempio chiama Li Zhi e Jiao Hong grandi letterati cinesi, sebbene entrambi siano famosi monaci laici buddhisti; Li Zhi si era perfino rasato i capelli e fatto monaco. Va notato che il Ricci del periodo di Nanchang è anticonfuciano, ed egli stesso narra che, prima di entrare in città, aveva fatto un bel sogno nel quale Dio gli aveva detto di “distruggere la sua legge antica, e di piantarvi la legge di Dio”: “la legge antica”, se non si riferisce specificatamente al confucianesimo, almeno lo comprende. In realtà, in una lettera alla famiglia del 1596, Ricci parla delle tre religioni cinesi come dell’idra di Lerna, di Gesù Cristo come dell’Ercole che uccide il mostro, e di se stesso come di un “piccolo istromento” di questa nobile impresa. In questo senso, il fatto che Li Zhi sospetti che Ricci desideri sostituire il confucianesimo con ciò che ha imparato, è ancora meno difficile da comprendere.

Comunque sia, Ricci non ha mai usato il termine ru riferito a se stesso, e nel suo Catechismo si chiama “xishi (letterato d’Occidente)”. Nel “Trattato sull’amicizia” (Jiaoyoulun) del 1601, Ricci si firma “xiushi”, evidentemente un altro modo di dire per daoren, cioè predicatore letterato, oppure “huishi”, termine quest’ultimo che sembra essere in relazione con la congregazione (hui) dei monaci laici buddhisti. Nel cattolicesimo odierno il termine daoren è scomparso; xiushi è passato dal significato originario a quello attuale di frate; huishi è ancora in uso, soprattutto con il significato di gesuita, mentre il termine chuanjiaoshi (missionario), di uso ancora più ampio, sembra conservare un certo rapporto con i termini “predicatore letterato” o “letterato” usati da Ricci.

Il fatto che, secondo quanto ricordato dallo stesso Ricci, l’imperatore Wanli nel 1601 alla vista delle immagini sacre che gli aveva mandato in dono, abbia esclamato: “Questo è pagode vivo”, dimostra che Ricci viveva ancora all’ombra del buddhismo; inoltre, all’inizio della sua permanenza a Pechino, era in stretti rapporti di amicizia con Huang Hui ed altri importanti monaci laici buddhisti. Tuttavia, quando nel 1602 Li Zhi si suicidò in carcere, e l’anno successivo il famoso maestro buddhista Daguan fu picchiato a morte in tribunale e la corte iniziò una persecuzione contro il buddhismo, Ricci cambiò ancora una volta immagine, e nel suo Catechismo cominciò ad elogiare il confucianesimo e a confutare buddhismo e taoismo, tenendo lo stesso atteggiamento anche nelle altre sue opere e lettere cinesi. La poesia di Wang Tingna, entro un certo grado riflette appunto questo cambiamento. Dal momento che il suo status mutò più volte nel corso degli ultimi vent’anni di permanenza in Cina, e che la sua immagine di questo periodo appare ambigua e poco chiara, taluni credettero che all’inizio della sua entrata in Cina Ricci fosse un seguace di Confucio, mentre altri continuarono a chiamarlo bonzo anche durante gli ultimi anni e dopo la sua morte. Secoli dopo è diventato perfino il “bodhisattva Ricci (Li Madou pusa)”, venerato dagli orologiai come loro protettore; nei confronti del Ricci degli ultimi anni che si sforzò di combattere il buddhismo, questo sembra proprio uno scherzo del destino.

Song Liming

* dal catalogo della Mostra su Matteo Ricci.

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从1583年到1610年,利玛窦在中国总共生活了二十七年之久,其间许多中国文人相赠以诗,他本人晚年以第三人称回忆说:“中国人习惯写诗赠人,通过夸奖之词以示青睐。利玛窦神父和其他神父收到许多诗歌,如果他们象中国人那样将它们收藏并出版,将比维吉尔诗集更厚;然而,因为它们都是赞美之词,神父们觉得不必如此。” 四个世纪过去了,今天可见的有关利玛窦的赠诗仅剩三首,即李日华《赠大西国高士利玛窦》,李贽《赠利西泰》》和汪廷讷《酬利玛窦赠言》。汤显祖《端州逢西域两生破佛立义,偶成二首》也是写利玛窦,但不算赠诗,内容也非溢美之词。与其他三个作者不同,汤显祖不是利玛窦的朋友,他俩仅有一面之交。

在中国的二十七年中,利玛窦先后在肇庆即端州(1583年-1588年)、韶州(1588年-1595年)、南昌(1595年-1598年)、南京(1598年-1601年)和北京(1601年-1610年)五个城市居住,而上述四首诗的写作地点分别为韶州、南昌、南京和北京。肇庆期间利玛窦与中国文人的诗作无缘,因为罗明坚是中国传教团的实际负责人,肇庆知府王泮曾赠诗罗明坚,徐渭两首“天竺僧”也是写他。1588年罗明坚返回欧洲并一去不返,利玛窦成为耶稣会在中国舞台的主角,并成为中国文人表现诗才的对象。

毫无疑问,上述有关诗篇是利玛窦与中国知识界广泛交往的见证;另一方面,它们对有关利玛窦身份的传统观点也提出强有力的挑战。根据传统看法,1583年利玛窦进入肇庆时公开身份是“天竺僧”或和尚,而从1595则变成具有儒家彩色的“西儒”或“儒士”。然而,这四位诗人中有三人勾画出的利玛窦的形象却似乎在唱反调。在汤显祖诗歌中,韶州期间的利玛窦是个反佛的“生”、“子”,而在李日华与李贽赠诗中,南昌和南京时期的利玛窦笼罩着浓郁的佛教色彩,只有汪廷讷赠诗中,北京时期的利玛窦方才“飘然自儒风”。本文逐一介绍四首诗作,并试图探讨利玛窦在华身份的演变。

一、汤显祖《端州逢西域两生破佛立义,偶成二首》

画屏天主绛纱笼,碧眼愁胡译字通。正似瑞龙看甲错,香膏原在木心中。

二子西来迹已奇,黄金作使更何疑。自言天竺原无佛,说与莲花教主知。

汤显祖(1550年~1616年),江西临川人,字义仍,号若士、清远道人等,因创作《牡丹亭》等戏剧而有“中国的莎士比亚”之誉。1591年在南京礼部祠祭司主事任上,他因批评时政而遭祸,放逐到海南岛徐闻县为典史;1591年深秋他从家乡临川南下徐闻,次年春遇赦而内迁浙江遂昌知县。这两首七绝写在南下或北上的旅行途中。

在本文讨论的诗歌中,汤显祖的诗写作时间最早,但学界注意得最晚,而且至今尚有争议。1981年徐朔方首先提出诗中“西域两生”指意大利神父利玛窦和石方西,见面地点即诗题标明的端州即肇庆,时间则为1592年春北归途中。徐朔方从诗中“画屏天主”、“碧眼愁胡” ,“二子西来”,“黄金作使”等角度,证明汤显祖所写为利玛窦。可以补充的是,“自言天竺原无佛”更是一个重要的证据,因为这是利玛窦的独家发明。早在1585年10月20日致总会长艾奎维瓦(Acquaviva)函中,利玛窦就提出佛教抄袭伊壁鸠鲁派学说的假设,二十年后在《天主实义》中明确此说。然而,正如批评者指出的那样,汤显祖不能在端州见利玛窦,因为1592年春利玛窦在韶州,其间短时间内曾游历南雄,直到1592年年底才经过端州去澳门,而此时汤显祖则早就离开广东。既然汤显祖所见必为利玛窦,他们见面的地点只能是韶州,而且只有在韶州汤显祖才能一并见到利玛窦及其助手,否则只能见到利玛窦一人。韶州是南北交通的必经之地,与端州均在广东境内,两者容易混淆,所以汤诗诗题开门见山的“端州”当为“韶州”之误。

汤显祖路过韶州时慕名登门拜访,但他与利玛窦有点话不投机,特别是谈及烧炼术和佛教这两个话题时。从进入肇庆开始,外界就盛传耶稣会士有将水银变成白银的特异功能,在利玛窦生前乃至身后,这种传奇与他形影不离,而他从不道破,一方面因为要保守澳门方面给耶稣会士提供金钱的秘密,另一方面则是为了对沉迷烧炼术的中国人产生较大的吸引力。然而汤显祖本人对烧炼术怀疑且反感,其诗作《扫除瓦砾成堆,偶

望达官家二首》和《送道兄邹华阳入越二首》可窥一斑。基于这一点,“黄金作使更何疑”中的“何疑”当为“可疑”之误。此外,汤显祖是虔诚的佛教徒,利玛窦“自言天竺本无佛”,显然宣传了自己发明的佛教剽窃毕达哥拉斯学说的理论,这是汤显祖绝对不能接受的,“说与莲花教主知”是他对利玛窦的反讽。二、李日华《赠大西国高士利玛窦》 云海荡朝日,乘流信彩霞。

西来六万里,东泛一孤槎。浮世常如寄,幽栖即是家。那堪作归梦,春色任天涯。李日华(1565年—1635年),浙江嘉兴人,

字君实,号竹懒居士,官至太仆少卿,著名画家和文学家。如果说汤显祖是韶州寓所的匆匆过客,李日华在南昌与利玛窦有着比较密切的关系,他在《紫桃轩杂缀》中记录了对欧洲特别是教皇国的认识,以及1597年在南昌与利玛窦交往的情形:

“大西国,在中国西六万里而遥,其地名欧海。……自古迄今,不知有中国。至世庙末年,国人利玛窦者,结十伴航海漫游,历千余国,经六万里,凡六年抵安南,而入广东界。时从者俱死,玛窦有异术,人不能害,又善纳气内观,故疾孽不作。居广二十余年,尽通中国语言文字。玛窦紫髯碧眼,面色如桃花,见人膜拜如礼,人亦爱之,信其为善人也。余丁酉秋,遇之豫章,与剧谈。出示国中异物,一玻璃画屏,一鹅卵沙漏,状如鹅卵,实沙其中,而颠倒渗泄之,以候更数。携有彼国经典,彩剡、金宝杂识之。其纸如美妇之肌,不知何物也,云其国之树皮治薄之如此耳。玛窦年已五十余,如二三十岁人,盖远夷之得道者。汗漫至此,已不复作归计。……彼真以天地为阶闼,死生为梦幻者,较之达磨流沙之来,抑又奇矣。”

李日华诗中“西来六万里,东泛一孤槎”,似用达摩一苇渡江的典故,而在他眼中,利玛窦有“异术”,比达摩更有传奇性,比如同来者皆亡而他独存,五十余岁而“如二三十岁人”,“紫髯碧眼,面色如桃花”,故为“远夷之得道者。” 三、李贽《赠利西泰》

逍遥下北溟,迤逦向南征。刹利标名姓,仙山记水程。回头十万里,举目九重城。观国之光未,中天日正明。李贽(1527年—1602年),福建泉州人,字

宏甫,号卓吾,别号温陵居士、百泉居士等,官至云南姚安知府,后辞官并削发为僧,1602在狱中自刎而死。四名诗人中,只有李贽被利玛窦在著述中提及,而且多次提及。利玛窦称李贽曾将

两首诗题写在扇面上相赠,但李贽著述中仅见一首,当为利玛窦记忆或记录有误。

李贽以狂狷著称,但对利玛窦颇为尊重,其《与友人书》写道:“承公问及利西泰,西泰大西域人也。到中国十万余里,初航海至南天竺始知有佛,已走四万余里矣。及抵广州南海,然后知我大明国土先有尧舜,后有周孔。住南海肇庆几二十载,凡我国书籍无不读,请先辈与订音释,请明于《四书》性理者解其大义,又请明于《六经》疏义者通其解说,今尽能言我此间之言,作此间之文字,行此间之仪礼,是一极标致人也。中极玲珑,外极仆实,数十人群聚喧杂、雠对各得,傍不得以其间斗之使乱。我所见人未有其比,非过亢则过诌,非露聪明则太闷闷瞆瞆者,皆让之矣。但不知到此何为,我已经三度相会,毕竟不知到此何干也。意其欲以所学易吾周孔之学,则又太愚,恐非是尔。”

显而易见,在李贽眼中,利玛窦也带有浓郁的佛教色彩,致友人函则称利玛窦到印度后“始知有佛”,待广东后“知我大明国土先有尧舜,后有周孔”,因此印度的佛教当为利玛窦“所学”内容之一;“意其欲以所学易吾周孔之学”,则似有以佛教反对儒教的意味,而利玛窦

四首关于利玛窦的诗歌

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自称南京期间开始赞扬儒教并贬低佛教,两者对不上号。一些学者对此茫然不解且不求其解,引用此函时经常删除最后一句,形同肢解。 四、汪廷讷《酬利玛窦赠言》

西极有道者, 文玄谈更雄; 非佛亦非道, 飘然自儒风。汪廷讷(生卒年不详,1600年前后在世)安

徽休宁人,字昌朝,号坐隐先生、全一真人、无无居士,松萝道人等,曾任盐运使,后谪宁波府同知。他是诗人、戏剧家,与汤显祖有往来,但对利玛窦的态度与汤显祖大不相同。1606年他与利玛窦在北京见面,并获赠利玛窦用拉丁文字母拼音的一个手稿,他则答谢以诗。

“道者”即“道人”,非专指道家的道士,而是囊括儒释道三家,明末僧株宏《正讹集.佛号仙人》指出:“且世以儒、释、道为三教,而‘道’之为言,实通三教,有道之士皆名‘道人’,岂专目黄冠为‘道人’耶?”汪廷讷赠诗则从一个角度说明,作为“道者”,1606年的利玛窦与佛老无关,而是儒家中人。五、利玛窦在华身份的演变

上述诗歌作者的有一个共同点,即都是虔诚的佛教居士,这从他们的别号也可窥一斑。尽管他们与利玛窦的亲疏不同,但观察角度却是相同或相似的。他们的笔下出现不同的利玛窦,表明利玛窦在华身份的客观变化;而他们笔下也出现了与通行看法不同的利玛窦,则促使我们对利玛窦的身份问题进行认真的反思。限于篇幅,本文仅作一个简单的概述。

与澳门和日本等地的耶稣会士一样,罗明坚和利玛窦等人进入中国之初也以“僧”的面目出现,直到1594年10月范礼安批准在华耶稣会士蓄发留须。但是,利玛窦并不心甘情愿地做和尚,特别是不愿与身份低下的中国僧侣混为一谈,在为教皇起草的致万历皇帝的国书中,利玛窦称包括自己在内的耶稣会士为“儒僧”或“上僧”,并让教皇对中国皇帝自称“生”,这是目前可见的利玛窦思变的最早证据。从肇庆被迫迁移韶州后,利玛窦与瞿太素相识,根据利玛窦回忆,瞿太素在韶州时即开始宣扬他的“letterati(直译‘文人’)”之名, 1592年初利玛窦曾去南雄,其间他始终乘坐轿子,并在年底给耶稣会总会长艾奎维瓦解释说,此举主要动机是为了增加传教士的威望,模仿中国的“要人”,并区别于中国的僧人;在此前后,他在汤显祖面前也展示了“子”和“生”的形象。总而言之,在范礼安批准之前,利玛窦在韶州的公开身份还是“天竺僧”,但他开始尝试变化,试探地点在韶州之外的地方如南雄,试探对象则是外地人如汤显祖等,这种变身法在韶州人面前难以表演。事实上,利玛窦出韶州后才正式易服

改名,同时让留在韶州的其他耶稣会士一起变化,而据利玛窦透露,韶州的耶稣会士服易而名不改,1595年后继续被当地人称之为和尚。

1595年4月18日离开韶州北上时,利玛窦身穿直裰,头戴东坡巾,并且为自己的身份铸造了一个意大利新词“predicatore letterato”(直译为“有文化的传道人”),其中文对应词为“道人”。 “道人”含义五花八门,利玛窦“道人”展示的主要是“居士”与“术士”两个方面。如同汪廷讷的别号显示的那样,“道人”与“居士”可以通用,利玛窦虽然不再披袈裟称和尚,但他与佛教的关系却是“剪不断,理还乱”。南昌知府王佐曾劝他居住在郊外的一个和尚庙,但他严辞拒绝,因为担心这样将返回到“过去的和尚地位。” 定居南昌之初,利玛窦决定不再建立教堂或寺庙(“chiesa o tempio”),而仅有禅房或净室(“casa di predicare”), 这实际上是宗教世俗化的一种表现,即从和尚变成了居士,李日华和李贽赠诗中的佛教色彩由此而来。另一方面,明代笔记小说中,“道人”随处可见,他们往往具有道教或佛教的背景,但以方术见长,如陆粲《庚巳编》卷第七所记:“铁冠道人张景和者,江右之方士也,道术甚高,人不能测。”利玛窦的方术在中国闻名遐尔,早在韶州期间他就曾为乡人驱魔去病,1595年出韶州时让兵部侍郎石爷相信他可以医治其发疯之子,在南京购买“鬼屋”时更以天主像驱魔。利玛窦也有求子的本领,韶州的梁姓官员以及瞿太素均通过他的祈祷下先后生子。利玛窦的烧炼名声更具吸引力,瞿太素在韶州拜他为师的原始动机就是学会将水银变成白银,南昌期间利玛窦更被当地人更称之为“伟大的烧炼家 ”。此外,利玛窦非常人心的天文和地理,在中国人眼中也与方术有关, 所以李日华称利玛窦为“远夷之得道者”,李之藻日后在《畸人十篇序》中也称之为“博闻有道术之人”。需要补充的是,利玛窦出韶州后一直佩戴的东坡巾,也是居士与术士典型的头巾。

然而,1595年利玛窦发明新称谓predicatore letterato(道人)的同时,也保留了letterato这个旧称谓。由于利玛窦将儒教称为letterato的宗派,所以letterato便被解释为“儒”,他本人也被视为具有儒教色彩的“西儒”或“儒士”。然而,利玛窦实际上在更加广泛的意义上使用letterato这个词,比如他将李贽以及焦闳称为“两个伟大的中国文人 (letterati)”,而这两人都是著名的佛教居士,李贽甚至削发为僧。值得注意的是,在易服改名后的较长的一段时间内,利玛窦对儒教是仇视的,他在进入南昌之前曾做了一个美梦,梦见上帝指引他摧毁中国的古法(la sua legge antica)并移植天主之法(la

legge di Dio)。“中国的古法”如果不是专指儒教,至少包括儒教。事实上,在1596年给家人的信函中,利玛窦将中国的三教称之为勒耳那怪蛇(l’idra lernia),天主为斩首妖的赫拉克勒斯(Ercole),他本人则是这个崇高事业中一个小小的工具。 在这个意义上,李贽怀疑利玛窦“欲以所学易吾周孔之学”,便不难理解。无论如何,利玛窦从来没有自称为“儒”或“儒士”。尽管《天主实义》中有“西儒”字样,但它泛指西方学者;利玛窦《译几何原本引》和李之藻《混盖通宪图说自序》中也有“儒者”,但它显然与儒教无关。 迹象表明,利玛窦使用的letterato 一词相当于中文的“士”。1601年北京再版的《交友论》中,利玛窦自署名为“大西洋耶稣会士”“大西洋修士”, “会士”的灵感则似乎来自佛教居士的“结社会”或《畸人十篇》中的所谓的“道会”,“修士”则直接脱胎于“道人”。后来在北京出版的《天主实义》中,利玛窦以“西士”自居,对话者则为“中士”,书中还经常出现“士”、“名士”、“学士”和“高士”等字样。事实上,李日华诗题中称利玛窦为“大西国高士”,张维枢与艾儒略撰写的利玛窦传记也称他为“有德多闻高士也”。

据利玛窦记载,1601年万历皇帝看到他贡献的天主圣像时惊叹“活佛(pagode vivo)”,定居北京之初他也与黄辉等重要佛教居士过从甚密。然而,1602年李贽狱中自刎,次年僧达观因“妖书案”死于非命,“二大教主”(沈德符语)的悲惨遭遇标志着佛教正遭受迫害,在这个背景下,利玛窦再次改头换面,在《天主实义》中开始公开颂扬儒教并驳斥佛教,后来甚至通过书信与佛教人士进行笔战。汪廷讷赠诗在一定程度上反映了这种变化,而在飘然“儒风”中,别人对利玛窦的称谓也变得五花八门,如“利子”、“西泰子”、“利公”、“利先生”、“利山人”等。然而,由于利玛窦一再变换脸谱,其在华身份更显得扑簌迷离、“僧”“儒”莫辩。有人相信他进入中国之初就是孔夫子的信徒,但也有人在他晚年与身后继续称之为“番僧”或“西僧”,两个世纪后中国钟表匠人甚至尊之为“利玛窦菩萨”。对于晚年费心费力反对佛教的利玛窦而言,“菩萨”之尊恰似命运的恶作剧。

宋黎明

* 摘自《利玛窦——明末中西科学技术文化交融的使者》展览图录。

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1601年,利玛窦抵达皇宫,向皇帝敬献了一架古钢琴。利玛窦深知音乐在表情达意和吸引听众方面具有重要作用,因此他试着用乐器来传播天主教理论与价值观。

利玛窦创作了八首中文歌曲,想借此来传播天主教,并激发中国皇帝及朝廷官员对天主教价值观的兴趣。

当利玛窦抵达中国的时候,中国人还不了解西方音乐。中国的音乐创作有着自己的传统规则。这种规则与体系反映着中文的结构,中文本身就具有很强的乐感。而且由于中文有声调、汉字为单音节等这些特性,使中文听起来就象是音乐。在当时,每一个声调都被可被当作是一个乐符,每个创作的段落都可被当作乐章来念。

欧洲的情况则是完全相反。欧洲的第一部音乐作品是建立在声音迭加与组合基础之上,有点类似数学上的加减。自那以后,西方音乐的旋律由作曲家根据当时的情绪和感情而进行创作,为音乐配歌词也是作曲家考虑的事情。

利玛窦成功地将意大利格里高里和声与中国古典旋律结合在一起,并且将声调与声间协调起来。如果说中国当代音乐部分地建立在所谓的五声之上,那么利玛窦则是功在其中。

西方和声的影响对中国音乐体系后来的发展非常重要,这种发展一直持续到今天。

倪波路上海意大利文化处处长

Matteo Ricci e l’introduzione della musica occidentale in Cina

Nel 1601 Matteo Ricci arrivò alla corte imperiale di Pechino, offrendo un manicordo, uno strumento affine al clavicembalo. Sapeva molto bene quanto la musica fosse un mezzo importante per esprimersi e per suscitare emozioni nei suoi uditori e usò questo strumento per diffondere principi e valori cristiani.

Ricci compose otto canzoni in lingua cinese che, secondo la sua intenzione, sarebbero dovute servire a trasmettere e a suscitare interesse nei valori cristiani da parte dell’imperatore e dai membri della corte imperiale.

Quando Ricc i a r r ivò in Cina l a mus ica occidentale era ancora sconosciuta e le melodie erano tradizionalmente composte secondo dei canoni specifici. Questo sistema riflette la struttura della lingua cinese - che contiene di per sè una forte espressione musicale - ed è percepita proprio come musica grazie alla natura dei toni e dei caratteri monosillabici. A quel tempo ognuno dei “toni” era considerato come una nota musicale e qualsiasi composizione lessicale poteva leggersi come spartito.

In Europa, invece, si verificò un processo completamente inverso: il primo testo musicale si fondò su composizioni armoniche tra suoni, costruite su formule matematiche. Da quel momento in poi la melodia occidentale è riformulata secondo le emozioni del compositore e il processo di attribuzione delle parole alla musica è comunque mediato dalla mente del compositore.

Matteo Ricci riuscì diplomaticamente a combinare le armonie gregoriane con le classiche melodie cinesi, allineandone i toni e i suoni. Dunque, se la musica cinese contemporanea si è in parte fondata sulla così detta scala pentatonale, è anche il risultato del suo sforzo.

L’influenza dell’armonia occidentale fu molto importante per i successivi sviluppi del sistema musicale cinese che si sono susseguiti fino ad oggi.

Paolo Sabbatini

Direttore Sezione di Shanghai dell’Istituto Italiano di Cultura

La casa costruita da Michele Ruggeri e Matteo Ricci nella città di Zhaoqing era posta appena fuori le mura nel lato orientale, in prossimità del fiume Xijiang e della torre Chongxi in costruzione. Il luogo veniva identificato con il toponimo “Torre fiorita” (Hua Ta) e questo nome ha poi caratterizzato anche la casa, che si chiamerà “Tempio del fiore immortale” (Xianhua Si). Ricci osserva al riguardo: «Il luogo era assai fresco per i molti alberi e giardini che stavano all’intorno». Per la costruzione della casa venne prima concesso un terreno posto all’interno del recinto che delimitava lo spazio intorno alla torre Chongxi, di nove piani; poi si preferì concedere un lotto appena a ridosso del recinto, ma fuori di esso, a pochissima distanza dalla torre. Si può considerare al massimo uno spostamento di venti o trenta metri dalla prima destinazione, poiché in seguito dei ragazzacci lanceranno dalla torre dei sassi sulla copertura della casa danneggiando le tegole del tetto.

L’abitazione venne concepita in stile europeo, in conformità ai canoni costruttivi adottati dai gesuiti nelle nuove missioni, che prevedevano la casa con la chiesa in un unico corpo edilizio. La costruzione iniziò dallo scavo delle fondazioni. I materiali con cui venne realizzata la struttura portante dell’abitazione, mattoni e calce, furono presi in prestito da coloro che stavano costruendo la torre Chongxi. In quel tempo i lavori della torre erano fermi e i padri poterono usufruire di molte migliaia di mattoni e del legname necessario.

Il profilo della casa era ben identificabile nel paesaggio circostante, poiché l’abitazione, a due piani, era dotata di un’altezza maggiore delle altre costruzioni. Il secondo livello della casa non fu costruito subito; i padri dovettero aspettare di ricevere i soldi sufficienti a consentire loro di ampliare l’abitazione così da poter meglio svolgere le loro attività. Per la costruzione della casa furono impegnati più di 250 tael, che i padri riuscirono a mettere insieme un po’ alla volta avendo portato con sé a Zhaoqing solo una piccola cifra, presto esaurita nell’avvio della costruzione. Da Macao non potevano aspettarsi nell’immediato altri aiuti economici, né dalla Compagnia né dai mercanti, e per questo impegnarono il prisma di Venezia e altri oggetti occidentali per venti ducati, riuscendo così a completare il piano terreno della casa. L’area occupata dai gesuiti era recintata da un muro, entro

il quale, oltre alla casa, vi era anche una piccola torretta dove i padri posizionarono un orologio che batteva le ore, un cortile ai due lati della casa e un orto sul retro, al quale si accedeva anche dalla porta posteriore dell’abitazione.

In pianta, la casa era di forma rettangolare, verosimilmente nel rapporto dei lati 1 a 3. Il piano terra della casa viene così descritto da Ricci: «La casa aveva due camere di una parte e due dall’altra, e nel mezzo stava fatta un modo di sala, questa acconciorno i Padri al modo di Chiesie con l’altare nel mezzo, dove posare l’imagine della Madonna col bambino nelle braccia» La porta d’ingresso era posta al centro del lato lungo del rettangolo, e da essa si accedeva all’ambiente principale della casa, dove erano collocate le cose più rappresentative e da dove si passava agli altri ambienti. Sulla porta d’ingresso era posto un gaoshi, un editto con il quale il Governatore Wang Pan spiegava in che modo i religiosi stranieri fossero giunti in Cina, li presentava come uomini virtuosi e santi, precisando che aveva concesso quel terreno per ordine del viceré, affinché essi vi costruissero una casa a loro spese. Proibiva a chiunque di ostacolare i padri imponendo il rispetto di questo editto.

Al centro della parete di fronte all’ingresso era collocato l’altare: di dimensioni ridotte, quale poteva essere un altarino portatile che era stato poi completato con un’immagine della Madonna con il bambino (sostituita in seguito da un’immagine del Salvatore) posta sulla parete stessa cui era addossato l’altare. L’immagine era non più alta di mezzo metro, ma ben visibile sia per la ridotta dimensione complessiva della parete e della stanza sia perché era realizzata con la tecnica dell’olio su tavola di legno: una tecnica pittorica sconosciuta in Cina e introdotta per la prima volta dai gesuiti. Dietro la parete su cui era addossato l’altare si apriva una porta che dava sull’esterno, dando l’accesso al retro dell’abitazione e all’orto. Sempre su questo lato vi era la scala di legno che dava al piano superiore, dove, una volta realizzato, erano le camere dei padri.

Sulla sala-chiesa d’ingresso si affacciavano due stanze da un lato e due dall’altro; simile era la pianta del piano superiore. La luce naturale doveva entrare nella stanza attraverso due aperture poste ai lati della porta, mentre le lampade a olio consentivano di illuminare la stanza in maniera artificiale. Nella

La prima casa occidentale in Cina利玛窦及明朝时期传入中国的意大利音乐

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stanza centrale e forse anche nelle prime due attigue all’ingresso erano ben visibili anche gli oggetti che destavano l’interesse degli ospiti. Il periodo della residenza di Matteo Ricci a Zhaoqing è contrassegnato infatti anche dalle prime produzioni di strumenti scientifici e di stampe destinate ai notabili cinesi. A parte la già citata immagine della Madonna con il Bambino, in casa vi erano oggetti mai visti prima in Cina come il vitrio triangolare, i libri venuti dall’Europa e quelli che venivano stampati direttamente a Zhaoqing, gli orologi ma anche parti stesse della fabbrica come i vetri delle finestre. Questa è la descrizione finale della casa, della sua posizione nella città e della vita sociale che vi si svolgeva: «La fabbrica della casa era piccola, ma tutta al modo europeo, con il sogliato alto dove stavano i padri, con finestre al nostro modo, essendo custume della Cina stare in case a piè piano. E perché stava sopra il fiume, vi era una bella vista dell’acqua, di barche, monti e selve, tanto che veniva a essere il più ameno luogo che vi era nella Città. E, avendo in nostra casa tante cose da loro mai viste, de’ libri, Imagini, vidri et altre massaritie di Casa, stava sempre piena di Mandarini che venivano delle due provincie continuamente a visitare il Viceré, e di altre persone gravi di tutta la Cina che concorrevano a questa fama».

Nella sala centrale i visitatori potevano osservare, in particolare, una carta geografica europea e, dopo che Ricci, su richiesta del prefetto Wang Pan, ne aveva eseguita una redazione in cinese più grande dell’originale, la Carta geografica completa dei monti e dei mari (Yudi shanhai quantu). Così Ricci ricorda la composizione di questa prima mappa: «Per questo il Padre, che sapeva mediocremente queste cose di Matematica, per esser stato alcuni anni discepolo del P. Christoforo Clavio quando stava in Roma, si pose a fare questa opra, agiutato d’un letterato suo amico; et in brieve fece un mappa universale maggiore di quello che avevano in casa, con altre annotazioni e dichiarazioni più al proposito della Cina. E fu la miglior e più utile opra che in tal tempo si poteva fare, per disporre la Cina a dar credito alle cose della nostra santa fede». Nel comporre questa rappresentazione del mondo, egli pose al centro la Cina e si preoccupò di adattare all’uso locale le lettere, le ore ed i nomi, traducendo per la prima volta in cinese i toponimi occidentali. Questa carta fu realizzata avvalendosi delle fonti cartografiche che aveva portato con sé e che quindi erano nella casa di Zhaoqing: il mappamondo di Gerardo Mercatore del 1569 e quello di Ortelio, pubblicato nel Theatrum orbis terrarum del 1570,

arricchendole delle località con le quali era venuto in contatto e specificando l’equivalente fonetico.

Durante il periodo di permanenza a Zhaoqing Matteo Ricci scrive almeno sette lettere (quelle pervenute); in collaborazione con M. Ruggeri traduce I Dieci comandamenti del Signore del Cielo tramandati dagli antenati (Zuchuan Tianzhu shijie) e redige il primo dizionario cinese-europeo, Dizionario portoghese-cinese, considerato un cimelio della sinologia. Il dizionario, diviso in tre colonne (voci portoghesi, traslitterazione italiana, caratteri cinesi), lavoro in fieri e per uso interno, resterà incompleto e manoscritto. Altro testo composto da M. Ricci nel 1588 a Zhaoqing era la Lettera del papa Sisto V all’imperatore della Cina, che una delegazione papale organizzata da M. Ruggieri – inviato nel 1588 a Roma a tale scopo – avrebbe dovuto consegnare a Wanli. Ma tale delegazione non potè essere inviata. Nella stessa casa Ruggeri stampa nel 1585 il primo libro cinese di catechesi intitolato Vera esposizione del Signore del Cielo (Tianzhu Shilu).

L’elenco si completa con quanto scrive Ricci relativamente all’attrattiva che costituisce la casa con la sua forma e per i tesori in essa custoditi: «[…] Vengono alla nostra casa, la quale per loro è una delle maraviglie della Cina, perché ogni cosa nostra è per loro nova, come porte, finestre, chiavi, casse e tutta la casa con tutti noi altri […]». E ancora: «Molti erano attratti dall’Horiuolo grande et altri piccoli; altri dalle belle imagini di olio et altre stampate; altri da varij instromenti di Matematica, Mappamondi e cose artificiose che venivano di Europa». O come quando scrive: «I libri anco facevano maravigliare a tutti per la diversa ligatura delli loro, con tanto oro e altre galantarie, oltre i libri di Cosmografia et architectura, onde vedevano tanti regni e Provincie di tutto il mondo, le belle e famose Città di tutta Europa, e fuora di essa; con altri grandi edificij di Palazzi, torri, Theatri, ponti e Tempi. Dipoi anco vennero instrumenti musici mai da loro visti». La casa di Zhaoqing, quando Ricci dovette lasciarla, perché divenuta oggetto del desiderio di un nuovo viceré che di fatto ne cacciò i legittimi proprietari, era diventata un vero e proprio centro di promozione e produzione culturale europeo in Cina.

Francesco Maglioccola

* dal catalogo della Mostra su Matteo Ricci.

中国的第一所西式住宅

罗明坚(Miche l e Rugge r i)和利玛窦(Matteo Ricci)在肇庆修建的住所位于东城墙外的西江河畔,紧邻九层宝塔——崇禧塔。这一地区以“仙花塔”命名,因此神父的住所也被称作“仙花寺”。利玛窦对周边环境赞誉有加:“这里环境清幽,绿树环抱,庭院交错。” 起初,批给神父们的建房用地位于崇禧塔庭院的围墙内,后来换成围墙外的一块紧挨围墙的地。由后来一些不良少年从塔上投掷石块砸坏神父家的屋顶可以判定,神父们的住所离最初指定的建筑用地不过二三十米远。

住所采用欧式建筑风格。根据耶稣会的建筑要求,住宅和教堂应合二为一。地基挖好后,神父们从修建崇禧塔的工人那里借来砖和石灰,建成了房屋的主体部分。由于恰逢崇禧塔修建工程暂停,神父们得以从建塔工地上借到上千块砖石和木料等建材。

为了满足日常生活和工作的需要,神父们将住所设计为一幢二层小楼。由于高于周围的其他房屋,小楼显得鹤立鸡群。然而,因为资金短缺,两层楼是分段修建的。整个工程花了神父们250两银子。神父们带到肇庆的银两有限,开工不久便花完了,他们只能一点一点地分批凑齐余款。由于无法从澳门的耶稣会修院或商人那里得到及时的经济援助,他们不得不典当了威尼斯三棱晶和其他的西方物品,用换取的二十枚金币修完了住所的底层。住所的配套建筑包括围墙和一个可以报时的小钟塔,小楼两侧各有一个院子,后面是菜园,住所的后门直接通往菜园。

根据平面图可知,住所呈长方形,长宽比大约是1:3。利玛窦如此描述了建筑的底层:“住所两端各有两个房间,中间是大厅。大厅又被神父们用作教堂,大厅中部安放着一座怀抱圣婴的圣母像。”居室的正门位于房屋长边的正中央,上面贴着一张告示,知府王泮在告示中解释了外国僧人来中国的原因,称神父们是正直高尚之人,他是奉总督之命划拨这块土地供神父们自费修建房屋的,并警告不得违反此告示骚扰神父们。

大门对面墙的正中央安放着一个祭坛:这是一个小号的便携式祭坛,祭坛上还摆着一个怀抱圣婴的圣母像(后来被换成了耶稣像)。雕像高不过半米,采用了木板油彩画的工艺:这种绘画工艺是耶稣会士引入中国的。这堵墙的背面有一扇门通往住宅的后部和菜园,这里还有一座通往二层的木制楼梯。二层建成后,神父们在此布置了几间卧室。

大厅两端各有两个房间,二层的布局和一层相似。门两侧的窗户提供了自然采光,室内的油灯则提供了人工照明。在客厅和紧邻的两个房间里陈列着很多能够吸引客人眼球的稀罕物。利玛窦在居于肇庆的这段时间里制作了很多科学仪器,还应中国达官贵人之邀出版了书籍。除了怀抱圣婴的圣母像外,屋中还有许多中国人见所未见的物品,如三棱晶、欧洲印制的书籍、在肇庆印刷出版的书籍,及钟表、玻璃窗等。下面这段文字完整地描述了住所的位置,以及神父们接待客人的情况:“这座建筑规模不大,欧式风格,

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二层设有神父的起居室,窗户的式样也是欧式的。与中国普遍的平房相比,住所的风格尤其特殊。因为紧邻河流,可以透过窗户欣赏到河水、船只、山川、树林等景色。这里算是这座城市中的风水宝地。在我们的住所中有很多中国人从未见过的东西:书、画、玻璃等。许多两广地区的达官显贵借拜见总督之机顺便来拜访我们,中国其他地区的重要人物也纷纷慕名而来。”

在大厅中,来访者还能看到一幅欧洲地图。后来,利玛窦应知府王泮之邀用中文绘制了《舆地山海全图》。这幅中文地图的尺寸比原地图还大。利玛窦对他用中文绘制的第一幅地图有如下描述:“利玛窦神父在罗马时曾师从丁先生数年,因此精通与数学有关的各门学科。他在一个中国文人朋友的帮助下,用了很短的时间就绘制成一幅世界地图,这幅地图的尺寸比神父家中的那幅还大。在这幅地图中,他加入了很多有关中国的描述。在那时,这样的一部作品对提高我们信仰的宗教在中国的声誉大有裨益。”他将中国置于这幅地图的中心,并按照当地的习惯使用中文进行标注,第一次将西方的地理名称翻译成中文。利玛窦在绘制这幅地图的时候参考了他随身带来的地图资料:杰拉德·墨卡托(Gerardo Mercatore)于1569年绘制的地图以及奥尔特留斯(Abramo Ortelio)于1570年出版的《寰宇全图》,这些资料就保存在肇庆驻地。除此之外,利玛窦还记录了他去过的一些地方并将这些地方的名称音译成了中文。

利玛窦在肇庆居住期间至少写过七封信(流传至今的信)。他与罗明坚合作翻译了《祖传天主十诫》,编写了《葡汉辞典》。这部词典被视为汉学研究的重要开端。字典分为三部分(葡文,意大利文发音,中文字)。这部手写的词典

Questo articolo non è scritto da un esperto di storia politica o delle religioni o delle scienze, ma da un artista che insegna i linguaggi della grafica e della fotografia nella Facoltà di Scienze delle Comunicazioni dell’Università di Macerata. L’appartenenza alla antica famiglia Ricci mi consente attraverso ricordi personali e riflessioni recenti di tentare di fornire un personale contributo.

Le forme della comunicazione dei nostri giorni attraverso i mezzi multimediali hanno avuto una straordinaria evoluzione ma non siamo sicuri che i contenuti di queste comunicazioni siano sempre compresi nella loro sostanza. Sappiamo che non sono solo problemi di traduzione fra lingue diverse. I veri problemi sorgono fra il confronto di culture diverse.

Cercare di studiare il percorso compiuto da Matteo Ricci nel riuscire a comunicare argomenti così vasti e complessi in una lingua e in un paese sconosciuto porta immediatamente a compiere riflessioni sulle proprie capacità. Significa ripassare tutte le proprie conoscenze, valutarne la completezza e mettersi in una condizione di semplice apprendimento per immedesimarsi nell’interlocutore e poi formulare i concetti dalla forma più semplice a quella più complessa.

Ho provato a immaginare la formazione di un ragazzo che più di 400 anni fa iniziava un percorso, apparentemente come tutti i ragazzi di Macerata, e che invece risultò unico nella storia delle relazioni culturali fra l’Europa e la Cina.

Nel XVI secolo, Macerata, importante città dello Stato della Chiesa, capoluogo della Marca anconitana e sede del Cardinale Legato, ha una fiorente vita economica e politica e amministrativa. Vede la presenza di molti notai, magistrati, soldati ed ecclesiastici. La città era racchiusa da una cinta muraria con un sistema a bastioni che cingeva gli antichi borghi con la costruzione di vari fortini per una migliore difesa-offesa. Le fortificazioni servivano a scongiurare i pericoli di invasione da parte di truppe straniere molto comuni a quei tempi. La piazza centrale veniva rinnovata con importanti edifici pubblici: la Loggia dei Mercanti e la Torre civica, monumenti che sono ancora simboli della città. Altri edifici che si affacciavano sulla piazza erano il Palazzo Legatizio, il Palazzo dello Studio, che divenne la nuova sede universitaria funzionante già da due secoli (oggi è la sede del comune) e il

nuovo Palazzo comunale. Molte erano le chiese e i conventi dei vari ordini religiosi.

Anche l’edilizia privata si sviluppò con numerosi palazzi che ancora oggi rendono il centro storico di grande interesse architettonico. Molte erano anche le attività commerciali e le botteghe artigiane. In una Farmacia, vicino la Piazza principale, trascorre l’infanzia Matteo Ricci aiutando suo padre nella difficile e affascinante arte farmaceutica. A pochi passi dall’abitazione paterna, dagli spalti delle mura, si gode un ampio panorama del versante orientale della penisola italiana, dalla catena montuosa dell’Appennino fino al Mare Adriatico. Lo sguardo verso il mare avrà portato il giovane Matteo a fantasticare viaggi che da quel mare, dopo pochi anni, l’avrebbero condotto per Oceani verso paesi lontani. Il Mare Adriatico bagna sponde che hanno visto nascere molti viaggiatori i quali in tempi antichi si sono recati in Cina. A quei tempi chi poteva affrontare viaggi di difficoltà estreme sia per i pericoli di naufragio, di pirateria, di malattie sconosciute, sia per la complicata e costosa organizzazione ed equipaggiamento, senza uno scopo di conquista ed arricchimento economico?

La Compagnia di Gesù con le sue missioni rappresentava un nuovo genere di avventura. Credo che lo scopo dei viaggi, con i suoi alti contenuti spirituali, avrà appassionato i giovani intellettuali alla ricerca di finalità ideali. L’intransigente selezione dei candidati insieme alla ineguagliabile preparazione culturale formavano dei personaggi che, paragonati ai nostri tempi equivarrebbero agli odierni astronauti. Grande sarà stato l’entusiasmo e l’eccitazione quando la Compagnia di Gesù arrivò a

In breve, sulla vita di Matteo Ricci

主要用于内部使用,没有最终完稿。1588年利玛窦在肇庆还起草了《教皇西斯托五世致中国皇帝信》。1588年罗明坚返回罗马筹组一个教皇代表团,准备将这封信呈交给万历皇帝。然而,这个代表团最终没有成行。罗明坚于1585年在肇庆出版了他的第一部中文教理问答手册——《天主实》。

下面是利玛窦对肇庆住所及其中收藏物品的描述:“人们来我们的住所拜访,对他们而言,我们家中的一切包括门、窗、钥匙以及我们本身都很新奇。”“还有很多人被大大小小的钟表、油画、书籍、数学仪器、世界地图以及其他来自欧洲的物件吸引。” 利玛窦还写道:“(来自欧洲的)书籍使所有人都很惊讶:在有关宇宙和建筑的书中,人们能够看到全世界的众多王国和地区,欧洲和世界其他地区的名城,高大的宫殿、塔楼、剧院、桥梁和庙宇。此外,还有他们从未见过的乐器。”后来,新任总督觊觎神父们的住所,并驱逐了他们。利玛窦因此不得不离开这个宣扬欧洲文化的中心。

弗朗切斯科·玛利格拉

* 摘自《利玛窦——明末中西科学技术文化交融的使者》展览图录。

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Macerata per creare un Collegio e fornire ai giovani della città un’istruzione superiore, la più completa e aggiornata. Frequentare quel Collegio poteva essere il primo passo verso un cammino lungo ma pieno d’importanti mete. Il giovane Matteo Ricci inizia i suoi studi nell’esaltante clima provocato dalle iniziative della Compagnia di Gesù. Nel periodo trascorso studiando nella sua città prendono il via importanti progetti dedicati al culto e all’istruzione. Verranno dopo pochi anni edificati edifici religiosi di grande interesse architettonico come la Chiesa delle Vergini, uno dei rari esempi d’edificio religioso a pianta centrale progettato nelle pure forme rinascimentali, e la Chiesa di San Giovanni, monumenti architettonici ancora ben conservati e senza interruzioni in funzione per il culto religioso. Accanto alla chiesa di San Giovanni si trovava già il Collegio dei Gesuiti. In questo palazzo il giovane Ricci riceverà l’istruzione fino ai sedici anni.

Anche la mia gioventù è trascorsa in quel palazzo, non più Collegio ma Biblioteca Comunale “Mozzi–Borgetti”, della quale mio padre Amedeo era Direttore. Ho passato sin da piccolo molti giorni nelle stanze che ospitavano i resti dell’antica biblioteca del Collegio che al suo tempo ammontava a più di 4.000 volumi a stampa e 115 manoscritti. La Biblioteca Comunale “Mozzi–Borgetti” è stata ed è ancora un punto di riferimento per gli studi orientali avendo raccolto molti documenti di importanti viaggiatori e studiosi dell’Oriente e della Cina nati e vissuti nella città di Macerata e nella sua provincia.

Vogliamo ricordare Alessandro Valignano (1539-1606), che nominato Visitatore di tutte le Indie Occidentali; sostenne con determinazione l’opera di Matteo Ricci e ne fu consigliere e illuminato superiore. A Roma fu nominato maestro dei novizi e con questo ruolo fu proprio lui a gestire gli esami del primo anno del giovane Matteo Ricci, e a Macerata per un anno coprì la carica di Rettore del Collegio dei Gesuiti. Mentre Sabbatino De Ursis (1575-1620), esperto in scienze matematiche e idrauliche, nel 1606 fu chiamato da Matteo Ricci a Pechino. I due lavorarono insieme fino alla malattia e alla morte del Ricci. De Ursis lo assistette sino alla fine e poi ne scrisse la prima biografia. Fu autore di trattati di matematica, fisica e astronomia, nonché ideatore di strumenti per la proiezione ortografica del cielo e la determinazione delle coordinate celesti. Molti altri sono almeno da menzionare, come Michele Ruggeri, Padre Cassiano, Antelmo Severini, Pietro Tacchi Venturi.

Un capitolo a parte merita Giuseppe Tucci (nato nel 1894 a Macerata e morto nel 1984 a Roma)

il maggiore orientalista italiano. Glottologo, storiografo e filosofo, studioso di filosofia e letteratura della Cina e delle religioni himalaiane, fu fondatore e Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (ISMeO). Di lui mi piace ricordare la calorosa amicizia con mio padre.

Un esempio per l’interesse per le fonti Ricciane e di altri orientalisti è quello manifestato dal grande poeta statunitense Ezra Pound,al quale chiedevo timidamente l’autografo.

La città di Macerata negli anni giovanili di Matteo Ricci vive di riflesso la fama della Santa Casa di Loreto. Qui secondo la leggenda fu trasportata dagli angeli la casa dove vivevano Maria e Gesù bambino a Nazareth. A Loreto sopra il piccolo edificio fu costruita un’importante chiesa alla cui realizzazione furono chiamati i più importanti artisti del tempo. Macerata si trovava sulla strada che anticamente da Roma portava a Loreto. La distanza fra Macerata e Loreto può essere percorsa a piedi come accade ancor oggi per devozione, una volta l’anno, da parte di pellegrini e devoti.

Anche il giovane Ricci si è recato nel Santuario prima di partire per l’Oriente ed ha ammirato le grandiose realizzazioni delle volte dipinte da Melozzo da Forlì e Luca Signorelli. Questi artisti erano maestri della prospettiva nella rappresentazione pittorica. Possiamo pensare che il giovane Ricci sia stato educato alla descrizione del mondo visibile attraverso i mezzi figurativi più innovativi per il tempo. Il disegno geometrico esteso alla prospettiva e alla cartografia, completo di tutta la strumentazione, consentiva una perfetta capacità di rappresentazione.

Le tecniche pittoriche più usate in Italia alla fine del secolo XVI erano la pittura ad olio, la tempera e l’acquerello. Queste tecniche permettevano passaggi graduali fra chiaro e scuro e fra diversi colori con moderate difficoltà. La rappresentazione dei soggetti con volumi pronunciati e illusioni tridimensionali era facilitata e si distingueva dalla forma essenziale, sintetica e volutamente grafica della pittura cinese. Così la pittura, l’uso del pennello anziché solo della penna, può aver aiutato Matteo Ricci nello studio dei caratteri cinesi e nella interpretazione dei segni. Anche la stampa tipografica, da pochi anni sviluppata nella sua città natale, consentiva la conoscenza delle problematiche della riproduzione e diffusione dei saperi. A una giornata di cammino da Macerata si trova Fabriano, uno dei centri italiani dove era nata tre secoli prima l’industria della carta. La conoscenza delle qualità della carta, dei procedimenti di stampa e delle tecniche del

disegno fu una prerogativa importante per i futuri successi di Matteo Ricci nella pubblicazione di libri. Successivamente, durante il proseguimento degli studi a Roma, saranno state molte le occasioni per apprezzare importanti edizioni tipografiche provenienti dai più importanti editori europei. Le illustrazioni di questi volumi erano in prevalenza realizzate con la tecnica dell’incisione all’acquaforte; anche le xilografie erano comuni ma non della qualità che incontrerà in Cina.

Fra gli strumenti didattici utilizzati nel Collegio dei Gesuiti c’era il teatro. La drammaturgia gesuitica consentiva allo studente di apprendere recitando la posa oratoria e il controllo decoroso del gesto, che doveva mantenere anche nelle situazioni socialmente e psicologicamente più difficili. Solo i grandi collegi avevano apposite sale teatrali, negli altri serviva da scena il podio di un’aula scolastica. Attori erano quasi sempre gli alunni del corso di retorica e autori gli insegnanti dello stesso corso. Le rappresentazioni duravano in genere da due fino a sette ore, ma, in occasioni solenni, si diedero anche rappresentazioni festive che durarono per tre giorni di seguito.

Come in Europa anche nelle terre di missione, la Compagnia di Gesù ha usato il teatro per influenzare i sentimenti e la vita spirituale degli uomini e avvicinarli al cattolicesimo per mezzo di impressioni drammatiche. Il teatro fu a volte in questi luoghi l’unica via per far conoscere la religione cristiana ai popoli di cultura straniera.

Anche nella città di Macerata c’era un Teatro pubblico e diverse Accademie musicali. Sono gli anni che vedono la nascita del Teatro musicale e poi del Melodramma. Infatti le creazioni degli artisti dedicate prima al culto religioso serviranno poi come modelli per il Teatro Lirico.

Ancora più grande sarà l’esperienza di Matteo Ricci nel soggiorno al Collegio Romano. Qui l’insegnamento dei Gesuiti era diviso in tre gradi principali. Il più basso era quello della “Grammatica”, in cui si apprendeva soprattutto il latino che doveva servire ad esercitare a perfezione la memoria. I gradi seguenti erano dell’“Umanità” e della “Retorica” e tendevano a sviluppare e perfezionare la capacità di pensare e di esprimere il proprio pensiero. Autori prediletti erano Cicerone e Virgilio e, accanto ad essi, si studiavano antologie di altri scrittori latini. L’ultimo grado era quello della “Dialettica”, destinato ad abilitare i giovani ad attribuire il giusto peso ad argomenti contraddittori e abituarlo a non risolvere le contraddizioni semplicemente con l’affermare e col negare, ma a

raccoglierle in un’unità superiore, secondo il metodo scolastico. A quei tempi Roma offriva notevoli occasioni per gustare quanto di meglio veniva esibito nel campo delle arti della comunicazione verbale e poetica con le discipline della Retorica, della Musica, del Canto e della Recitazione. Il metodo comunicativo dei Gesuiti comprendeva rappresentazioni sacre e musicali con la conoscenza delle partiture e degli strumenti musicali. Matteo Ricci, pur non ritenendosi un musicista, riuscirà con questi insegnamenti a comporre brani musicali con canto e strumentazione.

L’Oratoria, l’arte dell’esposizione verbale, era strutturata da solidi elementi dell’arte della retorica classica e riproposta per le esigenze di quel tempo. La mediazione linguistica, come oggi definiamo la comunicazione fra sistemi linguistici diversi, fu per Matteo Ricci l’occasione per impiegare tutte queste conoscenze e raggiungere risultati straordinari che con il passare del tempo, invece di sminuire, diventano sempre più rilevanti. L’incontro a Roma con i grandi pensatori e scienziati del tempo per un giovane di grandi promesse come Matteo Ricci sarà determinante per costruire una così grande personalità.

Dalla biografia apprendiamo che in varie occasioni Ricci regalava a importanti personaggi, letterati e dignitari, dei prismi di vetro. Non era

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il vetro che suscitava meraviglia e interesse ma il fenomeno della scomposizione della luce nei colori dell’arcobaleno. Da un punto di vista scientifico sappiamo che l’esperimento della scomposizione della luce nei suoi componenti fondamentali, chiamati spettro, fu condotto per la prima volta da Newton nel gennaio del 1666. Quale valore dare al gesto di regalare dei prismi senza la spiegazione scientifica? Forse le teorie della Fisica Ottica, quelle che permisero a Galileo di inventare il telescopio, erano a conoscenza di Ricci che, senza complete dimostrazioni, intuiva il percorso di ricerca. Ma anche l’aspetto simbolico di “regalare” uno strumento per l’osservazione di un fenomeno che utilizzava un soggetto immateriale come la luce per ottenere qualcosa di improvvisamente bello come i colori dell’arcobaleno poteva essere un invito a meditare, ad impegnarsi a ricercare le spiegazioni che gli intellettuali del tempo attendevano. Matteo Ricci aveva studiato a Roma sotto la guida di C. Clavio, il famoso astronomo al quale si deve la riforma del calendario adottata da Gregorio XIII nel 1582 e vantava quindi anche un’ottima conoscenza della materia. Di tutto questo farà tesoro quando, per sua scelta lascerà il mondo occidentale per quello orientale.

Nonostante le sue conoscenze dell’astronomia fossero basate su un sistema che in Occidente stava per essere superato, erano però così buone da conseguire importanti successi fra gli scienziati cinesi. Pur tuttavia per amore della scienza e riconoscendo i propri limiti speculativi Matteo Ricci richiedeva a Roma l’aiuto al più alto livello della comunità scientifica. Forse era naturale che con questa straordinaria preparazione culturale potesse superare le difficoltà di comunicazione con i suoi interlocutori cinesi, ma credo abbiano fatto presa anche le sue grandi qualità umane. Il suo metodo di evangelizzazione si può riassumere nella breve espressione «farsi cinese con i cinesi», cioè l’“inculturazione” linguistica, sociale, intellettuale e religiosa. Per raggiungere questo obiettivo si adeguò, anche nel modo di vivere esterno, alle usanze e tradizioni cinesi, cosa che non mancò di procurargli noie e critiche da altri missionari e talvolta anche dai confratelli.

Oggi ci meravigliamo come siano potute coesistere tutte le conoscenze espresse da Matteo Ricci. Ognuno di noi, competente nel proprio campo, cerca di allargare il proprio orizzonte conoscitivo ma se pensassimo di affrontare una lingua sconosciuta, l’obiettivo di confrontare sistemi filosofici inesplorati, immedesimarsi nell’altrui

利玛窦生平简述

本文作者并非是政治史、宗教史或是科学史的专家,而是在马切拉塔大学传播学系任教的艺术家。作为利玛窦家族的后人,我试图通过个人的记忆与思考,为利玛窦的研究做一点小小的贡献。

在今天,利用多媒体进行的交流形式有了前所未有的发展,但我们却不是很确定这些交流的内容是否总包含在其实质当中。我们知道这不仅仅是两种不同语言之的翻译问题,真正的问题是两种不同文化间的比较。

要搞清楚利玛窦是如何成功的将如此广泛的文化内容在另一种语言环境中,在另一个完全未知的国家里传播出去,这就需要我们弄清楚他到底有哪些杰出才干。这就要梳理一下掌握的知识,看看知识是否全面,然后把自己当成学生,设身处地,入乡随俗,逐渐地把这一过程搞清楚。

我曾试着去想像400多年前的那个年轻人是如何开始他的历程的。看上去他与马切拉塔的其他年轻人没有任何区别,但在后来却成为欧中文化关系史上独一无二的人物。

16世纪的马切拉塔是教廷国的重要城市,是马尔凯大区的首府,也莱卡多枢机主教掌管的教区。其经济、社会发展十分活跃,这里有许多公证员、法官、士兵和神职人员。城市被城墙环绕,受到严密的保护,易守难攻。那个时期,外族侵略是常事,所以这些城墙、城垛起到了重要的防御作用。许多重要的公共建筑在市中心的广场上不断建造起来。今日,当时的很多建筑已成为马切拉塔城市的象征。面向广场的建筑还有莱卡第大楼、研究大楼,近两个世纪以来这里一直是大学所在地和市政大楼(今天是市政府办公场所)。另外还有许多教堂和各类修道院。

此时私人建筑也有了很大发展,许多私家楼宇建造起来,它们使市中心从建筑角度来说别具特色。当时的商业及手工活动也十分活跃。在离中心广场不远的一家药店里,利玛窦童年时期在这里帮助他的父亲研制药物。

在离其父住宅的不远处,距外城墙也不是很远,可以欣赏到半岛西部从亚平宁山直至亚得里亚海的美丽景色。也许正是由于长期眺望大海,利玛窦才幻想着有朝一日自己的远方之旅,而事实也的确这样发生了。一些年后,利玛窦正是从那片海上出发,穿越大西洋,直至遥远的东方国家。很多旅行家都出生在亚得里亚海沿岸地区,在遥远的古代,他们先后出发前往中国。在那个时代,若是没有征服对方或是经济利益的驱动,谁又能够克服海难、盗贼及疾病的千难万险,不惜斥巨资精心准备,然后跋山涉

水,远渡重洋呢?担负着特殊使命的耶稣会代表着一种新的探

险。我认为,耶稣会士为传播福音而上下求索肯定是吸引了当时追求理想的年轻的知识分子。耶稣会对候选人进行严格挑选,要求具备对深厚的文化知识和其他技能。打个比方来说,其严格程度有点类似于今天挑选飞行员。

当耶稣会抵达马切拉塔创建了大学,为当地青年提供最完备、最新的高等教育时,人们的热情是高涨的。能上那所大学是万里征程迈出了第一步,而这段万里长征有着十分重要的目的。

耶稣会最活跃的时期,年轻的利玛窦开始了他的学习。就在他学习期间,当时一些重要的致力于信仰与教育的计划也开展起来。几年后,一些重要的宗教建筑兴建起来,如说纯洁圣母教堂,它是完全按照文艺复兴时期建筑形式来建造的,以及圣乔万尼教堂等等。这两座教堂至今保存完好,自建成后就不断地被用作宗教信仰场所。耶稣会学校曾位于圣乔万尼教堂的附近。在这所学校里,利玛窦一直读到16岁。

我也曾在这座楼里度过我的年轻岁月,但它已不是耶稣会学校,而成为了市政府图书馆,我的父亲阿麦德奥曾是这个图书馆的馆长。从小我就在图书馆里度过了许多日子,图书馆里保存着许多耶稣会图书馆的古老而珍贵书籍。当时,这里曾藏有4000多册印刷书以及115份手稿。

市政府图书馆收藏了曾在马切拉塔居住和生活的许多来自东方及中国的重要旅行家和学者的著作文章,所以这里一直以来都是研究东方学的好地方。

除了威尼斯人马可·波罗和马尔凯大区的利

sistema di vita dando il meglio delle conoscenze del proprio tempo, saremmo presi dallo sgomento. L’insegnamento di Ricci ci dimostra però che si può tentare e si può riuscire.

Nel 2010 ricorre il 400° della morte di Matteo Ricci e qui mi piace ci tare un passo del la commemorazione svolta all’Università di Macerata nel 1910 da Giovanni Vacca : “Il Ricci amò i cinesi, amò la loro storia, ammirò la loro civiltà, ed è in questo, io credo, che egli trascese forse alquanto il compito affidatogli. Aveva abbandonato la patria, la famiglia, gli amici, la lingua a lui cara. Ma il bisogno profondo di amare, che forma una delle caratteristiche dell’anima italiana, gli fece rivivere una nuova vita intensa. Ed in Cina un nuovo mondo lo compensò della rinuncia che egli aveva fatto al mondo [diventare prete] in Italia. Nella storia della dinastia Ming (1368-1656) figura per la prima volta, nei libri dedicati alla descrizione geografica dei paesi stranieri, il nome d’Italia come prima fra le nazioni d’Europa, e la narrazione comincia col dire che le prime notizie dell’Italia che si ebbero in Cina sono dovute al dottore Matteo Ricci. E con un po’ di melanconia, ai cinesi parlava talvolta della patria lontana, tanto lontana allora che non sperava e non poteva sperare che essa un giorno per un miracolo nuovo, si sarebbe potuta avvicinare all’Estremo oriente”.

Il 2010 apre una una nuova stagione di rapporti e scambi culturali. Bisognerà studiare e mettere in pratica l’insegnamento di Matteo Ricci per superare non solo le barriere linguistiche ma confrontare i propri sistemi culturali che implicano le legittime aspirazioni dei popoli a un futuro migliore.

Luigi Ricci (artista multimediale, fotografo e grafico editoriale)

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玛窦之外,我们还要记住以下几个人:阿莱桑德罗·瓦利尼亚诺(生于1539年,卒

于1606年)生于阿布鲁左大区,被封为西印度地区到访者;坚定地支持利玛窦事业,并担任他的顾问和指导老师;在罗马被任命为宗教修生导师,正是他主持了利玛窦在罗马学习期间第一学年的考试,曾担任马切拉塔耶稣会学校校长,任期一年。

萨巴蒂诺·德·乌尔西斯(生于1575年,卒于1620年)生于布亚大区,数学家、水利学专家,1606年应利玛窦的邀请前往北京,与利氏并肩工作,直至利玛窦去世。乌尔西斯辅助利玛窦,并撰写利氏了生平,著有关于数学、物理、天文等方面文章,发明了天空正投影仪器,确定了天体坐标。

米开莱·鲁杰利(生于1543年,卒于1607年)生于布亚,曾和利玛窦同船前往远东地区,并于利氏一道在广东肇庆创办天主教学校。

乔万尼·科拉(生于1560年,卒于1626年)出生地布亚,曾在澳门创办绘画学校。

卡西亚诺神父(生于1708年,卒于1791年)西藏的嘉布谴会修士,曾就西藏及尼泊尔人种学、人类学进行研究并出版著作。

安特尔莫·塞维利尼(生于1827年,卒于1909年)曾是马切拉塔耶稣会学校图书馆副馆长,曾在法国师从著名汉学家斯大尼斯劳斯。自1863年起,在佛伦罗萨皇家高级研究院担任中文和日文教授。

比得罗·塔基·文图利(生于1861年,卒于1956年)1878年进入耶稣会,成为耶稣会最重要的历史学家之一。1911年出版《利玛窦神父的历史著作》,上下卷。

朱塞佩·图奇(生于1894年,卒于1984年),东方学家,语言学家,历史学家,哲学家,中国哲学、文学及喜马拉雅宗教学学者。意大利中远东地区研究学会创始人及主席,那波里大学中文教授。图奇教授是我父亲的好朋友。

伟大的美国诗人埃兹拉·庞德也对利玛窦以及其他东方学家的故事产生过浓厚的兴趣。五十年代,我还曾向他索要签名。

利玛窦年轻时期的马切拉塔又因是劳伦左之家而著名。传说这个曾经住过圣母与婴儿耶稣的家是被天使们搬过来的。劳莱左这里有一个很重要的教堂,很多当时著名的艺术家们都被邀请参与这座教堂的设计与建造。马切拉塔正是位于古时从罗马去往劳莱左的路上。从马切达拉到劳莱左的路程不是很长,可以步行前往。实际上,每年都有很多虔诚的信徒徒步前往。

年轻的利玛窦在动身前往东方之前也去了教堂参拜,对梅劳左和卢卡·斯廖莱利两位艺术家在教堂穹顶上的画作钦佩不已。这些艺术家们都是绘画透视法的专家。我们可以想象年轻的利玛

窦接受了这样的教育,用当时最先进的绘画技法来描述和展现身边可见的世界。几何图形延伸到透视法和地图绘制上,通过各种工具与技法,培养了其高超的表现能力。

16世纪末期,意大利最常用的绘画技巧是油画、胶画和水彩画。这些技法可以使明暗实现逐渐过渡,使色彩转变自然,有利于突出物体的三维感,与中国绘画的简约风格大相庭径。如此一来,绘画、使用画笔给后来利玛窦学习中国汉字、理解中国文字与符号提供了帮助。刚刚在他的家乡发展起来的印刷术有助于普及和传播知识。从马切拉塔步行走一天,就可以抵达法比亚诺。这是一个意大利小城,三个世纪前造纸工业在这里诞生。后来,在罗马学习期间,利玛窦有机会了解和接触来自的欧洲重要的印刷中心的印刷业状况。而之前书的插图是通过蚀刻版技术印制的。木刻术也很普遍,但与利玛窦后来在中国遇到的刻印质量有所不同。

耶稣会学校里的教学手段之一是戏剧。耶稣会戏剧可以让学生在朗诵诗歌的同时学习,可以使学生学会控制自己的举止,尤其是在困难的社会情况或是心理状态下要学会很好的控制自己。只有大的学院才有专门的剧场,其他一些小学院只能因陋就简,把讲台当舞台。演员几乎都是学生,导演则是老师。这些表演持续时间从二到七个小时不等。适逢一些重要场合会进行一些庆祝会演,有的演出会一直持续三天。

在欧洲及其他传教的地方,耶稣会利用戏剧这一艺术形式来影响人们的情感与精神生活,使他们走近天主教。有时候,在一些地方,戏剧是让异域文化的人了解认识天主教的唯一方法。

在马切拉塔有一个公共剧院,还有几所音乐学院。那些年也正好是歌剧和音乐剧诞生的年代。为宗教目的培养出来的艺术家后来正好也就成了歌剧人才。

利玛窦在罗马学院的学习经历则更为重要。在这里,耶稣会士的教学分为三个等级。最低级别是“语法”,这一级的学生主要学习拉丁语,训练记忆力。第二级是“人文”与“修辞”,通过这两级课程的学习来提高学生的思考

能力和表达能力。其作品最受学生喜爱的两位哲人是西塞罗和维吉里奥,学生还学习一些拉丁作家的文集。最后一级教学是“辩证”,主要是培养学生对相互矛盾的论题的思考,教会他们不要通过简单的肯定或是否定的方式来解决问题,而要根据经院方法来超跃矛盾。

那个时期,罗马有很多机会让人见识到通过辩论、音乐、歌唱、表演等各种形式展现的交流。耶稣会士的交流传播方式包括运用对乐谱及乐器的知识来进行表演。

尽管利玛窦自认为不是音乐家,但由于受过这些教育,所以他能够进行音乐创作。

演说术由传统的修辞学构成,演说术的盛行也适应了当时的社会及政治需要。

语言翻译对利玛窦来说是他对学到的所有知识的综合运用。在这方面他取得了非凡的成绩,随着时间的流逝,这些成绩越来越显著。

在罗马,利玛窦得以与当时很多伟大的思想家和科学家的相遇,对他作为有志青年的性格塑造起到了重要作用。

从其传记中,我们了解到利玛窦在多个场合曾将水晶玻璃柱作为礼物赠送给一些政界、文学界等要人。并不是这些玻璃柱本身使人们产生了浓厚兴趣,而是它将太阳光线分解成七色这种现象使人们很惊讶。从科学角度来说,我们知道关于太阳光光谱分解的试验是牛顿在1666年首次完成的。那么,利玛窦仅仅赠送这些玻璃柱,却不对其背后的光学现象进行解释,这一举动的意义又在何处呢?也许利玛窦是了解光学物理的原理的,也能猜到其研究过程。伽利略正是运用这一原理发明了望远镜。他赠送给中国人一个工具,利用非物质的光线来看到美妙的虹的七色,对当时的知识分子来说,这是一种激励,激励他们寻求答案,这也正是知识分子们的期待。在罗马学院里,利玛窦曾师从著名天体学家克拉维奥(正是他将1582年创立的格莱高里历法进行了改革,克在该领域有着丰富的学识)。当利玛窦选择离开西方世界前往东方的时候,他所学所经历的这一切都能够学以致用了。

尽管利玛窦掌握的天文学知识在西方已不是新鲜事物,而且很快就被新知识所取代和超跃,但在中国,这些知识是非常先进的。他得以在中国的科学界取得重要的成功。出于对科学的热爱,也深知他本人思想的局限,他向罗马寻求科学界最高层次的帮助。他凭着深厚的文化功底克服与中国文人交流时的困难,但我想他的人格魅力在其中也发挥了很大作用。他的福音传播方式可以简单的归结为:与中国人在一道成为中国人,就是说在语言、社会、知识与宗教等各方面的文化融合。为了实现这一目标,他在外部生活方式上也适应着中国的传统与风俗,而这一点也使他招致了其他传教士的批评与厌恶。

今天我们对于利玛窦所通晓各门各类的知识

表示无比钦佩。我们每个人都有所长,也试着不断扩大自身知识面,但如果我们要想面对一种陌生的语言,在未知的哲学体系内进行比照,适从别人的生活方式,运用当时最先进的知识,也许我们会感到不知所措。而利玛窦的经历则告诉我们这一切是可以尝试的,而且是可以成功的。

2010年是利玛窦逝世400年的纪念,我很想引述一下乔万尼·瓦卡在1910年纪念其逝世300年的时候讲的一段话:

利玛窦爱中国人,爱他们的历史,钦佩他们的文明,在这方面,我想他已超越了他要完成的任务。他离开了自己的祖国、自己的家庭、自己的朋友以及他热爱的语言。但出于对爱的深刻需要,这也是意大利人的特点之一,他有了全新的生活。中国是一个全新的世界,他在意大利放弃的,在中国得到了补偿。在明朝(1368年-1656年)历史中,外国国家地理书中第一次出现了意大利的名字,而且在欧洲国家中意大利的名字排在第一位。据说中国最先得知的关于意大利的消息正是从利玛窦那里来的。利玛窦有时会与中国人带着几分惆怅地谈起自己遥远的祖国,它是如此之遥,以致于当时甚至连想都不敢想,将来会有那么一天,因为另一个奇迹,它会走近遥远的东方。

2010年为文化关系的发展与交流掀开了新的一页。我们要认真研究并将利玛窦留给我们的教益落实到行动中,超跃语言的障碍,但不能仅限于此,还要将两种文化体系进行比照,无论是哪种文化体系中,人民都有着共同的愿望--明天会更好。

Luigi Ricci (多媒体艺术家,摄影师和平面设计师)

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L’operetta, detta anche, già a partire dal Ricci, ‘De amicitia’, è una raccolta di sentenze morali sul tema dell’amicizia desunte da autori occidentali. Venne composta nel 1595 su invito del principe imperiale Qian Zhai ed a lui per primo donata. È opera del Ricci che ha appena dismesso l’abito disprezzato del bonzo per vestire quello onorato del letterato. “Più si fa nella Cina con libri che con parole”, egli scrive spesso in quegli anni ai confratelli in Europa, dove tutto o quasi era affidato alla predicazione. Ed infatti, i “detti di amicizia”, valsero al suo autore l’appellativo di ‘scengen’ [贤人 xianren] (qualcosa come saggio ispirato, santo). Ebbero diverse ristampe ed un successo tra i letterati cinesi molto superiore a quello sperato da lui e compagni. I quali, stranieri in una terra dove c’era “grande suspicione di forestieri”, dopo le accuse, la diffidenza e gli sgarbi subiti, sentirono di essere finalmente stimati per uomini “di lettere, d’ingegno, di virtude”, per saggi che amavano prima di tutto la verità.

Ricci, ringraziandone Dio, mostra di godere molto degli effetti di quella stima: quando si tratterà di parlerà della vera fede - fa capire - saranno meglio creduti quelli che hanno fama di non mentire (Lettere, p. 338).

Jiaoyou lun è la prima autonoma composizione del Ricci in cinese. Inviandone, nel 1599, “la dichiarazione in italiano” al confratello e concittadino Gerolamo Costa, Ricci avverte che essa “non potrà avere la gratia che tiene la lingua cina, perché io in tutto mi accomodai a loro, e dove era bisogno, mutai in alcuna cosa i detti e sententie de’ philosophi nostri [e] alcune cose presi di nostra casa” (Lettere, p. 363). In quel suo “accomodamento”, nella sua ormai buona conoscenza, cioè, della cultura cinese, nella interazione con essa, stavano le ragioni del successo dell’opera. Notevole, nella stessa lettera al Costa, l’affermazione circa il “nulla osta” ecclesiastico a questa sua operetta morale: “Io non la stampo né posso, perché per stampare alcuna cosa qua bisogna tante licentie de’ nostri, che io non posso mettermi a niente, e là vogliono rivedere le cose in Cina che non sanno e non ponno vedere” (Lettere, p. 364). Quelli “che non sanno e non ponno vedere” sono gli Inquisitori di Goa, a cui il Ricci sfugge lasciando la stampa delle sue opere (ovviamente solo quelle

di carattere non dottrinale) ad amici e ammiratori cinesi.

Jiaoyou lun ebbe in Cina ampia circolazione con le edizioni fatte tra il 1599 ed il 1603, ma se ne fecero anche successivamente. Molto probabilmente del 1601 è l’edizione curata da Feng Yingjing (1555-1606), che ne fece anche “un illustre proemio”. Feng, letterato e funzionario imperiale, grande estimatore del Ricci, fece stampare il Trattato a tutta insaputa e con felice sorpresa dell’autore (sull’episodio e sul personaggio si veda il racconto del Ricci in Della entrata…lib.IV, cap.XV). In Italia venne stampata più volte nella seconda metà dell’ottocento. Edizioni più recenti: Ricci Riccardi A., Il P. Matteo Ricci della Compagnia di Gesù e la sua missione in Cina, Firenze 1910. - Gné Yong Lien, Dehergne J., Le « Traité de l’amitié de Matthieu Ricci », in « Bulletin de L’Université l’Aurore », (1947), Shanghai, pp.571-619. - D’Elia P.M., Il trattato sull’amicizia. Primo libro scritto in cinese da Matteo Ricci S.I. Traduzione antica (Ricci) e moderna (D’Elia). Fonti, introduzione e note, in “Studia Missionalia”, 7 (1952), pp. 449-515. Si è redatto qui il repertorio dei termini usati dal Ricci nella prima pagina del Jiaoyilun, come primordiale contributo a un dizionario del cinese ricciano, la cui redazione e pubblicazione potrebbe essere di qualche giovamento agli studi sul grande maceratese.

Anche solo uno smilzo elenco come questo rappresenta un’eloquente applicazione della politica ricciana di adattamento alla cultura locale, in particolare nella versione confuciana. Onde accreditarsi come dotto agli occhi dei dotti cinesi, il Ricci usa un gran numero di citazioni classiche cinesi e si spinge addirittura, per sfoggiare un preziosismo, a usare un’espressione come bushi “individuare la posizione più adatta alla propria magione tramite procedimenti mantici”, che nella lettera non era certo confacente a un gesuita.

Giorgio CasacchiaAddetto culturale Shanghai

Il cInese dI Matteo RIccI

Jiaoyou lun (Trattato sull’amicizia)Nanjiang 1595

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Repertorio dei termini usati dal Ricci nella prima pagina del Jiaoyilun

鄙 bǐ disdegnare {disprezzare}

賓序 bīn xù al posto dell’ospite

卜室 bǔshì scegliere la dimora [tramite pratiche

mantiche. Cfr. 卜宅 bu zhai卜室 “scegliere la

magione” nel “Classico dei Documenti”, cap.

Zhaokao: “......”] {dimorare}

不 bù non

長揖 cháng yī fare la riverenza [inchino portando

contemporaneamente le mani a coppa all’altezza del

petto] {fare il grande inchino}

春时 chūn shí primavera

此 cǐ questo

从目 cóng mù seguire con gli occhi, percorrere

con lo sguardo {alzare gli occhi}

大明 Dà Míng [stor.][dinastia dei] Grandi Ming

[1368-1644]

低回 dī huí attardarsi, indugiare {...}

抵 dǐ giungere

地 dì terra

度 dù valicare

返 făn fare ritorno: 返棹 remare a ritroso [fare

ritorno] {remare indietro}

浮 fú galleggiare, seguire la corrente {navigare}

负 fù portare in spalla volgere le spalle

[tradire, essere ingrato et sim.] {invano}

赴 fù recarsi

古 gǔ antico

觀 guān ammirare

光 guāng splendore, fulgore

航海 háng hǎi per mare

荷 hé ricevere un favore riconoscente, grato

{...}

驩 huān rallegrarsi {fare festa}

計 jì calcolare calcolare [valutare] {pensare}

見 jiàn vedere essere ricevuto, avere

udienza

建安 jiàn ān [topon.] Jian’an [comanderia,

nell’odierno Fujian]

建安王 jiàn ān wáng [stor.] principe di Jian’an

江 jiāng fiume

金陵 jīn líng [topon.] Nanchino

今年 jīn nián quest’anno

就舍 jiù shě prendere casa

览 lǎn guardare

醴 lǐ nettare, vino squisito [dolce]

岭表 lǐng biǎo [topon.] area a sud dei Wuling

五岭, i Cinque Picchi, lungo i confini del Jiangxi

{Monte dei Susini}

留 liú restare, rimanere

屡 lǚ frequentemente

南浦 nán pǔ [topon.] Nanpu

能 néng potere [v.]

奇 qí raro, pregiato

去 qù allontanarsi {distaccarsi}

入 rù entrare

上国 shàng guó nobile regno

捨 shě lasciare, abbandonare

設醴 shè lǐ apparecchiare un banchetto {offrire

vino dolce}

甚 shèn molto, assai

庶几 shù jī forse

遂 suì dunque

太西 tài xī [topon.] Grande Occidente

天子 tiān zǐ Figlio del Cielo

停 tíng fermare

玩 wán dilettarsi [provare diletto] {apprezzare}:

玩奇揖秀 dilettarsi delle rarità ed elogiare

l’eleganza {apprezzare il paesaggio di singolare

bellezza}

為 wéi essere

未 wèi non ancora non mai

文德 wén dé rituale, musica e istruzione [dal

“Classico dei Mutamenti”, cap. Xiaochu: “Il sovrano

.....”] {nobili virtù}

西山 xī shān [topon.] Monte a Occaso

先王 xiān wáng antichi re [i saggi reggitori

dell’età dell’oro. Dal “Classico dei Mutamenti”, cap.

Bi: “gli antichi re .....”]

星霜 xīng shuāng astri [che mutano di posizione

nel corso del tempo] e brina [che si forma in

determinate ore e periodi]: trascorrere degli anni

{astri e nevi}

秀 xiù elegante

許 xǔ consentire

仰 yăng [epist.] levare lo sguardo [con rispetto o

ammirazione]

也 yě [part. fin.]

揖 yī lodare, elogiare

遺教 yí jiào insegnamenti tramandati [da “I

canti di Chu”, cap. “Le Nove Diatribe”: “Voler

seguire gli insegnamenti tramandati dagli antichi

re”]

矣 yǐ [part. fin. enfatica]

以 yǐ con [compl. di mezzo]

以为 yǐ wéi pensare, ritenere

亦 yì anche

易 yì mutare

因而 yīn ér perciò

遊 yóu viaggiare

於 yú a, in

豫章 yù zhāng [topon.][nome di comanderia

Han, che comprendeva la città di Nanchang 南昌]

{Nanchang}

淵藪 yuān sǒu covo ricetto, asilo

遠 yuăn lontano: 遠覽未周 non aver ancora visto

tutto da lontano {prima ancora di finire il lungo

viaggio}

沾沾自喜 zhān zhān zì xǐ compiacersi, essere

compiaciuto [cit. dalle “Memorie di uno storico”]

{con grande gioia}

棹 zhào remo

之 zhī di qui

至 zhì giungere

至人 zhì rén [taoismo] uomo perfetto

[confucianesimo] perfetto gentiluomo [in Xunzi,

cap. Tianlun: “I perfetti gentiluomini valgono un

santo”] {persona nobile}

中華 zhōng huá [topon.] Cina

周 zhōu compiuto, perfetto

舟 zhōu barca

自 zì da

Le parentesi graffe segnalano le discordanze con la

traduzione italiana cit.

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A cura di Filippo MigniniPADRE MATTEO RICCI. L’EUROPA ALLA CORTE DEI MINGMazzotta editore, 2003pp.168, RMB-Yuan 450

菲利普·米尼尼《利玛窦神父,欧洲和明朝》Mazzotta出版社 (2003)

Missionario della compagnia di Gesù, umanista e matematico, astronomo, geografo e cartografo, entrato in contatto diretto con “questo altro mondo della Cina”, Matteo Ricci impiega diciotto anni per risalire da Macao a Pechino, con la consegna di convertire l’imperatore al cristianesimo. Benché non gli sia consentito neppure di incontrare personalmente il “figlio del cielo”, vive per un decennio presso la corte e all’ombra della sua protezione, con il titolo di mandarino e sostenuto economicamente dal pubblico erario. Come scrive un letterato cinese, «il dottor Li (Ricci) ha aperto gli occhi della Cina sul mondo»: preparando cinque diverse edizioni di carte geografiche universali con le nuove misurazioni dei meridiani e paralleli, dimostrando definitivamente che il Catai di Marco Polo coincide con la Cina, costruendo astrolabi, sfere terrestri e celesti, orologi solari e meccanici, strumenti per gli osservatori di Nanchino e Pechino, introducendo la Geometria di Euclide e altri trattati scientifici grazie ad un minuzioso lavoro di traduzione e apprestandosi a riformare il calendario cinese alla vigilia della morte.

Filippo MigniniMATTEO RICCI. IL CHIOSCO DELLE FENICIIl Lavoro Editoriale, 2009pp.294, RMB-Yuan 200

菲利普·米尼尼《利玛窦,凤凰阁》Il Lavoro Editoriale出版社(2009)

Un affresco avvincente dell’incontro tra la civiltà europea e quella cinese all’inizio dell’età moderna. La storia di un uomo che i c inesi chiamarono “straordinario”. Un saggio scientificamente documentato che ha il sapore di un romanzo. Il libro di iniziazione a un eroe ancora sconosciuto scritto da uno dei maggiori studiosi della sua figura e della sua opera.

L’AUTORE:

Filippo Mignini è nato a Cupra Marittima (Ascoli Piceno) nel 1946. Ha conseguito la licentia docendi in Teologia all’Università Lateranense di Roma nel 1969, e nel 1972 la laurea in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Presso quest’ultima università negli anni 1974-75 è stato titolare della borsa di perfezionamento in Storia della filosofia. Dal 1976 al 1980 è stato contrattista presso l’Istituto di Filosofia dell’Università dell’Aquila, dove diviene ricercatore confermato nel 1980. Dal 1986 è professore ordinario di Storia della filosofia presso l’Università di Macerata, dirigendo il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane dal 1988 al 1993. Nel 1990 ha avviato il Centro Elaborazione Elettronica Testi (CERT). Dal 1992 è responsabile del Progetto Spinoza: una ricerca promossa e finanziata dal CNR; dallo stesso anno è presidente dell’associazione Amici di Spinoza e responsabile dell’edizione italiana delle Opere Complete di Spinoza. Dal 1996 è responsabile della programmazione e redazione generale della rivista internazionale Studia Spinoziana.

TUTTI I LIBRI SONO DISPONIBILI NELLA LIBRERIA DELL’[email protected]

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Gaetano RicciardoloORIENTE E OCCIDENTE NEGLI SCRITTI DI MATTEO RICCIChirico, 2007pp.272, RMB-Yuan 170

加塔诺·里恰多罗《利玛窦笔下的东方和西方》Chirico出版社 (2007)

Per la natura degli argomenti trattati, questo libro costituisce un’opera di alto valore scientifico. L’autore ha esaminato, criticamente, i punti più salienti dell’operato di Padre Matteo Ricci passando dalla complessa elaborazione dei calcoli geografici ai non facili rapporti intrattenuti con i funzionari governativi cinesi, dall’attività scientifica e missionaria, alla tesi più che valida della falsa attribuzione della Storia dell’Introduzione del Cristianesimo in Cina al Ricci. Un testo indirizzato non solo a un ristretto numero di studiosi, esperti in materia, ma anche a un pubblico più vasto che voglia conoscere approfonditamente, tanto il personaggio, quanto diversi aspetti della storia della Cina di fine Cinquecento.

L’AUTORE:

Gaetano Ricciardolo si è laureato in Lettere presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni scientifiche fra le quali ricordiamo, Sabatino de Ursis S.J. Relazione della morte del P. Matteo Ricci (2000); traduzione con commento delle lettere in spagnolo e in portoghese nel volume Matteo Ricci, Lettere (1580-1609) (2001).

Michela FontanaMATTEO RICCI. UN GESUITA ALLA CORTE DEI MINGMondadori editore, 2008pp.347, RMB-Yuan 120

米凯拉·冯塔纳《利玛窦,一个明朝的耶稣会士》Mondadori出版社 (2008)

La vita del gesuita raccontata con competenza e brio dalla giornalista Michela Fontana.

L’AUTRICE:

Michela Fontana è nata a Milano. Laureata in Matematica all’Università degli Studi di Milano, si è poi dedicata al giornalismo, alla divulgazione scientifica e alle collaborazioni editoriali; ha anche lavorato per il Ministero degli Affari Esteri Italiano. Ha vissuto un anno a Boston, vari anni a Ottawa, a Pechino e a Ginevra.A Pechino, dal 1999 al 2002, ha collaborato su temi di scienza, cultura e costume a riviste italiane quali Panorama, Io Donna, Gioia, Il Nuovo.it e ha potuto approfondire lo studio della vita di Matteo Ricci.

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Paul DreyfusMATTEO RICCI. UNO SCIENZIATO ALLA CORTE DI PECHINOEdizioni San Paolo, 2006pp.201, RMB-Yuan 145

保罗·德雷福斯《利玛窦,中国朝廷的科学家》San Paolo Edizioni出版社 (2006)

Matteo Ricci di Macerata è uno dei grandi nomi della storia italiana. Gesuita, ma soprattutto uomo di scienza, sinceramente desideroso di conoscere nuove terre e nuove culture, alla fine del Cinquecento parte per l’India e per la Cina. Nell’immenso paese, in precedenza conosciuto solo per il commercio, egli studia la lingua e la cultura. L’approccio paziente e lungimirante gli consente di raggiungere il palazzo imperiale e di avviare un progetto di scambi culturali e religiosi di ampia portata.È l’inizio dell’evangelizzazione cattolica della Cina, che s’imbatte in molti ostacoli e porta a persecuzioni spesso cruente. Le radici gettate da Ricci sono, tuttavia, tenaci. I pochi cristiani hanno resistito nei secoli e ancora ai nostri giorni sono germe di speranza per il futuro.Nel momento in cui i media dedicano rinnovata attenzione all’espansione economica della Cina, l’opera di Paul Dreyfus è una sfida. Più che agli scambi commerciali essa richiama l’attenzione sulla cultura di un popolo dalla grande storia. È la base su cui si può dar vita a un incontro fatto di scambi e non più di impostazione culturale o di fede.

L’AUTORE:

Paul Dreyfus è nato nel 1923. Laureato in Lettere, è stato giornalista e reporter in Asia, continente al quale ha dedicato numerosi volumi. Ha pubblicato: La vie quotidienne en Dauphine sous la IIIe Republique (1974), Et Saigon tomba (1975), Histoire de la resistance en Vercors (1975), e Pol Pot: Le fourreau du Cambodge (2000).

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Giulio AndreottiUN GESUITA IN CINA. 1552-1610: MATTEO RICCI DALL’ITALIA A PECHINORizzoli, 2001pp.125, RMB-Yuan 120

朱里奥·安德雷奥蒂《在中国的耶稣会士。1552-1610:利玛窦,从意大利到北京》Rizzoli出版社 (2001)

Nel 1582, quando il gesuita Matteo Ricci lasciò Goa per raggiungere Macao, la Cina e l’Europa erano mondi reciprocamente impermeabili e sconosciuti. Trent’anni dopo, l’Europa del XVII secolo si sarebbe fatta un quadro preciso della storia, della cultura e dei costumi della Cina, grazie ai Commentari dalla Cina di Ricci, mentre i cinesi, da sempre convinti di essere l’unico popolo civile in mezzo ai barbari, «a poco a poco concepivano una grande opinione delle cose d’Europa», dopo aver apprezzato la scienza e la dottrina di Matteo. Per questa straordinaria opera di mediazione culturale, Matteo Ricci non solo imparò il cinese, ma divenne “cinese”, e si dedicò al tentativo di fondere gli insegnamenti di Cristo con quelli di Confucio.

Jonathan D. SpenceIL PALAZZO DELLA MEMORIA DI MATTEO RICCIIl Saggiatore, 1987pp.350, RMB-Yuan

史景迁《利玛窦的记忆宫殿》Il Saggiatore 出版社( 1987)

Costruire un Palazzo della memoria significa architettare un sistema mnemonico in grado di custodire e organizzare gli infiniti concetti che costituiscono l’insieme delle conoscenze umane. In molti avevano già provato - dall’antichità al Medioevo fino al Rinascimento - e anche con successo. Quello escogitato da Matteo Ricci è però del tutto peculiare: si tratta di un ingegnoso espediente per “tradurre” il Vangelo in termini comprensibili alla civiltà cinese. Spence pone al centro di queste pagine affascinanti la leggendaria figura del gesuita italiano fondatore delle missioni cattoliche in Cina nella seconda metà del Cinquecento, e in particolare analizza il suo celebre Trattato sulle arti della memoria. L’opera non si limita a rievocare gli episodi avventurosi dei viaggi di Ricci in India e nel Celeste Impero, ma delinea un affresco di storia globale - intellettuale, sociale, militare, commerciale e religiosa - nel quale trova espressione l’inedito incontro fra l’Europa della Controriforma e la Cina della dinastia Ming.

L’AUTORE:

Nell’ottobre 1986, Giulio Andreotti era in Cina in qualità di ministro degli Esteri, e fu condotto a visitare la scuola centrale del partito comunista. Con sua sorpresa, scoprì che nel parco della scuola c’era un tempietto con la tomba di Matteo Ricci e di altri gesuiti, e il diplomatico che lo accompagnava commentò: «Siamo dinanzi alla tomba dell’unico straniero che ci ha aiutato a comprendere la nostra nazione». Da allora, Andreotti è tornato più volte in quel parco, e ha voluto raccontare in questo medaglione l’avventura umana di Matteo Ricci.

L’AUTORE:

Jonathan Spence, nato in Inghilterra nel 1936, è docente di storia presso la Yale University. Considerato uno dei maggiori esperti della Cina moderna, Spence è autore di un notevole corpus di opere: To Change China: Western Advisers in China 1620-1960 (1969), The Death of Woman Wang (1978), The Gate of Heavenly Peace: The Chinese and Their Revolution, 1895-1980 (1981) e Imperatore della Cina, Autoritratto di K’ang-hsi (Adelphi 1986), e The Search for Modern China (1990).

TUTTI I LIBRI SONO DISPONIBILI NELLA LIBRERIA DELL’[email protected]

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Luigi RipariLA CROCE E IL DRAGO. MATTEO RICCI IL GESUITA MANDARINO IN CINAElledici editore, 2009pp.24, RMB-Yuan 40

路易齐·里巴利《十字架和龙。耶稣会士利玛窦,一个中国朝廷的官员》Elledici出版社 (2009)

La storia a fumetti di Padre Matteo Ricci, il gesuita missionario vissuto tra il 1552 e il 1610. Un uomo desideroso di conoscenza, dotato di vasta cultura filosofica e scientifica, sostenuto da una profonda fede arricchita dal rispettoso confronto con altre realtà religiose. Un missionario precursore dei tempi nella sua capacità di avvicinarsi al “diverso”. Uno dei primi e grandi artefici nella realizzazione di un incontro tra Occidente ed Oriente, un canale sul quale ancora oggi si naviga per rendere sempre più profondo e trasparente il contatto tra diverse civiltà. Matteo Ricci entra nell’Impero Cinese, in molti aspetti addirittura antitetico a quello europeo-cristiano, opera con rispetto ed amore ma anche con la determinazione di portare un messaggio di Salvezza. La Cina, riconosciuta da Matteo Ricci come un mondo completamente alieno per lingua, costumi, organizzazione sociale, potere politico e religioso, è la meta di un lungo viaggio non solo fisico e geografico ma anche psicologico che egli compie senza un esercito che lo protegga e senza sete di conquista. Le sue uniche armi sono la fede, la cultura e l’umiltà.

Margherita RedaelliIL MAPPAMONDO CON LA CINA AL CENTRO.FONTI ANTICHE E MEDIAZIONE CULTURALE NELL’OPERA DI MATTEO RICCI S.J.Edizioni ETS, 2007pp.182, RMB-Yuan 120

玛格丽特·拉达艾丽《以中国为中心的世界地图。利玛窦作品中的古代根源和文化沉思》ETS出版社 (2007)

Confrontarsi con la Cina: una sfida dei nostri tempi? L’impresa non è nuova se già quattrocento anni fa Matteo Ricci (1552-1610), gesuita e missionario, vi riuscì con risultati sorprendenti, utilizzando tecniche di gestione della diversità culturale che hanno ancora oggi molto da insegnare.Il libro analizza il contenuto di queste tecniche e la ragione del loro successo. Rintraccia le idee filosofiche e scientifiche della cultura occidentale che Ricci divulga in Cina e mette a confronto per la prima volta i suoi scritti con i classici greci e latini ai quali faceva riferimento. Si fa chiaro, allora, che la cultura umanistica del Ricci, ricostruita qui attraverso nuove ricerche d’archivio, gli permise di farsi mediatore tra due grandi civiltà secondo un piano teorico prestabilito, a cui sono riconducibili le varie manifestazioni della sua attività.

L’AUTORE:

Luigi Ripari è un disegnatore e fumettista italiano che, riprendendo le sue parole, ha voluto «[…] informare i giovani, maceratesi e non, in maniera diretta e chiara come solo un fumetto è capace di fare, sulla vita di questo uomo e missionario eccezionale».

L’AUTRICE:

Margherita Redaelli è nata a Milano nel 1984. ha studiato Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa e ha frequentato un Master in Economia dello sviluppo alla London School of Economics. Si è laureate all’Università di Pisa con una tesi su Matteo Ricci che è alla base di questo lavoro.

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Francesco OcchettaMATTEO RICCI. IL GESUITA AMATO DALLA CINAElledici editore, 2009pp.48, RMB-Yuan 35

弗朗西斯科·奥凯达《利玛窦,受中国爱戴的耶稣会士》Elledici出版社 (2009)

Leggendo la storia di Matteo Ricci ci troviamo di fronte alla vita di un uomo che ha dello straordinario. Astronomo e teologo, studente di diritto e matematico, missionario e diplomatico, scienziato e sinologo: è questa la sintesi della vita di Matteo Ricci, uno tra i più grandi missionari della storia, che riuscì a entrare in Cina per portare il Vangelo “fino agli estremi confini della terra”. Padre Ricci è rimasto un semplice gesuita, non è né santo né martire, ma ha realizzato uno dei più grandi miracoli, facendo incontrare e arricchire le due più grandi civiltà del mondo: quella d’Oriente e quella d’Occidente.

L’AUTORE:

Francesco Occhetta, giornalista nato a Novara nel 1970, si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Fa parte del noviziato della Compagnia di Gesù, un gruppo di gesuiti di Genova. Specializzato in Teologia morale, ha scritto diversi libri: San Giovanni Nepomuceno. Il custode dei segreti (1999), Francesco Saverio. Il gesuita patrono delle missioni (2009), Ignazio di Loyola. Il pellegrino fondatore della Compagnia di Gesù (2009), Giuseppe Moscati. Esempio di santità laica (2009).

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L’AUTORE:

Gjon Kolndrekaj, regista italiano di origine kossovara, si è formato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.Allievo di Joris Evans, ha collaborato con Valerio Zurlini, Miklos Jancso e Frank Capra. Oltre a numerosi documentari per Rai Uno, è autore e regista di programmi televisivi e speciali di successo, come Linea Verde, Made in Italy, Happy Circus, nonché di numerosi film.Ha ideato un Sacro Corano cinematografico interconfessionale, la serie tv Viaggio nei luoghi del sacro per il grande Giubileo del 2000, il docufilm Icone, gli occhi di Dio, il film Passione di Cristo, Madre Teresa una bambina di nome Gonxhe. Si è occupato delle tematiche delle religioni monoteistiche realizzando film ed esclusive mondiali. Numerosi settimanali, quotidiani, trasmissioni televisive e radiofoniche nazionali ed internazionali si sono occupate dei suoi lavori. Ha ricevuto vari premi cinematografici e televisivi in gran parte del mondo con il riconoscimento per le sue qualità artistiche e il suo impegno culturale.

Proeizione speciale del documentario MATTEO RICCI, UN GESUITA NEL REGNO DEL DRAGO

(in italiano, sottotitoli in cinese)di Gjon Kolndrekaj

Teatro dell'Istituto Italiano di Cultura3 febbraio, ore 19.30

纪录片特别放映利玛窦,龙之国度的耶稣会士

(意大利语,中文字幕)克伦德雷卡

意大利文化处剧场2月3日,19.30

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(意)利玛窦,金尼阁 著,何高济,王遵仲,李申 译

利玛窦中国札记——中外关系史名著译丛出 版 社: 中华书局页  数: 739定价:¥46.00

内容简介:

本书主要撰写者是一位在中国生活了多年的欧洲人,他以灵敏的感受和一个旁观者的态度,详尽记录了在中国的传教经历。本书共五卷,第一卷概述当是中国各方面情况;第二至五卷记叙传教士们(包括利玛窦本人)在中国的传教经历。因此,本书对于研究明代中西交通史、关系史和耶稣会入华传教史,乃至明史,都具有弥足珍贵的史料价值。

作者简介:

利玛窦(Mattew Ricci 1552-1610)意大利天主教耶稣会传教士。1582来华,此后三十年一直在中国传教、工作和生活。晚年曾将其在中国的传教经历撰写下来,这便是著名历史文献《利玛窦中国札记》的由来。作为正式介绍西方宗教和欧洲的文化交流作出了无可替代的历史性贡献。

金尼阁(1577-1628)比利时籍耶稣会士。1610年参加了中国传教团。1613年,在回欧洲的途中,他翻译、整理了利玛窦的回忆录。

[美]史景迁 著,陈恒,梅义征 译

利玛窦的记忆之宫:当西方遇到东方出 版 社: 上海远东页  数: 406定价:¥35.00

内容简介:

本书通过对葡、意、拉丁和汉语典籍的广泛研究,以意大利耶稣会士利玛窦于1583年开始的在中国的传教经历为主轴,力求在全球史观的宏观指引下,客观评价利玛窦的生命意义,认真探讨各宗教之间的相互关系,深入研究中国民间风俗和传统文化,从而栩栩如生地再现历史场景。

作者简介:

史景迁,世界著名汉学家,现任美国历史学会主席。1936年生于英国。曾受教于温切斯特大学和剑桥大学。1965年获美国耶鲁大学博士学位,现为耶鲁大学教授。史氏以研究中国历史见长(从他取名蕴含景仰司马迁之意可见他对此专业的热爱)。他以独特的视角观察悠久的中国历史,并以不 一般的“讲故事”的方式向读者介绍他的观察与研究结果。他的作品敏锐、深邃、独特而又“好看”,使他在成为蜚声国际的汉学家的同时,也成为学术畅销书的写作高手。

所 有 图 书 意 大 利 书 屋 有 售[email protected]

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余三乐 石蓉

从利玛窦到汤若望:晚明的耶稣会传教士出版社:上海古籍出版社 页数:354 定价:48元

内容简介:

本书通过故事的叙述,将基督传入晚明中国的历史过程完整生动地展现在读者面前。作为西方汉学界这一领域研究的名著,它建立在严谨的学术研究基础上,所持立场亦较为客观公正。无论出于学术研究还是了解历史的需要,本书都值得一读。

管震湖 (法)裴化行著 译者:管震湖

利玛窦神父传(上、下册)出版社:商务印书馆 定价:27.2元

内容简介:

本书根据献县传教团理财书店1937年版译出,原名《利玛窦神父和当时的中国社会》。利玛窦神父是最早把教会嫁接在中华文明古老树干上的人。他堪为聪明适应异域的表率,凭着巧妙的忍耐,在看来毫无希望的事业中终获成功。闭关自守的民族竟接受了他,造成了文化史上的一般传奇这正是我们现在要研究的课题。

作者简介:

裴化行,法国人,耶酥会士,生于1897年,于上世纪20年代末来中国传教,精通汉文。在神学、宗教史、远东和中国传教史、中国哲学和传统,以及与教育有关的文学艺术和科学方面,有精湛的研究,在这些方面留下的卷帙浩繁的著作,发表了值得注意的见解。

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A questo numero ha collaborato 本期合作者:

Paolo Sabbatini

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Febbraio – ogni venerdì ore 19.30, ingresso libero Istituto Italiano di Cultura di Pechino

VEN 5 – Amore che vieni amore che vai

Lo sfondo e il contesto sono il porto, i vicoli, le strade ed alcuni locali notturni della Genova 1963. Tre uomini. Un contrabbandiere di origine francese, Bernard, passato dalla resistenza alla malavita marsigliese. Un giovanissimo “pappone per caso”, Carlo, sognatore e indolente. Un duro pastore sardo, membro dell’anonima sequestri, rifugiatosi a Geno-va per rifarsi una vita. Bernard li coinvolge in un colpo tanto grosso da poter cambiare la loro vita per sempre.Tratto dal romanzo Un destino ridicolo di Fabrizio De Andrè e Alessan-dro Gennari.

Regista: Daniele CostantiniCast: Fausto Paravidino, Massimo Popolizio, Donatella Finocchiaro, Filippo NigroSott. italiano, 103’, 2008

故事发生在1963年的热那亚,由海港、小巷、道路、夜生活和三个男人组成。法国走私客伯纳德,经历了抵抗运动,最后加入了马赛的犯罪集团。在那里,有年轻的卡罗,他是个梦想家和懒鬼,还有一个撒丁岛牧羊人,匿名成员,逃到热那亚开始新的生活。伯纳德把他们卷入了一场改变了所有人命运的风波。根据法布里奇奥·德·安德雷和阿莱桑德罗·杰纳里小说《荒诞的命运》改编。

导演:达涅莱·科斯坦迪尼主演:法乌斯多·帕拉维蒂诺,马西莫·波波里邱,多纳黛拉·菲诺齐亚罗,菲利普·尼格若字幕:意大利语,103’,2008

2010年2月5日--爱情来来往往

二月--每周五19:30,免费入场北京意大利文化处

VEN 26 – Carnera -The Walking Mountain

Primo Carnera pesa alla nascita otto chili e a dieci anni il banco di scuola è già troppo piccolo per contenere la mole e le proporzioni del campione che sarebbe diventato nel Nuovo Mondo. Nato sulle mon-tagne del Friuli, Primo conosce la fame ed è costretto ad emigrare in Francia per sopravvivere. Approdata sulla pista polverosa di un circo, l’imponenza fisica del gigante friulano, due metri per centoventi chi-li, colpisce l’immaginazione dell’ex campione di pesi massimi Paul Journèe. Costruita una vincente carriera da professionista, Primo Carnera attraversa in prima classe l’oceano e si guadagna il titolo di campione del mondo dei pesi massimi contro Jack Sharkey nell’arena del Madison Square Garden gremita di italiani esultanti. Era il 1933 e il regime fascista si impadronì del mito, esibendone le virtù fisiche e morali e sollecitando l’orgoglio patriottico.

Regista: Renzo MartinelliCast: Andrea Iaia, Anna Valle, Paolo Seganti, Burt, YoungSott. cinese, 115’, 2008

1933年6月29日,普里莫·卡尔内拉战胜杰克·沙基,成为另一位非美国籍的世界重量级拳王。他在两次卫冕成功后,于1934年6月 14日输给马克斯·贝尔,王冠易主。 卡尔内拉是被一位法国的经纪人从一个马戏团发现后,才走上拳击之路的,他巨大的身材曾被人们称为“移动的阿尔卑斯山”。就像他的外貌一 样,他动作非常迟钝,然而,他的拳头一旦击中目标即力大无比,几乎可以摧毁一切。由于他受到黑社会的操纵和摆布,加上这样的背景,因此他很多次胜利都可以 说是不战而胜,对手因受到恐吓而佯装倒地。 1933年,卡尔内拉在美国将白人拳手阿尼·沙夫打死在拳台上,这实际上是黑社会设下的一个阴谋。同年,他以一组右直拳将沙基击倒,成为 意大利历史上第一位世界重量级冠军。他在第3次卫冕战中,不敌美国人马克斯·贝尔暴风雨般的重拳,连续数次被击倒,最终将王位让与对手。 卡尔内拉的经历非常凄惨。迫于黑社会的威胁,他不停地参赛,以至被打得半身瘫痪。为了生计他还参加了摔跤比赛。由于人们对其背景不太了解,他被视为拳坛上一位有争议的人物。

导演:兰佐·马迪内里主演:安德烈·亚亚,安娜·瓦乐,保罗·塞格迪,波特·扬字幕:中文,115’,2008

2010年2月26日--拳击场上的移动山脉

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虎年快乐

Felice Anno della Tigre