Contatto sev 2015 04

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GAA 6500 Bellinzona 1 Mutazioni: SEV casella postale 3000 Berna 6 N. 04 5 marzo 2015 91.mo anno Tel. 091 825 01 15 - Fax 091 826 19 45 - E-mail: [email protected], Internet: www.sev-online.ch Il vecchio leone Jean Ziegler è tornato a ruggire. Pagine 6 e 7 Intervista I subappaltatori dei TPG con sede in Francia, che effettuano corse in Svizzera, devono adeguarsi alla direttiva dei salari minimi. Pagina 20 Focus.sev ... ovvero la carta vincente del SEV. Che inizi la partita! Pagina 8 Solidarietà... Beim SEV spielt die Solidarität. Au SEV, on joue la carte de la solidarité. Solidarietà: la carta vincente del SEV. René Brülhart Autista di bus «Sono anche un macchinista» «Sono anche un autista di bus» Hans-Ruedi Schürch Macchinista, Presidente centrale LPV Il personale FFS non vuole essere il solo a pagare per mantenere il livello delle prestazioni della cassa pensioni. Lo hanno ribadito in toni molto chiari i delegati giovedì scorso a Berna, esigen- do che anche le FFS si assumano la loro parte di oneri. Per evitare la diminuzio- ne delle rendite derivante da questi provvedimenti, la cassa pensioni neces- sita di un importante aumento degli averi accumulati. Un primo provvedi- mento in tal senso è stato l’aumento dei contributi di vecchiaia del 2,5 per- cento, ripartiti in modo paritetico tra datori di lavoro e assicurati. L’aumento dei contributi non permette però di compensare il calo della rendita di chi è vicino al pensionamento. Le FFS hanno manifestato la disponibilità di operare un versamento unico tra 500 e 690 mi- lioni. La discussione era giunta a que- sto punto il 15 gennaio, quando la ban- ca nazionale ha deciso di abbandonare il corso fisso dell’euro. Una decisione che ha indotto le FFS ad annunciare un ripensamento sulla loro partecipazione, che è stato evidentemente molto mal recepito dai delegati alla conferenza CCL. Alle pagine 2 e 3 Conferenza CCL Giù le mani dalla mia cassa pensione Se pensate che sia giusto che le donne vengano pagate meno degli uomini per un lavoro di pari valore; se pensate che sia giusto che le discriminazioni si declinino solo al femminile, allora non sarete in piazza il 7 marzo a Berna. Ricordia- mo però che la precarietà che ha sempre colpito le donne, colpisce adesso anche gli uomini. Non sarebbe ora di chiedere a gran voce la parità? Allora venite a Berna con noi. Ci conteremo! a pagina 5 Le cifre dell’ingiustizia In questi ultimi anni i mezzi di sorve- glianza degli impiegati si sono molti- plicati: sistemi informatici che spiano, videocamere, registrazioni delle con- versazioni telefoniche, geolocalizzazio- ni, insomma un vero arsenale da gran- de fratello. Il datore di lavoro ha senza dubbio dei diritti, ma anche i dipenden- ti. Occhi aperti dunque sulle derive e le illecite intrusioni. Alle pagine 10, 11 e 12 L’occhio del grande fratello Quando si parla di sorveglian- za dei lavoratori e delle lavora- trici, la legge è piuttosto vaga e si presta ad ampie interpre- tazioni. I/le dipendenti hanno interesse a tenere gli occhi aperti, anche se la sorveglian- za può, a volte, essere utile anche a loro. Protezione dei lavoratori e delle lavoratrici in una società sempre più sorvegliata Spiati dappertutto, che angoscia...

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Page 1: Contatto sev 2015 04

GAA6500 Bellinzona 1

Mutazioni:SEV casella postale 3000 Berna 6

N. 04

5 marzo201591.mo anno

Tel. 091 825 01 15 - Fax 091 826 19 45 - E-mail: [email protected], Internet: www.sev-online.ch

Il vecchio leone JeanZiegler è tornato aruggire.

Pagine 6 e 7

IntervistaI subappaltatori dei TPG con sede in Francia,che effettuano corse in Svizzera, devonoadeguarsi alla direttiva dei salari minimi.

Pagina 20

Focus.sev... ovvero la cartavincente del SEV.Che inizi la partita!

Pagina 8

Solidarietà...

Beim

SEV

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«Sono ancheun autista di bus»

Hans-Ruedi Schürch M

acchinista, Presidente centrale LPV

■ Il personale FFS non vuole essere ilsolo a pagare per mantenere il livellodelle prestazioni della cassa pensioni.Lo hanno ribadito in toni molto chiari idelegati giovedì scorso a Berna, esigen-do che anche le FFS si assumano la loroparte di oneri. Per evitare la diminuzio-ne delle rendite derivante da questiprovvedimenti, la cassa pensioni neces-sita di un importante aumento degliaveri accumulati. Un primo provvedi-

mento in tal senso è stato l’aumentodei contributi di vecchiaia del 2,5 per-cento, ripartiti in modo paritetico tradatori di lavoro e assicurati. L’aumentodei contributi non permette però dicompensare il calo della rendita di chi èvicino al pensionamento. Le FFS hannomanifestato la disponibilità di operareun versamento unico tra 500 e 690 mi-lioni. La discussione era giunta a que-sto punto il 15 gennaio, quando la ban-

ca nazionale ha deciso di abbandonareil corso fisso dell’euro. Una decisioneche ha indotto le FFS ad annunciare unripensamento sulla loro partecipazione,che è stato evidentemente molto malrecepito dai delegati alla conferenzaCCL.

Alle pagine 2 e 3

Conferenza CCL

Giù le mani dalla mia cassa pensioneSe pensate che sia giusto che ledonne vengano pagate meno degliuomini per un lavoro di pari valore;se pensate che sia giusto che lediscriminazioni si declinino solo alfemminile, allora non sarete inpiazza il 7 marzo a Berna. Ricordia-mo però che la precarietà che hasempre colpito le donne, colpisceadesso anche gli uomini. Nonsarebbe ora di chiedere a gran vocela parità? Allora venite a Berna connoi. Ci conteremo! a pagina 5

Le cifre dell’ingiustizia

In questi ultimi anni i mezzi di sorve-glianza degli impiegati si sono molti-plicati: sistemi informatici che spiano,videocamere, registrazioni delle con-versazioni telefoniche, geolocalizzazio-ni, insomma un vero arsenale da gran-de fratello. Il datore di lavoro ha senzadubbio dei diritti, ma anche i dipenden-ti. Occhi aperti dunque sulle derive e leillecite intrusioni.

Alle pagine 10, 11 e 12

L’occhio del grande fratelloQuando si parla di sorveglian-za dei lavoratori e delle lavora-trici, la legge è piuttosto vagae si presta ad ampie interpre-tazioni. I/le dipendenti hannointeresse a tenere gli occhiaperti, anche se la sorveglian-za può, a volte, essere utileanche a loro.

Protezione dei lavoratori e delle lavoratrici in una società sempre più sorvegliata

Spiati dappertutto, che angoscia...

Page 2: Contatto sev 2015 04

ATTUALITÀ ......

2contatto.sevN. 04/155.3.2015

Infrastruttura■ Nell’ambito del programma«Sviluppo futuro dell’infrastrut-tura ferroviaria» (SIF) il Consi-glio federale ha approvato laquinta convenzione tra laConfederazione e le FFS. Ciòpermetterà di realizzareun’ulteriore serie di opere,grazie a un pacchetto checomprende sei progetti. Dei 170milioni di franchi stanziati, 125saranno impiegati per laseparazione dei flussi di trafficoWylerfeld a Berna. Il program-ma SIF, che dovrebbe concluder-si entro il 2025, è la prosecuzio-ne del progetto Ferrovia 2000.Con l’approvazione, in dataodierna, della quinta conven-zione risultano sbloccati più di2 dei 5,4 miliardi stanziaticomplessivamente per la suarealizzazione. Il programma SIFè strettamente connesso alprogramma di sviluppo strategi-co dell’infrastruttura ferroviaria(PROSSIF), che è parte integran-te del progetto di finanziamentoe ampliamento dell’infrastruttu-ra ferroviaria (FAIF) approvato il9 febbraio 2014 in votazionepopolare. La prima fase diampliamento PROSSIF, approva-ta assieme al progetto FAIF,sarà realizzata entro il 2025 incontemporanea con il progettoSIF.

IN BREVE

Questo incidente presenta di-versi aspetti comuni con i duegravi incidenti avvenuti nel2013, con il treno regionaleche non ha rispettato il segna-le d’uscita chiuso, urtando untreno in transito. Vi sono peròanche chiare differenze: la sta-zione di Rafz è comandata a di-

stanza da un impianto di sicu-rezza di ultima generazione edotata di sistema ZUB che, se-condo le affermazioni delle FFSdovrebbe impedire simili inci-denti. Come spesso accade incaso di incidente, vi sono statealcune particolarità: il trenoregionale era giunto a Rafz avuoto per effettuarvi un’inver-sione di marcia. Dato che que-sto genere di manovra vienesvolta raramente, la stazionenon era dotata di blocco deltreno in partenza, ma solo diuna protezione in prossimitàdel segnale d’uscita. Inoltre,l’interregio circolava in ritardo,

per cui era stato instradato sulbinario a destra del regionale,mentre di solito transita a sini-stra. Il segnale di uscita è si-tuato piuttosto distante dalpunto di fermata e ciò ha per-messo alla moderna composi-zione del regionale di accelera-re sino a 59 km/h, prima cheentrasse in funzione lo ZUB.Anche questa volta, le FFS han-no reagito con un provvedi-mento immediato: i treni inuscita su binari non assicuratisu tutta la lunghezza non do-vranno superare i 40 km/h si-no al segnale. I calcoli hannodimostrato che a Rafz questa

misura avrebbe permesso difermare il treno in tempo utile.Manfred Haller, capo della con-dotta treni viaggiatori, hasmentito qualsiasi nesso tral’incidente e il fatto che en-trambi i treni fossero guidatida un aspirante accompagnatoda un formatore (ai comandidell’interregio vi era l’aspiran-te, a quelli del regionale il for-matore). Gli aspiranti ricevonouna formazione approfonditaprima di andare in cabina equeste formazioni pratiche so-no indispensabili per acquisirele conoscenze di tratta. Attual-mente, un treno su dieci deve

essere utilizzato per formarenuovo personale.Per il SEV, questo incidenteconferma la necessità di col-mare le lacune dei sistemi disicurezza: «la nostra rete è or-mai satura e dobbiamo quindiassicurare nel modo più com-pleto possibile tutte le corse,anche quelle necessarie nei ca-si di interruzioni di tratta. Mac-chinisti e clienti meritano di-spositivi di sicurezza completied efficienti» ha commentato ilpresidente centrale della LPVHans-Ruedi Schürch.

pmo

I rischi residui del ZUBL’incidente di Rafz risveglia tristi ricordi del 2013

Il 20 febbraio a Rafz si èverificata una collisionetra un regionale ed uninterregio che ha causa-to 6 feriti. I due piùgravi erano di nuovomacchinisti.

Lo hanno ribadito in toni moltochiari i delegati giovedì scorsoa Berna, esigendo che anche leFFS si assumano la loro partedi oneri.

La posta in palioNel primo numero di quest’an-no, abbiamo riferito delle deci-sioni del consiglio di fondazio-ne prese a fine anno: dal 1°gennaio 2016 il tasso tecnicod’interesse verrà abbassatodal 3 al 2,5%. Ciò comportaanche una riduzione del tassodi conversione e, di conse-guenza, delle rendite versatedopo tale data. Il consiglio hainoltre deciso l’introduzionedelle cosiddette tavole genera-zionali, che prevedono un tas-so di conversione calante a se-conda dell’anno di nascita, pertener consto del continuo au-mento dell’aspettativa di vita.Per evitare la diminuzione del-le rendite derivante da questiprovvedimenti, la cassa pen-sioni necessita di un importan-

te aumento degli averi accu-mulati. Un primo provvedimen-to in tal senso é stato l’aumen-to dei contributi di vecchiaiadel 2,5 percento, ripartiti inmodo paritetico tra datori dilavoro e assicurati.

Rivalutare le renditedi chi è prossimo alla pensioneL’aumento dei contributi nonpermette però di compensare ilcalo della rendita di chi è vicinoal pensionamento. Le FFS han-no manifestato la disponibilitàdi operare un versamento unicotra 500 e 690 milioni, chieden-do in contropartita al personalela rinuncia ad un giorno di va-canza dal 2016 al 2018 e la ri-nuncia ad aumenti generaliz-zati di stipendio dal 2017 al2020, con una clausola di sal-vaguardia che permetterebbedi ritornare su questa rinuncianel caso in cui il rincaro supe-rasse l’1,2 percento. Lo 0,8 per-cento della massa salariale pergli aumenti individuali verrebbeper contro mantenuto.La discussione era giunta aquesto punto il 15 gennaio,quando la banca nazionale hadeciso di abbandonare il corsofisso dell’euro. Una decisione

che ha indotto le FFS ad annun-ciare un ripensamento sulla lo-ro partecipazione, che è statoevidentemente molto mal rece-pito dai delegati alla conferen-za CCL. «Le trattative non sonointerrotte, ma al momento nonsiamo in grado di presentarviun accordo», ha spiegato il pre-sidente Giorgio Tuti. «Siamoconsapevoli che il tempo strin-ge. In mancanza di un accordosui provvedimenti di accompa-gnamento, non potremo far al-tro che consigliare alle 2600colleghe e colleghi interessati,di chiedere il pensionamentoper il 1o dicembre, in modo dabeneficiare ancora delle condi-zioni attuali».Una valutazione condivisa datutta la sala, in cui la rabbiaera palpabile: «Le FFS devonoimpegnarsi in misura maggio-re»; «e lo devono fare in tempibrevi, in quanto i colleghi han-no il diritto di disporre del tem-po necessario per riflettere sulloro futuro. E se ne hanno lapossibilità, di andare in pen-sione prima di veder compro-messe le loro prestazioni pre-videnziali» è stato ribadito daalcuni interventi.Altri hanno sottolineato ulte-

riori aspetti dolenti delle misu-re decise dalla CP FFS: «avre-mo già una trattenuta del-l’1 percento per finanziare ilmodello di pensionamento Va-lida. Questo aumento dei con-tributi significa il 2,5 percentodi meno, su salari che sono giàtra i più bassi delle FFS» ha in-dicato un collega della mano-vra. Un delegato ha ricordatoanche i continui aumenti deipremi dell’assicurazione ma-lattia che gravano sui bilancidelle famiglie: «non possiamocontinuare ad inginocchiarcidavanti alle richieste delle FFS,che da anni smantellano postidi lavoro, razionalizzando edeconomizzano a spese del per-sonale che invece da 15 anni èconfrontato a continue perditedel potere di acquisto. Una vol-ta, erano in molti ad avere lelacrime agli occhi quando a 65anni dovevano andare in pen-sione. Oggi, a 50 anni, non ve-dono l’ora di poterlo fare». Unintervento che ha suscitato so-nori applausi!Altri interventi hanno richiama-to le FFS alle loro responsabili-tà e alla necessità di recupera-re attrattiva sul mercato dellavoro, anche grazie ad una

Cassa pensioni FFS: persoConferenza CCL FFS-FFS Cargo del 26 febbraio

Il personale FFS nonvuole essere il solo apagare per mantenere illivello delle prestazionidella cassa pensioni.

ATTUALITÀ

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contatto.sevN. 04/155.3.2015

cassa pensioni in buona salu-te.E c’è stato anche chi ha difesoil pacchetto di misure tratteg-giato, giudicandolo equilibratoe con concessioni «accettabili»da parte del personale.Manuel Avallone, vicepresiden-te SEV, ha ricordato la necessi-tà di salvaguardare le condi-zioni di avanzamento deicolleghi giovani, per i quali evi-dentemente la cassa pensionenon costituisce (ancora) unproblema prioritario, oltre alleesigenze di salvaguardare leprestazioni di chi invece intrav-vede la dirittura d’arrivo.«Le FFS vogliono sottoporciuna nuova proposta. Da partenostra, non mancheremo di farsentire con decisione nella di-scussione i suggerimenti e leindicazioni emerse oggi dallaconferenza CCL», ha assicuratoGiorgio Tuti.Per fare il punto su questo te-ma importante e delicato è sta-ta convocata un’altra conferen-za CCL il 15 aprile.

Vivian Bologna

onale arrabbiato

La discussione ha ripreso anche diversi temi del nuovo CCL FFS.

Il segretario sindacale UrsHuber ha invitato i delegatidella conferenza CCL a prestaregrande attenzione sui conteggidi stipendio, in particolare chilavora nel settore I-IH. «Abbia-mo riscontrato situazioniinaccettabili, con supplementidi tempo non conteggiati oconteggiati in moto errato eindennità per lavoro notturno e

domenicale non pagate. Hosentito di problemi analoghi inaltri settori. Comunicatecisubito queste situazioni».Anche Martin Allemann hainvitato a verificare e aconservare tutti i documenti:«sono indispensabili perricostruire correttamente lesituazioni e far valere i nostridiritti!»

INFO

Occhio al tempo di lavoro e alle indennità!

Dopodomani, sabato 7 marzo, si svolgerà a Bernauna manifestazione nazionale destinata a passarealla storia, in quanto indetta da non meno di 48organizzazioni che coprono tutto il campo politicoda sinistra a destra. Un fatto mai visto prima.

Noi del SEV ci ritroveremo dalle 12.30 sulla Schüt-zenmatte (nei pressi del nostro furgone), da dovepartiremo alla volta della piazza federale, dove vo-

gliamo dare un importante segnale di solidarietà,in favore della parità salariale e contro l’innalza-mento dell’età di pensionamento.

Perché lo facciamo?

Perché è importante dare un segnale forte in favo-re della parità (con controlli validi) e per fermare icontinui aumenti dell’età di pensione. Per questoabbiamo bisogno che ogni uomo e ogni donnapartecipi alla manifestazione. Essa riguarda tutti!Uomini e donne! Magari i suoi temi non toccano ipensionati attuali, ma toccheranno i loro figli e ni-poti. Chi non è d’accordo che ogni anno si rispar-mino 7,7 miliardi di franchi a spese dei salari fem-minili, lo deve dimostrare. Rafforzeremo cosìanche la posizione del Consiglio federale , final-mente deciso a realizzare la parità salariale.

Una parità che da molti decenni è iscritta anchenella Costituzione federale, senza che per questosia diventata realtà. Vi sono adesso alcuni tenoridella politica che chiedono persino di eliminare al-cuni progressi in questo campo a seguito della cri-si dell’euro. Il 7 marzo ti darà la possibilità di so-stenere le donne che hanno diritto, come tutti, adun salario equo. Dobbiamo dirlo chiaro e forte:vogliamo la parità, ora e in tutti i settori.

L’età di pensionamento è da anni un tasto dolentedella politica. Sino ad alcuni anni fa, le donne po-tevano andare in pensione a 62 anni, poi a 64 eadesso si vuole parificarla a quella degli uominiportandola a 65 anni. Nel contempo, le associazio-ni padronali e Economiesuisse vogliono ulterior-mente aumentare l’età generale di pensionamentoa 67 anni entro il 2018, mentre il Consiglio federa-le, nella sua visione di AVS 2020, prospetta addi-rittura una flessibilizzazione sino ai 70 anni.Vogliamo proprio andare in questa direzione, so-prattutto se consideriamo che chi ha la disgraziadi perdere il posto di lavoro dopo i 50 anni nonriesce a trovare un nuovo impiego? Io penso pro-prio di no! Il 7 marzo ci darà l’occasione di dare unsegnale chiaro contro questi intendimenti.

Una manifestazione per due temi: la parità, ora esubito e basta agli aumenti dell’età di pensiona-mento. Due temi sui quali dobbiamo esprimerci inmodo chiaro, in questo giorno storico.

EDITORIALE

«Libertà parità, solidarità –per la parità salariale ora e subito!»Lucie Waser, incaricata per le pari opportunità del SEV

È l’avvertimento contro le pra-tiche di dumping sociale dellaCorte di giustizia europea, chein una sentenza su una causatra un’impresa polacca e unsindacato finlandese ricordache la direttiva UE prevede che«in materia di tariffe minimesalariali, le condizioni di lavoroe di occupazione garantite ai

lavoratori distaccati siano fis-sate dalla normativa dello Sta-to membro ospitante e/o, nelsettore edile, dai contratti col-lettivi dichiarati di applicazio-ne generale nello Stato mem-bro ospitante». Il caso nascequando l’impresa polacca Esainvia 186 neoassunti su uncantiere in Finlandia senzaconcedere loro la retribuzioneminima spettante in base aicontratti collettivi finlandesidel settore. Questi ultimi si ri-volgono così al sindacato di ca-tegoria finlandese che intentauna causa contro l’azienda inPolonia. La Corte, nella sua re-

cente sentenza ha quindi chia-rito la nozione di «tariffe mini-me salariali» dei lavoratori di-staccati. In questa, oltre adavere riconosciuto al sindacatofinlandese il diritto di ricorsonei confronti dell’impresa po-lacca, si rileva che l’indennitàgiornaliera per il distacco deveessere contabilizzata nel sala-rio minimo ma non è versatacome rimborso delle spese ex-tra dovute al distacco.

Le imprese che distac-cano i lavoratori in unaltro paese UE devonorispettarne le norme inmateria di salari e dirit-to del lavoro.

Sentenza sul dumpingDa parte della Corte di giustizia europea

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Infrastruttura■ Nell’ambito del programma«Sviluppo futuro dell’infrastrut-tura ferroviaria» (SIF) il Consi-glio federale ha approvato laquinta convenzione tra laConfederazione e le FFS. Ciòpermetterà di realizzareun’ulteriore serie di opere,grazie a un pacchetto checomprende sei progetti. Dei 170milioni di franchi stanziati, 125saranno impiegati per laseparazione dei flussi di trafficoWylerfeld a Berna. Il program-ma SIF, che dovrebbe concluder-si entro il 2025, è la prosecuzio-ne del progetto Ferrovia 2000.Con l’approvazione, in dataodierna, della quinta conven-zione risultano sbloccati più di2 dei 5,4 miliardi stanziaticomplessivamente per la suarealizzazione. Il programma SIFè strettamente connesso alprogramma di sviluppo strategi-co dell’infrastruttura ferroviaria(PROSSIF), che è parte integran-te del progetto di finanziamentoe ampliamento dell’infrastruttu-ra ferroviaria (FAIF) approvato il9 febbraio 2014 in votazionepopolare. La prima fase diampliamento PROSSIF, approva-ta assieme al progetto FAIF,sarà realizzata entro il 2025 incontemporanea con il progettoSIF.

IN BREVE

Questo incidente presenta di-versi aspetti comuni con i duegravi incidenti avvenuti nel2013, con il treno regionaleche non ha rispettato il segna-le d’uscita chiuso, urtando untreno in transito. Vi sono peròanche chiare differenze: la sta-zione di Rafz è comandata a di-

stanza da un impianto di sicu-rezza di ultima generazione edotata di sistema ZUB che, se-condo le affermazioni delle FFSdovrebbe impedire simili inci-denti. Come spesso accade incaso di incidente, vi sono statealcune particolarità: il trenoregionale era giunto a Rafz avuoto per effettuarvi un’inver-sione di marcia. Dato che que-sto genere di manovra vienesvolta raramente, la stazionenon era dotata di blocco deltreno in partenza, ma solo diuna protezione in prossimitàdel segnale d’uscita. Inoltre,l’interregio circolava in ritardo,

per cui era stato instradato sulbinario a destra del regionale,mentre di solito transita a sini-stra. Il segnale di uscita è si-tuato piuttosto distante dalpunto di fermata e ciò ha per-messo alla moderna composi-zione del regionale di accelera-re sino a 59 km/h, prima cheentrasse in funzione lo ZUB.Anche questa volta, le FFS han-no reagito con un provvedi-mento immediato: i treni inuscita su binari non assicuratisu tutta la lunghezza non do-vranno superare i 40 km/h si-no al segnale. I calcoli hannodimostrato che a Rafz questa

misura avrebbe permesso difermare il treno in tempo utile.Manfred Haller, capo della con-dotta treni viaggiatori, hasmentito qualsiasi nesso tral’incidente e il fatto che en-trambi i treni fossero guidatida un aspirante accompagnatoda un formatore (ai comandidell’interregio vi era l’aspiran-te, a quelli del regionale il for-matore). Gli aspiranti ricevonouna formazione approfonditaprima di andare in cabina equeste formazioni pratiche so-no indispensabili per acquisirele conoscenze di tratta. Attual-mente, un treno su dieci deve

essere utilizzato per formarenuovo personale.Per il SEV, questo incidenteconferma la necessità di col-mare le lacune dei sistemi disicurezza: «la nostra rete è or-mai satura e dobbiamo quindiassicurare nel modo più com-pleto possibile tutte le corse,anche quelle necessarie nei ca-si di interruzioni di tratta. Mac-chinisti e clienti meritano di-spositivi di sicurezza completied efficienti» ha commentato ilpresidente centrale della LPVHans-Ruedi Schürch.

pmo

I rischi residui del ZUBL’incidente di Rafz risveglia tristi ricordi del 2013

Il 20 febbraio a Rafz si èverificata una collisionetra un regionale ed uninterregio che ha causa-to 6 feriti. I due piùgravi erano di nuovomacchinisti.

Lo hanno ribadito in toni moltochiari i delegati giovedì scorsoa Berna, esigendo che anche leFFS si assumano la loro partedi oneri.

La posta in palioNel primo numero di quest’an-no, abbiamo riferito delle deci-sioni del consiglio di fondazio-ne prese a fine anno: dal 1°gennaio 2016 il tasso tecnicod’interesse verrà abbassatodal 3 al 2,5%. Ciò comportaanche una riduzione del tassodi conversione e, di conse-guenza, delle rendite versatedopo tale data. Il consiglio hainoltre deciso l’introduzionedelle cosiddette tavole genera-zionali, che prevedono un tas-so di conversione calante a se-conda dell’anno di nascita, pertener consto del continuo au-mento dell’aspettativa di vita.Per evitare la diminuzione del-le rendite derivante da questiprovvedimenti, la cassa pen-sioni necessita di un importan-

te aumento degli averi accu-mulati. Un primo provvedimen-to in tal senso é stato l’aumen-to dei contributi di vecchiaiadel 2,5 percento, ripartiti inmodo paritetico tra datori dilavoro e assicurati.

Rivalutare le renditedi chi è prossimo alla pensioneL’aumento dei contributi nonpermette però di compensare ilcalo della rendita di chi è vicinoal pensionamento. Le FFS han-no manifestato la disponibilitàdi operare un versamento unicotra 500 e 690 milioni, chieden-do in contropartita al personalela rinuncia ad un giorno di va-canza dal 2016 al 2018 e la ri-nuncia ad aumenti generaliz-zati di stipendio dal 2017 al2020, con una clausola di sal-vaguardia che permetterebbedi ritornare su questa rinuncianel caso in cui il rincaro supe-rasse l’1,2 percento. Lo 0,8 per-cento della massa salariale pergli aumenti individuali verrebbeper contro mantenuto.La discussione era giunta aquesto punto il 15 gennaio,quando la banca nazionale hadeciso di abbandonare il corsofisso dell’euro. Una decisione

che ha indotto le FFS ad annun-ciare un ripensamento sulla lo-ro partecipazione, che è statoevidentemente molto mal rece-pito dai delegati alla conferen-za CCL. «Le trattative non sonointerrotte, ma al momento nonsiamo in grado di presentarviun accordo», ha spiegato il pre-sidente Giorgio Tuti. «Siamoconsapevoli che il tempo strin-ge. In mancanza di un accordosui provvedimenti di accompa-gnamento, non potremo far al-tro che consigliare alle 2600colleghe e colleghi interessati,di chiedere il pensionamentoper il 1o dicembre, in modo dabeneficiare ancora delle condi-zioni attuali».Una valutazione condivisa datutta la sala, in cui la rabbiaera palpabile: «Le FFS devonoimpegnarsi in misura maggio-re»; «e lo devono fare in tempibrevi, in quanto i colleghi han-no il diritto di disporre del tem-po necessario per riflettere sulloro futuro. E se ne hanno lapossibilità, di andare in pen-sione prima di veder compro-messe le loro prestazioni pre-videnziali» è stato ribadito daalcuni interventi.Altri hanno sottolineato ulte-

riori aspetti dolenti delle misu-re decise dalla CP FFS: «avre-mo già una trattenuta del-l’1 percento per finanziare ilmodello di pensionamento Va-lida. Questo aumento dei con-tributi significa il 2,5 percentodi meno, su salari che sono giàtra i più bassi delle FFS» ha in-dicato un collega della mano-vra. Un delegato ha ricordatoanche i continui aumenti deipremi dell’assicurazione ma-lattia che gravano sui bilancidelle famiglie: «non possiamocontinuare ad inginocchiarcidavanti alle richieste delle FFS,che da anni smantellano postidi lavoro, razionalizzando edeconomizzano a spese del per-sonale che invece da 15 anni èconfrontato a continue perditedel potere di acquisto. Una vol-ta, erano in molti ad avere lelacrime agli occhi quando a 65anni dovevano andare in pen-sione. Oggi, a 50 anni, non ve-dono l’ora di poterlo fare». Unintervento che ha suscitato so-nori applausi!Altri interventi hanno richiama-to le FFS alle loro responsabili-tà e alla necessità di recupera-re attrattiva sul mercato dellavoro, anche grazie ad una

Cassa pensioni FFS: persoConferenza CCL FFS-FFS Cargo del 26 febbraio

Il personale FFS nonvuole essere il solo apagare per mantenere illivello delle prestazionidella cassa pensioni.

ATTUALITÀ

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contatto.sevN. 04/155.3.2015

cassa pensioni in buona salu-te.E c’è stato anche chi ha difesoil pacchetto di misure tratteg-giato, giudicandolo equilibratoe con concessioni «accettabili»da parte del personale.Manuel Avallone, vicepresiden-te SEV, ha ricordato la necessi-tà di salvaguardare le condi-zioni di avanzamento deicolleghi giovani, per i quali evi-dentemente la cassa pensionenon costituisce (ancora) unproblema prioritario, oltre alleesigenze di salvaguardare leprestazioni di chi invece intrav-vede la dirittura d’arrivo.«Le FFS vogliono sottoporciuna nuova proposta. Da partenostra, non mancheremo di farsentire con decisione nella di-scussione i suggerimenti e leindicazioni emerse oggi dallaconferenza CCL», ha assicuratoGiorgio Tuti.Per fare il punto su questo te-ma importante e delicato è sta-ta convocata un’altra conferen-za CCL il 15 aprile.

Vivian Bologna

onale arrabbiato

La discussione ha ripreso anche diversi temi del nuovo CCL FFS.

Il segretario sindacale UrsHuber ha invitato i delegatidella conferenza CCL a prestaregrande attenzione sui conteggidi stipendio, in particolare chilavora nel settore I-IH. «Abbia-mo riscontrato situazioniinaccettabili, con supplementidi tempo non conteggiati oconteggiati in moto errato eindennità per lavoro notturno e

domenicale non pagate. Hosentito di problemi analoghi inaltri settori. Comunicatecisubito queste situazioni».Anche Martin Allemann hainvitato a verificare e aconservare tutti i documenti:«sono indispensabili perricostruire correttamente lesituazioni e far valere i nostridiritti!»

INFO

Occhio al tempo di lavoro e alle indennità!

Dopodomani, sabato 7 marzo, si svolgerà a Bernauna manifestazione nazionale destinata a passarealla storia, in quanto indetta da non meno di 48organizzazioni che coprono tutto il campo politicoda sinistra a destra. Un fatto mai visto prima.

Noi del SEV ci ritroveremo dalle 12.30 sulla Schüt-zenmatte (nei pressi del nostro furgone), da dovepartiremo alla volta della piazza federale, dove vo-

gliamo dare un importante segnale di solidarietà,in favore della parità salariale e contro l’innalza-mento dell’età di pensionamento.

Perché lo facciamo?

Perché è importante dare un segnale forte in favo-re della parità (con controlli validi) e per fermare icontinui aumenti dell’età di pensione. Per questoabbiamo bisogno che ogni uomo e ogni donnapartecipi alla manifestazione. Essa riguarda tutti!Uomini e donne! Magari i suoi temi non toccano ipensionati attuali, ma toccheranno i loro figli e ni-poti. Chi non è d’accordo che ogni anno si rispar-mino 7,7 miliardi di franchi a spese dei salari fem-minili, lo deve dimostrare. Rafforzeremo cosìanche la posizione del Consiglio federale , final-mente deciso a realizzare la parità salariale.

Una parità che da molti decenni è iscritta anchenella Costituzione federale, senza che per questosia diventata realtà. Vi sono adesso alcuni tenoridella politica che chiedono persino di eliminare al-cuni progressi in questo campo a seguito della cri-si dell’euro. Il 7 marzo ti darà la possibilità di so-stenere le donne che hanno diritto, come tutti, adun salario equo. Dobbiamo dirlo chiaro e forte:vogliamo la parità, ora e in tutti i settori.

L’età di pensionamento è da anni un tasto dolentedella politica. Sino ad alcuni anni fa, le donne po-tevano andare in pensione a 62 anni, poi a 64 eadesso si vuole parificarla a quella degli uominiportandola a 65 anni. Nel contempo, le associazio-ni padronali e Economiesuisse vogliono ulterior-mente aumentare l’età generale di pensionamentoa 67 anni entro il 2018, mentre il Consiglio federa-le, nella sua visione di AVS 2020, prospetta addi-rittura una flessibilizzazione sino ai 70 anni.Vogliamo proprio andare in questa direzione, so-prattutto se consideriamo che chi ha la disgraziadi perdere il posto di lavoro dopo i 50 anni nonriesce a trovare un nuovo impiego? Io penso pro-prio di no! Il 7 marzo ci darà l’occasione di dare unsegnale chiaro contro questi intendimenti.

Una manifestazione per due temi: la parità, ora esubito e basta agli aumenti dell’età di pensiona-mento. Due temi sui quali dobbiamo esprimerci inmodo chiaro, in questo giorno storico.

EDITORIALE

«Libertà parità, solidarità –per la parità salariale ora e subito!»Lucie Waser, incaricata per le pari opportunità del SEV

È l’avvertimento contro le pra-tiche di dumping sociale dellaCorte di giustizia europea, chein una sentenza su una causatra un’impresa polacca e unsindacato finlandese ricordache la direttiva UE prevede che«in materia di tariffe minimesalariali, le condizioni di lavoroe di occupazione garantite ai

lavoratori distaccati siano fis-sate dalla normativa dello Sta-to membro ospitante e/o, nelsettore edile, dai contratti col-lettivi dichiarati di applicazio-ne generale nello Stato mem-bro ospitante». Il caso nascequando l’impresa polacca Esainvia 186 neoassunti su uncantiere in Finlandia senzaconcedere loro la retribuzioneminima spettante in base aicontratti collettivi finlandesidel settore. Questi ultimi si ri-volgono così al sindacato di ca-tegoria finlandese che intentauna causa contro l’azienda inPolonia. La Corte, nella sua re-

cente sentenza ha quindi chia-rito la nozione di «tariffe mini-me salariali» dei lavoratori di-staccati. In questa, oltre adavere riconosciuto al sindacatofinlandese il diritto di ricorsonei confronti dell’impresa po-lacca, si rileva che l’indennitàgiornaliera per il distacco deveessere contabilizzata nel sala-rio minimo ma non è versatacome rimborso delle spese ex-tra dovute al distacco.

Le imprese che distac-cano i lavoratori in unaltro paese UE devonorispettarne le norme inmateria di salari e dirit-to del lavoro.

Sentenza sul dumpingDa parte della Corte di giustizia europea

Page 4: Contatto sev 2015 04

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4 SEZIONIcontatto.sevN. 04/155.3.2015

Angelo Stroppini, segretariosindacale SEV, l’ha subito sot-tolineato: «Non è facile, spe-cialmente di questi tempi, tro-vare qualcuno che si metta adisposizione per fare sindaca-to. Eppure ce n’è bisogno». Nesa qualcosa il comitato RPV, acominciare dal presidente del-la sezione Yuri De Biasi, sem-pre alla ricerca di forze nuove,«portatrici di idee ed esperien-ze nuove che possono solo gio-vare all’azione sindacale».Stroppini, nel suo esordio, hadetto: «Basta sfogliare i gior-nali per capire in che marasmasi trova oggi il mondo del lavo-ro. Soprattutto la vostra zonadi confine. Si chiede di lavora-re di più gratuitamente, si chie-dono riduzioni di stipendio, sivuole pagare in euro, si minac-ciano delocalizzazioni. La di-gnità dei lavoratori viene gior-nalmente calpestata».Il sindacalista del SEV ha ricor-dato che ormai l’insicurezza

domina la stragrande maggio-ranza del mercato del lavoro.L’epoca dei contratti di lavoroa durata indeterminata sembraormai terminata. Ma Stroppininon si è limitato a descriverequella che ha ormai assunto icontorni di un’emergenza lavo-ro. Ha pure sottolineato comela delegittimazione dei sinda-cati faccia parte di quell’offen-siva liberista che ha ripreso vi-gore. E il settore dei trasportipubblici - ancora tutelato gra-zie a buoni contatti collettivi dilavoro - deve spalancare gli oc-chi. Inevitabile l’allusione alcaso Crossrail. «Come sapete -ha ricordato Stroppini - il SEVha denunciato questa impresaattiva nel traffico merci, perdumping salariale. Una denun-cia rivolta all’Ufficio federaledei trasporti chiamato, comeorgano di vigilanza, a vegliareal rispetto delle regole. Il lavo-ro svolto in Svizzera deve ri-spettare le condizioni usualinel settore. Il SEV è stato moltochiaro».Di fronte a questi scenari, sipuò ben dire che il nuovo CCLdi FFS e FFS Cargo conserva an-cora una certa forza. «Quelledelle FFS e di FFS Cargo è l’uni-co CCL in Svizzera - ha eviden-ziato Stroppini - che in tempodi crisi impedisce all’azienda

di licenziare per motivi econo-mici o di riorganizzazione!».Il segretario sindacale ha poipassato in rassegna i puntichiave del nuovo CCL. Molticambiamenti rispecchiano i de-sideri formulati dalla base delSEV in occasione di un sondag-gio svolto per preparare il cata-logo delle rivendicazioni. Tra diesse, il pensionamento antici-pato che interessa in modoparticolare anche i manovratoriche svolgono un lavoro usuran-te. Il nuovo CCL conferma inol-tre le garanzie salariali.Nonostante i passi in avanticompiuti, i manovristi hannoperò espresso preoccupazioneper la tendenza a ricorrere, consempre maggiore frequenza, allavoro interinale, che generainevitabilmente forme di preca-rizzazione a cui non si può ri-manere insensibili (cfr. riqua-dro). Del resto i manovristihanno manifestato la loro pie-na solidarietà ai colleghi delleFerriere Cattaneo SA e aglioperai della Exten di Mendri-sio, in sciopero dal 19 febbraio(cfr. riquadro). Stroppini, fa-cendo allusione a questi dueconflitti sul lavoro, ha ricordatoquanto sia importante aderireal sindacato, con il quale co-struire un vero rapporto di for-za. Il comitato RPV ne è perfet-

tamente consapevole; la gior-nata del manovrista, che sisvolge ogni anno sotto il segnodel successo, rappresenta unmomento molto importante diaggregazione. Perché solidi le-gami personali, preludono auna maggiore forza di convinci-mento e di azione. La RPV Tici-

no è dunque pronta ad affron-tare un nuovo anno con grandedeterminazione.

Françoise Gehring

Assemblea generale della RPV a Chiasso

Un gruppo compatto,motivato: i manovratoriticinesi della RPV hannodimostrato, ancora unavolta di essere non soloattenti alla loro profes-sione, ma anche almondo che li circonda.

Essere uniti convienefrg

Pollice verso controla spregiudicatezzadi certi imprendito-ri. L’assemblea RPVesprime compattala solidarietà ai col-leghi in scioperoalla Exten di Men-drisio e ai colleghidelle Ferriere Catta-neo.

Riunito in assemblea sabato 21 febbraio a Chiasso, il personale FFS dimanovra della RPV Ticino affiliato al SEV, esprime la propria sincerasolidarietà e vicinanza ai lavoratori delle Ferriere Cattaneo di Giubiasco- il cui titolare ha minacciato di trasferire la produzione in Slovacchia - eal personale in sciopero della Exten di Mendrisio, che contesta i pesantitagli salariali imposti dall’azienda, prendendo come pretesto l’abbando-no della soglia minima di cambio franco-euro.

Per il personale di manovra è chiaro che i lavoratori di queste due realtàeconomiche stanno pagando a caro prezzo il coraggio di avere alzato latesta contro una logica imprenditoriale spregiudicata e incapace didialogare con i sindacati.

I manovratori ticinesi ritengono che il legame tra lavoro e diritti siaimprescindibile e che la dignità di chi lavora non solo vada tutelata, maprofondamente rispettata come un valore di civiltà.

L’assemblea si aspetta inoltre da parte delle FFS maggiore sensibilitàverso gli interinali impiegati nel servizio pulizia carrozze. A chi dadiversi anni è attivo in questo settore come lavoratore temporaneo,deve essere offerto un contratto a tempo indeterminato in senoall’azienda. Non è accettabile che dopo 5 o 6 anni, a queste personevenga dato il ben servito lasciandole a casa, come è purtroppo succes-so di recente.

Il personale di manovra condanna pertanto ogni forma di pressione e disopruso che colpisce la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici.

SCIOPERO: SOLIDARIETÀ RPV

Page 5: Contatto sev 2015 04

ATTUALITÀ ......

5contatto.sevN. 04/155.3.2015

1981,1996: due date, un prin-cipio, zero effetti. Nel 1981 ilpopolo approva l’articolo costi-tuzionale che sancisce l’ugua-glianza tra donne e uomini. Nel1996 entra in vigore la Leggefederale sulla parità (Lpar) tra isessi: stesso salario per lostesso valore. A 33 anni di di-stanza dall’inserimento nellaMagna Charta del principio diuguaglianza e a 17 anni dalla

LPar, in Svizzera per un lavoroequivalente le donne continua-no a guadagnare il 20 % in me-no rispetto agli uomini. Granparte di questo divario non sispiega in modo oggettivo. Equesta è la cifra dell’ingiustiziaperché ogni anno, dunque, laperdita di guadagno delle don-ne – solo perché donne – am-monta a 7,7 miliardi di franchi.Detto con altri numeri: per lostesso lavoro le donne guada-gnano ogni mese 677 franchiin meno rispetto ai loro colle-ghi uomini. Sono più di 8000franchi che, anno dopo anno,mancano alle donne, alle fami-glie e a livello di rendite pen-sionistiche.Occorre anche tenere presenteche la parte di lavoro non re-munerato assunto dalle donneè il doppio rispetto a quello

degli uomini: se complessiva-mente, donne e uomini in etàlavorativa prestano quasi lostesso volume settimanale dilavoro, la proporzione tra lavo-ro retribuito e lavoro non retri-buito è invece molto diversa.Ma non è tutto: rispetto agliuomini, le donne sono piùesposte al precariato, alle for-me di lavoro atipico (come il la-voro su chiamata) e alla nuovapovertà. Spesso le donne sonooccupate in settori mal pagatie dove la pressione sui salari –e sulle condizioni di lavoro –sono fortissime. Quanti bocco-ni amari ingoiati in nome dellacrisi. Una crisi che molti im-prenditori senza scrupoli usa-no per sfruttare in modo inde-cente le proprie dipendenti.Questo stato di pressione per-manente ha inevitabilmente

delle implicazioni dirette sullasalute delle lavoratrici, costret-te sovente a far quadrare deiconti che proprio non tornano.Se queste realtà costituisconolo specchio più palese delle di-storsioni del mercato, occorretuttavia tenere anche presenteche la discriminazione non èsolo legata all’idea di «pari sti-pendio per pari lavoro». Puòessere molto più sottile, consi-derando «naturale» un certoatteggiamento delle donneverso il lavoro (a tempo parzia-le, lavoro flessibile, congedo ocambiamento di carriera a cau-sa della famiglia).La parità salariale è determi-nante per l’indipendenza fi-nanziaria delle donne; rafforzail lavoro remunerato delle don-ne; permette di conciliare me-glio vita privata e vita profes-

sionale; influisce sull’equitàdelle rendite pensionistichedelle donne; rappresenta unpasso verso un’equa distribu-zione del lavoro retribuito enon retribuito, favorendo cosìil progresso della parità tra igeneri. Come se non bastasse,il progetto di riforma del Con-siglio federale «Previdenzavecchiaia 2020» prevede l’in-nalzamento dell’età di pensio-namento delle donne da 64 a65 anni. Una misura, oltre cheingiusta, pericolosa perché sedovesse diventare realtà, ilpasso verso l’età di pensiona-mento a 67 per tutti – comeprospettato tempo fa dall’exconsigliere federale PascalCouchepin – sarà brevissimo.

Françoise Gehring

Il 7 marzo in Piazzafederale a Berna: perchiedere la parità sala-riale, reali controlli esanzioni per chi non ri-spetta la legge: per con-trastare una riformaprevidenziale che nonpeserà solo sulle spalledelle donne.

La cifra dell’ingiustiziaLa discriminazione non è solo legata all’idea di «pari stipendio per pari lavoro». Può essere molto più sottile.

SGB USSGruppo donne

Ticino e Moesa

Il Gruppo Donne USS Ticino sarà a Berna con uno striscione ben visibile.

1 Fa bene alle donnePerché finalmente si rispettanol’articolo costituzionale del1981 e la legge federale sullaparità tra i sessi del 1996. Acausa delle disparità, la perdi-ta di guadagno delle donne –solo perché donne – ammontaa 7,7 miliardi di franchi. Dena-ro che anno dopo anno mancaalle donne, alle famiglie e a li-vello di rendite pensionistiche.2 Fa bene agli uominiPerché lottando da anni controle discriminazioni e subendoda anni le conseguenze dellaprecarietà, le donne hanno an-ticipato i risvolti della crisi pre-parando i sindacati alla lotta

contro le deregolamentazionidel mondo del lavoro.3 Fa bene alla societàIl rispetto della parità indicache la società gode di buonasalute ed è in grado di integra-re la dimensione di genere e dirispettare le diverse sensibilitàche compongono la comunità.4 Fa bene al lavoroLa parità salariale rende le sa-lariate più motivate e perfor-manti; le discriminazioni sonofonte di conflitto e di demoti-vazione.

5 Fa bene al fiscoAttribuire salario uguale a pari-tà di lavoro significa riconosce-re a livello finanziario una pre-stazione. Le differenze salarialiincidono negativamente sulleentrate fiscali dello Stato.6 Fa bene all’economiaLa parità salariale migliora ilpotere di acquisto delle donne.Nei prossimi decenni, inoltre,si prevede una flessione dellapopolazione attiva; le impresedovranno quindi contare sem-pre di più sulle donne per assi-

curarsi il ricambio generazio-nale. Alle donne vanno pertan-to assicurate le stesse condi-zioni degli uomini.7 Fa bene all’immagineLa nomina di più donne rap-presenta un segnale positivoverso il mercato perché appro-fitta di una buona combinazio-ne di abilità di conduzione edispone di una fonte più ampiadi talenti.8 Fa bene alla famigliaPermette di disporre di unmaggior reddito e rendere per-

tanto possibile una migliore di-visione dei ruoli all’interno del-la famiglia, facilitare il lavoroparziale e la conciliazione travita privata e professionale.9 Fa bene alla politicaLe donne, che continuano adessere sottorappresentate alivello politico, portano unavisione del mondo diversa ri-spetto a quella degli uomini.Un Paese senza la voce delledonne è un paese dimezzato,ingiusto, immobile.10 Fa bene al mondoPerché solo con una societàpiù equa e giusta un altro mon-do è possibile.

Gruppo Donne USS Ticino e Moesa

Decalogo delle donne USS Ticino

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6contatto.sevN. 04/155.3.2015

■ Jean Ziegler, perché ripren-dere «voltate i fucili» a oltretrent’anni di distanza?

Ogni estate, il mio editore Oli-vier Bétourné du Seuil passada Ginevra e ci incontriamo peruna cena. Nel luglio 2013, miha preso per un braccio e mi hadetto: «loro ci sono sempre esono più aggressivi che mai. Acosa sono servite le tue lotteda professore, deputato, auto-re, consigliere nazionale e in-

viato dell’ONU?» Quasi per dir-mi: a nulla. Mi sono difeso, ri-conoscendo certo i miei errori,ma anche osservando comel’ordine mondiale sia radical-mente mutato e come l’insurre-zione delle coscienze sia immi-nente. Dopo uno scambio diopinioni spietato, mi ha detto:«se hai un nuovo soggetto,scrivilo, decripta il mondo». Èquanto ho fatto. Questo librodeve essere un’arma; un ma-nuale di lotta, non un’utopia.

■ Perché questo titolo?Viene da Lenin. Nel settembredel 1915, un anno dopo i primimassacri tra lavoratori e conta-dini di diversi paesi che aveva-no risparmiato i borghesi, laseconda internazionale ha con-vocato un congresso clandesti-no a Zimmerwald, un piccolovillaggio nelle prealpi bernesi,mascherandolo da congressodi ornitologia. Erano rappre-sentati trentotto partiti e per laSvizzera vi parteciparonoGrimm, Naine e Platten. Si de-linearono subito due tendenze:i pacifisti italiani e spagnoli fa-vorevoli a chiedere ai lavorato-ri di deporre le armi e rientrarea casa, mentre Lenin, Trotsky,Zinoviev, Kamenev e altri delpartito russo hanno sottolinea-to come il proletariato fosseper una volta armato e si do-

vesse approfittarne per punta-re i fucili contro gli oppressori.

■ Ma oggi, quali armi abbia-mo a disposizione?

Le armi di oggi, con poche ec-cezioni, non sono strumenti diguerra, ma sono costituite daidiritti democratici di cui dispo-niamo ma che non usiamo : lo

sciopero generale, le manife-stazioni, le elezioni. In demo-crazia non esiste impotenza.

■ E cos’è cambiato in modofondamentale in trent’anni ?

Due cose: è emersa una ditta-tura mondiale del capitale fi-nanziario globalizzato e si èpersa quasi del tutto la sovra-nità nazionale, di qualsiasi sta-to. Il 90 percento delle grandisocietà intercontinentali priva-te che dominano il pianeta so-no originarie dei paesi demo-cratici e hanno il loro quartiergenerale da noi. Secondo labanca mondiale, le 500 mag-giori società controllano oltre il50% del PIL mondiale, ossiaoltre la metà della ricchezzaprodotta da tutto il pianeta inun anno. Queste oligarchie so-no molto poco numerose ma

dispongono di una sconfinatapotenza economica, sociale,politica e persino militare, datoche assistiamo ad una privatiz-zazione della violenza militare.Detengono un potere superiorea qualsiasi imperatore dellastoria e impongono al lavoro ealla natura una dittatura spie-tata e retta da un unico crite-

rio: la massimizzazione deiprofitti a breve termine. Nestlée Unilever non vogliono com-battere la fame nel mondo, maesercitano una violenza strut-turale e si sottraggono ad ognicontrollo statale, sociale e sin-dacale.

■ Cosa intende con l’«ordinecannibale del mondo»?

Nell’emisfero sud, vi sono mi-lioni di esseri umani che nonvivono come tali e finiscono infosse comuni. Abbiamo peresempio lo scempio della fa-me. Secondo un rapporto dellaFAO (l’organizzazione delle Na-zioni Unite per l’alimentazionee l’agricoltura), ogni cinque se-condi un bambino di meno di10 anni muore di fame o dellesue conseguenze immediate equasi un miliardo sono costan-

temente e gravemente sottoali-mentati. Marx sosteneva che ilbisogno avrebbe afflitto l’uma-nità ancora per secoli. Si sba-gliava. Dalla sua morte, nel1883, le rivoluzioni industrialie tecnologiche hanno poten-ziato in modo formidabile leforze di produzione dell’uma-nità. Per la prima volta nellastoria, non abbiamo più una si-tuazione di bisogno. L’agricol-tura mondiale potrebbe nutrire12 miliardi di persone, ossiaquasi il doppio della popola-zione terrestre. Un bambinoche muore di fame è quindi unbambino assassinato. Questoè l’ordine cannibale della terra.

■ E come spiega la perdita disovranità nazionale? Comesi verifica?

Ogni decisione nazionale vienegiudicata dai mercati finanzia-ri. Per esempio: a metà deglianni 2000, in Germania, il sin-dacato IG-Metall ha manifesta-to contro le delocalizzazioni diSiemens e di altre grandiaziende tedesche in Asia, no-nostante fossero redditizie. Algoverno vi era la sinistra eSchröder ha condannato le ma-nifestazioni, sostenendo chenon vi era nulla da fare, datoche «così avevano deciso imercati finanziari». La primaeconomia del continente, e ter-

L’ultima opera di Jean Ziegler annuncia un’«insurrezione delle coscienze»

«Il mio libroè un manuale di lotta»Jean Ziegler ha appena pubblicato un altro libro: «Retournez les fusils! Choisir son camp» (Girate i fucili!Scegliere da che parte stare, traduzione della redazione, edizioni du Seuil). A trentacinque anni dallapubblicazione di «Retournez les fusils! Manuel de sociologie d’opposition» (Girate i fucili ! Manuale del-la sociologia d’opposizione), lo scrittore ginevrino rivede la propria biografia intellettuale, corredandolacon le esperienze svolte sul territorio e con momenti introspettivi. Questa sua ultima opera è un appelloall’azione, pronunciato con uno stile potente, colorito e farcito di citazioni. Jean Ziegler non ha perso lasua capacità di ribellarsi e dimostra un granitico ottimismo verso un futuro migliore.

«Le armi di oggi, con poche eccezioni, non sonostrumenti di guerra, ma sono costituite dai dirittidemocratici di cui disponiamo ma che non usiamo.»

Jean Ziegler (Thun, 19 aprile1934) è un sociologo e politicosvizzero.

È autore di numerosi saggi suitemi della povertà e sugli abusie le storture dei sistemifinanziari internazionali.

Dopo aver compiuto gli studiall’Università di Berna e diGinevra ha ottenuto il dottoratoin Legge e Sociologia. Consi-gliere nazionale per numeroselegislature, oggi ricopre lacarica di Relatore speciale suldiritto all’alimentazione per ilConsiglio per i Diritti Umanidelle Nazioni Unite. Uno deisuoi libri più noti: «La Svizzeralava più bianco», dedicato alriciclaggio di denaro sporco.

BIO

INTERVISTA

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contatto.sevN. 04/155.3.2015

za al mondo, é completamentein balia dei mercati finanziari.Allo stesso modo, le 28 nazionidell’Unione europea sono alleprese con un nuovo fenomenodi uno zoccolo di disoccupazio-ne di 33,2 milioni di persone,in prevalenza giovani che nonavranno mai un lavoro o chel’hanno perso e non lo ritrove-ranno più. È diventato un datopermanente della nostra eco-nomia : non abbiamo più biso-gno di questi lavoratori.

■ Ma come si spiega questaabdicazione della sinistra?

Questi grandi predatori – ban-che, hedge funds, multinazio-nali finanziarie – hanno svilup-pato una teoria che legittima leloro pratiche e presenta glieventi economici come fatti na-turali. Questa teoria é stata in-teriorizzata dalla maggior par-te dei governi, sinistracompresa. Affermare che a de-cidere sia la mano invisibiledel mercato permette a questaoligarchia, che ha colonizzatoparlamenti e media, di ma-scherare le proprie pratiche efarle accettare agli stati, ai sin-dacati e alle singole persone. Èquella che viene chiamata alie-nazione, ossia una totale vetri-ficazione delle coscienze, cheanche la Svizzera sta vivendoin pieno.

■ Lei afferma che questa alie-nazione della coscienza col-lettiva è ormai quasi com-pletata, ma dimostra diavere motivi per sperare nelfuturo. Non è in contraddi-zione?

Da una parte sostengo chel’alienazione sia ormai quasicompletata. L’oligarchia è riu-scita, senza ricorrere più ditanto alla violenza, a imporre ilsuo ordine assassino, una co-scienza omogeneizzata e a di-sinnescare il pensiero criticoproprio di ogni essere umano.E tutto ciò, nota bene, anchenei paesi liberi. Sarebbe statomolto più facile farlo a Pechinoo in Honduras, che in nazioni

che dispongono di tutte le li-bertà e dell’accesso a tutte leinformazioni...Lo dimostra l’assenza comple-ta di reazioni all’annuncio daparte del programma alimenta-re mondiale di inizio dicembreche non vi erano più soldi pernutrire l’1,7 milioni di rifugiatisiriani. La notizia è stata liqui-data in cinque righe di giorna-le. Dovremmo renderci contoche a separarci da queste vitti-me vi é solo il caso della nostra

nascita. La nostra coscienzasolidale e la nostra empatiasono pressoché completamen-te sclerotizzate dall’ideologialiberale e dalla convinzioneche non si possa far nulla.Nel contempo, affermo che lasocietà civile del nostro piane-ta stia facendo nascere unanuova resistenza, tramite l’in-surrezione delle coscienze. Lanostra coscienza è quella del-l’umanità. Una persona norma-le non può non reagire quandovede immagini del Sudan delsud o dei naufraghi del Me-diterraneo. Questa reazioneviene però immediatamenterepressa. L’alienazione ha pro-prio questa capacità di soffo-

care la coscienza. Ma la co-scienza dell’identità di tutti gliessere umani continua a cova-re come la brace sotto la cene-re, in quanto prerogativa del-l’essere umano. Io mi ri-conosco negli altri, che non so-no animali. Questa coscienzava solo liberata.

■ In Svizzera, questa appareun’impresa molto difficile…

Il popolo svizzero vota siste-maticamente contro sé stesso:

ha respinto la settimana sup-plementare di vacanza, l’inizia-tiva 1:12, la cassa malati uni-ca. La coscienza é soffocatadagli interessi dell’oligarchiaal punto che in una democraziamolto antica, che dispone divotazioni e elezioni libere, ilpopolo vota contro i propri in-teressi materiali più immediati.

■ Come dovrebbe essere que-sta nuova società civile pla-netaria?

È un nuovo soggetto della sto-ria, che è ancora diviso in rivolie si manifesta soli sei giorniall’anno, durante il forum so-ciale mondiale. Sono associa-zioni come Greenpeace, Attac,Amnesty, il movimento femmi-nista, Via Campesina; 142 mi-lioni di piccoli contadini e mez-zadri in lotta contro i trust oancora la coalizione «bastasangue sui nostri vestiti », cre-atasi dopo la morte di 1300donne e bambine a seguitodelle terribili condizioni di la-voro in Bangladesh.Queste lotte al centro e ai bor-di del sistema, sono la provaconcreta dell’insorgere di unnuovo soggetto storico. Sonomovimenti che non ruotano at-torno ad un comitato centrale,a una linea di partito, che pernoi sono il solo modo che per-mette ad un’organizzazione di

funzionare, ma secondo la co-scienza dell’identità. Il resto èdistrutto dalla fame, dall’ec-cesso di sfruttamento o dallasfortuna di nascere in un postoinvece di un altro. Le classi so-ciali, le religioni, le età, i gene-ri si mescolano. Questo fronteraccoglie la speranza dei popo-li.

■ Ma cosa succederà? Il siste-ma capitalista non è in gra-do di digerire tutto?

Il nostro compito e la nostrasperanza? Fare in modo chel’attuale ordine cannibale delmondo venga attaccato persettori. Se la società civile nonriuscirà ad organizzarsi, a in-sorgere e a vincere, vivremo inostri ultimi giorni di democra-zia. Noi sappiamo cosa non vo-gliamo: vivere in un mondo cheannega nella ricchezza, ma incui un bambino muore di fameogni cinque secondi. Il resto èil mistero della storia. Sonocerto che siamo ormai alla vigi-lia di un’insurrezione delle co-scienze.

Christiane Pasteur;

Per gentile concessione di «LeCourrier» che ha pubblicatol’intervista il 19 gennaio 2015

«O la società civile si organizza, siribella e vince, oppure vivremo gli ultimigiorni della democrazia»

Keys

ton

Jean Ziegler non ha perso il suo smalto, né la capacità di indignarsi e ribellarsi.

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6contatto.sevN. 04/155.3.2015

■ Jean Ziegler, perché ripren-dere «voltate i fucili» a oltretrent’anni di distanza?

Ogni estate, il mio editore Oli-vier Bétourné du Seuil passada Ginevra e ci incontriamo peruna cena. Nel luglio 2013, miha preso per un braccio e mi hadetto: «loro ci sono sempre esono più aggressivi che mai. Acosa sono servite le tue lotteda professore, deputato, auto-re, consigliere nazionale e in-

viato dell’ONU?» Quasi per dir-mi: a nulla. Mi sono difeso, ri-conoscendo certo i miei errori,ma anche osservando comel’ordine mondiale sia radical-mente mutato e come l’insurre-zione delle coscienze sia immi-nente. Dopo uno scambio diopinioni spietato, mi ha detto:«se hai un nuovo soggetto,scrivilo, decripta il mondo». Èquanto ho fatto. Questo librodeve essere un’arma; un ma-nuale di lotta, non un’utopia.

■ Perché questo titolo?Viene da Lenin. Nel settembredel 1915, un anno dopo i primimassacri tra lavoratori e conta-dini di diversi paesi che aveva-no risparmiato i borghesi, laseconda internazionale ha con-vocato un congresso clandesti-no a Zimmerwald, un piccolovillaggio nelle prealpi bernesi,mascherandolo da congressodi ornitologia. Erano rappre-sentati trentotto partiti e per laSvizzera vi parteciparonoGrimm, Naine e Platten. Si de-linearono subito due tendenze:i pacifisti italiani e spagnoli fa-vorevoli a chiedere ai lavorato-ri di deporre le armi e rientrarea casa, mentre Lenin, Trotsky,Zinoviev, Kamenev e altri delpartito russo hanno sottolinea-to come il proletariato fosseper una volta armato e si do-

vesse approfittarne per punta-re i fucili contro gli oppressori.

■ Ma oggi, quali armi abbia-mo a disposizione?

Le armi di oggi, con poche ec-cezioni, non sono strumenti diguerra, ma sono costituite daidiritti democratici di cui dispo-niamo ma che non usiamo : lo

sciopero generale, le manife-stazioni, le elezioni. In demo-crazia non esiste impotenza.

■ E cos’è cambiato in modofondamentale in trent’anni ?

Due cose: è emersa una ditta-tura mondiale del capitale fi-nanziario globalizzato e si èpersa quasi del tutto la sovra-nità nazionale, di qualsiasi sta-to. Il 90 percento delle grandisocietà intercontinentali priva-te che dominano il pianeta so-no originarie dei paesi demo-cratici e hanno il loro quartiergenerale da noi. Secondo labanca mondiale, le 500 mag-giori società controllano oltre il50% del PIL mondiale, ossiaoltre la metà della ricchezzaprodotta da tutto il pianeta inun anno. Queste oligarchie so-no molto poco numerose ma

dispongono di una sconfinatapotenza economica, sociale,politica e persino militare, datoche assistiamo ad una privatiz-zazione della violenza militare.Detengono un potere superiorea qualsiasi imperatore dellastoria e impongono al lavoro ealla natura una dittatura spie-tata e retta da un unico crite-

rio: la massimizzazione deiprofitti a breve termine. Nestlée Unilever non vogliono com-battere la fame nel mondo, maesercitano una violenza strut-turale e si sottraggono ad ognicontrollo statale, sociale e sin-dacale.

■ Cosa intende con l’«ordinecannibale del mondo»?

Nell’emisfero sud, vi sono mi-lioni di esseri umani che nonvivono come tali e finiscono infosse comuni. Abbiamo peresempio lo scempio della fa-me. Secondo un rapporto dellaFAO (l’organizzazione delle Na-zioni Unite per l’alimentazionee l’agricoltura), ogni cinque se-condi un bambino di meno di10 anni muore di fame o dellesue conseguenze immediate equasi un miliardo sono costan-

temente e gravemente sottoali-mentati. Marx sosteneva che ilbisogno avrebbe afflitto l’uma-nità ancora per secoli. Si sba-gliava. Dalla sua morte, nel1883, le rivoluzioni industrialie tecnologiche hanno poten-ziato in modo formidabile leforze di produzione dell’uma-nità. Per la prima volta nellastoria, non abbiamo più una si-tuazione di bisogno. L’agricol-tura mondiale potrebbe nutrire12 miliardi di persone, ossiaquasi il doppio della popola-zione terrestre. Un bambinoche muore di fame è quindi unbambino assassinato. Questoè l’ordine cannibale della terra.

■ E come spiega la perdita disovranità nazionale? Comesi verifica?

Ogni decisione nazionale vienegiudicata dai mercati finanzia-ri. Per esempio: a metà deglianni 2000, in Germania, il sin-dacato IG-Metall ha manifesta-to contro le delocalizzazioni diSiemens e di altre grandiaziende tedesche in Asia, no-nostante fossero redditizie. Algoverno vi era la sinistra eSchröder ha condannato le ma-nifestazioni, sostenendo chenon vi era nulla da fare, datoche «così avevano deciso imercati finanziari». La primaeconomia del continente, e ter-

L’ultima opera di Jean Ziegler annuncia un’«insurrezione delle coscienze»

«Il mio libroè un manuale di lotta»Jean Ziegler ha appena pubblicato un altro libro: «Retournez les fusils! Choisir son camp» (Girate i fucili!Scegliere da che parte stare, traduzione della redazione, edizioni du Seuil). A trentacinque anni dallapubblicazione di «Retournez les fusils! Manuel de sociologie d’opposition» (Girate i fucili ! Manuale del-la sociologia d’opposizione), lo scrittore ginevrino rivede la propria biografia intellettuale, corredandolacon le esperienze svolte sul territorio e con momenti introspettivi. Questa sua ultima opera è un appelloall’azione, pronunciato con uno stile potente, colorito e farcito di citazioni. Jean Ziegler non ha perso lasua capacità di ribellarsi e dimostra un granitico ottimismo verso un futuro migliore.

«Le armi di oggi, con poche eccezioni, non sonostrumenti di guerra, ma sono costituite dai dirittidemocratici di cui disponiamo ma che non usiamo.»

Jean Ziegler (Thun, 19 aprile1934) è un sociologo e politicosvizzero.

È autore di numerosi saggi suitemi della povertà e sugli abusie le storture dei sistemifinanziari internazionali.

Dopo aver compiuto gli studiall’Università di Berna e diGinevra ha ottenuto il dottoratoin Legge e Sociologia. Consi-gliere nazionale per numeroselegislature, oggi ricopre lacarica di Relatore speciale suldiritto all’alimentazione per ilConsiglio per i Diritti Umanidelle Nazioni Unite. Uno deisuoi libri più noti: «La Svizzeralava più bianco», dedicato alriciclaggio di denaro sporco.

BIO

INTERVISTA

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contatto.sevN. 04/155.3.2015

za al mondo, é completamentein balia dei mercati finanziari.Allo stesso modo, le 28 nazionidell’Unione europea sono alleprese con un nuovo fenomenodi uno zoccolo di disoccupazio-ne di 33,2 milioni di persone,in prevalenza giovani che nonavranno mai un lavoro o chel’hanno perso e non lo ritrove-ranno più. È diventato un datopermanente della nostra eco-nomia : non abbiamo più biso-gno di questi lavoratori.

■ Ma come si spiega questaabdicazione della sinistra?

Questi grandi predatori – ban-che, hedge funds, multinazio-nali finanziarie – hanno svilup-pato una teoria che legittima leloro pratiche e presenta glieventi economici come fatti na-turali. Questa teoria é stata in-teriorizzata dalla maggior par-te dei governi, sinistracompresa. Affermare che a de-cidere sia la mano invisibiledel mercato permette a questaoligarchia, che ha colonizzatoparlamenti e media, di ma-scherare le proprie pratiche efarle accettare agli stati, ai sin-dacati e alle singole persone. Èquella che viene chiamata alie-nazione, ossia una totale vetri-ficazione delle coscienze, cheanche la Svizzera sta vivendoin pieno.

■ Lei afferma che questa alie-nazione della coscienza col-lettiva è ormai quasi com-pletata, ma dimostra diavere motivi per sperare nelfuturo. Non è in contraddi-zione?

Da una parte sostengo chel’alienazione sia ormai quasicompletata. L’oligarchia è riu-scita, senza ricorrere più ditanto alla violenza, a imporre ilsuo ordine assassino, una co-scienza omogeneizzata e a di-sinnescare il pensiero criticoproprio di ogni essere umano.E tutto ciò, nota bene, anchenei paesi liberi. Sarebbe statomolto più facile farlo a Pechinoo in Honduras, che in nazioni

che dispongono di tutte le li-bertà e dell’accesso a tutte leinformazioni...Lo dimostra l’assenza comple-ta di reazioni all’annuncio daparte del programma alimenta-re mondiale di inizio dicembreche non vi erano più soldi pernutrire l’1,7 milioni di rifugiatisiriani. La notizia è stata liqui-data in cinque righe di giorna-le. Dovremmo renderci contoche a separarci da queste vitti-me vi é solo il caso della nostra

nascita. La nostra coscienzasolidale e la nostra empatiasono pressoché completamen-te sclerotizzate dall’ideologialiberale e dalla convinzioneche non si possa far nulla.Nel contempo, affermo che lasocietà civile del nostro piane-ta stia facendo nascere unanuova resistenza, tramite l’in-surrezione delle coscienze. Lanostra coscienza è quella del-l’umanità. Una persona norma-le non può non reagire quandovede immagini del Sudan delsud o dei naufraghi del Me-diterraneo. Questa reazioneviene però immediatamenterepressa. L’alienazione ha pro-prio questa capacità di soffo-

care la coscienza. Ma la co-scienza dell’identità di tutti gliessere umani continua a cova-re come la brace sotto la cene-re, in quanto prerogativa del-l’essere umano. Io mi ri-conosco negli altri, che non so-no animali. Questa coscienzava solo liberata.

■ In Svizzera, questa appareun’impresa molto difficile…

Il popolo svizzero vota siste-maticamente contro sé stesso:

ha respinto la settimana sup-plementare di vacanza, l’inizia-tiva 1:12, la cassa malati uni-ca. La coscienza é soffocatadagli interessi dell’oligarchiaal punto che in una democraziamolto antica, che dispone divotazioni e elezioni libere, ilpopolo vota contro i propri in-teressi materiali più immediati.

■ Come dovrebbe essere que-sta nuova società civile pla-netaria?

È un nuovo soggetto della sto-ria, che è ancora diviso in rivolie si manifesta soli sei giorniall’anno, durante il forum so-ciale mondiale. Sono associa-zioni come Greenpeace, Attac,Amnesty, il movimento femmi-nista, Via Campesina; 142 mi-lioni di piccoli contadini e mez-zadri in lotta contro i trust oancora la coalizione «bastasangue sui nostri vestiti », cre-atasi dopo la morte di 1300donne e bambine a seguitodelle terribili condizioni di la-voro in Bangladesh.Queste lotte al centro e ai bor-di del sistema, sono la provaconcreta dell’insorgere di unnuovo soggetto storico. Sonomovimenti che non ruotano at-torno ad un comitato centrale,a una linea di partito, che pernoi sono il solo modo che per-mette ad un’organizzazione di

funzionare, ma secondo la co-scienza dell’identità. Il resto èdistrutto dalla fame, dall’ec-cesso di sfruttamento o dallasfortuna di nascere in un postoinvece di un altro. Le classi so-ciali, le religioni, le età, i gene-ri si mescolano. Questo fronteraccoglie la speranza dei popo-li.

■ Ma cosa succederà? Il siste-ma capitalista non è in gra-do di digerire tutto?

Il nostro compito e la nostrasperanza? Fare in modo chel’attuale ordine cannibale delmondo venga attaccato persettori. Se la società civile nonriuscirà ad organizzarsi, a in-sorgere e a vincere, vivremo inostri ultimi giorni di democra-zia. Noi sappiamo cosa non vo-gliamo: vivere in un mondo cheannega nella ricchezza, ma incui un bambino muore di fameogni cinque secondi. Il resto èil mistero della storia. Sonocerto che siamo ormai alla vigi-lia di un’insurrezione delle co-scienze.

Christiane Pasteur;

Per gentile concessione di «LeCourrier» che ha pubblicatol’intervista il 19 gennaio 2015

«O la società civile si organizza, siribella e vince, oppure vivremo gli ultimigiorni della democrazia»

Keys

ton

Jean Ziegler non ha perso il suo smalto, né la capacità di indignarsi e ribellarsi.

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8 ATTUALITÀcontatto.sevN. 04/155.3.2015

Il SEV riunisce lavoratrici e lavoratori ditutte le professioni e di tutte le aziende,che costituiscono l’insieme del perso-nale dei trasporti pubblici. Nella mag-gior parte dei casi, essi hanno rivendi-cazioni comuni, anche se può capitareche debbano accantonare singoli puntia vantaggio di altri più generali. Sonoperò sacrifici che vengono largamentecompensati dal fatto di ritrovarsi unitiper le cause comuni.È il principio di un sindacato solidale,molto diffuso ma che a volte viene at-taccato da altre organizzazioni settoria-li che in alcuni casi si fregiano della de-nominazione di sindacato, oppure chepreferiscono chiamarsi federazione.Nel settore ferroviario, ne abbiamo avu-to una recente dimostrazione in Germa-nia, dove il sindacato dei macchinistiGDL sta lottando con tutti i mezzi, com-presi scioperi di durata non comune,contro il sindacato dei ferrovieri e delpersonale dei trasporti EVG. Quest’ulti-ma è un’organizzazione con la quale ilSEV ha contatti regolari e che, come ilSEV, riunisce tutte le professioni ferro-viarie, tanto che alcuni anni fa vi sonoconfluiti anche i funzionari, che sino aquel momento avevano un’organizza-zione separata.«La solidarietà è il sentimento sul qualeè basato il sindacato, contrapponendo-si all’egoismo» tiene a sottolineare ilpresidente SEV Giorgio Tuti. La solida-rietà è però anche un concetto del qua-le bisogna avere massima cura.

Per esempio, nelle trattative per un CCLbisogna prestare attenzione affinché ilrisultato sia favorevole a tutti e, qualorauna volta una categoria ne beneficiassein misura maggiore, la volta successivasi dovrà tentare di riequilibrare la situa-zione.Adesso il SEV vuole rendere più visibilela carta della solidarietà. A tal fine, pro-muove una campagna di ampio respiroper dimostrare il funzionamento dellasolidarietà al suo interno.Nella prima fase, che prende inizio in

questi giorni, entrano in scena gli ottopresidenti centrali, unitamente a ottomembri della base di altre categorieprofessionali. Così, il presidente dellaLPV Hans-Ruedi Schürch afferma: «So-no anche un autista di bus» e l’autistadi bus René Brülhart replica: «sonoanch’io un macchinista».Abbiamo così pronte otto carte da gio-co, che sono però solo l’inizio di unacampagna destinata a durare. Moltialtri membri del SEV avranno infatti lapossibilità di mettersi in gioco, dimo-

strando la loro solidarietà e afferman-do: «sono anch’io un....»Potremmo così dare il via ad un giococon oltre 20 000 carte, sulle quali oltre40 000 membri del SEV esprimono laloro solidarietà... pmo

Via alla campagna «io sono anche...»

Solidarietà: la carta vincenteIl SEV è un sindacato solidale,che mette in primo piano gliinteressi di tutti i suoi membri,anteponendoli alle rivendica-zioni delle singole categorieprofessionali.

Beim SEV spielt die Solidarität.Au SEV, on joue la carte de la solidarité.Solidarietà: la carta vincente del SEV.

René Brülhart Autista di bus

«Sono anche unmacchinista»

«Sono ancheun autista di bus»

Hans-Ruedi Schürch Macchinista, Presidente centrale LPV

Beim SEV spielt die Solidarität.Au SEV, on joue la carte de la solidarité.Solidarietà: la carta vincente del SEV.

René Brülhart Autista di bus

«Sono anche unmacchinista»

«Sono ancheun autista di bus»

Hans-Ruedi Schürch Macchinista, Presidente centrale LPV

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REGIONE ......

9contatto.sevN. 04/155.3.2015

■ Matteo Pronzini, che bilan-cio tiri a sette anni dallo sto-rico sciopero delle Officine?

Il bilancio non può essere chepositivo, dato che siamo riusci-ti ad opporci al progetto delleferrovie che avrebbe decretatola scomparsa delle loro attivitàindustriali nel nostro cantone.Non solo, ma oggi contiamo,pur con qualche alto e basso,più dipendenti di allora.

■ Durante tutta la vicenda, ilpersonale aveva potuto con-tare sul sostegno di tutto ilcantone.

Certo, e questo sostegno ècontinuato, se pensiamo che leOfficine sono state oggetto didue studi commissionati dalgoverno cantonale: il primo dianalisi alla SUPSI e poi quelloalla BDO sulla fattibilità di uncentro di competenze. Anche lapopolazione ha sempre confer-mato il proprio sostegno, par-tecipando con interesse alleassemblee dell’associazione«giù le mani dalle Officine» ealle scorse edizioni della festasvolta in pittureria.

■ Appuntamento con la pittu-reria rinnovato anchequest’anno…

Si, e ne sono lieto. Trovo siaimportante ricordare quei mo-menti, estremamente emozio-nanti, in cui tutto il cantone siè riunito probabilmente comemai prima e sicuramente comemai più dopo lo sciopero, dura-to, ogni tanto va ricordato, bencinque settimane. Trovo anchesia giusto, per un cantone co-me il nostro, festeggiare il suc-cesso ottenuto, che ha per-messo di salvare qualcosacome 500 posti di lavoro. So-prattutto di questi tempi, sitratta di una realtà fondamen-

tale per tutta la regione. L’uni-co dispiacere è la concomitan-za della nostra festa con lamanifestazione per la paritàsalariale a Berna. Con il pen-siero, saremo anche con loro.

■ Non si tratta quindi solo dimarcare presenza.

Penso che il successo nellaquestione Officine sia statoreso possibile dalla forte par-tecipazione di personale esindacati, che si sono eviden-temente messi in gioco inprima persona durante losciopero, ma che hanno conti-nuato anche a collaborare ne-gli anni seguenti. Questo hapermesso, per esempio, diavere due rappresentanti delpersonale nel consiglio di fon-dazione del centro di compe-tenze, a differenza di quellodella fondazione Agire, chepure si rivolge al settore indu-striale, dove il personale delsettore non è rappresentato.

■ Tu sei uno di questi duerappresentanti.

Si, unitamente a Gianni Frizzo.E sono particolarmente lieto diessere stato designato dai tresindacati presenti alle Officine,ossia SEV, transfair e Unia, adimostrazione della validitàdella collaborazione instau-ratasi.

■ E come valuti la situazioneattuale?

150 anni fa, la ferrovia ha per-messo uno sviluppo decisivoda un cantone a vocazione ru-rale a quello che conosciamooggi. O meglio che abbiamoconosciuto sino a qualche an-no fa, perché penso che i cam-biamenti delle condizioni perla piazza finanziaria e gli svi-luppi nel settore secondariostiamo facendo vacillare lastruttura economica del Ticino.In questo contesto penso che ilcentro di competenze possacontribuire a rilanciare questaeconomia, tramite attività lega-te alla mobilità sostenibile, an-che grazie alla presenza di di-verse ditte attive nel settore,come la stessa Cattaneo, laTensol, la Tenconi ecc. Senzadimenticare che il centro dicompetenze dovrebbe favorireanche attività formative, a lorovolta suscettibili di svilupparenuovi prodotti. In questo vi èanche una solida tradizione, sepensiamo che molte personeche in Ticino hanno assunto re-sponsabilità nel settore indu-striale hanno iniziato con unapprendistato alle Officine.

■ Sei quindi abbastanza otti-mista.

Dobbiamo però tener presenteche le FFS da tempo prevedonoun calo dei volumi di lavoro

delle Officine. Il passato ci in-segna che non devono per for-za aver ragione, ma sono co-munque fattori da considerare.Il centro di competenze, cheanche gli studi fatti vedonoruotare attorno alle Officine,dovrebbe ampliarne le attività,sviluppandone di nuove. Ciò ri-chiederà però ancora del tem-po, durante il quale sarà fon-damentale poter contare sulleFFS per mantenere le capacitàproduttive e, con esse, le pre-messe di sviluppo. E qui abbia-mo diverse divergenze, datoche quest’anno percepiamogià un certo calo dei volumi dilavoro.

■ Il consiglio di fondazioneha iniziato la sua attività loscorso autunno. Che im-pressioni ne riporti?

La sua composizione molto va-riegata, con rappresentanti de-gli enti regionali, della città,delle ferrovie, del cantone edell’industria privata, oltre anoi, rende necessaria una fasedi conoscenza reciproca, primadi poter trovare il consensonecessario all’elaborazione diuna strategia precisa. In que-sta prima fase, abbiamo poidovuto concentrarci sulla ricer-ca del direttore, affrontandoun’impegnativa fase di selezio-ne che dovrebbe poter concre-tizzarsi nelle prossime settima-

ne. A livello personale, mi sem-bra di poter affermare che, aldi là delle visioni e interessi di-versi, vi sia un rapporto di reci-proca stima e una volontà co-mune di creare qualcosa divalido.

■ Ultimamente, si sentonovoci sull’opportunità di tra-sferire altrove le Officine.Cosa ne pensi?

Devo ammettere di essere per-sonalmente attaccato all’ubi-cazione attuale. Al di là di que-sto, constato che sinora non siè mai accennato concretamen-te ad un progetto di trasferire,quanto piuttosto di togliere leOfficine dal sedime attuale,per motivi che richiamano inte-ressi immobiliari. Per noi, qualirappresentanti del personale,in questi termini la questionenon si pone. Noi puntiamo aduno sviluppo di attività legatealla mobilità sostenibile, gra-zie alla nostra posizione suuno dei principali assi di tra-sporto tra il sud e il nord Euro-pa e, con esse, allo sviluppodell’occupazione.

■ In questo senso, non ci re-sta che augurarti buon la-voro.

Grazie!gi

Matteo Pronzini rappresenta i sindacati nel centro di competenze

In favore dell’occupazioneIl 7 marzo di 7 anni fa,il personale decretavauno sciopero che hapermesso di salvare leOfficine di Bellinzonadalla chiusura. Abbia-mo chiesto a MatteoPronzini un’analisi dellasituazione.

Matteo Pronzini, per una volta a destra, con Gianni Frizzo e il direttore della BDO Christian Vitta.

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10contatto.sevN. 04/155.3.2015

ené Windlin, del team diassistenza giuridica delSEV, riceve richieste

sempre più frequenti di mem-bri che si sentono, spesso a ra-gione, illegalmente sorvegliatisul loro posto di lavoro. «È untema molto ampio, complessoe ramificato» spiega Windlin,portandoci un paio di esempi.Alcune richieste sono dovute afotografie scattate dai superio-ri per documentare presuntelacune nella qualità del lavoro.Per esempio, una foto correda-ta di data e ora di una toilettesporca non dimostra in mododefinitivo che questa non siastata pulita nel lasso di tempoprevisto, nemmeno se il foto-grafo si dichiara in grado di di-stinguere tra sporco fresco ovecchio.Ai dipendenti viene poi spessorimproverato l’uso esagerato

R per scopi privati di internet odel telefono cellulare durante illavoro. D’altra parte, noi tuttifacciamo troppo spesso capo ainternet e ai nuovi media inmodo avventato, lasciando in-volontarie tracce sulla rete.

Sicurezza quale pretesto peruna sorveglianza permanenteAltre richieste riguardano vi-deocamere teoricamente pen-sate per dare a clienti e perso-nale maggior sicurezza, mache danno anche ai dipendentila sgradevole sensazione diavere un «grande fratello» cheregistra in permanenza il lorooperato, persino retroattiva-mente, soprattutto nei casi incui l’accesso ai dati registratinon è regolato correttamente.René Windlin è anche preoccu-pato dall’aumento delle possi-bilità fornite dai moderni mezzi

elettronici di sorveglianza,nonché dal numero di funzionisvolte con mezzi informatici.Queste combinazioni permet-tono un controllo sempre piùstretto del lavoro e delle pre-stazioni dei dipendenti. Peresempio, è possibile controlla-re il tempo impiegato in mediaallo sportello dei biglietti o alcall center per evadere un de-terminato tipo di richieste.Questo rilievo permette a suavolta di stabilire obiettivi in vi-sta della valutazione persona-le, mettendo i dipendenti sottouna pressione che finisce poiper ripercuotersi anche suiclienti.In questo modo è possibileorientare il lavoro alla massimaprestazione possibile, dai lavo-ri di contabilità in ufficio alcontrollo dei biglietti con appa-recchi elettronici (pensiamo a

Swisscard) sino alle gestionedel traffico ferroviario. Valori aldi sotto della media possonocosì portare ad una prestazio-ne «insufficiente», rispettiva-mente questi dati possono ser-vire da base per «ottimizzare»il fabbisogno di posti di lavoro.

Protezione dei dati e sicurezzaGli impianti di sicurezza e le lo-comotive sono da tempo con-frontati con le registrazioni didati. Questo processo permet-te di ricostruire con precisionegli avvenimenti e i comporta-menti degli interessati per sta-bilire le cause di determinatieventi. Il progresso tecnologi-co permette tuttavia di incre-mentare continuamente laquantità e la precisione dei da-ti registrati.Nelle odierne centrali d’eserci-zio e nella cabine delle loco-

motive viene registrata ognimanipolazione e questi dativengono conservati per un cer-to periodo a disposizione delservizio d’inchiesta svizzerosulla sicurezza (SISI). Conside-rate le implicazioni giuridichedi un incidente e la necessitàdi accertare eventuali lacune disicurezza per evitare altri inci-denti simili, questo procedi-mento è senz’altro appropriatoe necessario.Però nemmeno in questi setto-ri rilevanti per la sicurezza èpossibile superare i limiti nellasorveglianza dei dipendentisul posto di lavoro previsti dal-la legislazione sulla protezionedei dati e dall’articolo 26 del-l’ordinanza 3 alla legge sul la-voro (vedi riquadro a pagina12).Non è di conseguenza ammis-sibile che un datore di lavoro

Sorveglianza sul posto di lavoro

L’uso sempre più frequente di apparecchi elettronici sempre più perfezionati e dalle capacità di immagazzina-mento dati sempre maggiori sul posto di lavoro permette di sorvegliare sempre più strettamente il comporta-mento dei dipendenti, nonostante la sorveglianza continua delle loro prestazioni sia illegale.

Big brother sempre più curioso

«Il più delle volte siamo informati attraverso ledenunce di lavoratori e lavoratrici che notano

dispositivi di sorveglianza o che si accorgono che illoro datore di lavoro ha fatto commenti sul loro

comportamento senza essere fisicamente presenti.»Arnaud Bousquet, ispettore del lavoro a Ginevra

René Zürcher, dirigente deltraffico ferroviario nella centraled’esercizio Ovest e responsabiledel settore esercizio dellasottofederazione AS non è aconoscenza di nessun caso diabuso di dati o di colloquitelefonici registrati nelle centrali.«Sappiamo che tutte le nostreazioni e telefonate vengonoregistrate e possono essereutilizzate contro di noi in caso diincidente. D’altra parte, però,questi dati possono anchesalvarci se noi abbiamo agito

correttamente». Le modalità diregistrazione dei colloqui (dirittid’accesso, cancellazione dopo 30giorni ecc.) sono regolate da unadirettiva elaborata con la CoPe.

René Zürcher era invece contra-rio al «sistema a punti diFlensburg», nel frattempoabbandonato, che al raggiungi-mento di un certo numero dipunti di penalità portava ad unaminaccia di licenziamento. «Laconseguenza era che si masche-ravano gli errori». Fi/Hes

«Le registrazioni possono salvarci»

Presso una ferrovia a scartamen-to metrico che ha appenasostituito il materiale rotabile ela segnaletica, il personale si èreso conto che i dati di corsaregistrati dalle locomotivepermettono di valutare l’operatodi guida di ogni singolo macchi-nista.

Il SEV ha chiesto spiegazioni alladirezione, senza ricevere per ilmomento risposta.

Hans-Rudolf Schürch,presidente della sottofederazio-

ne dei macchinisti LPV, non ha maiavuto casi in cui le FFS hannoabusato dei dati di corsa registratiper valutare in modo inopportunol’operato del macchinista. «Se sicominciasse a tormentarci inquesto modo, le reazioni di tutti imacchinisti non si farebberoattendere» ci dice convinto. D’altraparte, ammette che è correttoregistrare tutti i casi di segnale perdiscuterne con gli interessati.«Il collega che supera un segnalesprovvisto di sistema ZUB,potrebbe venire addosso a me!»

Presso la RhB, il pericolo di abusodi dati non è cosi marcato, ancheper il fatto che viene ancoraimpiegato materiale rotabilevetusto, le cui possibilità diregistrazione si limitano allastriscia, ci spiega Patrick Cavelti,responsabile di settore RhB allaLPV. I casi di segnale costituisconoperò un onere molto marcato, datoche una nuova direttiva dell’UFT,introdotta nel giugno 2014,richiede che dopo due infrazionigravi in un anno o tre in cinqueanni si debba procedere ad una

Per i macchinisti, le registrazioni di dati non sono una novità e sono in grad

DOSSIER

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consulti dati registrati su di unampio arco di tempo non in re-lazione con un evento partico-lare solo per giudicare la pre-stazione o il comportamentodelle collaboratrici o dei colla-boratori.La consapevolezza dei capimo-vimento e dei macchinisti chetutte le loro azioni vengono re-gistrate non dà al datore di la-voro il diritto di consultarequesti dati per altri scopi, co-me la valutazione personale.

Markus Fischer/Hes

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La sorveglianza può essere utile, dare sicurezza, ma anche suscitare disagi e paure...

verifica dell’idoneità e dellacapacità di guida. I macchinistidella RhB devono inoltregiustificare ogni partenza con unritardo superiore ai tre minuti e,da tre anni a questa parte,devono decidere essi stessi sevogliono abbassare la tapparelladelle pareti di vetro della cabinadi guida delle composizioniAllegra per difendersi davideocamere e sguardi indiscreti.

Fi/Hes

do di difendersi.

■ Qual è il ruolo esatto del-l’UCIRL per quanto riguardala sorveglianza dei lavorato-ri? Rilasciare permessi? Im-partire sanzioni?

Il ruolo dell’UCIRL (come qual-siasi organo di ispezione can-tonale) nel campo della sor-veglianza è far rispettarel’articolo 26 dell’Ordinanza 3(OLL3) relativa alla Legge sullavoro (LL). In alcune aziendela LL non è applicabile (come leamministrazioni federali, can-tonali e comunali; le aziendesoggette alla normativa federa-le del lavoro nelle imprese ditrasporto pubblico; le aziendeagricole od orticole, pesca, pri-vati). Tuttavia, le disposizionidi tutela della salute (articolo 6LL e protezione della materni-

tà) sono comunque applicabilialle amministrazioni federali,cantonali, comunali.Per la cronaca, l’articolo 6 èquello che impone ai datori dilavoro la tutela della salute deipropri dipendenti. Possiamodunque dire che la sorveglian-za è parte delle disposizioni diprotezione della salute. Perquanto riguarda la sorveglian-za non diamo autorizzazioni.Può capitare, a volte, che undatore di lavoro ci consulti pri-ma di installare un sistema disorveglianza; in questo caso loinformiamo sulla conformità omeno del sistema previsto. Lesanzioni sono definite nella LL.Occorre ricordare che le infra-zioni sono reati penali che pos-sono essere denunciati al pro-curatore (o nei casi più gravidenunciati di ufficio) se non èpossibile raggiungere un ac-cordo tra l’ispettore e il datoredi lavoro.

■ A Ginevra le richieste perl’installazione di telecame-re di sorveglianza sono piùnumerose rispetto al pas-sato? Quali settori sono piùinteressati?

Riceviamo poche domande. Ilpiù delle volte siamo informa-ti attraverso le denunce di la-voratori e lavoratrici che nota-no dispositivi di sorveglianzao che si accorgono che il lorodatore di lavoro ha fatto com-menti circa il loro comporta-mento senza essere fisica-mente presente. I principalisettori che utilizzano la sorve-glianza sono i settori che ge-stiscono valuta e oggetti divalore (banche, industria, oro-logeria), alberghi e ristoranti(spesso su richiesta della po-lizia) e, in generale, il com-mercio.

■ Quali altri cambiamenti hanotato? Presumo anchel’evoluzione tecnologica?

C’è una evoluzione dei costi(ora per un centinaio di fran-chi è possibile acquistare unsistema di sorveglianza suinternet), un’evoluzione dellafacilità di accesso a tali tecno-logie (a causa dei costi, maanche grazie alla facilità nel-l’installare e gestire l’impian-to) e c’è anche un’evoluzionetecnologica (miglioramentodella qualità delle immagini,del suono, delle possibilità dicontrollo a distanza, dellozoom, della miniaturizzazionee altro ancora).

■ Fino a che punto si spingo-no i datori di lavoro? Vannotroppo lontano?

È da tempo che non sento piùparlare di videocamere di sor-veglianza negli spogliatoi,all’interno dei servizi igienicio delle docce.

segue a pagina 12

Arnaud Bousquet èispettore del lavoro al-l’Ufficio cantonale ispe-zione e relazioni del la-voro (UCIRL) di Ginevra.

Ma dove sono i limiti?Intervista ad uno specialista della sorveglianza sui/sulle dipendenti

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ené Windlin, del team diassistenza giuridica delSEV, riceve richieste

sempre più frequenti di mem-bri che si sentono, spesso a ra-gione, illegalmente sorvegliatisul loro posto di lavoro. «È untema molto ampio, complessoe ramificato» spiega Windlin,portandoci un paio di esempi.Alcune richieste sono dovute afotografie scattate dai superio-ri per documentare presuntelacune nella qualità del lavoro.Per esempio, una foto correda-ta di data e ora di una toilettesporca non dimostra in mododefinitivo che questa non siastata pulita nel lasso di tempoprevisto, nemmeno se il foto-grafo si dichiara in grado di di-stinguere tra sporco fresco ovecchio.Ai dipendenti viene poi spessorimproverato l’uso esagerato

R per scopi privati di internet odel telefono cellulare durante illavoro. D’altra parte, noi tuttifacciamo troppo spesso capo ainternet e ai nuovi media inmodo avventato, lasciando in-volontarie tracce sulla rete.

Sicurezza quale pretesto peruna sorveglianza permanenteAltre richieste riguardano vi-deocamere teoricamente pen-sate per dare a clienti e perso-nale maggior sicurezza, mache danno anche ai dipendentila sgradevole sensazione diavere un «grande fratello» cheregistra in permanenza il lorooperato, persino retroattiva-mente, soprattutto nei casi incui l’accesso ai dati registratinon è regolato correttamente.René Windlin è anche preoccu-pato dall’aumento delle possi-bilità fornite dai moderni mezzi

elettronici di sorveglianza,nonché dal numero di funzionisvolte con mezzi informatici.Queste combinazioni permet-tono un controllo sempre piùstretto del lavoro e delle pre-stazioni dei dipendenti. Peresempio, è possibile controlla-re il tempo impiegato in mediaallo sportello dei biglietti o alcall center per evadere un de-terminato tipo di richieste.Questo rilievo permette a suavolta di stabilire obiettivi in vi-sta della valutazione persona-le, mettendo i dipendenti sottouna pressione che finisce poiper ripercuotersi anche suiclienti.In questo modo è possibileorientare il lavoro alla massimaprestazione possibile, dai lavo-ri di contabilità in ufficio alcontrollo dei biglietti con appa-recchi elettronici (pensiamo a

Swisscard) sino alle gestionedel traffico ferroviario. Valori aldi sotto della media possonocosì portare ad una prestazio-ne «insufficiente», rispettiva-mente questi dati possono ser-vire da base per «ottimizzare»il fabbisogno di posti di lavoro.

Protezione dei dati e sicurezzaGli impianti di sicurezza e le lo-comotive sono da tempo con-frontati con le registrazioni didati. Questo processo permet-te di ricostruire con precisionegli avvenimenti e i comporta-menti degli interessati per sta-bilire le cause di determinatieventi. Il progresso tecnologi-co permette tuttavia di incre-mentare continuamente laquantità e la precisione dei da-ti registrati.Nelle odierne centrali d’eserci-zio e nella cabine delle loco-

motive viene registrata ognimanipolazione e questi dativengono conservati per un cer-to periodo a disposizione delservizio d’inchiesta svizzerosulla sicurezza (SISI). Conside-rate le implicazioni giuridichedi un incidente e la necessitàdi accertare eventuali lacune disicurezza per evitare altri inci-denti simili, questo procedi-mento è senz’altro appropriatoe necessario.Però nemmeno in questi setto-ri rilevanti per la sicurezza èpossibile superare i limiti nellasorveglianza dei dipendentisul posto di lavoro previsti dal-la legislazione sulla protezionedei dati e dall’articolo 26 del-l’ordinanza 3 alla legge sul la-voro (vedi riquadro a pagina12).Non è di conseguenza ammis-sibile che un datore di lavoro

Sorveglianza sul posto di lavoro

L’uso sempre più frequente di apparecchi elettronici sempre più perfezionati e dalle capacità di immagazzina-mento dati sempre maggiori sul posto di lavoro permette di sorvegliare sempre più strettamente il comporta-mento dei dipendenti, nonostante la sorveglianza continua delle loro prestazioni sia illegale.

Big brother sempre più curioso

«Il più delle volte siamo informati attraverso ledenunce di lavoratori e lavoratrici che notano

dispositivi di sorveglianza o che si accorgono che illoro datore di lavoro ha fatto commenti sul loro

comportamento senza essere fisicamente presenti.»Arnaud Bousquet, ispettore del lavoro a Ginevra

René Zürcher, dirigente deltraffico ferroviario nella centraled’esercizio Ovest e responsabiledel settore esercizio dellasottofederazione AS non è aconoscenza di nessun caso diabuso di dati o di colloquitelefonici registrati nelle centrali.«Sappiamo che tutte le nostreazioni e telefonate vengonoregistrate e possono essereutilizzate contro di noi in caso diincidente. D’altra parte, però,questi dati possono anchesalvarci se noi abbiamo agito

correttamente». Le modalità diregistrazione dei colloqui (dirittid’accesso, cancellazione dopo 30giorni ecc.) sono regolate da unadirettiva elaborata con la CoPe.

René Zürcher era invece contra-rio al «sistema a punti diFlensburg», nel frattempoabbandonato, che al raggiungi-mento di un certo numero dipunti di penalità portava ad unaminaccia di licenziamento. «Laconseguenza era che si masche-ravano gli errori». Fi/Hes

«Le registrazioni possono salvarci»

Presso una ferrovia a scartamen-to metrico che ha appenasostituito il materiale rotabile ela segnaletica, il personale si èreso conto che i dati di corsaregistrati dalle locomotivepermettono di valutare l’operatodi guida di ogni singolo macchi-nista.

Il SEV ha chiesto spiegazioni alladirezione, senza ricevere per ilmomento risposta.

Hans-Rudolf Schürch,presidente della sottofederazio-

ne dei macchinisti LPV, non ha maiavuto casi in cui le FFS hannoabusato dei dati di corsa registratiper valutare in modo inopportunol’operato del macchinista. «Se sicominciasse a tormentarci inquesto modo, le reazioni di tutti imacchinisti non si farebberoattendere» ci dice convinto. D’altraparte, ammette che è correttoregistrare tutti i casi di segnale perdiscuterne con gli interessati.«Il collega che supera un segnalesprovvisto di sistema ZUB,potrebbe venire addosso a me!»

Presso la RhB, il pericolo di abusodi dati non è cosi marcato, ancheper il fatto che viene ancoraimpiegato materiale rotabilevetusto, le cui possibilità diregistrazione si limitano allastriscia, ci spiega Patrick Cavelti,responsabile di settore RhB allaLPV. I casi di segnale costituisconoperò un onere molto marcato, datoche una nuova direttiva dell’UFT,introdotta nel giugno 2014,richiede che dopo due infrazionigravi in un anno o tre in cinqueanni si debba procedere ad una

Per i macchinisti, le registrazioni di dati non sono una novità e sono in grad

DOSSIER

...... 11

contatto.sevN. 04/155.3.2015

consulti dati registrati su di unampio arco di tempo non in re-lazione con un evento partico-lare solo per giudicare la pre-stazione o il comportamentodelle collaboratrici o dei colla-boratori.La consapevolezza dei capimo-vimento e dei macchinisti chetutte le loro azioni vengono re-gistrate non dà al datore di la-voro il diritto di consultarequesti dati per altri scopi, co-me la valutazione personale.

Markus Fischer/Hes

drea

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La sorveglianza può essere utile, dare sicurezza, ma anche suscitare disagi e paure...

verifica dell’idoneità e dellacapacità di guida. I macchinistidella RhB devono inoltregiustificare ogni partenza con unritardo superiore ai tre minuti e,da tre anni a questa parte,devono decidere essi stessi sevogliono abbassare la tapparelladelle pareti di vetro della cabinadi guida delle composizioniAllegra per difendersi davideocamere e sguardi indiscreti.

Fi/Hes

do di difendersi.

■ Qual è il ruolo esatto del-l’UCIRL per quanto riguardala sorveglianza dei lavorato-ri? Rilasciare permessi? Im-partire sanzioni?

Il ruolo dell’UCIRL (come qual-siasi organo di ispezione can-tonale) nel campo della sor-veglianza è far rispettarel’articolo 26 dell’Ordinanza 3(OLL3) relativa alla Legge sullavoro (LL). In alcune aziendela LL non è applicabile (come leamministrazioni federali, can-tonali e comunali; le aziendesoggette alla normativa federa-le del lavoro nelle imprese ditrasporto pubblico; le aziendeagricole od orticole, pesca, pri-vati). Tuttavia, le disposizionidi tutela della salute (articolo 6LL e protezione della materni-

tà) sono comunque applicabilialle amministrazioni federali,cantonali, comunali.Per la cronaca, l’articolo 6 èquello che impone ai datori dilavoro la tutela della salute deipropri dipendenti. Possiamodunque dire che la sorveglian-za è parte delle disposizioni diprotezione della salute. Perquanto riguarda la sorveglian-za non diamo autorizzazioni.Può capitare, a volte, che undatore di lavoro ci consulti pri-ma di installare un sistema disorveglianza; in questo caso loinformiamo sulla conformità omeno del sistema previsto. Lesanzioni sono definite nella LL.Occorre ricordare che le infra-zioni sono reati penali che pos-sono essere denunciati al pro-curatore (o nei casi più gravidenunciati di ufficio) se non èpossibile raggiungere un ac-cordo tra l’ispettore e il datoredi lavoro.

■ A Ginevra le richieste perl’installazione di telecame-re di sorveglianza sono piùnumerose rispetto al pas-sato? Quali settori sono piùinteressati?

Riceviamo poche domande. Ilpiù delle volte siamo informa-ti attraverso le denunce di la-voratori e lavoratrici che nota-no dispositivi di sorveglianzao che si accorgono che il lorodatore di lavoro ha fatto com-menti circa il loro comporta-mento senza essere fisica-mente presente. I principalisettori che utilizzano la sorve-glianza sono i settori che ge-stiscono valuta e oggetti divalore (banche, industria, oro-logeria), alberghi e ristoranti(spesso su richiesta della po-lizia) e, in generale, il com-mercio.

■ Quali altri cambiamenti hanotato? Presumo anchel’evoluzione tecnologica?

C’è una evoluzione dei costi(ora per un centinaio di fran-chi è possibile acquistare unsistema di sorveglianza suinternet), un’evoluzione dellafacilità di accesso a tali tecno-logie (a causa dei costi, maanche grazie alla facilità nel-l’installare e gestire l’impian-to) e c’è anche un’evoluzionetecnologica (miglioramentodella qualità delle immagini,del suono, delle possibilità dicontrollo a distanza, dellozoom, della miniaturizzazionee altro ancora).

■ Fino a che punto si spingo-no i datori di lavoro? Vannotroppo lontano?

È da tempo che non sento piùparlare di videocamere di sor-veglianza negli spogliatoi,all’interno dei servizi igienicio delle docce.

segue a pagina 12

Arnaud Bousquet èispettore del lavoro al-l’Ufficio cantonale ispe-zione e relazioni del la-voro (UCIRL) di Ginevra.

Ma dove sono i limiti?Intervista ad uno specialista della sorveglianza sui/sulle dipendenti

Page 12: Contatto sev 2015 04

......

12 DOSSIERcontatto.sevN. 04/155.3.2015

segue da pagina 11

Di per sé è una buona noti-zia, ma questo non significache non esistono più formedi abusi. Penso per esempioa datori di lavoro che di na-scosto si sono dotati di im-pianti di sorveglianza cheusano per fare delle osser-vazioni ai/alle dipendenti,mentre sono in vacanza suisole lontane.

■ Ricevo un tablet dal mio da-

tore di lavoro. Cosa rischiose cancello la geolocalizza-zione? Il datore di lavoro hail diritto di seguire i/le pro-pri/e dipendenti?

Intanto mi permetta di direche il suo datore di lavoro èmolto generoso! Qualunquesistema di sorveglianza, perrispettare la legge, deve sod-disfare tre condizioni (vedibox qui sotto): interesse pre-ponderante (garantire la vo-stra sicurezza o migliorare laproduttività); proporzionalità(ci sarebbero mezzi meno in-vasivi per ottenere lo stessorisultato?); informazioni sul-l’uso dei dati raccolti (scopodella sorveglianza, protezionedei dati, regole di utilizzo, chiha accesso ai dati, periodo di

conservazione dei dati, ecc.).Se sono soddisfatte questetre condizioni, il sistema èconforme. È possibile rimuo-vere la geolocalizzazione se,per esempio, lo scopo dellasorveglianza non è di saperedove si trova per indirizzarlarapidamente verso un altrocliente. Se lo scopo di questoiPad è solo di ricevere le suee-mail in tempo reale, la geo-localizzazione è inutile. Se lageolocalizzazione serve a rag-giungere l’obiettivo dichiara-to, allora dovrebbe esseredefinita nel regolamento (geo-localizzazione 7 giorni su 7 e24 ore su 24 - che sembrereb-be abusiva - o solo durante leore di lavoro?).

■ Un esempio molto con-creto: mi si vede sulla vi-deocamera di sorveglianzaalla stazione di Yverdonquando dovrei essere, se-condo il mio piano di lavo-ro, a Losanna. Che rischicorro se il mio capo vede ilvideo? Posso essere sicurache non potrà avere acces-so a quel materiale?

Se il sistema soddisfa le trecondizioni menzionate, ciònon può avvenire, perché nontutti hanno accesso al sistemadi sorveglianza e perché essoè ovviamente progettato pergarantire la sicurezza dellepersone (pubblico e dipen-denti) e la stazione ferrovia-ria. Tuttavia non si può maiescludere l’abuso; ecco per-ché è necessario informare ilpersonale e avere un regola-mento chiaro.

■ Mentre sono al lavoro, invioun messaggio su Facebookper commentare la foto diun’amica. Che cosa rischio?

Tutto dipende da un eventualeregolamento interno sull’usodi Internet. Per esempio, se

sul vostro posto di lavoro, in-ternet è bloccato e vige il di-vieto di utilizzare un sistemaportatile personale durantel’orario di lavoro, rischia il li-cenziamento. Invece, se dovelavora il regolamento stipulache lei ha accesso a internetentro limiti ragionevoli (ad ec-cezione di siti illegali, adesempio, nazisti o pedofili),corre magari il rischio di esse-re rimproverata se ha passatotroppo tempo a consultareFacebook. Si deve sapere cheun datore di lavoro (o l’infor-matico dell’azienda) è in gra-do in qualsiasi momento disapere quali sono stati i sitivisitati e per quanto tempo.Quindi formalmente, se undatore di lavoro lo volesse,può - previo informazioni det-tagliate al personale - saperecome ha trascorso il suo tem-po su internet. Nel medesimoregolamento può, anzi deve,illustrare le sanzioni. Più unregolamento è chiaro, meno cisono rischi su possibili abusi.

Henriette Schaffter

Il grande fratello vi osserva...

Sorveglianza deilavoratori1 Non è ammessa l’applica-zione di sistemi di sorveglian-za e di controllo delcomportamento dei lavoratorisul posto di lavoro.2 I sistemi di sorveglianza o dicontrollo, se sono necessariper altre ragioni, devonoessere concepiti e disposti inmodo da non pregiudicare lasalute e la libertà di movimen-to dei lavoratori.

Spiegazioni:il comportamento e il rendi-mento sono spesso interdi-pendenti. Di conseguenza unanetta demarcazione tra lasorveglianza (permessa) delrendimento o della sicurezza ela sorveglianza (non permes-sa) del comportamento è inmolti casi estremamentedifficile o addirittura impossi-bile.

Per stabilire se un sistema disorveglianza o di controllo èammissibile occorre esamina-re se sono presenti le trecondizioni seguenti:- esistenza di un chiarointeresse preponderantediverso dalla sorveglianza delcomportamento dei lavoratori(ad es. sicurezza del persona-le, dell’azienda oppureottimizzazione della produ-zione);- proporzionalità tra l’interessedel datore di lavoro allasorveglianza e l’interesse deilavoratori a non esseresorvegliati;- partecipazione dei lavoratorialla pianificazione, l’installa-zione e l’impiego dei sistemidi sorveglianza e di controllononché la durata di conserva-zione dei dati raccolti.Bisogna inoltre assicurare ilrispetto delle norme penali edi protezione dei dati.

LEGGE SUL LAVORO

Articolo 26 dell’ordinanza 3 concernente la LL

«Grazie» al GPS, Protectas sasempre dove si trovano i propricollaboratori, con un margine dicinque metri. Guai poi se aqualcuno viene in mente dispegnere l’apparecchio chepermette di localizzarlo, vieneimmediatamente richiamato.Questo caso è stato rivelato dalquotidiano «20 minuti». I provvedi-menti illustrati sono incompatibilicon la protezione della personalitàdei dipendenti e, di conseguenza,illegali. È inoltre risaputo che unasorveglianza continua dei dipen-denti può avere conseguenzenegative anche per il loro stato disalute.

«La sfera privata di una persona èun bene prezioso che va particolar-

mente protetto. Ciò vale natural-mente anche nell’ambito del postodi lavoro. Il datore di lavoro ètenuto a rispettarla, non soloperché lo impone il nostro sistemagiuridico ma anche perché, in casocontrario, l’ambiente di lavoro nerisentirebbe notevolmente (...).

È però innegabile che i confinidella sfera privata si collocano làdove essa entra in conflitto con gliinteressi aziendali del datore dilavoro o con la legge. Il lavoratoreche naviga in Internet soltanto ascopo privato, trascurando i suoidoveri professionali, può difficil-mente far valere il suo diritto allaprotezione della personalità. Laprotezione della sfera privata el’interesse del datore di lavoro

vanno in ogni caso ponderati etale ponderazione dei rispettiviinteressi non può essere intrapre-sa alla leggera (...). Una sorve-glianza costante del suo compor-tamento sul posto di lavoro non èaccettabile dal punto di vistaumano e nemmeno ammissibileper legge, anche nel caso in cui illavoratore fosse consenziente,riporta il sito della Confederazionewww.admin.ch, sulle paginedell’incaricato federale dellaprotezione dei dati e dellatrasparenza (IFPDT).

La protezione giuridica del SEV è adisposizione per consigli in caso dipossibili abusi. Hes

I limiti della sfera privata

Page 13: Contatto sev 2015 04

POLITICA SOCIALE E DEI TRASPORTI ......

13contatto.sevN. 04/155.3.2015

«Indebolire l’obiettivo di tra-sferimento e raddoppiare lagalleria stradale del Gottardoporrebbero fine agli sforzi de-cennali per trasferire il trafficodalla strada alla ferrovia», haaffermato Jon Pult, Presidentedell’Iniziativa delle Alpi, duran-te la conferenza stampa te-nutasi a Berna lo scorso 24febbraio. La massa del trafficomerci si sposterebbe nuova-mente su strada, invece chesulla rotaia. E questo proprioalla vigilia dell’inaugurazionedella galleria di base del Got-tardo, il maggior progetto in-frastrutturale della storia sviz-zera.L’articolo 84 per la protezionedelle Alpi della Costituzionefederale svizzera subisce at-tualmente un doppio attacco.Consiglio federale e Parlamen-to vogliono raddoppiare la gal-leria stradale del Gottardo edal 2013 il Consiglio federalemette in discussione l’obietti-vo di trasferimento fissato nel-la legge sul trasferimento deltraffico (LTrasf), derivante diret-tamente dall’articolo costitu-zionale e che prescrive che, nel2018, potranno ancora transi-tare dalle Alpi al massimo650 000 camion.Lo studio dell’Istituto per il di-ritto europeo dell’Università diFriburgo, redatto da MarkusKern in collaborazione conAstrid Epiney, è molto chiaro e,alla conferenza stampa, Mar-kus Kern ha sottolineato che laConfederazione viola la Costi-tuzione poiché, con 1 143 000transiti (2013), il numero dei

camion che passano dalle Alpisvizzere è nettamente superio-re all’obiettivo di trasferimen-to. Per i due autori dello stu-dio, c’è solo uno spazio dimanovra limitato per un nuovoprolungamento del termine peril trasferimento e per un annac-quamento del vincolo di legge,nel senso di un semplice valo-re indicativo. «Il fatto che il ter-mine di trasferimento non siastato rispettato non ha pereffetto che la disposizione co-stituzionale perda complessi-vamente il suo carattere vinco-lante», ha spiegato MarkusKern.Regula Rytz, membro del Comi-tato dell’Iniziativa delle Alpi,ha affermato: «Con l’allenta-mento della politica di trasferi-mento e il raddoppio della gal-leria stradale del Gottardo nonmettiamo solo in pericolo laprotezione delle Alpi e conse-guentemente la qualità di vitanelle Alpi, ma anche la nostrapolitica climatica. Non c’è unasvolta energetica senza unasvolta nel campo dei traspor-ti». Il Ginevrino Laurent Sey-doux, anch’egli membro delComitato dell’Iniziativa delleAlpi, ha formulato una chiararichiesta al Consiglio federale,che alla fine dell’anno dovràpresentare un bilancio dellapolitica di trasferimento:

«Invece di abbellire nuovamen-te la propria inerzia o addirit-tura mettere in dubbio l’obiet-tivo, il Governo dovrebbefinalmente presentare un pia-no delle misure concreto su co-me raggiungere l’obiettivo ditrasferimento voluto dal popo-lo». Ne fanno parte l’innalza-mento della TTPCP al livellomassimo previsto dall’accordosui trasporti terrestri, la pro-mozione mirata delle innova-zioni tecniche nel traffico fer-roviario delle merci e serinegoziati sull’introduzioned’una borsa dei transiti alpini.Un indebolimento dell’obietti-vo di trasferimento e una se-conda galleria stradale al Got-tardo minerebbero invece lacredibilità della Svizzera neiconfronti dell’UE.

Comunicato stampaIniziativa delle Alpi

Trasferimento del traffico: la denuncia dell’Iniziativa delle Alpi

«Costituzione violata»Non vi sono margini permodificare l’obiettivo ditrasferimento. Lo con-ferma uno studio del-l’Istituto per il dirittoeuropeo dell’Universitàdi Friburgo. L’Iniziativadelle Alpi respinge ognitentativo di annacquarel’articolo costituzionalesulla protezione delleAlpi dal traffico di tran-sito.

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L’Iniziativa delle Alpi non ci sta e richiama il Consiglio federale al rispetto della Costituzione.

Dalla pubblicazione delmessaggio del Consigliofederale per il raddoppio dellagalleria del Gottardo, isostenitori di questa soluzioneribadiscono che, per rispettarela Costituzione, sarà apertasolo una corsia per canna.Secondo il Consiglio diStato del canton Uri, laquestione potrebbe peròprendere una piega diversa.Il «Tages Anzeiger» del25 febbraio riferisce infattiche, in una risposta adun’interpellanza del PLR, haindicato la possibilità di unprogressivo allentamento diqueste norme, partendo da unregime speciale sollecitato neigiorni di traffico intenso.Queste modifiche potrebberoessere disposte medianteordinanza dal Consigliofederale, aggirando cosìpopolo e Parlamento. Secondoil Consigliere di Stato MarkusZüst, è pensabile che lecolonne davanti ai portali neigiorni di punta potrebberoessere prese a giustificazionedi questa decisione.Questa opinione è fermamen-

te contestata dall’Ufficiofederale delle strade, il cuiportavoce Thomas Rohrbachha affermato che «la secondacorsia rimarrà chiusa anche sele colonne dovessero raggiun-gere la piana dalla Reuss».L’Iniziativa delle Alpi giudicainvece molto plausibilel’opinione del governo urano,come ha spiegato il suopresidente Jon Pult: «già oggi,in situazioni particolari, sipermette la circolazione sullecorsie di emergenza, senzaricorrere a modifiche legislati-ve». Il giurista Markus Kern haun’opinione più sfumata:«l’apertura completa dovrebbelimitarsi a situazione diemergenza, per esempio incaso di incidente». Avverteperò: «se le condizioni diapertura completa debbanoessere regolate a livellocostituzionale, legislativo o diordinanza, è una questionepolitica, che si porrà nel 2035.Le persone deputate a farlonon saranno più quelle di oggi.Doris Leuthard ci sta facendopromesse che non potrà piùmantenere di persona».

INFO

Uri: si potranno aprire tutte e quattro le corsie!

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14 SOTTOFEDERAZIONIcontatto.sevN. 04/155.3.2015

Gilbert D’Alessandro, presiden-te centrale VPT, ha dato il via ailavori, illustrando gli importantitemi all’ordine del giorno dellaprossima assemblea dei dele-gati. Ueli Müller, responsabiledel reclutamento, ha lanciatoun appello a tutti affinchéquest’anno si possa centrarel’obiettivo degli 11 000 mem-bri. Johan Pain ha per l’ultimavolta avuto l’onere di presenta-re il rapporto di attività 2014, icui conti sono stati ricapitolati,unitamente al preventivo 2015,da René Taglang. La vicepresi-dente SEV Barbara Spalinger haillustrato ai 64 partecipanti da

tutta la Svizzera la nuova azio-ne «sono anche...» (vedi pag.8), ricapitolando la problemati-ca degli stipendi minimi nelsettore del trasporto merci.Valérie Solano ha illustrato glisviluppi a Ginevra (vedi pag.20), mentre Jérôme Fay ha ricor-dato lo sciopero di dicembre.Gilbert D’Alessandro ha indica-to che le sezioni riceverannouna richiesta di sostegno fi-nanziario alla sezione TPG,chiamata proprio per lo sciope-ro a sostenere molte spesestraordinarie.

Programma 2015Il prossimo autunno sarà carat-terizzato da una giornata controla violenza, la cui data non èancora fissata. La campagna«al WC e non dietro le siepi» èpartita con un po’ di fatica, maha poi dimostrato di risponderead un’autentica necessità dei

conducenti di bus e ChristianFankhauser ha presentato alcu-ne foto ricevute che denuncianosituazioni precarie. SecondoVincent Leggiero, presidentedella sezione TPG, «questequestioni sanitarie meritano diessere regolate nei CCL. Se ab-biamo regolamenti per il fumonei locali, perché non dovrem-mo regolamentare l’accesso aibagni ai capolinea?»

Proposta al CongressoPeter Bernet ha sottoposto alconvegno una proposta dellasua sezione al congresso, chechiede al SEV di adoperarsi af-finché l’autista che si vede re-vocare la patente per motiviprivati possa continuare alme-no a guidare a livello profes-sionale. La proposta è stataapprovata all’unanimità dal-l’assemblea.

Henriette Schaffter

Il convegno di quest’an-no ha modificato lacomposizione del comi-tato di settore e ana-lizzato il programmadell’anno.

«Meglio al WC che dietro le siepi»Convegno del settore bus del 26 febbraio a Olten

Due specialisti del sonnodell’ospedale di Wetzikon (ZH)hanno presentato una relazionesui disturbi del sonno e suipossibili rimedi.

Le persone che non recuperanoabbastanza durante la notte aseguito di problemi come l’apneanotturna rischiano di addormen-tarsi improvvisamente di giorno,anche al volante. Ciò costituisceevidentemente un problema pergli autisti di bus.

René Fiechter e Nicole Suterhanno illustrato la naturadell’apnea del sonno: si tratta diun’alterazione della funzionerespiratoria, con interruzioni dioltre 10 secondi che spezzano ilsonno, compromettendo il riposo.L’apnea del sonno è indotta dafattori di rischio come il sovrap-peso, l’età, il consumo di alcolicio di medicamenti ed affliggesoprattutto gli uomini.

Il colpo di sonno può esserepreannunciato da sintomi qualibocca secca, palpebre pesanti,nervosismo, brividi e sbadigli.

I due specialisti hanno poiillustrato varie possibilità diindividuare il problema, dal portodi un apposito apparecchiodurante la notte, al trascorrereuna notte all’ospedale perl’analisi del sonno e i rimedipossibili, come la perdita di peso,oppure il porto di una mascherad’ossigeno per migliorare lefacoltà respiratorie sino all’inter-vento chirurgico.

Categorie a rischio

Giornate lavorative con turni diservizio molto lunghi, soprattuttosu percorsi molto ben conosciuti,incrementano i rischi di colpi disono. Per gli autisti, sonoparticolarmente a rischio icamionisti, i pendolari e chi deveguidare su tratte molto lunghe,anche per recarsi in vacanza.

Per evitare questi rischi, gliesperti hanno dato alcunisemplici consigli:

- guidare solo quando si è riposatied evitare di consumare bevandealcoliche;

- arieggiare il veicolo prima dimettersi alla guida;

- evitare di guidare oltre 10 ore,anche facendo delle pause;

- fare 20 minuti di pausa ogni dueore di guida;

- evitare di riscaldare eccessiva-mente il proprio veicolo;

- mangiare regolarmente maevitando i grassi;

- e, soprattutto, seguire i propribioritmi. Essi hanno una fasepiuttosto bassa tra le 2 e le 6 delmattino e tra le 13 e le 15. «Chi hai bioritmi di una rondine, non develavorare come una civetta» haesortato il dottor Fiechter.

Bisogna quindi rispettare lapropria natura, tenerne conto etentare di adattare a questa gliorari lavorativi e non viceversa.

Hes

Siete una rondine o una civetta?

Il comitato del settore busdella sottofederazione VPT èstato parzialmente rinnovato.Resta vacante il posto diClaude Tollet di Neuchâtel,che ha cambiato attività

professionale e che verràrimpiazzato dal prossimoconvegno. Nel frattempo sicercano candidati/e.

ELEZIONI

Facce nuove e facce note

Hes

Carmelo Scuderi, presidente della sezione dei trasporti pubblici diLosanna TL ed Elisabeth Küng della STI sono i nuovi membri delcomitato settoriale. Il primo subentra a Johan Pain, mentre conElisabeth il comitato sarà composto da 6 anziché 5 membri.

Hes

Johan Pain è passato definitivamente alla meritata pensione ed èstato ufficialmente accomiatato dal comitato di settore. Prossima-mente lascerà anche il comitato centrale VPT. «Coraggio e buonafortuna per le vostre lotte future» ha augurato all’assemblearicevendo un omaggio da parte di Peter Bernet. Johan continuerà aseguire le attività del SEV. Fa parte anche del consiglio comunale diLosanna, al quale potrà adesso dedicarsi con maggior intensità.

Hes

Wanda Suter, che da anni segue come traduttrice in tedesco,francese ed italiano le diverse manifestazioni della VPT, si prendeun periodo di pausa ed è stata ringraziata per il suo fedeleimpegno ed il suo apprezzatissimo lavoro.

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SINDACATO ......

15contatto.sevN. 04/155.3.2015

Vento, neve, pioggia ghiaccia-ta, freddo, umidità. Nemmenoil tempo da lupi che ha accom-pagnato i primi giorni dellosciopero, ha piegato la volontàe la determinazione degli ope-rai della Exten, sostenuti daicolleghi di UNIA. «Sono perso-ne eccezionali» ci dice un ope-raio con le braccia conserte fa-cendo segno con il capo aifunzionari di UNIA. «Ci sono vi-cini sindacalmente, ma ancheumanamente, sentiamo tutti laloro vicinanza. Per noi è impor-tante». Attorno al piccolo Gaze-bo montato in tutta fretta perdare un minimo di riparo agliscioperanti, ai/alle sindacali-sti/e e alle persone che hannomanifestato la loro solidarietà,c’è un continuo viavai. Il Gaze-bo diventa una piccola patria

di resistenza in terra ostile, do-ve si mescolano sentimenti, ri-vendicazioni, speranze, rabbia,delusioni, determinazione. Vo-glia di lottare per la dignità econtro pesanti misure econo-miche scaricate sulle spalle dilavoratrici e lavoratrici. La pro-prietà ha infatti imposto taglisalariali del 26 % per i fronta-lieri e del 16 % per i residenti,naturalmente sfruttando il raf-forzamento del franco svizzerosull’euro. Ai lavoratori non èstata data alcuna alternativa:«Se non firmi il nuovo contrat-to, chiudiamo la fabbrica. Senon sei contento puoi pure da-re le dimissioni». Un ricatto im-posto senza neppure presen-tare la benché minima cifraeconomica, anche solo inven-tata ad arte. E così, con l’ap-poggio dei colleghi di UNIA, glioperai alzano la testa e diconono. No a questo modo di agire,no alla mancanza di considera-zione nei confronti di personeche hanno contribuito, con illoro lavoro, a fare crescerel’azienda.Le tensioni non mancano, co-me pure le discussioni tra di

loro. Ma la determinazioneprevale, con ostinazione, percercare una via di uscita che ri-spetti in primo luogo la dignitàdegli operai, che non hannovoglia di porgere l’altra guan-cia per subire un altro inaccet-tabile schiaffo.La vicenda della Exten assumeben presto il sapere della de-nuncia che va oltre il conflittoaziendale. La deregolamenta-zione dei rapporti di lavoro,come sottolineato dall’Unionesindacale svizzera Ticino eMoesa - sta forzando un altrolimite: si manifesta sotto formadi smantellamento dei dirittidei lavoratori e delle lavoratricie delle garanzie date dalla poli-tica sociale e del lavoro. «Pren-dendo come pretesto l’abban-dono della soglia minima dicambio franco euro - osserval’USS - le aziende colpisconopesantemente i lavoratori e lelavoratrici riducendo i salari eaumentando il tempo di lavoro.Così facendo scaricano sullespalle del personale non solo ilrischio di impresa che ogni im-prenditore minimamente capa-ce deve assumersi, ma anche il

fallimento di una conduzioneaziendale che si dimostra pocoresponsabile e rispettosa delleproprie maestranze. I conflittialla Exten SA di Mendrisio ealle Ferriere Cattaneo SA diGiubiasco sono solo la puntadell’iceberg. La devastazionedel lavoro è solo all’inizio».La fine dello sciopero è stataaccolta con grande soddisfa-zione; alla vigilia abbiamo vi-sto i volti stanchi e tesi di moltioperai. «Sono stanco - ci diceun rappresentante del comita-to di sciopero - ma dobbiamotenere duro e andare avanti.Speriamo di farcela». Intanto ilvento sferzante arresta la suacorsa sul tendone del Gazebo,come se volesse mettere a du-ra prova tutti quanti. Di sicuroquesto vento gelido ha mostra-to la solida fibra di queste per-sone. E così la lotta, alla fine, èstata pagante. A questi operaidobbiamo dire grazie. Grazieper la lezione di coraggio.L’Unione sindacale svizzera Ti-cino e Moesa (USS) non puòche condividere il sospiro disollievo degli operai e del sin-dacato UNIA. Grazie alla me-

diazione della consigliera diStato Laura Sadis, è stato fir-mato un accordo che ha per-messo la ripresa del lavoro.L’USS auspica ora che nelleprossime settimane potrà es-sere raggiunto un «accordo de-finitivo soddisfacente». L’Unio-ne sindacale svizzera Ticino eMoesa si augura anche che al-tri datori di lavoro rinuncino adimporre misure peggiorative ailoro dipendenti e che in caso didifficoltà intavolino discussionicon le organizzazioni del per-sonale. E invita tutti i lavoratorie tutte le lavoratrici a raggiun-gere i sindacati, «l’unica orga-nizzazione in grado di difende-re i loro interessi e gli interessicollettivi».Quotidianamente al fianco deilavoratori e delle lavoratrici, ilsindacato conosce profonda-mente le dinamiche del lavoroe se ne fa interprete senza con-dizioni e senza preclusioni.Spetta però alla politica - chedeve anche assumersi la re-sponsabilità del degrado dellecondizioni di lavoro - aprire fi-nalmente gli occhi.

Françoise Gehring

Lo sciopero è terminato giovedì 26 febbraio dopo la mediazione della consigliera di Stato Laura Sadis

Una lezione di corag-gio, di dignità e di de-terminazione in condi-zioni davvero difficili.Le maestranze del-l’azienda con sede aMendrisio, supportatidai colleghi di UNIA.

«Operai della Exten, grazie»!frg

Tutto era iniziato ungiovedì mattina (il19 febbraio per laprecisione). Glioperai bloccano laproduzione, ri-fiutandosi di lavo-rare. Il motivo èsemplice quantodrammatico: taglisalariali del 26 %per i frontalieri edel 16 % per i resi-denti.

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16 INFOcontatto.sevN. 04/155.3.2015

Il momento per le ferrovie éstorico. Da una quindicinad’anni, il mondo ferroviario émesso sotto pressione: divisio-nalizzazione, apertura del mer-cato, privatizzazione e specu-lazioni finanziarie hanno fattoin modo che i lavoratori delsettore sentissero il clima ditensione e d’incertezze crea-tosi. Il futuro a corto-medio ter-mine è ancora più incerto: ab-biamo l’apertura del tunnel dibase del Gottardo prima equella del Ceneri poi. Sonotappe fondamentali e i varieventi, come il cambio franco-euro e la politica adottata dal-l’UFT non aiutano certo a guar-dare al domani con particolareottimismo. Siamo l’ultimo ba-luardo di una campagna eco-nomica di smantellamento: idiritti dei lavoratori e qualcheagevolazione di settore vengo-no attaccati costantemente edin modo evidente. La lotta permantenere i nostri diritti diven-ta sempre più impari e la politi-ca federale e cantonale in ge-nerale non aiutano certo amigliorare la situazione. Tuttoquesto è poi collegato ad unavisione dei nostri amministra-tori tutta legata al mercato e aiprofitti; costoro hanno perso divista il punto fondamentale:che noi lavoratori siamo e re-stiamo il punto cardine azien-dale.

Non siamo numeri su un com-puter, siamo lavoratori e pro-fessionisti preparati, spessomolto legati all’azienda e chie-diamo di restare tali!In quest’ottica l’MPS in genera-le e Matteo Pronzini in partico-lare, nella sua attività di sinda-calista e deputato, si sonomossi da sempre sul territorioper denunciare abusi e illegali-tà che via via aumentano e,con il bene placito delle autori-tà, fanno il bello e cattivo tem-po sul mercato svizzero e tici-nese in particolare. Averequalcuno che abbia un occhiodi riguardo per queste proble-matiche è oggi più importanteche mai. Oltre alla nostra azio-ne di lavoratori, a quella delleorganizzazioni sindacali, èpure importante poter contaresu qualcuno che, a livello poli-tico, difenda il punto di vista ele rivendicazioni di noi lavora-tori.

Adriano Frigerio, Macchinista BLS

Candidato della lista MPS-PC al GS

e al CdS

Difendere i lavoratori■ La posta dei lettori

La sezione PV Ticino e Moesano (pensio-nati) ha il mesto compito di annunciarel’avvenuto decesso dei propri soci:

Mario Bezzola, 85 anni, BellinzonaWerner Buergin, 85 anni, ClaroMaria Dillena, 89 anni, ChiassoHarry Fehr, 88 anni, ChiassoModestina Ferrari, 88 anni, LudianoPierino Ferrari, 87 anni, BiascaRina Ferrari, 98 anni, LuganoRemo Fontana, 79 anni, MendrisioHugo Jäggi, 91 anni, BellinzonaGiuseppe Lopez, 86 anni, FaidoGianpaolo Lucchini, 86 anni, Giubiasco

Giovanna Moretti, 87 anni, Arbedo

Giuseppe Regazzoni, 94 anni, Chiasso

Nives Rezzonico, 74 anni, Aldesago

Luciano Ronchetti, 80 anni, Novazzano

A tutti va un pensiero di sentita ricono-

scenza per la fedeltà dimostrata al nostro

movimento sindacale.

Ricordando questi cari colleghi e colleghe,

rinnoviamo ai loro congiunti le nostre sin-

cere condoglianze e ci scusiamo per even-

tuali involontarie dimenticanze.

Il comitato PV Ticino e Moesano

I nostri morti

La nostra sezione presenta sentite condoglianze al

collega Stefano Romano, colpito negli affetti familiari

per il decesso del padre.

AS Ticino

CONDOGLIANZE

www.sev-online.ch

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SERVIZIO ......

17contatto.sevN. 04/155.3.2015

Il contratto di lavoro e la crisi del francoColpi di diritto

L’abbandono del corso mini-mo dell’euro ha tolto unatutela alla nostra economia,esponendola al vento gelidodella realtà. La prima reazio-ne, come sempre in questicasi, è stata di invocare unariduzione dei costi. Datoche, come noto, una dellemaggiori voci di spesa diogni azienda è quella legataal personale, sono stateprospettate misure che van-no dai licenziamenti al pa-gamento degli stipendi ineuro.A qualche settimana di di-stanza, si può constatare co-me la borsa abbia recupera-

L’economia svizzerasembra essere in apneadal 15 gennaio scorso:lavoro ridotto, salari ineuro, aumento delle orelavorative: tutto lecito?

to gran parte della perdita ecome il franco svizzero siatornato sensibilmente soprala parità con l’euro.Ciò nonostante, la situazio-ne è ben lungi dall’essersinormalizzata. Ma che rap-porti vi sono tra il corsodell’euro e le condizioni dilavoro in Svizzera?La situazione economica hasenza dubbio ripercussionisul mercato del lavoro:quando è in difficoltà, assi-stiamo quindi ad un aumen-to della disoccupazione.Per lenire le conseguenze diquesto fenomeno, le azien-de possono far capo al lavo-ro ridotto, ossia ad una ridu-zione temporanea del gradodi impiego concepita persalvaguardare posti di lavo-ro. I dipendenti devono es-sere d’accordo e ricevonouna compensazione salaria-le dal datore di lavoro, il

quale a sua volta viene in-dennizzato dalla Confedera-zione, rispettivamente dal-l’Ufficio regionale di colloca-mento. Oltre al lavoro ridot-to, i media riportano spessodell’adozione di altri provve-dimenti, quali il pagamentodegli stipendi in euro, le ri-duzioni generalizzate di sti-pendio o l’aumento delleore lavorative a parità di sti-pendio.Provvedimenti sui quali pe-rò non vi sono margini dimanovra. Lo stipendio previ-sto dal contratto di lavorodeve essere versato nellavaluta del posto, ossia, nelcaso della Svizzera, in fran-chi. Un versamento in euronon deve essere accettato,nemmeno nel caso in cui es-so preveda l’importo corri-spondente. Tanto più che,molto spesso, questa condi-zione non viene rispettata.

Il salario è una delle compo-nenti principali del contrattodi lavoro. Il datore di lavoronon può semplicemente de-cidere di ridurlo e, se lo faversando una cifra inferiore,può essere perseguito daldipendente per la differen-za. Né in questi casi bastauna semplice comunicazio-ne o un’azione unilaterale. Ilcontratto deve essere modi-ficato, per esempio tramitequella che viene comune-mente chiamata la disdet-ta-modifica. Quest’ultima èsenz’altro possibile, speciein settori in cui gli stipendinon sono fissati a livello diCCL. Se però queste modifi-che sono dettate unicamen-te dalla volontà di abbellire ibilanci, oppure di soddisfa-re gli azionisti, vale la penadi chiedere una verifica le-gale e se non si è confronta-ti con un caso di abuso.

Resta quindi la possibilità diaumentare il lavoro per lostesso stipendio. In genere,le ore in più sono da consi-derare ore supplementari daindennizzare di conseguen-za. Va poi considerato che,generalmente, ogni settoreha definito un proprio mas-simo di ore di lavoro setti-manale, variante tra le 40 ele 45.Quindi, nemmeno questapossibilità è così semplice,anche perché la durata dellavoro ammissibile è regola-mentata, definita come com-ponente del contratto di la-voro e quindi vincolante perentrambe le parti. Al di là ditutte le vicende dell’euro edel franco svizzero, vigesempre ancora il principioche un contratto va rispetta-to e che le aziende non pos-sono semplicemente scari-care sulle spalle dei dipen-denti ogni rischio.

Assistenza giuridica SEV

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18 AGENDAcontatto.sevN. 04/155.3.2015

Fra una manciata di giorni gli israeliani saran-no chiamati alle urne per le elezioni anticipateda un Netanyahu a suo tempo sicuro di tornareal potere. E in effetti la destra nazionalista equella religiosa fondamentalista, erano dateper sicure vincitrici. A fine febbraio, però, isondaggi parlavano un’altra lingua, dando ad-dirittura tre coalizioni su un piano di parità,con una leggerissima prevalenza del centro si-nistra formato dai laburisti e dalla formazionedi Tizni Livni, ex-presidente del partito Kadima,fondato a suo tempo da Ariel Sharon che daacceso sostenitore di una politica basata sullaforza era riuscito ad accreditarsi quale pacifi-sta (sic). Alla rimonta di Herzog (il leader delLabour) e della Livni corrisponde, sempre neisondaggi, un pari calo del Likud di Netanyahue della estrema destra del ministro Lieber-mann. La difficile situazione economica, l’inca-pacità di individuare una via che porti a verinegoziati con i palestinesi, la sempre più diffu-sa consapevolezza che Netanyahu non intendein alcun modo accettare la nascita di uno Statopalestinese, nonché il crescente isolamento in-ternazionale di Israele, con l’aumentare deiParlamenti europei che riconoscono la Statopalestinese, sono sicuramente fra le cause del-la perdita di consensi della destra. Alle qualeva anche aggiunto il progetto governativo difare di Israele lo «Stato della nazione ebraica»,che ne ufficializzerebbe le caratteristiche etni-che, discriminatorie ed anche razziste, avver-sato da un largo spettro di forze politiche.Ma quanto sta avvenendo in Medio Oriente,dalla Siria e l’Iraq, sino alle sponde della costamediterranea africana e nella stessa Europa,potrebbe portare insperati voti al premier incarica. Netanyahu che, forte delle stragi aGaza, si offre come sicuro baluardo di Israelecontro l’orrore jihadista, a differenza degli av-versari della sinistra, presentati in uno spotpubblicitario come deboli e imbelli. Che a Pari-gi diventa «Je suis Charlie», paladino della li-bertà, mentre come occupante in Palestina usaogni strumento di vessazione, umiliazione eterrore contro milioni di persone. Che indicaIsraele come modello di democrazia per tuttigli ebrei del mondo quando lo Stato che pro-spetta loro è sempre più oppressivo e razzista.Non sappiamo chi infine riuscirà a vincere il17 marzo, ma un fatto è certo: senza una deci-sa azione della comunità internazionale, che«costringa gli israeliani a sentire l’occupazio-ne sulla loro carne» (come afferma lo storicoSternhell) la pace resterà un miraggio.

DI GADDO MELANI

DENTRO LA CRONACA

Incertezza in Israele L’assemblea è aperta a tutti i membri.Segue aperitivo. L’invito verrà spedito per posta.

Iscrizione entro l’8 marzo a Ely Wüthrich:[email protected], telefono 079 287 50 50.

19 marzo: assemblea a BernaSegretariato SEV, ore 16.00

■ VPT Servizi ferroviari

Giornata dei pensionati

19 marzo, Olten, Con-gress Hotel, inizio ore10.15

Iscrizioni tramite il sitointernet: vpt-online.ch.

Assemblea disettore VPT

Ordine del giorno:1. Apertura assemblea e approvazione O.d.G.2. Nomina scrutatori3. Approvazione verbale ultima assemblea4. Rapporti: a) del Presidente b) del Cassierec) della Commissione di verifica della gestioned) discussione e approvazione rapporti5. Preventivo 20156. Nomine: a) di un supplente nella commis-sione di verifica della Gestioneb) di due rappresentanti all’Assemblea dei de-legati PV e al Congresso SEV7. Relazione di un rappresentante del segreta-riato SEV8. Consegna attestati di benemerenza (40.mo,

50.mo, 60.mo, 70.mo, 80.mo affiliazione SEV)9. EventualiIl verbale dell’Assemblea 2014 e i conti 2014saranno a disposizione per consultazione apartire dalle ore 15.00. Ad inizio assemblea unconsulente sociale di Pro Senectute ci forniràdelle informazioni sulle «Direttive anticipate»e risponderà alle nostre domande.Avviso importante: al termine avrà luogo unacenetta alla quale sono invitati tutti i pre-senti all’assemblea; chiediamo cortesemen-te di annunciarsi entro il 17 marzo al cassie-re Renato Bomio, telefono 091 743 80 66,

e-mail: [email protected].

■ PV Ticino e Moesano - ferrovieri pensionatiAssemblea generale ordinaria - -Giovedì 26 marzo, ore 15.30presso la Casa del Popolo di Bellinzona

L’inizio del corso è previsto alle ore 13.15, ter-mine ca. 18.15, tre campi all’interno.Costo con aperitivo incluso fr. 50.– per i sociUFST, fr. 60.– per i non soci.Massimo 18 iscritti. Segue eventuale cena.

Iscrizioni entro il 16 marzo a: Samuele Lupi,via Bressanella 8, 6828 Balerna, tel. 051281 70 10, 076 411 77 04, 091 682 06 94,mail: [email protected]: www.ufst.ch o www.tcchiasso.ch

Corso regionale di tennis - domenica 22 marzopresso TC Chiasso a Seseglio

■ UFST Unione ferrovieri sportivi Ticino

Partiremo insieme in treno per la manifestazione nazionale a Bernadel 7 marzo; il ritorno dopo le 16.30 è libero.■ Partenze:

da Chiasso (si cambia treno a Lugano): ore 8.40 - arrivo a Lugano ore 9.03

da Mendrisio (si cambia treno a Lugano): ore 8.48 - arrivo a Lugano ore 9.03

da Lugano: ore 9.11 da Bellinzona: ore 9.34

Arrivo a Lucerna ore 11.41 Partenza per Berna ore 12.00, arrivo: ore 13.

■ Ritrovo sulla Schützenmatte ore 13.30 e poi partenza del corteo verso Piazza federale

INSIEME IN TRENO DAL TICINO IL 7 MARZO

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Gli studiosi del comportamento animale hannoscoperto da tempo che molte specie hanno unasensibilità geneticamente predeterminata versoparticolari stimoli, forniti dai propri simili. All’ap-parire di questi segnali l’animale reagisce con uncomportamento che è fortemente istintivo: sono icosiddetti «segnali scatenanti», che attivano deicomportamenti automatici, con un effetto simileall’acqua liberata tirando lo sciacquone del wc.Per esempio, il pettirosso europeo maschio ag-gredisce un ciuffo di penne rosse montato su unbastoncino e collocato nel suo territorio; mentreignora un pettirosso impagliato molto più realisti-co, ma senza ciuffo rosso. È evidentemente quelcolore a scatenare la sua aggressività. I corvi, in-vece, tendono ad attaccare chi porta addossoqualcosa di nero. A quanto pare perché il nero sti-mola il meccanismo istintivo del «corvo in perico-lo», normalmente riservato alla comparsa di falchie civette. Anche l’essere umano è sensibile a certisegnali scatenanti, alcuni dei quali però elaboraticulturalmente. Ad esempio, mentre nelle societàindustrializzate i seni femminili esercitano un for-te richiamo sessuale, nelle società più primitivesono considerati molto meno erotici, perché esibi-ti quotidianamente in modo più innocente. D’altraparte già il grande Konrad Lorenz aveva osservatoche tendiamo a considerare carina e tenera qual-siasi immagine di un bambino o di un animaleche abbia testa e occhi insolitamente grandi e conil naso e le orecchie poco prominenti. Guardiamoallora una qualsiasi bambola, o la rappresenta-zione di bambini eseguita da un disegnatore difumetti: in questi casi il disegnatore fa leva sullanostra reazione proprio a quei segnali scatenanti,esagerando nella figura le caratteristiche che nor-malmente stimolano nell’individuo un comporta-mento protettivo. Fu sostanzialmente questal’intuizione della pittrice Margaret Keane che, ne-gli anni ’50 e ’60, rivoluzionò l’arte statunitensecon i suoi dipinti dagli occhi sproporzionati. Sullasua vicenda artistica e biografica Tim Barton hagirato uno dei film più acclamati dell’ultima sta-gione cinematografica, «Big Eyes», in cui ricordache la Keane (o meglio quel furbastro di suo mari-to, che se ne appropriò, approfittando del fattoche lei firmava le proprie opere con il cognomeconiugale) con questo semplice accorgimento de-gli occhioni grandi, non solo riuscì a vendere tuttii suoi dipinti; ma anche le foto dei dipinti e poipersino le cartoline con le foto dei dipinti!

DI ROBERTO DE ROBERTIS

A SPROPOSITO DI …

... segnaliDescrizione del tema: i e le partecipanticonosceranno le novità del CCL 2015, i suoicontenuti e le applicazioni, nonché i nuovimodelli di pensionamento.

Al corso parteciperà pure Manuel Avallone,vice presidente SEV e responsabile delladelegazione sindacale di trattativa per il CCL.

PROGRAMMA

Mattino: 10.00 - 12.00

Presentazione del CCL nel suo insieme.Relatore Angelo Stroppini, segretariosindacale SEV

Pomeriggio: 14.00-16.00

Presentazione dei modelli di pensiona-

mento. Relatore PietroGianolli, segretario sindacale SEV

Partecipanti: collaboratrici e collaboratoridi FFS e FFS Cargo

Costo: membri SEV gratuito; non membrifr. 250.—

Luogo: Casa del Popolo a Bellinzona

I partecipanti riceveranno un attestato dipartecipazione per corsi di formazione(congedo sindacale) ai sensi del CCL FFS eFFS Cargo.

Iscrizione al più presto a: SegretariatoSEV: telefono 091 825 01 15, e-mail:[email protected]

31 marzo - corso di formazione sindacale CCLFFS / FFS Cargo e modelli di pensionamento

L’assemblea avrà luogo presso la «sala verde»dell’Hotel Bern. Seguirà il pranzo.Avremo come ospiti Corrado Pardini, presidenteUSS Berna e Jürg Hurni del segretariato SEV,nonché membri del consiglio fondazione CPFFS, della commissione centrale TS e della gio-

ventù SEV. Sono cordialmente invitati anche icolleghi pensionati. Vogliate pertanto riservarequesta data e partecipare numerosi.Informazioni e iscrizione entro il 7 aprile a BeatJurt, tel. 031 921 84 09, 079 738 66 86, e-mail: [email protected] o [email protected].

Sabato 11 aprile - Hotel Bern, alle ore 9.30

■ TS Mittelland - Assemblea generale

L’ordine del giorno verrà pubblicato sulprossimo numero. Riservate la data!

Seguirà un momento ricreativo con unricco aperitivo offerto dalla sezione.

■ Sezione Lavori (Bau) Ticino

Preavviso assemblea generale ordinaria

Venerdì 10 aprile, ore 18.00 ristorante Casa del Popolo a Bellinzona

contatto.sev è il giornale del sindacato delpersonale dei trasporti SEV.Pubblicazione quindicinale.Editore: SEV, www.sev-online.ch.Redazione: Peter Moor (caporedattore), PeterAnliker, Vivian Bologna, Beatrice Fankhauser,Markus Fischer, Françoise Gehring, Pietro Gianolli,Anita Merz, Patrizia Pellandini Minotti, HenrietteSchaffter.Indirizzo della redazione: contatto.sev, CP,6501 Bellinzona, e-mail: [email protected],telefono 091 825 01 15, fax 091 826 19 45.Tiratura: edizione italiana: 3609 copie; totale:43 612; certificata il 14.11.2014.Abbonamenti e cambiamenti di indirizzo:SEV, divisione amministrativa, casella postale,3000 Berna 6, e-mail: [email protected],

tel. 031 357 57 57, fax 031 357 57 58. Abbonamentoannuale per i non affiliati: 40 franchi.

Pubblicità: Zürichsee Werbe AG, Seestrasse 86,8712 Stäfa, tel. 044 928 56 11, fax 044 928 56 00,e-mail: [email protected],www.zs-werbeag.ch.

Prestampa: AZ Medien, Aarau, www.azmedien.ch.

Stampa: Mittelland Zeitungsdruck AG, Solprint,Subingen; www.solprint.ch (azienda del gruppo AZMedien AG).ISSN 1662-8470

Prossima edizione: 19 marzo2015. Chiusura redazionale:giovedì 13 marzo, ore 10.

IMPRESSUM

AGENDA ......

19contatto.sevN. 04/155.3.2015

Page 20: Contatto sev 2015 04

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20 FOCUS.SEVcontatto.sevN. 04/155.3.2015

La domanda di questa edizione è:cosa abbiamo fotografato?

Si può partecipare al concorsoentro mercoledì 11 marzo 2015,inviando una cartolina postalecon nome, cognome, indirizzo esoluzione a: SEV, Photomystère,casella postale, 3000 Berna 6;per e-mail: inviando le stesseindicazioni della cartolina [email protected]; per internet: sul nostro sitowww.sev-online.ch cliccare sulbox «Photomystere» a destra sottol’agenda e riempire il formulariocon le indicazioni richieste.

Verranno considerate le rispostecorrette con il maggior grado didettaglio.

Il nome della vincitrice o delvincitore sarà pubblicato sulnumero successivo. Sono in palio40 franchi in buoni Reka,sorteggiati tra coloro che avrannodato la risposta esatta. Non verràtenuta alcuna corrispondenza sulconcorso. Le vie legali sonoescluse.

La foto dell’ultima edizione delconcorso illustrava uno spazza-neve davanti al deposito dellaJunfraubahn all’Eigergletscher.Troverete una foto esplicativa sulnostro sito internet.

Il fortunato vincitore dei 40 franchiin buoni Reka è:Blaise Perret, 1040 Echallens,sezione AS Ouest

Photomystère: «Cosa abbiamo fotografato?»

gi

Decisamente, la direttiva del-l’UFT sui salari minimi, validadal 1° aprile dello scorso anno,non ha finito di produrre effettipositivi. Dopo l’adeguamentodegli stipendi del personalepresso le aziende subap-paltatrici dei TPG con sede inSvizzera - in base ad un mini-mo di 58 300 franchi per 2100ore - è la volta delle aziendesubappaltatrici con sede inFrancia: anche loro dovranno

adeguare i salari. Il riconosci-mento del lavoro in moneta so-nante, è coerente.Ad esempio, il protocollo fir-mato dalla società Gembus -una filiale di RATP DEV - con ilsindacato francese CGT, preve-de il rimborso delle ore lavora-te in Svizzera, con effetto retro-attivo al 1° aprile 2014. «Dopola deduzione del premio (in vi-gore fino ad oggi) legato al chi-lometraggio, il personale inte-ressato riceverà tra i 400 e i6000 euro di arretrati maturatil’anno scorso», dice Valérie So-lano, segretaria sindacale SEV.È stata lei ad avviare questoprocesso di adeguamento sa-lariale per i subappaltatori consede in Svizzera, quando i di-pendenti della RATP DEV ave-vano chiesto l’adeguamentodei loro stipendi. Ragion percui i sindacati SEV e SIT hannofatto appello all’Ufficio canto-nale di ispezione e dei rapportidi lavoro (UCIRL).«Questa mobilitazione ha avu-to un impatto al di là del confi-ne. I delegati sindacali delle

aziende subappaltatrici con se-de in Francia, hanno contattatoil SEV. Abbiamo così chiesto al-l’UCIRL di intervenire. Questaazione ha permesso di eserci-tare la pressione sulle aziendeche hanno finito per sedersi at-torno al tavolo con i sindacatifrancesi», spiega Valérie Sola-no. E la soddisfazione è palpa-bile anche tra il personale diAnnemasse TP2A, il cui accor-do è simile a quello ottenutoper Gembus. «Per noi è moltopositivo perché il nostro pre-mio è più che raddoppiato»,sottolinea Michel Bouchaud,delegato sindacale AnnemasseTP2A.

Vittorie a cascataQuesti adeguamenti salarialihanno conseguenze che vannooltre i meri miglioramenti inbusta paga del personale inte-ressato. Facendo crescere glistipendi del personale delleaziende subappaltatrici, la mo-bilitazione dei dipendenti haavuto un impatto di peso: ren-dere meno attrattivo il subap-

palto. Il Partito liberale radica-le aveva chiesto che l’esterna-lizzazione delle linee TPG rag-giungesse il 20 % (contro il10 % di oggi) per fare abbassa-re i costi dell’esercizio. Risulta-to: per ora il progetto è fermopresso la commissione per itrasporti. Secondo le nostre in-formazioni è piuttosto finitonel congelatore.Se il dossier è congelato è per-ché gli incrementi salariali delpersonale delle aziende sub-appaltatrici con sede in Svizze-ra, sono stati coperti da TPGstessi. «In questo modo la pra-tica dell’esternalizzazione per-de davvero la sua attrattiva. Fa-re del dumping non ne valeproprio la pena. E constatiamoche il lavoro sindacale, insiemeall’azione dell’UCIRL, contri-buisce al declino del subappal-to e del dumping salariale. Tut-to questo è possibile anchegrazie alla qualità dei nostriCCL, che fissano buone condi-zioni di lavoro, comprese quel-le salariali. Giova ricordare chela direttiva dell’UFT sul salario

minimo nel settore degli auto-bus deriva dall’analisi dei sala-ri previsti nei CCL negoziati dalSEV» evidenzia con soddisfa-zione Valérie Solano.E in questo contesto è interes-sante fare luce sulle problema-tiche di Ginevra: le società consede in Francia che operanosul suolo svizzero, devono ri-spettare le condizioni vigentiin Svizzera. L’UFT potrà ignora-re la posizione di un organi-smo di controllo cantonale,quando dovrà esprimersi suisalari nel settore del trafficomerci? Come noto il SEV avevasporto una denuncia all’UFTcontro il dumping salariale pra-ticato dall’azienda Crossrail.

Vivian Bologna

I subappaltatori dei TPGcon sede in Francia, mache effettuano dellecorse in Svizzera, perquanto riguarda il sala-rio minimo dei condu-centi di bus, hanno do-vuto adattare la lororetribuzione in base alladirettiva dell’Ufficiofederale dei trasporti(UFT). Ancora una vitto-ria per il personale e isindacati che lo difen-de, tra cui il SEV.

I salari minimi dell’UFThanno un effetto a cascata

Direttiva sui salari minimi per il settore dei bus