B2eyes magazine 08-2012

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WWW.B2EYES.COM N8 2012

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B2eyes magazine è il periodico indirizzato a tutti gli ottici-optometristi italiani e alle maggiori aziende produttrici e distributrici di articoli di ottica (montature, lenti oftalmiche, filtri solari, lenti a contatto, liquidi, accessori, macchinari e strumenti) presenti sul territorio nazionale. In ogni numero il magazine propone e approfondisce contenuti che vanno dall'attualità alla moda, dall'aggiornamento professionale alla consulenza legale. Inoltre sono presenti le ormai consolidate rubriche cerco & offro, corsi e le informazioni dalle aziende. Particolare attenzione è riservata allo sviluppo del mercato, quindi alle nuove opportunità di business, ma anche alle innovazioni in campo medicale e tecnologico, argomenti anch'essi importanti per la crescita professionale del punto vendita specializzato.

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali,della vista, della visione e della percezione visivaSettembre 2012 numero 8

www.b2eyes.comIn copertina: Zeiss

Direttore ResponsabileAngelo Magri

RedazioneB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Francesca [email protected]

Direzione generaleLuciano Cristiano

cel. 334 [email protected]

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EditoreB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Art DirectionMeloriaStampa

Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89

35027 Noventa Padovana (PD)

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N82012 sommario

b2tradeEditoriale Montature e lenti low cost: un’estate rovente 3Il punto Crisi e rassegnazione: la formula dell’insuccesso 5Strategie e mercato Convivere e sopravvivere alla crisi 6Marketing e gestione Cross-selling: come vendere di più e soddisfare il cliente 10Attualità In Puglia i primi VisionOttica Megastore 14Le radici dell'optometria italiana 16Occhiali, ripresa… in vista? 22Italia Independent, crescita a tripla cifra 26Privacy, un diritto e non un alibi 28Feb31st: per l’ottico che ama stupire (e si annoia a vendere griffe) 32Il primo Silmo senza Charlot… 36Charmant on the road, da sud a nord 40Amarcord Celluloide o cellulosa, il segreto del successo sta tutto lì 42

b2styleModa Material mix 48 Funny Design 50 Natural Combination 52

b2eXPertConsulente Dichiarazione dei redditi: come comportarsi con la marcatura CE 54Meditazioni I punti cospicui 58

b2tech Lenti a contatto Toriche morbide: tutte le possibili soluzioni 66Lenti oftalmiche Essilor: con Varilux S “rompe i limiti” 70Hoyalux iD LifeStyle V+: “ispirata” dalle persone e ottimizzata dalla tecnologia 73Zeiss: la formazione passa anche da Vinci 76

b2JOb Vetrina Offro/cerco 78

Registrazione presso il Tribunale di Milano

N. 293/2009 in data 17 giugno 2009

Registrazione R. O. C.: 18653€ 1,80 - Copia omaggio

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EDITORIALE

MOnTATuRE E LEnTI LOw cOsT:un’EsTATE ROvEnTE

i è partiti a luglio con il caso di Laura Musson, la diciassettenne inglese che durante una vacanza di Spagna ha acquistato su una bancarella un paio di occhiali da

sole con effigiato il suo brand preferito, ad appena 2 euro: quindi, chiaramente contraffatti. Risultato? Un gonfiore immediato e spropositato, nella zona di occhi e naso, tanto da renderla irriconoscibile - secondo quanto riportato dalle numerose testate internazionali che hanno ripreso l’episodio - ai suoi stessi genitori: la causa della reazione sarebbe stata la plastica nociva della montatura acquistata.Poche settimane dopo è arrivato in redazione un comunicato che abbiamo immediatamente appro-fondito. TÜV Rheinland, società specializzata nella certificazione di prodotto e sistemi di gestione e nell’i-spezione di attrezzature tecniche, prodotti e servizi, ha eseguito una serie di test nei suoi laboratori di Colonia e Norimberga su 60 occhiali da sole: il 50% è risultato non conforme ai requisiti minimi richiesti dall’Unione Europea. Gli occhiali costavano tra i 99 centesimi e i 20 euro ed erano stati acquistati in Euro-pa: 16 in Germania, 12 in Italia, 17 nei Paesi Bassi e 15 in Spagna. L’acquisto è avvenuto prevalentemente in luoghi di villeggiatura. Per quanto riguarda il nostro paese, nessun acquisto è stato fatto nei centri ottici. Gli occhiali da sole sono stati testati dagli esperti di TÜV Rheinland per il livello di protezione UV, per l’idoneità

alla guida, per la qualità della manodopera e per la resistenza agli urti: lenti con impurità nel vetro, lenti con difetti di manifattura e a rischio distorsioni ottiche nella visualizzazione, lenti che si sono infrante al “ball drop test” sono i principali difetti riscontrati dai test tedeschi.Queste due situazioni hanno confermato che soltanto prodotti di qualità, a norma e commercializzati attraver-so il canale ottico sono garanzia di salvaguardia della salute dei nostri occhi (e persino della nostra pelle). Noi lo sappiamo, voi lo sapete, ma il consumatore finale lo sa? Chi ha letto i giornali, ma soprattutto quanti ancora acquistano gli occhiali da sole contraffatti e in canali abusivi o non controllati, che secondo una recente nota di Commissione Difesa Vista rappresentano una per-centuale significativa degli italiani, il 5%, saranno stati sensibilizzati dalle vicende in oggetto?È il momento di fare certamente quadrato, anche a livello di comunicazione, nel mondo trade, ma soprat-tutto di riuscire, sempre in ma-niera compatta e trasversale, a spiegare alla gente quanta serietà, passione, impegno, studio, controllo ci sono dietro una montatura e un paio di lenti da sole se vendute in un centro ottico. E l’esatto opposto, invece, se vendute altrove.

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Angelo Magri

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il punto

CRiSi E RASSEGnAZionE:lA FoRMulA DEll’inSuCCESSo

n questo scorcio di fine estate e inizio autunno, ho compiuto un viag-gio in alcuni paesi d'Europa di cui conosco la distribuzione moderna e quella ottica. I paesi che ho visitato hanno in comune con il nostro i problemi di fondo: poca o nulla crescita, occupazione e redditi o bloc-

cati o in calo, pressione fiscale e/o servizi pubblici più cari e via dicendo. Al netto delle differenze strutturali e ambientali, in senso generale, ciò che mi ha più colpito è la differente reazione del sistema distributivo, particolarmente di quello ottico. Al momento la sola azione messa in atto dai gruppi della distribuzione moderna nazionale è stata la richiesta, soddisfatta, di aprire anche la domenica che si sta dimostrando, in termini di costi/benefici, più un danno che un beneficio; per il resto si coglie, ma non solo nella distribuzione, un senso di rassegnazione, mentre nei paesi da me visitati ho trovato iniziative promozionali e pubblicitarie forti, innovati-ve e si percepisce la convinzione e la voglia di recupero e rilancio. È indubbio come quasi tutti i comportamenti della distribuzione che ho rilevati fossero ispirati al tema della convenienza espresso anche con soluzioni molto forti e, in alcuni casi, anche di forte impatto concorrenziale diretto, che mi hanno fatto venire in mente, a fronte di situazioni molto meno conflittuali, puerili polemiche italiche.Il senso di rassegnazione che si coglie da noi mi riporta ai famigerati anni settanta – quelli in cui si verificarono gli effetti del ”sessantotto” – in cui le aziende in crisi, la maggioranza, si affidarono a tagliatori di teste e di costi, incapaci di lavorare contemporaneamente anche sullo sviluppo e la crescita, con esiti disastrosi che costarono la perdita, per chiusura o cessione, di molti marchi e insegne storiche.Mi pare sia quanto sta accadendo nel paese in cui allo spaventoso aumento delle tasse si accompagnano prov-vedimenti di legge (che succederà con l’applicazione della direttiva UE sui ritardi di pagamento?) che incidono sull’assetto strutturale della nostra economia, con effetti che saranno simili a quelli delle strategie di ristrutturazio-ne delle aziende cui ho fatto cenno.Svegliamoci!

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Danilo Fatelli

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strategie e mercato

a sempre sosteniamo l’esi-genza, tanto vera quanto banale, di basare le scelte che ogni impresa deve com-

piere collocando le evidenze contabili della pro-pria attività nel quadro dell’andamento generale dell’economia. In termini di principio quest’as-sunto è indiscutibile, in termini concreti si tratta di una cosa complessa che richiede distinguo e approfondimenti spesso non facili da compiere. Tutti i giorni veniamo sommersi da notizie disa-strose che riguardano la vita economica e sociale

di cui non conosciamo quasi mai il contesto in cui si verificano e le cause che stanno alla loro origine. Esempio tipico è quello del prezzo della benzina, di cui si parla solo in occasione degli aumenti, mai delle riduzioni che, sia pure sempre più rare, avvengono ciclicamente in un quadro di costante riduzione del peso del petrolio come fonte energetica. Il caso più significativo, che riguarda la princi-pale quota di spesa delle famiglie (circa il 20%), è quello dei prodotti alimentari. L’andamento dei prezzi dei listini segna, dal 2010, un costante au-

Ddi Danilo Fatelli

coNViVere e soPraVViVereaLLa crisi

Crescono le difficoltà per gli imprenditori di valutare e difendere i risultati della loro attività in rapporto a quanto accade nell’economia globalizzata

Due modi diversi di presentare l’offerta: un centro ottico indipendente senza alcun tipo di promozione in vetrina e (a destra) un punto vendita associato che, invece, propone una promozione su scala nazionale

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strategie e mercato

mento nettamente superiore a quello dell’inflazio-ne. Il peso reale di questi aumenti per le famiglie in effetti è pressochè nullo perché i loro acquisti, effettuati nei punti vendita della grande distribu-zione che servono il 90% dei consumi nazionali, si sono orientati sui prodotti più convenienti e sulle promozioni, talchè il mix complessivo dei prez-zi pagati risulta inferiore allo zero e, quindi, in decremento.Tutte le valutazioni che l’imprenditore compie su quanto accade, per trarne indicazioni su quanto accadrà, hanno un senso solo se poste in relazio-ne alle possibili conseguenze dirette e di breve periodo che possono avere sulla singola impresa.Se un ottico, nella realtà in cui vive (regione, città, quartiere), registra un calo importante nella vendita di montature di marca, a cosa gli ser-ve sapere che una qualsiasi delle cinque major del settore ha aumentato il suo fatturato? Forse potrebbe servirgli sapere che l’aumento è il frutto della compensazione tra la flessione delle vendite in Europa e lo sviluppo di nuovi mega mercati quali l’Australia e la Cina; così come accade per i prodotti del lusso di cui si dice sempre che non sono toccati dalla crisi, il che è vero se si tiene conto dei risultati dei grandi marchi a livello globale, mentre è assolutamente falso se si tiene conto di quanto accade in paesi in difficoltà come il nostro o la Spagna o l’Europa in generale.

Reddito e clima di fiduciaVale la pena, quindi, di concentrarsi sulle leve strategiche della propria attività cercando di

migliorarle e introducendo quelle modifiche a cui siamo obbligati proprio dai risultati aziendali e dall’andamento generale dell’economia. In questo senso la contrazione del reddito reale disponible (differenza fra aumento delle retribu-zioni e andamento dell’inflazione) e l’inevitabile crollo del clima di fiducia e della propensione alla spesa, hanno conseguenze dirette su tutte le attività commerciali, la cui risposta più efficace è il miglioramento del livello di convenienza.È un concetto complesso che non trova risposta nella pratica di prezzi al livello più basso. Ad esempio, nonostante la crisi, il peso dei discount nel settore alimentare è cresciuto in modo mode-sto senza stravolgere il suo rapporto con le altre forme di distribuzione. Fino a questo momento la convenienza si è espressa, infatti, soprattutto attraverso la ricerca, da parte dei consumatori, di prodotti col miglior rapporto prezzo/qualità. I consumatori, non volendo rinunciare alla qualità, a cui hanno avuto accesso negli ultimi venti anni, hanno scelto i prodotti che garantiscono, a parità di qualità, prezzi inferiori. Questo atteggiamen-to ha decretato, in tutta Europa, il successo dei prodotti a marchio della distribuzione, il cui peso si incrementa costantemente a danno di quello dei prodotti di marca, il peso delle vendite promo-zionali e quello delle insegne dell’abbigliamento moda (H&M, Zara, Gap, ecc.) che praticano prezzi discount per prodotti di qualità relativamente alta.L’esatto contrario sta accadendo per i prodotti effimeri, quelli cioè il cui successo non è collega-

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strategie e mercato

to alla qualità e al valor intrinseco dei prodotti, ma alla loro valutazione commerciale e fama mediatica. Si spiega così la crisi crescente di marchi di abbigliamento il cui fondamento è solo il prestigio dei dettagli e la fama, come sta accadendo per Abercrombie e per molte griffe dell’alta moda in liquidazione. Se cerchiamo di trasferire questi concetti all’ottica, l’area in cui è applicabile con maggior successo la ricerca della convenienza è quella dei prodotti oftal-mici, in cui all’ottico è possibile garantire al cliente ametrope un buon prodotto, frutto di un controllo della visione e di una prescrizione ben fatta, di una buona montatura e di lenti adegua-te alla prescrizione. Un occhiale ben fatto, in cui gli elementi di convenienza derivano dalla competitività del prezzo delle montature e delle lenti e non dal loro livello qualitativo, permette di stabilire un ottimo rapporto di fedeltà con il cliente. Un ragionamento analogo si può fare per montature di grande prestigio e originalità (corno, legno, metalli pregiati, ecc.), proposte con un taglio di prezzo importante che riduce il margine in percentuale, ma assicura un congruo guadagno in termini di euro. Ricordando sempre che la convenienza si valuta non in assoluto, ma rispetto al proprio posizionamento.

Il quadro normativoLa gravità della situazione economica impone agli stati di introdurre riforme che limitano l’au-tonomia delle imprese e delle persone e fanno aumentare i costi, per rastrellare risorse per pa-gare il debito pubblico, nello stesso tempo in cui è sempre più difficile produrre ricchezza. Vanno in questa direzione le restrizioni fiscali e la lot-ta all'evasione, la rigidità della legislazione del lavoro e il conseguente aumento del suo costo, la riforma del sistema sanitario e via dicendo. Se a fronte di ciò non si difende quella dimensione del-le vendite e quel livello di marginalità che aveva finora garantito l’equilibrio dei risultati, il rischio dell’ingresso in una spirale negativa senza ritorno si fa alto. Quello che insegna l’esperienza di altri settori e paesi è la necessità di innovare e di differenziare la propria offerta di prodotti e servizi rispetto alla concorrenza diretta, anche migliorando e aggior-nando il proprio bagaglio professionale con la formazione (che fine ha fatto l’ECM?). L’introdurre nuovi prodotti e servizi e, soprattutto, tecniche di vendita più efficaci richiede maggiore informazio-ne e preparazione anche in campo gestionale e commerciale. Forse quello che sappiamo fare ed è stato utile finora, potrebbe non bastare più.

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MARKETING E GESTIONE

uando il sistema di ven-dita self service subentrò, in quasi

tutte le forme di commercio, a quello tradizionale, a sostituire le abilità relazionali e la cono-scenza dei prodotti del venditore furono lo scaffale e le tecniche di merchandising. Abolita la mediazione del venditore, a ogni

richiesta o bisogno del consuma-tore/cliente si sono proposte più soluzioni in funzione delle va-riabili di marca, formato, prezzo, ecc, in diretta funzione di quanto propone il mercato e della sele-zione che ne opera ogni azienda commerciale.Si è trattato della rivoluzione del mass-market che ha accom-pagnato tutto lo sviluppo dell’e-conomia (non a caso definita economia dei consumi) tra la seconda metà del secolo scorso

a oggi che non è però entrata, in modo integrale, in quelle forme di commercio specializzato in cui il consumatore non ha gli strumenti conoscitivi per fare autonomamente le proprie scel-te. È il caso dell’acquisto degli strumenti di correzione della vista in cui il ruolo professiona-le dell’ottico nella loro scelta è determinante e insostituibile. In questi casi la professionali-tà coincide con la capacità di coniugare le competenze profes-sionali con le abilità di vendita o, in altri termini, l’accertamento dei problemi visivi dell’ametrope e l’anamnesi della sua persona con la proposta delle soluzioni più idonee, da tutti i punti di vista, che l’industria oftalmica e il centro ottico possono mettere a disposizione.A ciò provvedono le tecniche di cross-selling e la loro varian-te di up-selling, che si basano sull’individuazione e l’analisi

Qdi Ario Terzi

CROSS-SELLING: COME VENDERE DI PIù

E SODDISFARE IL CLIENTE

La tecnica basata sui processi di cross-selling e up-selling consente di ottenere, nel negozio specializzato, gli stessi risultati di vendita di più prodotti che si ottengono

con il gigantismo e la segmentazione dell’offerta e delle superfici di vendita e la pianificazione degli acquisti

Le tecniche di cross-selling e la loro variante di up-selling si basano sull’individuazione e l’analisi dei bisogni che trasformano un bisogno generico in più bisogni specifici e generano, se le proposte sono correttamente formulate, la soddisfazione del consumatore e ottimizzano l’attività commerciale

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MARKETING E GESTIONE

dei bisogni che trasformano un bisogno generico in più bisogni specifici e generano, se le proposte sono correttamente formulate, la soddisfazione del consumatore e ottimizzano l’attività commerciale. Sono tecniche complesse che richiedono adde-stramento e la disponibilità di supporti specifici, anche se i principi generali sono di facile com-prensione e, in qualche modo, correntemente utilizzabili.

L’analisi dei bisogniSenza entrare nel dettaglio delle teorie dell’inter-pretazione dei bisogni e del cosiddetto marketing relazionale (vedi Gian Paolo Fabris) o riproporre per l’ennesima volta gli schemi di Maslow, pos-siamo ricordare che la percezione dei bisogni si manifesta a livello conscio e a quello inconscio e si esprime in modo ra-zionale o irraziona-le a seconda delle attitudini comporta-mentali dei singoli individui e delle diverse condizioni di luogo e di tempo in cui si verifica-no. L’articolazione della percezione dei bisogni e le propen-sioni individuali spingono le persone ad agire per soddi-sfarli in modo pianificato/programmato oppure d’impulso. Queste brevi notazioni sui consumi ci servono per rammentare che ogni singolo indi-viduo costituisce un microcosmo da conoscere e capire prima di formulargli una proposta com-merciale non di massa per risolvere un problema delicato come quello della scelta dello strumento di correzione di cui l’ottico, nei fatti, ha l’esclusiva della soluzione.Per il consumatore ametrope il bisogno di vedere bene, soprattutto la sua intensità e urgenza, al di là di situazioni limite, è tra i più difficili da perce-pire e per lui è pressoché impossibile sapere qual è la o le soluzioni oftalmiche migliori per soddi-sfarlo. Proprio la complessità della manifestazione dei

bisogni e il loro legame con la personalità, il vis-suto, la disponibilità economica delle persone e le circostanze di luogo e di tempo in cui il bisogno è percepito, sono alla base delle possibilità/oppor-tunità di soddisfarli con più proposte e in più oc-casioni, con un processo razionale come quello su cui si basano le tecniche di vendita cross-selling.

Il cross-sellingIl punto di partenza delle tecniche di cross-selling nella distribuzione ottica è rappresentato da un’a-zione conoscitiva dei bisogni visivi (refrazione) basata sull’analisi, interpretazione, e informazio-ne del cliente dei suoi difetti visivi e sull’appro-fondita conoscenza degli strumenti di correzione

disponibili e delle montature più ade-guate su cui artico-lare una proposta di soluzioni che copra-no il maggior arco possibile dei diversi aspetti del bisogno di “veder bene”. Se l’azione d’infor-mazione è corretta-mente inquadrata in processi di best pra-tice delle operazioni di vendita, l’ottico assume la funzione di consulente oftal-mico personale del cliente ametrope.Dal punto di vista

delle relazioni ottico/cliente ametrope, i concetti sui quali si costruisce un percorso di cross-selling sono: •spostare l’attenzione del cliente da quello che

il prodotto può fare per lui a quello che lui può fare con il prodotto;

•trasformare le prestazioni del prodotto nello scenario di consumi in cui si colloca, che porta il cliente direttamente nel cuore del vostro busi-ness, cioè: non vendere occhiali o lenti a contat-to, ma informazioni su strumenti e servizi per il benessere visivo in tutte le condizioni soggettive di uso della visione;

•trasferire il ciclo di vendita dall’ambito irra-zionale in un processo razionale, ordinato e di collaborazione con ogni singolo cliente;

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MARKETING E GESTIONE

•trasformare ogni richiesta del cliente da un discorso monorientato, ripetitivo, del tipo “cos’altro posso darle?”, che dà per scontato di incontrarne l’interesse, in una fertile e vera conversazione “bidirezionale”.

I processi di cross-sellingIn concreto le tecniche di vendita basate sul me-todo cross-selling (e quelle di up-selling, variante focalizzata sulla vendita di prodotti a maggior va-lore aggiunto di quelli richiesti spontaneamente dal cliente) comportano una sequenza di proces-si/fasi di relazione con il cliente e l’adozione di check list specifiche.•Fase professionale. Dando per scontata la capa-

cità dell’ottico di compiere una refrazione ap-profondita, anche con l’ausilio di strumentazioni evolute e presupponendo, come detto, la piena conoscenza della gamma delle montature, delle performance oftalmiche, dei prezzi e della margi-nalità del proprio listino di vendita, si è in grado di predisporre una proposta articolata di correzio-ni visive, alternativa di quella base, ma assoluta-mente in linea con le esigenze reali, sovente non percepite dal cliente ametrope, e con gli obiettivi economici commerciali del centro ottico.

•Anamnesi del cliente. È il passaggio fondamen-tale di questa tecnica che consiste nel mettere in

relazione le risultanze emerse dalla fase pro-fessionale con gli ambiti di utilizzo della visione da parte del cliente. Età, tipo di lavoro, interessi culturali e hobby, svolgimento di attività sporti-ve, guida prolungata dell’auto, ecc sono condi-zioni di utilizzo della visione che spesso convivo-no nella stessa persona e per le quali neanche il migliore occhiale multifocale può dare risposte esaurienti. Invece di proporre l’occhiale unico universale ad alto prezzo, può essere più utile per il cliente e per l’ottico proporre più soluzioni, purché di reale utilità per il cliente che in questo caso scoprirà un nuovo benessere visivo e stabi-lirà con l’ottico un legame di duratura fedeltà.

•Vendita e proposta commerciale: per proporre più correzioni visive a una persona che pensava di risolvere i suoi problemi con un solo occhiale debbono essere predisposte condizioni di ven-dita con sconti chiari sul cumulo degli acquisti, possibili rateazioni e garanzie sulla restituzione in caso di mancato adattamento a una delle soluzioni vendute.

Come si può intuire si tratta di tecniche complesse che trasformano in processi razionali le tradizio-nali abilità di vendita di chi opera nel commercio attraverso l’adozione di uno schema di lavoro su cui addestrare anche i collaboratori.

Fonte: Consulter

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attualità

Li ha avviati a Lucera a e Molfetta, tra luglio e settembre, Dino Scopece, titolare di altri 16 centri ottici nella regione e in Molise

ino Scope-ce è tra i fonda-tori di

Vision Is, il gruppo che nel 2011 è entrato nell'orbita di Vision Group. «A Lucera, rispetto al precedente negozio Vision Is di 90 metri quadrati abbiamo cambiato location e insegna per dare al cliente finale un'im-magine e un layout totalmente nuovi», spiega l'ottico pugliese. Il VisionOttica Megastore di Lucera, in provincia di Foggia, si estende su 220 metri quadra-ti di superficie, con 6 vetrine, una sala refrazione e una serie di strumenti utili a prendere per mano il cliente da quando entra a quando esce dal nego-zio. «Oltre alla presenza delle migliori griffe di montature, grande spazio trovano i nuovi modelli Contemporary Heroes, l'house brand di Vision Group - dice Scopece - Inoltre il consu-matore finale può usufruire di alcuni espositori di lenti oftal-miche che spiegano le diverse

colorazioni, indici o trattamen-ti, con una serie di test corre-lati per la visione, oltre a uno stand dedicato esclusivamen-te alle lenti office con prove pratiche per capirne l'utilizzo e scegliere quella più adatta». A un paio di mesi dall’aper-tura i risultati sono più che positivi. «Abbiamo registrato un risveglio della clientela cosiddetta “dormiente” e anche l’apprezzamento di chi non era mai entrato prima in negozio –

afferma l’ottico – Siamo quindi soddisfatti sia della metratura scelta sia del marchio».Tant’è che a metà settembre è stato inaugurato anche il Visio-nOttica Megastore di Molfetta, nella provincia di Barletta An-dria Trani, 250 metri quadrati su un unico livello, con labo-ratorio e magazzino al piano interrato. «A Molfetta siamo già presenti con un punto vendita Vision Is da 90 mq, all’interno del centro commerciale Mon-

Ddi Angelo Magri

in Puglia i Primi Visionottica megastore

Da sinistra: Sergio Perris, Dino Scopece, Marco Procacciante e Umberto Sereni

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golfiera – spiega Scopece – Il nuovo VisionOttica Megastore, nel cuore della città, invece, propone un approccio diverso al pubblico finale: non voleva-mo aprire un negozio di ottica come tanti, bensì un centro con una metratura significativa e, quindi, uno spazio espositivo in grado di distinguersi e di indurre il consumatore finale a entrare».Dopo Lucera e Molfetta Dino Scopece conta di trasformare entro la fine del 2012 altri due

punti vendita Vision Is già esistenti, a San Severo da 400 mq e a Manfredonia da 330 mq, in altrettanti VisionOttica Megastore. «Siamo di fronte a un'insegna a carattere nazio-nale, che offre più servizi in fatto di marketing e di assi-stenza, finalizzati alla soddi-sfazione della clientela - affer-ma l’ottico pugliese - Auspico che con lo sviluppo della rete VisionOttica si arrivi ad avere uniformità di servizi e assi-stenza per tutti i centri, ovun-que siano collocati».

attualità

In questa pagina, l’interno del primo VisionOttica Megastore, inaugurato a Lucera in luglio: in settembre ne è stato aperto un altro a Molfetta

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ATTUALITà

Le rAdIcI deLL’opTomeTrIA ITALIAnAMilano, Vinci, Roma: su questa direttrice, dalla fine degli anni ’60, professionisti appassionati

e lungimiranti hanno posto le basi per quella che oggi è un imperativo dell’intera categoria

di Angelo Magri

ilvio Maffioletti, Antonio Calossi e Luigi Lupelli. Tre professionisti della visione che non hanno bisogno di

presentazioni. A loro abbiamo affidato un’accurata riflessione sulle origini, lo sviluppo, l’attualità e il futuro delle scienze optometriche nel nostro paese. Partendo da quelle regioni che ne hanno dato la luce, pur con modalità diverse, e di cui i tre professionisti sono stati prima studenti e poi docenti. Nel prossimo numero, invece, prosegui-remo il cammino con le località e le relative scuole che dai pionieri hanno raccolto il testimone.

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Giovani studenti alla scuola di Optometria di Milano, anno 1987-1988, davanti alla sede di via Murillo: il secondo da sinistra, accosciato, è Silvio Maffioletti

Filippo Hazon, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, visita la neonata scuola di Optometria di Milano, nel 1970; a sinistra, tre docenti storici dell’Isso milanese, nel 1991: da sinistra, Emilio Airaghi, prematuramente scomparso nel '92, Sergio Cappa e Riccardo Perris

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ATTUALITà

Silvio MaffiolettiPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esigenza di istituire corsi di optometria?I primi corsi di Optometria in Italia erano stati realizzati nel 1969 a Mi-lano e a Vinci. Erano una novità as-soluta in Italia e costituivano l'avvio di un robusto e ambizioso impegno formativo; in quegli anni era infatti

necessario orientare l'ottico verso una vera e propria professione, preparandolo adeguatamente alle nuove ri-chieste sociali e professionali mediante una più ampia e profonda conoscenza dell'Optometria e della Contattolo-gia. A Milano questo obiettivo era stato raggiunto grazie alla lungimiranza politica di Giuseppe Ricco, presidente di Federottica e fondatore dell'Albo degli Optometristi, cui l'Isso milanese è stato intitolato dopo la sua prematu-ra scomparsa, avvenuta nel 1997.Quali erano le peculiarità, didattiche e terri-toriali, della scuola di Milano?Dal 1969 al 2003, l'Isso di Milano ha rilasciato 1.025 atte-stati di specializzazione in Optometria e ha organizzato centinaia di seminari, convegni e corsi di aggiorna-mento. Dagli anni ’90 in poi a queste iniziative ha dato un forte impulso la qualificata direzione di Gianmario Reverdy. Il rapido sviluppo dei corsi di Optometria ha confermato la vocazione dinamica e moderna di Milano: i giovani studenti provenivano prevalentemente dalla Lombardia, ma numerosi erano coloro che giungevano da varie zone del centro-sud dell'Italia e, in alcuni casi, dall'estero (Grecia, Israele, Palestina, Albania e persino Uganda). Era molto forte il legame tra la scuola, le As-sopto lombarde e le aziende del settore, che garantivano la fornitura di strumenti di ultima generazione all'istituto. Nei confronti degli studenti, l'Isso di Milano era esigente e richiedeva un rigoroso impegno personale, affinché i titoli fossero conseguiti con merito, come risultato della dedizione e serietà degli studenti.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di Milano?In primis l'efficienza, ovvero la puntualità del personale della scuola, l'accurata organizzazione didattica-am-

ministrativa e la ricca dotazione di strumenti: la qualità dell'Isso milanese nasceva da questi presupposti. In secondo luogo lo spessore dei contenuti, espressi dal la-voro di numerosi e qualificati docenti che si occupavano delle materie professionalizzanti, sapendo introdurre le novità espresse nei vari periodi dalla ricerca scientifica internazionale (i 21 punti dell'OEP, il Metodo Grafico, l'Optometria Comportamentale, il Visual Training, ecc). Infine il supporto alle strategie per il raggiungimento degli obiettivi storici della categoria: l'Isso milanese for-mava al più alto grado la figura professionale dell'ottico optometrista e ne promuoveva anche l'aspetto etico e deontologico.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola di specializzazione in optometria, come quella di Milano?La consistenza della preparazione professionale, fatta di studio e di costante applicazione clinica: centinaia di ore, anno dopo anno, nelle quali ogni studente analizzava la visione di soggetti diversi, predisponendo e presentando agli insegnanti le soluzioni da proporre. Ciò consentiva agli studenti dell'Isso milanese di trasportare quanto ap-preso a scuola nella pratica professionale. Su queste basi, sono nati centinaia di centri ottici che si sono caratterizzati come imprese solide e competitive sul piano commerciale anche grazie a una professionalità qualificata. l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il proprio percorso formativo e, in seguito, professionale?Le priorità, per un giovane, sono due: la formazione uni-versitaria e la capacità imprenditoriale. La crescita del livello formativo, indotto da dieci anni di forma-zione universitaria, pone oggi la professionalità dell’ottico optometrista italiano al passo con i tempi e nelle migliori condizioni per affrontare le accresciute richieste dell’utenza. Vanno però anche curate maggiormente, nel percorso acca-demico e nelle esperienze “sul campo”, le sue capacità gestionali e imprenditoriali. Solo il possesso di entrambi gli aspetti permetterà al giovane di divenire il referente qualificato, sul territorio, della prevenzione e della tutela della visione.

Anno scolastico 2001-2002, l’ultimo di attività della “Giuseppe Ricco” di Milano, prima di cedere il testimone al corso di laurea dell’Università Bicocca: da sinistra Maffioletti, Mauro Faini, Sergio Perris e Renato Pocaterra, davanti all’ingresso di via Soderini

Maffioletti riceve dall’assessore regionale alla Formazione, Michele Colucci, l’attestato di Optometria all’Isso di Milano: siamo nel 1992, da sinistra si riconoscono anche Giuseppe Ricco e Carlo Tognoli, già sindaco e Milano e più volte ministro

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antonio CaloSSiPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esigenza di istituire corsi di optome-tria?L’optometria esiste da tanti anni e anche in Italia si pratica, a vari li-velli, da oltre un secolo. Negli anni ’60 si è iniziata a sentire la neces-sità di istituire corsi di perfeziona-

mento clinico per quegli ottici che si sentivano stretti nelle attività di laboratorio e di dispensing. Per questo motivo, grazie al professor Vasco Ronchi, nel ‘69 fu aggiunto al corso di ottica di Arcetri un corso di optometria, diretto da Sergio Villani, seguendo il modello delle scuole anglosas-soni. Il corso è stato poi spostato a Vinci, insieme a quello di ottica, e da allora è iniziata la grande avventura che ancora oggi vede l’Irsoo in primo piano nella diffusione della cultura optometrica.Quali erano le pe-culiarità, didattiche e territoriali, della scuola di vinci?La scuola di Vinci da sempre è un punto di rife-rimento per optometristi e ottici di ogni parte di Italia e anche all’estero. La sua caratteristica è sempre stata quella di attrarre studenti da ogni parte. Ci sono stati anni in cui un terzo degli iscritti erano stranieri, provenienti soprattutto dalla Grecia e dal Medio Oriente, e la quasi totalità degli stu-denti si trasferiva a Vinci allontanandosi dalla famiglia. Anche ora che gli studenti sono per lo più italiani, pochi tornano a casa la sera e, in un paese piccolo come Vinci, si crea una comunità molto unita di studenti della scuola e si viene a creare un signi-ficativo senso di identificazione con l’Irsoo, come provano anche i successi dei meeting degli ex studenti.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di vinci?Da un punto di vista didattico l’Irsoo raccoglie l’eredità della scuola di Arcetri e degli insegnamenti del profes-sor Vasco Ronchi, fondatore dell’istituto che inizialmente portava il suo nome. L’optometria che s’insegna a Vinci si posa su solide fondamenta di ottica. Da sempre l’Irsoo ha sostenuto enormi sforzi per aggiornare le strutture e la strumentazione, dotandosi di tutto ciò che di più innova-tivo la tecnologia mette a disposizione dell’attività clinica

e della ricerca. In questo momento è in corso una grande opera di ulteriore ampliamento dei laboratori. Nell’am-bito di questo continuo rinnovamento, l’Irsoo si è aperto all’ingresso dei corsi di laurea, mettendo la propria espe-rienza al servizio di chi sceglie la via dell’università per studiare l’optometria. D’altra parte la collaborazione con la facoltà di Fisica di Firenze e con il Cnr offre alla scuola di Vinci nuovi stimoli e risorse, specialmente nel campo della ricerca. A proposito dei corsi universitari, non va dimenticato che buona parte dei docenti che hanno per-messo l’insegnamento dell’optometria e della contattolo-gia nei corsi di laurea, come il sottoscritto, hanno studiato o insegnato a Vinci o sono stati allievi di docenti passati per la città di Leonardo. L’esperienza delle università non sarebbe stata possibile senza la precedente trentennale attività di scuole come l’Irsoo e poche altre in Italia.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola

di specializzazione in optometria, come quella di vinci? Studiare a Vinci garan-tisce una formazione di massimo livello sia per quanto riguarda le basi di ottica geometrica e oftalmica e di fisio-logia della visione sia per quanto riguarda le tecniche di laboratorio di ottica, di optometria e di lenti a contatto. Tutti gli strumenti più innovativi sono a disposizione degli studenti che potranno impiegare que-

ste conoscenze immediatamente nel momento del loro ingresso nel mondo del lavoro.l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il pro-prio percorso formativo e, in seguito, profes-sionale?Il punto di partenza è avere solide basi teoriche e, sul fon-damento di queste, costruire una valida esperienza nella pratica clinica. Questa è la filosofia che si segue a Vinci, anche nella collaborazione con l’università. Una volta entrati nel mondo del lavoro è indispensabile continuare ad aggiornarsi. I tre anni di corso in ottica e in optometria danno tutte le conoscenze che servono per iniziare, ma in realtà sono solo l’inizio di un percorso di formazione che poi deve durare per tutto il tempo della vita lavorativa seguendo congressi e corsi di aggiornamento.

ATTUALITà

Fine anni’80, foto di classe del corso di Optometria a Vinci: da sinistra si riconoscono i docenti Ubaldo Giorgetti, Alberto Sostegni

(entrambi con il camice bianco) e Mario Casini

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UN’ALTRA GRANDE INNOVAZIONE DA ESSILOR.

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ATTUALITà

luigi luPelliPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esi-genza di istituire corsi di optometria?Nell’intera Europa continentale l’optometria si espande in ma-niera prepotente all’inizio degli anni ’60. L’Italia vive pienamen-te questo fervore. Le matrici

sono quelle del mondo anglosassone, che da più di 50 anni aveva tentato un’esperienza che si era poi fortemen-te radicata sul territorio, perché si era rivelata densa di significati principalmente per quello che riguardava l’alto e coerente livello di servizio sociale reso all’utente con problemi visivi. L’Italia è stata tra le prime, in questa parte d’Europa, a comprendere la forza del messaggio optome-trico anglosassone. Credo che, oltre all’elemento comune della Società d’Optometria d’Europa (SOE), l’elemento catalizzatore, l’avanguardia, l’acceleratore di sistema che ha permesso un rapido sviluppo della coscienza della necessità di cultura optometrica è stato il libro di Sergio Villani “Optometria”. Da quel momento diversi colleghi, in varie parti d’Italia, hanno compreso che era il momento di superare l’alfabetizzazione dell’optometria insegnata nelle scuole di Ottica, per passare a una cultura optometrica di carattere accademico, insegnata con gli schemi propri dell’Università, arricchiti però dalla ricerca dello sviluppo delle competenze professionali: in un certo qual modo, la via che soltanto da poco tempo cerca di percorrere l’attua-le insegnamento universitario.Quali erano le peculiarità, didattiche e territo-riali, della scuola di Roma?Dall’inizio degli anni ’50 sino al termine degli anni ’70, in Italia le “scuole di stato” per l’insegnamento dell’ottica oftalmica erano soltanto due: una a Roma e l’altra a Pieve di Cadore. Ebbene, a Roma (e dintorni), tradizionalmen-te, la maggior parte degli ottici aveva (e tuttora ha) una formazione con percorso statale. Quando viene proposta un’offerta formativa con un corso dedicato all’optome-tria, s’inizia con una scansione triennale che poi diviene quadriennale. Ciò ha reso peculiare la formazione degli optometristi “romani”, che si ritrovavano ad avere un curriculum con addirittura 8 o 9 anni di formazione in Ottica e Optometria! Inoltre Roma, al termine degli anni ’70, fu l’unica realtà a iniziare con addirittura due corsi di Optometria: con l’Istituto Superiore di Scienze Optometriche (ISSO), sul modello di quello di Milano, e con l’Istitu-to di Optometria e Scienza della Visione, che era una filiazione del Department of Optometry and Visual Science, City University of London,

diretto da Robert Fletcher. Questa seconda istituzione termina la sua attività dopo sette anni, mentre l’Isso va avanti per un quarto di secolo, praticamente sino al mo-mento dell’istituzione del corso di laurea presso l’Universi-tà di Roma Tre.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di Roma?L’Isso di Roma ha iniziato la sua opera, nel 1979, privi-legiando, in maniera estremamente decisa, contenuti e metodi che si rifacevano all’indirizzo comportamentale, sul modello dell’Optometric Extension Program (USA). Nei primi nove anni i direttori didattici furono prima Aldo Buoni e, successivamente, Paolo Balsamo. Nel 1989, nel momento in cui mi viene proposta la direzione degli studi, cambia la sede, che sarà poi quella definitiva dell’Istitu-to “Edmondo De Amicis” di via Galvani, già sede della Scuola di Ottica Statale, e i contenuti si trasformano: l’indi-rizzo comportamentale viene integrato con quello propo-sto dai Dipartimenti Universitari di optometria britannici e statunitensi, armonizzandolo anche con le indicazioni dell'International Optometric and Optical League. Vengo-no introdotti per la prima volta gli insegnamenti di ottica visuale, optometria pediatrica, farmacologia optometrica e ipovisione. Il corso presto diventa quadriennale con obbligo di tirocinio pratico. Particolare menzione merita l’opera immensa di Stefano Lauriola, presidente dell’As-sopto Regione Lazio, che ha sempre sostenuto la necessità di mantenere elevate le proposte culturali e professionali dell’Isso.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola di specializzazione in optometria, come quella di Roma?L’obiettivo dell’Isso di Roma è stato quello di fornire una formazione che, dal punto di vista clinico, avesse un respiro europeo, con riferimento principale all’Europa del Nord. A conferma di ciò possono essere proposti gli esempi di nostri ex studenti che oggi svolgono l’attività di optometristi nel Regno Unito, ai quali è stata riconosciuta la formazione professionale-accademica, di otto o nove anni, acquisita a Roma.l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il proprio

percorso formativo e, in segui-to, professionale?Oggi l’insegnamento dell’opto-metria è prerogativa sia delle Università sia degli Istituti a livello universitario. I primi forniscono una formazione più accademica, gli altri più professionale. Probabilmente la preparazione ideale potrebbe essere fornita da corsi universitari quinquennali, quindi anche con la laurea magistrale in Optometria.

Isso di Roma, 1990: studenti e docenti prima di una lezione di "Anomalie della visione binoculare e ortottica"

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attualità

Occhiali, ripresa… in vista?

l mercato dell’eyewe-ar è tra i progetti più innovativi e sfidanti del gruppo GfK. «Tut-to è iniziato nel 2008,

su iniziativa del nostro Managing Director, Silvestre Bertolini, che ha fortemente creduto nell’opportu-nità di avviare un panel eyewear globale e nella necessità che l’head office responsabile di tutte le attività internazionali collegate fosse in Italia. Non dimentichiamo che l’Italia è la patria dell’occhia-leria e della moda», spiega Giam-paolo Falconio, Global Eyewear Manager e, di recente, anche Global Retail Manager Optics in GfK.Una sfida per GfK, con una tradi-zione nei Technical Consumer Go-ods, che ha avviato da zero una macchina capace di processare dati su oltre 500.000 modelli, asso-ciati a più di 2.400 marchi, anche collegati al mondo della moda con nuove collezioni ogni sei mesi, oltre al vasto numero di private label. «A questo si aggiungono ulteriori complessità di un’indu-stria che non ha ancora adottato un sistema moderno e condiviso di codici Ean e di una struttura distributiva europea largamente centrata sui negozi indipendenti

che operano spesso senza sistemi elettronici di raccolta dei dati, condizione irrinunciabile per fare ricerca su un mercato di questa complessità – continua Falconio - Dopo soli quattro anni GfK ha allargato le rilevazioni di occhiali da sole e montature al mercato americano, coreano e giappone-se. Inoltre siamo partiti in Russia

a inizio 2012 e prossimamente saremo in grado di monitorare le vendite sul complesso mercato ci-nese. Lo sviluppo dell’eyewear ha luogo all’interno della Divisione Ottica, guidata da Gianni Cossar, e beneficia delle attività di GfK collegate al business delle lenti da vista ormai in 25 paesi nel mondo. Si tratta di un’iniziativa di succes-

Nel primo semestre 2012 le montature hanno fatto registrare in Italia, Francia, Germania Gran Bretagna e Spagna un aumento in volume, anche se le vendite si sono concentrate sul

segmento medio-basso. Per il sole, invece, ha prevalso la propensione a posticipare l’acquisto

di Angelo Magri

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Giampaolo Falconio, Global Eyewear Manager e Global Retail Manager Optics in GfK Retail and Technology Italia

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attualità

so che si affianca alle performan-ce generali del gruppo GfK, che ottiene nel 2011 il miglior risultato di sempre con un fatturato consoli-dato in crescita nonostante la crisi economica».

Falconio, come sta andando il mercato eyewear in un quadro economico diffici-le come quello attuale? Ci sono fenomeni positivi?In GfK si ha completo accesso a tutte le informazioni di mercato. Questo ci consente di individua-re i fenomeni e le opportunità d’investimento che poi suggeria-mo ai nostri clienti. Un esempio per tutti: in un mercato tradizio-nalmente statico come quello delle montature, il segmento Montatura maschile in plastica piena – per intenderci, l’occhiale vintage “stile Onassis” – mostra un +22% in quantità nei primi 6 mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011 e oggi rappre-senta in Europa (Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germa-nia) più del 7% delle vendite di montature.

Ci può dire di più sull’an-damento dei mercati sole e vista, in base alle vostre ultime rilevazioni?Una cattiva notizia e due buone. Quella cattiva è che la prima parte dell’anno per l’eyewear in Europa non è stata entusia-smante, con vendite stabili a volume (-0,2%) e negative a valore (-1,4%). La prima notizia buona, invece, è che se confrontiamo questo dato con l’indice GfK TeMax, che misura le performan-ce delle Technical Consumer Goods, per l’Europa Occidentale (aggiornamento a giugno 2012), l’eyewear mostra trend migliori di tanti altri mercati. La seconda è che, superato il picco negativo di vendite registrato a marzo/aprile, il mercato ha invertito la tendenza ed è tornato positivo. Se poi guardiamo al Consumer Confidence Index (ancora in linea con i livelli negativi del settembre 2008), che riflette le aspettative dei consumatori sul futuro e sulla pro-pensione all’acquisto, non c’è da stupirsi della situazione: l’Italia e la Spagna che hanno l’indice più

basso sono anche i mercati che registrano il peggior andamento in questa prima parte dell’anno, rispettivamente -3.6%, -6.3% a volume. Andando nel dettaglio dei due mercati, tengono le ven-dite di montature da vista (+2% a volume) che pesano sul totale mercato eyewear per circa il 70% dei volumi. Queste sono sostenute oltre che dal fenomeno moda, di cui dicevamo prima, dalle vendite sotto i 79 euro e dalle trade brand (+5%), a dimostrazione che il consumatore, nonostante budget ridotti, non ha potuto posticipare l’acquisto e sceglie modelli più economici. Mostra, invece, il se-gno meno il mercato degli occhiali da sole (-5%) che, dipendendo per più del 70% dai paesi mediterra-nei (Italia, Francia, Spagna), soffre l’attuale situazione macroecono-mica e sconta anche la perdita di appeal delle licenze sulle vendite (-10% per i prodotti a marchio in licenza).

C’è un motivo specifico per cui l’occhiale da sole arre-tra in questo modo rispetto

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al mercato del vista?Non sarei così negativo: mi sarei aspettato un calo più forte del -5% registrato e una più forte corre-lazione tra vendite di occhiali da sole e quadro macroeconomico generale. Non si è verificato ne-anche il temuto spostamento della domanda su prodotti di fascia bas-sa: ad esempio sul sole, i prodotti trade brand, che rappresentano il 45% delle vendite sotto i 79 euro, hanno mostrato un trend negativo del 6%. Quindi, rispetto a quanto successo sulle montature, il con-sumatore ha preferito posticipare l’acquisto. Alle variabili depressi-ve si è invece contrapposta l’atti-vità d’innovazione e di marketing dell’industria, che ha saputo co-gliere alcune tendenze di successo sia con modelli totalmente nuovi sia recuperando le icone dei mar-chi storici dell’occhialeria.

Qual è stato, insomma, il “pezzo forte” dell’ estate 2012, parlando di occhiali da sole? Stanno avendo successo i modelli molto colorati in plastica, con un

prezzo medio intorno ai 100 euro: in generale le linee anni ‘80, ma anche modelli e marchi di nicchia per trend setter.

Da pochi mesi lei ha as-sunto un nuovo incarico in GfK, quello di Global Retail Manager Optics. Quali sono le specificità e sfide di que-sto doppio ruolo?GfK lavora attraverso Panel di ottici ed è impegnata a fornire ai partner un servizio sempre all’avanguardia e accurato. Il nuovo incarico è una naturale evoluzione del mio ruolo di Glo-bal Eyewear Manager e segue il mercato, dove i produttori sono molto spesso proprietari di grandi catene internazionali di ottici, e viceversa. Come primo passo stiamo valorizzando le partner-ship internazionali esistenti a li-vello centrale, attraverso un team dedicato di International Key Account. Rinforzare la relazione significa per GfK avere un part-ner pronto a collaborare sui nuovi paesi; per la catena, la possibilità di avere strumenti di marketing

omogenei a livello di metodolo-gia e tipologia di servizio in tutti i paesi dove opera GfK. Il secondo obiettivo è quello di attivare un network internazionale tra i vari uffici per esprimere il potenziale in ogni nazione, con expertise locali dedicate.

Perché un ottico dovrebbe partecipare al Panel GfK?Le opportunità di mercato sono sempre meno evidenti e possono sfuggire. GfK aiuta gli ottici a individuare questi trend nascosti. Penso, ad esempio, agli occhiali da sole di fascia alta, quelli con un prezzo medio superiore a 200 euro: questo segmento genera mediamente il 18% del fatturato degli occhiali da sole di un ottico. Ebbene, il 50% degli ottici in Europa non tratta questi modelli. Se aggiungiamo che i dati GfK mostrano come il 60% delle vendi-te sopra i 200 euro sono generate da occhiali da donna, direi che c’è una facile opportunità per gli ottici di differenziarsi rispetto alla concorrenza: innovare con mar-chi e modelli femminili di fascia alta. Ricordo che ai professionisti che aderiscono al Panel GfK offre un report con il confronto tra i prin-cipali trend del mercato e i propri dati di vendita: questo benchmark supporta gli ottici nei processi di definizione degli assortimenti e dei prezzi e nella definizione del mix d’offerta più adatto alla pro-pria vocazione. GfK, quindi, non solo è un supporto conoscitivo, ma un vero e proprio strumento di business anche per gli Ottici.

attualità

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ATTUALITà

ITALIA IndependenT, crescITA A TrIpLA cIfrA

Il brand chiude la prima parte dell’anno brillantemente e si prepara a un autunno ricco di lanci di collezioni e di nuovi progetti

di Francesca Tirozzi

n primo semestre di successo per Italia Inde-pendent. A confermarlo non sono solo i numeri, ma anche l’ottimo riscontro ottenuto dalle collezioni

lanciate nella prima parte dell’anno. «Abbiamo chiuso i primi sei mesi del 2012 con 140 mila pezzi venduti, arrivando così in sei mesi a pareggiare il fatturato di tutto lo scorso anno – spiega Giovanni Accongiagioco, socio fondatore e responsabile della divisione occhialeria di I-I - Prevediamo di

chiudere quest’anno con circa 280 mila pezzi, con ricavi doppi rispetto al 2011». La cifra corrisponde per il 70% all’Italia, con un tasso di riassortimento del 40%, realizzato in 900 centri ottici, mentre al resto del mondo spetta la rimanente percentuale. «La nostra crescita attuale è del 132% rispetto allo stesso periodo del 2011», precisa il manager. Per il secondo semestre l’azienda prevede un ulteriore consolidamento nel nostro paese e il raggiungi-mento di 1.500 punti vendita partner, «una volta raggiunti i quali fermeremo la nostra espansione, coprendo in questo modo il 15% del mercato ottico

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Effetto pois e pied de poule per i nuovi I-Thermic

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ATTUALITà

domestico», sottolinea Accongia-gioco. Una crescita dettata anche dal successo ottenuto dal proget-to degli shop in shop presso i negozi di ottica, che a oggi conta 20 aperture, concentrate soprat-tutto nel Nord Italia. «Entro il 2012 arriveremo a un totale di 40 corner nei centri ottici, arric-chendo le nostre proposte con ulteriori collaborazioni, in par-ticolare con Invicta per il lancio della borsa Rover, reinterpretata da I-I, e altre partnership per quanto riguarda le calzature e lo sportswear – ha spiegato anco-ra Accongiagioco – Abbiamo in programma, inoltre, nuove aper-ture di negozi monomarca: a To-rino, in via Lagrange, a Bologna in via Massimo D’Azeglio, e nella località turistica di Sestriere».Sul fronte prodotto, sono nume-rose le novità. A Silmo è previ-sto, infatti, il lancio della prima

collezione bambino, I-Flex, dedicata al target 9-14 anni, realizzata con materiale in plastica, ma altamente flessibile, con memoria di forma. «A Parigi verrà lanciata la linea sole, mentre le forme riprenderanno quelle degli I-Thin, il cui successo ha fatto ampliare la gamma di altri 20 modelli – ha spiegato Accongiagioco - Con Ppg lanceremo, invece, una nuova linea di 5 modelli sole, gli I-Touch, realizzati con vernici usate solo nel settore automobilistico. Avranno effetti metallici, ma opachi, e piacevo-li al tatto». Verrà, invece, ampliata, in seguito

al grande successo ottenuto in termini di vendita, la gamma degli I-Thermic con altri 4 modelli, con effetti a pois e pied de poul che vanno a completare la gam-ma dei camouflage. Verrà allargata con altri dieci colori anche la linea I-Velvet. Ad agosto è stato, invece, presentato a Venezia al comitato della giu-ria dell’International Film Festival un nuovo occhiale brevettato, al quale Italia Inde-pendent ha lavorato per oltre due anni. «Si tratta di I-Ultra, nati dalla collaborazione con Finproject. Ab-biamo lavorato all’e-

voluzione di XL Extralight, di cui abbiamo l’esclusiva mondiale – spiega Accongiagioco - Il mo-dello è classico, ma dalla forme oversize, estremamente legge-ro, dal peso di soli 20 grammi, regolabile nella calzata, perfetto per praticare sport». I modelli verranno presentati al Mido e saranno in vendita presso ottici selezionati, con un prezzo al pubblico di 97 euro, e consegnati direttamente il giorno successivo alla chiusura della fiera milane-se. «La vasta scelta di modelli ci permette, quindi, di proseguire nella nostra filosofia aziendale di avanguardia e innovazione con l’utilizzo di forme classiche, nonché di coprire tutti i target, tutte le fasce di prodotto e di prezzo», conclude il manager.

Violante Placido indossa il modello I-Ultra durante l'evento di presentazione, tenutosi a Venezia a fine agosto

Un'immagine della linea bambino, tratta dal video di presentazione, girato in Russia, della nuova collezione

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attualità

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Privacy, un diritto e non un alibi

di Antonio Giuffrida*

Il termine, ormai entrato nel linguaggio comune, attiene alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata, ma troppo spesso viene

strumentalizzato per negare informazioni. Come nel caso dei concorsi a premi, sempre più diffusi anche nell’ottica

I l diritto alla privacy viene espressamente citato nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: “Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di caratte-re personale che lo riguardano”. Le fonti

legislative comunitarie più importanti sono contenu-te nella Direttiva del Parlamento europeo 95/46/CE e nella Direttiva 97/66/CE. In Italia è attualmente in

vigore il Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (“Codice in materia di protezione dei dati persona-li”), che ha abrogato la Legge 675 sulla privacy del 1996. Tale ultima normativa si applica alle raccolte di dati non detenute per fini personali (come può essere una rubrica telefonica di un privato) e deve essere inteso come una qualsiasi operazione di rac-colta, consultazione, elaborazione, conservazione,

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attualità

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organizzazione, modificazione, raffronto, utilizzo, comunicazione, diffusione, cancellazione, distruzio-ne dei dati. A vigilare sul rispetto della privacy vi è il Garante per la protezione dei dati personali, or-gano collegiale e autonomo, che opera un controllo preventivo e successivo sulle attività di trattamento di dati personali svolte in Italia. Se l'intento del legi-slatore di proteggere la nostra privacy, è senz'altro encomiabile, non lo è affatto la strumentalizzazio-ne di questa normativa, troppo volte utilizzata per negare informazioni di pubblico dominio ovvero l'accesso a dati assolutamente immeritevoli di pro-tezione. Proviamo a immaginare, infatti cosa acca-drebbe se durante una partita di calcio, il radiocro-nista si rifiutasse d’informare l'ascoltatore sull'età o sul nome del calciatore che ha appena segnato un goal, schermendosi dietro la privacy. La telecro-naca risulterebbe grottesca oltre che paradossale. Sennonché, per quanto possa sembrare incredibile, analogo rifiuto viene quotidianamente propinato a decine di giornalisti per negare loro l'accesso a informazioni assolutamente pubblicabili e non me-ritevoli di protezione. Un esempio eclatante è quello dell'informazione sui vincitori di concorsi a premi, spesso immolata sull'altare del presunto diritto alla privacy. Ma proviamo a mettere un po' d'ordine. Cosa è chiamato a fare il negozio, supermercato, benzinaio oppure l’impresa o società di servizi che dir si voglia, che abbia bandito un concorso? In primo luogo essi devono informare i partecipanti sullo scopo per il quale i loro dati verranno utilizzati e poter, quindi, acconsentire al loro uso, ove ciò sia

necessario, in piena consapevolezza. Il garante ha avuto modo di chiarire in più di un'occasione gli obblighi del gestore:• informare in ogni caso gli interessati, in maniera

chiara e sintetica;• fornire prima l'informativa anziché contattare

successivamente l'interessato, dopo aver ricevuto i dati e l'eventuale consenso;

•specificare gli scopi per i quali i dati sono raccolti e utilizzati e se i dati richiesti sono obbligatori o facoltativi;

•chiarire se i dati verranno anche ceduti a terzi e, in questo caso, indicare le categorie dei destina-tari;

• fare richiamo all'esercizio dei diritti previsti per gli interessati dall'art.13 della legge sulla privacy (accesso ai dati, rettificazione, cancellazione, ecc) e fornire l'indicazione dei riferimenti nonché dei recapiti telefonici dell'ufficio o del servizio presso cui esercitare tali diritti.

Orbene, una volta raccolta l'autorizzazione richie-sta e in assenza di richieste di rettifiche, il gestore non potrà negare ai terzi le informazioni richieste, schermendosi dietro al diritto alla riservatezza al-trui. Oltretutto così facendo il promotore impedisce un controllo sulla correttezza del concorso a premi, ingenerando dubbi e sospetti maggiori quanto più rilevante sia il premio. Ecco perché siamo costretti a diffidare dei concorsi che non pubblicano i nomi dei vincitori.

*Studio Legale Giuffrida - Milano

«Cosa accadrebbe se, durante una partita di calcio, il radiocronista

si rifiutasse d’informare l'ascoltatore sull'età o sul

nome del calciatore che ha appena segnato un goal, schermendosi dietro la

privacy?»

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ATTUALITà

Feb31sT: per L’oTTIco che AmA sTUpIre (e sI AnnoIA A vendere grIFFe)

Secondo uno dei fondatori del brand, Stefano Sarti Cipriani, è l’identikit degli 80 punti vendita italiani e di quelli che dall’Europa all’Asia si sono fidelizzati al brand di occhiali

in legno in appena un anno di vita

di Francesca Tirozzi

egno e colore: sono gli ingre-dienti di Feb31st, brand di occhiali nato dall’incontro tra Stefano Sarti Cipriani, Silvano e Stefano Minelli, provenienti

da una famiglia leader mondiale da tre generazioni nella lavorazione ad alto livello del legno. Da questo connubio è scaturita una nuova realtà aziendale di occhiali realizzati in legno, il più antico dei materiali, che manifesta il fascino e il calore della materia, ab-binato a colori attuali, sinonimo di eleganza, armonia e amore per l’ambiente, tutti cardini della filosofia di

Feb31st. A un anno dal debutto a Silmo 2011, Sarti Cipriani fa il punto della situazione.

Qual è il bilancio dell’anno appena trascor-so, il primo della vostra attività?Siamo arrivati dopo due anni di ricerca e sviluppo a presentare Feb31st a Silmo 2011 consapevoli di due cose: che il prodotto era pronto, funzionante e innovativo e che l’azienda, strutturata in modo estremamente flessibile, era aperta a raccogliere le richieste del mercato. Le nostre stime e le analisi ci indicavano che c’era un’enorme opportunità, ma,

L Nelle foto alcuni modelli sole Adhara di Feb31st

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ATTUALITà

al di là di questo, non sapevamo che tipo di aspettative avere. Dopo dodici mesi di contatti con ottici, distributori, big player e clienti finali il bilancio è estremamente positivo, sia in termini di presenza in Italia e all’estero, Asia in primis, sia per la qualità dei clienti che oggi hanno a che fare con il nostro brand. Devo ammettere che la soddisfazione più grande è stata vedere i nostri partner sul territorio ritornare da noi per un riac-quisto e scoprire che il nostro ottimismo e modo di lavorare, diametralmente opposto a ciò che accade sul mercato, aveva contagiato e conquistato loro e i loro clienti.

Quali saranno i progetti futuri?Tutto il team Feb31st è ontologicamente contrario alla staticità e anche per questa ragione l’azienda è stata strutturata in modo estremamente flessi-bile. Ci siamo imposti di avere new release ogni sei mesi, ma già da Silmo 2012 saremo costretti ad accorpare più novità in un unico momento. A Pari-gi, per esempio, affianchiamo alla nostra gamma portante due principali novità: la prima riguarda l’uso e l’abbinamento del colore, spingendoci anco-ra di più verso la caratterizzazione di Feb31st come legno e colore. La seconda, a riprova dei nostri continui sforzi a mutare sempre, è la contaminazio-ne del legno con un nuovo materiale. Siamo certi di stupire di nuovo chi ci sta seguendo. Partecipate per la seconda volta al salone francese. Considerate le fiere di settore

sufficienti per la vostra visibilità?

Quello che per noi è fonda-mentale è riuscire a racco-

gliere feedback dalle persone. L’elemento di ricchezza delle fiere

è poter capire i desideri di chi ci viene a trovare e i saloni di settore sono

un evento ricchissimo da questo punto di vista. Solo parlando con tanta gente diversa riusciamo a comprendere come e cosa fare. Ma le fiere non

Stafano Sarti Ciprani

Il modello Sirio

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ATTUALITà

sono sufficienti. Ci piace organizzare eventi per il pubblico, spesso insieme ai nostri punti vendita, per capire come i clienti finali si approcciano a Feb31st, che cosa apprezzano e che dubbi invece sollevano. Se alla fine dell’evento il file dei commenti è più pesante di quello degli ordini significa che è stato un successo.

Come è stata, invece, l’esperienza degli eventi in occasione del Salone del Mobile 2012?Abbiamo investito tempo e risorse nel Fuorisalone proprio per il desiderio di conoscere e parlare con la gente. Nella nostra postazione in via Vigevano abbiamo visto quanto interesse c’è per le novi-tà e come sia importante il ruolo del venditore e dell’ottico per comunicare nel modo giusto il nostro prodotto. A sua volta l’esposizione nel flagship store Salmoiraghi & Viganò di piazza San Babila ci ha resi consapevoli che nella percezione di un brand il prodotto è la base sulla quale costruire l’imma-gine, e non viceversa. L’evento con la Gazzetta dello Sport, poi, ci ha dato l’opportunità di parlare con sportivi che, un po’ come noi, lavorano tutto il giorno con grande motivazione. In Cascina Cucca-gna, invece, ci siamo resi conto di quanto la respon-sabilità nei confronti dell’ambiente arricchisca le persone e le aziende che la sposano. Infine la collaborazione con The Zucchi Collection for Antique Handblocks 1785-1935 ci ha fatto comprendere che arte e alta manifattura hanno, con tempi e modi diversi, un'origi-ne e un destino comune.

Al momento la distribuzio-ne quali regioni tocca? E l’estero quando incide sul vostro bilancio?A oggi abbiamo circa 80 partner distribuiti sul territorio nazionale. L’attenzione dei nostri responsabili punti vendita, Luciana, Michela e Stefa-

no, ci permette di dialogare serenamente con loro garantendo esclusività, prestigio e anche una certa autonomia sulla loro piazza. All’estero raccogliamo grandi soddisfazioni dalle zone mitteleuropee, dal Sud Corea, Cina e continente americano. Proprio per riuscire a rimanere più vicini ai nostri distri-butori abbiamo voluto avere nostre persone a loro disposizione. Erika a Hong Kong, Chintu a Londra e Kosta, Deanna e Jason a Los Angeles stanno assi-stendo i nostri nuovi clienti in quelle zone.

Qual è l’identikit dell’ottico che apprezza il vostro prodotto?In generale è un ottico che ha voglia di stupire, ama parlare di prodotto sia a noi sia ai suoi clien-ti e si annoia a vendere e ad avere in magazzi-no griffe. È una categoria trasversale che va dal professionista in camice bianco all’appassionato di arte e design che vende occhiali. Solitamente, una volta acquistato Feb31st, mette alla prova la nostra flessibilità aziendale e la capacità di raccogliere gli stimoli. Condivide quindi con noi le intuizioni, idee, proposte e richieste.

La versione sole del modello Sirio

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attualità

Alla fine di luglio è scomparso, all’età di 84 anni, l’ex presidente del salone francese, particolarmente attivo nel tenere unita la filiera,

coinvolgendo anche i colleghi italiani

n qualità di manager si deve a Guy Charlot la nascita, nel 1974, e poi lo sviluppo internazionale di Bbgr, frutto della fusione tra la Guilbert Routit, azienda in cui Charlot aveva lavorato per 26 anni, e la Benoît Berthiot. Nelle

vesti di presidente di Silmo, dal '93 fino al 2010, gli vanno attribuite alcune idee vincenti, come la creazione dei Silmo d'Or e il lancio del Village. Sotto la sua presidenza la mostra di ottica parigi-na ha festeggiato i 40 anni di attività, nel 2007. Da gennaio 2011 l’imprenditore francese, scomparso alla fine del luglio scorso, era alla guida di Silmo Association e Silmo Academy. La Silmo Associa-tion si è occupata soprattutto dello sviluppo sui mercati esteri, d'incrementare il livello d'inter-nazionalità del brand legato alla fiera e di pro-muovere la formazione e altre attività di supporto alla manifestazione, tra cui, appunto, la Silmo Academy.Nel corso della sua esperienza professionale Charlot si è battuto per rafforzare la collaborazio-ne tra gli operatori francesi della filiera e unire le forze in gioco. Come? Lo abbiamo chiesto a Philippe Lafont, che ne ha ricevuto il testimone. «Guy Charlot aveva un’ottima conoscenza delle aziende dei diversi distretti di produzione dell’otti-ca, con i dirigenti delle quali aveva contatti diretti – spiega l’attuale presidente di Silmo Exhibition - La sua vicinanza e la sua capacità di capire i problemi quotidiani delle aziende erano molto apprezzati nell’ambito della sua azione associati-va. Presso il Gifo, di cui era presidente onorario, e nell’ambito dell’associazione delle lenti e delle montature (Csvl), di cui era presidente, ha sempre

Idi Angelo Magri

il primo Silmo Senza Charlot…

Guy Charlot

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spinto idee che miravano al rag-gruppamento della professione. Questo impegno si è tradotto nell’avvicinamento dei produtto-ri di occhiali francesi nell’ambi-to del Leoo, lo scorso aprile. Ma ha anche contribuito al dialogo tra i numerosi operatori dell’ot-tica oftalmica: produttori, ottici, oftalmologi. Inoltre Charlot ha guidato numerose delegazioni, soprattutto in Asia, per instaura-re contatti a diversi livelli tra le associazioni dell’ottica. Ha poi sostenuto i progetti di partecipa-zioni collettive a livello interna-zionale, rafforzando la notorietà e l’immagine internazionale del Silmo e consentendo alle azien-de di essere sostenute nell’ap-proccio a nuovi mercati».Quale rapporto aveva con gli

italiani: aziende, ottici, associa-zioni di categoria e organizza-tori di fiere? «Guy Charlot, oltre ai suoi contatti in quanto indu-striale durante la sua carriera professionale e al suo impegno nell’ambito di Eurom 1 fin dalla nascita di questa organizza-zione, conosceva bene i propri interlocutori italiani – continua Lafont – Si era creato, ad esem-pio, un rispetto reciproco tra i due grandi organizzatori euro-pei di saloni, Mido e Silmo, nel corso degli anni».Quali erano, invece, le sue idee sulla professione dell’ottico e del fornitore di servizi e prodotti per gli ottici e sulla formazione degli “attori” della filiera? «Per Char-lot una vera e propria filiera di salute visiva era la condizione

dello sviluppo di tutti gli opera-tori. Lui è stato all’origine della creazione del Consiglio Inter-professionale dell’Ottica (CIO), che ha l’obiettivo di condividere con i numerosi operatori della filiera i temi legati alle grandi sfide del futuro dell’ottica, tra i quali l’eccellenza della forma-zione iniziale e lungo la vita degli operatori di salute. Silmo Academy rispondeva in modo nuovo alle necessità di forma-zione, in complemento a tutti gli strumenti già esistenti. La sua implicazione di lunga data con l’Asnav dimostra, infine, l’im-portanza che lui attribuiva alla sensibilizzazione della popola-zione nei confronti dei proble-mi legati alla vista», conclude Lafont.

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Guy Charlot, a destra, con l’attuale presidente di Silmo, Philippe Lafont

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Luca Marzianli e l'interno del centro ottico Marziali e Farneti di via Zambonate a Bergamo

Charmant on the road, da sud a nord

Comunicare il valore qualitativo e tecnologico dei propri prodotti. È l’obiettivo degli show itineranti realizzati dal gruppo di montature in tutta Italia

con vetrine dedicate ed eventi all’interno di alcuni centri ottici partner

di Francesca Tirozzi

Charmant rende protagonisti gli ottici. «Abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sui nostri clienti, rafforzando e sviluppan-do sempre di più il rapporto con

loro – dice Alessandro Chitotti, responsabile della filiale italiana di Charmant – Abbiamo quindi messo a punto diverse partnership al fine di far conoscere al consu-matore finale l’elevata qualità del titanio delle nostre collezioni e il nuovo dna fashion del gruppo, ulterior-mente rafforzatosi dopo l’acquisizione della licenza Trussardi nel 2010». Charmant ha, infatti, organizzato, in collaborazione con alcuni ottici partner, una serie di eventi nel punto vendita, con l’obiettivo di comunicare il valore qualitativo dei prodotti al consumatore finale. «Lo scopo è informare, aumentando l’awareness delle nostre montature sia in licenza sia di proprietà, per far toccare con mano la qualità dei prodotti in titanio, in un

contesto particolare, come quello di un evento nel centro ottico».Il roadshow, inaugurato a fine 2010 nel centro ottico Marziali e Farneti di Bergamo, è proseguito con eventi in Sicilia e in Puglia fino alla scorsa estate, risalendo poi lo Stivale, passando dal centro ottico Kyra, a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. «A breve ripartiremo con il progetto, concen-trandoci nei nostri negozi partner del nord Italia – ha aggiunto Chitotti – La volontà non è di coinvolgere solo i nostri clienti top, ma anche ottici meno strutturati che sono propensi a offrire questo tipo di servizio al consu-matore finale».

Marziali e Farneti – BergamoÈ stato il primo centro ottico a ospitare, a fine 2010, l’e-

attuaLItà

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attuaLItà

vento Trussardi, proprio per la sua collocazione, in via Zambonate, a Bergamo, città d’origine della maison ita-liana. «Con Charmant abbiamo un ottimo rapporto, è la migliore tra le nostre aziende partner – dice Luca Mar-ziali, titolare della catena Marziali e Farneti che conta 13 punti vendita in Lombardia – Tra i vari servizi che offre, ci supporta anche nell’organizzazione di eventi: insomma, il rapporto va al di là dell’aspetto puramente professionale». Oltre al giorno clou dell’evento Trussar-di, cui sono stati invitati i clienti di Marziali e Farneti, la presentazione è proseguita per sei mesi all’interno del centro ottico con un corner dedicato, mentre «in tutti i nostri negozi, per una settimana, l’allestimento di una vetrina era riservato a Trussardi», aggiunge l’ottico lombardo. E la clientela sembra aver gradito tutte le montature Charmant. «Le nostre clienti apprezzano so-prattutto la collezione Line Art, per l’assoluta leggerezza del titanio, mentre i nostri clienti apprezzano il brand per lo stile classico e discreto», conclude Marziali.

Ottica Kyra – Pomigliano d’Arco (Napoli)È già solida, anche se nata da poco, la part-nership tra la società giapponese e la giovane Ottica Kyra, con sede a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, e inau-gurata nel maggio 2011. «Fin dall'inizio Charmant ha sostenuto il nostro nego-zio, grazie all’apertura e alla disponibilità che ci ha dimostra-to - dice Davide Rea, titolare del

Davide Rea e l'interno del centro ottico Kyra a Pomigliano d'Arco

punto vendita – Il supporto offerto non è, infatti, relegato esclusivamente all'ambito commerciale, ma riguarda ogni settore, dalla comunicazione al marketing: ciò ha permesso a Kyra di crescere e di consolidarsi». Nell’ot-tobre 2011, Ottica Kyra è stata lo scenario di un evento dedicato a Trussardi. «L'evento, sia reale sia virtuale, grazie all'apporto dei social network, ha registrato un grande successo – sottolinea Rea - La collezione è stata a totale disposizione della clientela che ha potuto così conoscere e testare la qualità, l'eleganza e il pregio degli occhiali Charmant». È stato proprio il binomio tra qualità e design, la chiave del successo dell’evento. «Il feedback registrato è stato più che positivo – aggiunge l’ottico napoletano - La nostra clientela è venuta così a conoscenza della nostra professionalità e della filoso-fia di Charmant come produttore di occhiali di ottima qualità e ricercatezza: questa partnership è dunque unica, per la condivisione degli stessi valori d'impresa, fondamentali in questo periodo storico-economico».

In queste pagine due modelli sole della nuova collezione Trussardi

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AMARCORD

Grande capacità cre-ativa, spirito imprendito-

riale votato all’innovazione, costante attenzione verso le maestranze, continua dedizione al sociale ma an-che all’arte: la storia pluricentenaria della Mazzucchelli 1849 si può riassu-mere così. E il settore dell’occhialeria, che una volta era uno dei tanti per cui l’azienda di Castiglione Olona

produceva, mentre oggi rappresenta la quasi totalità della sua attività, rispecchia tutte queste caratteristi-che che hanno fatto la fortuna di un gruppo, giunto ormai alla sesta gene-razione. «Negli anni ’40 cominciamo a produrre occhiali, in metallo e pla-stica iniettata, che distribuiamo con il marchio Samco – ricorda Giovanni Orsi Mazzucchelli, presidente di Mazzucchelli 1849 – Ma gli esordi nel settore dell’ottica risalgono al venten-

L’avventura pluricentenaria di Mazzucchelli 1849 è legata alla storia di questi materiali, che a partire dagli anni ’20 hanno contrassegnato lo sviluppo dell’occhialeria,

italiana prima e mondiale oggi

Celluloide o Cellulosa, il segretodel suCCesso sta tutto lì

di Angelo Magri

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nio precedente, alle lastre di celluloide che veniva venduta ai primi produttori italiani di montature, tutti ubicati in Veneto, i Lozza, Frescura e Safilo». I primi occhiali in celluloide prodotti con il materiale che usciva dagli stabi-limenti di Castiglione Olona, tuttavia, erano composti di un materiale natu-

rale, ma infiammabile, perché derivan-te da cotone, alcol e canfora. Da qui la scelta della Mazzucchelli di puntare successivamente sull’acetato di cellu-losa, oggi più conosciuta come acetato: a differenza della celluloide, che in quegli anni, in assenza di altre materie plastiche che sarebbero state create in seguito, veniva utilizzata per svariati settori di destinazione, la cellulosa sarebbe poi diventata una prerogativa dell’occhialeria. «Oggi come allora risulta appassionante la creatività che consente di mettere in campo questo materiale: l’occhiale, infatti, è in grado

di valorizzarne la specificità, grazie alla tridimensiona-lità che acquista il colore e alla possibilità di avvicinarsi alle caratteristiche dei tessuti che le griffe usano per i loro capi o accessori – spiega Orsi Mazzucchelli – Tanto è vero che l’etimologia del termine plastica ben si addice al suo utilizzo: è un materiale, infatti, che si può plasmare, addirittura scolpire». Il presidente della società varesina, tuttavia, ha un rimpianto: «Oggi, purtroppo, la gavet-ta non si fa più e l’automazione nella produzione degli occhiali ha tolto il gusto, l’estro e la passione di fresare

1. La squadra dei Pompieri aziendali Samco e Sic Mazzucchelli, attiva tra il 1924 e il 19302 . Santino Mazzucchelli, il fondatore dell’omonima impresa, nel 18493. Lezione di chimica presso la scuola professionale attivata nel 1942 da Mazzucchelli in Castiglione Olona4. La sede della Mazzucchelli negli anni ‘605. Silvio Mazzucchelli consegna le borse di studio agli studenti

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«Il mio incontro con la famiglia Orsi Mazzucchelli fu una specie di segno del destino. Ero stata appena assunta negli uffici di Castiglione Olona, alla fine degli anni ’60, giovanissima studentessa milanese attratta da un confronto con il mondo del lavoro. La mia famiglia decise di passare l’estate in Val Ganna, zona di confine tra la provincia di Varese e la Svizzera: proprio lì, una sera, incontrai casualmente Silvio Mazzucchelli, che doveva tenere un discorso per un’iniziativa benefica condotta dall’azienda nei confronti della scuola locale. Gli dissi chi ero, ovviamente lui non mi conosceva personalmente, ma l’originalità di quell’evento e la sua gentilezza mi convinsero che avevo fatto la scelta giusta…». Una scelta che per Regina Rossi dura da oltre quarant’anni e che le ha consentito di diventare il punto di riferimento stilistico per chiunque, aziende produttrici e maison della moda, voglia cimentarsi con le montature in acetato. Il tutto grazie alla sua passione, professionalità e competenza, ma anche alla lungimiranza degli Orsi Mazzucchelli, che nel 1977 puntano su di lei per dare vita a qualcosa di rivoluzionario nel settore: il Centro O. «O stava per occhiale, per occhialeria, per ottico, per ottica… Era un incubatore di idee, come si direbbe oggi, nato per offrire proposte e materiali nuovi a un settore che si stava finalmente aprendo all’eco della moda e all’interesse delle griffe – spiega Rossi – I primi clienti sono stati Alain Mikli e Germano Gambini, geniali innovatori, ognuno di loro nel proprio genere e con le proprie esigenze. Sono poi venuta in contatto con tutti i designer emergenti, quali Donatella Versace, Gianfranco Ferrè, Giorgio Armani o Krizia: non conoscevano ancora l’occhiale, ma ne erano attratti; non erano ancora i re e le regine della moda che sarebbero diventati di lì a poco, quindi mi hanno dato l’opportunità di spiegare loro

cosa avrebbe potuto offrire Mazzucchelli per farli emergere anche in questo settore». Il centro ricerche guidato da Regina Rossi diventa ben presto un punto di riferimento per l’intera filiera. «Costituimmo un gruppo di ottici con cui interfacciarci per ottenere le informazioni necessarie a elaborare le tendenze, in base al gusto e alle richieste dei consumatori finali che entravano nei negozi – ricorda – Questi ottici venivano periodicamente nella sede di Mazzucchelli per incontri conoscitivi e di formazione. Ottici italiani, ma anche di tutta Europa, ai quali era indirizzato “L’O”, il giornale che sintetizzava le tendenze del momento o proponeva interviste a personaggi famosi per i quali gli occhiali erano già allora uno status symbol, come Mike Bongiorno».Ancora oggi Regina Rossi è la mente di tutte le idee che escono dal centro creativo di Castiglione Olona, che poi guidano la produzione dell’acetato di cellulosa nelle fabbriche internazionali del gruppo e che quindi vengono declinate sui modelli dei brand presenti nei negozi di ottica e nelle boutique di tutto il mondo. Sta seguendo le sue orme Elena Orsi Mazzucchelli, sesta generazione della famiglia detentrice della società lombarda, che da Regina può “assorbire” più di quattro decenni di esperienze, storie e incontri. «Sarebbero troppe le persone da citare, ma ricorderò sempre la grande umanità di Laura Biagiotti, la simpatia e la solida preparazione di Stella McCartney,

che grande signora fosse Giuliana Cohen, la creatrice di Roberta di Camerino, quale rapporto di cordialità avessi con Anna Piaggi, una delle più grandi penne di sempre nella moda – dice Rossi – E, nell’ottica, personaggi, ad esempio, come Teo Mohwinckel, uomo colto e affascinante, o Philippe Lafont e sua moglie, scomparsa prematuramente, artefici di un prodotto bello, classico, ma sempre con accenti nuovi».

IN MazzuCCheLLI RegINa è dIveNtata… La “RegINa”

Regina Rossi, colour research manager Mazzucchelli 1849

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nella tridimensionalità del colore per estrarre dal materiale quelle lumino-sità e cromaticità eccezionali celate nella massa», dice Orsi Mazzucchelli.Dopo la Seconda Guerra Mondiale continua la produzione delle lastre di celluloide e poi di acetato di cellulosa da parte di Mazzucchelli, fino a farla diventare l’azienda leader a livello mondiale, grazie anche a una serie di acquisizioni internazionali. Nel 1975, ad esempio, rileva quella che in quel momento è ancora la sua concorrente storica, la francese Rhone Poulenc. «Di lì in poi Mazzucchelli 1849 acqui-sirà altre società specializzate nella produzione di acetato di cellulosa, che non sapranno far fronte ai cam-biamenti del mercato o ai mutamenti stilistici e creativi del mondo dell’oc-chialeria – afferma Giovanni Orsi Mazzucchelli – L’inglobarli nella sua struttura fa sì che Mazzucchelli 1849 ne tramandi l’eredità di anni di pro-duzione, valorizzandoli con la propria esperienza».Mazzucchelli, tuttavia, non è stata, nel corso della sua storia, soltanto sinonimo di acetato di cellulosa per chi lavora negli occhiali. «Negli anni ’70 stringiamo una joint venture con un’azienda australiana per produrre il CR39, un materiale che è appena

6. gli stabilimenti Mazzucchelli alla fine degli anni ’60: macchinari per la calandratura dei fogli di Pvc7. giovanni Orsi Mazzucchelli, attuale presidente di Mazzucchelli 1849

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La data che compare nella ragione sociale dell’azienda porta a quel 1849 in cui Santino Mazzucchelli diede vita, a Venegono Superiore, località a una ventina di chilometri da Varese, alla sua prima attività per la produzione di bottoni: con i guadagni comprò un tornio e cominciò a produrre fermacapelli e pettini. Per dare maggiore impulso alla produzione trasferì, nel 1851, l’azienda a Milano, ma di fronte alla difficoltà di trovare manodopera decise di tornare a Venegono e poi a Castiglione Olona, il cui opificio contava 160 operai nel 1869 e 200 nel 1873. Poco dopo cedette il timone ai due figli, Angelo e Pompeo: quest’ultimo ne assunse la direzione nel 1875 a soli 18 anni e avviò iniziative a Castiglione Olona per l’ammodernamento della rete stradale, pubblici lavatoi,

scuole e cimitero, istituì la squadra antincendio in Mazzucchelli e a servizio di tutto il circondario e sostenne la Filarmonica locale. Nel 1906 iniziò la lavorazione della celluloide, un materiale rivoluzionario brevettato nel 1873 dall’americano John Wesley Hyatt. Grazie alla celluloide in Mazzucchelli si cominciarono a produrre, oltre a pettini e accessori vari, anche manici d’ombrelli, capote per le automobili, bigiotteria: nei primi del ‘900 l’azienda era già una delle più grandi d’Europa, arrivando a contare nel 1911 ben 450 dipendenti. Nel frattempo il figlio Silvio cominciò a prendere in mano le sorti dell’azienda. Laureatosi a Pavia in Giurisprudenza, Silvio Mazzucchelli portò a compimento il progetto di Pompeo: furono costituite la Sam (Società Anonima Mazzucchelli, la continuità storica dell’azienda con i suoi prodotti finiti) e la Sic (Società Italiana Celluloide, che garantiva la produzione della celluloide in lastre). Anche Silvio sostenne l’iniziativa per la costruzione di case popolari e di un villaggio di venti villette destinate ai suoi dipendenti. Con il secondo conflitto mondiale dovette ripensare l’intera “vita produttiva” degli stabilimenti di Castiglione: nel 1942 nacque il Centro di formazione professionale per le maestranze, che sviluppò accanto a quella maschile una sezione femminile che preparava le ragazze all’abilità manuale della decorazione, montaggio lenti e dell’abbigliare bambole. A questa esperienza educativa parteciparono circa 5.000 giovani del territorio. Silvio Mazzucchelli realizzò, inoltre, una mensa e favorì la distribuzione di vestiario e generi alimentari di prima necessità; salvaguardò loro il posto di lavoro utilizzando, nonostante gli scarsi ordini, le maestranze inattive nell’opera di ricostruzione degli stabilimenti.

Con la fine della Seconda guerra mondiale, gli stabilimenti della Mazzucchelli furono ammodernati e in parte adeguati alla produzione di materie plastiche a base di acetato di cellulosa, polistirolo e prodotti derivati dalla viscosa (cellophan), tanto che l’azienda varesina diventò il centro di creazione d’arte e mode. Dai suoi stabilimenti

QuaNdO a CaStIgLIONe OLONa veNIva IL MegLIOdeLL’aRte CONteMPORaNea

8. al lavoro nel Polimero arte, attivo tra il ’69 e il ’73, innovativo centro artistico di sperimentazione voluto dalla Mazzucchelli 9. Boule sans neige, opera colata di resina poliestere, melamina, sicoglas, sicostirol da Man Ray nel 1970 e a fianco la stilizzazione di fiore, opera realizzata in Sicoglas da giacomo Balla nel 1971

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uscivano non solo i famosi pettini, ma anche giocattoli, manici, forcine, spazzolini da denti, penne, oggetti per lo sport e montature per occhiali. Da parte della direzione aziendale fu ricercata la collaborazione di artisti che davano forme e colori agli oggetti prodotti: l’esempio fu la Palazzina Mazzucchelli, inaugurata alla fine degli anni Cinquanta. Realizzata su progetto di Annibale Fiocchi, venne sperimentato per la prima volta l’uso del cloruro di polivinile come rivestimento esterno. I parapetti delle finestre, come i pavimenti e le pareti interne, hanno soluzioni decorative e stampati che fanno dell’edificio il “regno della plastica”, compresi corrimani e scarichi idrosanitari. Inoltre Il grande successo delle materie plastiche spinse la Mazzucchelli a dar vita all’esperienza di Polimero Arte (1969-1973), facendo sorgere a Castiglione Olona un centro di ricerche estetiche che ospitò artisti provenienti da differenti esperienze culturali, tra cui Enrico Baj, Giacomo Balla e Man Ray, sui cui progetti si realizzarono opere e loro multipli. Ciascuno di questi artisti lasciò in dono al Centro un’opera che lì avevano realizzato. Così, negli anni successivi alla chiusura di Polimero Arte, un considerevole patrimonio artistico poté essere riproposto ad appassionati e cultori di design e arte: questo originario nucleo di opere è diventato dal 2004

il percorso espositivo del Map (Museo arte plastica), che si trova nella sede del Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo. Altri interessanti mostre dedicate alla moda e al design sono state quelle di Milano alla Triennale nel 1985 e quella di Parigi alla Grande Arche nel 1992.A succedere a Silvio nella conduzione della Mazzucchelli, arrivò il suo unico figlio maschio, Franco. La presenza della sorella Adele e il suo matrimonio con Giorgio Orsi ebbero l’effetto d’integrare le competenze manageriali dei due giovani cognati. Giorgio Orsi, infatti, discendeva da una famiglia d’imprenditori che avevano la principale attività nella produzione di spazzole a Varese. I destini delle due famiglie s’intrecciarono al punto che negli anni Settanta i due nomi si unirono in un unico e inscindibile cognome, tanto che con la prematura scomparsa di Franco (1987) e Adele (1998, moglie di Giorgio) l’azienda fu in grado di proseguire il cammino intrapreso sotto la guida della famiglia Orsi.I dipendenti di Mazzucchelli 1849 sono oggi 2.000 nel mondo, di cui 500 in Italia, all’interno degli insediamenti produttivi di Castiglione Olona e Venegono Superiore: qui restano l’anima e la mente dell’azienda, ora guidata da Giovanni e Silvia Orsi Mazzucchelli, la quinta generazione della famiglia.

entrato nel linguaggio comune grazie alla sua presenza nel casco di Neil Armstrong in occasione della prima spedizione sulla luna: tanto che pro-prio a quell’evento unico ci ispiriamo per la prima campagna pubblicitaria delle nostre lenti in CR 39 – spiega Orsi Mazzucchelli – In questo segmen-

to di mercato Mazzucchelli ci rimane un decennio, fino alla metà degli anni ’80, quando decide di cedere la propria quota della joint venture alla Pilkington. Ritorna, comunque, nel business delle lenti da sole, circa cinque anni fa, per offrire un servizio completo ai propri clienti del mondo

della moda. Nel frattempo, agli inizi del nuovo millennio, rileva Comotec, un gruppo francese specializzato in cerniere, ma anche in astine e altri accessori per le montature: oggi questa produzione si trova in Cina e viene controllata da una joint venture realizzata insieme a Visottica».

10. alcune pubblicità realizzate dalla Mazzucchelli: per la collezione di occhiali Samco e per il CR39

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MODA

MAteriAl MixEffetti skin, utilizzo del titanio e dell’acetato, cui si aggiunge il design ricercato:

ecco le proposte vista uomo e donna per la prossima stagione

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di Francesca Tirozzi

1. Glassing Modello unisex dalla classica forma squadrata2. Augusto Valentini Design Forma classica per questo occhiale da vista dall’effetto naturale3. Charmant Z Il frontale monoblocco rappresenta la leggerezza sia in termini di peso sia di stile

4. Porsche Design Ricercato mix di materiali per la parte frontale, realizzata in poliammide, e ponte e aste in leggerissimo titanio

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1. Blackfin Occhiale dall’elegante shape cat eye in tinta nero bordato di rosa shocking2. La Martina Rievocazioni di forme vintage e moderne per questo modello rettangolare, leggermente tirato

3. Nau! Cristallo 100% Made In Italy è la collezione vista realizzata con materiale Nxt 4. Silhouette Linea da vista dinamica ed essenziale che combina Spx con finitura soft touch, per un design confortevole

5. Vogue Frontale in acetato arricchito da dettagli trendy e profilo del frontale in iniettato in contrasto con la sottile asta in metallo

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Funny DesignSbocciano fiori e dettagli preziosi sugli occhiali femminili e colori decisi e appariscenti

MODA

1. Missoni Fiori scanzonati, formati da un incollaggio di acetati multistrato e smaltato, si aprono in petali tridimensionali che appaiono sulle aste2. Moschino Modello da sole in acetato a farfalla

3. Vogue Frontale dalle linee oversize, arricchito dal dettaglio del bordo esterno in metallo, in corrispondenza cromatica con le colorazioni dell’asta4. Fendi Design leggero, ma di carattere, con forti dettagli del frontale e delle aste

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1. Carrera Ispirazione anni Novanta per l’occhiale da sole il cui nome fa riferimento alla temperatura della fotosfera, l’atmosfera che avvolge il sole

2. CK Calvin Klein La forma a “occhio di gatto” è addolcita da bordi stondati, mentre le aste in acetato lucido mostrano il logo in argento e oro metallizzati

3. Versace In acetato caratterizzato da un sottile understatement le cui linee morbide e femminili incarnano un glamour senza tempo4. Gianfranco Ferré Modello caratterizzato da una raffinata forma ovale

nAturAl COMbinAtiOnIspirazione anni Novanta, forme morbide e femminili o, ancora, design ovale.Quello che distingue questi modelli è però la colorazione con effetto naturale

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Dopo la semplificazione richiesta da Federottica all’Agenzia delle Entrate, è ora sufficiente integrare lo scontrino fiscale o fattura con la dicitura “Prodotto con marcatura CE”. E all’occhiale

da vista l’ottico optometrista deve allegare la dichiarazione di conformità

a marcatura CE, in vigore dal 1993, è un utile strumento per tutti i con-sumatori europei. Indica, infatti, la conformità del prodotto ai requisiti es-senziali di sicurezza previsti da una o

più direttive comunitarie applicabili al prodotto stesso: dalla progettazione alla fabbricazione, dall’immissione sul mercato alla messa in servizio del prodotto, fino allo smaltimento. La marcatura CE disciplina l'intero ciclo di vita del pro-dotto dal momento dell'immissione sul mercato. Non è un marchio di qualità né di origine e non significa che il prodotto sia “made in Europe”: è esclusivamente la dichiarazione che sono stati rispettati i requisiti essen-ziali di sicurezza previsti. La marcatura CE deve avere la forma indicata di se-guito: CESe a causa delle dimensioni del prodotto si ritiene opportuno rimpicciolire la marcatura (comunque non sotto i 5 mm) o ingrandirla, è comunque necessario rispettare le proporzioni. Il simbolo dev’essere ap-

posto sul prodotto o, nel caso ciò non fosse possibile, sull’eventuale imballaggio e sulla documentazione di accompagnamento. Va applicata dal fabbricante o da un suo rappresentante autorizzato, residente nell’Unio-ne Europea, prima che il prodotto venga immesso sul mercato.Non tutti i prodotti devono avere la marcatura CE: poiché l’obiettivo è garantire la sicurezza e la salute dei consumatori, viene utilizzata solo per particolari cate-gorie a rischio, tra cui i dispositivi medici.

La marcatura CE nei dispositivi mediciI dispositivi medici sono tali solo se intervengono diret-tamente o indirettamente sul paziente per migliorarne le condizioni di salute: in questo caso rientrano nella Direttiva Dispositivi Medici e quindi devono riportare il marchio CE. In particolare, la circolare n. 20/E dell’Agenzia delle Entrate pubblicata il 13 maggio 2011 definisce disposi-tivi medici “i prodotti, le apparecchiature e le strumen-tazioni che rientrano nella definizione di “dispositivo

Dichiarazione Dei reDDiti: come comportarsi

con la marcatura ce

di Tobia ChiesurinConsulente aziendale

consulente

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consulente

medico” contenuta negli articoli 1, comma 2, dei tre decreti legislativi di settore (decreti legislativi n. 507/92 – n. 46/97 – n. 332/00), e che sono dichiarati conformi, con dichiarazione/certificazione di conformità, in base a dette normative e ai loro allegati e, perciò, vengono marcati “CE” dal fabbricante in base alle direttive europee di settore”. Non esistendo un elenco dei dispositivi medici che si possa consultare, il ministero della Salute ha fornito un elenco non esaustivo dei dispositivi medici a uso più comune. Tra i dispositivi medici per i disturbi della vista si trovano:• lenti oftalmiche e correttive dei difetti visivi;• montature per lenti correttive dei difetti visivi;• occhiali premontati per presbiopia;• lenti a contatto;• soluzioni per lenti a contatto;

La detrazione fiscaleAffinché sia possibile fruire della detrazione per le spe-se sanitarie sostenute, non è sufficiente che il dispositi-vo acquistato abbia la dicitura di “Dispositivo Medico” (DM), ma questo deve riportare la marcatura CE.Nella stessa circolare, l ’Agenzia delle Entrate definisce in quali casi il contribuente ha diritto alla detrazione, ossia qualora: • dallo scontrino o dalla fattura appositamente richie-sta risulti il soggetto che sostiene la spesa e la descri-zione del dispositivo medico; • è in grado di comprovare per ciascuna tipologia di prodotto per il quale si chiede la detrazione che la spesa sia stata sostenuta per dispositivi medici contras-segnati dalla marcatura CE, che ne attesti la confor-mità alle direttive europee 93/42/CEE, 90/385/CEE e 98/79/CE. Per i dispositivi medici compresi nell’elenco allegato alla circolare n. 20/E, del 13 maggio 2011, i cosiddetti dispositivi medici di uso comune, è sufficien-

te conservare per ciascuna tipologia di prodotto la sola documentazione che indichi la marcatura CE.Riscontrata la difficoltà di applicazione di queste misu-re, Federottica ha chiesto all’Agenzia delle Entrate la semplificazione della documentazione da raccogliere e presentare al momento della dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate, con la risposta prot. 954-64040 del 20 giugno 2012, ha chiarito che per i prodotti vendu-ti dagli ottici (ad esempio: occhiali da vista, lenti a con-tatto e liquidi per lenti a contatto) è sufficiente integra-re lo scontrino fiscale/fattura con la dicitura “Prodotto con marcatura CE”. Resta l’onere a carico dell’ottico optometrista di allegare, alla consegna dell’occhiale da vista, la dichiarazione di conformità.

Generalità sulla detrazione delle spese medicheLe spese mediche danno generalmente diritto alla detrazione del 19% calcolata sull’ammontare comples-sivo delle stesse (non delle singole fatture) che eccede la franchigia di 129,11 euro. In caso di spese mediche superiori a 15.493,71 euro annui, diverse da quelle so-stenute per veicoli per portatori di handicap, è possi-bile ripartire la detrazione in quattro quote annuali di pari importo. Per i soggetti portatori di handicap e per quelli affetti da patologie che danno diritto all’esen-zione dalla partecipazione alla spesa sanitaria sono previste, invece, regole specifiche.Il beneficiario della detrazione per le spese mediche è il contribuente che le ha effettivamente sostenute, nell’interesse proprio e/o delle persone fiscalmente a proprio carico.Possono essere detratte anche le spese sostenute all’estero secondo gli stessi criteri applicabili a quelle sostenute in Italia, con esclusione delle spese per il tra-sferimento e il soggiorno all’estero, purché la documen-tazione rispetti i requisiti stabiliti.

«Non è un marchio di qualità né di origine e non significa

che il prodotto sia “made in Europe”: è esclusivamente

la dichiarazione che sono stati rispettati i requisiti essenziali di sicurezza

previsti»

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meditazioni

Pur essendo costretti a navigare a vista, abbiamo bisogno di riferimenti ben precisi, orientandoci lungo la costa, per non perdere la rotta: definire una volta per tutte quella da

seguire per il centro di ottica professionale è, oggi, assoluta necessità

uest’estate ho avuto la gioia di una vera vacanza, dopo tanti anni dedicati solo alla presenza sul lavoro.

Abbiamo fatto una bellissima crociera in barca a vela, una piccola barca a vela. Abbiamo percorso un bel po’ di miglia marine, dal nord al sud del Mediterra-neo occidentale, con i piccoli delfini che giocavano con la nostra prua, abbiamo goduto del suono delle onde e del vento, ci siamo persi nei cieli delle notti limpide seguendo le stelle cadenti, scorrevamo il mare con la grande luna d’estate ad accompagnarci. Nei diversi approdi ci siamo fermati ad ascoltare le persone, le persone semplici appartenenti ai luoghi, chi portava la verdura appena colta sui carretti, chi infornava il pane mentre sorgeva il giorno, chi spegneva le luci del paese, chi, nel riposo di una terza età serena, se ne stava seduto ad aspettare il passare delle ore. Un saluto, un sorriso, uno scambio, la fiducia negli occhi, di chi, per un attimo, si è incontrato e dato la mano. È stato un viaggio molto ricco e generoso, in cui riflessioni, pensieri, spunti, progetti hanno cominciato a galleggiare e a definirsi. Una prima dimostrazione, fra l’altro, è davvero che si può essere concentrati e attivi, produttivi per la propria professione, anche in spazi

di libertà, non è necessario non staccare mai dal luogo-lavoro, per esser collegati all’attività, ai doveri-responsabilità. Ma questa è un’altra storia… Mi ha partico-larmente coinvolta il concetto di “punti cospicui”, importante per la navigazione. Nell’ambito nautico, per punti notevoli o punti cospicui s’intendono quelle par-ticolari conformazioni naturali o quelle costruzioni erette dall’uomo che hanno la caratteristica di poter essere facilmente

individuate e osservate da lontano e costituire, quindi, un punto di riferimento. I punti cospicui notevoli sono i fari, le torri, gli isolotti, le cime delle montagne e, rile-vandone la posizione rispetto alla barca, si può individuare il “punto nave”, ovvero il “luogo di posizione”: il rilevamento visi-vo e strumentale dei punti cospicui della costa è lo strumento migliore mediante il quale possiamo determinare l’esatta posi-zione. La domanda sorge spontanea: qua-

i PUnti CoSPiCUi

Qdi Luisa RedaelliCommunication consultant

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meditazioni

li sono i nostri punti cospicui? Abbiamo noi dei validi e certi punti cospicui ai quali riferirci per capire dove siamo e quale rotta stiamo seguendo? Innanzitutto mi pare utile il concetto che i punti cospicui debbano necessariamente essere multipli, per dare la posizione. Quanti più ne rile-viamo e confrontiamo, con tanta maggior precisione riusciremo a definire l’esatta posizione in cui ci troviamo. E questo mi aiuta a comprendere che è sempre meglio dare attenzione a più fonti, mai a una sola, e poi metterle in relazione fra loro, per trovare il nostro punto. Falsi maestri, guru improvvidi, guide “illuminate”: tutti, ogni giorno, ci confrontiamo con i pensieri di altre persone, cerchiamo consulenze, suggerimenti, orientamenti, appunto. Ma nel frattempo navighiamo, siamo noi sulla barca, ovvero la barca è la nostra, come la vita, come la nostra attività. Quante peripezie ebbe Ulisse, si lasciò ammaliare anche dal canto delle sirene, ma utilizzò la sua intelligenza, il suo intuito, per ritrovare a ogni costo la rotta verso casa e vi riuscì. Quindi è interessante trovare persone che pensino, teste pensanti autonome e libere, che ci offrano un modo diverso di vedere oltre, come sanno fare non in molti, e che ci suggeriscano nuovi argomenti e con-cetti profondi sui quali portare la nostra riflessione, sentieri nei quali addentrarci. Fermo restando (il punto nave) che il “luo-go di posizione” sarà sempre il nostro, non il loro. Loro saranno i nostri punti cospicui, presenti in quella fase del percorso, sosti-

tuibili nell’avanzamento, nella continua-zione del nostro viaggio. Scegliamo con cura i nostri “maestri”, i nostri consulenti, i nostri interlocutori; sostituiamoli se ci deludono, giudichiamoli sempre. Però cer-chiamone, troviamone: saranno i termini di paragone, i punti cospicui di riferimento nel momento delle scelte. L’alternativa è seguire tutti i venti, ma non è un buon modo di navigare. Un buon interlocutore, un buon consulente, apre alla speranza, al progetto, alla creatività, non è mai asso-lutista, pessimista o negativo. Non ci offre ricette pronte, non addormenta le nostre coscienze e non ci dispensa dal pensare. Ci accompagna con cautela e con rispetto, con attenzione e riguardo per il nostro benessere, come un buon medico. “La parodia del carisma può ingannare chi cerca e ha fretta di trovare”1 . I consulenti veri non fanno coccole, offrono aiuto sotto forma di azione e pensieri, nei momenti confusi; suggeriscono delle vie, perché le vedono già, e le indicano, le illuminano, non le impongono. È ovvio per tutti che questi che stiamo vivendo siano momenti confusi e difficili, che le professioni, tutte direi, abbiano bisogno di definizioni nuove, di adeguarsi a nuovi scenari sociali ed economici, per non sparire. Ecco quindi che trovare i punti cospicui è importantissimo: navigare a vista, sì, ma con riferimenti ben precisi, orientandoci lungo la costa, per non perdere la rotta. In particolare, per il centro di ottica profes-sionale è assoluta necessità, oggi, definire

una volta per tutte la rotta da seguire. Non si scarroccia, non ci si “barcamena”. L’evidenza professionale va dimostrata con coerenza: servizi di qualità, ambiente e contesto, prodotti selezionati. Oppure si scelga il commercio puro: sconti e promozioni sempre più accattivanti. Sono scelte pratiche indispensabili, entrambe valide, entrambe pratiche e praticabili, diverse nell’espressione. Nella prima si esprimerà un’anima poetica, con il piace-re della ricerca, con il gusto del contatto personale, con l’istinto della cultura. Nella

LA BARCA

La donna che aspetta intuisce che quello che c’ènon è quello che avrebbe potuto essere,ma nemmeno quello che sarà.La donna che aspettavede il segreto oltre il buioil viaggio oltre il passoil bacio oltre le labbra.Vede se stessaoltre la loro immaginedi lei.La donna che aspettatocca quello che non possono vederecanta quello che non possono sentiree ogni giorno incide un sorriso nuovonella carne dell’alba.La donna che aspettaHa il cuore nel palmo della manoOfferto come una fontana di sangue.Goccia dopo goccia,Battito dopo battito,sfida il tic tac del tempo eavanza.La donna che aspettaNon si guarda dietroNon si guarda davanti.Si guarda dentroE cresce.La donna che aspettaInvoca il vento, le stelle, i mari,e culla nei suoi occhii sogni che fanno girare la terra.La donna che aspettaSa che non è la barca,quel che lei aspetta;Ma che è la barcache sta aspettando lei.

Joumana Haddad, poetessa e intellettuale libanese contemporanea. Ha vinto il premio per il giornalismo arabo nel 2006 e altri riconoscimenti a livello internazionale per il suo impegno culturale

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meditazioni

seconda dovrà prevalere un’impostazione commerciale pura, razionale e statistica. Alternative a metà strada, un po’ e un po’? Destinate all’estinzione, non c’è dubbio. Per il progetto di stampo commerciale puro saranno necessari consulenti di mar-keting puro: analisi e gestione numerica del magazzino, conti e bilanci precisi al centesimo, scandaglio delle economie per esser calati nel contesto, valutazione dello scontrino, concorrenza spietata con gli operatori della stessa fascia (spes-so riuniti in catene o gruppi, molto più potenti dell’indipendente) e via così. Per l’impostazione di evidenza professionale occorrerà un consulente più elastico, creativo, mobile, perché la situazione va considerata con ampiezza di vedute, con prospettive più aperte. Non solo nume-ri ma anche sentimenti. Innanzitutto il professionista che tratta gli stessi prodotti del commer-ciale puro non fa altro che propinare veleno alla propria attività. Occorre uno sforzo di coerenza, occorre vedere e occuparsi di tutti i dettagli. Bene l’ambiente, bene le fasi scientifiche. A volte è sfuocata la fase servizi: quali sono davvero qualificanti e quali solo vacui, come sono offerti questi servizi, quanto sono coerenti con i bisogni della clientela specifica, come sono comunicati? Spesso è confusa la parte che si riferisce alla selezione dei prodotti, ancor più spesso è, purtroppo, debolissima la fase di presentazione. Invece tutto ciò rappresenta i punti di forza dell’attività professionale indipendente, che ricerca affermazione di qualità.Selezionare i prodotti da offrire con attenzione, con cultura, con cognizione è d’importanza vitale. A volte c’è questa sensibilità di selezione, e va bene, è un buon vantaggio, ma manca la capacità di persuadere il contesto dei clienti, la forza di argomentare, il carisma di trasmettere i valori di differenza. È questo il punto debole (“breaking point”), il punto in cui si perde il vento, che non gonfia più le vele. Scegliere un buon prodotto richiede una

buona consapevolezza, una conoscenza ben approfondita. E già qui bisogna avere un bel bagaglio di esperienza. Occorre poi saper dimensionare le scorte ade-guate, saper fare le giuste categorie, dare i giusti equilibri agli assortimenti. Ed è ancora più difficile, perché ci vuole molta misura, molta attenzione: è un attimo sbilanciarsi e son dolori! Terza fase è quella di avere la potenzialità di comuni-care i valori in modo da vedere tradotta in successo la nostra proposta, in modo che le nostre scelte siano capite e accettate, in modo che i prodotti siano compresi e accolti. Nelle mie ampie esperienze di contatti e consulenze vedo ancora, troppo spesso, molta fragilità. Se facciamo commercio puro, siamo nell’ambito del consumo del prodotto, degli oggetti da usare, delle cose utili, oggettive, program-

mabili. Non c’è narrazione, c’è “archivio e cronaca”2. Ma se vogliamo essere liberi, indipendenti, vivere di stimoli, di cultura e di poesia anche nella nostra professione, dobbiamo essere capaci di raccontare, di coinvolgere nelle narrazioni, di toccare le emozioni. L’uomo ha bisogno di racconti, di immaginario: “non bastano le cose, che non rompono la solitudine”3, occor-re evocare il mito, saper far sognare. Senza i sogni si alimenta l’insicurezza. Io sceglierò chi alimenta i miei sogni, chi mi coinvolgerà in narrazioni plau-sibili, chi farà vibrare il diapason delle mie pulsioni immaginarie. Se non trovo questo, vagherò, di qui e di là, cercando

solo la convenienza economica, infedele e scollegata. Ecco perché è importante che anche la fase di proposta del pro-dotto sia un momento consapevolmente gestito, direi il più importante, perché è il conclusivo, perché sarà l’impressione che rimarrà scolpita. Il momento scientifico (sala refrazione, oftalmica) ha una forza di verità dovuta alla sua provenienza, è una causa. Il momento dell’occhiale ha una verità che trova significato nella sua desti-nazione, nel suo disegnarsi per il racconto del sogno di essere qualcuno o qualcosa. Questo è il punto di svolta, il giro di boa. Trovare, imparare, conoscere la capacità di valorizzare questo momento è impor-tante per chiudere il cerchio ad alto livello di classe, di qualità, di soddisfazione. Un buon medico si preoccupa di ogni detta-glio, se vuole che la sua azione curatrice

sia efficace, al fine del miglior benessere per le persone che gli si affidano. Non può distrarsi, non può affidare ad altri, non può allentare la concentrazione, non può essere superficiale. Deve coinvolgere le persone nel processo di guarigione, cercan-do di interpretare quali sono gli argomenti che faranno reagire. È fondamentale interpretare la chiave di ogni interlocutore, la famosa empatia, che è ascolto, attenzione, accoglienza e poi, in seguito, proposta. Gli arroganti non sanno ascoltare. I prepo-tenti non si accorgono degli altri. Forse hanno solo paura, si

sentono fragili. Noi che vogliamo essere saldi e tenere una rotta che porti alla sco-perta di isole incantate, apriamo le vele al vento e cerchiamo aiuto nelle persone che incontriamo, parliamo, scambiamo, offriamo e accogliamo. Così siamo presen-ti nel mondo, non travolti dalle onde di un mare spesso violento, bensì attivi, attenti, preparati. “Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò...”4

1. Beppe Severgnini, articolo apparso su “Corriere della Sera” 2. Concetto preso in prestito da Luigi Zoia, Storia dell’arroganza, Morietti&Vitali Editori, BG 2003 3. Idem 4. Incipit dell’Odissea, poema epico attribuito a Omero

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valutazione della secchezza oculare

• Vistochecircalametàdellapopolazio-neitalianaprovasensazionidisecchez-zaoculare,èimportanteavereaportatadimanounostrumentoperunafacilediagnosidelproblema1

• Unaosmolaritàelevatadelfilmlacri-maleèforseunodegliindicatoripiùaffidabilidisecchezzaoculare,manonsempreèpossibilemisurarlanellapra-ticaquotidiana

• Unindicatorepiùfacilmenteevidenzia-bilenellapraticaèlapresenzadisoffe-renzeepitelialidafrizionesullapalpe-brasuperiore(ULFE)

• LapresenzadiULFEèstataevidenzia-tanell’88%deipazienticonsintomidisecchezzaoculare2

• Conl’installazionedelverdedilissami-naleULFEpossonoessereevidenziatecomestainingalmarginedellapalpebrasuperiore(ULMS)

• LadottoressaElenaGarciaRubioharealizzatounascaladiclassificazionedisempliceinterpretazionedautilizzareinstudio2

Film lacrimale

Area dello staining al margine della palpebra superiore

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Lascia che le gocce oculari Blink ti proteggano dallo ULMS e riducano le sensazioni di secchezza oculareLegocceoculariBlinkIntensiveTearshannomostratodiridurrelostainingdelmarginepalpebralesuperio-renell'82%deicasiconconseguenteriduzionedellesensazionidisecchezzaoculare2.

Vedi da solo le differenzeDopol'utilizzoperduemesidiBlinkIntensiveTearsicasiclinicistudiatihannoevidenziatounariduzionedelloULMS,cosìcomeunpunteggiopiùbassodeltestOSDIeunaumentodelTBUT3.

Femmina non portatrice di lenti a contatto3

Estensione dello staining del margine palpebrale superiore

All'inizio

All'inizio

Dopo 2 mesi

Dopo 2 mesi

Nessuna colorazione 15% staining

25% staining 50% staining 100% staining

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Scala di classificazione della secchezza oculare in base allo ULMS2

Maschio non portatore di lenti a contatto3

Tutte le fotografie sono utilizzabili grazie alla gentile concessione della dottoressa Elena Garcia Rubio

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Disponibile sia nella confezione da 20 monodose sia nel flacone da 10 ml

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Alcolpolivinilico1.4%

Acidoialuronico0.15%

osmolarità mosm/kg

305 267

Viscosità cps 3,6 5,6

pH 6,7 7,2

Conservante Preservativefree

Ocupure

emolliente Polyethyleneglycol4000.25%

Viscosante Acidoialuronico0.2%

osmolarità mosm/kg

171

Viscosità cps 10

pH 7,3

conservante (solo per il multidose)

OcuPurepreservative

lubrificante/emolliente

Idrossipropilmetilcellulosa0.15%

Agente pulente Tiloxapol

osmolarità mosm/kg

270-310

Viscosità cps 2-6

pH 7,3-7,7

Conservante Poliexametilenebiguanide

lubrificante/viscosante

Acidoialuronico0.15%

osmolarità mosm/kg

267

Viscosità cps 5,6

pH 6,6

conservante(solo per il multidose)

OcuPure

emolliente Polyethyleneglycol4000.25%

Viscosante Acidoialuronico0.38%

osmolarità mosm/kg

170

Viscosità cps 50

pH 7,3

conservante OcuPurepreservative

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Blink intensive tears PLUS liquid gel

Gocce oculari blink-n-clean

Gocce oculari blink contacts

References:1.IndependentConsumerSurveyof1,000people.AMOdataonfile.October2007.2.GarciaRubioE.DryEyeandUpperLidMarginStaining.ContactLensSpectrum.January20123.GarciaRubioE.EvaluationofUpperEyeLidInnerMarginStainingafterusingLubricatingEyeDrops.PosterpresentedatBCLAClinicalConferenceandExhibition;2011.AMOUKLtd,JupiterHouse,MercuryPark,HighWycombe,BuckinghamshireHP100HH.blink,blink-n-cleanandOcuPurearetrademarksownedbyorlicensedtoAbbottLaboratories,itssubsidiariesoraffiliates.©2012AbbottMedicalOpticsInc.2012.03.02-CN4792DoC:28March12.v4

Componenti

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La compensazione dell'astigmatismo, la cui incidenza riguarda quasi la metà della popolazione, indipendentemente dal tipo di ametropia sferica miopica o ipermetropica,

rappresenta una tappa fondamentale nella correzione di un vizio di refrazione

Toriche morbide: TuTTe le possibili soluzioni

lenTi a conTaTTo

a correzione solo parziale dell'astigmatismo, mediante cioè equivalenza sferica, nella contattologia morbida o in ottica oftalmica non è sufficiente a poter generare quel grado di risoluzione ottimale per il raggiungimen-to di un buon visus. Il cerchio di minore

confusione che si ricerca, attraverso tale procedura, ha efficacia solo in caso vi sia un astigmatismo secondo regola e di entità non superiore a -0,75/-1,00 D di cilindro. Selezionare in modo opportuno il giusto disegno non rappresenta una scelta, bensì una necessità per essere sicuri dell'efficacia dell'ausilio a contatto. Torico interno, torico esterno, bitorico, stabilizzazione statico prismatica, con peri-ballast e dinamico-simmetrica, rappresentano la maggior parte dei progetti su cui orientarsi in funzione di specifiche caratteristiche corneali e refrattive. La chiusura palpebrale con un movimento da tempia a naso produce il cosiddetto effetto “zipper”; di conseguenza il disegno ideale torico deve avere la minima rotazione e mantene-re costante la sua posizione e stabilità.

Toro internoIl toro interno è considerato uno dei più diffusi disegni utilizzati nel-la contattologia morbida astigmatica ed è particolarmente indicato sia quando il cilindro corneale corrisponde a quello refrattivo sia in termini di entità e di orientamento dell'asse. Il toro interno rappre-senta già, di per sé, un iniziale sistema di stabilizzazione, orientan-dosi in funzione dell'inclinazione dei meridiani principali, ma viene

coadiuvato da sistemi accessori come il prisma di Ballast (statico prismatico) o dinamico-simmetrico (mediante “slab-off” o “thin zones”). La scelta tra un metodo di stabilizzazione e l'altro è rappre-sentata dalla fessurazionie palpebrale. In caso di apertura scarsa il sistema mediante zone alleggerite (stabilizzazione dinamica) può consentire un più efficace metodo di stabilizzazione, avvalendosi delle palpebre stesse per l'orientamento dell'asse. Quest'ultimo tipo

di stabilizzazione presenta come vantaggio un maggior comfort rispetto allo statico prismatico, ma soprattutto una maggior qualità ottica in virtù dell'assen-za di prisma.

Toro esternoLa scelta del toro esterno è, solitamente, dettata dal tipo di astigma-tismo o da alcune situazioni particolari di irregolarità corneale. Nel cheratocono iniziale(1° stadio) è possibile compensare il difetto vi-sivo mediante morbido torico, ma data la difficoltà nel garantire un ortogonale e regolare orientamento dei meridiani corneali, si opta spesso per il toro esterno. Tale scelta viene intrapresa anche nella circostanza in cui a dover essere compensato sia un astigmatismo di natura lenticolare, o del cristallino, situazione in cui molto spesso la cornea si presenta particolarmente sferica, mentre in refrazione si rileva un astigmatismo contro regola. A questa soluzione geo-metrica può essere abbinato un peri-ballast, ovvero un appesanti-

Ldi Marco Tovagliacontattologo

Torica prismatica

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mento artificiale in area periferica alla zona ottica, non alterando in questo modo la coerenza di fuoco, oppure una stabilizzazione di-namico simmetrica al pari di quella scelta nel toro interno. In termi-ni costruttivi, il toro esterno, non può essere gestito in concomitanza a una compensazione multifocale poiché, quest'ultima, generata anch'essa sulla superficie frontale, potrebbe rendere complessa e poco funzionale una contemporanea realizzazione.

BitoricheQuando l’entità del cilindro è elevata, al fine di poter mantene-re una zona ottica utile senza interferenze diffrattive dovute a un’eccessiva riduzione di campo generata dal toro, è una buona soluzione la distribuzione per 2/3 del cilindro complessivo a carico della curva base, mentre per differenza la componente residua viene posta sulla curva frontale della lente. Il risultato è una lente assolutamente completa e performante nella compensazione del cilindro senza alcuna riduzione di campo ottico utile.

TroncaturaContrariamente a quanto si possa pensare, la troncatura rap-presenta un'importante soluzione in aiuto al principale sistema di orientamento e stabilizzazione nelle morbide toriche (stabilizzazio-ne statico-prismatica). Essa rappresenta un terzo elemento nella stabilizzazione di una torica interna prismatica dove, un primo orientamento viene dato proprio dal toro interno stesso, il secondo dal prisma di ballast e, infine, dalla troncatura. La buona rifinitura dei bordi della troncatura, nonché l'attenzione nella sua realizza-zione secondo un preciso orientamento, fanno di questa soluzione applicativa e produttiva uno tra i più performanti metodi di stabiliz-zazione per l'asse del cilindro. È, inoltre, possibile in considerazione dell'orientamento del margine palpebrale inferiore, che potrebbe

non essere perfettamente oriz-zontale, generare un taglio della troncatura orientato diversamen-te rispetto alla base del prisma, garantendo alla lente, in questo modo, maggior stabilità.

Come procedere nel dispensare una morbida torica:1. basarsi su una refrazione aggiornata. Nel caso che i valori

refrattivi superino le quattro diottrie in ognuno dei due meri-diani, compensarne l'entità al vertice;

2. non sovra correggere il cilindro;3. scegliere il materiale per la costruzione della lente definen-

done, conseguentemente in funzione del diametro totale da impiegare, la curvatura secondo i coefficienti di appiattimento del costruttore;

4. decidere in funzione delle indicazioni fornite precedentemente il disegno e il sistema di stabilizzazione più indicato;

5. segnare, dopo controllo in applicazione, l'eventuale rotazione dell'asse rispetto alla posizione ottimale indicata dal costrutto-re. Se necessario, compensare la rotazione dell'asse mediante la nota regola internazionale Lars (Left Add, Right Subtract). Se la lente ruota a sinistra sommare al valore dell'asse quello della rotazione, se ruota destra sottrarlo. In alternativa alla vera e propria variazione dell'asse, si potrà procedere con un diverso orientamen-to della base del prisma (nelle statico-prismatiche con prisma di Ballast) in cui dalla locazione a 270° si orienterà conseguentemente la base in funzione della ro-tazione da compensare. Per esempio, una lente destra che ruota in senso antiorario di 10° dovrà veder ruotare la base del prisma da 270° a 280° per compensare tale oscillazione;

6. controllare la stabilità della lente invitando il portatore ad ammiccare e ruotare lo sguardo. Chiedere di ammiccare guardando in alto, controllando eventuali rotazioni della lente in assenza di ammicca-mento;

7. controllare la capacità visiva dell’ametrope; dovrebbe almeno uguagliare quella dell'occhiale. Un non corretto posizionamento dell'asse po-trebbe tradursi in una ridotta capacità visiva, ecco perché è necessario controllare per prima cosa il posizionamen-to delle tacche di repere pri-ma di procedere a effettuare una sovra refrazione.

lenTi a conTaTTo

Mediante l'utilizzo di un sottile fa-scio luminoso della lampada a fes-sura, orientato secondo quella che dovrebbe essere la posizione otti-male dell'asse, verificare di quan-to si disallinei la tacca reale della lente, immaginando l'eventuale rotazione e seguendo idealmente le ore di un orologio (ogni ora rappre-senta circa 30° di rotazione). Consi-derare che in caso di ricostruzione di una nuova lente con asse com-pensato nella rotazione, la tacca di riferimento resterà nella stessa posizione della precedente, pur for-nendo perfetta performance visiva.

Qualora si decidesse per effettuare una sovra refrazione su una lente non in asse, e questa conseguen-temente fornisse un buon visus si potrà procedere con il mantenere la lente disallineata, ricostruendola con le quote ottenute dalla somma-toria sfero-cilindrica rispetto alla lente applicata; esistono anche sul web dei software che ricalcolano i valori su queste basi. Viceversa, sarà opportuno correggere per pri-ma cosa il disallineamento e, sol-tanto dopo ciò, provvedere a una sovra refrazione.

Prismatica Tronca

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Foto Misurazioni per torica Tronca

La rotazione della lente non è la stessa cosa della stabilità. La rota-zione è la posizione della lente in primaria posizione di sguardo. La stabilità si riferisce al movimento dell'asse della lente dopo un com-pleto ammiccamento. L'asse della lente deve ritornare velocemente nella stessa posizione a seguito di ogni ammiccamento e non deve fluttuare. Un test per verificare la stabilità consiste nel ruotare ma-nualmente l'asse della lente e osservare il tempo necessario per il ritorno in posizione; si può considerare un buon risultato quando il ritorno in posizione avviene entro 15 secondi. Una visione instabile è solitamente indicatore di una curva base non corretta. Un appog-gio tendenzialmente piatto può causare un offuscamento dovuto all'assenza di stabilità. La tendenza della lente a riposizionarsi lentamente è indicatore di appoggio stretto. Se la visione è chiara soltanto per un istante successivo l'ammiccamento può indicare un appoggio stretto, se la visione è inizialmente offuscata, ma poi diviene più chiara dopo l'ammiccamento, questo può indicare un appoggio piatto.

Scelta del materialeFondamentale per la riuscita di una buona applicazione è sempre la scelta del materiale più adeguato, soprattut-to nel morbido torico. Gli equilibri e le forze che entrano in gioco in un fitting con lenti a contatto morbide toriche impongono che le valutazioni sul polimero debbano essere attentamente oculate, al fine di poter garantire una buona visione nel rispetto del metabolismo corneale.

Scelta del diametro totaleIl diametro totale, su cui viene calcolato il raggio di curva-tura, in funzione dei coefficienti di appiattimento relativi al materiale scelto, nel morbido torico deve essere stimato di norma tendenzialmente più grande rispetto alle sferiche; l'influenza della dimensione della lente sulla stabilità della stessa è maggiore che non quella conferita dalla curva base. Una variazione di diametro totale favorisce una modifica più efficace rispetto ad una differente scelta di raggio di curvatura. In generale la regola potrebbe essere:

HVID + 2,5 mm = ØT

Scelta del raggio baseLa scelta della curva base nelle lenti convenzionali toriche segue, generalmente, le indicazioni suggerite dal co-struttore in funzione della dimensione del diametro totale della lente e secondo la tipologia di polimero selezionato dall’applicatore. Qui di seguito un esempio di tabella di calcolo di TS Lac.

lenTi a conTaTTo

Per gentile concessione di TS Lac

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C

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CMY

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LENTI OFTALMICHE

Essilor: CoN VArilUX s “rompE i limiti”

Dopo oltre 50 anni dall’invenzione della prima progressiva, la multinazionale ha annunciato il lancio della nuova lente

l mer-cato i tal iano Vari lux S è stata presen-tata i l

10 set tembre al Grand Visconti Palace di Milano. «Vari lux S è una lente unica che garantisce ai presbit i , contemporaneamen-te, equil ibrio nel movimento e un ampio campo visivo, prati-camente el iminando i l bisogno di adattamento – spiega un comunicato di Essi lor I tal ia - Questi vantaggi sono estrema-mente importanti per i presbit i , dal momento che i l loro am-biente quotidiano si è evoluto e r ichiede più che mai un'eccel-lente visione da vicino: i l 72% dei presbit i usa i l computer, l ’85% si serve della posta elet-tronica e i l 40% legge art icol i

della stampa diret tamente dal telefono o dal tablet , secondo uno studio Ipsos condotto nel giugno-luglio scorso, su 3.813 persone di quattro paesi , Bra-si le, Canada, Corea del Sud e Regno Unito. La presbiopia è un cambiamento naturale della vista che insorge tra i 40 e i 50 anni di età ed è causato dalla perdita di f lessibi l i tà del cristal l ino, che provoca una dif f icol tà nella visione di ogget-t i vicini . Attualmente, quello della presbiopia cost i tuisce un mercato globale poten-ziale che interessa quasi due mil iardi di persone, di cui solo i l 12% uti l izza lenti progressive. Entro i l 2020 saranno affet te da presbiopia 2,3 mi-l iardi di persone. Vari lux S dovreb-be accelerare la

a cura della redazione

A

Marco Caccini, managing director Essilor Italia

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LENTI OFTALMICHE

cresci ta in questo nuovo merca-to, che attualmente comprende in tut to i l mondo 150 mil ioni di lenti progressive ogni anno».La nota r icorda che «f inora le lenti progressive implicavano un compromesso tra l ’ampiez-za del campo visivo e l ’ef fet to ondeggiamento, part icolar-mente evidente nella visione in movimento. Grazie al le tecno-logie svi luppate dai r icercatori Essi lor, oggi, è possibi le el imi-nare questo compromesso. Con 14 brevett i e 3 nuove tecnologie, Vari lux S rappresenta l ’ul t ima innovazione Essi lor, che combi-na la competenza nelle scienze ot t iche, al le r icerche ef fet tuate sui soggett i portatori di lenti e al la produzione».«Nanoptix è la tecnologia che ot t imizza i l design della lente, in fase di costruzione, scompo-nendola in migliaia di microele-menti – prosegue i l comunicato di Essi lor I tal ia - La base di ogni elemento è calcolata per compensare l ’ef fet to del potere sulla deviazione dei raggi. I l r isul tato è una lente in grado di

r idurre al minimo la sensazione di perdita di equil ibrio spesso avvert i ta dai portatori di lenti progressive. SynchronEyes è i l f rut to della conoscenza dell ’ap-parato visivo acquisi ta dai r icercatori Essi lor e integra, per la prima volta, nel calcolo delle lenti la di f ferenza di visione tra l 'occhio destro e l 'occhio sini-stro. La visione binoculare è for-temente inf luenzata dalle imma-gini ret iniche di occhio destro e sinistro, quanto più esse sono simil i , per forma e dimensione, migliore è la visione binoculare. SynchronEyes t iene conto di tal i di f ferenze al f ine di generare un unico design nelle lenti , r ispet-tando i l comportamento binocu-lare di ogni portatore, of frendo la massima ampiezza dei campi di visione. Inf ine 4D Technology consente, per la prima volta, di integrare i l fat tore tempo nella correzione della vista tenendo conto dell ’occhio dominante. Proprio come i mancini e i de-str imani, ognuno ha anche un occhio dominante nella messa a fuoco dell 'obiet t ivo. L’occhio do-

minante, come nuovo parametro di personalizzazione, permette di mantenere la naturale velo-ci tà di reazione del portatore. Vari lux S, avendo la base della lente che varia punto punto, ha richiesto l ’ invenzione di un nuovo processo industriale di fabbricazione delle lenti che è at tualmente coperto da 5 nuovi brevett i di Essi lor».«La nostra poli t ica di innova-zione, asse fondamentale della cresci ta di Essi lor, ci spinge sempre più avanti e più rapida-mente a equipaggiare i porta-tori con lenti che of frano le mi-gliori performance sia in termini di quali tà della correzione del di fet to visivo che di comfort . La nuova Vari lux S rappresenta un ulteriore importante progresso tecnologico che apporta sol ide prospett ive di mercato e test i -monia l ’ impegno del Gruppo a of fr ire, a un numero sempre più vasto di persone, una migliore visione per una vi ta migliore», ha affermato Hubert Sagnières, presidente e diret tore generale di Essi lor.

«Oggi la presbiopia è un mercato potenziale che interessa quasi due

miliardi di persone nel mondo, di cui solo il 12%

utilizza progressive»

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LENTI OFTALMICHE

Hoyalux iD lifeStyle V+: “iSpirata” Dalle perSone e ottimizzata Dalla tecnologia

Con un grande evento mondiale a Berlino Hoya ha presentato a ottici optometristi provenienti da più di 20 paesi la nuova lente progressiva e la nuova piattaforma

di sviluppo per lenti e servizi del futuro, InnoVision

erlino, 11 settembre: è stata questa l’affascinante cornice del simposio in

cui Hoya ha presentato in antepri-ma mondiale la nuova nata della famiglia Hoyalux iD. Evoluzione della collaudata Hoyalux iD LifeStyle, in-tegra le più recenti tecnologie di cal-colo e di progettazione e percezione

visiva, per rispondere sempre meglio alle esigenze del presbite moderno. «Hoyalux iD LifeStyle V+ è la nuova lente progressiva Hoya progettata grazie alle informazioni raccolte negli anni, anche con Mystyle iDenti-fier - afferma Anna Maria Nicolini, marketing manager Hoya Italia - Tali indicazioni sono state elaborate e successivamente verificate con test sui portatori, prove cliniche e ricerche sui consumatori che hanno fornito un

quadro preciso dei bisogni visivi dei presbiti moderni. Da questi studi ac-curati sono nati il nuovo processo di asferizzazione FreeForm e l’esclusiva tecnologia di calcolo che rendono Hoyalux iD LifeStyle V+ una lente innovativa basata sulle persone, per le persone».Alla Hoya spiegano che «Hoyalux iD LifeStyle V+ offre una migliore acuità visiva e percezione d'immagini più nitide grazie al nuovo processo di

di Angelo Magri

B

Petri Eskola, lens expert Hoya Vision Care Europe

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LENTI OFTALMICHE

asferizzazione FreeForm. La nuova distribuzione del potere progressivo offre campi visivi più ampi e un’area per lontano ottimizzata, che rendono la visione più rilassata. Inoltre, i pa-rametri di calcolo rilevati sulla base delle esigenze dei presbiti moderni garantiscono una visione stabile e rilassata in ogni momento, soprattutto nell’utilizzo di tablet e smartphone».«Anche con tutte queste grandi novi-tà, Hoyalux iD LifeStyle V+ rimane la lente Hoya FreeForm più semplice da ordinare – ricordano Silvano Larcher e Gianni Trivellato, product manager di Hoya Italia - Contiene tutte le com-ponenti che rendono il design unico. La componente progressiva verticale uniformata di +3.00 D sulla superficie anteriore è controbilanciata dalla posteriore per raggiungere il potere di addizione totale».LifeStyle V+ rappresenta la prima nata dal concetto di sviluppo InnoVision «e

rende la famiglia di lenti progressive iD l’unica sul mercato ad avere tutte lenti a design differenziato in base alle esigenze del presbite – spiegano alla Hoya - L’esperienza maturata con Hoyalux iD MyStyle e gli studi sul com-portamento umano hanno dimostrato che servono più design per soddisfare le esigenze di ogni presbite. La varian-te Harmony è il design perfetto per il presbite consolidato che si aspetta la miglior visione possibile in ogni dire-zione di sguardo, mentre la variante Clarity è ideale per presbiti giovani, attivi e che richiedono una visione ad alta definizione anche in movimento, con particolare focus sulla visione da lontano».A Berlino è stato lanciato anche InnoVision, il processo con cui Hoya sviluppa le proprie tecnologie esclu-sive, i propri design e i propri sistemi unici. «Nel corso del simposio, sono intervenuti diversi relatori che hanno

fornito argomenti utili alla compren-sione dell'elevato livello tecnologico raggiunto dalla ricerca Hoya e di come questo si traduca in benefici sul prodotto finito», fanno sapere dall’azienda. «Il punto di vista di Hoya sull’innovazione e visione costituisce il fulcro della nostra filosofia di sviluppo - affermano ancora Larcher e Trivel-lato - Creare nuovi design, facilitare la pratica quotidiana degli ottici con servizi dedicati, fare formazione ai professionisti dell'ottica è pratica-mente impossibile senza avere una solida base di partenza. Tutte queste attività diventano possibili grazie a InnoVision». Così InnoVision, «già fondamento per l’esclusiva LifeStyle V+, sarà la nuova visione di Hoya per lo sviluppo dei prodotti del futuro», ha ricordato Gerry Bottero, presidente di Hoya Vision Care, che in quella sede ha anche annunciato lo sviluppo in corso di altri prodotti innovativi.

Un momento dell’evento Hoya a Berlino, che ha sancito il debutto di Hoyalux iD LifeStyle V+ e di InnoVision

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LENTI OFTALMICHE

Zeiss: la formaZione passa anche da Vinci

Il brand di lenti oftalmiche è sempre più impegnato verso le nuove generazioni di ottici: dopo le esperienze con gli istituti tecnici di Varese e Genova, è ora partita

una collaborazione con l’Irsoo

l 24 e 25 settembre un team tecnico di Carl Zeiss Vision Italia è stato presente a Vinci, presso l’Istituto Regionale di

Studi Ottici e Optometrici, per avviare un processo di collaborazione con il brand di lenti oftalmiche Zeiss, che quest’anno celebra il secolo di vita della prima lente di precisione, fornendo un contributo alle attività di laboratorio e a quelle di speri-

mentazione della struttura formativa toscana. Zeiss ha, infatti, portato a Vinci i propri strumenti più innovativi nel campo dell’ottica oftalmica, quali l’i.terminal 2, l’i.profiler plus e l'i.pola-test; a sua volta l’Irsoo si è attivato per inserire l’uso di questa strumentazio-ne nei propri programmi formativi e in quelli di sperimentazione e ricerca. «L’evento rientra nei nuovi progetti formativi della scuola, pensati per integrare i programmi tradizionali

con elementi d’innovazione, sia nei contenuti sia nelle attività di labora-torio e di gestione del punto vendita, che conducano a una preparazione dell’allievo finalizzata anche alle nuove esigenze del mercato», spiega Alessandro Fossetti, direttore dell’Ir-soo. Il primo giorno del meeting è stato dedicato alla presentazione agli stu-denti dell’Istituto toscano degli ultimi sviluppi nel campo delle lenti oftalmi-

di Angelo Magri

I

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LENTI OFTALMICHE

I tre strumenti che Carl Zeiss Vision Italia ha messo a disposizione dell’Irsoo di Vinci: i.Profiler plus, i.Terminal 2 (a destra) e, nella pagina precedente, i.Polatest

che. «L’incontro fa parte del progetto di trasferimento di conoscenze dalle aziende che operano nel mercato italiano ai ragazzi che frequentano i nostri corsi – dice ancora Fossetti - Alle aziende che partecipano viene richiesto di calibrare gli interventi su temi di tipo tecnico, privilegiando quelli che riguardano le soluzioni più avanzate e innovative nel campo dell’ottica oftalmica. Naturalmente vengono presentati anche i pro-dotti dell’azienda, quelli che sono caratterizzati dall’avere particolari contenuti tecnologici o specialistici oppure dall’essere all’avanguardia nel settore».Il giorno successivo è stato, invece, dedicato a un meeting con i docenti dell’Irsoo, sempre a cura del team Zeiss, nel quale è stata illustrata la sequenza di Haase, nota anche come metodo MKH, una procedura per la correzione della foria associata, grazie all’utilizzo dello strumento i.polatest. «Anche questo evento rien-tra nel programma di aggiornamento del personale docente, che impegna ormai con meeting a cadenza men-sile o, in certi periodi, anche quindi-

cinale, i propri insegnanti e collabo-ratori, con l’obiettivo di una ricaduta consistente sulla qualità dei progetti formativi che vengono realizzati a Vinci», conclude Fossetti.Il 2012, del resto, si è aperto per Carl Zeiss Vision all’insegna della forma-zione: da un lato per gli ottici partner con la Zeiss Academy, dall’altro per due istituti tecnici di ottica che hanno scelto l’azienda per comple-tare la formazione tecnica dei propri studenti. L’Istituto Einaudi di Varese ha, infatti, siglato una collaborazione con Carl Zeiss Vision per eseguire esercitazioni pratiche di sagomatura lenti per circa 80 ore di lezione, che sono terminate a giugno. Per l’Istituto Gaslini di Genova, invece, l’incontro con Carl Zeiss Vision è stato ritenuto importante per consentire ai ragazzi del 4° e 5° anno di avere una visione completa del percorso che porta un semplice sbozzo a diventare una lente di alta qualità, dalle caratteri-stiche tecniche molto evolute: così nel marzo scorso i ragazzi hanno visitato i diversi reparti sia della Divisione Oftalmica sia della Divisione Sunlens (cfr. b2eyes magazine n.5).

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