APPUNTI DI VIAGGIO 125Anno XXII - Mensile Gennaio-Febbraio 2013 (1/2) APPUNTI DI VIAGGIO 125 Sped....

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Anno XXII - Mensile Gennaio-Febbraio 2013 (1/2) APPUNTI DI VIAGGIO 125 Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma Note di ricerca spirituale IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE [Liber specialis gratiae] di Matilde di Hackeborn, Ed. Appunti di Viaggio La mappa - Shalom – La Comunità dell’Eremo San Pietro alle Stinche – La dimensione contemplativa della vita/2 – L’atleta spirituale [La preparazione personale alla morte]/1 – VEDERE CON CUORE: Quel silenzio in piazza San Pietro – Contemplazione come rivoluzione – Gioia nel dolore?– Qabbalah: un pensiero che governa le emozioni e che può cambiare la vita – Intervista a Boris Tatzky [Lo Yoga adattato all’individuo] – Corsi di meditazione e di preghiera – NOVITÀ IN LIBRERIA: IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE, di Matilde di Hackeborn. Edizioni Appunti di Viaggio – RISTAMPA IN LIBRERIA: RITORNIAMO AL CUORE, di Maria Pia Giudici. Edizioni Appunti di Viaggio – IL

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Anno XXII - Mensile Gennaio-Febbraio 2013 (1/2)

APPUNTI DIVIAGGIO 125

Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma

Note diricerca spirituale

IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE[Liber specialis gratiae]

di Matilde di Hackeborn, Ed. Appunti di Viaggio

La mappa - Shalom – La Comunità dell’Eremo San Pietroalle Stinche – La dimensione contemplativa della vita/2 –L’atleta spirituale [La preparazione personale allamorte]/1 – VEDERE CON CUORE: Quel silenzio in piazza SanPietro – Contemplazione come rivoluzione – Gioia neldolore?– Qabbalah: un pensiero che governa le emozioni eche può cambiare la vita – Intervista a Boris Tatzky [LoYoga adattato all’individuo] – Corsi di meditazione e dipreghiera – NOVITÀ IN LIBRERIA: IL LIBRO DELLA GRAZIASPECIALE, di Matilde di Hackeborn. Edizioni Appunti diViaggio – RISTAMPA IN LIBRERIA: RITORNIAMO AL CUORE, diMaria Pia Giudici. Edizioni Appunti di Viaggio – IL

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La mappaShalomPasquale ChiaroLa Comunità dell’Eremo San Pietro alle StincheLorenzo BonomiLa dimensione contemplativa della vita/2Carlo Maria MartiniL’atleta spirituale [La preparazione personale alla morte]/1 Guidalberto BormoliniVEDERE CON CUORE: Quel silenzio in piazza San Pietro, di fratel Alois,Contemplazione come rivoluzione, di Rowan Douglas Williams [29]Gioia nel dolore?Roberto BoldriniQabbalah: un pensiero che governa le emozioni e che può cambiare la vitaEster Moscati intervista Daniela AbravanelIntervista a Boris Tatzky [Lo Yoga adattato all’individuo]Gioia Lussana intervista Boris TatzkyCorsi di meditazione e di preghieraNOVITÀ IN LIBRERIA: IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE, di Matilde diHackeborn. Edizioni Appunti di ViaggioRISTAMPA IN LIBRERIA: RITORNIAMO AL CUORE, di Maria Pia Giudici.Edizioni Appunti di ViaggioIL CATALOGO

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Sommario

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LA DIMENSIONE CONTEM-PLATIVA DELLA VITA/2

Ogni tanto vado afare una passeggiatanelle vie del centro, giu-sto per camminare unpo’. Mi guardo intorno,vedo uomini, donne ebambini che passeggia-no come me. Noto l’in-canto che provano queipochi immigrati, che siavventurano nel centrodella città, di fronte aqualche vetrina. E cosìcomincio a guardare levetrine anche io e cercodi vedere che cosa mipuò incantare. Vetrine,negozi di lusso, ancoravetrine e comincio avedere che tutto quel-l’incanto nasce dall’at-trazione dei sensi: gliocchi godono alla bellez-za di un vestito lucci-cante, il naso e la boccaassaporano ciambelle,pizze, paste, torte, lapelle gode a guardarecreme per il viso, per icapelli, le braccia, legambe, il collo, la fron-te… [31]

QABBALAH: UN PENSIERO

CHE GOVERNA LE EMOZIONI

Al giorno d’oggi iltema della morte e delmorire è diventato untabù, come ripetono ipochi autori delle pubbli-cazioni sull’argomento,con implicazioni quasiincredibili. Tutto ciò cheriguarda la morte è unargomento pressochéintoccabile. Una dimostra-zione sconcertante è quel-lo che succede in America:le società addette alle pra-tiche funerarie agiscono inmodo che i parenti quasinon vedano il cadavere ecomunque non se ne occu-pino, ma soprattuttohanno il compito di farsparire nel giro di duegiorni ogni oggetto deldefunto, compresi i mobi-li, cosicché i parenti rien-trando in quella casa nontrovino più nulla cherichiami alla memoria ilmorto! [20]

L’ATLETA SPIRITUALE/1

Sono trascorsi 46anni dall’apertura dellapiccola realtà monasticache vive in un luogochiamato fin dall’inizio“Eremo san Pietro alleStinche”: una piccolafraternità composta alpresente di tre confra-telli appartenentiall’Ordine dei Servi di S.Maria, membri della piùgrande comunità delconvento di MonteSenario, comune diVaglia, nel Mugello fio-rentino.

L’origine di questaparticolare forma divita fraterna, che hascelto di abitare in unluogo solitario, tra iboschi e le vigne delChianti, a tre chilome-tri dal paese diPanzano, comune diGreve in Chianti (FI), èlegata all’iniziativa per-sonale di Giovanni M.Vannucci, frate dellostesso Ordine religioso,nato a Pistoia nel 1913e morto a Firenze nel1984. [7]

GIOIA NEL DOLORE?

Il mezzo e il fine sono indissociabili. Lo Yogapropone allo stesso tempo la realizzazione dellapiena coscienza, libera dai condizionamenti, e ilmezzo per arrivare a questa realizzazione attraversouna pedagogia progressiva. Certamente lo scopo daraggiungere non si adatta, ma è identico per tutti gliesseri: una coscienza folgorante e assoluta, ma lacosa che importa è soprattutto la saggia messa inpratica dei mezzi, permettendo di creare le condizio-ni favorevoli all’emergere di tale coscienza. Peressere concretamente efficace, questa pratica devetener conto della realtà del praticante sui piani fisico,mentale, spirituale e dell’ambiente in cui si trova. Ilruolo dell’insegnante è quello di proporre all’allievola didattica più appropriata, la responsabilità dell’al-

La mappa

«L’idea fondamenta-le della Qabbalah è chelo scopo dei precettiebraici sia quello diriunire l’aspetto tra-scendente del divino conquello immanente,ovvero di rivelare la pre-senza della Shechinà inogni cosa che vediamo,che benediciamo, di cuigodiamo». Così diceDaniela Abravanel. [36]

INTERVISTA A BORIS TATZKY

LA COMUNITÀ DELLEREMOSAN PIETRO ALLE STINCHE

Considerata nella suanatura profonda e nel suomomento originario, lapreghiera non è attivitàche si giustappone estrin-secamente all’uomo:sgorga dall’essere, stilla efluisce dalla realtà di ogniuomo. Potremmo direche la preghiera è, inqualche modo, l’esserestesso dell’uomo che sipone in trasparenza allaluce di Dio, si riconosceper quello che è e, ricono-scendosi, riconosce lagrandezza di Dio, la suasantità, il suo amore, lasua volontà di misericor-dia, insomma tutta ladivina realtà e il divinodisegno di salvezza comesi sono rivelati nelSignore Gesù crocifisso e

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Shalom

Cari amici e compagni diviaggio, vi saluto con affetto.Spero che stiate bene, di corpomente e spirito, nonostante ilcontinuo stress a cui siamo sot-toposti per la situazione politi-ca economica e sociale in cuisiamo immersi e che rischia ditravolgerci.

Contemplare il tempo che passa

Il tempo passa. Anzi, sembrache pian piano acceleri. È passa-to Natale, sta passando ilCarnevale e la prossima setti-mana entriamo in Quaresima.Mi piacerebbe fare una pausa oalmeno rallentare: non mi sen-to adeguato a sostenere questiritmi. Ma the show must go on:saṃsāra, l’oceano dell’esistenza,deve andare avanti.

Vorrei assaporare il tempo eviverlo in pienezza, riuscire a

dargli un senso. Un modo mol-to semplice per farlo è fare at-tenzione al passaggio delle sta-gioni. Fare attenzione ai “segni”che accompagnano l’arrivo dellaprimavera, la sua maturazione eil suo declino per l’approssimar-si dell’estate. E così fare atten-zione allo sbocciare dei fiori, altempo delle ciliege, al maturaredel grano. E fare questo giornodopo giorno, nel susseguirsidelle stagioni. Esercitare questotipo di attenzione darebbe cer-tamente maggior valore e signi-ficato ai nostri giorni che altri-menti rischiano di passare sen-za lasciare traccia.

Per chi ha fede in Gesù e de-sidera entrare sempre più in co-munione con lui un modo mol-to bello per assaporare il tempoè quello di vivere in pienezza iperiodi liturgici, legati al suopassaggio nella carne. L’anno

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inizia con l’Avvento, che è il pe-riodo di attesa del Natale, ovve-ro della nascita di Gesù. Seguepoi il tempo ordinario. E poi laQuaresima, ovvero un periododi quaranta giorni, di deserto edigiuno per prepararci allaSettimana Santa, passione emorte di nostro Signore, e poi laPasqua, la Resurrezione, checertifica la definitiva vittoriasulla morte e sul male dei qualiognuno di noi fa esperienza neigiorni della vita terrena. E dopoaltri quaranta giornil’Ascensione al Cielo, dove siedealla destra del Padre, e doveognuno di noi è atteso con amo-re e trepidazione dagli amici ce-lesti, e poi la Pentecoste, cin-quanta giorni dopo la Pasqua, ladiscesa dello Spirito Santo sugliApostoli riuniti in preghiera. Epoi torna di nuovo il tempo or-dinario, scandito comunque dafestività varie, che sono comegioielli incastonati nel trono diDio, ovvero la festa della“Trinità”, la “nascita di Maria”,e così tutte le altre feste, com-prese quelle dei grandi santi chehanno acquisito meriti nel pro-getto di salvezza dell’umanità.Poi si ricomincia con il nuovociclo di Avvento. Questa è an-che una forma di contemplazio-

ne che richiama alla mente leparole della lettera agli Ebrei:

1Anche noi dunque, circondatida tale moltitudine di testimoni,avendo deposto tutto ciò che è dipeso e il peccato che ci assedia,corriamo con perseveranza nellacorsa che ci sta davanti, 2tenendofisso lo sguardo su Gesù, colui chedà origine alla fede e la porta acompimento (Eb 12,1-2).

In realtà credo che anche at-tendere Appunti di Viaggio eleggerlo con amore, e poi aspet-tare il numero successivo, e poiquello successivo ancora, fino aquando arriva l’estate in cui pas-sa un breve intervallo prima diricominciare con il nuovo anno,sia un modo molto semplice perscandire il tempo, con il qualepotete esercitarvi utilmente perdare un senso allo scorrere deigiorni. Anche questa è una for-ma di contemplazione. In que-sto caso contemplate il mondodi Appunti di Viaggio: vi sentitevivi con Appunti di Viaggio.

Ma, ora, è meglio che sospen-do questo discorso perché ho lasensazione di stare esagerando.

Articoli e libri

Su questo numero della rivi-sta ci sono molti articoli belli,

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da leggere con profitto; racco-mando però alla vostra atten-zione, in particolare, l’articolo:La Comunità dell’Eremo SanPietro alle Stinche, di p. LorenzoBonomi, perché racconta dellanascita e della storia dell’Eremocreato da p. Giovanni Vannuccialla fine degli anni sessanta, cheè stata un’esperienza molto bel-la e originale, frutto autenticodello spirito del Concilio, checontinua a spandere il suo pro-fumo ancora oggi.

Per i libri, su questo numerotroverete la Nota introduttivaalla novità delle EdizioniAppunti di Viaggio, dal titolo IlLibro della Grazia Speciale, diMatilde di Hackeborn, testo cu-rato dalla nostra collaboratriceAlessia Piana. Si tratta di un li-bro molto bello, direi anzi “spe-ciale”, perché tratta delle mera-vigliose visioni e rivelazioni cheGesù ha comunicato a SantaMatilde durante la sua lungavita monastica.

Segnaliamo, inoltre, la ri-

stampa del libro di suor MariaPia Giudici, Ritorniamo al cuore,con la Presentazione del Card.Tomás Spidlík.

Festa di Appunti di Viaggio

Il 19 maggio, festa dellaPentecoste, ci sarà la prossima“festa” di Appunti di Viaggio. Sisvolgerà al mattino (ore 9-13),come negli scorsi anni nella Casadei Padri Passionisti a Roma, apiazza SS. Giovanni e Paolo 13.Gli Autori presenteranno i lorolibri, ci saranno delle belle con-ferenze e, soprattutto, staremoinsieme per qualche ora.Segnatevi la data sulla vostraagenda. Io intanto provvedo adorganizzare l’incontro e, sulprossimo numero della rivista,vi darò notizie più dettagliate.

Mi sembra di aver detto tut-to ciò che avevo da dirvi, vi salu-to quindi con simpatia.

Pasquale Chiaro

Roma, 7 Febbraio 2013

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Nota introduttiva

E là m’apparve, sì com’elli apparesubitamente cosa che disvia permaraviglia tutto altro pensare,

una donna soletta che si giae cantando e scegliendo fior dafioreond’era pinta tutta la sua via.1

La “donna soletta che si gia”incontrata da Dante nel giardinodell’Eden2, e che lo accompagnerànel transito verso il Paradiso, sichiama Matelda3. Insigni dantistisi sono interrogati sull’identità diquesto personaggio, identificando-lo di volta in volta con diverse figu-re storiche. La più accreditata sem-bra essere Matilde di Canossa, madiversi studiosi hanno avanzatoanche l’ipotesi che si tratti di santaMatilde4 di Hackeborn, misticatedesca medievale.

E quale personaggio è più indi-cato di questa eminente contem-

plativa a fungere da guida per imisteri celesti?

Donna dalle molte virtù, diret-trice del coro e maestra spirituale,per le novizie e per i laici, nelmonastero di Helfta, ove trascorsela maggior parte della sua vita,Matilde ebbe un rapporto privile-giato con il Signore, che le aprì ilsuo cuore e si manifestò a lei innumerose visioni.

La vita e l’opera

Nata nel 1241 da una nobilefamiglia dell’epoca, imparentatacon l’imperatore Federico II, già intenera età chiese di entrare inmonastero, seguendo le orme dellasorella maggiore Gertrude, futurabadessa.

Nel ritiro del monasteroMatilde si distinse per “la scienza,l’intelligenza, la conoscenza delleumane lettere, la voce di una mera-vigliosa soavità”5. “Ella distribuivala dottrina con tanta abbondanzache non si è mai visto nel monaste-

EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIONovità in libreria

“IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE”[Liber specialis gratiae]

di Matilde di Hackeborn[Passi scelti. Testo a cura di Alessia Piana]

pagg. 202, euro 16,00

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ro nulla di simile […]. Le suore siriunivano intorno a lei come pres-so un predicatore, per sentire laparola di Dio. Era il rifugio e la con-solatrice di tutti e aveva, per donosingolare di Dio, la grazia di rivela-re liberamente i segreti del cuore diciascuno. Molte persone, non solonel monastero, ma anche estranei,religiosi e secolari venuti da lonta-no, attestavano che questa santavergine le aveva liberate dalle loropene e che non avevano mai prova-to tanta consolazione come pressodi lei. Compose inoltre e insegnòtante orazioni che, se venisseroriunite, superebbero il volume diun salterio”6.

Matilde, inoltre, “possedettecon perfezione tutte le virtù reli-giose: la rinuncia alla propriavolontà, il disprezzo di sé, la pron-tezza nell’ubbidienza, lo zelo nellapreghiera e nella devozione, ilgodimento di un’assidua contem-plazione”7.

Negli ultimi anni della sua vita,purtroppo tormentati da diverseinfermità che la costrinsero soven-te a letto anche per lunghi periodi,confidò a due consorelle, una dellequali era santa Gertrude la Grande,le visioni e le rivelazioni di cui ilSignore la rendeva partecipe.

Le due suore, all’insaputa dellastessa Matilde, misero per iscrittole sue confidenze e nacque così ilLiber specialis gratiae – Il Libro dellagrazia speciale. Una volta appreso

dell’esistenza del volume, la santane fu turbata per diversi giorni. Fupoi rassicurata direttamente daGesù sulla bontà e veracità delloscritto: “‘Non temere – le disse ilSignore –; io stesso ho permessotutto ciò, perché questo libro èopera mia. Il dono che hai ricevutoviene da me; e come tu hai ricevutodal mio spirito, così chi ha fattoquesto libro è stato mosso dal miospirito a scrivere e a proseguirenell’opera. Non aver dunque nes-sun timore, non v’è ragione per cuitu debba essere afflitta. Io stessopreserverò questo libro da qualsia-si danno e da ogni errore’”8. “Ellariprese di nuovo: ‘Come possosapere se tutto ciò che è scritto inquel libro è vero, poiché non l’honé letto, né approvato? E seppurel’avessi letto, non potrei fidarmiperfettamente di me stessa’. IlSignore rispose: ‘Io sono nel cuoredi coloro che desiderano udire date i miei segreti; io accendo in loroun tale desiderio. Io sono la lorointelligenza quando ti ascoltano,perché intendano ciò che leggono eodono. Io sono pure nella bocca diquelli che ne parlano e nelle manidi quelli che lo scrivono; in tuttosono il loro aiuto e il loro coopera-tore. Perciò è vero tutto quantodettano e scrivono per me e in me,perché io sono la verità. Non mihai pregato spesso di non permet-tere che tu fossi ingannata dallospirito dell’errore, affinché tupotessi credere alla mia bontà?

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Sappi dunque che sei stata esaudi-ta’”9.

Così confortata, Matilde inseguito lesse e corresse il testo,affinché fosse di giovamento econforto per i lettori.

Santa Matilde morì, assistitadal Signore che le fu accanto, insie-me alla beata Vergine e ai santi,durante tutta l’agonia, il 19novembre 1298.

Il Libro della grazia speciale

Il libro di Matilde ha avuto moltafortuna nel corso dei secoli.

Secondo una notizia, giàBoccaccio lo conosceva, seppurecon il titolo di Lode di damaMatilde, e ne attestava la diffusio-ne e la notorietà nella Firenze delTrecento.

La prima edizione a stamparisale al 1536 a opera di GiovanniLanspergio10, frate certosino chesi occupò di pubblicare anche leRivelazioni di santa Gertrude.

Nel 1588 apparve una traduzio-ne italiana, che in pochi anni ebbenumerose edizioni, sebbene fosseincompleta e molto abbreviata. Inseguito il volume ha ricevutonuova vita grazie all’opera deiBenedettini, che ne hanno pubbli-cato una versione integrale.

Il libro presenta una divisioneoriginale in cinque libri, forse fattadal Lanspergio; successivamente èstato aggiunto un sesto libro con la

narrazione della morte di Matilderedatta da santa Gertrude. L’opera,così composta, è particolarmenteponderosa: si tratta di circa seicen-to pagine che peraltro riportanosolo una minima parte delle rivela-zioni e delle visioni della santa:“Ciò che è contenuto in questolibro è ben poca cosa in confronto aciò che non vi è scritto; perché hobuone ragioni di ritenere che ellaebbe rivelazioni molto più numero-se di quelle che abbia voluto mani-festare, giacché parlava solo diquelle cose che credeva essere diqualche utilità o insegnamento,sopprimendo tante parole amorosedel suo Diletto”11.

L’ordine dei capitoli e dellevisioni non ha alcuna rilevanza néper la cronologia (sebbene il Libroprimo sia scandito dalle festivitàliturgiche), né per quanto concer-ne la logica. L’attuale suddivisionecerca semplicemente di agevolareil lettore con una partizione inbrani piuttosto brevi che, per unverso, rendono più agevole la let-tura e, per altro verso, consentonodi soffermarsi su ogni singolo con-cetto o insegnamento, per com-prenderlo, meditarlo e, anche,apprezzarne la bellezza e la subli-mità.

Il volume è ormai introvabile,se non in poche biblioteche pubbli-che.

Si è pensato perciò di rendereun buon servizio ai lettori presen-

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tando una scelta dei passi più bellie significativi e rivedendo anche latraduzione, che risultava appesan-tita da arcaismi e da un periodareormai desueto.

Lo stile

Con le sue rivelazioni Matilde ciintroduce in un mondo di elevatis-sima spiritualità, sebbene con unlinguaggio, un immaginario e unrepertorio figurativo molto distan-ti dalla sensibilità e dalla formamentis moderna.

Bisogna pertanto abituarsi gra-dualmente allo stile della santa,acquisendo dimestichezza con unuso un po’ antiquato della linguache, per quanto sia stata aggiornataper la presente edizione, mostraancora alcuni tratti tipici della cul-tura medievale da cui provienecome, ad esempio, l’uso del prono-me “Voi” per rivolgersi al Signore ealla Vergine.

Altra peculiarità dello stilematildiano è la ricchezza e l’assolu-ta preponderanza del simbolismo.In Matilde tutto è simbolo, sia inconformità con le consuetudini delsuo tempo, in cui l’immagine eradominante rispetto alla parola12,sia perché i vocaboli umani sonoconcepiti per le esigenze ordinariedella vita e risultano inadeguati,inconsistenti, limitati per esprime-re i sublimi fenomeni della vitamistica, come anche santa

Gertrude ebbe a osservare:“Talvolta pure le sue visioni eranotanto spirituali che non avrebbepotuto trovare espressioni [adatte]per manifestarle”13.

Ecco dunque che Matilde ricor-re ampiamente al simbolismo enelle sue descrizioni tutto vienetrasfigurato, assumendo un signi-ficato nuovo: vesti ricamate, colo-ri, gemme preziose, la natura stes-sa, con gli alberi, i fiori, i frutti e icorsi d’acqua, tutto rimanda adaltro, a una realtà soprannaturale,tutto acquisisce un senso misticoche esprime la misericordia, labontà, i meriti e la gloria celeste.

Anche la grande dottrina dellasanta traspare nelle sue visioni,con richiami continui alla liturgia,alle sacre Scritture (in particolarmodo al vangelo), a personaggibiblici e alle gerarchie angeliche.

Matilde riserva altresì grandeattenzione ai Novissimi14, presen-tando le realtà della morte, del giu-dizio, di inferno, purgatorio e para-diso con immagini vividissime, maal contempo traendo da esse indi-cazioni di retta condotta e aprendoorizzonti di conforto e di speranza.

La rivelazione è per sua naturaqualcosa che incuriosisce, turba einterroga l’anima ed è evidente chesusciti stupore o titubanza; nonbisogna tuttavia dimenticare che ilmistico è uno strumento umano diun potere divino e, pertanto, Dio

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deve necessariamente adattarsialle disposizioni, alle capacità eanche alla formazione culturale delsuo “strumento”: in tal modo sispiega il motivo per il quale le illu-minazioni cambiano forma e con-tenuto con il mutare dei tempi,delle circostanze e degli uomini.

Tutto ciò non inficia affatto ilsenso e la spiritualità delle rivela-zioni stesse, come pure, e soprat-tutto, il valore di insegnamento eguida che se ne può trarre.

Matilde tocca infatti ogniaspetto della vita e soprattutto leinquietudini dell’animo umano,indicando senza esitazione una viadi purezza e integrità, costellatadalle virtù e dalla preghiera.

L’orazione è per la santa il prin-cipale strumento di comunicazio-ne con il Signore, sia essa preghie-ra silenziosa, singola, comunitaria,in unione con Cristo, nella comu-nione dei santi. È con la preghierache si adorna la Gerusalemme cele-ste: “Udendo un’altra volta cantareil responsorio Vidi la Gerusalemmeceleste ornata e composta con le ora-zioni dei Santi, pensava in chemodo la città potesse essere ornatae composta di orazioni.

Il Signore le disse: ‘Questa cittàè convenientissimamente ornatadi quattro tipi di orazione, come dioro e di gemme preziose. Il primotipo è la preghiera degli eletti, iquali con un cuore umile e contritodomandano che sia loro perdonato

ogni peccato; il secondo è quellodei tribolati che implorano aiuto esollievo; il terzo è quello dellacarità fraterna che prega per lenecessità e le miserie del suo pros-simo; questo terzo tipo di orazionea Dio è molto accetto e gradito,formando pure un ornamento pre-zioso per la Gerusalemme celeste.La quarta sorta di orazione è quelladell’anima che per puro amore diDio intercede per tutta la chiesa eper ciascuno in particolare comeper se stessa; e questa orazionerisplende nella Gerusalemme cele-ste e l’abbellisce come un nuovo esplendentissimo sole”15. E “se tisentirai il cuore tiepido nella pre-ghiera e privo di amore e di deside-rio, griderai con tutto il tuo cuoreverso Dio e gli dirai: Traetemi dietroa voi; cammineremo all’odore deivostri profumi (Ct 1,3)”16.

Prima di lasciare il lettore diret-tamente alle parole della santa,può essere utile ancora una nota-zione: Matilde precorre i tempidimostrando una sincera e ardentedevozione per il cuore di Gesù,fonte dell’amore e di ogni grazia,riparo per le anime, consolazioneper gli afflitti, e lo presenta spessoin figura di casa, simbolo per anto-nomasia della sicurezza, dell’acco-glienza, della famiglia, ma anchecon espressioni di appassionatolirismo, definendolo principio e finedi ogni bene, porta del cielo, scudod’oro, scrigno della virtù, liquore di

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vita, fiamma ardente, luce dei beati.Al cuore e alla sapienza di

Cristo ci affida la santa: “Adesso,nella luce della Verità17 riconoscochiaramente che la mia tenerezzaper quelli che amavo sulla terra,rispetto ai sentimenti che provaverso di loro il Cuore divino, ècome una goccia d’acqua rispettoall’oceano. Vedo pure l’incompren-sibile ma sapientissima ragione perla quale Dio lascia che l’uomo con-servi certi difetti che l’umiliano elo mettono alla prova e tuttavia lofanno progredire ogni giorno dipiù nella via della salvezza. Nonpenserei mai, pertanto, di cambia-re nemmeno un iota a ciò che dallaonnipotente sapienza e dalla bontàsapientissima del mio dolcissimo ediletto Signore viene decretato perciascuno, secondo il beneplacitodivino. Di fronte alle disposizionicosì bene ordinate dalla divinamisericordia, non posso che effon-dermi in lodi e azioni di grazie”18.

Alessia PianaNote

1 Dante, Purgatorio, canto XXVIII, vv.37-42. E là mi apparve, come appareall’improvviso una cosa che, per lameraviglia che suscita, distoglie da ognialtro pensiero, una donna che se neandava tutta sola e cantando sceglievai fiori più belli che trovava sulla suastrada.2 Paradiso terrestre.3 Il nome viene rivelato solo nelcanto XXXIII.4 Alcuni testi riportano il nomeMetilde, italianizzazione del tedesco

Mechthild. Rivolgendosi a un pubbli-co italiano, nel presente volume si èscelto di usare l’italiano Matilde.5 Proemio.6 Libro sesto, capitolo I.7 Ibid.8 Libro quinto, Azioni di grazie.9 Libro quinto, Veracità di questolibro.10 Giovanni Gerecht (Justus), natonel 1488 in Alta Baviera, precisa-mente a Landsberg (Lanspergius), dacui trasse il soprannome con cui èpiù noto. Fin da giovanissimo, percontinuare meglio i suoi studi, sitrasferì a Colonia, ove entrò nell’or-dine dei certosini. Uomo di grandepietà e purezza di vita, lasciò molteopere di notevole rilevanza. Morìl’11 agosto del 1539.11 Libro quinto, capitolo XX.12 Si tenga presente che nelMedioevo, a causa del diffuso anal-fabetismo, lo strumento principaleper la predicazione del vangeloerano appunto le immagini o lastessa architettura: da qui l’ampiaproduzione iconografica e pittorica,nonché la ricchezza di fregi e scultu-re, che caratterizzava le chiese e lecattedrali dell’epoca.13 Libro quinto, capitolo XX.14 Con Novissimi si intendono le“cose ultime” della vita umana esono tradizionalmente quattro:morte, giudizio, inferno e paradiso.Santa Matilde aggiunge anche il pur-gatorio.15 Libro primo, capitolo XXXVII.16 Libro terzo, capitolo XIV.17 Dopo la morte: si tratta di unavisione avuta da una consorella diMatilde dopo la morte della santa. Inquesta visione Matilde illustra ciòche ha appreso dimorando nellaVerità.

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PRESENTAZIONE

Oggi sono varie, nelle lingueoccidentali, le traduzioni dellaFilocalia e vengono molto letti iRacconti del pellegrino russo.Suscitano molto interesse; eppurevi è un termine fondamentaledavanti al quale molti rimangonoperplessi: vi si propaga «la preghie-ra del cuore».

L’uomo tecnologico di oggi, evi-dentemente, trova grandi diffi-coltà per dare al cuore, nel nostrovocabolario, un degno posto che inqualche modo sia comprensibile.Tanto più gli sarà difficile descrive-re in che cosa consiste la «preghie-ra del cuore». Si tratta di una atti-vità umana irraggiungibile con iconcetti scientifici che sono allabase della nostra civiltà.

Ma d’altra parte, nel subcon-scio, molti sentono che si tratta diqualche cosa che ci attira proprioperché è, come dice Berdjaev, ubi-cato nella sfera metalogica. È la

sfera dove i computer non arriva-no e dove si trova la regione di quelmistero che l’uomo moderno negae dal quale, allo stesso tempo, sisente affascinato.

Eppure, per potersi intendere,dobbiamo attribuire ai vocaboli uncerto significato comprensibile. Ciserve, quindi, una divisione sche-matica proposta da Teofane ilRecluso, autore russo che può esse-re definito classico della spiritua-lità. Egli parte da un fondamentoantropologico. L’uomo partecipainteramente all’atto della preghie-ra: può predominare, però, l’uno ol’altro elemento. Secondo la tradi-zione orientale, che è tricotomica,vengono distinti, come elementiessenziali del cristiano, il corpo,l’anima e lo Spirito Santo. Tutti etre sono sempre, in qualche modo,attivi nell’orazione; non però, allastessa maniera. L’orazione vienedefinita «corporale» (la specie piùimportante è la preghiera «voca-le»), quando predomina il primoelemento visibile e udibile. Essa, al

EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO

Ristampa in libreria“RITORNIAMO AL CUORE

Lectio divina di pagine bibliche e pensieri dei Padri”di Maria Pia Giudici

[Presentazione del Card. Tomáš Špidlík, SJ]pagg. 186, euro 16,00

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contrario è «spirituale» quando lavoce dello Spirito supera tutto ciòche appare di umano. Essa è donodi alcuni momenti straordinari,privilegiati.

Ma, nelle condizioni normali, ilruolo decisivo nella preghiera spet-ta all’anima. In essa, però, distin-guiamo tre facoltà principali: l’in-telletto, la volontà, il cuore. Eanche queste tre «facoltà» possonoapparire più o meno predominan-ti. Conosciamo, quindi, il tipo dipreghiera intellettiva, riflessiva. Lapreghiera «attiva» è quella che sirealizza su decisione della volontà,formando buoni propositi per lavita. Ma la più perfetta, secondoTeofane e tanti altri, è quella in cuipredominano i «sentimenti delcuore».

«Quando pronunciate la vostrapreghiera - scrive Teofane - cercatedi fare in modo che esca dal cuore.Nel vero senso la preghiera non èaltro che un sospiro del cuoreverso Dio; quando manca questoslancio, non si può parlare di pre-ghiera». Ed un altro autore, B.Vyšeslavcev, nel suo opuscoletto Ilcuore nella mistica cristiana e india-na scrive: «Se la religione è unarelazione personale con Dio, allorail contatto con la Divinità non èpossibile altrove che nella profon-dità del mio io, nella profondità delcuore, perché Dio, come dicePascal, è sensibile al cuore».

Allora il cuore non può significa-re una o altra facoltà umana, ma visi concentra tutta l’attività spiri-

tuale dell’uomo, Il cuore dice l’uo-mo intero, nella sua integritàumano-divina, vi collaborano leforze del corpo e dell’anima e virisiede lo Spirito Santo come nelsuo «trono». Una tale unità dellapersona umana può essere conside-rata sotto diversi punti di vista.Come chiamarli? Se chiamiamol’uno «statico», l’altro sarà «dinami-co».

Come «statica» si può conside-rare la collaborazione di tutti icomponenti della persona neldeterminato momento. Nella pre-ghiera l’uomo deve involgere tuttele facoltà: la memoria, l’intelletto,la volontà, l’affetto, la posizionedel corpo. Non è forse tale lo scopodella meditazione ignaziana? Perillustrare questa verità Teofane siserve di una metafora prestata dalteatro: quando un autore recita lasua parte fuori della scena, la suainterpretazione perde molto diefficacia. Così accade, quando lapreghiera si riduce alla recita voca-le e alle riflessioni intellettuali enon coinvolge l’uomo intero, cioènon esce dal cuore.

Ma la vita umana costituisceunità anche attraverso il corsodella vita. I singoli atti, anche seperfettissimi, passano presto. Nonè certo opportuno minimizzare illoro valore, eppure la perfezionenon può consistere in questi attiisolati, bensì nella disposizionestabile del cuore da cui provengo-no. Ogni virtù si definisce comedisposizione stabile, tanto più tale

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deve divenire la preghiera, quandoil cuore umano batte all’unisonocon lo Spirito che vi risiede.Soltanto allora possiamo avere unacerta sicurezza della salvezza, che èuna pregustazione, anche se mai inmaniera assoluta, dell’eternitànelle vicende della nostra vita chesfugge. Sembra strano: «Vi è forseun organo più fragile del cuore? -scrive ancora Teofane - Eppurenulla è più stabile di ciò che escedal cuore; quando i comandamentidi Dio sono fissi nel cuore, il loroadempimento è sicuro».

Ma allora si pone una domanda:abbiamo coscienza dei nostri atti epossiamo giudicare il loro valoremorale. Invece il cuore resta unmistero, è la parte nascosta dell’uo-mo, quella che solo Dio conosce. Lopossiamo conoscere in qualchemodo anche noi stessi? Gli autoririspondono: a seconda del gradodella sua propria limpidezza, ilcuore ha un’intuizione diretta di sé.Secondo Teofane la nozione dicuore include proprio questa formadi conoscenza integrale e intuitivasia di sé stessi sia degli altri e anchedi Dio. Si tratta dei «sentimenti delcuore». La loro infallibilità, la loroutilità per l’unione stabile con Diodipenderanno dunque dalla purez-za del cuore stesso.

«Fare attenzione al cuore» èuna espressione molto comunenella spiritualità. Ma anche questaattenzione dimostra diversi aspet-ti. Possiamo schematizzarli in trepunti: il primo si può chiamare

«negativo» a differenza dell’altro«positivo», ed infine il terzo «con-templativo».

L’attenzione negativa concen-tra gli sforzi umani alla purezza delcuore, e questa, nelle esortazionidegli asceti, occupa il posto piùampio. Il peccato ha dissipato leforze che dovrebbero essere con-centrate nel cuore in un’armoniaperfetta. L’attenzione alla purezzadel cuore significa quindi lo sforzoa restaurare l’unità della personaumana, escludere ciò che gli èestraneo: i peccati, le passioni, maspecialmente i loro «semi» - pen-sieri malvagi.

L’attenzione negativa è difensi-va. Questa è immediatamenteseguita dall’attenzione positiva: alcoltivare le virtù nel giardino delcuore, e fra queste in primo luogola regina di tutte le virtù, la carità.

L’attenzione contemplativasegue dalle precedenti. Dio è carità(1Gv 4,8.16). Allora chi ama cono-sce Dio per mezzo della carità.Scrive Teofane: «C’è nell’uomo spi-rituale che ha abbandonato il pec-cato e si è convertito a Dio unasimpatia col mondo spirituale»,una parentela tra Dio e l’uomo.Fare attenzione alla voce di questa«connaturalità», ai pensieri cheessa ispira, significa percepire imisteri divini quali sono in noi,come entrano nella nostra vita,ascoltare Dio che parla nel cuore.Gli autori siriaci esprimevano que-sto stato con la metafora della fon-tana: quando è pura, riflette il

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cielo. Uno di essi, MartyriusSahdona, vi aggiunge questa spie-gazione: «L’aria sensibile diverràpresente al respiro dei nostri sensiesteriori forse meno di quanto loSpirito Divino diverrà intimo alnostro cuore, alitandovi senzaposa il suo ricordo, restando mag-giormente in noi».

Abbiamo premesso queste con-siderazioni al libro di Sr. Maria PiaGiudici, a cui l’autrice ha dato untitolo molto bello: Ritorniamo alcuore. Queste parole, come abbia-mo mostrato, esprimono l’idealedei grandi autori spiritualidell’Oriente e anchedell’Occidente. Ma ciò significaanche ritornare alla Bibbia stessa,alla sua spiritualità. Auguriamoquindi ai lettori che mediteranno itesti che seguono che la loro medi-tazione li aiuti a poter dire conPaul Claudel: «Inveni cor meum!dice il Profeta. Ho trovato il miocuore! Che scoperta! Mio cuore!niente di meno che il mio cuore!niente di meno che il nodo dellamia persona. Qualche cosa che esi-steva prima di me, qualche cosa nelmio petto che continua la pulsazio-ne di Adamo. Qualche cosa che sapiù di me stesso e chiede di essereinterrogato diversamente che conle parole. Qualche cosa che inmezzo a noi è incaricata della curadell’essere, che dell’essere si inte-ressa e ci risponde. Qualche cosache compariamo meglio a unRoveto ardente, a quel Roveto chebrucia senza consumarsi».

Tomáš Špidlík, S.J.INTRODUZIONE

Tempo fa un libro ebbe enormesuccesso,Va’ dove ti porta il cuore.

L’autrice rivalutava il sentire delcuore in una realtà socioculturaledi grande inaridimento. Ciò si rive-la come un’indicazione circa quelliche sono gli umori e le attese dellagente, sia pure dentro una grandeconfusione mentale ed esistenziale.

Vediamo di fare chiarezza. Inquesto trapasso epocale, il mondo,in specie l’Occidente, vive unagrave “crisi”. Nonostante le presti-giose mete raggiunte nel camposcientifico e tecnologico, chi nonavverte il disagio dei mali tipici deinostri giorni: cosificazione, inco-municabilità, divorzi, depressioni,quel correre sul binario del “piùavere”, disattendendo le aspirazio-ni profonde dell’“essere” e speri-mentando sempre più gravi fru-strazioni nella sfera personale, difamiglia, di coppia, di comunità, divita sociale ed ecclesiale?

Erede del razionalismo, dell’il-luminismo, del positivismo, l’uo-mo ha elaborato sistemi filosofici,scientifici, economici, politici,sempre più segnati dal dominiodella ragione. I “lumi” della ragionehanno segnato tutta la nostra cul-tura, anche quella teologica.Dürckheim, un grande pensatore epsicoterapeuta contemporaneo,scrive: ”Il vero senso della teologiaè quello di essere un cammino ini-

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ziatico, dove iniziatico significaaprire la porta al mistero”1.

Egli denuncia come problemagrave del nostro tempo quello didoversi decidere ad abbandonareuna visione della vita umana soloimprontata alla costruzione delmondo esteriore.

“Bisogna - dice - convertirsi alCristo nascosto nel cuore (...).L’uomo può diventare libero soloattraverso la scoperta di Dio nelleprofondità del suo essere” 2.

Un altro pensatore contempo-raneo, il russo B. Vyšeslavcev diceche il restare in superficie è lagrande tentazione che porta prati-camente all’ateismo, mentre: “Solonella profondità del proprio «SÉ»,nel profondo del cuore, è possibileun contatto reale con Dio, un’au-tentica esperienza religiosa, senzala quale non c’è una vera religione,una vera etica”3.

Nel Deuteronomio leggiamo:”Mosè disse: questo comando cheoggi ti do non è troppo alto per te,né troppo lontano da te, (...). Anzi,questa Parola è molto vicina a te, ènella tua bocca e nel tuo cuore per-ché tu la metta in pratica” (Dt30,11.14).

La Legge o Parola di Dio è insostanza quel che esprime lavolontà del Suo amore salvificoper noi.

Sì, in un’epoca in cui si leggevasolo ad alta voce, la Parola lettariletta e mormorata con la boccaera una via semplice di parlare conDio. Ma l’asserire che la Parola è

nel cuore significa l’invito a rien-trare in esso, a riscoprirlo per quelche è: luogo abitato, luogo privile-giato dell’incontro con Dio-Amore.

Non a caso nella Bibbia la paro-la cuore (lev, levav) torna ben 797volte. Evidentemente tocca un pri-mato! Solo dieci volte questo ter-mine significa nel testo sacrol’“organo del corpo”; tutte le altrevolte il cuore è visto come la sedeprofonda dell’uomo: presiede allasua vita interiore e lo muove aconoscere, amare, sentire, ricorda-re, decidere. È in esso che risiedel’autenticità dell’uomo e la suafedeltà a Dio (cfr. 1Re 11, 3-4).

La pienezza della vita, sotto ilprofilo psicologico e soprattuttospirituale, risiede dunque nelcuore, dove è il nostro «Sé», quellarealtà profonda e misteriosa di noiche è “immagine e somiglianza diDio”, quella realtà dove, in definiti-va, risiede e agisce lo Spirito stessodel Signore.

“Il cuore, in senso biblico - affer-ma un insigne biblista - è il centrodell’essere, là dove l’uomo dialogacon se stesso (Gen 17,17; Dt 7,17),gestisce la propria libertà, assu-mendo le sue responsabilità, si apreo anche si chiude a Dio; è la fontedella sua personalità cosciente elibera, il centro delle sue sceltedecisive, della legge non scritta(Rm 2,15), della presenza misterio-sa di Dio che lo sta amando”4.

L’invito agostiniano: “Ritornia-mo al cuore”5 è dunque in questialbori del terzo millennio, estre-

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mamente attuale. È l’invito adabbandonare la sfera così pernicio-sa della superficialità, per contat-tare quelle profondità interioriche, se purificate e rinnovate dalloSpirito Santo, portano a incontrareGesù il Salvatore, e a recepire ilmistero di Dio come risposta d’a-more alla nostra più profonda seteesistenziale.

Vivere di più al centro di sé,vivere a partire dal proprio cuore,incontrare Dio nel cuore e cercareanche negli altri il misterodell’“uomo nascosto nel cuore”(1Pt 3,4) non coinciderà certo conl’abbandono dell’azione, per vellei-tarie mire di spiritualità intimisti-ca e disincarnata!

Al contrario, sperimenteremoche, proprio rispettando e vivendoil primato dell’interiorità, la nostraazione tra la gente sarà potenziatada quella luce e da quella energiache Dio stesso, contattato il piùfrequentemente possibile al centrodel nostro cuore, ci comunicherà.

I Padri la sapevano lunga alriguardo e insegnano ancora:“Com’è impossibile che colui cheguarda fisso il sole non ne ricevavivo splendore negli occhi, così chisempre si piega verso il cielo delcuore non può che essere del tuttoilluminato” (Esichio di Batos).

Queste pagine offrono dunquel’opportunità di approfondire alcu-ni brani scritturistici che eviden-ziano il tema del CUORE. La moda-lità è quella della “Lectio Divina”proprio perché chi legge possa

penetrare il testo e trarne, esisten-zialmente, tutti i frutti possibili.

Circa i famosi gradini della“Lectio Divina”, lettura, meditazio-ne, orazione, contemplazione, dicebene Guigo il Certosino: “La lettu-ra indaga sulla dolcezza della vitain Dio, la meditazione la trova, l’o-razione la chiede, la contemplazio-ne l’assapora. Si può concludereche la lettura porta alla bocca ilcibo solido, la meditazione lamastica, l’orazione ne sente ilsapore, la contemplazione è la dol-cezza stessa che dona gioia e ricreale forze. La lettura si ferma allascorza, la meditazione penetra nelmidollo, l’orazione esprime larichiesta del desiderio, la contem-plazione riposa nel godimentodella dolcezza intravista.”6

È dunque molto importantebattere questa strada della “LectioDivina”, se si vuole che il discorsodel cuore non s’arresti alle parole.

Segue poi una raccolta di dettidegli antichi padri che puntualiz-zano la centralità del cuore per unavita spirituale all’insegna della lucee della pace.

Inoltre secondo il loro stile cheè eminentemente esistenziale,questi uomini di spirito dannovalidi consigli perché il cuore siorienti al Signore e la qualità dellavita migliori.

Essi, fuori da ogni esteriorità,ebbero una profonda conoscenzadel cuore umano e intuirono che legrandi domande su Dio sono corre-late a quelle che l’uomo si pone su

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sé stesso. Non si può conoscere Diosenza conoscere noi stessi. E la radi-ce di questa conoscenza è nel cuore.

“La religione ha la sua origine eil suo significato nel cuore dell’uo-mo. Ecco perché quando la struttu-ra e le modalità esteriori perdonodi senso e non soddisfano più, l’u-nico modo per uscire dalla crisi è ilritorno al cuore dell’uomo. Larealtà sublime e misteriosa chechiamiamo Dio, dev’essere cercataanzitutto e specialmente nel cuoredell’uomo (…) Solo se la troviamolì non potremo perderla”7.

Proprio se ci assumeremo il diu-turno impegno di vivere a partiredal nostro cuore abitato da Dio eplasmato dalla Sua Parola, diver-ranno operanti in noi i doni delloSpirito. Essi ci daranno di conosce-re veramente i destinatari dellanostra missione in questo “oggi”della storia e “le profondità recon-dite dell’odierno cuore desertifica-to e impaurito, ne sia cosciente ono, dall’affermarsi di una culturanichilista”8.

Solo se conosceremo il cuoredella gente, potremo comunicarequello che, nel cuore e dal cuore,diventa vita umano-divina.

Come non ricordare la kardio-gnosìa: una chiaroveggenza che,secondo molti autori spirituali,non è miracolosa ma deriva pro-prio dal fatto che “i puri di cuore”vivono una grande trasparenza

interiore?È questa caratteristica che dà

loro la possibilità di leggere nelcuore dell’uomo e di orientarnemeglio le scelte secondo lo Spirito.

Tomáš Špidlík citando il pensie-ro di un autore orientale afferma“Dio stesso è un cuore che abbrac-cia tutto. Solo al cuore è possibilecaptare il segreto dell’universo (…)così, dunque, è il cuore che coglie ilsenso di Dio, degli uomini, deglianimali e dell’intero cosmo”9.

Maria Pia Giudici

Note

1 A. GOETTMAN e K. DURCKHEIM,Dialogo sul cammino iniziatico, Ed.Appunti di Viaggio, Roma 1996, p.44.2 Ibidem.3 B. VYŠESLAVCEV, Il cuore nellamistica cristiana e indiana, pp. 24-25,in L’intelligenza spirituale del senti-mento, a cura del Centro Aletti,Roma 1995. 4 XAVIER LEON DUFOUR,Dizionario di Teologia Biblica, Ed.Marietti, Casale Monferrato 1971, p.243.5 Incontriamo questo invito nelleConfessioni 5,2, nei Soliloqui 1,3; 1,15e in diversi commenti ai Salmi.6 Guigo il Certosino, Tornerò al miocuore, Ed. Qiqajon, Bose 1982, p. 30.7 Cyprian SMITH, Un chemin de para-doxe, CERF. 1997, p. 13.8 I. DANIELOU, La preghiera, proble-ma politico, Torino, p. 38.9 Tomáš ŠPIDLÍK, Il cammino delloSpirito, Ed. Lipa, 1995, p. 38.

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