Antico e Primitivo Rito Orientale di MisraAntico e ...

Anno XVI OttobrAnno XVI Ottobre 2005e 2005N. 10 N. 10

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale diMisraïm e Memphis : www.misraimmemphis.org

Antico e Primitivo Rito Orientale di MisraAntico e Primitivo Rito Orientale di Misraïm e Memphism e MemphisSovrano Gran Santuario Sovrano Gran Santuario AdriaticoAdriatico

IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

Uno sguardo sul mondoUno sguardo sul mondoCabala, infinito ed il nullaCabala, infinito ed il nulla

Genesi (giocando)Genesi (giocando)La gitaLa gita

I cicli lunari, la rosaI cicli lunari, la rosaed il femmineo (appunti)ed il femmineo (appunti)

SOMMARIOSOMMARIO

UNO SGUARDO SUL MONDO - Il S. . . G. . . H. . . G. . . - pag. 3

CABALA, INFINITO ED IL NULLA - Bruno - pag. 5

Saggi, dissertazioni, racconti, poesie fantastiche ed un pochino esoteriche

GENESI - GIOCANDO CON LETTERE E RADICI - Renato - pag. 7

LA GITA - Gianni - pag. 12

I CICLI LUNARI, LA ROSA ED IL FEMMINEO (APPUNTI) - Roberta - pag. 14

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RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna


intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

UUNO SGUARDO SULNO SGUARDO SUL

MONDOMONDOIl S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. . .

PP enso sia giusto che, di tanto in tanto, noi diamo

uno sguardo sul mondo allo scopo diconoscere gli orientamenti della intelli-genza umana in relazione, soprattutto,alla considerazione dei valori etici spiri-tuali ed alla ricerca della identità perdu-ta.Molti sono i segni che ci consolano indi-candoci che presto, finalmente. finiràl'era del Kali Juga.Penso che siamo quasi alla fine, infattimi pare che l'umanità stia facendo passida gigante nel progresso della chimica,dell'elettronica, della fisica, insommanel campo prettamente materiale, men-tre lo stesso progresso non si verificanel campo dello Spirito; anzi in questocampo si verifica un regresso, in quantol'umanità tende sempre più ad allonta-narsi da Dio e dalla ricerca della propriaidentità.L'umanità tende a non comprendere piùche il modo di liberarsi dalla schiavitùdel mondo fisico è soltanto quello tra-mandatoci attraverso la Tradizione, i cuiprincipi, Dio mise nel cuore dell'uomocon il Suo soffio divino. Nell'illusione esasperata di una impossi-bile realizzazione della libertà di azioneassoluta, individuale e collettiva, l'uma-nità predica la distruzione delle istitu-zioni e di ogni regola, intesa ad equili-brare comportamenti individuali e col-lettivi, negando ogni valore morale edetico, ottenendo in tal modo di realizza-

re la massima disgregazione. Da qualche tempo si è insinuata nel mondo occi-dentale, con tendenza di espansione in tutto il pia-neta, una corrente di pensiero, chiamata " il relati-vismo". Tale modo di pensare agisce sull’intelligen-za dell'umanità come un potente narcotico che dis-socia completamente le idee, facendo crollare ilsenso di educazione responsabile, individuale e col-lettiva, portando le coscienze all’adulterazionedella logica, finora, ritenuta compagna valida dellaintelligenza.Si tratta di una idea, generata dal cosiddetto buoni-smo, altrimenti detto volgarmente "la peste del ven-tesimo secolo".

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICOTICO

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Informazioni e storia sui Riti uniti di Misraïm e Memphis possono essere letti sui siti: www.misraimmemphis.org

www.gsa-france.org - www.misraimmemphis.hpg.com.br - www.misraimmemphis.hpg.com.br - www.misraimmemphis.gr

Maha Kali

Secondo tale modo di pensare, le tradizioni, le cul-ture, le civiltà, i comportamenti umani, hanno ilmedesimo valore e debbono essere giudicati con unmetro comune, cioè ogni cosa é equivalente all'altrae ha gli stessi diritti dell'altra.Per esempio : un criminale ha motivi personali vali-di per commettere reati, così come la persona perbene per non commetterne.Con tale ragionamento non vi potrà essere più veri-tà in alcuna tesi, perché ciascuna si giustifica da sé.Ne discende che se una cultura o civiltà combattes-se l'altra, a quest'altra verrebbero meno anche imezzi per reagire, perché dovrebbe riconoscereche anche alla prima i suoi buoni argomenti. Cosìpure per i comportamenti dei singoli uomini. Con tali affermazioni i valori Tradizionali vengononon solo dissacrati, come sta avvenendo da almenomezzo secolo, ma addirittura calpestati e svuotatid'ogni significato.

Tutto ciò dimostra chetale corrente di pensieroé una mostruosità con-cettuale e una contraddi-zione logica. In tale situazione, nasceper noi il dovere di chiu-derci nelle nostre Loggee rafforzarci nella nostrainteriorità, purificandolasempre più, nello studioe nella affermazione deivalori eterni ed immuta-bili che Dio diedeall'Uomo quali mezziindispensabili per proce-dere nella propria inte-riorità verso la Verità.

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. . .


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Eterno tra gli angeli con profeti e sibille - Perugino, 1498-1500

CCabala, Infinitoabala, Infinitoed il Nullaed il Nulla

Bruno Bruno

DD io in se stesso, secondo la Kabbalah, è Essenza

assoluta e trascende ogni comprensione speculativaed estatica.Per esprimere questo aspetto inconoscibile delDivino, i cabalisti della Spagna e della Provenzaconiarono il termine Ein-Sof, cioè "Infinito".Questa espressione è l'ipostatizzazione che, neicontesti relativi all'infinità di Dio o al suo Pensieroche "si estende senza fine" ( le-ein sof), tratta larelazione avverbiale come un sostantivo. Ein-Sofappare per la prima volta in questo senso negli

scritti di Isaac il Cieco, e più tardi nello Zoar.

Ein-Sof poteva riferirsi sia a "Colui che non hafine" sia a "ciò che non ha fine". Azriel tendeva aduna interpretazione impersonale del termine, men-tre, mentre Asher b. David l'impiegava in modo per-sonale e teistico. Ein-Sof è la Perfezione Assoluta,in cui non vi sono distinzioni e differenzazioni; nonsi rivela in un modo che renda possibile la cono-scenza della sua natura, e non è accessibile neppureal pensiero più interiore ( hirhur ha-lev ) del con-templativo.Solo tramite la natura finita di ogni cosa esistente èpossibile dedurre l'esistenza di Ein-Sof quale primacausa infinita.Ein-Sof è, per i cabalisti, ciò che il pensiero nonpuò raggiungere, la Luce nascosta, l'occultamentodella segretezza, l'unità in cui tutti gli opposti sonouguali, l'essenza, la causa di tutte le cause. Il fatto-re comune a tutti questi termini è che Ein-Sof e isuoi sinonimi sono al di là del pensiero.

La decisione di emergere dall'occultamento nellamanifestazione e nella creazione, non è in nessunsenso un processo che costituisca una conseguenzanecessaria di Ein-Sof; è una libera decisione cherimane un mistero costante e impenetrabile. Quindi,


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Stephan Michelspacher, Cabala, Spiegel der Kunst und Nature, 1616.

Kabala, albero sefiroticoPaulus Ricius, Portae Lucis , Augsburg, Germany. 1516

nella concezione di moltissimi cabalisti, la questio-ne della motivazione suprema della creazione non èlegittima e l'asserzione che Dio desiderasse rivelarela natura della sua bontà è un espediente che nonviene mai sviluppato in modo sistematico.I passi verso l'esterno, in conseguenza dei quali laDivinità diviene accessibile ai sondaggi contempla-tivi del cabalista, avvengono in Dio stesso e nonabbandonano la categoria del Divino. La Cabala sidistacca da tutte le esposizioni razionalistiche della

creazione e assume il carattere di dottrina teosofica,cioè interessata alla vita e ai processi interiori diDio stesso.

Accanto a "Infinito " vi è il concetto più ardito delprimo passo di Ein-Sof come AYIN " NULLA",

Essenzialmente, questo Nulla è la barriera che sifrappone alla facoltà intellettuale umana quandoraggiunge i limiti della sua capacità, cioè vi è unregno che nessun essere creato può comprendereintellettualmente.Dio che è chiamato Ein -Sof, l'Infinito, rispetto a Sestesso, è chiamato Ayin, il Nulla, rispetto alla suaprima autorivelazione. L'importanza di questo sim-bolismo sta nella radicale trasformazione della dot-trina della " cratio ex nihilo", in una teoria mistica

la quale afferma esatta-mente l'opposto di quelche sembra essere ilsignificato della frase.Da questo punto di vistanon fa nessuna differenzase Ein-Sof sia la veraAyin o se questa Ayin siala prima emanazione diInfinito.Insomma la creazione dalnulla può essere interpre-tata come creazione dal-l'interno di Dio stesso:tutto emerge dal nullaassoluto di Dio.

" Tutto intero vede, tuttointero pensa, tutto interoascolta " (Senofane )

Bruno Bruno


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Kabala, incisione di Khunrath, Heinrich - XVI sec.



GGenesienesigiocando con lettergiocando con lettere e radici e e radici

(fantasie e curiosità - par(fantasie e curiosità - parte prima)te prima)

RenatoRenato

TT entando di leggere (anche cercando di vocaliz-

zare, per quanto mi è possibile, in modo corretto) equindi di tradurre il testo delle “scritture” dalla lin-gua ebraica, capita, in alcune occasioni, di essereattratto da una lettera in particolare, da una parolae/o dalla combinazione di alcune sue lettere, oppu-re da quella che sembra od è una radice verbale.Consultando il vocabolario poi, succede che possotrovare conferma di una traduzione semplicementedescrittiva, oppure scoprire altre cose “strane” chesovente stimolano la curiosità ed accendono la fan-tasia. Proviamo, ad esempio (tralasciando un pochino, ilsenso ed il significato che normalmente caratterizzala lettura storica/descrittiva), così per gioco, inpiena libertà, a prendere in esame alcuneparole/frasi riguardanti l’avventura dell’umanità.Nel capitolo 1°, versetto 25 (durante la creazionenel sesto giorno), la terra che fino a poco prima erastata indicata con il vocabolo haàretz, com-prensivo di articolo, per associarla alle cose ed allecreature che venivano prodotte, viene indicata con

haadamàh(la rossiccia), quando viene col-legata alla crezione dei rettili, degli striscianti.

Mi ha subito attirato l’inizio della parola adamàh che si presenta con la alef, prima let-

tera dell'alfabeto, comunemente associata alla sorgen-te divina, fecondante e generante; subito dopo c’è unadalet , posta nella seconda parte del nome (quartalettera che può significare porta, steccato). Se le leg-giamo assieme, troviamo ed vapore, nuvola; mase teniamo conto dei due singoli significati, potremmofantasticare qualche cosa come porta, steccato delSignore.Se consideriamo l’inizio con alef e la fine della paro-la con he (quinta lettera dell'alfabeto, comunemen-te associata al "giubilo" che troviamo due volte nel


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SSaggi,disseraggi,dissertazioni,tazioni,brbrevi racconti, evi racconti,

poesie fantastichepoesie fantasticheed anche ed anche

un pochino esotericheun pochino esoteriche

La creazione del mondo -Giusto dè Menabuoi 1370-78 ,Padova

tetragramma , si ha una forte sensazione di col-legamento con la divinità creatrice. Sensazione che siaccresce se osserviamo anche che tre lettere del nomehaadamàh (alef, he, mem), sono le stesse di elohìm

(potestà, facoltà, poteri divini).Troviamo anche una mem (13° lettera, il cui nomepuò essere associato alle acque, sia in alto che inbasso) che se la uniamo alla alef iniziale, forma laparola em (madre), ma ripetendo il gioco diprima potrebbero essere le acque del Signore.Se osserviamo poi la combinazione di dalet e mem,notiamo che forma la parola dam (sangue), macontinuando a giocare, potremmo pensare a porta,steccato delle acque oppure ad acque dello steccato odella barriera. Insomma è come osservare un gioco discatole cinesi; così haadamah, non è più solo la terrarossiccia ma diviene contenitore di una gran quantitàdi cose e la lettura descrittiva lascia posto ad un’altra,forse bizzarra e forse poco ortodossa ma decisamente“interessante”.Nel versetto n.26 troviamo la decisione di elohìm dicreare adàm ovvero l’uomo inteso non comesingolo soggetto ma come umanità. Anche in questocaso possiamo fare associazioni simili a quelle di ada-màh, salvo notare che qui la dalet è al centro dellaparola, come uno steccato da cui il principio divinodell’alef e le acque della mem, sono equidistanti.Un’altra cosa comunque balza immediatamente agliocchi, ossia che adàm è scritto come adamàh ma nellaforma maschile. Sembrerebbe così di assistere ad unelemento generante adamàh che per adempiere ad unprogetto divino, si trasforma (come fa una madre chepartorisce un figlio) in un elementoidentico ma con caratteristiche dinami-che particolari e con obiettivi tipicidell’elemento maschile. E’ interessantepoi osservare, poco dopo, la frase...vaìomer elohìm naasèh adàm bet-zalmènu kidmutènu ... che si potrebbetradurre, più o meno letteralmentecosì: ...e disse potestà/facoltà/poteridivini noi facciamo uomo/umanità anostra forma, immagine, figura comesimilitudine, uguaglianza di noi...Quì per indicare la forma, immagine,figura di noi viene utilizzata la parolabetzalmènu che oltre a conte-nere la preposizione ed il suffisso pro-nominale, può essere tradotta con ilsignificato di immagine e/o di simula-cro contrapposto a cosa reale. Per indicare “come similitudine/ugua-

glianza di noi” viene utilizzata la parola kidmutènu che se la guardiamo attentamente, vedia-

mo che contiene dam, sangue, (la mem, in que-sto, caso appare diversa da quella di kidmutènu per-chè in dam si usa il simbolo della mem finale . Quindi si potrebbe fantasticare che l’umanità/gliuomini siano creati come una manifestazione, unsimulacro di qualche cosa già esistente e che la lorosimilitudine, uguaglianza con elohìm contenga,oppure sia contenuta nel sangue. Continuando nella lettura, nel versetto 27 troviamoquesto passaggio: ... szakàr unqevàh barà otàm ... chetradotto alla lettera dovrebbe essere più o meno così:“maschio e femmina creò essi”. Qui incuriosisconoalmeno tre cose; la prima potrebbe riguardare l’indi-cazione, già in questo passaggio, di una iniziale crea-zione androgina dell’umanità (la successiva descrizio-ne della nascita/separazione dell’elemento femminile,sembrerebbe rafforzare questa tesi); la seconda riguar-da la parola szakàr “maschio” che deriva dallaradice verbale “ricordare, trasmettere”. Vieneabbastanza naturale osservare come questo significa-to, insito nella radice, ci ricordi la tradizione inizia-tica di “trasmettere” per via maschile; la terza è laparola neqevàh “femmina” che deriva dallaradice “perforare, distinguere, determinare,chiamare” (sia in forma attiva che come participiopass.). Si potrebbe fantasticare quindi con significaticome perforata, penetrata, distinta o capace didistinguere, chiamata o capace di chiamare (contutta una serie di conseguenti possibili intuizionianche sul ruolo femminile nei percorsi iniziatici).


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La creazione della donna , Michelangelo 1508-1512, cappella sistina, Roma

Proseguendo a balzi il nostro “gioco”, arriviamo alcapitolo 2°, versetto 22, dove troviamo la nascita dellafemmina. Proviamo ad osservare questa frase :... vaivèn et-hatzelà asher-laqàhk min-haadàm leiss-hàh vaivièha ol-haadàm ... che orientativamente, allalettera, significa: ...costruì la costola che prese dal-l’uomo/umanità, in donna e condusse lei verso l’uo-mo/umanità ...Al di là della traduzione grossolanamente letterale,quello che subito colpisce, è che la donna viene indi-cata con il vocabolo isshàh . E’ composto da alef ( con le prerogative divine cheho già accenato sopra) e da he (anche questa vistasopra). Al centro, troviamo la shin (21° lettera del-l'alfabeto, comunemente associata al "fuoco" divino)Osservando la “danza delle lettere”, troviamo che leprime due formano la parola esh “fuoco di Dio,fulmine” e che quindi isshàh potrebbe rappresentarel’indicazione di questo fuoco, scritto al femminile(con la he finale);letto al contrario, formano sho“devastazioni, distruzioni, ruggiti, malignità”. Le due estreme alef ed he, lette in modo inverso, for-mano ha “ecco”. Sembrerebbe, sempre fantasticando, che l’inserimentodella shin, al centro di quello che appare come un col-legamento con l’essenza del tetragramma (l’alefpotrebbe essere il corrispondente della iod, cosìavremmo due delle tre lettere di riferimento), producacon il fuoco, una manifestazione divina (in evoluzio-ne dall’unicità iniziale) con valenza binaria, conte-nente potenziali devastazioni, distruzioni.Nel versetto 23, troviamo questa frase : vaiomèr haa-dàm szot happàam etzem meatzamài uvasar mibbesa-rì leszòt iqqarè isshàh ki meìsh luqohkah-szot..... allalettera, risulta più o meno così: e disse l’uomo/uma-nità, questa la volta osso/corpo da ossa di me e carneda carne di me per questa è/sarà chiamata donnaperchè da uomo (maschio) è stata presa ...E’ interessante notare che all’inizio della frase, sem-brerebbe parlare l’umanità (viene usato il vocaboloadàm), mentre a chiamare la donna isshàh è un nomediverso, cioè ish, l’uomo maschio, quasi che con talevocabolo si volesse evidenziare il cambiamento dellostato esistenziale e quindi la consapevolezza dellaseparazione dei due sessi, da parte di quello maschile.Osserviamo il vocabolo ish , quì le lettere alef eshin sono le stesse di isshà e si possono combinarecome ho già ipotizzato. La alef e la iod possono cor-rispondere ad un avverbio “dove, quale”, ed anche asignificati come “spiaggia, isola, sciacallo, guaio”,oppure ad una forma di negazione che legata alla shinpotrebbe corispondere a “non fuoco divino”.

L’unione della iod con la shin è legata al verbo esse-re e quindi a significati di “essenza”. Letta in sensoinverso shai , abbiamo il significato di “dono”.Ad ogni modo se osserviamo che la iod (principiodivino, presente come lettera iniziale nel tetragram-ma)è al centro della parola e si trova equidistante traalef e shin che come abbiamo visto, possono signifi-care “fuoco di Dio, fulmine”, potremmo pensare alsignificato di “un’essenza che alimenta il centro delfuoco divino”.Continuando, potremmo soffermarci nel 1° versettodel capitolo tre. Qui troviamo: “vehannahkàsh haiàharùm mikkòl hkaiàt hassadèh ashè asàh adonai elo-hìm...”; tradotto alla lettera, dovrebbe corrisponderea: “e il serpente fu/è/era/sarà astuto di ogni viventedel campo che fece il signore potestà/facoltà/poteridivini....”Il vocabolo nahkàsh , oltre al significato di ser-pente, evidenzia quello di divinazione magica e laparola arùm oltre al significato di astuto,


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L’uomo, la donna ed il serpente - particolare della volta della Stanza della Segnatura - Raffaelllo 1508

mantenendo le stesse lettere ma con vocalizzazionediversa, presenta quello di nudo. Inoltre le prime duelettere oin e resh , formano la parola ar“nemico”L’unione della prima e l’ultima lettera, oin e mem,formano la parola am “popolo”.Le due di centro resh e waw formano la parola rew

“aspetto”Fantasticando, possiamo pensare che il Signorepotrebbe aver creato/manifestato nell’eden anche ladivinazione magica, la magia; un elemento, un popo-lo, un’essenza astuta che si presenta, contempora-neamente, con un aspetto nudo, senza sovrastrutturema contenente una componente nemica.Andando avanti, troviamo più volte il vocaboloeinàim “occhi”, forma duale di ain chesignifica anche fonte, sorgente; per cui quando poitroviamo ... vattippaqàhknàh einè ... che potremmotradurre, in modo descrittivo, con ...e si aprironoocchi di... , potremmo unire ad einàim il significatodella radice verbale paqàhk “aprire occhi/orec-

chi, vedere cose occulte”, e quindi immaginare unainterpretazione del tipo “ebbero la visione occultadella sorgente”.Subito dopo, succede qualche cosa di veramente inte-ressante; il testo prosegue con ...vaiedù ki eirumminhem vaitperù alèh teenàh vaiuaasù lahèm hkagoròt...che si potrebbe tradurre in modo letterale con ...ecompresero che nudi/astuti loro e cucirono foglia difico e fecero per loro cinture... Attira l’attenzione la parola vaiedù (e compre-sero), derivata dalla radice verbale iadà “cono-scere, sapere, avere intendimento, farsi conoscere,rivelarsi”.Osserviamo che l’unione delle prime due lettere,forma la parola iad “mano, potere, forza, aiuto,cardini” ; l’unione della seconda e dell’ultima, for-mano dèa “sapere, cognizione” .Considerando anche i possibili significati di iod (rife-rimento all’entità divina) dalet (steccato) oin(occhio), si potrebbe fantasticare che a seguito dellacomprensione occulta della sorgente, hanno acquisi-

to, compreso, superato lo steccato cheporta al potere, alla forza dell’entità divi-na. Contemporaneamente hanno presocoscienza di essere (come il serpente/divi-nazione magica) astuti, con aspetto nudo,senza sovrastrutture ma contenenti unacomponente nemica.Un’altra parola della frase sopra, che atti-ra l’attenzione è alèh (foglia di), unsingolare collettivo, derivato dalla radiceverbale alah “salire elevarsi, essereesaltato, ritirarsi, trar fuori”.Subito dopo abbiamo teenàh (fico).Questa parola è molto interessante, infatticontiene una radice verbale anah “far cadere, far capitare (un male), cer-car pretesto”.Si potrebbe vedere anche una derivazioneda on o da con significato diforza, facoltà, ricchezza, oppure da aven

vanità, menzogna, malvagità, miseria.Se poi vogliamo applicare l’uso, forse,cabalistico delle regole comuni alle radiciverbali, potremmo scambiare la nun diteenàh con una waw ed ottenere taavah

desiderio, cupidigia, concupi-scenza.Arriviamo così alla parola hkagoròt (cinture), derivato dalla radice verbalehkagar (cingere, cingersi).


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Creazione, peccato e cacciata dei progenitori, miniatura dalle Tres riches heures du duc de Berry- Fratelli Limbourg 1416

Ricapitolando e sempre mettendo in campo libereinterpretazioni “fantastiche”, potremmo riformularela traduzione, in questo modo: ...e hanno visto, com-preso, superato lo steccato che porta al potere, allaforza dell’entità divina. Contemporaneamente hannocompreso di essere (come il serpente/divinazionemagica) astuti, con aspetto nudo, senza sovrastruttu-re ma contenenti una componente nemica. Si sonoesaltati, si sono tirati fuori (dal loro stato dell’esse-re, quindi si sono modificati); come essenze alterate(forse per evidenziare l’alterazione, l’individualitàcontrapposta all’unicità omnicomprensiva, oppureper annullare la visione trasparente della loro iden-

tità) hanno poi unito menzogna, malvagità, cupidi-gia e se li sono applicati addosso, a guisa di cintura,di pellicola, di barriera e/o come presentazione diuna nuova identità, caratterizzata dai valori esterni,aggiunti ...Le curiosità, bizzarre e fantastiche, riguardanti l’uma-nità continuano per tutto il terzo capitolo, fino allacacciata dall’eden; magari, sia di queste ma anche dialtri soggetti, potremo curiosare, “giocare” e disqui-sirne in un’altra occasione

Come ho detto all’inizio di questa mia dissertazione,il metodo usato è forse poco “ortodosso”; non si segue

il senso storico e descrittivo deltesto. Ci si lascia andare all’istin-to, all’ispirazione, così le letteree le parole, sembrano muoversi,quasi per attirare l’attenzione, edmagari ogni volta che si rileggelo stesso brano, si nota qualchecosa di diverso.E’forse solo un gioco, ma ciò chene esce fuori, ogni tanto, lasciaun segno, provoca uno stimolo,un desiderio di conoscere di piùed allora si ricomincia ad indaga-re ed a tentare di capire, non solocon l’IO ma anche e sopra tuttocon il SE.Chiunque può provarci, bastaessere in pace con se stessi, desi-derare di “comprendere”, sgom-brare la mente da condizionamen-ti culturali e da pregiudizi, averea disposizione un testo in linguaoriginale, alcuni rudimenti dibase di quella lingua (decisamen-te molto meglio se ci fosse anchea disposizione qualcuno checonoscesse la lingua e fosse abi-tuato a leggere il testo), unagrammatica, un vocabolario etanta pazienza.

RenatoRenato


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Allegoria della Virtù e del Vizio - Lorenzo Lotto, 1505

LLa gitaa gitaGianniGianni

LL a gita e così la meta erano nate per caso, ma

come diceva Einstein il caso è il modo divino dinon manifestarsi chiaramente. Ero con i miei figli emia moglie ad Assisi. Al di là degli evidenti stimo-li artistici e culturali che vi si possono apprezzare,ho avuto modo di provare, di sentire, qualcosa dipiù, di diverso, in tre momenti distinti.Nella cripta di Santa Chiara c'è un'immagine cheritrae Chiara, giovinetta, che arriva da Francesco.Il suo sguardo è smarrito, impaurito, dolcissimo estruggente, di chi chiede aiuto per il passo che sta

per fare, aiuto accentuato dallo sguardo caratteriz-zato dai suoi grandi occhi e dalla posizione dellemani, come all'inizio di una preghiera, di una soffe-rente domanda e, Francesco, con uno sguardo incre-dibilmente rassicurante, le porge le mani con unfare fraterno e protettivo e nel contempo sereno eforte, dell'uomo che ha capito, ma di questa com-prensione ne fa professione di umiltà, disponibilità,condivisione, amicizia, amore, nei loro significatipiù alti. Ma ho forse sentito, percepito nella figuradi Chiara, anche qualche cosa di altro, dirompente,attuale come nei millenni trascorsi ed a venire: laPresenza della Donna, con tutti i suoi attributi equalificazioni di iniziata, indispensabili all'equili-brio dell'Unità. Dolcezza e fragilità che paradossal-mente divengono forza e decisione di Colei che sce-glie una strada con grande responsabilità e conincommensurabile Libertà. Nell'eremo, ho avuto lasensazione di percepire il contatto di Francesco

con il "superumano", in un'epocadisperata. Egli nel considerare ilrifiuto, di tutto ciò che è materia,onori, denaro, gloria, attraverso lameditazione e l'osservazione, entraarmoniosamente in contatto con laNatura, superandola e governando-la, diventandone parte integrante edattiva, come frammento dellaDivinità. Messaggio, trasmissione che misembra, possiamo ritrovare anchenelle indicazioni di Louis de SaintMartin, tanto da rendere i due,quasi fratelli nella loro attualità. Lapenitenza ed il sacrificio, che nonsono più tali, quando cambiando ilpunto di vista, cambia la realtà, chediventa verità perché l'azione èneutrale e giusta perché infinita-mente pura.Ed infine la cripta ove riposa SanFrancesco ed i suoi quattro amici:Leone, Angelo, Masseo, Rufino.Cinque amici, cinque punte di unastella che brilla ed illumina da ottosecoli. Ciò che sconvolge e com-muove è sentire l'Amicizia senza see senza ma, incondizionata, pura edinfinitamente semplice che questiuomini hanno condiviso; amicizia


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Chiara e Francesco - Maestro di Santa Chiara, XIII secolo

che per un attimo, forse, sembra quasi di riuscire acomprendere. Erano e sono uomini eccezionali chesolamente con amore ed armonia hanno fatto coseincredibili. E la loro opera riverbera ancora oggi.Forse mi rendo conto che il rapporto di questi uomi-ni e di Francesco, in particolare, con la natura e l'u-manità ha un aspetto non umano. Strano posto l' oscuro Medioevo con tanta luce…Molti, quando scelgono una strada iniziatica, credo-no di essere degli eletti, di avere fatto un passo chealtro non è che la sanzione finale di qualificazionigià esistenti. Boh! Forse sì, ma soprattutto forse no;abbiamo, alcuni non ne sono consapevoli, una

responsabilità grandissima verso di noi e verso l'eg-gregora di cui facciamo parte. In estrema sintesidobbiamo imparare ad usare il cuore, controllandoo abbandonando con gioia il resto. Penso cheFrancesco lo abbia fatto nel modo quanto più com-pleto e profondo possibile.

Francesco, grande Maestro, era ed è esempio dellaVia.

Francesco faceva…con felicità.

Vorrei… ma ho paura, le tentazioni mi circondano,mi opprimono, mi spingono. E' tutto così diffici-le… però ogni tanto scambio qualche pensiero conla natura, alla quale voglio bene anche quando èirritata, perché mi permette quella solitudine cherigenera e che aiuta a mettermi in contatto con mestesso.Siamo tutti bambini in un grande gioco alla ricercadel Padre. Non riesco a smettere di ragionare, divoler capire, ma non c'è niente da capire da ragio-nare, c'è solo da fare e da condividere il camminocon altri. Altri che vorranno ascoltare, osservare,tentare di cambiare, ed anche sbagliare, perché,parafrasando Paulo Coelho, "….entrare in un para-diso vuoto è come aver perso la battaglia".

GianniGianni


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S. Chiara e la sua vita - Maestro di Santa Chiara, XIII secolo

II cicli lunari, la rcicli lunari, la rosa osa

e il femmineoe il femmineo (appunti ) (appunti )

RoberRobertata

LL a Luna con i suoi cicli è sempre stata fonte di

venerazione e ha da sempre influito sulla natura esull'uomo.Tutto il ciclo vitale oltre che sul Sole era basato sulciclo lunare che dominava le acque e i fluidi.Seguendo le antiche conoscenze, era impostata l'a-gricoltura, attraverso le sue energie che hanno ilpotere di aumentare o diminuire il flusso dellalinfa; i parti seguivano i suoi magnetismi, ecc..Essa rappresenta e rappresentava il mutare, ciò chediviene, essa, con le sue fasi, rappresenta la nascitae la morte che ciclicamente si ripropone all'uomo,non solo fisicamente ma anche spiritualmente.L'argento è il suo metallo filosofale; in alchimia èla regina che si sposa col re Sole, l'oro e che da ori-gine all'androgino.Questo astro era racchiuso anche nel simbolo del-l'ascia bipenne, emblema delle Amazzoni, ad indi-care la forza della lotta che è insita nell'uomo, nonuna lotta distruttiva ma la forza che permette disuperare gli ostacoli, di lottare nella vita nel cerca-re di diventare più forti, positivi, avendo così lacapacità di affrontare il mutare del tempo.In ogni essere umano i due aspetti Luna-Sole sonopresenti in ugual misura, solo che noi non sempreteniamo conto di questo aspetto duale, ma ci lascia-mo sopraffare da condizionamenti esterni non sem-pre giusti.Nelle leggende ebraiche troviamo questo pensieroespresso nella spiegazione del Creatore alla Lunache rappresenta una delle due lampade che irradia-no la luce, con le due parti quella del qua e quelladell'aldilà; la sua luce splende pari a quella del sole,in tempi differenti, entrambi sono la fertilità chenon può avere luogo con la mancanza di una delledue polarità.Nel Sole splendente del giorno, l'uomo opera atti-vamente nel modo, disperde le proprie fatiche fisi-che ed intellettive, dona e riceve; ma nella notte,

nel riposo del corpo egli interiorizza ciò che haappreso nello stato di veglia.In questo stato d'abbandono, corpo e spirito si stac-cano momentaneamente per permettere la cono-scenza del mondo dei non sensi; qui moriamo enasciamo continuamente in un rinnovo continuo.Solo se conosciamo a fondo, la nostra totalità,potremo accedere all'immortalità che non è quellafisica ma quella spirituale.Erroneamente nei secoli l'uomo non è stato in gradodi mantenere in equilibrio i due aspetti, ma vi èsempre stata la prevaricazione di uno dei due, l'an-droginia tanto magnificamente espressa dal DaVinci nella Monna Lisa, è forse la conquista piùdura.Mi sconcerta vedere ancora oggi donne che voglio-no essere uomo e viceversa.Non è una questione sessuale, ma un'inversione diruoli, e pensare che il Creatore ha dato la perfezio-ne nel bilanciamento dei ruoli.Solo ora mi rendo veramente conto perché la Lunami affascinava così tanto, era una richiamo ance-strale, un richiamo alle origini alla vera conoscenzache non può esistere senza capire che in me coesi-stono i due aspetti luna-sole.Concluderei gli appunti con uno dei simboli a mepiù cari: la ROSA, essa racchiude amore, morte,

lotta e nascita,come un petaloesterno ha unsignificato, quel-lo più interno neha un altro, sinoa giungere alcuore fonte deisentimenti e diforza. La rosa e lespine, ama e nongiudica, proteg-ge e aiuta, è l'in-conscio indivi-duale che divie-ne collettivo, è ilsogno dell'essereumano.

RoberRobertata


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Dal manoscritto - Splendor Solis - 1532-35

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