Badellino, Benincasa, Bulli di carta

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Introdu zione I1 bullismo è un abuso di potere. Secondo gli studi che per primi hanno affrontato questo pro- blema, perché una relazione tra soggetti possa i,:.:j;:ilHì:o no-. devono essere soddisfatte r. si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta 2. queste azioni sono reiterate nel tempo 3. sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime). (Buccoliero-M aggi, Bu I isrn o, b u I isrni, Franco Angeli, Milano zoo5) Per un verso I'attualità,,Ia cronaca sociale che parla attîa- verso i servizi televisivi e gli articoli di giornale e che nell'ur- geîza (teale o politica o mediatica) di informazione spesso tra- lascia o ignora la storia: così accade, ad esempio, per gli epi- sodi di bullismo giovanile che si rinnovano e piagano Ia vita scolastica di questi ultimi tempi e che diventano fenomeno di punta nella denuncia di una degradata condizione giovanile nella contemporaneità. Per altro verso, la letteratura: che ha buona memoria. La letteratura che per qualcuno è atto di fantasia, per alri spec- chio della realtà"; e che per noi, almeno in questo caso, è invece occhio e strumento privilegiato per comprendere aspetti della tcaltà prima e meglio di qualunque altro. Ad esempio, sa indi- víduare e raccontare gtà a metà dell"Soo le origini, le tracce evidenti di quello stesso bullismo. Infine, la riflessione sociologica e psicologica, che indaga e trcagisce ai fenomeni definendone i caratteri e indicando le Éventuali modalità di correzione. Nel nostro caso, sarà il mo- mento per conoscere origini e cause, costanti e variabili, pos-

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Il volume illustra le rappresentazioni letterie del bullismo da Dickens a De Amicis a Musil e molti altri.

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Introdu zione

I1 bullismo è un abuso di potere. Secondo glistudi che per primi hanno affrontato questo pro-blema, perché una relazione tra soggetti possa

i,:.:j;:ilHì:ono-. devono essere soddisfatte

r. si verificano comportamenti di prevaricazionediretta o indiretta

2. queste azioni sono reiterate nel tempo3. sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante(bulli) ed uno/alcuni più deboli e incapaci didifendersi (vittime).

(Buccoliero-M aggi, Bu I isrn o, b u I isrni,Franco Angeli, Milano zoo5)

Per un verso I'attualità,,Ia cronaca sociale che parla attîa-verso i servizi televisivi e gli articoli di giornale e che nell'ur-geîza (teale o politica o mediatica) di informazione spesso tra-lascia o ignora la storia: così accade, ad esempio, per gli epi-sodi di bullismo giovanile che si rinnovano e piagano Ia vitascolastica di questi ultimi tempi e che diventano fenomeno dipunta nella denuncia di una degradata condizione giovanilenella contemporaneità.

Per altro verso, la letteratura: che ha buona memoria. Laletteratura che per qualcuno è atto di fantasia, per alri spec-

chio della realtà"; e che per noi, almeno in questo caso, è inveceocchio e strumento privilegiato per comprendere aspetti dellatcaltà prima e meglio di qualunque altro. Ad esempio, sa indi-víduare e raccontare gtà a metà dell"Soo le origini, le tracceevidenti di quello stesso bullismo.

Infine, la riflessione sociologica e psicologica, che indaga e

trcagisce ai fenomeni definendone i caratteri e indicando leÉventuali modalità di correzione. Nel nostro caso, sarà il mo-mento per conoscere origini e cause, costanti e variabili, pos-

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sibili interventi di contenimento del bullismo; ma satà anche

un'opportunità per riflettere su una pir) ampia- gamm di c.om

forràÀ.",i .h. .ompromettono a livello sociale e personale la

vita civile, apertiîe dalle questioni educative'

Ecco, qu.rto libro costruisce su questi tre aspetti lapropria

originale indagine che sì, ha il suo centro sulla realtà giovanile

deibullismo, -u che da 1ì rimanda continuamente a un ripen-

samento anche storico e filosofico sulla natura della vita, suí

suoi valori, con risultati a volte addirittura straordinari. Come

quando, con parole di De Amicis, individua il nesso necessario

. inrr.guUitrirula morale dei giovani e le responsabilità degli

adulti rispetto all'evoluzione delle società;

"Lei ha torto a rodersi ilfegato a quel modo contro i ragazzi'

perché d,clle tre I'una: o sono rnigliori di quello che erauarno noi'all'età loro, e c'è d'a rallegrarsene; o sono tali e quali, e nory a!-

btiam, lt dirnto dilagarci; osono peggio, e la colpa non è d'a6ri

cbc nostra, perché, iisomma, è il iostro sangue ,ch9 ci hanno nelle

ucne , ei sa[gi che ci d,anno sono solo il frutto d,ella nostra educa-

zione: di qui non si scaPPa".

E dunque. Ogni.upitolo-t.rione del volume è aperto da un

articolo dì giorÀale di immediata attualità,, ripreso da quoti-

dtanr italiani e intern azionali. Perché, celto, il bullismo è fe-

nomeno globalizzato, e basterà ricordare che le prime_ ricerche

scientifiJhe sono parrit e dalla Scandinavi a, in panicola:e dalla

Norrr"giu con gli studi di Dan olweus negli anni'7o del secolo

passato.

vileggeremo casi noti o ignoti nella loro singola .cÎoiuaca,

ma imm"diat^mente riconoscibili nel proporre episodi di van-dalismo e vtolenza giovanile avvenuti e avvenenti, soprattutto

nello spazio .o-.r.ré per eccellenza,ta sc.oola' Ognuno di que-

sti articoli però sarà às.mplare di specifiche tipologie e,moda-

lità di bullismo: da quello becefo ma circoscritto delle risse da

.ortil" ai tempi della "ricre^zione"

a quello delinquenziale del-

l,intimidazioÀe con furto, da quello a sfondo sentimentale a

quello di ispirazione mafíosa, da quello con pfetesti politici a

quello dichiarutamente razzista. E non mancheranno di certo i

INTRODUZIO\L 5

casi di prevaricazione psicologica, ricorrente in modo speciale

in ambiio femminile, o i casi in cui i bulli si "emancipano" e si

ffasformano in branco non solo contfo i loro simili ma anche

contro gli adulti, contro i professori.Suraino questi articoli (e nel corso del lavoro al libro ne

sono stati raccolti una tale quantità e di una tale qualità chemeriterebbero una pubblicaiione a paîte, per come sanno fo-

fografarelarcaltà grazie alla loro reiterazione quasi ossessiva)

a énerci vigili sul presente e a conferire tridimensionalità alle

"antologie" n rîative cui fanno da epigrafe.Poi, ippunto, ie pagine letterarie: ed è qui che pulsa il cuore

clell'opera_ Pagine letterarie che gli autori hanno saput_o stÍa-

tegícarnente cómpilare in un arco che va dalla metà dell"8ootiío ala contempor aneità, da Charles Dickens a Stephen

King, che è comé dire f intera evoluzione della società occi-

dentale contemporanea.

A partire, abtiamo detto,da Dickens. Che con Oliuer Twist

c Oaild Copperfield mette subito a fuoco aspetti già maturi del

fenomeno bullismo.Innanzitltto, la sua doppia anima: quella popolare e social-

rnente degradata che riprodu ce fra i giovani gh atteggiamenti

cli violenZa .onr.grr.ti r a condizioni di miseria e degrado

anche morale; . q*llu dei rampolli dei ceti dirigenti, che-con

r,afÍinate,t.ui.gié di potere impongono una superiorità che è

cspressione di una lolta e di un odio di classe: ricchi contro

poveri, vincenti contro perdenti, belli contro brutti'' Il bullismo illustrato da Dickens è già arricchito dai suoi ti-pici complementi: da un lato il carisma del bullo, il fascino da

irri esercitaro nei confronti di una platea indistinta (i compa-gni di classe), Ia presenza e la complicità del "branco"' Dal-

i;oltto una vittimà impotente, degradata e de-umanizzat^ peÎ

gitrstificarne la persecuzione. Ma mentre in Oliver Twist lo

*.nntro è fra duè "compagni" di lavoro in cui la violenza im-

posta al protagonista sembra giustificata dal solo essere più

grande . pit: f*t. (e gli autori intuiscono qui subito.il paralle-

ii*,',,,o .on ultti fenofueni quali il "nonnismo" militare e ilwthhing), in David copperfield il bullo con il suo branco at-

BULLI DI CARTA

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BULLI DI CARTA INTRODUZIONE

t

I

tacca g1à' I'adulto debole, il professore poveîo e impotente, conla complicità della "legge",ìioè del preside.

Naturalmente, 1o "spazio" del bullismo è qui, come ouasisempre, il collegio, la scuola, il luogo della forma,zione e àel1acultura.

- E dire che, fino agli ultimi decenni dell,,goo, almeno in lta_lia, "si chiamava birichino". così almeno ci racconta collodiin Il ragazzo di strada (r88r), e ce ne fornisce addirittura i"segni particolari": ha un soprannome, è sudicio , inabile alla_voro, una capacità istintiva a riconoscere i propri simili, è in-cline a bighellonare, è ladro e bugiardo,'beitemmiaíore eosceno, rissoso ma privo di opinioni politiche, sedicente vit-tima della società, con un feroce sensoàeil'ironiu. viene vogliadi risalire addirittura ai giovani "picar|" delra tadizione siu-gnola. In realtà, si ttatta di una figura tipica del sottoprol.tu-riato urbano che arriverà fino ai.,borgitar1,, di pasoiini, ma

innocuo fin_ quando resta compreso iÀ un mondo popoiur..Purtroppo, la sua evoluzione sàrà rapida, sospinta ianto daicambiamenti quanto dalle ostilità sociali.

Per I'intanto, il birichino o monello che dir si vogli a ha isuoi fratelli anche nel1a classe borghese: 1l bad boy"statuni-tense di Metta victoria Fuller victoi (Diario di un rigazzaccio,r.88o)_e il-ben più noto a noi Gian Bu'asca di LuigI Bertelli,alias Vamba (Il giornalino di Gian Buwasca, 19r r). óon questipersonaggi (e con l'evoluzione adulta in Giggi er bullo di p.-trolini) non siamo certo nel cuore del bullisrio: ma gli autoricon questo capitol0 ci mosffano la 10ro abilità anché ,,fil0lo-

gica" nello studio dell'evoluzione di una parola e di una tipo_logia umana.

. Naturalmente, dícevamo prima,lo spazio del bullo è il col-legio, la scuola. Ne abbiamo la più impia documentaiion,-nelle pagine di De Amicis.

Fin troppo fragile indicarne nella classe del maesrro... il con-testo esemplare, con Franti nei panni del bulto per eccellenza,e nei suoi compagni la classica ',maggioranzi silenziosa,, eomertosa. Ma da "solo in fondo al suo banco" c'è la vittimadesignata, che presenta carattetistiche peculiari: è smorto,, con

un braccio morto. E compagno di destino è Nelli, il "gobbino":

i"ujto, pallido, deforme, vèstito male, disgraziato',La caÎatte-

ristica di queste vittime è dunque non solo quefll dl essere oe-

ilit;; di uuer. degli handiclp fisici: e., in*edibilmente, pro-

;ilq";ti" loro .on"ilirione di "diversi" li pone.anche in una

io"aiiio,'. di perseguitati. Inutile sottolineare 1e inquietanti;;"g* ;"r, lu .rot.-u.a di oggi: la diversità come colpa) come

"t".óa diswanizzante, chè quasi giustificala violenza. Di-

;;;;t presto razzismo, in altricasi compresi nel libro',

Ma di Franti val::àla pena qui anticipare aficota. qualcosa'

t.u t. Àolt. cose che leggeremo più avanti' La stigma,ttzz3'

,i"n. a.f personaggio si óncentraìu alcone cafattefistiche del

;; b.r[,,i-,;, rr., 6i[ir-o che nasce dall' odio, dall' i*isione nei

;;;l;;,i;;s[ al6i e delle istituzioni' Un bullismo che ride

.l"l;J. in ríodo irrecuperabile. Infatti, Franti non trova via

cl'uscita, e scompare anonimamente dal racconto'

De Amicis nón è solo Cuore. De Amicis è anche, ad esem-pil no*iiro d'i un maestro (t89o), è-la taccolta di racconti'lilra'scuola e casa (1892), ed è quíche gli autori individuano le

iniuizioni forse più interessanti e sicuramente moderne. E non

lrcnsiamo t^nto a certe fotografie moralistiche (ma comunque

e fficaci) che ritraggono <(tuttl que:,Îagazzoni che a dieci anni

;id;; i" iurriu íipud* e comandano alla madte' tutti quei

lrellimbusti immatuii, e quei villanzoni rozzí e cattivi che im-

i;;;;1; ,cuole>. pensiamo piutrosto a cerre considerazioni

clre mantengono tutta la loro^atusalità,,

ad esempio sulla fun-

zione pedagogica della scuola:' -,i"iotnóíll'azione educativa della scuola noi ci facciamo

.t"li. gtundi illusioni, perché troppo grande è la sproporzione

;;; l';fd;ia dell'educ azione scòiastica e quella che da.l1a Ía-

,ìieii, . i"lla società in generale viene impartita fuori dalla

scuola>>.t-Èl-'un.orasul rapporto fra scuola e società, colpisce la de-

,.,,,n.iu dell,ipocrisià .tr. circonda il giudizio sulle carenze edu-

cative:-ft fatto di bullismo, una società insiste tanto più con le

clriacchiere quanto meno può addurre se stessa come esempio>>'

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8 BULLI DI cARTA

un riflesso di tale ipo*isia nel rapporto fra socier à-f.amigriae scuola sarà evidente nel ncconti-rJn d.rarnma nella sàolapresentato rrel,capitolo <<Non sono stata io!>>, che apre però ildiscorso sul bullismo ad alte due dimensioni.

. La pr'ima è quella del bullismo al femminile. La seconda,

dalle clamorose conseguenze nel tempo, è quella d.llu in.om'nicabilità, dell'incomprensione, del sìrenzio fra le gener iÀ""i.I1 rifiuto osrinato della protagonista a riconosceri r. pÀpri.responsabilità nel disegno crudele e distruttivo nei coirfràntidella.propria compagna e ad accettare il diarogo ."n gri

"à"rrinticip.a, a livello personale, quello che divenàrà più"tardi unatteggiamento collettiv.o e violento, precursore di ben piùdrammatiche prevarica zioni.

, E quanto leggeremo in "romanzi di formazione,, quali I tur_barnen!!.d'el.giouane Tòrless di Robert Musil (rqo6) J én)*nsenza Dio di odón von Horvóth (r93g), che ambientano in col-

legi di alto livello sociale i riti di iniíiution, dei figli J.rl. làrrisuperiori che condurranno a77a nascita e al consoliàarsi delle ge-nerazioni cbe potteranno alla púmaguetra mondiale e poí al co_stituirsi delle ideologie totalitarie e psicologie tazzisteàei nefa-sti decenni di incubazione degli o*ori nazlfascisti eualcosa ècambiato, e ha cambiato i ragazzi. Come se gli aduttù;;;;;,sero colto i..'1empi rruovi",- squesto avesse ."r.uto I'in.oÀpren_sione, l'ostilità, il silenzio che tlapela ner sogghigno dei u"tii".ic.onfronti dei loro professori. E d'ahra putll, aiche il bullismodiventa rcazione alla "noia', che la ..,.ràlu tr'adizlionile-;;;".agli allievi, incapace di coglierne le rinnovare necessità.

E così, in modo sempre più incalzante, si giungerà ai ro_manzi e agli studi sociali di pasolini, ai suoi ,,búgaíafi,,d,ai ú_

wolti tribali, che in modo indifferenziato e graluito passanodalle sevizie animali al rogo del più debore?.i b;#;.-M,come non reagire con raccapficcio nel leggere in Accattone lalucida anticipazione di un^fatto di ,roiuru vecchio solo diqualche mese: quello dei ngazzetti che danno fuo.o u iîaur-bone "tanto per divertirsi", "per noia',.

.Si giungerà alla sc_onvolgenfe vicenda d,e Ir signore d.eile Mo-sche di William Golding (ig>q), con il suo ,,braico,; ai ii[u-ìri

INTRoDUZIoNE 9

naufraghi didascalicamente su un'isola deserta, che pota alle

estreme conseguenze il problema del bullismo 6asferendolo su

un piano, per"così dire, anropologico: a dimostrars iJ presup-

porio .héLl'rro,,'o produce ii male come le api-producono. ilinilt.o, e che I'uoóo, lasciato a se,stesso, sviluppa rupi.da-

mente e, si direbbe, del tutto natufalmente un'indole cattiva.In questo ampio contesto e campionario di comportamen-

ti prevaricatori jin dalla più giovane.età, ci avviciniamo ai

teÀpi presenti con sempre maggior timote, tanto più cono-

,.l,ia,i il nome dell'uliimo uuór. che ancora ci attende:It.ph.n King, maestro del racconto fantastico e dell'o*ore.

É i.rrr..., iiu prt. fra truculenti assassini e silenziose mag-

gioranze ruzzist€, proprio nei suoi libri gli autori scovano rare

iro... di speranza-, di-rcazione intelligente all'ottusa violenza:

in q".gli siessi romanzilt G9861 e L'agghilPPgygni.(zoor).cheper'altío verso sono popolati dai "vizl" più abbietti, primitivi

è brutali dell'America media.- -Si tratta di due episodi ambientati, come no, nel modo deiqiovani e della ,.roÎu' da una parte i soliti bulli che terroriz-iana i compagni, dall'altra le solite vittime designate, i1 "cic-

cione" Ben Hlnscom e il disabile (di nuovo, la vergogna e la

vigliaccheria associate alla violenza) Douglas_clavell. Ma guisu?..d. qualcosa, qualcosa di importante' Perché, panfra'sando ,r.ru ,.rot^ po.tiu di Bertolt Brecht, la vittima, come ogni

oit.o lrorno, .,hà un difetto: può pensare>>. E il "ciccione"irouu lu for'za di pensare, riusèendó cosl prima a opporsi alla

ptexaúcazio.t., pii a sfuggire alla persecuzione' Menre diiront. all'ignominia della violenza òon6o il_compagno disa-

bile, a ..ugi"r. e pensare sono altri comP-agni di classe, che rie-scono ud lrrrmére il pensiero dei "bulli" e il loro stesso lin-grtaggio, fino a sconfiggerli con.la loro intelligeîza'"' ll rurtuvincente, dttnqr., è il pensiero: così suggerisce King'

E a questo punto, n.l libro, il pensiero prende il soprav-

vento .ón lu riflessione sociologica degli autori sul fenomeno,,lrullismo", partendo dauna domanda retorica: tanto fumofep., u* u.i.hiu storia ? Leggeremo insieme dove ci porterà ilfiltr del loro pensiero'

vrNcsNzo J,,cort.zzr

 

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ó(AI-LORA TE NE DO UN FRACCO>

<< Allora te ne do un fracco >>

Tn Ie indagini di Charles Dickens intorno alla vita e Ieesperienze delf infanzia e della gioventù nella società inglesedel suo tempo, alcuni episodi cristallizzano il fenom.rrJ d.lbullismo intorno ad alcuni fattori-chiave di notevole interesse.

In Oliuer Twist (t837-t8n) il piccolo protagonista che dàil titolo al romanzo viene venduto dalla putto.ihiu che gesti-sce l'ospizio degli oúani a un fabbricante di bare e imprJsario

{i-nomn9 funebri, il signor Sowerberry, come appràndista.Oliver è I'ultimo anivato e Noah, il garzone che gìà bvora inbottega, si ritiene in diritto di tormàntarlo sisteÀaticamenrea parole e con i f.atti. Lo disprezza perché è un <<marmocchiodell'ospizio >>, senza genitori, p.mino senza identità, lo in-sulta, lo provoca e lo picchia innanzitutto per la fonéata m-gione che è più piccolo di lui. Infatti, ancoi prima di vederlodi persona, al di 1à della porta chiusa gli domanda: <<euantiannihai?>>, e quando Oliver risponde: <Dieci, signore>, l,al-ffo replica: <<Allora, non appena entrato, te ne doìn fracco>.Quell'<<allora>> sottintende due cose: "poiché sei I'ultimo arri-

vato" e "pojché seí piccolo", <<a/lora>>, poiché sono più an-ziano e più forte di te, ho il sacrosanto diiitto <di dariene unfracco>.

I1 bullismo di Noah sembra concentrare in sé, in questocontesto, una primitiva quanto esasperata versione di almenodue tipi di comportamenti prevaricaìori riconducibili al bulli-smo: il plmo è il cosiddetto mobbing, risconrrabile negli am-bienti di lavoro, il secondo è il "nonnismo", tipico del'ia vitamilitare. Noah è più grande di Oliver elavora gia dutempo inbcrttega, dunque la sua figura è in un..rto ,.nrlo assimilaÈile a

rruella del classico "nonno" di militaresca memotia' il quale'

;iù'|ffi; f., .tà ed esperien za, si ririene "naturalmente" in

ii;i;;;i ;i*ur. comfortamenti prepotenti e intimidatori

;-;'i;;"f;";ti dei nuovia*ivati, obblis^ndoli a sottostare ai

,iiÀi.onìundi e a svolgere gli impegni più umili e faticosi. Una

;i;;il;"Jil;;ca impliia .hé quuit"t'o, in preced enza' abbia. co.-

itrriito una scala gérarchrca da perco*ersi attraverso gradr dr-

u":*i ai sottomissione, obbedienza e umiliazione' In base alla

;il.irà di ud.rir. passivamenre a quesra struttura precosri-

iiiitr, i;rfiimo arriuàto potrà speraré di .tt.t. accettato e di

iÀrèrtri nel gruppo atrfavefso una serie di prove destinate a

G;;. alla"pr"iu e fiaccarc definitivamente q'alunque suo

àè-rla.tio di àggettività e indipendenza di p.ensiero ,, Quanto al nòbblng, Dickens non dice e.splicitamente se.I'o-

bleùivo di Noah sia veramente quello di allontanare L)Irver

ààtiu-Uort.g

^,

ma..rto il suo atteggiamento nei confronti del

*d;;;.oirirponde alle strategie vessatorie tipiche di questoàu?ii.olut. f.to-.no, fondatà su angherie, soprusi' umilia-

ElJ; ;"ldi..rrr. e calunnie' tutte eserc itate, per-1'

appu.nto'

èài iipreciso scopo di es*omettere la vittima dal luogo di \a-

vàru. i tr^tti somatici attribuiti da Dickens al prepotente

iilh-Ctuypot.,

testa grossa, occhi piccoli, corpo sgraziato'

e:bressione ottusa, evocano' come ln una sorta dí caticatwa

;lFÌi;;;;;h, ; .n. ai animalesco' E riferita al mondo ani-

=4.;;;;tI'appunto, I'origine stessa del termine rnobbing''co-

àiàià úiff'.tolàgo Konrad io..r,, per descrivere il particolare

Ail|[;;;t| di alcune specie ìnimali che circondano in

E3uEpo un proprlo simile e io assalgonorumorosamente allo

effi ili;;,it".i.i i.tf o dal branc o. Lr animale sc a rumoro sit à di

li!i1., t anntnciata dalla serie di calci (circa venticinque, pre-

èil-ùi.i;.;s) che il ganone, anzíché bussare, sferra allaporta

AA- b"**u. n ,. líattacco'subitaneo scatenato nei confronti

Aéf;i;;;i;ó[,r., apprlîe.a prima vista sprowisto del soste-

eno del branco .uoàà,o daLorcnz, non dobbiamo-però di-

fliir,ri.r* .hà-l'urrogunza del gaîzo.e trova un valido sup-

ffi;;;lt smaccatí predilezióne dimostratagli dalla serva=EiJ;;; .t. ii.". in serbo per lui i piatti piir succulenti e ri-

 

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t6

fila a Oliver alcuni degli avanzi destinati al cane, relegandocosì, a sua volta, il piccolo orfanello in una condizione lette-ralmente "animalesca". Noah e Charlotte, alla bisogna, pos-sono poí godere delf incondizionato appoggio nientemeno chedella signora Sowerberry, moglie del proprietario dell'impresafunebre, il cui intervento sarà determinante nel volgere al peg-gio, per il povero Oliver, I'esito dellabattaglia che eglí corag-giosamente ingaggia contro Noah, esasperato dalle maldicenzedi questi nei riguardi di sua madre.

La mattina dopo Oliver venne destato dai tonfi di calci sferraticon violenza contro Ia porta della bottega, e i calci, prima che egliavesse potuto vestirsi, continuarono a ripetersi, irosi e irruenti, percirca venticinque volte. Quando il bambino cominciò a togliere lacatena, Ie gambe dello sconosciuto desistettero e si cominciò in-vece a udirne la voce.

oVuoi deciderti ad aprire la porta?> urlò la voce appartenente

al proprietario delle gambe che avevano sferrato i calci.oE quello che sto facendo, signore> rispose Oliver, mentre to-

glieva la catena e girava Ia chiave nella toppa.uSuppongo che tu sia il nuovo garzone, eh?, disse Ia voce, at-

traverso il buco della serratura.<Sì, signore> rispose Oliver.<Quanti anni hai?, domandò Ia voce.<Dieci, signore, rispose Oliver.uAllora, non appena entrato, te ne do un fracco,, disse la voce

<vedrai se non lo farò, marmocchio dell'ospizio.> Poi, dopo que-sta gentile promessa, Io sconosciuto cominciò a fischiettare.

Troppe volte Oliver era stato assoggettato alle botte cui si ri-

ferisce l'espressiva parola di due sillabe ripetuta più sopra perpoter avere il minimo dubbio riguardo all'intenzione di mante-nere onorevolmente la promessa da parte del proprietario dellavoce. Pertanto, fece scorrere il chiavistello con mani tremanti eaprì.

Poi, per un secondo o due, sbirciò a destra e a sinistra lungo lastrada, persuaso com'era che lo sconosciuto dal quale gli erastata rivolta la parola attraverso il buco della chiave avesse de-ciso di riscaldarsi facendo qualche passo; infatti non vide altriche un ragazzo píù grande di lui, uscito da qualche altro ospizio,

<(ALLORA TE NE DO UN FRACCO)> 17

ll cruale si era messo a sedere su un pilastrino davanti alla casa e

;;; ;;";lundo ,nu fetta di pane ìmburrato; servendosi di un

tÀ-n,i,nrinol ne tagliava pezzi'di dimensioni adeguate a quelle

,Éiio *uu bocca, àhe masticava poi con somma destrezza'-'-Vi.t'''iuOo scusa, signore,> disse infine Oliver' dopo aver con-

etataio .h" n"rrun altro"visitatore si faceva vivo <ma avete bussatovoi, per caso?>

ui'lo sferrato calcin rispose l'altro.nVi ,aru" una bara, signore?' domandò Oliver' invero molto in-

gFnUamente.

A queste parole il ragazzo parve andare su tutte le furie; disse

c=he olive, le avrebbe b-uscate'di lì a poco se avesse continuato a

àeltcrzate in quel modo con i suoi superiori'sTu non sai neanche lontanamente chi sono, immagino,. m.ar-

fl1'ccÀio dell'ospizio> soggiunse poi, scendendo intanto dal pila-

elrlno con edificante gravità'nNo, signore, non lo so>.rispose Oliver'

nSoóo vrl signor Noah Claypole' disse il ragazz.o 19.tu, ::i "imféióiOi"i. fo"gti t" iÀposte, piccolo ruffiano pigro!, Ciò detto, il

Ituout ClavpoÉ sferrò un caicio a oliver ed entrò nella bottega

;,îilrà;ìlilgniro;u.nl non gli giovò un.gra.nché..È difficile che

ùÉ'uàófórl"nt! dalla testa troppo grossa, dagli occhi decisamente

àiccoli, dal corpo sgraziato e dall'espressione ottusa' possa avere

[iì'=Ài|iì" Are;ii"r6 in qualsivoglia circostanza; ma è tanto più

Aiifl.i|.;h" t3 abbia quando, a Iueste attrattive personali, si ag-

clutlqono il naso rosso e i denti gialli'"'"àjiîi,;; aopo u*,. tolto le impóste, rompendo,un vetro nel ten-

tatliO ai allontanarsi barcollante, sotto il peso della prima, verso il

A;iil-ii; ;i lato alla casa nel quale vehivano tenute durante il

Èierns, venne aiutato da Noah, il quale acconsentì gentilmente aA;dii;;; ;; soltanto dopo l'assicurazione che ole avrebbe

Èrs?itur. p.lo dopo discese^il signor Sowerbeffy e' di lì a non

m=6iil;;òp"t* iu tignotu sowerb"erry' oliver, che' avveratasi la

lil=àiír".à di Noah,"le aveva prese, seguì il giovane gentiluomo

illU put le scale per andare a far colazione'= (Vieni accanto al fuoco, Noahn disse Charlotte' <Ho messo

da parte per te un bel pez.zo di pancetta tolto dalla colazione

Aèf iiai".é. Oliver, chiudi quel'la porta alle spalle del signor

É;.'h ; il";ai gti uuunti che ho lasciato per te sul coperchio

BULLI DI CARTA

 

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BULLI DI CARTA <(ALLORA TE NE DO UN FRACCO)> t918

della tortiera. Eccoti il tè; va' a metterlo su quella cassa e beviloIà; e sbrigati, perché vorranno che tu badi alla bottega, hai ca-

<Hai capito, marmocchio dell'ospizio?> ripeté Noah.<Santo Cielo, Noah,, esclamò Charlotte <che cattivone sei!

Perché non lo lasci in pace, il bambino?o<Lasciarlo in pace!u esclamò Noah. <Quanto a questo, lo

hanno lasciato già troppo in pace tutti quanti. Né suo padre nésua madre gli romperanno mai le scatole. E tutti i suoi parenti la-sceranno che faccia il comodo suo. Eh, Charlotte? Ah-ah-ah!,

<Oh, come sei spiritosol> disse Charlotte, scoppiando in unaallegra risata alla quale si unì quella di Noah; dopodiché entrambiguardarono beffardi il povero Oliver Twist, che sedeva rabbrivi-dendo sulla cassa, nell'angolo più gelido della stanza, e mangiavai rancidi avanzi messi da parte appositamente per lui.

L'atteggiamento sistematicamente vessatorio di Noah fi-nisce tuttavia con il sortire esiti imprevisti. Infatti, se il pic-colo Oliver subisce senza fiatare i più biechi soprusi, allorchéil suo aguzzino incautamente 1o provoca con maligne allu-sioni alla moralità della madre (che Oliver, peraltro, non hamai conosciuto), ecco che nel bambino si scatena una furiacieca che moltiplica le sue Íorze e gli consente di bastonareNoah di santa ragione. Le conseguenze, per I'orfanello, sa-ranno quanto mai funeste, ma Ia sua volontà di vendetta ètroppo grande, su1 momento, per consentirgli di valutare lu-cidamente la situazione. Da notare subito, ttal'altto che larivolta della "vittima", in questo caso Oliver, di fronte al-

I'offesa nei confronti della madre, sarà una costante nellestorie di bullismo: il primo immediato richiamo è quello a

un'analoga scena del Cuore deamicisiano, nel momento in cuiFranti scimmiotta la mamma del piccolo Crossi, il qualeperde la testa e gli scaraventa addosso un calamaio.

Un giorno OIiver e Noah erano discesi in cucina, all'ora dicena/ per banchettare con un piccolo arrosto di montone * unalibbra e mezzo della parte peggiore del collo - quando, Charlotteessendo stata chiamata altrove, seguirono alcuni minuti durante i

quali Noah Claypole, perfido com'era, ritenne di non poter im-

plegare il tempo in alcun modo.migliore che non fosse quello di

èsa.iperare e tormentare il piccolo Oliver Twist'

Deciso com,era a concedersi questo divertimento innocente,

Noalr mise i piedi sulla tovaglia, poi tirò i capelli a Oliver, glitorse

le erecchie, gti oieae del vigliacco, quindi rese nota Ia propria in-

ténzione dí àndare a vederlo impiccare non appena questo desi-àer.rtlile evento si fosse determinato e lo irritò infine con altre me-

gehine malignità, da quel ragazzo perfido e villano che era. Ma

àègono di"questi tormenti frodusse l'effetto desiderato, quello

ètÉg Ai far piangere Oliver, e pertanto Noah cercò di essere più

faeetp e fece quéllo che molti imbecilli, i quali godono di una. re-

pillf,zione di gran lunga migliore di quella di Noah, fanno talora

Lluando c"r.r.-no di esiere sfiiritosi: decise di ferire il bambino nei

buol Più intimi affetti.rMarmocchio dell'ospizio,u disse (come sta tua madre?u

*Mia madre è morta> rispose oliver. <E non osare dir qualcosa

ell lelt,Oliver divenne acceso in viso, pronunciando queste parole; re-

lglrè più in fretta; e la bocca e le narici di lui ebbero strani guizzi

ehe Nioah Claypole ritenne potessero preannunciare l'imminenza

Èll uou scoppio'di pianto. Basandosi su questa impressione, Noah

ternò all'attacco.rDi che cosa è morta, marmocchio dell'ospizio?' domandò'

nDi crepacuore, mi hanno detto certe anziane infermiere> mor-

Fnerò oliver; ma più come se stesse parlando tra sé e sé che ri-

tponelendo a Noah. uE credo di sapere che cosa si debba provare

morendo di questo!nroh bella, marmocchio dell'ospizion disse Noah, mentre una

laerlma striava la gota di Oliver. <Cos'è che ti fa piagnucolare,

grlesso?D= rNon fen rispose oliver, affrettandosi ad asciugare la lacrima.

sNeu illuderti.,rAh, non io, eh?, esclamò Noah, beffardo'cNo, non te> ripeté Oliver in tono aspro. <E ora basta' Farai

megllo a non dirmi altro di lei!oiFarò meglio!> esclamò Noah. <Ah que-sta, poi! Farò,meglio!

Marmocchio"dell,ospizio, non essere impudente. Iua madre, figu-

flamoeil Era un beliipetto, tua madre! Oh, santo Cielo!o E aque-

_,.tEt ltutlto Noah fece di sì, in modo espressivo, con la testa; e, per

 

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t.!$rtttE

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l'occasione, arricciò, quanto più glielo consentivano i muscolifacciali, il piccolo naso rosso.

<Sai, marmocchio dell'ospizio,> continuò poi, ringalluzzitodal silenzio di OIiver ed esprimendosi in un tono offensivo difinta compassione, il tono di voce più esasperante che esísta

<sai, marmocchio, ormai non si può più rimediare, né, natural-mente, tu avresti potuto rimediare allora; la qual cosa mi di-spiace moltissimo; e sono certo che noi tutti ti compassioniamomolto. Ma devi sapere che tua madre era una vera e propriadonnaccia. n

<Come hai detto?> esclamò Oliver, alzando fulmineamente gliocchi.

<Una vera e propria donnaccia, marmocchio dell'ospizio> ri-peté Noah, imperterrito. oEd è di gran lunga meglio, marmocchiodell'ospizio, che sia morta quando morì, altrimenti sarebbe statacondannata ai lavori forzaÍi a Bridewell o deportata, o impiccata.Molto più probabilmente impiccata, eh sì.o

Paonazzo in viso per la rabbia. Oliver balzò in piedi, rovesciandola sedia e il tavolo; afferrò Noah alla gola, lo scrollò, nella violenzadella furia, fino a fargli battere i denti; poi, immettendo tutta laforzadella quale era capace in un pugno, lo scaraventò a terra.

Un attimo prima, il bambino era sembrato Ia creatura placida,mite e avvilita nella quale era stato trasformato dai maltrattamenti.Ma ora I'anima sua si ribellava, finalmente; l'offesa crudele allamadre defunta gli aveva incendiato il sangue. Ansimava; si ergevain tutta la sua statura, gli occhi vividi e balenanti; l'intero suoaspetto era cambiato mentre fissava irosamente il vile aguzzinoche giaceva ora rannicchiato ai suoi piedi e lo sfidava con unaenergia mai conosciuta prima.

<Mi ammazzerà!, balbettava Noah. <Charlotte! Padrona! ll ra-Bazzo nuovo mi sta assassinando! Aiuto! Aiuto! Oliver è impaz-zitol Char-lot-te!>

Agli urli di Noah risposero un grido acuto di Charlotte e unostrillo ancor più acuto della signora Sowerberry. La prima si preci-pitò nella cucina da una porta laterale; l'altra indugiò sulla scalafinché non fu del tutto certa che scendere ulteriormente nonavrebbe costituito una minaccia alla sua vita.

oOh, piccolo miserabile!> strillò Charlotte, afferrando Olivercon tutte le sue forze, che erano quasi pari a quelle di un uomo

<<ALLoRA TE NE Do uN FRACco)> 2l

moderatamente robusto e alquanto bene allenato' <Oh, piccolo

i;;;i;, .ttido farabutto, assàssino!u E, tra una sillaba e I'altra'

éfi";ùn" sferrò colpi a oliver con tutta la sua forza' accompa-

unandoli a un urlo Per il Pubblico'""ì p"!"iaì cÀatlotte non erano affatto leggeri' *,1:-""1|'^"YÎIlu

lità àhe"non bastassero a placare la furia del bambino,la srgnora

;;;;b";y si precipitò nella cucina e aiutò la serva a trattenerlo

con una mano, mentre con l'altra gli graffiava la faccia' In questa

tùrution" per lui favorevole, Noah si rialzò dal pavimento e mar-

tellò di puqni Oliver alle sPalle'-Si ttuiruíu di fatiche troppo violente perché potessero protrarsr a

lungo. Quando furono sfiniti tutti quanti.e non riusctrono ne a ur-

itt"""e i picchiare oiire, trascinaronooliver' che.ancora si dibat-

tàva e gridava, e non era stato affatto domato' nell'immondezzaio

e lì lo rinchiusero''

InDauid, Coppet'ield' (ú37-ú39) passiamo da atti di bulli-

r"';;;;ir;;;a;.compíg,,i ul" àltto tipo di bullismo' più

sottile . i.rrr.rro ma al tómpo stesso più eclatante e provoca-

torio.--No'siamopiùnell'ambitoristrettodelconfrontoffadue

inii"ià"i Àu ii .o"ioto si allarga sino a includere come ele-

menro determinani.-iu -uttu iÀdistinta e indifferenziata di

il;i";;il , iítutri"xa e soggiosata dal carisma del bullo'

si schiera dalla sua l^i, iidu"riidJl, vittima. L'atrogante al-

ii; S;;.rforth si'àiverte a umiliare pubblicamente un inse-

snante, il mite ,igrrot lnt[, ben sapenào che il direttore della

;;;ì;,'il ;G;;; Óreakle, "o"o"ià mai contrastarlo a c rrsa

a.ff, éti"if Jgiata p*iri""t sociale ed.economica della sua {a-

mielia.EstatoproprioDavidCopperfield,allievo.del]ostessoi"il;;". J;;"ilà.l fascino magnetico di Steerforrh, a for-

;ir.;*;i't,ir'o tu nitizia che Ia madre di Mell vive nell'o-

r"iri. àl mendicità1, lungi dal suppore, nella sua ingenuità'

ItÉ'iriri." l,"r.ra

ir?"a" .àiì infu-e. Eppure, David

avrebbe dovuto t,; i; gtardia, perché I'astio di Steerforth

;;i;"r6;ti aa prot.rrJr M.ll nàn è di fresca data: <<Mi fa-

r. Le citazioni sono tratte da Charles Dickens' OliuerTwist' traduzione di Bruno

Oddera, Mondadori, Milano r996'

BULLI DI CARTA

 

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BULLI DI CARTA <(AI-LORA TE NE DO UN FRACCO>> 2)

ceva sempre dispiacere osservare come Steerforth lo trattassecon sistematico disprezzo, - confessa David - e raramente silasciasse sfuggire un'occasione per colpirlo nei suoi sentimentio per indurre i suoi compagni a far ciò>.

Un'awersione tenace, dunque, che con il bullismo condi-vide un carattere essenziale, l'assoluta gratuità. Non vememomai a sapere, in{atti,le ragioni di tanta ostilità, che culmineràcon la cacciata della vittima e il trionfo del persecutore. Dun-que, alla cieca ottusità del branco degli studenri che infieri-scono sul povero insegnante, si contrappone la lucida crudeltàdi Steerforth, I'allievo bello e ricco c6é sfrutta con cinica di-sinvoltura il suo carisma. Allo sresso modo, allabellezza fisica,all'innata eleganza e all'elevato rango sociale dello studente sicontrappongono la btuttezza,la ftasandatezza e l'umile estra-zione di Mell, <<un giovane magro, pallido, con le guance inca-vate [...] i suoi capelli invece di essere lucidi, erano secchi e

color di ruggine. Poftava un vestito nero, piuttosto secco erugginoso anche quello, e piuttosto corto di maniche e di pan-taloni; portava inoltre al collo una cravattabianca non .ó..r-sivamente_pulita>. Più avanti sapÍemo che le sue scarpe sonologore e sfondate, e che <<una calza spuntava da una di esseproprio_ c_ome un germoglio>, il che aggiunge all'aspetto di-messo della vittima un tocco di ridicolo che sembra renderlaancora più inerme, un po' come accadrà anche con il <<lungogrembiale di tela nera lucida>> che costituisce, nel Cuore di DeAmicis, I'abito quotidiano del piccolo Nelli, vittima anche luidelle vessazioni del branco.

Steerforth risponde freddamente, con deliberato intentoprovocatorio, alle parole del professor Mell che gli intima ilsilenzio. In verità, più di un ordine sembra trattarsi di un'im-plora,zione, poiché Mell è ormai una vittima impotente, checon labbra tremanti appare completamente disor ientata ein balia della canea. E interessante notare la strategia diSteerforth come agente provocatore: istiga i compagnl a la-sciarsi andarc a un'indegna gazzarta, ma si tiene in disparte, faquanto basta perché il professore, a un certo punto, 1ó chiamidirettamente in causa, e soltanto allora lo provoca apefta.

naetlte in un crescendo incalzante che mette alle corde I'awer-Earlo, il quale, alla fine, è costretto a confessare pubblicamente

ll etro dolente segreto, che la madte, cioè, vive di carità' Tut-€evin, malgrado appaia chiam agli occhi di tutti I'infamità del-

le provocuzione, Mell viene licenziato in tronco mentre

EteLrforth è oggetto di pubblico plauso, da quello dell'ipocritaelgnor Creakle, direttore del collegio, a quello, virceralmentelrFazionale ed emotivo, dei compagni, tn i quali soltanto uno,

?racldles, trova il coraggio di denunciare apertamente che

Mell è stato tratt^to da Steerforth <<in modo indegno>. In€uanto abile provocatore e manipolatore di coscienze,Steerforth rimanda a certi inquietanti personaggi del Giouane

Tbrlcss di Musil o di Giouentù senza Dio dí von Horvóth, fi-gttt'e privilegiate che sanno volgere ai propri {ini la Í.otzabtutaè lrrJzionalè d.l btan.o, individui solitari che con fteddezza e

lucidita sanno sfruttare la cieca violenza della massa trasfor-

manclola, in un certo senso, in aztone squadristica' E ciò chefa Juck con la sua tribù neI Signore delle Mosche di Golding ed

è quello che accade a certi bulli pasoliniani, i quali,- da unglorno all'altro, si ritrovano a conferire un colore politico a

Quella stessa violenza esercitata sino a poco prima a titolo gta-

Èutito.Notetemo, infine, come in questo episodio compaia un im-

Eot'trrnte elemento ricorrente nel bullismo, cioè la spersonaliz-àezi.tne della vittima,la sua degradazione a qualcosa di appar-

tenente a una diversa specie, uÀ animale .In Studi sulla aita delTe$accio di Pasolini e iel Si'gnore delle Mosche vi sono episodi

dl purossistica violenza contro animali che alludono, con I'im-pllÉazione di una forte carica simbolica, a c-odesta pecu-liarei'animalizzaziorte" e, non a caso, proprio alla vigilia del piùecl$tante atto di bullismo presente inDaaid Copperfield, il pro-

tegonista associa d'istinto la figwa del professor Mell alleptùse con una classe scateflata con quella di un orso o di unioro assediati da una muta di cani.

Sc potessi associar l'immagine di un toro o di un orso con una

F€!rsona mite come il signor Mell, dovrei paragonarlo - ripen-iattrlr a quel pomeriggio, quando il pandemonio raggiunse il suo

 

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BULLI DI CARTA

vertice - a uno di quegli animali circondato da un migliaio dicani. Eccolo, al suo scrittoio, col capo dolente appoggiato allamano ossuta/ curvo sopra il libro, eccolo che cerca disperata-mente di proseguire il suo spossante lavoro in mezzo a un bac_cano che avrebbe fatto perder la bussola anche al presidente dellaCamera dei Comuni.

Ilprofessor Mell tenta invano di riportare la calma, ma i ru-gazzi escono dai banchi, vi salgono sopra, giocano, ridono,cantano, ballano, ululano addirittura. Alcuni fanno il giro_tondo intorno al sig_nor Mell <digrignando i denti, sbeiteg-giandolo, rifacendogli il verso dietro le spalle e anclre davarttiagli_occhi; canzonandola suapovertà, le sue scarpe, la sua pa-landrana, sua madre, tutto ciò che lo riguardaval ófr. fosé aloro conoscenza>>. A nulla valgono gli appelli alla ragione delprofessore, che a un certo punto, in uno icatto d,iralbalza inpiedi e

sbattecon

[.orua un libro sulla cattedra urlando: < Si-lenzio! Perché vi comportate così con me, ngazzi?>. L'acco-rato

-e vibrante appello non manca di impreisionare gli stu-denti, che si fermano, alcuni sorpresi, altri un po' spaóntati,altri ancom, forse, già pentiti. Sìltanto Steeràrth, in fondoall'aula, appoggiato al muro, con le mani in tasca, fissa il si-gnor Mell con le labbra anotondate, come stesse fischiet-tando.

<Silenzio, Steerforth!> disse il signor Mell.<silenzio voi> disse steerforth fàcendosi rosso. <chi parla con

voi?>

<Sedete> disse il signor Mell.<Sedete voi> disse Steerforth <e pensate ai fatti vostri.>Ci fu qualche risatina sommessa, qualche applauso. Ma il si-

gnor Mell era così pallido, che subito si rifece'silenzio: e un ra-gaz.zo che gli era strisciato dietro Ie spalle per far la caricaturadella sua vecchia madre, mutò pensiero e finse di vorer temperareuna penna.

<Se credete, Steerforth> disse il signor Mell nche io non cono_sca l'influenza che voi potete esercitàre sullo spirito di alcuni vo-stri compagni> e pose la sua mano senza rendersene conto (cosìsupposi, almeno) sul mio capo (o che io non vi abbia visto, qual_

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<(ALLoRA TE NE Do uN FRAcco> 25

r lrc minuto fa, eccitare i vostri camerati più giovani a mancarmi di

tispetto in ogni modo, vi sbagliate assai.>

<lo non Èri prendo affatto la briga di pensare a voi> rispose

Slcerforth freddamente (e così, non mi posso sbagliare per nulla.,uE quando approfittate della vostra condizione privilegiata, qui,

rignorino, proseguì il signor Mell con le labbra che gli tremavanlorte (per insultare un gentiluomo.'.u

<Un... che?... E dov'ó mai questo gentiluomo?' disse Steerforth'

A questo punto qualcuno gridò: nsteerforth! Questa è cattive-

ri,r!...o. Era Traddles, e il signór Mell gli diede subito una doccia

Irt'clda ordinandogli di tener la lingua a posto.(... per insultaÉ chi nella vita non ha avuto fortuna, signorino,

r lri non vi ha mai recato la minima offesa, chi non merita di essere

irrsultato per molte ragioni che voi alla vostra età e con la vostra

litt0lligenza dovreste p-ur .otpt"nderen disse il signor Mellcon le

l,rbltra"sempre più tremanti <commettete un'azione meschina e

vilc. Potete sedervio rimanere in piedi, come meglio vi aggrada,

eignorino. Andiamo avanti, Copperfield.'.r'<Un momento, giovine Copperfield' disse Steerforth avanzan-

rlosi dal fondo delliaula. oEcco'quel che voglio dirvi, signor Mell,

rrna volta per tutte. Quando vi prendete Ia libertà di chiamare me

rrrflschino e vile, sietò un accattone impertinente. Un accattone lo

aiOlc sempre: ma in questo caso siete un.accattone impertinente.>

Non so se egli stesse per slanciarsi sul signor Mell.o se il.signor

Mr,ll stesse per"slanciarsi su di lui: ma a un tratto vidi tutti, nella

r:l,rsse, irrigidirsi come se fossero stati trasformati in altrettante sta-

tue l'..]. ll"signor Mell, coi gomiti puntati sullo scrittoio e la faccia

,J,uifoÀdutuita le mani, rimlase per qualche attimo immobile''

Attirato dalla cagnara, interviene a questo punto il- signor

LlLeakle, proprietarlo e direttore della scuola, il quale apo-

airnfn VÍ.it.ón fare inquisitorio. Poiché quest'ultimo, turbato

e eonfuso, non appafe in condizioni di fornire un fesocontopl*usibile dello svoigimenro degli eventi, Creakle, allora, si ri-

;;i;;-^ Steerforth,"il quale, còn straordinaia abilità e fred-

deírn, presenta se stesio alla stregua di una vittima e il pro-

r, l,c cirazioni sono rfatte da charles Dickens, Daaid. copperfield, traótzione di

Ettrlco l)iceni, Mondadori, Milano r965.

 

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26 BULLr Dr CARTA

fessore !-ome un poco di buono, indegno del prestigio della:9"9.1u. Il giovane Copperfield, malgrado la suà simfatia perMell, non può trattenersi dal notare l'eclatante diqparità diaspetto tra i due contendenti, ove il giudizio sulla forma lasciatrasparire- in filigrana un giudizio di sostanza: <(non potei - ri-cordo - f.arc a meno di osservare com'egli [steerfoith] appa-risse di nobile aspetto e come i1 signor Mell sembrasr. modesto

-eyglgq_e al suo confronto>>. Scatia i7 cliché,lo stereotipo: se il

bullo è bello e ricco e la vittima dimessa e plebea, p.i ,r, .r.r-rioso effetto di strabismo il primo sembra un po' meno bullo ela seconda un po' meno vittima, anzi, in qualcuno poffà insi-nuarsi il sospetto che, come si suol dire, "sé la sia aldata a cel.cate" . Il bullismo di Steerforth è dei più sofistic ati, radicatonell'odio per gli individui di classe inferiore, considerati dei"perdenti" per definizione, meritevoli quindi di pubblico ludibrio. Come uno stratega consumato, sfr,rttando abilmente le

parole effettivamente pronunciate da Mell, Steerforth riesce af.arc appante il professore come un prevaric atore, un provoca-tore, una figura lesiva della dignità del collegio dove iisegna, ese stesso come una vittima che, se ha commesso qualche er_rore, del quale si dichiara pronto a sopportare le conseguenze,lo ha fatto per difendgre se sresso, la icuola e i suoi coÀpagni.E, per la seconda volta, Copperfield non può tratteneisi"dalsentirsi trascinato dal carisma del ragazzo, proclamandosi <<en-tusiasmato>> dal <fiero discorseto> del faicinoso bullo albio-nico. 11 professore viene cacciato su due piedi dalla scuola eSteerforth, assurto a paladino della rispettubilita del college, ri-

ceve i c-omplimenti del diretore rra gli ewiva dei comfagni.Copperfield, dal canto suo, si unisce <rcon ardore, ai cameàti,sebbene non riesca a non sentirsi <<il cuore stretto)>.

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< Si chi amava birichino >

II ragazzo di strad.a di Carlo Collodi (in Occhi e nasi, rggr) èuna sorta di anamnesi ante litteram di quella Íigura di giovanesottoproletario suburbano che sarà descrìt a in tltt'altri ierminida Pasolini una settantina di anni dopo. Tralasciando per il mo-mento il tono pittoresco e divertito di collodi, che ornologa ilsuo ritratto al grande filone della physiologie ottocentesca, il"R.a-gazzo di strad'a riassume una sorta diideaÈ decarogo che íembra

compendiare alcune delle caratteristiche .s..rrIr[ der bullo,quelle sjes:.e.che potremo sorprendentemente riffovare u qruriun secolo di distanza,-yutatis-rnutandis, nei giovani boryataii pa_soliniani, da Studi sulla uita del Testacci,io a F.agazzi di u\ta.

Il bullo, dunque, sarebbe:r) noto per lo più con un soprannome, che diventa per lui

una sorta di maschera;z) tendenzialmente sudicio, se ama Íare ilbagno sule rive ur-. bane del fiume, non 1o fa per lavarsi tnà p., provocare;

3) costituzionalmente inabile al lavoro, o almeno iale ama fi-tenersi;

4) capace di riconosce d'istinto i propri simili, con i quali ha. un rapporto solidale e conflittuale al tempo sresso;

5) fortemente incline, per ammazzarc il t.rnpo, a bighello-nare insieme ai pari suoi;

ó) ladro, bugiardo, vandalo e bestemmiatore;7) provvisto di una spiccata predilezione per le oscenità;8) privo di opinioni in politica, purché ìi ,ia da menar le

mani;9) vittima della società, o almeno tale si considera;

ro) dotato di un feroce senso delf ironia.

<(SI CHIAMAVA BIRICHINO}> 29

Prerprio quest'ultimo punto, che ci permette di ricollegarci-r! eitrrio piglio ironico della physiologie collodiana, merita :uîa

apeeiole àisiderazione. Appena cinque anni dopo I!.ragaz3o.(i

,inr,la, Edmondo De Amicii, ín Cuore, conierà per il suo bullo

d'eleaione il celeberrimo <(... e Franti rise>>, conferendo tutt^-

via rrl proprio personaggio un'impronta bieca e sinistra, che a

lisLico Boìtini{arà addirittura <<ríbrezzo>>: <Quella bntta fac-

rirrri eli Franti (<<Íacciainvetriata>>, rincara subito dopo Enrico)

ulra rlualcosa che mette úbrezzo su quella fronte bassa, in que-

gli oòchi torbidi>. Franti <(tormenta>>, <<schernisce>>, <plo-i,raoo, cerca la lite, <<s'inferocisce>>, quando picchia <<títa a fatmale>'ma soprattutto <odia>> (la scuola, i compagni, i!,m1e-rtt'rr), c quest;odio inveterato si cristallízza in un riso beffardo,

irt qticl suo uridere in faccía>> con intemeîata pîotervia all'a:u-

t,riìt\ che volebbe ricondurlo, come si suol dire, sulla retta

via, Non è un caso che De Amicis, a un certo punto, cancelli

rettrlrlicemente Franti dall'otizzonte del romanzo, quasi.che ilpe|sonaggio gli fosse apparso all'improwiso inconciliabile con

gli rrltcriori sviluppi della nartazione.- Cnt. è facile capire, al confronto di Franti ll tagazzo distrrrda collodiano appaîe alla stregua di una simpatica mac-

elrietta, I'antesignanó d.I p.ttoliniano Giggi er bullo,-nel mi-gllr.il,e dei casi una sorta di scugnizzo alla vincenzo Gemito,lpp,,r., nelle versioni più corrive, un tipo che magari s'illu-

Uèil ai prendere in giro gli akri, ma che soprattutto. .Í.aù ri-dere di ìé u .uutu della sua ridicolaggine' Sin dalf incipit,*Unu uoltu si chiamava birichino o sbanzzino>>, II ragazzo di

strudu nmanda a un contesto in cui possono esservi birbe, mo-nelli, birichini, sbarazzini, tutta una variegata popolazione piùg nre no pittoresca e simpatica di piccole canaglie, ma non an-

c==or* i bulli, freddi e feroci, come oggi ben li conosciamo'

Llrta volta si chiamava birichino o sbarazzino. Oggi questi due

nnrni sono ringentiliti. Oggi si trovano dei birichini, che hanno la

glat r hcttina quasi nuova e le mani quasi pulite: oggi s'incontrano

Hegli sharazzini, che possono perdere il fazzoletto di tasca, ma ri-

r1r.il,rn,, il fazzoletto'nelle tasche degli altri. ll ragazzo di strada

tirrr 5a più che veder nulla con loro. È una tinta più forte, un tipo

 

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)0 BULLI DI cARTA

più canaglia, uno scolare che bazzica unicamente la R. Scuola

della Corte d'Assise. Qual è il suo nome? Non lo sa: o non l'ebbemai, o se l'è dimenticato. Tutti i suoi compagni lo chiamano con

un soprannome...

In una edizione dei primi del Novecento del dizionariodella lingua italiana II nuouissirno Melzi, alla parola bullo (anzi,

bulo), ril.gg. la seguente definizione, che colpisce per il suo

carattere esclusivamente storico:

nBulo, s.m. st. Uomini prezzolafi da castellani del dominio ve-

neto, al tempo della Repubblica diVenezia, che quelli prezzola-

vano tra i loro campagnoli e armavano a lor difesa, più liberi dei

bravi. /Bravaccio>.

Dunque, all'alba dello scorso secolo, bullo è press'a poco sinonimo del brauo manzoniano, una via di mezzo ffa il sicatio e

la modernabodyguard, un professionista, in ogni caso. L'atto

di proterva sopeichieria di cui è vittima il don Abbondio deiPràrnessi sposi-al ritorno dalla sua famosa passeggiata, infatti,poco o n.tllu hu a che spartire con il bullismo, è un "avvetti-ìnento" in piena regola comminato per conto di un mandante,

un'intimidazione, diremmo oggi, di puro stampo mafioso,tutt'alffo che gratuita bensì basata su un movente di estrema'

minacciosa precisione.Se I'esseie "birba" , in quello stesso giro d'anni, sembra in-

vece esclusivo appannaggio della gioventù (<Birba, s'f. Giova-netto sciopeîaú:o impertinente. / Furfante>), il significatodel maschije "bitbo" rimanda atrCotrà, in senso lato, albtavac-cio (<Birbo , s.m. TJomo c pace di ogní ttista azione. / Sin. Bir-bante, furfante>) anche sé, in codesto caso, viene a cadere ilrimando a qualsivoglia tipo di rapporto contîattuale fra il man-

dante e I'esecutore. Il "birichino" di cui parla Collodi torîa a

essere un aggettivo squisitamente giovanile, nella cui defini-zione Il nuòiissimo Melzi introduce tre caratteristiche impor-tanti: <<Birichino, -a, 4gg. Ragazzo impertinente, che va fa-cendo il monello per le vie>. Vale a dire, un insolente che ama

tirare dei brutti Jcherzi e ha una spiccata propensione al tan-dagismo urbano. Nel momento in cui il personaggio si va mo-

<<SI CHIAMAVA BIRICHINO) )l

dernizzando, simultaneamente viene a pesare sulla sua defini-zione un'ipoteca moralistica, perché lo stesso dizionario defi-nisce il "monello" un <<fanciullo alquanto tristo e discolo> (ove

per <<tristo> è da intendersi <<malvagio, meschino, cattivo>> e,

per <discolo)>, <(scapato, scioperato, scapestrato, riottoso>>).

lìiassume tutte queste caratteristiche, ma con un rimando checoinvolge anche il mondo adulto e non soltanto quello giova-nile, lo "sbarazzino" (o sbarazzina), definiti <<IJomo, donna,pronti a farne d'ogni colore>>.

Ma è su quello <(scapato)> che conviene soffermare I'atten-zione, in quanto con esso termine ha da intendersi colui, o

colei, <<che ha poco senno>, che è sprowisto di <<ptudenza, sa-

ptenza, giudizio, criterio, buon senso>>.

Ecco, il famoso e celebrato <<buon senso)>: è questo il capo-linea di questa sorta di improvvisato slalom filologico che cisiamo permessi al solo scopo di mettere in evidenza il progres-

sivo inasprirsi della terminologia mano a mano che una sortadi moraleggiante tolleranza nei confronti di colui il quale, purrrella propria "irregolatttà" , appate tuttavia alla sffegua di unapittoresca nota di colore nel monotono scenario della faunaumana, cede in favore di un più intransigente e icastico giudi-zio, dí una formula che sancisce la separazione dal contestodel vivere civile sulla base di una irrimediabile mancanza:cluella, fondamentale, del <<buon senso)>. Il borghese scorge incluesta equivoca e generica virtù l'ultima invalicabile barriera,il punto del non rítotno, e con il portatore di una simile, radi-cale deficienza non può esservi contatto alcuno, né, tanto-

rìeno, possibilità di dialogo. Egli cessa di essere una innocua"nota di colore" e diventa invece una "carogna". Smette didivertíre e diviene una minaccia. Il riso si spegne sulle labbraclel borghese e, viceversa, contrae quelle del reietto in una in-Limidatoria smorfia di scherno che vuol significare: non viclarò tregua.

Per il momento, tuttavia, nel giro d'anni della cosiddettaBclle époque, mentre, come ci insegnano le più scontate oleo-grafie, allo schiocco dei tappi di champagne si sovrappone illombo delle cannonate e al fumo azzutrino delle sigarette su-

 

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<SI CHIAMAVA, BIRICHINO> ))32 BULLI DI cARTA

bentrano i miasmi dei letali gas nervini, si può ancora ridere.Ridere del Ragazzo di strada, di Giggi er bullo, de| bad boy ame-ricano o del nazionale Gian Bumasca. Tuttavia, nel seguenteestratto dal Ragazzo di strada di Collodi, indubbiamente diver-tente, sembra di scorgere come un "secondo testo", I'abbozzo

in Íihgrana di un mondo niente affatto dilettevole, simile aquello che, come già anticipato, sarà spietatamente notomiz-zato in molte pagine di Pasolini. E un mondo Í.atto di miseriamorale, di povertà materiale, di ignoranza, dominato da senti-meflti rozzi che si manifestano in forme violente e primitive,un mondo, soprattutto, sconfinatamente arido e solo.

Quando la mattina si sveglia non ha che un solo pensiero;quello di trovare la sera. Come riuscirà a trovarla? Ecco un que-sito, che non gli fa né caldo né freddo. llimprevisto è il suo ele-mento: mangia quando trova da mangiare e dorme dove Io pigliail sonno. Filosofo per indole e per educazione, due cose sole

cerca di scansare: le carrozze e il lavoro. Fra le due cose, quellache gli fa meno paura sono le carrozze: e s'intende. La ruota diuna carrozza può tutt'al più stroppiare un uomo: ma il lavoro loabbrutisce. lluomo che lavora, dice il ragazzo di strada nella suaarguta ignoranza, non può esser fatto a immagine e similitudine diDio: perché Dio lavorò appena sette giorni e sono oramai seimilaanni che si riposa. Tutti i ragazzi di strada si conoscono fra di loro,anche se non si sono mai visti né conosciuti. La prima volta ches'incontrano, si danno del tu, si trattano male e diventano amici.Nelle loro escursioni girovaghe camminano dinoccolati e cogliocchi in qua e in Ià, come tanti forestieri in cerca di monumenti. I

monumenti, in generale, che più richiamano la loro attenzione

sono le botteghe dei pizzicagnoli e le mostre delle trattorie dilusso. Dinanzi a codeste provocanti mostre, il ragazzo di strada si

ferma e medita lungamente: e dopo aver meditato, sputa. E la pro-testa dell'appetito non soddisfatto. [...] Due pronomi possessivihanno sempre tiranneggiato l'umanità: il Mio, e il Tuo. Padronal'umanità di farsi tiranneggiare, ma il ragazzo di strada guarda infaccia questi due possessivi e ride di pietà, come se fossero duepregiudizi. D'altra parte la roba sua, da che è al mondo, non l'hamai conosciuta, e Ia roba degli altri ha sempre sentito dire che bi-sogna rispettarla in un solo caso, quando, cioè, non sia possibile

rli appropriarsela con disinvoltura e senza dare scandalo alle guar-

rlic dì pubblica Sicurezza.1...1ln politica il ragazzo di strada non

lra opinioni né convinzioni profonde. Per lui tutte le dimostrazionidi piazza sono legali, purché si gridi Viva o Abbasso qualchenome o qualche cosa di facile declinazione. I nomi bisbetici e dif-

ficili a pronunziarsi lo mettono di malumore, per la ragìone cherron gl'importa d'intendere quel che dice, ma gli basta di poterlosillabare correntemente. ln certe cose i ragazzi somigliano moltis-simo agli uomini grandi. Peraltro, se lo lasciate padrone di sce-

gliere, preferisce sèmpre le dimostrazioni nelle quali si grida Ab-ira.sso. i...1 ride in faccia al Pretore come i primi cristiani ridevanostrl viso a Nerone, conosce tutta la Samma del blasfema ereticale,t'sul tema obbligato dal nome santo di Dio eseguisce un concertorli variazioni infinite. È il Paganini della bestemmia. Se letica co'srroi compagni, apriti cielo! Qualifica iloro babbi e le lorornamme con una proprietà di epiteti, che rivelano uno studio

lrrofondo sulle miserie intime dell'alcova e del letto coniugale

1,,.1. Quanyanni ha il ragazzo di strada? Nessuno può dirlo cont'sattezza, e, meno degli altri, lui. Per uomo/ gli manca qualche('osa: per ragazzot c'è qualche cosa più del bisogno.

Ttttavia, se talora nel testo collodiano sembrano emergeresinistre e desolate premonizioní, talaltra I'icasticità del tono e

il ritmo stesso dellipagina sembrano spontaneamente offrire ilr.lestro a vfia drammatizzazione, paiono possedere in nuce

elrrello spirito caustico e quell'efficacia comunicativa che sono

i tratti àistintivi di tanti monologhi di Petrolini' Qui il ra-

F1tzzo di strada di Collodi riflette in prima persona sullaprofonda ingiustizia che domina la società, che con la sua ta'gnatela di leggi e il suo linguaggio preciso e tagliente pa-re met-iere in diffi;òltà persino il più consumato esponente di code-

stu genia di <scapati>.

Se giri per la strada, ti dicono che sei un vagabondo e t'arrestano,!,r'stai a vedere chi passa, ti dicono che sei un ozioso e t'arrestano,qc cammini col berretto sugli occhi, ti dicono che sei una persona

sr*S;ettae t'arrestano, se entri in Chiesa per dire un paternostro, si fi-grrrirno che tu sia un borsaiolo e t'arrestano, se campi del tuo senza

i:hitrdere nulla a nessuno, dicono che non giustifichii mezzi di sus-

 

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t4 BULLr Dr cARTA

sistenza e t'arrestano, se scansi le guardie di città inciampi nei que-sturini, se scansi i questurini inciampi nei carabinieri...

Precede di appena un anno iI Ragazzo di strada collodiano,ma sull'altra sponda dell'Atlantico, il pestif ero bad boy prota-gonista del romanzo di Metta Victoria Fuller Victor Diario diun ragazzaccio (t88o) . Questi non esita a <<Íarne d'ogni colore >>

esattamente come il suo più tardo epigono italiano protagoni-sta de II giornalino di Gian Burrasca di Luigi Benelli aliasVamba, pubblicato prima a puntate sul Giomalino della Do-menica ffa íl ryo7 e il r9o8, poi in volume nel r9r t.II badboy e Gian Burrasca ordiscono un'impressionante sequenza discherzi atroci ai danni dell'universo mondo, e in primis deicomponenti il proprio nucleo famlliarc, scherzi che non dirado rasentano la pura e semplice follia criminale, eppure sicercherebbe invano nelle pagine dei due romanzi un sia purminimo accenno di bullismo.

Se il ragazzo di strada collodiano è, con ogni evidenza,quello che oggi definíremmo un sottoproletario urbano, iI badboy e Gian Burrasca appartengono a famiglie borghesi, tantoche, mutatis mutandis, si sarebbe tentati di individuare in loroi precursoti degii azzimati bulli partoriti di lì a poco dalgrembo dell'agiata borghesia mitteleuropea, dal Giouane Tòr-Iess a Giouentù senza Dio. Fatta salva, ovviamente, la clamo-rosa inversione, di non trascurabile pofiata simbolica, dellaeclatante caciara che accompagnale gesta dei primi nel gelidosilenzio in cui si svolgono quelle dei secondi.

Ma il bad. boy e Gian Burrasca altro non sono che l'iperbo-

lica estensione, la paradossale f.orzatura del monello (o birba,birichino, discolo che dir si voglia), rcalizzata unicamente a

scopo d'intrattenimento e per suscitare il riso nel lettore. Esat-tamente come farà, più o meno in quegli stessi anni, il grandeEttore Petrolini con Giggi er bullo, una delle primissime mac-chiette del suo repertorio, andata in scena per la prima volta alcaffè-concerto <<Gambtinus>> di Roma il ró aprile t9o3 e ri-presa innumerevoli volte nel corso di tutta Ia caniera dell'at-tore. Con Giggi ci allontaniamo dai confortevoli salotti ín cuivivono iI bad boy e Gian Burrasca, con contorno di domesti-

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<(SI CHIAMAVA BIRICHINo)> )5

clre e di una vatiegata parentela benestante, per ritornare in-vece sulla strada, fra quei diseredati i cui tratti salienti sono,(lollodi dixit,I'tmpertinenza, i tiri mancini e una spiccata pro-pensione al randagismo urbano.

I)unque, ai primi del Noveceîto, er bullo di Petrolini rie-

clreggia ancora i caratteri delRagazzo di strada che Collodi avevatlrcsso in caricatura più di vent'anni prima. Caricatura quella,macchietta questa: la figwa del bullo non esce dallo stereotipoilel bozzetto strapaesano e rimane, tutto sommato, un innocuotttnttacchione, ideale per gustarsi un po' di "colore locale".Liiggi è una specie di piccolo delinquente, un po' cialrone e unpo' sbruffone, che soprattutto vive rigorosamente all'interno del

lrroprio contesto originario, nel quale apparc profondamente ra-

dicato e che gli conferisce, attraverso una rete di fili invisibilirlrr ben percettibili attraverso il suo linguaggio gergale e colo-rito, una sorta di sostanziale ragion d'essere. Confrontandolo

urrn i più tardi bulli-borgataú pasoliniani, saka agli occhi cherlrralcosa è awenuto prima di tutto a livello ambientale. La cíttàè cambiata, e il bullo dei quartieri centrali (Petrolini cita Tordinona, borgata di fronte a Castel Sant'Angelo) è stato cacciatovia, respinto ai margini della metropoli, nei caotici e desolatirfurìrtieri all'esttema periferia di Roma. Non a caso, i borgatatirli Pasolini guardano a Roma come "un alffo posto", un luogoIrrrrtano nel quale "si va", mentre Giggi er bullo è impensabile intm luogo che non sia il cuore stesso della sua città. Infine, dellrtrllo di Perolini si può ancoî^ ridere, come si può ridere leg-gerrdo II ragazzo di strada di Collodi, mentre da Franti in poi la

lrieca risata del bullo, attraverso i citatiborgatari, iquaLi,

tratlrril provocazione, una rissa, una sbronza e una rapina, non ces-

crrno di sghignazzare e far cagnaîa, non si estinguerà mai più.

C'è chi dice ch'io so' un prepotenteperché so' un bullo dar gaiardo e belloma nun m'importa, nun me serve gnente,chi vo' parlà co' me, cacci er cortello.So' conosciuto a'gni commissariato,aTrevi, a Ponte, ar Celio, arViminale,all'lsola ciò fatto er noviziato

 

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)6 BULLI DI cARTA

e adesso ognuno m'ha da rispettà.Chi è che nun conosce Ciggi er bullo?Eh! N'ha parlato tanto er Messaggero,dico 'gni sempre er vero/ nun dico impunità.Si nomini Ciggetto, pe' l'urione,

Ia gente ha da tremà.Ce n'ho mandati tanti all'ospedale,ma tanti, che nun se sa.

L'effetto comico scaturisce quando ci accorgiamo che questo

rodomonte è invece proprio lui la vittima dei bulli. E il momentoin cui egli ci tacconta, ma sulla sua attendibilità ciascuno è auto-rizzato a nutrire i propri dubbi, che per difendere Bettina, crea-

tura nota per le sue forme pîosperose, affuonta una cinquantinadi <infamoni> che gliele danno di santa ragione. <<S'approfitta-

rono de me perché ero solo>>, lamenta il Giggi, mostrando, peruna volta, quanto sia labile il confine tra il bullo e la vittima.

'Na sera pe' Bettina la Zinnona,n'affrontai de' rivali, nun se sa quanti.S'incontrassimo giù pe' Tordinonaio je dissi: aò fateve avanti.Fateve avanti, che a litigà ce godo,ve voio fà na panzal uno per uno/da falla diventà'no scolabrodo.Ciggetto n'ha paura de nissuno!Me so' buttato in mezzo, cor cortello,volevo falli apezzi tutti quantima quelli lì ereno in tanti

e me toccò abbozzà.Ciò preso, è vero, quarche cortellatama l'ho lassati annàperché Ia squadra s'era avvicinatanun li potetti fà.

'Sti boiaccia, infamoni, carognoni I ammazzarono er morto!S'approfittarono de me perché ero solo. Erano in cinquanta, me

se buttarono addosso, me ridussero un San Lazzero che quannome portarono all'Ospedale, ar pronto soccorso, ce vollero diecignumeretti de fil de ferro per ricucimme tutto.

GonnIEnE ITELLA SgnA - z4 apile zoos. t îpt"*ffiwe,swgt6n€*

Il l4enne. sèttiitq a

Gran Bretagna

vittima del bulUn ragazzo, pltr'grglt hà dotto qhe g!!,,

LONDRA (Gran,,Bre1q:,i,,

gnn) - Tom Daleyillqlim:lpionico in!;leser' considó,::f llto un' autentica PlQqlgssa,,dai tufti. è stat0.,oogtidttor,a,,l

lrrsciare la scuola peicli6:,vittima di epigodi di bulli.,rrmo da parte tli:'iagaiizirit',

Eelosi della, qq!,,faq4r Ll:quuttordiceine,,settimq. 4i,

giochi di Pechiíq.del:,l'estate scorsa;'raùrobbenutrìto le angherié,'{inr,da1r

ruo ritorno, alllEÉtíùuqk:.lAnd Commulili Collégedi Plymouth,t,qùqndòl:i;:cum pagni han tro'rcoiùiii;r]l

ci0to a prenderloidi:inim]pcr la sua iryprqyyisa.,pol,poltrità. Il cuknine si ,ia:,

rebbe, però, taggiqnqr,Ur-l:p[io d i settimane:ft quiìrr-]:

do Tom, chet viéhó,:ils.i.ln lcumente sopr4nnominaq,,

rSpeedo Boy> or,<diierboy> dai compàgli',e :che:

ln passato è sÎ4toi-riiie$14.i':

nrente colpito corr- rillaftcio,di oggetti e qpinlonqlora,terrn, si è visto rninacciatg,rln un ragazzorpiù, gi€n4È;"

ehe, dopo averh .qhiugo, in:.

un nngolo, gli:ha dpEq,Q&r:gli uvrebbe i<spéziato,,legumbe> perché.valéfangeorì tnnto. A quel:pult!o;,i,

 

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<< Tutto solo in fondo al banco >>

In Cuore (r886) di Edmondo De Amicis, il povero Crossi,sbeffeggiato dai compagni, trova la Íorza di ribellarsi soltantoquando uno di loro, il famigerato Franti, bullo per eccellen-za dell'universo deamicisiano, si spinge al punto di dileggiaresua madre. Lo stesso aveva Í.atto, nell'omonimo romanzo diDickens, anche Oliver Twist, il quale, dopo avere sopportatosenza battere ciglio ogni sorta di angherie da pane di Noah

Claypole, gli si tivolta contro come una fuda quando questi siazzarda a sparlare di sua madre. Tuttavia, se nella bottega delfabbricante di bare Oliver deve fare i conti con un unico per-secutore, nell'aula scolastica Crossi viene sbeffeggiato e tor-mentato da <<tre o quattro ragazzi>>, dietro i quali possíamo le-gittimamente supporre la presenza di una classe intera, sim-bolo involontario della famosa "maggioîanza silenziosa",indistinta entità pronta a volgersi in omertosa testimone dellepeggiori infamie se non, de facto, in gregaia consenziente.Crossi acquista così tutti i crismi della vittima predestinata: è

<<solo>> in fondo al suo banco, come sempre, nella loro solitu-dine, sono colte di sorpresa le vittime dei bulli, è <<smorto>>,

con un <<braccio.morto> e i capelli rossi, palesi segnali dellasua "diversità". È I'identico tipà che, nel'suo ,o^ulro più fa-moso, 1r, Stephen King descriverà in questi termini, appîo-dando a una formula di icastica efÍicacia: <<trî ragazzo magro e

con la Íaccia pallida, una di quelle facce che per un misteriosomotivo sembrava un invito per ogni bullo di passaggio. Parevache gridasse: "Picchiatenzi! Auanti, picchiatemil">>. Certo, tra ibanchi della scuola Ctossi non è "fisicamente" solo, tuttavia,ed è l'elemento di gran lunga più importante, viene "lasciato

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<TUTTO SOLO IN FONDO AL BANCO)> 39

solo" dai compagni, anche e soprattutto da coloro i quali, purnon dileggianiolo, neppure 1o difendono dagli attacchi deisrroi persecutori, schierandosi in quella f.olta platea di cui ognihnllo ha bisogno perché, con il suo bullismo, possa finalmenteBentirsi al centro della scena. Il silenzio altrui equivale a wa

trrcita approvazione delle sue gesta, è la muta sublimazione diun applauso, di una complicità garantita dal subdolo diverti-lrr.nió di un "pubblico non pagante" che assiste al match a

censo unico tra il bullo e la sua vittima. Per questo la solitu-tline di Crossi è ben più terribile di quella di Oliver, il quale,

e lrottega, è veramente solo alle prese con il suo agtzzino. Agliocchi di Noah, la "diversità" di Oliver consiste essenzialmentetrel suo essere orfano, un <(marmocchio dell'ospizio>>, come ri-

l)e tLrtamente lo definisce, una cîe fi)ra dalf identità tanto in-ce rta da indurre a maligne illazioni circa la moralità dellarnrrdre. Crossi, invece, reca impressa sul corpo la sua diversità,€.f,rrttamente come un alffo compagno, anche lui vittima delle

sttenzioni dei bulli, il <<povero gobbino> Nelli.()uando entrai nella scuola [...] il maestro non c'era ancora, e

lrc o quattro ragazzi tormentavano il povero Crossi, quello coi ca-

pt,lli rossi, che ha un braccio morto, e sua madre v91de erbaggi.

i o stuzzicavano colle righe, gli buttavano in faccia delle scorze dir,rslagne, e gli davan dello storpio e del mostro, contraffacendolo,rol suo braècio al collo. Ed egli tutto solo in fondo al banco,srnorto, stava a sentire, guardando ora l'uno ora l'altro con gliot't'hi supplichevoli, perché lo lasciassero stare. Ma gli_altri sem-

pre più lo sbeffavano, ed egli comincìò a tremare e a farsi rosso

llirlla rabbia. A un tratto Franti, quella brutta faccia, salì' su un

[r,ìr'ìco, facendo mostra di portar dei cesti sulle braccia, scim-trriottò la mamma di Crossi, quando veniva ad aspettare il figliuoloall,r porta; perché ora è malata. Molti si misero a ridere forte' AI-ftrr,r Crossi perse la testa, e afferrato un calamaio glielo scaraventò

al trapo di tutta forza; ma Franti fece civetta, e il calamaio andò a

rolpire nel petto il maestro che entrava.

Connotati strettamente affini a quelli del <<povero Crossi>>,

ltr!.utti, sono attribuiti al <(povero gobbino> Nelli, anch'eglivirtima designata del bullismo di alcuni compagni di scuola.

 

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BULLI DI CARTA

Afflitto da seri problemi respiratori, Nelli indossa sempre<<un lungo grembiale di tela nera lucida>>, un abbigliamentoche, unito alla magrezza, al pallore e alla deformità fisica,sembra fatto apposta per stuzzicarc il sarcasmo e le persecu-zioni dei compagni. De Amicis af.f.erma esplicitamente che

<<molti ragazzí 1o beffavano>>, picchiandolo sulla schiena congli zarni, <<perché>> avevala disgrazia di essere gobbo, fissandocosì un rapporto diretto di causa-ef f.etto ffa la "diversità" fi-sica e le angherie subite. Un nesso che ritroveremo inalterato,centoquindici anni dopo, ancora in Stephen King e precisa-mente nell'Acchiappasogni, ove Douglas Cavell viene crudel-mente vessato da tre bulli a causa della sua "divetsità", men-tale, in questo caso, anziché fisica. E, come nell'Acchiappaso-gni grazie alf intervento di Beaver e dei suoi amici, anche inquesto caso la persecuzione s'intettompe gtazie alla provvi-denziale intromissione di Garrone, che tronca con una sberla

la riottosità di Franti. Nell'episodio, dobbiamo ugualmentesupporre la presenza di una "maggioranza silenziosa" di com-pagni, i quali si guardano bene dall'intervenire in difesa dellavittima.

tNelli èl magrino e smorto, e respira a fatica. Porta sempre unlungo grembiale di tela nera lucida. Sua madre è una signora pic-cola e bionda, vestita di nero, e viene sempre a prenderlo al finis,perché non esca nella confusione, con gli altri; e lo accarezza.I primi giorni, perché ha quella disgrazia d'esser gobbo, molti ra-gazzi lo beffavano e gli picchiavano sulla schiena con gli zaini;ma egli non si rivoltava mai, e non diceva mai nulla a sua madre,

per non darle quel dolore di sapere che suo figlio era lo zimbellodei compagni; lo schernivano, ed egli piangeva e taceva, appog-giando la fronte sul banco. Ma una mattina saltò su Carrone edisse: - ll primo che tocca Nelli gli do uno scapaccione che glifaccio far tre giravolte! - Franti non gli badò, lo scapaccione partì,l'amico fece le tre giravolte, e dopo d'allora nessuno toccò piùNelli.

Se tali sono i caratteli delle vittime, quei <molti ngazzi>>che sbeffeggiano e tormentano í vari Crossi e Nelli sono sinte-tizzati e sublimati nella figura di Franti, colui il quale, agli

I;:;.

4L<(TUTTO SOLO IN FONDO AL BANCO)>

occhi di Enrico Bottini, tocca il vertice dell'abominio allorche

;;J; d"rante il ,u..onto dei funerali del re, risatz. icasti-

.uÀ."t. stigmatizzata con il celeberrimo e sprezz^îte <<"'.e

É;;;,i;i.;;] nIo detesto costui>>, smive Enrico nel suo diario,

d.lin.urrdo un ritratto quasi lombrosiano -di questo. <<malva-

il;;d;ll;?ront. burru e gli occhi torbidi,.che <qicc$a1',;13r-ir.rrrurr, <<schernisce>, <(provoca>>, infierisce sui piu deboir e

i;;ia; liautorità. Ma'Franti, soprattutto, <odia> kodia la

,.,rolu, odia i compagni, odia il iraestro>>, specifrca De Ami-

.ir), .d è come s. qu".st;odio inveterato trovasse la sua mate-

;i;i:;;"i.;i;".1'dirordine

del suo aspetto fisico, le <unghie

;;": g[ abiti strappati, la sporcizia, che lo rendono imme-

,ù;;;#;. i"aitia,i"fu1.. L'oàio, d'altro canto, s'invera anche

,, ]ir.ff" fisionomico nel riso beÎfardo e i*efrenabile che gli

;ri;;[. l;bbr;,volgendo sisremaricamente in derisione gli ac-

;;i;#;ui ii .nívorrebbe indurlo alla rugione'.ricondurlo

,*ff:rfrià de[a norma, f.arg\i ritrovare un salvifico "buonsenso". <<Il maestt" i.'.ípto.7O a pigliarlo con le buone ed egli

,.'r. 1... U.flu. Cn aitrà d.il. pàtól. te*ibili, ed egli si coprì

ii;it".;t le muni:.ome se pia^ngesse, e rideva>>' Quando fa

*.oooiur. in classe o.t p.,u'do, Jil -utttro, scopertolo' bal-

;;;"i"iln;;di;;idr' .,Éuoti di scuola!>>,.Franti gli ride in fac-

.ir-.1.pfi.r' oiloo roto io!>>' Franti odia, con tutta probabi-

lirà,-u.t.h. Ia stastessa f.amiglia: <Dicono che sua madre è ma-

i;;; i;;ii;fiut t'i .t".gli le dà, e che suo P-adr9 lo cacciò di casa

;;;";;; *u -udt. íi.,,. ogni t^nto a chiedere informazioni

e se ne va sempre Piangendo>'

lFrantil picchia il muratorino perché è piccolo; tÎtt:ilÎ C-rossiDcrché ha'il braccio morto; scl'ternisce Precossi, che tutti rispet-

li'ì", O"ti" perfino Robetti, quello della seconda' che cammina

.,;;;ii"-;,"òelle per aver salvato un bambino. provoca tutti i più

rlellolidilui,equandofaapugni,s,inferocisceetiraafarmale.Ciiì: q;"i;.; .hà ,"tt" ril:iezio su quella fronte bassa, in quegli

tir..,Ài torUiai, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo ber-

iu..tilt. No" teme nulla, ride in faccia al maestro' ruba quando,può'

;,;;."; una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno'

;îp,,À" scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini' si strappa

 

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r42 BULLI DI cARTA

i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha

cartella, quaderni, libri, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga

dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frit-telle e di strappi che si fa nelle risse.

In una recensione

^ppaîsa

su <L'Illusttazioneltaliana>> alla

fine del 1886, il criticó ii augurarra che Cuore <<potesse far delbene per tutti quei ngazzoni che a dieci anni ridono in facciaal padre e comàndano alla madre, a tutti quei bellimbusti im-mituri, e quei villanzoni rozzi e cattivi che impestano le

scuole>>. Dunque, il problema costituito da quei <<villanzoni>>

doveva avere già all'epoca una sua non trascurabile portata per

sollevare un simile accorato auspicio. Il problema, tuttavia, è

che se <(impestano le scuole>>, proprio nelle scuole quei <bel-

limbusti immaturi>> trovano il proprio pubblico, parimenti im-maturo, una plaudente "maggioîanza silenziosa", la quale, conil non prendère posizione, si schiera per ciò stesso implicita-

mente ul loto fiànco con non minore responsabilità morale.Così, l'odio e I'aggressività di Franti diventano I'espressionepalese e sublimatà di un odio e un'aggressività che, benché |a-

ienti, non sono per questo meno pervasivi e percepibili attra-verso una variegata gamma di comportamenti di quella stessa

"maggioranza silenziosa", dalla finta indiff ereîza al tacito con-senso (<sepolcri imbiancati>>, avrebbe detto altri). In questo

contesto, i vincoli sottili che legano il giovane bullo al propriopubblico di giovani non hanno, in fondo, un significat-o gran-

ihé dissimile dal tacito rapporto che s'instaura, a livello sim-

bolico, tra le bande dei Ragazzi delk aia Pal e della Guerra dei

bottoni e il mondo degli adulti. In quel contesto, infatti, lostato di "belligeranz^ permanente" tra le varie bande finisceper configurarsi come una sorta di "rito di passaggio" volto a

garantire che i rugazzi, una volta cresciuti, perpetuinol'aggres-ii"ita di quegli stessi adulti dai quali hanno mutuato il loro "co-

dice d'onore". Così, I'odio e I'aggressività di Franti costitui-scono) pet la "maggtoîanza silenziosa" che tacitamente 1o so-

stiene, una sorta di simbolico "rito di passaggio" per interpostapersona, una specie di ipocrita "bullismo per procura", atto a

garantiîe ancoia una volta che í ragazzi, dtventati adulti, per-

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<(TUTTO SOLO IN FONDO AL BANCO>> 4)

prttrino l'odio e I'aggressività che permeano quella sconfinatalanda di <<sepolcri imbiancati> che è il mondo dei loro genitori.

lJltimo atto del bullismo di Franti: cacciato dalla scuola{('ome un cane)>, per vendicarsi aspetta al varco un suo com-prlgno, Stardi e, per provocarlo, stîattona violentemente la

treccia della sorella di quest'ultimo, rischiando di scaraven-turla a terra. Stardi gli vola addosso e i due ingaggiano unaLrtta feroce.

l.it ragazzina mise un grido, suo fratello si voltò. Franti, che ènrolto più alto e più forte di Stardi, pensava: - O non rifiaterà, o glirl,rril le croste. - Ma Stardi non stette a pensare, e così piccolo elozzo com'è, si lancíò d'un salto su quel grandiglione, e cominciò;1 ilì{lscergli fior di pugni. Non ce ne poteva però, e ne toccava piùrli r;uel che ne desse. Nella strada non c'eran che ragazze, nes-Enx) poteva separarli. Franti lo buttò in terra; ma quegli su subito,t,acldosso daccapo, e Franti picchia come su un uscio: in un mo-

rrrt'rrto gli strappò mezz'orecchia, gli ammaccò un occhio, gli fecerr,it ir sangue dal naso. Ma Stardi duro; ruggiva: - M'ammazzerai,rlr,t [e la fo pagare. - E Franti giù, calci e ceffoni, e Stardi sotto, a

t,rp.rte e pedate. Una donna gridò dalla finestra: - Bravo il pic-r rrlo! - Altre dicevano: - È un ragazzo che difende sua sorella. -( oraggio! - Dagliele sode. - E gridavano a Franti: - Prepotente,viplliaccone. - Ma Franti pure s'era inferocito: fece gambetta,\t,rrdi cadde, ed egli addosso: - Arrenditi! - No! - Arrenditi! - No!

c d'un guizzo Stardi si rimise in piedi, avvinghiò Franti alla vita,r! ( on uno sforzo furioso lo slramazzò sul selciato e gli cascò contrrr ginocchio sul petto. - Ah! I'infame che ha il coltellol - gridò unuonro accorrendo per disarmare Franti. Ma già Stardi, fuori di sé,

gli .tveva afferrato il braccio con due mani e dato al pugno un talrìlorso, che il coltello gli era cascato, e la mano gli sanguinava.Allri intanto erano accorsi, li divisero, li rialzarono: Franti se larlt,llc a gambe malconcio [...].

'l'ra tutti i personaggi di Cuore, al mancato accoltellatore!it'rrntí tocca, come si è accennato, un destino singolare. Degliah:ri mgazzi non soltanto ci è dato seguire, in qualche modo, lellrrcce del loro divenire all'interno del tomanzo, ma viene a!-

t!'r$ì preconizzata una loro vita futura, <<fra quarant'anni>>.

 

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44 BULLI DI CARTA

Sembra persino che tra le carte di De Amicis vi fossero anno-tazioni volte a dare un seguito alla storia, ove Derossi sarebbediventato awocato e Garrone macchinista feroviere. L'occa-sione è stimolante, e molti si sono divertiti a immaginare il fu-turo dei ragazzi: per quanto úguarda Franti, la sua sorte

oscilla tra un domani da anarchico ^ttentatore dell'ordine<(sotto il nome d'afie di Gaetano Bresci. > (U. Eco) e un avve-nire da perfetto integrato, <(capo d'un grande ente parastatale,fatto conte dal re e in attesa d'essere nominato senatore)>(P. Monelli). Ma, per tornare a Cuore, Franti, a un certopunto, semplicemente scompare. Dopo essere stato cacciatodalla scuola, per vendicarsi aggredisce un compagno e quasi loaccoltella, quindi fugge. In seguito, di lui <si dice>> che verràmesso in correzionale, ma dal momento della sua fuga, in pra-tica, se ne perdono le tracce. L'autote 1o rimuove, lo cancelladalla storia come se la sua fosse diventatauna presenza troppo

ingombrante, imiducibile all'architettura del romanzo. Più cheun vero personaggio, sembra essere il simbolo di una condi-zione non suscettibile di ulteriori sviluppi. Non per questonella nanativa deamicisiana non si parlerà più di bulli, anzi,del bullismo e delle sue cause verrà proposta, in altre opere,una spiegazione sorprendentemente moderna e convincente.

Nel successivo volume di <<bozzetti e racconti>> Fra scuola e

casa (:-892), De Amicis descrive scolaresche assai meno idillia-che di quelle di Cuore, e una scuola che è agli antipodi diquella del rcmanzo più famoso si rirova già ne1 Romanzo d'unmaestro, terminato nel 1886 insieme a Cuore ma i cui primi

abbozzirisultano a esso precedenti. L'editore, con sicuro fiutocommerciale, decise di pubblicare subito il secondo che, comelibro di lettura per le elementari, prometteva introiti più con-grui e più sicuri.

NeI Romanzo d'un naestro, uscito nel r89o, anno in cui DeAmicis aderì al movimento socialista, uno dei personaggi ti-flette sulla questione del rapporto tra scuola e famiglia e, in-terrogandosi sul valore educativo dell'esempio in opposizioneal valore delle parole, sembra andarc a1 cuore della questio-ne del bullismo. Dopo avere premesso che <<intorno all'azione

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(TUTTO SOLO IN FONDO AL BANCO)> 45

erlttcativa della scuola noi ci facciamo delle grandi illusioni>,perclré troppo grande è la sproporzione tral'efficacia dell'e-rltrcazione scolastica e quella che dalla f"amiglia e dalla società

irr generale viene impartita fuori dalla scuola, per riassumereIrr [orma apodittica il suo pensiero, in buona sostanza egli af-

f'tlrna che è inutile predicare bene e razzolare ma1e, e che sel'rrlriettivo di <<parenti e maestri>> è quello di rendere iragazzinnigliori di quello che essi furono e sono)>, questo propositoè clcstinato a fallire in pafienza, poiché I'intimo dissidio traprctlicazione e azione, parola ed esempio, viene colto al volo

lrersino dai bambini di otto anni. E una volta che i tagazzicnpiscono il gioco dell'ipocrisia, conclude De Amicis, <è fi-rrilrr>. Per logica conseguenza, pataftasando l'autore si po-

trrlrbe dire che, in Íatto di bullismo, una società insiste tantopiù con le c.hiacchiere quanto meno può addurre se stessa

c()tnc esemplo.

l.c parole non fanno nessunissima impressione sui ragazzirlrr,rndo non sono affermate dai fatti che essi vedono in casa e fuortii lasa. Ora i fatti che essi vedono non solo non convalidano, ma

Errrcntiscono continuamente le parole che sentono. A otto anni ca-

pislono già il gioco, tutti quanti, che è un proposito generale di

p,rxrnti e maestri, di render loro migliori di quello che essi furonots Eono, e capiscono che ad ottener questo fine essi insistono tanto

lriir r:on le chiacchiere quanto meno possono addurre ad esempiost.slcssi. [...] una mezza bricconeria indovinata in famiglia, unaqllrtetta vista nel buco d'una serratura, una pagina d'un libro di-Int'ttticato dal padre, distruggono gli effetti di sei mesi di morale

1r,ttl;rta t...1. Che serve che sentano discorrere di virtù un'ora algiorno, se sentono, vedono, fiutano delle brutture da tutte le parti

;rt,r l'altre undici orel [...] una generazione non ne educa un'altrailr,,c,on quello che fa, non ne otterrà mai nulla con quello che

rlirt,, "l nostri figliuoli saranno migliori di noi" per me, è il piùf,rlso e il più stupido luogo comune del linguaggio umano,r;rr,rrrdo nel dir quello ci fondiamo sul puro e semplice effettorir,llc nostre raccomandazioni orali o stampate. [...] I padri fanno*1eh{'ilrìafiî€oto sull'opera educativa dei maestri, i maestri diconor nrr ragione che non possono far nulla senza l'aiuto delle fami-

 

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46 BULLI DI cARTA

glie, e così I'educazione rimane una parola vuota che noi ci fac-óiamo suonare all'orecchio, come certi autori si fanno suonare iltitolo d'un'opera che non scriveranno mai e che non saprebberoscrivere.

Nel più tardo Fra scuola e casa la questione è riassunta intermini ancor più icastici. Nel capitolo II libraio dei ragazzi (giàrpubblicato nef r89r su <<Nuova Antologia> e inserito poi nellacitata ruccolta di <<bozzetti e racconti >>), alla sequela di lamen-tazionidi un cartolaio che si ritiene vessato da uno sciame de-

vastante di piccoli monelli, una vera e propria turba di Frantiin sedicesimo, il narratore, alla fine, replica seccamente in que-

sti termini:

Lei ha torto a rodersi il fegato a quel modo contro i ragazzi,perché - senta - delle tre l'una: o son migliori di quello che era-vam noi all'età loro, e c'è da rallegrarsene; o son tali e quali, e

non abbiamo il diritto di lagnarci; o son peggio, e la colpa non è

d'altri che nostra, perché, insomma, è il nostro sangue che cihanno nelle vene, e i saggi che ci danno sono solo il frutto dellanostra educazione: di qui non si scappa.

flENovA * Piióhiata:e:,:rnrriliata all'uscitardi:scué.: l

ip dn due coeianeti:.d;,al:Có.tr

rpotto del <br,anqot.laeúilnerimo episodiot,4i:bù1li:,r,

Étno, ancorà rl1l4rvollp itlrrt

vets i one <roCaii;'è :tièea::,

duto I' altra mattina.'a,:G€.,'novn, La vittinl& è,úna,sîù,:,1

rlenlessa delf istiiuto,&lí.be rg h i ero Mrirs,qt,P,,Plo,,di..:

Qunrtol al slrono:r dallfl:llcampanella, yàrqa r!lip{ií...tone per fare::fitor,!o:,,à:t

Elarre, una sedicel6e,,1Pl:

E&rtt, ma trova::ad:,í$pèi.-,::l

tgrln un'ex conpagna::di. r

bunfa con i capèlli:rO{qi:9lilipletcing al lablirO;:'t,q&e|

*ordisce btglal:qlp0!Qrir:a0m te la fac-- - -arrlir,,

Fo$e una vendettàtrÈgt,

nlotlv i di gelqsit;.rpg,1.1qnit

appreu zamento -di. tiéPpq''i I I l

ull rngozzo. La !g1ter,î{i:r,rr

telnr la malcapilqq,pgiltill:breeeio in un vicólelto,rè,comincia a infiéiiie|l:La:g€ttlt e terra, lqirColpil9èlì

 

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<< Non sono stata io! >>

Sin dalle prime battute di Un dramma nella scuola, raccontoche Edmondo De Amicis pubblicò nel r89i su <<Nuova Anto-logia> e incluse poi nel volume di <<bozzetti e racconti>> Frascuola e casa (1892), l'autore riprende il tema, già enunciato conicastica chiarczza nel Romanzo d'un naestro, della sproporzionetra I' efficacia dell' educ azione scolastica e quell' altra educazioneche dalla società in generale e dalla famiglia in particolare vienetmpartita fuori dalla scuola. Duro è il contatto tra la maestrinaFaustina Galli, forgiatasi come insegnante in quei <<comuni tu-rali> nei quali già aveva mosso i primi faticosi passi il maestroEmilio Ratti del Rornanzo d'un maestro, e il mondo di quelloche De Amicis definisce il <sobborgo popolare>> di una Torinoal crepuscolo dell'Ottocento (un mondo, a sua volta, al centrodi un altro notevole racconto, La. maestrina degli operai, am-bientato però in una scuola serale per lavoratori). In quel sob-borgo popolare <<i parenti dei suoi alunni, quasi tutti bracciantie erbivendole, le rendevano dura la vita>>: i padd dei ragazzi<<entîavano in iscuola con le mani in tasca a bestemmiare peruna penna perduta>>, mentre le madri <<1e venivano a domandar

ragione d'un castigo coi pugni sui fianchi e col frasario merca-tino alla bocca>>. Ovvio, quindi, che quei ragazzi, <<nati, si puòdire, e cresciuti per la strada>>, oltre che afflitti da un <<turpilo-quio incorreggibile>>, forti di cotanto esempio familiare si sen-tissero a'útoîizzati a lasciarsi andare, nei confronti della poveramaestrina, a comportamenti che soltanto f infinita longanimitàdella medesima poteva azzardarsi a definire <<birbonate>>.

Era stata incerta un pezzo prima di domandare d'andarsene:poi le aveva dato l'ultima spinta Ia birbonata del figliolo d'una la-

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<(NON SONO STATA IO!> 49

varrrlaia, il quale, all'uscita della scuola, per farsi render lo zainor h'r'ssa gli riteneva per punizione, le aveva ghermito il cappellinorill',tttaccapanni e se l'era strascicato dietro per idue nastri, a

rrtnrlo di carrettella, giù per le scale infangate.

l)opo quest'ultima solenne <birbonata>>, la maestta Galli si

llsolve a chiedere il trasferimento, e daila scuola popolare deiaobllclrghi va in una <<scuola fernminile, vicina al centro dellaelttà e popolata d'ottocento tagazze, delle quaii il minor nu-tltero eran del popolo basso>>. Una scuola piccolo borghese, in-sÉl1lna, per il "ceto medio", ove le signorine di buona fami-

Elin, o aspiranti tali, si mescolano senza troppo imbarazzo alleÉpsnrte rappresentati della classe popolare. Ma proprio in que-

sto contesto la maesfta Galli sarà testimone e protagonista non

elà cli una volgare <birbonata>>, bensì del dispiegarsi di unaralfinata e crudele strategia persecutoria messa sistematica-nrerlte e freddamente in atto sino alle più estreme conseguenze

rlalltr leggiadla figlia dodicenne di un ex ufficiale di cavalleria,Mru'ia Vinini, ailanni di una sua coetanea, figlra di un ex im-plegato delle Poste, Giulia Orveggi. Un caso, insomma, rai pitr sofisticati ed esemplari, di bullismo femminile, espli-cnfftesi non già in una rissosità rozza e plateale, bensì a colpirlt perfide battute ed efferati bigliettini fatti circolare sotto-bsnco.

(lome il <<povero Crossi>> e il <<povero gobbino> Nelli di(ittn'e, anche la dodicenne Giulia Orveggi di Un drarnrna nella:cuola ha le physique du r6le della vittima predestin^t^: <<úna

nrsltrttia grave 1...] l'aveva tenuta in casa venti mesi, ttala t^

euperioreela zu>> ed essa, sin dal primo giorno, aveva attirata

I'attenzione della maestîa <<col suo viso bianco di convale-scellte e coi suoi occhi malinconici>> (un tipo, insomma, come

clirÀ Stephen King a proposito di un personaggio dai connotatí*nrrloghi, che pareva gridasse: <<Picchiatemi! Aaanti, piccbia-temi!>>). Non a caso, a nÍf.orzarcla ragazza nel ruolo di vit-tlnrtr predestinata, De Amicis indugia lungamente sulla sua de-

aerizir:ne fisica, e specialmente sull'abbigliamento, dal quale laFraestrina Galli perspicacemente arguisce :una situazione fami-llare gtavemente compromessa.

 

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50 BULLr Dr cARTA

Si stupiva [la maestra] del come era vestita la ragazza,la quale,nonostante che avesse indosso della roba buona, conveniente all'a-gialezza della famiglia, mostrava evidenti i segni della trascuratezzamaterna, poiché portava alle volte un vestito di lana finissima e dellecalze di cotone che ragnavano, un bel cappellino di velluto e deglistivaletti scalcagnati, e doveva esser mal coperta di sotto, perché ilfreddo la sfrizzava. Da questo e da altri indizi la maestra capì che labimba non doveva essere amata da sua madre, e giudicò questaprima di vederla. [...] Era minuta e gentile di forme, e teneva il capoun po' da una parte, ripiegato sul collo sottilissimo, con la graziad'un fiore. Lo sguardo dei suoi occhi neri aveva una fissità e unaforza di penetrazione straordinaria, ed esprimeva una bontà e unamalinconia di persona adulta, una malinconia non derivante dallanatura, ma da una disgrazia, e l'espressione del suo viso, benché in-genua/ diceva ch'ella doveva sapere o sospettare molte cose tristidella vita. Non dimostrava la sua bontà, come altre ra7azze di cuoreespansivo, con baci o tenerezze verbose; ma col perdonare le molte

piccole malignità che fanno in ogni scuola le perverse alle buone ele svogliate a quelle che studiano; e perdonava tutto, subito, con ariaquasi di compatimento affettuoso, come se ogni offesa le paresse unnulla paragonata alla cagione, quale che fosse, di quella sua costantetrislezza.

Il brano fornisce il destro a un'ulteriore, interessante digres-sione, dando per scontato, con apparente nonchalance, che <<in

ogni scuola>> le <<perverse>> infliggano <<molte piccole malignità>alle <<buone>>, e così <le svogliate a quelle che studiano>>. Unasituazione, insomma, che poremmo definire di "bullismo \a-tente e pervasivo" (tutto dipende da che cosa s'intende con

<piccole malignità>), che è necessatio dare per scontato anchenei migliori ambienti come un fatto del tutto naturale e quasifisiologico. Giulia, tuttavia, si sottrae allo standard di questa si-tuazione per via della sua capacità di <perdonare>> che sembraprovenirle da una superiore s^ggezza ed equilibrio, una matu'útà affatto inconsueta alla sua età, dolorosamente sviluppata a

causa di una precoce conoscenza delle <<cose risti della vita>>.

Questa sua conoscenza ela maturità che ne deriva la pongono,per così dire, a un superiore livello morale e intellettivo, im-mune dalla tentazione di infliggere <<molte piccole malignità>,

<(NON SONO STATA IO!> 5I

fta che al tempo stesso la rendono particolarmente inerme ed

cÉposta ai perniciosi attacchi delle ragazze più <<perverse)>.

Dopo avere delineato con precisione Ie physique du r6ledellrr vittima predestinata,De Amicis indugia con altrettantaeeeur^tezz^ sulla descrizione di Maria Vinini, compagna di

elasse di Giulia Orveggi e sua <<nemica dichiamta>>, colei cheglocherà per lei il ruolo di persecutrice e "bulla". Ma non è

diflicile rendersi conto che, anche nei confronti della maestraGalli, Maria assume atteggiamenti i quali, se non possono con-

flgurarsi alla stregua di un bullismo dichiarato, certo appaionopefmeati da un sottile e pungente spirito provocatorio e pole-

bieo, la versione, insomma, femminile e borghesemente "civi-lIz,'atta" , delle rczze e volgari provocazioni di Franti, il cui risoefscciato s'intuisce agevolmente sostituito, sul viso di Maria,ds rrn malizioso sorrisetto, pronto a trasformarsi, all'occa-tlone, in una stridula risata.

(.)uesta Maria Vinini era "labellezza" della classe, e un sac-e ht'llo di vizi, un impasto di tutte le peggiori qualità delle sue

tonll)agne peggiori. Aveva il viso di una madonnina, con gli occhifl'trrr diavolo; la voce armoniosa e il riso stridulo; una bianchezzalìilInìor€a, laÍranchezza e il vigore di gesto d'una donna. Vestivar:nrt cleganza un po' chiassosa, da figliuola di gente di teatro, e

dn( lìc in iscuola s'occupava molto più del suo corpicino che deiEttni studi. Si stringeva continuamente ora una mano ora l'altra coliazzoletto attorcigliato, per farsi le mani piccole, si ripuliva i dentit,orr delle foglie di salvia, si profumava senza discrezione, e

Qr,rrlndo veniva il medico municipale, si mordeva le labbra a san-gltrr per mostrar la bocca vermiglia.

[...]Aveva una superbia di re-

glrt,r, non accettava in silenzio neppure i.rimproveri più cortesi.Rirrrproverata un giorno dalla maestra per la cattiva calligrafia dellnrrrponimento, le aveva portato il giorno dopo, come una prote-aler ironica, una pagina di aste. Domandata un'altra volta perchétì{lì mutasse maniere, aveva data a faccia fresca questa bella ri-a;rnstir: * Perché ora non si usa più di esser tanto timide. - Avevaalrittto l'audacia fino ad approfittare di una momentanea assenzarlell,r maestra per cambiare sul quaderno dei punti un cinque in[lr tìove/ senza pensare al riscontro dei registri, e, scoperta, aveva

 

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52 BULLr Dr cARTA

negato con un/ostinazione e un'impudenza da far rabbrividire' E

quando pigliava a perseguitare una compagna, era spietata. La

Calli Ia guardava alle volte come una creatura misteriosa, doman-dando a se stessa donde potesse nascere tanta perfidia in una ra'gazza bella, sana, di famiglia agiata, trattata jn casa con grandis-

Àima indulgenza, e che pareva non avesse nulla a desiderare, nes-suno da invidiare. Pareva che le mancasse affatto la fibradell'affetto, non dava il ben che minimo segno di commozionedurante Ia più commovente lettura, non mostrava sentimento che

nell'orgoglio e nell'ira. E Ciulia Orveggi, con la sua dolcezza,l'ir'ritava. Essa l'aveva presa in odio fin dalla prima volta che s'eran

viste, come se avesse riconosciuto in lei una nemica nata. Non

perdeva un'occasione di farle uno sgarbo o uno scherno, la bur'lava per la sua amicizia con la bimba povera, domandava apposta

d'uscir dalla classe per andarle a mettere nel cappellino appeso

alla parete del camerone dei biglietti anonimi pieni di ingiurie: -Sei brutta, sei malvestita, sei gialla, non hai più due anni da vi-

vere. - Ma la Ciulia lacerava i biglietti, rattenendo il pianto, e per-donava.

Quel non dare <il ben che minimo segno di commozionedurante la più commovente lettura>> avvicina ancora una voltaMalia Vinini, rnutatis rnutandis, alFrunti che non soltanto ri-fiuta ostinatamente di commuovetsi, ma addititttra si abban'

dona platealmente al riso allorché Derossi, in classe, descrive ifuneràli di re Vittorio, entrato <nella gloria immortale della

tomba>>. Anche quel suo negare <<con un'ostinazione e un'im-pudenza da Í.ar rabbrividire>>, a dispetto dell'evidenza concla-

mata, ricorda il Franti che fa scoppiareun petardo in classe, e

quando il maestro, balzando in piedi, gli grida: <Franti! fuoridi scuola!>>, ribatte beffardo: <<Non son io!>>' Anche Maria re'plicherà con identiche parole nel momento cruciale del rac-

iotto, quando, scoperta la sua infame macchinazione ai dannidella povera GiuIia, verrà drasticamente sollecitata a confes'

sare lé proprie responsabilità prima dalla maestra, poi dalla di-rettrice e infine dal suo stesso padre. A tutti essa opporrà unostinato <<Non son io!> in barba all'evidenza più palmare, e

persino in ultimo, costretta a cedere, dirà nondimeno: <<Son

<<NoN soNo srATA Io!> 53

iif , nln...>. In quel <<ma...>> si riassume per l'appunto tutta l'ir-rt,lrrcibilità del bullo, e questo per il semplice motivo che leeirF lrrgioni non sono riducibili né riconducibili alle rugioní al-

tt'rri, rrella fattispecie quelle del mondo adulto, con le sue re-gtrle rna anche la sua falsa coscienza,Ia sua ipocrisia, la sua in-

,'rrrrl'ondibile allure da <<sepolcri imbiancati>, della quale, inlapecic, il bullo è perfettamente consapevole.'ltrrneremo più avanti su quel <(ma...>>, riprendendo ora il filo

tlel r1so, dell'ironia befÍaúa che accomuna Franti e Maria Vi-nirri, a dispetto del loro essere collocati da De Amicis alle oppo-cte rstremità della scala sociale. In particolarc,la sf.acciata ri-apostt di Maria, quel <<ora non si usa più di esser tanto timide>>,É rtrrrr battuta che travalíca I'occasione contingente per diven-tirlr il sintomo di una rara prontezza a cogliere la "modernità",l"'nlitr che tira", i "tempi nuovi" che avanzano, assai più confa-renti ai pescecani che alle liliali fanciulle dal collo lungo come

tilrr!irr Orveggi. La spudoratezza,Ia faccia tosta, la mancanza diae rtrlroli, il dispregio dei sentimenti e degli affetti, uno sconfi-t1rlto culto dell'io e dell'apparenza e, soprattutto, la più radicalee gret'vicace estraneità al senso di colpa che induce quasi "fisio-lrrgienmente" a negaîe con írriducibile tenacia anche la più in-errtrlrovertibile evidenza, sembtano essere i connotati tipicielellrr "fanciulla nuova" che si afÍ.accia alle soglie del Novecento.Marirr è la vivente incarnazione di quella eclatante sproporzioneE:lte, rrcll'educazione dei ragazzi, vige tra quella impattita dallaisttrrlrr c quella che dalla f.amiglia e dalla società che li circondaesci rrssorbono come per un fenomeno di osmosi, già messa acu-

t$tr:ente

inevidenza da De Amicis nel Romanzo d'un maestro e,

ltt tttisura minore ma non meno incisiva, in Fra scuola e casa.

l)rrvvero Maúa Vinini^pparc

non soltanto un'emula delhiectr Iìranti, ma a questo infinitamente superiore nell'auto-r'rrtrtt'ollo e nell'arte del dissímulare. Le provocazioni del bullotli (iturc, al confronto, appaiono rozze, chiassose e violente, e

p*lese rnente denunciano in lui il colpevole. Le provocazioni diMerirr, invece, sono assai più sottili e nffinate, ed essa regge ilctrnflonto con gli adulti che la minacciano sfoderando un san-giie lreddo a suo modo ammitevole, e quella punta d'irrisione

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54 BULLr DI cARTA

che è la sua cifra caratteristica di "bulla" consumata e irridu'cibile: <(con una contrazione stràna delle labbra che parve unsotriso, rispose: - Non son io>>.

A1 di là àela scuola, a chi è aÍfidatal'educazione di Maria e diGiulia ? Come si configura, nei rispettivi casi, quella spropor'

zione, sulla quale De Amicis insiste così efficacemente, Úa 1'e'ducazione scàhstica e quella che dalla società e dalla famigliaviene impartita fuori dalle aule ? (Jn dramma nella scuola nonpone in particolarmente evidenza questo aspetto, ma alcuni ra"

pidi ..nni sono tuttavia sufficienti allo scrittore per delineare

con efficacia i due contesti f.amilíaú.Il padre diMaúa, <ex uffi'ciale di cavalleria, vedovo e scapigliato, un bell'uomo biondo e

petulante>>, inveterato dongiovanni, intreccia una relazione con

ia madre di Giulia, gran bella donna, sempre elegantissima, il cui

apparre provoca nella maestra Galli un profondo turbamento,oió-e se su quel viso di donna avesse letto in cinque minuti un

intero libro, oscuro per lei in alcuni punti, in altri odioso, im'mondo, strano, spauievole,r. La signora Orveggi, tutta presa dal

culto dell'esteriorità - esattamente, si noti, come lo è la figlia del

suo amante, la piccola Maria -, tÍascura laftglia e tradisce siste'

maticamente il marito, uomo debole nel corpo e nel carattere,

morbosame nte attaccato a Giulia, che dal canto suo lo adota. La

precoce maturità di Giulia scaturisce proprio dalla presa di co"

scienza del dramma familiare che quotidianamente si consuma

davanti ai suoi occhi. Anche Maria, vizíata da un padre don'naiolo che bada solo all'esteriorità e soprattutto a non essere sec-

cato oltremisura <di dover Íat La patte a cui era chiamato>>, è, a

suo modo, precocemente matura, sebbene in un sensoafÎatto

opposto u Giuli^, come del resto l'acuta preserfiazione delle due

tugu"rrlascia chiammente intendere. La liaison tra l'ex ufficialee questa specie di madame Bovary subalpina non sfugge alla

prénsile atienzione di Maria Vinini, la quale medita di accomu'

nare nella sua vendetta madre e figlia.Benché di estrazione borghese, Giulia ha stretto amicizia

con l'umile e dolcissima Giorgina, figlia di un facchino alcoliz'z^to e una donna alrettanto îozza e ignorante, afflitta dallo

stesso vizio, che un tempo era starta a servizio presso Ia f-amiglia

<NoN soNo srATA ro!> 55

I lt'vrHgi. Un giorno, la signora Orveggi chiede alla maestra dieeFnrrrre Giulia da Giorgina, sna compagna di banco, perché laliglia possa rimanere inmezzo alle mgazze <<del suo rango>>. Laliitiestfrì Galli oppone un fermo rifiuto, perché <(mettere daunafr*r'tr [e signore e dall'alttale rugazze povere)> sarebbe cosaÉ

tlflnifestamente contrafia aI carattere d'una scuola pubblica>.'l'iitlrlvia, una serie di circostanze rendono ineludibile il tantotfeplccato scambio, il che scatena f ira dell'avvinazzata moglietlel l'rrcchino, la quale, avendo riconosciuto nella faccenda lo

=arrrlrinodi madama Orveggi, sua ex padrona, non si perita

e!'lftrrnrpere in iscuola e fare una chiassata davanti alle bam-bitrr:, alludendo senza troppi eufemismi ai poco morigerati co-etrrnri, a lei ben noti, della moglie dell'impiegato delle Poste. Etlitl Maria è prontissima a innestare la propria sffategia offen-qivir, il colpo finale destinato a coronare una lunga sequela diFlovocazioni e piccole angherie: <<La maestra osservò 1o stranoagrrnrdo, pieno di curiosità scrutatrice e profonda, con cui, al-l'rrse ita, [Maria] squadrava la signora Orveggi in conversazione!:rrr1 suo padte, e il sordso col quale la salutava, così maliziosa-lilente beffardo, che quella la guardava alla sua volta, o acca-clevrt spesso che si fissassero così per un po' di tempo, senzathe h ngazza fosse maila prima a chinar gli occhi>.

(.)rrclla <piccola serpe)> diMaria prende a tormentarcla fi-pllrrrrl* del facchino, amica del cuore di Giulia. Un giorno, cre-rletrrlosi non vista, disrugge un ricamo della piccola,Ia quale,arr)l)crto il danno, scoppia in un pianto disperato e accusaÉFertnmente Maria,la quale nega. Giulia, allora, che avevavletrr [utto, accusa pure lei Maria. La maestra tronca la contesar-,rrrrvocando le ue ragazze dalla direttrice, dopo la lezione.T'trttrr sembra tornato nella norma quando alla maestra Gallieeruhra di scorgere la Vinini intenta a scrivere di nascostotlrrulcosa sopra un foglio, mala f.accenda, sulle prime, pare nonavele seguito. Dopo qualche tempo, tuttavia, ecco che GiuliaIflvcggi lancia un grido e scoppia in singhiozzi, abbandonan-elrrsi scmisvenuta sopra il banco. La maestra accorre e fa intetrrlrtr a, racc ttate da tena un bigliettino, su cui c'è scritto:.ita v,itta tu, che tua madre va con tutti>>.

 

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BULLI DI CARTA

ln capo a un'ora, parve alla Calli che la teneva d'occhio, che

ella lMarial scrivesse qualche cosa di nascosto. Finito di scrivere,si rimise al lavoro di cucito, con grande attenzione' Ma la maestra,

esperta delle piccole vendette scolaresche, ebbe un sospetto, e vi'giiò con rapidi sguardi le otto o dieci ragazze tra le cui maniàvrebbe dovuto passare un bigliettino per giungere fino alla pic'cola Orveggi. Non vide nulla, però. Aveva da fare con urìa rna'scherina più accorta di lei, che sapeva interporre il tempo conve'niente fra la scrittura e la spedizione. Difatti, dopo una mezzaoretta di vigilanza, non ci pensò più.

Sonavan le undici al pendolo del camerone quando un gridosoffocato riscosse tutt'a un tratto la classe, e si vide la Orveggi bal'zarein piedi e ricader seduta, singhiozzando con le mani sul viso,

e poi abbandonare un braccio e il capo sul banco, come svenuta,

Tutte le alunne s'alzarono, la maestra accorse e rialzò la bimba,

Mentre la rialzava,le vide cascar di mano un biglietto. Quella si

ridestò bruscamente e si chinò per riprenderlo; ma la Calli I'aveva

già raccolto e spiegato.La ragazza riprese a singhiozzare, disperatamente'La maestra lesse il biglietto e la sua piccola fronte bianca si fece

di porpora. C'era scritto in caratteri minutissimi: - Sta zitta tu, che

tua madre va con tutti.Avvampante di sdegno, cercò con gli occhi laVinini, che s'era

levata in piedi come le altre, fingendo essa pure curiosità, ma un

po'pallida in viso.

- È lei che ha scritto quest'infamia! - disse la maestra, segnan'dola a dito.

Quella rispose alteramente, alzando il capo: - Non sono io,

La Calli corse al tavolino, cercò in furia nel pacco l'ultimo

componimento dellaVinini, confrontò la scrittura, e sorrise ama'ramente.

- S'alzino tutte quelle che hanno trasmesso la carta! - gridò,Nessuna s'alzò. Ma fra quelle ch'essa aveva tenuto d'occhio

prima del fatto, vide parecchi visi turbati.Le interrogò una dopo l'altra.Comprendendo dal viso della maestra che la cosa era Srave e

lei risoluta, confessarono tutte, e la più vicina allaVinini dichiaròd'aver ricevuto il biglietto da questa. Ma tutte giurarono di non

aver letto lo scritto.

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<(NoN soNo srATA ro!> 57

- Maria Vininil - disse la maestra con voce tremante. - Cher rrsa risponde ora?

t-Jurella rispose freddamente: - Non son io.

l=ltra patente dimostrazione, insomma, di quella che con ter-tnlne tecnico si suol chiamare aggressione relazionale, un attacco

alaterlato non sul piano fisico bensì mentale e orientato a di-au'uggere I'immagine sociale della vittima. Spargendo la voce,vet'rt o presunta non importa, che la mamma di Giulia <(va contrrtti>, che è in fin dei conti una puttana, Maúa mira a intaccarcItlimcdiabilmente il prestigio sociale della sua nemica, la isola,ls rende inetme, la distrugge. E la fase culminante di una lungaatfalegia, squisitamente femminile, fotmata da un'insistente se-

rluefrza di subdole angherie, meschine calunnie, pettegolezzi etitnlclicenze. E la stoccata finale di un duello a senso unico, nelr;rrrrlc I'aggressore può scegliere di volta in volta l'arma più effi-r'*rr'c, mentre le possibilità di difesa della vittima sono ridotte

fll'irticamente a zeîo. Comunque, anche in questo caso, perché laefrntegia aggressiva approdi al suo esito letale, I'aggressore halrlsogno di un elemento chiave, che del resto De Amicis, nellaEtirl ùnamnesi, non manca di denunciare: è il pubblico della"tttrtggioranza silenziosa", quel manipolo di ragazzine non schie-t,rlr o implicitamente sodali con colei, la quale si mostra capacedi csprimere i peggiori istinti senza esitazioni o pentimenti.

Maria continua a negare, anzi, scrive De Amicis, di frontealln perentoúa intimazione della direttrice: <Confessi!)>, essasslcntò un secondo a raccogliere la voce e con una contrazioneàt!'rura delle labbra che parve un sorriso, rispose: - Non sonIuo, Seguiamo I'evoluzione di questa interessante contratturattelle labbra che tanto somiglia a un riso di scherno e riman-cliHrrro al contempo, per inciso, al <sogghigno>> che affiora sullelrrlrlrra dei quattro studenti sorpresi dal professore menrerrrrrlriono un atto di bullismo ai danni di un loro compagnoIrel lomanzo Gioaentù senza. Dio di Ódon von Horvóth. Eunaogglrigno al quale inopinatamente si accompagna un altro sor-l'isrr ancota più inquietante, quello della stessa vittima deiliiilli, nel quale il professore scorge un enigmatico accennorl'illisione. Con von Horvóth ci troviamo, certo) in tutdaltra

 

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58 BULLI DI CARTA

epoca rispetto al mondo deamicisiano, ma il fil rouge di questairrisione sembra traversare impunemente i secoli e connotatsi,insieme a vna gtanitica propensione al mutismo, come unsegno fondante del bullismo di ogni tempo.

Per tornare alla vicenda in questione, dopo il fattaccio viene

convocato in direzione íl padre di Maria, I'ex ufficiale di caval.leria, il quale <entrò con la sua elegante disinvoltura di don-naiolo quarantenne, passandosi una mano nei capelli biondi, piùseccato che dolente , - paîeva, - di dover far Ia pa*e a cui erachiamato. La sua faccia rosea di robusto buontempone, incu-rante della famiglia, mostrava anzi una ceîta m^raviglia comicadi quella nuova mattata della sua figliuola, ch'egli forse studiavacon più curiosità che rammatico, come un bizzarco originalefemminino, e della cuibellezza si capiva che era altero. A1 ve-derlo, la figliuola non si turbò menomamente)>. Neppure troppoturbato si dimostra il padre, il quale, <(senza che la sua voce tra-disse la minima commozione>, esorta Ia Íiglia a confessare. Nonsi sa se più esasperata dalla flemma del padre o dall'indif fercnzadella figlia, la direttrice alza i toni e minaccia di espellere la ra-gazza da tutte le scuole del regno, ed è a questo punto che lostrano sorriso di Maria subisce la sua definitiva, inquietante me.tamorfosi, trasformandosi in <<una specie di ruggito> e trasfigu.rando il volto della ragazza in una maschera convulsa, <(smortae trafelata, coi denti stretti>, che scaglia <<occhiate feroci>>.

La bimba l'interruppe con una specie di ruggito, e levandosi infretta uno spillo dal petto: - Se dice ancora una parola - gridò -trangugio questo spillo!

E fece l'atto di cacciarselo in bocca; maferrò al polso, e lo spillo cadde. pronto,AIlora essa fu presa da un accesso di rabbia, pestò ipiedi,

digrignò i denti, die' dei pugni per aria, si buttò sul pavimento, si

rivoltolò, scalciando e ruggendo, con una tal furia, che quantleran presenti duraron fatica a fermarle le braccia e le gambe, a

rialzarla, a inchiodarla sopra una seggiola, dove rimase immobile,smorta e trafelata, coi denti stretti, saettando occhiate feroci. lnfine, dopo fatti altri due o tre strepiti, ripiegò il capo sulla spalla,sfinita. Ma nei suoi occhi non c'era una lacrima.

<(NoN soNo srATA ro!> 59

()uale significato ha questa metamorfosi, se negli occhitle.Ja ngazza, sino all'ultimo, continua a non esservi <<una la-r'r'irna>>? La crisi di nervi, vera o simulata, sembra incrinare.rppcna Ia granitíca resistenza di Maria, cui la direttrice offreI'escanzotage di non confessare in pubblico, bensì di ammettere

!,rpropria

responsabilitàscrivendola su un foglio, in completa

t,'[itudine. Questa perversa apoteosi ante litteram del ctiltotlella priu acy sortisce alla fine, ancorché soltanto paruialmente,l'el'fetto sperato. Infatti, quel che Ia ragazza scrive è: <<Son io,ttu ho ragione,r. Le vengono inflitti otto giorni di sospensione'

Nel frattempo, Giulia, prostrata dallo shock, cade di nuovogtilvemente ammalata e muore. Ma Ia vita continua, e.si ri-trrnìa a scuola. La maestra Galli e Maria, dopo la tragedia, sit'ltrtrvano nuovamente in classe, f.accia a f.accia. Ed è la primaq livelarsi incapace di reggere il confronto.

('era sul suo viso [di Maria] qualche cosa che rassomigliava a

rlrlurbamento, se non a dolore; ma pure il suo primo aspetto

rleslt) nella Calli un così vivo senso di ribrezzo e di sdegno, cheinrlrnllidì. E questo senso s'accrebbe, quandolaragazza, alzati glirrr r hi lentamente, senz'alzare il viso, li fissò, asciutti e scintillanti,nel suoi. Essa ebbe un rimescolo di sangue.

Non di meno, incominciò la lezione, studiando di non rivolgerItr sguardo al posto della morta e di nasconder la commozionerhe lc rendeva incerta la voce. Ma dopo pochi minuti, la commo-ékrrtc traboccò. - No - gridò, alzandosi - è impossibile! è impos-

iihilc! MariaVinini, lei non può più stare in questa classe! Non ci

€ltrvt'va più tornare! lo non posso resistere alla tortura di vederla!

Lt ragazza, scossa sul primo momento da quelle parole, si mise

a rdrcogliere i suoi Iibri per andarsene, e le tremavan le mani; matlttrante l'operazione ripigliò animo, e quand'ebbe finito, scesa

rlal llitnco, s'arrestò, fremente, davanti al tavolino della maestra, e

dnnrnndò a bassa voce, in aria di sfida:Pcrché mi manda via?

= Oh giusto lddio! - gridò la maestra, perdendo ogni ritegno. -E me lo domanda! Ma non l'ha capito, non glie l'hanno detto che

è lel, che ha ucciso Ciulia Orveggi?: Nrrn è vero! - rispose conforzalaragazza, arrossendo di col-

leté, - Nessuno l'ha detto! È un'ingiustizia dir questo!

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BULLI DI CARTA

- È una verità - gridò la maestra - che la dovrebbe rendere in.felice per tutta la vita! Oh Dio eterno! Ma si può dare una similecreatura? Ma dica una parola di pentimento, ma pianga una volta,ma mostri per un momento solo d'aver delle fibre umane in quel

cuore!Vede, io non la minaccio più, io Ia prego, per I'anima sua,

che abbia pietà di se stessa!

A quelle parole laragazza abbassò il capo e parve che isuolocchi s'inumídissero, che Ie sue labbra si movessero, come cer.cando una parola; tanto che la maestra, animata da una speranzafsi spiccò dal tavolino, e presala per un braccio, spingendola da-vanti al posto vuoto della morta: - Cuardi - le disse - faccia contoche la sua povera compagna ci sia ancora, ceda a un buon im.pulso: essa l'ha perdonata; Ie domandi perdono!

La ragazza fissò gli occhi dilatati sul banco, esitando.

- Dica una sola parola - soggiunse la maestra - Perdonami!Esarà perdonata da tutti. - E nel dir questo, nell'impeto della pas.

sione, la scrollò.

- Ebbene, no! - gridò quella, sprigionando il braccio e rial-zando il capo. - Non domando perdono perché non ho colpa..,No!... lo non potevo sapere... È troppo, alla fine! Mi lasci uscirel

Maúa Vinini è il più moderno e radicale dei bulli descritti da

De Amicis, infinitamente più complessa e variegata rispetto al

rozzo Franti, e Ia dinamica della sua psicologia è indagata cofltanto acume e proprietà da porla alla stregua di un ideale exem.plum relativamente al fenomeno in questione. Apparentementesicura di sé, si sente in grado di sfidare I'autorità e le regole,forte di un ego ipertrofico e spiccatamente narcisista, ancorchédi un narcisismo affatto peculiare, che le consente di affrontarea muso duro e, in fin dei conti, supetare, tutti gli ostacoli frap.posti dalle varie autorità. Un narcisismo afÍatto peculiare, dun.que, perspicacemente delineato da De Amicis all'inizio del rac.conto alla stregua di un vero e proprio "stile di vita narcisi.stico": Maria, che persino a scuola si occupa assai più del suo

aspetto che degli studi, <<si sringeva continuamente ora unamano ora l'aItra col fazzoletto attorcigliato, per farsi le manipiccole, si ripuliva i denti con delle foglie di salvia, si profu.mava senza discrezione, e quando veniva il medico municipale,

<(NON SONO STATA IOID

+i ntot'deva Ielabbra a sangue per mostrar la bocca vermiglia>.I,rrr-lesto stíle si rivela capace di alimentare, come del resto evi-tlenairr lo sviluppo narrativo, il culto di un'assoluta autosuffi-t ierrza, lo spregio sistematico di ogni rclazione, che alla fine sfo-r in, piùr che in una crisi di nervi, in un'autentica crisi di delirio

rll rrttt'tipotenza.Una sorta di "natcisismo negativo", insomma,rtu'rtllcrizzato da un forte potenziale distruttivo nei confronti diirgtri agente esterno percepito come antagonista, vero o pre-eiif rlo, e verso il quale il soggetto mette in atto, come primatirrarirt, un'acrimoniosa strategia svalutativa che culmina, pres-atrelté invariabilmente, in un accesso di pulsione distruttiva.

l,'ostinata e apparentemente inspiegabile negazione diMuria affonda le radici in una mancata percezione della colpa,!n nnu estraneità al senso del rimorso che sembra collocarla inirllr) stato psicopatologico tipicamente borderline. Maúa ú-nluovc la sua colpa e, insieme, la sua responsabilità nei con-

frirrrti dell'abra, per lasciare libero sfogo allo sfrenato soddi-cfncirrrento di un ego mostruosamente sviluppato. Di solito, lat'ltttozione della colpa avviene alf interno di una dinamica digl'llllpo, Íavorita, sotto 1'egida carismatica del bullo domi-nrurtc, dal dissolvimento delf identità (e della responsabilità)intlividuale nell'indistinta identità collettiva del branco, men-tt'e, ttcl caso di Maia, De Amicis tratteggia un fenomeno, pert'r,sì rlire, ancora p7ù"avanzato", quello di una singola îagazzaaetprrce di ordire autonomamente e mettere deliberatamente inelt(! una crudele strategia vessatoria con straordinaúa Í.red-zlc?ltl, consapevolezza e decisione. Colpisce parimenti il fatto

clre Maria non attribuisca ad altúIa sua colpa né la proietti suélr'rrtro all'infuori di sé. Se nelf itinerario che portava dal Ra-yreltt di strada di Collodi al Giggi er bullo petroliniano, disse-Irrirruto da una quantità di birbe, monelli, birichini e quant'al-tlrr, il punto limite appaúva costituito da una deprecabilelirÈilr('ilnza di <buon senso)>, Maúa Vinini, creatura già tuttaFt'niettata nel futuro, si dimosffa ormai del tutto sprovvistadellu capacità di attribuire, puramente e semplicemente, unrltt,rlsivoglia <<senso)>, o valote, ai Í.atti della vita.

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60 BULLI DI CARTA

- È una verità - gridò la maestra - che la dovrebbe rendere in.felice per tutta la vita! Oh Dio eterno! Ma si può dare una similecreatura? Ma dica una parola di pentimento, ma pianga una volta,ma mostri per un momento solo d'aver delle fibre umane in quelcuore!Vede, io non la minaccio più, io Ia prego, per l'anima sua,

che abbia pietà di se stessa!

A quelle parole laragazza abbassò il capo e parve che isuolocchi s'inumidissero, che Ie sue labbra si movessero, come cer.cando una parola; tanto che la maestra, animata da una speranzafsi spiccò dal tavolino, e presala per un braccio, spingendola da-vanti al posto vuoto della morta: - Cuardi - le disse - faccia contoche la sua povera compagna ci sia ancora, ceda a un buon im.pulso: essa l'ha perdonata; Ie domandi perdono!

La ragazza fissò gli occhi dilatati sul banco, esitando.

- Dica una sola parola - soggiunse la maestra - Perdonami!Esarà perdonata da tutti. - E nel dir questo, nell'impeto della pas.

sione, la scrollò.

- Ebbene, no! - gridò quella, sprigionando il braccio e rial-zando il capo. - Non domando perdono perché non ho colpa..,No!... lo non potevo sapere... È troppo, alla fine! Mi lasci uscirel

Maria Vinini è il più moderno e radicale dei bulli descritti da

De Amicis, infinitamente più complessa evariegata rispetto al

rozzo Franti, e Ia dinamica della sua psicologia è indagata coo

tanto acume e proprietà da porla alla stregua di un ideale exem.plum relativamente al fenomeno in questione. Apparentementesicura di sé, si sente in grado di sfidare I'autorità e le regole,forte di un ego ipertrofico e spiccatamente narcisista, ancorchédi un narcisismo affatto peculiare, che le consente di affrontarea muso duro e, in fin dei conti, supetare, tutti gli ostacoli frap.posti dalle varie autorità. Un narcisismo afÍatto peculiare, dun.que, perspicacemente delineato da De Amicis all'inizio del rac.conto alla stregua di un vero e proprio "stile di vita narcisi.stico": Maria, che persino a scuola si occupa assai più del suo

aspetto che degli studi, <<si sringeva continuamente ora unamano ora l'aItra col f.azzoletto attorcigliato, per farsi le manlpiccole, si ripuliva i denti con delle foglie di salvia, si profu.mava senza discrezione, e quando veniva il medico municipale,

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=inrot'deva le labbra a sangue per mostrar la bocca vermiglia>.

t,rrclesto stíle si rivela capace di alimentare, come del resto evi-tlerrairr lo sviluppo nanativo, il culto di un'assoluta autosuffi-t ienza, 1o spregio sistematico di ogni relazione, che alla fine sfo-r i'r, pìùt che in una crísi di nervi, in un'autentica crisi di delirio

rli rrrrnipotenza.Una sorta di "narcisismo negativo", insomma,L'ev'ttlLcrizzato da un forte potenziale distruttivo nei confronti dingtri agente esterno percepito come antagonista, vero o pre-Èiitllo, e verso il quale il soggetto mette in atto, come primailirrssrt, un'acrimoniosa strategia svalutativa che culmina, pres-errelté invariabilmente, in un accesso di pulsione distruttiva.

l,'ostinata e apparentemente inspiegabile negazione diMulirr affonda le radici in una mancata percezione della colpa,itt titra estraneità al senso del rimorso che sembra collocarla iniurr) stato psicopatologico tipicamente borderline. Maria ú-nlu()vc la sua colpa e, insieme, la sua responsabilità nei con-

frirrrli dell'abra, per lasciare libero sfogo allo sfrenato soddi-elncirnento di un ego mostruosamente sviluppato. Di solito, larlttlrzione della colpa avviene alf interno di una dinamica diCl'[f l)po, favorita, sotto l'egida carismatica del bullo domi-nÉlnte, dal dissolvimento delf identità (e della responsabilità)irnlividuale nell'indistinta identità collettiva del branco, men-le, ttcl caso di Maia, De Amicis tratteggia un fenomeno, perr',,sì clire, ancora p7ù"avanzato", quello di una singola îagazzaritlìrrcc di ordire autonomamente e mettere deliberatamente inettr) una crudele strategia vessatoria con straordinaria fred-iteezrr, consapevolezza e decisione. Colpisce parimenti il fatto

r,lre Maria non attribuisca ad altúIa sua colpa né la proietti suslerrtro all'infuori di sé. Se nelf itinerario che portava dal Ra-

Ettiut di strada di Collodi al Giggi er bullo petroliniano, disse-irrirrrrto da una quantità di birbe, monelli, bitichini e quant'al-Ilrr, il punto limite appaúva costituito da una deprecabileriiÉ1n('irnza di <buon senso)>, Maúa Vinini, creatura già tuttalrl'oicltata nel futuro, si dimosffa ormai del tutto sprovvistarlelln capacità di attribuire, puramente e semplicemente, unrlttirlsivoglia <<senso)>, o valote, ai f.atti della vita.

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<<Grazie per la basto nata>>

Un romanzo di formazione scritto da un autore svedese al.l'alba dello scorso secolo e un tacconto di un letterato britan.nico apparso più di cinquant'anni dopo sono accomunati daun'interpretazione del bullismo svolta in chiave affatto pecu.liare, quella, cioè, del rapporto di complicità, se non di identifi.cazione, che può instaurarsi ra il bullo e la sua vittima. In en.trambi i casi, inoltre, assume un'evidenza assai particolare l'ele.mento onirico, propriamente presentato come tale nel romanzoe nell'accezione di "sogno ad occhi apefii" nel racconto.

La giouinezza d.i Martin Birck diHjalmar Sóderberg, inrziatonel r89r e pubblicato nel r9or, è 1a storia, parzialmente auto.biogr afica, dell'educazione sentimentale di un rcgazzo di Stoc,colma, dalla più tenera in[.anzia sino alla soglia dei vent'anni,Non privo di risvolti autobiografici è anche Il comandone dlRoald Dahl, pubblicato nel ry53 nella raccolta Qualcuno colltete, inlarga parte dedicato ai ricordi d'infanzia del protagoni.sta, \íilliam Perkins, trascorsa neI college inglese di Reptonintorno aI t9o7. L'effettiva collocazione cronologica del ro.manzo ela Íinzione nanativa delracconto s'inrecciano perciò

nella comune ambientazione primi Novecento, in un clima ca.r atterizzato da un leduc azione notevolmente repre s siv a. T antarepressiva che, quasi a voler simboleggiare l'ansía di evasioneche permea tutta l'opera, La giouinezza di Martin Birck si aptesull'irnmagine di un sogno.

Immerso nel verde lussureggiante di un giardino, il piccoloMartin camrnina insieme alla sua mamma. Intorno ci sonofiori rossi e azzurri, e la mammalo invita a raccogliere quellitr:rchini ma a guardarsi dai rossi, che sono velenosi. Martin

<GRAZIE PER LA BASTONATA>

r:rrglie un fiorc azztrro che però, in quel medesimo istante, di-vcnfrl di un <(rosso ributtante>>, e al tempo stesso la madre sva-

nlsee, Il bimbo sta per piangere quando ode la voce maternaehlnmarlo da un cespuglio, si precipita ma invece delfa marnma

tfrrvn un suo compagno, Frans, un <<piccolo teppista>> che da

tenpo lo tormenta con lesue angherie.

Aquesto punto

iIgiar-

cllno scompare e Martin si rirova solo con Frans in un angoloarluallido e oscuro del cortile di casa. Mente Frans gtri mosma

la lingua, che diventa sempre più lunga e ripugnante, Martinvorrebbe urlare ma il fiato gli si strozza in gola.

Anche in considerazione della quasi perfetta coincidenzaefrrnolcrgica tra la pubblicazione del romanzo di Sóderberg e

f ihtterpretazione dei sogni, viene sponteneo domandarsi quale

clrlqve di lettura avrebbe scelto Freud'per questo sogno, ilquale, in ogni caso, ha lo straordinario pregio-di presentarciult esempio, pressoché unico, crediarno, di bu'llismo onirico.!='irrrnragine di un ributtante fiote scarlatto intrecciata alla fi-gtrra cli una madre che assurne inrprovvisamente le sembianzeeii un persecutore abominevole, è di tale'pregnarrza da far rirn-piangcre davvero che Freud non abbia applica,to a questosrlgllo letterario un metodo d'indagine analogo a quello dif.itntliua. Comunque, a prescindere dalle trtterpret*zioni e dalleprrasilrili valenze simboliche del sogno, rirnane 1l f.atto, alta'mente significativo, che I'angoscia della persecuzione può as-

eillste tanto profondamente un bimbo al punto da tortnentarloenclre di notte, insinuarsi nei più minutí interstizi della sua

vlte psichica e coinvolgere nell'angoscia anche I'irnmagine ma-

Èertt:t,

ll piccolo Martin Birck dorrnliva nel suo lettuccio e sognava.Fra una sera d'estate, sul'l.'imbruni're, € nel crepuscolo verde e

cilcrrzioso Martin camminava ten,uto per r'nano da sua madre, at-lfrrvers,rndo un giardino gra.nde e strano, dove l'ombra si adden-ÈÈrv€ì l)uia in fondo ai viali. Ai due lati del sentiero crescevano fioriÈlrrrv,rH,ìnti, rossi e turchini, che sui loro ganr,bi sottili si dondola-vÉfrn ,tl vento. Camminava, [a sua rnano afferrata a quella dellait'rllr'; guardava stupito ifiori e non pensava a nulla. Devi co-glirrrt'soltanto i fiori turchini, quelli rossi sono vel'enosi, d,isse la

 

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66 BULLI DI CARTA

madre. Allora staccò la sua mano e s'indugiò a cogliere un fioreper la mamma; un gran fiore turchino voleva cogliere, che penzo-lava pesante dallo stelo. Che fiore curioso! Lo guardò e ne aspiròil profumo. E ancora Io guardò, con occhi spalancati dallo stu.pore: non era più turchino, ma rosso. Era proprio tutto rosso! E dlun rosso ributtante! Gettò a terra quel fiore cattivo, calpestandolo,

quasi fosse una bestia pericolosa. Ma quando si voltò, sua madr€era scomparsa. Mamma, chiamò, dove sei? Dove sei, perché ti na.scondi davanti a me? Martin corse un pezzo giù per il viale, manon vide nessuno e fu lì Iì per piangere. ll viale era muto e abban.donato, e si faceva sempre più buio. Finalmente udì una voce vi.cino vicino: Son qui, Martin, non mi vedi? Ma Martin non videnulla. Ma se sono qui, perché non vieni da me? Allora Martincomprese: dietro il sambuco, era da lì che veniva la voce; come fuche non aveva capito subito? E corse a guardare, certo di ritrovar€la mamma. Ma dietro il sambuco stava Frans di Langa raden, chegli fece una orribile smorfia con le sue grosse labbra piagate, emise fuori la lingua più che potél E che lingua che aveva: si fa.ceva sempre più lunga, e non prendeva fine, ed era tutta copertadi pustolette gial lo-verd i.

Frans era un piccolo teppista che abitava in un caseggiato chia.mato <Langa raden>, nella strada di Martin. La domenica avantlaveva canzonato Martin per la sua nuova giacchetta di pannobruno e lo aveva chiamato bellimbusto.

Martin avrebbe voluto scapparsene via, ma era come inchio.dato al suolo. Si sentiva le gambe indolenzite. E il giardino e i fiorle gli alberi erano spariti, ed egli si trovava solo con Frans nel cor.tile di casa sua, in un angolo oscuro/ vicino allaspazzatu[a, € Vo.leva strillare, ma gli pareva di avere la gola sIrozzata...

Ma c'è una svolta sorptendente. Benché l'assillo del perse'cutore Frans sia conficcato così a fondo nel suo inconscio,tanto da concretízzarsi in una serie di angosciosi sogni ricof.renti, ecco che il bambino escogita e mette in atto un sorpr€ft.dente escamotage, quello di fare di Frans il suo alleato.Il pic.colo Martin inizia ad andarc a scuola, che non si rivela poi cosltremenda come aveva temuto, ma c'è puf sempre il pericolOdei bulli, che aspettano gli altri bambini lungo la via per tor.mentarli. Una minaccia incombente e pervasiva, intorno alla

, 1' n ! r: s e m b, u' o r i o'r"iìl'ffi ffi"rT* * *."o. -. r,

"n.,utt-

t:ir1r", ma tant'è: leggenda o verità che sia, la presenza di que-ete lrunde di <teppisti>> (così li definisce il testo) è con ognievlrletrza un fatto consolidato nei sobborghi industrializzati diStrrr'colma al crepuscolo dell'Ottocento. Martin teme in patí'r.rrllt'c il famigerato Frans, il quale, visto attraverso gli occhicfel lrnmbino, sembra dedicare <(tutte le sue {.one e tutti i suoigrerrsieri>> all'unico ed esclusivo scopo di amareggiargli I'esi-ilenzrr, Alle prese con un pericolo così soverchiante e ineludi-blle, lirans prova ad assicurarsi la riconoscenza del <<teppista>>,

l'lttranendo però, in questo suo apparentemente bizzarto ten-tativo, amaramente deluso.

(''r,rano tante cose nuove da imparare e da capire, e la scuolaiti tr,,rltà non era così orribile come Martin aveva fantasticato.

Irr lompenso la strada per andarci e per tornarne era insidiatarlir ptricoli di ogni specie. Quegli esseri malintenzionati che si

r lll:1rìr,ìVaho teppisti e che canzonavano Martin e i suoi compa-gnl r lriamandoli bellimbusti, tendevano agguati dietro gli angolitlell,r via. I più cattivi erano i teppisti cosiddetti della palude, ve-

f*inr(.nle crudeli e pericolosi, che ogni tanto lasciavano i lorotetti ,rlrituri nella regione tra Roslagstorg e il parco di Humlegar-tlptt quartiere chiamato nla palude> - per muovere guerra ai

teipà//i degli altri quartieri servendosi di clave con testa diplurrrlro, come correva la voce. Ma più di questi teppisti dellagr,rlrrrkr, che Martin non aveva mai veduto e della cui esistenzairÍtn t'r,r neanche tanto convinto, Martin temeva il terribile teppi-àté [r',rr.rs, che aveva abitato in <Langa raden, e che ancheétles!,o abitava nella stessa strada. Questo piccolo teppista infatti

flerllr,rva tutte le sue forze e tutti isuoi pensieri ad amareggiare

ia vil,t di Martin durante il giorno, e lo perseguitava perfino nei

cngrti clclla notte.M,r un bel giorno Martin, mentre tornava a casa per la cola-

ilnirr,, vide due suoi compagni di scuola in rissa con Frans a un

enHolo della strada; e lo avevano già sopraffatto e buttato a terra e

lo el+rv,rno lavorando coi pugni. Martin aveva cominciato in quel-l'e1rnr ,r a leggere libri d'avventure, e ravvisò tosto in Frans la stoffa

ttrjt un llcllerossa magnanimo e non volle lasciarsi sfuggire un'oc-irrelotrr, tanto propizia per farne l'amico suo e il suo alleato contro

 

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68 BULLr Dr cARTA

altri teppisti. Perciò si fece vicino per rimproverare ai suoi compa"gni la Ioro viltà, e disse che si vergognassero di combattere in duecontro uno/ e che Frans abitava nella sua strada e che era un tep.pista simpatico e che lo lasciassero in pace. E mentre Martin cosìattirava su di sé l'attenzione dei compagni, Frans riuscì a rimet.tersi in piedi e a svignarsela.

Invece Martin si ebbe tutto il sacco di legnate che era stato de=stinato a Frans. E come se non bastasse, dové sopportare ancoraper molto ternpo Ie beffe dei compagni, perché era l'amico di unteppista. E la prossima volta che incontrò Frans in istrada, davantlalla porta del tintore, quello gli fece lo sgambetto, e Martin batté ilnaso sul lastrico tanto che ne usci il sangue, mentre Frans bestem.miando orrendamente scappò via.

Ciacché Frans non aveva capito di dover fare il pellerossa ma"gnanimo. Questo Frans non era neppure un piccolo teppista cometanti altri; ma era veramente tremendo.r

È un tentativo, quello di Martin, che, pur nella sua disar.

mante ingenuità, svela un meccanismo psicologico complesso,quello dell'identificazione della vittima con I'aggressore alloscopo di difendersi dalla sofferenza. Non tanto dal dolore fi.sico delle eventuali percosse, quanto dallo straziante stillicidioquotidiano di paure, angosce, Írusftazioni collegate, pet co$ldire, all'esistenza in sé del pericolo incombente. Nel tentativodi avanzarc una spiegazione di questa assimilazione, apparen.temente così paradossale, potrà essere utile ricordare il sogno,all'inizio del brano, e 1a sua impoftanza come esperienza sim.bolica, sublimata e totalizzante, che include in sé tanto ele,menti di vita vissuta (la presenza del bullo) quanto le sue ri.percussioni psichiche profonde (lo stress e I'angoscia che ne de.rivano). Che cosa succede, inf.atti, nella vittima, quando lasofferenza supera le capacità di sopportazione ? Comuni sono I

riscontri di situazioni in cui la coscienza si separa dal corpo(durante una violenza sessuale, per esempio) e ciò accadequando vi sia il rischio che I'espertenza traumatica sia ta!.

3. Le citazioni sono tratte da Hjalmar Sóderberg, La giouinezza di Martin Bìrclt,traduzione di Carlo Piazza, Corticelli, Milano 1933.

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i*e,,t* t.tte da,"#i'."il#;;:",. r,.ttu uirri-uj]

i*rl t'(ìnscntirle più di riconoscere se stessa. Come se un con-+ulq,t r insopprimibile "istinto di sopravvivenza" decidesse dièerr[!rp,rrt'c il corpo daila mente. Si può dire che a causa del rei-tFlÈltn :llcss, trasformatosi in una sorta di monomaniaca fissa-

*ilnt'(si ricordi che Martin è convinto che Frans dedichi

et:ttte, le sue forze e tutti i suoi pensieri>> allo scopo di tiran-*iegginlltr), la vittima finisca per trovarsi, alla fine, letteral-iirFrrtÉ "fuori di sé", come se nel trauma subito vi fosse qual-

srìao eli talmente insostenibile da indurlo a rifugiarsi "altrove",alltr sc.r1'ro di sfuggire a ciò che per lui è diventato inesprimi-blle, rron rappresentabile alrimenti. Nell'episodio del sogno,

illartirr è ancora in una fase che gli consente di proiettare fuorid! qé, rr livello onirico, i fantasmi che 1o assediano (e quanto in-ttillerirlrilc sia l'orrore di codesto assedio 1o dimostra il coin-+r,lgitrrettto della figura della mamma, con la sua scomparsa e

ié urrr,ecssiva, raccapricciante metamorfosi), mentre nel se-

Eorirlo e;risodio di bullismo, quello, per I'appunto, in cui Mar-Éil vap.lrcggia di diventare amico di Frans, identificandosi sim-Èrril,:anrcnte con il suo persecutore, neppure più il sogno è ingrark, rli funzionare come valvola di sfogo. E come se il ri-È*rrti,r elel tîa'úml- fosse imprigionato in lui, g1i si fosse inca-

=Èr:ltrr,c()me una trave dal peso insostenibile, tra il corpo e la

litÉirtt', llloccando irueversibilmente i meccanismi del pensiero

E. altrrlxrlicamente, della parola. Martin, insomma, è diventatoselrinvtr c martire di una parola che, letteralmente, ha "perso la

fsee", rtna parola che è rimasta, per così dire, "sepolta viva"

leila linc del sogno Martin vorrebbe urlate, ma non riesce a

ferlo 1rr:r'ché hala sensazione di avere <<1a gola strozzata>). PerHlleÉtrl via, come ultima risposta possibile per difendersi dalla

sirfl'et'ctrza, il reiterato prodursi degli eventi traumatici può ge-

Fet';rt't' ulra sorta di frammentazione della personaLità, in cuilj!1Èl lrurtc di essa, come una scheggia impazzita, si identificasen I'nggr"ssore allo scopo) finalmente, di rappresentare I'ir--ÉFpf r..scì n tabile, dare voce alf indicibile.

tlu urcccanismo analogo si può, in certo qual modo, reperirenE! l'rrt't'onto di Roald Dahl II cornand,one, soprannome appli

 

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70 BULLr Dr cARTA

cato nei college britannici allo studente più anziano di ogni re'parto, e per ciò stesso <ufficialmente altorizzàto ,a picchiareiutti i pivelli che voleva> (detto per inciso, Dahl dedicherà

una feròce critica alla English Pubiic School nel libro autobio'grafico Boy - Storie dell'Infanzia, pubblicato nel rq8+). La-sto'

liu hu p.iprotugonista un uomo sulla sessantina, \X/illiam

Perkinq chè a causa di un inconro occasionale rievoca la pro'pria inf.anzia e rivive la terribile angoscia cagíonatagli dallostato di assoluta e totale soggezione nei confrònti del suo sa'

dico ed efferato <<comandone>> durante gli anni della scuola,

Come nel caso di Martin e Frans, anche qui, tuttavia, queste

soggezione assume colorazioni assai particolari, lasciando ín'fine emergere un rapporto tra vittima e carnefice improntato 4

una sorta di sadornaiochismo non privo, nella fattispecie, dlsfumature omosessuali.

Il comandone tî^tteggia i1 perfetto ritratto della "vittimaper vocazione", del masochista puro, di colui il quale, da

1a"

furro, con inconfessata voluttà si è piegato alle vessazioni deliuo "superiore", e per il resto dell'esistenza ha escogitato e

messo a punto una stîategia di vita tale da f.atgli appatire come

libera r.èltu ciò che in realtà è frutto dell'adattamento, anzi,

della perversa simbiosi fia una mente co^rtata e la coercizionesocialè. Con quanto amore Perkins descrive la sua vita di pen'

dolare, rcgollta con cronometrica precisione da ben trentaseianni! Una condotta di vita raccapricciante peî monotonia e

grigiore ha per lui una salvifica funzione, perché <non- c'è

ni.nt. .o.. una buona routine per mantenere la pace della

mente>. Tanto meglio, poi, se questa routine è condivisa da

centinaia, migliaia di persone, da incontrare con millimetricaprecisione ciascuna alla stessa ora nello stesso posto, sempfe

èon f identico vestito e la medesima espressione stampata sulla

faccia. Solo così si ha veramente I'impressione di appartenere

a un gruppo , a rtna società coesa, a un mondo solido, positivol<belle ficce, direi; facce del mio tipo, comunque, del mio tipodi gente: persone integre, diligenti e indaf.f-arute, senza -nep'p.rè ,ttu iraccia di quello sguardo acceso e irrequieto che si

nota spesso nei cosiddetti tipi dinamici che aspirano a capo'

i.,ilgr:re il mondo.";iij:;"ffit*-ti, te loro ",,,,,.,'l]=rt'isli

e tutto il resto>>. Forse non saremmo lontani dal vero se

ef leltnrtssimo che \X/illiam Perkins ha finalmente trovato il suo

ht'rinr:rt,t )ecrrpa una buona metà del racconto la minuziosa, mania-

rgle rlescrizione di questa vita cronometricamente regolata

{irethins paîagon^ più volte se stesso a un orologio, anzi, di'elrlaru cli essere diventato, con il tempo, <<una specie di orolo-

shri' viu.nte). Nella seconda paîte, questo ben regolato mec-

Eanlsmo è però destinato a deflagrare, benché non pel questo

reng* meno la tipica pignoleria del personaggio. Il monotonotfrln=lr0n del pendolare, infatti, viene interrotto dall'irruzioneettlla pensilina della stazione e poi nello scompartimentoelesso, di un nuovo passeggero, un uomo la cui inconsueta bel-

ieezu, l'abbigliamento sportivo e il fare disinvolto impressio-ftrllo e irritano fortemente Perkins: un tipo, insomma, dallouagrrurclo acceso e irrequieto>> caratteristico di quei <tipi dina-

lnici> cla lui tanto esecrati. Al nanatore sfugge involontaria-*i1et1tc un tono squisitamente femminile nel descrivere il primoilreotrtro con I'affascinante sconosciuto, al quale oppone un'o-ètcr I t rr til, civettuola falsa indiff eîeÍrzai

Irr sconosciuto, l'estraneo, stava l\, piazzato proprio al centrotlrtll; lr.rnchina, a gambe divaricate e braccia conserte, con l'aria,

lirin t't'ra da sbagliare, del padrone del posto, dell'intera contea'Ètri p4t,tttde e grosso e anche visto da dietro riusciva, chissà come,

a rurrtttnicarti una fastidiosa impressione di arroganza e insieme

FtFllllluità. [...] invece dell'ombrello portava un bastone, le scarpe

lìntl r,t.rno nere ma marroni, il cappello grigio era calcato di lato e

rl,t f ttll,t la sua persona emanava una certa aria di eccessiva ridon-rlin/,t. Di più non mi presi la briga di notare. Cli passai dritto da-

Vrlrrll t on il viso rivolto al cielo, aggiungendo in tal modo, e dav-

vtsru !l)cro di esserci riuscito, un tocco di autentico gelo a un'at-fittreft,r,t già gelida di per sé.

Arrche l'ulteriore descrizione del nuovo viaggiatore lascia

intenclcre la persistenza diuna forte carica sensuale. Il pignoloFerkirrs inventaria scrupolosamente, dello sconosciuto, le so-

 

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72 BULLI DI CARTA

pracciglia scure, gli occhi grigio ferro, i denti bianchi e sani,nota come egli possieda nîa di quelle facce <belle e abbron.zate>> che si-veàono nella pubbftcità. È il tipo d'uomo, in.somma, la cui virilità è in grado di evocare al tempo stesso ilcacciatore di leoni, il giocatore di polo, lo scalatore, I'esplora.tore e il velista. Perkins <diffida> degli uomini belli, anzi,labellezza maschile gli risulta, chissà per qual motivo, addirit.tura <<offensiva> (per le donne invece, ga aa sans dire, <<è tuttaun'altta cosa>>).

A un certo punto, continuando a scrutare furtivamente laf.accia <<quasi lascivamente bella, con una lucida, impudica pa.tina di abbronzattra sulla pelle> dell'aborrito personaggio,Perkins è colpito da ,tna f.olgorazione e avverte un acuto,strano senso di disagio, qualcosa che ha a che vedere <<con lasofferenza e la violenza, forse persino con la pauta>>. Di colpo,identifica nell'uomo iI suo aguzzino degli anni della scuola. Sa.dico, con una spiccata inclinazione per I'uso della frusta,

Bruce Foxley, significativamente soprannominato Focoso Fox.ley, con le sue sistematiche angherie aveva angustiato \X/illiam,quando questi aveva appen^ tredici anni, nel college di Rep.ton. Viene alla mente il Musil del Gioaane Tòrless, benché, inquesto caso, la sottomissione a sfondo sessuale timanga, in ap.paîenza, del tutto sottaciuta. Ma solo in apparenza, pet l'ap.punto, poiché, a dispetto delle recriminazioni di Perkins, i ri.cordi delle frustate inflittegli dal "comandone" sono, comedire, talmente densi e particolareggiati da lasciar legittima.mente emergere il sospetto di un tipo di patecipazione dltutt'alfta natuÍa (del resto, e non a caso, proprio all'inizio del

racconto, il namatore definisce ilproprio corpo con un inequi.vocabile aggettivo: <ipersensibile>).Bruce "Focoso" Foxley, benché siano passati tanti anni,

non ha perco Ie physique du r6le del persecurore altezzoso eprepotente: <<Sempre quella maniera afiogante di sporgere ilmento, di dilatare le narici, di lanciare occhiate sprezzanti conquegli occhietti troppo piccoli e un tantino rroppo ravvicinatlper metterti a tuo agio. Sempre quell'abitudine di starti ad.dosso, di incombere, di spingerti da parte>. Un vero e proprio

'r'rlx) per Perkins, ,*, ;.4;ffiffi aveva ,.ro ,^r,ro ,l-

leli,:e clà farmi, una volta, pensare addirittura al suicidio>), iltlii:ilr, negli anni del collegio, era diventato il <servo pers-9-

ii,rlr, lo róhiuuo, di Bruce Foxley, obbligato a servirlo nellegrtir rrrnili mansioni, pena la sottomissione al rito della frusta'

l'oir:hé appartenevo alla sua sezione, finii col divenireil suo

=Eilvn l)ersonale, il suo schiavo: gli facevo da valletto, cuoco/ ca-

nn,r irrc e fattorino, e mio dovere era badare a che non muovesse

rir"ri rrn dito a meno che non fosse assolutamente necessario. Arprerkr mondo, in nessuna società che conosco un servo può es-

=i'rc'llistrattato quanto, in un collegio, lo sono i pivelli, gli studenti

riel prirno anno, da parte dei comandoni. Neve o gelo, ogni mat-

lin,r rkrpo colazione mi toccava, per esempio, starmene seduto nel

g,rlrirrt'ito (che era esterno e non riscaldato) a tener calda la tavo-

ir-tt:r irr attesa dell'arrivo di Foxley. Ricordo quel suo modo dinoc-trl,tkr cd elegante di camminare/ e se nell'attraversare la stanza

rriia ct'dia gli si parava davanti lui la buttava da parte e a me toc-

r riVil r'orr€i€ a iaddrizzarla immediatamente. Portava camicie di==rrlÉ (,aveva sempre un fazzoletto di seta cacciato nella manica

ttrlla giacca; quanto alle scarpe, se le faceva fare da un certo Lobb

lalliu stemma reale). Erano a punta e naturalmente dovevo spaz-

:rrl,rrlc e strofinarle per quindici minuti ogni mattina per farle bril-lare i'ome si doveva.

Mrr ciò che a Perkins è rimasto indelebilmente impresso

èrftlrr lc parole con cui Foxley 1o apostrof^va ^

ogni minimaiiirltlcilnza: <<Benissimo, Perkins>>, diceva sempre' <Benissimo,

tifrrtt,, moccioso. Dovtò picchiarti di nuovo>>. Il "coman-

dgtt." lo conduceva quindi nello spogliatoio della scuola, de-

€ettu e impregnato delpuzzo di sudore: <<E allora, quanti que-èta vrrlta ? Sei con la vestaglia addosso" ' oppure q,atffo senza

Feetaglia?>. Per <<quanti>> s'intende <<co1pi>>, ovviamente, che

ii eerrrcfice, d'imponente st^zza fisica, gli infliggeva <(con

€1lel !i1o lungo bastone bianco e sottile, lentamente, scientifi-Eahrcntc, abilmente, nell'ambito della legalità e con evidentepiccet'e>. Anche tralasciando la tentazione di un'eventualeÉinrlrrrlogia fallica collegata alla presenza del bastone, il le-

€anr" tr,u 1o schiavo e il suo aguzzino, il ricordo del rito con-

 

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74 BULLI DI cARTA

sumato nello stanzone deserto impregnato di afrori maschill,sotto la luce cruda di una lampadina, appare inequivocabll-mente segnato da un'intensa quanto inconfessata carica omo.erotica.

Con gesti lentissimi, mi toglievo allora la vestaglia, Ia poggiavo

sopra gli armadietti e Ientamente, infreddolito e nudo inquel pi.

giama di cotone, quasi in punta di piedi, me ne andavo nell'an.golo, e di colpo intorno a me tutto mi sembrava appiattito, lon.tano, come la proiezione di una lanterna magica, e molto piùgrande, quasi irreale, brillante e vacillante, attraverso le lacrim€che mi erano spuntate negli occhi.

<Toccati la punta dei piedi, avanti. Più giù... ancora più giù,nDopodiché lui si ritirava all'estremità opposta dello spogliatoio

e io lo vedevo, capovolto, di mezzo alle gambe, scomparire oltreuna porta che dava sui due gradini che portavano giù a quello chenoi chiamavamo oil corridoio dei lavabi>. Era un lungo corridoiopiastrellato con una fila di lavabi lungo una parete che portava, in

fondo, al bagno. Quando Foxley scompariva sapevo che si spin.geva in fondo a quel corridoio. Faceva sempre così. Poi, lontafllma echeggianti tra lavabi e piastrelle, udivo i suoi passi sui mat.toni del pavimento allorché si precipitava al galoppo verso di mee, di tra le gambe, lo vedevo superare con un balzo i due gradinle piombare nello spogliatoio avvicinandosi a grandi balzi a me, la

testa spinta in avanti e il bastone levato in aria. A quel punto chiu-devo gli occhi e aspettavo il colpo dicendomi che qualunque cosasuccedesse non dovevo tirarmi su.

Chiunque sia stato bastonato a dovere vi dirà che il vero do.lore non comincia che un otto o dieci secondi dopo che il colpoè stato assestato. Questo, di per sé, non è che una specie di ru.

more, un tonfo che si avverte sul didietro e che ti lascia completa.mente ammutolito (e mi dicono che una pallottola fa suppergiù lostesso effetto quando ti penetra in corpo). Ma dopo, Dio santis-simo, ti sembra che qualcuno ti stia poggiando dritto sulle naticheun ferro rovente, ed è assolutamente impossibile non allungareuna mano nel tentativo di afferrarlo e allontanarlo.

Foxley sapeva tutto, naturalmente, sapeva di questo intervallodi tempo e il suo lento ritirarsi di una quindicina di metri dopoogni colpo dava tutto sommato a ognuno di questi tutto il tempo

<(cRAzIE PER LA BASToNATA>> 75

rrn c,ss.ìrio per arrivare a infliggere il massimo del dolore primarktll'arrivo del successivo.

Itrvariabilmente, al quarto colpo io mi raddrizzavo nella per-

=un.l, [ra più forte di me. Era la reazione automatica da parte dilirì rorpo che aveva sopportato il massimo di quanto poteva sop-

;rr tt lat'tr,

e=l=i sei mosso) diceva puntualmente Foxley. <Dunque, questoiirrrr ronta. Avanti, su: piegati.,l' r osì, per il colpo successivo, mi ricordavo di afferrarmi le ca-

viglle,All.r fine lui non mi perdeva d'occhio mentre - tutto irrigidito e

lenettrlomi le natiche - andavo a prendere la vestaglia e la indos-è;lVil, scffipr€ cercando di dargli le spalle in modo che non mi ve-rli'cqt,in viso. E quando poi stavo per uscire Iui gridava: (Ehi, tu!Vie,lri rlui,>

Mi f'crmavo allora sulla soglia e rimanevo lì in attesa.o forna indietro. Avanti, su: torna indietro. Bene... Non hai di-

itierrlit ato qualcosa?u

lrr tluel momento io riuscivo a concentrarmi soltanto sull'atrocee lrrrrciante dolore alle natiche.

"Mi dai proprío l'impressione di essere un piccolo e impudenteirr,rlr,rlucaton diceva lui, imitando Ia voce di mio padre. uNonv'llrst,gnano l'educazione in questa scuola?u

'( ir,rzie> balbettavo io allora. <Crazie... per la bastonata.))4

l,tr ridda indiavolata dei ricordi, nel suo crescendo parossi-ct['o, induce Perkins a un'incontenibile sete di vendetta, tantoelre rgli, colto come da <<un'empia vaghezza>>, animato da unaerrt'tH di postuma volontà di ribellione, vorrebbe finalmenterietrrrrrciare a voce aLta, dí fronte ai compagni di viaggio, le

Erurlelta di cui era stato vittima e tutta la perversione del suoaltlicrr persecutore, insistendo, magari, proprio sui dettaglieielb bastonate nello spogliatoio, così da lasciarlo, immaginaiiellrins, perlomeno <<un tantino imbarazzato>>. Alzando lartrr, clice allo sconosciuto che gli sta fronte: <<Spero che vo-gtir serrsarmi. Vorrei presentarmi. Mi chiamo Perkins. \)Tilliam

1 l,t'citazioni sono tratte da Roald Dall,, il comandone, inll rneglio di RoaldlliÀ/, trrrtlrrzione di Attilio Veraldi, Guanda, Patma zoo4.

 

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154

sumato nello stanzone deserto impregnato di afrori maschili,sotto la luce cruda di una lampadina, appare inequivocabil.mente segnato da un'intensa quanto inconfessata carica omo.erotica.

Con gesti lentissimi, mi toglievo allora la vestaglia, la poggiavo

sopra gli armadietti e lentamente, infreddolito e nudo in quel pi.giama di cotone, quasi in punta di piedi, me ne andavo nell'an.golo, e di colpo intorno a me tutto mi sembrava appiattito, lon.tano, come la proiezione di una lanterna magica, e molto piùgrande, quasi irreale, brillante e vacillante, attraverso le lacrimcche mi erano spuntate negli occhi.

<Toccati la punta dei piedi, avanti. Più giù... ancora più giù.rDopodiché lui si ritirava all'estremità opposta dello spogliatoio

e io lo vedevo, capovolto, di mezzo alle gambe, scomparire oltreuna porta che dava sui due gradini che portavano giù a quello chenoi chiamavamo uil corridoio dei lavabi>. Era un lungo corridoiopiastrellato con una fila di lavabi lungo una parete che portava, in

fondo, al bagno. Quando Foxley scompariva sapevo che si spin.geva in fondo a quel corridoio. Faceva sempre così. Poi, lontanlma echeggianti tra lavabi e piastrelle, udivo i suoi passi sui mat.toni del pavimento allorché si precipitava al galoppo verso di mee, di tra le gambe, lo vedevo superare con un balzo i due gradinie piombare nello spogliatoio avvicinandosi a grandi balzi a me, la

testa spinta in avanti e il bastone levato in aria. A quel punto chiu-devo gli occhi e aspettavo il colpo dicendomi che qualunque cosa

succedesse non dovevo tirarmi su.

Chiunque sia stato bastonato a dovere vi dirà che il vero do.Iore non comincia che un otto o dieci secondi dopo che il colpoè stato assestato. Questo, di per sé, non è che una specie di ru-

more, un tonfo che si avverte sul didietro e che ti lascia completa.mente ammutolito (e mi dicono che una pallottola fa suppergiù lostesso effetto quando ti penetra in corpo). Ma dopo, Dio santis-simo, ti sembra che qualcuno ti stia poggiando dritto sulle naticheun ferro rovente, ed è assolutamente impossibile non allungareuna mano nel tentativo di afferrarlo e allontanarlo.

Foxley sapeva tutto, naturalmente, sapeva di questo intervallodi tempo e il suo lento ritirarsi di una quindicina di metri dopoogni colpo dava tutto sommato a ognuno di questi tutto il tempc)

<(GRAZIE PER LA BASTONATA>>

mr r:55,1f is per arrivare a infliggere il massimo del dolore primarii,'l l'arrivo del successivo.

lrrv.rriabilmente, al quarto colpo io mi raddrizzavo nella per-

=rrn.l,l:ra più forte di me. Era la reazione automatica da parte di

tiil r(irpo che aveva sopportato il massimo di quanto poteva sop-

ir0Il.tl'(',

" l'i sei mosso) diceva puntualmente Foxley. <Dunque, questonurr t onta. Avanti, su: piegati.oI r osì, per il colpo successivo, mi ricordavo di afferrarmi le ca-

viglie,All.r fine lui non mi perdeva d'occhio mentre - tutto irrigidito e

lerrerrrlomi le natiche - andavo a prendere la vestaglia e la indos-È:1vll, son'ìpr€ cercando di dargli le spalle in modo che non mi ve-alrebl in viso. E quando poi stavo per uscire lui gridava: (Ehi, tu!Vletti 11ui.>

Mi f'crmavo allora sulla soglia e rimanevo lì in attesa.n lorna indietro. Avanti, su: torna indietro. Bene... Non hai di-

ntcrrl it ato qualcosa?>

Itr rluel momento io riuscivo a concentrarmi soltanto sull'atrocee lrruciante dolore alle natiche.

"Mi dai proprio l'impressione di essere un piccolo e impudenteirrirlr,rlucatoo diceva Iui, imitando la voce di mio padre. oNonr,'ltiet,gnano l'educazione in questa scuola?u

.( irazie> balbettavo io allora. oCrazie... per la bastonata.>a

l,rr ridda indiavolata dei ricordi, nel suo crescendo parossi-

=cllt'o, induce Perkins a un'incontenibile sete di vendetta, tantotire rgli, colto come da <<un'empia vaghezza>>, animato da unasrttH di postuma volontà di ribellione, vorrebbe finalmenteelerrrrrrciare a voce alta, di fronte ai compagni di viaggio, le

Efurlrltrl di cui era stato vittima e tutta la perversione del suoéntico persecutore, insistendo, magati, proprio sui dettaglieielk' bastonate nello spogliatoio, così da lasciarlo, immaginaller'ltirrs, perlomeno <<un tantino imbatazzato>>. Alzando larrrrr, clice allo sconosciuto che g1i sta fronte: <<Spero che vo-glin scrrsarmi. Vorei presentarmi. Mi chiamo Perkins. \X/illiam

1 l,r citazioni sono tratte da Roald Dall, il comandone, in Il meglio di Roald!l:rÀl, trrrtlrrzione di Attilio Veraldi, Guanda, Parma zoo4.

BULLI DI CARTA

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76 BULLI DI CARTA

Perkins. Ero a Repton nel r9o7>>. <Lieto di conoscerla> f€.plica gentilmente I'altro. <Mi chiamo Fortescue. Jocelyn Fót.tescue. Eton, 1916>>.

Così, proprio all'ultima ri'ga del racconto, scopriamo checiò di cui siamo stati testimoni altro non era che un sogno a

occhi aperti, un'inane fantasticheria suscitata, forse, da une

banale somiglianza, una fortuita coincideîza, ma sicurament€soliecitata dall'incombente vrgenza di un ricordo tenuto ibada a mala pena dalf imponente apparato di autodifesgeretto intorno a sé dall'antica vittima-àel "comandone",,dalmaniacale meccanismo cronometrico al quale ha assoggettatpla sua vita pur di non dover dire mai più: <Grazie per la bg.stonata >.

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<< Stato d'assedio >

Se è vero che può accadere di scoprire il bullismo 1à

meno lo si potrebte sospettare, è altrettanto vero il contrl

cioè di non trovarne traccia in testi che, vuot ln vrrtu del

dì uu.t. deí rugazzi come protagonisti, vuoi di un conso'

h"g;.;il"; ietterario, àel bullismo sembrerebbero addirit*

;;;;;t*t.;in alcuni .uri, .onrolidati archetipi' Ma su questd

uiu pott.fLe dischiudersi persino un'ulteriore.prosp91tiv1

.i"e'q*ti, di scoprire, alla fine dei_giochi, un bullismo diverqio, p., meglio diie, uno "stadio" diverso del bullismo

onà ruu inattesa "evoluzione"'-È o"*to accade, per ragioni disparate, a proposito di *e

-,1îomanzt: r ra.ga.zzt aeÌla uia Pat di Fèrenc Molnór, pubblicatO

;;i;;;;, L;suroa d'ei bouoni' di Louis Pergaud,-di pochi anni;

,r.*írií" G6tz) ,li Signo* d.elle Mosche dl William Goldingioubblicato invece molti anni dopo (r954)."ì.J;;*;il;ii;-,ava che'La'sl"ío d'ei bottoni era il ro!

^ln i dei s"uoi dodici anni, per cui, tenendo conto che lo

scrittore era îato rr.l iSSr, pàssiamo ragionevolmente collOi

carel,azione intorno aI úga, otto anni dopo I'uscita di cuorcdi De Amicis e appena duó rispett o a Fra scuola e ca.sa. Il Ra.

e"f; d.i s;nad'a di'Òoilodi è quàsi coevo deI bad boy {.Mett*:Viltoriu Fuller Vi.;r, ^u

èion Bu*a.scd, il clone italiano.dl

quest'ultimo, esce per la prima volta nello stesso anno chc

;;J;tùbuíi.urioti.l a fieozzt d'elk uia Pal' Trc anni prima,

Etior. t'.trolini eru andatolr, ,..nu con il suo Giggi er bullo'- -

Questo intricato computo cronologico intende semplice.

mente rammentffe che il giro d'anni è quello in cui assistiam€

,U;.iii.".. cristallizzazroie della fisionomia del "birichino",

<STATO D'ASSEDIO>

,1,'l pittoresco monello datî^tteggiare con il brio ironico e pa-

rirtlossale caratteristico della physiologie di stampo ottocente-,r o, rna al tempo stesso anche al rovesciamento di questo ste-

r.otipo con il passaggio del riso dalle labbra del lettore (o dello''lrrttatore) a quello del birbante, il quale, a partire dal fatidico,, ,, e Franti rise>>, non è più colui del quale si può ridere, ma

,liventa quello che ride in faccia aglí altri, che platealmente e

rul)unemente irride, forte del suo "chiamarsi fuori" dalle re-

;1,tlc del gioco.Nulla più che monelli e birichini ritoviamo, infatti, nella

r iuawa dei bottoni, contraltare gaulois del ben più serioso e me-

l,rrlrammatico romanzo di Molnór, I ragazzi' della aia Pal, maíillrrrninato, nel corso delle sue centocinquanta pagine, da unl,rrrrpo di salvifica ironia. La trama è nota. Nella capitale un-glrt:rese, anzinella Pest di inizio secolo, un gruppo di studentirrrr i rz e i 15 anniha eletto a proprio campo di giochi un ter-r,'rro della

viaPaI,l'unicorimasto vuoto inmezzo agli edifici e

ttrlizzato come deposito provvisorio di legname. I ragazzirrrrriroo questo brandello di terra alla stregua di una vera e pro-yrit patiia, e ognuno di essi, un po' come accade neI Cuore dii)r' Amicis, è presentato come una sorta di prefigurazione dirlrrel che probabilmente diventerà da grande: il forte e lealell,rlta, capà carismatico, I'elegante Csengey, il pratico Csele, il, nrubattivo e furbo Geréb, l"'ebreo di turno" IX/eisz, il gracilef.{cnrecsek, figlio di un sarto poverissimo e classica "vittimalrleclestinata". Il gruppo, otganizzato su base militare, ha unar

'fr'îtteristicabizzarca, essendo composto per la quasi totalità

'la rrfficiali conla sola eccezione del povero Nemecsek, unico

o,rlclato semplice e costÍetto perciò a prendere ordini da tutti.l,ir sacra inviolabilità della minuscola "patîia" della via Pal è

nrirracciata dallabanda rivale delle Camicie rosse, acquartie-rirtrr nel giardino botanico e capitanata dal fiero Feri Ats, conlir rluale il gruppo di Boka si trova in stato di conflitto perma-

,,,.'ite. Il piccòlo Nemecsek, per dimosttare d'esser degno di,liventare ufficiale pure lui, va a spiare le Camicie rosse nellrrlo rifugio e, scoperto, viene gettato nelle gelide acque di un!,rp,lrctto, buscandosi una polmonite. Quando però i due eser-

 

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<<STATO D'ASSEDIO> 8180 BULLI DI cARTA

citi stanno per scontrarsi nella battaglia finale per la conquicta

del terrenJdella via Pal, Nemecsek si aIza, Íugge da casa e,

con il suo intervento, dà un contributo decisivo alla vittorie,

Quando i compagni vanno a ftovarlo per riparae alle passate

iÀgiustizie . ..l.6tut.la sua sospirata nomina a ufficiale, giun- ,

go"rro upp.na in tempo p.t rr.d.rìo morire. Intanto, il camf,odl ;

!io.o rrìèn. inghiottitoàaila speculazione edilizia ela storia d€l ,,

h,agazzi d.eltaíia Pal approda così alla sta mesta conclusione, ,

bate simili pr.-.rr'.', sarebbe arduo reperire nel romanzg Ì'.

atti di bullismo, preventivamente neutralizzatidall'organizze'':ìzíone militarescà del gruppo capttaîato da Boka, òrganlz' t'

)uii"", iii, peralro, róggi*. uttih. labandarivale deÍe Ce.

micie rosse. Not si può-affermare che Nemecsek subisca aE' il

gherie da pate dei ùoi superiori in grado, e il suo essere get' ,

tato nelle acque del laghetto altto non è che l'incruenta m€E

taÍora della cond ann"a alla fucilazione riservata alle spie ',

nemiche. Tutti, senza eccezioni, appaiono calati nel proprio

ruolo sino in fondo, repliche in sedicesimo del mondo degli ,l:

adulti, 1a cui prrtenzu, in un simile contesto, risulterebbgnient'altro che pleonastica. Nei Ragazzi della uia Pal, inf.attl,gliadultirimangonofiguresfocatee,inognicaso,ininf1uentl.N.rtr't.o dei ragazzí è neppure sfiorato dall'idea di provocat€ ;.o ribellarsi ai t grandi",

-icui valori sono accet tati da tuttt :t

senza ombra diremora. Ireggimentati come soldatini, el {:schierano gli uni contro gLi altri e giocano alla guerca' Una iguerra lealé, secondo le regole della cavalleria, perché, salvo $.

un breve episodio nelle primissime pagine del romanzo, non #vi è traccia di attí di prevaricazione,-violenze gratuite, so' $praff.aziont Gli scontri tra le due bande rivali soggiacciono.c $,in rigido codice d'onore, a uno stereotipato meccanismo, e le $loro Lattaglie appaiono un po' come una "prova generale" $della guerra vera, alla quale, date le premesse, possiamo agF: $volmente immaginarli gaglíardamente avviati di 1ì a pochl $

anni, impegnati in quell'ammazzatoio generale che sarà il con= $flitto del'r4-'r8. ,9j

Si accennava a un episodio che potrebbe apparire affine é

un caso di bullismo, ma anche in questo caso il suo essere fon'

+lstrr sut una ben precisa regolamentazione, addirittura di ca-

ietlÉre linguistico, sembrerebbe porlo decisamente ai marginiei=lln questione. Veniamo per l'appunto edotti del fatto che,

tfrriltttc il regno di Cecco Beppe, quando un ngazzino di Bu-

tlapest si proponeva di compiere un atto di pîepotenz^ ai

tlairni cli un compagno, preventivamente lo infotmava pronun-

ri*trrltr forte e chiaro una parola: Einstand.{,}tt,tndo un ragazzo più forte vede i più deboli di lui giocare a

;r:rllittu, a penniÀi o a semi di carrube e vuole togliere loro la

i*ref a, dice'semplicemente Einstand. Questa brutta parola tedesca

=igrrilit;ache il più forte dichiara sua preda di Suerra le palline e

ifilerrrl0 valersi della sua forza contro chi osi contrastarlo. VEin-

=l;r1r/rlunqueè una dichiarazione di guerra, una concisa ma effi-

1s1 1' proclamazione dello stato d'assedio, del diritto del più forte,

:k'll,r lt'gge della giungla.

5i rroti come, anche in questo episodio tutto sommato mar-

-gltrele, il linguaggio di Molnór non demorda mai da unaspic-

Èats cnfasi miliiaresca, accumulando, nel giro di poche righe,

iilla (luantità di espressioni squisitamente belliche, dallaspteeltr di guerra>> alla <dichiarazione di guerra>>, dalla <pro-

sfatrrrrzione dello stato d'assedio>> alla rivendicazione del <diritto clel più forte >> (il tutto, ricordiamo, per spiegare il trafu-getrrrrrto di una manciata di palline: ma, come vedremo in se-

Qulto, Einstand potrà applicarsi anche a eventi di tutt'altroEellhrn). Molnórlornisce quindi un'adeguata esemplif icazione

éf ttn caso dí Einstand, con la quale esordisce e termina l'unicoèaso cli esplicito bullismo del romanzo. Il piccolo Nemecsek

=É€contadì un'aggressione da pate dei famigerati fuatellíPa-

c=fnt, irltenzionati per I'appunto a Îat man bassa delle pallinealtrrri, Vale la pena-di notare, tuttavia, come questo episodio,

aelt'economia generale dell'opera, abbia altresì una sua pecu-

liare l'unzione narrativa, quella di esemplificare concisamente

ie farrr,r gueriera e la pericolosità delle Camicie rosse, delleqir:rli i Pasztor fanno paîte.

Nel llomeriggio io lNemecsek] e Weisz e Richter e Kolnay e

Eeralr,ii siamo àndati al museo' Prima avevamo pensato di gio-

 

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82 BULLI DT CARTA

care alla palla in via Eszterhazy, ma la palla l'avevano quelli del=

l'lstituto tecnico, e non ce l'hanno voluta prestare. Allora garabég

disse: oAndiamo al museo, a giocare a palline contro il murou, €lsiamo andati, e abbiamo incominciato a giocare: ognuno dovevetirare una pallina, e chi ne toccava una di quelle già lanciate pe=

teva prendersele tutte. Avevamo tirato uno dopo l'altro, e vicino €l

muro ce n'erano già una quindicina, di cui persino due di vetr€iquando all'improvviso Richter ha incominciato a gridare: oE finitÉp

arrivano i Pasztor!>. lnfatti i Pasztor avevano voltato l'angolor vé=

nivano avanti con le mani in tasca e la testa bassa, camminandgtanto adagio che ci siamo spaventati tutti. Contava poco che foÉ-

simo in cinque; loro due anche da soli hanno una forza da bat-terne dieci. Del resto poi non eravamo in cinque, perché se le

cosa si fosse messa male Kolnay sarebbe scappato, e sarebb€scappato anche Barabés: perciò si può far conto che fossimo lntre. E secondo i casi me la sarei data a gambe anch'io, e allorenon restavano che in due. E se anche fossimo scappati tutti e clfl=que non sarebbe servito a niente, perché i Pasztor corrono plÙ

forte di tutti i ragazzi della scuola e ci avrebbero presi senz'altrg,Allora ho detto a Kolnay: <Senti, a quelli Ià piacciono le nostf€pallinelo. Weisz è stato più sveglio, perché ha detto subito: <Ven-

gono, vengono qui, e faranno un grande Einstandl>.lo invecépensavo che non ci avrebbero dato fastidio, perché noi a loro nonabbiamo mai fatto niente di male. Difatti in principio non clhanno dato noia: si sono fermati a guardarci giocare. Kolnay mi ha

detto sottovoce: <Senti, Nemecsek, smettiamola>. Ma io gli ho rl.sposto: <Cià, proprio adesso che hai tirato tu senza prendef€niente! Adesso tocca a me; se vinco, smettiamo>. lntanto avevà tl=

rato Richter, ma gli tremava la mano per la paura, e di soppiattÉguardava i Pasztor, perciò non riuscì a far centro. I Pasztor non Bl ,

muovevano ancora; erano sempre Iì fermi con le mani in tasceiPoi ho tirato io e ho fatto centro, e così ho vinto tutte le palline,Stavo per raccoglierle - ce ne saranno state almeno trenta =quando uno dei Pasztor mi è saltato davanti mentre l'altro, il ml=

nore, ha gridato: <Einstand!>. Mi sono voltato e ho visto Kolnay €Barabés che già stavano scappando, mentre Weisz tutto pallidEera appoggiato al muro e Richter era incerto se scappare o no, lB

ho cercato di ricorrere alle buone maniere, e gli ho detto: <S€U=

sate, ma non avete il diritto>. lntanto il Pasztor maggiore avevÉ

<(STATO D'ASSEDIO> 83

':ir( ullo tutte le palline e se le era messe in tasca, mentre l'altro mi

h,: grrt'so per Ia giacca gridando: uNon hai sentito che ho dettof lrct.trÌd?). Naturalmente io stetti zitto. Weisz, vicino al muro, si è

irriqqo iì frignare e Kolnay e Kende sbirciavano dall'angolo del

iluàrto, I Pasztor, raccolte le palline, se ne sono andati senza diretlit,l ll,lrtlla.t

'l'tttt'altra aria, almeno sotto il profilo "militate", si respira

ln La guerra dei bottoni, ove non ci sono vittime sacrificali né

i'at,aiilo dei codici d'onore. Ai prigionieri vengono sottrattilitrttoni, lacci e stringhe e devono tornaÍsene a casa mezzíehrlnelellati: Ia trovata geniale è fare la guerra nudi, così da

iinn offrire al nemico la possibilità di ritagliare il benché mi-illrrrrr trofeo. Anche qui ci sono imboscate,b^ttaglie, scontri,Èr Èlt'rl tìtucce, fughe, tradimenti, tutto l'armamentatio, insomma,

cire t'i si aspetta di trovare in un romanzo sui, e per, ragazzí.

{trrlrierrtato, secondo la dichiaruzione dell'autore, intorno al

;Eq4 (anno in cui, in Francia, l'anarchico Caserio assassinaÈiarli (larnot e Dreyfus viene condannato), nelle sue pagine cir-Frrld come un afflato che si potrebbe definire, sia put moltogetrericamente, anarchico, mentre il mondo degli adulti, assai

gt!ùt pr'.t.nt. che nei Ragazzi delk ai'a Pal,ha da un lato la fun-éione cl'imbrigliare e contenere gli eccessi bellicosi ma soprat-

lilitri I'eccessiva índipendenza di spirito dei giovani, pur fa-

Eeltelrr, in linea di massima, una figura assai poco brillante.l{err rr caso, suggella il romanzo un'icasticabattuta di La Cri-

eue, uno dei monelli: <E dire che, quando saremo grandi, sa-

=F!11rrmagari scemi come loro!>>, dove <<loto>> sono, ga aA sans

dle, i genitori e gli adulti in generale.

(ìrrnre nei Ragazzi della uia Pal, anche La guena dei bottonipfeaerrta due bande rivali di rugazzini perfettamente organiz-

=Éte,lrrcenti capo, rispettivamente, ai paesi di Longeverne e di

Velrarrs. Se il romanzo di Molnfu, dí ambientazione rigorosa-

Fente nrbana, sembra in qualche modo riflettere la tigida e

f etn rrr I i stica or ganizzazione militaresca dell'impero asburgico

= !,e cirazionisonotrattedaFerencMolnór, IragazzidellauiaPal,ttaduzionedí*elàet t,' lìrtrnelli, Mondadori, Milano ry97.

 

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84 BULLI DI CARTA

ed esalta il rigore morale, il rispetto delle regole e delle gerer=

chie, quello di Pergaud, ambientato nel profondo ventre dellaprovincia rurale della Francia, descrive una guerra assai plùsmargiassa e briccona, ma che non per questo si sotffae al fl=

spetto delle regole. Le bande di Longeverne e di Velrans nonconoscono il linguaggio cavalleresco dei piccoli budapestinl,conducendo anzi una sorta di "guema patzlleIa" sul piano vef=

bale, con scontri indubbiamente molto coloriti e suggestivi,

Bordate di insulti furono lanciate da ambedue le parti a raffichge a trombonate; indi i due capi, egualmente sovreccitati, dopo e*sersi lanciati ingiurie classiche e moderne, quali usfondatori dlporte aperte!n e ostrangolatori di gatti per la coda!, ritornaroR€all'uso antico, gettandosi in faccia, con la slealtà tipica dell'occa=sione, le accuse più arzigogolate e più ignobili del rispettivo ree

pertorio:oMa guardalo lì, quello che sua madre gli pisciava nellé

sbobba per fargli la salsa!u

<E te, allora, che la tua chiedeva il sacchetto dei marroni al eA=

stra-tori per farteli sbaffare in insalata!><Ma senti quello che suo padre diceva che era meglio tirar ÉU

un vitello che un sifulo come luilu ,i,,

<E te, allora, che tua madre diceva che era meglio dar la tetta *tr .,i

una vacca che a tua sorella, che così almeno non allevava uneputtana!> .l.l,

uMia sorella> ribatteva l'altro che non ne aveva osbatte il burrel '

e quando sbatterà la merda, te verrai a leccarle il bastone!r oP=;i,pure: <Mia sorella è tutta coperta d'ardesia perché i rospiciattoll $come te non possano arrampicarcisi!> $l

<Attenti> avvertì Camus oche il Touegueule comincia a tirar$.sassi con la fiondalo &

Un sasso fischiò in effetti sopra le teste, cui rispose un coro di sghl= $gnazzi; poi fu una gragnola di proiettili da una parte e dall'altra, mefl= Ftre il fiotto schiumante e sempre più denso di ingiurie salaci contl= {nuava a fluire dal Folto Crande alla radura, il repertorio di entrambe le $iforze in campo essendo tanto abbondante quanto riccamente scelte, .$

Senonché, era domenica: i due eserciti vestivano gli abitl ì.

buoni, e dunque nessuno, né i capi né i soldati semplici, int€n= ''deva comprometterne Io stato mediante pericolosi corpo a corp6r

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<<srATo D'ASSEDTo)> 85

la lotla, quel giorno, si limitò pertanto al succitato scambio di

tr,rhrlr' (se così póssiamo dire), e al successivo duello d'artiglieriai lir non fece nessun danno serio né da una parte né dall'altra.t'

Altlo che f icastica concisione dello Einstand, con il buon|.letnccsek che si limita a replicare piccato alle prepotenze dei

fralelli Pasztor: <<Scusate, ma non avete il diritto>! Laguena

àet lroltoni rispecchia un certo spirito gaulois, vagamente aÍnî-errirlr e scapestrato, come del resto afÍetma I'autore stesso

*rella prefazìone, che esalta le radici etniche ed esordisce neliirrtne liberatorio, e propiziatorio, di Rabelais: <<Poiché sono

titt eeltrr - scrive Pergaud -, ho volutofare un libro sano, che

ftiqqe rt un tempo gallico, epico, e rabelaisiano, un libro nelqrra!r: scorrest. il tem. dell'esistenza,la vita,l'entusiasmo: e il*iau, il gran riso gioioso...>>.

Ilrrrr campanilistica rivalità oppone íngazzi di Longeverne,

Edflltnnati da Lebrac, a quelli di Velrans, guidati dal'Aztecdeq ( ìrrés. Ci si può odiare, ci si può scontrare, ci si possono

èi'qmhiare gli insulti più atroci e persino un sacco di legnate,*na sttcnziòne: tutto questo ha un codice. E benché a codici di

=egnr)opposto ubbidisc ano i ragazzi di Pest e quelli di Velrans

€ i,ottgcverne, sarebbe giusto aff.ermate che per loro sia que-

€tLitrc di bullismo? In primo luogo, e per entrambi i casi, c'è

!i!1;t "gtrerra" apertamente dichiarata, quindi, in condizione dibelllgeranza, è lecito aspettarsi qualsiasi cosa, sempre e do-

flltlrluc. L'aggressione del branco verso il singolo non è-e non

Farà nrai gritiita, perché i fratelli Pasztor, che rubano le-pal-

line rr Nemecsek e compagni, fanno parte di una banda che è

iàrt, nemica dichiarata. E se c'è guerra è guerra sempre, non

èt:1,, rltrrante gli scontú f.accia a f.accia in campo aperto. Lebat,rl" cli Boka e Feri Ats, i longevernesi e i velranesi scopronop pt'nlicano la "gueta permanente" e persino la "guerra pte-

TÉntivit" in sorprendente anticipo sui tempi' Mal'otganizza-Élntrr più o m.tto spiccatamente militare delle due bande e illrlro rispetto per i "codici d'onore", presuppone pur sempre

fi Lrr citazione è tratta da Louis Pergaud, La guena dei bottoni, traduzione di An-iaiiiir lirrcti, F-abbri, Milano zoo7.

 

'l<STATO D'ASSEDIO)>

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BULLI DI CARTA

un meccanismo elemeîtaîe ma altamente significativo: l'ag-gregazione di un singolo a una banda. Aderendovi, I'individuoabdica alla propria identità e assume quella del gruppo, di-venta parte di un organismo e cessa, per così dire, di agire "inproprio" per muoversi, d'ora innanzi, esclusivamente in base

allalogica del gruppo. Un po' come le formiche, ciascuna delle

quali non agisce mai in quanto singolo individuo ma sempre eunicamente in quanto parte del proprio formicaio. O come isoldati, ai quali, a f.orza di regolamenti, s'impone la cancella-zione della propria identità e I'adesione alf identità del"corpo", con il duplice obiettivo di incrementarne al massimoil potere distruttivo e la capacità di proteggerne I'incolumitàdagli attacchi esterni. A1 centro dei Ragazzi delk uia Pal comedella Guena dei bottoni vi è, per I'appunto, I'eccezionale coe-

sione fra i membri della banda,I'esaltazione fanatica dello"spirito di corpo", del senso di appartenenza cieca, incondi-zionata e, verebbe da dire, totalmente acitica.

Il mondo degli adulti, presente in varia misura nei due ro-manzi ma comunque in apparenza matginale, finisce invece peressere centrale esattamente nella misura in cui le bande dei ra-gazzi mutuano da questo il proprio codice di comportamento, e

che sia di stampo asburgico o d'impronta celtica rimane unfatto assolutamente marginale. Assai più importante, invece, è

che il codice sia finalizzato all'instaurazione, al mantenimentoe alla corretta gestione di uno stato di belligennza permanente,il quale finisce per configurarsi come una sorta di vero e pro-prio "rito di passaggio" volto a garuntire che i mgazzi, unavolta cresciuti, perpetuino I'aggressività propria del mondo

degli adulti. In questo contesto, l'appanto dei "codici d'onore"ai quali i vari gruppi mostrano scrupolosamente di attenersi hala funzione di incanalarc l'aggressività, regolamentarc gIíistinti, evitare esplosioni inconrollate di violenza, inutili e dan-nose in primo luogo pet il gruppo stesso. Nel contesto urbanodella capitale ungherese o in quello rurale della provincia fuan-cese, il codice "adulto" al quale t mgazzi si uniformano rincorremodelli di forua e di potere , enÎatizza il successo e svilisce iperdenti, ammira I'autoritarismo ed esalta i capi carismatici, il

,lre è precisamente il contesto di base in cui si smuttura il bul-lismo. Allora, si potrebbe concludere che l'apparente non-bulli-',rno dei ngazzi di Pest, di Velrans e Longeverne, così bene or-

*rnizzati e rispettosi dei "codici", sia in realtà un bullismo su-

lrlimato, precocemente modellato in base alle regole mutuate,lagli adulti, e che 1o scontro fra bande altro non sia che il "rito

iniziatico" propedeutico allo stato di "víoleîza permanente", elinanche di "violenza preventiva", con cui, una volta cresciuti,si dovranno inevitabilmente misurare.

Vi ricordate l'espressione nfare l'einstandrz. Sono ifratelli Pasz-

trrr, grandi e grossi e prepotenti, a fare l'einstand al piccolo Ne-,,recsek, portandogli via tutto il suo patrimonio di biglie. <lein-sland è anche una dichiarazione di guerra/ un'espressione breve e

r ategorica per proclamare il diritto del più forte...>. Quarant'annirlopo l'uscita dei Ragazzi della via Paldi Ferenc Molnór, l'UnioneSovietica aveva fatto l'einstand all'intera Ungheria, ai suoi mac-r hinari, al suo uranio, al suo grano e al suo popolo. E quando,

,rltri dieci anni dopo, il suo popolo ne ebbe abbastanza e si ri-lrellò, l'uRsS lo schiacciò con icarri armati, senza neanche di-r hiarare la guerra...t

Il terzo Íomafizo) Il Signore delle Mosche, port^ alle estremeconseguenze il problema trasferendolo su un piano, per così

dire, anropologico. Partendo dal presupposto, esplicitamenteclichiarato da Golding, che <<l'uomo produce il male come letpi producono il miele>>, il romanzo postula I'assunto che['uomo, lasciato a se stesso, sviluppa rapidamente e, si di-rebbe, del tutto "naturalmente", un'indole "cattiva". Affer-

rnare che Golding sembri, con questo, voler confutare a suomodo Rousseau, per il quale, com'è noto, sarebbe 1a società a

coffompefe l'uomo, di per sé "naturalmente" buono, nonrende giustízia alla complessa tematica di fondo del libro, ove

non è af.fatto questione dello sconffo tra "buoni" e "cattivi",bensì della manipolazíone degli individui da pate del potere e

delle dinamiche della psicologia di massa.

7. Adriano Sofri, <La Repubblica>, r7 ottobre zoo6.

 

<{STATO D'ASSEDIO)>

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BT'LLI DI CARTA

Il Signore delle Mosche îaccoît^ la storia di un gruppo di ra-

gazzinl inglesi soprawissuti a un incidente aereo mentre sono

írr rrolo d{evactizione durante un imminente conflitto plane'

tario. Naufraghi su un'isola deserta, si mettono all'opera-per

organizzarci,lna, tentando di imitare le regole del mondo degli

ud"rrlti, 6asformano quello che poteva essefe un_paradiso ter-

restre in un inferno dominato da paure itrazionali e compofta'menti selvaggi. La f.orzata convivenza genefa nei novelli Ro-

binson istiritl brutali e irrazionali che prevalgono sulf intelli"gefiza, e il gruppo precipita rapidamente in un abisso dibarbarie.

Ralph, iI leader democraticamente eletto, intelligente e

leale, vorrebbe organizzate la nuova società in base a leggi

eque e ruzionali, -.tttt. il suo amico Piggy incarna. il ffagico

failimento dell'umano raziocinio in un mondo destinato a es-

sere dominato dalla scaltrezza, dalla crudeltà e dalla pfepo-

tenza espresse da Jack, l' antagonista "cattivo"' Quest'ultimosimboleggia Iabrima di potere, ambisce a diventare leader ca-rismatió-del gruppo e organizza alcuni compagni in un clan

di cacciatori, iibelli alle regole di Ralph. Jack assume atteg'giamenti vioienti e prevaricatori, ma]a sua funzione, nel con'

íesto del îomanzo, à roptutt.rtto quella di incarnare il lato più

subdolo e oscuro del pótere, che con lucida e fredda delibera-

zione sfrutta I'incfinàzione della massa a essere blandita nei

suoi istinti più rozzi e primitivi. Applicando gli astuti_espe-

dienti di qualsiasi dittalore populista, non fa app-e-1]9 aIIa ta-

gione ma-al!a visceralità, non al raziocínio ma all'istinto, e

fresto trae dalla sua parte quasi tutti r ragazzi, organizzan"

àoli in una specie di-tribù del tutto sottomessa al suo co'mando.

Ralph e Piggy vorrebbero pianificare la vita collettiva in

base i leggi oidinate e valide per tutti, con un'equa-sparti'zione di i-iritti e doveri, di lavoro e sacrifici individuali in

nome del bene collettivo. c'è da tenere acceso il fuoco, fare

pulizianegli spazi comuni, usare det_erminati luoghi e non alffi

per i bisogni óorporali, fare scorte d'acqua, co.struire rifugi si'

iuri per ,"ipurutri dalla pioggia. Questo modello è però desti-

nato ad avere vita bteve, perché ben presto quasi tutti i ra-rlazzi sono sedotti dallo stile di vita propugnato da Jack, auto-rrominatosi capo di un clan di cacciatori, preposti a procacciareil cibo uccidendo i numerosi maiah che popolano l'isola. LarLLa fama di cacciatore gli conferisce ben presto trrr'anita parti-t'olare, ed egli, che ambisce a diventare capo assoluto, instilla,

t'oltiva ed eccita abilmente nei ngazzi un sentimento-chiavelrotentissim o: la patra.

Paura dell'ignoto, della solitudine, paura della <Bestia> im-,'ronda e altrimenti innominabile che si nasconderebbe negli;rrrfratti della giungla, simboleggiata dal macabro simulacrot'r'etto dallo stesso Jack e detto per l'appunto <Signore delleMosche>> (non a caso, uno traitanti appellativi del demonio).Ma soprattutto i ngazzi scoprono la paura di auere paura, cioèrrno st4to di paura permanente, rispetto alla quale egli si ponetome il gaîafite assoluto, il vicario "virile", il simbolo del,'rondo degli adulti, I'audace procacciatore di cibo abituato ad

,rvere commercio con la morte, il leader carismatico che, attra-,'crso orgiastici riti apotropaici , esorcizza i timori, vanifica le,rngosce, scongiura lapawa della <Bestia>>. Naturalmente, perr iltto questo c'è un pîezzo da pagate.

Se nel modello sociale pîoposto da Ralph ciascuno è re-,lronsabile di se stesso nei confronti del gruppo, nel modellorr ibale di Jack l'individuo si dissolve nell'identità collettiva,lcl gruppo stesso, anzi, per meglio dire, della tribù. Non a

, rrso, irifdtti, il primo atto formale compiuto daJack una volta,liventato capo è quello di imporre a tutti una maschera, dirrrrpiastricciarsi e colorarsi il viso sino ad alterure profonda-

rrrcnte i connotati, trasparente metafora di quell'annulla-nrcnto individuale che è il fondamentale presupposto dell'ap-

tìrrrtenenza al branco. Jack propugna 1l soddisfacimento im-rncdiato degli istinti, organizza il suo gruppo in base a urnr,v,zalogica tribale, è il capo carismatico che pensa per tutti e

,r cr-ri tutti debbono obbedienza cieca. Si va a caccia di maiali,',r irrrostiscono le carni , si danza intorno al fuoco intonando,;rrrtilerie obnubilanti. Non ci sono regole né responsabilità,I'rrsta obbedire al capo. MaJack sa benissimo che, per mante-

 

BULLI DI CARTA <<srATo D'ASSEDIo)> 9L

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nere questo stato di cose sempre vivo, è indispensabile una

co.u, àu.re un nemico. Solo se ci sarà sempre un nemico da

inseguire, da perseguitarc, da torturare' da scannare, il grup-

po cóntinuerà a sentirsi coeso e prono agli ordini de| Ieader.

Così Ralph, I'ex capo democratico che ormai tutti discono-scono) diventa la preda da cacciare, e il romanzo si chiude per

I'appunto su questa delirante caccia all'uomo, la quale, per1'assurdità che la sottende e I'incredibile ferocia, appare come

la perfetta esemplificazione, il simbolo stesso di ciò che vi è

di più essenziale nel bullismo: un meccanísmo demenziale ge-

n.iuto dalla paura che usa Ia violenza all'unico scopo di per-petuafe se stesso.

La comunità di bambini e ragazzi che precipita sull'isola si

ritrova priva di figure adulte e, in qualche modo, è messa nel-

I'impellente, ancotché in larga parte inconsapevole, necessità

di surrogare quest'assenza, imboccando con ciò una strada

che la conduce a mimare îozzamente, ma con devastante e

puntuale eÍ.fícacia,l'essenza, per così dire, di quelle regole delmondo adulto che essa, nei modi e nelle misure più svariate,ha inconsapevolmente introiettato. Al tramonto dell'educa-zione formàle, in apparenza del tutto inefficace in quel con-

testo selvaggio, corrisponde l'emergere di forze che, con unpo' di conformismo, ci piace definire "oscure e brutali" ma

ih. ,otro, in sostanza, peculiare espressione dell"'animale"uomo.

Contrariamente a quanto accade nei Ragazzi della uia Pal e

nella Guerra dei bottoni, due romanzi nei quali i giovani adot-

taîo tout court modelli comportamentali adulti - dalla strut-

tura militaresca asburgica, esaltata dal puntiglioso rispetto diun sovrano "codice d'onore", alla smargiassa e briccona, ma

non per questo meno "civile", contrapposizione campanili-stica - Il-Signore delle Mosche conduce una spietata analisidelle radici prettamente politiche di ogni agire umano: qui

non ci sono le regole del mondo degli adulti a cui contravve'nire mediante provocatorie esibizioni, ci sono bensì regole da

creare, r'rn moÀdo da otganizzaîe) nna società da modellare,Come nei Ragazzi della uia Pal e nella Guena dei bottoni, a

;,r'ima vista il bullismo appare alla stregua di un elemento al-lotrio poiché non esiste una società adulta provvista di regole,lrr infrangere o imitare. Ma i ragazzi del Signore delle Mosche,l;rsciandosi andarc irrazionalmente ai propri istinti, genetano

l,cr I'appunto le regole di una società, della società, e se può,rpparire che in questo processo generativo il bullismo abbia il',rro posto, e magari un posto preminente, alloru bisognerà ras-',t'gnarsi a darylí un altro nome, più confacente aIIa funzione,lrc, per così dire "naturalmente", sembra così efficacemente,rssolvere.

Nel Signore delle Mosche è presente un episodio, per così,lire, "propedeutico", che simboleggia uno dei più classici leit-rttotia del bullismo: il cruento infierire del branco su una crea-trrla inerme, in enffambi i casi, un animale, che ritroveremo,rrrche in Pasolini. Negli Studi sulla uita del Testaccio dí que-',t'ultimo le vittime sono un gatto e una lucertola, orrenda-rrrcnte massacrati dai rugazzi sulle rive del Tevere, nel ro-

nrirnzo di Golding la scena dell'uccisione del maiale esprimerrrrrr tale violenza da trasformarsi in una sorta di orgiastico ritolrlrotropaico, nel quale darcla morte nel modo più sanguinoso,',1 cfferato diventa il modo per scongiurare la paura dellailt()l'te stessa.

(.ircondarono il cespuglio ma la scrofa se ne andò, portandosivr,r un'altra lancia nel fianco. Quello strascico di lance la impac-r r,rV<ì, € le punte aguzzet infilate di sbieco, erano un tormento.| ,,r,r andò a sbattere contro un albero, cacciandosi ancora più ad-rlr,rrtro una delle lance: dopo di che chiunque dei cacciatori po-tr,v,r inseguirla facilmente, tanto copioso era il sangue che per-

r[,v,r. ll pomeriggio passava, nebbioso e paurosamente soffocante;l,r rt rofa continuava a scappare davanti a loro, perdendo sangue,lr,rrt ollando come pazza, e i cacciatori le andavano dietro, posse-rlrrti rla una gioia feroce, eccitati dal lungo inseguimento e da tuttorgrrr,l sangue. Ormai la potevano vedere, quasi la raggiungevano,rr,r (,ssa saettò via con le sue ultime forze e riprese una certa di-iìl,lnra. Le erano proprio dietro quando essa arrivò, barcollando, arrrr,r radura dove crescevano dei bei fiori e delle farfalle danzavanorrr,r irrtorno all'altra e l'aria era calda e ferma.

 

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radura.Alla fine l'orgasmo della strage cessò, i ragazzi si tirarono lf,=

dietro, e Jack si àlzò in piedi, levando le braccia. :'.!

Qui, abbattuta dal calore, la scrofa piombò al suolo, e i €eE=

ciatori si gettarono su di lei. Quella spaventosa irruzione fuorldgun mondó conosciuto la rese frenetica: strillava e saltava, e l'gfià ,'

era piena di sudore e di fracasso e di sangue e di terrore. Rug=

gero correva intorno al mucchio, spingendo con forza la sua lgÉ= :

èia ogni volta che vedeva la carne della scrofa. Jack le balzò ggl -

dorso"e piantò giù il coltello. Ruggero trovò un punto cne cedevÉ ,.,i

e cominciò a spingere, buttandosi sul bastone con tutte le gg€ Iforze. Adagio adagìo Ia lancia penetrava, e gli strilli terrorizzati*idivennero irn gridòsolo, altissimo. PoiJack tróvò la gola, e il san='$gue gli sprizzò"sulle mani, caldo caldo. La scrofa s'accasciò s€tlg iflói toio ed essi le furono sopra con tutto il loro peso, appagatlfl=lilnalmente. Le farfalle danzavano sempre, distratte in mezzo allÉ f

Quando ormai si è consumato il divorzio tra Ralph e lt ;

tribi di Jack, quest'ultimo comanda al branco di eseguire h ,jdanza propiziatoria alla caccia al maiale. Piggy e Ralph, ultid {due esponenti della società "civile", provano anch'essi, pef uB

attimo, l^ tefitazione di far parte di quella <<società dementellche, per un vertiginoso istlnte, avvertono <in quaiche mod€

sicurào, rassicurÀte in virtù del suo straordinaiio potere d.sublimare la paura attraverso la celebrazione di un irrarito collettivo. Sta per scoppiare un temporale e imgazzi gua

dano il cielo preoccupati, esitando sotto le gocce di piog

Un'ondata d'inquietudine li fa ondeggiare, i più piccoliminciano a correre qua e là, srillando, quando Jack grida

suo comando.<Facciamo la nostra danza! Avanti! La danza!,Egli corse, affondando nella sabbia, fino allo spazio ape

sulla roccia, al di là del fuoco. Tra un lampo e l'altro l'ariaoscura e terribile, e i ragazzi lo seguirono con grandi clamorliRuggero diventò il maialà grugniva é si buttava contro.;ack che tltirava da parte. I cacciatori presero le loro lance, i cuochi i lot'l

spiedi, e gli altri i rami pronti per il fuoco. Cominciò un movlmento in tondo, e insieme cominciò la cantilena. Mentre Ruggerg

i,agiptrscntava il terrore del maiale, i piccoli corsero fuori del cer-rlitir, l'iggy e Ralph, sotto la minaccia del cielo, provarono an-

rli e'qqi una gran voglia di far parte di quella società demente ma

iii ilu,rlr.he modo sicura, e furono lieti di toccare le schiene brunedi iprella siepe che si stringeva intorno al terrore e lo governava a

Stiar ltl0(.1o.

u I'n,ttdetelo! Ammazzatelo! Scannatelo!>ll trtovimento diventò regolare mentre la cantilena perdeva il

èIn 1rt'ittto orgasmo artificiale e cominciava a essere scandita con

Hft tlltno sempre uguale. Ruggero cessò di fare il maiale e diventòÈill r alliatore, così il centro dell'anello restò vuoto. AIcuni deigiirruli ftrrmarono un cerchio indipendente, e idue cerchi com-

;rientc,ntari giravano e giravano come se la ripetizione fosse di per

=Éun rìrczzo di salvezza. C'era il calpestio e il pulsare di un solo

lriH,tll i5rìx).

ll r it'lo oscuro fu squarciato da una cicatrice bianco-azzurra.tJrr lEl,urte dopo il tuono si rovesciò su di loro come una frustata

;ligrrrrtt'sca. La cantilena salì di tono, freneticamente.u l' rendetel o ! Am m azzate I o ! Sca n n ate I o !,f l,r rlal terrore nasceva un altro desiderio, compatto, impel-

iettte, t icco.s I \ e'ndete I o ! Am mazzatel o ! Scan n atel o !,

A qtresto punto il rito collettivo, sin qui animato da puroi=tititrr csorcizzante, con un processo di degenerazione af.Í.atto"tiéturrrlc", sfocia senza soluzione di continuità nella folliaFllticiclrr. Uno dei ragazzi, Simone, che non aveva partecipato

*!le festa ma si era ritirato in solitudine sulla montagna, e lìÉveva eilsualmente scoperto il cadavere di un aviatore ancora

ÉÈÉseertto al suo pancadtte - quello da cui tutti i ragazzi, ap-penn irrtt'avistolo, erano fuggiti tenoúzzati scambiandolo perle " lllst ia> - giunge inopinatamente a portare la notizia del ri-Èaeve r r re nto. Scambiato, nell'obnubilamento della danza, perle aileHtia> stessa, viene crudelmente trucidato. Gli impulsigcEJir'l dcl gruppo, catalizzati dal rito collettivo, si tramutanoie insrrelita, ircazionale ferocia, e i bambini massacrano unieFo r,,,tnpagno, un "diverso" che preferiva meditare in soli-Èttelirre, Nell'ambito del simbolismo del romarrzo, Simone rap-

 

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presenta un personaggio spirituale, una sorta di profeta vislrr.nario, come del Íesto esemplifica ampiamente il suo temibllecolloquio immaginario con il simulacro della <Bestia>, che ln

stesso Jack aveva eretto utilízzando il cranio di una scrofq

Jack è consapevole che la pauÍa, il vivere in una condizione cii

permanente terrore di un "nemico", è I'espediente più effl

cace per tenere in pugno i deboli e manipolarne le menti, Simone, dal canto suo, è un'ulteriore, tragica versione della"vittima predestinata", questa volta in virtù delle sue pectl=

liari doti spirituali, acuite dalla condizione di epilettico cllelo rende "diverso" per definizione. In completa assenza di pe=

role, ultimo inutile retaggio di una ormai definitivament€nauftagata "dimensione umana", il branco f.a a pezzi il povereSimone.

Di nuovo balenò su di loro la cicatrice bianco-azzurra e pf{:ruppe l'esplosione sulfurea. I piccoli strillarono e si buttarono ln=

torno alla rinfusa, fuggendo dall'orlo della foresta, e uno di esei,

Ierrorizzato, spezzò il cerchio dei grandi.<La bestia! La bestia!>ll cerchio diventò un ferro di cavallo. Qualcosa veniva fucfi

dalla foresta. Veniva avanti al buio, strisciando, non si capivdcome. Cli strilli acuti che s'innalzavano davanti alla bestia eranEpungenti come una ferita. La bestia entrò barcollando nel ferro dicavallo.

< Prendetelo ! Ammazzatel o ! Scan natel o ! >

La cicatrice bíanco-azzurra era continua, il rumore insopportA=

bile. Simone gridava qualche cosa a proposito di un morto su unÉ

collina.

<Prendetelo! Ammazzatelo! Scannatelo! Finitelo!> ,.

I bastoni scesero con forza e la bocca del nuovo cerchio stritolè ,

e urlò. La bestia era in ginocchio nel centro, le braccia piegate sUl,:,

volto. ln mezzo a quel terribile fracasso, gridava qualcosa a pffì=

posito di un corpo sulla collina. La bestia si trascinò avat1tir.spezzò il cerchio e piombò giù dall'orlo della roccia, cadde sullÉ ,

sabbia presso l'acqua. Subito la folla la inseguì, scese dalla rocelé; r

balzò sulla bestia, strillò, colpì, morse, strappò. Non ci furono pe=

role, solo una furia di denti e di unghie che laceravano.

iF lir nìorte di Simone viene consumata nel corso di un ol-gia.,tir'rr, lrenetico rito collettivo, quella di Piggy, incarna-:i*irre rli r-rna fede irriducibile nelle salvifiche virtù della ra-

Ea'riiF, vicne invece consumata a freddo, come un omicidiod.f il'"t'rrto. Raph, Piggy e gli unici d:ue ragazzi rimasti fedelirl i'er r'lri<r gruppo democratico afftontano a viso aperto quella

rhr. rrr'lniri è diventata la tribù di Jack. Emerge con chiarezzale tlirrarnica del gruppo completamente soggiogato al proprioreirri (f f cluale, infatti, a un certo punto grida trionfante inie:ria n ll.alph: <Hai visto? Fanno quello che voglio io>). Le

=siiiÉrik' individualità si fondono in un'unica tribù, in un corpoèrelsrltr clre si muove all'unisono agli ordini del leader. E una

=€!!u:I..'.i(lrìc che, per come è strutturata, ricorda da vicino 1'e-

!ri=rrilio clcscritto da Pasolini in Ragazzi di aita, con il Piatto-i=lr,r lt'H,lto al palo e bruciato dai suoi stessi compagni. Ma.'rii I irrkling sottolinea anche un alro elemento volto a n{fsraere l,r coesione del gruppo, l'annullamento delf individuo

ielie qi pcrcepisce inerme) in un'unica entità (percepita comeiì*ililrntente). Questo elemento-chiave è la diversità. La vit-ti+rr* rk'vc essere riconosciuta come non-umana, deve essefe

eiegtarlrttrt perlomeno a livello animalesco, di un'<<altra spe-

t'is-, irrsumma.Ed è precisamente <<di un'altra specie>> che ilEritlrplr rrgli ordini di Jack (gruppo <dipinto>, precisa Gol-di*rg, rrttolineando ancota una volta f importanza delle ma-

s=lrete rribali) percepisce i gemelli Sam ed Eric, altrimentidelti Srrrnmeric, superstiti del vecchio gruppo e recalciranti*é ah,licure alla propria residua <civiltà> (quando vengonog!:elrliti dal branco, scrive Golding, la loro protesta <(venne

éjgi 1rr,'l'ondo della civiltà>): <Ora il gruppo dipinto sentiva+-!ie i ,lrrc Sammeric erano di un'altta specie, sentiva la fsruadi eiri rlisponeva. I due gemelli vennero buttati a terra inFiÉ!,r rrr,rclo, con orgasmo. [...] la tribù e i gemelli erano un sol

ÍEtie,rlrio c:he gridava e si torceva. t...l.Jack si volse a Ralph e

gli Jiesr tra i denti; "Hai visto ? Fanno quello che voglio io" >.

IÉtatrtri, l)iggy tenta invano di fare appello agli ultimi bran-detlt ili t'oscienza del branco, ormai estinti: <<Che cosa è me-giic llriccle - essere una banda di negri dipinti come voi, o

 

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essere ragionevoli come Ralph?>>, ma come unica risposta eliri

branco si leva un gran clamore. Allora Piggy incalza: <<C,lte

cosa è meglio: avere delle leggi e andarc d'accotdo, o anderea caccia e uccidere?>>, ma questa volta al clamore si aggiungeil sibilo di un sasso. Allora interviene lo stesso Ralph, clregrida con tutte le sue forze: <<Che cosa è meglio: la legge e le

salvezza ola caccia e la barbarie?>.Ora anche Jack gridava, e Ralph non poté più farsi sentire. JatL

si era ritirato in mezzo alla tribù, ed essi erano una massa cotu:patta, minacciosa, irta di lance. Si andava formando tra loro l'ln=

tenzione di una carica: quando fossero ben bene eccitati, avreb=

bero fatto piazza pulita. [...] Su di loro si rovesciava una temperstrl

di clamori, una cantilena magica carica d'odio.8

8. Le citazioni sono tratte da \X/illiam Golding, Il Signore delle Mosche, tracl, diFilippo Donini, Mondadori, Milano 1992.

ll'ti lrnnno ehiamalol sgqaldrina o pqttana,,II Iru|lismo qessùale può iovina*p le vitc deí,bambini,

ma;si, fa'ttòppó, poco ,pèr fbrrnaÍltt

iiaa aetliccnne della Cor-il!!reglifl è slata ripetula'rtieitle eh iIrnata "battona'1,.

p6ielgè nvt'vrt un seno ab-hpnrlurrle: llla fine si è

FÉl!à rlrluuo il seno, ttella,

ryranre tli lbrmare il bil.,li==rril rrci suoi confronti,,,:

iina qulltordicenne.'il,F:ssr hfl sopportato pefaiieel rli cssore chianata,'Fiillrill.l" r: ha pensato alì

sgit lrlirr: ttn giorno. url.q

iierlitu di adolescentil

i'heiitin nggredita e''deng:{et-a. eepurrcndole il serto,,

É etatri pilchiata così dura'merrle che ò stata ricoÍe.,f€le ltt trsPcdale pe{, lleFiHrtil. lln sedicenng ,|;

$ehr iirruNnlo di violenaa

+seuttle lu una quattoidi..l

;€iìriÉ, e un nltro è accusiió.ii-i eter' I'ilrrrtto la violefzar,

É diflttào lc immagini trai':

FiF ll telclìrno cellulare.

QEeali rurto solo alcuni

eaci rll lrrrllismo sessuale,

$earluli rrcgli ultimi annl:F gE brrlIilnro sessuale,si'

iFÈFnrle tlullsiasi atto, tlai;ilrttliilenti su I I'aspetto lil,èiFti ltEli insulti, dalle ca.

ignnle e lrct il comporta-fteii!r, qr,ssuale di qual.

€gni,. Arl nlfi criminaii:siifie io virrlcnza sessuale.,li.tiellu,eu,,lc succedono

edse.ahe. i'Idri satebberomai rtollerate rnei luqghi. dilavoio"r alice, Maria BanosSrnith,'dell'asilociazione,Wbmàn16ind Wixldwide,'iEppuiq:,.le :!Coolq,,lgslr6,::

icîituziqnilùùbbliche:,6 :i'::

banÌbini:.non, hanno. nès.,r.'suna

r sqelta rispètio I sl:fall6:'di,fteq$nlarlól'i. ri ìi ,.: : ,,. '

Conte,ogti, gpttèrèl ifi tjuli .

llerno' può,riqvrqa& la vi!a:dellè .vittimé,,,,nra,il fattoche riguar{i1 t41 qfèral seq.:

sualè'tenalb: più,'diffiei'lè',

aggreqsionir lEli8veli; 411i?t

wlo la:,pubblica éeibiaiOne:

di,moleltie, e,violérlua, 3és!

sual.i::,(.,.,. )11,,dichiaf a .Nan:Stei!., riceic€úriOe,presqo

I'isiintto,'di, rioeic a: ahiói,ric:ano Wel,lerl*r,'Cgnî$r,,for WOmdn;,,'ehé,rrlAì:thà.,scoisor:, niol:ti . ainillr'stu;:

' didndo,'1è, ntij,lestiè,,aessuiili. r,

lné1ta, scuole: rimoTièanó; 'lÈlspavqntoso:,r pqlq!{l: qe }. :

rpeifi èsso: maniféElarle :iit'ppbbf ico,,,:ciò,equivalq :a,

' wrlaqtorizzaiione ,e,:pfali: i l

. carle, Non se, ne ésce cre-scendo, anzi, si eresce,nel.l:abitudine alle molestiesessuali,, a dif,ferenza, di

; 11161!l :a!tri' qprypóiihfneuti

legatí: ali: bti{tisnl'o:;' comb,l' -- I -:;a;.

rì0hot.,soornt

:pe_iianq

.qqaúdo,i, b- ambini

-cieiconol.'Stein,"riilièlé

: ché; aldeno ilein:qùanto:îi:i, gll@l glr ris4lerinolestie:3essu.ali,ft 1le,scuolà,sliimo

, aurnslf4Ído;, lJSl: sia:diiea:tantlOtpiùr viOlènti:isEsqualt

rhènté,:e. ciòr,stà,:àifenentlÒril Eiàriiù,giCIvailq1,

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l.più:riqchìe$e,: tqtlb: mo!9f, :dtiie: sossurall'nelle,.scd6le;,

,,uno. ltudiii ddlAmerinrmr Ailoliatibtr] of:Ehiier$-ityli,,

 

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<(IL GT]STO DELL'ODIO>

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<<Il gusto dell'odio>

iUn anno prima della pubblicazione de I ragazzi delk aìa Pel ,,

di Ferenc Molnór, nel medesimo ambito mitteleuropeo, anglrspecificamente asburgico, esce il romanzo d'esordio di un glc

,

vane ingegnere, Robert Musil, che negli ultimi anni dell'Otte=cento aveva trascorso un periodo di educazione militare nCl=

I'accademia di Màhrisch-Weisskirchen, oggi la città morave éiHranice,echeiricordidique1lafasede1lapropriaesistef,5!avrebbe riversato nella sua opera prima, I turbamenti del gla,

uane Tòrless, scritto nel r9o3 e pubblicato a Vienna nel r9eé,Se il romanzo di Molnàr, ambientato tra il proletariato-e le

minuta borghesia urbana di Pest, appare come una sorta él ,il

"tomanzo di formazione" collettiva, ove bande di ragazzinl fl= 1;

triamo nei "vizi privati" dei giovani rampolli delle élite daml=

forgiare le future classi dirigenti, e se non si f.atica a intrÉdere nella proiezione adulta dei granitici seguaci dei varie Feri Ats la classica "carne da macello" destinata ad alimeEs;tare I'atroce mattanza della Grande Guema, altrettantovole è scorgere nei due "bulli" Reiting e Beineberg (ma, p€Fché no, anche in Tórless stesso nonché, in qualche distofmisura, persino nella loro vittima Basini), altrettante fueminenze gdgie provviste della più spiccata, sofisticata e m6fE

vali si organizzano su basi militaresche fortemente improntaÉ€ i;alle precipue "pubbliche virtù" imperial-regie, nell'oper:

-,lle precrpue "pubbhche vlrtu" lmperlal-regre, neII'op€fÉ',$

prima di Musil, con una decisa inversione di fronte, c'incl*,'*l

bosa "attitudine al comando". E poiché, purtroppo, sappianp,l

e===ri hetre quale folta progenie di sanguinarie fenici sorse dalleeerret'l clella Prima guerra mondiale, è possibile interpretare lecit.etrclc cli Tórless e compagni alla stegua di una fase, per così

éiie, "propedeutica" all'effettivo esercizio del potere, una fase

fiell* rlrrole, a causa della sua inevitabile, fisiologica acerbità,€F.tl rneccanismi che stanno alla base delle relazioni umane ri-Èeilarrrr, alla fine, con essenziale e schematica evídenza.

Nrrn si tratt^ in alcun modo di un'arbitraria foruatura in-terpt'etrttiva, volta a dar corpo e sostanza, basandosi sul clas-

èierr "ienno di poi", a spunti marginali, o addirittum affattoectratre i rispetto alle originaîie inteîzioni dell'autore. Fuft{rrcll stcsso , infatti, a dichiarare che le circostanze del Tòrless

€farlrr stiate riprese da un avvenimento realmente accaduto (i

etirrii rli lìeiting e Beineberg velano appena quelli dei realii'iif1rp6u'''i di collegio ai qualí Musil si era ispirato, Reising e

ll*rltrelrrrrg), e in un passo del suo celebre Diario, databile tra ilf gtT e il r94r,lo scrittore allude esplicitamente ai due come

rgh rrrlicrni dittatori in nuce>>,' prefigwazioni cioè dei vari*due lp e <<cesari>> di cui, all'epoca, I'Europa pullulava (Hitler,gtelln, liranco, Salazat, Mussolini, Antonescu, Filov, solo pertitat'tr rrlcuni).

Nell'trlgido sadismo e nelle crudeli soperchierie che Reiting€ ilelnr.berg, i due piccoli ras da collegio, infliggono al compa-

Eilrl llnsini, da loro ridotto in stato di pressoché totale schia-

Eitit, è possibile, infatti, reperire in nuce molta psicologia e

*derrlttglia nazifascista e stalinista. Per esempio, allorché MusilJfferrrrrr che Reiting <<amava sottomettere uno con I'aiuto del-l'Éltr,,, godendo di favori e di adulazioni estorti, ove potesse

€€EÉprrt'rrrc, sotto la buccia, il gusto dell'odio>, non fa che rat-lEgginre un carattere tipico degli apparati dittatoriali, e logleaarr rlicasi a proposito dell'esemplare riduzione di Basini,àgEr-i,rlrrrente da pane di Beineberg, a puro e semplice "og-gÈÉto tli esperimento", sfogo di istinti sadici e libidinosa sma-

Ric rli Frtere. Fatte 1e debite proporzioni, siamo di ftonte, in

9 llrrlx,r't Musil,Diari, a cura di Adolf Frisé, inroduzione e traduzione di En-;g6 |,ie drrgclis, Einaudi, Torino r98o, vol. II, p. r353.

 

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100 <(rL GUSTo DELL,oDIo)> 101BULLI DI CARTA

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quest'ultimo caso, a una specie di Mengele in sedicesimo, elts

esercita il proprio frenato sadismo spacciandolo per attivitè e

sfondo "sòientifico", opportunamente parata di farragineeialibi pseudofilosofici. Entrambi, Reiting e Beineberg, attivaneuna àodalità di osservazione, per .oti dire, "entomologicé':della loro vittima, che, olte a non avere nulla di razionale,

s'ingegna ad ammantare con un'auîr- di rispettabilità una seriedi plaiiche esclusivamente perverse. Reiting vagheggia colpldi itato dei quali possa profittaîe, e a essi scrupolosament€ tipîepaîa sfrutìando con scaltre zza Ie debolezze e il più infiracipirito d'intrigo altrui, sempre, beninteso, nell'ambito di quet=

l;altezzoso spîezzo della <<massa>> che 1o accomuna a Beineberg(<<la concezione della "massa" come cosa da costringererlscrive Musil in proposito nel Diariot\). L'atteggiamento dei

due aguzzini nei confronti della massa sembra anticipare seiÈte

più di un aspetto il superomismo hitleriano, il quale, una tfcn=

tina di anni dopo le vicende del Tórless, saprà accortam€nÈE

sfruttare a proprio favore le peculiari caratteristiche dellemassa stessa come <(cosa da costringere>> ma degna, in recltè,

del massimo disprezzo. Caratteristiche, sarà bene ricordatte,segnate in primo luogo dalf indistinta fusione, o dissoluzione,dei singoli individui in un'unica superiore entità collettive, ltcui prelipua peculiarità sembra essere costituita dall'imevere!-bile-inceppamento di ogni facoltà di pensiero (la massa, entltÈ<impulsiva, mutevole e irritabile [...] governata quasi pet in;tero dalf inconscio>>, dirà in proposito Freud). Beineberg, del

canto suo, persegue la sua volontà dipotenza attraverso stfBd$

occulte, f.arnetica di <<Grande Ordine> e <<Spirito Cosmicer;

sogna di scatenare l'irrazionale per poi domarlo con cariaméda " iniziato ", secondo un' impos tazione spiritualista, irrnzl€=

nalista ed esoterica che gli consente di offrire al proprio agirC,

in barba a qualsiasi principio di responsabilità, inesaurib=lti

alibi (e di offrirli, in prospettiva, ai suoi più che probabili, fU=

turi seguaci), adottando aluesì procedimenti di suggestioF€

che i dittatori di qualche decennio dopo utilizzeîaîno, in peF=

rc.Ibid,.

i i ir i r r5r' (| r rÍrnto eclatanti apoteosi, nelle piazze gremite di Íana'

qi,l "rrrrrrrini qualunque". Reiting e Beineberg, ga ua sans dire,

==i iriliHntr, tuttavia, essendo coscienti I'uno del potere dell'al-r.ri r on strategica perspicacia accondiscendono, <<nell'inte-iÈ=èF (,olnilne)>, a opefafe congiuntamente.

l-lrrcllrr di Musil è la più lucida e sofisticata analisi letteruúa

Èlsl fFn(lrìrcno del bullismo nei suoi più riposti risvolti psicolo-git.i e lrrrlitici, un'anamnesi spietata condotta tanto sul ver-

=erife rlcgli ag',tzzini dichiarati - Beineberg e Reiting - quanto

=titliielkr della vittima - Basini - quanto, infine, su quello del

irrlirrrone silenzioso" - Tórless - I'uomo qualunque, ver-rel,lie tlir dire, il quale, fidando nella propria razíonalità, si ri-i=;ielrlre immune da qualsiasi forma di crudeltà, e che tutta-,ia lruslo a confronto di determinate circostanze, scopre in se

=!È=iÉrnirrconfessabili impulsi e cede a pratiche che, a mente

f:ttlrlr, rrvrebbe vigorosamente esecrato. Se nel bullismo diiieltitrg r: Beineberg è rawisabile in nttce vna prefigurazione

ditlrrrl "rnostrare i muscoli" così caro ai duci delle più svariateii==nie, lrr psicologia del giovane Tórless antrcipa quella del so-

lerre lnrzionario di regime, dell'uomo della strada capace, inÈFllF ('orìclizioni, d'inaudita ferocia (Eichmann, altro preclaroE=Énllrir) cli "uomo qualunque", nella sua prassi imperturbabilefil;rrrrvrr lrr condanna a moîte di migliaia di persone senza sen-

iir+ l,t'\ ,( )nsabi Ie) .

i! p,'t'corso che porta Beineberg e Reiting ad assumere il po-

retti llrrsini come "oggetto di esperimento", è articolato attîa-+FEalr irnir esemplare, rigorosa concate(lazione di passaggi. In*te lrrclirninarc, altamente significativi appaiono, in particolar

,e*,,1,,, 1,, svilimento del ruolo e della funzione della scuola e laitlFea:r irr risalto di una condizione di spirito in qualche modo: erre r r s I rr r r z iale alla determinazione del f enomeno del bullismo :

ie tr,,,o, ()uella stessa noia che stagnerà, come una ttagicaf'e!:1-:11 ,l; piombo, sulla "gioventr) senza Dio" sottilmente ana-

ÈeilliiÉrilrr da von Horvóth nel romanzo omonimo una trentinaéi arrrri rlcrpo il Tórless e che ancora aleggeùt su personaggi diÈtilt'*ltr'o stampo, epoca e condizione, iborgatari pasolinianirlelid l{t'rna dei primi anni Cinquanta. Tórless fa rilevare a Bei-

 

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10102 BULLI DI CARTA <<IL GUSTO DELL'ODIO>)

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neberg come ciò che s'impara a scuola sia tutt'al più <<una En-niera di fare ginnastica con il cervello>, ma che poi, di fatttr,<(non serve a nulla>, e Beineberg non può far altro che dichie=rarsi d'accordo.

<Non serve a nulla, hai ragione. t...1 Di quello che, dalla mai=tina alla sera, facciamo a scuola, cosa serve veramente? Cosa ne

caviamo? Caviamo per noi, capiscimi. La sera, ci si rende conlgd'avere vissuto un altro giorno, d'avere imparato questo e queEtl.d'avere seguito l'orario delle lezioni, ma, con tutto ciò, siamt-tvuoti, vuoti nell'animo, voglio dire. Con una fame, per così clire,interiore... >

Beineberg borbottò qualcosa sulla necessità di esercitarsi, flipreparare lo spirito. Non poteva ancora cominciare nulla, Plùtardi...

<Prepararsi? Esercizi? E a che scopo? Sai forse qualcosa di el=

curo? Forse speri qualche cosa/ ma neppure tu ne sei certo. Ece,o:

un'attesa eterna di qualche cosa, di cui sappiamo solo che l'é=spettiamo... Che noia!,

oNoia..., ripeté Beineberg, scuotendo il capo.

Si tratta, certo, di una noia di tutt'altta c tatuta rispetto p

quella che induce i bul1i pasoliniani a infierire indifferenÈ€=mente su un gatto o una lucertola quanto su un loro comp$=gno, legato a un palo nel tentativo di bruciarlo vivo. Quelle d!cui parla Musil è una noia tipicamente fin de siècle, aristoefÉ=tica e mitteleuropea, nutrita di sofisticati vagheggiamentl €

sfrenate, ancorché nebulose, ambizioni di onnipotenza, fnalpiù remoti presupposti e gli esiti più esrremi appaiono, a beÉguardare, in qualche modo sottilmente analoghi. Sprofondct!

in cotanto cosmico tedio, alimentato da massicce dosi di albc=gia, Reiting e Beineberg sono inquadrati, sin dall'inizio del cg=

manzo, _nel rapporto che 1i lega al giovane Tórless, il quelelgrazie al suo intelletto affatto peculiare, non tatda a divenlf€una sorta di loro <(capo di stato maggiore segreto>. Musil deli,nea le strategie dei tre protagonisti, i quali, come per una sofGÉ

di vocazione intellettuale, assumeranno il ruolo di crudeli pef=secutori del debole Basini, dando luogo a un vero e propfl€esperimento in uitro di vessazione dell'uomo sull'uomo.

lFFilinUI Era un tiranno, spietato contro chi gli si opponeva. I

,,rrrl ,rrk,llti cambiavano ogni giorno, ma la maggioranza era sem-

;ii:. rl,rll.r sua. Era questo il suo grande talento. Un paio d'anni?,:lrrli,,rVoVa condotto una campagna accanita contro Beineberg,tilir lris,ì con la sconfitta del rivale. Beineberg, alla fine, era rima-

=:lr rlu,rsi isolato, sebbene non gli fosse inferiore per sicurezza di

Èiulirio,per sangue freddo, per capacità di suscitare antipatie

rnrrlro t hi non godeva il suo favore; ma gli mancavano I'amabi-fita la sirnpatia dell'altro. La sua imperturbabilità e la sua unzioneliknolit ,r ispiravano una diffidenza quasi generale. S'intuiva che,

=irlfurrrkl della sua natura/ dovevano covare turpi intemperanze'

i ril iullo questo, aveva creato al rivale grandi difficoltà, e la vitto-.ii rll l{citing era stata, più che altro, accidentale. Da allora agi-] riil it rsicme, nel l'interesse comune.

liìrh,ss, invece, era indifferente a queste cose. Del resto/ man-r ar,i rh,ll/amabilità necessaria per trattarle. Ma faceva anche lui

ii;rlr rli rluel mondo, e poteva vedere, ogni giorno/ cosa vuol dire

=iarr,,rlposto di comando in uno stato, perché ogni classe, in un

reillegio come quello, rappresenta un piccolo stato. Di qui, unreifu lirnoroso rispetto per idue amici. lJimpulso, che a volte lo

lrr=nth'v,ì, di emularli, s'esauriva in tentativi dilettanteschi. lnqrr:slr rnodo, anche perché era il più giovane, i suoi rapporti conqrrnlll lirrirono col diventare di discepolo o di aiutante. Egli go-dev,r rk,ll.r loro protezione, mentre gli altri ascoltavano volentieriil errn r onsiglio, perché Tòrless aveva un/intelligenza più mobile.llir,r volla messa dietro una pista, era estremamente feconda nel-ieer ugil.rre le combinazioni più sottili. Né c'era nessuno capaceqriiriito lui di prevedere, con tanta esattezza, le reazioni d'una

iìeisorì{r in un dato momento. Solo quando si trattava di prendere8;t:l rir,r'isione, d'assumere il rischio d'una di quelle possibilità

F==itulrigiche e d'agire in conseguenza, cedeva, perdendo inte-ie=ae, r'rl cnergia. La parte di capo di stato maggiore segreto, inegnl rrrorlo, lo divertiva, tanto più che questa era, praticamente,i utrlr ,r rtota che portava un po' di movimento nella sua profondantii,t,

Verlrermo più avanti quale tipo di perverso <<movimento>>pertelrì rrn po' di adrenalina nelle vene di Tórless e compagni,

leurrtt:rrcloli dalla <profonda noia>> in cui boccheggiano tra le

 

t04 BULLI DI CARTA <(rL GUSTo DELL,oDIo> 105

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mura del collegio. Musil parlerà di <sbaglio>>, e ci dirà ehc

Tórless vi era incappato per ingenuità, <<non per perverglEèr ;ma in conseguenzu d'unu situazione psicologica tempofaneÉ= ìimente ,..rru uscita>>. Più tardi, una ìolta diventato adultg; ;quando qualcuno a cui aveva raccontato la storia della proprlA $adolescenza gli chiederà se non provasse vergogna a quei d= $cordi, il non più giovane Tórless risponderà così: <<Non ncggx gcerto, che si trattò di un episodio degradante. E con qucgtg.É *,Passò. Ma qualcosa è rimasto per sempre: una piccola doCe dl m

veleno, per togliere al|'anima una salute troppo tranquilla € tl= $cura, dandogliene un'altra più sottile, acuta e comprensiveir .ffLo <sbaglio>>, l'<<episodio degradante>>, I'iniezione di que& $,<piccola dose di veleno>>, appaiono dunque strettamente fua= {zionali a una soÍta di perversa "educazione sentimentale", eEll icome questa può venir configurandosi all'interno dello spasle $claustrofobico di un collegio, ove, proprio in virtù della cÉÉ

separatezza rispetto al mondo esterno, gli impulsi e le reazl€=

ni assumono un'esasperante pregn^nza e intensità. Le ragleflj,di tutto ciò, dice Musil, sono da ricercarsi, certo, <nel gen€=:

re di vita del collegio>>, un luogo in cui <<non si sapeva null€della vita>, e men che meno di tutte quelle <sfumature €h:vanno dalla grossolanità e dall'eccesso alla morbosità . al ridl*

'colo, riempiendo l'adulto di disgusto, quando sente parlare {icerte cose>, ma anche, e in non minor misura, nell'assoluÉlmanc nza di carisma della categoria insegnante, icastifissata in un'immagine che, una volta espunta la grotteseemordace ironia che la pervade, evoca certe considerazioniDe Amicis, formulate in tutt'alffo contesto, beninteso, ma

nondimeno restano allabase di qualsiasi considerazionefarsi in Í.atto di bullismo in ambito scolastico.l'

r r . De Amicis, ne1 seguente brano tratto daI Romanzo d'un maestro (r 8go), €g

ferimento alla situazione delf insegnamento elementare nell'Italia umbertina, mE

è difficile accorgersi quanto 1e sue considerazioni siano pertinenti anche ainostîi peî il corpo insegnante delle scuole di ogni ordine e grado: <"Signoré,rlprese l'awocato, "abbiamo bisogno di cinquantamíla maestri elementari, osÉlg

cinquantamíla persone che sappiano istruire ed educare dei ngazzi, che è

dire, che siano relativamente colte, dotate di un'attitudine singolare dell'inte.o lstluÍe ed educafe oel îag zz1, cne e qugEH*:ii,ii:l

dotate di un'attitudine singolare aeil'intelligen*:li;;-t'11

Iirergic fresche, esuberanti, venivano costrette dietro quei muri

€rlgi, nl[.ntre le fantasie si saturavano d'immagini voluttuose, che a

Éetluni r:ostavano la perdita della ragione. Un certo grado di dis-snlrrlerza veniva persino considerato segno di virilità, d'ardi-;iieitlu, una coraggiosa conquista di piaceri proibiti. Tanto più se si

;iietttlt'v.t no come paragone I e f i gu re, di gn itosamente contraffatte,*Gllrr nr,rggior parte dei professori. La parola umoraler, con tuttoqtrt-lln che ha d'ammonitorio, veniva ridicolmente associata a

==pallo slrctte, a pancine sporgenti su gambe sottili, a occhi inermi,a{ielrn k' lenti, come agnellí al pascolo, quasi la vita fosse soltantolirt ., Éillrlx) pieno di fiori edificanti.

Ma qual è l'<episodio degradante>> al quale allude Tórless?t'lF r:osa succede di tanto sconvolgente dietro <<quei muri grigi>>

gaÉ r'rìritrrc a qualcuno, addirittura, <1a perdita della ragione>?i .Lie personaggichiave del romanzo, Beineberg e Reiting, coni'aplroggio esterno del loro <(capo di stato maggiore segreto>,giarrilicrrno lucidamente un articolato programma volto a ridurre

ia atnto di completa schiavitù un compagno dicollegio,

ilde-

hfc llrrsini, altra classica figura di "vittima predestinata" , figlioéitrrcrlre vedova nonché afflitto dauna cronica mancafrza di de-aat'rr, l)i Basini, che ha contratto numerosi debiti dentro e fuoriéel r,r,llegio, e persino con il famigerato Reiting, essi scopronogitalclre piccolo furto, e presto, con il ricatto, 1o hanno comple-Èaeretrtc in pugno. Per il momento, viene deciso di tenere la vit-tititet .1 solto curatela>>, anziché denunciarla per furto e condan-earln rtll'espulsione. Sulle prime, nella sua ingenuità, Tórless

È del r'at'rtttcle, buone di cuore, gentili o corette di modi, operose e pazienti, e che

*i perleri,rrrino di continuo, o che vivano con dignità per dar col precetto l'esempio;

€:Èllatrr,,, ittsomma, cinquantamila persone che riuniscano in sé un complesso di qua-Eià iritellctrrrali e morali delicatissime, rarissime a trovarsi riunite, e che rarissima-

i;ielile al liclriedono tutte insieme anche nelle piir difficili delle altre professioni. Eb-ÈiiE, i,i vi clico che il paese non vi può dare nemmeno la metà d'un tal numero dii+ii polt,'t'.', e che non ve le darà nemmeno se raddoppierete gli stipendi e riforme-ieiE lrr rrrcglio ogni cosa, perché, qualunque cosa Íacciate, non potrete far mai che la

$irileaalrrre del maestro sia retribuita in proporzione di quello che richiede e digpliii t'lrc costa, qssia in maniera da attirare a sé la gioventrì che la potrebbe eserci-

iir tlegrrrrrrcnte. E dunque inevitabile, è nella natura delle cose che il corpo inse-giunte,rlrlrirr da essere sempre scadente, e non solo da noi, ma da per tutto. E, piùi= 111e11r'. t\ così dappertutto. Riformate quanto volete: non vi farete dar dal paese

4ieiil rlrl rron ha, e che non gli converrebbe di darvi, se l'avesse">>.

;#

dire, che siano relativamente

 

106 BULLI DI cARTA <(rL GUSTo DELL'oDIo)> 107

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vofrebbe procedere con lineafità e denunciare Basini, ma Rel=

ting e Beineberg, che hanno evidentemente in testa altri pfe=

ge;i, si oppongò.ro alf idea' A un certo punto, guardando i suel

i*i.i, ir àii"vaie Tórless ha paura di lolo, <(una. paura quale al

pua uu"t! d'un gigante, ché si sa cieco e stupido>,.quasl in=

iuirr., ir, ,rr, .orif,iso lampo di precognizione, i perniciosi avl=

luppi di quell'iniziativa,la devastante applicazione di una strnt.!ia dí bullismo che, per quant-o pianificata e sistematica, e pef

,ifio ,rutritu di ambizioni àetafisîche, rimane nondimeno, n€UB

sua sostanza, cieca e ottusa, e perciò tale da incutere pauta'

lTorless disse:] <Basini è un ladro u. ll suono fermo, duro, del=

l'ulìima parola glifecetanto bene, che la ripeté <"' un ladro' E un

ladro, lo'si punisce, in qualsiasi parte del mondo. Deve essere rle

nunciato, espulso dal collegio! Se fuori si correggerà, è affar surl,

qui non può più rimanere!>' Ma Reiting, mostrando d'essere sfavorevolmente colpito: <Na,

no! Perché spingere le cose all'estremo?rr

<Come, perché? Non ti sembra naturale?>oPer nulia. A sentirti, pare che da un momento all'altro po554

pioverci addosso una pioggia di zolfo e annientarci tutti, se te=

niamo ancora Basini trà nòi Ma la faccenda non è cosi terribile,r

<Come puoi parlare in questo modo? Vuoi continuare a sedcrc,

a mangiare, a dormire vicìno a una persona che ha rubato, ch€

s'è offóta a te come servo, come schiavo? Non lo capisco' Do;rn

tutto, qui dentro siamo educati tutti insieme, perché apparteniantfl

u rn" it"rru classe sociale. Non t'importa nulla se un giorncl, llCF

esempio, l,avrai come collega nel tuo reggimento o nel tuo m,ini=

ri".,'t" ft"quenterà le famigìie che frequénti tu, se farà, magari, là

corte a tua sorella?>

<Beh, ora esageri!> rise Reiting. <A sentirti, sembrerebbe chequi ci si leghi pèr la vita. Credi davvero che porteremo -qucst6

Àarchio: ,,íducato nel collegio di W. Fornito di speciali dirittl e

doveri"? Ognuno di noi, un gìorno, andrà per la sua strada, divcn=

tando qu"ll"o che è giusto cie diventi, perché non c'è un'unit d

.l"rr" sociale. lnutilà quindi, che ci rompiamo la testa sul futut'tì,

Quanto al presente, non ho detto che dobbiamo essere amici rll

Basini. Troveremo quaiche cosa, per farlo stare. al suo posto. È iit

mano nostra, possiamo farne quello che vogliamo; per mc'/ bp

!i,it lluoi sputargli addosso anche due volte al giorno. Finché si

i==i la lrirttare così, che c'è in comune tra lui e noi? Se invece si ri-hÈ=llir, lx)ssiamo sempre fargli sentire chi è che comanda. Convin-riti !li (lr.rcsto: con Basini non abbiamo nulla da spartire, dob-tri:1irr, solo divertirci a spese della sua stupidità.>

| , I ll giorno dopo, Basini fu messo sotto curatela.I la,,rvvenne non senza qualche formalità. Lo fecero di mattina,

*llirn -rvcre abbandonato alla chetichella la lezione di ginnastica,i lrr- ci svolgeva su un grande prato nel parco.

fl+'ilirrg tenne una specie di discorso. E nemmeno breve. Provòa F-irreirri che s'era giocata l'esistenza, che avrebbe dovuto essererlerrrrrrr i.rto e che solo per grazia particolare, al momento, gli erar i=f r,,r r ì r i.ìta l' ignomi n ia del l'espu lsione.

Lli vt'nnero quindi comunicate le condizioni. Reiting assunse il,'rnlrollo del loro adempimento.

I'i:r lrrtta la durata della scena, Basini, pallidissimo, non disse

iìiriil,r; rré sul viso si poté leggere cosa gli passava nell'animo.

Mir clalla semplice <<curatela>> a qualcosa di ben più conctetoF lllrpfgnativo, il passo è breve. Anzitutto, viene messo in attoii prrsrrpposto indispensabile di ogni atto di bullismo, la de-

tutit,tui't,'tazione della vittima, che Beineberg espone con lucida?l tlttt rl/lt^, ricorrendo persino a sofisticate aî gomentazioni tra-

==È,Élrlurti. Basini cessa di essere "umano" e diventa un sem-

;rlir r "rrccidente" del creato, qualcosa di simile a un sasso o un:'Frln', che non soltanto è possibile calpestare impunemente,;+i:i lif crri degradazione riveste, in qualche modo, addirittura un

==Filqo lx)sitivo nell'ordine generale delle cose.

.llr studiato la faccenda sotto ogni punto di vista, e tu sai che

511 r;rrt,rlc cose ho idee particolari. Per quanto riguarda Basini, an-

=.ilrrllo, ritengo sia indifferente quello che può accadere. Possiamoiie.rrrrrrr iirrlo, picchiarlo, torturarlo a morte, se ci fa piacere. Non

=iitrrrrrr,rginare che un uomo simile debba avere un significato, nel

iiii,r'rviHlioso meccanismo dell'universo. Mi sembra una creazione

=ir trlr,rrtale, fuori del Crande Ordine. Voglio dire: un significato

l;tvtrì ,ilìch€ lui, ma vago, vaghissimo, come un verme o una pie-!r,l srrll,r strada, di cui non sappiamo se li lasceremo stare o li cal-

;ir:i,ir.rlrìì{). lnsomma, non significa nulla. Quando lo spirito co-

 

10908 <<IL GUSTO DELL'ODIO)>BULLI DI CARTA

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smico vuole che una sua parte sia conservata/ si esprime con ffiÉp=

giore chiarezza. Dice di no, crea un ostacolo, ci fa passarc at:òanto al verme, e conferisce al sasso tale durezza. che non p6l==

siamo spezzarlo senza utensili. Prima che abbiamo presi gli ut€R=

sili, ha potuto opporre una quantità di piccoli e tenaci scrùpollife i;riusciamo a superare anche questi, vuol dire che il senso dellÈ ,;.

cosa era sempre stato un altro. ln unacreatura umana/ fa cOhli=

stere la durezza nel suo carattere, nella sua coscienza, nel sgh€ ..j,

di responsabilità che deriva dall'essere parte dello spirito univ€f= :sale. Se un uomo perde tale coscienza, perde se stesso, MÉ

'.uando ha perduto se stesso, quando s'è arreso, vuol dire che he ,,,

perduto l'eiemento distintivo,'peculiare, per cui la natura l'ha .'l

creato come essere umano. E mai uno può essere sicuro, com€ In

questo caso, che si tratta d'una cosa superflua, d'una forma vu€tÉi

d'una cosa già da tempo abbandonata dallo spirito cosmico.rr

Messa a punto, teoreticamente, la de-umanizzazione di Be=

sini, Beineberg procede, con logica implacabile, alla enun€te= ,

zione del purtò *...ssivo, che è precisamente il cuore del buJ=lismo, il iuo asse portante, la sua stessa ragion d'esserel Clè

che è essenziale, inf.atti, è il torruento della uittima.Il furto éiBasini, i debiti, gli espedienti più meschini non sono che uÈ

,

fatto occasionale, superficiale e, in fondo, del tutto trascrfÉ=,

bile. Se denunciato , il rugurro verrebbe semplicemente espulÉC ,

dal collegio , ma la faccenda, agli occhi di Beineberg, riveE€€ ,

ben altra appetibilità, è qualcosa da cui si può ricavare moltg ,tpiù del pur sadico piacere di una banale punizione.

:

r<Sbagli, se credi che mi prema tanto la punizione. Certo, in ul=.rltimo si"potrà considerare iu .o.u anche come una punizione,,, .É{.

Ma, per evitare troppi discorsi, io ho in mente qualcos'altro. lo vB=:,ìiglio... Beh, diciamolo pure: io lo voglio tormentare. t...1 Tutt6 I

quanto riguarda morale, società, eccetera, [...] naturalmente ntin

conta nulla [...]. Neppure Reiting mollerà, perché anche per lul iittenere una persona in mano, farci esperimenti, trattarla come ullg ,ti

strumento, ha il suo valore., .:J

E finalmente si giunge all'acme della storia: dopo esc€fe

stato lucidamente preparato da un'acuta quanto delirante anR=

!i=i tenretica, il bullismo si esplica concretamente nella sua es-

ÈFrf=d fisica f"atta di colpi inferti, di dolore, di sangue versato,tli errttrrtnissione dolorosa, di violenza gtatuita e reiterata. Bei-eciretg e Reiting, accompagnati da Tórless, perpetrano i loroiiti vessrttori in una remota stanza nel solaio del collegio, unaÈÉrirefil, dice Tórless, <<lontana, come un dimenticato me-

*litrcvtr, clalla vita calda e luminosa delle aule>, un luogo ovelleltreherg e Reiting gli appaiono <<esseti foschí e sanguinari,pst'arurc con un'esistenza diversa>>. Tórless sente che la sua

F€rre,ii()ne del mondo sta cambiando, che qualcosa d'irrepara-Èiie è rrccaduto, e nulla d'ora in poi sarà più come prima. Laètan:aa rlcl solaio è diventata un <(ponte>, il luogo di passaggio

t:a il <chiaro mondo quotidiano)> e un altro mondo, <(cupo,

ÈÍ rtly1 1l 1o, distruttore >>.

Nr"ll,r solitudine indefinita delle sue fantasticherie, per la prima!rrlf;1 s'1',1 caduto qualcosa, come una pietra. Era lì, non c'era nullail,a firtíi una cosa reale. leri, Basini era ancora una persona come

liii, pnl s'era aperta una trappola, ed era precipitato dentro. Pro-triiit { (}rìrc l'aveva descritto Reiting: un mutamento improvviso, ed

Ei;r rlivcntato un altro. [...] Ma allora, era possibile tutto. Eranopriaailrili Reiting e Beineberg. Era possibile quella camera. Era

arrilre llossibile che dal chiaro mondo quotidiano, I'unico chefiitri allora conosceva, una porta conducesse in un antro, cupo,

=riinvollo, appassionato, nudo, distruttore. Era possibile che tra gli

uoiirtrti la cui vita si svolge come in un trasparente, solido edificio;li velto c d'acciaio, regolata tra famiglia e ufficio, tra questi uo-ririnl r,gli altri, i reietti, sudici, dissoluti, insanguinati, vaganti periahlttrrti pieni di voci mugghianti, non solo esistesse un ponte, maelirr k' frontiere delle loro vite segretamente si toccassero, potes-

==Fi{r ec\('re varcate a ogni istante.

Str rlrresto <<ponte> ove è <possibile tutto>, lungo codestapet'trrcrrllilissima linea di frontiera tra un luminoso "al di qua"É ulr "rrl di là" oscuro, torbido e corfotto, s'incammina a sue

sFFqr', rìra anche animato dalla confusa e tacita spercnza díq=at,nt: profitto, il giovane Tótless, rampollo di borghesissimalarnigiia. Affascinato e disgustato a un tempo dal morboso ca-

iietrrrr rlci suoi compagni d'avventura, assiste in silenzio allo

 

tt:

<IL GUSTO DELL'ODIO)> 111110 BULLI DI CARTA

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stupro di Basini e, per un istante interminabil:, Pt:yu la vffigintsa tentazioneài parteciparvi. Resiste al richiamo d€llt

É;;, fisica, tuttavia, coinvolto sino in fondo nel gio.ee É

livello psicologico, è p;;pti" i;i a infliggere a Basini, non già uf,

,ìrr*1." .oipoiulà, bensì un supplizio sottilmente c€FFi

;;;i;,;;il"é"a"r" l-iirt''ii^i, ud ulu voce - immedle€*i"

;;;;t a"i", íiu"di, aver subito I'atlo di violenza - di es'egun ladro. EÍfe',,ta totiiglirrru di cui Reineberg e.Reiting gce''.

samente ,'imporr.srrnS, ,ur.itando 1a "g"iuirritaziódc éi'''

Tórless. .".

Nell,ampia base del cono luminoso, emerse il volto di Baalnlj '

color cenere nella luce incerta. . ,,

Basini sorrideva. Àrunii", carezzevole. Un sorriso immolill€,,

come quello d'un ritratto, nella cornice luminosa'

Tòrless, addossato uIlu,t,uu", sentì fremere i muscoli degli oeehl.

Beineberg enumerò tutti i misfatti di Basini, monotono, €EE

voce rauca.

Poi la domanda: oAllora, non ti vergogni?>' Un'occhiata di Bé=

sini a Reiting, come a signíficare, nÈ I riomento che m'aiutin, lF

qrutl;irtunt"l Reiting gli íferrò un pugng sul viso' Quello barcollÈ '

indietro, urtò contro ína trave, .uàOé. Beineberg e Reiting gli sal=

tarono addosso.La lanterna s'era rovesciata, la sua luce pigra, insensata' dilagÈ

sul oavimento, fino ai piedi diTórless'"" 5;i',.rr",é, itiilesi capi che gti altri spogliavano Basini c ls

sferzavano con qualcosa di sottile e flessibile. Evidentemente, ilVé,

vano preparato tut;:ÚJ""-i g"t"iti,.i lamenti semi-soffocatl, di'Basini, che continuuuu u inuo.Jte pietà; infine gli,giunse un unle€

'

út"*o, un ululato represso, inirammezzato da ingiurie sorn='

messe e dall'ansito caldo, eccitato di Beineberg'Non si mosse dal suo posto. ln principio, l'àveva preso un clÉ=

siderio bestiale di saliarl !iJ e Oi picchiaie, ma il pensiero che gÉ='i

,"tL" urriuuto tardi, "ri*bb" siato inutile, lo trattenne. Le rtt€

membra erano incapu.ì di qrultiasi movimento, come stretto tl4

una mano di ferro.

t...1 ll desiderio torno di nuovo, più forte' Dal pos.to,in cui se

deva, voleva trascinario in ginocchio, sul pavimenlg vole.v1.{'r1S!!

pi"r"r" il corpo contro lJassi: arrivò a sentire gli occhi dilitlaii

:rlirarilrr,lli d'un pesce, e il cuore, traverso il corpo nudo, battere*iniiu il lcgno.

I liil ('r.l veramente agitato, e dovette tenersi stretto alla trave,

lret rsislure alla vertigine che cercava di trascinarlo giù.i rirr l,r fronte imperlata di sudore, si chiese, angosciato, cosa

liirllva riplnificare tutto quello.5lra;r;1.'tto alla sua indifferenza, tese ancora l'orecchio, nel

*ilin, vr,rso i tre.f.liirrsi sentiva più nulla, all'infuori del gemito sommesso di Ba-

==iiit, r lrr', a tastoni, cercava i vestiti.lltir.i gemiti dettero aTórless sensazioni gradevoli. Un brivido

gli ',lli c scese per il dorso, come su zampe di ragno, si fermò traiÉ

=,.rpokr, con artigli sottili tirò il cuoio capelluto.

5lupilo, s'accorse di trovarsi in stato d'eccitazione sessuale.

| | ltt'ineberg aveva raddrizzato la lanterna, e di nuovo i raggi,

irsl lrrrio, disegnarono un circolo, simile a una cornice vuota.in r,qso ricomparve il viso di Basini, esattamente come la prima

.cll,!, r on lo stesso, immobile sorriso lezioso, quasi che, nel frat-

tentpn, rron fosse accaduto nulla. Sotto il naso, sulla bocca e suliiiFriiu, ,rlcune gocce di sangue tracciavano adagio una riga rossa

E èiirrios.ì, simile a un verme.

"i'tlrliti là!n ordinò Reiting, accennando alla grande trave. Ba-

=ininlrlrcdì. faltro cominciò: <Tu già pensavi d'esserti levato dagli

itiiptr ( i vcro? Magari che io t'avrei aiutato. Beh, sbagliavi. Quello:lrr- frr i c:on te, lo feci solo per vedere dove arriva la tua bassezzar.

H,rcirri ebbe un gesto di protesta. Reiting accennò a saltargli ad-*iiiosii, l'altro, allora, disse: <Ma cercate di capire per l'amor diiliu, r lrt'potevo fare?o.

.1tllo!, gridò Reiting. <Ne abbiamo abbastanza delle tue

==rribr., ( )ra sappiamo/ una volta per sempre/ cosa dobbiamo pen-

=-arp rli lc e ci regoleremo...)Errrlrr,ntrò un breve silenzio. PoiTòrless, d'un tratto, profferì con!n! r, lr,rssa, quasi gentile: <Dì dunque: "lo sono un ladro"r. Basini

=;r:rlirrtr'ìrgli occhi, sSomento. Beineberg rise, assentendo.

M,r lìasini taceva. Allora Beineberg gli dette un colpo sulle co-

=:11iiE,, r'gli gridò: <Non hai sentito? Devi dire che sei un ladro.t tilL r irrrrnediatamente! >.

lli rruovo subentrò una breve pausa, appena percettibile. Poi Ba-

==int, rrr'l lono più neutro che poté, disse in fretta: nlo sono un ladror.

 

112 BULLI DI CARTA (IL GUSTO DELL'ODIO>> TD

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le a quella fisica, tanto che, a un certo punto, Basini esclaEÉr,

durante un téte-à-téte con Tórless: <Tu hai un modo particol;=

stuzzica fino al tormento. Alla fine, una notte, sveglia Baslnl E

1o trascina nella famigeîata stanza dei supplizi. Ciò che hgluogo a questo punto è una specie di lungo episodio di bulL=smo squisitamente cerebrale, nel quale la bramosia di Tóflelgsi trasferisce sul piano di un dialogo serrato e tormentoso, Bt

Beineberg e Reiting risero compiaciuti, guardando Torlèrer<Una buona idea la tua, piccolo>r. E a Basini: <Ora dirai immedlé=tamente: "Sono una bestia, una bestia ladra, la vostra sudicia, ladfabestia!" >.

Basini disse queste parole senza riprendere fiato, con gli ocrhl '

chiusi. if'MaTórless s'era di nuovo buttato indietro, nel buio. La sceng

lE

',1

disgustava, si vergognò d'avere dato agli altri Ia sua idea. gQuei gemiti di Basini che hanno procurato in Tórless l, pb, &

cevole sensazione di un lungo brivido che gli s'inerpica lunge { #dorso e ra le scapole, tirandogli con artrgli sottili il cuoíE €É= $.:

pelluto, diventano l'assillo costante del giovane studente. It eUC tè un bullismo aÍ.f.atto peculiare, in parte esercitato, per egal .{

dire, "per procura", attraverso i più cinici e spietati compagnJ i,t,

di collegio, in parte è però anche un bullismo particolarmenteperverso e cervellotico che privilegia la sofferenza mafe=.:?:.

noti come, all'rnrzio del brano, sia la vittima a guidarcl'zino sul luogo del supplizio, facendogli sffada con i gesti

surati di un <domestico bene educato>>. Questo <<domesticorquello stesso che Beineberg, <<di solito>>, percuote dopo averg€abusato, perché, dice Basini, <(se non mi picchiasse, dovreb$pensare che sono un uomo. 1...] A quel modo, invece, 86$una cosa sua, e non si preoccupa)>. De-umanizzata, ridotté È<(cosa)>, sulla vittima si possono anche consumare atti di llbl=

moto i meccanismi di quei vieti pregiudizi moralistici che lÉ= '

pediscono di considerare dawero "uguale" un "diverso", ngl

!i-:.:|:

eluale, viceversa, è più comodo e meno problematico scorgere ilujiaeqito "nemico" da distruggere. Viene alla mente una situa-

eiiiite r.liametralmente opposta eppure, in qualche modo, sottil-FFnle rìnaloga, quella relativa all'episodio dilt di Stephen King;icl tlttrtle, allo yankee che vomita i suoi omofonici impropetiFHn[fo ut'I gay (<Mi ha dato del frocio!)>), ufl poliziotto ribatte:

*{ .rfs'è, hai paura che abbia visto giusto ?>>.

!i girrstisiimo vede Basini alla Íine del lungo e morboso

"ter':o grado" impostogli da Tórless, il quale sembra quasi ri-vii,ele attraverso le parole della vittima quegli orgasmi che ileirri hullismo censurato e cerebrale gli ha imposto, sino a que-

Èto punto, di negarsi, allorché gli dice che anche lui, Tórless,

ri griisto suo si sarebbe comportato nello stesso modo. La que-

=tlirtrcè sottile: rimosse determinate circostanze, inve*iti aI-

l'lnpt'trvviso i ruoli, anche Iaguzzino si troverebbe a f"ate Ia

gialte clclla vittima con la medesima, per così dire, "dedi-

=i,rne", la stessa determinata volontà di piegarsi a qualsiasi

airertuzione pur di mantenere dischiuso quello spiraglio di spe--éi1Ía capace di fargli intravedere che il supplizio, prima o

do;trr, rrpproderà a una conclusione.

ilavarrti a Iui, Basini salì dritto in solaio. Sembrava conoscere be-

Éiiaqltrro la strada, che una volta gli era stata con tanta cura nasco-

==la. lerrrrc ferma la cassa, quando Tórless ci salì sopra, spostò cau-

teiriprrlt' le scene, con gesti misurati, da domestico bene educato.

liirlt'ss aprì la porta, entrarono. Volse le spalle a Basini e ac-

Fecc l,r piccola lampada.[]Lr,tttdo si voltò, Basini gli stava davanti, nudo.Settz,r volere, indietreggiò d'un passo. La vista improvvisa di quel

Fgrpn rìsdo, bianchissimo, dietro il quale il rosso dellaparete si tra-

=fttitti,tvain sangue, lo abbagliò e costernò. Basini era ben fatto; il

==!ttf r et lx)/ poco virile, aveva piuttosto la casta, agile magrezza di

Èlnrl Hiovinetta. I...1 Da quella pelle nuda emanava una fragranza

càlrla r' perturbante, una molle, voluttuosa blandizie. E, insieme,

{urllr os,t di tanto solenne, da obbligare a.un gesto di preghiera.

l l rpo il primo momento di sorpresa, Tórless si vergognò sia del-

iltr,r, ci.r dell'altra reazione. nÈ un uomo!, Questo pensiero l'indi-

6trÒ, M,r sentì che con una ragazza non poteva essere diverso.

,,.1:

. r, ; i

.:'ì'

 

$?i

IL4 BULLI DI CARTA <(IL GUSTO DELL'ODIO)> II,

.ltrrdonata da loro due, vuoi dire.u

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ln preda alla vergogna, gridò a Basini: nCosa ti viene in mcnt€llnfilati subito...!o

Ora fu Basini, a essere costernato. Senza levare Sli pcehl éidosso a Tórless, alzò, esitando, il pastrano da terra. .,

nsiediti!o ordinò Tórless. Basini obbedì. [...]<Perché ti sei spogliato? Cosa volevi da me?> tl

<

Pensavo... >:..

Esitò a continuare.<Cosa.pensavi?> ;<Cli altri...> 1r:

<Cosa, gli altri?o ìl<Beineberg e Reiting...> ti,

oEbbene, Beineberg e Reiting? Cosa facevano? Devi raccon'tarmi tutto! Lo voglio, capisci? Anche se l'ho già sentito da lor€,1 .

A questa goffa menzogna, arrossì. Basini si morse le labbra, :,

<Allora?,<No, non chiedermi di raccontare! Non chiederlo, te ne prep€l ,

Farò tutto quello che vuoi. Ma non farmi raccontare... Tu hal uR .

modo particolare di tormentarmi...r Odio, paura, preghiera lotteevanoneisuoiocchi.Tòrless,senzavolere,cambiòtono.nNon voglio tormentarti. Ma ti voglio."ilri"!"t"

"Jire tutta lt 1,

verità. Forse nel tuo interesse.> ,',<Ma non ho fatto nulla, che valga la pena d'essere raccontat€,f Ìt<Ah sì? E allora, perché ti sei spogliato?> ti!,<Loro volevano così.n i

<E perché hai fatto quello che volevano? Sei un vigliaccol Unmiserabile vigliacco!, .È

<No, non sono un vigliaccol Non lo dire!,r .lffi.<Chiudi il becco! Se hai paura delle loro botte, attento che lg j#j

mie non sono da meno!> ffi1

<Ma io non ho paura delle loro botte.n KoAh sì? E allora, di cosa?n .1:

La voce diTórless era di nuovo calma. Era irritato d'essersi la=,#sciato andare a quella minaccia grossolana. Ma gli era sfuggltair;$soltanto perché gli sembrava che Basini alzasse più la testa con lul iche con gli altri.

.

oE se àllora, a quanto dici, non hai paura, perché diavolo lo fai?l ,i1:

<Loro dicono che, se li ubbidirò, fra un po' di tempo mi sarà ;'

perdonata ogni cosa.,

uNo, perdonata in assoluto.>

1,,,1 nE che fanno, con te?>

ll,tsini tacque.rSr ti preme davvero la tua riabilitazione, devi dirmi tutto.)nMi fanno spogliare.ouSl, sì questo l'ho visto anch'io. E poi?>

f r,rscorse qualche attimo, e Basini disse:u [.tttte cose.))

f'ntnunciò queste parole in tono effeminato, con civetteria..Allora, tu sei la loro a...mante?><oh no, sono il loro amico!>s('ome hai il coraggio di dire questo?>rsono loro, a dirlo.uu( ome?>.Sì, è Reiting!>.AJt, è Reiting?,eSì, è tanto gentile con me. Debbo spogliarmi e leggergli qual-

r.oca tla libri di storia; di Roma e degli imperatori, di Borgia, diilmur Cian... Sai, quei fattacci di sangue. Allora diventa persino

affetluoso... Dopo, di solito, mi picchia.usl)opo cosa? Ah, capisco.u.Sì, Dice che, se non mi picchiasse, dovrebbe pensare che

==nlìrlun uomo/ e allora non potrebbe più essere tenero e affet-

lulso, A quel modo, invece, sono una cosa sua, e non si preoc-

f'tJl l,t , )*l lJeineberg?ocl,,,l Lui sta seduto, e io mi stendo sul pavimento, in modo che

grcsa lloggiare i piedi sopra di me. [...] Poi, mi ordina di abbaiare.

Ml prrisciive punto per punto come debbo fare: piano, guaisci di

più, f,r come un cane nel sonno. t...] Mi fa anche grugnire comeun lnaiale, mentre mi ripete che ho qualcosa, in me, di maiale-Èio, Ma non me lo dice in modo offensivo: me lo ripete piano,

E,trtt gcntilezzat per imprimerlo bene, dice, nei miei nervi. So-

€llettc r:he una delle mie esistenze passate fu, appunto, di maialee rhe bisogna farla venire fuori, per neutralizzarla.>

tlirca la <<gentilezza>> inaspettatamente palesata da Beine-

berg irr simili frangenti, vale la pena ricordare quanto, a pro-

 

116 BULLI DI CARTA

riauatdr:

<(IL GUSTo DELL,oDIo> II7

lii !r volta in cui Basini soggiacque aLJ.a violenza del suo

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posito di questo passo, Musil annota nel suo

à[a possibilità di un'eventuale influenza di Tórless su Bainc=

berg, in appaîenza alquanto improbabile, se non del tutto la

u.tóri*il.,^sulla base del puro suil,tppo narrativo (e nelDìada,in effetti, t soltanto aile àcniche nàiratirre che Musil fa riferi '

mento, anche se, nello specifico, non può sfuggire la sottcli

neattJîa di una possibile, e anzi probabile, sovrapposizion€ einterferenz a tri I'aguzzino esplicitamente identificato cen€

taleequel1o,per.oììdire,..poteltz1a|e,,,quasiesistesseroEflbu1lismohardeunbu11ismosoft,aII,occasioneopportunament€interscambiabili). 'l

lnoltre sullo stile ldel romanzo in questione] noto quanl€

segue: L'anima degli uomini deve solo baluginare.attravers€,lFloro azioni e le loro parole, e mai con maggior chiarezza thsnella vita reale. Dunque occorre imporsi certe limitazioni, €Btl

come a un pittore non è consentito mettere nel suo quadro tUtln

quel che vede. Per l'esecuzione naturalmente occorre <imparar€r

itrucchinecessari.Taleèperesempioilseguente.NeiIurbameFffTórless dice gentilmente a Basini: Adesso dirai che sei una cEFÉ=

glia. Molto pìù tardi Basini gli racconta che Beineberg pretend€

óa lui quelle certe umiliazióni non tirannicamente ma.<gefltil=

menter. ln questo passo si sfiora il pensiero che Beineberg €ie -

stato influenzato da Tórless, il che, dati i rapporti esistenti tfÉ i

due, sarebbe assai strano. Si ha in un certo senso la sensazlEng,

che nel frattempo succeda qualcosa. I personaggi non sono agl= 'tanto ciò che di loro viene detto ma vivono anche dove non eBFl=

paiono, autonomi, vanno e venSono, e sempre un po' cambiatl,.Si

perderebbe l'effetto se di prop"ria iniziativa si sottolineasse l'1F5,'ii

ilrso. ln generale forse si potenzierà l'effetto se non si permetterp ..,

mai che quel che viene raccontato dalle persone formi in t9 steF-€ .

una catena causale, e se invece si lasceianno Iacune evidentlfFé:,lr

lo stato attuale e quello quo ante.tt,

Tórless prosegue nel suo interrogatorio e viene a sapefe €*Beineberg iru. ,it piacere speciale i.l pnnrec.hiare Basini cc4:.'

un ago. Mu soptutt.ttto gli pîeme sapere quando, perché e c€ff

rz. Robert Musil, Diari, cit., vol. I, p. 236.

lrlirrraqerr=alrro, e con famelica curiosità vorrebbe conoscere i moti piùti;*r-ati dell'animo dell'altro, una richiesta, evidentemente, cuiilaeitri non è sufficientemente sottile né intellettualmente do-aàtÍr lrrl rispondere. Ttttavia,lo ricordiamo, il suo personalis-

==lirirr r'rlrl de théàtre consiste nel ribattere, alla fine, che anche

Li, 'l'iit'lcss, al posto suo e in quelle circostanze, si sarebbe com-Frilfll() ttcllo stesso modo. Tórless, dal canto suo, sí esibisce, in!3uEetr) lrrano, in una sorta di acrobatica perforrnance dí "bulli-

==*:rl r.li{'l'crito" allorché evoca, unicamente attraverso le parole,

le tslerrtiche torture che Beineberg e Reiting infliggevano allaleil vittima, e attribuendole potenzialmente a sé, disloca in tal+iirrqlrr lrr propria eventuale "colpa" o "responsabilità" su di unplarro pttramente virtuale, immune, per ciò stesso, da coinvolgi-;*r=nli rron soltanto morali, ma anche, ed ancor più, carnali.

,'l Jrr,rrrdo quelli ti chiedono quei servizi umilianti, e tu senti d'es-

=ari

lropllo vile per rifiutare: non è come se fossi dilaniato? Non

;irrrvi ',; l,rvento, come se ti fosse accaduto qualcosa d'indicibile?o-.llio rnio, non ti capisco. Ma cosa vuoi? Non so dirti nulla,

pli;rrio rrulla.n

"iL,lr, sta attento. Ti ordinerò di spogliarti un'altra volta.,fla,,irri sorrise.

"l rli stenderti qui, davanti a me, sul pavimento. Non ridere!TeItrirlirro veramente: mi senti? Se non obbedisci all'istante, vedrai

Ftrqri li succederà, quando Reiting sarà tornato! Bene. Dunque*,Frli,,rr,r sei disteso tutto nudo davanti a me/ sul pavimento.Ir=nri, pcrsino: hai freddo? Se volessi potrei sputare sul tuo corpo*rriiin, l'rcmi forte la testa contro il pavimento: non fa un effetto

S!i;ìrìu,l,t polvere? Non sembra un paesaggio pieno di nuvole e di

itì:rr l11tri, grandi come case? Ti potrei pungere con un ago. Nellattil r lti,r vicino alla lampada ce ne sono diversi. Non li senti sulla

grellr'/ Ma non voglio. Potrei farti abbaiare, come fece Beineberg,

i3tli rrr,urgiare la polvere, come un maiale, potrei farti fare certi .

ntrrvirrrcnti - sai di che si tratta - e tu dovresti sospirare: "Ohi-i,rnrrri...",r Tórless interruppe la frase sacrilega. nSolo che noniuglln, rron voglio, capisci?>

H,r'.irri piangeva: <Tu mi tormenti...>

i

 

it118 BULLI DI CARTA

<Sì, ti tormento. Ma non è questo che m'importa. Voglio sapefc

tti

<IL GUSTO DELL'ODIO)>

;lii'rrz,r impostagli, non ne soffre più. È diventato d'una familiarità

t19

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soltanto una cosa. Se ficco tutto questo dentro di te, come un €Bl=

tello, che ti succede? Cosa avviene, in te? Ti si spacca dentro qUÉl=

che cosa? Dillo! Succede di colpo, come un bicchiere che va lnmille pezzi, prima che si sia vista un'incrinatura? llimmagine ehetiseifattadime,nonsiSpe8necomeinunsoffio?Eilsuopoetunon è preso da un'altra, come fanno le figure della lanterna mé=

gica,quandosaltanofuoridalbuio?Capiséicosavogliodire?NBBte lo so spiegare meglio: devi essere tu a dirmi...>

Basini continuava a piangere. Le sue spalle femminee erànB :scosse da sussulti, mentre ripeteva: <lo non so cosa vuoi. Chg hEda spiegarti? Succede tutto in un momento, non può succedef€che così: anche tu, ti comporteresti lo stesso.o ,

Infine, il cerchio si chiude: dopo le reiterate vessazioni, fi=

siche e mentali, cui Basini è stato sottoposto da Beineberg €Reiting, I'ambigua inclinazione al bullismo di Tórless, più prc.penso, per caîatteriale abulia, alla sottile manipolazione psi€c.logica che alla brutale aggressione fisica, coglie infine, forae .

del tutto inaspettatamente, il medesimo effetto. Basini, !a= .lif.atti, di sua iniziativa, s'infila proditoriamente nel letto dgl ,r:

persecutore con il dichiarato inlento di concedersi. Prima dlsoddisfare finalmente i propri desideri, Tórless ha uppene ll o,

tempo di pensare: <<Questo non sono io! Non sono io! Domad ,i'sarò di nuovo me stesso. Domani>>.

Ma, si sa, il bullo trae piacere dalla sofferenza deifa vittima c;"llorché quest'ultima mosra di non soffrire a sufficienza, dl cti

sersi in qualche modo "assuefatta" alla propria condizione,che diviene necessario spingere le cose ancota più a fond€,Emerge, ma soltanto quale mera ipotesi, l'idea di abba

Basini inbalia della classe, e il bullo Reiting, probabile futurtscapo carismatico di legioni di f.anatici entusiasti, fa un'interéÉ='sante considerazione rclativa alla psicologia di massa affeFmando che, quando c'è da torturare qualcuno, alf inizio tUtÉÍsembrano tirarsi indiero, ma alla fine si può star certi che EÉverrà fuori <<una buriana favolosa>>

Reiting cominciò a dire: <Beineberg e io pensiamo che coeìp\srLrr16 LUttilttLlu d uils. ((Lrutilcutrt6 c tu peil5tdiltu Lile ugglr.r.

con Basini, non può più continuare. Ha fatto il callo all'obbe=

irrnnlt'rìte, come un servo. Mi pare ora, dunque, che diamo un

altru giro di vite. t...1 Dobbiamo umiliarlo ancora di più, conti-nrrrrr(,rr schiacciarlo. Mi piacerebbe vedere quanto si può andare

3rilrli, Decidere sul modo, è un'altra questione. lntanto, ho qual-ilie,lrtrona idea. Potremmo frustarlo, per esempio, e lui dovrebbeF.lfllir'c salmi di ringraziamento. Non sarebbe male un canto del

ÉlFnrlr(', in cui ogni nota ha la pelle d'oca, per così dire. Potremmortrslrirrgerlo a portarci in bocca le cose più sudice, come un cane.itrtierrrmo condurlo da Bozena e fargli leggere a voce alta le lertete rlt.lla madre, mentre Bozena penserebbe a fornire lo spasso

alrlrtopriato. Ma non c'è furia, abbiamo tutto il tempo di pensarci,ilt rrrigliorare, di trovare idee nuove. Ora come ora, priva di parti-Èirldri concreti, la faccenda è noiosa. Forse ci conviene abbando-ii:ithr ;tlla classe, ne facciano quello che vogliono. Sarebbe la*rira rrrigliore. Sono tanti, che, anche con un colpetto per uno/

:lrri'llo finisce a pezzi. E poi, i movimenti di massa mi piacciono.íi:lo rron vuole fare nulla più di Caio, ma le onde diventano sem-ptr,lriir alte, finché sommergono tutte le teste. Dapprincipio, nes-

=!trìorììuoverà un dito, vedrete, poi ci sarà una buriana favolosa.

*lrrnl,rrc una faccenda simile, per me/ rappresenta un piacere

==h:1iltrlinario. >

Ln persecuzione di Beineberg e Reiting nei confronti di Ba-gltri tocca aspetti parossistici. Beineberg è già nel rifugio se-

gfetrr con la sua vittima e, allorché Reiting e Tórless li rug-

!f!tttg,r'to, si siedono di fronte ai due <(come a te tîo>>: il bullo,

F! cs, ha bisogno dei propri spettatori. E 1o spettacolo, per

i'6pptrnto, ha inizio, perché Beineberg, allo scopo di "rimet-Ègre in carreggiata" l'ormai troppo acquiescente vittima Ba-

=inl, intende ora sottomettere completamente, oltre al suoFÉr!=F(), anche la sua mente, vuole annullare in lui ogni spiritot'!idlc, renderlo una sotta di zombie, di morto-vivente inte-gralnrente sottomesso al suo comando.

Ht'irrc'berg disse a Basini di spogliarsi. Nell'oscurità, il corponqrlrr t'llbe riflessi d'un azzurro marcio, senza nulla d'eccitante.

A rrrt tratto, Beineberg cavò di tasca un revolver e lo puntò con-tu l!.rsini. [...] Beineberg sorrideva. Era più una smorfia che un

:l:l

':..

,.:

 

t2l(IL GUSTO DELL'ODIO>120 BULLI DI CARTA

:i tutto questor e al\a Ííne si rivolge a Tórless

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sorriso, come se l'irruzione di una parola esaltata avesse tiratg le

sue labbra da una parte.Basini, come paralizzaro, era caduto sulle ginocchia, e fisseYÉ

l'arma con sguardo atterrito.nAlzati> d'isse Beineberg. nSe farai tutto quello che ti dico, f,Bfl

ti succederà nulla; ma se mi annoi con la minima contraddiziOn€;

ti sparo. Tienilo bene a mente!>

Beineberg sviluppa quindi una complessa e verbosa proced@

volta aipnoiizraré il povero Basini, il quale, tercorizzato,.esegH

prrntuulm.nt. i comÀdi impartitig[ dàndo al suo aguzzino I'Giusione del trionfo. Ma allaÎine, eiausto, Basini crolla, e Belreb.tt, ,.n,.ndosi preso in giro

'nellesue ambizioni di occulȀ

"cJltrollore della mente", ésplode in un accesso di parossiatk€

violenza. Ormai del tutto dettmanizzata,la vittima ulula cofffarebbe un cane, mentre Beineberg continua a percuoterlo'

A questo punto Basini, che per paura aveva obbedito a tuttl gli

ordini, con un tonfo precipitò ai piedi di Beineberg'll dolore lo fece giidur". Reiting scoppiò in una risata. Ma E€l=

neberg, che era indLtreggiato d'rin putio, cacciò un urlo d!LuFbia, qilando si rese cont;"del trucco. Con gesto fulmineo si.sfiló lE

cintoia dei calzoni, afferrò Basini per i capelli e cominciò a frH'

starlo furiosamente. ln quei colpi'frenetici, sfogava la tremendÉ

tensione cui s'era sottoposto. Basini urlava dal dolore, e fu coSp

se un lamento canino tremasse in ogni angolo.

C'è un passaggio, breve ma significativo, che mostra sin6 e

qnut p.t"ioi uuiítí^u,completame-nte sottomessa ma anche se€F

volta'ed esasperata ,í., q.tàti al punto di rottura, possa assutdg-.nt. vagheigiare che d ,alurzàugfi venga proprià da uno dq#aguzzini.îome s'è detto, il giovane Tórless intrattiene con EF

ffi;;;rpo*to à-biguo' è ií chrrico "testimone consenzient€"1

ch. osr.ruu e scruta cón vivo interessamento i meccanismi, fialé

. fri.ologi.i, che legano vittima e tormentatore' Poi, travolȀ

al ti.trii-o'dei senii, da spettatore si fa protagonista, e aReh€

lui approfitta di Basini, iresistibilmente attîatto da quel u.g{F

frofààutoo, benché in questo slancio la bramosia sensuale atrtri€

ia meglio sull'intento offensivo e degradante. Basini avvert€i

l)ptrr,,,ilché lo aiuti a ttovaîe, in qualche modo, un'ancora di sal-

it''t,'ta, rrna via d'uscita dal cul-de-sac in c.oi è prigioniero. .E a

,t,irstó punto Tórless, che già ha soddisfatte le sue curiosità, si

.i,,,,,rg. di provare per Basini solo un abissaledisgusto. Cosl, an-

,i,,f'rt"uruiutto, prouu piacere a tormentarlo ulteriormente con il

:ii() disprezzo, mentrè I'altro, per tutta risposta, gli si stÎusciar,Llosso con la lascivia di una prostituta.

llasini non sapeva come comportarsi. Era talmente malandato

pr,r i colpi ricevuti, che poteva appena m,uoversi' Sembrava avere

p,,rtluto ogni personalità: un ricordo del suo essere d'un tempo

l,,r.r rifugíato nello sguardo, che ora s'aggrappava a Tórless, tra

iiirpaurito e imPlorante.Aspettava cosa avrebbe fatto il compagno'lórless, infine, ruppe il silenzio. Parlò in fretta, annoiato, come

,;r,rndo, per ragioni'di forma, si torna sopra una faccenda con-

,lrrsa da un pezzo. .<lo non t'aiuterò. È vero che, in un certo periodo, ebbi interesse

;x,t [e, ma ora è passato. Sei un brutto tipo, un vigliacro, ecco Ia

v*rità. Niente altio. Perché dovrei prendere le tue parti? Un tempo

r rr,rlevo che ci dovevano essere una parola, un sentimento per-de-

flnirti in modo diverso, e che li avrei trovati: ma I'unica defini-

lir,i,", p"t te, è che ,"i un brutto tipo, un vigliacco' È semplice'

,,,,', ii." nulia, tuttavia è impossibile trovare di meglio' Quant'al-lro, una volta, cercavo in te, i'ho dimenticato da quando ti sei ,fatto,rv,rrrti, con le tue libidini. Volevo trovare un punto, lontano da,te'

rl,r r uiguardarti. Era questo l'interesse che avevo per te, e^tu l'hai

tltetrutó. Ma basta, non ti debbo nessuna spiegazione. Soltanto

utt,r parola: come ti senti, adesso?>rrCome vuoi che mi senta? Non ne posso più'>

rr Fanno con te cose molto cattive, ti fanno male?o

uSì.>

<Ma si tratta soltanto di dolore? senti di soffrire e vuoi sfuggire

all,t sofferenza? Tutto qui, senza complicazioni?>llasini non trovò una risPosta.

lLo chiedo così, di passata; ma, dopo tutto, non importa' Non

ho più nulla a che fare con te, te l'ho detto. ln tua compagnia non

ptrwo assolutamente più nulla' Fa quello che vuoi''ii

 

T22 BULLI DI CARTA

Tòrless si mosse per andarsene.

<IL GUSTo DELL,oDIo> I23

ll r,rso volle che fosse un pomeriggio di libertà.

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Allora Basini si stiappò gli abiti di dosso, e gli si strinse contr€, llsuo corpo era ripugnante, tutto coperto di lividi. I movimenti erèFg

quelli d'una prostiiuta maldestra. Tórless, disgustato, si voltò,

È sin troppo evidente come il fascino di un corpo maschllE 'abbia generato tn Tórless sconvolgimento e paura. Gli atti gf=

fettuati non con ma su Basini lo renderanno, infine, plÈsprezz^nte: soddisfattala sua curiosità, il non più giovaE€

Tórl.r, si sforzerà di considerare quanto ha commésso uFripasso necessario per imparare ad assumere una distac€a€É ."Í.redd,ezza,

indispensabile per aÍfrontare il mondo che lo e€=.:

tende frrori dullu scuola, nellu ,rita vera. In quest'ottica, B6='.t

sini si può considetate, a posteriori, alla sttegua di un m€fff"strumènto dr fsrmazione", destinato a colmare le lacune del=

I'ottusa educazione scolastica, un dilettevole diversivo allÉ

tanto paventerta <<noia>> del collegio. Benché il ruolo dellacomponente omofila sia costantemente sottinteso o, al plÈ,

velaiamente alluso, Musil lascia chiaramente intendere che lg .

sottomissione del più debole aÍfonda le radici in un affioref€di tendenze che i suoi persecutori rigettano con paura e fl=

brezzo, timorosi della disapprovazione della società conserfe=.'trice di cui il collegio è bastione e promotore. Alla fine, Bg=,,.

sini venà espulso e Tórless tornerà al fianco della madre, plà

cinico e maturo, ciò che gli permette d'esser degno di pree=;r.

dere posto tra gli adulti. Basini, nelle ultime battute del r+manzo, dopo essere stato preda di Beineberg e Reiting, $-

anche, in diversa misura, del giovane Tórless, simile a un oBle

spolpato e ormai privo di gusto per i suoi "padroni", vig$''

gettato in pasto al branco. .ÍTórless vide Beineberg e Reiting accostarsi a questo e a qu€lli,

ragazzo, poi i ragazzi si riunirono in gruppi, bisbigliando egtî.Èi

grfnde animaziorie. [...] lleccitazione aumentO. Tórless poté séJiguirne la progressione. [...] Prima tutti sorridevano, poi alcunl tifecero seri, mentre occhiate ostili venivano lanciate verso Basinl:$lnfine sulla classe covò un caldo, buio silenzio, pregno al vogliÉÍ'tenebrose. 'l

'il raccolsero tutti in fondo all'aula, vicino agli armadi; poir ltt,lilt,ìrono Basini.

Heiting e Beineberg gli stavano ai fianchi, come due domatori.I lrirrse le porte e piazzate le sentinelle, si passò alla sperimen-

faLr ]rr{rcedura della svestizione, tra lo spasso generale.Heiting, che aveva in mano un pacchetto di lettere della madre

di Hasirri, indirizzate al figlio, cominciò a leggere..l:lgliolo mio...>His,rta generale.oTrr sai che del poco denaro di cui, come vedova, dispongo...>ill .rte oscene, battute sconce divampano fuori della massa.

Eeiiirrg vuole continuare a leggere, quando uno dà una spinta a

ii,rqltri, Un alfro ragazzo, contro cui questi è andato a urtare, lo ri-irtrlt;r irrdietro, tra scherzoso e arrabbiato. Un terzo lo spinge an-iltrd ;tV,lflti. Ed ecco Basini, nudo, la bocca spalancata dal terrore,rrrrilr,rrc per l'aula come una palla, tra le risa, le grida insultanti, i

'tllrt rli tutti. Passa da un lato all'altro, urta contro gli spigoli deinrrlrtli, cade sulle ginocchia, che cominciano a sanguinare, e fi-

iitllnr,nle, coperto di polvere e di sangue, gli occhi vitrei, pieni ditennrt'.rnimale, crolla sul pavimento, mentre il silenzio si ristabi-li=rp irnprovviso e tutti gli si accalcano intorno, a guardarlo. [...]ia ttollc successiva, doveva venire legato a un letto ed essere per-i;irqu coi fioretti.t'

r t l,e citazioni sono tratte da Robert Musil, Il giouane Tòrless, trad. di Giorgio*e*ri,tr, llizzoli, Milano r974.

 

Èuelglornoeuropa.blog.rai.it

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zata. Uccide 9 compagni e

un profe$sole. Poi si sui-cida.I due killer che secondog1i inquirenti si conosce-vano, vengono dgscritticome duQ studenti tran-quilli, forse un po' timidima ftgazzi considerati'îormali".A un anno di distanza dalprimo massacro, nessunonel lioeo di Jokqla vuoleraccontare davanti alla te-lecamera che cosa è cam-biato.

I responsabili del Mini-stero dell'Istruzione conti-nuano a interrogarsi sulperché delle due $tragi che

hanno scioccato il paese.

Conosciuto per la naturaincontaminata, le renne e

babbo natale, dove gli stu-denti, secondo un'inda-gine dell'Ocse, sono i piùbravi d'Europa.Olli Saarela - Reqponsa-bile Politiche Giovanili -Ministero Istruzione Fin-

landia: " Abbiamo c o sîi -tuíto. unq commissianespeciale per analizzarequanta accaduto e capireche cosafare ínfuturo.Quali sana statî i wtiviche haulto faîto portaredue ragazzí a perdere ilcontaîfo con la società e a

fargli fare quella scelta; io

ha il diritto di uccidere."In Finlandia fucili, cara-

bine e pistole fanno partedell'arredamento di casa:

56 persone su cento ne

har lro una.Il paese scandinavo, infattiÒ il terzo stato del mondonella classifica del pos-sesso di armi, dopo StatiUniti e Yemen, Il motivo?La saccia.Intanto si sporimentanoouove soluzioni, le ultimefrontiere nell' insegnamen-to; questa scuola ngllaperi-

feria di Helsinki ne è unesempio: al progetto hannopartecipato insegnanti e ge-

nitori. I muri delle aulesono fatti di vetro. Gli stu-

denti dalle elementari alliceo stanno insieme e sono

liberi di uscire quando vo-gliono, per consultare inter-net o seguire i laboratori didisegno, taglio e cucito e

falegnameria.La filosofia della scuolamodello è semplice, Sti-

molare la consapevolezzaattraverso una grandq fi-ducia nei banrbini e nei ra.gazzi, liberi di imparare e

socializzqE con gli adultiin un clima dt ris.petto re.ciproco. Un modo, assicu-rano i rQsponsabili, ancheper arginare il fenomenodel bullisrno.

Flnlandia: Bravi ngazzi con la pistola

Fethl tiric Euvinen, 18

liiitl, qi tiprende mentre

Fiiyr ll fiul pistola controsr-a irlell rrel silenzio di unb-aco irr Finlandia. Pochi

$emi rlopo il giovane va a

+ttulu, qucsto liceo a.50

Irl a norrl rli Helsinki. E il? suveritbre del 2007. Du-retìlE lfl lezione, eslrae lasÈa !rrlibrc 22 e f.a unaÈltRée, A lerra restano 7

!errrplgrti tli scuola e lapterlrlc, l2 i feriti. Dopogiltt rlottlto a fuoco con la

FtiilÉin il giovane si uc-

tidg'ia un video su "YouTrlbe"il fagurro aveva annun-Èaiilri l$ ltlrîge, con imma-

_tiril c urì tlelirante comu'

Ei€clu ttel quale si defi-Bira flhr rrtzista.

f;eatiehc un anno dopo, il3J tetlerrrbre del 2008

bfrtu il le ttore fra i banchi

-ili ceuoln l'inlandesi: que-

*É vrthu rt Kauhayoki, una

3pCrdut{ provincia a 300

l* rlrrllrr enpitale.

ilattt Sutri, 22 anni, stu-**nle ln un istltuto profes-

àietiale per diventare cuo-pE ennurcia la strage su

iFFrttet, l)cr questo la po-

ii+ia lo t'orrvoca ma poi lo

Selrt uxlute. Pochi giorni

{gpu ltr prornessa vieneFénlertutl, Matti va a

SBoltt e spitra all'impaz-

 

<<Tempi freddi>

=

<ITEMPI FREDDI>

tiiÉ ,rls natura del cuore umano è malvagia dall'inf.anzia>> e tale

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Sin dal secondo dei brevi capitoli che compongono il tg= ir

maîzo di ÓdOn von Horvóth Giòttentù senza Dio (tgl8), 11lsg= .'.

tore s'imbatte in un episodio che, all'appaîenza, presenta I El= ,l

pici connotati del buliismo: quattro studenti, nef corridoio di :

una scuola, picchiano un loro compagno, dopo avere gett€tEl

forse in r.gÀo di spregio, il suo panino dalla finestra. PoichÉ

I'aggressioie non ui.À. .o-piuta a scopo di furto, dato ehF

.iu"rluno degli assalitori è ben provvitto di panini, siamo elle

prese con .rn urru..o poru..rr',. gratuito, ianto- più che da! t

racconto non emerge àlcun elemeito che possa faì pensare È '

precedenti rancori ira i ragazzi. T:uttavia, quando il profesocrE

interviene, tutti e cinque oppongono la più totale omertà, €

vittima e aggressori si alleanò in una solidarietà dai risvolti ln=

qri.rrti, i.t.ttJ t. i secondi <sogghignano>>, la prima acldJ=

"lt"tt osoirider. I1 professor., u ["u.Jo pr'io, dando prevÈ ;,

di un'ingenuità disarmante, non trova di meglio che ricordaré

ui Uutti irna r.gola fondamentale dell'onore iavalleretcol (B€ii

vi battete, che almeno sia uno contro uno>, una regola vival É-"

suo dire, da migliaia di anni, anzi, <rda\l'origine della civiltàri":

Contravvenire à questo precetto fondamentale della condot€i-#

cavalleresca gli appare motivo sufficiente a suscitare infinlfÉ -vergogna, -à'i qúuìtt o, anzichépalesare segni tangibiti di pg+-i!:

timénio,'lo fissano con <<occhi stupefatti> senza proferire pa=.

rola. Di fronte a cotanto stupore,ìl professore sirende fidffimente conto di parlare.r.ru ofing.ru scànosciuta>>, che i ragazul-$

letteralmente, non capiscono. Affiora quindi, nella sua ment€1ila reminiscenza dell'episodio biblico del diluvio, utile soltaeÈB

a ricordare al Padreteìno f inanità di qualsiasi punizione, p€|=:

,1,

tt

:;:l

it,..itl

?irrr:rrtÀ, a dispetto di ogni castigo (poco meno di vent'anni*l'r1rrr il romanzo di von Horvóth, \Milliam Golding, nel Signoreleile Mtxche, conierà un'espressione di altrettanto puntuale ef-lteaelrr circa I'irredimibilità dell'umano genere: <<l'uomo pro-dit'e il rnale come le api producono il miele>). Il rimando al di-

iuvitrbiblico non è casuale: non soltanto I'episodio di bullismo

iri rltreutione, intitolato significativamente Pioue, ha luogo peri'apptrtrto in una giornata di pioggia, ma in tuttala prima parte

-J.sl t,rrrranzo abbondano riferimenti all'acqua dalle forti va-lgii=e riimboliche.

Negsuna punizione, dunque, per i quattro studenti, ai qualiii prolessore si limita a ordinare di chiudere le finesra, perchéaltt'irrrcrrti <pioverà dentro>>. Da un punto di vista squisita-a:retrte [etteratio, sarà utile ricordare che, in Pioue, le unichehatttrte dirette sono quelle rivolte dalf insegnante agli stu-dsrrti, tuentre le risposte dei ragazzi sono riportate esclusiva-

Hente in forma indiretta, un elemento, questo, che ritorneràpar:lre pagine più avanti in occasione di un alto significativoepiartrlio. In questa prima parte del îomanzo, il lettore ha co-È!e11!cnìente f impressione delf inanità della parola, del di-+tir'-su rrrticolato, del ragionamento logico, destinati a schian-Èeral contro la granitica e inespugnabile muraglia dell'incom-gren-sirrne ostile e del silenzio oltre la quale sono arcoccati,iertl del loro indelebile sogghigno, i bulli.

t.'itttkrmani mattina, mentre mi dirigevo verso la sala dei pro-FE:ttri, udii al secondo piano un baccano d'inferno. Accorsi e

fifll qtr.rltro ragazzi, E, C, H e T che ne picchiavano un altro, ilginvatrt,F.

"t=ht'vi salta in mente?" gridai. "Se credete di potervi picchiareEefì1ir tlrri ragazzini delle elementari, che almeno sia uno contro'-gtio. M.ì così, quattro contro uno, è una vigliaccheria!"

Ml guardarono senza capirmi, anche F, che gli altri quattro ave-yénn €rssdlito. ll suo colletto era stracciato.

"[='lrr,cosa vi ha fatto?" chiesi.Ma i quattro tacevano e la loro vittima anche. Tuttavia, a pez-

==Eflltti,tiuscii a sapere che F non aveva fatto loro niente; al con-

 

F

T28 BULLI DI CARTA

trario, erano gli altri che gli avevano rubato un panino, non pel

<(TEMPI FREDDI)> I29

Lirrliti, Ietteralmente <(senza patole>>, come del resto evidenzia

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mangiarlo, mà solo per làsciarne senza lui. E l'avevano buttatg

dalla finestra nel cortile.Mi affaccio, lo vedo sulla pietra grigia. Piove sempre e il pa=

nino luccica. Penso: forse i quattro non avevano pane ed eranB

furibondi che F ne avesse. Ma no, tutti avevano il loro; anzi, C nc

aveva due. Chiedo:"Perché avete fatto questo, allora?"Non lo sanno, stanno imbarazzali davanti a me e sogghignano'

Certo, l'uomo è cattivo, sta scritto pure nella Bibbia' Quandeismise di piovere e le acque del diluvio.si ritirarono, Dio disgei

"Non punirò mai più la terra per colpa dell'uomo, poiché la na=

tura del cuore umano è malvagia dall'infanzia."Dio ha mantenuto la promessa? Non lo so' E non voglìo nea.tt=

che sapere perché i rag'azzi hanno buttato il panino nel, cortiln,

Domando loro soltantòs" non hanno mai sentito dire che dalle

epoche più remote, da migliaia e migliaia di anni, dall'origlne

della civiltà, una legge non scritta si è imposta con un rigore. sctt11=

prepiù imperioso,

-u"na bella legge umana: "Se vi battete, che al=

meno sia uno contro uno."Mi volgo di nuovo ai quattro e chiedo:"Non vi vergognate?"Non si uerfofnano, parlo loro una lingua sconosciuta'

,Miguardano .on"o.ihi stupefatti. Soltanto la vittima sorride. Sorrltlc

di me.

ia del discotso indiretto.Allrr line l'insegnante è costretto, suo malgrado, a prendere

aurr rli alcune palesi verità. In primo luogo, seingazzi non si

*'crgognano del gesto compiuto è per la semplice ragione che

l,,n vcc{ono di che cosa dovrebbero vergognarsi; in altre pa-

lirle, rpranto è accaduto rienffa in una logica, a suo modo, per-fettrrrncnte "normale", quotidiana. A questa basilare conside-r*r=iotrc segue la presa di coscienza delf incornprensibi'lità delprrrlrrio linguaggio, tale da lasciare i ragazzi letteralmente <sttt-pelrrtti>. Non capiscono quello che dice, e questa impossibilitàl*rlicrrlc, assoluta di comunicazione è l'elernento chiave dell'e-i,lqrxlio, nonché, come vedremo, uno dei temi centrali del bul-iiqrrrr rrcl romanzo di von Horvóth. Il professore sbaglia a do-rr,rrrtlrrrsi che cosa diuenterà <(questo diavolo di generazione>,

l,erclré non si rende conto che essa è già dittentata qaalcos'alffo,rprillr()sa che egli non capisce e con cui non riesce a cor-nuni-

È:ilt'E: che cosa è cambiato neirugazzi, rna soprattutto, che cosa

!t lrn cambiati? È come se il mondo degli adulti fosse tnrtatoeglt a,lrrlti stessi, paradossalmente, non se ne fossero accoffi (o

alnr,:tro così piace loto, con moralistica allure, ostentare); Sono

linrast,i indietto, i "grandi", con la loro morale da sepolcri i'rn-

lriirrrcrrti, mentre i ngazzi hanno fiutato d'istinto i "tenrpítirtrryi", l"'aría che tira" e, di consegtJenzà, si sono adanatt.

ll loro mutismo ricorda l'ostinato silenzio e l'al+rettanto;:etvicace negazione della più palmare evidenz* dietro cui sitl'irrr't:la un'esemplare antesignana dt quei "tempi. nuovi", laMnrirr Vinini deamicisiana protagonista di Un dramma nellatr.ilolil. Messa alle strette, minacciata dall'autorità costituita,

M,rlirr si rivela straordinariarnente parca di parole" converten-elnlc itrfine, colta da una.(quanto sirnulata?) crisi di nervi; initna <specie dí ruggito>> più belluino che urnano. Non a caso,

allir line, le sarà concessa la facoltà di confessare per iscri'tto,*rraichó a uoce,la sua colpa, e Marta suggellerà la propria a,m-

nt iqs irr ne con quell'inquietante, iriducibile <<ma, . .>> destinato a

=arrcilc, al paú de1lo sbigottito silenzio degli studenti divoni!,rlvf th, l'insanabile incomunicabilità tra giovani e adulti.

"Chiudete la finestra," dico, "altrimenti pioverà dentro'"I ragazzi chiudono la finestra.Chò cosa diventerà, questo diavolo di generazione?

Dura o solamente brutale? Non aggiungo parola, e mi dirigo

verso la sala dei professori. Sul pianerottolo mi fermo e tendo l'tl==

recchio. Che si picchino ancora? No,tutto calmo.

Sono stupefatti.

L'acqra,la pioggia sono presenze costanti nella prima parte

del romanzo di von Horvóth, tanto che il protagonista provn

sovente la sensazione di vivere come immerso nella luce tor=

bida di un acquario, e gli occhi senza espressione dei rugazzl

gli appaiono simili a qu.lli dei pesci. Di fronte al suo pistolotto,

iU siuaenti rimangono per I'appunto <<muti come pesci)>, sLltl=

 

<<TEMPI FREDDI)> t3Lt30 BULLI DI CARTA

Insomma, una vera e propria mutazione genetic-a sembfc guiro n lcggere, odo continuamente la tadio: sussurra, stride,E i giornali riportano le sue parcle, e i

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essere avvenuta in meno ài ú.tu generazione' Il profestîft,11É

34 anni, i suoi studenti circa r4, ma questi vent'anni di dlf=

íe:renza' sono più che sufficienti a scavare trg d1loro uE

abisso. oIl fosùto che ci divide è forse più profondo che fra

Jr. g.".razíoní normali?>> si domanda sbigottito I'inee=

gnrrrí., che non può non prendere atto di come quel fossaÈníia ormai diventaìo .,insormontabile>, tanto più che se glieg

;;;rr"ri si limitano a osservarlo <stupefatti>, la vittimaaddl=

iir,.rru <<so*ide>> (<sorride di me>>, pensa il professore)' Come

può darsi che la vittima osi abbozzafe un sorriso di schetne

irei confronti di chi lo difende ? Era Franti la scellerata cr€E==

iura istituzionalmente deputata a irridere I'autorità, il <pr:=

u.ro Cto$i> e il <<povefo gobbino> Nelli erano come mufgtl

"iui ".1loro physique du ,aU ai vittime predestinate' Érc

Maúa Vinini que[à dal <<riso stridulo>>, dalla strana contfq=

zione delle lab;'ja sinile a un sorriso, mentîe Giulia orveggl

appaúva l,incarnazione vivente diun mortifero destinr-r,

Quul.oru cambia con il Basini del Tòrless che, con il suo pre-

d*itorio infilarsi nel letto del più raffinato e perverso tra i ntlal

aguzzini, già segnala un imprevisto e inquietante .intorbide=,í..rro d.lÉ regJl. del gioco. Infine, von Horvríth allude, nep=

pure troppo uèlutu*.nte, alla possibilità che vittima 9 Peree=

cutori siàÀo accom.onati d^ un'identica impossibilità di comu=

nicare con gli adulti, e che il perseguitato possa addiritture

i*idere il pioprio salvatore. Anche in questo caso, che coBB è

successo ?

Occorre, pet questo, seguire lo svolgersi della vicenda,. ehe

u.d. il profÉrrotà impegnito nella coriezione dei compiti' IF

uno di questi, uno studente ha scritto: <<Tutti i negri-sono rca=

scalzoni, vili e pigri>. Il professore si accinge a evidenziare É

.rigi".'a.ilogiiJh rtopidità di tale aÍfermazione, quander nl=

i;ffiouuito ,í f.r-u, ihiedendosi dove ha già udito.qtrelle

frurà. <<Ah, ecco, in trattoúa, - pensa - utlata dall'altoper=

lante. Sì, e mi^vev^

quasi tolto i'appetito' I'ascio quindl !e

it"t. i"*ria, poiché n.rro' professoiè ha il diritto di caneel=

lare in ,ttt qràd.t.to ciò che si dice per radio' E, mentre Be=

fiti;r, 14"'o",E1c,zzi lc copiano>> (il corsivo è nostro). Il professore, più tardi,avrà rrcasione di riflettere che ormai, come dice la radio, <<Il

[ilttqlrr è ciò che gíova alla tribù [...]. Quello che non ci dà unstile è ingiusto. Quindi tutto è permesso, il furto, il delitto,

i'ln..r:nclio,lo spergiuro. Che cosa dico "permesso" ? non sono

plli tr*rnche delitti, se compiuti nelf interesse della tribù..' E,l*t=rt,, che cos'è? Il punto di vista del criminale> (viene alla

*:ente, a proposito della pervasiva presenza della radio e del

=ueprofiluvio ininterrotto di sussutri, strida, urla, gemiti e mi

Eéeer', clLlanto affermavaJoseph Goebbels: <Qualsiasi bugia, se

=!pelirt,afrequentemente, si ffasfotmerà gradualmente in ve-

€!tàr). Il cerchio sembra chiudersi, coniugando sofisticati*lerlirr tecnologici a una logica tribale: f innato, primitivoletitrf rr alla prevaricazione e alla violenza evidenziato dal Gol-cltrrg tlcl Signore delle Moscbe, Íiltrato atraverso la logica mili-tat'Eacir dell'esclusivo collegio musiliano ove spadroneggiano i

tat'i lteiting e Beineberg con i loro contorti alibi ideologici, ap-ptt,rlrt linalmente, nella sua versione più aggioînata e tecnolo-glr.a, u una fase scopertamente e puramente dittatoriale, e la 1o-

girn lrlcdatoria della tribù diventalalogica di un'intera società'-Nrgli anni Trenta Ia radio era un prodigioso strumento di

Fri!nunicazione di massa, le cui ben note potenzialità eranoerlegttrrtamente sfruttate dalla propaganda del1e varie ditta-lrrrr. Non si può negare che il mezzo radiofonico di cui parla

!i,ilvrltlr, \a Íamtgerata "radio del popolo" in cui s'ingolfano

=ttelritie minacce appaia, mutatis mutandis, come una pallida

plel'igtrrazione della ben più eclatante, sguaiata e.pervasiva te-

ievisione odierna, il cui immane potere di condizionamentoriellr' rnasse ha fatto versare fiumi d'inchiostro (fiumi, sia

+ietlo pcr inciso, ticonducibili tutti a un'unica sotterranea sca-

!rrr'ip,irrc, quel 1984 di George Orwell nel quale 1a televisione

=r,,lp,e unà funzione, per così dire, di bullismo mediatico, fe-ii'r Fnrente intimidatorio quanto entusiasticamente accettatotl,ilk' rnasse, la cui logica perversa è stata, peraltro, esplicita-llFl!lc tdottata in anni recenti da un format televisivo dal suc-

 

lr

D2 BULLI DI CARTA <(TEMPI FREDDI)> 13)

=rrllo psicologia delle masse: <<Per lo spettatore - riflette il pro-

lFsEurc - non esiste al mondo che il foot-ball, sia che piova ocesso planetario). Poiché se la televisione, come è stato dimc=

mezzi comunic azione ha il potere.di

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, !re t'isplenda il sole o che nevichi. Allora, egli dimentica tutto.l'rrllo? Che cosa "tutto"? Non posso soffocare un sorriso: irregri, ptobabilmente... >.

'l'olniamo così alla frase che 1o aveva colpito e indignato du-rarrtt' la correzione dei compiti, una ftase che per il professore

=:l'ii luriera di un altro episodio di bullísmo, questa volta con-

=irnlrrto a suo danno. Il giorno dopo, a scuola, consegna il com-

Fltri contenente la famosa frase all'interessato, e benché sia

,.i,rri,rrpevole che nessun professore <ha il diritto di cancellareiir irrr rluaderno ciò che si dice per radio>>, non può esimersi dalf ,r|i' trsservate al tagazzo che <<i negri sono uomini come noi>>'

lJrit'st'affermazione scatena neí suoi confronti un episodio di!irrllisrr-ro a sfondo "ideologico", P€Í cosl dire, da patte dell'in-r=rir classe.

(Jrr,rndo varco la soglia della classe in cui mi son permesso di

li,irl,rlt' dei negri, ho subito l'impressione chequalcosa non va.

I lrr,nri abbiano sporcato di rosso la cattedra? No. E allora, perchéirit lirr,rrdano con un'espressione così maligna?

lrlo, uno alzala mano. Che c'è?Viene avanti, mi porge una

!1;ilr,t,ì, ritorna al suo posto.{ lrr,cosa significa?\lr,rccio Ia busta, scorro il foglio, sto per scattare; ma mi do-

rìitir), faccio finta di rileggere. È firmata da tutti, da tutti venticin-rirr,,, s,rlvo W che è ammalato. Leggo:

"Non vogliamo più averla come professore, poiché, dopo quel

r lrt' i' lccaduto, noi sottoscritti non abbiamo più fiducia in lei e

i lrtt'rli,rmo un altro insegnante."

( irr.rdo i sottoscritti uno dopo l'altro. Tacciono e non mi guar-il,rrro. I)omino la mia irritazione e chiedo, incidentalmente:

"t lri ha scritto?"Nr,ssuna risposta."Arìtliamo, non siate così vili."Nlssuno si muove."51,r bene," dico alzandomi. "D'altronde, non mi interessa

=:ilri,r'{'chi ha scritto Ia lettera, visto che l'avete firmata tutti. An-

,truto, rispetto adabbassare^ai minimi livelli la soglia di attenzione critica delte

spettatore, ela capacità di condizionamento della radio e dellc

.àrtu rtumpat^ ctri allude Horvóth oggi non è più che un peÈe=

tico anacrànismo, d'immutato valore rimane pur sempfe lé

considerazione finale:<<i ragazzi

1...fcopiano>>' Avrà, queÉÉE

<<copiate>>, qualcosa a che vedere con quel mutamento cul Éi

urrènnuuu, con quell'insormontabile fosiato che tanto tutbc ilprofessore? E quale rapporto sussiste tra codesto <copiarer.éÎa ferocia intimidatotiu d.t tubo catodico, onnipresentc dè

t984 ai giorni nostri? Quale rapporto c'è tra la logica--tribale

del Si,gnore delle Mosche e la cristallizzazione di modelli e ee=

dici di comportamento ossessivamente riproposti dai ma3:

med,ia? In cÎre misura si copia, si imita un modello, e in ehe

misura da quel modello si viene indelebilmente marchiati c

condizionati? Che cosa succede se un'intera società si avvez-gp

alla venefic a tîasm:ut^zione della menzogna in verità ?

Giouentù senza Dio è ambientato nel 1937, epoca in cui ltprofessore hu 3q anni, dunque, essendo nato nel r9o3, è cfe=

iciuto in un periodo in cui f influenza della radio sulle meaae

era pîatica-àttt. inesistente. I suoi allievi, invece, sono.EgEl

intoino al .923, quando i1 fascismo aveva appena preso il pe=

tere e si apprestava a usate in maniera massiccia il mezzo rÉ=

diofonico inonché quello cinematografico) per i propri fint dlpropaganda, e in Germania, neI 1937, il nazismo esercitevÉ

òrmai un potere assoluto di condizionamento sulle masse Fg=

prattutto attraverso le onnipresenti "radio del popolo", quellé

à cui von Horvóth fa esplicito riferimento nel romanzo, Dttn=

que, quella giovane generuzione di studentiè nata e cresciuEeion la radio, subendone appieno gli influssi fasti e nefeatll

come le odierne generazioni nascono con una predisposizione,

si direbbe innatl, per l'uso di televisione, telefoni celluletlrpersonal computer e quant'altro... Chissà se tutto questo-ral=

gnifica qualcoìa in relazione a ciò di cui stiamo parlando ? F, te

it.so vón Horvóth a fornirci, sia pure indirettamente' untt fl=

sposta, allorché allude inopinatamente all'effetto del cnlele

 

lr

l)4 BULLI DI cARTA

ch'io non ho nessuna voglia di insegnare in una classe che non

ha fiducia in me. Ma, códetemi, è con la miglior volontà del

<<TEMPT FREDDT)> 135

,lrrellrr che costituisce ormai "il senso comune". Mala teazione

i:iit rnclicale viene da parte degli studenti, che gli scrivono una

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mondo..."Mi interrompo poiché mi accorgo che uno scolaro sta scrl=

vendo sotto il banco."Che cosa scrivi?"Fa per nascondere il biglietto.

"Dammelo."Cli strappo il foglio dalle mani ed egli mi sorride maligno. È unpezzo di carta sul quale stava stenografando le mie parole.

"Ah, ah, mi spiate."I ragazzi sogghignano.Sogghignate pure, io vi disprezzo. Non perdo niente lascian=

dovi. Venga pure un altro a rompersi le corna con voi.Vado dal preside. Cli racconto l'accaduto, e lo prego di darml

un'altra classe. Sorride:"Se crede che le altre siano migliori..."Mi riaccompagna in classe. Urla, tempesta, li insulta. Che ma=

gnifico commediante.

È una vergogna, urla, un'infamia; i birbanti non hanno nes$uf1diritto di chiedere un altro professore. Ma che cosa credono? Sonq

diventati pazzi?.E via di seguito. Poi mi lascia solo.Eccoli lì davanti. Mi detestano, vorrebbero rovinarmi, vederntl

in miseria; tutto perché non possono sopportare l'idea che anche

un negro sia un uomo. No, voi non siete uomini. Ma state tran=

quilli, amici miei, non voglio subire una punizione disciplinareper i vostri begli occhi, e tanto meno perdere il pane. Ah, mi vor=

reste vedere in miseria?No, non vi farò questo piacere. Da oggi vi dirò che non esl=

stono uomini all'infuori di voi, ve lo ripeterò fino alla nausea.

Del resto, non desiderate altro.ra

Pur prendendo formalmente le sue difese, il preside dell'l=stituto, forte di una certa <<circolare confidenziale> del minl=

stero, gli intima di non esprimere mai più opinioni contrarie c

14. Le citazioni sono tratte da ÓdOn von Horvóth, Giouentù senza Dio, trt,tlu.zione di Bruno Maffi, Bompiani, Milano ry74.

i=tt"rr, firmata da tutti, ove dichiarano di non volerlo piùi.rinlr itlsegnante. E da notare come, di fatto, essi opponganoa! pt'ol'cssore il silenzio, non comunicandogli le loro intenzionié t,(t(ci, bensì per iscritto. Quando egli li interroga in proposito,ticqcur-ìo risponde, ma qualcuno, sottobanco, si accinge a ste-

ntrgln[are le sue parole, allo scopo evidente di usarle, even-Iunlrnente, come arma di ricatto. Tacciono, fissandolo coneaptrssione maligna, oppure, se intertogati, volgono 1o sguardo

eltlove. Anche qui, come nel precedente capitolo Pioue,le uni-r,lle lrrrttute dirette sono quelle delf insegnante, mentre i gio-*ani sembrano privi di voce propria.

!lirrtracceremo la ragione di questo pervicace silenzio pocopin rrvanti, quando il professore incontrerà per caso-,-in un bar,irrr rx collega: <Andiamo verso tempi freddi, - afferma que-

el'rrltimo - verso I'era dei pesci. t...] E I'anima dell'uomo di-venterà impassibile, come il muso di un pesce>. La frase col-

pler.e' il ptoÍestor., che la notte si sveglia e si avvicina alla ft-!lFq l rrt:

[ ,rncora notte; non vedo niente. Né case, né strade. Soltanto la

tieirlri.r. La luce di un fanale lontano cade sulla nebbia e le dà

I'rilrlr,rrcnza dell'acqua. Come se la mia finestra fosse sommersa'

N,iri guardo più fuori, altrimenti i pesci verranno a incollarsi ai

telrt t' guarderanno dentro.

ll tcma dello "sguardo da pesce", letteralmente e metafori-EÉllrre llte "muto", ritorna quando, di fronte allo sguardo di unoatrrrle nte, il professore si domanda: <<Due occhi chiari mi guar-

:lanrr, tondi, senza vita, senza luce. Un pesce?>>. Ecco, i*ierrrpi freddi> sono arivati, freddi come l'acqua profonda inrrri trrtotano pesci silenziosi e inespressivi, impassibili e mici-elíali. '-futto l'episodio si svolge secondo modalità sofisticate e

tlllrrrli al tempo stesso. Da parte della <tribù> dei ragazzi-

iìFs('e, I'imperativo è quello di eliminare il professore inrluFrrìl"o portatore di valori estranei al gruppo (esattamen_te

É.:rrr!rr, n;l Signore delle Mosche,labanda capítanata daJackha

a

i3IIF

ii

ii

f*

r

 

B6 BULLI DI CARTA

come obiettivo I'eliminazione fisica di Ralph e Piggy), benc$il comportamento formale úmanga inappuntabile e si--faeglA

<(TEMPI FREDDI> 137

i ,rllievo e il docente assume i toni più aspri. Steerforth guarda

iri silenzio, con aria di sfida e di collera, il suo avversario, il si-

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persinó ricorso a ufia ruffinata strategia quale l'uso della ;ÉE'niirunu. Mulu sostanza non cambia,".otà ii .ui, del restergptòf.rrot. è perfettamente consapevole: <Sì, mi vogliono Éfririentare - pétru. - Se fossero déi selvaggi, mi avrebbero le

gato al paló di tortura e scotennato. E lo avrebbero fattè 1Abuona fede>.

I1 freddo, muto scontro tra il professore e gli studenti pfFsenta almeno un importante elemento dí contatto con un nltf€,episodio di bullismo da parte dí un gruppo di allievi contr€ Éi:iÀr.gnunr., quello d.r.ritto da Dicke# in Dartid Copperfle&tt:

La s&ategi.a vessatoria che gli studenti ordiscono contro il pfe.$fessore è paragonabile, sotto alcuni aspetti, a quella messE lf,

uiio du Sieerf"orth, not forre che, in Giouentìt senza Dlol 16'1

classe appare alla stregua di un'unica, indistinta, compatta CnE .

tità, mentre inDaaidZoppefield l'insieme degli studenti nee È :!.

che una cieca e ottusafórza de| tutto soggiogata dal carlae€

idel suo capo branco. In Dickens,, inoltre, i genitori non B€tr= ibrano gioiare alcun ruolo diretto rispetto al comportameÉ€€ ,iideí ru{azzi, mentre von Horvóth stabilisce un nesso Ple€!.Éq ,;tra f iAeologia dominante il mondo degli adulti e quella del1!,.

loro rampolli. Viceversa, un filo comune potrebbe essere fepe '

rito nelle motivazioni del gesto, vagamente ispirate a un gcnerÈ

rico odio di classe nel primo caso, Íortemente radicate in uff ,

pervicace forma di nzzismo nel secondo . îi$' Il punto è che gli studenti appartengono a una classe soclnhE,rrp.rìot. e che sénza troppi riguardi ostentano di considere$..ff

I'insegnante alla sffegua di un servo. Frequentano scuole pfF.$

vate, i genitori sborsano cifre esose per la loro educazion€l'quindi il professore è tenuto a esprimere opinioni conforEl,.alle esigenze dei suoi datori di lavoro. jt

Già In Dickens era stato soprattutto Steerforth a incarnef€ rii

questa superiorità di classei tanto evidente che persine { 'riarratore, malgrado la reciproca simpatia che lo lega allo svcn=

turato insegnante, non può farc a meno di notarlo, e Quest€isignificativamente, proprio nel momento in cui 1o scontro tfé

a:

-Errrrr Mell, e David Copperfield sommessamente commenta:]!r, ,ltrel momento di soipensione non,potei - ricordo - fare a

,i,=rr,, di ossetvare com'egli apparisse di nobile aspetto e come

i! <igrror Mell sembrasse modesto e volgare al suo confronto>>'&lri'i'uomo <<modesto e volgare>> si è lasciato sfuggire poco

t,rirnr, nella furia della discussione, una parcla-chiave.,. tantoi,itr pericolosa in quanto espressione della gu1a e semplice ve-

ittà,'ri è rivolto aisuoi allievi definendoli dei <privilegiati>>, e

Élitesto sarà più che sufficiente al signor_creakle, direttore del

.ì'!legio, pef decretarne l'espulsione dalla scuola.

tlirsì'iÎ professore del rómanzo di von Horvóth si lascia

=frrggireuna ftase, <i negri sono uomini come noi>, che-è in

clrt'to contÍasto con l'idèologia dominante (<<una forma di sa-

irirtrrggio della patria>, gli rimprovera un genitore), e se non,.terrc'cacciato è soltantó perché, in nome del sacrosanto di-

*!1rr al <(pane quotidiano>> (come recita il titolo del relativo ca-

liitrrlg), rifiuta-d'ingaggiare un aperto conflitto contro i suoineltllcl.

< l)obbiamo evitare tutto ciò che possa, in un modo o nel-

!'altro, incrinare |e future capacità militari dei giovani; in altreptrrrlc, dobbiamo prepararli moralmente alla gue-rra>. dice ilirr.nidó de[a scuola al professore' Le <<capa-cità militario.g l'9-lercizio dell'einstanl dè[e rruppe a venire dei Ragazzi della aia

i,a1 si perfezionano attfaverso dosi massicce di raffinata cru-

,lelrrl ria le mura del collegio del Tórless, ma a esclusivo van-

+ee ,kt dell'élite dominant , in Gio,.,rntù senza Dio i gîochi sono

faf ti, la menzogîa è diventata verità'

l,il!

 

Ir

=*È

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Picchial6::,ú:.:.;ì#ì

*t lL,A NO - Slavir,,tori'r lrìl tigoe idi sabarg. ptq0cimqil,I l, risposto

aarido r casa da rc,u0l,ì,1

4ulntlocinque

1ag4ca\di

l,Fnrzrt Nuova,gli,,haimo,tFro iln agguàto:,,Lo,'stu::,

Éénte, un qulntli.cp.!{9,l*tllto in secotrda,,all'ex,'

matshtrole Agneii,.:È:r:s!a!q,,

eolplto da unarYiqlliiià,ae';,,àialil che gli ha,fraltwC{CI.iI'1,

eetlo nasale. Llepisodiq; ,

drrpu i recenti,'la'qltti'àlt,Fatlrt i fia ragazzi :dii alesfia-,ì

e di sinistra;..g,ollevall,la,tpreocu u pazisue l4!l!9r,rf1i:intlelie che iq uqr:ccirnuni.leato chiedono alls Oúdrttà

rdi individuare g :iieis'È'l,.

Éulte gli lu1evlr,di quggto

r frlott vo gliaméilriCùé::: lfi:È é in p $ g n a elelîatail.ei,gir{li,

nelle scuole>conrnléntàaq,:,

i genitori. Il divètbiò,è co:.:,

niinrrilto a mezzogioinoldi,.

tÉh{t{) quando;,,d,ùiiqú-to:iil il

Fconrlo intervallè;rlp-inql4:l

feguzi di vent'anni,sú11:,

lairti di estremà deitia'r$i,,

cnrro infilati a siuolapdíi'lcendo tlal sanssllg;:lgetli,:

Frc nlle lto, pe1 {lq'qiibuiig,ii:rulnrrt ini della mani{bsta,':

i€rilu, Ma anche,di,'inda.:,rlgot=e rul le reqpou!lbilì1{,:'Èlel novimento'póli!iCqt!,'

 

tfI

(DRITTERIA E DELINQUENZA)>

irrrri, ò simile a un ghetto, anzi, a rtna prigione: il ragazzo dili'r'!{rrta <<ha un po' i fenomeni nevrotici di chi vive in un

14L

<< Dritte rta e delinqu eîza>>

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r:rn1f){) di concentramento)> e i ragazzini della banda del Te-

=t:rrfio provano I'uno per l'altro <l'inimicizia che devono pro-

i"ilir i reclusi nella stessa cella, un'inimicizia nevrotica>>. Que-

=ti srrttoproletari di borgata, ghettizzati e nevrotici, vivono+unrr vita moderna solo coi modetni>>, mentre tra loro prati-

rllrto consuetudini di tipo ffibale, al punto che un osservatoreFqtn'rìo, un borghese, stenterebbe a immaginare il livello disrittrstrfficienza dt questa vera e propria "casta" botgatata,i,irr,, r[rando è sola, nel rapporto dei propri membri <riaffondaIrr rrn linguaggio, in un valore della vita che non sono del no-

=lr'{rlcmpo>>. Questo anacronismo, dice ancoîa Pasolini, ha in

ÈÉ (luÍrlcosa di allucinante, di romanzesco, è un modo di viverefrr,rli clalla legge simile a quello <degli zingaú più puri, dellelrilrir>. D'alro canto, lelaceruzioni provocate da quell'<ini-ririr'izirr nevrotica>> generata da un contesto analogo, per certitersi, a quello dei campi di concentramento, finiscono per

gcuilc la schizofrenica scissione tta "vita moderna" e "vita tri-h,ih:", in un coacervo di contraddizioni che, all'interno delgluf rlro, vanno da una viscerale solidarietà all'infame dela-

=irrtrr',dall'ironia più tagliente alla più becera provocazione.

Nel rrgazzo diborgata, tvttavta, il concetto stesso di <delin-lillFnzir)> è da intendersi <<nel senso minore> di questa parola,af !t'r'nra Pasolini, sintetizzando le ragioni di tale fenomeno intttt'icrrstica asserzione di cui converrà tenere conto: <<Non chet i eirt poca vita morale in lui: non c'è addirittura >>. Le rcazionielel rrrgazzo di borgata, inÎatti, sono limitate ed elementari, an-grrctrr è il suo modo d'interpretare la realtà che lo circonda,pressoché totale la sua incapacità di provare pietà verso chic-Étressirr: <Dopo I'adolescenza - scrive Pasolini - non imparui;ie'llr'all'infuori del tipico modo di comuzione che si dà nellatirlHirtî, secondo quelle imeligiose regole d'onore, quella con-

=enirirrrredi dritteria e delinquenza ecc. Una certa f.reschezza,

leggrrczza di sentimenti, allegria ecc. non sono che esterne,iiicl I I l'c I'interno ha I'informità., Ia tústezza della costituzioneiilrlrrot'irle >>.

Ilragazzo di borgata, nella sua sistematica prassi di <dritteria e dZ[n qurn urr",

^pparecome una sorta di prototipo d€l

bullo più rnoderno e "aggiornato", sul quale -Pier Paolo Paaa=

fini riÎlette da un punto di vista, per cosl dire, "anttopol€=gico", particolarmente in Studi sulla uita del Testaccio e Ap=

punti pàr un poelna popolare (entrambi-risalenti aI t95t-5-2, Ú1e

pubbiicati nèila raccolta AIì dagli occhi azzuni, r-965).Siame,

àunq.r., nei primi anni Cinquanta, e lo scrittore fa riferimente

ai diicendenii di quegli abitanti dei quartieri romani del cen=

tro i quali, a cauia degli sventramenti del "piccone risanc=tore", erano stati cosúetti a ffasferirsi nelle borgate all'e=

strema periferia della città. L'emígtazíone-di qu-este famiglle

<belliane>, come le definisce l'autore, <che dallo sventrateBorgo Pio vanno a Púmavalle o al Quarticciolo o al Tibur=

tino">, provoca in loro una regressione non soltanto nella vitg

sociale, <<ma fotse anche nel tempo>' Questo sradicamento,

con il passare degli anni, attraverso una sorta di mutazione ge=

netica, sembra lnf.atti avere generato una nuova tipologlcu^unu", quella dei "borgat ari" , appunto, non del tutto inurbaÈi

(parlanoìempre di Roma come di un posto dove <<si va>) taB

ùgualment. àfieni rispetto a una dimensione <paesana>..Esclafpaiono, piuttosto, inclini a regredire verso una dimensione,

iÀ-senso ,[r.tto, <<tionale>>, non priva però d'inquietanti ri=

svolti che non è improprio definire "tribali".I deleteri effetti di tale sradicamento si palesaflo cori sp€=

ciale eviden za nelle giovani generazioni, quelle che Pasolini os

serva con distaccata perspicacia antropologica e un personaliB=

simo, sensuale coinvolgimento. La botgata, sostiene lo scrlt-

"-

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r4)42

Tutte queste considerazioni, specialmente evidenti in r4p

punti per uft poema popolare, si ricollegano ad altre, analoghs;

<(DRITTERIA E DELINQUENZA)>

l:r f tirrrrmella per farla arrostire lentamente; la pelle della lucertolarlirni'isce, ribolle; essa muove davanti al muso le zampe anteriori,

BT]LLI DI CARTA

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che riiroviamo in Sludi sulla uita del Testaccio, riguardo ellieg= ..

sere <(caso nel caso>> di quei rugazzi che razzolano tra i rlflu€llungo la ríva del Tevere, e che-sembrano totalmente immuEl: ,.i:

oltó che dalla pietà , dalla coscienza come dalla mem€flÉ, ..,

L'immonda trutlputu del fiume è descritta come un dato vlvl.

damente rea\e, Àa, al tempo stesso, diventa metaÍ.on di ga€ .

squallore che alligna dentio e fuori i personaggi stessi, €€A= ;idannati a muoversi sotto un cielo <caliginoso e allucinato ['*11 ..

lattiginoso e accecante>. Nella città, divent^ta úrta speeie€lsordida giungla, il branco va a caccia della vittima sacrifleel€g

e la violenza gratuita che su di essa si scatena ha la funzioeg éiun rito inizialico, nel quale il dispregio dell'altro si coniuga al= ,

I'estraneità più assoluta rispetto a qualsiasi morale.Ma attenzione: proprio quest'asse nza di morale consente e! ;

rag^zzodiborgatadirivo1gerelapropriainnataepefVcàlvÉar;itudine al bullismo non sóltanto àIl'ért.tno -u utróhe all'l* .-

terno del gruppo, ed è proprio questo I'aspetto su cui, c€4 i:vedremo, Pasolini si soffermerà particolarmente, pochi aaAidopo, n.i ,r'ro îomanzo d'esordio, Ragazzi di uita. A iausa d*.{C

p.àrríiut. rlatvta schizofrenica iel pioprio profilo antropól€; "gico, della contraddittorietà della sua costituzíone internal tlgruppo può decidere indifferentemente di aggredire l"'altfgr :r

à".1r. sè questo è parte integrante del branco, oppute pÉè rimassacrare un gatto o una lucertola senza mosffarsi miniEÉ=.ii,mente turbato dalla grottesca sproporzione delle forze lE .,

campo, quelle di una minuscola creatura e un'orda di ragaE*l:1!l

scatenati. Ritroviamo in tal modo, nel cuote della Roma ng,ìi!,

derna, gli stessi hrazionali impulsi omicidi che, nel Signeftdelle Mósche, animavano i giovanissimi naufraghi durante l€ lriloro cacce al maiale su un'isola deserta, sperduti nell'immcn=sità dell'oceano.

Romanino ha presa viva una lucertola, pensa di metterla 5Ul :i.fuoco, e tutti si stringono intorno a lui invasati e allegri: Sergi$

gliela strappa dalle m"ani e Ia lega a uno spago, e teneldola cÉtlsospesa corre verso il fuoco, seguito da tutti gli altri. Le fa sfioref€

umane/ un atroce spasimo. [...] Saràirr rirr,r delle sue sparizioni, a scovare la buca dove è tenuto pri-gilirir,ro il gatto. Carlo sarà invece il primo ad avere l'idea di uc-t rrlrrkl a fiondate. La buca è piccola: essi si mettono intorno, e ti-r.1!ilr ( on furia, perché ognuno vorrebbe essere il primo a dare al

g;rllo il colpo mortale, e per precedere gli altri, o lasciarsi prece-ift,rt,, ìr questione di un attimo. Perciò essi sono come impazzititl,rll,t fretta, sbagliano icolpi, non trovano isassi vicino. Il gattorlt'rrlro la bruca è spaventevole. [...] Cadavere del gatto: i suoi peli

=rini)(ì mazzetli, per il sangue che Ii incolla, è pieno di lacera-

.=intri, croste. La bocca rimane aperta, con Ie enormi gengive diiin roriso pallido, e identini bianchi; le labbra, tenere e quasi in-i:irrllli, restano aperte, rattrappite e ingommate sopra le gengive eiili,rrli. La piccola testa ammaccata e rossa di sangue quasi nero èlill,r lrocca. La coda è incollata sul fango asciutto.

I'crché Pasolini si sofferma tanto a lungo sulf immagine

tlel gatto massacÍato, quasi in una sorta di "primissimogti;rrro" cinematografico d'insostenibile crudeltà ? Perché sol-tanto gli esiti tangibili dell'esplosione di víolenza possono,lrrtr la misura del vuoto sconfinato in cui essa affondale ra-dit i l)erché Ia carne piagata dell'animale, le sue gengiveFalr(ìsLc, sono il macabro trofeo di un'attitudine umana ben

=per'ilica,il bullismo, immune da pietà, coscienza, memoria,

icslronsabilità e senso morale, che offende la dignità del-l'ltunro piagandone le carni, facendo scaturire il sangue, lace-

:atrrlo i tessuti, spezzando le ossa. Questi sono gli esiti con-ereti, fisici, tangibili, sui quali, sembra voler dire Pasolini

erin l'rttroce "zoomata" del suo sguardo tagliente sulle maca-ble spoglie mortali del gatto, conviene tenere gli occhi benee;ret'ti, così da scongiurare il rischio di equivocare, di confon-elerr, c{i non capire sino in fondo ciò di cui stiamo parlando.t;li episodi del gatto e della lucertola, atti di gratuita mu-tteltit consumati ai danni di creature deboli e indifese, rap-FrFsentano altrettanti archetipi del bullismo, esattamenteeorrrr irll'uccisione e allo smembramento del maiale segue, nel

 

r44 BULLI DI CARTA

Signore d,elle Mosche, l'tnnalzamento del cranio dell'animgle

,"'pt" un bastone conficcato nella terra, totem niente affEtɀ ," 'rri=l(vuoto" .r, o;;;ffiffi'Πu.,oro .r'., ,i.irl ]

ut blacle hole trasmigrato dagli spazi siderali sin nei piùpsiche,

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màtaforico dell'avvenuta instaurazione di un permanente fe l-tffiilti,i"X1,tiliÍtrro,

ponsono in evidenza alcune, #È $,p.àfi.h. .ortu.rii iel bullismo, per così dire di natura "tee; $.riica": la f.acilitìt esecutiva (tanti contro uno), I'impunità, v€S :.

o presunta (garantita dalla forza del gruppo), la.presenzaé .;

spàttutori oclasionali che fungono da agenti ca.talizzatori iUF #s-catenarsi del parossismo di violenza (non sappiamo, nella fgj= $

tispecie, se quista presenza sia effettiva 9 poie.nSiale, ma lE :

ogni .uio gli episoài hanno lgoqo sulle rive del Tevere, vk=

t.iul...,t.-.spósteaglisguardiaichiunque).Che1avittimÉil;; unimal., infiné, ci"porta a considerare come il bullo, ln ,,

linea generale, si muova in base auna più-o meno inconsap€= :'

vole íanim alizzazione" della vittima, infierendo su di egg€ :

come se questa non fosse una persona bensì, appunto, un snl= ',;;1., ;"1;;to dal ;;i;;" l;,;r,,o di arg'íauib e, qeJ csÉl iì

àità,'i.ltti.autu à.ii"itivamente a tale iniimo rango.-Ma puè , rli.ru6r* anche che la vittima stessa, al fine di scansare o fl= 1

;;;; in qualche modo I'impatto violento, assuma atte$$lÈ= '::

menti propriamente animalÀchi, come Pasolini-notl 9e-r69]= ..'

cacemenre in un puttuggio di R'agazzi di uita, allorché, suilg i;iir. a.f T.u.r., ii piutt"J.ttu, -.-bto del branco ma malc€= ,,r

Juto . i".tme, diviene oggetro delle minacciose attenzioni del ;inègulo, bullo di .o6n-utu esperienza e ragguardevole staZaf,1.,,!N:

chJlo àggu nta con il proposito di divertirsi a sue spese sot6€ glo sg,rur"ó compiaciuto dègh altri rugazzi. Il Piattoletta, in=

.ffi:

fatti <spinto aìedere u triru dalla mano del Bégalo, ci s'erc $

,l.,r..iuìo in silenzio, come quelle bestie che fanno fintad'eg=

$:r;1'r

sere morte> '.$-CoÀ.si vede, in Studi sulla uita del Testacclo Pasolinl..li,

-.ir. perfettamente a fuoco certe dinamiche individuali, co1= lilettive'e ambientali da cui il bullismo scatutisce, e delinea a1= i*,

cuni tratti della psicologia del bullo che si possono ricollegar€ .'.

alle riflessioni più rq.tì3iru-.nte "antropiogiche" deg[ ;4p-

punti pe*n pòe*a popolare. II trait d'union è costituito de

t,rrrlondi recessi della:usr.:ienza, pietà, senso morale (ricordiamolo: <<Non che ci siaplca vita morale in lui: non c'è addirittura>>) e, non ultima, lailiFIIì()rla.

Ai ritgazzi tutto questo[l'uccisione

del gattol esce subito di me-ailril'i,.r: come un fatto necessitato, dovuto, tanto coesistente conirrtn rlir non poter essere colto, tanto incarnato nella loro distra-

:irrrrt'rla non distinguersene: insomma, non è un fatto ma una*rrrdzione della loro coscienza comune/ in cui si agitano, corpiar-'l rrrondo (nel Testaccio) e ombre dentro di sé... E pari a loro,i elqu n()l caso. Non lo vedono nella sua estensione oggettiva. Non

Jriiacorlo restarne impressionati: lastre dove nemmeno un minimoifellr. krro azioni posteriori ritiene un'influenza di quell'azione.l=ftrrr r'ò interruzione. Passano esattamente come le ore. [...] fannopartl rlcl tempo come l'acqua del Tévere fa parte della corrente.

1,,,1 (Juando Soncino e suo fratello piccolo scenderanno, e si ren-

tlerarrrro conto del martirio del Ioro gatto, gli altri avrannogià

;ietstr t:oscienza della concrelezza della cosa: ne parleranno cometli rl,rti di fatto reali solo per il loro aver fatto i dritti con degli altriragazzini... Non essendoci in essi nessuna ragione per fare deir rrnllonti, degli esami di coscienza ecc. ... finiranno naturalmentegrr-t lr,rstonare i maschietti che protestano, a conclusione dellalilp, ,

Mrr il bullismo non è esclusivo appannaggio di questi gio-vettissimi, anzi. Pasolini, inf.atti, sottolinea 1o stretto legame

ehe li avvince aif.ratelli maggiori, <modelli assoluti divita>>, a

lerr.r volta portatori di analoghi impulsi che, data la maggiore

€tir ecl esperienza, già si sono ctistallizzati con specialeincisi-

vf tà ed evidenza.I fratelli minori sono prontissimi a cogliereIn loro, quali segni distintivi di speciale rcputazione, le piùÈurpi rrttitudini, a cominciare dall'esercizio sistematico di <di-Èpl'ezzo e violenza>>. Il fratello di Carlino, per esempio, <<di

erri si sa tra i ragazzini che è ben noto nei cinema e nei lun-gefeveri dei peccatori notturni, per le dimensioni del segretoef f iilrrto ai suoi minacciosi calzoni di ladro - compare nei

 

ilo'-1.4746 BULLI DI CARTA

vanti di Carlino, che ha una particolare af.f.ezione per lUiEi,:Benché <<spîezzarfiemente lontani>>, scrive Pasolini in SÉrdf ,-sulla ui.ta del Testaccio, i fratelli più grandi <(verranno a reÉÈe$,

=gtviefieI'Oliver Twist dickensiano), viene vessato nei modi

plt lgnobili e crudeli non soltanto lungo le rive del Tevere maquei pigri e scompo-

<DRITTERIA E DELINQUENZA>

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íncisi con brutalità>> indelebíle-nell'immaginario dei pleeet!I1 bullo, insomma, fa sempre riferimento a un modello, ehg.dato il peculiare contesto, può facilmente e "natreperire nell'ambito familiare. Persino il semplice

smo, <<minaccioso, provocante>>, dei più piccoli si rifà alltazíone del modello imposto dai fratelli maggiori, <<sa

nante - dice aîcotr- Pasolini - di una soggezione chestfugge)>.

Dunque, in Ragazzi di aita, Pasolini evidenzia 1o sca

di una violenza interna al gruppo stesso, proprio come, iEcune specie animali, Konrad Lorenz aveva a suo tempotato comportamenti del branco volti a isolare un determlnàindividuo. Tru r ragazzini che fanno il bagno lungo lerive del Tevere (e non si scordi I'analoga attitudine a

abluzioni del "ragazzo di strada" collodiano), ve n'è un€;

già ricordato Piattoletta (anche quest'uso insistito delgnolo rimanda aI citato racconto), che è sistematicamepreso di mira dai suoi compagni più navigati in quel miuculiare fatto di <dritteria e delinquenza>. Anche il Piapasoliniano - conformemente a una plurisecolare genlflcomprende, per limitarci alla nostra rassegna, il <povCrossi>>, il<<povero gobbino> Nelli e la Giulia deamicisianllgracile Nemecsek di Molnór, 1'occhialuto Piggy deldelle Mosche e Basini, "figlio di madre vedova" delfino a certe figure di Stephen King che sembrano in<<Picchiatemi! Aaanti, picchiatenil> - è implacabilmente

chiato da un physique du róle che 1o inchíoda per sempredisgraziata funzione di "vittima designata": scapolegenti, braccini stecchiti e una <<faccia da topo con lap\rLtata contro le costole. In testa teneva un betrettolante per coprire le croste, e la nuca pelata paîeva ancorÉpiccola e piena di bozzi. Aveva una faccia gialla, congrosse occhiaie e le labbra in fuori come quelle d'una sel

€lr lrr, dellastl vagabondaggi che il branco è solito compiere tra i prati e i:ÉnlFi incolti che cingono d'assedio le borgate (<<Annamose a

strrirgi\ in quarche posto)>, recita I'intercalare preferito di que-

eta giovane umanità <(senza reazioni, nevrotica nelle sue pi-

gtl*le>, scrive altrove Pasolini).' !l Piattoletta, dunque, è nuovamente oggetto di prepoten-es da parte del gruppo. Questa volta, tutto origina da unoseherzo, da un gioco violento; poi, proprio come talvolta puògersdere fta i cani quando iniziano alottarc per gioco, la vio-leiiaa clegenera, "prende la mano", e quegli stessi denti cheptltnt azzannavano innocentemente diventano temibili stru-Hlenlidi morte. Così il branco incomincia con il "giocarc aglii*lrlinni" e alla fine lega il Piattoletta a un palo e gli dà fuoco.i rltresto punto, Pasolini interrompe la narcazione senza chia-fire eome effettivamente andranno a finire le cose; solo più

cv:rnti verremo a sapere che il Piattoletta se 1'è cavata condelle scmplici ustioni, ma Ia cesura narcativa,lasciando bru-SFenlelìte il lettore in sospeso, rende più acuta la percezioneéeil'ntrocità del gesto. Il gruppo di mgazzini e ragazzette v^-galrrrrrclano per la periferia, tra r campi e le case. I maschi fini-=ÈFrinrì

per lottare tta loro, sempre più scalmanati.ll Roscetto

=a!larrddosso allo Sgarone, incitandolo alla Iotta, ma quello

firiti ci sta, allora...

ll l{oscetto lasciandolo tutto eccitato fece uno zompo all'indie-lr;t, ,r(iiocamo a l'indiani!n gridò. <E vattene>, fecero gli altriquerz,rnti. uDaje, che se divertimo>, insistette il Roscetto. uUh, è

fia rnlrlrar, disse ghignando Armandino. <lhi, iuhuuu, ihur, gridò=altanrkr

il Roscetto. nDaje, a Piattolé!ull l'i,rttoletta s'alzò in piedi e cominciò a gridare pure lui, saltando

t!i;l qr un piede ora sull'altro: nlhu, ihihur. ll Roscetto gli si mise aliianr o, per saltare insieme: <lhu, ihiuuu, ihur, gridavano ridendo.

Frrrc gli altri si misero a saltellare, piegandosi sui corpi avanti e

ittillelro, e gridando: <lhu, ihur. Le bambine vennero su a vederei itr qrrcr:edeva e trovando tutta quella caciara, si fermarono in cer-mietta>>. Gracile, inerme, di incerti natali (e a questo

 

148 BULLr Dr cARTA

chio intorno e dissero: <Quanto so'fanatichi!r. Ma i ragazzinl, Éle=

vanti a loro, si misero a saltare e a gridare ancor di più per farglirabbia.

r,,iits, ,r gti tegarono #"";"ffiìî'ln ,n.,no d, ,",,.;"=liot'H(ìva

dal cemento.M,r benché così appeso il Piattoletta continuava a dar calci e a

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<Famo 'a ddanza de 'a morte,'a ddanza de 'a morte!, grldà ilRoscetto: gli altri si misero a strillare ancora piir alto: nlhu,Ihihur, .'e appena che saltando passavano vicino alle bambine gli ammol=lavano un calcio o una scopola sulla testa. Ma esse che se l,aepel.

tavano, erano svelte a scansarsi. olh, che lagna che sieter, digg= :,vano. (La volete piantà, a ignoranti>, ma noÀ se ne tornavano yiè lle stavano a guardare le loro danze; e i ragazzini, benché non €€ fÉ ,r',

facessero più a saltare e urlare, continuavano sempre più forte ptr -ifarsi vedere ,]

<Er palo de la torturao, gridò il Roscetto. "<Sì, mo puro er palo dJ'a tortura>, dissero smorfiose le raga+ .,

zine, <ce fade ride, ce fadeo, e guardavano con aria di comiidE=sione, annoiate.

ll Roscetto si gettò sul Piattoletta, che ci dava sotto in mé=*Bagli altri, muovendo appena i piedi, perché era stanco mort€, Égridare <ihu, ihu>. <Ar palo de'a morte,,, gridò il Roscetto, gp ,.Ì

pena l'ebbe acchiappato. 'Cli altri gridando I'aiutarono, e trascinarono il Piattoletta vl€lRg .lial pilone della luce.

<Legamolo>, gridò lo Sgarone. ll Piattoletta si dibattev€, lC= ,iìsciandosi andare a terra a corpo morto. <Ma li mortacci tuÈlr rtlgridò il Roscetto che lo reggeva sotto le braccia, oe sta all,implgdira zelloso.u

Ma il Piattoletta non voleva saperne, e si gettava in terro Gdl=,,ciando: gli altri intorno continuavano a strillare. nCià me so, gt&,tEfato>, disse il Roscetto allungandogli un calcio nella pancia, -'#

ll Piattoletta cominciò a piangere così forte che superava Bll gff.q

dei ragazzini. <Mo piagne, sto stronzo>, disse Armandino. irttgiffinun t'arzi...> gridò il Roscetto. Ma il Piattoletta non voleva p@$prio saperne e continuava a svincolarsi sulla polvere, piangenàg ffi'tutta forza.

<ln dieci nun ce la fanno con quer storcinato, llì", dissero E$lXbambine. Ma il Roscetto l'aveva alzato tirandolo su per il bavgedJe siccome il Piattoletta gridava: <Lasseme, a fijo de na mignoftgrJt:ÉÌnTièo, gli disse e gli sputò dentro un occhio; poi lo stiinsC dii'brutto, e aiutato dallo Sgarone e dalTirillo, lo spinse contro ll pi.

agtl,usi, gridando. Cli altri ripresero le danze intorno a lui e stril-larrrrro più forte: olhu, ihu, ihiuuuu>, stando però a una certa di-

Èlirrlrrr p€r non essere colpiti dai calci che il Piattoletta allentava

all',rria. nAuffao, gridò il Roscetto, <che, nissuno tiè n'antro pezzo

tft's;l,tgo?n"l t:hi ce n'hao, disse ilTirillo.

"f r Piattoletta, er Piattoletta>, gridò lo Sgarone. nCe se tiè su li

I;trl()lli!>\i gettarono sul Piattoletta, che Semeva e si raccomandava, e

tirslìlrc le bambine ridevano gridando: oAn vedi quelli!r, gli tol-

=Frlkr spago che gli reggeva icalzoni e gli legarono le caviglie.

"Mo je damo foco ar palo de la morte>, gridò Armandino, ac-t etrr L,rrdo un fiammifero.

M,r il vento glielo spense. olhu, ihu, ihu>, gridavano intornotutlt gli altri a squarciagola.

o'A macchinetta tua!> gridò lo Sgarone alTirillo.

uicc:helar, disse il Tirillo cacciandola dal fondo della saccoc-tin; l',rccendette, e mentre che gli altri, a calci, ammucchiavano

=rrlluil pilone degli sterpi, sempre gridando e ballando, accen-

rlolk,rlua e là intorno l'erba secca.

ll vcnto soffiava forte, da tutte le parti, sul monte del Pecoraro

trrrrr,ri quasi buio, mentrelrai guizzi di luce dello stabilimento, e

i l:lnfli del temporale, si sentiva già qualche tuono, e odore di ba-

pllitlt t.

l'crlla secca s/accese subito, passò le fiammelle color sangue

àgli rtcrpi, e intorno al Piattoletta che gridava s'alzò un po'difttttto,

lralzoni, intanto,non tenuti più su dalla cordicella, gli erano

3t ivol.rti, lasciandogli scoperta la pancia e ammucchiandosi ai

;ri::rli lrrgati. Così il fuoco, dai fili d'erba e dagli sterp.i che i ragaz'

=itìlt ontinuavano a calciare gridando, s'attaccò alla tela secca,

r ri'l ril,rndo al legramente.

lliventati grandi, attinto finalmente il sospirato status dirflstclli maggiori>>, questi soggetti potlanno - sotto nomidlvetsi e diverse sembianze, ma il profilo complessivo del

 

150 BULLI DI CARTA

branco non muta - replicare f identico gesto ai danni dl trevecchio barbone nel celebre racconto Accattone (dcteEÉr96o ma pubblicato cinque anni dopo in Alì dagli occbl az=

=trrl iuso, uoour.r'r..ii#ff", ;. ;tra esctuder. o;

=!:rsiviolenza, anche perché le vittime si limitano a qualche

ritr'lriata di riprovazione. E una forma, se così si può dire, di

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zurri). E un episodio breve, sospeso in una stranita atmE=sfera mista dr efÍ.eruta brutalità e allegria caciarona, che hgcome uniche testimoni un paio di prostitute, indignat€ €sconvolte dall'ignobile gesto. Quattro amici, sghignazzcnde

e cantando durante uno dei soliti vagabondaggi notturnir"per divertirsi" (proprio come gli amici del Piattolettg lE- ,

tendevano solo "giocarc agli indiani") appiccano il fuocg g

una persona, a un "diverso" - uno più "diverso" di lórg, ',

verrebbe da dire -, un barbone ubriaco che dorme su degli .

stracci e un po' di paglia, sotto il rimorchio di un camlgE: iUno dei giovanotti, come folgoruto da un pensiero impfev=viso, smette di cantare, tira fuori la scatola dei cerini, ne e€=

cende uno e, ridendo, dà fuoco alla paglia e agli stracel ÉU

cui dorme il vecchio: <Gli altri compari inrorno a lui aÈè=

vano a gustarsi la scena. La fiamma crepitando si allargò, ll .,

vecchio si svegliò, si alzò intontito e spaventato, e con 1Ésua giacchettaccia zozza cominciò a dar botte sul fuoco pCF

spegnerlo - rassegnato. I quattro intorno ridevano c6fR€zozzi>>. :.

Le risa e i canti di questi allegroni non devono indurel É

credere,inÍatti,chel'eserciziodelbu1lismosiasemprescaBedito da toni cupi e crudeli. C'è anche, in realtà, un bullignnB ,ì,,per così dire "minofe", "leggeto", a modo suo divertentg, éicui chissà quante volte siamo stati testimoni nelle vie e n€l .luoghi pubblici delle nostre città. Pasolini lo merte a fuee€,$con il solito acume in Ragazzi di uita, quando il Riccetto e {,fiCaciotta, invece di consegnare delle poltrone per

conto dl Ua.

negoziante, le rivendono a uno stracciarolo e, con i quindlelr;''sacchi guadagnati, vanno afare la bella vita. Comprano pcnÉtaloni, magliette e scarpe nuove a Campo dei Fiori, sè e€ ,.vanno al cinema e, dopo, a zonzo per le strade del centro éi= .vertendosi a provocare la gente, con il Cacíotta che, .<cam@=,ffnando scavicchiato pel marciapiede di via Due Macelli, intu*zava apposta conffo i passanti>>. E un bullismo, ancorché fÉ=

t,irllisrno da commedia, un po' alla Poueri ma belli, senz'alcunaFrirlrteguenza cruenta. Rimane tra le righe, in ogni caso,

urr'nrnbta di minaccia, la sensazione che un margine molto

=nttilc

separi quest'allegria caciarona e sguaiata dallaviolenza

e rlnl sopruso.

"A brutta!> gridava Iil Caciottal a qualche signora che veden-

rluslkr venire addosso lo guardava facendo l'urtosa. Se poi quella,

lrìr (,lso, si rivoltava un'altra volta, addio: in bilico in pizzo al

rrrirrr i,rpiede, con la mano sull'angolo sinistro della bocca, quelli

=lrlll,rvanoancora più forte: <A brutta, a racchiona, a sviolinata!r.

I I rrAn vedi questi!, gridò il Caciotta squadrandosi una donnahi'll,r alta con un sedere che non finiva mai, che veniva giù as-

=icnì('a un bassetto quattrocchi: quando gli passarono davanti

-=lrrrclirrandoli il Riccetto e il Caciotta ghignando e piegandosi fini;rr,t i u toccar per terra con le froce del naso, cominciarono a fare

.frflll, Jrffff>, sputacchiando come due caccavelle. ll quattrocchi sii,irltù di trequarti: e quelli allora chi li resse più?, guardandosilleglirrcchie piegandosicome pupazzi, sbottarono a sganassare a

i rill,r',r. nChe fforza!> gridava il Caciotta.

Nel romanzo (Jna aita aiolenta (rgsg), Pasolini evidenziaerrlt lrr consueta, esemplare lucidità un fondamentale meccani-

-è!ilo, potenzialmente insito, se così si può dire, nella "logica"de! lxrllismo stesso. Tale meccanismo consente il passaggio da

tlnÉ Horta di attitudine "spontanea" al puro e semplice atto diFt'evrrL'icazione violenta consumato gratuitamente ai danni diiitt r,,gg.tto più debole, al bullismo "organizzato", dove I'e-

=et'uizio della violenza è accuratamente predisposto, pianifi-Fatrr e sfruttato da soggetti af[.atto estranei all'ambiente e ai

Fet'q(ìlìaggi coinvolti in vista di specifiche finalità, prevalente-

àret't. politiche. Infine, giunto in questa fase della sua meta-

iiror'l'osi, il bullismo può facilmente degenerare ulteriormenteir rlct'ive puramente delinquenziali, quali furti e rapine. Pa-

=glitriscgue questa sorta di superfetazione a partire dalla fase

 

<(DRITTERIA E DELINQUENZA> 15)lr2 BULLr DI cARTA

più elementare del bullismo fino alle sue conseguenze plÉ

estreme.La "vita violenta" di cuí parla tl romanzo è quella di TcE=

.Affan... ce vai te, ha' capito?> fece minaccioso Tommasino,,'rr lc corde del collo tirate, accostandosi. E forse se avesse detto

=illt,trrto così, il piccoletto ci sarebbe stato, e sarebbe ripartito.die-

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masino, un ragazzo di borgàta che Pasolini accompagna del=

l'inf.anzia sino alla prematura scomparsa, causata, paradoelg',crudele, da un g.rù di generoso uittrrir-o. L'elemento dd:bullismo af.fiola sporadicamente in ogni fase della disgrazia$esistenza di Tommasino. Ancora ragazzino, 1o vediamo *€..rompere nel bel mezzo dí una patita di calcio fra due squÈ& '

di bàmbini più piccoli. Forte della maggiore età e fotza ficlgtlil bullo in erba li ignora e continua a giocare, finché, affieg.tato da uno dei biÀbi, infierisce su dilui con inaudita bruÉÉ=

lità. ,t

Tommasino già tutto sudato correva per il campetto, tra i pl€=

coletti che gli a"rrivavano sotto il barbozzo, rossi esmandrappatiiSi gettavano atesta bassa con la lingua di fuori e icapelli noRt€=:sati da un anno sugli occhi, contro il pallone, o tutti all'attac€€6:,tuttí in difesa. .r-

Tommasino navigava sopra quelle cucuzzette incrostatc dl!'polvere secca, e il pàllone llaveva tra i piedi sempre Iui, o qualii:lma più l'aveva più s'incarogniva a tenercelo, driblando e dand6calci agli stincl-ri: e qualche volta pure tirava i piselletti all'indletro accÉiappandoli per gli stracci. Quelli ci si infregnavano e strilé'ilavano. Ma Tommasino non li pensava per niente, e continuave i|.giocare facendo il carogna, e sghignazzando forte, soddisfattGiièom'era, sia per gli affan= andati al óritto la mattina sia per le ffinezze che stava à fare. <So' 'na potenza, so'!, gridava, spalafficando la boccuccia senza labbra coi quattro dentini marr€n#sbocconcellati. ffi

Fino a che uno piccolo come un cagnoletto ancora poppant$lo prese di petto, e gli strillò: <A testa de ca...!o. Tommasino int€ffi'ruppe la corsa, lasciando perdere il pallone. Piegò in giù la boce$nauseato, facendosi ancora più rosso in faccia, e fece al pisellln*l$nCh'hai detto?>. ' ii#''

Quello, infagottato in un paio di calzoni senza un bottone e lffiun maglione più forato d'un colabrodo, stette fermo dove si trffi,vava,facendosituttogonfioeappannandogliocchi

oVaffan...l> ciancicò abbastanza forte, <a testa de ca...!> .:'

lrr il pallone, maTommasino invece gli ripeté:.<Ha' cap.ito, sì?u e

glr ,kitte un colpetto col dito sotto il naso. E allora quello diven-t,irrrkr tutto rosso e tirando la pelle che scoppiava, come qualcunorl,r p,rrte dietro lo gonfiasse con una pompa/ sbottò a urlare: uA

,iitgnrzziato, ladrof rotto'n cu...! Ma chi te c'ha chiamato qqua!\',llk'ne, vattene, li mortacci tua!>.Iommasino senza dir niente, con la faccia bianca, gli allentò

rrrr r cffone che gli fece voltare la testa dall'altra parte.

llri, glielo disse, con due occhi da ciovetta: nBada che t'am-,rr,rllo u-n ceffone chete stacco'a testa, sa'!o. l-'altro se n'accorse

=rrhrclopo un po', che aveva beccato un ceffone e che aveva la

tt,cl,r rivoltata da quell'altra parte. E non appena se n'accorse, si

rltcr,a strillarsi le budella.I'i,rngeva fermo, sporgendosi in avanti, con la bocca aperta,

=;,ut gt.tn.-do tutt' i ntorno I acri me come fossero bruscol i n i.'lommasino, per la rabbia che quello piangesse così forte, si

iiurlir un dito al naso, bieco, e gli gridò: <E mo' si nun te la piantiit- rkr er resto>. E siccome il piècoletto non la piantava, preso da

Llir,rltacco di rabbia, gli ammollò altre due lattate, e in soprappiù

gli rlicde uno spintonè che lo mandò giù, e come fu per terra, col

i'rirpi<:ino lungo sul fango e Ie gambette per aria, gli s'accostò e gli

l,.rqLitì andare due o tre pedate alle costole.ll piccoletto, rotolandosi sul fango, si .mise a urlare come lo

=ltilrliassero:poi s'alzò in piedi, e dritto dritto, senza voltarsi in-

tlletrrr, filò a razzo verso casa.

Assurto a sua volta al famigerato rango di <fratello mag-gilrle >, Tommasino, insieme ad altti tagazzi della borgata, su-

Els.',c l'irresistibile fascino dei giovani borghesi dei quartieribirurri, i figli di papà più o meno direttamente impegnati^in

elrrel movimento pólitico allora denominato Movimento So-

élrrle ltaliano. L'itavic a ínclinazione di carattere gibale allapr=v,rricazione e alla violenza dei borgatari trova modo così di

èaFlicitarsi in un contesto finalmente "moderno", subliman-

è.isi in una sorta di sgangherato squadrismo di stampo fasci-

èto, l,'uttu..o a sfondó rizzista condotto congiuntamente dai

 

1.54 BULLI DI CARTA

'c,tt,ríaccia "" ,.,.,.,ri;lli", #:*

"..n,.,"r,nu u o"u,lt]

a alrristra. Pure gli altri intanto s'erano accostati.uArih, embè, me le dai o nun me le dai 'st'olive?r fece il Matto

borgataú e i giovani missini conto un albergo ove sono allog=giati dei cecoslovacchi, è preceduto da un efisodio minore m=E

altamente significativo, là lite con un ,r..ràitor. di olive. ic

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ll Matto si diresse smarmittato ma deciso verso l'olivaro/ g€È{'guito dallo sguardo dei compari. '

ij<DatemeZinquuntu lire diolive, o sor mae,!o fece il Matto. :nll sor maestro, ch'era un pecoraro venuto su da chissà che oee-'iffi

ri;rerrlcndo di nuovo lapazienza.olu damme li soldi bbonil, fece quello con gli spigoli che gli

altur,tvano l'occhi.ll Matto abbassò il capo, guardando dal basso all'alto, e fa-

rcntlo schioccare un po'la lingua contro il palato come fosseanldro: e cominciò a voce bassa, riposata: <Nun so'bboni? Nun

=rr'lrlroni?>.Poi scattando: <Ma come te permetti de disprezzà tti

=tilrll,a accattone? Lo sai che 'sti soldi c'hanno la storia? Daje, in-

=rrtlali.E n'antra vorta attenta a tte, sa', a distingue i soldi bboni!

fulrr guarda sì che s'ha da vede! Boh! lo te darebbe du' cazzottoniili lrolcalo. f olivaro continuava a ridere alla vergognosa. <QuestiÈrr'l'rrnici soldi veri che ce so'stati in ltalia>, aggiunse gridandotlrr krrrtano Salvatore, ua deficiente! E dacce pure er resto, sbri-gltelt'l l

1,,,1 Al Cagone intanto era venuta fantasia di mangiarsi qualchetrllv,r. Si rivolse al burino alla svelta: <Damme un cartoccio da

tFnftrr, fece, mettendo una mano nella saccoccia del cappotto. lliliilo.rmmorgiava. ll Cagone lo smorfi: <Damme un cartoccio dat r-,lttor, rifece.

Alkrra l'olivaro disse: nPrima li soldi>. ll Cagone gli dette an-*urrt una guardata paziente. oCuarda..., fece affabile, ndammei pnhr lire d'olive.> <Prima li soldin, ripeté l'altro ostinato, dato1f1s,, poveraccio, chissà quante volte gli avevano fatto la sola.

ll (.agone fu attraversato da una scarica, alzò un piede, arro-latrrkr i denti, e fece per allentare un calcio al secchio: <Mo' je loritr rrrt carcio a'sto secchio, che te lo manno 'n mezzo a'altlút/,r, vattelo a pijà in der cu...!, gridò. <Daje, damme 'st'o-livr'1" (luello, ormai rassegnato, magari pure pronto a farsi im-

fflrr,rrc, continuò a fare il carogna: <No, no, soldi alla mano),rl i ebr ',

ll (ìagone taceva, e lo guardava. Piano piano la sua faccia si

grltl'i,rva, la bocca, stretta, saliva verso le froce del naso, l'occhiogil rrsciva di fuori. Tutti i muscoli della faccia gli tremavano, comea,Èrl1ìl)iasse pelle. Sembrava incerto se lasciarsi andare in convul-

=innirli rabbia e prendere a calci quella faccia bigonza lì davanti,

nllllur(ì se sbottare a ridere.

stesso atteggiamento provocatorio e prepotente, la stessa vie=lenza, si applicano cioè in maniera àel-tutto indifferenzietatanto a titolo puramente gratuito - contro il venditore di olive. Lan!9 a ritolo prettamente politico - conrro i cecoslovacchl,

Alla fine, la spedizione punitiua ai d^nni dell'albergo eÉeospita gli stranieri, interrotta dalla polizia, si conclua., iopo iÀfuga, secondo una tipica prassi itairana, con una solenne *àn=giata e bevuta in pizzeúa.

Tommasino, Lello e il Cagone scendono dal *am nel c€n=tro di Roma. Lo stile del gruppo lo possiamo urg,tire dei=l'abbigliamento del Lello, otuito belà e malandó col rne=glione a striscioni rossi e blu, e intorno al collo, u.rotoiàìgstretto un f.azzoletto di seta grigio coi fiorellini rossi>. poe€dopo incontrano altri consiÀif, Enrico, il Matto . Salvà=tore, che ciondolano indolenti, sbadigliando e con <espfe;.

sione beata e beffarda>>, nei pressi dÉl luogo dell'appùntÀ=mento con i missini. Lì nei panggi c'è un venditore df ofivgr iche, ta_nto <(peÍ passare il tempó>>, viene immediata*aotg ,

preso di mira.

sello dell'Abrrzzo, guardò verso la mano del Matto.h" ,"ggevJiEgrana/ e allungò la sua per intascare. ll Matto gliela diede é"quellàstava ormai per appozzare il mestolo nell,acqua, incassandquando s'accorse

al tatto che la moneta era balorda: la guardàvide ch'erano cinquanta centesimi vecchi, d,una volta."fecÀsorriso micco. <Nun so'bbone!> disse, con gli occhi chegli slluminavano.

Il Matto non rise per niente. <Nun so, bbooone?> fece serl€acceso dall'indignazione. <Cuarda che te sbaj, a mor€,>), aggiun!però subito, conciliativo, come con l,intenzione di mettàiepietra sopra la sua distrazione. Ma il neno continuava a

 

T56 BULLI DI cARTA

<Aóh, ma chen, gridò alla fine, a voce quasi bassa, om'hai vlgtqin faccia? lo te 'e sbatto sur grugno 'ste cento lire!>

Detto fatto, Ievò tremando dalla saccoccia due tre piotte, f,€capò una, l'appozzò di nell'acqua,

lii questo rr*n.*u,;.';" ;;#.,".'., ,.*rr"," ,lt*]gllinge I'albergo che dovrà essere preso di mira, e il gruppo sittttiqce ai manipoli di neofascisti provenienti dagli altú quar

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una botta che lgsentirono a tutti i vicoletti intorno, l'appiccicò contro il grugFB .r

all'olivaro. Poi senza manco guardarlo, andò ancora tremaÀd9verso i compari, che s'erano messi in cerchio, ridendo, a $uélf=dare.

L'episodio dell'olivaro è interrotto dall'arrivo dei giovanlneofascisti, <<quasi tutti fiji de papà, qualcuno col montg€= r

mery, qualcuno coi bernardoni (occhiali)>. Comanda il manJ= :

polo un certo Coletta, uno dagli occhi sempre seri <coEÈ ,

quelli d'un ragazzino offeso da qualcuno>>, che guarda ficgg ,

<(come se covasse sempre denmo di sé dolore e rabbia>. Suc è

la responsabilità della serietà dell'operazione, invero imprB=babile considerata la più che palese condizione di <smandrep-pati> dei borgatari. Con azzeccata metaf.ora ornitologica, FB,solini nota che questi ultimi seguono il Coletta <(come pappt=

galli>, mentre <gli alri mezzi studentini venivano dietf@:.,appaiati come le papere>>. Tra questi ultimi vi è anche uR ,,

amico di Tommaso, che agli occhi del giovane borgataro lE= -:carna Ia solidità dello status borghese, I ugognatu ttuUiUta di,:,una condizione non più precaria, ma che può fieramente ingl=:.'berare, come tofei, gli squallidi simboli del proprio beneÉ=iisere, per quanto modesto: <<era già ragioniere e abitava in ue";,villino con dei festoncini sm gozzati d'uva sotto il cornicion€r ;e il vellutello nel cortiletto>>. Tommaso, nel vederlo, gonf!é$.di orgoglio, va a stringergli solennemente la mano, e mentf€ U fvariopinto drappello si dirige verso I'albergo dei ...otloveé ,chi, si allontana dai compagni per mescolarsi ul gt,rppo delf<fiji de papà)>, perché <quelli mica erano dei morti di fara€icome gli altri compari, su allaborgata>>. <<Io abazzica' e1l'wquesti ce guadagno - pensa Tommaso, - Ce guadagno anehÉi{de prestiggio! Che, vòi mette anna' a pija' un caffè o ann6' !.fiun cinema co'questi o co'quei ricottari? Questi, er più dl=$sgrazziato sta a panza ar sole, c'ha er padre dottore, avveTcato, ingegnere: tutta gente che nun trema!>. Crogiolande*'ì

tieri rli Roma.

lr,r lc file di carrozzelle e di macchine, davanti ai bar che co-liiln( invano a abbassare le saracinesche, s'erano radunati giàrprasl un centinaio di cosi, di fascisti.

Allincati qua e là, sui marciapiedini, agli angoletti delle strade,

=ugliscalini della fontana, cominciavano a fischiare, aorganizzare

ie gazzarra. Come arrivarono altre squadre, e la piazzetta fu quasipiett,r, le fischiate alla pecorara si fecero più forti e continue. I tas-

=ittstic ifacocchi s'erano ritirati accanto al giornalista, e lì, bian-

*ltl itr l'accia e accasciati, ciancicavano i morti.lrrllt' le file dei fascisti andarono verso un cantone della piazza,

+lr urrrincio dellaVia del Seminario. Lì c'era un alberghetto, che si

i hlarrr,rva del Sole. I camerieri già s'erano dati, dopo aver chiusoalla rr,rppavia tutte le finestre, e solo la porta era mezza aperta,tcl proprietario che ogni tanto ci faceva capoccella, cagandosi

=rrttlrpcr

lapaura. <Via

li cecoslovacchi!o gridavano intanto bef-fettli imissini, e giù fischi di nuovo, sempre più forti. <Fate

=tltlhr!rgridavano. <Aritornate da indò sete venuti!> nVe c'hanno

ftnllilli o ce sete venuti?> <Aritornate a la cortina vostra!> oA ce-ttrchrv,rcchiii!> gridava uno, e cinque sei compari intorno a luifa-rfiv.ln() un coro di pernacchie. <state bboni!> si raccomandava il

lft{rpri('tario. nChe colpa c'ho io, si me c'hanno mannato li ceco-àlnv,rr t lt i!,

Itt tluel mentre da due tre file, che si passavano la voce, si

=Fittìtlire: n'A mmerda! 'A mmerda!>. E infatti cinque sei ma-

r-dlti, ,rrldetti a quell'operazione, che si annunciava tanto carina,evlltl/,rvano dai vicoletti. Lesti lesti, piegati e rannicchiati, un po'

rirlrrtrrlo un po' baccaiando, venivano avanti a passo di marcetta,:ol nr.rstelli in mano: mastelli, bagnarole, secchi. Tutti eranogiieiti rl'una ciufega gialla scura, bella impolmonita. Presero e in-Étttttittciarono a buttarla contro la porta e la parete dell'alber-ghritlo. Ci voleva una tattica speciale, perché la merda, buttata,tiiirr risr:hizzasse addosso a chi la buttava e aglialtri ch'erano in-krrfrn. l)rendevano il secchio agili per il manico e per ilfondo, er'iir, ( on un colpo secco/ la scaricavano/ uno qua uno là. C'era

 

tr958 BULLI DI CARTA

una tanfa che toglieva il fiato, e tutti ridevano, ridevano, sgrl€l€t:landosi.

Mano a mano ch'erano adoperati, i secchi vuoti riscompÉfi=

,f.gli rrvversari. <<Noi, la titannia, l'avemo potuta [a', ma a

',,i,rltri ancora nun ve riesce!>>, ribatte Ugo trionfante. <<Per-

rlrÉ rrrrn semo boia come voi!>> risponde il comunista, chiu-

<DRITTERIA E DELINQUENZA>>

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vano. ln quattro e quattr'otto ne rovesciarono contro la paret€ UflÉ ,

decina. La ciufega colava sul muro, ch'era diventato tutto fflèErrone. Tutti ormai stavano per fare la bella, quando, d'improvvltt4annunciato da nuovi strilli, si vide passare con la faccia bianca € |

capelli al vento, Coletta, col suo fagotto in mano, seguito dai eOG,L:pari.Si parò davanti alla porticina dell'albergo, prima che il pacft'e€ì:

facesse in tempo a rinchiuderla: questo cèrcò di fermarlo, mA glit:altri lo tennero stretto. Coletta col mozzícone della sigaretta éEicese la miccia, fece ancora qualche passo di corsa, e la gettò d€F=,;tro il corridoietto muffito. Si sentì un botto, e si vide una vampàtÉ,ln quella cominciò a fischiare la sirena della polizia :

Dopo il fuggi fuggi generale che segna il culmine del prc:ditorio attacco squadrista, autentica summa di schietto bul!.smo borgataro e improbabile passione politica, TommaelnB €rl

i suoi amici vanno a <<magnasse 'na rota> in pizzeria. St bÉF-ntano <<ridendo come marani>> sull'unico tavolo libero, <dge,idosi caracche e facendo tutta canizza>>, gridando <(come gé lt*-rr:vece che in una pizzeria fossero inpiazza>>. Non c'è soluaig*di continuità"tra cafoneria pura, bullismo, teppismo, viol€C$ ,

neofascista e delinquenza tout court. La fase "politiec" $iinutre di slogan reboanti che servono a elettúzzate, a "dgf€ 6catica" , ma il richiamo al fascio si riduce a nient'altro chealibi, semplice motivo catalizzatore dell' insopprimibilepulso alla violenza. In pizzeria i simpatizzanti missini tfbattono in una tavolata di comunisti rasteverini, ep

contro ogni aspettativa,la rissa non scoppia, un po' adell'appetito, un po' perché si conoscono, un po'perché Imunisti sono decisamente <più grossi>>. Volano soloanzi slogan, che valgono a dare un'idea piuttosto preciac inon propriamente alto profilo del dibattito politico eb€svolge tra un tavolo e I'altro del locale. Ugo grida all'idei comunisti: <<Semo sempre prepotenti, e lo potemo fellfr,

dqultt Ia discussione con una salomonica sentenza: <<Fateve

a'a!tro quarto, io me faccio er mio, e così finisce'sta discus-

=èitrlleD,

lirrpo avere tracannato litri e litri di vino, i nostri sono

geai cla una frenesia tale <<che non potevano più stare fermi.iirur crrntava per conto suo, uno metteva i piedi sul tavolo.*lls line il Cagone aprì la bocca e disse: "Aóh, staseta me

=eiitnitr palla. Me sentirebbe de Ía'Ia npina der secolo">,

liitti, lrenché ridendo, drrzzano le orecchie, perché capisconoehe I'rrrrrico non sta scherzando affatto, e incitandosi a vicendarlarrrro inizio alla loro avventura notturna. Rubata una mac-rlilttn, 'fommaso, il Cagone, Salvatore, Ugo, Lello e il Mattoilr nnrirìciano con qualche piccolo furto. Poi, tornati I'appetitoe !4 srte, irrompono in una ffattotia, e la nuova libagione si

ennlhtcle, tra i fumi sempre più densi del vino, prima delle ra-

FIre ehc li terranno impegnati sino all'alba, con una battutaertrltrr significativa pronunciata proprio dal bullo di borgatalnllrnrnso: <<"Avanti, giovani", strillò senz'altro il Matto, "cheÈ: llrinc{o ce guarda!", e Tommaso, con voce nasale e la bocca

Ètifl'tlr : "Semo sempre de la stessa pasta: vincere e vince-rFlffrrl" >>. Il ngazzino che sul campo di calcio aveva infierito

=rillrrrtrrbini più piccoli, l'amico e sodale di colui il quale, spal-

isggiato dai suoi degni compari, aveva deliberatamente provo-:etrr il vcnditore di olive sin quasi alla rissa, I'estatico ammira-tere r uspirante emulo dei <fiji de papà> con il montgomery e

i .irerrrardoni>>, corona la sua escalation di bullo con una fol-

€ril:rnte quanto patetica citazione. Più tardi, verso la mezza-*itilte, clurante una pausa fta vna scorribanda el'altra, emerge+i:r' i i I t criore significativ a battuta, nella quale 1'enfatico autori-FHiriltcimento del proprio bullismo si accompagna a quello dialtre l.rndamentali virtù di tale attitudine, nell'ultima dellegriali il verbo <(mettere>> indica l'indiscutibile valentia sessuale

ésl lrt''rttco: <<Semo belli, bulli, ballamo bene, rubbamo bene,iirFitFnì() bbene!>.<<Se, se, ma per voi ormai la tirannia è finita!> replíca €

 

160 BULLI DI CARTA

Nel corso della notte, i giovani, completamente ubriaehl,rapinano alcuni benzínai. Ritroveremo presto questo stesso a€-

cenno alla continuità senza soluzione ra bullismo e delln=

A0f,RfsnÍ ngLLA SfnA - z8 marza zooT

girato YouTLrbe

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querLza pura - impressionante per la puntualità delle coincl=denze, con uno specifico rimando alle rapine ai distibutori dibenzina compiute in quelle stesse <<ore profonde e torpide frél'una e le quattro del mattino>> in cui consumano le loro bfe=

vate i bulli pasoliniani - nel romanzo It di Stephen King, Cl=

lorquando, nella mente di Eddie Kaspbrak, riaÍÍrora all'im=provviso il ricordo di Henry Bowers, il bullo che lo aveva tgf=mentato durante I'inÍanzia: <<Henry Bowers. Dio, com'éfàsuonato. Si domandò dove fosse ora Henry Bowers. MortctIn galera ? A zonzo per le pianure deserte nel mezzo del PaeÉg

come un virus incurablle, a rapinare stazioni di rifornimenCgnelle ore profonde e torpide fual'una e le quatro del mattingo forse a uccidere persone tanto stupide da rallentare al gug

pollice proteso, allo scopo di trasferire nel proprio i dollerlcontenuti nel loro portafogli?>.

;.l,:,

ìti

rii

ha. diffrtso sul web ne hapreso le distanze: <Vogliofarvi notare che tutti i fil-mati che ospito ne1 mioChannel nonr sóiio stati ittalcun modo girati;o prg.dotti da me. Io mi limito a;

proporre le'cose più inte-lessahti che trovò su InterR€tn. Nel novembrescotso. avevano. suscitatoscegno le lmmaglnl ol un

ragazzo down picchiatonell'aula dì una scuolà'di

Torino scaricatq dal'úto,<Google-Video>. ler qp91,

la vicenda erano stiti inda.gati quatho cornpagni discuola del giovane disa'bile, un ragazao di 17 annii

Il eliunore dedicatoralla vircenda piuttosto ehè spè.gnere ha,iùceso l'eiitusia'srtro dei. video.vo) €t r, sc&'

tenando la rincorsa atrla

vetrina rnultimediale. Inquesti mesi,. le scolaresche

italiane hanno rovesciatosul1a Rbteogni tipo di ne-

fanderza.. E.se i filmatsiRnpatioi, e puliti soao lamaggior parte, a fare noli;zia sono 1è scene di sgsso e

di violenza, knnaginiproibite, o sernplicemerrte

di pessirno gueto, corne ilvideo pubblicato ieri,dalblog <Scuolazoo>, che in.s€enar u.n sequestrÒ.bon.

finti terroristi, a,rnari diombrello che ninacci4nodi tagliare la testa al coinpagno di classe co tretto a

fare lapar& delrfipitù, Perfortu,ùa. tra, i cinq.&e Fostche I'inserzione si, è gualdagrreta nell'arco déllagiornata, e.rè ancho chiSenza m€tzl tgrm{t1rl COf0r

Írentè: <Che oretini>,.

Botte a ragazzo dowR, Sèquestralo,il video

MILANO - Su YouTube,èpulihile trovarlo alla cate-gnrlc ndoppio schiaffoo.bue nonori ceffoni asse-

elgll rul volto meravigliatoCi utt mgazzo dowir, nelbegno di una scuola. ìl îil.ainto, presumibilmente ri-Fr€ro (ìon un cellúlàre, è

€lill!r messo on-line loeeorro 24 gennaio, e fino a

lEtl erlr slato visto da 1400

ttlEttll, l)ura 15 secondi, e

nnn è possibile capiie a

Frlmr vista in quale isti-tulo è rttto girato. I prota-

Ettttirli sono tre giovanis-alnri, e pcr questo delcasoÈl rls lnteressando la Pro-

esrc ilinorile di MilanoFlie lcri ne ha ordinato ilE€qtterlÌo aprendo un fa-cÉicokr d' inchiesta controlgnoll, l,'autore non è stato

ldenlil'ictto, mentre chi lÒ

 

<< Qualcuno ci aiuti! >

<euAlcuNo cr Arurr!> 163

+::arran che molti ritengono il suo capolavoro, It, nel quale un

lruFpo di "rispettabili" cittadini si tramuta in un branco difulve l'eroci infierendo con inaudita crudeltà su una coppia di

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1i

*lNello sterminato universo letterario di Stephen King I'#

rore, si sa, non è_più che una carrina di tornasole desttàefÉ fÉl'evidenziare piccole e grandi mostruosità del vivere quotidlaefu$,tanto comuni da essere ormai diventate, ai nostri occhi, Fffi :

soché invisibili. Non poreva dunque mancare, nella gràn#epopea americana che 1o scrittore porta avanti dal rqZ*, i|,ì;tema del bullismo, qui esemplificato atrraverso due romaÉgi, H

bico, descritto da King con straordinario acume psicologlee Q

impressionante efficacia drammatica. Derry, la mitica elÉC€=

(r986) e L'acchiappasogni (zoor).Nel primo è possibile reperire un caso di bullismo

dina americana creata dalla f.antasia dello scrittore,come il ricettacolo di tutti i vizi (e qualche rara virtù)merica nedia. E per "vizi" debbono intendersi i più ahprimitivi e brutali, nel cui lungo elenco spicca, fra í pllienti, un odio viscerale nei confronti del diuerso, diquale, a qualsiasi titolo, ardisce infrangere quelf inper così dire, di medietà (qualcosa di molto simile al q

senso)> in nome delle cui preclari virtù la borghesiaprimonovecentesca stigmatizzava qualsiasi comportamenÈ€

monellesca improntitudine, percepito come intollerabídissonante rispetto alla rnedia del vivere comune). Unadietà, se ci si passa in neologismo, che, in ogni caso, èsiva, incondizionata e acritica adesione a quel codice dlportamento riassumibile nel famigerato trinomio <DiFamiglia>, un codice, è superfluo ricordarlo, ben lunglcontemplare il diritto all'omosessualità in quanto libera g

tonoma scelta di vita. King lo esemplifica ampiamente n€!

;r.'r €*1rìàessuali. Per gli alfieri di quella rassicurante medietà,l'i-' #a tlre qualcuno possa permettersi di derogare dalf ideologia;; $nrlnrrrrte ed esibire una propria autonomía di pensiero e di.:'$:: ;s*llportamento, risulta semplicemente inaccettabile. Perciò,

'$, thlunrlue mosui di non seguire le regole del branco o appata1$j,diyeru,, dagli altri viene, altrettanto semplicemente, isolato ed'ff.'Eii*rlnrrto.

i$i: 'i'te rrbitanti di Derry, \X/ebby Garton, Chris Unwin e Stevei,-!; llubav sorprendono due omoslssuali, Adrian Mellon e Don1i,' llegirrty, all'uscita da un luna park. Mellon e Hagafty, cre-

;.' tisi*hrsi non visti, si scambiano un bacio, e se questo spetta-,. rsfrr lischia di provocarc a Gafton un conato dl vomità, ciò,..' t*ie conrattutto gli appare intollerabile è che uno dei due calzi

u*r iappcllo con la scritta <(I v DERRY>>. Come 1o stesso Gar-'teir iliehiarerà più tardi alla polizia, ciò che più aveva offeso il

:ì.. .

,::, gilu €gelìso civico>> era stato un <<fottuto culattone> che osava::t gÌtrt sSullùu LtvrLU// ur4 ùL4LU ulr llrulLttL\J LuralL\Jrrg22 Lrrg \rùava

,., irir-lel'sene in giro con un cappello con su scritto il nome della

iii, +c Élnrrrta città natale. E questa la scintilla che appicca il fuoco:iit ltle gtolveri: malamente apostrofato da Garton, Mellon ri-iìi.;li I I 1 . I

',rr FÈetrzinli inclinazioni omofile del suo interlocutore. A questoj f}*JtFlt!11[tl lncllnazlonl omotlle clel suo mteflocutore. A questo:t:. ài:ttto (ìarton decide di cambiare i connotati a Mellon, ma

*1, il pr',rvvidenziale, drastico intervento di un agente di poliziaff Feile fine al diverbio, almeno per il momento.iîÍ ' eMi ha dato del frocio!> protesta Garton indignato, e I'a-i;fi grite libatte: <<Cos'è, hai pawa che abbia visto giusto ?>. Que-

:it, SÈ+i lrtevc scambio di battute, innocue solo all'apparenza, apîet:, 5È+i lllevc scamblo d1 battute, lnnocue solo all'apparenza, apîe: irr realtrl più di uno spiraglio sulle motivazioni profonde dellitilliatrro a sfondo omofobico, che, come ogni altra forma dibiilliarrto, nasconde spesso, a livello inconscio, un profondo'tallrvolgimento emotivo dell'aguzzino nei confronti della vit-!1ss, (Jrrando Mellon, con una battuta, allude alla potenzialeilleiinazione omofila di Garton, coglie nel segno suo malgradol= g:el' srrrr disgrazia). Quest'ultimo, infatti, dichiara che a causa

 

L64 BULLI DI CARTA

di quella battuta la sua virilità <<aveva ricevuto un insulto ehe

doveva essere senz'altro vendicato>>. In seguito, rivolgendo rl.petutamente a\la sua vittima gli epiteti di <<checca>>, <<frociotg

<<culattone>> applica una delle più classiche stratc=

<(QUALCUNo cI AIUTI!> 165

=fÈlrpo, per così dire, "campanilistico-pattiottico", è fissato:

!fer'r'y, prototipo della cittadina media e culla dell'americanoéerlìo, non tollera ciò che alla rnedietà si sottrae, nella {atti-

le <<checche>>, che vanno senz'altro prese a botte o, nel

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,l'aguzzinogie del bullismo, volta a de-umantzzarela vittima stessa. Il ft=

sultato di tale strategia è che il bullo non ha più la percezione

di avere di fronte a sé una persona, bensì il brandello di un og=

getto, rispetto al quale viene esclusa anche la più remota potÉl=bilità di un qualsiasi coinvolgimento emotivo, e sul quale è

possibile infierire con la massima ferocia.Stephen King metterà acutamente a fuoco la riduzione 4 €E=

,

getto della vittima allorché più tardi, descivendo il feroce p€=

staggio, affermerà che <Adrian Mellon [...] veniva passato Isuon di spintoni da Garton a Dubay a Unwin, in una specie dl :

triangolazione calcistica. Le sue membra reagivano passiva=

mentè, sbatacchiando come quelle di una bambola di pezza*,

Come è stato dimostrato, questa strategia de-umanizzante è .

assolutamente peculiare nei casi di viscerale ostilità nei con='.,,

fronti delle coiiddette "perversioni" sessuali. La spaventoee.:

esplosione di violenza di Garton, dunque, ha \a Íunzione dl :iriéquilibrare una vertiginosa sensazionè di perdita di quellc :,.

che egli chiama la sua"<virilità>, della sua fiagile identítà dl i:,rrur.Èio, per conservarcla quale è dísposto u t,.ttto. Cosl ll :ibullo, terîorLzzato dal f.atto di potersi scoprire uguale alla sut ,

vittima, semplicemente la diitrugge. proiche Garton, n€i,iirprofondo, è effettivamente incerto del proprio orientamentgsessuale, Iabattuta di Mellon funziona come uno specchio,riflette quello che ha di fronte e al tempo stesso catalizzal'crnergia distruttiva che 1'oggetto riflesso scatena allo scopo dldifendersi, in ultima analisi, da null'altro che da se stesso. Ialtre parole, come dice il poliziotto, Mellon ha effettiv<<visto giusto>>.

La vendetta, dunque, è solo timandata: <<La prossima voltta che t'incontro le prendi! - urla all'indírizzo di Mellonsi allontana con il suo compagno. - E se avtai ancoracappello, t'ammazzo! In questa città non abbiamo bisogng$di^checcire come te!o. L'ajibi di Íaccíata, in questo .mòdli

=irecieFAE(ì, climinate.

f l concorso delle circostaîtze, scrive King, congiura perfetta-iiiente perché il momento sia quello sbagliato per tutti. Mellon

s llagarty vanno a bere un paio di birre in un locale, poi, te-*renr.krsi per mano, si dirigono verso il ponte di Main Street.ti;rl'tut-t, Unwin e Dubay 1i seguono ín auto e, giuntí al ponte, lililt,cerrno. <Dammi quel cappello - intima Garton a Mellon. -ll,rnrrrclo, frocio>>. Questa volta Mellon intuisce che la f.accenda

=t*plcrrdendo davvero una brutta piega e, con gli occhi colmi di

tFir'ole , consegna il cappello a Garton. Quest'ultimo estrae unt..rltrllo a serramaníco e lo taglia rn due, poi si srofina i due

;,e=ei sul fondoschiena, quindi li butta a teîra e li calpesta.

"( )r,r volete lasciarci...n aveva cominciato Adrian Mellon edÉii!t r,l,rlo in quel momento che Carton gli aveva mollato un caz-

=rrtlo irr faccia, mandandolo a sbattere contro la bassa ringhierailcl porrte. Adrian aveva mandato un grido, portandosi le mani allalirrrr,r. Le dita gli si erano sporcate subito di sangue.

-t\rla!, aveva urlato Hagarty correndo verso di Iui. Dubay glil*!v,r fntto Io sgambetto. Carton gli aveva sferrato un calcio allo

=fiinr,r(o facendolo ruzzolare dal marciapiede nella strada. Era

prtEq,rl.ì un'automobile. Hagarty si era alzato sulle ginocchia,

=lrtail,rndonella speranza di fermarla. Non aveva nemmeno ral-

iefilnlo. llautomobilista [...] non si era nemmeno girato a Suar-littfe,

nlillo, frocio!> aveva tuonato Dubay scalciandolo alla faccia.tlttg,rlly si era accasciato su un fianco contro lo zoccolo del mar-t,lrt1 tit,t lc, sem isvenuto.

(Jlr,rlche istante dopo aveva udito una voce, quella di ChrisLittwitt, che gli consigliava di battersela se non voleva fare la

=ft.'cc,rlrrutta fine del suo amico. [...]

Allt, orecchie di Hagarty giungevano colpi sordi frammisti aigr:nrili rlel suo amante. Sembravano i versi di un coniglio preso inriiirr l,rg,liola, disse alla polizia. Si era trascinato verso l'incrocio e

 

166 BULLr Dr cARTA

le luci intense della stazione degli autobus e, giunto a una ccftèdistanza, si era voltato a guardare.

Adrian Mellon, che era sul metro e sessanta e pesava una g€g=

santina di chili scarsi, veniva passato a suon di spintoni da Cartgf,

<(euAlcuNo cI AIUTI!> 167

rirrrlrilista di passaggio, il quale ignora ostentatamente la tîàge-*lin clre si sta svolgendo sotto i suoi occhi, e soprattutto da

,lirellrr fila di case <insensibili, buie e impenerabili> al dispe-

r*rrr grido di aiuto delle vittime tercorizzate. L'indiff eîer7z^

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a Dubay a Unwin, in una specie di triangolazione calcistica, L€sue membra reagivano passivamente, sbatacchiando come qucllEdi una bambola di pezza. Lo picchiavano, lo tartassavano, gll ,

strappavano i vestiti. Aveva visto con chiarezza, dichiarò, Cartgnche Io mirava con un pugno all'inguine. Adrian aveva i capelli da-vanti agli occhi. ll sangue che gli sgorgava dalla bocca gli inzup=pava la camicia. Webby Carton portava due grossi anelli allamano destra: uno era un distintivo del liceo locale, mentre l'altftise l'era fabbricato da sé al corso di applicazioni tecniche, intree.ciando una D e una B d'ottone di spropositate dímensioni. Le lnl= :

ziali stavano per Dead Bugs, un gruppo metal per cui andavematto. Cli anelli avevano squarciato il labbro superiore di Adrlane gli avevano fracassato tre denti dell'arcata superiore all'altezzàdella gengiva.

<Aiuto!> aveva strillato Hagarty. <Aiuto! Aiuto! Lo stanno alfl=mazzando!

Aiuto!>:i.

Ma le case di Main Street erano rimaste insensibili, buie e lm= -,

penetrabili. Nessuno era venuto in aiuto, nemmeno da quell'unleeisola di luce che era la stazione degli autobus e Hagarty non €e= .:piva come fosse possibile, perché sapeva che c'era gente. Lg i.r,aveva visto quando ci era passato davanti con Ade, .i

(AIUTO! AIUTo! Lo SIANNO UCCTDENDO/ ATUTO/ pER L/AMOR Ot DlEi jiCHE QUALCUNO Cl AIUTIID.

frTra risa sguaiate e urlando freneticamente <<DefenesttÉ= ffi

zione! Defenestrazione!>, Garton e Dubay sollevano^ne[en

S'da terca, i1 primo tenendolo da sotto le braccia e il seconde ffidal fondo dei pantaloni. Hagarty fa un ultimo disperato tentè-

$tivo per fermarli, ma Unwin lo fa rovinare pesantemente É:$1

terra in uno schiocco dí denti. Poi Hagarty sente il tonfo del àcorpo dell'amico che si sfracella sul greto del torrente. La tr€= $gedia è conclusa (tralasciamo, ovviamente, Ia presenza dcl$clown e le vicende connesse, che esorbitano dal nosro tema), ffKing non manca di sottolineare l'indispensabile presenza delh "f.amigerata "maggioranza silenziosa", simbole ggiata dall'aut6=,'

tfell'rrrrtomobilista e l'oscurità impenetrabile delle abitazionicriggc'llano il patto sotterraneo che lega, volenti o nolenti, iirrrili, gli aguzzini, agli "innocenti", coloro che non si sporcano

!e nrrrtri ma che con il loro mutismo e la loro astensione inflig-grrno altrettanti colpi, invisibili e silenziosi ma non meno le-

t:rli, rrlle povere vittime di questo assurdo rito di sangue.

ll bullismo si configura così non come un fenomeno che in-tet'essa qualche isolato individuo più o meno disadattato, bensìr'rrtrre il sintomo di un intero sistema sociale profondamente

rttnl*to, \X/ebby Garton, Chris Unwin e Steve Dubay sono,

lltttr rr prova conttatia, pefsone perfettamente "normalí", esat-

I'irrrrrìte al paú dell'automobilista di passaggio e dei cittadiniaarelragliati nelle loro case. Non fosse che questa presunta" r1r rnnalità" diventa improwisamente una manife stazíone pa-

tirlngica nel momento in cui difronte all'esercizio della vio-

lerrtrrr c della sopraf f.azione dauna parte si salda con il silenzior+rtrrplice, dall'iItra finisce con l'acquistare il peso, non indif-fefr.rrte, di una tacita connivenza, di un'implicita approva-;lotrc sociale.

(ìrrrton, inoltre, mette in moto un altro tipico meccanismoelellrr psicologia del bullo, volta a ridurre o sminuire 1a propriapetatrnale responsabilità, allorché aff.erma che è la vittima ad

àvello provocato, quindi, in certo qual modo, "se l'è andata,a

Ferr:rrrel'. <Mi ha dato del frocio!> protesta indignato quando

l! poliziotto gli impone di tenere a freno i suoi bellicosi propo-

elil, e le presunte auances di Mellon gli appaiono pericolosi e

nl'lerrsivi ^ttentati alla stta virilità. Per questa via, King poneln evidenza un'altra basilare manifestazione psicologica, sem-

pfe rrrientat a^d ^tteil)are

il senso di responsabilità diluendoloà ctrlico di un contesto più ampio. Garton trova insultante per

!'lntera comunità cui appartiene il fatto che un <<fottuto culat-Gefic> osi andarsene in giro con un cappello che reca impresso

i! rr,rrne dell'amata cittadina. Non vi è dubbio che, neppure

 

r6968

troppo inconsciamente, Garton sia convinto di agire nell'lnte=resse generale, sicuro che la sua omofobia sia un valore cotdl.viso e accettato dalla comunità intera, fatto del resto coulpfÉ:vato non soltanto dalla presenza e partecipazione dei suol ee

(QUALCUNO CI AIUTIID

=Firl)rcun giubbotto da motociclista color rosa/ con un'aquila sul

;frrlsu, Una volta un ragazzo di quarta era stato tanto imprudenteti:r ritlcre di quel giubbotto. Agile come una donnola e scattantelririt una vipera, Henry si era voltato verso il marmocchio e gli

BULLI DI CARTA

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coliti Dubay e Unwin, ma anche dalla non-patecipazione deÉa"maggioranza silenziosa", Ia quale, nonostante te gride diaiuto delle vittime, rimane asserragliata alf interno delle ru€

case <<buie e impenemabili>.Non a caso, per il suo enorme successo popolare e la stfèBgdinaria capacità di raccontare il mondo dell'infanzia, Klng tstato patagonato, non impropriamente, a Charles DickenÉr €molt-iepisodi di bullismo presenti nei suoi romanziriguardcnegin effetti, il mondo dei giovani e della scuola.

Sempre in It,l'attenzione dello scrittore si trasferisce, pifravanti, su un gruppo di ragazztni di circa dodici anni. Fre- diessi vi è Henry Bowers, il terribile bullo della scuola, che t€f=rorizza i compagni spalleggiato da un paio di fedeli accolltirBelch Huggins e Victor Criss. L'accurata e significative dg=

scrizione del suo aspetto fisico inrroduce l'episodio chleve,quello in cui il "ciccione" Ben Hanscom, classica vittima dgÈi=

gnata (ma, come vedremo, solo in apparcnza), si rifiuta cgregégiosamente di [.ar copiare il compito in classe a Bowers, b€-=A

consapevole delle terribili rappresaglie che 1o aspetano. tc dgscrizione dell'aspetto fisico di Henry, che evoca al tempestesso una sorta di "meccanizzazíone" (i capelli <pesantemenfpincerati>> tanto da somigliare ai <denti dí una falciaticen) gfi,un certo "miserabilismo" alla Blade Runne,r (il giubbotto, t'4$dore acre del sudore, l'aroma dolciastro della gomma), egl$sicide con la sua cústallizzazione nello status di bullo ricoA#;sciuto e temuto da tutti.

1;Portava i capelli rozzamente tosati in un'acconciatura aggree$:.siva che lasciava intravedere il bianco della cute. Se ne imfómÉ=$tava il vertice anteriore con un tubetto che si portava sempre nellftasca posteriore dei_ jeans, con la conseguenza che i capelll ag$lpena sopra Ia sua fronte, sembravano i denti di una falciatrlgEÈi.meccanica in arrivo. lntorno a lui aleggiava costantemente odeedi sudore mescolato a gomme da masticare alla frutta. lndosÉe€

aì-ev,ì sferrato un doppio cazzotto con un pugno incrostato di*erta, ll temerario aveva perso tre denti. Henry aveva ottenuto unarri irrìra supplementare di due settimane da scuola. Ben si era au-

gtlato, con la speranza sfocata e pure ardente del calpestatoe

pritst,guitato, che Henry fosse espulso invece che sospeso. Nonàfr.v,r .ìvuto tanta fortuna. Le monete false saltano sempre fuori dinurrvo, Terminato il periodo di sospensione, Henry era ricomparsoiit-l rortile della scuola, orgogliosamente splendente nella sua

Eilr( (.r rosa da motociclista, con i capelli così pesantemente ince-iailtlrc sembravano urlargli dal cranio. Entrambi gli occhi porta-rnir{r i segni tumefatti e coloriti delle percosse amministrategli dalg:.rrhr,squilibrato per aver (fatto a botte a scuolar. Le tracce delr,irliplo non erano durate più che tanto, ma per i ragazzi che in un

ninrkr o nell'altro erano costretti a coesistere con Henry a Derry, Ia

le:hrrrc era rimasta impressa. A quanto risultava a Ben, nessuno si

Errr nì,ìi più permesso di fare commenti sul giubbotto rosa.

A cluesta presentazione d'impressionante incisività segue unÉverlto che ha delf inaudito: la vittima destgnata si ribella, osa

Hiìpurre un fiero "no" alle intimidatorie richieste del suo per-

=€rlrrrrrree accetta, in piena consapevolezza, il rischio delle ine-

-itHhili e devastanti ritorsioni. Perché, che cosa è successo?

Fetsfrasandola nota poesia di Bertolt Brecht, potremmo direelle la vittima, inopínatamente, può mettersi a pensare. Se ilbulltr è simile auîa <<m cchina potente>> che <<sfracella>> e può

Fet'citro anivate a <<uccidere>> la vittima, quest'ultima, come

cgni rrltro uomo, <<ha un difetto: può pensare>>. E Ben Han-=eon,

il "ciccione", per l'appunto pensa. Pensa da bambino,gelché in effetti à un bambino, ma a un certo punto, schiac-

elatn clal peso dell'angoscia che gli procura I'imminente ven-dettu del suo persecutote, invece di soccombere trova un'ina-ÈFettrlta via d'uscita, formula un pensiero <di una categotiapltr elevata, quasi da adulto>>. Soprattutto il confronto ftal'a'

=pettofisico del bullo e quello della vittima risulta particolar-

 

t7l70 BULLI DI CARTA <(QUALCUNO CI AIUTII)

mente significativo: il primo è grande, grosso e robusto, e egÉ=

tolinea il suo intimidatorio aspetto da "cattivo" con ridicole tépatetico) puntiglio, mentre la vittima è il "ciccione" per anÉe ,iinomasia delle scuole americane, lento nei movimenti, goffel ;

{irgu: <Può darsi che si vendichi. Ma forse riesco a sfuggirgli

Fer I'trltima settimana di scuola. Sono sicuro di riuscirci, se ce

io nr.tto tutta. E durante I'estate è probabile che dimenti-r,!rerÀ. Sì. È abbastanza stupido. E se canna questo compito,

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flaccido e codardo. Più che dei personaggi sembrano quÉdHl

degli stereottpi, caricature da fumetto, ma entrambi sono dg= .tstinati a riservarci una sorpresa. Henry, freddo e sanguinallg, $i

è in realtà vn <<pazzo scatenaro> capace di portare il bulltsE€ i*,ai confini del sadismo puro, tanro che persino i suoi accolitt re #lsono spaventati; Ben, invece, rivela un'eccezionale rapiditè dl $,pensiero e azione, nonché qualità ruziocinanti fuori dal eC= $mune e una maturità afÍatr.o inconsueta alla sua età. Kingt :come del resto fa frequentemente, capovolge il clicbé dopé :*.averlo accuratamente presentato come tale, stravolge il luog€comune e dà corpo a personaggi e situazioni originali, coinvó!= 'rigenti e imprevedibili. Del tutto imprevedibile è, per I'ep= .punto, iI f.atto che Ben Hanscom, la vittima, conservi, mel" .i:grado sia attanagliata daI terrore, un barlume di pensiero, g inon cessi mai, neppure nei momenti più drammatici, di coltl= ,*vare una speîanza, di ricercare tenacemente e lucidamente uA ,llimodo di resistere, così da attingere, finalmente, a una viA él .'tscampo.

Durante il compito in classe di matematica, Henry, fissandg r

Ben con <<occhi neri e furiosi>>, gli intima con un sussuffgovattato e scaltro, simile a quello <di un detenuto di lungf ,

data che passa un messaggio durante I'ora d'aria nel cortile éliuna prigione>>: <<Fammi copiare>> (la fuggevole allusione i1,$mondo carcerario richiama alla memoria, per inciso, le conats;derazioni pasoliniane circa <<l'inimicizia nevrotica>> che cog=suma <<i reclusi nella stessa cella>). A questo punto, tre peg=,

sieri sfrecciano nella mente di Ben, tanto snella e lesta quanÈgil suo corpo è obeso: r) se l'insegnante si accorge che Henry hflcopiato, rifilerà a entrambi uno zero tondo; z) se Henry n6n.potrà copiare, 1o picchierà di santa ragione. Ma è il terzo e d*ìtimo pensiero a riscattare I'owietà dei primi due e a denotaf€un deciso salto di qualità. Malgrado l'angoscia che lo opprimcl

f:ir,qe lo bocciano di nuovo. E se 1o bocciano io passo davantia lrri. Non sarò più nella stessa classe con lui.'. Artiverò inlrritu* media prima di lui. Potrei... potrei essere libero>.'

I lenry intuisce che Ben oppone resistenza e cade in preda alF*nico. Il suo foglio è ancora completamente bianco e, se satà

lrucr:irtto ancora una volta, suo padre gli spappolerà <il cervellorfi lrtrtte>. Con grande Íinezza, King non manca, per così dire,di "contestualízzare" il bullo all'interno dell'ambito familiare,cvrrrrndo I'incombente minaccia di un padre violento che, a

aua volta, sembra non conoscere alto linguaggio all'infuori di,piello delle botte. Figlio e vittima di un padre bullo, Henry,lirrlhr a sua volta, intima nuovamente a Ben, con gli occhi lam-peggianti di un cupo ammonimento: <<Fammi copiare>>, ma

}lerr rcuote la testa e ptotegge il foglio con le braccia. <Tiprenclcrò, ciccione. Fammi copiare o me la paghi> lo incalza ilItrrllo, E inutile, Ben ha pavîa ma non demorde: forse per laplirrra volta in vita sua, ha preso una decisione e intende man-

ierrerla. Come una persona matuîa, con lucida f.reddezza ha

fstttr i suoi calcoli, con spirito ptagmatico havalutato i costi, iriqr'lri e i benefici, e la risposta è "no". Ed ecco giungergli I'ul-tirrro bisbiglio di Henry, <<raggelante nella placida sicurezza dillllrt promessa>>: <(Sei morto, ciccione>>.

(]rrello che doveva accadere, inevitabilmente accade. I ten-tetivi di Ben di eludere il suo persecutore all'uscita dallaacttttlrr si rivelano inutili, e il "ciccione", come una preda brac-erlta, cade finalmente in trappola. La sua prima reazione è, ov-

Tlrltucnte, di temore. Tenuto saldamente per le braccia da!higgins e Criss, completamente in balia di Bowers, Ben squit-tiqce come un maialino, e questo <(verso codardo, conigliesco e

pervirlo> indica, ancoîa una volta, il potere del bullo di de-

irmanizzare la sua vittima riducendola a uno stadio animale-c::o, lnaspettatamente, Henry reca impressa sul volto un'e-apt'essicrne seria e riflessiva, quasi un'ombra di tristezza, ed ènfatti, Ben riesce a manteneÀ vivala ú;;;i;H";ilElt

 

17372

questo strano atteggiamento a farc intuire a Ben che forse glltoccherà subire qualcosa di assai peggíore di una scarica ?lbotte. Henry, inf.atti, estrae dalla tasca dei jeans un coltello dacaccia, aprelalama ela punta contro il ventre della vittima, Il

<QUALCUNO CI AIUTI!)

rappresaglia meditata, perché Ben desidera semplicemente in-rrerÌrentare Ia fona dell'impatto, tuttatia, quando vede 1'e-cplessione di sbalordimento sul viso di Henry, si sente <<col-

nìruc da una gioia selvaggia>>. Così il "ciccione", la vittima de-

BULLI DI CARTA

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terrore di Ben esplode, suda copiosamente, e con il muco a!naso singhiozza disperato mentre un fiume di lacrime gllsgorga dagli occhi stralunati. Sempre più tenorizzato, si oc,

corge che Belch e Victor hanno smesso di ridere e appaiononervosi, quasi spaventati: <(Non sanno che cosa Íatà,, - pensa -fin dove sarà capace di arrivare. Se hai creduto che là situe,zione fosse critica, hai creduto giusto. Probabilmente è anch€peggio di quel che avevi pensato. Devi riflettere. Anche gc

non l'hai mai Íatto e non Io farui mai più, è meglio che adesgorifletti. Perché i suoi occhi dicono che hanno ragione di sern.brare nervosi. I suoi occhi dicono che è un pazzo scatenatoh,Dunque, aflcora una volta, nonostante il terribile frangente,Ben trova Ia fotza di pensare. Henry, il cui volto è ora defor,mato in una smorfia diabolica, inizia a incidere lentamente,con la punta del coltello, il proprio nome sul ventre di Ben,perché questi non si dimentichi mai più di fargli copiare, al.l'occomenza, il compito. In altre parole, il bullo mur.Àia ia suavittima come si fa con un vitello. E proprio mentre compi€questa operazione , alla quale i suoi complici assistono sempf€pjù increduli e turbati, Ben riesce a escogitare unavia di fuge,Il panico lo ha abbandonato, perché alf improvviso ha sco.perto dentro di sé qualcosa, <e poiché quel qualcosa non afitrmetteva \a ptesenza contemporanea del panico, 1o aveva divo.rato in un- colpo solo>>. I quatffo si trovano in un punto ap-partato del parco, Ben è appoggiato a uno steccato chì aÍÍaciiasu_una,piccola scarpata, verso il fiume: <Alf indietro, - p€11:

sa lucidamente menffe sente colare il proprio sangue fuala-pel.le e la cintola dei jeans. - Devo andire àil'indi.Ito. È I'uniccdirezione in cui posso scappare)>. Belch e Victor non l€trattengono più, disubbidendo all'ordine di Henry si sonoallontanati, sconvolti dell'orrore. Ben, all'improvviso, si pro.ietta all'indiero contro lo steccato e, mentre cade, sfèrrainvolontariamente un calcio nel ventre di Henry. Non è ung

algnata, riesce a sfuggire al suo persecutore e fugge in unaIrrt't'a boscosa, acq\attandosi in un inaccessibile riparo natu-t'*ile , Henry, Belch e Victor si lanciano all'inseguimento e, du-

tsnte la perlustrazione, s'imbattono in alcuni ragazzini cheglocano a costruire una piccola diga in un anfratto del tor-t'errte. Impotente a sfogare la sua ira contro Ben, diventato it-reperibile, Henry si accanisce sui bambini, prontamente asse-

ttrrrclato dai fidí gregari, i quali, dopo l'orrore suscitato in lororlrrlla vista del sangue, hanno ritrovato appieno il gusto della

lrlevaricazione ai danni dei più deboli, resi semmai più forti,rli liflesso, dall'evidente pericolosità del loro capo. Così Ben,gir\ potenziale vittima dei bulli, assiste di nascosto a un rinno-vato episodio di bullismo, che questa volta i suoi persecutoririescono effettivamente a consumare ai danni di alcuni inermihunrbinetti intenti al loro gioco. I1 fatto che gli eventi siano

llrllrati dal punto di vista di Ben, il quale, dal proprio nascon-rliglio, non riesce a vedere nulla di quanto effettivamente ac-rril(lc, ma soltanto a intuirlo sulla base dei rumori e delle vocírrlnsente allo scrittore di sottolíneare efficacemente f infinitJst;rurllore morale che sottende la prepotenza dei tre bulli.

( ìiunsero Henry, Belch e Victor. Aveva sperato che si sarebberolacr iati attrarre dal sentiero, ma non aveva avuto tanta fortuna. Si

ferrrr.rrono per un momento vicino a lui, ancora mezzo passo e

nvrllrbe potuto toccarli allungando la mano fuori del suo nascon-tliglio.

<Scommetto che quei mocciosi l'hanno visto>, commentò

flt,k h.<Andiamo a chiederglielo>, propose Henry. Si erano girati tor-

rì,rrrtlo indietro. Pochi istanti dopo Ben lo aveva sentito ruggire:o( lrc cosa cazzo ci fate qui voialtri?o

( i fu una sorta di risposta, ma a Ben risultò incomprensibile: i

It1p,,t/.zi erano troppo lontani e le loro voci erano soffocate dal ru-rrrore del fiume così vicino, che naturalmente era il Kenduskeag.

  -.= :--g;:G-f

T74 BULLI DI cARTA

Ebbe comunque l'impressione che chi aveva risposto fosse gpa=

ventato. Non poteva dargli torto.Poi Victor Criss aveva tuonato qualcosa che Ben non era rlU=

scito a capire: <Che stronzata di dighetta!>Dighetta? Fighetta? Ma forseVictor li aveva solo insultati gene=

<euAlcuNo cI AIUTr!> 175

pet(' una cosa. Avete visto un ciccione in questi ultimi dieci mi-nrrlil Un ragazzo Srosso e Srasso tutto insanguinato e ferjto?>

I a risposta fu troppo breve perché potesse essere altro che un no.

tsci proprio sicuro?, insisté Belch. <Stai attento, sai, mamma-Ittr t'tt.,

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ricamente e Ben aveva frainteso.<Tiriamola giù!> propose Belch.Ci furono grandi proteste seguite da un grido di dolore. Qual=

cuno si mise a piangere. Ben rivolse loro tutta la sua compassion€!Non erano riusciti a prendere lui (almeno non ancora), ma ave=vano trovato un altro gruppo di bambini più piccoli su cui #ogar€la loro malvagità.

<Sì, buttiamola giùu, rispose Henry.Scrosci. Urla. Sguaiate risa da ritardato mentale da parte dl

Belch e Victor. ll pianto angosciato e isterico di uno dei bamblnlpiù piccoli.

<Non mi rompere le palle, tu, cimice balbuzienter, rugglHenry Bowers. <Non mi faccio più rompere le palle da nessun€;oggi ! >

Ci fu uno schianto. Poi il rumore della corrente diventò plÈ

forte trasformandosi per qualche istante in boato prima di torn'af€al suo placido gorgoglio. Finalmente Ben capì. Dighetta, già, qu€=sto aveva detto Victor. Quei ragazzi - due o tre, a giudicare dall€voci che aveva udito passando - stavano costruendo una diga €Henry e soci gliel'avevano appena distrutta. Ben credeva anch€ dlsapere chi fosse una delle vittime. Ilunica <cimice balbuzientelche conosceva alla scuola di Derry era Bill Denbrough, n€llàquinta del l'altra sezione.

<Non avevate nessun bisogno di farlol È una cattiveria inutilelrreclamò una vocetta impaurita e Ben riconobbe anche quellE;sebbene non riuscisse a collegarla immediatamente a una facclA,u Perché I'avete fatto?>

<Perché ne avevamo voglia, caccole!o ruggì Henry di rimand€,Ci fu un tonfo sordo. Seguì un grido di dolore. Al grido seguì unpiagnisteo.

<Piantala!> ordinò Victor. <Piantala di frignare, moccíoso, o tltiro le orecchie e te le lego sotto il mento.>

Il pianto si trasformò in una serie di sniffi strozzati.<Noi ce ne andiamo>, annunciò Henry, (ma prima voglio sA=

r,S-s-sono s-s-sicuro,,/ rispose Bill Denbrough.uAndiamon, disse Henry. uProbabilmente ha guadato giù per

tlt 1tr,,

r,(.iao ciao, ragazzir, salutòVictor Criss. <La vostra era propriorttr,r rlighetta di merda, credetemi. Starete meglio senza->

tÌrnfuso sciacquio di passi nell'acqua. Di nuovo la voce diliek'lr, ma più lontana. Ben non riuscì a decifrare le parole. Per la

verilì non voleva capirle. Più vicino, il ragazzo che era stato co-qlr(,llo a smettere di piangere, ricominciò. Udì i borbottii del suot unrl)agno che cercava di rincuorarlo. Ben aveva concluso cheq,riro solo in due, BillTartaglia e quello che piangeva.

lrt'r metà seduto e per metà sdraiato rimase dov'era ad ascoltare

I dur ragazzi al fiume e i rumori sempre più deboli di Henry e deiquoi amlci dinosauri che s'addentravano nella boscaglia nella di-rezione opposta.tt

l)opo la vittoriosa ribellione di Ben Hanscom in ft, alcuni

anrri dopo, in L'acchiappasogni, Stephen King ripropone unaltlo episodio di bullismo, se così si può dire, "a lieto fine".{ltrcsta volta non è la vittima stessa a ffarsi d'impaccio gtazie

alle proprie facoltà raziocinanti (e una buona dose di fortuna),r1H è un gruppo di amici a correre coraggiosamente in soccorso

dl rrn compàgno caduto nelle mani degli immancabili bulli che

!nl'estano le scuole dí ogni città.Si tratta, in questo caso, di uno dei più odiosi atti di bullismo

elre sia dato concepire, quello consumato ai dannt di un disabile.

Ahbiamo più volte rilevato come il bullismo si scateni per 1o più

eiìntro colui il quale, a qualsiasi titolo, sia identificato come <<di-

vetii())>) benché non sia possibile físsare una costante, un filo con-

rlrrttrrre che consenta di ricondurre in unità ivatiegati aspetti dirlrlrstzr diversità: I'orientamento sessuale, la classe sociale, le doti

r t, Lc citazioni sono ratte da Stephen King, Ir, traduzione di Tullio Dobner,Spellirrg & Kupfer, Milano r99o.

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r,l,S,.

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t76 BULLI DI CARTA

morali o intellettuali, la condizione fisica o psicologica, tutto lluirdiventare, agli occhi del bullo, motivo di odio e di risentinrcttto.Ciò che 1o muove, infattt, non è mai un motivo, una "ragitrrc-"per quanto opinabile, bensì un impulso "irragionevole" in srtts,'

le itnmagini di un pupaz zo dei cartoni animati per bambini. Sul

èèatino iè rn'.ti.È.itu .h. indica le generalità del proprietario:

Éleuglut Clavell. In quel momento si ode un grido'

un grido dallo spiazzo in cui i grandi giocano a base-

<QUALCUNO CI AIUTI!> 177

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letterale, non riconducibile cioè all'ambito delle facoltà razioi I

nanti, poiché affonda le sue radici in una psiche malata, ítt ut!:1

mente perversa e distorta che agisce inlarya parte sotto la spirrt'r

di forze sotteîranee. Le "motivazioni" del bullo non hannu ttt,tl

un "senso" riferibile a un contesto oggettivo e obiettivallìctrlcvalutabíle, ma lo trovano unicamente in riferimento a un l)ire.saggio interiore compromesso e devastato, aun'alterata visiottedella vita. La più volte ricordata <<diversità> della vittima è st'irr

pre e soltanto niente alffo che un pretesto, sia che si tratti cli rrrr

omosessuale, come nel caso del povero Adrian Mellon, sia clrr ct

tratti, come in questo caso, di un disabile.Per quanto confusamente, i quattro protagonisti dell'cpir',,

dio dell'r4.cchiappasognl che riescono ad avercIa meglio, sctr::,r

colpo ferire, sui malsani propositi del nerboruto Richie ( ire

nadeau e dei suoí altrettanto muscolosi accoliti, sembrano ,'u

sere consapevoli dell'alterata coscienza dei propri antagorìiriltBenché in palese condizione d'inferíorità, scelgono di pallntoil loro stesso linguaggio, si dichiarano pronti a farsi massaclin r:

ma li avvertono di essere determinati a giocare fíno in foncl,r l.proprie chanches. Duri e determinati sino alla sfrontatezza, paquanto le circostanze possano loro consentire, ingaggiano t'ntt

i bulli una sorta diazzardo, un giro di poker nel quale il L't,,clamoroso bluff úesce, alla fine, a piegare la riottosità degli rrv

versari. II pensiero,la carta vincente di Ben Hanscom, victrccosì giocata nuovamente fino in fondo, e con analogo stt,

cesso, dagli irriducibili Henry, Beaver, Pete e Jonesy, ragrt.,zini sui quindici anni che riescono a tener testa a un manipol,'di bulli impegnati a umiliare il povero Douglas Clavell, un ,lr

sabile che frequentalaloro stessa scuola.Henry e i suoi amici scoprono, in un parco, dapprima rrr,r

maglia strappat^ sul dietro del collo, come se chi f indoss,tr',ravesse cercato di scappare ma fosse stato afferrato e riporlirlrrindietro, poi un cestino di metallo per la merenda, decorato iorr

5i senteball in estate. È-un grido pieno di dolore, ma quello che fa scattare

ÈenrV in avanti prila ancora di riflettere è il tono sorpreso,la sor-

[rpsa'dichi prova dolore e spavento per la prima volta'.

' Uli altri lo seguono. Corrono in fila indiana tra le erbacce che

hanno invaso il viale: Henry, Jonesy, Beav e Pete'

Si ode una sonora risata maschile. <Avanti, mangiala', ordina

Qualcuno. nMangiala e ti lasciamo andare. Magari Duncan ti re-

illlrtisce anche i calzoni.,rr5ì, se tu...> dice un altro ragazzot probabilmente Duncan, ma

li lllocca vedendo Henry e i suoi amici.(Ehi, ragazzi, piantatela!> grida Beaver' <Piantatela e basta!>

Gli amlài di Duncan - sono due, entrambi vestiti con il blazer

delle superiori di Derry - accorgendosi che il loro passatempo po-

mericliairo ha degli spettatori, sigirano. lnginocchiato s.ulla ghiaia

iiu Ui loro, con iídosso solo le mutande e una scarpa da tennis, ilValto striato di sangue, terra e lacrime, c'è un bambino di età in-

il*fiuitu. Non è un 6irb"tto - ha una spolverata di peli sul petto -nlé ha comunque l,aria da piccolino. cli occhi verdissimi, a man-

r.lorla, sono colmi di lacrime.

1,.,1 *Cnl cazzo sei?o chiede a Beav uno dei grandi' Sulla mano

rhistra porta un guantone da baseball, o qualcosa del genere,. sul

EIUÉle c;è la meràa rinsecchita di cane che lui sta tentando di far

ritanciare al bimbo seminudo.nCoru cazzo fate?, chiede Jonesy, inorridito' <State cercando

rll fargli mangiare quella roba? Ma cosa avete nella testa?>

ll íagazzo-che tiene lo stronzo di cane ha la radice del naso co-

perta dà un grosso cerotto bianco, ed Henry, riconoscendolo, lan-tta Un suonó inarticolato, a metà strada tra la sorpresa e la risata.

i,,,1 Richie Crenadeau non si è accorto di essere stato riconosciuto

ila Henry; sta fissando Jonesy. Essendo stato colto di sorpresa e

i.onse io bel tono genuinamente disgustato di Jonesy,. Richie fa.un

nasso indietro. poisi rende conto che il ragazzo che ha osato rim-

irreverurlo ha circa tre anni meno di lui e pesa una quarantina di

,lrllt in meno. La mano si tende di nuovo'

 

178 BULLI DI CARTA <(QUALCUNO CI AIUTI!> t79

<Cli faccio mangiare questa merda)), dice. nPoi può andèr€.Tu, brutto moccioso, togliti dai piedi, se non vuoi mangiarn€metà. >

oSì, smamma>, gli fa eco il terzo ragazzo. Richie Crenadeau ègrande e Brosso, ma questo qui è ancor più grosso, una monta$f,é

<l)ete, appena attaccano, corri a casa)/ sbotta Henry senza di-atngliere gli occhi da Richie Crenadeau. nCorri a casa e dillo a tuarl,rtlre., E, rivolto a Richie: uNon lo prenderai mai. Corre come ilvrrtìlo, )

la voce di Pete è bassa ma non spaventata. <Dici bene, Henry.,

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dal volto foruncoloso. <Finché sei in tempo...,<So chi seir, dichiara Henry.Richie sposta lo sguardo su di lui. Di colpo sembra guarding€,,,

ma anche scocciato. <Fuori dalle palle, bimbo. Dico sul seri€,tnSei Richie Crenadeau. La tua foto era sul giornale. Cosa pen=

serà di te la gente quando racconteremo che ti abbiamo beccat€ É

fare una cosa simile?,r<Non direte un bel niente perché sarete morti>, dice il tizio df

nome Duncan. Ha i capelli biondastri che gli scendono lungo llviso e sulle spalle. <Fuori dai coglioni. Al galoppo.,

Henry non gli bada. Continua a fissare Richie Crenadeau. N€navverte alcun senso di paura, pur sapendo che questi tre potreb=bero spiaccicare tutti e quattro come niente; è in preda a un'indl=gnazione che non ha mai provato in vita sua. ll ragazzino ingl=nocchiato a terra è indubbiamente ritardato, ma non al punto tel€

da non aver capito che questi lre ragazzi grandi volevano fargfl ''

del male, gli hanno strappato la maglia, e poi...Henry non ha mai corso un rischio così grosso in vita sua/ mg

non potrebbe importargliene di meno. Fa un passo avanti, le mafllstrette a pugno. ll ragazzino a terra singhiozza, il capo chino, €quel suono rimbomba in testa a Henry, alimentando la sua furlÉ,

uFarò la spia, eccome>, dichiara, e sebbene sia una minacclÉfanciullesca, a lui non sembra di aver parlato da ragazzino. E, E

quanto pare, neppure a Richie, che fa un passo indietro e abbaggaldi nuovo la mano che regge la merda. Per la prima volta sembfèallarmato. <Tre contro uno/ un ragazzino ritardato, cazzot altro g€

lo dirò. E so anche chi sei!,Duncan e l'altro ragazzo - il solo che non indossa il blaE€f

della scuola - si mettono a fianco di Richie. ll ragazzino in mU+

tande adesso è dietro di loro, ma Henry sente ancora il suono delsuoi singhiozzi, che gli pulsa in testa e lo sta tirando scemo.

<Okay, basta>, interviene il ragazzo più grande. Sorride m€t=-

tendo in mostra svariate finestre in cui un tempo si affacciavan€dei denti. <Adesso morirete.>

ul: più ci malmenerete, peggio sarà per voi>, aggiunge Jonesy'

"Arrr:he se cifate fuori, a che vi servirà? Perché Pete corre davveroiurlrr, e riferirà tutto.>

rAnch'io corro forte>, ribatte Richie, tranquillo. <Lo prenderò.>I lcnry si gira prima verso Jonesy, poi verso Beav. Nessuno dei

tlrrl si è mosso. Anzi, Beav sta facendo qualcosa di più. Si chinarillli(lamente, raccoglie due sassi - grandi come uova, ma taglientil comincia a batterli l'uno contro l'altro, spostando lo sguardo

rla l{ichie al ragazzo montagnoso. Lo stuzzicadenti saltella ag-grt.rsivo tra le sue labbra.

uAppena attaccano, tu buttati su Crenadeaun, dice Henry. oClirlllridue non sono nessuno in confronto a Pete.> Cuarda l'amico,r lrr ir pallido ma impavido, pronto a scattare. nDillo a tuarìrirììffia. Dille dove siamo, e dille di mandare gli sbirri. E, qua-iuirrlue cosa tu faccia, non dimenticare il nome di questorllorìzo.> Punta un indice accusatorio verso Crenadeau, che sem-lrr,r rli nuovo esitante. Anzi, sembra impaurito.

*lìichie Crenadeauu, scandisce Pete, e adesso sta cominciandoit (lìDr-ote. <Non me lo dimentico.u

rrAvanti, sacco di merdar, dice Beaver. <Ti spacco di nuovo il

ni1\o, Solo un cagasotto lascia la squadra perché si è rotto il naso.o(ìrcnadeau non risponde - forse non sa più a chi rispondere -

;rrri si verifica qualcosa di fantastico: l'altro ragazzo con ilblazer,flttttr:an, comincia a dar segni di perplessità. ll rossore si diffonde:rrlk,sue guance e sulla fronte. Si lecca le labbra e guarda Richie.Snkr il montagnoso sembra pronto alla rissa, ed Henry quasi si au-grrr,r t:he

scoppidavvero, e loro tre gliela faranno vedere, tutto per

vi;r rli quel pianto spaventoso che martella nelle loro teste.ul:hi, Richie, forse dovremmo...> comincia Duncan.ullcciderlio, ringhia il montagnoso. (Massacrarli ben bene.uI,r un passo avanti e per un istante sembra intenzionato a pro-

i.'erk.rc. Henry sa che se facesse un altro passo sfuggirebbe al con-Irnlkr di Crenadeau, come un pitbull privato del guinzaglio cheit,tll,r contro la preda, una freccia fatta di carne e ossa.

 

181180

Ma Richie non gli permette difare il passo successivo. Cli prencle

l'avambraccio, chè è più grosso del bicipite di Henry e coperte dipeli biondo-rossicci. <No, Scotty>, dice, (aspetta un attimo.>

<Sì, aspetta>, riecheggia Duncan, con tono quasi impaurltA:Lancia un'occhiata che a Henry, benché quattordicenne/ sembfÉ

<(QUALCUNO CI AIUTI!>

-Non voglio perdere il mio tempo>, dice Crenadeau con untut() rnagnanimo che suscita l'ilarità di Henry... che si sforza co-iltnr(lue di non ridere. A questo punto, una risata sarebbe una

iils,;ima mossa. Le cose sono quasi a posto. ln parte gli dispiace,rrr,r rrrr'altra parte di lui quasi trema di sollievo.

BULLI DI CARTA

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grottesca. Un'occhiata di rimprovero. Come se a essere in tortnfossero Henry e i suoi amici.

<Cosa vuoi?> chiede Richie a Henry. <Vuoi che ce la battiaffitl

di qui?nHenry annuisce.nSe ce ne andiamo, cosa farete? Lo direte in giro?>

:

Henry scopre una cosa straordinaria: sta per buttarsi, cgmEScotty; il montagnoso. Parte di lui vuole provocare uno scoRtfgr

vuol'gridare: n'Èanculo! 'Fanculo futfil> Sapendo che gli amlcl leavrebbero sostenuto, e che nessuno avrebbe detto una pargl€anche se fossero finiti maciullati in ospedale.

Mail ragazzino. ll povero, piangente ragazzino ritardato, UFcvolta sistemati Henry, Beaver e Jonesy (e anche Pete, se mal fe!=

sero riusciti a prenderlo), i grandi avrebbero fatto la festa anehé É

Iui, magari facendogli quaì-cosa di peggio che costringerlo a ln=

goiare una cacca di cane.oNon lo diremo a nessuno), assicura. uA nessuno.o<Sporco bugiardoo, dice Scotty. nÈ uno sporco bugiardo, Ri=

chie. u

Scotty si fa di nuovo sotto, ma Richie rafforza la presa sul FUé

braccio.<Se nessuno finisce maler, afferma Jonesy con un tono di v€€€ ,ji,

miracolosamente ragionevole, onon c'è niente da raccontar€rl ;Crenadeau lo guarda, poi posa di nuovo gli occhi su Henff $:

<Lo giuri davanti a Dio?> ,,í$;<Lo giuro>, consente Henry. '-

<Lo giurate tutti?> chiede Crenadeau.,,r',,iÈ

Jonesy, Beav e Pete giurano ....

Crenadeau riflette per un istante che sembra eterno, poi anngi= .

sce. oOkay, al diavolo tutto. Ce ne andiamo., $;oSe ci attaccano, corri intorno all'altro lato del magazzlnel;'ifrf.

mormora Henry a Pete, parlando in fretta perché i grandi si egFE.

già mossi. Ma Richie non ha mollato il braccio di Scotty, ed Henry r]'

pensa che questo sia un buon segno.

nMa cosa cazzo vi prende, in ogni modo?, gli chiede Crena-rh',tu, <Dov'è il problema?n

llt'nry, a sua volta, vorrebbe porgli qualche domanda... vor-

m'lrlrt,chiedere a Crenadeau come ha potuto fare una cosa simile,e,nnrr sarebbe una domanda retorica. Quel pianto! Mio Dio! Mail.1 /itto, sapendo che qualsiasi cosa lui dica potrebbe provocaretluello stronzo, e spingerlo a ricominciare.

(Jrri c'è una specie di balletto, di quelli che si imparano inpr lrrr,r o seconda elementare. Mentre Richie, Duncan e Scott s'in-r,rrrìrninano verso il viale (con passo elastico e disinvolto, cer-r,rrrrkr di dimostrare che non si sono lasciati intimorire da quattroplr r olctti delle medie), Henry e i suoi amici prima si girano versoill lrrro, poi avanzano verso il ragazzino piangente, creando unaIr'rttit'ra davanti a Iui.

All'angolo del magazzino, Richie si ferma per lanciare Iorortn'rrllima occhiata. nCi rivediamo, ragazzi>, grida. oUno allar,ull,r, o tutti insieme.>

"Sì ,, conferma Duncan.,,Vcdrete il mondo attraverso una tenda a ossigeno!> aggiunge

9i ull, cd Henry si sente di nuovo pericolosamente sull'orlo dellarts,rl,r. Prega che gli amici non dicano nulla - che il passato sia se-

;lrlkr - e nessuno di loro apre bocca. Quasi un miracolo.('on un'ultima occhiata minacciosa di Richie, i grandi spari-

gtorro oltre l'angolo. Henry, Jonesy, Beaver e Pete sono soli con ilrÉig,r/rino che si dondola sulle ginocchia, il volto rigato di lacrimeFqlr)rco levato al cielo bianco come il quadrante di un orologio

fritlr),Si interrogano sul da farsi. Parlargli? Dirgli che icattivi sono

anrl,rli via e il pericolo è passato? Non capirebbe mai. E quel

l,ldrf lo è così spaventoso. Come hanno potuto quei ragazzi, perehipirli e cattivi che fossero, procedere di fronte a quel pianto? ln

s;rglrilo Henry l'avrebbe capito - più o meno - ma per il momentor;uelhr è un mistero totale.

rl'rovo a fare una cosa)/ annuncia all'improvviso Beaver.,,M.ì certo, fa' come vuoi>, dice Henry.

 

182 BULLI Dr cARTA

Beav avanza, poi guarda gli amici. È una strana occhiata, unmisto di vergogna, sfida e - sì, Henry ci avrebbe scommesso - dlsperanza.

<Se lo raccontate a qualcuno, non sarò mai più vostro amieetr;dichiara Beav.

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<rLascia perdere le stronzate>, dice Pete. <Se sai come farlEsmettere, fa' pure!>

Beaver si ferma per un istante. poi s'inginocchia..Henry si aE=corge che le mutande del ragazzino sono decorate con gli steslipersonaggi di Scooby Doo, proprio come il cestino della mC=

renda:Beav prende tra le bracciail ragazzino piangente e comincia à

cantare.l6

A Piera, Giulia e Toruruasoprotagonisti delk mia uita

16. La citaziolne è tàtta da Stephen King, L'acchiappasogni, tradrzione di M{r,igTeresa Marenco, Sperling & Kupfer, Milano zoo4.

 

llostfazionedi llrancesco Benincasa

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t, Tanto rumore per una vecchia storia

I comportamenti di rabbia e aggressività esistono come fe-ltotìreni fisiologici, istintivi, innati e geneticamente determi-trati ai fini della soprawivenza della specie, in tutto il mondosttinrale. Konrad Lorenz negli anni '4o e'5o li aveva osservatie slrrdiati. Nei decenni precedenti Freud aveva ipotizzato chel'nggressività fosse un istinto normale, manifestazione evi-derrte dell'istinto di morte.

Non esistono dati statistici riguardo il passato, petché la let-

turu che si faceva del fenomeno era quasi natura/e, mentre oggiI'cggressione del branco verso il singolo è fenomeno diffuso intttrir società che vorrebbe assicurare la ceftezza di convivere ci-vllnrente e crescere con equilibrio.

l,a cosa è andata estendendosi negli ultimi anni, al puntode costituire una fonte di disagio notevole per un numero sem-ple maggiore di giovani.=

Alla fine degli anni Sessanta lo psicologo norvegese Dantllweus cominciò a occuparsi del problema e a definirne gliaspetti più rilevanti e i confini concettuali; in seguito, i datilfatistici cominciarono ad accumularsi in tutto il mondo for-Eenclo un inquietante quadro sulla diffusione del fenomeno.

(ìli elementi caratterizzanti del bullismo sono: il fatto chemolti si schierano contro uno, che viene messo in atto un mec-Eatrismo persecutorio, che avviene la perdita totale dellanzio-nclità dell'individuo smarrito nella moltitudine. Niente dinuovo, si dirà: da sempre le folle linciano in strada il presuntoEelpevole, da sempre c'è qualcuno che tormenta qualcun altro.€hc cosa è cambiato ?

 

186 tsULLI DI CARTA

È cambiato il fatto che I'esercizio del bullismo sembra dl=ventato un esercizio premeditato, organico e strutturato Bldanni della vittima. Il fenomeno ricorda da vicino, nel suesvolgimento e nei suoi effetti, molti altri comportamenti vlo=lenti o autoritari che si

PosrFAzroNE 187

,lall'altra, la responsabilità della violenza esercitata quotidia-ndtnente. Analisi di questo genere equivalgono ad assolveretutti o a una colpevolizzazione universale senza venire a caporll nulla.

(

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manierà subdola ogtigiorno nell'assetto sociale in cui si vive.

.L'esuberanza giovanlle è spesso stato un pretesto per glu=

stificare il fenomeno, che è stato via via considerato come iugscontfo tra paú, un'esperienza che "fa crescefe", forche ccu=dine sotto l-e quali sarebbe stato indispensabile passare pet im=p^îate a difendersi dalle prevaricazioni.

Fino a un certo punto la prepotenza di gruppo è stata tolle=îat^ e considerata una faccenda che andava risolta tra giovanlsecondo la logica del "fatti furbo, impara a difenderti;. ette=sta impostazione îozzamente "biologica" ha retto firrÒ g

quando si è legittimamente cominciato a pretendere che le m!=notanze, i diversi, qualunque persona, avesse un posto nellÉsocietà e che quel posto fosse paritario rispetto a quello degll

appartenenti alle classi o alle razze dominanti. A partire daiiedenunce del nonnismo in ambiente militare, fino all'atteE=zione ai soprusi scolastici, negli ultimi trenta o quaranta aff1li gesti di prevaricazione del gruppo sul singolo hanno ricevutGluna considerazione sempre maggiore. Oggi il fenomeno ha o!=trepassato paurosamente qualunque limite, provocando angc=scia nei genitori, sensazione di impotenza negli educatori, El=sorientamento generale in chi si chiede il motivo di tanta dlf= ì,

fusa violenza. .;Si cade tutti dalle nuvole, ci si domanda smarriti che cogÉ ..l

sia successo, ciascuno protesta la propria innocenza e la pre= .1,

pria estraneità, si cercano i colpevoli, le cause oscure attrg=,ri:verso analisi sottili che pretendono di dare spiegazioni in eul jiil rapporto cause/effetti sia semplice, linearè, lrn u lasciatgiÈi,dubbi e senza scomodare troppo nessuno. si passa du nrr'asaà= ,*1,luzione generale a una colpevolizz azione indiscriminata ree;'#,condo una-logica punitiva e moralista. ci si sîorza di identlfl, Pcare 1e radici sociali o psichiatriche del fenomeno ricondu= icendo all'intera società da una paîte, o al singolo individu€ ,ì,

lcrtamente il passaggio da una società della disciplina a unae,rcictà della performance ha avuto il suo peso; è vero che i li-rliti del possibile sono stati spostati sempre più in avanti e che

la trccessità di rendere spettacolare qualunque gesto ha otte-lluto un ruolo fondamentale nei rapporti personali. I giovani,clr per definizione possiedono un'identità incerta, ne cercanorinil attraverso 1o spostamento dei limiti al di 1à di quanto

lìnssll essere stato stabilito dalle convenzioni, dalle leggi o dallrtt,,ttsenso.

Se il concetto di limite nei rapporti tra simili viene spintoall'infinito, è impossibile definire le frontiere ra persone, iltrrtrf ine tra lecito e illecito, tra brutalità e moderazione, pro-pt'itr come avviene nei serial televisivi, nei uideoclip musicali oitr ittternet, dove tutto è possibile senza conseguenze e senza

responsabilità.( losì questo gran parlare di bullismo fa sembrare che la suarrnseita sia recente e che in precedenza si fosse più disposti apet'rlonare le marachelle.

{ )ggi il mondo dell'infanzia è molto più al centro della so-cietr\ rispetto a un secolo fa; 1o è perché i bambini sono piùpt'otetti e osservati, ma anche perché servono per vendereFtsrci a loro e ai loro genitori, servono come mercanzia econte preda del marketing. Tutti si sbracciano a proteggere ibnrrrl:ini in un mondo in cui la genitorialità da ufia paîte vapertlendosi per la crisi dei padri e delle madri e dall'altra è

enfl'rtcante e iperprotettiva. Il mondo infantile è come nonirai sotto il controllo degli adulti nel bene e nel male; ciò vuoldlre che i riti di passaggio seguono i metodi del mondo adultoe rle I bisogno di far crescere al più presto i bambini perché di-vc!rtirìo indipendenti e aggressivi come i loro genitori.

Sttaturati riti di passaggio si svolgono ormai esclusivamenteattt'rìverso gli spot delle televisioni commerciali per il raggiun-glttrrnto di un consumo adulto da pate di ogni teen ager che si

 

r-188 BULLr Dr cARTA

rispetti. Anche il bullismo che una volta veniva dipinto coneun fenomeno domestico e tollerabile, ha più niente di quellenaturalità che sembrava avere in alcune sue rappresentazienlletterarie. Anche la violenza è imitazione della brutalità adultevisibile a ogni piè sospinto attraverso la rappresentazione che

PosrFAzroNE 189

lrrrlli, da adolescenti diventano aggressoú rcIazionali e da:irlrrlti molestatori sessuali con maggiore frequenza rispetto alla

1,opolazione generale.

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ne danno i rnedia.Inoltre I'apparente virtualità delle immaglnlcui si assiste dovunque fa credere che I'inciviltà non abbie ef=

fetti reali, ma solo immaginari, come in un videogioco, Lte=

sposizione di minori a spettacoli violenti provoca una sottg disublimazione che li rende meno sensibili a ciò che vedone é

che favorisce la comparsa di un umorismo inappropriato eheseîve a minimizzare gli stati d'animo che provano. Questa EE=

blimazione patologica provoca rcazioni primitive dell'io, úraf=sfert patologici e uso smodato della scissione come meccanisaledi difesa.

Numerose inchieste a livello mondiale riportano dati pluG=

tosto allarmanti: nell'attuale generazione di bambini è pre=

sente un maggior numero di problemi emozionali rispetto É

quelle precedenti. I giovani risultano essere più depressi, ag=

gressivi, irritabili, ansiosi, preoccupati di venire a contatto ctrRil pensiero e impegnati a cercare reazioni di fuga dal pensereche viene sentito unicamente come fonte di sofferenza, Rl=

sulta inoltre che i comportamenti violenti abbiano avuto not€:vole incremento nei paesi occidentali e in quelli in via di oegl=dentalizzazione.

Le soddisfazioni mentalilegate alf immaginario e ui sogd iche creano desideri si perdono (Bergeret, zooz), mentre le-fl= ,...,

sposte concrete e le soddisf azioni immediate riducono la capÉ= '

citàdidesiderareefantasticare'SecondoBioní1pensief€nasce proprio dalla percezione della mancanza, dalla possibilttt Idi superare il dolore mentale del vuoto attraverso il pensiere €la creazione di un'immagine interna stabile e consolante. P€g=

sibile che le nuove generazioni siano carenti di questo meecg i;1..'sinismo primordiale e indispensabile ? ,,;ib

Numerosi studi fanno presumere che ci sono maggiori pr€=1$}j.

babilità che i bulli e le loro vittime siano coinvolte nel lors fur :

turo in comportamenti violenti: coloro i quali da mgazzi sa4g

;, C'è proprio bisogno di una definizione?

l,e definizioni scolastiche o scientifiche sono ormai nume-l'osc e inequivocabili. Qui si intende considerare il bullisrnoiur po' al di fuoti dalle definizioni rigide e considerarlo invece.nnìc un fenomeno sottile forse più subdolo ma ancora piùrtill'uso di quanto non si creda. Esiste un bullismo emotivo,rrrcntale, che è ormai penetrato talmente a fondo nel senso co-nrunc, da non potere essere nemmeno definito o identificatoaeerrndo regole precise. Sto parlando di un'artoganza e dirrrr'insolenza nei rapporti personali, di una mancanza di ú-qp(:tto per I'alto, di un modo di ignorare f identità dell'inter-Irrrrrtore, che in altri tempi venivano resi obbligatori almenorlallc norme della buona educazione. Sparite queste perché ri-terrrrte superficiali e inutili, è subentrato un modo /ibero dilgrrorare il prossimo, una capillare maniera di umiliare I'inter-lrrctrtore attraverso un meccanismo di ptevaricazione tacita,irnrrrta sulla disponibilità sfacciata degli oggetti, vittoriosi ri-ipetto alle capacítà culturali e relazionali. Nonostante fosserolrrlrrrali e convenzionali, senza iI vincolo delle buone maniere.rrllo tutti più liberi di calpestare I'interlocutore. Sto soste-Itetrclo che il bullismo può manifestarsi indifferenternente at-tfavcrso attacchi fisici o psicologici, prese in giro, umiliazionierrltili, pettegolezzi e calunnie, dlf.f.amazioni, schemi relazio-nali che allontanano la vittrma dal gruppo o dal contesto so-

e ialc. Si parla anche di aggressione relazionale per indicare unatrrnclalità di attacco non fisico che danneggia gli altri indiret-tflnrcrrte, deteriorando le relazioni sociali traipari e che vieneittllizzata di solito da individui che presentano un livello diintrlligenza sociale superiore. L'aggressione relazionale è sub-drrlrr, continua, preferita dalle tagazze, {atta dr pettegolezzi,alottt\, occhiate, disprezzo latente e se la vittima protesta,

 

ff

190 BULLr Dr CARTA

viene accusata di essere visionaria e paranoica, quindi d Eég-gior ragione emarginata come diversa e pericolosa. Da tlggioco del genere non si esce.

Il bullismo è gratuito, privo di evidenti elementi scat€DenÉli

attvato dall'aggressore al fine di esercitare potere sugli altrli it

PosrFAzroNE 191.

r lrr incarna perfettamente il modello televisivo. In passato si

llFnsava ci fosse un legame sffetto e quasi esclusivo tra vana-glnf i,, . miseria (vedi il personaggio di Franti in De Amicis o iI'rrlli di Pasolini). Oramai non è più così.

(lcrcare di identificaîe cause specifiche costituisce un'illu-

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compoftamento aggressivo è immotivato , senza provocazicn€da pane della vittima, con il fine di raggiungere il domínle e ltpotere sugli

altri. Iprotagonisti cercano l'af.f.ermazione dl :É

esclusivamente attravetso I'uso premeditato della violenzc,Le caratteristiche codificate per poter parlare di bulllpme

sono le seguenti: r) l'aggressore àgisce in maniera intenzioaelpper ferirel z) l'attaccó ,ri.n. reiterato nel tempo assumenégI'uspetto di una vera persecuzione; 3) la relazione ra bulte C

vittima è asimmetrica.Tuttavia perché vi sia un rilevante effetto sociale del gre=

dasso sulla vittima, è sempre necessaria :una teîza figural lcspettatore, che gioca un ruolo strategico in questo dinaraiggtriangolare.

In Italia Ia figura del bullo ha mantenuto nel tempo unrɀ=

cezione quasi domestica e leggermente comica. Lo stereotipe truf.figrrato da un individuo che si dà un po' di arie, ma €hÉ

non è cedibile nella sua maschera di cattivo. Anche queÉt€ È

uno stereotipo da "italiani brava gente" che cerca di far dl=

menticare cóme anche noi si sia itati in grado di complefg ,

stragi efferate in ogni tempo e in ogni luogo. Si noti come $,,teppista dei nostri fil. n.òt.ulisti o nelle commedie anni !6€ ,rj

alla {ine mostrava umanità e compassione per le sue vittim€r '

mentre il bullo odierno è privo di empatia, non è più in Ere€,.,di riscattarsi attraverso l'amore ol'amicizia o la lealtà. EgllS ,

mantiene perverso senza remissione nell'esercizio della fcfffi ,

conrro soggetti incapaci di difendersi. r,.ii,il.

1. Analizzare le cause o scovare i colpevoli ? iii,'iii

Mentre una volta il bullo era il deviante sciocco o svanteF,,'giato economicamente, oggi spesso è 1'esemplare stereotipeÈC

alrrrtc che incoraggia a credere che possano esistere soluzioni.tl'eúfiche e introduce il rischio di insinuare un'inutile cultura,lellrr colpa. E probabilmente più utile un'analisi delle intera-

=ioni tra ambiente e individuo che forse può fornire, se nonrpiegazioni, almeno suggestioni e orientamenti in una materiaI lr!nplessa e composita.

ll bullismo è il prodotto di un quadro esremamente com-lrlesso costituito da eventi sia interni sia ambientali. Vi è unatelrrzione dinamica tra circostanze esterne che aggtavano aspettirregrrtivi della personalità, fino a conseguenze a volte moltograv i .

l,l violenza di gruppo può anche essere vista come una ri-lrellione nei confronti di una società povera di ideali collettivi,irirl (luesto punto di vista va integrato sempre in una prospet-

tlvn che contempli anche le dinamiche soggettive e familiari.ll l"rambino e I'adolescente attuano il loro sviluppo psichico

ritu'nverso tn adattamento ai lineamenti e alle modificazronieucio-culturali. Natura e intensità della pressione sociale eserci-Irul() su di lui un'enorme influenza, intetagendo con la sffut-tuln anatomica e funzionale di un cervello in crescita. La realtàa,rirrle che cambia, spegne meccanismi di difesa che un tempoÈvevrrno una funzione di sostegno (rimozione e spostamento) a

fgvole di altri più arcaici (scissione e negazione) spesso nonarlr.grrati al mantenimento di un'autoregolazione efficace.

lrer quanto iguarda I'ambiente e la sua inÍluenza, si deve

Inltrrrdere un concetto ampio di rete relazionale che com-pt't'trcla la famiglia e tutte le strutture sociali frequentate. Na-frir'*ltnente se si parla di un contesto incapace di creare legami,:i si può riferire aIIa f.amiglia, alla scuola o a qualunque altra€!ruttura sociale.

ln qualunque comunità I'esistenza di regole dà 1a sensazione:il rirr contenimento emotivo che evita un'incontrollata esplo-

 

192 BULLI Dr CARTA

sione di impulsi e pone solidi limiti a una libertà che altrleenÉfsconfinerebbe in un distaccato relativismo. Porre regele égparte di un genitore significa porre limiti, corltîattare eec L+A

figlio quasi adulto in grado di esercitare oitiche nei suol cÉF=

fronti. L'età del negoziato sancisce la fine dell'idealizzeziÉfi€

PosrFAzroNE 19)

iiitore. Come abbiamo visto, oggi è frequente che il genitore ri-iirrti il ruolo, deleghi il compito, perché

^ncoîatroppo coinvolto

rrellrr risoluzione della propria adolescenza mai risolta e incapace

'li tollerare i sentimenti di inadegvatezza e smarrimento cheirrevitabilmente sorgono a contatto con un adolescente.

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del genitore onnipotente: il giovane ha di fronte un peelre Éuna madre che sbagliano, sono insicuri, sono uguali agli gltEi.

D'altra parte il genitore deve essere in grado di riconocgc€che il figlio idealizzato che avrebbe dovuto soddisfare tutte bsue aspettative non esiste; esiste piuttosto un nuovo indivldU€separato e diverso, che non è nato per soddisfare le atteB€ FèFcisistiche dei padri e delle madri, ma per esercitare la suc pÉF

sonalità assolutamente unica.Insomma, in un quadro così complesso, alla crisi adoleceeB=

ziale, si somma frequentemente la crisi genitoriale.C'è la scomparsa del ruolo paterno e I'inserimento del beE=

bino in una serie di tappe predefinite di sviluppo, stabilite Flgche dai bisogni o dai desideri individuali, dai desideri de$adulti e dalle aspettative della società del benessere.

tamenti etefo o autoaggressivi.Probabilmente nemmeno i genitori sono stati in gradg

elaborare a sufficienza i loro conflitti adolescenziali che cEal

niscono per riproporsi e ricadere sulla generazione s

Tuttavia affrontarc I'adolescenza dei figli è forse piùcato che superare la propria; entrambe le attività implice4€

Nell'ottica di indagare la qualità della relazione affettiva trasenitori e figli per identificarc f.attori causali del bullismo, è

Èt'rtopreso in considerazione il tipo di attaccamento madre-f r,ttrtbinolz per trovare eventuali correlazioni tra stili di attac-

t:ulcnto e comportamenti aggressivi o vittimistici. Sembra piùlrrrrlrabile che giovani con attaccamento insicuro-evitante at-tirirro comportamenti dispotici verso i compagni poiché, nonavendo potuto sviluppare un atteggiamento fíducioso verso larrratlre, si aspettano risposte ostili. I rugazzi cofi attaccamento!rrbieuro-resistente assumono invece con più probabilità ilrriolo di vittime, poiché hanno poca fiducia e poc stima in se

Èterisi, sono insicuri e ansiosi. Non sono tanto i concreti pro-lrtenri familiari (conflitti parentali, divorzio) che si corelanor,rrr i problemi di condotta inÍantili, quanto modalità di attac-lrr tucnto disotganizzate.

Lc diffícoltà di attaccamento riducono alcune funzioni psi-rriltrgiche, tra cui meccanismi della regolazione aÍfettiva e con-trrrllo della condotta; se mancano questi fattori di regolazionee lrrcile scivolare, quando si fa parte di un gruppo, in manife-

=trt zioni insensatamente aggressive. Duran te l' inÍanzia, anche

tlgioco ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della capacitàili pensare: inizialmente il bambino considera che vi sia un'e-rlrrivalenza stretta tra l'esperienza interna emotiva ela rcaltà,

=itu('cssivamenteinvece si accorge che l'esperienza interna è

rlivrt'sa da quella esterna.

r 1. l,'attaccamento è la propensione ínnata a cetcare la vicinanza protettiva diiiii rrrcnrbro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per fa-risa, rlrrlore, impotenza o malattia (Bowlby, r969).

lter stili d.i attacca.nzento si intendono le fasi atffaverso cui si sviluppa. Un attac-r€nicrìto di tipo sicuro si ha se i1 bambino sente di avere dalla figura di riferimentoaìtrirFrione, senso di sícurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece illiErrrltrrur riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come insta-liiii t i, pludenza, eccessiva dipendenza, paura dell'abbandono.

rali: sembra che nessuno sia più in grado di venire fuorl ég ri.

una gioventù che fa scomparire le barrierc generuzionali, Pg# .,e madri devono mantenersi giovanili e concorrenziali ai fldit ,,hanno bisogno di conservarsi in forma attraverso una curÉ @ ;

inebetito che ha I'unico scopo di fermare o rallentare ilsenza f.arIí enrare mai dawero nel ruolo del genitore. Leflittualità si diluisce ("sono amico dei miei figli") fino e

vocare confusione di ruoli. I conflitti intergenerazionallnon hanno possibilità di esprimersi, si trasformano in cont

raggiungimento di una maggiore maturità sia da figlio sia de ffi

 

' r a:

I94 BULLI DI CARTA

La mentalizzazionels è una sintesi e un superamento dei dtrgmodi precedenti; è il risultato degli stati mentali su cui al rl=

flette, di solito attraverso l'esperienza di un gioco sicuro egf, igenitori. Attraverso il gioco i piccoli trovano nessi tra ideg g

sentimenti fino a creare un nesso tra mondo interno e f€gltà,

PosrFAzroNE I95

l)cr un giovane che abbia vissuto simili difettose esperienzeirrl'rrrrtili, il modello rclazionale familiare viene automatica-nrnrte riproposto nella scuola ogni volta che manca la spintalll'rrsrazione, al pensare sulle cose, alla riflessione e preval-

Horro invece l'ansia, il narcisismo maligno e l'aggressività.

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Da alcuni 1989), la mancanza di mentalízzaalaaeviene attribuita a un funzionamento simil-autistico, uno ;tB€e

mentale in cui sensazioni e pensiero concreto predominano lef.gamente sulla riflessione. ':

IbambiniproblematicifallisconoqueStopfoceSsodilnÈe=grazione e, se f incapacità di autoriflessione persiste nellteÈàadulta, prevale una modalità simulata , taIsa, di rclazionarsl ellarealtà e agli altri, che ha un ruolo fondamentale negli attl $i ','

violenza. Alla base della violenza gratuita del bullo vi sareb-

bero quindi assenza di comprensione per glí stati mentall el= .

trui, incapacità di anticipare le conseguenze delle proprl€ '

azioni sugli altri, fallimento del sistema rappresentazionale eknon apprende a rendere i pensieri reali, significanti e coetenÈI, ii,

Se utilizziamo ia terminologia di Bowlby, si tratta di ben= ,'rr

bini incapaci di vedere se stessi come esseri pensanti pefehÉnonSonostatiingradodiriconosceÍepfecocemente1aloroÉ€=p^ratezza dall'altro e di costruire un Modello Operativo lfl= :

ternole appropriato. Con queste premesse il futuro adolescetlɀ ,.,

not rutà in gîado di identìficare i propri sentimenti o immagl=,.il

18.La mentalizzazíone si riferisce alla capacità di "pensare" gli stati mentnll p$pri e degli altri: sentimenti, desideri, intenzioni e gli stessi pensieri.

19. Il concetto di Modello Operativo Interno (MOD è stato proposto da(i973) come un'alternativa ai concetti psicoanalitici relativi alle struttrre mentallsi formano sulla base delle relazioni interpersonali. I MOI sono memorie dellezioni che acquisiscono un valore strutturale per la mente. La mente sviluppa 1e

strutture e i suoi processi funzionali alf interno delle relazioni di attaccameflto,esperienze delle relazioni di attaccamento non vengono semplicementericordote,offrono anche le regole per organizzare i ricordi e i contenuti dell'esperienza

I rrrodelli f.amiliaú vengono spesso riproposti soloiireclia, ma anche da comportamenti di violenza istttuzionaliz'

*strr: liste nere, scomuniche,esclusione da gruppi

elitai,ca-

etighi continuati.'l'utte le istituzioni sociali che applicano un modello caîat-

leyizzato unicamente da una modalità di ricompensa-punizioneinrllostando I'enfasi esclusivamente sul controllo e trascurandogli stati mentali soggettivi del singolo, riproducono la strutturarll rrrr attaccamento disoryanizzato. Tiptca l'atmosfera di al-..rurc scuole in cui un controllo esasperato dalla presenza di te-lecrrnrete e altri mezzi di sotveglianza fa somigliare l'ambientepiir n un penitenziario che a una scuola; in simili condizioni ilfenomeno bullismo è frequente e grave. A volte sembra chetrrrlli e professori facciano a gara per esibire il reciproco sadi-

rnro; gli uni 1o esercitano sulle proprie vittime e gli altri - in-cnprrci di mantenere la disciplina con autorevolezza - su tuttigli studenti attraverso punizioni crudeli.

(lon un'altra visuale si possono analizzare gli srili educativipalentali che costituiscono un contesto di apprendimento dir.egtrle e valori. Il bambino che víve in una f.amiglia in cui re-grlrtno un'educazione coercitiva, violenza e soptafÍ.azione haplir probabilità di inteioúzzare schemi di comportamento di-earfrrt.tativi, sentendosi autorizzato a utilizzarc gli stessi mo-delli c{i comportamento anche nelle relazioni al di fuori del-i'anrbiente domestico. A1 contrario, se in casa vige uno stile

erhrr:ativo permissivo e tollerante, il bambino sarà incapace dipnlle adeguati limiti al proprio comportamento.Nonostante prima degli anni '7o si desse poco credito al-

t'itnportanza delf imitazione nello strutturarsi dei comporta-Rrenti, attualmente evidenze scientifiche numerosissime e con-arrlielnte indicano come il fenomeno dell'imitazione nasca pre-EEse rnente e mantenga nel corso della maturazione e della

mondo reale,la disruzione fisica dell'oggetto può essere lfl#nica soluzione per ogni problema.

 

: 196 BULLI DI cARTA

crescita un ruolo fondamentale nell'organizzazione dei meccc=

nismi di autoregolazione che poggiano a loro volta sulla struE'tuîa arLatomo-fisiologica del sNc. De Amicis con le sue osscfrvazioni aveva ragione.

Tra gli adolescenti i comportamenti di imitazione sono rile=di

PosrFAzroNE 197

Si ratta di una subcultura il cui scopo principale consistetrell'evitare che la gente possa allarmarsi all'idea di avere pen-aieri o sentimenti come la compassione, considerati materialealtrrmente pericoloso e distutbante.

In questa atmosfera, nulla deve stancare la mente, costan-ter't'tenie tenuta ad alta tensione attraverso rumori forti, lin-

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vanti. vengonoanche se non ne sono stati compresi né scopo né senso. Il ter.

reno più favorevole si trova alf interno delgruppo, dove 1g

funzione di liberazione degli istinti si mescola con I'emulg'zione fino a compiere gesti che da solo il soggetto non sarebbcmai in grado di portare a termine. Alcuni studi hanno dime'strato che f individuo agisce con aggressività se ha osservat€qualcun a1ffo agire in maniera analoga, creandosene un m€E

dello, soprattutto se questi gode della stima dell'osservatoréed è consíderato sano e valoroso.

Il bullismo si struttura in un contesto vasto, in un ambientesociale che rincorre modelli di f.ona e potere, che divide vin.centi e perdenti esaltando i primi e degradando i secondi, ch€ammira I'autoritarismo e la seduttività dei capi, che onora llsuccesso rumoroso e disptezza la quiete e la moderazione. Inun mondo del genere non c'è posto per la considerazione dlchi soffre o di chi subisce sconfitte. Chi ha perso è finito.

Il clima violento, le norme sociali proposte in modo confuage debole incoraggiano ad affrontare í problemi tramite modi cll

fare aggressivi;la sopraÍf"azione è un esempio diffuso che indl= :

rizza verso il miraggio della celebrità da raggiungere atffavefgela visibilità , I'apparcnza, il superamento dei limiti mai del ,'

tutto definiii. làiendenzairraiionale al|'azione aggressiuu dll ,venta una competizione con se stessi e una fuga da se steggi, ;,

Se 1a cultura dominante si fonda sui principi della prevarice. :

zione, dell'anoganza, della furbizia e della competizione, il gio=:,

vane bullo roórà giurto, necessario e vitale, tiranneggiaÀ i! lpiù debole. Si badi bene che il genere di vitalità, modello mo- ,

à.t.to di ogni spot pubblicitario che si rispetti, è Íatta di un'il- ìlusoria immortalità e del sogno di una giovinezza perpetua, in" ,

crocio malsano tra un vitalismo gíovanilisti.o . .ttt dandisme i,ì

narcisista e regressivo rivolti a rimuovere il terrore della morte,

gtruggi urlati, velocità spinte e prestazioni inesauribili. Pur-troppo bisogna considerare il bullismo come il sintomo di un,,rg,rnirmo malato, non come un fenomeno che interessa qual-r:hc isolato individuo disadattato.

Nel mondo degli adulti la parte prevalente è occupata dallavoro, fonte di reddito, di soddisfazione personale, di presti-glo. Ne risente la struttura familiarc sempre più aleatoria e Íta-gile , che viene spesso sostituita da una famiglia altra, costituitarlrrl gruppo di appartenenza del bambino o dell'adolescente.I gcnitori incoraggiano I'ingresso in una aggregazione di pari

-eirt per spingere verso una socializzazione spesso adu,ltizza-tn, sia per rendersi liberi al più presto da figli ingombranti che

elevono diventare grandi e cavarsela quanto prima possibile.

Ogni volta che un minore vuole aff"ermarc con la f.otza iIproprio potere all'interno della sua cerchia, nasce il bullismo.l,'esercizio della violenza coÍt i propri coetanei è un tentatívorli guarire una f.erita narcisistica p^tita in famiglia. Bambini e

atltrlescenti appaiono oggi a prima vista più grandi dei loroeoctanei di una volta: sono spigliati, in grado di sostenere le

lr.rlo ragioni con gli adulti, capaci di gestire rapporti di f.otza

ftrori e dentto la scuola ela famiglia. Laloro autonomia è però{ittizia, il bisogno di un adulto con cui rapportarsi in una rela-aione chiara, in cui trovino spazio anche tefierezza e sintoniaenrotiva, resta tra i bisogni non soddisfatti. Essi sono piccoli

nella loro necessità di appoggiarsi agli adulti, di chiedere loroq()stegno e contenimento; proprio questa pafte autentica, an'errra infantile e immatuta, deve essere celata e trasferita inrrlrri luoghi, su alre persone che rappresentino le parti consi-elrlate più deboli e insignificanti atffaverso condotte violentee vendicative. Il senso comune attuale indica come una con-tlrrista il raggiungimento di una libertà da qualunque vincolo,

 

198

che incorag gi a f.arc ciò che si desidera come l'unica possibi I it ri

di vincere la sofferenza mentale Iegata aIl'attesa. Quando l'irr=capacità di simbolizzare verbalmente emozioni e sentimcrrtiprevale, quando Ia frustrazione dell'attesa di un piacere è irr=

tollerabile, emergono i comportamenti violenti dei ngazzi,la

poSTFAzroNE I99

lLa benedizione spirituale del padre buono e forte tradizio-flclmente viene conferita al giovane mediante un atto simbo-

lieo e santificante che rappresenta un riconoscimento da

pÉrte della società di questo stadio dello sviluppo umano)>

(Blos, rq8:)'

BULLI DI CARTA

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loro necessità di porsi al centro della scena attraverso azioniindividuali clamorose o agite nell'anonimato del gruppo.

La madre del giovane bullo è spesso fragile e priva di corrr=petenze educative, chiede al figlio sostegno e rivalse nei con=

fronti degli uomini.E possibile che alla base delle abitudini manesche possa rs.

serci stata una madre incapace di rèuerie,'o che restituiscc sl

bambino una pauta pervasiva e intollerabile invece di accogliere le sue richieste di rendere pensabili le esperienze. l,epersone che da adulti esercitano la violenza sugli alri sernr.

brano non avere potuto dare significato a queste esperieuz,eprimitive terrificanti che non sono state accolte e rasfornrateda una figwa materna accogliente. Una madre che respingc le

paure dentro suo figlio, rende la sua esperienza spaventosa glpunto da favorire Ia f.ormazione di un Super io crudele e virtlento, unica primitiva difesa contro le parti deboli e terroliazate del bambino che continua a sopravvivere nel palestnrlosmargiasso di quartiere.

Il padre, da parte sua, appare spesso debole sul piano afi'e t

tivo ed educativo, malato o depresso, oppure una caricatulsautoútaria e aggressiva che cerca di sostituire con un modo dionnipotenza, ttfla carente potenza virile.

Sia che la madre non gli lasci spazio, sía che il ruolo paturtusia di per sé catente, nello sviluppo del futuro bullo mancheràuna figura genitodale che

losepari dalla madre e ne consolirli

I'identità sessuale.In tutte le culture, al termine dell'adolescenza viene ccle

brato un rituale durante il quale il padre riconosce i diritLi e

le prerogative del suo figlio maschio, ormai diventato adulto,

zo. Nella definizione di Bion, Ia réuerie è quello <lstato mentale aperto alla t'lrezione di tutti g1i stimoli proveniente dall'oggetto amato, quello stato cioè caprrct.rlirecepire le identificazioni proiettive del bambino...> (Bion, r97z).

Sempi. più di frequente il passaggio dall'inf.anzia all'adole-

eceîzaàvrriìne trnzllu presenza di questa figura paterna che

faccia da guida e che coitituisca una simbolica protezione be-Fevola. Invece del sostegno di un adulto verso l'integtazionet€Ciale, si fa avanti la congrega come unica sguttura emotiva

Che tenta di favorire questo passaggio delicato. Naturalmente

Una separazione dalla Îamiglia che avvenga sotto I'egida di un

gruppó di pari è destinata se non af.allre, certamente^patíre

ét Ààtti squilibri. Viene favorito lo stru6urarsi di una pseudo

virilità . d-i ,tttu pseudo indipendenza che prende a modello iCoetanei invece che la figura del padre' L'appartenenza

^un^

€erchia di coetanei diventa così non solo una fase di passaggio

v€fso la condizione adulta, ma addirittura il punto d'affivo de-

flnitivo della pseudo maturazione del giovane (Meltzer, tp9l)'Be a una bigata di maschi adolescenti viene affidato il deliéato compito di integrare aggressività e identità di- genere, è

molto faiile che ne risulti la forma del bullismo nella quale si

Stgnifesta, attfavefso l'aztone violenta, il fallimento del tenta-

tlvo di iniegrare (una sana) aggressività e la virilità, intesa nel

Buo senso p1ù profondo di f.orza intetiore, assunzione di re-

aponsabilità , cipacità generativa, creativa e protettiva nei con-

fionti della coppia madre-bambino.Nella maggiór parte dei casi, gli adolescenti violenti non

hanno godriò di un padre-traghettatore' capace di prendersi

GUra delloro bisogni è di sostenere la loro crescita. Essi hannoficevuto dalla combriccola soltanro ciò che dai suoí membri

èvrebbero potuto assicurarsi: complicità e solidarietà camera-

teeche.La mancata ínterioúzzazione di una figura patetna capace

él Círcoscrivere le azioniviolente e impulsive attfavefso I'inte-glazione della virilità con I'aggressività_, è uno dei fattori cheprovo.u la violenza dell'adolescente bullo.

 

POSTFAZIONE 20r200 BULLI DI CARTA

4. Che cosa accade nella testa di un adolescente

Ne 1/ racconto d'inuerno Shakespeare sctive: <Vorrei clre

non ci fosse età dr mezzo fra i dieci e i ventitré anni o clrc lit

violento che ha lo scopo di eliminare la minaccia tanto piu

energicamente quanto più il sentimento di sé è fragile'Pàrò anche i[gruppo è fragile e stupido, può divent^îe cat-

tivo da ,tr, .o--..tto all'alffo perché I'individuo vi si perde

ncntfe avafizano le insidiose dinamiche di cui parleremo tra

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gioventù dormisse tutto questo intervallo; poiché non c'è nttllnin cotesto tempo se non ingravidate ragazze, vilipenderc gli

anziani, rubare e darsi legnate>>.L'etica della comunità adolescente è basata su un relativi

smo secondo cui si può fare cíò che si vuole. Eppure durattlt:I'adolescenza è necessario tolleratela mancanza di un'identiliidefinita e una marrcafiza di senso del mondo che provoca rl,'pressione, sofferenze indicibili o esaltazioni estreme. E unrt si

tuazione diincertezza totale che necessita con uîgenza di ttrra

struttura emotiva che contenga tutte le perturbazioni chc ripatiscono.

Nel corso dell'adolescenza il ruolo è precario, si temc rliperderlo da un momento all'altro, si è impegnati alla costl'u

zione di un'identità ancoîa ondivaga attraverso I'inserimctttrrquasi obbligato in un gîuppo di riferimento. Qualunque intt'ltsione in questo processo, da pate di coetanei o degli adtrlti,viene vissuta come una minaccia alla quale si può reagire rtt

traverso gesti violenti o beffardi per difendersene. L'adolescente quasi mai è in grado di investire su aspetti positivi pcr

ché ne riconosce pochi; nel corso della sua crisi egli invcstt'quindi nell'aggressività, che si dimostra apparentemente ef licace e a basso costo emotivo.

II teen ager ceîca una tribù per sentirsene parte, per assume t'.'

un ruolo definito. A questa età è come se il gruppo fosse cosli

tuito da una somma di parti; ciascun individuo ne costituisct'una Írazione e I'intero entourage costituisce un individuo irr

tero. Il gruppo diventa il palcoscenico sul quale ciascuno reciluil proprio ruolo alla ricerca di un'identità, sentendosi realizzittoe al sicuro solo quando è circondato da tutte le altre parti clrt.

in un individuo adulto si integrano al punto da costituire rttr

solido c tatteîe. Così il giovanotto che deve difendere la pt',r

pria identità minacciata, mette in atto un impulso narcisisticn

FOco.'' ll mgazzino matura le sue decisioni nel raggruppamento di

puri, quasi mai nella famiglia; la decisione di sottoporsi a unpieriligo di aderire a una moda avviene alf interno del branco

àtttruàtto l'imitazione/condivisione delle scelte, che da solo

csrebbero molto più difficili da prendere e che dall'ambiente

farniliare sonna.òhioso e normale non verrebbero nemmeno

prese in considerazione.' L'adolescente maschio costruisce la propria identità di ge-

nere attraverso la rclazíone con un'otiginatia immagine pa-

lerna protettiva e idealizzata che diviene la fonte di atttazione

al terÀine della simbiosi originaria con la madte (Blos, r985)'Se al momento dell'adoléscenza, quando è indispensabile

eonsolidare la propria identità, la figra pateîna manca,-1'ado-lescente ,.rtu in balia di una madre arcaica divorante che im-

pedisce ogni separa zione e ogni individuazione della propria

identità. Stoile] (rq68) ritiene che la nostalgia di un'espe-

tienza fusionale con la madre sia sempre una costante minaccia

l,egressiva per la virilità e che essa sia all'origine di tutte le di-

fese maschili.È lu figntu patern che deve sostenere e favorire la sepata-

gione dailà -udre e avviare il figlio verso I'autonomia; se que-

Àta è emotivamente assente, la funzione di separazione e di

edgsione alle norme e ai valori non può essere interiotizzata a

fondamento dell'identità.11 maschio adolescente è molto preoccupato di rimanere di-

Fendente e passivo nei confronti della madre: si ftatta di un ti-taore che emetge nella vita f.am|liarc di tutti i giorni attlaverso

trianifestazioniproverbiali. il giovane comincia a rispondere

nnale alla madre, la prende in giro bonariamente, le fa notaÎe

difetti e limiti per sottolinearela propria superiorità-e

soprat-

tutto la capacità di fare a meno di lei, delle sue confidenze e

í 

\1''

POSTFAZIONE 203BULLI DI CARTA

dei suoi gesti affettuosi. Nel caso le prime rclazioni cott la

madre siano state insoddisfacenti, I'adolescente deve dirlo=strare a tutti i costi e in modo insolente di non avere bisogtr,r

di nessuno. Se durante la prima infanzíala madre non è slitlain grado di sintonizzarsi con il figlio, di percepire i suoi l'riso'

quanto f intolleranza verso le differenze: ci si può rincuorare

etttaverso I'appartenenza a 1n gfuppo benigno o a ufiacricca

dalla mentaliià aggressiva. Alla base dell'asse essere bullo-ve-

nire aggredito, sta il sentimento di invidia e aggressivi!à co-

mun.Ttutti. per difendersi dal dolore ci si può identificare

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gni, di trasformare le sue paure in parole e pensieri, il gcsto

violento diventa un mezzo illusorio per dimosrare la sua fol'ztt

e la sua capacità di dominare se stesso e gli alti. La paura rliessere dipendente viene trasforma;ta nella illusione di domirrioassoluto.

In realtà i problemi principali degli adolescenti sono la ct'-

noscenza e la confusione. Essi si ffovano al centro di clrrr

mondi nemici: da un parte gli adulti e il loro potere, dall'altrui bambini con la loro ingenua propensione a essere succttlridegli adulti. Entrambi vengono disprezzatr per essere - nerllrt

fantasia adolescenziale - gli uni schiavi, gli altri aristocratici tiranni il cui principale divertimento consiste nell'indulgere irrr

punemente in attività sessuali.

Gli adulti rappresentano i possessori della conoscenza ass(rluta, del sapere che cosa e come fare le cose. I bambini cle

dono che i genitori colgano l'essenza delle cose perché cotto

scono il significato delle parole, ma quando aniva la pubcrt'rquesta illusione cade; solo alloru si rendono conto di quatrlofossero mal riposte I'ideahzzazione e la fiducia che avevtttt,tvoluto pome nei genitori. Così I'adolescente finisce per p('!'

dere la fiducia e dubitare di tutti. La sua cisi di identità tlipende dal non voler accettare di dipendere ancora da qualctttt,'e nel desiderio di essere figlio di qualche essere mitico, supe

riore ai comuni mottali: I'eroe cinematografico, il leader di trtrrt

rock band, il campione sportivo.Un gruppo costituito da adolescenti avrebbe la mira di irrr

padronirsi del potere, ma è confuso riguardo ciò che è buono t'

ciò che è cattivo, così come il giovane pubere è confuso davatrltallo specchio mentre osserva i cambiamenti del suo corpo.

Durante I'adolescenza esistono due spinte opposte: I'ttttrt

verso il conformismo el'al:.ra verso I'espressione del sé più rrrr

tentico. L'ansia nei confronti della propria identità è acttlrt

eon l'aggressore.Ci sóno molte facce del sé, dis6uttiva e salvalice, perversa

e creativa; nella maggiof parte dei casi la parte distruttiva puòcssere contenuta, compr.sa e neuffalizzata dalla parte

-sana. -siitrtru di un'operazionè che va a buon fine se una rnadre sffi-Cientemente bùona è in grado di rispondere in maniera sinto-

niuzatae responsiva ai ségnali del bambino. La madre deve es-

aere in gradó di dare risposta alle intense e tossiche comunica-

Lioni dell figlio valendosi della sua abilità a non essere travolta

c della capacità di non sentirsi troppo anabbrata, sola o priva

di aiuto.Di solito le madri sono in grado di percepire gli stati ostili

del figlio, non farsene distruggere, renderli_ pensabili, riflet-

ierui é restituire al neonato cóntenuti consolantie

tollerabili.Più tardi il giovane spera che questa capacità venga assunta

eial gruppo di ioetanei , dullu scuola o dalla comunità nel suo

eomplesso.N.t caso non riescano a trovate una risposta soddisfacente,

alcuni di loro sviluppano una sorta di pseudo indipendenza;

àltri ptoi.ttano al úi f,roti la loro tabbia P.î 11 mancanza dicui sóffrono; altri separano 1e loro emozioni utilizzandone una

pofzione per le relazìoni positive ed espellendo le parti cattive

àltrou.. ie difese di quèsto tipo hanno lo scopo di venire a

pntti con il dolore -.ntal. e con quegli aspetti del sé che ap-

paiono inaccettabili'

5, Protagonisti

5,t ll bullo

II bullo è stato definito, classificato, sezionato in ogni modo

nelle sue caratteristiche e nei suoi elementi dístintivi'

 

204 BULLI DI cARTA

Secondo studi etologici, I'essere umano possiederebbe ttttil

capacità innata di inibire I'aggressività diretta verso un proplitr

simile. Da un punto di vista evoluzionistico la spiegazione prrt'

rebbe risiedere nella conservazione del gruppo di appartencrrr,n

e nella capacítà empatica di percepire I'altro come uguale rt st;

POSTFAZTONE 205

Sembra che il bullo non sia in grado tenere a freno i propri

irnpulsi e di regolarnela forza, né che_sia capace di controllare

à rànd.r. appópriati i sentimenti nelle diverse situazioni che

vive. Muncàii à,tto.onsapevolezza, della capacità di calmarsi,

di affrontare I'ansia, la trlstezza e ogni altro sentimento fonte

soff.t.nza. La sua incapacità di elaborare queste emozioni

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Anche se questa dotazione esiste, è osservazione comune coll!e

sia insuffiòiente a impedire I'esercizio della sopraffazione tt'ot

simili. Nel resto del mondo animale - in particolare tra i plimati - il comportamento di dominanza è un fenomeno ccttttt

sciuto e ritenuto indispensabile a una normale competiziottr=

per le risorse e per il conseguimento di uno status sociale cltt'

iavorisca la variabilità genetica all'interno della comunità.Abbiamo visto come nella stragrande maggioîa(tz^ dei cttsi I

cattiui siano ragazzi resi adulti troppo precocemente per sl'rrg

gire ad angosce infantili, che mettono in atto sullo scenat'i,r

éella scuola dolori, dispiaceri, insufficienze e inquietutlirliprofonde.

Nel tentativo di mettere in relazione i comportamenti rrg

gressivi con specifiche aree cerebrali, si è scoperto che l'ittttbiente esterno influisce fino a modificare le connessioni ttctt

rali che si esauriscono o si rafforzano in base agli stimoli licrvuti (Darwinismo neurale). La base genetica e le espericttz,'

ambientali, culturali ed emotive interagiscono al punto da tt'rr

sformare la stessa struttura anatomica e funzionale dell'enct'

falo. Si fa I'ipotesi che vi possa essere perfino una trasmissjolì('

intergenerazionale di comportamenti antisociali, legata sirr n

fattoii genetici, sia a f.attori di rischio socio-sanitari, sia al li

vello delle interazioni precoci genitore-bambino' Questo filorrt'

di ricerca dà ragione delle inestricabili interuziom ra Íllrr

biente e genetica sottolineando come |e semplificazioni ezipl,tgiche siano troppo ingenue e scientificamente deboli per pot('l

értere credibili. Relazioni precoci e substrato genetico cosli

tuiscono la base attraverso cui si stfuttufano le connessiotli

neurali; queste subiscono successive modifiche dalf infltrss,,

delle esperienze concrete di dolore o soddisfazione, che sgltt'

in gradó a loro volta, di modificare il substrato {isico dell'urcefalo fino a modularne la funzione.

àigli fa mettere in moto I'unico e arcaico meccanismo cono-

Eciuto, I,evacrazione della sofferenza o il suo evitamento. Ilàé1o.. mentale si può negare o espellere dentro qualcun altro

in muri.tu più o meno viólenta. If processo descritto nasce da

ùniinefficai. .o.rrup.volezza dellè proprie emozioni e dalla

ovvia impossibilità di soddisfare all'istante i bisogni. La man-

ènnza ditun'immediata soddisfazione dei desideri fa provare

L1n'acuta sensazione di abbandono o di vuoto. chi riesce a pef-

€epire il proprio stato d'animo riesce a re,golare i propri stati

eniotivi iad^esempio: sto provando nbbia verso Antonio)Àrnru putture diretìam ente all'azione violenta (dò un pugno ad

Antonio perché sento qualcosa di spiacevole nei suoi con-

lrònti). Là consapevolezàa di sé sembra essere correlata con leBfee corticaii def [ngu,,ggto, che consentono di dare un nome

alle emozioní che si stanno provando.Al bullo non inreressa néè capace di leggere i sentimenti al-

trui e nemmeno di gestife le relazioni con gli altri in maniera

pscata.'Un leader positivo deve essere in grado di continuare a pen-

gure anche ii mezzo alle proiezioni aggressive che gli vengono

inviate, mentre un bu[ó, da leader negativo, soccombe alla

Drova e passa all'azione per liberarsi della percezione penosa

àelle emàzioni altrui. Nonostante sia oramai chiaro che il cer-

vello è evoluto per rispondere all'espressione di emozioni spe-cifilhe e che I'emp atia sífonda su solide basi neurobiologiche,quando ii cerveilà emozionale sta scatenando una forte rea-

Eione, l'empatia è scarsa o addirittura assente'

Pei poter percepire le emozioni altrui, bisogna essere ab-

bAstanza calmi e rècettivi e sopfattutto, si deve aver vissuto

iu ,t.rru esperienza nelle relazióni precoci con una madre che

Àin'rrutu u *u rroltu calma e recetti;a. Attraverso il gioco delle

 

206 BULLI DI CARTA

identifrcazioni proíettive, ella avrà potuto percepire i conte=

nuti spaventosi della mente che il bambino le ha affidato e

avrà potuto rimandarglieli dopo averli resi più tollerabili, do

tati di significato e pensabili. Si tratta di un meccanísmo chc rt

poco a poco diviene patrimonio del bambino e che lo guida nel

suo sviluppo emotivo futuro.

PosrFAzroNE 207

moi scontati. Non è detto che non vi siano meccanismi diadattamento o di compenso che modifichino il destino deibambini che hanno avuto difficoltà di rapporti nella prima in-fanzia. Psicopatolo gie famihari, sociali, individuali o la combi-flazione delle re provocano le caratteristiche incapacità del

quella di pensare i pensieri, di vedere se stesso negli

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I giovani di oggi, e in particolare chi intraprende la car-

riera del bullo, non ha probabilmente alcuna esperienza etn=patica di questo genere, per cui il suo allevamento emotivo è

rimasto carente nella capacità di tranquillízzare se stesso r:

comprendere le emozioni degli alri. Si tr^tta di una carentache ha certamente basi biologiche, ma che non può prescitr=

dere dalle influenze ambientali e culturali dominanti, clre

hanno come prime vittime i genitori. Il ruolo delf imitaziorlein questo processo è fondamentale fin dai primi giorni; si

evolve con il passare degli anni fino a costituire un baluarclo

nelle età successive. L'esempio e I'imitazione nello sviluppnsociale ed emotivo sono tanto importanti nei primati quanto

negli umani.I bulli esercitano un'aggressività generalizzata, impulsività e

scarsa empatia verso gli altri: si sentono superiori, capaci cli

istigare gli almi e convinti che la violenza sia un valido strtr'mento per esercitare le loro abilità sociali a volte notevoli. l,s

vittima va deumanizzata al fine di giustificare le sue forme cli

aggressività e di violenza e stabíIisce con gli altri rapporti in=

terpersonali improntati sulla prepotenza.Coloro i quali esercitano gratuitamente la violenza su altri,

hanno probabilmente carenze in questo processo che implicuintimità con la madre e una sintonizzaztone con lei che

ruf.f.orua nel bambino la consapevolezza che i suoi sentimetrtisono stati compresi e accolti (Stern, r998). Nel corso della ue=

scita spesso si possono vedere gli effetti di un mancato eserci.

zio empatico con la madre attravelso una progressiva e spess(l

definitiva cancellazione delle emozioni dalle proprie perce=

zioni. Come in tutti i campi, anche in questo caso non vi sontt

rclazioni lineari di causa effetto: le variabili ambientali e pef=

sonali in gioco sono talmente numeÍose che i risultati non sotl(r

cltri, di riuscire a comprendere quale può essere lo stato d'a-

nimo della sua vittima, di tenere abada gli impulsi aggressívi,dl preoccuparsi per il benessere altui. Il bisogno più urgente

eonsiste nel sopravvivere alle sensazioni di annichilimento che

v€rrebbero ptovate se non venissero esercitati i comporta-menti brutali.

Nelle sue bravate il delinquentello non è mai solo; la sua fi-gura esiste in quanto immersa in un contesto costituito da un{nsieme di rugazzi consenzienti o gregari. In assenza di unpubblico o di una consorteria, il bullo non potrebbe esercitareil suo ruolo e il suo potere, sarebbe privo di un elemento fon-dgmentale. Vedremo più avanti come coloro che lo circondano

Fossano contribuire attivamente alle sue azioni o partecipareEttfaverso un'approvazione tacita delle sue gesta o tramite unEubdolo divertimento a spese della vittima.

Diventa evidente come il bullismo sia un fenomeno che

eoinvolge un'intera collettività che può sostenere, rzfforzarc o

epprovafe tacitamente.Secondo Kernberg <<un vero leader nzionale dovrebbe pos-

tedere cinque caratteristiche fondamentali: intelligenza, one-gta e incorruttibilità, capacità di stabilire e mantenere rela-

sloni oggettuali profonde, un narcisismo sano, una sana e giu-gtificata attitudine paranoide anticipatoria>.

Il ragazzaccio aspirerebbe a essere 1l boss, si impone come€olui che sarà adonto e rispettato, come la Íigura carismatica

ehe avrà nelle sue mani le sorti dei suoi gregari e delle sue vit-tlme, I ruoli nel gruppo aggressivo sono rigidi, non è previstaURa spartizione del potere né una collaborazione ra pari nel-

I'Ettuazione delle imprese.Il leader è dispotico e incline a eser-

cltare la sua supremazia tirannica e rigida senzabadare ai sen-

Èltnenti altrui e alle proprie responsabilità.

 

208 BULLI DI CARTA

Si tratta però di un falso leader che ha mancato il supclrr=

mento della fase narcisistica-infantile e non ha maturato ll

concetto di limite. In un tale adolescente non si è verificato il

passaggio dall'amore per sé tipico delf infanzia (libido narcisi

itíca),-all'amore per gli altri (libido oggettuale). In mancattert

i giovani ritengono di poter lrrr't'

POSTFAZTONE 209

lità interna a ciascuno, che viene realizzata nella realtà dallapartecipazione a un raggruppamento vero, al quale persone di-verse aderiscono raggiungendo un paritetico livello di regres-

sione.Si tratta di una specie di organismo vivente il cui scopo

principale è conservatsi in vita; tuttí i fenomeni mentali che si

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ditutà da soli, di poter studiare esclusivamente per ottenere t'i

conoscimenti chè accentuino il proprio senso di grandezzt tr

prescindere dai contenuti culturali, di potersi salvare da sgli,

i1 qu.rto quadro i legami emotivi e i sentimenti diventano ir('

cessori inutili e ingombranti'

5.2II gruppo

Freud definisce il gruppo come un certo numero di perso.trt'

che fonda la sua esisienlà su quella di altri ínsiemi analoglri,

verso cui dirigere le tensioni emotive. Gli individui che fantt,r

parte di un gruppo si comportano in maniera diversa rispetto u

quando ,oró du soli: vengono riuníti da sentimenti amor,sisublimati che li fanno sentire solidali tra loro e congiunti ir

colui che hanno scelto come loro capo'

Questi rappresenta la ftgura pateffla verso la quale si ct'crr

,r.r ùnro di àipendenza e ambivalenza analogo a quello che irr

tercorre in unà f.amiglia primitiva tra padre e figli.Nella figura del càpo,-i rnembri proiettano un io ideale clrr'

permete lóro di identificarsi nel leader e che facilita la c.ttàensazione intorno alla sua figura, di una massa adorante'

A partire dall'entourage familiare,l'umano è un animale clrt'

no.t é in grado di sopravvivere al di fuori di un raggrupprr

mento; egli cambieràla pattecípazione a numerosi gruppi lrt'lcorso della sua esistenza e ne subirà influenze positive e negil

tive. Nella dinamica dei gruppi compaiono tendenze emotiv('

molto potenti che a volte favoriscono e a volte ostacolano gli

individui nel raggiungimento degli obiettivi.Nel corso del tempo, numerosi autori hanno compiuto li

flessioni e studi su ciò che accade nei gruppi dal punto di visl,r

psicodinamico e psicosociale' Secondo Bion esiste una grupprl

àvolgono nel gruppo hanno come principale scopo la sua pro-

Éecuzione e il suo mantenimento. Chi aderisce all'implicitoeontratto che si stipula in tutte le aggregazioni umane, accetta

inconsapevolmente di far parte di una mente sovraindividualeall'interno della quale occupa soltanto il posto di un piccoloneurone,

Ogni componente partecipa di stati mentali molto primitiviln cui sé e non-sé, mentale e corporeo, interno ed esterno sono

indistinti. Far parte di un insieme del genere ripropone l'espe-

denza caotíca dell'età precedente la comparsa del pensiero lo-

gieo e comportala riattivazione di ansie profonde che insorgono

àormalmente nei primi rapporti del neonato con la madre.

Il gruppo Íunziona come un'unità": al suo interno si produ-eono situazioni colme di emozionalità che orientano I'attivitàdei membri senza che loro ne siano consapevoli o disposti ad

&nalizzare i fenomeni che vi si svolgono.Chi fa parte di un gruppo aÍfida inconsciamente al leaderla

eapacità di pensare per tutti e di contenere le ansie di ciascuno.

L'aggregazíone può strutturarsi secondo tre differenti modalitàlncónsce (assunti di base) ciascuna delle quali si traduce in dif-ferenti tipologie di capo: r) il leader che garantisce al gruppo

ehe si prenderà cura dei suoi bisogni; z) un secondo tipo che

guiderà il gruppo contro le forze reali o immaginarie che 1o- mi-

iracciano; ) la coppia modello, che genererà il messia o qualchele{ea messianica se il gruppo avrà fede e saprà aspettare.

Tutti i gruppi, ma in particolare quelli non struttunti,han'Fo alcune caratteristiche regressive che si esprimono al più altogrado nel caso del bullismo.-=

Anche se non piace pensarlo e se non si è disposti ad accet-

€ale questa idea, in una schiera sono sempre presenti due ten-

denze opposte: una indirizzata alla realizzazione del compito

 

210

che ci si è proposti, mentre un'altra, tegressiva, sembra ttltporsi alla prima. Alcuni comportamenti dei partecipanti a rttt

gruppo e in particolare gli stati emotiví che si sviluppano, sctrt

brano allontanare dall'obiettivo fissato. Questo aspetto si cvidenzia nella compagine attraverso una caratteristica marrcàtrz',t

di vivacità intellettuale, con una riduzione della capacità tli

poSTFAzroNE 2LI

Vi sono gruppi che basano il loro funzionamento su un as-

cunto di difendenza, dove attraverso i meccanismi della idea-

lizzazione,^ proiezione e regressione, vengono messi in. atto

.u*porrurrràti acritici e compiacenti nei confronti del leader

ielealizzato.Il gruppo è oggetto specifico e organico non riconducibile

BULLI DI CARTA

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giudizio critico e con alteruzioní delle modalità di relaziotr,

Nel tentativo di evitare la frustrazione connessa all'apprctrdimento dall'esperienza, si sviluppano fantasie onnipotenti rmagiche sul modo in cui 1o scopo verrà raggiunto.

L'organízzarsi degli individui in un insieme, dà luogo a rtttn

mentalità di gruppo che è qualcosa di diverso dal complcss,,delle singole mentalità di chi 1o compone e rappresenta I'attività mentale collettiva tipíca di una moltitudine di indiviclrriIl gruppo sembra funzionare come una totalità, anche se i sttoi

membri ne sono inconsapevoli e credono di continuare a milll'tenere una loro autonomia di pensiero e di giudizio.

In realtà l'intera combriccola esprime opinioni, volontl rr

desideri unanimi come se si ffattasse di un unico organismo t-

di un'unica mente a cui gli individui partecipano in forma atttt

nima e inconscia. Questa adesione può risultare addiritttrlrrcontraria ai desideri, alle convinziom e ar giudizi consci tlcisingoli affiliati.

Un gruppo funziona sulla base di emozioni intense e prirtritive che, seppure ircazionali nel loro contenuto, posseggoltn

una forza e una vitalità tali da riuscire invariabilmente a tìtÉ.

nifestarsi nei comportamenti.La mentalità che si costituisce è rI contenitore di tutti i corr.

tributi (inconsci) dei membri della combriccola; essa si esprittre

attraverso emozioni che hanno radici profonde, e che si tcttladi contrastare attraverso difese altrettanto arcaiche: scissitttle,identificazione proiettiva, regressione. I gruppi di adolesccrrttfunzionano quasi sempîe attraveîso mentalità basate slt rts'

sunti di base. In questo caso i ragazzi agiscono secondo ttlt,t

funzione spontanea e inconscia tenuta assieme da rapporti ntr

tomatici che sono st^tiparagonati (Bion, ry6r) ai legami che

avvengono tra le molecole nei composti chimici.

alle singàîe individualità: quando ci si inserisce in una strut-

tr-rra ch"e fanziona in base a meccanismi di difesa primitivi,ai subisce una regfessione con perdita della propria identità,eiiminuzione delienso di colpa e rimessa in questione dei si-

etemi difensivi, condizione che produce ansia' Ad esempio,

il cittadino "nofmale" che partecipa a violenze di massa è

vittima di una massiccia regressione del suo funzionamentopsichico messo in moto da-specifiche dinamiche di gruppo'

L'uo-o è un essere gruppalel i fenomeni che andremo a de-

gcrivere sono sempù u[-'op.ta nella mente úmatta, ma di-

ventano osservabili solo quando le persone si riuniscono tfaloro.

L'ansia è un'esptessione della vita emotiva del gruppoche

eorge dalla pavîa di no.t capire, di essere rifiutati, di essere ag-

gr.iiti o di aggredire. Nei gruppi_non strutturati ha luogo una

iita affettiva inconscia in base alla quale I'individuo toîna^

us0fe, per effetto del movimento regfessivo, meccanismi men-

tali tiiici della prima fase della vita mentale. Ecco quíndi.com-

pariró meccaniimi di difesa primitivi come scissione e identiiiCazion. proiettiva; avviene che le angosce non tollerate ven-

gano .rpolre sotto forma dr azioni violente, som,atizzazioni o

imponenti proiezioni all'esterno dei sentimenti di.impotenza,

diqperazione e odio. Si gatta di tentativi di cancellare le ansie

pers..rrtotie che si attivano quando ci si avvicinatroppo alle

fsntasie primitive.Qualunque sia il grado di maturità e di integrazione di un

lndividuo,-le condizioni che si creano in un gryppi favori-

Fgono una regressione verso livelli psicologici infantili o verso

i,utilizzo di Àeccanismi di difesa e dinamiche personali che ri-

€ordano relazioni oggettuali e aggressività primitive (Kern-

berg, r999).

 

POSTFAZIONE 213212 BULLI DI CARTA

Nel gruppo (in tutti i gruppi) esistono quindi forze vollcalla disgregazione che tisiedono negli stessi partecipanti; cssi

possono adottare inconsciamente una rigida modalità difensivrrdi funzionamento, il cui scopo è mantenere e preservarne I'itttegrità e la sopravvivenza.

GIi aÍflliati possono adottare la convinzione magica che esi-

gruppo di.lavoro; questo è un cenffo intellettivo in cui" le per-

FOne espflmono aspetti evoluti della vita mentale, la consape-

volezzi e Ia cooperazione, al fine di completare i progetti.at-

tf,averso rl upp-..ío tazionale, progredito, che prevedatolle-,Jinza della frust razione e controllo delle emozioni (Bion,

r96r).

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sta un'entità esterna in grado di soddisfarne i loro bisogni, cli

dare sicurezza a utr organismo immaturo. Al leader viene attri=buitala capacità di soddisfaîe tutti i bisogni del gruppo, mcntre tutti gli altri sono in attesa di veder soddisfatti i loro bisrt'gni (Bion, r96r). La persona prescelta solleva i membri dalln

responsabilità di pensare.Altra modalità di funzionamento dei gruppi è quella più ti.

pica dei gruppi di adolescenti aggressivi o dei tif.osi ultras, clrc

praticano una modalità basata sull'attacco-[uga. I sentimetttidominanti del gruppo sono I'ita, l'ansia,la paura e la rivalsrt,

che escludono completamente la necessità di comprendere ,r

di maturare attraverso l'esperienza del pensare. Ansia e paurÉ

vengono trasformate in rabbia e gesti violenti come ulteriot'e'modalità difensiva nei confronti della percezione che quei setr=

timenti comporterebbero.C'è in queste strutture la convinzione itrazionale dell'csi=

stenza di un nemico dal quale ci si deve difendere con le utri=

che due modalità tipicamente biologiche conosciute: la fuga rr

I'aggressione. Per un raggruppamento di questo genere i ne=

mici peggiori sono il pensiero e I'emozione, i due fattori clte:

favoriscono la sofferenza emotiva alla base di qualunque pl'(ì=

cesso di apprendimento (Bion, ry6r). Attraverso il meccanisnttrdi attaccolfuga il branco tenta di distruggere la dolorosa contt=

scerrza attraverso l' azione.Un'ulteriore modalità di funzionamento può poggiare sttll:t

convinzione inconscia che prima o poi, in futuro, awerrà qurtl

cosa che risolverà tutti i problemi del gruppo. Un'attesa ntes=

sianica impegnerà i protagonisti nel mantenere un desidet'itt,una speranza che per restare tale non dovrà mai essere realiz=

zata. Anche questo è un meccanismo di difesa che serve a pre=

servarsi dal dolore causato dal possibile cambiamento verso tltl

Vediamo ofa un po' più nei dettagli come sono costituiti 1

gruppi di adolesce"ii aui quali emergono i fenomeni del bulli-ímo.'e"uri tutti gli adolescenti appartengono a una cerchia:

Pietropolli Charmet f"a notarc come essi appaîteng no e -non

potti.àu"o in quanto <<posseduti dalla mente del gruppo che lieuuiluppa e Ii influenza>>''-

Ùn àt"ppo ii udol.scenti ha un compito molto preciso,.del

tutto ótoiàferenziale: mantenefe il benessere mentale dell'in-

ii.r. atrraverso la qualità delle relazioni dei suoi membri.

Non nasce con il proposito di cercare grane' occupare.terri-

tori o attaccare qualcunó, nur.. esclusivamente per garantire un

eervizio a colorolhe hanno sottoscritto il patto di appartenenza.

Gli adolescenti non hanno bisogno di un'organizzazionené

di una rigorosa leadership anche se le decisioni sono spesso

ènnttuddi"t,orie e inefficaci. Si fa finta che una decisione sia

Btata presa, ma non si deve correre il rischio che possa- awe-

;il. ;t" Ííammentazione della schiera, la cui unità è il bene

più prezioso', i ^i^.,ani niìr inqicrr ,lo 

Sólitamente sono i giovani più insicuri, cui manca un ruo

deflnlto, a tentaîela séalata vérso la leadersh,ip di un manipolo

rtgr.rriuo attÍaverso il quaie possono finalmente affermarsi

augli altri. tni è violento si aggrega con alri suoi pari creando un

qruooo o una banda che è contraria alla democtazia'= únu congrega del genere favorisce la diffusione di respon-

aabilità, fetioni.no chi rende più semplice scaricare la propria

responsabilità individuale diluendola in quell'organismo poco

definito che è I'insieme dei partecipanti a un'azione aggfes-

zr. II gruppo di lavoro esige dai suoi membri capacità di collaborazione e sforzo

e lmplica èontatto con la realtà.

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217t6 BULLI DI CARTA POSTFAZIONE

Quando 'ún ragazzo perde la sensazione di appartenere a llngruppo, diventa un estraneo con le prevedibili conseguenze: fÉsforzi per reinserirsi senza mai ottenere risultati apprezzabili eanzi, il fallimento dei tentativi costituisce un ulteriore motivEldi scherno e umiliazione.

I ruoli del bullo, della vittima e dello spettatote sono intef=cambiabili e frequentemente fluttuanti da una volta all'al=

IJnrugazzo che sia stato cronicamente sottoposto ad anghe-

lic mostia sintomi simili a chi subisce violenze domestiche; la

nrente perde in inventiva, assume catz;tteri di ripetitività e ot-trrsità fino al punto da acquisire la sottomissione come unrnodo di vivere.

Alcuni possono disconoscere e attribuire ad altti la pattevrrlnerabile del sé così da perseguitarlo esternamente; altri pos-

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tra. Finché restano mobili, è possibile un reinserimento Rel

gruppo, ma quando le parti si irrigidiscono, subentrano vcn=dette o rappresaglie elabattaglia per il potere raggiunge i mag=simi gradi. I a vendetta del bullo verso la sua vittima rappfc=senta la ribellione nei confronti della dolorosa posizione in cuida bambino sente di essere stato messo dalle figure parentÀli,Egli ha necessità di mantenere uno status di potere che poggiesulle proprie fantasie e su quelle dei suoi adepti, riguardo lcsua capacità di ferire o controllare.

La vittima designata è tipicamente il ragazzo di buona farui=glia, pulito, pettinato, vestito, viziato e coccolato, che non portcsu di sé i segni dell'appartenefiza a un gruppo di coetanei, me

pjuttosto sparge intorno a sé i segni distintivi della sua famiglle(Pietropolli Charmet, zooo). Quasi sempre si úatta di un gio=vane con scarsa autostima, ansioso, insicuro, cauto, sensibile g

calmo, le cui caratteristiche vengono portate all'estremo limitedell'insicurezza. Solitamente non è in grado di reagire ai sopnrrilsi chiude in se stesso o assume un atteggiamento passivo . iasse-gnato, tuttavia alcuni dei ngazzi fatti segno di angherie reagi=scono provocatoriamente, con irrequietezza e impertineîal,, tI-facendosi sui più deboli. Alte volte ngazziche subiscono in sl=

lenzio e apparente rassegnazione, covano un pericoloso odio chepuò sfociare (e le cronache statunitensi ne sono piene) in formedi aggressività senza freni; le stragi compiute nei luoghi di studiosono vendette incoercibili contro gli agtzzini o coloro che hanncassistito indifferenti al loro supplizio. Alcuni sostengono che levittime presenterebbero deficit nel riconoscere i segnali emotivirelativi alla rabbia, con il rischio di non riconoscere l'aggressofco di non capire qual è il limite nel loro comportamento oltre i!quale possono cadere nella provocazione.

sono negare un sé-bullo e assumere una posizione da vittima

rlisperata nel tentativo di negare aspetti della personalità che,rviebbero potuto rappresentafe un persecutore per altri o per

sc stesso.Persecutore e vittima rcalizzano spesso un legame di tipo

s r r doma sochistico. L' atteggiamento dello spaccone, spr ezzante,

invidioso e derisorio, assieme al suo borioso contegno nei con-

lronti della vittima, sono spesso manifestazioni evidenti delle

lrirure o delle fantasie di essere deriso da una figura ínterna do-

rrrinante che lo fa sentire piccolo e indifeso. Una tale ferita va

rrssolutamente eliminata attraverso il sadismo con cui I'ex per-

rr:guitato - ora bullo - diventa il carnefice implacabile, soddi-

sl'atto dell'umiliazione alrui.La sensazione di essere piccolo e stupido è intollerabile: I'u-rrico modo per renderla temporaneamente sopportabile passa

rlltraverso l'attribtzione ad altri della colpa o attraverso una

giLrstificazione plausibile per la propria crudeltà: la diversitàtlci modi, dell'abbigliamento, qualche genere di idiosincrasia o

più in generale il fatto che la vittima non sia stata percepita

.ume Àembro effettivo del gruppo sono giustificazioni suffi-cicnti all'esercizio della sua crudeltà' Si puniscono le diffe-lrf nze e le stranezze rispetto al pensiero conformista caratteri'stico della setta, allo scopo di cercare un pretesto per scate-

rrrrre I'aggressività.

.i,4 Lo spettatore e le sue interazioni con bullo e uittirna

Il giovane maschio bullo (ma anche le femmine comincianon [ars] strada) ha bisogno di devoti gîegaîL che si uniformino e

nccettino di diventare complici delle sue soptaff.azioni; gli è

 

2t8 BULLI DI CARTA

' ii! 3t

POSTFAZIONE 2I9

voyeuristica dello spettatore intensifica il rituale del bravac-cio, che ha aspetti maniacali, otgasmici e trionfanti. Lo spet-

fatore con la sua sola presenza moltiplica l'umiliazione e lapcrdita di prestigio sociale della vittima, alímentando in leipossibili fantasie di vendette violente.

Qualora un testimone si identifichi voyeuristicamente con illrullo, si ecciti in maniera vicariante ed eviti la responsabilità

necessario il supporto degli spettatori, un pubblico che inco.raggi e sorregga. I componenti dei gruppo sidifendono in que.sto mo-do dalla possibilità di subire a loto volta angherie daparte del capo e in secondo luogo possono ídentificaisi con lapotenza di chi comanda, illudendoìi di farne parte ed essernepartecipi. Essi provano quindi per il boss un sentimento am.bivalente di ammkazione e timore. Nel caso la squadra in que.

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cli condotte violente, si avvera il fenorneno del pappagallo

(copycat), che consiste nella ripetizione pedissequa di.un com-portamento bullistico senzr- paîtecipazíone diretta. E il clas-sico tipo che organizzal'aggtessione, avvisa se sta anivando ilprofessore, garantendo con la sua partecipazione che si attuituna perfetta, perversa e sadomasochistica umiliazione dellavittima. Quando sono alimentati dagli spettatori, i rituali sa-

clomasochistici del bullismo provocano nella vittima una re-gressione più profonda.

Lo spettatore-bullo si identifica con il bullo, 1o spettatore-vittima si identifica con la vittima, mentre lo spettatore-evi-trnte è quello che nega I'esistenza del problema.

Lo spettatore svolge un ruolo analogo a quello di un cofat-tore in unareazione chimica: può modificarela direzione dellarcazione verso la vittima o verso il persecutore. Twemlow l'hapùragonata all'equazione della legge di massa in cui Ia rcIa-zione può venire diretta in entrambe le direzioni.

Nelle fasi precoci di questa interazione i ruoli sono spesso

mobili e confusi e vengono coinvolti meccanismi di difesarnolto primitivi come identrficazione proiettiva, contoidenti-ficazione proiettiva, introiezione estrattiva (Bollas, rgSg) e ab-

handono almuistico, che finiscono per favorire una sorta di in-tirnità negativ^ tra oppressore e vittima; finisce così per svi-lrrpparsi una dipendeîza emotiva della vittima da1bullo.

In questo rapporto predominano il temore e un controllo sa-tlico invece dell'amore e della cura. E una dipendenza emotivasimile a quella che si sviluppa nei casi di violenza domestica,em^tteîizzata da pensiero intrusivo, alterazioni della coscienza

e senso di incompletezza, accanto a úfia costante preoccupa-aioue per i1 successivo attacco da parte del bullo.

stione funzioni secondo una modalità di attacco-fugu, prevale

un atteggiamento paranoide e persecutorio che coilo.à il ne.mico all'esterno: tutto il male viene proiettato fuori e tutto ilbene viene conservato al sicuro, all'interno della confraternita.

La corte costituita dai seguaci, spesso deve dare prova dífedeltà al capo atraverso atti di soúomission. o urrtó umilia.zione; una necessità_ per mantenere l,intimità nel gruppo el'apprczzamento degli altri membri frequent. douuiqu., mache gode di una ricca e antica tradizioie particolarrneníe inGiappone. un ruolo centrale nell'azione aggressiva è assoltoda coloro che, pur non partecipando attivamente all,azioneviolenta, fanno da spettatori compiacenti e silenziosi, offrendour'a tacita approvazione sociale. un ruolo analogo si verifica inogni situazione in cui il cittadino chiamato u irrt.rrrenire o atestimoniare di fronte a un evento violento cui ha assistito, sirifugia díero il silenzio o il disinteresse invocando "il quiétovivere".

. Gli spettatori possono essere troppo impauriti per resistereal reclutamento del gradasso, porròÀo assumere Ln atteggia,mento sfuggente artîaverso ra negazione dei fatti di cui íónostati testimoni ("non è successo niente"), oppure può trattarsidi individui che si pongono dietro le quinte,^ag.nào .o-. Uu-rattinai che tirano le Íira, ma non si asiumono le responsabilitaconseguenti ai crimini dei quali non intendono esì.re incol.

pati.Senza spettatori i bulli hanno poca motivazione per ripro-po*e il ruolo bullo-vittima. A poio a poco la parte'det uittodiventa tanro srabile da poter eir.r. définita .ó-. ,rnu difesàautistica, una úpetizione sadomasochistica che mira a rendere\a vittima come un feticcio. Dall'altra pate la.orrrpon.rta

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220 BULLr Dr cARTA

Situazioni di elevato allatme, come paura o ansia, determi-nano una risposta fisiologica che altera profondamente i con,fini psicologici tra aggressore e vittima; i limiti dell'io dei dueprotagonisti si fondono creando una singola entità di duementi in allarme. Dal punto di vista fisiologico questa sota dipermeabilità dei confini viene stimolata dal sistema nervosoautonomo.

PosrFAzroNE 221"

cia e distruttiva che può mettere in atto attraverso una stragecome quelle che ormai sempre più di frequente riempiono i te-lcgiornali della sera.

Essere vittima o esseÍe prepotente, ed esserlo a lungo nelcorso del tempo, può rappresentare un {attore di rischio. Chilimane a lungo nel ruolo di prepotente corre più rischi di en-trare in quella escalation di violenza che va da piccoli episodi

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In condizioni normali la combinazione di effetti dovuti al

sistema simpatico e parasímpatico ha una funzione adattativa,nel tentativo di ristabilire equilibrio ta mente e corpo. In si"tuazioni di paura estrema o vittimizzazione cronica, si verificaun esaurimento delle ghiandole sumenali che porta a un pre.maturo ed eccessivo effetto del sistema pamsimpatico. Questoautomatismo favorisce una situazione di calma eccessiva, ca.ratterizzata da una debolezza muscolare e una scarsa reattivitàche finiscono per rendere f individuo più vulnerabile e più in.difeso di fronte agli attacchi fisici o psicologici.

Van der Kolk ha coniato il termine legarne traumatico petspiegare il modo in cui si crea un legame patologico tra vittimae persecutore che, con il tempo, può stimolare successivi com.portamenti autodistruttivi e ripetizioni compulsive di rapportísquilibrati.

In ogni sítuazione di prolungato assoggettamento si verifi.cano dinamiche simili alle condizíoni uaumatiche: una sotto.missione senza speranzanei confronti dell'aguzzino e un'iden.tificazione con una sua autorappresentazione vittimTzzata,,L'aggressore estrae un'autorappresentazione dalla mente dellavittima, lasciandole una sensazione di vuoto e di capacità dlpensare con perdita del senso di essere una persona. Estrazionlmultiple di questo genere provocano un'importante decostru.zione dell'io che può avere conseguenze imeparabili.

La sensazione reale o immaginaria di inferiorità che provaun îagazzo vittima di bullismo, 1o porta a un grado di scorag,giamento estremo che gli fa perdere la spemnza di poter rive.stire un ruolo all'interno del gruppo e gli fa perdere I'auto.stima. Egli si difende atttaverso Ia mancata patecipazione el'isolamento, ma può covare dentro di sé una vendetta massie"

rli vandalismo, furti, piccola criminalità, fino a incorrere in

pr:oblemi seri con la legge.Per contro, chí rimane a lungo nel ruolo di vittima rischia

tli raggiungere livelli di autostima sempre più bassi ("non valgorrLrlla", "non sono capace dí far nulla", "gli altri ce I'hannoIutti con me"), a forme di depressione che possono aggravarsilino a diventare forme di autolesionismo, con conseguenzecstreme come il suicidio.

fi. Dal gruppo allabanda

Un gruppo o un individuopossono

tollerare, esploraree

va-lrrtare la drff.erenza, i punti di vista alternativi e le potenzialítà

l)cr una crescita creativa. Come membri di un'aggregazione è

lrossibile qualche volta e almeno per una piccola parte diicrnpo, riconoscete e distinguere le parti della propria perso-rrllità da quella del gruppo nel suo insieme. In rare occasioni,rurche in presenza di angosce intollerabili, si riesce a non scin-rlerla e proiettarne frammenti negli altri membri. Questi sonoi casi in cui si riesce a tollerare di mantenere contempoîanea-nrente dentro di sé oggetti odiati e amati.

Labanda prometterebbe invece unavita senza quel dolorer'ostituito dal pensare, dal riconoscimento delle differenzeLlrrlla dipen denza, dall'inevitabilità della morte.

In ciascuno esistono spinte regressive che ffasformano I'a-rrrore in odio, soprattutto sotto la pressione dell'ansia. Nellosl-rrto mentale "banda",le difese el'otganizzazione sono caotí-clrc e vi si accalcano parti maligne della personalità. Aspettirlominanti e distruttivi del carattere, reprimono le sensazioni

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222 BULLI DI CARTA POSTFAZIONE 223

La banda è uno sciame paranoico alla ricerca frenetica diavversari da attaccare, organizzato per distruggere e segnare ilterritorio, con il bisogno assoluto di un leader che, di solito,viene scelto tra coloro che rivelano la personalità più deviante.

Il gruppo si trasforma inbanda assumendo caratteristichepiù aggressive e delinqtenziali quando tra i suoi membri si ve-rifica un episodio depressivo.

di essere bisognosi, piccoli e ignoranti, imponendo a questeparti più fuagili un regime di terrore. In quesro caso avviencuna sottomissione a un leader tirannico interno. Un'analogedinamica si verifica sia nelle bande sia all'interno del singoToindividuo quando si instaura un'atmosfera di intimidazióne,paura e coercizione. La banda è un'organizzazione anti pen.siero, anti vita e anti genitoriale.

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La normale noia adolescenziale è a tutti gli effetti spesso

una vera e propria depressione che impedisce di vedere un fu-turo e di proiettarsi nel domani. La consapevolezza della pre-carietà dell'avvenire, la percezione della sua incertezza getta igiovani in uno stato di sconforto da cui possono uscire solo at-traverso un gesto eclatante e violento.

Il gruppo si trasforma in banda quando si accorge che le pro-messe gaî^ntite dagli adulti durante l'inf.anzia sono inattuabili:i ragazzi che hanno perso la speranza devono elaborarne lascomparsa attraverso un processo di lutto. La cerchia amicalenasce per tenere vivala fiducia, mentre labanda è un agglome-rato che si struttura per non subire il dolore della delusione. Alminimo cenno

disituazione dolorosa avviene la trasforma-

zione, il cui scopo è l'annullamento dell'espetienza penosa dellacrescita, attÍaverso la presentificazione di un futuro insicuro.

Mentre la televisione mostra che tutto è a portata di manoe possibile, i fatti rivelano la grande ftú.f.a del mondo adulto,rrna realtà quotidiana f.atta di un vuoto incolmabile, lontanis-sima dagli studi televisivi e dalle rock star miliardarie. Ciò chepuò awerarsi domani, può avvenire qui e ota, attraverso ungesto, attraverso un'azione che lasci un segno, una cicatriceindelebile al di là di ogni considerazione morale. Il marchio la-sciato dal gesto prevaricatore è istantaneo; non c'è bisogno dirrttendere con impegno e incertezzailúsultato di attivitàfati-cose, di riflessività e sofferenza personale.

Si pensi ciò che ha significato il mito dell'azione per il fa-scismo e per il nazismo; il bisogno di trasformarsi in predatorepcr uovare nell'espressione impaurita delle proprie vittime lal'r>tza per sentirsi trionfatore, vivo, esaltato da una fuga peri-eulosa e dal possesso del bottino.

I membri di una gang si assoggettano alla speranza ideolo,

gica di fondersi completamente gli uni con g1i aitri a voler for.mare un primitivo Io ideale; attraverso I'aggressione possonodistruggere tutto ciò che interferisca con 1'oiganizzaziàne e lcsopravvivenza della squadraccia. È fondamàntale possedetesimboli e riti, che mantengono in vita culti unificanii e rinsal.dano gli illusori legami al suo inrerno.

Nelle generazioniprecedenti f impegno politico o la guerra in.canalavano I'aggressività dei giovani, menre oggi, come abbiamovisto, I'esercizio gratuito della violenza diventa un modo per af.fermare il potere, vincere le angosce, sperare di consofidàre lll-dentità e illudersi di cancellare I'immagine materna spaventoso,indistinta e insignificanre che i bulli portuno dentro di

sé.i

Andreoli fa notarc che dopo il oollo delle ideologie i gio.vani non hanno più trovato luoghi dove esprimersi . nonhanno più potuto usare il pronome noi a indicare la partecipe.zione a un gruppo ricco e variegato, fondato sull'esercizio àelpensiero e del rispetto per I'altro. Non hanno trovato né lechiesa, né la scuola, né le sezioni di partito, né il posto di la.voro né la famiglta. E rimasta solo la búgata dei cóetanei,,

I teen ager che si rifugiano in una banda sono incapaci di vi.vere la solitudine o la sfuggono velocemente per un territotiodove la perdita dell'individualità e della sentuiezzu viene cofir. *

pensata da un' apparente onnip otenza condivisa.

Quando in un gruppo prendono piede le ansie, si diventeincapaci di tsare il pensiero razionale,la riflessione o il pen.siero simbolico; f insieme dei pafiecipanti cerca di liberariene r

come può, attraverso la trasformazione di una sofferenza apn.tica e silenziosa in una spietat ezza attiva (Pietropolli charinet,zooo).

 

-_i!i=::Fry

f

224 BULLI DI CARTA POSTFAZIONE 22'

Nessuno spazio di identificazione con il dolore del caproespiatorio: quando una banda si accanisce su una vittima indi.fesa (il barbone sulla panchina de1 parco, il mendicante, l'ex.tracomunitario), si sta suo malgrado identificando con ilvaga.bondo. La sensazione di mendicità che esso stesso prova nelprofondo è insopportabile aI punto da volerla distruggere persempre attraverso la sua elimínazíone fisica. In altre ciròo.

In un gruppo aggressivo c'è sempre una fantasia sottostanteconscia o inconscia che si esprime attraverso quella af.f.erma-zione violenta della volontà che è costituita dall'odio. Le suefunzioni sono molteplici: elirninare una fonte di dolote o irri-tazione; ri.muovere gli ostacoli che si frappongono alla gratifi-cazione; ristabilire un senso di autonomia di fronte alla fru-strazione. L'odio è l'opposto del dolore; esso implica sia l'in-

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stanze il perseguitato è colui il quale (per esempio nella scuola)

dà prova di avere un domani perché è inserifo in una solidastruttura sociale o familiare. In questo caso prevale I'attaccoinvidioso con lo scopo di rovinare ciò che l'altro possiede. Lacreazione di un nemico esterno e la sua distruzione inducono7a sicurezza di potere in ogni momento distruggere e trionfareanche sulle proprie parti più deboli.

Beandosi come Narciso della propria immagine riflessanell'acqua, I'adolescente-bullo non si confronta mai vera.mente con altri, egli mantíene l'illusione di essere il mi.gliore, di non avere limitazioni. coltivando una grandiositàche lo rende certo di poter trionfare suglí avvei sari attra.verso i1 disprezzo, la svalutazione, la vrolenza. Ragazzi

delgenere hanno una limitata capacità, di sperimentare la pa.dronanza delle proprie azioni corporee, 1a qual.oru r.ndepossibile la violenza interpersonale. Fonagy afferma che <Ilricorso all'azione fisica come mezzo di espressione del Sé siaccompagna sia a una mancata capacità di preoccuparsi perI'altro (deficit nella teoria della mente) sia à ,tnu .ui.rt.ia.pacità di definizione del Sé in opposizione all'ambientep(Fonagy, zooz).

L'agito fa in modo che la perdita della speranza non vengapercepita, un'azione che faccia paura ad altú aiuta a nurcon.dere l'angoscia depressiva e a esercitare un'immaginaúa Íotza

dalle facoltà illimitate.Attraverso I'esercizio sadico del potere, il gruppo crede dipoter acquistare il conrollo sul tempo, che viene rallentato neltentativo di mantenerelo status quo al|'infinito, escludendo lapossibilità che il futuro riservi amaîe sorprese: l'invecchia.mento e la morte.

capacità di soffrire, sia quella di identificarsi con Ia soÍÍercnza

della vittima. Si tratta di un'esaltazione spietata sull'oggetto eanche sul sé che è stato a sua volta vittima di violenza; Kern-berg sottolinea come spesso il persecutore sia stato a sua voltaperseguitato o sottoposto a malffattamento.

La rudicale svalutazione dell'oggetto, il suo sfruttamento,la sua disumanizzazione,la sua castrazione simbolica, la suar"rmiliazione, il suo stesso mantenimento in vita sono forme diodio maligno che permettono di mantenere all'infinito un rap-porto basato sulla crudeltà.

Si sta parlando di un rituale che ha caratteristiche sadoma-sochistíche; vi si attuano azioni ripetitive e aggressive per tra-

sformare la vittima in un feticcio cui sipossano

infliggere at-tacchi incessanti e mortificanti. Non esiste più una p.tsona,ma un frammento di essa, risultato di una disumanizzazionepianiÍicata.

Per venire esercitato, il sadismo ha necessità di un reci-proco aspetto masochistico della vittima; con questo non sivuole dire che la vittima "se 1e va a cetcaîe", ma che meccani-smi inconsci provocano \na accettazione passiva dei ruoli chenel corso del tempo rimangono irrigiditi.

Il bullo può così infierire senza alcun senso di colpa conuotrna vittima che è diventata parte di un oggetto, da cui è stataesclusa qualunque caratteristica capace di generare emozioni e

sr-rlla quale è possibile indirizzare le più pesanti fantasie di ven-clctta, odio e distruttività.Laviolenza di tali condotte assomigliaull'ostilità tipica delle perversioni sessuali (Stoller ry74, ry85).Attraverso le condotte violente nei confronti del proprio zim-lrello, il teppista e la sua banda manifestano anche rabbia, pautac vendetta nei confronti della propria figura materna.

 

226 BULLI DI CARTA

Labanda capovolge la posizione degli attori: chi è stato vit.tima di patologie familiari diventa ilvincitore vindice di sestesso nella sua guerra_maligna contro la vittima. L'apparte.nenza a una banda trasforma i suoi membri da oggerto pàssivodella_violenza (fisica o emoriva) dei propri genil;ri, in coloroche finalmente tormentano qualcun àitrò in una specie di ne.mesi. Si tratta di un meccanismo maniacale che permette die_sprimere, attraverso

Bibliog raÍia

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di eccit azion€, l,esercizio

di un potere sadico, sessualizzato e aggressivo.A mano a mano che il suo potere diventa più pervasivo, llrodomonte avanza verso un esultante impeto sadico. Si sta de.scrivendo il tipo di bullo più patologico, conraddistintospesso anche da tendenze anrisociali gravi e dall'impossibilitàassoluta di provare coinvolgimenti emozionali nel iorso dellesue bravate. La presenza degli spettatori e il mionfo costitui.scono il tocco finale díretto all'annullamenro sociale della vit.tima e al consolidamento de1 gruppo. L'obiettivo ultimo è lariduzione dell'avversario a un livellb subumano: se ci si pensa,si tratta dello stesso procedimento esercitato verso le vìttimedai.ma.fiosi , dagli aguzzini di ogni carcere e, in particolari con.dizioni, da_ qualunque essere umano non riesci a opporsi allapressione di un'autorità, malvagia (Zimbado, zoo8i.

^

Ci sono situazioni in cui, per non diventare vittima di altrlo dei propri terrori interni, non si trova alt:a soluzione chetrasformarsi in carnefici. I bulli adolescenti devono a tutti icosti sfuggire dal terrore della manc anza di un futuro perchésono del tutto ignoranti a vivere quella facoltà che Keati chia.mav a << capacità negativ a >> .22

Nella mente del bullo aggressività e tenere:zza sono mesco.late e confuse, egli ha pauîa che manifestare amore possa fat.gli perdere la sua fragile identità di maschio per coniervare le

quale è disposto a rutto.

zz. "Quella capacitàche un uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze, gt,traverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi anda.e a una agltata ricerca dei fa[tl edelle ragioni".

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@zoro

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Prima edizione: zoro

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Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino

r4

28

Bulli di canaLa scuola della cattiveria in cento anni di storia

a cura di Enrico Badellino

Introduzionedi Vincenzo Jacomuzzi

<<Allora te ne do un fracco>>

Charles Dickens, Oliaer Tuist ft837-ú3); Dauid Copperfield

ft837-r83).

<< Si chiamava birichino>>

Carlo Collodi, Il ragazzo di' strada (r88r).Metta Victoria Fuller Victor, Diario di un ra.gazztccio (r88o).

Vamba (Luigi Bertelli),Il giornalino di Gian Bunasca (r9o7-r9o8).

Ettore Petrolini, Gigi er bullo ft9o).

<<Tutto solo in fondo al banco>>

Edmondo De Amicis, Cuore (1886); Ronanzo d'un rnaestro (r8go);

Fra scuo/a e casa G89z).

<<Non sono stata io!>Edmondo De Amicis, TJn drarnraa nella scuola (r8qr).

<<Gruzie per la bastonata>>

Hjalmar Sóderberg, La giouinezza di Martin Birck (r9or) '

Roald Dahl, Il comandone Gsfi).

38

48

64

 

z8 <(Stato d'assedio>>

Ferenc Molndr, I ragazzi delk uia Pal ft9o),Louis Pergaud, La guena d,ei bottoni ft9rz).\X/illiam Golding, Il Signore d.elle Mosche (tss+).

98 <Il gusto dell'odio>>Robert Musil, I turbarnenti d.el giouane Tijrless (19o6).

Bulli di canaLa scuola della cattiveúa

in cento anni di storia

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tz6 <Tempi freddi>Ód6n von Horvríth, Giouentù senzà Dio GSSS).

r4o <Dritteria e delinquenza>>Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di uita (tSSS); IJna aita uiolena (rS11g),AIì dagli occhi azzuni (tS6).

16z <<Qualcuno ci aiuti!)> ,

Stephen King, It (r 986); L' acchiappasogni (aoo l.

r8j Postfazionedi Francesco Benincasa

227 Bibliografia