ALIVE NEWS GENNAIO 2015

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ALIVE NEWS Un progetto dell’Accademia Lirica Verona www.alivemusica.it

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I ragazzi dell'Accademia Lirica Verona presentano il nuovo numero di ALIVE NEWS. Si parla di tecnologia, danza, ma soprattutto di giovani!

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ALIVE NEWSUn progetto dell’Accademia Lirica Verona

www.alivemusica.it

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BENVENUTIW E L C O M E

Una nuova stagione.Si riparte con nuovi programmi e con curiosità, affrontando i repertori in modi diversi.Lo studio della musica è cambiato ne-gli ultimi quarant’anni, da quando ero piccolo e cantavo i canti della Grande Guerra con il mio maestro elementare o le canzoni dello Zecchino d’Oro che eseguivamo, accompagnati da una pia-nola, esibendoci negli ospizi o nei cir-coli.I bambini di oggi cantano con la stessa voce dei bambini di ieri ma imparano in modo diverso.Attualmente la tecnologia potrebbe

dare un plusvalore a questa attività “an-tica”: accelerare e alleggerire i tempi di apprendimento, ma va gestita con la consapevolezza del “lavoro” che co-munque si deve fare.Chi principalmente gioca si diverte, ma rischia di non imparare. Chi impara gio-cando si diverte e non fatica.Cos’è che fa la differenza? Solamente e semplicemente i Maestri.Maestri completi nella conoscenza del-le nuove tecnologie, nella propria arte, nella cultura, nella psicologia, nella di-dattica.Quanti ne avete incontrati?

Paolo Facincani

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INDICE

• Learning for life, il messaggio di Luciana Marconcini

• • Crescere a passi di danza• • Un Re, un Papero e un Nano• • Tecnologia: la fine per gli artigiani

della musica?• • News in pillole• • A.LI.VE. in viaggio• • Calendario spettacoli ed eventi

Gli articoli contenuti in questo documentopotranno essere ritrovati sul nostro sito: www.alivemusica.it

degli articoli

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Learning for life,il messaggio diLuciana Marconcini

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Learning for life,il messaggio di

Luciana Marconcini

A tu per tu con la Prof.ssa Luciana Marconcini, dirigente scolastica per oltre trent’anni, che ci parla di scuola,

professori e giovani d’oggi.

Si tende sempre a trovare qualcosa di sbagliato nella scuola italiana, ma per Luciana Marconcini è tempo di ab-bandonare questo pessimismo diffuso, perché dietro ai punti dolenti del siste-ma scolastico si nasconde un mondo fatto di docenti e di ragazzi dal grande cuore. Ma chi è Luciana Marconcini? Luciana Marconcini è stata una presi-de e una professoressa speciale. Per 33 anni è stata alla guida di diverse scuole di Verona: il CTP (Centro Territoriale Permanente) Carducci che comprende

l’IC15 di Borgo Venezia, le scuole del carcere e due corsi sperimentali dell’I-stituto Berti e dell’Istituto Agrario. Qualche anno fa è entrata in contatto con l’Accademia Lirica Verona e, ri-conoscendo l’importanza della musica nell’ambiente scolastico, ha permesso ai maestri di A.LI.VE. di insegnare vio-lino agli alunni delle scuole elementari e delle scuole medie. Dal primo settem-bre del 2014 Luciana è in pensione. Da una lunga e piacevole chiacchierata con lei è nata questa intervista, sulla scuo-

Un articolo di Elisabetta Cipriani

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la di oggi, sui ragazzi e su questioni e punti interrogativi che tutti noi da studenti avremmo voluto affrontare con i nostri insegnanti e dirigenti..

Sicuramente ha sentito parlare del mitico professor Keating del film L’Attimo Fuggente. Esisto-no professori così?Certo, ne esistono più di quanti se ne possano immaginare. La realtà è sempre un po’ diversa dai film, ma conosco molti professori che amano la loro disciplina e che entrano nel cuore dei ragazzi. Credo che un in-segnante debba trasferire ai ragazzi non solo l’amore che ha verso la di-sciplina che insegna, ma soprattutto l’amore che ha per i ragazzi stessi. Un professore può essere severo e pretendere molto, ma lo può fare quando anche lui dà molto ai ragaz-zi. Non è vero che i ragazzi non vo-gliono professori severi, i ragazzi li vogliono quando sono competenti e autorevoli. Il vero segreto, comun-que, è l’amore: voler bene ai ragazzi,

amare la propria disciplina e diver-tirsi! Il termine educare deriva dal la-tino “educere” (tirar fuori), educare i ragazzi vuol dire tirar fuori i loro aspetti migliori. E come può fare un insegnante a far uscire gli aspetti migliori dai ragazzi?Innanzi tutto è necessario dare fi-ducia ai ragazzi e stimolarli ad ave-re un pensiero critico. Un modo per stimolare i ragazzi può essere l’uti-lizzo dei linguaggi non verbali (arte, musica, educazione motoria). I lin-guaggi non verbali sono molto utili sia per l’eccellenza, sia per il recu-pero delle difficoltà. Il movimento, la creatività e la musica sono dei la-boratori fondamentali per i giovani. Il grande psicologo Jean Piaget af-ferma che, soprattutto durante gli anni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, la manipolazione e l’aspetto iconico sono indispensabi-li per la formazione dei bambini. È importante promuovere dei progetti

che aiutino i ragazzi a sviluppare la propria creatività, è per questo moti-vo che è importante aprire le scuole, come ho sempre fatto nelle mie, a esperienze come quella di A.LI.VE. Passiamo a una questione un po’ delicata, ma che ha sempre incu-riosito noi studenti: un dirigente scolastico può allontanare un do-cente ritenuto ‘poco valido’?Uno dei punti più dolenti del siste-ma scolastico italiano è la difficoltà che ha il dirigente scolastico nell’al-lontanare i docenti poco validi. Il dirigente per poter intervenire deve ricevere delle segnalazioni scritte nelle quali le persone che sporgono la denuncia si assumono la piena re-sponsabilità di quanto dicono. Non si può mandar via un docente per antipatia, bisogna raccogliere delle prove documentali valide. C’è una trafila burocratica da seguire: i rap-presentanti degli studenti (nel caso delle scuole superiori) e i rappre-sentanti dei genitori (nel caso delle

scuole medie e elementari) possono andare a parlare con il preside solo se possiedono la documentazione e le testimonianza che attestano l’ef-fettiva inadeguatezza del docente. L’inadeguatezza del docente può di-pendere sia dall’atteggiamento che ha con i ragazzi (se li umilia, se non li stimola sufficientemente, se non li valorizza), sia da come si approccia alla didattica (se non insegna, se non svolge il programma). Il più delle volte, comunque, non si arriva al li-cenziamento del docente non valido, ma più facilmente il docente viene solo allontanato o cambiato di ruolo. Il problema dunque non viene risol-to, ma spostato.

Se i professori hanno le loro col-pe anche i ragazzi non sono da meno. Spesso, infatti, pensano di “far fesso” il professore, per esempio copiando. Cosa ne pen-sa di tutto ciò?I ragazzi che si credono furbi per-ché non studiano o che pensano di

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imbrogliare il professore, in realtà non si rendono conto che fanno del male a sé stessi: non studiando non imparano e non imparando buttano via il tempo. Se da un lato i ragazzi dovrebbero cer-care di impegnarsi al massimo per lo sviluppo delle loro potenzialità, dall’al-tro i professori dovrebbero cercare di rendere le lezioni vivaci e motivanti per suscitare l’interesse degli alunni.

Cosa ne pensa dei giovani di oggi?ll mondo dei giovani è variegato e com-plesso e le generalizzazioni non vanno mai bene, ma io ritengo che la maggio-ranza dei giovani siano persone straor-dinarie. Purtroppo i mass media, ma anche semplicemente la gente, molte volte mettono in risalto solo gli aspetti negativi, che certamente esistono, ma ci sono anche sempre state: la violenza e il bullismo sono fenomeni che esistono da sempre. I giovani di oggi non hanno smesso di parlare di coraggio e di idea-li, hanno tanta forza e sono molto più in gamba di come vengono descritti. Io ho molta fiducia in loro.

Che consiglio darebbe ai giovani?Consiglio ai giovani di perseguire i lori sogni e i loro obiettivi con umiltà e de-terminazione e di non smettere mai di studiare. La nuova filosofia della comu-nità europea dice: “Learning for Life” (Imparare per tutta la vita). Imparare per tutta la vita è una cosa meravigliosa, non si finisce di studiare finita la scuola, si studia e si impara sempre. Bisogna te-nersi aggiornati, avere flessibilità men-tale. Perciò ragazzi siate curiosi, abbiate sempre voglia di conoscere cose nuove, impegnatevi e avrete grandi soddisfa-zioni!

Che opinione si è fatta su A.LI.VE.?Conosco A.LI.VE. per la qualità e la competenza. Sono sempre stata affasci-nata dai vostri concerti. Il coro mi piace molto perché dall’unione di “singoli” fa nascere l’armonia d’insieme. A.LI.VE. produce “bellezza” e la bellezza è sem-pre positiva perché forma, crea, plasma e arricchisce.

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Crescere a passidi danza

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Crescerea passi di danza

Una piacevole intervista con la Direttrice Artistica della danza di A.LI.VE., Lorella Doni,

ci aiuta a capire come la professionalità sia elevataall’interno dell’Accademia e come la danza possa aiutare

un giovane non solo a diventare un professionista,ma a essere una persona migliore.

«Ritengo che come ogni passione, la danza sia fondamentale nella vita di un giovane». Esordisce così Lorel-la Doni nella sua intervista, iniziata con il racconto della sua brillante carriera, che vi illustrerò in seguito, e finita a parlare di un argomento fon-damentale nelle attività di A.LI.VE: la danza per i giovani.

Danzare per ritrovare se stessiPerché un giovane dovrebbe iniziare a danzare? Come può la danza aiu-tare un giovane a trovare se stesso? «Semplice. La danza educa all’impe-gno, alla costanza, alla disciplina». È questa la spiegazione di Lorella, una vita per il mondo della danza, che sottolinea poi: «solo il duro lavoro può portare a risultati concreti. Nelle proprie passioni nulla arriva in modo semplice, tutto va sudato». Per poter apprezzare una disciplina bisogna però anche divertirsi, perché «diver-tendosi si trova l’energia necessaria per applicarsi con determinazione, al fine di raggiungere successi». Un al-

tro elemento fondamentale, è il tem-po. «Come ogni disciplina riguardan-te la musica, la danza ha bisogno di tempo per essere imparata. Non si può pretendere che arrivi tutto subi-to». Sia con la danza classica che con l’hip-hop, si inizia pian piano mentre si scopre il proprio corpo e poi, con la pratica e l’esercizio, si arriva alle coreografie più impegnative. Ed è così che un giovane cresce e impara a conoscersi. «L’idea di un program-ma che impegna tre o quattro volte la settimana, sapendo già gli esercizi da fare e focalizzando le tappe per arrivare a un obbiettivo, aiuta il gio-vane ad acquisire pazienza, dote non comune nei giovani d’oggi, che spes-so vogliono tutto e subito». La danza quindi non è utile solo a livello fisico, ma anche comportamentale e men-tale, perché bisogna memorizzare, sovrapporre pensieri e quant’altro. La danza forma completamente l’es-sere umano.

Un articolo di Michele Marchiori

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Non tutti possono diventare pro-fessionisti«Non bisogna pensare solo a diven-tare professionisti, la danza arricchi-sce anche se si rimane a livelli ama-toriali». Lorella precisa che iniziare in giovane età sia molto importan-te se si vuole intraprendere poi una carriera nel mondo della danza. «Se un genitore porta una bambina di 5 anni le sue possibilità sono mag-giori rispetto a una ragazzina di 15, con un fisico già formato. Per chi inizia già più grande è difficile, per-ché il lavoro fisico di background è molto lungo e complesso, e per un fisico già formato è difficilissimo». Tuttavia un ottimo livello amatoria-le può essere ambito da ogni fascia d’età: i risultati si hanno sempre, a livello mentale e sociale l’allievo ma-tura allo stesso modo, anche se il percorso formativo è diverso. «Sta all’insegnante decidere e proseguire il percorso più adatto per la propria classe, pensando anche agli obiettivi dei propri alunni».

Insegnare la danza ai giovani d’oggiMa i metodi d’insegnamento cam-biano con il tempo? «Devono cam-biare! Il fatto che uno stile, come è ad esempio la danza classica, fun-zioni da secoli, non vuol dire che i metodi di insegnamento debbano rimanere invariati». L’approccio di Lorella all’insegnamento è sempre moderno e innovativo: non si inse-gna come venti o cento anni fa, per-ché sono cambiati metodi, i fisici e i giovani soprattutto. «Non si possono più tenere i giovani dieci ore in sala prove. Cent’anni fa, senza computer o smartphone, era più facile passa-re giornate intere ad esercitarsi, ma i tempi cambiano».

La danza in A.LI.VE.L’Accademia propone corsi di dan-za classica, moderna e hip-hop, ol-tre alla propedeutica. I corsi di dan-za classica sono il fiore all’occhiello, seguendo una disciplina consolidata da più di trecento anni, che forma in maniera impeccabile il fisico dell’al-

lievo. Vi sono poi i corsi di danza contemporanea, che è una danza dei giorni nostri, avvalendosi di una tec-nica che si distacca dalla danza clas-sica per l’utilizzo del suolo, del busto e di una decentratura del baricentro. A.LI.VE offre poi corsi di propedeu-tica, per le bambine più piccole che non iniziano ancora il vero e pro-prio percorso di danza. «Propedeu-tica perché la danza lo è, e almeno iniziamo a formare le bambine fin da piccolissime». Ci sono poi corsi di hip-hop, uno stile di danza molto moderno che si vede nelle strade e che è nelle corde dei giovani. I cor-si sono svolti in tre sedi: nella sede A.LI.VE (Piazzetta Sant’Eufemia), alla Palestra dell’Istituto Coperni-co (Via Anti 5) e alla Palestra Neos (Via Maiella). «Vorrei ringraziare i miei colleghi Nicoletta Compagni, mio braccio destro che segue i corsi di contemporanea, classica e prope-deutica, Paola Calabrò, Ilaria Sarto-ri, Emanuela Zampicinini e Alessia Olivieri».

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Foto di artecolore.com

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LorellaDoniUna vita per la danza

Lorella Doni nasce ad Adria, in provincia di Ro-vigo. Inizia a studiare nella Scuola di Danza di Adria, diretta da Vjera Markovic e Alfredo Ko-ellner, due grandi professionisti con una carriera

molto ricca alle spalle che danno un’impronta professionale ai loro allievi. Nel contempo prosegue gli studi di ragioneria, diplomandosi e laureandosi poi in Scienze della Comunica-zione. Completati gli studi, Lorella continua la sua attività di ballerina, inizia a lavorare a Trieste, all’Arena di Verona, a Salisburgo in Austria, in Germania in tourneé e poi, a fine carriera, firma un contratto a tempo indeter-minato con la Fondazione Arena, terminan-do l’attività lavorativa nel 2010 come ballerina dell’Arena di Verona. Terminata la carriera, Lorella inizia a seguire corsi formativi per poter insegnare, studiando a Reggio Emilia e volando poi oltreoceano negli Stati Uniti. Suc-cessivamente sostiene l’esame di stato france-se per ottenere l’abilitazione all’insegnamento in Francia. La grande formazione di Lorel-la le permette di intraprendere una brillante carriera di coreografa e insegnante, lavorando per il Comune di Verona, per ALIVE (Ac-cademia Lirica Verona) e per una Scuola di Formazione Professionale a Nizza, seguendo sia corsi di formazione di alto livello sia corsi base per studenti di Scuole Medie e Superiori. In 27 anni di carriera, Lorella Doni raggiun-ge una professionalità di spicco, collaboran-do con registi, coreografi e ballerini di livello mondiale.

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Un Re, un Paperoe un Nano

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Vi presentiamo uno degli ultimi successi di A.LI.VE.,lo spettacolo musicale che affascina e diverte adulti e bambini..

Un Re, un Paperoe un Nano

Un articolo di Alice Martini

Favola musicale in 6 quadri, Un Re, un Papero e un Nano, è uno degli ultimi spettacoli messi in scena dai ragazzi di A.LI.VE. e che vede coinvolti i solisti, il coro di voci bianche e le promettenti allieve di danza. Lo so, un Re, un Papero e un Nano potrebbe sembrare uno strano abbinamento di personaggi, ma in real-tà c’è qualcosa di grande che li unisce in questo spettacolo. I tre amici sono infatti in viaggio verso una meta sconosciuta: nessuno sa dove porterà questo viaggio né quanto tempo ci vorrà. «La storia è abbastanza semplice» spiega Giannanto-nio Mutto, compositore musicale della rappresentazione «questi tre personaggi, sono una sorta di tre moderni Re Magi che partono alla ricerca di un bambino (o di una bambina). Il Re è saggio, paca-to e protettivo; il Papero, tace quasi sem-pre, mentre il Nano è una sorta di con-sigliere». Il viaggio dei tre non è certo semplice da compiere. Si troveranno ad attraversare un bosco fatato, incontre-ranno gli animaletti fatati e colorati che popolano le cento città che visiteranno, a volte proveranno paura e avranno nel cuore qualche dubbio, ma alla fine, con

fiducia e coraggio, troveranno a sorpre-sa il bambino. Ma alla fine, con fiducia e coraggio, troveranno a sorpresa il bam-bino.Come commenta Mutto: «Il loro itinera-rio è un po’ sofferto, perché si tratta del-la ricerca di un giovane scomparso. Di conseguenza, anche il pretesto musicale deve essere forte, di stimolo». Il compo-sitore spiega poi come è nata la musica, creata su un’opera esistente, un testo in rima, già suddiviso in dialoghi e canzoni. «Le scelte compositive sono state fatte in base ai motivi della storia, che sono di-versi. Il primo è senza dubbio il viaggio, il secondo è la ricerca di un bambino: in questo caso i ritmi ricorrenti aiutano lo spettatore a ricollegare gli avvenimenti. Le altre scelte musicali sono legate alle esperienze dei protagonisti, i giochi, le nuove conoscenze, e quindi ho pensato che potessero andare bene i ritmi lati-no-americani. Ci sono perciò delle Sam-be, c’è una Habanera, che sono musiche dal ritmo morbido ma vitale, alcune vol-te giocoso». Da non trascurare è l’elemento fiabe-sco che caratterizza Un Re, un Papero e un

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Nano, e «che richiede una melodia effica-ce, semplice, lineare, con un ritmo ricerca-to, per non sembrare banale e per riuscire così ad attirare l’attenzione dei bambini». «La storia è piena di colori» - aggiunge il compositore - «ed è stato bello collegare la musica a tutti questi eventi, cercando però di non portare nuovi significati al racconto, ma attraverso il ritmo valorizzare le paro-le e gli insegnamenti che già esistevano nel testo».La musicalità, il ritmo vivace, il testo in fila-strocca e la storia magica e fiabesca, oltre ai colori dei costumi e dei balletti richiamano la spensieratezza propria dei bambini, quel-li che giocano a palla e con la neve, ma che nel viaggio della vita poi crescono e capi-scono qual è la loro strada. Che sia proprio questo il messaggio di Un Re, un Papero e un Nano?«Il mio obiettivo è sempre quello di diver-tire con la musica, se già i bambini ricor-deranno i ritmi e proveranno a cantarli, io avrò raggiunto il mio scopo. Il mio lavoro è sempre stato con i giovani e per i giovani, non riesco a immaginare un altro modo per portare la musica nel mondo del futuro».

Nella foto:il compositore Giannantonio Mutto

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Tecnologia: la fine per gli artigiani della musica?

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Un breve viaggio nel mondo della musica, che si avvalesempre più delle moderne tecnologie.

Come la pensano gli esperti del mestiere?

Tecnologia:la fine per gli artigiani

della musica?

Un articolo di Valentina Raso

Eliminate le ore di esercizi ripetitivi sedu-ti di fronte ad un pianoforte, risparmiati i calli ai polpastrelli regalati da una chitarra e dimenticate le bracciate a stile libero del direttore d’orchestra... Davvero la musica puó essere ancora considerata tale?Oggi tutti possono sentirsi un po’ Anto-nio Vivaldi, Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach o il loro compo-sitore preferito provando l’emozione di riempire con facilità uno spartito bianco, basta avere un computer e una connes-sione internet.Le nuove tecnologie infatti permettono attraverso l’utilizzo di semplici appli-cazioni scaricabili anche sul cellulare di comporre brani mediante una vasta gam-ma di strumenti tutti a portata di click. Non c’è quindi bisogno di saper mettere i polsi, le dita, le labbra nel modo giusto, basta sfiorare dei pulsanti disegnati su uno schermo con la freccetta del mouse e il suono uscirà senza troppa timidezza.Di certo un grande passo avanti per quanto riguarda la facilità di stesura degli spartiti e la condivisione del brano (ap-pena composto puó essere ascoltato da milioni di utenti presenti su Facebook,

Twitter e iTunes), ma inevitabile allo stes-so tempo la perdita del rapporto “fisico” del musicista con le note che sta posan-do sul rigo musicale. Un compositore e il suo strumento, un rapporto di amore e odio, un incontro che sprigiona energia ed emozione in grado di dare espressio-ne al lato più geniale della mente umana.. Puó davvero essere simulato attraverso la tecnologia?Abbiamo posto questa domanda ad An-drea Villa, l’esperto di elettronica che ha ricreato virtualmente i brani della favola musicale “Un Re, un Papero e un Nza-no” scritta da Lorenzo Gobbi, musicata da Giannantonio Mutto ed eseguita da A.LI.VE.Da musicista ha affermato di preferire la musica analogica perché di fronte a un pubblico l’emozione dell’esecuzione è qualcosa di irriproducibile. Gli stessi spettatori concentrati sul palcoscenico ri-escono così ad avere un “rapporto” con colui che sta suonando.Dal lato opposto della medaglia pone la musica digitale che definisce più fredda, e giustifica la sua risposta con il fatto che molto spesso viene utilizzata come cor-

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nice a una scena di un film o all’interno di uno spot, perdendo quindi la sua cen-tralità. Questa particolare arte del suono virtuale è molto utilizzata dagli ingegneri della musica che in America compongo-no con questa modalità computerizzata il 95% dei brani che vengono pubblicati.

Un testa a testa tra la musica analogica e quella digitale o un’armonica conviven-za? Lasciamo che siano le note a cantare il vincitore!

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Concerto Gran Guardiaper Uteep 19/12/2014

Un Re, un Papero e un NanoTeatro Astra 23/12/14

Concerto di Natale al santuarioMadonna di Dossobuono 21/12/14

Concerto di Natale al Polo Confortini18/12/14

Concerto Natalizio in Prefettura20/12/14

A.LI.VE. News in pillole

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Paolo e il carro armato de “La vita è bella”

A.LI.VE.in viaggio

Lorenzo con la maestra Marianna Casola

Valentina Raso a Vienna

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Paolo, Rosi e Mariannada piana delle orme a Latina

Paolo e Rosi nella stanzadegli specchi alla mostra di Escher

Elisabetta a Versailles

Elisabetta a Versailles

Elisabetta al Louvre

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Trovate il calendario spettacolied eventi anche sul nostro sito: www.alivemusica.it

CALENDARIOspettacoli ed

eventi

1/02/2015 ore 17,00 Sala prove di A.LI.VE.

CONCERTO LIRICO DEGLI ALLIEVI DELLA MASTERCLASSGli allievi della Masterclass internazionale di canto lirico tenuta da Bruna Baglioni e Giovanna Lomazzi si esibiranno in uno spe-ciale Concerto presso la sala prove di A.LI.VE.

25/03/2015 ore 19,30. Auditorium MontemezziConservatorio di Verona

CORO VOCI BIANCHE IN CONSERVATORIO

Esibizione del coro di voci bianche e dei piccoli solisti, diretto dai giovani aspiranti direttori di coro che frequentano i corsi accademici.

28/01/2015 ore 17,00Auditorium della Gran Guardia

GALA DELLO SPORT

Esibizione di Miriam Bragantini (allieva di canto moderno di A.LI.VE.) come giovane promessa.

18/04/2015 ore 18,00Parrocchia di San GiovanniBattista Tomba Extra Moenia

MESSA DEI RAGAZZISua Eccellenza il Vescovo di Verona Giuseppe Zenti celebra la Santa Messa dedicata al CAM – Centro Aiuto Minori, accompa-gnata dalle musiche del M° Paolo Pachera.

30 - 31 gennaio - 1 febbraio 2015

Sala prove Accademiapiazzetta Sant’Eufemia n.1 Verona

Quota 320€ . Per informazioni 340 [email protected]

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Direttore responsabile: Paolo FacincaniRedazione: Sara Anselmi, Jessica Ballarin, Nicola Bianconi, Patrick Zecchin

Collaboratori numero di gennaio 2015: Alice Martini, Elisabetta Cipriani, Michele Marchiori, Valentina RasoProgetto Grafico: Davide Aleo

Progetto realizzato in collaborazione con