BASKETTIAMO MAGAZINE #11 - Febbraio 2015

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La carica di Petrucci Arrigoni Vigand Ciamillo Jones Nembo Kid NBA Half season Outlook FEBBRAIO 2015 FEBBRAIO 2015

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In questo numero: Slam Dunk, Timeout, Come televedo e teleracconto, le interviste a Petrucci, Vigand, Arrigoni, Ciamillo e Jones. I servizi sulle Final Eight e Final Six, sulla Riva Family, su Basket City, un'intervista ai creatori di Dunkest ed uno speciale Outlook Nba

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La carica di Petrucci

ArrigoniVigandCiamil loJones

Nembo Kid

NBAHalf

season Outlook

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Baskettiamo Magazine vi aspettanel la seconda metà di marzo con unnuovo numero cnsultabi le come sempre onl ine gratuitamente

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Direttore responsabileSalvatore Cavallo

VicedirettoreAndrea Ninetti

per contattare la [email protected]

Hanno collaborato a questo numeroCarmelo BarrettaEnrico D’AlesioMichele De FrancescoAlessandro delli PaoliSalvo FratelloFrancesca RivaEugenio SimioliAlessio TeresiAndrea Krismanich (vignettista)Simone Lucarelli (fotografo)

Special Guest coach Francesco PonticielloCarlo Santi

FOTOGRAFIE CIAMILLO-CASTORIA

Progetto graficoSalvatore Cavallo

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Anno 5 #11 - FEBBRAIO 2015

INSIDESlam Dunk - Editorialedi Salvatore Cavallo 4Basket City di Enrico D'Alesio 6

PERSONAGGI

Il basket di Petrucci corre verso il futuroIntervista a Gianni Petrucci - Presidente FIPdi Carlo Santi 10Marketing Legabasket targato EuroleagueIntervista a Julien Vigand - Responsabile Marketing Legabasketdi Salvatore Cavallo 16SPECIALE FINAL EIGHTDesio abbracia le F8, al via la Coppa Italiadi Michele De FrancescoIl Festival del basketdi Alessandro delli Paoli 20Re Mida ArrigoniIntervista a Bruno Arrigoni - general manager della Virtus Bologna di Eugenio Simioli 24Un'emozione è per sempre Intervista a Giulio Ciamillo - fotografo di Andrea Ninetti 28Dimmi chi era Nembo Kid Intervista a Antonello, Marina e Ivan Rivadi Francesca Riva 32SPECIALE FINAL SIXCoppa Italia LNP, Rimini, ritmo, basket e…di Carmelo BarrettaThe Magnificent SixGuida tecnica comparata alle sei concorrenti a cura di coach Francesco Ponticiello 35Il Gladiatore Intervista a Bobby Jones di Alessio Teresi 40NBA, outlook di metà stagioneL'analisi delle sei Division di Enrico D'Alesio e Salvatore Fratello 44Alla scoperta dell'idea… DunkestIntervista a Enrico Maccione, Paolo Bellomo e Alessandro Molinari di Salvatore Cavallo 57TIME OUTdi Andrea Ninetti 61

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A volte r i tornano.. . eh sì è propr io i lcaso d i d i r lo per Basket t iamo Ma-gazine che torna onl ine dopo unalunga assenza dovuta a mot iv ipret tamente ext racest is t ic i ed ex-

tragiornal is i t ic i . Così vogl io subi to passare aduna dedica speciale.. . al nostro Andrea Ninett i !Questo numero d i Basket t iamo Magazine ètut to per lu i che ha avuto la bravura, la tena-cia, la capaci tà di segnare tr ip le su t r ip le f inoa vincere la “sua battagl ia” . Ed al lora, dopo i lt r ionfo del nostro v icediret tore, è venuta l ’oradi far tornare onl ine la r iv is ta curata dal la re-dazione di Baskett iamo.com. Ripart iamo con ancora più entusiasmo e vogl iadi fare canestro, di raccontarvi i l basket e tut toquel che g l i ruota in torno, pront i ad esal tarecampioni e protagonist i , ma anche con la con-sueta onestà inte l le t tuale per bacchet tare chinon vuole i l bene di questo nostro amato sport . Ripart iamo in concomitanza con l ’evento del leFinal Eight d i Desio al quale farà segui to agl iin iz i d i marzo quel lo del le Final Six del la Lnp.Insomma torniamo onl ine con una stagione cheormai è entrata nel v ivo, pronta a v ivere i l rushf inale del la regular season, pr ima di lanciars ine i p layoff . Ma per i l momento godiamoci leFinal Eight e le Final Six, sperando che siano

al l ’a l tezza del le aspettat ive. In questo numero tante interviste, da Petruccia Vigand, da Arr igoni a Jones, proseguendocon i l “ fo tografo de l basket” a l secolo Giu l ioCiami l lo. Poi ancora la presentazione dei pre-dett i event i , un viaggio al la scoperta del la RivaFamily ed un’ inchiesta su quel che è oggi Ba-sket Ci ty. Poi spazio ad un’approdondi ta ana-l is i de l momento Nba. La pausa del l ’A l l StarGame c i ha offer to , in fa t t i , l ’oppor tun i tà d i t i -rare le somme e provare a capire cosa c’è daaspettarsi nel prosieguo del la season dei pro-fess ion is t i . In tema d i Nba s iamo andat i ascambiare quattro chiacchiere con gl i ideator id i Dunekst, i l fantabasket dedicato al campio-nato profess ion is t ico. Per non farc i mancarepropr io n iente. . . ampio spazio a l le fo tograf ieche, spesso e vo lent ier i , va lgono p iù d i mi l leparole. Ci pregiamo, in f ine, d i proporre sempre e co-munque una r iv ista consul tabi le onl ine gratui -tamente. . . e di quest i tempi non è poco! L’appuntamento per i l prossimo numero è perla seconda metà di marzo.. . volete restare ag-giornat i? Seguiteci su Baskett iamo.com e sul lepagine Facebook di Baskett iamo e Baskett iamoMagazine. Stay tuned.. .

Editoriale

SLAMDUNK

di Salvatore Cavallo

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di Enrico D’Alesio

B A S K E T C I T Y

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S eduto al l ’a l lenamento a porteaperte del mercoledì del la For-t i tudo, colonna sonora JohnLennon, “Watching the wheels”.Penso al la r isposta ad una do-manda che spesso i bolognesi

s i son sent i t i fare ul t imamente: che ne è di Ba-sket Ci ty? Non ho una vis ione completa degl iumori dei miei conci t tadini ma, t ra quel l i checonosco, nessuno ha mai usato quel la def in i -z ione. E’ un nick mediat ico, f ig l io di un ogget-t ivo per iodo di dominio. Da un lato def in iva unacosa che tut t i a Bologna abbiamo sempre sa-puto, dal l ’a l t ro ne sviscerava solo i lustr in i e lepai l let tes. Cominciamo a de- inglesizzare: Ci t tà dei Cane-str i . Ci t tà in cui , anche per calc ist ic i demeri t i ,quel l i come me, nat i dal ’70 in poi , faci lmenteprendevano in mano un pal lone a spicchi pr imadi uno a esagoni . Campett i ovunque: famosis-s imi, come quel lo dei Giardini Margher i ta, i ta-

l ico Rucker Park, e del Meloncel lo, la LunettaGamberini o Monte Donato; a l t r i meno famosi ,nascost i nei cort i l i del la parrocchie, e poiquel lo sot to la curva del Parco Talon di Casa-lecchio, quasi dentro al f iume Reno. Ovvio:tanto del respiro cest ist ico era dato dal la r iva-l i tà Fort i tudo – Vir tus, ma di oppost i non par-lerò, perché quel lo che rende unica Bologna èla t rama del tessuto che vest iva, e veste, d ibasket la c i t tà. Bologna è un perno del basket i ta l iano. A Bolo-gna si formano giocator i , a l lenator i e tecnichedi a l lenamento ( i l basket musicale di MassimoAntonel l i , g iocatore del la Vir tus anni ‘60 e ’70,per esempio), così come si sper imentano ecreano terapie e tecniche di recupero dagl i in-for tuni . Qualunque grande giocatore o al lena-tore che volesse e vogl ia un t imbro def in i t ivoal la carr iera doveva e deve giocare a Bolognao vincere contro Bologna, negl i anni ’70 comeora.

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Pensiamo a quant i grandi g iocator i hanno ve-st i to la magl ia di F o V negl i u l t imi 10-15 anni ,non tut t i anni d i grandi r isul tat i . . Huertas, Lor-bek, i l Bel i , Langford, Alan Anderson, KC Ri-vers, Jamont Gordon…sono solo alcuni . Da noisono passat i i l secondo e i l terzo stoppatoreogni tempo del la NCAA, Wi l l iam Mosley (F) eJerome Jordan (V): ora i l pr imo gioca bene aFerent ino e l ’a l t ro sta nel la NBA coi Nets.Negl i anni ruggent i le dir igenze avevano com-petenza, denaro, passione, e le percentual i d i f-ferent i del le t re component i andavano acompensare quel la che ( in genere i soldi) ve-niva a mancare. Come spiegare al t r iment i cheuna del le versioni peggior i del la For i tudo,l ’Apr imat ic del 1991-92, ebbe la forza manage-

r ia le per portare a Bologna Pete Myers? Gioca-tore sopraff ino, segnava, creava, prendevar imbalzi , cucinava e giocava a tombola: a iutòla squadra con umi l tà, venendo poi r ipagato,nel Karma del canestro, andando a sost i tu i reMJ appena r i t i ratosi per la pr ima vol ta, neiBul ls. Arr ivavano molt issimi USA, parecchis lavi , e qualche l i tuano, mai di t roppa fortuna.Valdemaras Homicius c i mostrò la di fferenzadel le percentual i da 3 nel passare da Sabonisa Shaun Vandiver, e del l ’at tesissimo Stomber-gas, arr ivato in Vir tus, i l tamtam ci t tadino tra-smise subi to che “quel l i tuano l ì ” non eracosa…guardagl i i p iedi… questo portava i lvento del la competenza cest ist ica sparsa ovun-que, e non di rado le condanne, emesse un po’

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in f ret ta, s i r ivelavano esatte.A Bologna si d iventava i ta l iani . George Buccigiocò nel la mia squadra, l ’ELLEPI’ , la sta-gione-purgator io che gl i servì per diventare i ta-l iano per la FIP. Sto scr ivendo volutamente di g iocator i che nonhanno vinto quasi nul la perché la bacheca t i to l inon è mai stata i l f ine, ma una sempl ice conse-guenza. La bacheca è la punta del l ’ iceberg:l ’ importante è sot to, negl i angol i e nel sanguedel la c i t tà. A Bologna ha giocato i l g iocatoreche, parole di Sergio Tavcar, ha accorciatol ’Oceano: Creso Cosic. E lu i è famosissimo. Maci ha giocato anche un al t ro grande innovatore,per l ’ I ta l ia, che credo dirà nul la a tut t i voi :Clyde Bradshaw. Una combo guard, d i remmo

oggi, Lat te Sole 1982 (retrocessione): fu i lpr imo esterno, test imoniato anche da un paiodi r ighe di Aldo Giordani , ad andare s istemat i -camente a r imbalzo offensivo, cosa nuovissimaper l ’ I ta l ia. Era un nero barbuto con sguardoda donnaiolo Motown-sty le, i l mio pr imo idolo.Tant i moment i e personaggi stor ic i sono acca-dut i o passat i per Bologna. Uno di quest i hacreato un t i ro che pr ima non esisteva ed ora hai l nome che lu i g l i ha fat to avere: t i ro igno-rante. Lui è Gianluca Basi le, colui che ha datola più bel la r isposta di sempre al la domanda(di Walter Fuochi) “Cosa farai dopo i l basket?”.Gianluca sorr ise, pregustando un momento,una sensazione, e disse “ Ingrasserò”. BUM, tr i -p la. E Bologna, la Grassa, sorr ide e pal leggia.

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I L B A S K E T D I P E T R U C C I C O R R E V E R S O

I L F U T U R Odi Carlo Santi

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Settimana di Coppa Italia, quellache si svolgeva qualche anno faalle idi di marzo mentre adesso èanticipata di un mese. Una sortadi piccolo playoff che mette in mo-stra le prime squadre del gironedi andata. Per molte, questa delleFinal Eight, è un traguardo impor-tante, per altre una necessità perconquistare il trofeo. É una festa,quella di Desio, un momento par-ticolare con sfide da guardare: Mi-lano contro Avellino, Veneziacontro Brindisi da una parte, Sas-sari contro Cremona e ReggioEmilia contro Trento dall'altra.Mancano, nella nuova geografiadel basket di coppa, Roma, Cantù,Varese, Bologna tanto per parlaredi squadre che ci saremmo aspet-tati di vedere nella competizione.Ecco il punto. Ecco la questionedel nostro movimento che non èazzardato dipingere come dere-litto. Gianni Petrucci, il presi-dente della Federazione, hagrande entusiasmo e lavora perun futuro migliore. «Abbiamolanciato una televisione che nes-suno, qualche anno fa, pensavapotessimo realizzare», ha spie-gato il presidente che si è affi-dato ai canali di Sky perché, haosservato, «questa emittente hacambiato il modo di fare televi-sione». Un grande lavoro, unsuper impegno anche se sul ta-volo i problemi rimangono. Il ba-sket perde i pezzi, non ce lopossiamo nascondere. Bologna,la grande Basket City, non esistepiù anche se in città si respirasempre pallacanestro e la Forti-tudo richiama grandi folle al PalaDozza; Treviso non ha più i coloriBenetton, Siena è sparita dai1212 ©RIPRODUZIONE RISERVATA©RIPRODUZIONE RISERVATA

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radar della serie A dopo un do-minio lungo quasi un decennio.Adesso il secondo campionato, laLega Gold, crea tanti problemi.Forlì se n'è andata, Napoli è incrisi economica e chissà se ter-minerà la stagione, proprio comeBarcellona Pozzo di Gotto, Veroliha lasciato proprio qualchegiorno fa. Un peccato visto chegli spettatori della Gold sono,come ha fatto contare Petrucci,superiori a quelli del calcio diserie B.Colpi durissimi al movimento ealla sua credibilità. Certo, ancheil calcio di questi tempi nonscherza tra telefonate, parole, os-servazioni, modi di gestire. Pe-trucci, che è andato in Americaper parlare con i nostri alfieriimpegnati nella Nba per proget-tare, insieme al cittì Simone Pia-nigiani, l'estate della nazionale,deve necessariamente trovareuna soluzione. «La situazionemerita una grande attenzione –ha detto Petrucci – e una totalerevisione della legge 91 per laserie A». Sta anche lì – ma nonsolo – la questione. La serie A,professionistica, naviga tra moltiproblemi, sponsor che non cisono, sempre meno soldi e gioca-tori stranieri che non sono piùquelli che eravamo abituati a ve-dere sui nostri parquet. Il presi-dente della Lega Basket,Fernando Marino, non crede chequesto sia un problema. «Primaavevano vecchi campioni – haspiegato – Adesso prendiamo deigiovani che lanciamo per laNba». Il contributo è però ben di-verso, la vetrina anche e lo ve-diamo chiaramente con i risultatiche non abbiamo da tempo inEurolega: Sassari subito fuori,Milano che raccoglie troppischiaffi.Sul tavolo le questioni da risol-vere sono tante. Petrucci cerca dilanciare la nazionale per ridareluce al movimento ma cerca,anche e soprattutto, dirigenti ingrado di gestire le società in ma-niera saggia. Dalla serie A partetutto: sotto, poi, diventa più sem-plice gestire ma se chi deve farel'apripista si blocca, allora è com-1313 ©RIPRODUZIONE RISERVATA©RIPRODUZIONE RISERVATA

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plicato andare avanti. Vannobene le innovazioni, maadesso sembra manchinoanche le idee. Vogliamo dir-cela tutta? Ci sono club chepensano in piccolo, guar-dano all'orticello di casa,cercano di non retrocederee lì si fermano. Nessun inve-stimento, neppure sugli alle-natori: ci pensino i giocatoriad andare in campo.La convenzione con la Legasi è sbloccata, i diritti televi-sivi appartengono ai club e ilpresidente della Federa-zione lo ha chiarito. «Non c’èalcuna diatriba con la Legama è la legge che affida lagestione dei diritti televisivialla Federazione», ha dettoPetrucci. Dopo qualche in-contro, è arrivata la quasisoluzione del caso. Un co-municato della Fip qualchegiorno fa ha chiarito. «La

Fip, in caso di firma dellaconvenzione, si è offerta diessere accanto alla Leganelle trattative per l'asse-gnazione dei diritti televisividella prossima stagione e hadato la disponibilità a pro-muovere, già dal prossimoConsiglio federale, l'iter perle apposite modifiche statu-tarie da portare all'atten-zione dell'AssembleaGenerale, per una delegapermanente alla Lega diserie A per l'organizzazionedel campionato di vertice».Petrucci ha spiegato che siprevederà, per statuto, che iclub potranno vendere i di-ritti e gestire i soldi di talidiritti. Certo, dovranno im-pegnarsi per un basket mi-gliore che, tradotto, vuoledire maggiori investimentieconomici.Petrucci ha spiegato che il

basket è sempre amato. Alriguardo ha ricordato unarecente partita. «Quattro-mila spettatori per il derbyFortitudo-Virtus under 19Eccellenza è una bellissimanotizia – ha osservato par-lando del derby del mesescorso - ed è una sensazionevivificante. Complimenti Bo-logna! Questo è il basket checi piace, questo è il basket dioggi e spero con tutte le mieforze anche di domani».La televisione è importante,il prossimo contratto(quello con la Rai è in sca-denza) dovrà essere ponde-rato con cura, soldi maanche qualità per mostrareil volto migliore della palla-canestro, mentre è auspica-bile un rapido confronto traLega e Federazione per lagestione del canale federale,gestione intesa come scelta

delle partite senza avereuna inutile concorrenza. Mail basket italiano ha bisognodi credibilità con club chesappiano gestire per dav-vero la parte tecnica ripor-tando qui giocatori diqualità e non solo scom-messe a basso prezzo.Da ultimo i palazzetti. Neabbiamo di brutti, poco ac-coglienti, dove è addiritturadifficile vedere la partita.Spesso ci sono impianti difortuna, impianti che non in-vogliano i tifosi ad andare avedere la gara. Ne servonodi nuovi, con discreta ca-pienza, non solo i 3500 postirichiesti per la serie A. Ser-vono perché il basket puòriempirli, a patto di mo-strare squadre competitive,che giocano e divertono.

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MARKETING LEGABASKE di Salvator

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T TARGATO EUROLEAGUE re Cavallo

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L’uomo giusto al posto giusto: così si potrebbe presentare Julien Vigand, il nuovo responsabilemarketing della Legabasket. L’idea di strapparlo all’Euroleague sembrava una follia ed invece ilPresidente Marino ha messo a segno la tripla. La notizia dell’approdo in Legabasket di Vigandè passata quasi sotto silenzio ed invece è una di quelle da sottolineare perché Julien, a dispetto

dei soli 30 anni di età, vanta già un curriculum di tutto rispetto. Basti pensare che in Euroleague si occupavadello sviluppo del Brand&Business e delle nuove tecnologie, del marketing e dei contenuti digitali oltre allagestione delle attività dei Social Media. I non addetti ai lavori non la conoscono molto bene, ma negli ambienti cestistici il suo approdo alla Le-gabasket ha fatto non poco rumore perché il suo ingag-gio può segnare la svolta per il marketing della serie A.Cosa direbbe per presentarsi agli appassionati cestisticiitaliani?“Per presentarmi in poche parole, direi che sono un ra-gazzo belga di 30 anni, appassionato di basket e anchedi sport in generale. A parte il basket, seguo principal-mente il calcio, il tennis e anche la NHL. Prima di viveree lavorare a Barcellona per l’Euroleague, avevo studiatoEconomia e ho fatto un anno di Erasmus a Trento, poi ilmaster SBS a Treviso. E’ cosi che ho imparato l’italiano”.Come è nata l’opportunità di diventare ResponsabileMarketing della Legabasket?“Ho conosciuto il Presidente Marino alle Final Four di Mi-lano, quando non era ancora Presidente della Lega Ba-sket. Ci siamo sentiti dopo, verso la fine del 2014,quando la Lega Basket stava cercando un nuovo respon-sabile marketing”.Cosa l’ha convinta a lasciare l’importante ruolo di re-sponsabile Brand & new technologies Executive del-l’Euroleague Basketball?“Non è stata una scelta semplice. Dopo cinque anni aBarcellona, avevo le mie abitudini, i miei amici e ancheun lavoro stimolante all’Euroleague. Devo dire che l’Eu-roleague in cui sono entrato a lavorare non è la stessache ho lasciato e sono cambiate molte cose. Sono cre-sciuto pure io come persona attraverso questa espe-rienza e, con la possibilità di tornare in Italia, mi mettoin gioco e prendo delle responsabilità. Cercherò di darel’impulso insieme ai miei nuovi colleghi per far ripartirela Lega Basket”.Quale è lo stato di salute della pallacanestro italiana intermini di appeal sulle aziende e sugli appassionati?“Vedo entusiasmo attorno al movimento basket. Ci sono 4 giocatori italiani in NBA, palazzi pieni in alcunerealtà di Serie A Beko e anche nelle serie inferiori, la Final Four a Milano e la Fan Zone a Piazza Duomohanno lasciato buoni segnali… La passione è lì, i tifosi seguono la propria squadra, l’Euroleague o la NBA,o anche tutte queste competizioni insieme. Loro ci seguono, ma abbiamo un gap da ricuperare. Migliorarela qualità e l’offerta dei nostri contenuti dovrà essere un punto chiave per recuperare i tifosi meno sfegatati.Dobbiamo prendere spunti da quello che fanno l’NBA, l’Euroleague, la Liga Endesa, …ma anche Disney,

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ESPN, ecc… Un Content Marketing intelli-gente ti permette di creare interesse edegli spazi promozionali per i nostri par-tner e sponsor. L’originalità è anche im-portante per raccontare quello che siamoe far parlare di basket nel paese del calcio.Per le aziende, direi di venire ogni tanto avedere le partite o gli eventi di basket.Non possiamo pretendere i numeri delcalcio, ma possiamo proporre delle solu-zioni più creative, con un migliore enga-gement e un migliore ritorno. Il basket èun sport spettacolare, con degli atleti piùvicini e con un tifo diverso da quello delcalcio: ci sono fami-glie, più tifose, piùdiplomati…”.Nel programma dilavoro ai primi postic’è la valorizzazionedei diritti televisivi:cosa ha in mente? “Non è proprio così,non sono un espertoin diritti televisivi enon è il mio compito.Nel mio programmadi lavoro, c’è il poten-ziamento dei conte-nuti come spiegavoprima e poi la crea-zione di un formatadeguato alla Serie ABeko, con il fine dipoter migliorare l’im-magine della compe-tizione e diprovvedere a dare glispazi giusti a tutti ipartner. Quest’ultimo punto dipenderàanche delle decisioni prese in riguardo agliimpianti e alla produzione TV. Richiedonoinvestimenti a lungo termine e la Lega e lesocietà devono fissare obiettivi e criteri amedio termine. E’ difficile chiedere tantisacrifici alle società se non sono proprie-tarie del loro impianto, ma l’immaginedella competizione ne dipende”. Perché Sky ha deciso di non puntare piùsulla Serie A, salvo ora trasmettere la Lnpe la A femminile, mentre Mediaset nonsi è mai realmente interessata ai dirittidella pallacanestro?“Non lo posso dire perché non ho seguitoquesti svolgimenti prima”.Il basket in tv è meglio in chiaro o a pa-

gamento?“Domanda di riserva? Allora, ci sarà unagara pubblica per i diritti TV che si chiu-derà verso marzo. Poi, la Lega Basketpotrà trattare individualmente con ognioperatore TV. Una volta che la decisionee che gli accordi saranno presi, io mi ade-guerò come responsabile marketing”.Si potrà mai arrivare ad una visibilitàdella pallacanestro come nel calcio con latrasmissione in diretta di tutte le partite?“In questo momento, non credo che siapossibile, ma è il cammino da intrapren-dere”.

Cosa ne pensa della nascita della web tvdella Legabasket?“Anche se è ancora una versione Beta, loritengo una ottima iniziativa a cui si sonogià registrati 16 mila fans. Raggiungerequello che dicevo prima sugli spazi da oc-cupare, più di 40% del traffico della webTV viene da dispositivi mobili. Per questeFinal Eight, abbiamo allestito un piccolostudio e, prima e dopo delle partite, tra-smetteremo interviste e analisi in direttada Desio con Matteo Gandini e AttilioCaja”. La crisi economica non è un valido mo-tivo per giustificare il terreno perso dallapallacanestro italiana nei confronti deicompetitors europei: qual è la sua idea?

“La mia idea è che il modello del mece-nate che spende i suoi soldi e paga tuttoè finito, almeno in Italia. Per essere vin-cente, bisogna avere dei partner solidi allespalle, delle infrastrutture, stabilità… Ilmotto nazionale del mio paese è“L’unione fa la forza” ed è quello che sichiede a tutti gli addetti, di dimenticare leeventuali rivalità e di cominciare insiemeun nuovo processo per fare ripartire il Ba-sket in Italia”.Il legame con il basket è solo per motiviprofessionali oppure ha un backgrounddi passione cestistica?

“I miei genitorihanno giocato en-trambi a basket, mihanno passato ilvirus… Non giocopiù quanto e comevorrei, mi riman-gono quasi solo i ri-cordi delle giovanilidel Verviers-Pepi-snter. I giocatoridella mia età cheerano più forti inBelgio sono AxelHervelle, MohamedSaer Sene e Jona-than Tabu. Pur-troppo, non hoconosciuto DoumLauwers o MaximeDe Zeeuw quandoero lì”. Ultima domanda,forse anche inte-ressata: taluni nel

mondo della pallacanestro nostranaostacolano indiscriminatamente il lavorodei siti web: non crede, invece, che sianopropri i portali tematici a dare al basketquella visibilità negata dalla carta stam-pata e dalla tv?“Sono d’accordo, ci date una mano e of-frite contenuti ai tifosi che non lo trovanosempre nei mass media. Ma noi dob-biamo anche puntare ad ottenere più at-tenzione dalla carta stampata e dalle TVper raggiungere un pubblico più gene-rale”.

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Al via l'edizione 2015 della "Beko Final Eight",evento organizzato da Legabasket e RCS Sport,valevole per l'assegnazione della Coppa Italia.L'atteso avvenimento, in programma al PalaBancaDesio da venerdì 20 a domenica 22 feb-

braio, presenta quest'anno delle novità assolute nel panoramadella competizione: per la prima volta nellaloro storia, vi accedono infatti la rivela-zione assoluta del torneo Dolo-miti Energia Trento, peraltroneopromossa in serie A, ela Vanoli Cremona,poco accreditata allavigilia del campio-nato, ma autricedi un gironed'andata sor-p r e n d e n t e -m e n t epositivo. Le otto squa-dre che si con-tenderanno iltitolo sono: EA7Olimpia Milano,Umana Reyer Ve-nezia, Banco Sarde-gna Sassari, Grissin BonReggio Emilia, Enel Brin-disi, Dolomiti Energia Trento,Vanoli Cremona, Sidigas Avellino.Balza subito all'occhio come l'Italia del ba-sket sia geograficamente rappresentata in manierapiuttosto equa dalle contendenti: cinque squadre del nord, duedel sud e una delle isole. Questo non è un dettaglio insignifi-cante, data la valenza molto "italica" della manifestazione, cheaspira ad essere un fattore di promozione non indifferente perl'intero movimento cestistico nazionale. Per il terzo anno, la

"Final 8" sarà legata al progetto "Charity Basket for FC" che,mediante le donazioni raccolte attraverso il numero telefonico45509, andrà a finanziare la ricerca sulla Fibrosi Cistica.Il tabellone della giornata inaugurale prevede questi abbina-menti, per i quattro incontri della fase eliminatoria: Milano -Avellino; Venezia - Brindisi; Sassari - Cremona; Reggio Emilia -

Trento. L'esperienza insegna che al di là dell'an-damento del campionato, in Coppa Ita-

lia le sorprese non mancano mai,prova ne sia la vittoria nella

passata stagione di unasorprendente Sassari.

A questo punto delgirone di ritorno, il

campionato pre-senta Milanonel ruolo della" s c h i a c c i a -sassi"; dietroVenezia, Reg-gio e Sassari acontendersi la

seconda piazza;in affanno Brin-

disi, Trento, Avel-lino e Cremona.

Tuttavia la Final Eightè un campionato nel

campionato, dove molto sigioca in una partita secca e - si

sa - nelle gare dentro/fuori, i fattoriche determinano i risultati possono an-

dare oltre i valori tecnici sul parquet, il budget o ilpalmares delle società. Contano molto l'entusiasmo, la "fame"e l'orgoglio, elementi, dunque, che non sono preclusi a nessunasquadra.Desio, nel frattempo, si è attrezzata per offrire il meglio allesquadre ed ai loro supporters: il Pala BancaDesio si presenta

di Michele De Francesco

DESIO ABBRACCIA LE MAGNIFICHE 8

AL VIA LA COPPA ITALIA

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con un parquet nuovo, a garanzia dellecondizioni ottimali di gioco. Altri lavoriatti a migliorare la funzionalità sonostati eseguiti nei locali accessori del-l'impianto. La viabilità, i parcheggi edi trasporti pubblici sono stati ottimiz-zati in vista dell'evento che accoglierànella città brianzola migliaia di tifosi,provenienti da tutta Italia. Del resto, latradizione cestistica è ben radicata aDesio, che è avvezza ad ospitare eventicestistici ad alto livello (si ricordi che ilPalaBanca è spesso utilizzato da Cantùper disputare l'Eurolega, così come inpassato ha ospitato svariati incontri diMilano), quali il "Trofeo Lombardia",torneo ormai "classico" della fase dipre-campionato. Il sogno di ammini-stratori e sportivi locali è quello di ri-vedere la società "U.S PallacanestroAurora Desio '94" tornare ai fasti di unpassato non poi così remoto, legatoalla storica "Aurora Desio".Sponsor principale dell'evento è Beko,a sottolineare il forte legame che daanni unisce il produttore di elettrodo-mestici al basket italiano. A supportodella manifestazione vanno ricordatigli altri sponsor: Acqua Vitasnella, Fe-stina orologi, Named Sport ed Errea(sponsor tecnico).I biglietti per la BekoFinal Eight 2015 possono essere acqui-stati in prevendita sul sito www.ticke-tone.itBaskettiamo.com sarà naturalmentepresente a Desio per dare conto del-l'evento a tutti gli appassionati, sia conarticoli, che con immagini esclusive.Stay tuned!

di Alessandro delli Paoli

Milano “Tutti per uno, uno per tutti” è il motto all’ombra della Ma-donnina. C’è una Coppa da conquistare ed uno smacco, subìto loscorso anno, da vendicare. Il ricordo della clamorosa eliminazione

ai quarti, per mano della Dinamo Sassari, poi vincitrice, è ancora vivo ecoach Banchi dovrà affidarsi alla voglia di rivalsa della vecchia guardia.L’esperienza di Moss, la leadership di Gentile, il ritorno di Hackett. I tre mo-schettieri meneghini vogliono replicare il terzetto musicale composto daBryan Adams, Rod Stewart e Sting che dedicò alla trasposizione cinemato-grafica del celebre romanzo di Dumas, un brano di grande successo, All forlove.

Avellino Senza nulla da perdere. I Lupi irpini si presentano alle FinalEight e proveranno a minare le certezze dell’Olimpia. Sundiata Gai-nes e Marcus Banks sono pronti a scendere in pista sulle note di un

classico della disco music degli anni ’80 griffato Chic. Il primo ballerino, però,non può che essere il centrone nigeriano. Anosike c’est chic.

Venezia Com’è triste Venezia? Questo è tutto da vedere. Reduce daun girone di andata ‘super’, la Reyer ha chiuso al quarto posto e sicandida ad essere la mina vagante del torneo. Charlie Recalcati non

vorrà certo sfigurare. Occhio alla carica rock dei lagunari, playmaker in testa.Like a Rolling Stone.

Brindisi L’Enel proverà a scalare prima la montagna Venezia e, salvosorprese, quella meneghina. Al party della Coppa Italia, gli invitatispeciali sono la terribile coppia Denmon & James. Nessuna fetta di

torta placherà la loro sete. Ditelo pure a Peppino Di Capri. Cameriere, cham-pagne.

Sassari Il Banco di Sardegna vuole concedere il bis. I campioni in caricapuntano a confermarsi tali e si affidano al talento strabordante diDyson, Lawal, Sosa e Logan. La Dinamo è la vera alternativa all’Empo-

rio Armani. Se sia capace di battere le rivali che incontrerà lungo il percorsoe ripetersi sarà tutto da vedere. Al termine del torneo saranno Ricchi o Po-veri? Che sarà della mia vita chi lo sa.

Cremona Conquistato con merito l’accesso alle Final Eight, gli uominidi coach Pancotto dovranno mettere in campo tutta la loro aggressi-vità e voglia di non essere cancellati troppo presto. Vitali, Bell e Fer-

guson sono pronti a mettere i guantoni e fare a…Gazzotti con tutte, propriocome Rocky. Eyes of the tiger.

Reggio Emilia La freschezza e la sfrontatezza dei giovani rampanti ab-binate all’esperienza ed alla guida degli esperti protagonisti di tantebattaglie. La Grissin Bon vuole stupire e provare il sapore della vitto-

ria. Kaukenas, Diener e Lavrinovic dirigono. Della Valle, Polonara e tutti glialtri le vogliono suonare a tutte. L’orchestra di Reggio Emilia è pronta. Nes-sun dorma, all’alba vincerò.

Trento La terribile matricola farà di tutto per rendere dura la vita alleavversarie. Mitchell, Owens e tutti gli altri entrano a far parte del granballo della Serie A e, di certo, coach Buscaglia non vorrà rientrare a

casa prima della mezzanotte. Chi lo ha detto che l’Aquila Basket debba es-sere la Cenerentola del torneo? I sogni son desideri.

COPPA ITALIA 2015

IL FESTIVAL DEL BASKET

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R E M I D A A R R I G O N I

di Eugenio Simioli

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Una doverosa premessa: un paio di giorni dopo l’intervi-sta rilasciatami da Bruno Arrigoni, il sito della VirtusBologna ha ufficializzato che la collaborazione con il

tecnico milanese sarebbe proseguita “…senza più richiedere lapresenza dello stesso Arrigoni agli allenamenti e alle partitedella prima squadra...”, esautorandolo dopo l’arrivo di Cro-vetti. Classe 1945, Wikipedia definisce Bruno Arrigoni allenatore dipallacanestro e dirigente sportivo italiano”, ma lui è, in realtà,un pezzo di storia del nostro basket. Milanese di madre saler-nitana (di Eboli), interista (una delle sue pecche, almeno perchi scrive…), Arrigoni ha iniziato ad allenare le giovanili primadella Canottieri Milano e, successivamente, del grande Sim-menthal con cui ha vinto tre scudetti di fila. Con SandroGamba si trasferisce a Varese dove vince ancora tanto: dueCoppe Campioni e uno scudetto. Decide di mettersi in proprionel ’76, all’Alpe Bergamo, prima di darsi alle…donne! E’ il condottiero della Torino (Fiat e Teksid) che vince due scu-detti e una Coppa dei Campioni femminile, nel 1980, contro lebulgare del Mineur Pernik, con una formazione che annove-rava Gorlin, Sandon, Piancastelli, Guzzonato e il futuro consi-gliere federale Sandra Palombarini. Allena anche la Nazionale femminile con cui coglie i miglioririsultati di sempre alle Olimpiadi (6° posto nell’80) e ai Mon-diali (addirittura 5° nel ’79 a Seul).Trova il tempo di vincere un Mondiale, nel 1982, con la Nazio-nale militare, prima di scendere in B come head coach con ap-prodi alla Mens Sana Siena, a Verona, Padova e Casale.Ritorna a fare il vice (di Frates) a Cantù, dove resta per ben seianni sul parquet prima di passare dietro la scrivania e diven-tare il “Re Mida della Brianza” (considerato il passaggio anchea Varese). Come tutte le favole, anche la sua però finisce e, nell’estate2013 approda ad una delle Virtus più sparagnine di sempre.Riesce comunque a fare le nozze con i fichi secchi e, que-st’anno, prova a contribuire al miracolo di raggiungere la offseason partendo da -2.

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A settembre era preoccupato del -2,ma dopo quattro mesi siete tra lesquadre più in forma: soddisfatti,ovviamente?“Si, moderatamente soddisfatti. Ab-biamo attraversato un momento dif-ficile a causa della penalizzazione edella riduzione del budget del 50%.Conducevamo tante trattative, manon potevamo portare avanti e chiu-derle per mancanza di risorse, ab-biamo così dovuto scommettere sugiocatori semisconosciuti e stiamoavendo risultati positivi grazie al la-voro di tutti, staff, società e tifosi”.La squadra sta rispondendo al me-glio...“Si, effettivamente, i ragazzi ci dannodentro in allenamento e Valli non sisiede sulle vittorie, anzi dopo unbuona gara gli allenamenti sono, sepossibile, ancora più intensi perchéil coach non vuole abbassare la ten-sione agonistica”.La rinascita di Allan Ray?“Pur avendo trent’anni, esperienzaNBA e bravura non comune, usa lasua leadership nel modo migliore,ponendosi come esempio per tutti.E’ proprio il giocatore giusto pernoi”.Alla Virtus avete puntato forte suImbrò e Fontecchio, scelta che sta ri-pagando con alti dividendi“Quella di puntare sui giovani è unascelta che viene da lontano. Il lavorofatto sul settore giovanile deve ripa-gare, formando giocatori veri di alto

livello, altrimenti non serve. Unoscudettino giovanile in più non arric-chisce la vita e non ripaga l’investi-mento fatto se non produce giocatorida prima squadra”.Il suo contratto è in scadenza: il fu-turo?“Sono al secondo anno di un 2+1 edè probabile che la società decida diuscire dal contratto (in effetti è statocosì nds). Il mio è uno stipendio inpiù e di una figura come la mia (chesi confronta con il coach, gestisce ilbudget e i rapporti con la squadra) ose ne sente la reale necessità, op-pure non la si tiene”.Recentemente 4.000 spettatori eoltre 9.000 euro di incasso per ilderby under 19: Bologna è semprela basket city italiana?“Sui 4.000 spettatori c’era da scom-

mettere per la voglia di derby che c’èin città; semmai mi sarei aspettato divedere qualche “eurino” in più! E’stata comunque una bella festa,un’idea molto intelligente, di gran si-gnificato per Bologna. C’era tanta at-tesa anche perché, realisticamente,non credo che la Fortitudo possa gio-carsi un altro derby in tempi brevis-simi; faranno di tutto per arrivare inA bene e con i tempi giusti”.Proprio la Fortitudo è tra le societàche tirano il riscatto di Gold e Silver:oltre 5.200 a Treviso, quasi 5.000 aVerona, Siena e appunto Fortitudo:il futuro dunque non è solo l’attualeA?“Certo che no. Verona alla A è vicina,come Torino, Ferentino e Brescia. ATreviso hanno una squadra moltoforte e stanno programmando di ve-nire su facendo i passi giusti. Le pro-blematiche del movimentorispecchiano la situazione sociale edeconomica italiana, anche se in tantepiazze si registra una forte vitalità evoglia di competere ad alto livello”.In questo periodo torna di moda il6+6 con tre italiani obbligatoria-mente in campo, che ne pensa?“Non sono d’accordo sull’obbligo ditenere in campo un tot di italiani perforza; ci sono tanti motivi, tecnici enon (falli, infortuni, squalifiche), percui non credo sia una regola giusta.Anche in nazioni dove questa for-mula è stata adottata, come la Rus-sia, sono poi tornati indietro. E’ovvio che l’impiego dei giocatori ita-liani deve aumentare e, col tempo eprogrammando, gli stranieri devonodiminuire, ma non in questo modo.

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In Germania, ad esempio, tempo fa,dopo aver dato la possibilità di averetutti gli stranieri possibili, hanno ini-ziato a ridurne uno all’anno. Chi oggiha sette stranieri, dovrà sapere che,a tendere, potranno diminuire a 2 o3, ma solo a seguito di una sana pro-grammazione e non di regole rigideimposte dall’alto”. Recentemente Marcelletti ha dichia-rato: “Si potrebbero assumere degliallenatori esperti e senza squadra daparte della Federazione per control-lare i giovani talenti e visionarenuovi giocatori”, che ne pensa?“Penso che Franco Marcelletti è unpersonaggio veramente straordina-rio. Ha una cultura ed un’intelligenzache sarebbe il caso di non disperdere.Sono perfettamente d’accordo conlui. La Federazione dovrebbe avereun colpo d’ala e investire in azioniche potranno portare a creare nuovicampioni”.

Anche nel settore femminile? Lei èstato il coach che ha colto i risultatimigliori, come vede il momento at-tuale? “Allenare le ragazze mi ha dato grandisoddisfazioni. Effettivamente ab-biamo colto ottimi risultati ai Mon-diali e alle Olimpiadi. Oggi però nonseguo molto il movimento, se nonqualche partita del GEAS di Cinzia Za-notti, per cui non posso giudicare”. Esposito in panchina Caserta è solol’ultimo dei grandi giocatori passatiad allenare…“Caserta, con Esposito, sta ritrovandola voglia e l’entusiasmo, per cui nonsarà semplice per nessuno batterla.Metterà nei match lo spirito tipicodelle squadre del Sud (lo dico damezzo meridionale, considerato chemia mamma è nata ad Eboli). Enzinonon mi ha stupito: lo sapevo appas-sionato e competente, in particolaredel basket USA e della NCAA”.

23 anni a Cantù non si possono di-menticare: un giudizio sulla squadradi Sacripanti?“Ad inizio stagione ho apprezzatoCantù, anche se non partiva dallozoccolo duro dei 4/5 confermati del-l’anno precedente quando, dopo unottimo torneo, uscì inopinatamente0-3 al primo turno. Quest’anno hafatto tante scommesse interessanti, èuna bella squadra, forse sono in tanti(almeno due in ogni ruolo che gio-cherebbero titolari in altre di A), percui è difficile dividere i minuti fratutti, dovendo fare la Coppa è peròuna scelta quasi obbligata. Pino Sacri-panti ha grandi capacità tecniche,saprà tirare il suo gruppo e Cantùsarà un osso duro nei playoff”.E’ solo il cuore a far parlare così Arri-goni, o sente, forte, il richiamo dellaBrianza?

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Non chiamatelo semplicemente fotografo, attribuire etichette e confini ad un artista rischierebbe di essere al-

quanto riduttivo. Giulio Ciamillo rientra nel novero degli artisti, un giramondo che ha deciso di seguire l’innato

istinto di immortalare l’istante e farne il suo quotidiano. La ricetta è stata semplice, ha unito le sue passioni più

grandi, la fotografia e la pallacanestro, in rigoroso ordine alfabetico, ed il mix si è rivelato vincente.

Professione stancante la sua, quasi 40 anni in giro per il mondo a scattare, ovunque si svolgesse un evento che, anche

grazie alle sue immagini, è diventato indimenticabile nella memoria degli appassionati.

Il basket, disciplina veloce e atletica, è probabilmente il contesto ideale per esaltare l’attimo in cui l’azione sportiva diventa

storia; smorfie, fatica, pulizia del gesto tecnico, esaltazione o sconfitta, non c’è particolare che sfugga al suo occhio; ov-

viamente il suo è un lavoro di squadra, in tandem con Elio Castoria dal 1991 e con alle spalle un team di professionisti

che ne supporta l’enorme mole di lavoro.

Burbero solo all’apparenza, perennemente indaffarato e più di qualche volta alle prese con problemi tecnici dell’ultimo

momento, il fotografo ufficiale della nostra pallacanestro racconta a Baskettiamo Magazine i suoi esordi, l’amore per il

suo lavoro e l’importanza della famiglia.

UN ISTANTE È PER SEMPRE

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di Andrea Ninetti

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Quando hai avuto la tua prima macchina fotografica

immaginavi che sarebbe stata la tua inseparabile com-

pagna di lavoro?

“Quando ho avuto la mia prima macchina fotografica l’ho

desiderata così tanto che qualche cosa d’importante

avrebbe dovuto rappresentare sicuramente nella mia vita

e, fortunatamente, è diventata inseparabile compagna di

lavoro perché non avrei saputo fare altrimenti”.

A che età hai capito che questo sarebbe stato il tuo

mondo?

“Molto presto, a 20 anni, non conoscendo

nessuno che mi potesse accredi-

tare approfittavo, durante

l’intervallo tra il primo ed

il secondo tempo

della distrazione

momentanea

degli addetti

ai lavori per

“ s c a v a l -

care” la

balaustra

del Pala-

Eur ed

andarmi a

s e d e r e

sotto cane-

stro. Era

come aver toc-

cato il cielo con

un dito. Ed allora la

macchina fotografica

era ancora quella di mio

padre, dato che ancora non po-

tevo permettermela”.

La fotografia sportiva fissa nel tempo l’unicità del

gesto atletico, perché hai scelto il basket come disci-

plina in cui specializzarti?

“Ho scelto la pallacanestro perché evidentemente la mia

amatissima mamma nelle vene m’ha messo il basket al

posto del sangue ma anche perché, dopo aver visto gli

Harlem Globetrotter al Flaminio e la Stella Azzurra al Pa-

laTiziano, per me esisteva solo il basket, giorno e notte”.

Come e quando è nato il binomio con Elio Castoria?

“Il binomio con Elio è nato nel 1991, ci siamo conosciuti al

PalaEur ed abbiamo seguito i Campionati Europei Ma-

schili, lì è scoccata definitivamente la “scintilla” che ha

messo in moto il motore della nostra agenzia”.

Sicuramente avrai una squadra del cuore, puoi sve-

larla ai lettori di Baskettiamo Magazine?

“Sono nato a Roma, con i miei compagni di scuola a 16

anni siamo andati a vedere la Stella Azzurra e fu un colpo

di fulmine; vicino casa mia cresceva Stefano Sbarra, futuro

campione d’Italia con il Bancoroma, ho gi-

rato tanto, ho lavorato ovunque,

ma se devo proprio “sbotto-

narmi” la Virtus Roma

viene un pizzico

avanti a tutte; per

essere diplo-

matico, però,

dico anche

che sono

t i f o s i s -

s i m o

della Na-

z i o n a l e

I ta l iana .

Per quanto

riguarda ciò

che è “fuori

le mura” di

Roma, ricordo la

mia militanza vare-

sina e campioni come

Morse, Raga, Meneghin,

Ossola, anche se il Simmenthal

Milano di Jellini, Bariviera e Kenney era

una squadra meravigliosa”.

Veniamo alla sfera privata, tua moglie: non l’avrai mica

conosciuta chiedendole una foto?

“Mia moglie l’ho conosciuta sui banchi del liceo ed allora

non prevedeva tutto quello che sarebbe successo: coppe

dei campioni, Eurolega, campionati Europei e Mondiali,

Olimpiadi, ritiri con la Nazionale. Lei pensava ad un futuro

certamente “vivace” ma non ad una baraonda come quella

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a cui è andata incontro. Se n’è fatta una ragione ormai,

ogni giorno c’è un evento e poi il periodo più lungo di as-

senza continuata, da metà luglio fino ai primi di ottobre”.

I tuoi figli: sei soddisfatto del tempo che gli hai dedi-

cato oppure hai qualche rimpianto?

“Sono soddisfatto del tempo che ho dedicato a Michela, o

meglio, del tempo che lei mi ha dedicato fin da quando era

piccolina. A 13 anni già era con me a Berlino ai campionati

mondiali femminili, è stata con me in giro per il mondo fino

a pochi anni fa aiutandomi all’inverosimile. Anche oggi, pur

lontana dalla famiglia perché felicemente sposata, mi è co-

stantemente vicino. Sicuramente ho rimpianti riguardo Ga-

briele che adesso ha 17 anni; è cresciuto nel momento in

cui aumentavano gli impegni di lavoro e sicuramente avrò

saltato qualche passaggio importante della sua crescita.

Fortunatamente a casa ho una “roccia” che mi ha ben so-

stituito”.

Una loro caratteristica in cui ti rivedi?

“Michela ha in comune con me una predisposizione alla co-

municazione e la mette in pratica con grande passione

anche nel suo lavoro; Gabriele invece è un piccolo musici-

sta, suona benissimo la chitarra e potremmo dire che a

modo nostro siamo due piccoli artisti, ognuno nella disci-

plina che ama di più”.

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Cercare le parole per descrivere un campione è sempre un’impresa complessa. Difficile è scavare tra le pieghe di una vita disuccessi e clamori per comprenderne i segreti e le paure. Ancora più arduo è quando la persona in questione è tuo padre.Chi è Antonello Riva, mi sono domandata più volte in questi giorni. Avrei potuto chiedergli come ci si sente ad essere l’uomo

che detiene il record di punti segnati nella pallacanestro italiana, o forse quali sensazioni ha provato nel corso della sua carriera,quanti sacrifici, gioie, lacrime e sudore ha versato. Avrei potuto ma non l’ho fatto, o meglio non sono riuscita a farlo. Così ho pensatoalla mia vita, al modo in cui sono cresciuta, ai valori che mi accompagnano e tutto è diventato più semplice. Fortunatamente lapresenza di mamma Marina ha reso tutto un po’ più semplice soprattutto perché non ho mai amato parlare con papà della sua car-riera, l’ho sempre seguita in silenzio, forse per rispetto o ammirazione. Così grazie a lei ho trovato le parole.

di Francesca Riva

DIMMI CHI ERA “NEMBO KID”

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Allora mamma, raccontami, quale credisia il ricordo più bello che papà ha dellasua carriera?“È una domanda difficile, ti metti a fare lagiornalistaseria conme. Io credoche unadelle espe-rienze piùbelle chepapà abbiavissuto siastata laCoppa deiC a m p i o n ivinta a Colo-nia, con lamaglia diCantù, con-tro il Mac-cabi di TelAviv. Ero an-data anch’ioalla partita, eravamo solo fidanzati”.E tu papà sei d’accordo?“I momenti più intensi che porto con mesono per la maggior parte legati alla Na-zionale. Certo la Coppa è stata un’emo-zione indescrivibile ma è sempre stato unonore per me indossare la maglia azzurrae così ogni anno mi allenavo con maggiorcostanza ed energia per avere un postocerto in quella squadra”.A quanti anni sei stato convocato laprima volta?“Ma davvero non lo sai?”Per cortesiaA n t o n e l l oqui le do-mande lefaccio io.“Mi viene daridere, avevosolo 18 annied è statau n ’ e s p e -rienza incre-dibile”.Io sono cre-sciuta neip a l a z ze t t ii t a l i a n i ,mamma rac-conta sem-pre che la

mia prima partita l’ho seguita a soli diecigiorni. Ogni volta prima delle garac’erano rituali da rispettare, anche que-sto mi ricordo bene, è così vero?

“Assolutamente si, il sabato sera non sonomai uscito di casa, mai una cena conamici. Prima della partita poi, come ognipomeriggio era d’obbligo un’oretta di ri-poso”.Me lo ricordo bene ma soprattutto credone sappia qualcosa anche mamma.“Altroché, lui rende tutto più semplice.Prima delle partite non gli si poteva rivol-gere parola. La concentrazione era allestelle e tutti noi dovevamo rispettare per-fettamente le sue regole. Nessuno è mai èuscito il sabato sera, e soprattutto il no-

stro vero giorno di vacanza non era la do-menica ma il lunedì”.Il lunedì era una giornata bellissima. Miricordo i pomeriggi davanti alla televi-

sione, epapà, sem-pre sulla tuap o l t r o n a ,oppure mivenivi aprendere ascuola in bi-cicletta por-tando anchela mia pertornare acasa in-s i e m e .Certo, se ri-penso aquando eropiccola homolta con-fusione in

testa, abbiamo cambiato a oggi 10 cittàtutti sempre insieme. Per te papà è statomotivo di forza?“È stato fondamentale per me. Avere lamia famiglia accanto, lo sforzo di tutti noiper superare i momenti difficili. Tu e Ivanavete cambiato molte scuole. E poi ab-biamo sempre portato con noi i nostri mo-bili, ricostruendo in ogni nuovo ambientela nostra vera casa, sembrava di non avercambiato nulla dentro le mura se non ladisposizione dei divani!”Anche qui io farei intervenire mamma

però.“Sono con-vinta che siastato dav-vero impor-tante per luiavere tuttinoi accanto,però sepenso ai tra-slochi cheabbiamo do-vuto fare mitremano leg a m b e .S v u o t a r eogni casavoleva direpoi non solo

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portare via tutto ciò che ci appartenevama significava rinchiudere negli angoli piùnascosti del mio cuore ricordi indelebili.Molte volte non ho avuto il coraggio di ve-dere le nostre case vuote di noi”.Ivan, mi piacerebbe molto che parlassianche tu. È vero che per molti anni seistato lontano da casa e sei riuscito a co-struire la tua carriera nella pallacanestro.Molte volte ti hanno chiesto come vivil’essere figlio d’arte, ma davvero per te èstato mai un problema?“Metti in mezzo anche me adesso!Quando mi chiedono cosa vuol dire esserefiglio di Antonello Riva io rispondo sempreche sinceramente non so cosa voglia direnon esserlo. Che per me è naturale. Per tecosa significa? Non è normale anche perte?”Siete identici tu e papà. Lo so che per meè assolutamente normale ma io non homai giocato a basket, tu si, a me nessuno

chiede come ci si senta ad essere figliad’arte, penso sia più naturale lo doman-dino a te.“Forse hai ragione. Ma per me non è maistato né un peso né un limite o un osta-colo. È semplicemente la mia vita e nonvoglio paragoni o altro”.È stato bellissimo quando a Rieti avetegiocato insieme per due anni. Almenovisti da fuori eravate emozionanti. Mi ri-cordo che andavate insieme all’allena-mento e penso abbiate condiviso unqualcosa che noi difficilmente possiamocapire.“Si per me è stato bello, scendere incampo con papà è stato davvero un’espe-rienza unica. Avevo 19 anni e dopo averconquistato la promozione in A2 io sonoandato a giocare a Catania, non potevochiedere di meglio. E poi, condividere lospogliatoio crea sempre una complicità al-l’interno della squadra che descrivere a

parole credo sia impossibile”.Sono riuscita a strappare qualche parolaanche a te! Invece papà adesso stai lavo-rando con mamma, un po’ come avetesempre fatto in tutta la vostra vita.L’unica differenza è che non vivi più di ba-sket ma sei immerso nel settore del be-nessere, come ti senti lontano dal “tuo”mondo?“È un periodo molto felice, questa nuovaattività mi dà molte soddisfazioni. La pal-lacanestro italiana sta vivendo un mo-mento complesso, molte squadre sono indifficoltà, così la mia è stata una decisioneinevitabile. Vivo una nuova avventura,non sportiva, ma che con il basket ha qual-cosa in comune: la consapevolezza dipoter crescere sempre di più grazie a de-dizione e lavoro costante. Sono le sfide cheamo, ho sempre obbiettivi da raggiungeree tanto sudore da versare ancora, come incampo con la mia amata palla a spicchi”.

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Si rimette in moto la macchina organizzativa per la fase finale della coppa Italia LNP 2015 e sarà ancora Riminiad ospitarla nel primo weekend di Marzo. All’interno del sistema fieristico della città emiliana si svolgerà il“Rhythm n’Basket”. Non sarà solo l’evento per assegnare la Coppa Italia nei tre campionati della LNP (A2, B, C),

ma sarà l’occasione per favorire e rilanciare l’immagine della pallacanestro italiana. La kermesse, infatti, non avràsolo il basket giocato come tema ma sarà un vero e proprio contenitore in cui affluiranno tutti i componenti del mo-vimento: dai giocatori a chi investe in questo sport. L’obiettivo è convogliare l’attenzione intorno al movimento cestistico italiano.Per oltrepassare le 20.000 presenze dello scorso anno, sarà ancora una volta allestita la “fan zone” arricchita di nuovieventi: qui i visitatori potranno partecipare attivamente al raduno assistendo ai vari concerti musicali, giocando abasket, interagendo con esperti del settore e incontrando i giocatori nei post gara.Il “basket festival” si propone anche di educare i più piccoli: tra le varie attività è prevista, infatti, “la scuola del tifo”.Un’esperienza in cui far vivere ai giovani protagonisti (ed ai loro accompagnatori) solo ed esclusivamente la partebella dello sport e del tifo, quella fatta di passione, entusiasmo, divertimento e rispetto per gli altri. RNB sarà utileanche per apprendere nuovi metodi di allenamento come il “music basket”, ossia esercizi svolti a ritmo di musica per

COPPA ITALIA LNPRIMINI, RITMO, BASKET E…

di Carmelo Barretta

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insegnare i fondamenti di questo sport allo scopo di mi-gliorare la coordinazione, l’abilità motoria e perfezionareil gesto tecnico.All’interno del complesso sarà allestito, inoltre, il padi-glione “Piazza Italia” interamente dedicato alla territoria-lità italiana nelle sue varie forme: cultura, arte,enogastronomia, commercio e comunicazione. “Expo zone” sarà, invece, lo spazio dedicato a tutte leaziende sponsor della pallacanestro italiana, della mani-festazione e agli espositori in genere. L’intera rassegna, insomma, si propone di essere un buontrampolino di lancio per chi intende migliorare il propriomarketing ma rappresenta, dal punto di vista pretta-mente sportivo, la circostanza in cui assegnare l’ambitotrofeo.Complessivamente, infatti, le tre giornate di Rimini ve-dranno scendere in campo 18 squadre, dando vita a 15incontri, che si disputeranno su due campi apposita-mente allestiti: “Parigi 1999” ed “Atene 2004” a ricordaredue grandi momenti vissuti dal basket italiano, un oroagli Europei ed un argento olimpico.La nuova LNP ha il compito organizzativo di assegnare laCoppa Italia nei suoitre campionati (A2,B, C) per il secondoanno consecutivo.In particolare Ve-rona, Brescia, Feren-tino, Torino, Ravennae Treviso saranno lepartecipanti alleFinal Six di A2 Gold eSilver. Le prime duecompagini, avendoconcluso il girone diandata ai primi posti,passano di dirittoalle semifinali che sidisputeranno sabato7 marzo. Domenica8, invece, si asse-gnerà il trofeo vinto lo scorso anno dall’Angelico Biellache superò in finale l’Aquila basket Trento.Per Verona, attuale capolista della categoria Gold, è laquarta partecipazione alla fase finale di coppa Italia di A2e presenta nel suo palmares quella vinta nel 1991. Mancada questa competizione da due anni. Torino, invece, ci ri-prova dopo la “debacle” dello scorso anno in cui fu elimi-nata ai quarti da Ferrara, militante in Silver. I piemontesi,nel proprio score, non vantano alcuna Coppa Italia. Fe-rentino e Brescia, invece, sono all’esordio assoluto alleFinal Six di A2.Per Ravenna, candidata alla promozione in serie Gold, lapartecipazione alle F6 è il capolavoro di una società pro-mossa in Silver nella stagione 2012/2013, anno in cuivinse anche la Coppa Italia ma di DNB. Anche Treviso,squadra nata dalle ceneri del prestigioso club che vinse5 scudetti e 8 trofei nazionali, partecipa per la primavolta a questa manifestazione. La squadra veneta, che at-tualmente guida il girone Silver, è al suo primo anno inA2 dopo aver acquistato il titolo della società Basket NordBarese. Il club trevigiano è tuttora candidato alla promo-

zione e certamente assicurerà un cospicuo contributo intermini di spettatori.Verona e Torino godono dei favori dei pronostici per laloro esperienza in questa competizione. In particolare gliscaligeri, guidati dal navigato coach Ramagli, stanno benfigurando in serie cadetta chiudendo da capolista il primosquarcio di stagione “cadendo” solo 3 volte. La PMS To-rino di coach Bechi, invece, ha avuto qualche battutad’arresto in più ma è comunque tra le favorite alla postseason. Inoltre, ad un roster già ben assortito, è stato ag-giunta la guardia Ian Miller uscente da Jesi.Ferentino e Brescia saranno le “outsider”. Ferentino stadisputando un campionato di tutto rispetto candidandosiprepotentemente ai piani alti della classifica: Sparks eThomas, con l’aggiunta dell’esplosività del giovane Bili-gha, stanno guidando la propria squadra verso i playoff.Il gruppo coeso creato da Andrea Diana, invece, è il puntodi forza della leonessa Brescia. La squadra lombarda è aiprimi posti della classifica da inizio stagione. Brownlee,Nelson e compagni hanno assicurato la propria presenzaa questa competizione con due turni d’anticipo.Ravenna e Treviso, infine, arrivano a questa manifesta-

zione come mine va-ganti: la voglia,soprattutto dei gio-vani, di mostrarsi aipalcoscenici più im-portanti può rappre-sentare un’insidiaper le squadre me-glio quotate.Per quanto riguardale serie minori, lafinal four per asse-gnare il trofeo di Bsarà composta da Pa-lestrina, Montichiari,Cento e Agropoli chearrivano alla fase fi-nale dopo essersiclassificate ai primi

posti nei rispettivi gironi e aver superato un ulterioreturno preliminare.In ultimo, la final eight per il titolo di serie C, sarà for-mata dalle squadre vincenti i preliminari ossia AllianzSan Severo, Calligaris Corno di Rosazzo, Sette Laghi Gaz-zada, We’re Basket Ortona e quelle classificatesi per mi-glior quoziente punti da Basket Scauri, Sant’OrsolaSassari, Alba, Raggisolaris Faenza.Come già avvenuto nell’edizione scorsa, le gare verrannodisputate nel sistema fieristico della città romagnola chedispone di 2 campi da gioco, un area denominata “expobasket” in cui verranno allestiti stand dei vari sponsordella pallacanestro italiana. Ci sarà un padiglione intera-mente dedicato alla territorialità italiana nelle sue varieforme: cultura, arte, enogastronomia, commercio e co-municazione. Saranno sicuramente tre giorni di intensodivertimento per chi vorrà partecipare alla manifesta-zione. Il Basket Festival ha tutto ciò che possa desiderareun’ amante di questo sport: musica, intrattenimento, ga-stronomia ma soprattutto… la palla a spicchi!

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TTezenis Verona

La squadra di Alessandro Ramagli, da ottobre ininterrottamentecapolista di Gold, è stata, già dall’autunno, un autentico rullocompressore. Con la sola Brescia in grado di accompagnarla inun passo deciso e di grande concretezza. Grande distribuzionedelle responsabilità offensive e difensive nei primi 8 uomini in ro-tazione, un quintetto estremamente equilibrato, che trova unbuon mix tra l’esperienza dei vari Boscagin, Ndoja, Giuri e Gan-dini e la notevole qualità complessiva. E poi un regista come DeNicolao, che per Verona ha rinunciato alla Lega A, due americanidi estrema redditività come Darryl Monroe e Michael Umeh.Tutto “congiura” affinché si attribuisca ai veneti l’onore e l’oneredel pronostico.

Win Key: vincere ogni condizionamento mentale, frutto dell’ob-bligo della vittoria, può essere per Ramagli e soci, un utile eser-cizio per portare a casa queste Final-6. Ma ben piùambiziosamente, la Tezenis potrà adoperare ciò come un utile“ginnastica mentale”, decisiva in prospettiva playoff.

Centrale Del Latte Brescia

Sicuramente Brescia è sinora la squadra con il miglior saldo traattese della vigilia, che sembravano recitare il più classico dei co-pioni da “stagioni di transizione”, ed i risultati del campo. In re-altà Andrea Diana, promosso head coach dopo anni diassistentato, sta conducendo i lombardi ben oltre le attese.Frutto senz’altro del suo lavoro, ma anche di un organico qua-drato ed esperto. E sono proprio gli equilibri, di gioco e d’orga-nico, offensivi e difensivi, il punto di forza dei lombardi. Quattrogiocatori in doppia cifra, Bronwlee, Fernandez, Nelson e Cittadini,più Loschi ed Alibegovic con oltre 9 punti di media. Ma quel checolpisce sono i nomi di settimo ed ottavo realizzatore, Benevellie Passera. Ovvero, con “l’eternauta” Cittadini, i più esperti.

Win Key: “riuscire a giocare come in campionato”, forse questala parola d’ordine di Brescia. Un obiettivo non scontato a priori,soprattutto per chi, come gli uomini di Diana, si è specializzato“nel giocare bene”. Di sicuro le motivazioni non mancano e così

pure disciplina tattica e l’interpretare dei finali punto a punto.

FMC Ferentino

Alla terza stagione in categoria, la quinta con Franco Gramenzialla guida tecnica, Ferentino sta portando pienamente a compi-mento i frutti di una lunga programmazione. Organico profondo,esperto, la consueta abitudine di tecnico e squadra di proporredifese tattiche e girare a diversi ritmi gara. Ciliegina sulla torta,l’esperienza ed il talento di Omar Thomas, per doti tecniche edestrema duttilità tattica, oggettivamente un lusso in A2. Ma ètutta la compagine ciociara a dover essere, nel suo insieme, ma-neggiata con cura. Uomini come Guarino, Pierich, Ghersetti,Bucci, che frequentano la categoria da decenni, una rotazioneampissima, lunghi con doppia pericolosità, ed un playmaker-roo-kie come Starks, “che studia da Guarino” .

Win Key: Ferentino metterà in scena sicuramente un’autentica“prova generale” di playoff. E questo proprio per la connaturataabitudine di tecnico e squadra di proporre stimoli tattici e dimen-sione agonistica da post-season. Quindi c’è da attendersi da Fe-rentino una sorta di anticipo di maggio.

Manital Torino

Giachetti, Rosselli, Mancinelli, Fantoni, Bruttini, Gergati, piùLewis ed il neo arrivato Ian Miller… senza troppi giri di parole, ilroster di Luca Bechi è, con Verona e forse anche più degli uominidi Ramagli, la grande favorita per la promozione in Lega A. Lecose non sono state peraltro finora così facili, leggi infortunio diMancinelli e rinuncia ad Amoroso. Ma talento e qualità tecnicasono sotto gli occhi di tutti. Ed in una manifestazione di questotipo, in cui l’attitudine a viaggiare ad alti ritmi potrebbe essere…d’aiuto, beh, Torino, con Verona, potrebbe essere la grande fa-vorita. Un ruolo che però, soprattutto quando sai che poi “si faràsul serio” solo ai playoff, non è detto che agevoli. Di sicuro,quest’anno alle Final-6 Biella non c’è.

Win key: essere in grado di scaricare tutto il potenziale tecnicodi cui dispone. Questo il fattore decisivo per Torino, non solo in

THE MAGNIFICENT SIX

GUIDA TECNICA COMPARATA ALLE SEICONCORRENTI ALLE FINAL-6

a cura di coach Francesco Ponticiello

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queste Final-6. Conseguente lo scenario di un basket presumibil-mente veloce ed in grado di capitalizzare la qualità dei singoli,anche quelle difensive, segreto/non segreto di ogni risultato.

Acmar Ravenna

Di questi tempi, solo due stagioni fa, Ravenna vinceva, in car-rozza, la Coppa Italia di DNB. Da allora tanta acqua è passatasotto i ponti: Lupo Giordani, dopo una promozione ed i playoffin Silver, ha passato le consegne ad Antimo Martino, l’Acmar èora lanciatissima, in corsa, con Treviso, Treviglio e poche altre,per la corsa alla prima piazza della Silver. In realtà la strutturatecnica dei romagnoli viaggia in evidente continuità con le sta-gioni precedenti. Il play tascabile Rivali, il #4/tiratore Amoni el’inossidabile Charlie Foiera sono sempre li, con l’apporto di unacombo guard di grande esperienza e qualità come Andrea Ra-schi, la struttura base di una squadra che si affida anche sull’im-patto dei mori Holloway e Singletary.

Win key: Ravenna dipende spesso dalle percentuali al tiro pe-sante, ma non tanto o non solo per motivi strettamente tecniche.In questo, come un team NCAA di qualche decade fa, Ravennacerca dalle triple “la miccia”, il detonatore emotivo per esprimere

il suo gioco, i suoi equilibri, la sua straripante energia mentale.

De’ Longhi Treviso

Forse la compagine di Silver che più di tutte ha voluto giocarsi iltransito di una stagione, quella corrente, che porterà verso la A2-unica, sulla pluriennalità del suo progetto tecnico. Contrattotriennale a Stefano Pillastrini, e via ad una compagine che,Tommy Rinaldi, Mauro Pinton e Coron Williams a parte, quest’ul-timo peraltro solo dell’89, presenta tutti giocatori nati dal 1990in giù. Investimento palese su gruppo destinato a crescere in sim-biosi con le ambizioni di ritorno in Lega A della società. Il trio diesterni Fantinelli/Fabi/Negri ad integrarsi con la debordanteforza fisica e l’ambivalenza di Marshawn Powell. Evidente cheTreviso non possa essere archiviata alla voce “Silver”, e che vogliagiocarsela fino in fondo.

Win Key: Treviso ha mostrato in regular season, sia nell’8/8 ini-ziale, che più avanti, grande lucidità. Notevole capacità di ese-cuzione del piano partita, adoperando armi, spesso moltodiversificate e mutevoli. Questo, in aggiunta alla motivazione,alla gioventù, farà di Treviso l’erede della Biella dell’anno scorso?

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Bobby Jones non rappresenta soltanto quel sottile filo

di continuità, insieme al capitano Lorenzo D’ Ercole, tra

la Virtus Roma attuale e quella che due anni fa riuscì a

raggiungere, tra lo stupore dell’intera Italia cestistica, la finale

scudetto contro Siena.

Bobby Jones è oramai per tutti gli appassionati di basket romani

“Il Gladiatore”, il giocatore diventato il simbolo della pallacane-

stro a Roma, capace di emozionare per quella dimostrazione di

attaccamento alla maglia che da sempre accende gli habitué del-

l’Eur prima e di Viale Tiziano adesso.

Questo ruolo il fuoriclasse di Compton, perchè di un fuoriclasse

stiamo parlando, malgrado una critica spietata e spesso di parte

che lo ha accompagnato all’arrivo a Roma da Pistoia, e nei primi

mesi in maglia Virtus, se lo è meritato sul campo a suon di ca-

nestri, giocate difensive e sguardi di sfida lanciati agli avversari.

A Bobby la vita e la pallacanestro non hanno mai regalato nulla,

stima e rispetto di tifosi e compagni sono stati faticosamente

conquistati con il sudore della fronte sul parquet e la tenacia nel

voler sempre perseguire gli obiettivi prefissati.

La nostra intervista inizia ovviamente con un pensiero sull’at-

tualità, che mai come in questo momento per Roma vuole dire

Eurocup e quell’attesissimo ottavo di finale contro il Banvit del-

l’ex Jimmy Baron.

La fotografia della Coppa di Bobby Jones è tutta in quell’incre-

dibile gioco da tre punti messo a segno a Volgograd che mandò

la Virtus all’overtime, o in quella volontà di giocare fin dal primo

minuto una sfida apparentemente inutile (ma che poi inutile

non fu, anzi…) come quella contro il Saragozza che permise di

vincere anche il girone di Last 32.

Quanto ti ha sorpreso che una squadra così giovane e con poca

esperienza si sia qualificata tra le sedici migliori squadre di Eu-

rocup?

“Mi ha molto sorpreso questo risultato, ma ce lo siamo meritato

perchè abbiamo lavorato tanto per ottenerlo”.

Inevitabile a questo punto cercare di capire le ragioni di un cam-

mino così trionfante in Europa e le invece palpabili difficoltà che

la squadra sta invece incontrando in campionato.

Come mai c’e’ questa differenza di rendimento tra campionato

ed Eurocup?

“Non sono troppo preoccupato per il campionato, il timing è

tutto ed abbiamo ancora dodici partite per fare ancora un buon

percorso”.

Legame indelebile quello tra Bobby e Roma, il giocatore sembra

davvero attaccato alla città da un cordone ombelicale che nes-

suno vuole davvero recidere, malgrado tutto e malgrado tutti,

verrebbe da dire.

Ogni estate quando torni a casa tua negli States, tutti sono

sempre molta paura di non rivederti più con la maglia della

Virtus. Che cosa ti spinge invece ogni volta a riprendere l’aereo

e tornare?

“Durante tutta la stagione vengo sempre pervaso da tante emo-

zioni, e l’estate è quindi il momento migliore per riflettere con

I L G L A D I A T O R Edi Alessio Teresi

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calma. E’ dura ma penso sempre di pren-

dere ed aver preso la decisione migliore”.

Decisamente questa può essere conside-

rata la miglior stagione in carriera del gio-

catore, non lo dicono soltanto i numeri e

la grande considerazione che Jones si è

meritato da parte di tutti. Tra quei tutti,

anche quelli che pensano che Bobby sia

pronto per chiudere magari la carriera in

un club da Eurolega.

Dopo questa stagione fantastica, e dopo

aver giocato in Eurocup, hai l’ambizione

e la voglia di fare il “ grande salto” verso

delle serate accompagnate dalle note di

“Devotion”?

“Sono sempre pronto e preparato a nuove

sfide. A dir la verità mi sono sempre sen-

tito pronto ad affrontare qualsiasi tipo di

livello di pallacanestro in Europa, adesso

la gente si è finalmente accorta delle mie

capacità, ma io ho sempre creduto e sa-

puto di essere all’altezza”.

Inevitabile cogliere anche l’occasione per

cercare di capire meglio lo stato di inseri-

mento dei rookie suoi compagni di squa-

dra, non sempre continui nelle prestazioni

in campo ma sicuramente dotati di buoni

mezzi.

Melvin Ejim, Jordan Morgan e Brandon

Triche. Tre rookies con tre storie diffe-

renti quest’anno alla Virtus. Puoi dirci

una parola di ognuno e spiegarci come

mai Triche stia avendo tutte queste diffi-

coltà ad esprimere il suo valore?

“Ogni giocatore ha avuto le sue difficoltà

durante la stagione, e questo è normale.

L’anno scorso Trevor (Mbakwe n.d.r) ha

avuto gli stessi problemi, e come lui anche

altri giocatori. La stagione dura nove mesi

ed è impossibile essere perfetti per tutta

la sua durata. La stessa situazione, quella

delle critiche, l’ho dovuta affrontare an-

ch’io quando ho iniziato a giocare a Roma

o in altre squadre italiane. L’unica cosa da

fare è giocare e continuare a lavorare

sodo durante gli allenamenti”.

Per Bobby Jones non è esiste comunque

soltanto la pallacanestro, negli ultimi mesi

soprattutto l’abbiamo conosciuto nelle

vesti di produttore e regista cinematogra-

fico con il suo film “Basketball Jones. The

overseas Journey”, con cui ci ha raccon-

tato le storie dei giocatori di basket ame-

ricano che attraversano l’oceano per

giocare a pallacanestro.

In un futuro assai vicino lo conosceremo

anche come scrittore, con la pubblica-

zione del suo libro “Basketball Jones: 5

squadre Nba in una stagione. Come ho

messo a segno un record NBA in una sola

stagione”, in cui verrà interamente riper-

corsa la sua stagione 2007-08 in Nba dove

vestì nello stesso campionato la maglia di

cinque diverse franchigie.

Oltre al basket hai iniziato ad avere altri

interessi come il cinema con il tuo film e

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la scrittura con la prossima uscita del tuo

libro. Questo vuol dire che sei pronto per

una vita ....senza basket?

“Sono nell’età in cui devo iniziare a lavo-

rare ad altri progetti, devo prepararmi per

la mia vita dopo che avrò smesso di gio-

care”.

L’incontro volge lentamente al termine,

ma mi sono tenuto in serbo tre doman-

dine che ho definito “stupid questions”,

perchè più che altro sono curiosità mie e

spero anche dei tifosi.

Quale partita, tra quelle giocate in questi

tre anni in maglia Virtus, vorresti rigio-

care?

“La finale contro Siena quando mi feci

male in gara 3. Dopo quella partita la no-

stra squadra non è stata più la stessa e

Siena prese il controllo della serie”.

La ricordo bene quella partita e, come

dico sempre, Roma arrivò ad un taglia-

fuori (sul +7) dal vincere lo scudetto, per-

chè nulla mi toglie né toglierà mai dalla

testa che se la Virtus fosse andata 2-1

nella serie, la finale sarebbe stata sua. Ri-

cordo anche Bobby che rientra in pan-

china negli ultimi minuti con quel costato

che fa male, e le successive scene di di-

sperazione nel dopo gara.

Concludo con il classico...

Quale è stato in questi tre anni il tuo

compagno di squadra più forte?

E giustamente mi becco…

“Sono stati tutti “ great”, non riesco a sce-

glierne uno” ( me la sono cercata eh

n.d.r.).

E non pago...

E l’avversario più forte che hai affrontato

in questi tre anni?

“Non c’e’ stato un avversario che mi abbia

particolarmente impressionato in queste

stagioni, anche se ci sono state sempre

delle grandi battaglie”.

Questo è Bobby Jones, quello che ricordo

al Palazzetto alla presentazione della

squadra in un torrido pomeriggio di fine

agosto di due anni fa rispondere alla mia

domanda: “Perchè non ti prendi più

spesso i tiri da tre punti quando puoi

farlo? “, con un sincero.”Ah, ma per me va

bene, basta che poi se sbaglio ci parli tu

con l’allenatore!”; Eduardo Lubrano, pre-

sente anche lui al siparietto, si sganasciò

dalle risate e per un attimo pensai dav-

vero di andare a fare quella proposta a

Luca Dalmonte, desistendo poi saggia-

mente, vista la stima per il coach ed il de-

siderio di non farmi passare per matto a

stagione non ancora iniziata.

Uomo sempre schietto Bobby, anche

quando la chiusura impone un accenno al

suo futuro: “The future is still unknown for

me, only time will tell and I’m excited to

see what happens”.

Thanks Mate, thanks Gladiatore.

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Appena archiviato l’All-Star Weekend, è già tempo di rituffarsi nella Regular Season NBA. La partita delle Stelle, unita a tutte le ma-nifestazioni ad essa correlate, rappresenta da sempre una pausa a metà della stagione regolare, che permette ai giocatori, soprat-tutto quelli che non partecipano all’evento, di tirare il fiato in vista dello sprint finale e dei successivi Play-off. Archiviato l’All-StarGame con la quarta vittoria dell’Ovest nelle ultime cinque edizioni, da adesso l’attenzione di addetti ai lavori ed appassionati NBAsarà infatti rivolta alla corsa al Larry O’Brien Trophy: proprio per questo, vi regaliamp un’analisi di metà stagione, con cui cercheremodi capire quali potranno essere gli sviluppi dell’annata in corso.

Division per division, andiamo ad analizzare ognuna delle trenta squadre della Lega, per commentare quanto si è visto finora e com-prendere quali possano essere le maggiori candidate alla vittoria finale, azzardando anche qualche pronostico. LeBron James potràguidare i Cavs fino all’Anello? Oppure saranno gli Spurs a riconfermarsi? Dove possono arrivare Golden State, Chicago, Atlanta, Clip-pers e Memphis? Quali prospettive per T’Wolves, Knicks, 76ers e Lakers? Se siete alla ricerca di risposte, lasciatevi guidare dallanostra analisi, curata da due degli autori di Baskettiamo.com: Western Conference ad opera di Salvatore Fratello, Eastern Conferencea cura di Enrico D’Alesio.

NBA , OUT LOOKD I METÀ S TAG IONE

servizio a cura di Enrico D’Alesio e Salvatore Fratello

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TORONTO RAPTORS Gemma nascosta: non ancora esploso secondo potenzialità, lapunta di diamante Terrence Ross. Quid+: tornato dall’infortunio il boost per la seconda metà di sta-gione sarà DeRozan. Quid-: l’involuzione di Valanciunas.Di tutte le formazioni di vertice ad Est i Raptors sono quella conil gioco più canonico, con tanto pick and roll, e tanto isolamentoper Lowry. La non brillante stagione di Valanciunas ha toltomolto del gioco in post basso. La franchigia del “Noi siamo ilNord” ha costruito negli anni un gruppo interessante e com-patto, con alcune gemme come le acquisizioni di Williams e Va-squez, e la valorizzazione di giocatori non facilmente identificabilicome da corsa quali James Johnson e Patterson. Mirano alla Fi-nale di Conference, ma non è detto che il livello sarà raggiunto.BROOKLYN NETSGemma Nascosta: la luce di KG ogni tanto torna a fare capolino,ed è il lungo addio di un guerriero irripetibile. Quid+: quando compare il Joe Johnson dei tempi belli per i Netsè quasi sempre una W. Quid-: Alan Anderson non sta dando lo stesso contributo dellascorsa stagione.Ciao ragazzi: il miliardario russo Prokhorov si è stufato e hamesso tutto e tutti in vendita. La squadra ricalca il momentodella società: gioca a sprazzi, Hollins ha dato a chiunque un giroin quintetto e resta spesso preda delle proprie confusioni. Il mi-glior periodo dei Nets è coinciso con il passaggio in quintetto diPlumlee e Jack al posto di Lopez e D-Will, ma dopo una decinadi gare in cui i Nets avevano artigliato il posto 7 della griglia, ilcoach se ne è uscito con il doppio pivot, col risultato di portaredi nuovo nei cinque l’incostante gemello di Robin, e di limitare ilrendimento di Mason. La connection slava funzionava a correntealternata, e ora “Threerza” Teletovic si è infortunato. Molto pro-babilmente non faranno i playoffs.BOSTON CELTICSGemma Nascosta: Marcus Smart, rookie nella metà campo of-fensiva, ma non in quella difensiva, da dove si è portato a casascalpi prestigiosi: Lowry, D-Will, Lillard. Quid+: quando si accende, Thornton regala punti veloci come ilmiglior Microwave. Quid-: ultimamente ha messo in fila buone partite, ma il bucodei Celtics in sg è enorme, e dipende da Bradley.

Non chiedete. I Celtics di quest’anno, in cui Ainge ha fatto piazzapulita di Rondo e Green, vanno solo seguiti per vedere che com-binano. Il cervello direbbe di giocare a perdere, e vedere che pal-lina toccherà loro alla Lottery, ma lo stesso cervello, plasmato daanni di Leggenda e Pride, esplode nell’urlo di guerra non appenai ragazzi di Stevens mettono insieme un po’ di W. Di sicuro ab-biamo visto che il giovane Brad è allenatore duttile e intelligente:ha giocato “run & gun” all’inizio, poi una sorta di gioco in conti-nua transizione in cui i Celtics cercavano di velocizzare anche leconclusioni degli avversari per riavere la palla prima possibile,ed ora una versione appena più sciolta di un qualsiasi 1controlgame. In attesa che dal front office gli arrivi qualcosa di davverosimile ad una squadra, bravo Brad.PHILADELPHIA 76ERSGemma Nascosta: Covington ha una caratteristica che lo rendeben accetto ovunque…la mette con buona continuità. Quid+: Wroten è fuori per la stagione, ma è davvero un giocatoreinteressante, necessita di disciplina. Quid-: Nerlens Noel non sta rendendo come potrebbe.In pieno tanking i Sixers hanno iniziato con 16 sconfitte in fila eproseguito lungo una linea di non gioco tendente a perderne ilpiù possibile, osteggiati in questo intento da Knicks e Timber-wolves. Il gioco passa dalle mani di Michael Carter Williams (si-cura star), mentre delude finora il rendimento dell’attesissimoNoel. In attesa del centro camerunense Embiid, i Sixers sono at-tesi da un altro paio d’anni di sconfitte a pioggia, ma potrebberopoi diventare pericolosi.NEW YORK KNICKSGemma Nascosta: Early si è fatto male subito, giocherà troppopoco per meritare il titolo di “steal of the draft”, ma avrà futuronella NBA. Quid+: menzione d’onore alla professionalità dei veterani Pri-gioni e Calderon. Quid-: la solenne inutilità di Bargnani.Anche qui tanking estremo. I Knicks di Phil Jackson erano attesiad altri traguardi già da questa stagione, ma la piega degli eventigiustifica il “fuori tutti” messo in opera dal maestro Zen. Restaqualche dubbio sul futuro del triangolo offensivo, perché l’inter-pretazione di Anthony è stata da subito: triangolo? Certo: Io, Car-melo, Melo…

ATLANTIC DIVISION DOPO TORONTO SOLO FRANCHIGE

SOTTO LA LINEA DI GALLEGGIAMENTO

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CHICAGO BULLSGemma Nascosta: McDermott, quando tornerà dall’infortuniosarà un’addizione significativa a questi Bulls. Quid+: Gasol, non solo punti, ma idee e passaggi, attira aiuti estoppa come mai in carriera. Quid-: per ora Hinrich, la cui abnegazione non pare bastare più.Coach Thibodeau non riconosce la sua creatura, che sta subendoquasi 7 punti in più rispetto la media abituale. Sono stati bersa-gliati dagli infortuni, compresi i malanni di assestamento di D-Rose, che sta tirando malino. Nel frattempo a reggere in attaccoci stan pensando Gasol, alcune gare sgargianti di Taj Gibson, e losplendido Jimmy Butler. Avevamo iniziato a chiamarlo “piccoloKawhi”: meglio togliere l’aggettivo, perché l’uomo da San DiegoState è ancora migliore, ma Jimmy è poco lontano. Al netto degliattuali problemi sono solidi e cattivi, in Finale di Conference sa-ranno al loro posto naturale, e chissà che…CLEVELAND CAVSGemma Nascosta: JR Smith, se controlla la testa può esserel’uomo che segna la differenza tra Finals o no per i Cavs. Quid+: l’energia a rimbalzo di Tristan Thompson. Quid-: sono tra quelli che si aspettavano che Love, nonostantela mancanza di test ad alto livello, fosse più efficace.A proposito di Blatt: ricordare sempre che fu chiamato per ge-stire una ricostruzione, e si è ritrovato a dover vincere il Titoloper dare un senso a “The Comeback”. Le resistenze dei giocatorial sistema di Blatt non sono state poche né nascoste, ma in que-sto momento i Cavs hanno la striscia vincente più lunga dellaNBA. Il tempo dirà se è una svolta vera. Per ora il mercato ha por-tato addizioni necessarie (Shumpert e Smith) e addizioni sfortu-natamente necessarie (Mozgov non vale un alluce di Varejao indifesa, ma in attacco e a rimbalzo può dire la sua, anche se a li-vello NBA fa fatica a restare sempre allo stesso numero di giridel gioco intorno a lui). Resta il fatto che la squadra di LBJ DEVEpuntare all’anello e se riusciranno a rimontare fino al quartoposto di Conference, saranno pericolosi, per qualsiasi traguardo.MILWAUKEE BUCKSGemma Nascosta: Zaza Pachulia, il centro georgiano dovrebbeavere un ruolo di uomo immagine della NBA per il suo gioco pia-cevolmente old-school. Quid+: Jabari Parker, anche ora che è infortunato la sua appari-zione e quella di Kidd hanno dato alla franchigia un valore vicinoai 600MM$$ sborsati all’ultimo passaggio di proprietà. Quid-: Larry Sanders, il rendimento era come sempre incostante,e l’amore per il THC ha infine colpito ancora.

I Bucks sono la sorpresa più importante della Eastern Confe-rence. La loro apparizione oltre quota 50% ha elevato la compe-tizione ad Est e ne ha radicalmente mutato gli equilibri.According to Agatha Christie, questo è il secondo indizio percoach Kidd: dopo Brooklyn 2014, Bucks 2015..si attende il terzo,la prova che Jason è anche un signor allenatore. Nel frattempoha guidato la squadra con un gioco semplice, molto votato a la-sciar la palla in mano alla sempre più consolidata stella di Bren-dan Knight o al miracoloso Antetokounmpo. Li ha circondati ditiratori di buona affidabilità e li ha dotati di uno dei reparti lunghipiù improbabili della NBA, in cui Pachulia merita un monumento.DETROIT PISTONS Gemma Nascosta: Tolliver, pf arrivata dai Suns è un giocatore so-lido, capace di colpire da 3 e da sotto. Quid+: l’addio di Josh Smith. Quid-: l’infortunio di Jennings.Stagione da matti a Detroit. Una delle città più in crisi di tutta lanazione, una delle franchigie dal passato più glorioso, uno degliallenatori più controversi della NBA. Inchiodati a un record im-pietoso, mollano Josh Smith, inviso al resto dello spogliatoio, edi colpo iniziano a volare. Le ali sono quelle di Brandon Jenningspurtroppo infortunatosi per la stagione, Monroe e “Bimbone”Drummond, con l’aiuto di Meeks ed Augustine. Tra fine dicembree metà gennaio, i Pistons son stati la terza miglior squadra dellaNBA, inarrestabili, poi qualche sconfitta, ma il ritmo resta buono,e non sono fuori dalla corsa playoffs, in lotta con Miami e Char-lotte.INDIANA PACERSGemma nascosta: il più nascosto di tutti, Paul George mai en-trato in campo. Quid+: Stuckey, fino a dicembre è stato fantastico. Quid-: Hibbert, non cambia davvero mai.La loro stagione è finita nel momento in cui Paul George si è fattomale mentre era con Team USA. In seguito, il loro cammino èstato frustrato da una catena impressionante di infortuni che hatoccato tutti i primi 13 uomini del roster. Tuttavia, e nonostanteun record ampiamente perdente, sono una squadra difficile dabattere: una delle migliori difese della NBA, segno di dedizionee buona attitudine. Non faranno i playoffs, e il loro futuro, si di-segnerà nelle scrivanie dei GM la prossima estate.

CENTRAL DIVISION LA FINALE DI CONFERENCE

POTREBBE ABITARE SOLO QUI

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ATLANTA HAWKSGemma nascosta: Kyle Korver potrebbe diventare il primo uomosulla terra a terminare l’anno con il 50% al tiro sia dal campo cheda 3. Quid+: Schroeder candidato al titolo di MIP. Quid-: Elton Brand poteva giocarsi da 12’ un’ultima chance diAnello, ma proprio non è più roba per lui. Primi ad Est, con una certa sorpresa rispetto ai pronostici, masenza nessun dubbio per quel che fanno in campo. Giocano se-guendo il solco-Spurs, nel cui staff coach Budenholzer ha militatoper più di un decennio. Al solco aggiungono nuove traiettorie; èaffascinante contare quanti pochi palleggi finiscano con un tiro:il lavoro in palleggio è usato per liberare compagni che possanotirare senza muoversi, potendo leggere se e da dove arriverannochiusure dalla difesa. I soli ad avere licenza di zingarata sono Tea-gue, Millsap e Schroeder. Hanno iniziato un po’ lentamente,come avessero dubbi sulla propria forza, ma non sorprende:sono una squadra di giocatori dal QI cestistico sopra la media, e,come diceva uno molto più bravo di me, il dubbio è il primo in-dizio di una mente pregevole. L’anello è il loro bersaglio.WASHINGTON WIZARDSGemma nascosta: Butler, emerso dagli armadi della roba vecchiadei Pacers e approdato ai Wizards per sparare la sua miglior sta-gione in carriera, a 35 anni. Quid+: Paul Pierce ha preso in mano i gangli delle coscienze ditutti i “suoi” giocatori fin dal primo tecnico rimediato per unainutile provocazione vs i Bulls nella prima partita di pre-season. Quid-: Otto Porter non pare proprio voler esplodere.Intrigante combinazione di lunghi Internationals + esterni discuola USA, la formazione di Wittman. Il gioco dei Wizards miraa costruire attacco dalla difesa, e quando questo non accadecerca di aprire molto il campo, per liberare l’area alle penetra-zioni di Wall o ai tagli dal lato debole di lunghi molto mobili comei loro. Puntano sulla precisione delle esecuzioni, e si affidano perle estemporaneità a un Wall davvero immenso. Rimane da diredi Beal, finora il fratellino “un po’ meno” di Wall, ma da questastagione molto cresciuto. Potenziali semifinalisti di Conference,difficilmente di più.MIAMI HEATGemma Nascosta: lo abbiam scoperto noi di BasketTIAMO, èHassan Whiteside, salta stoppa segna prende rimbalzi. Quid+: la scelta di Wade è un tributo a un grande Campione eun augurio per il recupero dal recente infortunio. Quid-: Napier, ha confermato che chi lo vedeva come una scelta

sprecata per il numero 16 non aveva tutti i torti. Passare dallo status di Contender a dover lottare per il posto 7 o8 della post-season non è salto da poco. Gli Heat, da Riley a Spo-elstra ai giocatori, lo hanno affrontato nel modo classico per lefranchigie con molti veterani: con molta calma, risparmiandoenergie quando le gare partivano male. Forse nessuno a Miamiha più lo sprint dei giorni migliori, ma qualche colpo lo sanno an-cora infilare. Mi aspetto un sereno barcamenarsi fino alla datadi inzio del primo turno di PO, poi, una volta lì, solo gli Hawks ei Bulls possono sentirsi abbastanza sicuri nell’affrontare Miami.CHARLOTTE HORNETSGemma nascosta: Biyombo, centro congolese dal potenziale in-credibile. Quid+: in una squadra con limiti evidenti, la nota che eleva il coroè spesso quella di Gerald Henderson jr. Quid-: senza dubbio quella testa pazza di Stephenson.Che fatica. Poche volte ho visto squadre fare tanta fatica con unpallone da basket in mano…coach Clifford sta lottando con unadelle formazioni offensivamente peggiori della NBA. Sono delparere che non sia stato licenziato per due fattori: gli Hornets,anche nei momenti peggiori, sono sempre stati tra quelli cheperdono meno palloni; MJ sa benissimo che il problema non stanel manico. In ogni caso, lentamente, questi Calabroni sono ar-rivati al posto 8, nonostante l’infortunio a Kemba Walker. Hannocreato positività da eventi negativi, per i playoffs ci sono ancheloro.ORLANDO MAGICGemma Nascosta: Aaron Gordon è stato sfortunatissimo, ma hapotenziale per diventare un giocatore dominante, almeno in di-fesa. Quid+: le volte in cui porta in campo solo il buono del suo talentoPayton fa la differenza. Quid-: tutti si aspettavano di più da Harkless.Allenatore giovane, squadra giovane: guardare e aspettare. IMagic perdono più gare di quelle che dovrebbero, ma è difficilenon imputarlo a difetti di gioventù, a cui si uniscono gli imman-cabili infortuni e la non eccessiva spinta a vincere nel momentoin cui ci si trova in posizione-Lottery. Debolucci sotto e grandisperperatori di palloni, hanno un telaio giovane con una starquasi sicura (Oladipo), una in fieri (Harris) e un lungo di grandinumeri ma poca dimensione vincente (Vucevic). Di certo non fa-ranno quest’anno i playoffs, e forse nemmeno il prossimo, mase continuano a costruire con saggezza tra 4 anni li troveremoin cima alla Eastern.

SOUTHEAST DIVISION LA STAGIONE DI ATLANTA SORPRENDE TUTTO L'EST.

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DENVER NUGGETSTeam Leaders – Pts: Lawson 16.9 – Reb: Faried 8.7 – Ast: Lawson10.1Che dire di questi Nuggets? Una stagione piena di alti e bassi:partenza a rilento, striscia vincente tra novembre e dicembre,poi di nuovo giù, e così via. Pur se i nomi che compongono il ro-ster rimangono quasi invariati, Denver non è più quella degliscorsi anni, la partenza di coach Karl pesa ancora come un ma-cigno e le scelte di coach Shaw continuano a non convincere. Nelsistema di gioco dell’ex-Laker solo Lawson e Chandler appaionoa proprio agio, e tra i più in difficoltà c’è proprio il nostro DaniloGallinari. Minutaggio limitato (ai livelli di Hickson), ormai gli in-fortuni non giustificano più l’utilizzo con il contagocce del Galloda parte di Shaw, soprattutto alla luce dei risultati non esaltanti.Questa stagione è andata, attenzione già rivolta all’off-season:che succederà?Obiettivo: trovare equilibrio di squadra.MINNESOTA T’WOLVESTeam Leaders – Pts: Martin 20.2 – Reb: Dieng 8.4 – Ast: Rubio7.8Come prevedibile, il dopo-Love ha assunto le sembianze del di-sastro, soprattutto se visto dal punto di vista dei risultati. Apparelampante però che la realtà dei fatti è ben altra: ad oggi, i Tim-berwolves non sono altro che un gruppo di giovani talentuosiche possono rappresentare un futuro vincente per questa squa-dra. Rubio, Dieng, LaVine, Bennett, Robinson, Muhammad, masoprattutto Andrew Wiggins, quest’ultimo consegnato dai Cavsin cambio dell’ex stella Love, costituiscono un insieme di gioca-tori che può maturare giocando insieme e, approfittando del-l’esperta guida di coach Saunders, crescere con l’obiettivo didiventare una delle realtà più importanti della Lega. Il futuro èloro.Obiettivo: Draft.OKLAHOMA CITY THUNDERTeam Leaders – Pts: Durant 25.9 – Reb: Ibaka 7.5 – Ast: We-stbrook 7.6La grande rincorsa. Pre-stagione sfortunatissimo per OKC, conDurant e Westbrook fuori ancor prima di scendere in campo, eavvio di campionato segnato da 12 sconfitte nelle prime 15 gare.

Tornate le due superstar, la truppa di coach Brooks ha premutosull’acceleratore, mantenendo un passo da play-off, con un re-cupero che appare disperato ma tutt’altro che impossibile. Piùche ai meriti dell’MVP della passata regular season, l’attenzioneva rivolta alla maturazione di Westbrook, ormai divenuto vero eproprio leader dei Thunder. Nonostante sembri non arrivare mai,il sorpasso ai Suns è in programma, ma, se tutto andasse nelverso giusto, occhi puntati su coach Brooks in post-season: nonsono ben accetti ulteriori fallimenti.Obiettivo: PO, e poi puntare al massimo.PORTLAND TRAIL BLAZERSTeam Leaders – Pts: Aldridge 23.6 – Reb: Aldridge 10.3 – Ast: Lil-lard 6.3Alla ricerca dell’ultimo step. Tutti d’accordo, a questi Blazers nonmanca altro che compiere il famoso passo in più, quello che lilancerebbe nell’Olimpo della Lega. Al momento, la guida dell’or-mai esploso Lillard ed il lavoro sotto le plance di Aldridge, conBatum e Matthews ottimi comprimari, li porta ad essere gli unicidella Division già sicuri di partecipare alla post-season, con tuttele probabilità da testa di serie. Cosa manca a Portland per poterdire la sua nella corsa al titolo? Sulla carta nulla, anche se la mag-giore carenza sta nella poca esperienza, fondamentale ai play-off.Obiettivo: sorprendere tutti ai PO.UTAH JAZZTeam Leaders – Pts: Hayward 19.7 – Reb: Favors 8.2 – Ast: Burke4.7Altro roster pieno di giovani talentuosi quello dei Jazz, ai qualiin questa stagione non si chiedeva altro che iniziare a lavorareper costruire una squadra competitiva, che possa divertire (peradesso basta) e magari vincere (tra qualche anno…). Guidatidall’esordiente coach Snyder, lo scorso anno assistente adAtlanta, Burke e compagni non hanno fatto altro che giocare conil solo obiettivo di crescere, magari togliendosi anche qualchesoddisfazione portando a casa vittorie di lusso (Cavs, Spurs, Bulls,Warriors tra le vittime). Occhio all’esplosione di Gordon Hay-ward, potrebbe diventare superstar nella Lega.Obiettivo: crescere, con attenzione al Draft.

NORTHWEST DIVISION Bene Portland,

OKC corsa contro il tempo

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GOLDEN STATE WARRIORSTeam Leaders – Pts: Curry 23.6 – Reb: Bogut 8.4 – Ast: Curry 7.9Letteralmente trascinati dai due Splash Brothers, i Warriors sonostati finora la stella più luminosa dell’intera Lega, cogliendo disorpresa tutti gli esperti NBA, che ad inizio stagione li accredita-vano come outsider, ponendo gran parte dei dubbi sull’ingaggiodel “novellino” Kerr come nuovo coach. E invece, nonostante iproblemi sotto le plance (Bogut e Lee quasi mai al meglio), Gol-den State ha mostrato un gioco corale che l’ha lanciata in vettaad Ovest, dando il meglio soprattutto nella metà campo offen-siva: i gialloblu ad oggi sono primi per punti, assist e percentualedal campo, con Curry e Thompson capaci di stratosferiche pre-stazioni individuali. La sensazione è che abbiano compiuto quellostep necessario a puntare, se non al Titolo, comunque molto inalto.Obiettivo: se il front-court regge, anche l’Anello.LOS ANGELES CLIPPERSTeam Leaders – Pts: Griffin 22.5 – Reb: Jordan 13.6 – Ast: Paul9.7Perdere uno come Griffin a metà stagione per tempi imprecisatiavrebbe tagliato le gambe a molti team della NBA, ma non aiClippers. Come spiegarlo? È vero, Blake proprio quest’anno avevacompreso che l’essere un giocatore da highlights non basta a vin-cere, migliorando così il proprio gioco a 360°, e diventando il farodei losangelini. Bisogna ricordare, però, che l’organizzazione Clip-pers è al lavoro da diversi anni con l’obiettivo di diventare sem-pre più una contender credibile, il roster è abbastanza profondo(anche se qualche dubbio sotto le plance rimane), e soprattuttonon va dimenticato CP3, che, finora non al massimo, ha le capa-cità per trascinare i suoi ai play-off, obiettivo minimo stagionale.E se Blake torna sano e fresco ad aprile…Obiettivo: senza Griffin i PO, con il 32 outsider nella corsa al Ti-tolo.LOS ANGELES LAKERSTeam Leaders – Pts: Bryant 22.3 – Reb: Hill 8.0 – Ast: Bryant 5.6Nash e Young fuori da subito, Randle gravemente infortunatodurante l’opening night: fin dal principio si è capito che stagioneavrebbero dovuto affrontare i Lakers. Aggiungendo che l’attesaricostruzione è stata un fallimento, con Boozer che si è dimo-

strato niente più di un mestierante e Lin lontano dai fasti della“Linsanity”, è bastato l’infortunio che ha chiuso anticipatamentela stagione di Kobe a mettere una pietra tombale su quest’edi-zione dei gialloviola. Unica nota positiva: la serata a Minneapolis,in cui Bryant ha superato MJ nella classifica marcatori all-timedella Lega.Obiettivo: miglior scelta possibile al Draft.PHOENIX SUNSTeam Leaders – Pts: Bledsoe 17.2 – Reb: Len 6.0 – Ast: Bledsoe5.9Un passo indietro quello compiuto dai Suns in questa stagione:i risultati al momento li vedono ai play-off, nonostante i tentatividi aggancio di OKC e Pelicans, ma l’attesa consacrazione non c’èancora stata. Il back-court appare sovraffollato, l’aggiunta di Tho-mas, anziché migliorare la qualità della fase offensiva, ha portatoquasi a dover concedere più di un pallone in campo (23esiminella Lega per assist). Sotto le plance la situazione è opposta:Len è ancora acerbo, ed il solo Markieff Morris non basta a com-petere con gli altri. Urge lavoro di coesione da parte di coachHornacek, ma l’età è dalla loro (nessuno ha più di 30 anni).Obiettivo: ottava piazza ad Ovest.SACRAMENTO KINGSTeam Leaders – Pts: Cousins 23.6 – Reb: Cousins 12.2 – Ast: Col-lison 5.6L’esplosione di DMC in avvio di stagione ha spinto a sognare i ti-fosi dei Kings, che finalmente intravedevano l’obiettivo play-off.Il tutto è durato per le prime 20 gare, poi il calo della star, seguitodall’infortunio che lo ha tenuto fuori per qualche gara, hannotrascinato il team sempre più in basso ad Ovest. A Sacramentoormai si sono arresi, per la post-season c’è ancora da lavorare:oltre alle stelle Gay e Cousins, si è visto poco di buono, con McLe-more e Collison unici comprimari a dare un apporto importantealla squadra. Cosa manca a questo roster? Profondità, ordine euna spalla per DMC, che sotto le plance è un leone ma troppospesso è solo.Obiettivo: peggiorare il record in chiave Draft.

PACIFIC DIVISION Golden State in vetta alla Lega, solo i Clippers tengono il passo

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DALLAS MAVERICKSTeam Leaders – Pts: Ellis 19.8 – Reb: Chandler 11.8 – Ast: Rondo6.5Fin dalla scorsa estate la dirigenza Mavs ha lavorato con gli occhipuntati ad un unico obiettivo, quello di diventare una delle piùaccreditate contender ad Ovest. Preso Parsons in estate, al qualesi è aggiunto il ritorno di Chandler, la ciliegina sulla torta è arri-vata poco prima di Natale, con la trade che ha portato a Dallas ilplay Rondo. Mark Cuban ha messo dunque a disposizione dicoach Carlisle un roster di primissimo piano, e, anche se non viè stata una vera e propria svolta nell’andamento dal punto divista dei risultati, un po’ per volta il gruppo sta crescendo (qual-che dubbio sulla second unit). Il biglietto per la post-season èquasi al sicuro, bisognerà capire se questo mix di talento ed espe-rienza possa permettere ai Mavs di tornare sul trono della Lega.Obiettivo: crescere in chiave play-off.HOUSTON ROCKETSTeam Leaders – Pts: Harden 27.4 – Reb: Howard 11.0 – Ast:Harden 6.8Il duo Harden – Howard potrebbe teoricamente bastare a lan-ciare I Rockets come una delle favorite ad Ovest, ma in una re-gular season da 82 partite sono fondamentali anche icomprimari; da questo punto di vista Houston ha diversi rincalziimportanti, con Ariza, Beverley, Brewer, Terry e Josh Smith, que-st’ultimo ripescato dai free agent con la speranza di dare mag-giore consistenza a quello che appare il punto debole dellacompagine texana: il front-court. Con i play-off ormai certi (sololoro possono insidiare i Grizzlies nella vittoria della Division) econ un attacco guidato dall’attuale capocannoniere della Lega,tutti gli sforzi andranno concentrati nel lavoro sulla fase difen-siva, migliorando la quale possono puntare molto in alto.Obiettivo: andare fino in fondo ai PO.MEMPHIS GRIZZLIESTeam Leaders – Pts: Gasol 18.3 – Reb: Randolph 12.0 – Ast: Con-ley 5.3La loro favola sembrava destinata a chiudersi con lo 0-4 subitodagli Spurs in Finale di Conference ed il successivo addio di coachHollins. I Grizzlies hanno saputo invece rinnovarsi senza com-piere cambiamenti radicali, lasciando alla base del loro gioco la

difesa (coach Joerger non si è distaccato molto dal predecessore)e cercando di completare il puzzle con i tasselli che si erano mo-strati mancanti negli scorsi anni. Tante le certezze: una coppia dilunghi che in pochi possono permettersi, Conley maturato, espe-rienza da Carter e Allen, spettacolo e punti da Jeff Green e Lee.Sono lanciati verso la vittoria della Division (sarebbe la primanella loro storia), ma, una volta ai play-off, dovranno dimostraredi potersela veramente giocare con tutti per poter puntare drittial titolo.Obiettivo: vincere la Division e dare il massimo ai PO.NEW ORLEANS PELICANSTeam Leaders – Pts: Davis 24.5 – Reb: Davis 10.3 – Ast: Holiday7.3Un solo protagonista per la stagione dei Pelicans, quell’AnthonyDavis che rappresenta il centro del futuro, e che è ormai stabil-mente nell’élite della Lega nelle categorie punti, rimbalzi e stop-pate. Attorno al proprio uomo-franchigia New Orleans hal’obbligo di costruire un team che possa competere ai massimilivelli; Holiday, Evans, Gordon e Anderson sono pezzi importanti,anche se vi è ancora un abisso tra titolari e second unit. In un’an-nata in cui sono ancora virtualmente in corsa per i play-off, aiquali però difficilmente andranno, non resta che lavorare per tro-vare la chimica che possa accendere una squadra talentuosa mache ha ancora margini di crescita.Obiettivo: trovare equilibrio.SAN ANTONIO SPURSTeam Leaders – Pts: Leonard 15.4 – Reb: Duncan 9.9 – Ast: Gi-nobili 4.8I campioni in carica sono da anni team facile da decifrare: regularseason in cui Pop tenta di utilizzare la profondità del roster pernon stancare i “vecchi”, per poi tirare fuori unghie e denti in post-season. Non si sono smentiti in questa stagione, in cui la notastonata è stata la lunga indisponibilità di Leonard, rientrato dapoco. Anche se proveranno a migliorare la classifica per ottenereun accoppiamento migliore ai PO, gli Spurs hanno una certezza:quando si arriverà al clou nella corsa all’Anello, loro ci saranno.Chi ha il coraggio di scommettergli contro?Obiettivo: accendersi ai PO.

SOUTHWEST DIVISIONQuattro su cinque verso i playoff,

arrancano i Pelicans

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Alla scoperta dell’idea... D U N K E S T

Dalla passione per la Nba è nata l’idea ditre amici, Enrico Maccione, Paolo Bellomoed Alessandro Molinari, di dar vita ad unfantabasket dedicato alla palla a spicchid’Oltreoceano. E ben presto l’idea si è ri-velata vincente, tant’è che gli utenti e“malati di Nba” non sanno più fare ameno di Dunkest, il gioco per cimentarsinella difficile ed affascinante arte di ve-stire i panni del… fanta allenatore! Parafrasando la canzone di Gino Paoli po-treste dire «Eravamo tre amici al bar» e…come nasce l’idea di Dunkest?Enrico: Da una passione comune e su cuici scannavamo per primeggiare: non siparla di Fantabasket, ma (ebbene sì) diFantacalcio sulla Champions League. Apartire da questo fantacalcio ben fatto, cisiamo chiesti come mai un prodotto diquesto genere non fosse presente, soprat-tutto in Italia, anche per il mondo basket.Paolo: Quindi ci siamo messi a lavorareper capire se effettivamente fosse un’idea

su cui ci potesse essere del potenziale esu cui investire il nostro denaro (poco) etempo (molto). Analisi di mercato, inda-gini, primi studi di fattibilità, etc.Alessandro: Dopo questa fase, ci siamosempre più convinti che un prodotto diquesto genere avrebbe potuto avere suc-cesso e quindi ci siamo lanciati a testabassa nel progetto. Nella fase progettuale chi ha fatto cosa?E: Diciamo che il bello di una startup èanche che ognuno faccia un po’ tutto.Quindi abbiamo lavorato fortemente a seimani per non lasciare nulla al caso e persfruttare ogni possibile idea e suggeri-mento da parte di tutti. Di sicuro, tra noiAlessandro è il vero guru dell’NBA, quindiè stato lui a studiare un po’ meglio i mec-canismi di gioco, considerando soprat-tutto la complessità di gestire uncalendario in cui ogni giorno le squadregiochino. Io e Paolo, lavorando da ormaiqualche anno all’interno di divisioni di di-

gital marketing, ci siamo un po’ più con-centrati sugli aspetti di prodotto (usabi-lità, SEO, etc). Perché puntare sulla Nba?A: In seguito alle nostre analisi, abbiamonotato che il potenziale NBA era moltogrande. Nel mercato italiano mancava ungioco di questo tipo e parallelamentel’NBA ci avrebbe consentito di rivolgerci aun mercato mondiale, semplicementeproponendo un sito anche in lingua in-glese. Dall’idea alla piena realizzazione quantotempo è trascorso?P: Su questo aspetto, siamo stati moltobravi. Quel che si dice “time-to-market” èstato nel nostro caso abbastanza ridotto:l’idea è infatti nata a febbraio 2013, e a ot-tobre eravamo già online.A: In mezzo a questo ci sono quindi tuttigli aspetti di definizione del gioco, di svi-luppo tecnologico, di test e di tutta laparte di comunicazione (social e non). A

di Salvatore Cavallo

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dirlo sembra poco, ma possiamo assicu-rare che è stato un lavoraccio, soprattuttoperché non esistendo giochi simili al no-stro ci siamo dovuti inventare tutto quasida zero!Quali sono state le maggiori difficoltà?E: Sicuramente inizialmente la difficoltàmaggiore è stata l’apertura della Società,d’altronde si sa che la burocrazia italiananon è molto rapida e semplice da capire.Poi sono arrivati anche i problemi tecno-logici: nel primo anno di attività non ciaspettavamo un successo del genere so-prattutto considerando che il nostro inve-stimento in pubblicità era stato pari a zeroe quindi, come forse alcuni dei lettori ri-corderanno, dopo la prima giornata di fan-tabasket della stagione 2013-2014, ilserver non ha retto e siamo stati offlineuna settimana. A: La situazione non è stata per niente fa-cile; dopo mesi di lavoro vedevamo sfu-mare per una sciocchezza tutto il nostroimpegno. Fortunatamente i nostri utentisono stati comprensivi e appena il sitotornò online ripresero a giocare con piùpassione di prima. Quindi si può propriodire che ciò che non uccide, fortifica!Possiamo rivelare quanto è stato one-roso l’investimento?P: Essendo tre ragazzi giovani questopunto è sicuramente quello che ci gene-rava più paure. Investire i pochi risparmimessi da parte negli anni in un progettocosì rischioso non è stato facile, ma oggisiamo davvero felici di averlo fatto. L’inve-stimento iniziale è stato quello classico le-gato all’apertura di una S.r.l., poi come sipuò immaginare ci sono diverse spese tracommercialista, sviluppi tecnologici, ser-ver, etc.Quali sono i punti di forza di Dunkest?P: Il primo punto di forza in assoluto è lanostra community di utenti. Da subito ab-biamo voluto creare un progetto-parteci-pativo, in cui a partire dalle nostre idee gliutenti potessero proporre miglioramenti,ottimizzazioni e portare sul tavolo tutti iproblemi che riscontravano. Oggi è magi-stralmente gestita da Alessandro, ma ini-zialmente è stata gestita un po’ da tuttiper cercare di capire che contenuti potes-sero avere più successo. Fortunatamente,siamo riusciti in brevissimo tempo a tro-vare una quadra per proporre contenutiche venivano fortemente apprezzati e checi hanno permesso di arrivare al lancio del2013 con una base di circa 400.000 fan acui comunicare la nascita di Dunkest.A: Nel tempo sono nati gruppi su Face-book di ragazzi fedelissimi che ogni giornonon mancano di condividere con noi leloro idee. Oggi possiamo dire che il 50%delle funzionalità e dei servizi che offre il

gioco sono stati realizzati grazie ai sugge-rimenti di questa meravigliosa commu-nity.E: Oltre a questo, Dunkest si distingue peruna grafica davvero accattivante e unmeccanismo di gioco semplice e diver-tente, adatto sia ai grandi guru NBA cheagli appassionati di basket meno assidui.Accanto al gioco c’è un fitto scambio diopinioni con gliappassionati: èquesta oggi laparte più impe-gnativa?P: Come dicevoprima la nostracommunity è lacosa più preziosache abbiamo e,sebbene sia moltoimpegnativo cer-care di essere sem-pre presenti erispondere intempo reale, sap-piamo che il giocodeve piacere primadi tutto agli utenti.E: C’è anche dadire che con iltempo alcuni ra-gazzi della commu-nity sono diventatidei veri leader espesso ci dannouna mano aiu-tando gli utenti ap-pena arrivati emoderando le di-scussioni che na-scono. Il grandementore però èAlessandro, cheviene costante-mente interpellatosu tutte le que-stioni :)A: Eheh, è vero!Ogni volta cheapro Facebook tramessaggi pubblicie privati devo met-termi di impegnoper rispondere atutti in tempibrevi!Come vi siete di-visi i compiti nellagestione di Dun-kest?E: Per il momento siamo una realtà pic-cola e possiamo goderci ancora per un po’l’assenza di distinzioni nette. Lavoriamoinsieme su tutto e cerchiamo di spartirci

le attività più operative come l’assistenzae la manutenzione del sito in base ai no-stri impegni quotidiani. P: Attualmente il nostro modo di lavorareci sta dando ragione, soprattutto perchéunendo le nostre menti quotidianamentesiamo in continuo brainstorming, situa-zione da cui nascono idee e nuovi spunti.A: E’ chiaro che se continueremo a cre-

scere, dovremo strutturarci un po’ di piùe dividerci i compiti, ma per ora siamo treamici al bar e stiamo bene così :)Come è nata la proposta di Rcs?A: Il primo contatto con RCS me lo ricordo

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ancora. Quando abbiamo iniziato a lavo-rare a Dunkest nel 2013 tra di noi dice-vamo “Il nostro primo obiettivo è quellodi diventare il fantabasket ufficiale dellaGazza”. E quando ci è arrivata la mail dalresponsabile di RCS Nest (incubatore distartup di RCS), non ci potevamo cre-dere... in soli 6 mesi di vita eravamo riu-sciti a raggiungere l’obiettivo.

P: Infatti dopo quella mail ricordo chesiamo usciti a festeggiare ma su quelloche è successo dopo ho un vuoto totale… L’accordo con Rcs ha segnato la svolta,trasformando una buona idea in un’idea

vincente?E: L’accordo con RCS è stato molto impor-tante per noi, perché siamo entrati nelgruppo editoriale più grande d’Italia eaprendoci le porte al mondo Gazzettadello Sport. Nonostante qualche paura ini-ziale, ora siamo molto contenti perché cihanno lasciati liberi di lavorare in modoindipendente al nostro progetto, soste-

nendoci nel mo-mento in cui eranecessario com-piere scelte piùstrategiche. Grazieanche a RCS, la ve-locità della nostracrescita è aumen-tata, condensandoin pochi mesi i ri-sultati che da soliavremmo ottenutoin uno o due anni. Quanto vi ritenetesoddisfatti dei ri-sultati sin qui otte-nuti?E: Dopo quasi dueanni di vita del pro-getto, possiamo ri-t e n e r c ie s t r e m a m e n t esoddisfatti. Primadi tutto dal puntodi vista personale:ideare e poi realiz-zare un progettocome Dunkest, ciha permesso di vi-vere emozioni uni-che, di affrontarealti e bassi conenergia e di raffor-zare il nostro rap-porto di amiciziaP: Inoltre un’espe-rienza come que-sta ci ha arricchitotantissimo dalpunto di vista pro-fessionale: seguirela nascita di unprogetto dalla Aalla Z è quasi im-possibile rima-nendo deidipendenti all’in-terno di una so-cietà.A: E’ vero, anche se

domani Dunkest non dovesse esserci più(toccatina), ne uscirei così arricchito per-sonalmente e professionalmente chesarei comunque felice di quello che ho ot-tenuto.

Per la prossima stagione avete già in can-tiere qualche novità?E: La prossima stagione probabilmentesarà quella più ricca di novità. Abbiamo incantiere davvero tanti progetti e non sololegati al campionato NBA… ;)P: Sì, sarà una stagione davvero intensa,ma non possiamo svelarvi ancora moltoperché stiamo lavorando per chiudere pa-recchie collaborazioni e c’è sempre un po’di scaramanzia…A: Magari tra due mesetti potremo dirvidi più! A parte gli scherzi, sicuramentecontinueremo a lavorare nell’ottica di mi-gliorare il gioco esistente e renderlo di-sponibile su mobile. Poi come dicevanoPaolo e Enrico, potrebbero esserci anchenovità al di fuori dell’NBA e presto spe-riamo di potervi dire di più.Prima di lanciarvi in quest’avventura “chieravate e cosa facevate”?E: Io e Paolo abbiamo seguito un percorsoprofessionale abbastanza simile, entrambilavoriamo nel web da sempre. Io nellospecifico ho fatto un paio d’anni a fare ilconsulente a Copenaghen. Poi sono rien-trato in Italia, e da allora mi sono occu-pato di Web Marketing (investimenti inmedia digitali, web analytics, CRM, etc)per alcune società molto attive sul pano-rama web.P: Io ho seguito un percorso professionalemolto trasversale iniziando come SocialMedia Specialist per un sito di eCom-merce nel 2008 e arrivando ad essere oggiInventory Manager per un importanteeditore italiano. A: Io invece mi occupo di marketing diprodotto, e lavoro in una grande multina-zionale del largo consumo da ormai 6anni. Comunicazione e lancio di nuovi pro-dotti sono stati il pane quotidiano pertutti questi anni, e l’esperienza accumu-lata in ufficio è stata senza dubbio utileper far rendere al meglio anche la realtàdi Dunkest. Se e come è cambiata la vostra vita conDunkest?E: Quale vita? Ahah! P: Effettivamente Dunkest assorbe tantodel nostro tempo libero. Da due anni aquesta parte è un gioco di incastri traamici, famiglia e lavoro. Ma la vita si fa piùinteressante quando affronti un viaggioverso un obiettivo e soprattutto quandopuoi condividere questi momenti con chivede lo stesso orizzonte.A: Ammazza che poeta! Ahah! Comunqueè vero, la nostra vita è cambiata parecchiosoprattutto nei ritmi e nella quantità dienergie che ci richiede ogni giorno. Anzi,scappo, mi hanno scritto 8 persone su Fa-cebook e devo rispondere prima chi ini-zino ad insultarmi!

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Non è mai facile dedicare una contro copertina ad un ar-gomento che, ancora una volta, purtroppo, si prende lascena a scapito del basket giocato. Da illusi o ingenui, fatevoi, speravamo che l’ormai famoso caso Rieti – Napolifosse un brutto episodio che aveva ferito due tifoserie(quella reatina in particolare), insegnando a tutti qualcosa;a quanto pare, ci sbagliavamo e di grosso, perché a di-stanza di una manciata di anni, con ancora nelle orecchiel’eco delle polemiche legate a quella brutta storia fatta diparole e promesse mai mantenute, ecco che la stagione incorso ci ha fatto rivivere quei fantasmi addirittura in duepiazze come Forlì e Veroli, che di basket hanno semprevissuto.Se all’epoca Rieti si vide “scippare” il titolo sportivo di serieA da una città come Napoli, in cui però non si riesce ad im-piantare (forse non si vuole) una realtà cestistica di uncerto rilievo, si vedano anche le mille difficoltà incontratenel corso dell’attuale stagione, quest’anno la “bomba” èscoppiata in LegaDue con gli scottanti casi di Forlì e Ve-roli.Va detto che le due situazioni erano sembrate per così diresospette fin dall’inizio, anche se per opposti motivi: se inRomagna si mormorava davanti allo sbandieramento dibuoni propositi e fantomatici budget milionari, atti a co-struire una solida realtà in grado di competere nel giro dipochi anni con i club italiani più blasonati, in Ciociaria sicombatteva da subito con una situazione complicata, figliaanche di un’innaturale e discutibile fusione del sodalizio ve-rolano con la Stella Azzurra Roma, matrimonio naufragatonel giro di pochi mesi. Il filo conduttore che accomuna le due situazioni è princi-palmente la leggerezza con cui sono state gestite en-trambe le situazioni. Viene naturale domandarsi chi,nonostante tutto quel che già si sussurrava in estate, abbiaavallato l’iscrizione dei due club senza prima assumere lenecessarie garanzie riguardo la rispettiva solidità finanzia-ria. Non erano forse già note le difficoltà economiche (de-

biti) di Veroli? E a Forlì nessuno conosceva il pedigree delsignor Boccio? Costui aveva davvero così a cuore le sortidel basket forlivese oppure c’era dell’altro dietro il suo in-gresso nel mondo del basket? Certo è che l’avventura si èconclusa con la pantomima della fuga all’estero per raci-molare fondi con cui sanare i debiti attraverso una venditadi titoli non realizzabile in Italia.La verità non verrà mai a galla, non dimentichiamo chesiamo in Italia, la patria della burocrazia e del delitto per-fetto, spesso impunito. Già, delitto, perché ad essere uc-cisa è stata ancora una volta la passione dei tifosi, gli uniciche non vengono mai rispettati, quelli che tutti vorrebberochiamare a raccolta per riempire i vetusti e insicuri pala-sport d’Italia ma dei quali nessuno poi si preoccupa quandosi tratta di consentire certe manovre di cui, con un po’ dilungimiranza, se ne potevano ampiamente prevedere gliesiti.Prima di preoccuparci dello scarso livello tecnico raggiuntodal nostro massimo campionato, problema reale ma nondi primaria importanza, forse sarebbe utile porsi delle do-mande circa una seria e necessaria riorganizzazione dellapallacanestro italiana, una rinascita che parta da concettisemplici come serietà, solidità e progetti pluriennali soste-nibili. Senza andare ad aprire il capitolo della visibilità, paria zero, visti anche i mezzi impiegati, ridicoli se paragonatia quelli messi in campo da altre leghe europee come quellaspagnola o tedesca, limitiamoci a riflettere su altri temi caldimai realmente affrontati negli ultimi anni, come ad esempiole nuove regole per il professionismo, i paletti da imporresia per la capienza degli impianti che riguardo le basi eco-nomiche con cui i club devono dimostrare a priori di poterfar fronte agli impegni. Tutti buoni propositi che si rinnovanodi stagione in stagione e che puntualmente cadono nelvuoto, finendo per sollevare solo polemiche, dando vita aduna improduttiva e sterile caccia alle streghe che non aiutaa risolvere alcun problema e non migliora minimamente ilprodotto basket.

T I M E O U T

di Andrea Ninetti

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