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In questo numero:

---- IL 25 ° ANNIVERSARIO DELLO SPIRITO DI ASSISI IL 25 ° ANNIVERSARIO DELLO SPIRITO DI ASSISI IL 25 ° ANNIVERSARIO DELLO SPIRITO DI ASSISI IL 25 ° ANNIVERSARIO DELLO SPIRITO DI ASSISI

---- TERZO INCONTRO CONTINENTALE DI GPIC TERZO INCONTRO CONTINENTALE DI GPIC TERZO INCONTRO CONTINENTALE DI GPIC TERZO INCONTRO CONTINENTALE DI GPIC

DELLE AMERICHE (QUITO)DELLE AMERICHE (QUITO)DELLE AMERICHE (QUITO)DELLE AMERICHE (QUITO)

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forte concorrenza delle risor-se tra i popoli in un clima che minaccia l’ambiente e di dis-solvere il tessuto della socie-tà umana e devastare l’ordine stesso della creazione, che Francesco d’Assisi lodò nel suo Cantico delle creature .... Siamo lacerati da intolleran-za, ostilità e violenza così totalmente in contraddizione con la visione del Poverello di Assisi, il cui esempio ci spin-ge a considerare l’un l’altro con rispetto, sì l’amore, a prescindere dalla provenien-za e credo. La cerimonia a Santa Maria degli Angeli, è proseguita con le dichiarazioni di pace pre-sentate da dieci importanti membri delle delegazioni: 1) Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli, Patriarca E-cumenico, 2) il Dr. Rowan Douglas Williams, Arcivesco-vo di Canterbury, Primate della Comunione anglicana: 3) Norwan Zakarian, Arcive-scovo Primate della Diocesi di Francia della Chiesa Apo-stolica Armena, 4) Dr. Olav Fykse Tveit, Segretario gene-rale del Consiglio Mondiale delle Chiese, 5) il rabbino David Rosen, Rappresentan-te del Gran Rabbinato d’Isra-ele: 6) il professor Wände Abimbola, Awise Agbaye, portavoci per la Ifa Yoruba Religion; 7) Acharya Shri Shrivatsa Goswami, rappre-sentante della religione indù; 8) Ja-Seung, presidente dell’-Ordine Jogye, buddismo co-reano; 9) Dr. Kyai Haji Ha-syim Muzadi, Segretario Ge-nerale della Conferenza In-ternazionale delle Scuole i-slamiche, 10) Prof. Julia Kri-steva, Bulgaria .

Il 27 ottobre 2011, si è tenuta una grande celebrazione ad Assisi per il 25 ° anniversario dello Spirito di Assisi. Origina-riamente intrapresa da Papa Giovanni Paolo II nel 1986, Papa Benedetto XVI ha pro-posto una celebrazione simile per quest’anno e ha nuova-mente invitato i leader religio-si del mondo a venire ad As-sisi per pregare per la pace. Ci sono stati due momenti in cui il Papa ha incontrato que-sti leader, il primo presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli, il secondo presso la Basilica di San Francesco. Dalla Curia generale OFM erano presenti il Ministro ge-nerale Fr. José R. Carballo, il Vicario generale Fr. Michael Perry, tutto il Definitorio Ge-nerale, il Segretario Generale Fr. Aidan McGrath, e il segre-tario del Min. gen. Fr. Franci-sco Arellano. Inoltre erano presenti: Fr. Fabio L’amour che rappresentava l’Ufficio GPIC; Fr. Joseph Magro e Fr. Robert Bahcic che rappresen-tavano l’Ufficio Comunicazio-ni. A Santa Maria degli Angeli il Papa è stato accolto dai quat-tro generali della Famiglia Francescana: Fr. José R. Carballo OFM, Fr. Marco Ta-sca OFM Conv., Fr. Mauro Johri OFM Cap., e Fr. Micha-el Higgins TOR. Alla porta principale della Basilica, il Papa ha poi accolto singolar-mente ciascuno dei leader religiosi presenti. Una volta all’interno, i leader hanno pre-so posto su una piattaforma appositamente realizzata per l’occasione, davanti alla pic-cola chiesa ”Porziuncola”. Il Papa è stato l’ultimo a entrare nella chiesa ed è stato accol-

to con entusiasmo dai parteci-panti. Il cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consi-glio della Giustizia e della Pa-ce, ha accolto i presenti ad As-sisi e ha tenuto una presenta-zione di apertura. Ha commen-tato che “ci siamo riuniti, su invito di Papa Benedetto XVI per celebrare il ricordo di quel momento di fraternità e di pre-ghiera (1986) e per ripartire COME PELLEGRINI DELLA VERITÀ E PELLEGRINI DI PACE. Siamo qui riuniti consa-pevoli di una comune chiamata a vivere insieme in pace, un profondo desiderio che pulsa incessantemente nei nostri cuori”. Ha osservato che: Veniamo…. a testimoniare il grande potere della religione per il bene, e per rinnovare un impegno co-mune per la costruzione della pace, della riconciliazione di quelli in conflitto e di portare l’uomo in armonia con il crea-to .... I 25 anni del nostro sfor-zo comune per la pace hanno abbondantemente mostrato il nostro senso di fratellanza e solidarietà al servizio del no-stro mondo e della famiglia umana. Ma gli anni sono stati anche pieni di sfide al senso dell’uomo e della storia .... La

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IL 25 ° ANNIVERSARIO DELLO SPIRITO DI ASSISI

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Queste dichiarazioni sono state seguite da quella di Papa Benedetto: Cari fratelli e sorelle, distinti Capi e rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali e delle religioni del mon-do, cari amici, sono passati venticinque anni da quando il beato Papa Giovanni Paolo II invitò per la prima volta rappresentanti delle religioni del mondo ad Assisi per una preghiera per la pace. Che cosa è avvenuto da allora? A che punto è oggi la causa della pace? Allora la grande minaccia per la pace nel mondo deri-vava dalla divisione del pianeta in due bloc-chi contrastanti tra loro. Il simbolo vistoso di questa divisione era il muro di Berlino che, passando in mezzo alla città, tracciava il confine tra due mondi. Nel 1989, tre anni dopo Assisi, il muro cadde – senza spargi-mento di sangue. All’improvviso, gli enormi arsenali, che stavano dietro al muro, non avevano più alcun significato. Avevano per-so la loro capacità di terrorizzare. La volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza. La questione delle cause di tale rovesciamento è complessa e non può trovare una risposta in semplici for-mule. Ma accanto ai fattori economici e poli-tici, la causa più profonda di tale evento è di carattere spirituale: dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. La volontà di essere liberi fu alla fine più for-te della paura di fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura spirituale. Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu soprattutto anche una vittoria della

pace. E bisogna aggiungere che in questo con-testo si trattava non solamente, e forse neppu-re primariamente, della libertà di credere, ma anche di essa. Per questo possiamo collegare tutto ciò in qualche modo anche con la pre-ghiera per la pace. Ma che cosa è avvenuto in seguito? Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace. Anche se la minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è pieno di discor-dia. Non è soltanto il fatto che qua e là ripetu-tamente si combattono guerre – la violenza come tale è potenzialmente sempre presente e caratterizza la condizione del nostro mondo. La libertà è un grande bene. Ma il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orienta-mento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discor-dia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi. Cerchiamo di identificare un po’ più da vicino i nuovi volti della violenza e della discordia. A grandi linee – a mio parere – si possono indivi-duare due differenti tipologie di nuove forme di violenza che sono diametralmente opposte nella loro motivazione e manifestano poi nei particolari molte varianti. Anzitutto c’è il terrori-smo, nel quale, al posto di una grande guerra, vi sono attacchi ben mirati che devono colpire in punti importanti l’avversario in modo distrutti-vo, senza alcun riguardo per le vite umane in-nocenti che con ciò vengono crudelmente ucci-se o ferite. Agli occhi dei responsabili, la gran-de causa del danneggiamento del nemico giu-stifica ogni forma di crudeltà. Viene messo fuo-ri gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza. Sappiamo che spes-so il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spie-tata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del “bene” perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza. La critica della religione, a partire dall’illumini-smo, ha ripetutamente sostenuto che la religio-

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PAPA BENEDETO XVI: SANTA MARIA DEGLI ANGELIPAPA BENEDETO XVI: SANTA MARIA DEGLI ANGELIPAPA BENEDETO XVI: SANTA MARIA DEGLI ANGELIPAPA BENEDETO XVI: SANTA MARIA DEGLI ANGELI

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ne fosse causa di violenza e con ciò ha fo-mentato l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccu-pare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione co-me causa di violenza anche là dove la violen-za viene esercitata da difensori di una religio-ne contro gli altri. I rappresentanti delle reli-gioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendeva-no dire – e noi lo ripetiamo con forza e gran-de fermezza: questa non è la vera natura del-la religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune del-la religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste do-mande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso – un compito che da questo in-contro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconoscia-mo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uo-mini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’uni-ca famiglia. La Croce di Cristo è per noi il se-gno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristia-na purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, af-finché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo. Se una tipologia fondamentale di violenza viene oggi motivata religiosamente, ponendo

con ciò le religioni di fronte alla questione circa la loro natura e costringendo tutti noi ad una purificazione, una seconda tipologia di violenza dall’aspetto multiforme ha una moti-vazione esattamente opposta: è la conse-guenza dell’assenza di Dio, della sua nega-zione e della perdita di umanità che va di pari passo con ciò. I nemici della religione – come abbiamo detto – vedono in questa una fonte primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della reli-gione. Ma il “no” a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata pos-sibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramen-to mostrano in tutta chiarezza le conseguen-ze dell’assenza di Dio. Qui non vorrei però soffermarmi sull’ateismo prescritto dallo Stato; vorrei piuttosto parlare della “decadenza” dell’uomo, in conseguenza della quale si realizza in modo silenzioso, e quindi più pericoloso, un cambiamento del clima spirituale. L’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma so-lo il vantaggio personale. Il desiderio di felici-tà degenera, ad esempio, in una brama sfre-nata e disumana quale si manifesta nel domi-nio della droga con le sue diverse forme. Vi sono i grandi, che con essa fanno i loro affa-ri, e poi i tanti che da essa vengono sedotti e rovinati sia nel corpo che nell’animo. La vio-lenza diventa una cosa normale e minaccia di distruggere in alcune parti del mondo la nostra gioventù. Poiché la violenza diventa cosa normale, la pace è distrutta e in questa mancanza di pace l’uomo distrugge se stes-so. L’assenza di Dio porta al decadimento del-l’uomo e dell’umanesimo. Ma dov’è Dio? Lo conosciamo e possiamo mostrarLo nuova-mente all’umanità per fondare una vera pa-ce? Riassumiamo anzitutto brevemente le nostre riflessioni fatte finora. Ho detto che esiste una concezione e un uso della religio-ne attraverso il quale essa diventa fonte di violenza, mentre l’orientamento dell’uomo verso Dio, vissuto rettamente, è una forza di

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pace. In tale contesto ho rimandato alla ne-cessità del dialogo, e parlato della purificazio-ne, sempre necessaria, della religione vissuta. Dall’altra parte, ho affermato che la negazione di Dio corrompe l’uomo, lo priva di misure e lo conduce alla violenza. Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione del-l’agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: “Non esiste alcun Dio”. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Pongono domande sia all’una che all’-altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sa-pere che non c’è un Dio, e li invitano a diven-tare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esi-sta e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa an-che gli aderenti alle religioni, perché non con-siderino Dio come una proprietà che appartie-

ne a loro così da sentirsi autorizzati alla vio-lenza nei confronti degli altri. Queste perso-ne cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o an-che travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogar-si è anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affin-ché Dio – il vero Dio – diventi accessibile. Per questo ho appositamente invitato rap-presentanti di questo terzo gruppo al nostro incontro ad Assisi, che non raduna sola-mente rappresentanti di istituzioni religiose. Si tratta piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità, dell’impegno deciso per la dignità dell’uomo e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distrut-trice del diritto. In conclusione, vorrei assi-curarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impe-gno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere “pellegrini della verità, pellegrini della pace”.

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VESCOVO. DR. MOUNIB YOUNAN, FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE: “Noi ci impegniamo procla-mando la nostra ferma con-vinzione che la violenza e il terrorismo sono incompatibi-li con lo spirito autentico del-le religioni e, come abbiamo condannato qualsiasi ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religio-ne, ci impegniamo a fare tutto il possibile per elimina-re le radici profonde del ter-rorismo”. DR. TARUNJIT SINGH BU-TALIA, SIKH: “ Impegniamo noi stessi a educare le per-sone al rispetto e alla stima reciproci, al fine di contribui-re a realizzare una convi-venza pacifica e fraterna tra persone di diverse etnie, culture e le religioni”. EMINENZA ALEKSANDR, PATRIARCATO DI MO-SCA:” Ci impegniamo a pro-muovere la cultura del dialo-go, in modo che ci sarà un aumento della comprensio-ne e della fiducia reciproca tra gli individui e tra i popoli, perché queste sono la pre-messa di una pace autenti-ca”. REV. DR. JOHN UPTON, ALLEANZA BATTISTA MONDIALE: “Noi ci impe-gniamo a difendere il diritto di ciascuno a vivere una vita degna, conforme alla pro-pria identità culturale, e a formare liberamente una propria famiglia”.

Il Papa e gli altri leader reli-giosi poi sono entrati nel convento della Porziuncola, dove hanno avuto un pranzo semplice con i Ministri gene-rali Francescani e con alcuni membri della Fraternità loca-le. Dopo il pranzo c’è stato un pellegrinaggio da Santa Maria degli Angeli alla Basili-ca di San Francesco. Alle 16:00 la seconda parte della cerimonia è iniziata con l’ar-rivo del Papa e degli altri re-sponsabili religiosi, e la pre-sentazione di canzoni con-temporanee in italiano e in-glese sul tema della pace, eseguite da un gruppo di giovani cantanti, uomini e donne di diverse razze e na-zionalità.

Il Cardinale Jean-Louis Tau-ran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso, ha iniziato questo momento nella piazza inferio-re della Basilica di San Fran-cesco con una citazione di Paolo: «Non rendete a nessu-no male per male; Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. (Rm 12, 17-18). Ha concluso la sua introduzione dicendo: “Tra alcuni momenti rinnove-remo il nostro impegno comu-ne per non rassegnarci alle guerre e alla divisione. Siamo consapevoli, che, avendo a-vuto una simile esperienza ancora oggi, che, con l’aiuto di Dio, la fede può vincere il dubbio, la fiducia può supera-re l’ansia e la speranza può prevalere sulla paura. La pa-ce e la benedizione su tutti.“ Le parole del Cardinale sono state seguite da un impegno solenne per la pace fatta da alcuni dei leader presenti, in un momento di grande rispet-to e silenzio. BARTOLOMEO I, PATRIAR-CA ECUMENICO: “Riuniti qui ad Assisi, abbiamo riflettuto insieme sulla pace, un dono di Dio e un bene comune di tutta l’umanità. Pur apparte-nendo a diverse tradizioni reli-giose, noi affermiamo che la costruzione della pace richie-de di amare il prossimo, in obbedienza alla Regola d’oro: Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Con questa convinzione, lavoreremo sen-za sosta nella grande impresa di costruzione della pace”.

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la giustizia è l’unica strada che l’umanità può prendere verso un futuro di speranza. In un mondo con le frontiere sempre più aperte, le distan-ze contratte e migliori rela-zioni a seguito di una vasta rete di comunicazioni, siamo convinti che la sicurezza, la libertà e la pace non potran-no mai essere garantite con la forza, ma dalla fiducia re-ciproca. Che Dio benedica questi nostri propositi e doni la giustizia e la pace nel mondo. GUILLERMO HURTADO, I NON CREDENTI: Noi, uma-nisti in dialogo con i creden-ti, ci impegniamo insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà a costruire un mondo nuovo in cui il rispet-to per la dignità di ogni per-sona, le loro aspirazioni in-teriori e la libertà di agire alla base delle loro convin-zioni, sia il fondamento per la vita in società. Faremo ogni sforzo per assicurare che i credenti e non credenti nella fiducia reciproca pos-siamo vivere la nostra ricer-ca comune della verità, giu-stizia e pace”. CONCLUSIONE, PAPA BENEDETTO: “Ci sarà ora un momento di silenzio. O-gni persona sarà in grado di invocare il dono della pace o di esprimere un desiderio ardente per essa dal profon-do. A conclusione di questo momento di silenzio, i giova-ni delegati daranno una lam-pada accesa come simbolo di questo desiderio e l’impe-gno a diventare portatori della luce della pace in tutto il mondo”.

MULANA MOHAMED ZU-BAIR ABID, MUSULMANO: “Noi ci impegniamo a dialo-gare con sincerità e pazien-za, rifiutando di considerare le nostre differenze come una barriera insormontabile, ma al contrario, riconoscen-do che il confronto con la diversità degli altri può di-ventare un’occasione di maggiore comprensione re-ciproca”. METROPOLITA MAR GRE-GORIOS, SIRO-ORTODOSSO, PATRIAR-CATO DI ANTIOCHIA: “Noi ci impegniamo l’un l’altro a perdonare gli errori del pas-sato e del presente e i pre-giudizi, e a sostenerci l’un l’altro in uno sforzo comune, sia per superare l’egoismo e l’arroganza, l’odio e la vio-lenza, e per imparare dal passato che la pace senza giustizia non è pace vera” . PROF. WAI HOP, TONG TAOISTA: “Ci impegniamo a stare accanto ai poveri e gli

indifesi, facendoci voce di chi non ha voce e operando con-cretamente per superare que-ste situazioni, dalla convinzio-ne che nessuno può essere felice da solo”. MOLTO VEN.. PHRA PHOMMOLEE, BUDDISTA: “Noi ci impegniamo a fare no-stro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male, e desideriamo fare ogni possibile sforzo per offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo una reale speranza per la giustizia e la pace”. MR. TSUNEKIYO TANAKA, SCINTOISMO: “Ci impegnia-mo a incoraggiare qualsiasi iniziativa che promuova l’ami-cizia fra i popoli, siamo con-vinti che, in assenza di solida-rietà e di comprensione tra i popoli, il progresso tecnologi-co espone il mondo a cre-scenti rischi di distruzione e di morte”. SIGNORA BETTY EHREN-BERG, INTERNAZIONAL JEWISH COMMITTEE ON INTERRELIGIOUS CONSUL-TATIONS “Ci impegniamo a chiedere ai leader delle nazio-ni di compiere ogni sforzo per creare e consolidare, a livello nazionale e internazionale livelli, per un mondo di solida-rietà e di pace basato sulla giustizia”. REV. DR. SETRI NYOMI, COMUNIONE MONDIALE DELLE CHIESE RIFORMA-TE Noi, come persone di diverse tradizioni religiose, non ci stancheremo di proclamare che la pace e la giustizia sono inseparabili e che la pace nel-

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SEGNO DELLA PACE SEGNO DELLA PACE SEGNO DELLA PACE SEGNO DELLA PACE

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Attraverso questo unico pel-legrinaggio siamo stati in grado di coinvolgerci in dia-logo fraterno, per approfon-dire la nostra amicizia, e di unirci nel silenzio e nella preghiera. Dopo aver rinnovato il no-stro impegno per la pace e lo scambio l’uno dell’altro del segno di pace, ci sentia-mo ancor più profondamen-te coinvolti, insieme a tutti gli uomini e le donne delle comunità che rappresentia-mo, nel nostro comune cam-mino umano. Non saremo separati; noi continueremo a incontrarci, noi continueremo ad essere uniti in questo viaggio, nel dialogo, nella costruzione quotidiana della pace e nel nostro impegno per un mon-do migliore, un mondo in cui ogni uomo e ogni donna e ogni popolo possano vivere secondo le loro aspirazioni legittime. Di cuore ringrazio tutti voi qui presenti per aver accet-tato il mio invito a venire ad Assisi come pellegrini della verità e della pace e saluto ciascuno di voi con le parole di San Francesco: il Signore ti dia pace”.

SEGNO DELLA PACE (dal Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promo-zione dell’Unità dei Cri-stiani): Gloria, onore e pace a tutti coloro che fanno del bene. Cerchiamo di diventare stru-menti della pace che viene dall’alto. Ricordiamoci che non c’è pace senza giustizia, che non c’è giustizia senza perdono. Cerchiamo di con-fermare con un segno di pa-ce tra noi, il nostro impegno per la pace proclamata da parte di tutti. Cerchiamo di portare la pace a coloro che sono vicini e a coloro che sono lontani, alle creature e tutta la creazione. I partecipanti sono stati poi invitati a scambiare il segno della pace. Durante l’inno finale, il Santo Padre e i Ca-pi delegazione sono scesi dalla piattaforma e sono en-trati nella Basilica inferiore di San Francesco. Sono sce-

si in cripta per una visita silen-ziosa alla tomba di San Fran-cesco. Al termine di questa intensa giornata desidero ringraziare voi tutti. Viva gratitudine va a coloro che hanno reso possi-bile l’incontro odierno. Ringra-ziamo in particolare chi, anco-ra una volta, ci ha ospitato: la città di Assisi, la comunità di questa Diocesi con il suo Ve-scovo, i figli di San France-sco, che custodiscono la pre-ziosa eredità spirituale del Poverello di Assisi. Un grazie anche ai numerosi giovani che hanno compiuto il pelle-grinaggio a piedi da Santa Maria degli Angeli per testi-moniare come, tra le nuove generazioni, siano in tanti ad impegnarsi per superare vio-lenze e divisioni, ed essere promotori di giustizia e di pa-ce. L’evento di oggi è un’immagi-ne di come la dimensione spi-rituale è un elemento chiave nella costruzione della pace.

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che ogni giorno, in tutto il mondo, persone di differenti tradizioni religiose vivono e lavorano insieme in armo-nia. È sicuramente significa-tivo per la causa della pace che così tanti uomini e don-ne, ispirati dalle loro convin-zioni più profonde, siano impegnati a operare per il bene della famiglia umana. In questo modo, sono sicuro che l’incontro di ieri ci abbia donato il senso di quanto è autentico il nostro desidero di contribuire al bene di tutti gli esseri umani e di quante cose dobbiamo condividere gli uni con gli altri. Andando per le nostre stra-de diverse, traiamo forza da quest’esperienza e, ovun-que siamo, proseguiamo il viaggio rinnovato che con-duce alla verità, il pellegri-naggio che porta alla pace. Vi ringrazio tutti di cuore!

Discorso del Papa alle dele-gazioni a Roma il 28 ottobre: Distinti ospiti. Cari amici, vi accolgo questa mattina nel Palazzo Apostolico e vi ringrazio ancora una volta per la vostra disponibilità a prendere parte alla giornata di riflessione, dialogo e pre-ghiera per la giustizia e per la pace nel mondo, svoltasi ieri ad Assisi, venticinque anni dopo quel primo storico incontro. In un certo senso, quest’in-contro rappresenta i miliardi di uomini e di donne nel mondo attivamente impe-gnati nella promozione della giustizia e della pace. È an-che un segno dell’amicizia e della fraternità, che sono frutto degli sforzi di così tanti pionieri in questo tipo di dia-logo. Che l’amicizia continui a crescere fra tutti i seguaci delle religioni del mondo e con gli uomini e le donne di buona volontà ovunque. Ringrazio i miei fratelli e le mie sorelle cristiani per la loro presenza fraterna. Rin-grazio anche i rappresentan-ti del popolo ebraico, che ci è particolarmente vicino, e tutti voi, distinti rappresen-tanti delle religioni del mon-do. Sono consapevole del fatto che molti di voi sono venuti da lontano e hanno intrapreso un viaggio impe-gnativo. Esprimo gratitudine anche a quanti rappresentano le per-sone di buona volontà che non seguono alcuna tradizio-ne religiosa, ma si impegna-

no nella ricerca della verità. Hanno voluto condividere questo pellegrinaggio con noi come segno del loro desiderio di cooperare all’edificazione di un mondo migliore. Guar-dando indietro, possiamo ap-prezzare la lungimiranza del compianto Papa Giovanni Pa-olo II nell’indire il primo incon-tro di Assisi e la necessità costante degli uomini e delle donne di differenti religioni di testimoniare che il viaggio dello spirito è sempre un viag-gio di pace. Gli incontri di questo tipo so-no necessariamente eccezio-nali e rari, ma sono un’e-spressione vivida del fatto

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Discorso del Papa alle delegazioni

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Celebrazione dello Spirito di Assisi a San Paolo, Brasile.

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Condividere la esperienza dello Spirito di AssisiCondividere la esperienza dello Spirito di AssisiCondividere la esperienza dello Spirito di AssisiCondividere la esperienza dello Spirito di Assisi

Ormai i suoni e le immagini del 27 Ottobre si vanno gradualmente affievolendo nella nostra mente ed ora noi siamo chiamati ad impegnarci con tutte le nostre forze per mantenere vivo e attuale lo Spirito di Assisi. Desideriamo per questo ricordarvi la no-stra chiamata ad essere segno di unità sviluppando e mantenendo rapporti corretti tra noi , con tutto il Creato, e con tutti coloro che non condividono la nostra fede o che non ne professano alcuna. Da diversi “angoli” del mondo ci è giunta voce che in molti luoghi, per la celebrazione del 25° anniversario dello Spirito di Assisi sono state organizzate iniziative interes-santi e noi vorremmo poterle condividere per il tramite di Internet. In particolare siamo interessati ad eventi organizzati dalla Famiglia Francescana nelle diocesi o nelle nazio-ni di appartenenza e a celebrazioni che siano andate oltre la fraternità o la gente con cui normalmente viviamo e lavoriamo. Vi invitiamo quindi ad inviarci i vostri racconti di “testimoni oculari” di questi eventi. I racconti, che non dovranno superare le 250 parole, al seguente indirizzo di posta elet-tronica : [email protected]. Quanto ricevuto verrà poi inserito, nella sua lingua originale, nel blog http://spiritodiassisi.wordpress.com.che è quello che contiene i sussidi per lo Spirito di Assisi. Vi ringraziamo per quanto vorrete condividere.

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Il Terzo Incontro Continentale di GPIC delle Americhe si è tenuto a Quito, Ecuador, pres-so la Casa Betania della Conferenza Episco-pale Ecuadoriana, dal’ 1 al 4 novembre 201-1. Settanta-nove Frati, Suore e Francescani Secolari, e rappresentanti di altre istituzioni della Famiglia francescana, così come la Franciscans International, sono stati accolti dalla Provincia di San Francesco d'Assisi di Quito. Questa riunione è stata convocata dal Consiglio Direttivo dell'UCLAF e dall'Ufficio di GPIC di Roma. L'incontro è stato guidato e accompagnato da religiosi che si sono inseriti tra i popoli dell'Amazzonia e da esperti di giustizia am-bientale, riscaldamento globale e teologi. Co-loro che si sono incontrati, hanno partecipato ad una serie di conferenze che hanno risve-gliato la coscienza Francescana sui temi del-la giustizia, della pace e l'integrità della crea-zione; offrendo un orientamento spirituale secondo il carisma Francescano, le Costitu-zioni Generali e altri documenti dell’Ordine dei Frati Minori. Obiettivi della riunione: -Approfondire la nostra riflessione sul tema della giustizia ambientale. - Risvegliare la consapevolezza dell'impor-tanza dell’Amazzonia, nel contesto dell'attua-le crisi ecologica.

- Raccogliere le nuove sfide offerte dall’A-mazzonia per la nostra missione evangeliz-zatrice. - Aggiungere il nostro contributo come GPIC al progetto Amazzonia. - Formare e animare i responsabili di GPIC nei valori e attività di questo servizio. Con il motto, "Laudato si, mi Signore per So-rella Madre Terra con tutte le sue creature," si è svolto l’incontro dal tema: La giustizia ambientale e le sfide dell'Amazzonia. L'in-contro si è sviluppato in due fasi. Durante la prima fase i religiosi di diversi carismi, hanno riferito delle loro esperienze d’inserimento in Amazzonia, seguite da una serie di confe-renze di carattere scientifico-teologico. Du-rante la seconda, fase, lavorando in piccoli gruppi e sessioni plenarie, i partecipanti han-no esaminato le linee guida dell'Ordine; con-diviso le esperienze delle loro rispettive Entità e concordato le azioni e gli impe-gni per le loro Entità e per il Progetto A-mazzonia. L'incontro si è concluso con una celebrazio-ne Eucaristica presieduta da Fr. Nestor Schwerz ofm, Definitore generale per l'Ame-rica Latina. I partecipanti si sono impegnati a continuare ad affrontare le sfide dell’Amaz-zonia.

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TERZO INCONTRO CONTINENTALE DI GPIC DELLE AMERICHE

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cativi saranno sviluppati per dare una panoramica delle idee più importanti e il voca-bolario usato. Il primo illu-strerà la situazione attuale e la nostra visione francesca-na della Creazione. Otto brevi pezzi poi faranno co-noscere ai lettori le idee principali da discutere a Rio, e le idee che sono già am-piamente discusse in prepa-razione per le conferenze. L'accordo con i primi cinque problemi che stiamo affron-tando: la fame, desertifica-zione, perdita di biodiversità, cambiamento climatico, e la mancanza di acqua potabile e servizi igienici. Gli ultimi tre hanno a che fare con le soluzioni proposte: la green economy, lo sviluppo soste-nibile, e la sovranità alimen-tare. È stato osservato che è assolutamente necessario comprendere le implicazioni politiche di questi problemi, e che ci siano attori potenti coinvolti in queste discussio-ni. Abbiamo bisogno di alli-neare noi stessi con i poveri e gli oppressi che già soffro-no i molti effetti negativi del degrado ambientale. Un contributo importante che possiamo apportare al dibat-tito ecologico sarà quello di sollevare la questione: "Che cosa significa questo per i poveri?" Il gruppo ha osservato che deve funzionare a tre livelli: fornire informazioni alla ba-se; sviluppare reti come ONG e la società civile e promuovere advocacy pres-so le Nazioni Unite e con i nostri governi. Dobbiamo anche lavorare per collegare tutti e tre i livelli.

Obiettivo: discutere sul co-me aumentare la consape-volezza dei problemi eco-logici all'interno della fami-glia francescana. Un incontro che si è svolto a Roma il 22-23 settembre 20-11, per discutere di come aumentare la consapevolez-za dei problemi ecologici al-l'interno della famiglia fran-cescana. Coloro che hanno partecipato lavorano nel mi-nistero della Giustizia, Pace e Integrità del Creato. Era composta da rappresentanti del Romans VI (i promotori GPIC dei diversi rami della famiglia francescana) e Franciscans International. I partecipanti hanno iniziato riflettendo sulla frase della giustizia ambientale. Esso collega i concetti di ecologia e giustizia sociale, e mette in evidenza il forte legame che esiste tra la questione ecolo-gica, e le questioni di giusti-zia, la pace e la difesa dei diritti degli individui e dei po-poli. Inoltre promuove la di-gnità della natura stessa, favorendo la cura del creato, e riassume molte delle no-stre preoccupazioni per quanto riguarda le persone e l'ambiente. Una vivace discussione è seguita su come promuove-re la consapevolezza ecolo-gica e l’attività in famiglia. Il gruppo ha convenuto di pro-muovere una forte partecipa-zione dei Francescani al Summit del Popoli (12 giu-gno - 26, 2012) e al "Rio + 20" Conference (20-22 giu-gno, 2012), che si terrà a Rio de Janeiro, Brasile. "Rio + 20", che è una conferenza

ufficiale delle Nazioni Unite. E 'chiamata anche la Conferen-za delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Si preve-de, inoltre, di effettuare una valutazione globale delle Conferenze delle Nazioni Uni-te tenutasi dal 1990. Essa si propone di discutere le tre questioni: la valutazione della conformità con gli impegni concordati al Rio 92, l'econo-mia verde e l'architettura isti-tuzionale per lo sviluppo so-stenibile. Questi problemi, pur non facendo parte del nostro vocabolario quotidiano, sono concetti importanti che abbia-mo bisogno di capire per fare scelte migliori per il futuro. Parallelamente alla conferen-za ufficiale delle Nazioni Uni-te, la società civile (movimenti sociali, ONG, reti, organizza-zioni religiose, ecc) ha in pro-gramma un vertice dei popoli al Rio +20. Sono allarmati dalla miseria dalla povertà e dalle disuguaglianze che esi-stono, che sono aggravati dalla crisi ambientale e clima-tica. Il nostro pianeta viene saccheggiato e molti popoli e gruppi sociali sono emargina-ti. Di fronte a questi problemi, i governi e molti settori della società nazionale, coinvolti con il beneficio immediato e cieco verso il futuro, si ag-grappano ad un modello di economia e di governo sulla base della massimizzazione del profitto e della crescita economica. Abbiamo bisogno di un modello che promuova la solidarietà, vivendo in co-munità, e il rispetto per tutti gli esseri viventi, e altri valori si-mili. Una serie di brevi pezzi edu-

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Riunione: Ufficio GPIC, Roman VI e FI

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Il prossimo corso di GPIC presso l'Antonianum si terrà in Aprile dal 17 al 27, 2012, e sarà offerto nelle tre lingue ufficiali dell'Ordine (spagnolo, inglese e italiano). Il tema del corso di quest'anno sarà la pace e la riconciliazione. Le sessioni mattutine sono riservate ai nostri animatori GPIC, e hanno lo scopo di aiutarli a riflettere sugli aspetti pratici del loro lavoro. Le sessioni pomeridiane sono aperte a tutti i frati e ad altre persone, laici e religiosi, che sono interessati al corso. Le sessioni del pomeriggio offriranno vari approcci per la pace: filosofico, antropologico, culturale, teologico e francescano. La seconda setti-mana si occuperà del lavoro per conciliazione ed i suoi effetti: Dottrina Sociale cattoli-ca, le considerazioni psicologiche (personale, interpersonale e comunitaria), e il contri-buto "religioso" per la risoluzione dei conflitti. Per ulteriori informazioni e iscrizione contattare Fr. Joe Rozansky o Fr. Fabio L’amour utilizzando la mail dell’ufficio: [email protected]

AUGURIAMO UN BUON ANNO A TUTTI!

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Corso di GPIC 2012 presso l'Antonianum