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IUAV UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
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IUAV UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
fPT facoltà di pianificazione del territorio
IUAVienna03appunti di viaggio
sommario
4 Intervista a Giulio Ernesti, preside fPT
8 Verso est: crocevia Vienna di Hannes Wimmer12 Burocrati appassionati e buon governo di Massimo Bricocoli16 In mezzo al Gürtel di Ruben Baiocco20 Eredità dell’urbanistica viennese di Marco Giliberti
contributi degli studenti22 Esercizio di lettura: la Looshaus come allegoria del “moderno”
di Giulia Mazzaro24 La Postsparkasse di Otto Wagner: una “felice interruzione”
della grande città di Chiara Monesi26 La città del sociale di Raffaele Di Paolo28 Spazio pubblico e spazio domestico di Elisabetta Morandi30 Parchi e pubblico di Francesca Rosani30 Giovani, pianificazione e città di Giulio Galeotti32 L’uso delle aree verdi e degli spazi pubblici a Vienna
di Lisa Ciampi34 Oltre lo stereotipo della città imperiale. Vienna Rossa
di Alberto Andreatta 36 Höfe oggi. Cortili come “membrane” tra spazio pubblico e
spazio privato di Michele Saccon38 “Erbaut Von Der Gemeinde Wien Aud Den Mitteln Der
Wohnbausteuer di Loris Dalla Costa40 I tetti di Vienna di Gianluca Rasi42 In una metropoli “ecologica” l’inceneritore è la punta
di un iceberg... di Michela Galdiolo42 Cittadinanza e trasporti di Laura Trentin44 Quando il trasporto pubblico ridisegna la città di Sara Gnech46 Donau city. Costruire la città oltre il Danubio di Rita Corrieri48 Il 'salotto urbano' di Museumsquartier di Matteo Gobbo50 Memorie ingombranti e pesci tropicali di Adriano Bisello50 Coinvolgimento e distacco, relazioni e dimensione
dell’apprendimento di Fabio Roman52 Pavimenti inclinati alla Sargfabrik di Alfonso Di Domenico54 Il punto, a Burgarten di Daniele Cuman56 Gasometer di Pasquale De Tullio
facoltà di pianificazione del territorio
clasPIC corso di laurea specialistica in Pianificazione della Città
e del Territorio
IUAVienna03
appunti di viaggio
a cura di
Ruben Baiocco, Massimo Bricocoli, Marco Giliberti, Hannes Wimmer
fotografie: Ruben Baiocco, Adriano Bisello, Massimo Bricocoli, Alfonso Di Domenico, Matteo Gobboediting e grafica: servizio comunicazionestampa: Cetid Mestre, luglio 2003
contributi e resoconti di viaggio di:
Alberto Andreatta, Adriano Bisello, Lisa Ciampi, Rita Corrieri, Daniele Cuman, Loris Dalla Costa, Alfonso Di Domenico, Raffaele Di Paolo, Michela Galdiolo, Giulio Galeotti Del Re, Sara Gnech, MatteoGobbo, Giulia Mazzaro, Elisabetta Morandi, Pasquale De Tullio, GianlucaRasi, Fabio Roman, Francesca Rosani, Michele Saccon, Laura Trentin
organizzazione del viaggio (28 aprile – 4 maggio 2003)
Massimo Bricocoli, Giulio Ernesti, Hannes Wimmer
si ringraziano:
Hr. Akrami, Corona Davit-Gsteu, Wolfgang Foerster, Wolfgang Gerlich,Karl Glotter, Rudolf Giffinger, Christian Jahl, Brigitte Jilka, Eva Kail,Robert Korab, Anton Kozusnik, Cristina Mordiglia, Wolfgang Veit.
fPT facoltà di pianificazione del territorio
IUAV Università degli Studi
Cà Bacchin delle Palme, Santa Croce 1961 Venezia
tel 041.257.2311-2312.
[email protected] - http://www.iuav.it/homepage/fpt/
Viaggio studio a Vienna. Il punto di vista di Giulio Ernesti, preside fPT
Perché un viaggio studio nel corso di laurea specialisticain pianificazione?Un dato di partenza è la volontà di riattivare la capacità
di mobilitazione degli studenti e le stesse occasioni di
mobilità di IUAV università degli studi e in particolare,
della facoltà di pianificazione del territorio. Moltiplicare
le occasioni di conoscenza e di confronto al di là dei con-
fini di un territorio come quello veneto e veneziano (che
pure in realtà al suo interno è caratterizzato da una
mobilità capillare e intensa di idee, persone e merci) è
fondamentale dovere didattico e formativo. In secondo
luogo, ho la sensazione che nel dibattito disciplinare che
si fa a Venezia su Venezia e sul Veneto ci sia una pro-
gressiva perdita di centralità della riflessione sulla gran-
de città, mentre è un dato di fatto che le grandi città
sono ancora cuore e luoghi di condensazione delle cose,
dei fenomeni culturali e socioeconomici o viceversa: in
altri termini se pure non vi nasce, è lì che si sviluppa e
viene 'arrangiato' tutto ciò che è moderno. Per questo
per un pianificatore è fondamentale conoscere le diver-
se forme e dimensioni che le città assume. Uscire dalla
dimensione dei centri medio piccoli, muoversi verso una
grande città consente un confronto più diretto ed imme-
diato con i problemi della contemporaneità, con la com-
plessità dell’interazione in tutta la sua ricca gamma di
articolazioni.
Perché Vienna?Per molti motivi. Gli obiettivi principali sono stati quel-
li di una riflessione sulla possibilità di leggere, conosce-
re ed interpretare una città. Da un punto di vista didat-
4
tico, è stato fondamentale poter coordinare il program-
ma e l'organizzazione dell'escursione da parte di tre
persone che conoscono molto bene, bene e benino e in
modo diverso la città. Una in particolare, perché vi stu-
dia e lavora, occupandosi di ricerca urbana; le altre due,
perchè intrecciano da tempo con Vienna le loro pur
diverse esperienze di ricerca. Un incontro insomma di
sguardi nella città. Miscela di competenze che ci pareva
poter consentire di affrontare Vienna come caso studio
contestualizzandolo nel tempo, attraverso più livelli di
lettura e forme di conoscenza.
La chiave di volta del tempo e della storia è stata cen-
trale nella nostra esplorazione della città, assumendo
che la storia non è certo un fluire lineare e - rispetto a
questo interesse - Vienna come anche altre città, è par-
ticolarmente ricca per l'individuazione di materiali di
diversi saperi, temi e questioni. Questo atteggiamento
consente di identificare alcuni momenti fondamentali
nella produzione di idee di città: la città dei valori libe-
rali, la città borghese e la sua crisi, la città come espres-
sione dell'allargamento della base sociale e delle con-
traddizioni del progetto di integrazione prodotto dalla
borghesia europea e viennese tra la fine dell'ottocento e
i primi del novecento, il tentativo di costruire la città del
proletariato e del riformismo socialista fra le due guerre
e poi nel dopoguerra il tema della ridefinizione del
senso di Vienna in Austria e in europa, a contatto conti-
nuo con il problema di natura geopolitica di un nuovo
posizionamento della città.
Vienna offre con la sua peculiarità un'occasione prezio-
sa per esercitarsi nella lettura di una città attraverso
l'individuazione di quei problemi di fondo (che riman-
dano al tempo lento della storia) sui quali si definisco
5
6
no nel tempo i temi con cui si appresta, costruisce e rea-
lizza un progetto, collettivo possibilmente, di città o, per
meglio dire, di società urbana.
Se intraprendi un viaggio che corre nell’esperienza della
modernità della sua crisi, questo è un viaggio nelle idee
di città che si succedono ed è rispetto a questo che puoi
dare senso alla lettura di temi specifici.
Verso est: crocevia Vienna
Dopo la caduta dell'Impero asburgico, la chiusura del
blocco comunista a seguito della seconda guerra mon-
diale, Vienna ha perso la sua posizione egemonica a
livello politico e culturale e ha conosciuto una fase di
progressiva stagnazione e contrazione demografica.
Quasi una realtà 'idrocefala' quella austriaca: una capi-
tale di un milione e cinquecentomila abitanti in un
paese con una popolazione di soli otto milioni. La cadu-
ta della 'cortina di ferro', il confine con il blocco dei
paesi dell'est, ha implicato profondi cambiamenti nel-
l'assetto geopolitico. Oggi Vienna è passata da città peri-
ferica a nodo di nuova centralità nella rete urbana euro-
pea. Una serie di dinamiche di trasformazione urbana
possono essere ricondotte a questo nuovo assetto inter-
nazionale: lo sviluppo della città oltre il Danubio, l'o-
rientamento delle politiche urbane verso lo sviluppo
della città quale nodo competitivo, i processi di pianifi-
cazione strategica che dedicano grande attenzione alle
infrastrutture di trasporto e che assumono un orizzonte
di scala metropolitana travalicando i confini nazionali.
Da un lato la pianificazione urbana a Vienna si trova alle
prese con l'attrazione di risorse ed investimenti e con la
sfida di disegnare un nuovo profilo internazionale per la
città. Dall'altro, una tradizione consolidata di costruzio-
ne della città a partire dalla centralità della domanda
sociale quale valore guida nelle scelte di piano tende ad
integrarsi nei grandi progetti urbani. I progetti di nuovi
poli direzionali di alta qualità (Donaucity, Millenium
Tower), di nuove centralità urbane costruite laddove i
terreni sono stati liberati dall'industria (Gasometer,
Ottakring) integrano funzioni, risorse e soggetti pubblici
8
e privati e si configurano come progetti di città pubbli-
ca, prevedendo spesso quote di edilizia residenziale
pubblica e/o cooperativa al fianco della nuova offerta di
spazi d'eccellenza ad uso terziario e sono realizzati in
contemporanea all'irrobustimento delle reti di trasporto
pubblico.
Un altro fronte di sfide che la posizione di Vienna come
crocevia pone alla pianificazione e alle politiche urbane
è rappresentato dalle istanze prodotte dai nuovi flussi di
immigrazione. Vienna ha costruito la sua ricchezza ed
identità attraverso l'immigrazione e l'integrazione suc-
cessiva di popolazioni che dai Paesi dell'Impero conflui-
vano verso la capitale: ebrei, boemi, moldavi hanno sto-
ricamente rappresentato le popolazioni straniere più
presenti in città. Oggi, i flussi migratori prevalenti sono
quelli provenienti dalla Turchia e dai paesi dell'est. La
municipalità di Vienna è alle prese con la sfida di sup-
portare l'inserimento di queste popolazioni nel tessuto
sociale ed urbano ed uno degli elementi cardine è rap-
presentato dalle politiche della casa.
Se si rappresentano su una mappa i dati relativi alla pre-
senza degli stranieri a Vienna, si può facilmente ricono-
scere che le popolazioni immigrate tendono a concen-
trarsi in quei distretti dove prevalgono i grandi blocchi
di abitazioni in affitto, costruiti a fine ottocento come
risposta (speculativa) alla forte domanda abitativa nella
città in espansione e che oggi costituiscono uno stock di
alloggi con standard abitativi medio bassi ma proprio
per questo disponibili a costi più moderati. Le ricerche
condotte in questi anni lasciano aperto un interrogati-
vo: se la concentrazione di stranieri in alcuni quartieri
tende ad essere considerata nei termini del rischio di
segregazione, dall'altra sembra favorire processi di inse-
9
rimento e di integrazione sociale, favorendo lo sviluppo
di reti sociali informali e di aggregazioni che rafforzano
il tessuto relazionale. Sul fronte dell'azione pubblica, le
politiche si articolano in interventi a livello strutturale
(la costruzione di alloggi pubblici, l'erogazione di servi-
zi sociali e supporti economici) e in interventi che assu-
mono la logica dell'azione locale che integra le diverse
dimensioni (fisiche, economiche, sociali) in cui si artico-
lano le esigenze delle popolazioni straniere (manage-
ment di quartiere, programmi di rigenerazione urbana,
progetti di attori locali). Gli stessi programmi di rigene-
razione urbana promossi dalla Municipalità viennese e
successivamente lanciati e finanziati dall'Unione
Europea (come Urban, Obiettivo 2) si connotano dunque
come politiche attive per l'integrazione, anche attraver-
so il supporto e il finanziamento di interventi di quali-
ficazione del patrimonio di edilizia privata, considerato
fondamentale quale bacino di alloggi in affitto a prezzi
calmierati e complementare rispetto a quello dell'edili-
zia pubblica e di proprietà. Sui temi dell'immigrazione,
sul fronte delle politiche, dei programmi e dei processi
in corso la ricerca accademica e non solo si sviluppa e si
articola producendo conoscenze e contributi critici che
alimentano un dibattito continuo e l'individuazione di
traiettorie promettenti per l'efficacia degli interventi
pubblici.
Hannes WimmerOesterreische Akademie der Wissenschaften, Wien
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Burocrati appassionati e buon governo
All'ingresso dei grandi quartieri di edilizia residenziale
pubblica costruiti negli anni'20 della cosiddetta 'Vienna
Rossa', campeggia trionfante lo stemma della
Municipalità viennese. Uno scudo con croce rossa su
fondo bianco. L'esibizione di orgoglio da parte di un
governo locale capace di politiche pubbliche rivoluzio-
narie per quel tempo si traduce oggi in espressioni certo
più contenute, ma nondimeno la tradizione consolidata
di buon governo locale rappresenta un elemento di
grande rilievo per chi si affaccia sull'esperienza di que-
sta città con un interesse per i temi della pianificazione
urbana. Nel panorama e nel dibattito contemporaneo in
cui i processi e le retoriche della governance sembrano
sottrarre progressivamente terreno all'azione pubblica
diretta esercitata dai governi locali, il caso di Vienna è
una - felice - eccezione in cui la Municipalità rappre-
senta invece l'istituzione cardine, centrale nella produ-
zione di politiche urbane e nell'alimentazione di un
dibattito pubblico sulle istanze dello sviluppo e del cam-
biamento urbano. La produzione di piani urbanistici è
promossa, coordinata, sviluppata e realizzata dalla
struttura comunale pur nel quadro di un sistematico e
dinamico confronto con un ricco e vivace mondo profes-
sionale. I piani a Vienna non portano il nome di un
autore, di un libero professionista. Sono il prodotto, l'e-
sito di un processo di elaborazione che vede il settore
urbanistico del comune giocare un ruolo guida centrale.
Un intero dipartimento del settore urbanistico è dedica-
to alla comunicazione sopra ai temi dell'urbanistica
viennese: si tratta di pubbliche relazioni intrecciate con
partners internazionali e delegazioni di altri paesi, ma si
12
tratta soprattutto di un lavoro di alfabetizzazione dei
cittadini ai processi e procedimenti di pianificazione e
progettazione della città, quasi le premesse fondamen-
tali per immaginare percorsi fattivi di partecipazione dei
cittadini ma anche uno strumento per cambiare il senso
comune su "che cosa è l'urbanistica": non una noiosa
sequenza di norme, regolazioni e strumentazioni di
natura tecnica ma il campo di definizione di strategie,
forme di governo e prospettive di una città.
Lo scambio con l'amministrazione comunale è avvenuto
soprattutto nei locali della Planungswerkstatt - letteral-
mente "laboratorio di pianificazione" - uno spazio con
affaccio su strada presso il quale vengono allestite
mostre sui temi di maggior rilievo dell'urbanistica vien-
nese e la cui aula seminari è stato messa a nostra dispo-
sizione per una giornata.
Nel programma dell'escursione abbiamo voluto incon-
trare persone concrete, il portato di esperienze di indi-
vidui alle prese con strumenti di pianificazione e pro-
cessi reali. L'entusiasmo e l'energia espressa da Brigitte
Jilka (dirigente capo del settore urbanistica) nella sua
presentazione sulle prospettive di sviluppo della città, la
cura e il senso della continuità comunicato nel racconto
di Eva Kail (responsabile delle politiche di genere) sopra
il senso del declinare i temi della pianificazione 'al fem-
minile', la competenza e il rigore con cui Wolfgang
Foerster (responsabile della ricerca sulle politiche abita-
tive) ci ha accompagnato in un viaggio attraverso passa-
to, presente e futuro dell'edilizia pubblica viennese, il
ri-mettersi in gioco di un dirigente navigato come Karl
Glotter (referente di nuovi processi di pianificazione
interattiva e partecipata) e le prospettive di innovazione
del governo urbano espressi da Kurt Mittringer (respon-
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sabile del nuovo piano di sviluppo urbano) sono espres-
sioni concrete di una città in cui la municipalità è l'isti-
tuzione che si pone come garante e guida nel governo e
nella gestione urbana della città. A posteriori abbiamo
riconosciuto che tutti nostri interlocutori sono laureati
in pianificazione urbana. Alcuni di noi hanno scambia-
to funzionari e dirigenti comunali per eccellenti docenti
universitari. A posteriori possiamo riconoscere di aver
incontrato Burocrati, bravissimi burocrati che nel lavoro
dentro l'istituzione pubblica hanno consolidato saperi,
insiemi di conoscenze e accreditato la pianificazione
urbana come il settore che più di altri è capace di
costruire terreni di condivisione tra discipline e compe-
tenze diverse sollecitato com'è dalla pressione all'azio-
ne, dalla finalità di produrre cambiamenti concreti nella
città dentro un continuo processo di articolazione di
desideri, interessi e scelte.
Burocrati. Dirigenti, funzionari e tecnici capaci di ali-
mentare il buon governo attraverso uno sguardo sulla
città curioso ed attento ai processi di cambiamento, alle
esperienze pilota dei soggetti locali. Burocrati che stan-
no "dentro" l'amministrazione pubblica e che sono
capaci di convalidare, di capacitare, di dare solidità alle
esperienze di frontiera traducendole in procedimenti, in
nuove modalità di trattamento dei problemi, in nuove
routines che danno senso, contenuto e visibilità alla
pianificazione urbana come azione collettiva.
Massimo Bricocoli docente fPT
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In mezzo al Gürtel
Pochi anni dopo la realizzazione del Ring (espressione
dei valori del liberalismo viennese), a chiudere una
fascia di espansione urbana caratterizzata da una densa
edificazione speculativa di case d’affitto, è il Gürtel. È
negli anni successivi al crollo dell’impero asburgico, che
questa ampia circonvallazione acquista la connotazione
di elemento ordinatore fondamentale nella costruzione
della periferia viennese: al centro di questo “secondo
Ring”, viene collocata infatti, elevata su di una struttu-
ra ad archi, la “Stadtbahn”, ferrovia urbana progettata
da Otto Wagner, capace di intercettare gran parte dei
flussi che dal centro si dirigono verso le nuove espan-
sioni. Attorno al Gürtel, pertanto, si attestano una cospi-
cua parte degli interventi di edilizia residenziale pubbli-
ca attuati del governo socialista della Vienna rossa
(1919-1933), facendogli meritare l’appellativo di “Ring
del proletariato” (Margareten Gürtel).
Negli anni della motorizzazione di massa, l’aumento del
traffico automobilistico lungo questo viale che assolve la
funzione di autostrada urbana, diviene una delle prin-
cipali cause, insieme al declino degli standard abitativi
delle case d’affitto costruite prima del 1919, della dimi-
nuzione delle qualità urbane delle aree che vi sono
strettamente connesse. Il risultato dell’interazione di
tali fattori determina una situazione di degrado diffuso
che ne fa una delle zone residenziali meno appetibili,
caratterizzata dal record negativo per la quantità degli
alloggi con i più bassi standard abitativi di Vienna.
È un “imprevisto della storia” a cambiare le sorti di que-
ste aree e del Gürtel stesso. Le caratteristiche di questo
stock abitativo in eccesso e qualitativamente scadente si
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riveleranno un patrimonio sorprendentemente utile per
garantire una prima risposta all’aumento improvviso
della domanda abitativa sollecitata dagli intensi flussi
migratori, che, in seguito alla caduta della cortina di
ferro, hanno interessato la città, a partire dagli anni ’90.
Se l'inserimento di queste popolazioni nel tessuto urba-
no è avvenuto in modo naturale, regolamentate da un
mercato privato e da reti sociali informali, dando luogo
a fenomeni di concentrazione della popolazione stranie-
ra nei distretti dove prevalgono i grandi blocchi di abi-
tazioni in affitto, sulla segregazione spaziale che ne è
discesa, si è concentrata l’attenzione del Comune e di
alcuni gruppi di ricerca. Le “politiche” messe in campo
non hanno mirato, nell’immediato, alla costruzione ex-
novo di stock abitativi, né alla riqualificazione degli
standard degli alloggi sul mercato attraverso finanzia-
menti ad hoc, quanto a garantire, attraverso un’opera
d’informazione (primo passo per la costruzione di un
effettiva “cittadinanza”) su contratti di affitto, diritti e
doveri, ecc, garantendo la possibilità per gli immigrati di
accedere autonomamente a più elevati standard resi-
denziali sul mercato edilizio e fondiario corrente e di
ridurre, conseguentemente, la segregazione spaziale e
sociale.
A consolidare quel processo “naturale” la spinta decisiva
è venuta dal programma di finanziamenti europei
URBAN, che l’amministrazione comunale di Vienna uti-
lizza al meglio concentrando in una vasta porzione della
“Vienna dell’immigrazione” (quella dei distretti di cui il
Gürtel rappresenta l’elemento di connessione) gli sforzi
progettuali e finanziari.
La nuova biblioteca comunale, ubicata proprio in mezzo
al Gürtel, è il simbolo dell’operazione: il dislocamento di
luoghi centrali nella periferia e in particolare di una
funzione culturale pubblica. L’ubicazione sul confine tra
la quella che era la città “borghese” e la periferia prole-
taria, ora aree caratterizzate dal più alto tasso di con-
centrazione di popolazione immigrata dell’intera città,
l’espressività della soluzione monumentale che caratte-
rizza la biblioteca, enfatizzata dalla possibilità, raggiun-
gendo il tetto, di accedere a viste che coprono ampie
porzioni delle due parti di città contigue, associata ad
una valorizzazione dell’antico tracciato strutturante
della metropolitana, ne hanno fatto da subito uno dei
luoghi più frequentati di Vienna: dagli abitanti dei
distretti limitrofi, dai cittadini viennesi, da turisti curiosi.
Ruben Baiocco
18
Eredità dell’urbanistica viennese
Vienna corrisponde a un topos della disciplina urbanistica.Disciplina dai contorni sfrangiati che riemergono e si ramifica-no in altre più compatte. Essa si pone però con intelligenza aldi qua di una percezione relativistica del sapere. È intesa dauna figura d’intellettuale che è ancora filosofo e già scienziato.Il patto che garantisce la sua sussistenza intellettuale consistenella non accettazione di alcuno sconto interdisciplinare, pernon dover rimediare un “mero sapere”. L’urbanistica rimane,per una sua peculiarità intrinseca, un sapere difficile da difen-dere.
Alcune più che felici opere prodotte della sua intelligenza, sono
rimaste a sottolineare per-la-storia l’importanza di una vera e
propria necessità del dibattere serrato o langue, ma comunque
in-estenuabile i “problemi” della città. Ciò che può assistere a
una possibile traduzione da “questione” a ”problema”, è terre-
no proprio della disciplina. Ciò che è a semplificare un dato del
carattere della vita della società e della sua continua ricompo-
sizione nell’idea di città si dispone come un campo da indaga-
re. Gli interventi urbanistici popolari viennesi corrispondono ad
un esempio realizzato e vivente di ciò e di quanto può essere
difendibile il pensiero prodotto dalla storia. Una quantità
poderosa di metri cubi da costruire in forme d’abitazioni per
una classe sociale in evoluzione ha prodotto in Vienna un
monumento. Oggi, anche quando la nostra immaginazione tra-
sloca dal luogo infrangibile di una percezione consolidata del-
l’idea di monumento, ancora propone di stabilire rapporti
nuovi di questi oggetti con la città. Ed è apprezzabile, perché
non senza rilievo, che ciò che l’urbanistica ha prodotto a
Vienna è risultante di un sapere che è dell’intelligenza colletti-
va. Oggidì mi pare che un tentativo di esautorare l’opera archi-
tettonica possa essere inutile perché retorico. Mi piace pensare
che al mito sinfonico dell’opera collettiva che abita in un luogo
taciuto perché immaginato soggiacente alla costruzione storica
della disciplina, s’accosti una “concretezza di stile”.
Marco Giliberti
20
contributi degli studenti
Esercizio di lettura: la Looshaus come allegoria del“moderno”
Nel 1909 l’architetto viennese Adolf Loos progetta l’edificio
“pluri-uso” in Michaelerplatz (Looshaus), che fronteggia la
parte ottocentesca della residenza reale (Hofburg). Fra le inten-
zioni del progettista vi era quella di realizzare un’architettura
che, per semplicità e chiarezza costruttiva e funzionale, potes-
se divenire anonima e scomparire tra la folla degli stili archi-
tettonici dell’ambiente urbano viennese.
La “semplificazione” dell’edificio avviene attraverso un proces-
so di scomposizione dello stesso in due parti distinte che par-
lano due linguaggi differenti: al basamento impostato su colon-
ne tuscaniche marmoree, dalle quali sporgono bow-windows
all’inglese, si contrappone la nudità “senza qualità” dei piani
superiori, caratterizzati dalla sola ripetizione di finestre tutte
eguali. Il piano inferiore avrebbe ospitato una nota sartoria
(ora ospita una banca), quelli superiori un mix di abitazioni e
uffici. Nella sola “muta” facciata superiore Loos intende ricor-
dare il tessuto urbano viennese riferendosi alla tradizione
costruttiva della Vienna seicentesca nel modo di tirare l’intona-
co perfettamente liscio.
Proprio per il desiderio di essere “solo” un edificio, la Looshaus,
invece, emerge dallo sfondo di una “città tatuata” degli stili
delle arti applicate, divenendo famosa ancor prima di essere
realizzata. Prima a causa della feroce controversia fra Loos e le
autorità cittadine, poi per le rimostranze dei vicini reali, per i
quali l’edificio rappresenta un affronto estetico.
Per altri suoi contemporanei invece esso diviene un manifesto
esistenziale che prefigura la finis Austriae imminente; per i
posteri un modo di interrogarsi sul senso del “moderno”.
Giulia Mazzaro
22
La Postsparkasse di Otto Wagner. Una “felice interruzione” della grande città
Il progetto per l’ufficio postale centrale della Municipalità di
Vienna, elaborato da Otto Wagner a partire dal 1903, si dispo-
ne con la sua fronte verso il Ring. La sua edificazione, che con-
tinua a più fasi sino al 1912, risente nella sua concezione delle
riflessioni sulla grande città pubblicate da Wagner nel 1911 (Die
Grossstadt). Il tema centrale di questo scritto sarà quello della
trasformazione di Vienna da “città” a “grande città” o “metro-
poli”. In relazione a questo cambiamento, dovrà essere ricon-
siderato anche il ruolo dell’architettura alla scala urbana e con
esso l’intero corpus disciplinare. La metropoli, caratterizzata da
una crescita teoricamente infinita, per difendersi da un’espan-
sione indefinita deve essere opportunamente divisa in distret-
ti, la cui unica struttura portante è la maglia viaria principale
che li attraversa e li connette ad altre parti di città.
Costituendosi come un corpo omogeneo e continuo, la grande
città sarà inevitabilmente caratterizzata dalla monotonia.
Questo problema, dice Wagner, potrà essere risolto solo rifa-
cendosi all’arte e al linguaggio architettonico. La monotonia,
come stato naturale della metropoli, può essere interrotta nel
ritmo esclusivamente da “felici interruzioni”: edifici facilmente
individuabili che segnano l’accesso al servizio di trasporto
metropolitano, attorniati da un kit di servizi pubblici, quali il
verde urbano e alcuni edifici che accolgono funzioni istituzio-
nali. Seppur interna al Ring, anche la Postsparkasse verrà
costruita come una “felice interruzione”, per il suo ruolo
“ambiguamente celebrativo” dell’operatore pubblico. Ma al
suo interno saranno sperimentati tutti quegli elementi, segni,
materiali, tecniche costruttive, che rimandano direttamente a
altri segni, elementi, ecc che caratterizzeranno le “felici inter-
ruzioni” delle più remote periferie (come, a Vienna, le wagne-
riane stazioni della metropolitana).
Chiara Monesi
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La città del sociale
Visitare Vienna è indubbiamente compiere un tuffo nel passa-
to, immergersi in una città ricca di splendidi palazzi e di remi-
nescenze storiche non certo comuni a tutte le capitali.
Attraversata dal Danubio, Vienna è caratterizzata da un sistema
di trasporti assai efficiente, con autobus, metro (U-Bahn), tram
(Straßenbahn) e una ferrovia veloce (Schnell-Bahn). che garan-
tiscono frequenti collegamenti e uniscono ogni parte della città
al centro. Il centro, (Ring) che racchiude il cuore pulsante della
capitale non è solo storia, arte e cultura ma offre numerosi
punti di ritrovo (i Café) per abitanti e non, per ritrovare il pia-
cere di scambiare quattro chiacchiere oppure per passeggiare
tra negozi sfavillanti o ricercare quelle piccole botteghe artigia-
nali che conservano ancora un sapore antico. Questo ricco tes-
suto sembra incrementare il “valore sociale” della città in
quanto si creano le condizioni per vivere la città non solamen-
te da un punto di vista prettamente pratico ma soprattutto
come sistema di reti sociali.
È difficile trovare altre grandi città in cui sia possibile passare
così in fretta ad uno spazio aperto della natura che ha in sé un
duplice significato: quello della ricostruzione dell’atmosfera
della Vienna asburgica e quello dell’intensificazione dei legami
tra cittadini. Analogamente, i grandi parchi sui quali si affac-
ciano i più importanti monumenti della città o i prati delle uni-
versità, valorizzano Vienna qualitativamente e esteticamente
ma hanno di per sé un valore intrinseco: il ritrovo, lo scambio
di opinioni, lo scambio di pensieri ovvero nuove relazioni che
fanno della capitale austriaca una città del sociale.
Raffaele Di Paolo
26
28
Spazio pubblico e spazio domestico
Uno degli elementi che rende interessante Vienna agli occhi di
un urbanista, è il ruolo che rivestono gli spazi pubblici nel
contesto cittadino. Ruolo che si può definire fondamentale
nella vita dei Viennesi che utilizzano gli spazi in diversi
momenti della giornata e per svolgere uno svariato numero di
attività; per studiare o fare sport, per le riunioni di lavoro o
gli incontri con gli amici vengono scelti i parchi, i giardini, le
piazze, ma anche i Café, i ristoranti, le biblioteche.
L'impressione è di un uso intensivo degli spazi pubblici in
città, di una vita pubblica o "in pubblico" particolarmente
intensa. Un modo di vivere la città che potrebbe sembrare
anche in contraddizione con la linea politica dell’amministra-
zione, che ha fatto della “questione abitativa” un tema cen-
trale sin dal periodo della Vienna Rossa. Se da una parte vi è
l'abitazione come diritto, dall’altra i viennesi sembrano guar-
dare alla casa semplicemente come un “luogo in cui dormire”.
In realtà non c’è nessun tipo di contraddizione ma semplice-
mente un modo diverso di guardare la città rispetto a quello
a cui noi siamo abituati. Vienna viene vissuta in ogni sua
forma e in ogni momento, la dimensione di ciò che è pubblico
è fondamentale; la casa è importante ma non di più di quan-
to non lo sia un parco o un café. Il pensiero corre all'Italia, in
cui città e spazio pubblico hanno un ruolo ben diverso rispet-
to all’abitazione e agli spazi pubblici di vita.
Elisabetta Morandi
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Parchi e pubblicoI grandi parchi pubblici distribuiti in città sono molto frequen-
tati e vissuti. Vengono utilizzati come luogo d’incontro, gioco,
relax e di studio. Questa particolarità non caratterizza, infatti,
soltanto il Sigmund Freud Park, nelle vicinanze dell’Università,
bensì tutte le aree verdi del centro di Vienna (Volksgarten o
Burggarten) e delle altre zone della città. Nel parco si studia.
Nel verde si lavora. L’elevato numero di frequentatori compre-
senti non preclude ordine, pulizia e tranquillità e questo equi-
librio tra le diverse popolazioni di utenti sembra rimandare a
dimensioni culturali radicate e condivise ma anche all’atten-
zione che l'amministrazione comunale riserva alla gestione
delle aree verdi. D'altra parte, a Vienna anche i giardini inter-
ni alle corti degli edifici residenziali (come a Karl Marx Hof)
durante il giorno, sono aperti “al pubblico”. La sera i cancelli
vengono chiusi e la corte rimane ad uso esclusivo dei residenti.
Francesca Rosani
Giovani, pianificazione e cittàA Vienna anche il più piccolo spazio di risulta può essere consi-
derato come una risorsa di spazio pubblico, spesso allestito in
modo tale da poter essere utilizzato dalle generazioni più gio-
vani. Si può fare esperienza di una diffusa fiducia nel progetto
e nelle possibilità che questo offre di ripensare ogni volta anche
il più piccolo spazio, ridisegnandolo, reinventando nuove desti-
nazioni (anche quando si tratta di una semplice recinzione o di
decidere i materiali di una superficie calpestabile). La “tradi-
zionale” attenzione ai servizi collettivi contraddistingue Vienna
nella progettazione di interventi residenziali (si pensi ai cortili
degli Höfe). Per questo è possibile incontrare percorrendo il
Gürtel, strada urbana a scorrimento veloce percorsa della linea
metropolitana, compresi tra le due carreggiate ed adeguata-
mente collocati, piccoli campi da calcio o da basket sempre
molto frequentati.
Giulio Galeotti
L’uso delle aree verdi e degli spazi pubblici a Vienna
La cosa che mi ha subito colpita di Vienna, fin dal primo gior-
no, è stata la grande quantità di spazi verdi che la caratterizza:
oltre metà della superficie della città è occupata da aree verdi
di diverse dimensioni ed adibite a vari usi. Balzano agli occhi
un’accurata attenzione nella costruzione e nell’articolazione di
aree verdi e spazi pubblici in generale, nella progettazione e
manutenzione delle relative attrezzature e nondimeno una
considerazione notevole per tutte le fasce di età e per tuttele
differenti popolazioni di utenti. Questo d'altra parte è uno dei
connotati principali per qualificare uno spazio come pubblico:
mescolanza e compresenza di soggetti diversi.
Una grande quantità di panchine e sedie disposte all’interno di
tutti i parchi permettono agli anziani il tempo di una sosta e
del riposo all’aria aperta, ai giovani di leggere un libro, un
quotidiano; allo stesso modo le aree giochi per bambini sono
declinate variamente nei grandi parchi così come nelle piccole
corti private e gli spazi attrezzati per i giovani, con campi da
calcio, basket e pallavolo vengono ricavati in ogni luogo prati-
cabile. Ad un uso intensivo da parte dei giovani è dedicata l'a-
rea del Gürtel lungo il quale gli spazi precedentemente vuoti o
in disuso negli archi del rilevato ferroviario sono stati trasfor-
mati in bar, disco-pub, librerie e negozi di ogni genere.
Lisa Ciampi
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Oltre lo stereotipo della città Imperiale. Vienna rossa
Il nostro sguardo sulla capitale austriaca ha rovesciato l'imma-
gine della città imperiale e dei monumenti più noti per esplo-
rare la Vienna Rossa: la città dei quartieri, dei complessi di abi-
tazioni popolari costruiti tra le due guerre su iniziativa della
municipalità socialista.
La Vienna Rossa si distribuisce nella struttura urbana, con
caseggiati chiamati Höfe (corti), concepiti e creati in un moder-
no linguaggio che dà forma a blocchi i quali accolgono all’in-
terno una ricca gamma di servizi collettivi: asili, scuole, lavan-
derie, cucine, laboratori artigianali, spazi verdi. È quindi il
sistema di posizionamento e di inserimento di corti e di spazi
verdi, risultato di profonde discussioni e studi, che garantisce
degli ambiti collettivi di alta qualità. Basta passeggiare per la
Vienna Rossa per conoscere come l’armonia delle morfologie e
dei particolari accolga e unisca sensibilmente chi ci vive: in par-
ticolare i più giovani vi ritrovano oggi a distanza di quasi un
secolo, un ambiente ricco di stimoli per il loro sviluppo indivi-
duale e degli spazi collettivi adatti alla loro crescita sociale.
Alberto Andreatta
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Höfe oggi. Cortili come “membrane” tra spazio pubblicoe spazio privato
Tanto i territori quanto le città sono andati caratterizzandosi, in
anni recenti, per una sempre più netta distinzione fra quello
che possiamo definire genericamente “spazio pubblico” e gli
spazi privati. È proprio a partire da una estremizzazione di tale
concetto di separazione e dalla necessità - vera o falsamente
indotta - di esercitare un controllo sempre maggiore sulla rego-
lazione delle relazioni tra gli uni e gli altri spazi, che ci si è
variamente esercitati nelle forme e nei disegni progettuali della
separazione. Si tratta di vere e proprie barriere fisiche come
recinzioni, cancelli, accessi negati, oppure di forme di regola-
zione per mezzo di cartelli e insegne, o ancora di forme di con-
trollo “artificiale” tramite videosorveglianza e telecamere a cir-
cuito chiuso o viste satellitari.
A Vienna, attraversando le corti degli Höfe (tipologia di casa a
corte simbolo del vasto programma di realizzazioni di edilizia
residenziale pubblica messo a punto dal partito socialdemocra-
tico tra il 1919 e il 1933) si è fatta esperienza di alcuni spazi
che abbiamo definito “membrana”, poiché assumono oggi (al
contrario del significato originario di stock di servizi autogesti-
ti che avrebbero permesso una sorta di autosufficienza del
blocco edilizio) una condizione ibrida di spazio pubblico aper-
to e di spazi privati interni ai blocchi edilizi, dotati invece di
servizi indirizzati specificatamente agli abitanti.
Nel caso degli interventi di scala maggiore come quelli del Karl
Marx Hof o del Rabenhof, i cortili acquistano un significato
prettamente 'urbano' e assai articolato la cui regolazione è
affidata a forme, soggetti e oggetti assai diversi: durante il gior-
no, il controllo informale esercitato dagli abitanti stessi, la
notte la chiusura dei cancelli su strada!
Michele Saccon
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“Erbaut Von Der Gemeinde Wien Aus Den Mitteln DerWohnbausteuer …”“Costruito dalla Municipalità di Vienna con i proventi della tassasulle abitazioni...”
Visitando Vienna è impossibile non notare la scritta rossa che
campeggia su ogni quartiere popolare costruito dalla
Municipalità di Vienna. Questa immagine può suggerire sia una
riflessione sulla capacità di intervento della Città di Vienna nel
merito della questione della casa e sollevare alcuni interroga-
tivi e curiosità circa il sistema fiscale e tributario austriaco.
Da un lato si può riflettere sulla capacità dell’operatore pubbli-
co di rispondere in maniera massiccia alla questione abitativa,
con la costruzione di moltissimi edifici di buona qualità, con
servizi e standard elevati non facilmente riscontrabili in analo-
ghe esperienze europee e italiane. Da notare inoltre che l’at-
tenzione alle politiche per la casa prosegue ancora oggi con la
continua ristrutturazione dei vecchi complessi e con la costru-
zione di nuovi e moderni quartieri popolari ( in alcuni dei quali
si effettuano programmi per attivare processi di integrazione
dei cittadini immmigrati o si sperimentano quartieri senza
auto).
D’altra parte questa foto porta a riflettere anche sul sistema
finanziario e fiscale che permette tali potenzialità di azione. Un
sistema fiscale che destina quote rilevanti delle imposte alle
politiche abitative; che riesce a garantire attraverso una parti-
colare gestione degli affitti l’accesso alla casa ad ampie fasce di
popolazione e non solo alle fasce più deboli; che attraverso un
prelievo e una gestione locale di parte delle imposte (Vienna è
contemporaneamente Municipalità e Stato Regionale) permette
all’ente pubblico più vicino ai cittadini di intervenire in manie-
ra così forte e “visibile” nella costruzione della città.
Loris Dalla Costa
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I tetti di Vienna
La visita a Vienna effettuata nel mese di Aprile ha consentito di
vedere la città da angolature insolite per un turista: dai tetti di
edifici residenziali.
Vienna è una città ricca di spazi verdi, pubblici e privati.
L’impressione generale è stata che ne sia veramente ricca.
Questa constatazione ci ha stupito, ma la numerosità di tali
spazi ha trovato anche immediata giustificazione nell’intenso
uso che i viennesi sembrano farne: i prati erano quella setti-
mana (una delle prime dell’anno di bel tempo e di caldo) densi
di persone a tutte le ore del giorno. Ma è stato notevole osser-
vare come spazi verdi siano intensivamente ricavati in luoghi
inaspettati, come le terrazze o, appunto, i tetti delle case. Molti
tetti sono privi delle tradizionali coperture e inclinazioni e sono
piatti e coperti d’erba, piante, piccoli alberi, brevi percorsi e
panchine. Insomma costituiscono lo spazio verde condominiale
laddove non c’è posto al livello del suolo per l’elevata densità
costruttiva. Questi spazi vengono usati in modi diversi, ma con-
sentono in generale di avere praticamente in casa uno spazio
vivibile per il tempo libero: per il gioco dei bambini o per pra-
ticare il giardinaggio. Perché “sprecare” utili metri quadrati con
coppi o nero impermeabilizzante e non moltiplicare le occasio-
ni anche per gli abitanti di quartieri centrali e ad alta densità,
l’opportunità ed il piacere di un giardino, per altro separato dal
resto, e quella di qualche spazio gradevole dove andare senza
allontanarsi da casa?
Gianluca Rasi
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In una metropoli “ecologica” l’inceneritore è la punta diun iceberg…
Il più eclettico e stravagante architetto viennese Friedensreich
Hundertwasser ha fatto di un inceneritore una singolare opera di
architettura tanto da diventare un elemento di riconoscibilità
urbana di un’intera parte di città; ma non si è trattato di un
modo per edulcorare una pratica disprezzata da coloro che abi-
tano le zone circostanti.
In una città ecologica l’inceneritore è la punta di un iceberg che
ha come base ingenti investimenti per produrre una diffusa cul-
tura della differenziazione nella raccolta dei rifiuti e nella ricer-
ca di sofisticati trattamenti per il riciclaggio. È stato calcolato che
a Vienna verso la fine degli anni ’90 soltanto il 50 % dei rifiuti
veniva bruciato da inceneritori e circa il 39 % prendeva la via del
riciclaggio.
Michela Galdiolo
Cittadinanza e trasporti
Una sorta di 'omogeneità' connota la struttura urbana della
città, al di là della diversità delle forme e delle strutture archi-
tettoniche che la costituiscono. 'Pari opportunità', così si
potrebbe condensare l'immagine di una città che appare
costruita intorno al cittadino ed alle sue esigenze primarie, che
si esprime in una estesa rete di trasporti pubblici e privati. Mai
preoccuparsi di essere 'distanti', perché si è sempre in prossi-
mità di un nodo di una rete così capillare da ridurre fortemen-
te ogni differenziale misurabile in termini di distanza sia pure
in una città dalla struttura radiocentrica. Quasi che i trasporti
pubblici fossero un modo per supportare e dare concretezza alla
cittadinanza sociale.
Laura Trentin
Quando il trasporto pubblico ridisegna la città
Ciò che ha maggiormente rapito la mia attenzione è qualcosa che
interessa in maniera diffusa l’intera metropoli viennese ossia la
tendenza alla 'democratizzazione' dello spazio urbano. Ciò avvie-
ne , a mio avviso, soprattutto grazie al sistema dei trasporti pub-
blici (ma anche ad altri fattori quali il sistema del verde urbano)
la cui pianificazione è certamente funzionale a dare uguale
opportunità ai residenti di qualsiasi zona della città di raggiun-
gere agevolmente ogni altro suo punto: ciò, in primo luogo, gra-
zie alla diffusione capillare del servizio in tutta Vienna e, in
secondo luogo, grazie ad un ottimo rapporto qualità-prezzo. I
due parametri, infatti, incidono probabilmente sulla rendita dif-
ferenziale urbana, ossia quella che viene definita rendita di posi-
zione: l’esistenza di un sistema di trasporto simile diminuisce la
rilevanza di alcune variabili fondamentali nella scelta della loca-
lizzazione del luogo di residenza (i “costi di trasporto”, il para-
metro “costi/opportunità”). Se è possibile raggiungere i punti
attrattivi della città con bassi costi e rapidamente (guadagnando
quindi del tempo spendibile in altre attività) la differenza tra
risiedere in centro o in periferia diminuisce; diminuiscono infat-
ti sia il vantaggio di chi risiede in centro che lo svantaggio di chi
risiede lontano!
All'efficacia e alla qualità del trasporto pubblico contribuiscono
anche l’integrazione di diversi “sottosistemi” di trasporto (che
riduce al minimo i tempi d’attesa che intercorrono per le coinci-
denze) e la buona manutenzione e pulizia dei mezzi e delle strut-
ture. A fronte di tale qualità del servizio di trasporto pubblico, e
di una tale qualità… saranno certo meno coloro che si affide-
ranno ai mezzi di trasporto privato con dirette conseguenze sulla
riduzione del traffico veicolare e quindi dell’inquinamento!
Sara Gnech
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Donau city. Costruire la città oltre il Danubio
Il complesso di Donau City è una delle nuove aree di espansione
della città, estremamente moderna e multifunzionale. Il proget-
to, portato avanti in 12 anni dagli architetti viennesi Krischanitz
e Neumann, cerca di mantenere l’integrità funzionale della città,
con forti accenti di urbanità. Il carattere peculiare di questa zona
è la presenza contemporanea, particolare e affascinante al tempo
stesso, di costruzioni moderne con funzione sia dirigenziale e di
rappresentanza, sia residenziale. Troneggia su tutti l’enorme sede
centrale dell’ONU, alla quale si affiancano il complesso direzio-
nale dell’Andromeda Tower e il Tech Gate Vienna, il più moderno
centro d’affari e ricerca della città. Buona parte del terreno edi-
ficabile è perciò riservato a uffici e centri commerciali ma,
soprattutto nella zona lungo il parco fluviale e le banchine del
nuovo Danubio, prevalgono edifici residenziali di tipologie e
valore differenti, che integrano in sé un asilo, una scuola ele-
mentare e un piccolo centro per il commercio locale. Particolare
è l’articolazione in tre livelli di utilizzo: il “livello terra” riservato
a pedoni e piste ciclabili, l’interrato per infrastrutture, il sotter-
raneo per gli accessi stradali e i parcheggi. Connessa al centro
della città, raggiungibile in pochi minuti, da infrastrutture viarie
e dalla linea metropolitana, la Donau City, che conserva in sé una
meravigliosa vista del Danubio, risulta essere luogo ricercato sia
per attività di terziario avanzato sia con funzione residenziale, di
svago e relax.
Rita Corrieri
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Il 'salotto urbano' di Museumsquartier
Il Museumsquartier è costituito da un vasto complesso che cor-
risponde alle antiche scuderie imperiali e nelle cui corti sono
stati edificati due nuovi edifici per ospitare i due principali
musei di arte contemporanea della città. Le corti interne sono
spazi di accesso e di distribuzione, spazi di attraversamento tra
due parti di un quartiere, spazi di sosta e ricreazione. Una serie
di oggetti di grandi dimensioni e proposti in forma seriale sono
dislocati nella corte centrale. Arredo in città, arredo pubblico.
Strutture in legno, sedute di grandi dimensioni: pseudo-divani
color celeste che invitano a sdraiarsi e che supportano e favo-
riscono una frequentazione costante, popolando questo spazio
pubblico al di là dei ritmi e orari di apertura dei musei. Le pre-
senze un poco surreali di quegli oggetti fuori scala offrono la
possibilità a chiunque di passare alcune ore comodamente
sdraiato con lo sguardo rivolto al cielo senza dover pagare alcun
biglietto e senza l'obbligo di alcuna consumazione. La notte, la
presenza di un attraente locale conferisce a questo luogo una
notevole capacità di attrazione. Di giorno gli pseudo-divani
diventano giochi sui generis in un terreno di gioco anomalo e
certamente attraente per numerosi bambini. Il desiderio sareb-
be quello di poter osservare con maggior attenzione, le prati-
che d'uso che si succedono, intrecciano e convivono in questo
spazio pubblico, scoperto quasi per caso in una bella serata di
fine aprile.
Matteo Gobbo
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Memorie ingombranti e pesci tropicali
Ciò che sembra, a un primo sguardo, una torre dell’acquedot-
to, un colosso monolitico ed interamente in cemento armato
che si erge tra i palazzi, è invece una postazione contraerea
nazista della II° guerra mondiale. Perché non è stata abbat-
tuta alla fine della guerra? La risposta è probabilmente nella
struttura stessa dell’edificio, capace di resistere tanto ai bom-
bardamenti quanto ai normali sistemi di demolizione. Ora
una scritta blu ci dice che il residuato bellico è una “Haus des
Meeres”. Ossia un rettilario ed un acquario di pesci tropicali.
Un grigio oggetto concepito per mantenere distanti ora attrae,
non solo per la singolare forma ma per i colori sgargianti degli
animali acquatici che ospita.
Adriano Bisello
Coinvolgimento e distacco, relazioni e dimensioni
dell'apprendimento
Perché l'università sia una scuola, perché entro un percorso di
formazione sia coltivata una dimensione attiva di apprendimen-
to è necessario costruire un ambiente di persone competenti,
persone stimolanti, riferimenti umani prima che tecnici. Persone
capaci di trasmettere insegnamenti, passioni ed interessi. È tra
coinvolgimento e distacco che si gioca infatti la costruzione di un
percorso di apprendimento e di progressiva autonomia, consape-
volezza e responsabilità Il viaggio a Vienna ha messo in risalto la
ricchezza del rapporto con chi per noi è preside, docente, e anche
compagno.
Fabio Roman
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Pavimenti inclinati alla Sargfabrik
La “Sargfabrik” è un piccolo quartiere di edilizia convenzionata
realizzato a Vienna nell’ambito del recupero di un’ex fabbrica
di bare (Sargfabrik, appunto) caratterizzato da spazi abitativi
innovativi. Gli spazi privati sono di dimensioni ridotte rispetto
agli standard ed hanno caratteristiche strutturali originali.
Gli architetti della “MISS Sargfabrik” di Vienna hanno utilizzato
muri pavimenti e solai inclinati, stanze comuni su più piani
separate da pareti in vetro che fanno dell'intero edificio uno
spazio sperimentale. Attraversando l’edificio si perde quasi la
distinzione tra spazio privato e spazio collettivo, al quale è stato
destinato gran parte del costruito.
L’originalità sta anche nel fatto che la realizzazione del quar-
tiere si è appellata all'iniziativa personale dei residenti. Per
poter realizzare questo insolito esperimento, essi hanno fonda-
to una cooperativa edile che si amministra autonomamente e
un'associazione inquilini.
Nella “MISS Sargfabrik” di Vienna le lavanderie si trovano nel
migliore posto dell'edificio, al secondo piano e sono collegate
con pareti in vetro con la biblioteca e l'area TV-hobby. Asilo,
sauna, piscina e centro culturale possono essere utilizzati anche
da esterni. Certi “tipi” di abitazioni non sono proponibili a
tutti, ma rappresentano una “frontiera” degna d’essere “colti-
vata” sulla quale produrre cambiamento entro la tradizione
dell’edilizia residenziale viennese.
Alfonso Di Domenico
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Il punto, a Burgarten
'Fare il punto'. Un incontro finale. Le ultime ore in città sono
state spese per "fare il punto" della situazione, per raccogliere
le riflessioni sviluppate nell’esperienza del viaggio. Tra alberi
frondosi e palazzi di altri tempi, i pensieri e le impressioni
escono allo scoperto. Un'impressione particolare da raccontare,
un elemento significativo da conservare e trattenere come
esempio. Alcuni sono rimasti impressionati dall’organizzazione
dello spazio pubblico della città. Una città che non offre alla
dimensione collettiva spazi residuali ma che organizza e gesti-
sce lo spazio in funzione di prevalenti usi pubblici. Ne sono
rivelatrici la dimensione e la gestione degli spazi aperti, ma
anche l'organizzazione efficiente e capillare dei trasporti collet-
tivi. Altri si soffermano sulla contrapposizione evidente tra la
città storica, la città del Ring, e la città moderna, e poi la
Vienna cresciuta al di là del Danubio. Altri sulla tradizione, con-
tinuità e prospettive nella progettazione di residenza pubblica,
a partire dai capisaldi edificati nel periodo della Vienna Rossa
e poi nelle esperienze contemporanee e nei progetti pilota. Fare
il punto, articolare un confronto e una discussione affinché l’e-
sperienza del viaggio non si riduca a un ricordo semplificato ma
sia occasione per riconoscere la ricchezza dell'esplorare altri
modi di pianificare, di fare urbanistica, di costruire e ri-gene-
rare la città.
Daniele Cuman
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