CinemazeroNotizie febbraio 2016

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mensile di cultura cinematografica 1,00 2016 numero 2 anno XXXVI Hollywood, l’impero dei numeri Il cinema americano sempre più verso film multimilionari Le Voci dell’Inchiesta scalda i motori Aspettando il Festival, tre film da non perdere Pere Portabella racconta Mirò Il regista catalano ospite a Villa Manin Ich bin ein Berlinaler Anticipazioni dal ricco programma della 66ma Berlinale L’Italia con gli occhi di un bambino Nicola Campiotti incontra il pubblico per presentare Sarà un Paese Rosso Perca e il cinema Scompare una delle figure più significative del cinema in FVG L’argomento decisivo? È quello della qualità! Perchè vedere un film al cinema Trumbo contro tutti Lista nera a Hollywood Febbraio 16 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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Hollywood, l’impero dei numeriIl cinema americano sempre più verso film multimilionari

Le Voci dell’Inchiesta scalda i motoriAspettando il Festival, tre film da non perdere

Pere Portabella racconta MiròIl regista catalano ospite a Villa Manin

Ich bin ein BerlinalerAnticipazioni dal ricco programma della 66ma Berlinale

L’Italia con gli occhi di un bambinoNicola Campiotti incontra il pubblico per presentare Sarà un Paese

Rosso Perca e il cinemaScompare una delle figure più significative del cinema in FVG

L’argomento decisivo? È quello della qualità!Perchè vedere un film al cinema

Trumbo contro tuttiLista nera a Hollywood

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Il bene più esportato dagli Stati Uniti nel mondo, dopo le armi, èil cinema con un giro d’affari miliardario. Questo spiega l’estre-ma attenzione che riservano a questo comparto chiamato enter-tainment. Un intrattenimento che gira montagne di dollari e,stando a quanto scrive il New Yorker, che dovrebbe vedere, neiprossimi tre anni, i gloriosi studios non più in grado di compete-re con la distribuzione digitale offerta dalla galassia internet com-posta da Google, YouTube, Amazon, Facebook, Netflix.La Paramount, quindi, alla fine del prossimo triennio non sarà invita, la Sony sparirà, la Fox comprerà la Warner Bros. e avremoalla fine solo Fox, Disney e Universal.Hollywood ormai si è rassegnata a volgere lo sguardo verso l’u-nico nuovo grande mercato ancora da conquistare: quello cine-se, che dispone di un enorme potenziale sia finanziario che dipubblico da avviare alle sale. Basti pensare che entro il 2018 ilmercato cinese dovrebbe superare quantitativamente il mercatonordamericano. Nonostante questi sconvolgimenti di scenarioHollywood, la macchina dei sogni, rimane il business più stabilenella storia degli Stati Uniti.Nel 1927, quando l'America aveva un terzo della sua attualepopolazione e i biglietti del cinema costano solo venticinque cen-tesimi; gli studios registravano ricavi al botteghino fra i sette e gliottocento milioni di dollari, ovvero dieci miliardi e seicento milio-ni di dollari odierni. Ben trecento milioni di dollari in più rispettoa quanto incassato dagli gli studios nel 2014. Nel 1927 venivanorealizzati e distribuiti 200 film l'anno; nel 2014 gli studios hannolicenziato solo 178 film. L’industria cinematografica statunitensesi muove, quindi, cautamente nel sfornare pellicole ed AdamFogelson, presidente della Universal, ovvero il manager che fatendenza, ha dichiarato: «Pur avendo un rapporto di amore/odio,mi piace l'idea degli Stati Uniti e la Cina partner nella prossimaguerra mondiale sul cinema!». Quello cinese è il secondo mer-cato più grande, e in crescita annualmente più del 50%.Fogelson, pagato 15 milioni di dollari all'anno dalla Universal perdecidere ciò che vedremo in sala nei prossimi due anni, nel sce-gliere quali film realizzare assume decisioni del valore di centi-naia di milioni di dollari in quanto a Hollywood, ormai, le energiesi concentrano su film che costano più di trecento milioni di dol-lari. Ogni film è per lui una scommessa: «Sono disposto a rischia-re fino a 3 milioni. Se The Gift incassa 15 milioni, è un cattivorisultato, e perdiamo i 3 milioni - disse Fogelson - ma se ne fa 40,facciamo 5 milioni di utile.». Il film, opera prima di Joel Edgerton,non ancora uscito in Italia, è costato 5 milioni ed ha incassato,solo negli Usa e Australia, 59 milioni di dollari.Film non solo e non più incentrati su singoli attori, ma su perso-naggi e storie che il pubblico conosce già dai libri o dai fumetti odai videogiochi. Tutto questo con il semplice scopo di piacere atutti e ovunque. Convinto che il 75% del successo di un film èdovuto alla sua commerciabilità, Fogelson ha introdotto allaUniversal, queste regola: "fare solo film sapendo già come ven-derli" e concentrando la maggior parte delle energie su filmcostosissimi per irrobustire il budget complessivo. Ha approvato53 film alla Universal, di cui 39 costavano meno di 80 milioni didollari, ed ha fatto incassare allo studios sette miliardi e trecentomilioni di dollari in tutto il mondo, con un ritorno sugli investi-menti di un più 153%. Avranno ragionato così anche i tycoondella Medusa per il film di Checco Zalone?!

In copertina Michael Keaton protagonista di Il caso spotlightche verrà proiettato a Cinemazeronell’ambito delle anteprime del festival Le Voci dell’Inchiesta

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaFebbraio 2016, n. 2anno XXXVI

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiManuela MoranaElisabetta PierettoSegretaria di redazioneElena d’IncaDirezione, redazione, amministrazioneVia Mazzini, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

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Il cinema sempre più verso film multimiliardari

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staLe buone tradizioni vanno coltivate, e così Le voci dell'inchiesta non solo torna (dal 13 al 17

aprile), ma riprende la collaudata forma di presentare in anticipo rispetto al festival alcunifilm che “preparino il terreno”, coi quali prendere confidenza e sintonizzarsi con lo stru-mento articolato dell'inchiesta. Il primo film ad aprire ufficialmente il percorso di avvicinamento alla nona edizione de LeVoci dell’Inchiesta, é Inchiesta in Carnia, del pluripremiato e due volte nominato all'Oscar(per la direzione della fotografia di Insider – dietro la verità e L.A. Confidential) DanteSpinotti, che sarà a Cinemazero mercoledì 3 febbraio in veste di regista. Il suo film raccoglieuna moltitudine di testimonianze e d'immagini che raccontano con partecipazione e pas-sione (Dante Spinotti è originario di Muina, frazione di Ovaro) quel microcosmo che è laCarnia. Nel documentario, prodotto da La cineteca del Friuli, trovano spazio le voci dellepersone che hanno deciso di raccogliere la sfida della modernizzazione, senza abbandona-re le proprie origini, e che sono il punto di partenza per il futuro di un territorio complesso,il cui destino sta in un recupero della montagna che passi attraverso politiche adeguate escelte di vita personali in controtendenza rispetto ai modelli correnti. Mercoledì 17 febbraio è la volta de Il caso spotlight di Thomas McCarthy, che racconta l'ar-ticolata inchiesta che rivelò centinaia di casi di abusi sessuali commessi su minori da oltre70 sacerdoti locali e sistematicamente coperti da parte della Chiesa cattolica. Guidati dalcoraggioso giornalista Marty Baron, giunto a Miami nel 2001 come direttore del quotidiano"Globe”, un team di reporter d’inchiesta, denominato appunto Spotlight, indaga su un pretedi Boston accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corsodi 30 anni. Malgrado l’ostruzionismo dell’intera città i giornalisti Sacha Pfeiffer e MichaelRezendes e il ricercatore Matt Carroll iniziano a scavare profondamente nel caso, docu-mentando, in oltre 600 articoli, più di mille casi di violenze. Con grande ricchezza di docu-menti, il reportage – reso pubblico nel gennaio 2002 e vincitore del Premio Pulitzer – ha per-messo di portare alla luce uno dei più grandi scandali della storia degli Stati Uniti denun-ciando non solo gli abusi ma soprattutto la sistematica collusione tra il sistema religioso,legale e amministrativo. Ed è proprio l’analisi di questa forma di connivenza, volontaria omeno, che coinvolge tutti – anche gli stessi autori dell'inchiesta -, la domanda “Io dov’ero?”– che dà a McCarthy l’occasione di spingersi al di là di un semplice approccio documentari-stico per analizzare (quasi fosse un’inchiesta nell’inchiesta) la vita dei reporter investigativistritolati nel “tritacarne” mediatico.Il terzo appuntamento da segnare sul calendario - mercoledì 16 marzo - è quello con Truth- Il prezzo della verità esordio alla regia del talentuoso di James Vanderbilt e titolo d’aper-tura dell’ultima Festa del Cinema di Roma. Solido e coinvolgente dramma politico, il film sipresta a una duplice chiave di lettura: da un lato quella del rapporto tra giornalismo e poli-tica, dall’altro quelle tra verità e faziosità analizzando quanto nel riportare una notizia sipossa essere influenzati da tesi precostituite. Basato su una storia vera, Truth racconta lavicenda di Dan Rather (Robert Redford), noto anchorman della tv americana CBS e MaryMapes (Cate Blanchett), giornalista e produttrice televisiva, che per anni hanno lavoratoinsieme alla trasmissione della CBS "60 Minutes". Nel 2004, nel corso della trasmissioneRather rivela di essere in possesso di alcunidocumenti che in seguito daranno vita al con-troverso caso noto come "Rathergate", sui pre-sunti favoritismi ricevuti da George W. Bushper andare alla Guardia Nazionale anziché inVietnam. Una storia non confermata che, a duemesi dalle elezioni presidenziali americane,provoca le dimissioni di Rather e il licenzia-mento di Mapes, portando tutta la CBS News aun passo dal collasso. Il film racconta cosìanche l’evoluzione dell’informazione e dellacronaca dal “vecchio stile” - affamato di sco-perte e coraggioso fino all'incoscienza - e quel-la attuale in cui le notizie non si cercano ma rim-balzano con scarso controllo delle fonti sulweb.

Le voci dell'inchiesta scalda i motori

Aspettando il festival, tre film da non perdere

Accreditati al festival fin d'ora!

Oltre a tutti gli eventi dal 13 al 17 aprile,potrai entrare gratuitamente anchea tutte le anteprime e ai workshops fino all'inizio della manifestazione!

PUOI FARLO AL CINEMA E IN MEDIATECA

Accredito Sostenitore: dai 70 euro in su(posto assegnato in sala a tutti gli eventi)

Accredito Standard: 40 euroAccredito CinemazeroCard

e Under25: 25 euro

Un film di DANTE SPINOTTI

Mercoledì 3 febbraio | Ore 21.00 | Incontro con il regista

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Pere Portabella, classe 1927, è una delle figure di maggior spicco del cinema spagnolo con-temporaneo e dell’opposizione al regime franchista, convinto sostenitore nella causa del-l’autonomia della Catalogna. Nel 1977 con la caduta del franchismo viene eletto in parla-mento come senatore partecipando attivamente alla stesura della nuova costituzione spa-gnola. La sua attività e la sua opera si è sempre dispiegata fra questi due poli: cinema eimpegno politico. Il suo incontro con il cinema avviene alla fine degli anni cinquanta nellevesti di produttore collaborando con registi esordienti come Carlos Saura con Los Golfos(1959) e Marco Ferreri El cochecito (1960) o con maestri consacrati come Luis Bunuel -Viridiana (1961) – che quell’anno vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes. L’esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1967 con No contéis con los dedos in cuisi avvale anche della collaborazione del poeta catalano Joan Brossa. Da allora PerePortabella non si è più fermato componendo una filmografia vastissima con opere di fin-zione e documentarie sempre vicine al mondo dell’arte. Fra gli altri ricordiamo Nocturno 29(1968), Vampir – Cuadecuc (1970) con Christopher Lee, Play Back (1970) sul musicista CarlesSantos impegnato a realizzare lacolonna sonora di un film su Gaudì,Umbracle (1972), Action Santos(1973), Informe General (1976), Pontde Varsòvia (1989), El silencio antesde Bach (2007), Mudanza (2008)Uno de aquellos (2010).L’ultimo film da poco realizzatoInforme General II. El nuevo raptode Europa (2015) che riprende lemodalità del precedente RapportoGenerale del 1976 riflette sullasituazione politica ed economicadella Spagna odierna verrà presentato in questi giorni al Festival di Rotterdam. Tutti i suoifilm sono stati auto prodotti dalla sua casa di produzione Films 59: testimonianza coerentedella sua volontà di essere un autore assolutamente indipendente.Nonostante la sua bella età Pere Portabella è in continuo movimento e dopo le fatiche perseguire il lancio e le anteprime del suo nuovo film ha accettato di venire a Villa Manin perraccontare il suo rapporto con il conterraneo Joan Mirò e la collaborazione che fra il 1969 eil 1973 ha permesso la realizzazione di quattro brevi documentari: Aidez l’Espagne, Mirò l’al-tre (1969), Mirò la forja e Mirò tapis (1973).I primi due furono realizzati in occasione della mostra organizzata a Barcellona nel 1969 dalregime franchista che tentava di recuperare l’opera di Mirò in precedenza sempre boicotta-ta. Mirò l’altre documenta l’azione del pittore catalano che, su proposta di Pere Portabella,prima realizza un murale sulla facciata della facoltà di architettura e poi lo cancella in segnodi protesta in una sorta di happening che anticipa le azioni tipiche dell’arte concettuale.Gli altri due film – Mirò, la forja e Mirò, tapis – furono realizzati nel 1973 con il sostegno della

Fondazione Maeght in occasione della mostraparigina al Grand Palais. Il primo documenta levarie fasi della lavorazione delle giganteschesculture chiamate puertas mallorquinas realiz-zate nella fonderia della famiglia Parellada. Ilsecondo – Mirò, tapis – è stato girato aMontroig nella casa del pittore in Terragonadurante la realizzazione di un grande arazzo (6metri di larghezza per 11 metri di lunghezza)ispirato ad un suo quadro.L’incontro con Pere Portabella verrà condottodall’amico Esteve Riambau direttore dellaFilmoteca della Catalogna di Barcellona, grandestudioso dell’opera di Orson Welles ed autoredi un bel documentario sui rapporti con laSpagna: Orson Welles al paìs del Quixot (2000).

Due catalani a Villa ManinPere Portabella racconta Mirò

Quattro documentari raccontano il prolifico rapporto tra i due artisti

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Domenica 28 febbraio 2016 ore 17Sala convegni Villa Manin

MIRO' SULLO SCHERMOConversazione con:

Pere Portabella (regista e produttore)Esteve Riambau (direttore della

Filmoteca de Catalunya)

Proiezione dei filmMIRÒ, L'ALTRE (1969), AIDEZ L'ESPAGNE (1969),

MIRÒ FORJA (1973) E MIRÒ TAPIS (1973).

ENTRATA LIBERA

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Mentre la Festa di Roma diventa semprepiù de noaltri e la Biennale Cinema diVenezia subisce, ormai da anni, una programmata, lenta e (apparentemente) irreversibileeutanasia, il FilmFestSpiele giunge alla sua 66ma edizione più rinvigorito che mai.A cominciare dal suo funanbolico direttore Dieter Kosslick, che non si limita a duettare conDonovan intonando Mellow Yellow alle feste del cinema italiano, ma prende posizione suirifugiati che arrivano in Europa, sottolineando che, per la prima volta, stiamo iniziando acapire, molto concretamente, che cosa significano milioni di persone che fuggono perden-do tutto quello che hanno, e che non sanno se e quando potranno tornare al proprio paese.La ferma convinzione di Kosslick è che dobbiamo fare tutto il possibile per trattare questepersone con dignità. Lui intanto ogni anno estrae dal cilindro un’idea per il cinema del terzomillennio o una nuova sezione. Dopo il Talents Campus che quest’anno ospiterà circa 100conferenze, workshop ed eventi di networking per la collaborazione, lo scambio e l’esplora-zione di nuovi metodi di lavoro con il pubblico entro e oltre i confini politici, economici e cul-turali; o la sezione Culinary Cinema che quest’anno ha sposato lo slogan “Make Food NotWar”, prende vigore la sezione Books at Berlinale ovvero saranno presentati ai produttori ditutto il mondo undici lavori letterari con evidenti potenzialità per essere portati sullo scher-mo. I produttori avranno così l'opportunità di conoscere i titolari dei diritti a livello interna-zionale, i rappresentanti di case editrici, gli agenti letterari per negoziare direttamente even-tuali opzioni di film per le opere presenti. Quest’anno l’emergente sezione Books at Berlinaleha ricevuto ben 130 libri da più di 25 paesi. Gli undici libri selezionati per il 2016 includononuove prestigiose uscite, best seller e vincitori di premi letterari e sono tutti con un grandepotenziale per l'adattamento cinematografico. Gli undici, inclusa anche una graphic novel,provengono da case editrici e agenzie del Regno Unito, Paesi Bassi, Svizzera, Spagna,Turchia, Francia, Svezia e, ovviamente, Germania, con uno spettro di temi piuttosto vasto.Ma torniamo ai film, veri protagonisti come sempre anche di questa 66ma edizione, chevede Meryl Streep, già Orso d’Oro alla carriera nel 2012, in veste di Presidente di Giuria peril 2016. Inutile affannarsi a cercare titoli italiani nel vastissimo e polimorfico programma ber-linese. L’unico presente, forse perchè parla di rifugiati in Europa, tema che Kosslick ha elet-

to a filo conduttore di questa edi-zione, è Gianfranco Rosi conFuocoammare (per gli smemora-ti è quello del Leone d'oro aVenezia per il Sacro Gra, docu-mentario sul Grande RaccordoAnulare) il quale, nella sua peren-ne ricerca dell’invisibile, è andatoper un anno a Lampedusa percapire cosa vuol dire vivere sulconfine più simbolico d'Europa eraccontarlo. Per il resto ci saranno film datutto il mondo a Berlino, dall’a-pertura riservata ai fratelli Coencon Hail, Caesar!, al film super-stellare Genius con Colin Firth,Jude Law, Nicole Kidman, LauraLinney, Guy Pearce, DominicWest. Da Kollektivet del talentuo-so danese Thomas Vinterberg, alpremio Oscar bosniaco DanisTanović con Mort à Sarajevo etanti, tanti altri. Da segnalare infine la gaya sezio-ne Panorama che festeggia i 30anni del queer Teddy Award epromette fuoco e fiamme!

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Anticipazioni dalla Berlinale 2016

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«Volevo fare un volo d’uccello sull’Italia di oggi, un’esplorazione perlustrativa, una propo-sta parziale, imperfetta, che sia abbrivio per i bambini e i ragazzi per un cammino da pro-seguire oltre il film, ciascuno con la sua anima e le proprie gambe», afferma NicolaCampiotti, regista del film Sarà un Paese, che verrà proiettato, alla presenza dell'autore e adingresso libero, venerdì 26 febbraio alle 20:45 a Cinemazero e sabato 27 febbraio alle 9: 00per gli studenti delle scuole superiori della provincia di Pordenone nell'ambito del progettoIl dialogo creativo, realizzato dall'associazione per il commercio equo e solidale L'Altrametàdi Pordenone.Quello di Nicola Campiotti e di suo fratello Elia, di dieci anni, è un viaggio in Italia, alla ricer-ca di un nuovo linguaggio, per restituire un senso alle parole. Incontrano volti, luoghi, realtàdolorose e memorie storiche, in un percorso di formazione ed esplorazione immaginaria. Alconfine tra documentario e finzione, il film racconta le speranze del paese che sarà. Il regi-sta afferma: «non parlo di cose nuove, ma provo a raccontarle in maniera inedita, attraver-so lo sguardo di un bambino». Nicola Campiotti, nato a Roma nel 1982, è regista di documentari e fiction. Ha lavorato sulset dei lungometraggi Non bussare alla mia porta di Wim Wenders e di Quantum of solacedi Marc Foster come assistente di produzione. Nel 2009 ha firmato il cortometraggio 399 BC,liberamente tratto dall'Apologia di Socrate di Platone. Sarà un Paese è il suo primo lungo-metraggio.I temi trattati nel film sono moltissimi, vanno dall'inquinamento ambientale all'incontro conculture e tradizioni diverse, dalla disoccupazione giovanile alla decrescita, con un ampiocapitolo sul tema della cittadinanza e l'identità culturale, sviluppato soprattutto in riferi-mento ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. L'originalità sta nello sguardo, nel modoin cui vengono affrontati questi temi. Immaginare il futuro del nostro paese si può fare solo considerando la presenza dei nuovicittadini, i figli dell'immigrazione, al di là delle ideologie e degli allarmismi. Il progetto Il dia-logo creativo nasce proprio da questa premessa e vuole creare spazi di riflessione e con-fronto sulla società plurale contemporanea. La presenza di persone di origini, religioni e cul-ture diverse nel nostro territorio coinvolge soprattutto la popolazione più giovane:Pordenone è tra i comuni con maggiore presenza di studenti con cittadinanza straniera inItalia, con più di duemila bambini e ragazzi, oltre il 16% del totale nelle scuole di ogni ordi-ne e grado.Il dialogo creativo propone la visione del film di Nicola Campiotti come stimolo per guar-dare all'Italia, e anche alla nostra città, con uno sguardo libero dai pregiudizi, con la purez-za e l'innocenza di un bambino e con la speranza di porre le basi per una società migliore.Il film, poi, è costruito attorno al dialogo per immagini tra il regista e suo fratello minore,raccontando il rapporto tra generazioni diverse. Dare voce ai giovani significa inevitabil-mente aprirsi a nuovi punti di vista, a una visione inedita del futuro e coinvolgere anche iragazzi di origine straniera, di altre religioni. Il film è un invito alla partecipazione di tutti, ita-liani e stranieri, per una positiva interazione all’interno della comunità e lo sviluppo di unacittadinanza consapevole e solidale. Le proiezioni a Cinemazero, a ingresso libero fino a esaurimento posti, vengono realizzategrazie al sostegno del Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia, con la preziosacollaborazione di Cinemazero, del Comitato Unicef di Pordenone (l'alto valore del messag-gio contenuto nel film è stato riconosciuto dal Comitato italiano per l'Unicef),

Nicola Campiotti ospite a Cinemazero in collaborazione con Il Dialogo Creativo

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L'Italia con gli occhidi un bambino

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Rossetto, occhiali scuri, unagrande passione per il cinema,determinazione e energia davendere... La Perca sarà semprecosì per noi. Di origine istriane, nasce aTrieste, dove nel 1977 si laureain Storia del Cinema con LinoMicciché di cui ammirava latenacia e la passione con cuiportava avanti i suoi progetti efestival e con cui rimarrà in rap-porti amichevoli fino agli ultimi anni di vita del critico romano. Nel 1968, assieme al fratelloPiero, è stata fra i soci fondatori del centro ricerche audiovisive e cinematografiche LaCappella Underground, primo centro di cultura cinematografica nato in Italia assieme aFilmStudio di Roma negli anni '60. Dal 1977 al 1991 cura numerose trasmissioni radiofoni-che e televisive per la RAI, come autrice di testi, regista, conduttrice di trasmissione in diret-ta, autrice di special televisivi su vari argomenti sociali economici, artistici ma soprattuttocinematografici. Dal 1981 al 1986 è stata consulente artistico dell'Assessorato alla Culturadel Comune di Trieste per cui ha curato una serie di convegni internazionali, fra cui tutto ilsettore audiovisivo e cinematografico del grande progetto Trouver Trieste presentato aParigi (1985-86), curando in particolare la rassegna Un regard retrouvé, che viene presenta-ta al Centro Pompidou. È stata socio fondatore e membro del primo consiglio di ammini-strazione di Bonawentura-Teatro Miela di Trieste.Nel 1988 dà vita a Trieste al festival cinematografico internazionale Alpe Adria Cinema chenel 2000 diventa Alpe Adria Cinema - Trieste Film Festival. Ed è proprio Trieste Film Festivala diventare la sua creatura 'prediletta', il festival che continua a dirigere nonostante tuttofino a poche settimane prima della sua morte. Nella prima edizione il comitato scientificoconta 17 persone, fra studiosi, critici e storici di cinema delle varie aree che compongono lamacro regione di Alpe Adria, da Giorgio Tinazzi ad Alberto Farassino, da Klaus Eder a SilvanFurlan e Ante Peterlić. Dalle note introduttive del catalogo della prima edizione effettiva,quella del 1989, leggiamo quelle che sono le intenzioni e le finalità del festival - che in qual-che modo riflettono le caratteristiche della città in cui nasce - che si sono pressoché mante-nute inalterate nel corso di tutti questi anni: “Alpe Adria Cinema nasce a Trieste con un pre-ciso scopo: fare in modo che questa città, già crocevia per tanti aspetti, diventi anche un cro-cevia importante per tutti coloro che lavorano nel cinema o che solamente lo amano… Ilcinema proveniente dall'Alpe Adria ha sviluppato a più riprese, nell'ultimo decennio, alcu-ne fra le più interessanti ondate del nuovo cinema internazionale… di questo variegatopanorama, Alpe Adria Cinema vuole restituire una mappa che sia naturalistica e utopisticainsieme, che informi correttamente sullo stato attuale dei confini, ma che sia anche in gradodi disegnare nuove aree possibili o di far scoprire territori finora inesplorati.”(1) Ed è soprat-tutto il cinema della vicina Jugoslavia il primo a essere indagato a fondo, proprio in quelprimo anno con la rassegna “L'albero del desiderio. Cinema in Croazia”. Annamaria scrive:“Il primo errore di valutazione compiuto dalla critica occidentale nei confronti del cinemajugoslavo è quello di considerarlo un'entità organica e unitaria. Mentre è in realtà più un'e-sistenza nominale, un intreccio complesso di diverse cinematografie nazionali: la slovena,la bosniaca, la macedone, la serba, la croata e, persino, montenegrina. Culture, storie e reli-gioni differenti le separano. Ma anche differenti sistemi produttivi, almeno in parte, diffe-renti mercati e possibilità distributive. Un film macedone o sloveno per essere distribuitonelle repubbliche diverse dalla loro deve essere sottotitolato … eppure si è sempre parlato,erroneamente, di un cinema jugoslavo.” (2) Nel corso di questi 27 anni innumerevoli sonostate le retrospettive, gli omaggi, le iniziative anche 'fuori festival' dedicati ad autori, cine-matografie, intellettuali, scrittori, periodi storici dell'area di interesse: fra i tanti citiamoŻuławski, Wajda, Walerian Borowczyk, Jakubisko... A noi la sfida e il compito di portareavanti l'eredità di questa vulcanica signora del cinema dai capelli rossi. Il rosso Perca.

(1) Introduzione generale alla prima edizione del catalogo Alpe Adria Cinema, Trieste 1989(2) Introduzione alla Rassegna monografica “L'albero del desiderio. Cinema in Croazia”, 1989.

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Scompare una delle figure più significative del cinema in Friuli Venezia Giulia

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Senza negare la rivoluzione digitale e i suoi vantaggi nel campo del cinema (e home cine-ma), guardare un film sul grande schermo in un "vero e proprio" cinema è comunque un'e-sperienza unica.L'impatto sociale della proiezione collettiva è parte della storia di successo del cinema ormaida oltre 110 anni. Si tratta di un evento sociale, senza un codice di abbigliamento, e il cine-ma è un luogo dove si può scegliere di mescolarsi e parlare con la gente o semplicementesgattaiolare e guardare un film in forma anonima. Vedere film in modo molto concentratoe senza distrazioni, al buio, con un pubblico per lo più di sconosciuti, condividere (e nascon-dere) la paura, l'amore, la lussuria, l'entusiasmo o delusione: questi sentimenti non posso-no essere sostituiti da qualunque altra esperienza di proiezione.Tuttavia, sono certamente d'accordo che l'argomento decisivo è quello della qualità, datoche i cinema sicuramente hanno i migliori standard tecnici e architettonici per la visione difilm. Non c'è posto migliore al mondo per vedere i film che in un cinema ben attrezzato.Così la più fantastica delle esperienze cinematografiche per me è sempre stata guardare un

film in un cinema di qualità, con una proiezione di qua-lità e un pubblico devoto. Ma l'ingrediente più impor-tante per un vero viaggio cinematografico è, natural-mente, il film stesso.Permettetemi di darvi alcuni esempi molto personali diesperienze cinematografiche veramente fisiche. Questifilm non sarebbero stati un'esperienza fisica così forte,una sorta di viaggio cinematografico o addirittura diestasi, se li avessi guardati in DVD o in televisione, oanche in un cinema all'aperto (di cui non sono una fan,a causa della distrazione intorno).Un'estasi di cinema indimenticabile, un viaggio cine-matografico tropicale ed erotico, è stata la proiezione di

Blissfully Yours (Sud sanaeha, Apichatpong Weerasethakul, 2002) al Gartenbaukino aVienna nel 2003. Poi ci sono stati Under the Skin (Jonathan Glazer, il 2013, con la misterio-sa Scarlett Johansson) e The Master (Paul Thomas Anderson, 2012), entrambi visti alFestival di Venezia nel 2012 e nel 2013. Sono rimasta senza fiato dal film di Glazer a causa del vortice quasi psichedelico sostenutadalla colonna sonora di Mica Levi, e, infine, dalle performance fisiche di Philip SeymourHoffman e Joaquin Phoenix. Holy Motors (Leos Carax, 2011), visto a Cannes e con la perfor-mance del famoso Denis Lavant, è stato il mio film preferito nel 2011, un altro esempio dinarrazione imprevedibile. Recentemente ho visto Boyhood (2014) di Richard Linklater alMoviemento Cinema a Linz, e, a parte il fatto che mi piace molto questo film, non potreiimmaginare di guardare con la stessa concentrazione o apprezzamento in qualunque altroluogo che non sia una accogliente sala cinematografica - con abbondanza di posti vuoti -ma in un clima simile a quello dell'andare a messa in una chiesa. Ogni proiezione del filmè un evento unico in se stesso, e, naturalmente, questi sono solo alcuni esempi presi a casodall'eccentrico mondo del cinema, in un certo senso, perché adoro anche l'intero corpo deifilm di Claire Denis, Joanna Hogg e Nanouk Leopold e di moltissimi altri grandi registi.Per fortuna, ho avuto la possibilità di vedere la maggior parte dei film che ho guardato infestival di cinema, ma è una triste prospettiva pensareche la prossima generazione probabilmente guarderàquesto genere di film per lo più su piattaforme digitali.Pertanto, mettiamo costantemente in pratica l'unicitàdel guardare film in sale cinematografiche, insieme, persalvare il futuro del cinema!

Christine Dollhofer è stata alla guida di Diagonale (chesi teneva a Graz fino al 2003) finchè, nel 2004 è statainvitata a creare un festival dedicato al cinema contem-poraneo tra la Viennale e Graz, e così è nato il LinzCrossing Europe Film Festival (www.crossingeurope.at)di cui è attuale direttore artistico.

I film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema

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L’argomento decisivo?È la qualità!

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L'ultima parola - La vera storia di DaltonTrumbo, scritto dal romanziere BruceCook con la piena collaborazione diTrumbo, venne pubblicato da un piccoloeditore americano nel lontano 1977, l'an-no successivo alla scomparsa del celebrecineasta perseguitato dalla "lista nera" delsenatore Joseph McCarthy. Nella prefazio-ne all'edizione 2015 del libro, che stauscendo da Rizzoli, lo sceneggiatore JohnMcNamara racconta com'è riuscito a con-vincere dei produttori che non conosceva-no neppure il nome di Trumbo a trasfor-mare quella biografia in un film. E rievocainoltre com'era entrato in contatto conArthur Laurents, il noto sceneggiatore eromanziere blacklisted che aveva narratole proprie esperienze in Come eravamo(The Way We Were, Sidney Pollack, 1973). Pur non possedendo le ambizioni epiche di quel-lo splendido affresco, il biopic Dalton Trumbo diretto da Jay Roach mette in luce parecchiecontraddizioni e atrocità del periodo maccartista a Hollywood. Il bravo protagonista BryanCranston, candidato all'Oscar e al Bafta 2016, si sforza di somigliare al beffardo e virulentoDalton Trumbo così come lo possiamo ancora gustare in frammenti d'interviste sul web.Oltre che in decine di libri, scritti da lui o dedicati a lui e alla sua epoca in vari Paesi, dispo-nibili tra l'altro sugli scaffali della Cineteca del Friuli a Gemona. Per esempio la sceneggiatura che Trumbo scrisse assieme a Luis Buñuel per Johnny preseil fucile, ispirata al proprio best seller pacifista; in seguito lo scrittore decise di dirigere l'a-dattamento cinematografico lui stesso. O il voluminosissimo epistolario, solo in minimaparte tradotto da Bompiani nel 1977 su iniziativa di Oreste del Buono col titolo Lettere dallaguerra fredda. Riguardo al suo più bel film, un nerissimo anti-western contemporaneo del1962, ecco cosa scrisse in un telegramma inviato al protagonista e produttore Kirk Douglas:«Ogni tanto quando Dio ci aiuta e il vento soffia a nostro favore qualche cosa succede. Vienedal di dentro e rivela come siamo realmente. Penso sia successo a te in Solo sotto le stel-le. Penso che usciranno dal cinema dicendo: "Ecco cosa sono realmente. Per lo meno quel-lo che voglio essere nella mia ora migliore". Ce l'hai fatta. Hai fatto vedere il cuore di unuomo. Mi senti amigo? Il vecchio Sam ti manda la sua riconoscenza e il suo affetto».(L'imperdibile Lonely Are the Brave di David Miller si trova su You Tube). Commuove sen-

tire che l'intramontabile Kirkabbia visto e amato DaltonTrumbo, rammaricandosi sol-tanto del fatto di non averpotuto interpretare il ruolo dise stesso da giovane! Casovuole che quasi contempora-neamente al film sia uscita inAmerica un'ulteriore, volumi-nosa biografia: DaltonTrumbo: BlacklistedHollywood Radical, scritta daLarry Ceplair assieme aChristopher Trumbo, il figliodello scrittore, per la collanacurata da Patrick McGilliganpresso la University Press ofKentucky. Ecco l'ultima parola

sulle traversie pubbliche, la vita privata, i lavori di Trumbo. Tre suoi versi in esergo al tomo:«Perché l'unica cosa / Che ha senso nella vita / È la lotta!».

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LE IMMAGINI E LE COSE | IL BIG-BANG CINEMATOGRAFICO. VERSO L’IMMAGINE SATURAPordenone, Biblioteca civica - 2 febbraio 2016, ore 18.00Ogni buona conversazione sull'audiovisivo inizia dai fratelli Lumière: inventori del cinema, sidice, ma non certo inventori dello “sguardo cinematografico”, che ha invece una sua evolu-zione frutto di impulsi ora costruttivi ora de-strutturanti. Un percorso che parte dagli incuna-boli dell'immagine in movimento per arrivare agli scenari interattivi attuali della realtà virtua-le, ipotizzando quale sia il “collante culturale” che lega lo sguardo delle sperimentazioni dioggi con quelle degli inizi della storia del cinema. Un cammino a brevi tappe per riconsidera-re secondo un'ottica progressiva quali siano le forze elementari che hanno portato all'eccessodi immagine in movimento di oggi, ponendosi una serie di interrogativi sul momento attuale,su un possibile cammino di riordino, dove l'irruzione del digitale (non più l'immagine basatasulla fotografia chimicamente analogica) apre a scenari tuttora incerti.Info: www.comune.pordenone.it/biblioteca

OLTRE IL FILO. Chiesa di San Lorenzo, San Vito al Tagliamento (Pn) fino al 14 febbraio 2016

Oltre il filo - Tracce di memoria delcampo di concentramento di Gonars(UD) - è una mostra, curata da PaolaBristot e organizzata all’interno dellamanifestazione Viva i fumetti! Viva l’a-nimazione!, che presenta i disegni ori-ginali degli artisti internati nel campodi concentramento di Gonars (UD) eprovenienti dalla collezione della fami-glia Cordaro , inoltre il percorso espo-sitivo prevede la proiezione del docu-mentario di Dorino Minigutti “Oltre ilfilo” e le tavole originali del libro

"L’inverno d’Italia" di Davide Toffolo. La mostra sarà visitabile di sabato e domenica (10.30-12.30 e 15.30-19.00). Info: Punto I.A.T. tel. 0434 833295

TINA MODOTTI. LA NUOVA ROSA.Udine, Casa Cavazzini - fino a domenica 28 febbraioLa città natale di Tina Modotti ospita una mostra con materiali fotografici inediti a livello inter-nazionale: è possibile vedere la raccolta più vasta degli scatti della fotografa di origini udinesi,tratte dai negativi originali e arricchita dalle più recenti acquisizioni riferibili alla storia familia-re della Modotti, all’arte fotografica e all’impegno politico-sociale. Viene inoltre esposta, per laprima volta in Italia e in Europa, la nuova documentazione fotografica sulle “Scuole libere diagricoltura” con una serie di 18 istantanee, realizzate dalla Modotti, rimaste in gran parte sco-nosciute fino a tempi recenti. Info: www.udinecultura.it

IL TRENO. SPETTACOLO TEATRALE A EPISODIUdine, Teatro PalamostreCSS Teatro stabile di innovazione del FVG ha prodotto lo spettacolo teatrale a episodi Il treno,ideato e diretto da Rita Maffei con la collaborazione, per quanto riguarda immagini e video, diCinemazero. Rita Maffei pone l’opera di Pasolini al centro di uno sviluppo drammaturgico, inquesto caso ispirato al viaggio del poeta dal Friuli a Roma, nel 1950. E’ un viaggio che ha cam-biato la vita di Pasolini e un po’ di tutti noi, è un pretesto per parlare del viaggio che cambiatutto, che cambia le prospettive di vita, che promette, che fa sognare, che tradisce, che stupi-sce. Si immagina un treno che parte da Casarsa e arriva a Roma, ripercorre le tappe del viag-gio che Pier Paolo Pasolini fece nel 1950, ma è, allo stesso tempo, il viaggio di chi parte oggicon il bagaglio, esperienziale, culturale e artistico, di Pier Paolo Pasolini. Con la sua eredità vivadi cui siamo portatori, cercando uno spazio di relazione molto intimo con la sua memoria innoi.In scena una sorta di site specific in cui si siede insieme ai compagni di viaggio che rac-contano le storie, condividono ricordi, esperienze, e si vede l’Italia che passa dal finestrino, conimmagini girate nei luoghi che quella linea ferroviaria attraversa e con immagini visionarie direpertorio e delle interferenze dettate dal pensiero di noi contemporanei, compagni di viaggiodi Pier Paolo Pasolini. Il viaggio in treno oggi dura circa 6 ore. Il treno sarà diviso in 12 episodi di 30 minuti l’uno, visibili e raggruppati in più serate o tuttod’un fiato in una maratona di sei ore. Info: www.www.cssudine.it

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UN REGOLAMENTO DI CONTI CON LA STORIA, PERSONALE E COLLETTIVA

REMEMBERDI ATOM EGOYANZev Guttman, ebreo affetto da demenza senile, è ricoverato in una clinica pri-vata con Max, con cui ha condiviso un passato tragico e l'orrore di Auschwitz.Max, costretto sulla sedia a rotelle, chiede a Zev di vendicarli e di vendicare lerispettive famiglie cercando il loro aguzzino, arrivato settant'anni prima inAmerica e riparato sotto falso nome. Confuso dalla senilità ma determinato daldolore, Zev riemerge dallo smarrimento leggendo la lettera di Max, che piani-fica il suo viaggio illustrandone i passaggi. Quattro le identità da verificare,uno il colpo in canna per chiudere una volta per tutte col passato. Tra Americae Canada, Zev troverà il suo 'nazista' e con lui una sconvolgente epifania.Egoyan infila, dopo quello di Felicia, un altro viaggio straordinario. Quello diun sopravvissuto alla Shoah che soffre di demenza senile, che vorrebbe ven-dicare il suo passato, che intraprende il viaggio e dimentica regolarmente per-ché lo ha intrapreso. Remember ribadisce gli elementi tipici del cinema diEgoyan, a partire dalla sua attenzione per la struttura (a puzzle o a labirinto).Una struttura che produce un'abile premessa smentita poi dall'epilogo,lasciando lo spettatore solo col suo desiderio di coerenza. Perché una parola eun'immagine interrompono improvvisamente il processo di costruzione disenso, invalidando il lavoro compiuto e innescando un movimento di rivaluta-zione della vicenda che annuncia qualcosa fino a quel momento impensabile.Impossibile dire meglio e di più senza togliere allo spettatore il piacere fru-strante (e frustrato) di una manifestazione inattesa. Thriller senile sullaMemoria e sulla mostruosità banale del totalitarismo, che ha privato l'uomodella percezione di sé e di tutte le categorie intellettive soggettive, quelle chepermettono di discernere e di scegliere con coscienza tra il bene e il male,Remember ritrova l'autore e la strategia dello scarto del suo cinema, lo stra-volgimento della percezione e il narcisismo con cui riconciliamo la frattura tradesiderio e identificazione.

UNA STORIA D’AMORE E DI CORAGGIO CON IL PREMIO OSCAR EDDIE REDMAYNE

THE DANISH GIRLDI TOM HOOPER Pittore paesaggista della Danimarca dei primi anni del '900 Einar Wegener havissuto due vite, la prima con una moglie a Copenhagen, e la seconda a Parigicome Lili Elbe. Infine ha tentato la prima operazione chirurgica della storiafinalizzata al cambio di sesso. Attratto dall'abbigliamento femminile dopo ungioco erotico con la moglie e sempre meno capace di smettere di vestirsi eatteggiarsi da donna, nel corso di diversi anni Einar vuole lasciare il posto aLili, che percepisce come un'entità separata. Einar fugge dalla medicina delproprio tempo che lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si rifugianella chirurgia sperimentale, conscio che quella che intende provare è un'o-perazione mai tentata prima e dai rischi immani.Raccontare la storia di Einar Wegener significa risalire alle origini di una rivo-luzione che ha sfidato non soltanto la morale, ma anche la concezione stessadel corpo come un tempio immutabile, o una prigione da cui non c’è uscita.Tom Hooper, d’altra parte, possiede il mestiere e la sensibilità per confeziona-re un biopic di gran classe, e The Danish Girl conferma le aspettative.Il tema dell’immagine si riverbera lungo tutto l’arco della narrazione, ed è ungioco di specchi tra il soggetto guardante (l’uomo) e l’oggetto guardato (ladonna), fino all’inevitabile ribaltamento di prospettiva: Einar deve abituarsi adiventare l’oggetto dell’attenzione maschile, diretta conseguenza della suametamorfosi fisica e comportamentale. Eddie Redmayne, pur essendo a trattiun po’ sopra le righe, è bravo a interpretare un personaggio che in principio sicomporta proprio come un attore, e deve adottare strategie mimetiche peracquisire la gestualità, la postura e le espressioni facciali di una donna, dandovoce alla sua vera natura. Al contempo, però, Alicia Vikander gli tiene testa congrande eleganza, e lascia trasparire il conflitto interiore di una donna che“perde” gradualmente suo marito, sforzandosi di comprendere le sue esigen-ze; in tal senso è forse inevitabile empatizzare con lei, vittima e anche iniziatri-ce involontaria di questo cambiamento. Il processo, in effetti, s’innesca quando Gerda chiede a Einar di posare in abitifemminili, suggerendogli poi di assumere l’identità di Lili per gioco, e infineritraendolo con il suo nuovo aspetto. Il dipinto è un altro specchio che denudail vero volto dell’uomo, poiché l’arte riflette significati nascosti, squarcia il veloe mostra la realtà intima delle cose. Non c’è forse più verità emotiva nei qua-dri di Einar, filtrati attraverso la sua memoria, che nei paesaggi danesi a cui siè ispirato? Questo cortocircuito tra arte e vita imprime un andamento circola-re a The Danish Girl, che si apre e si chiude sulle medesime suggestioni, ripor-tando Einar/Lili dove tutto è cominciato.

Un film di Atom Egoyan. ConChristopher Plummer, MartinLandau, Bruno Ganz. Canada,2015. Durata 95 min.

Un film di Tom Hooper. ConEddie Redmayne, AmberHeard, Alicia Vikander. Gran Bretagna, 2015. Durata120 min.

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GIANFRANCO ROSI RACCONTA CONTRADDIZIONI E SFUMATURE DI LAMPEDUSA

FUOCOAMMAREDI GIANFRANCO ROSIDopo aver viaggiato e raccontato il mondo nei suoi precedenti lavori (l'india inBoatman, gli Stati Uniti in Below Sea Level, il Messico in El Sicario Room 164)e dopo aver guardato Roma dalla prospettiva inusuale del Grande RaccordoAnulare in Sacro Gra (premiato nel 2013 con il Leone d'Oro alla Mostra delCinema di Venezia), Gianfranco Rosi si è trasferito per un anno intero aLampedusa per raccontare dall'interno la tragedia dei migranti e per capire -da lampedusano - cosa significhi abitare in una terra di confine, in equilibriotra l'Europa e l'Africa, tra l'innato senso di accoglienza e il rispetto di obblighie normative europee. In Fuocoammare Gianfranco Rosi racconta Lampedusa attraverso la storia diSamuele, un dodicenne che va a scuola, ama sparare con la sua fionda e anda-re a caccia. Preferisce giocare sulla terraferma anche se tutto, attorno a lui,parla di mare e di quelle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare,negli ultimi vent'anni, hanno cercato di attraversarlo - spesso invano - allaricerca di una vita nuova, migliore. Alla ricerca della libertà.

UN ANIMAZIONE PER ADULTI, GRAN PREMIO DELLA GIURIA MOSTRA DEL CINEMA

ANOMALISADI CHARLIE KAUFMAN, DUKE JOHNSON Michael Stone è marito e padre nonché noto autore del best seller "Comeposso aiutarti ad aiutarli?" e si trova a Cincinnati per una conferenza. Michaelprende alloggio all'hotel Fregoli e, dopo aver rivisto una donna con cui undicianni prima aveva avuto una relazione, incontra casualmente Lisa Hesselmanla quale è arrivata in città con un'amica proprio per assistere alla sua confe-renza. Tra i due si instaura un'immediata attrazione che potrebbe cambiare lavita di entrambi. Carlie Kaufman una volta ha affermato: "l'abitudine per uno scrittore è quelladi consegnare una sceneggiatura e poi sparire. Questo non fa per me". Dopoaver trovato registi che rispettavano questa sua volontà (Gondry e Jonze)Kaufman si era messo in proprio con Synecdoche, New York e ora, grazie a uncrowdfunding, con questo nuovo film in cui non smette di sperimentare utiliz-zando un'animazione stop motion che, sin dalle prime inquadrature, ripropo-ne l'ormai nota originalità dell'autore a cui, per l'occasione, si affianca DukeJohnson. Se ci si ferma però al plot di base si può ricavarne l'impressione dellaennesima riproposizione della storia di due esistenze chiuse nella propria piùo meno affollata solitudine che cercano insieme una possibile via d'uscita.Kaufman ce l'aveva già proposta con intensità in Se mi lasci ti cancello. Conlui però non è (e non poteva essere) così. Perché i pupazzi sono sin dall'iniziotali in quanto mostrano le giunture di maschere che lasciano intendere che,sotto di esse, ci sia un aspetto non umano. Ma, come accade spesso nei suoilavori, è presente un ulteriore livello di lettura che abbisogna di specifici stru-menti di decodifica. Lo spettatore infatti si chiede inizialmente perché tutti ipersonaggi, tranne Michael, abbiano la stessa voce maschile sia che si tratti diuomini che di donne. Quando poi entra in scena Lisa si può finalmente ascol-tare l'unica voce femminile e a questo punto le ipotesi potrebbero essere mol-teplici andando dalla disumanizzazione di un mondo di pupazzi a quella dellamessa in rilievo dell'unicità del possibile 'vero amore'.

Un film di Gianfranco Rosi.Documentario. Italia, 2015.

Un film di Charlie Kaufman,Duke Johnson. Con DavidThewlis, Jennifer JasonLeigh, Tom Noonan. USA,2015. Durata 90’.

DOMENICA 21 FEBBRAIO | ORE 15.00

ZERORCHESTRA IN SMILELuca Grizzo - percussioniDidier Ortolan - clarinettoRomano Todesco – fisarmonica e tastieraLuigi Vitale – vibrafono e xilofono

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LA SCUOLA AL CINEMA - FEBBRAIO 2016Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro.

Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail [email protected], tel. 0434520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)

Mercoledì 10 febbraio 2016 ore 9.00 | Mercoledì 17 febbraio 2016 ore 9.00MALALA di Davis Guggenheim. Con Malala Yousafzai, Mobin Khan.Documentario, USA 2015, 93'A 11 anni, sotto falso nome, Malala Yousafzai scriveva un blog per la BBC,raccontando la vita quotidiana di una studentessa nella valle dello Swat. A13 riceveva il Premio giovanile per la pace in Pakistan e rilasciava intervistesui media internazionali denunciando l'oscurantismo dei talebani nei con-fronti delle donne cui veniva negata l'istruzione. A 15 anni fu vittima di unattentanto che ha rischiato di ucciderla. Da quel momento Malala ha datovita a un’organizzazione no profit, la Malala Fund, per sviluppare progettieducativi in tutto il mondo. Nel 2014, ha vinto il Premio Nobel per la pace.

Martedì 23 febbraio 2016 ore 9.00 (Proiezione in v.o. con sottotitoli) MACBETH di Justin Kurzel. Con Michael Fassbender, Jack Reynor, MarionCotillard. Gran Bretagna 2015, 113'Macbeth condottiero, cede alla propria sete di potere per seguire la profe-zia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, fomentato dalla moglie.L'ascesa al trono di Macbeth prevede l'eliminazione fisica del reggente incarica, e sarà seguita da una serie di delitti sempre più efferati. Superboadattamento cinematografico che conserva nella loro interezza (e comples-sità linguistica) i dialoghi shakespeariani.

Sabato 27 febbraio 2016 ore 9.00 | Alla presenza del regista Evento promosso da Il dialogo creativo in collaborazione con ComitatoUNICEF Pordenone, Comune di Pordenone, Cinemazero. INGRESSO LIBEROSARÀ UN PAESE di Nicola Campiotti. Con Elia Saman, Raffaele Guarna,Matilde Gardini. Documentario, Italia 2014, 77'Il protagonista decide di intraprendere insieme al fratellino un viaggio allascoperta dell’Italia di oggi. I difetti sono i primi che i due fratelli incontrano;i pregi arriveranno solo alla fine, ma chiuderanno il viaggio su una nota disperanza. Immagini dalla grande potenza evocativa sono al servizio di unanarrazione attorno ai temi dei diritti dei bambini, spesso disattesi anche nelnostro Paese. Il film è stato scelto da UNICEF per celebrare il 25esimo anni-versario della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Per classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado, sono pro-grammabili matinée del film IQBAL - BAMBINI SENZA PAURA di Michel Fuzellier, Babak PayamAnimazione, Italia/Francia 2015, 90'Iqbal è un ragazzino che vive in un villaggio in qualche parte del mondo edha imparato l'arte di annodare i tappeti con i raffinatissimi nodi. Un giorno,per poter comprare le medicine al fratello ammalato si lascia abbindolareda un uomo senza scrupoli e viene venduto al padrone di un fabbrica clan-destina che fa lavorare come schiavi i bambini. Il film è ispirato dalla vicen-da reale di Iqbal Masih, bambino pakistano che è divenuto il simbolo dellalotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile in ogni parte del mondo.

Martedì 23 febbraio e martedì 1 marzo 2016 ore 15.00 LA NARRAZIONE BREVE, TRA PAGINA SCRITTA E FILMUn corso in due lezioni destinato a insegnanti delle scuole secondarie diprimo e secondo grado per indagare le caratteristiche della narrazionebreve nella letteratura e nel cinema e per imparare a svolgere in aula lacomparazione tra libro e film. Le lezioni frontali si svolgeranno in Sala Ellero(primo piano di Palazzo Badini) e saranno condotte dal prof. Sabatino Landi.Le lezioni saranno arricchite dalla visione di scene e sequenze cinemato-grafiche. Per ricevere maggiori informazioni e per conoscere le modalità dipartecipazione, è necessario scrivere una mail a [email protected]