BloGlobal Weekly N°6/2015

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www.bloglobal.net N°6, 22-28 FEBBRAIO 2015 ISSN: 2284-1024

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Rassegna settimanale di BloGlobal-Osservatorio di Politica Internazionale (22-28 febbraio 2015)

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N°6, 22-28 FEBBRAIO 2015

ISSN: 2284-1024

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BloGlobal Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo

Milano, 1° marzo 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Eleonora Bacchi Davide Borsani Giuseppe Dentice Alessandro Tinti Maria Serra

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Weekly Report N°6/2015 (22-28 febbraio 2015), Osservatorio di Politica Internazionale (BloGlobal – Lo sguardo sul mondo), Milano 2015, www.bloglobal.net

Photo credits: EFE; AFP; Reuters; Reuters/Asmaa Waguih; EPA;

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FOCUS

IRAQ/SIRIA ↴

È su Tikrit che l’esercito regolare e il fronte di mobilitazione popolare, composto dalle

milizie sciite e dai guerriglieri delle tribù sunnite, si apprestano a convergere al fine

di rimuovere gli sbarramenti dello Stato Islamico (IS) lungo il fiume Tigri. Nelle di-

chiarazioni dei vertici militari l’operazione è esplicitamente concepita come il primo

atto della riconquista di Mosul, dove le forze di sicurezza irachene sono attese in

primavera a una decisiva resa dei conti con il Califfato. A questo riguardo è da se-

gnalarsi il tempestivo incremento nella fornitura di armamenti da parte dell’al-

leato statunitense: il Pentagono ha notificato che solo nell’ultima settimana com-

messe militari del valore complessivo di 17,9 milioni di dollari hanno raggiunto Ba-

ghdad in previsione dell’allestimento di un’offensiva di 20-25mila uomini,

che al più tardi entro maggio muoverà su Mosul. Nella giornata del 23 febbraio violenti

scontri hanno già interessato la periferia meridionale di Tikrit, precisamente nell’area

di Mikishifa. Tuttavia, alle spalle di questo fronte di combattimento le sacche di resi-

stenza dei militanti islamisti alimentano attentati dinamitardi, rapimenti ed esecuzioni

di massa con terrificante regolarità. È presumibile ritenere che la pressione

dell’IS sulla capitale irachena crescerà d’intensità con il compattamento del

fronte anti-jihadista nella provincia settentrionale di Ninive. Intanto, l’incedere dei

Peshmerga curdi e dei combattenti Yazidi lungo la frontiera siriana ha costretto al-

meno quattrocento miliziani islamisti a riparare in Siria.

Sul piano della coalizione internazionale impegnata nella repressione dello Stato Isla-

mico, si registra l’ingresso nel Golfo Persico della portaerei Charles de Gaulle.

Di concerto con il gruppo di combattimento della portaerei statunitense USS Carl

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Vinson, l’ammiraglia della flotta francese offrirà un contributo notevole nella condu-

zione dei bombardamenti in territorio iracheno, aumentando sensibilmente l’operati-

vità dei caccia Mirage e Rafale che sinora si sono levati in volo dalle basi di Giordania

e Emirati Arabi Uniti. Il Presidente François Hollande aveva annunciato il prossimo

schieramento della portaerei De Gaulle il 14 gennaio, a una settimana dagli attentati

nel cuore di Parigi.

Il Primo Ministro neozelandese John Key ha comunicato l’invio di 143 militari in Iraq,

annuncio cui fa eco l’apertura del Premier australiano Tony Abbott verso la possibi-

lità di un contingente congiunto. L’Australia è già presente con 200 unità dei reparti

speciali, incaricate di offrire attività di consulenza e addestramento alle controparti

irachene.

Intanto, Re Abdullah di Giordania ha incontrato il Generale Lloyd Austin, vertice

del Comando Centrale statunitense, e il monarca saudita Salman Bin Abdulaziz Al

Saud in due incontri successivi, tenutisi il 24 e il 25 febbraio, per definire la strategia

anti-terrorismo da opporre al Califfato. A seguito dei raid punitivi lanciati in risposta

all’esecuzione del pilota Moaz al-Kasasbeh, la Giordania è particolarmente esposta al

rischio attentati e ad una crescente instabilità interna, laddove sono circa duemila

i cittadini giordani arruolati sotto le insegne dell’IS. È indicativo che tra i part-

ner arabi dell’operazione multilaterale Inherent Resolve, gli ufficiali dell’esercito gior-

dano siano i primi a ipotizzare l’impiego di forze speciali sul campo.

In Siria, l’avanzata curda promossa dalla rottura definitiva dell’assedio su Kobane ha

costretto le forze jihadiste a indietreggiare oltre l’Eufrate. Le milizie curde hanno

conquistato terreno lungo il confine turco e nella provincia nord-orientale di

al-Hasaka, ostruendo alcune linee di comunicazione che sinora avevano permesso

al Califfato di travasare indisturbatamente uomini e risorse dalla roccaforte di Raqqa

in Iraq. Il 27 febbraio i combattenti curdi del People’s Protection Units (YPG) sono

riusciti a strappare la città di Tel Hamis dopo una settimana di scontri a fuoco; se-

condo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nella battaglia avrebbero perso la vita

almeno 175 militanti dell’IS. Tuttavia, la ritirata jihadista è contraddistinta dalla per-

secuzione delle minoranze assira e caldea, di culto cristiano. Negli ultimi giorni, sa-

rebbero tra 220 e 380 le persone sequestrate dai terroristi allo scopo di coprire il

ripiegamento verso Raqqa. Tra queste, quindici sono state giustiziate pubblicamente

come atto dimostrativo.

Nel contesto intersecato della guerra civile, il Fronte Sham ha rigettato la propo-

sta di tregua avanzata dalle Nazioni Unite, laddove l’andamento delle ostilità

certifica una situazione di fatto incompatibile con l’ipotesi negoziale, ossia il consoli-

damento delle forze ribelli e islamiste ad Aleppo e il parallelo accerchiamento della

città da parte dell’esercito regolare fedele a Bashar al-Assad.

È inoltre importante annotare l’attivismo iraniano nello scenario. Tra il 10 e il 16

febbraio i Pasdaran iraniani e i guerriglieri di Hezbollah hanno partecipato alla messa

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in sicurezza di numerosi villaggi nella provincia di Dara’a, a sud di Damasco. Il Ge-

nerale iraniano Qassem Suleimani, da mesi braccio operativo di Teheran nel duplice

teatro siro-iracheno, ha fatto visita alle forze del regime impegnate nell’area. Nel

frattempo, il Ministro degli Esteri Walid Muallem ha dichiarato che con un maggior

controllo sui confini turco e giordano le forze siriane sarebbero in grado di annullare

autonomamente le fazioni islamiste, compreso il sedicente Califfato di al-Baghdadi.

SITUAZIONE SUL CAMPO IN SIRIA (17-23 FEBBRAIO) - FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

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UCRAINA ↴

Dopo la conquista di Debeltseve (18 febbraio) da parte dei separatisti filo-russi, il

numero degli scontri in tutto il Donbass ucraino è significativamente dimi-

nuito, rimanendo per lo più localizzati intorno alla città meridionale di Shyrokyne. È

su questo fronte, che proietta nuovamente l'azione dei ribelli verso la città portuale

di Mariupol, che si starebbero spostando secondo le autorità ucraine i mezzi e le armi

dei separatisti, non solo quelle precedentemente impegnate sul fronte settentrionale

ma anche quelle di cui gli stessi separatisti sarebbero entrati in possesso dopo la

ritirata dell'esercito ucraino dal nodo ferroviario di Debaltseve. Il leader dell'auto-

proclamata repubblica Popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, ha dichiarato

infatti che, come già avvenuto a settembre dopo la battaglia di Llovaysk (città ad est

di Donetsk), gli uomini della DPR avrebbero messo le mani su 170 carri armati

– molti dei quali operativi o potenzialmente tali –, su 50 canne di fucile, su munizioni,

su equipaggiamento jamming radio di fabbricazione americana e su sistemi di radar

mobili che darebbero difatti un certo vantaggio competitivo ai ribelli nel caso di una

nuova offensiva sul fronte meridionale.

Sul piano internazionale, inoltre, il Ministro della Difesa polacco, Tomasz Sie-

moniak, ha annunciato che Varsavia è pronta ad inviare truppe di addestra-

mento – il cui numero resta per ora imprecisato – delle forze ucraine nelle basi

militari di Lviv e Kiev a seguito di una richiesta di assistenza militare alla NATO da

parte del governo Yatsenyuk, non escludendo peraltro una futura fornitura di armi

pesanti. Siemoniak ha dunque aggiunto che in Polonia si starebbero già addestrando

almeno 33 istruttori ucraini. Anche David Cameron ha annunciato (24 febbraio) che

il Regno Unito invierà nelle prossime settimane in Ucraina 75 addestratori –

divisi in 4 gruppi – con lo scopo di fornire, in coordinamento con alcune sessioni di

addestramento americane, assistenza militare, logistica, medica e di intelligence alla

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controparte ucraina. In uno statement, il Ministro della Difesa britannico Michael Fal-

lon ha spiegato che la decisione è dipesa dalle continue provocazioni russe.

Nonostante vi siano dunque stati

ulteriori momenti di tensione sia a

causa di un attentato avvenuto a

Kharkiv (22 febbraio) nel corso di

una manifestazione celebrativa

della destituzione di Yanukovich,

sia a causa di reciproche accuse ri-

guardanti ripetute violazioni del

cessate il fuoco e il mancato allon-

tanamento delle armi dalla linea

del fronte, tra le giornate del 25

e del 26 febbraio entrambe le

parti hanno infine avviato il ri-

tiro dell'artiglieria pesante

sotto il monitoraggio degli os-

servatori dell'OSCE. Il portavoce

del Consiglio Nazionale di Sicu-

rezza e Difesa ucraino (RNBO),

Andry Lysenko, ha annunciato che

nelle ultime ore non si sono registrati morti tra le forze di Kiev. Il 22 febbraio si era

inoltre concluso il primo scambio di prigionieri – 139 militari ucraini e 52 sepa-

ratisti – nel villaggio di Zholobok, 20 Km ad ovest di Lugansk. Nelle prossime setti-

mane queste operazioni dovrebbero continuare, anche se non è chiaro quanti siano

effettivamente gli uomini nelle mani dell'una e dell'altra parte.

È intanto tornata ad alzarsi la tensione sulla questione delle forniture del gas.

Nel corso di un incontro con il Presidente cipriota Anastasiades (25 febbraio), Putin

ha duramente criticato la decisione di Kiev di interrompere la conduzione del gas alle

zone controllate dai separatisti, definendolo un provvedimento che «puzza di genoci-

dio». Le regioni orientali stanno dunque ricevendo il gas direttamente dalla Federa-

zione Russa e richiedono inoltre che il pagamento spetti Kiev, la quale rifiuta di farlo

perché impossibilitata a controllarne volumi e utilizzo. Benché Gazprom abbia con-

fermato il pagamento anticipato di 15 milioni di dollari da parte di Naftogaz

per le forniture di marzo, il leader del Cremlino, il Ministro dell'Energia Aleksander

Novak e il portavoce dello stesso colosso energetico russo, Serghei Kupryanov, hanno

dichiarato che la somma sarà sufficiente a coprire solo gli approvvigionamenti

fino al 3 marzo, con evidenti ricadute anche per gli altri Paesi europei. Per il 2 marzo

è dunque atteso a Bruxelles un vertice trilaterale Russia-Ucraina-UE a cui parte-

ciperanno anche gli amministratori delegati di Gazprom e Naftogaz, Alexei Miller e

Andriy Kobolev, con lo scopo di trovare un accordo sul cosiddetto “pacchetto inverno”.

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BREVI

ALGERIA, 24 FEBBRAIO ↴

Si susseguono dal dicembre scorso manifestazioni po-

polari in Algeria contro le trivellazioni esplorative per

l’estrazione del gas di scisto nel sud del Paese. In par-

ticolare una marcia ha raggiunto, martedì 24 febbraio,

il centro della capitale comportando l’intervento mas-

siccio della polizia, che ha cercato di disperdere la folla

e ha arrestato alcuni manifestanti. Alla base delle proteste è il progetto della compa-

gnia petrolifera algerina Sonatrach per la ricerca di nuovi siti di estrazione del gas di

scisto nei pressi di In Salah. La produzione che deriverebbe dai nuovi 200 impianti

dovrebbe raggiungere 20 miliardi di m3 di gas annuali. Ciò che viene in particolare

contestato dai manifestanti sono le conseguenze nefaste che tale progetto avrebbe

sulle scarse riserve di acqua locali e sull’ambiente circostante. La presenza della com-

pagnia francese Total nell’attività inoltre non fa che riaccendere tensioni coloniali la-

tenti e permettere all’opposizione di far maggiormente leva su un malcontento diffuso

della popolazione. Si tratta tuttavia di interventi di trivellazione ampiamente suppor-

tati dal governo di Algeri, in quanto il 97% delle esportazioni algerine è formato dalla

vendita di gas e petrolio. L’Algeria è infatti il terzo maggior fornitore di gas per l’Eu-

ropa e il quarto Paese al mondo per numero di riserve di gas di scisto estraibile dopo

Stati Uniti, Cina e Argentina. Pertanto la caduta dei prezzi del greggio, sommata alla

diminuzione della produzione di petrolio in Algeria – che sta toccando la sua soglia

minima – rendono indispensabile, per l’economia nazionale, una maggiore diversifi-

cazione delle fonti, puntando piuttosto su quelle non convenzionali come lo shale

gas/oil. L’estrazione di tale gas sembrerebbe essere la misura salvifica per compen-

sare la caduta delle entrate dal petrolio e consentire un nuovo supporto interno alla

crescita dell’industria domestica. Come sostenuto infine dal politico Said Bouhedja,

membro del political bureau e portavoce del Fronte di Liberazione Nazionale – partito

del Presidente Abdelaziz Bouteflika –, «da ciò che abbiamo sentito e studiato, non ci

dovrebbero essere particolari conseguenze pericolose dall’estrazione del gas di scisto.

Ma è necessaria una campagna di informazione per la popolazione».

ARGENTINA, 26 FEBBRAIO ↴

La Presidente Cristina Fernandez de Kirchner è riuscita

a far passare nel Congresso argentino, con 131 “SI” e

71 “NO”, la sua proposta di riforma dei servizi di intel-

ligence. Il nuovo dispositivo normativo prevede l’elimi-

nazione del Segretariato per l’intelligence – SIDE,

l’agenzia civile di spionaggio – e la costituzione

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dell’Agenzia Federale per l’Intelligence (AFI), che avrà compiti più specifici (come ad

esempio sul narcotraffico, considerato oggi un problema di rilevanza nazionale) e

maggiori controlli politici soprattutto per quanto riguarda l’uso dei fondi (per le inter-

cettazioni in particolare) e l’impiego degli agenti operativi. La legge è stata voluta

fortemente dal Capo di Stato a seguito della morte del Pubblico Ministero Alberto

Nisman, trovato senza vita nel suo appartamento nella capitale in circostanze miste-

riose il 18 gennaio: in quell’occasione Cristina Kirchner aveva accusato i servizi se-

greti nazionali di essere i mandanti politici e i reali responsabili dell’omicidio del ma-

gistrato. La Presidentessa ha dunque proposto una riforma dei servizi di intelligence

per difendere, a suo dire, il Paese da possibili golpe arbitrari dei militari. In realtà la

riforma, come sottolineano molti critici della nuova legge già approvata dal Senato lo

scorso 17 febbraio, sembra mostrarsi più come uno strumento punitivo volto a colpire

soprattutto magistratura e soggetti inquirenti che indagavano sulla Kirchner e su al-

cuni rappresentanti del governo. Solo pochi giorni prima, il 13 febbraio, il Procuratore

Federale Gerardo Pollicita aveva chiesto formalmente di aprire un’indagine nei con-

fronti della Presidentessa, del Ministro degli Esteri Héctor Timerman, del deputato

“oficialista” Andrés Larroque, del leader sindacale Luis D'Eñía e del dirigente della

coalizione di sinistra Quebracho, Fernando Esteche, tutti accusati di intralcio alla giu-

stizia per l’occultamento delle prove circa un coinvolgimento iraniano nell’attentato

alla mutua ebraica AMIA di Buenos Aires del 1994, che causò la morte di 85 persone.

Tale richiesta è stata poi rigettata dal giudice Daniel Rafecas per un’evidente assenza

di prove al riguardo.

CINA, 25 FEBBRAIO ↴

Il Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Partito

comunista cinese, ha rilasciato l’interpretazione

ufficiale dei principi strategici enunciati dal Segretario

Generale Xi Jinping, che in occasione di una visita nella

provincia dello Jiangsu lo scorso dicembre aveva

indicato gli obiettivi dell’agenda politica cinese nella

complessiva costruzione di una società

moderatamente prospera, nel complessivo approfondimento delle riforme, nella

complessiva implementazione dello Stato di diritto e infine nella complessiva

realizzazione della disciplina di partito. È tradizione della leadership del Partito

Comunista fissare in forma di principio l’evoluzione programmatica del manifesto

politico della classe dirigente, così da agire quale punto di riferimento presso

l’opinione pubblica interna e internazionale. La dottrina riportata con la formula

simbolica dei “Quattro Complessivi” s’innesta sull’elaborazione della precedente

gestione di Hu Jintao e richiama la dirigenza cinese al perseguimento di un processo

di modernizzazione statale che associ la riforma della governance a criteri di giustizia

sociale. Non da ultimo, il quarto “complessivo” si riferisce evidentemente alla

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campagna anti-corruzione che ha recentemente colpito esponenti illustri della classe

politica.

CIPRO-RUSSIA, 25 FEBBRAIO ↴

Cipro e Russia hanno firmato a Mosca un importante

accordo di carattere militare con cui alla Marina russa

sarà permesso accedere ai porti ciprioti, in particolare

quello di Pafos a sud dell’isola. In discussione c’è anche

la possibilità di garantire a Mosca una base aerea per

missioni ufficialmente indicate di soccorso umanitario.

Una prima intesa verbale era già stata raggiunta alla

vigilia della crisi in Ucraina. L’accordo segue le preoccupazioni già emerse nel corso

degli ultimi tre anni di un possibile avvicinamento di Cipro alla sfera di influenza russa

che comprometterebbe la sua membership all’interno dell’Unione Europea. Il Paese,

definito da più parti come «un’enorme portaerei nel Mediterraneo», benché ospiti

importanti basi britanniche, non fa parte dell’Alleanza Atlantica. Secondo il Presidente

russo, Vladimir Putin, Bruxelles non dovrebbe temere alcunché poiché l’utilizzo delle

infrastrutture cipriote sarebbe destinato a debellare minacce condivise dall’Europa,

in primis la lotta alla pirateria e al terrorismo. Il Ministro degli Esteri cipriota, Ioannis

Kasoulides, ha cercato di ridimensionare la portata dell’accordo affermando che Cipro

intende garantire a Mosca solo l’utilizzo di «centri di natura umanitaria per accogliere

eventuali rifugiati russi nel caso di una guerra in Medio Oriente». Kasoulides ha

dichiarato che «siamo dei partner credibili dell’Unione Europea, abbiamo partecipato

a tutte le decisioni prese per consenso» senza mai fare ostruzionismo, in particolare

in relazione alla questione ucraina, benché Cipro fosse contraria alle sanzioni

economiche. Tuttavia, ha precisato, «abbiamo una relazione storica con Mosca che

non può essere dimenticata»: «empatizzo completamente con le sofferenze del

popolo ucraino per quello che sta succedendo ma questo non ci farà cambiare nulla

nella nostra tradizionale amicizia con Mosca, che dura da decenni, anche quando c’era

l’Unione Sovietica».

EGITTO, 26 FEBBRAIO ↴

Non conosce sosta la serie di attentati a bassà intensità

che sta caratterizzando l’Egitto post-Mursi, e in

particolare Il Cairo, il suo distretto e la Valle del Nilo.

Quatto attentati multipli hanno colpito Imbaba, Warraq

e Mohandeseen – vicino Giza –, tre zone residenziali

della capitale. Il bilancio ufficiale degli attentati,

diramato dai Ministeri degli Interni e della Salute

Pubblica, è di un morto e sette feriti, nessuno dei quali in condizioni critiche. Gli

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ordigni sono esposi all'esterno degli uffici di due società di telefonia cellulari

(Vodafone e l'emiratina Etisalat), di un ristorante e di una pizzeria. Secondo l’edizione

online del quotidiano filo-governativo al-Ahram, le autorità sarebbero state avvertite

della presenza di un pacco sospetto a Imbaba, ma l’ordigno è esploso prima che gli

artificieri potessero arrivare sul posto. Al momento non si registrano rivendicazioni

ufficiali per gli attacchi, né gli inquirenti sembrerebbero seguire particolari piste anche

in considerazione della bassa rilevanza degli obiettivi scelti dagli attentatori. Tuttavia,

come ha spiegato il portavoce del Ministero degli Interni, il Generale Hany Abdel Latif,

gli attentati si inseriscono in un quadro di insicurezza che dalla deposizione di

Mohammed Mursi del luglio 2013 hanno costretto il governo ad innalzare

costantemente il livello d’allerta nel Paese. Anche in conseguenza della spirale di

violenze in corso, in particolare nel Sinai e lungo il confine libico, il Presidente Abdel

Fattah al-Sisi ha firmato il decreto legge su una nuova e più restrittiva normativa in

materia di anti-terrorismo (24 febbraio), già approvato dal Consiglio dei Ministri lo

scorso novembre, e ritenuto fortemente distorsivo della protezione dei diritti umani

da parte di attivisti e ONG internazionali. I punti principali del nuovo testo riguardano

la possibilità di individuare e giudicare come “terroristi” tutti coloro che occupano un

suolo pubblico ritenuto strategico (infrastrutture civili ed edifici pubblici di rilevanza

primaria) senza aver ottenuto un previo benestare dall’autorità amministrativa,

nonché la redazione di dieci articoli del nuovo dispositivo che circoscrivono i limiti

giuridici entro cui ascrivere il terrorismo, le azioni ritenute tali e i soggetti perpetranti

l’illecito criminale. Intanto una Corte egiziana ha dichiarato Hamas un’organizzazione

terroristica, poche settimane dopo una medesima pronuncia per il braccio militare del

gruppo, le Brigate Izzadeen al-Qassam. Hamas sarebbe direttamente responsabile di

numerosi attentati contro le autorità statali e militari egiziane nel Sinai settentrionale.

GRECIA, 23-24 FEBBRAIO ↴

Dopo aver incassato il parere positivo dell’Eurogruppo

circa l’estensione del programma di salvataggio della

Grecia, che scadeva il 28 febbraio, il Premier Alexis

Tsipras e il Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis

hanno presentato il piano di riforme necessarie per

aver accesso alla linea di credito da parte di Bruxelles.

Il pacchetto, che è stato presentato dal governo in una

lettera indirizzata alle autorità europee e al Fondo

Monetario Internazionale, prevede una sostanziale spending review nel settore

pubblico e un rilancio dei processi di privatizzazione, al momento bloccati.

L’abbattimento della spesa pubblica coinvolgerà principalmente i Ministeri (che

passeranno da 16 a 10, con molte mansioni degli stessi che saranno accorpate e/o

dislocate tra i diversi indirizzi dei Dicasteri), le consulenze extraparlamentari e i

benefit alla classe politica ellenica, per un risparmio totale del 56% dei costi totali. Il

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governo greco si impegnerà inoltre a riformare il proprio sistema fiscale – con

iniziative per la lotta all’evasione e alla corruzione –, a rivedere il sistema

pensionistico (consolidando i fondi pensione ed eliminando gli incentivi per i

prepensionamenti) e a rivedere al rialzo l’IVA, purché non abbia un ulteriore impatto

negativo sul benessere dei cittadini. Il documento prevede inoltre il mantenimento di

misure anti-austerità come l’estensione del salario minimo (una delle promesse della

campagna elettorale di Tsipras) e l‘esenzione fiscale per le fasce più povere su

energia e sanità. Sebbene considerato ancora insoddisfacente dalle autorità europee

per abbattere il debito pubblico greco che rappresenta il 175 del PIL, il Presidente

dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha ritenuto il piano approntato da Atene un

importante strumento per combattere gli sprechi e rendere efficiente la spesa

nazionale. I dubbi maggiori provengono da Berlino e da Francoforte, dove Merkel e

Draghi esprimono le misure elaborate da Atene come “lacunose”. Anche il FMI, per

voce del suo Direttore Christine Lagarde, ha palesato dubbi sulle misure in questione

ritenendo che si «potesse fare molto di più».

IRAN, 22-24 FEBBRAIO ↴

L’accordo tra il P5+1 (i cinque Paesi membri del

Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania) e

l’Iran sulla questione nucleare è, a giudizio dell’Alto

Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari

Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, «a

portata di mano» dopo il recente nuovo round dei

colloqui a Ginevra. «Esiste una serie di dinamiche politiche interne», in particolare

negli USA, in Israele e in Iran, e varie «tensioni», ha detto la Mogherini, che devono

essere «maneggiate con cura»; tuttavia le parti in gioco sono consce che «tutti

trarrebbero beneficio da un accordo ampio». La partita attualmente pare giocarsi

all’interno del triangolo Washington-Tel Aviv-Teheran. Gli Stati Uniti spingono per un

accordo che, secondo il governo israeliano, comprometterebbe drammaticamente la

sicurezza della regione. Il Premier Benjamin Netanyahu, in procinto di rivolgersi al

Congresso USA, ha affermato di rispettare «la Casa Bianca (…) e il Presidente degli

Stati Uniti, ma in una situazione da cui dipende o meno la nostra esistenza, il mio

compito è di prevenire i rischi per Israele». In realtà lo stesso Mossad, secondo

recenti rilevazioni, non condividerebbe l’allarmismo del Primo Ministro. Anche per il

Segretario di Stato USA, John Kerry, Tel Aviv tenderebbe ad esasperare la pericolosità

del nucleare iraniano: «grazie al maggior tempo che abbiamo concesso e con lo stop

dell’avanzamento del programma nucleare, oggi Israele è più al sicuro di quanto non

fosse prima di questo accordo, al quale, in ogni caso, il Primo Ministro israeliano si

opponeva. E si sbagliava». Il Presidente iraniano, Hassan Rouhani, continua a dirsi

ben disposto a raggiungere un accordo col P5+1 proseguendo «i negoziati su

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motivazioni logiche e razionali» con il principale obiettivo di rimuovere le sanzioni

economiche che gravano sul Paese.

LIBIA, 23-24 FEBBRAIO ↴

Il 23 febbraio il Parlamento di Tobruk ha votato per il

ritiro dei propri delegati dai dialoghi che si sarebbero

dovuti tenere nel corso della settimana in Marocco in

seno alle Nazioni Unite. La notizia è giunta allorché i

delegati si trovavano già a Tunisi, in viaggio verso

Casablanca. La decisione è stata giustificata dalla

mancata condanna da parte del governo rivale,

stanziato a Tripoli, di un triplice attentato avvenuto venerdì 20 a Gubba, cittadina

natale del Presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, che ha causato la

morte di circa 40 persone. Fonti anonime legate a Tobruk hanno tuttavia affermato

la possibilità che la scelta sia stata dettata dal timore circa l’imposizione da parte

della comunità internazionale di un governo di unità nazionale comprendente le

fazioni islamiste di Tripoli accanto ai laici di Tobruk. Il giorno successivo alla votazione

per il ritiro dei delegati, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha

rilasciato una circolare contenente la notizia della necessità di diminuire il personale

della missione UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya) a soli 15-20 delegati

a causa del degenerare delle condizioni di sicurezza nel Paese, ricordando

l’importanza della presenza di entrambi i governi libici al tavolo dei negoziati e

premendo per un maggiore sforzo verso la soluzione diplomatica della crisi.

Nell’ambito del caos libico è giunta infine la notizia della riapertura del porto

petrolifero di Zweitina, rimasto chiuso per circa un anno. Il porto sembra aver già

caricato un tanker greco con 750.000 barili di petrolio diretti verso l’Italia. A

controllare il porto sono attualmente le truppe del Generale Haftar legato al

Parlamento di Tobruk. Lo stesso Haftar è stato infine riabilitato nelle truppe regolari

essendo stato nominato dall’Assemblea di Tobruk come comandante unico

dell’esercito libico.

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ALTRE DAL MONDO

AFGHANISTAN, 26 FEBBRAIO ↴

La situazione in Afghanistan resta tesa all’indomani della conclusione della missione

ISAF. Per la prima volta, l’Ambasciata della Turchia a Kabul è stata presa di mira

dagli insorti. Un kamikaze talebano ha fatto esplodere un’automobile nei pressi di un

convoglio di auto che si pensava scortasse l’Ambasciatore di Ankara, Ismail Aramaz

– in realtà assente. Alla fine l’attacco ha danneggiato alcuni mezzi nelle vicinanze e

ha provocato una vittima di nazionalità turca.

BANGLADESH, 25 FEBBRAIO ↴

Una Corte di Dacca ha diramato un mandato d’arresto per Khaleda Zia – ex Primo

Ministro e leader del Partito Nazionalista Bengalese, oggi all’opposizione – accusata

di abuso di potere, appropriazione indebita di 650mila dollari prelevati da due fondi

caritatevoli e istigazione alla violenza. Il provvedimento aggrava la contestazione del

governo promossa dal partito di Khaleda Zia. Nelle ultime settimane più di cento

manifestanti hanno perso la vita nelle proteste.

FRANCIA-ITALIA, 24 FEBBRAIO ↴

Si è tenuto a Parigi un importante vertice bilaterale tra il Presidente François Hollande

e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. I due leader hanno discusso di crescita e

lavoro in Europa, immigrazione clandestina, terrorismo e delle crisi in Ucraina e Libia,

in merito alle quali è stata ribadita una comune linea non-interventista finalizzata a

richiamare le parti in lotta ad un senso di responsabilità e ad una risoluzione pacifica.

Per ciò che riguarda il tema dell’immigrazione i due governi si sono detti d’accordo a

chiedere all’UE un rafforzamento della missione Triton nel Mediterraneo. Sono stati

infine firmati numerosi accordi di carattere economico-commerciale, su tutti quello

per la realizzazione dei lavori definitivi della linea ad alta velocità Torino-Lione.

ITALIA-PALESTINA, 27 FEBBRAIO ↴

La Camera dei Deputati ha votato una doppia mozione (una di PD e SEL, l’altra di

UDC-NDC) che subordina il riconoscimento di uno Stato di Palestina al raggiungi-

mento di un’intesa politica tra al-Fatah e Hamas. La mozione impegna inoltre le parti

a «riconoscere uno Stato d'Israele e l'abbandono della violenza», condizioni, queste,

necessarie per un pieno riconoscimento di uno Stato palestinese. La mozione, non

vincolante sotto il profilo giuridico, ha creato alcuni malumori all’interno della mag-

gioranza di governo; deluso l’OLP che definisce l’intesa della Camera bassa italiana

un accordo ibrido, mentre un plauso è giunto da Israele che riconosce nell’atto un

rilancio al negoziato diretto tra Israeliani e Palestinesi.

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NIGERIA, 26 FEBBRAIO ↴

Almeno 35 persone sono morte in una serie di attacchi multipli a Jos e Biu, rispetti-

vamente negli Stati di Plateau e di Borno, nella Nigeria centrale e nord-orientale.

Secondo le autorità militari dietro questa ennesima strage vi sarebbe il coinvolgi-

mento delle milizie islamiste di Boko Haram, autori di un’impressionante escalation

di violenze da inizio anno 2015 che hanno costretto il governo a posticipare al 28

marzo, per motivi di sicurezza, le delicate elezioni presidenziali.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, 24 FEBBRAIO ↴

L’esercito della Repubblica Democratica del Congo ha avviato un’offensiva contro i

ribelli ruandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR), coinvolti

nel genocidio del 1994. Il gruppo armato, composto dalle 1.500 alle 2.000 unità,

imperversa nella regione del Kivu. La missione di peacekeeping delle Nazioni Unite si

è dissociata dall’operazione governativa poiché condotta da due generali accusati di

violazione dei diritti umani.

RUSSIA, 27 FEBBRAIO ↴

È stato ucciso a Mosca nei pressi del Cremlino il leader delle opposizioni politiche

Boris Nemtsov, già vice Premier nei governi del Presidente Boris Eltsin. Unanime la

condanna internazionale e di Vladimir Putin, che ha definito l’atto una brutale provo-

cazione. L’omicidio potrebbe essere legato alle denunce di questi mesi da parte di

Nemtsov circa un coinvolgimento diretto di Mosca nel conflitto nel Donbass ucraino

contro l’esercito regolare di Kiev.

SOMALIA, 25 FEBBRAIO ↴

Il Presidente Barack Obama ha nominato Katherine Simonds Dhanani Ambasciatrice

in Somalia. Dalla chiusura dell’Ambasciata statunitense nel 1991, quando la Somalia

precipitò nella guerra civile, l’incarico non era più stato assegnato. Diplomatica di

grande esperienza, Dhanani prenderà servizio nel vicino Kenya date le precarie con-

dizioni di sicurezza.

TURCHIA, 25 FEBBRAIO ↴

Un raid della polizia turca condotto simultaneamente in 19 città ha portato all’arresto

di circa 40 persone accusate di intenti sovversivi nei confronti del governo centrale.

Le persone accusate sono ritenute responsabili di «far parte di un’organizzazione ter-

roristica volta a rovesciare il governo attraverso la creazione di una sorta di stato

parallelo». Il mandato d’arresto emanato dal Procuratore Generale di Ankara riguarda

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anche Fetullah Gülen. Per Gülen, ex-alleato e oggi principale nemico politico di Er-

doğan, si tratta del secondo mandato di cattura; tuttavia, trovandosi egli in Pennsyl-

vania dal 1999, Ankara si è limitata a chiederne nuovamente l’estradizione dagli Stati

Uniti.

VENEZUELA, 22 FEBBRAIO ↴

Non conoscono sosta le proteste e le manifestazioni anti-regime che da alcune setti-

mane hanno ripreso nuovo vigore in tutto il Paese a seguito dell’uccisione in circo-

stanze ancora poco chiare di un 14enne a San Cristóbal, nello Stato di Táchira, già in

passato tra i principali epicentri degli scontri tra anti-chavisti e forze di sicurezza.

YEMEN, 25-27 FEBBRAIO ↴

Dopo ore di combattimenti, gli Houthi hanno preso il controllo a Sana’a di una base

delle forze speciali addestrate dagli Stati Uniti per attività di contro-terrorismo e una

postazione della guardia costiera a Hodeidah. Nella stessa giornata Abd-Rabbu Man-

sour Hadi, che ad inizio settimana ha ritirato le proprie dimissioni da Presidente dello

Stato, ha incontrato ad Aden i Ministri degli Esteri di Arabia Saudita e Qatar, nonché

il Presidente del Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo (GCC), Abdullatif al-

Zayyani. Hadi ha avuto inoltre un colloquio con il Rappresentante ONU Jamal Beno-

mar sulla situazione del Paese, mentre nel fine settimana Emirati Arabi Uniti e Kuwait

hanno annunciato l’intenzione di voler riaprire le sedi diplomatiche ad Aden.

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ANALISI E COMMENTI

IL NUOVO FATTORE STRATEGICO DELLA COREA DEL NORD

PAOLO BALMAS ↴

La Corea del Nord è solitamente dipinta dai mass media come l’ultimo lontano ba-

luardo nemico dell’Occidente, controllato da una dittatura anacronistica che tuttavia

sembra essere in qualche modo una minaccia per la pace nel mondo. Le consuete

immagini delle forze armate che sfilano e le notizie dei test missilistici che periodica-

mente vengono proposte, rafforzano la tesi. Si dimentica spesso, però, che la Corea

è un Paese diviso artificialmente e che per una legge innata dell’uomo il Nord e il Sud

tendono inevitabilmente a ricongiungersi. Soprattutto nel caso in cui sia esistito un

passato di solida unione. A partire dall’autunno del 2014 si è cominciato ad assistere

a una nuova apertura da parte dei due governi che hanno dichiarato l’intenzione di

riprendere il dialogo in favore del ricongiungimento delle famiglie separate dalla

guerra civile di sessant’anni fa. Si sono aperti i lavori per un incontro fra i due rispet-

tivi leader, avvenimento che non si verifica dal 2007, momento in cui la Sunshine

Policy era giunta al culmine (…) SEGUE >>>

L’AFRICA, TRA BUSINESS ED ECOSOSTENIBILITÀ

MARTINA VACCA ↴

Nell’era del multiculturalismo e della globalizzazione, l’internazionalizzazione delle

imprese e l’intercettazione dell’evoluzione dei mercati strategici costituiscono una

prassi che accomuna ormai tutti gli attori del mercato globale. È in Africa, più preci-

samente nell’area Subsahariana, che gli attori internazionali pubblici e privati pun-

tano la propria lente d’ingrandimento, ritenendola terra di business e dalle grandi

opportunità economiche. Ed è proprio nello spazio del termine “opportunità” – che

lascia presagire prospettive ampie e variegate – che ormai da qualche tempo si è

aperto un dibattito legato ai tanti dilemmi posti dalla globalizzazione. A contrapporsi

due visioni: una che ritiene la presenza delle multinazionali in Africa come un forte

impulso allo sviluppo di Paesi e popolazioni e l’altra, più diffidente e pessimista, che

tende ad esecrare nazioni ed investitori stranieri considerandoli alla stregua di usur-

patori di terre e diritti (…) SEGUE >>>

A cura di

OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE

Ente di ricerca di

“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”

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C.F. 98099880787

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