Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE ART.2 COMMA 20 C LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA AGENDA COSCIONI 1 LUGLIO 2009 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA Agenda Coscioni Anno IV - N. 7 luglio 2009 Direttore Rocco Berardo 14 - 15 NOTIZIE DAL MONDO Gli Stati Generali della Bioetica in Francia per la riforma del 2010. L’Italia prima solo sul turismo procreativo. 12 - 13 MAURIZIO PROVENZA Maurizio resta. Il ricordo di tanti amici e compagni. Perché il futuro abbia memoria. Mario Riccio pag.8 Biotestamento: il parere dei medici Marco Bellocchio pag.10 Essere radicale per non essere automa Peter Singer pag.17 Così mi oppongo alla vecchia morale inserto Sanità: più informazione e più trasparenza per i cittadini ROCCO BERARDO Il 5 per Mille del 2006 i cui proventi sono stati devoluti ai soggetti pre- scelti dal contribuente solo nel 2008 ha avuto un iter giudicato al tempo lunghissimo e tormentato. Molte sono state le pressioni - dopo molte proteste - perché il Governo (prima Prodi e poi Berlusconi) arrivasse a conclusione del procedimento du- rato alla fine circa due anni. a pag. 11 8 x Mille e 5 x Mille. Figli e figliastri MARCO CAPPATO Tutti i cittadini italiani hanno (già) diritto a predisporre il proprio te- stamento biologico. E tutti hanno (ancora) diritto a includere la eventualità della rinuncia dell’ali- mentazione e idratazione artifi- ciale. È questa la situazione a se- guito delle sentenze della magi- stratura sul caso Englaro. Per questo, le associazioni “A buon diritto” e “Luca Coscioni” - così come la Fondazione Umber- to Veronesi e altre – raccolgono le dichiarazioni anticipate di volon- tà a loro inviate per posta e per email. a pag. 9 Il registro anche nel tuo comune LOMBARDIA: LA NUOVA VANDEA È la più importante regione italiana sul piano economico. È stata anche, con la sua capitale Milano, regione europea per eccellenza: aperta, laica, tollerante, illuminista. Oggi, alcune delle più aberranti politiche clericali diventano realtà proprio in Lombardia: boicottaggio dell'aborto e della fecondazione assistita, persecuzione di Beppino Englaro, seppellimento di feti, il peggio insomma dell'ideologia proibi- zionista e fondamentalista. Un'ideologia che non rimane propaganda, ma si trasforma in politiche, norme amministrative più o meno abusi- ve, leggi e, non ultimo, si incarna in sistema di potere: il sistema di potere formigoniano, di Comunione e Liberazione e della imprendito- riale Compagnia delle Opere, con la sua gestione in esclusiva delle clientele e degli appalti. Nella Francia del Settecento la regione della Vandea rappresentava il radicamento territoriale della reazione cleri- cale anti-illuminista e anti-borghese. La Lombardia europea di un tempo si sta traformando nella "Vandea italiana", a cogestione formi- goniana e leghista. Da fermare, finché siamo in tempo.

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Agenda Coscioni - luglio 2009

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

SPEDIZIONE IN ABB.POSTALE ART.2 COMMA

20 C LEGGE 662/96FILIALE DI ROMA

AGENDA COSCIONI 1 LUGLIO 2009

AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007

DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO

SPADACCIAVIA DI TORRE

ARGENTINA, 76 00186 ROMA

Agenda CoscioniAnno IV - N. 7

luglio 2009Direttore Rocco Berardo

14 - 15

NOTIZIE DAL MONDOGli Stati Generali dellaBioetica in Francia perla riforma del 2010.L’Italia prima solo sulturismo procreativo.

12 - 13

MAURIZIO PROVENZAMaurizio resta. Il ricordo di tanti amicie compagni. Perché ilfuturo abbia memoria.

Mario Riccio pag.8Biotestamento: il parere dei medici

Marco Bellocchio pag.10Essere radicale per non essere automa

Peter Singer pag.17Così mi oppongo alla vecchia morale

inserto

Sanità: più informazione e più trasparenza per i cittadiniROCCO BERARDO

Il 5 per Mille del 2006 i cui proventisono stati devoluti ai soggetti pre-scelti dal contribuente solo nel 2008ha avuto un iter giudicato al tempolunghissimo e tormentato. Molte

sono state le pressioni - dopo molteproteste - perché il Governo (primaProdi e poi Berlusconi) arrivasse aconclusione del procedimento du-rato alla fine circa due anni.

a pag. 11

8 x Mille e 5 x Mille.Figli e figliastri

MARCO CAPPATO

Tutti i cittadini italiani hanno (già)diritto a predisporre il proprio te-stamento biologico. E tutti hanno(ancora) diritto a includere laeventualità della rinuncia dell’ali-mentazione e idratazione artifi-ciale. È questa la situazione a se-guito delle sentenze della magi-

stratura sul caso Englaro.Per questo, le associazioni “Abuon diritto” e “Luca Coscioni” -così come la Fondazione Umber-to Veronesi e altre – raccolgono ledichiarazioni anticipate di volon-tà a loro inviate per posta e peremail.

a pag. 9

Il registro anche nel tuo comune

LOMBARDIA: LA NUOVA VANDEA

È la più importante regione italiana sul piano economico. È stataanche, con la sua capitale Milano, regione europea per eccellenza:aperta, laica, tollerante, illuminista. Oggi, alcune delle più aberrantipolitiche clericali diventano realtà proprio in Lombardia: boicottaggiodell'aborto e della fecondazione assistita, persecuzione di BeppinoEnglaro, seppellimento di feti, il peggio insomma dell'ideologia proibi-zionista e fondamentalista. Un'ideologia che non rimane propaganda,ma si trasforma in politiche, norme amministrative più o meno abusi-

ve, leggi e, non ultimo, si incarna in sistema di potere: il sistema dipotere formigoniano, di Comunione e Liberazione e della imprendito-riale Compagnia delle Opere, con la sua gestione in esclusiva delleclientele e degli appalti. Nella Francia del Settecento la regione dellaVandea rappresentava il radicamento territoriale della reazione cleri-cale anti-illuminista e anti-borghese. La Lombardia europea di untempo si sta traformando nella "Vandea italiana", a cogestione formi-goniana e leghista. Da fermare, finché siamo in tempo.

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2L’INTRECCIOPESTE

LOMBARDA

La Peste LombardaL’INTRECCIO DI FORMIGONI, CL E POTERE IN LOMBARDIA

Il movimento fondato da don Giussani non è più una semplice associazionecattolica. I membri di CL, gli “Amici del Movimento”, stringono tra loro un patto diamicizia. La Lombardia è legata a una cerchia ristretta di potere e amicizie.VALERIO FEDERICOGIORGIO MYALLONNIER LUCA PEREGO*

INTRODUZIONE - Roberto Formigoni èl’Amico degli Amici del Movimento. Il Mo-vimento, ecclesiale e fondamentalista, sichiama Comunione e Liberazione (CL).Comunione e Liberazione è sinonimo diPotere. Formigoni e CL guidano la RegioneLombardia ininterrottamente dal 1995.L’Istituzione lombarda è sinonimo di For-migoni. Il presidente della regione più for-te - economicamente parlando - del no-stro paese, ha costruito nell’arco di questianni un sistema clientelare basato sul tri-nomio Religione-politica-affari, ponendole fondamenta di una discriminazione tracoloro che sono parte di questo sistema ecoloro che non ne sono parte o più sem-plicemente non l’accettano. Tutto questo èstato possibile grazie a CL.

Il movimento fondato da don Giussaninon è più una semplice associazione cat-tolica. I membri di CL, gli “Amici del Movi-mento”, stringono tra loro un patto di ami-cizia sulla base delle loro convinzioni eti-co-religiose. Molti del Movimento scelgo-no di privilegiare la natura di questi rap-porti nei vari settori della società indipen-dentemente dai meriti del singolo. La coe-sione interna al Movimento è fortissima.CL “segue” l’adepto dalla scuola, all’uni-versità e poi nel mondo del lavoro. In Lom-bardia vi sono maggiori opportunità disuccesso per chi sposa le idee cielline.

Il potere di nomina della Regione e la natu-ra delle relazioni cui si è appena accenna-to fanno sì che la Sanità lombarda e altrisettori pubblici siano in mano agli “Amicidel Movimento”. Comunicazione e media,la Fiera, le ferrovie, il no profit, la sommi-nistrazione di lavoro temporaneo e non, iservizi universitari sono altri ambiti, siapubblici che privati, dove il ruolo ciellinoin Lombardia è dominante. La Compa-gnia delle Opere, un’articolazione del po-tere ciellino a cui aderiscono migliaia diaziende, nonostante i richiami alla liberaconcorrenza, non disdegna di ricevere fi-nanziamenti pubblici.

Insomma, un movimento ecclesiale nu-mericamente esiguo ha in mano una Re-gione.

Perfino alcuni esponenti di Forza Italia -principale riferimento partitico di CL - trai quali Guido Podestà, Francesco Fiori eOmbretta Colli hanno sostenuto che «Ilruolo e il potere che hanno assunto Formi-goni e il sistema connesso di Comunione eLiberazione e della Compagnia delle Ope-re determinano la quasi totalità delle scel-te politiche e amministrative, a fronte diun peso elettorale che non raggiunge undecimo dei voti di Forza Italia» (Corrieredella Sera, 7.6.2005). Il sistema esclusivo equasi monopolistico creato da Formigoni& Co. viene gestito attraverso assessorati,nomine di esponenti ciellini alla direzioneo nei consigli di amministrazione di azien-de pubbliche, in special modo sanitarie,

assegnazione di fondi ad associazioni noprofit vicine a CL e alla Compagnia delleOpere o ad imprese private ad essa colle-gate. Un pericoloso connubio tra pubbli-co e privato in nome del principio di sussi-diarietà, parola d’ordine e mantra ciellino.Tutto questo è possibile grazie anche al si-lenzio dei media, collusi con CL. Un siste-ma clientelare che gestisce la cosa pubbli-ca, consolidato da una diffusa abilità tra gliuomini di Formigoni, capaci anche di di-stribuire fette di potere, rigorosamente mi-noritarie, ad altre lobbies.

L’INTERVENTO SUI DIRITTI INDIVI-DUALI - Un tentativo in corso da parte delgovernatore è quello di intervenire nellasfera delle scelte dell’individuo condizio-nandone gli effettivi diritti, appropriando-si di un ruolo che la legislazione non gli af-fida.Molte iniziative ciellino-formigonianehanno creato o rischiano di creare una ‘fat-tispecie incostituzionale’, laddove alcunidiritti individuali basilari differiscono tra laLombardia e il resto del territorio naziona-le. Si configura una discriminazione a sca-pito di alcuni cittadini italiani in relazionea libertà individuali fondamentali.Così è stato per il caso Englaro, per i con-sultori privati accreditati, per le linee gui-da sulla legge 40, per vari interventi sull’ap-plicazione della 194, per l’obiezione di co-scienza, per il finanziamento ai CAV (Cen-tri Aiuto alla Vita) e per la pillola del giornodopo. Insomma, Formigoni riferendosi impro-priamente alla revisione del titolo V dellaCostituzione, interferisce con materie dicompetenza esclusiva dello Stato. E’utilericordare che l’articolo 117 della Costitu-zione (parte appunto del capitolo V) attri-buisce allo Stato la tutela della potestà inmateria di salute in quanto materia di le-gislazione concorrente che, per la deter-minazione dei princìpi fondamentali, è ri-servata alla legislazione dello Stato. La leg-ge 194, poi, non lascia certo spazio ad in-terventi di stampo amministrativo, in-somma il libero arbitrio regionale è illegit-timo.

IL CASO ENGLARO - Il 13 novembre2008, a seguito del pronunciamento dellaCorte di Cassazione che consentiva di fat-to l’interruzione dell’alimentazione e del-l’idratazione ad Eluana Englaro, da 17 an-ni in stato vegetativo, Roberto Formigonidichiarava “la Corte di Cassazione intro-duce in Italia la condanna a morte. Da og-gi la vita umana non è più adeguatamentetutelata nella patria del diritto. E' soggettaad arbitri. Si tratta di una sentenza inaccet-tabile” e continuava “in Italia si introducel'eutanasia (...)”. L’assessore regionale allaFamiglia e Solidarietà Sociale Guido Bo-scagli commentava “Di fronte a una sen-tenza, che considero ingiusta non possoche ribadire che ci sono valori, come l’in-tangibilità della vita umana, che neancheun tribunale può mettere in discussione”.Cinque giorni dopo, Formigoni si permet-teva di affermare che i medici e le struttu-re della regione non avrebbero tenutoconto della sentenza pro-Eluana. Il gover-

natore lombardo aveva dichiarato che lestrutture della Lombardia sarebbero rima-ste indisponibili a togliere il sondino del-l’alimentazione a Eluana Englaro, inti-mando ai medici della regione di non dareesecuzione a un diritto sancito da una sen-tenza, anche se una struttura fosse stata at-trezzata a farlo e anche se il personale fos-se stato disponibile. Inutile la sentenza del-la Cassazione. A seguito di una istanza di Beppino Engla-ro, padre di Eluana, il direttore generaledella Sanità della Regione Lombardia Car-lo Lucchina aveva formulato così la sua ri-sposta ufficiale il 3 settembre 2008: “Il per-sonale sanitario non può sospenderel’idratazione e l’alimentazione artificialedel paziente: verrebbe meno ai suoi obbli-ghi professionali e di servizio. La richiestada Lei avanzata - si legge nella lettera - nonpuò essere esaudita in quanto le strutturesanitarie sono deputate alla presa in caricodiagnostico-assistenziale dei pazienti. Intali strutture, hospice compresi, deve inol-tre essere garantita l’assistenza di base chesi sostanzia nella nutrizione, idratazione eaccudimento delle persone”. Visto il monopolio ciellino nelle cariche didirettori generali e sanitari, e di conse-guenza tra i primari, i medici lombardinon hanno potuto far altro che cedere alricatto della Regione.Beppino Englaro ha fatto ricorso al TAR eil 26 gennaio 2009 i giudici del Tar si pro-nunciavano dandogli di nuovo ragione: «Ildiritto costituzionale di rifiutare le cure, co-me descritto dalla Suprema Corte, è un di-ritto di libertà assoluto, il cui dovere di ri-spetto si impone erga omnes, nei confron-ti di chiunque intrattenga con l'ammalatoil rapporto di cura, non importa se operan-te all'interno di una struttura sanitariapubblica o privata. (…) Conformandosi al-la presente sentenza l'amministrazionesanitaria, in ossequio ai principi di legali-tà, buon andamento, imparzialità e corret-tezza, dovrà indicare la struttura sanitariadotata di requisiti strutturali, tecnologici eorganizzativi tali da renderla "confacente"agli interventi e alle prestazioni strumen-tali all'esercizio della libertà costituzionaledi rifiutare le cure, onde evitare all'amma-lata (ovvero al tutore e curatore di lei) di in-dagare in prima persona quale strutturasanitaria sia meglio equipaggiata al riguar-do». “La Regione” commentava il legaledella famiglia Englaro Vittorio Angiolini,«dovrà indicare una struttura sanitariaidonea, dove eseguire il decreto che dispo-ne l'interruzione dell'idratazione e ali-mentazione forzata per Eluana Englaro.Lo stabilisce la sentenza del Tar, che ha ac-colto in pieno le nostre richieste», mentre ilpresidente della Regione Lombradia Ro-berto Formigoni si apprestava a dichiarare“strabiliante pretendere di deliberare sullavita e la morte di una persona per via am-ministrativa, facendo così dipendere unadecisione tanto drammatica da un rap-porto tra pubbliche amministrazioni,mentre, ai sensi stessi della Costituzione, idiritti fondamentali, tra cui quello alla vi-ta, sono indisponibili. Non sono cioè allamercè di nessun tribunale. La legge attri-buisce alle Regioni, tramite il servizio sani-

tario, il compito di assistere e curare le per-sone con lo scopo di guarirle. Non possoaccettare che la magistratura ci attribuiscaun altro compito, quello di togliere la vita”.Il Ministro Sacconi emanava poi una cir-colare ministeriale per impedire che unasentenza avesse il suo corso. La gerarchiadelle fonti del diritto veniva ribaltata. Dun-que anche Roma veniva raggiunta dal vi-rus lombardo, Sacconi raccoglieva da For-migoni il testimone dell’autoritarismo eintimava così ai medici di tutta Italia di nonrispettare le leggi dello Stato.Formigolandia nel caso Englaro si è postaancora una volta fuorilegge. Sprezzante eindifferente verso le sentenze della magi-stratura. Ancora una volta la Regione diFormigoni ha ostacolato decisioni delloStato che riguardano i diritti individuali dibase e non sono certo competenza né diun qualunque assessore locale alla sanitàné del suo presidente. In conclusione, se lealtre regioni si fossero comportate come laRegione Lombardia, il corpo di Eluana En-glaro sarebbe tuttora in stato vegetativo,contro la sua volontà.

ATTUAZIONE DELLA LEGGE 194 -Formigoni ha ritenuto di emanare delle in-dicazioni sull’attuazione della legge 194 -atto di indirizzo per la attuazione della leg-ge 22 maggio 1978 n. 194 "norme per la tu-tela sociale della maternita' e sull'interru-zione volontaria della gravidanza (22-1-2008) - contando sul fatto che sono suffi-cienti delle decisioni non vincolanti dellaRegione per porre i medici in una condi-zione di sostanziale ricatto: i medici, pernon compromettere il loro percorso pro-fessionale, non potranno far altro che se-guire tali indicazioni indipendentementedalla legislazione nazionale.La legge 194 all’art.6 non prevede limiti al-l’aborto terapeutico, il Ministero, nelle li-nee guida emanate, parla di 22 settimanepiù 6 giorni. La Regione Lombardia ri-sponde con delle propagandiste indica-zioni di 22 settimane più 3 giorni, ponen-dosi ancora una volta al di fuori della legge.Ci sarebbe bisogno di ben altro in realtà:nelle strutture ospedaliere la diagnosi pre-natale si dovrebbe anticipare e l’ecografiamorfologica dovrebbe essere prevista a 19settimane per dare un tempo sufficientealla donna di prendere la propria decisio-ne.Un caso emblematico dell’effetto del pre-dominio ciellino nella sanità è quello delComitato Etico dell’ospedale milaneseSan Paolo, organismo ‘politico’ evidente-mente all’oscuro delle conoscenze scienti-fiche, che aveva spostato il limite alle 21settimane. Ricordando che il medico restalibero in scienza e coscienza di prendere ladecisione che ritiene opportuna, tutelatadalla 194, in quei giorni ci siamo chiesti co-sa sarebbe accaduto al San Paolo a unadonna in gravidanza da 21 settimane e 3 o4 giorni con un feto malformato e la suasalute psicologica a rischio, tenendo contoche a quello stadio di sviluppo il feto ha ze-ro possibilità di vita autonoma. Sarebbestata invitata a proseguire nella sua ricer-ca in altre strutture ospedaliere? Ricordia-mo che in Lombardia la stragrande mag-

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PESTE LOMBARDA 3

L’INTRECCIO

gioranza degli ospedali non effettuanol’aborto dopo il 90esimo giorno e molti al-tri non lo prevedono neanche nei primi 3mesi (esempio: H S. Raffaele, H S. Giusep-pe-Fatebenefratelli e H S.Pio X). Quella delSan Paolo è stata in tutta evidenza una de-cisione punitiva nei confronti delle donneche fanno la diagnosi prenatale.Un altro punto del decreto ciellino com-porta un ulteriore consistente ostacolo perla donna che scelga la strada dell’IVG: al-l’articolo 7 del decreto si dice che il certifi-cato per l’IVG dopo i primi 90 giorni (co-siddetto aborto terapeutico) deve essereredatto da almeno 2 medici ginecologi.Sorge un dubbio: ma la Regione si ricordadi tutti quegli ospedali che hanno zero(con “gettonista”), o un solo “non obietto-re”? Ma in questi ospedali la seconda firmachi la mette? C’è una legge in Italia, è la 194, non è per-fetta, va migliorata ma è in vigore, ancheper la Lombardia. All’articolo 7 della 194(non l’art.7 del decreto propaganda) si af-ferma: “I processi patologici che configu-rino i casi (…) vengono accertati da unmedico del servizio ostetrico-ginecologi-co dell'ente ospedaliero in cui deve prati-carsi l'intervento, che ne certifica l'esisten-za. Il medico può avvalersi della collabora-zione di specialisti”. Ecco, il trucco è svela-to, la 194 non si tocca ma si invita a non ri-spettarla.Da una ricerca effettuata dalla Associazio-ne Enzo Tortora-Radicali Milano del 2006,emerge che gli ospedali lombardi che nel2006 fornivano il servizio IVG con solo 1 o2 ginecologi non obiettori erano 17, men-tre quelli che fornivano il servizio solo conginecologo gettonista addirittura 12.L’atto di indirizzo riserva un’altra sorpresa:“Per quanto attiene inoltre l’articolo 6 (del-la legge 194) (…). Numerose evidenze di-mostrano che il maggior supporto alle fa-miglie con a carico bambini portatori dihandicap è dato dalle Associazioni di Ge-nitori di bambini affetti dalle medesimepatologie. La presenza di queste associa-zioni nei luoghi pubblici e l’interazione trale associazioni dei genitori e gli operatorisanitari che si occupano di Diagnosi Pre-natale è uno strumento utile per il soste-gno globale alle coppie che si trovano adaffrontare il percorso di una gravidanzacomplicata da una malformazione fetale.La Regione promuove ed auspica l’acco-glienza negli ospedali delle Associazionidei Genitori, negli spazi già definiti per leAssociazioni dei Malati e facilita affinchéquesto si realizzi negli ospedali di 3°livellodove sono presenti i Centri di DiagnosiPrenatale”. La Regione in sostanza ci diceche è opportuno che se a seguito di unadiagnosi prenatale una coppia venga a co-noscenza di gravi malformazioni del feto,trovandosi dunque in una situazione psi-cologica difficile, questa venga invitata adincontrare già in ospedale, i genitori dibambini con handicap che quindi nonhanno scelto di abortire. Si tratta eviden-temente di una forma indebita di pressio-ne psicologica che parte dal presuppostoche la scelta in questo campo debba esse-re il più possibile indirizzata. Come per iCAV (Centri Aiuto alla Vita) la Regione hatrovato il modo di prevedere la presenza diun presidio antiabortista anche negliospedali che fanno diagnosi prenatale.Questo atto di indirizzo della Regione èstato poi annullato dal Consiglio di Stato,come era prevedibile, ma oramai la vocedel governatore è giunta a destinazione.

2006 – INDAGINE DELL’ASS.E.TOR-TORA RADICALI MILANO SUGLIOSPEDALI LOMBARDI - L’Associazio-ne Enzo Tortora Radicali Milano, dall’otto-bre 2005 al giugno 2006, ha contattato tut-ti gli ospedali lombardi dotati di un repar-to di Ginecologia, per monitorare l’appli-

cazione della 194 e confrontarsi con i me-dici non-obiettori.Ne è emerso un quadro desolante: i gine-cologi che scelgono di non fare l’obiezio-ne di coscienza in Lombardia sono risul-tati ovunque in minoranza. In alcuni casiè presente un solo medico non obiettore,che garantisce da solo il servizio di IVG perl’intero reparto, arrivando talvolta ad effet-tuare annualmente 200 aborti e oltre. Que-sto grande carico di responsabilità da vive-re in sostanziale solitudine incide profon-damente sulla qualità del lavoro e della vi-ta dei medici non-obiettori. In altri casi èrisultata una totale assenza di medici non-obiettori: le Direzioni ospedaliere scelgo-no di non effettuare il servizio di IVG (se-condo la legge possono farlo, a patto chequalche ospedale sufficientemente vicinolo effettui), oppure di pagare un mediconon-obiettore esterno all’ospedale (un“gettonista”) affinché periodicamente va-da a praticare le IVG.Molto spesso al lavoro dei medici non-obiettori, che garantiscono un trattamen-to sanitario tutelato dalla legge, si contrap-pone l’attività degli antiabortisti del Movi-mento per la Vita, direttamente presenticon le loro sedi in alcuni ospedali. Nel cor-so dell’indagine sono stati contattati 66 re-parti di Ginecologia, su un totale di 74 pre-senti negli ospedali pubblici lombardi.Non per tutti gli ospedali è stato possibilereperire il dato del numero di medici non-obiettori rispetto a quello dei medici obiet-tori. I dati parziali in nostro possesso per-mettono di rilevare che mediamente inLombardia nei reparti di Ostetricia e Gine-cologia lavora intorno al 20% di personalenon-obiettore, contro un 80% di persona-le obiettore di coscienza.Ciò comporta grave stress per quei mediciche si trovano, specie se da soli (come ac-cade a Esine, a Co-mo, a Cuggiono, aBollate, a Tradate),ad essere mino-ranza garante delservizio di IVG al-l’interno di un in-tero ospedale.Spesso è proprio ilrifiuto di diventareesclusivamente“procuratori diaborti” a spingere imedici a presenta-re l’obiezione dicoscienza. Al pro-gressivo aumentodelle obiezioni dicoscienza si ag-giunge la preoccu-pante tendenzadelle giovani generazioni di fare già duran-te la specializzazione in Ginecologial’obiezione.Vi sono in Lombardia almeno 12 reparti diOstetricia e Ginecologia dove lavora esclu-sivamente personale obiettore di coscien-za. Per garantire l’applicazione della legge194 questi ospedali ricorrono al “gettoni-sta”, cioè ad un medico non-obiettoreesterno che periodicamente (di solito unavolta alla settimana) si reca in ospedale adeffettuare le IVG.Oltre alle strutture private e/o religiose, gliospedali che hanno un reparto di Ostetri-cia e Ginecologia ma che non effettuano ilservizio di interruzione volontaria di gra-vidanza in Lombardia sono almeno 9, dicui ben tre in provincia di Brescia.Vi sono medici che in 17 diverse struttureospedaliere si sono dichiarati a vario titolointeressati all’aborto farmacologico e al-l’utilizzo della Ru 486.Sfortunatamente il clima di ossequio aivertici della Regione Lombardia, dovutoprobabilmente al timore di non vedersi ri-confermati, determina in molti casi un ab-

bandono della “battaglia” ancor primadell’inizio: molti medici dichiarano infattidi essere favorevoli alla Ru 486 e persinoindignati della mancata commercializza-zione in Italia del farmaco, ma preferisco-no evitare di esporsi richiedendone a visoaperto l’importazione. In altri casi i medi-ci hanno scelto di parlarne prima con laDirezione, ricevendone quasi sempre vetipiù o meno categorici.In 6 ospedali lombardi il Movimento per laVita ha una sede.Di fronte all’ospedale di Tradate, in provin-cia di Varese, all’entrata dell’ospedale ca-peggia il cartellone “Mamma ti voglio benenon uccidermi” raffigurante un feto di 15settimane (il termine “ordinario” per le IVGè di 12 settimane).In almeno 6 ospedali è capitato o capitatutt’ora, anche se in casi sporadici, che ledonne in IVG vengano messe nelle stessestanze o in stanze attigue a quelle di donneche stanno partorendo.E’ da ritenere indispensabile che sia attua-ta una rigorosa separazione tra i ricoveri diGinecologia e quelli di Ostetricia.L’Ass.E.Tortora Radicali Milano ha inoltresvolto anche un’opera di informazione,supporto e consulenza per tutti quei gine-cologi interessati all’utilizzo della pillolaabortiva Ru486, attraverso l’avvio di unostudio clinico o la richiesta di importazio-ne dall’estero.

I dettagli di questa ricerca sono disponibili al link:www.lucacoscioni.it/node/5088740

LINEE GUIDA LEGGE 40 - Il 1 maggio2008 Formigoni dichiarava che in Lom-bardia non si sarebbero rispettate le lineeguida sulla legge 40/2004 sulla fecondazio-ne assistita, che tra l’altro tornavano a ren-dere possibile la diagnosi genetica pre-im-

pianto. Si leggevainfatti in un arti-colo del Corrieredella Sera: “Dif-fonderemo abreve una circo-lare di racco-mandazione aimedici per scon-giurare i rischi dieugenetica im-pliciti nelle nuo-ve linee guida delministro dellaSalute uscente”.La decisione di

non applicare ildecreto di LiviaTurco per For-migoni era “unaquestione di ri-

spetto della vita”, oltre che della “volontàpopolare”: “I risultati del referendum delgiugno 2005 - continuava il governatorelombardo – ci dicono che almeno il 75%degli italiani non vuole modificare le nor-me sulla fecondazione assistita. (…)“Invi-teremo i ginecologi a rispettare la legge 40.Le linee guida non sono da considerarsiobbligatorie (...) consiglieremo ai medicidelimitarsi a fare quello che hanno fattonegli ultimi quattro anni”. L’indebita pres-sione sui medici continua.

RU486 - Mentre in Piemonte iniziava lasperimentazione dell'aborto medico conla RU486, il Presidente Formigoni procla-mava che non avrebbe mai permesso diutilizzare la RU486 in Lombardia, stron-cando sul nascere ogni richiesta da partedegli ospedali. Così nel 2006 per aggirare ildivieto, furono eseguiti 53 aborti medici al-l'Ospedale Buzzi utilizzando il methotre-xate, farmaco disponibile in Italia, al postodella RU486. Sebbene l'iniziativa fossemossa da intenti scientifici, la disobedien-

za civile del Prof. Umberto Nicolini dimo-strò la liceità dell'aborto medico in Italia.La Regione gli impose lo stop, ma la magi-stratura archiviò il procedimento penaleprima della sua prematura scomparsa acausa di un tumore nel 2008. Oggi in Lom-bardia la questione della RU486 è un tabùe sempre più donne lombarde si rivolgo-no all'estero. Nel 2008 un terzo degli abor-ti del Canton Ticino riguarda donne italia-ne e il 90% di queste si è recato in Svizzeraproprio per avere la RU486.

SEPPELLIMENTO FETI ED EMBRIO-NI - La Regione di Formigoni ha, inoltre,legiferato in contrasto con la legge 194 sulseppellimento dei feti (come pronunciatoda sentenza della Procura in risposta ad unesposto presentato dai radicali Federico eViale). Il regolamento lombardo varato afine gennaio 2008 prevedeva la sepolturadei feti sotto le 20 settimane. A febbraiodello stesso anno i Radicali hanno presen-tato una denuncia, sulla quale si è espres-so il pubblico ministero Marco Ghezzi, peril quale: “il regolamento regionale recen-temente introdotto si pone oggettivamen-te come ostacolo, quantomeno di naturapsicologica, all´interruzione volontariadella gravidanza, posto che, prevedendo-ne la sepoltura tende ad assimilare il pro-dotto del concepimento a un individuo(…) ». Il magistrato chiamato a valutare ladenuncia presentata, a febbraio, dai radi-cali contro il discusso regolamento hachiesto l archiviazione dell esposto "per-ché non c´è violazione di norma". Puravendo archiviato l’esposto il magistratonel merito ha dato ragione ai radicali rico-noscendo che di fatto il regolamento, oltrea limitare la libertà della donna crea unostacolo reale alla scelta di abortire. Alquotidiano Repubblica il procuratore hadichiarato: «L´archiviazione l´ho chiestaperché il regolamento non viola le norme.Questo però non mi impedisce di dire cheil provvedimento sulla sepoltura dei feti siaun ostacolo a una legge dello Stato, fattaapposta per evitare il ricorso agli aborticlandestini».Una donna aveva denunciato che in unospedale milanese, il San Paolo, era statacostretta a firmare un modulo in cui dove-va indicare se avrebbe provveduto a sep-pellire il feto oppure delegava l´ospedale.Il tutto prima di entrare in sala operatoria.Da lì si era scoperto che altri ospedali, co-me il Niguarda e la Melloni, avevano adot-tato la stessa prassi, sconfessata poi dallaRegione. «Hanno male interpretato - hafatto sapere l assessorato regionale alla Sa-nità - le donne vanno informate con unasemplice lettera messa nella bacheca del-la corsia ospedaliera».Milano, 9 giugno 2007 • Dichiarazione deiradicali Valerio Federico e Silvio Viale, pre-sentatori dell’esposto alla procura di Mila-no contro il Regolamento regionale sullasepoltura dei prodotti del concepimento:“Lo avevamo detto che avrebbero mole-stato le donne, violando privacy e 194, eprontamente avevamo depositato unesposto in Procura. Alcuni ci avevano ri-sposto che era un adempimento di legge,un “vuoto da colmare”. Altri con un “vigi-leremo”, ironizzando sulla nostra previsio-ne che alle donne sarebbe stato chiesto co-sa fare del “materiale abortivo”. Oggi abbia-mo la conferma che avevamo ragione;perciò rinnoviamo la richiesta che la ma-gistratura apra un’indagine sui casi riguar-danti gli ospedali Niguarda, San Paolo eMelloni”.Il PM ha ritenuto, non emergendo alcunaipotesi di reato, di archiviare l’esposto. Lamotivazione non convince: se la Procurastessa afferma che è certo l´ostacolo,quantomeno di natura psicologica, all’IVGallora è necessario fare riferimento alla leg-

Ospedale di Bergamo: la prima stanza del reparto diginecologia è gestita dal “Centro di aiuto alla vita”.

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4L’INTRECCIOPESTE

LOMBARDA

ge 194 là dove afferma che è perseguibilepenalmente chi adotta modalità o proce-dure che violano la dignità o la libertà del-la donna. In più nei moduli dati agli ospe-dali è previsto che venga rivelata l´iden-tità della donna, in contraddizione con lanormativa attuale: “In nessun modo sideve poter risalire alla identità di chi hascelto l´interruzione volontaria di gravi-danza». Per questi motivi gli esponentiradicali hanno presentato opposizionecon richiesta motivata di prosecuzionedell’indagine preliminare.L´opposizione in Regione non ha fattonulla per impedire l approvazione del re-golamento. Il centrosinistra ha avuto unatteggiamento passivo. È caduto in untranello ma quando se ne è accorto, inve-ce di ammettere di aver sbagliato e cerca-re di risolvere il problema alla radice, con-testando il principio di questo regola-mento, ne ha contestato il metodo, rife-rendosi alla modalità di come la donnadeve essere informata. E’ invece il princi-pio che va difeso: se scelgo l interruzionedi gravidanza io non uccido nessuno enessuno mi deve chiedere se voglio sep-pellire o meno il feto, l’embrione o lo zi-gote. In Lombardia i Radicali sono stati isoli a difendere ancora questo principio.Sono stati l’unica forza politica a dire cheil regolamento andava spazzato via. Altri-menti si arriverà ad avere anche i cimite-ri dei feti, che serviranno a ricordare, co-me sostiene il Movimento per la Vita, chelì ci sono degli individui assassinati.Anche in questo caso la Lombardia èsembrata fare da apripista verso altre cit-tà, come Roma per esempio, nel volereesportare dei modelli ideologico religiosi,ben lontani da un’idea di stato laico. LunaDe Bartolo scrive, infatti, su Il Politico del16 marzo 2009 che “Il consiglio del XXmunicipio di Roma (Tor di Quinto) ha ap-provato, con 11 sì (Pdl), 3 no (Pd), 2 aste-nuti (uno de La Destra e uno del Pd) e suordine del giorno dell’esponente Pdl Mar-co Petrelli, la richiesta formale inoltrata alCampidoglio circa la proposta di riserva-re nei cimiteri del XX Municipio appositearee per la sepoltura di embrioni e fetiabortiti, che figurano nel documento conla perifrasi ‘bambini non nati’”, riportan-do inoltre le parole di Giorgio Gibertini,presidente del Centro di aiuto alla vita diRoma e promotore dell’iniziativa, secon-do il quale “il Cav di Roma propone perRoma quello che già accade in Lombar-dia: in caso di aborto, sia spontaneo chevolontario, gli ospedali avranno l’obbligodi spiegare ai genitori che possono chie-dere la sepoltura e celebrare il funerale. Sitratterebbe di una norma storica sacro-santa in nome del diritto naturale”.La legge nazionale prevede che solo i fetiabortiti, spontaneamente o per motiviterapeutici, dopo le venti settimane deb-bano essere inviati al cimitero, mentre ifeti e gli embrioni al di sotto delle ventisettimane sono trattati come tutto il ma-teriale organico umano e inceneriti.Era ed è irrisorio il numero delle donneche chiede il funerale e/o la sepoltura perfeti sotto le 28 settimane. Questo dimo-stra l’assenza di una domanda sociale diquesto tipo e quindi quanto siano statestrumentali e propagandistiche le argo-mentazioni degli antiaboristi.Sin dall’inizio di questa vicenda, l’intentoè sempre stato quello di accanirsi psico-logicamente contro le donne che voglio-no ricorrere alla IVG, creando condizio-namenti e sensi di colpa. Purtroppo unConsiglio regionale distratto, pensandopiù alle imprese delle pompe funebre chealle donne, ha votato all’unanimità unadisposizione aberrante e perversa, dimo-strando quanto la maggioranza di cen-trodestra sia “pronta a tutto” e quantol’opposizione di centrosinistra sia “buo-

na a nulla”.

LA LEGGE REGIONALE N.3 DEL2003 In merito all’interruzione volonta-ria di gravidanza, oltre a quanto già citato,bisogna ricordare che, lo scorso anno, ilConsiglio Regionale ha approvato unalegge (L.R. 12 marzo 2003, n.3), il cui arti-colo 4 recita testualmente: “1. Le unità diofferta sociale hanno il compito di: (com-ma b) tutelare la maternità e la vita uma-na fin dal concepimento e garantire in-terventi di sostegno alla maternità e pa-ternità ed al benessere del bambino, ri-muovendo le cause di ordine sociale, psi-cologico ed economico che possonoostacolare una procreazione consapevo-le e determinare l’interruzione della gra-vidanza”. Insomma, una Legge regionaleche contrasta apertamente, almeno neiprincipi, con la 194 e tenta di garantireuna sponda legislativa, (debolissima se ildiritto in Italia fosse rispettato) a mano-vre amministrative volte ad interferire sulibere scelta dell’individuo.

FINANZIAMENTI AI CAV - E che diredei finanziamenti al CAV della Mangia-galli erogati a seguito di un appello diGiuliano Ferrara?Il Movimento per la Vita ha ottenuto per ilsuo CAV all’interno della clinica Mangia-galli di Milano un finanziamento di 700mila euro da Comune e Regione, assicu-rato dall’oggi al domani su richiesta deiresponsabili del CAV e di Giuliano Ferra-ra, in sfregio a qualunque prassi consoli-data di utilizzo del denaro pubblico. IlCentro di Aiuto alla Vita della Mangiagal-li è diretto dalla dottoressa Paola Bonzi,candidatasi proprio nelle liste di Giulia-no Ferrara. La Regione Lombardia, su iniziativa diFormigoni e dell'assessore alla FamigliaGian Carlo Abelli, il 20 dicembre ‘07 hadeliberato uno stanziamento di 500milaeuro a favore del Centro di Aiuto alla Vita(CAV) dell'ospedale Mangiagalli di Mila-no. Il Comune di Milano, grazie all'inizia-tiva del capogruppo di AN in consigliocomunale Carlo Fidanza, ha stanziato in-vece "solo" 200mila euro. E' intollerabileche il CAV abbia ottenuto 700mila europer le proprie attività senza alcun con-trollo né presentazione di progetti ma so-

LUCA PEREGO

E’ il 28 maggio 2009 quando scop-pia lo scandalo Niguarda. Un dossierprodotto dai Servizi ispettivi del Mini-stero dell’Economia guidato da GiulioTremonti, dopo dieci mesi di indaginie controlli (dal 13 aprile 2007 al 6 feb-braio 2008), rivela «appalti irregolari»,«nomine illegittime» e «consulenzeanormalmente elevate». Oltre 100 leviolazioni rilevate dagli ispettori, com-prendenti, come riporta Simona Ra-vizza sul Corriere della Sera, “gared'appalto svolte in modo da limitare laconcorrenza, incarichi affidati con for-zature normative a manager senza i

requisiti professionali necessari (tracui medici al posto di ingegneri, ndr),compensi anomali, anche da 100 milaeuro, per consulenti esterni. (…) le ir-regolarità denunciate dopo l'ispezio-ne amministrativo-contabile riguar-dano le procedure d'appalto per la ri-storazione, il servizio bancario internoe per quello di diagnostica per imma-gini”. 47 i vizi di illegittimità riportatidall’ispezione ministeriale condottada Giuseppe Lombardo. Il dossiermette sotto accusa, in particolare mo-do, i lavori di costruzione del nuovoNiguarda, ordinando l’annullamentodi tutti i contratti e proponendo una«nuova gara rispettando le norme eu-

A seguito dello scandalo Niguarda perappalti irregolari e nomine illegittime, ilpresidente della Regione Lombardiablocca la strada agli ispettori delTesoro per eventuali e successiveispezioni a strutture ospedaliere

Non ficcate il naso nella sanitàIL CASO NIGUARDA

SOLDI DEI LOMBARDI ALLA FIERA DELLA CDOCarlo Monguzzi e Marcello Saponaro

230 mila euro per sponsorizzare Matching, la fiera per la Piccola e Me-dia Impresa della Compagnia delle Opere. In pratica, per pagare 18 ser-vizi offerti dalla Compagnia delle Opere (CDO) a Regione Lombardia,di cui 15 di mera pubblicità del marchio e solo 3 seminari che assomi-gliano più a corsi di formazione per i players CDO (per accedere ai fon-di della Regione) che non a servizi per le imprese lombarde, italiane eestere.Nel testo della delibera si legge che parte di questi soldi - ricordiamo, deicontribuenti - verranno impiegati per acquistare "una o più pagine sulCorriere delle Opere". Non è dato di sapere quanto valgano "al chilo"queste pagine, alla faccia della trasparenza nell'impiego delle risorsepubbliche. Dal sito dell'evento inoltre non appare affatto chiaro se lapartecipazione sia garantita in ugual modo ad associati e non. E, co-munque, il distinguo nelle procedure d'iscrizione fa pensare a un'even-to quasi blindato per gli imprenditori ciellini.Noi crediamo che i soldi dei contribuenti lombardi dovrebbero essereusati per iniziative che hanno un ritorno economico e sociale per tuttii cittadini, per il sistema imprenditoriale della Regione e non solo perquei soggetti associati alla compagnia delle opere. E con tutto il beneche la Regione fa alla CDO, dovrebbe essere la CDO stessa ad offrire al-la Regione spazio e pubblicità gratuiti"

consiglieri regionali dei Verdi,comunicato del 12-11-2007

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PESTE LOMBARDA 5

L’INTRECCIO

lamente perchè è una struttura "amica"della Moratti e di Formigoni. E’ – o alme-no dovrebbe essere - finito il tempo dei fi-nanziamenti a pioggia dati agli "amici". Isoldi al privato sociale, ormai da anni, sidanno a seguito di bandi, con criteri chia-ri e con rendicontazioni trasparenti. I soldi dei cittadini devono finanziare chigarantisce un servizio migliore, sulla basedelle indicazioni delle istituzioni, sulla ba-se insomma di una sana competizione.Ci sono centinaia di associazioni e orga-nizzazioni che svolgono ottimi lavori abeneficio della cittadinanza e che nonriescono ad ottenere i finanziamenti o neottengono in misura minima. Che siano i cittadini a mettersi in fila peraiutare il CAV della Mangiagalli in difficol-tà, non le istituzioni.Formigoni ha poi comunicato la sua in-tenzione di regalare i soldi dei contri-buenti a tutti i CAV lombardi. Che servi-zio di “accompagnamento psicologico”possono garantire persone che in realtàesercitano un forte e indebito “condizio-namento psicologico” su chi intendeesercitare una scelta garantita, da tren-t'anni, dalla legge dello stato?Nella stanza del CAV della Mangiagallivengono mostrati filmati e foto che dan-no una visione ideologico - religiosa del-l'aborto, facendo un'operazione di gravedisinformazione. Non sappiamo se sia ilcaso della Mangiagalli, ma in altri ospe-dali (come per esempio a Brescia) i vo-lontari del CAV avvicinano le donne in sa-la d'attesa, sapendo benissimo in qualigiorni sono fissati i colloqui per le inter-ruzioni di gravidanza: questo è "terrori-smo psicologico" e invasione della priva-cy. E' legittimo che i volontari del CAV mo-strino o dicano quello che vogliono, manoi preferiremmo che lo facessero fuoridagli ospedali: e se proprio devono rima-nere dentro, pretendiamo che almenonon lo facciano grazie ai soldi dei cittadi-ni. I volontari del CAV dovrebbero starse-ne buoni e tranquilli nelle loro sedi easpettare che siano le donne a decideredi chiedere il loro consulto: è inconcepi-bile che ledano la privacy in questo mo-do. Il lavoro di sostegno psicologico alledonne che stanno decidendo se abortiredeve essere fatto dai consultori pubblicio dai consultori privati laici, e non da unaorganizzazione antiabortista come ilCAV. Che, per di più, ha la sede dentrol'ospedale.Il Movimento per la Vita (i CAV sono suearticolazioni) fin dal 1995, con una leggedi iniziativa popolare, ha proposto che,modificando l’art.1 del Codice Civile, lasoggettività giuridica di ogni essere uma-no sia dichiarata fin dal concepimento.

CONSULTORI- Un collegato alla finan-ziaria regionale del 2001 ha modificato lalegge regionale 6 settembre 1976, n. 44(Istituzione del servizio per l'educazionesessuale, per la procreazione libera e con-sapevole, per l'assistenza alla maternità,all'infanzia e alla famiglia), consentendoai consultori privati accreditati - finanzia-ti dalla Regione - di non applicare la Leg-ge 194.La conseguenza è un paradosso: la Re-gione finanzia dei consultori che nonfanno i consultori, poiché non rispettanola legge n. 405 del 29 luglio ’75 che ha isti-tuito in Italia la figura del consultorio fa-miliare. Questa legge afferma all’art. 1 che“il servizio di assistenza alla famiglia e al-la maternità ha come scopi (comma b)“la somministrazione dei mezzi necessa-ri per conseguire le finalità liberamentescelte dalla coppia e dal singolo in ordinealla procreazione responsabile nel rispet-to delle convinzioni etiche e dell’integritàfisica degli utenti” (comma d) “la divul-

gazione delle informazioni idonee a pro-muovere ovvero a prevenire la gravidan-za consigliando i metodi e i farmaci adat-ti a ciascun caso”In Lombardia sono decine e decine i con-sultori finanziati con i soldi dei contri-buenti che hanno solo medici obiettori,che quindi non prescrivono la pillola delgiorno dopo - considerandola una prati-ca abortiva -, non informano sui metodicontraccettivi e non prescrivono nem-meno la pillola anticoncezionale. Esistenella regione lombarda una rete di centriconvenzionati in cui si pratica una "obie-zione di struttura" che si traduce nell'im-possibilità, per la donna, di far valere isuoi diritti. Il numero di medici obiettoriin Lombardia è altissimo: sette su diecinon praticano interruzioni di gravidanza(contro il 60% a livello nazionale) e — inuna interpretazione estensiva dei dirittidegli obiettori — non prescrivono la pil-lola del giorno dopo, contestandone laclassificazione come farmaco per la con-traccezione d'emergenza.

Di seguito il testo della modifica introdotto col collegato alla finanziaria:

14. Alla legge regionale 6 settembre 1976,n. 44 (Istituzione del servizio per l'educa-zione sessuale, per la procreazione libe-ra e consapevole, per l'assistenza alla ma-ternità, all'infanzia e alla famiglia) sonoapportate le seguenti modifiche:

a) l'articolo 13 è sostituito dal seguente:

“Art. 13(Obblighi dei consultori pubblici)

1. Fatti salvi le funzioni e i compiti di cuialla normativa regionale vigente, i con-sultori pubblici di cui all'articolo 2 dellalegge 29 luglio 1975, n. 405 sono comun-que tenuti ad assicurare le prestazioni ela somministrazione di tutti i mezzi libe-ramente scelti dalla coppia e dal singolo,senza alcuna limitazione che non sia diordine sanitario, atti a conseguire gli sco-pi di cui all'articolo 1 della legge citata.

2. I consultori istituiti da enti privati ac-creditati che non intendano assolvere in-teramente agli obblighi di cui al comma 1sono tenuti a darne comunicazione agliutenti.”;

b) gli articoli 14 e 15 sono abrogati.

Dalla relazione annuale (2005-2006) sul-l’IVG del ministro della Salute Livia Tur-co:Il progetto ‘Obiettivo Materno Infantile’del 1998 stabilisce 1 consultorio ogni20.000 abitanti.Media nazionale 0,7, Piemonte 0,8, Emi-lia Romagna 1,1, Liguria 1,1, Toscana 1,1,LOMBARDIA 0,5Numero Consultori privati accreditatiLombardia: 2003=38, 2006=58 (+53%)Incassi Consultori privati accreditatiLombardia: 2003=1.875.657,2006=4.355.766 (+132,2%)

PILLOLA DEL GIORNO DOPO - Lastruttura ospedaliera deve sempre garan-tire il diritto della donna ad accedere allacontraccezione d'emergenza. Questonon accade però in molti ospedali dellaLombardia di Formigoni, dove grazie al-l’iniziativa della Cellula Coscioni di Mila-no denominata SOS PILLOLA DELGIORNO DOPO un gruppo di medici haraccolto testimonianze di donne che sisono viste rifiutare la prescrizione dellapillola da parte di altri medici incontratinei seguenti ospedali: Gallarate, Busto

ropee sulla concorrenza e trasparen-za». Le accuse rivolte al Pirellone, nellagestione di riqualificazione della strut-tura, sono di avere garantito a costrut-tori amici «un potere contrattualeenorme, monopolistico e ricattatorio»e il tutto, come nel migliore stile di For-migolandia, a spese della regione, pro-vocando «danni gravissimi» alle cassepubbliche.

Secondo il dossier ministeriale, sa-rebbero quattro le società protagoni-ste di questa operazione da oltre unmiliardo di euro: Nec Spa (vicina a Co-munione e Liberazione), Progeni Spa(legata alle cooperative rosse) e due so-cietà direttamente legate alla RegioneLombardia e al potere formigoniano,Finlombardia (società finanziaria cheavrebbe ricevuto irregolarmente, se-condo gli ispettori, un corrispettivo di4 milioni e 200 mila euro) e Infrastrut-ture Lombarde Spa (società di svilup-po territoriale che sarebbe stata paga-ta 7 milioni di euro per una consulen-za considerata illegittima dall’inchie-sta ministeriale).

E se da una parte la Corte dei Con-ti della Lombardia ha deciso di aprireun’inchiesta per fare luce sul caso Ni-guarda, il presidente Roberto Formi-goni, con la solita arroganza che lo

contraddistingue e la convinzione diessere un imperatore incontestabile,ha dichiarato: «gli uomini dei Serviziispettivi di Finanza pubblica hannoutilizzato poteri che la Costituzionenon riconosce loro. Ho il dovere di tu-telare il buon nome della RegioneLombardia, che è l’unica possibile ti-tolare dei controlli». Detto fatto: la Re-gione Lombardia denuncia la Consul-ta per «violazione delle più elementarinorme di correttezza e collaborazioneistituzionale».

Si arriva così al 9 giugno 2009 conl’ultimo atto (almeno per ora) della vi-cenda, vale a dire la scelta dello zarFormigoni di imporre un blocco agliispettori del Tesoro, laddove questi sipresentassero per ispezionare le altrestrutture ospedaliere lombarde. “Vi in-vito, in caso di avvio di analoghe inizia-tive ministeriali, a mettere in contattol’ispettore con l’Avvocatura regionalerinviando l’accesso agli uffici, al fine diconsentire l’adozione di ogni azioneutile alla tutela delle attribuzioni costi-tuzionali della Regione Lombardia”,questa la nota diffusa da NicolamariaSanese, altro formigoniano di ferro, in-viata ai direttori generali degli ospeda-li lombardi.

aso nella sanità

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Arsizio, Riguarda, Fatebenefratelli, Abbia-tegrasso, M. Melloni, S. Carlo, Lodi, Crema,Melegnano, Bassini (Cinisello), Sesto S. Gio-vanni, Riuniti di Bergamo, S. Giuseppe, S.Paolo, S. Raffaele. In attesa che venga abolito l’inutile obbligodi ricetta medica per questo farmaco l’As-sociazione Coscioni e i radicali hanno chie-sto che le guardie mediche e le aziendeospedaliere non vengano meno ai lorocompiti, e che garantiscano le prescrizioni atutte le donne senza perdere tempo prezio-so, riducendo così il rischio di ricorso al-l’aborto. Hanno altresì chiesto che tutti iconsultori pagati dai cittadini assicurinoquesto servizio: cosa che oggi, nella Lom-bardia di Formigoni, non avviene.La Cellula Coscioni di Milano ha messo inpiedi un’iniziativa con 11 MEDICI DI CO-SCIENZA, che a titolo volontario con il loroimpegno militante hanno assicurato alledonne un diritto che il sistema sanitario na-zionale in spregio alle leggi non garantisce.

SOLDI AL BANCO ALIMENTARE- Leg-ge Regionale N. 25 del 2 dicembre 2006 - Sepoi facciamo riferimento a un’altra parolad’ordine dei ciellini - la sussidiaretà – alloracapiamo come il cosiddetto privato-socia-le finanziato dalla Regione non è altro cheun sistema per foraggiare gli amici del go-vernatore. Basti pensare ad una legge diqualche anno fa che finanziava con 700.000Euro il Banco Alimentare, organizzazione acontrollo ciellino, senza alcuno spazio peraltri attori.

LO STATUTO- Con oltre otto anni di ritar-do rispetto alla modifica costituzionale cheattribuiva alle Regioni una funzione costi-tuente, finalmente, nel 2008, anche la Lom-bardia è riuscita ad approvare un nuovoStatuto regionale, chiamato pomposamen-te, tanto per non scontentare la Lega, giàtroppo penalizzata dal crescente potereciellino: “Statuto d’Autonomia della Lom-bardia”.Sarebbe troppo lungo raccontare le vicendeche hanno portato a una dilatazione cosìevidente dei tempi di approvazione, bastipensare che la legislatura 2000-2005 ha vi-sto i consiglieri radicali incalzare costante-mente e senza successo le altre forze politi-che perché venisse rispettato l’impegno co-stituzionale all’approvazione del nuovo Sta-tuto. I veti incrociati, le divisioni interne amaggioranza e opposizione e i contrasti trail Consiglio e la Giunta hanno reso impos-sibile per otto anni, anche solo parlare se-riamente di Statuto e l’unica proposta for-malmente depositata nella settima legisla-tura è stata quella radicale.Nella legislatura attualmente in corso si è fi-nalmente arrivati a rispettare le indicazionicostituzionali. Ovviamente la strategia perarrivare all’approvazione del testo statuta-rio è stata tutta fondata sul compromessotra le due forze politiche principali, lascian-do ai “piccoli” alcuni ‘contentini’ e co-struendo il testo su un modello di societàtotalmente avulso dalla realtà lombarda.Da un punto di vista liberale e radicale loStatuto approvato presenta una serie im-pressionante di lacune e incongruenze, siasotto l’aspetto della tutela dei diritti civili, siasui temi economici, su cui lo sbandierato,un tempo, liberismo del centrodestra, lasciaspazio ad una visione definitivamente cor-porativa e social-ciellina.L’elaborazione dello Statuto ha rappresen-tato per Formigoni e i suoi l’occasione piùghiotta per ribadire alcuni principi, per al-tro ben radicati anche nel centro sinistra, sucui hanno impostato le politiche regionalidi questi quindici anni. Il risultato è uno Sta-tuto che, nonostante i proclami di impar-zialità, è frutto di una impostazione cultu-rale molto chiara e di fatto esclude una par-te assolutamente rilevante di cittadini lom-bardi che non si riconoscano nella visioneformigoniana del mondo e della vita, nella

visione sindacal-cooperativa del lavoro e inquella leghista dell’ordine pubblico.Indubbiamente è il Titolo I a presentare ilmaggior numero di aspetti critici per chicreda ad un’idea di società aperta, inclusi-va e liberale, modello che peraltro, nella“Lombardia reale” attuale, continua a pre-valere .Intanto c’è da chiedersi se fosse necessarioprevedere nello Statuto regionale un interotitolo zeppo di enunciazioni di principio, dirichiami ideologici, che resterà verosimil-mente lettera morta. Nessuno ha avuto ilcoraggio di proporre di limitare lo Statutoagli aspetti istituzionali e, una volta accetta-ta l’idea di richiamare nel testo aspetti cul-turali ed ideologici, si è aperta la gara per far-ci entrare di tutto: un po’ di autonomia peri leghisti, la famiglia tradizionale per i cielli-ni, la sicurezza sul lavoro per Rifondazione,il valore della cooperazione per il PD, le radi-ci cristiane volute da AN, il rispetto per glianimali e il paesaggio. Il risultato di questagara al rialzo è che all’articolo 2, comma 4, ipunti qualificanti dell’azione regionale so-no diventati addirittura sedici e riguardano,di fatto, l’intero Universo.

DIRITTI CIVILI (FAMIGLIA, MATERNI-TÀ) - Ovviamente per gli elaboratori delloStatuto i diritti civili sono “temi eticamentesensibili”, per cui la discussione è stata par-ticolarmente complessa e ha visto il “con-tributo” anche di elementi esterni, tra cui l’”Osservatorio Diocesano”, che ha ottenutouna audizione in Commissione e ha pre-sentato proposte emendative in larga parteaccolte.Dopo lungo dibattito si è arrivati a stabilireletteralmente che : “ La Regione, nell’ambi-to delle proprie competenze tutela la fami-glia, così come riconosciuta dalla Costitu-zione, con adeguate politiche sociali, eco-nomiche e fiscali…”. Ciò significa, ad esem-pio, che se in futuro una giunta regionale dicolore politico diverso, dovesse decidere diinserire le coppie di fatto nelle graduatorieper l’assegnazione di contributi o per l’as-segnazione di alloggi popolari lo farebbe incontrasto con lo Statuto regionale. E’ veroche alcune sentenze della Corte Costituzio-nale hanno stabilito che gli articoli di princi-pio degli statuti regionali non hanno carat-tere vincolante, ma resta il fatto che nellaCarta fondamentale della Lombardia è san-cita una discriminazione nei confronti dimolti cittadini della regione.Altro tema spinoso è stato quello relativo al-l’aborto. Il testo iniziale, approdato in com-missione, non comprendeva richiami sul-l’argomento; in sede di audizione è stato ilgià citato “Osservatorio Diocesano” a chie-dere che venisse richiamata la tutela dellavita fin dal concepimento. Il testo dello Sta-tuto che recita: “ La Regione, nell’ambitodelle proprie competenze attua tutte le ini-ziative positive in favore del diritto alla vitain ogni sua fase”, rappresenta un compro-messo comunque inaccettabile per chi hauna visione laica della società.

RAPPORTI REGIONE/ CHIESA- “La Re-gione Lombardia riconosce nella Chiesacattolica e nelle altre confessioni religiose ri-conosciute dall’ordinamento, formazionisociali in cui si svolge la personalità dell’in-dividuo e orienta la sua azione alla coope-razione con queste, per la promozione del-la dignità umana e il bene della comunitàregionale”.Un’affermazione simile, messa tra i princi-pi fondamentali di uno Statuto, non ha bi-sogno di commenti. La personalità dell’in-dividuo si forma solo nelle Chiese ricono-sciute dall’ordinamento (nelle altre chissàcome mai no….) e la Regione collabora conla Chiesa per il bene della comunità.E’ da sottolineare che questo comma nonera previsto nella stesura iniziale dello Sta-tuto ed è stato letteralmente imposto in

Commissione dopo l’audizione con ilsolito “Osservatorio Diocesano”, che neha curato anche la stesura materiale.Ovviamente non manca il richiamo alleradici cristiane, a cui, su richiesta dellaSinistra Arcobaleno sono state inutil-mente affiancate quelle “civili”: “LaLombardia persegue sulla base delle suetradizioni cristiane e civili il riconosci-mento e la valorizzazione delle identitàstoriche, culturali e linguistiche presen-ti sul territorio”. Il progetto formigoniano trova impor-tanti sponde: indicative sono le paroledel consigliere regionale del Partito De-mocratico Carlo Spreafico usate duran-te il suo intervento in aula sulla propo-sta di Statuto della Regione Lombardia(11/03/2008):“Mi pare importante mettere al centro,come fa lo Statuto: la persona, la parteci-pazione, il ruololegislativo della Regione rafforzato dalTitolo V della Costituzione (…)”“Mi pare importante avere messo in ri-lievo il ruolo pubblico della religione,che lo Statuto sostiene rifiutando l’ideadi una religiosità relegata alla sfera dellacoscienza personale”

SUSSIDIARIETÀ IN SALSA LOM-BARDA - Dal 1995 l’applicazione del

concetto di sussidarietà, così caro allacomponente ciellina della maggioran-za ha preso sempre più piede. Ovvia-mente la sussidiarietà attuata in Lom-bardia non è quella cosiddetta verticale,per cui la ripartizione gerarchica dellecompetenze viene spostata verso gli en-ti più prossimi al cittadino, bensì quella

GIUSEPPE DI LEO

Cari amici della Associazione LucaCoscioni, mi chiedete un’analisi com-parata sull’esperienza a Milano di Car-lo Maria Martini e di Dionigi Tetta-manzi di lunghezza non superiore aicinquemila caratteri. Cosa non facile.Ci provo. Comincio con un’afferma-zione (quasi) lapalissiana: ci sono papidi transizione e papi che lasciano il se-gno. Anche fra i vescovi è così. Il cardi-nale Martini, a capo della diocesi am-brosiana per più di un ventennio, halasciato (nel bene e nel male) il segno.Dubito che per l’attuale arcivescovo diMilano possa dirsi lo stesso. Posso sba-gliarmi, provo però a spiegare il per-ché. Quando Martini, dal rettorato delprestigioso Pontificio Istituto Biblico diRoma, arriva a Milano (è il 1979), la

Lombardia è la capitale dell’organiz-zazione parrocchiale del cattolicesimoitaliano, in cui l’Azione Cattolica con-serva ancora un ruolo rilevante, nono-stante la scossa della contestazionestudentesca di quegli anni. Nei primianni ottanta comincia ad andare incrisi la convinzione che la DemocraziaCristiana possa da sola esprimere leistanze del mondo cattolico e, di con-seguenza, comincia ad essere ripensa-ta in modo critico l’idea stessa di unitàpolitica dei cattolici. Ciò non potevanon sortire effetti anche nel dibattitointerno al mondo cattolico. Una certavulgata ha insistito, un po’ rozzamentea mio avviso, sul dualismo tra Giovan-ni Paolo II e Martini, dimenticandoche a volere il gesuita biblista a capodella diocesi più grande del mondo fuproprio Wojtyla in persona, suscitan-

Un’analisi comparativa dei vescoviMartini e Tettamanzi durante la loroesperienza milanese: dalla dialetticaWojtyla-Martini al vescovo bioeticistadel tempo di Ratzinger

Dopo il cardinalMartini ad-dioal dialogo tracattolici e laici

6L’INTRECCIOPESTE

LOMBARDA

C’È VESCOVO E VESCOVO!

Page 7: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

tenute in considerazione nel testo o ai nu-merosi imprenditori che credono nella li-bera iniziativa e si vedono scavalcati dacongregazioni affaristico-religiose, pernon parlare dei cittadini che credono allademocrazia diretta e ai referendum, chesi vedono espropriare un diritto fonda-mentale.Anche su questo l’asse PDL-PD è stato de-leterio: le firme per proporre un referen-dum abrogativo di leggi regionali sonostate portate da 90.000 a 300.000 e si è ri-schiato finisse anche peggio, visto che ilPD, in commissione, aveva addiritturaproposto di portare il numero a 700.000! Da notare che fino al 1985 le firme da rac-cogliere erano solo 20.000 e solo una vol-ta, nel 1981 si è arrivati a votare su alcuniquesiti, finchè il Consiglio ha ritenuto chele richieste di referendum fossero troppee ha portato a 90.000 il numero di sotto-scrizioni. L’obiettivo di limitare le richie-ste è stato raggiunto in pieno: da quel mo-mento solo una richiesta di referendumdi iniziativa popolare è arrivato all’esamedell’Aula, ma mancando 5.000 firme, è ri-sultata inammissibile. Insomma, se già90.000 firme in Lombardia erano un risul-tato difficile da raggiungere, 300.000 sot-toscrizioni non sono neppure ipotizzabi-li, per cui si può dire che l’istituto referen-dario regionale sia stato definitivamenteaffossato.E alla faccia della sussidiarietà, quella ve-ra, anche il numero di consigli comunaliche possono proporre referendum abro-gativo di leggi regionali è stato aumentato,da 50 a 150, rendendo improbo, ancheper questi enti, richiedere il pronuncia-mento degli elettori.

MODELLO ISTITUZIONALE- Lo Statu-to conferma il modello presidenzialista,con elezione diretta del Presidente dellaRegione e un esecutivo forte e indipen-dente. Il presidenzialismo lombardo, co-me quello della maggior parte delle regio-ni italiane, in definitiva, si risolve in unmodello decisionista, tutto centrato sullafigura del Presidente, senza previsione dicontrappesi efficaci e soprattutto di stru-menti di controllo per i Consigli. La situa-zione rischia di aggravarsi con l’approva-zione del nuovo Regolamento Generaledel Consiglio Regionale, attualmente indiscussione in commissione, che preve-de l’eliminazione di qualsiasi possibilitàdi ostruzionismo reale, il contingenta-mento sempre più serrato dei tempi di di-scussione in aula, la compressione di al-cuni diritti dei consiglieri in favore dellamediazione di presidenti dei gruppi con-siliari.Entro la fine della legislatura dovrebbe an-che essere approvata una nuova leggeelettorale che per ora è in discussione nel-le segreterie dei partiti maggiori, senzanessun confronto pubblico, tanto menoin commissione. L’idea prevalente è cheancora una volta, a tre mesi dalle elezioni,arriverà una proposta blindata, con l’ob-biettivo di rafforzare il modello propor-zionale bipartico, ovviamente secondo ilbipartitismo italiano, quello in cui i duepartiti maggiori si accordano per far fuorigli altri. Il rischio, in Lombardia, è quellodi trovarsi a convivere con un modelloistituzionale di tipo centro-americano,proporzionale – bipartitico – presidenzia-le, con il potere accentrato nelle mani del-l’esecutivo che, con l’appoggio dei corpiintermedi, consolida e impone la propriavisione dell’economia, della società e del-le istituzioni.

IN AULA - Lo Statuto è stato approvatocon il voto favorevole di tutti i gruppi delcentro-destra e del PD, la Sinistra Arcoba-leno si è astenuta e ha votato contro ilconsigliere dell’ Italia dei Valori, dichiaran-

do che il suo partito era pronto a racco-gliere le firme per il referendum confer-mativo. Ovviamente, nei tre mesi in cuisarebbe stato possibile farlo, non un solotavolo di raccolta firme dell’IDV si è vistonelle strade di Lombardia e lo Statuto èentrato regolarmente in vigore il 1 settem-bre 2008.

COMPAGNIA DELLE OPERE - LaCompagnia delle Opere è il braccio eco-nomico di Comunione e Liberazione. Purprofessandosi per il libero mercato attra-verso il motto “più società, meno Stato”, laCDO è un’associazione che sopprime lalibera concorrenza e il libero mercato, an-che grazie alle sovvenzioni pubbliche chealcune imprese iscritte alla CDO ricevonoda parte della Regione Lombardia, oltreche alla oramai sommaria esclusione del-le aziende non iscritte nell’assegnazionedi appalti pubblici, concessi ad imprese“vicine” a Comunione e Liberazione e/oiscritte alla Compagnia delle Opere. Il si-stema non rappresenta quindi un esem-pio di mercato concorrenziale, ma traespunto piuttosto dal sistema delle arti edelle corporazioni medioevale. Anche inquesto ambito, quello del mercato, la Re-gione Lombardia, grazie a Roberto For-migoni e ai suoi collaboratori, sta speri-mentando un pericoloso connubio trapubblico e privato, il tutto basato su unatessera che privilegia alcune aziende a di-scapito di altre, occupando quasi mono-polisticamente il mercato. Attualmente la Compagnia delle Opereconta 34.000 imprese iscritte in tutta Ita-lia (nel 2002 ne contava circa 20.000, tracui più di 6.000 nella sola zona del mila-nese, circa 1000 nel Lazio e 700 in Campa-nia), ma il dato da non sottovalutare è chein alcune zone il numero di iscritti allaCDO infastidisce la Confindustria locale.L’esempio siciliano è illuminante, nel2002 le aziende iscritte alla Compagniadelle Opere erano 330, questo dato basta-va però per fare sì che l’allora presidentedi Sicindustria, Giovanni Catalano, stor-cesse il naso e dichiarasse «massimo ri-spetto per ogni forma di associazionismo.Bisogna stare attenti, però, a non ingene-rare confusione. A non tradurre un' azio-ne nel sociale in attività di tutela di inte-ressi non propri della sfera sociale» e con-tinuasse affermando che «noi e l' Api sia-mo le uniche associazioni a non aver mairicevuto contributi dal bilancio regiona-le». La giunta regionale guidata da Salva-tore Cuffaro approvò, infatti, in Finanzia-ria “il finanziamento al Banco alimentare(...). Oppure la norma che cancella l' Irapper le imprese onlus e per le coop sociali,vale a dire la base e il cuore dell' organizza-zione imprenditoriale ciellina”, come scri-veva allora Enrico Del Mercato su La Re-pubblica ed. Palermo. Anche in questo caso, la Regione Lom-bardia ha rappresentato un modelloesportabile ed esportato di sistema nelquale il privato non agisce indipendente-mente dalle azioni del pubblico, ma ne èstrettamente interconnesso attraverso fi-nanziamenti e agevolazioni, contrappo-nendosi in questo modo a quelli che so-no i principi del libero mercato.

(*) Valerio Federico, segretario dell’Ass.E.Tortora Radicali Milano, membro delComitato Nazionale di Radicali Italiani edel Consiglio Generale dell’Ass. Luca Co-scioni

Giorgio Myallonnier, segretario RadicaliBergamo, già Consigliere in RegioneLombardia per la Lista Emma Bonino

Luca Perego, segretario di Radicali Leccoe membro del Comitato Nazionale di Ra-dicali Italian

orizzontale, per cui i corpi intermedicooperano con la Regione nella defini-zione delle politiche da attuare e diret-tamente le gestiscono.Di fatto si afferma sempre più un centra-lismo regionale, che espropria gli Entilocali di moltissime competenze e chela Regione gestisce insieme ai corpi in-

termedi, in buona parte di matrice“Compagnia delle Opere”. In questi anni la sussidiarietà è stata in-terpretata come il modo per garantireagli amici di Formigoni finanziamenti,strutture, agevolazioni di ogni tipo. Granparte delle leggi ispirate al principio disussidiarietà, approvate in questo quin-dicennio, si sono risolte in enormi van-taggi per la “C.d.O.”, che ha visto aumen-tare e a dismisura il proprio potere, or-mai ramificato in ogni settore dell’eco-nomia regionale, ma ovviamente a que-sta logica non è estraneo neppure il Par-tito Democratico, con il suo sottoboscodi Acli, cooperative e sindacati.Con queste premesse lo Statuto non po-teva che trasformarsi nel “Manifestodella sussidiarietà lombarda”, a cui è de-dicato un articolo nell’ambito dei prin-cipi e addirittura un intero titolo in cuiviene apertamente riconosciuto che “leautonomie funzionali e sociali concor-rono alla formazione degli indirizzi ge-nerali della politica regionale”.

LO SCIPPO DEI REFERENDUM RE-GIONALI- I sostenitori dello Statuto so-stengono che “questo documento ri-sponde appieno alle esigenze dei citta-dini”, parole che suonano beffarde se ri-ferite alle migliaia di coppie di fatto non

do le sorprese di tanti (e anche l’avver-sione di qualcuno). Però è vero che inun certo qual modo il confronto dia-lettico- ecclesiologico Wojtyla-Martinic’è stato per davvero, perché il Papapolacco avvertì la crisi del tradiziona-le associazionismo cattolico (espressodall’Azione cattolica, appunto, e dalsuo settore universitario, la Fuci) e vol-le subito porvi rimedio. Come? Lo rile-va lo studioso Massimo Faggioli nellasua Breve storia dei movimenti cattoli-ci (Carocci editore): “Una decisivasvolta nella politica vaticana e nel ma-gistero papale sui movimenti si è avu-ta col pontificato di Giovanni Paolo II.Fin dai primi anni del pontificato sierano sviluppate le riflessioni sui mo-vimenti da parte di Wojtyla”. Nello stes-so tempo “la scelta religiosa” compiu-ta dalla presidenza di Azione Cattolicaguidata da Alberto Monticone cerca diesorcizzare la crisi politica della Dc af-finché l’emorragia di consensi demo-cristiani non si riverberi anche sul nu-mero degli associati di Azione Cattoli-ca. Il tentativo fallirà, anche perchéfrattanto Wojtyla aveva sposato la lineadi appoggio ai movimenti ecclesiali, inprimo luogo a Comunione e Libera-zione di don Luigi Giussani. Sembrauna partita a scacchi. La contromossadi Martini è di aprire le porte del duo-mo di Milano agli atei, proponendodialoghi fra cattolici e non credenti sutemi di politica e di cultura. Non biso-gna dimenticare che a Milano in que-gli anni era ancora viva la tradizionedegli studi patristici con Giuseppe Laz-zati, in cui la chiave di lettura era costi-tuita dalla “contaminatio” fra il pensie-ro dei Padri della Chiesa e la “romani-tas” e la “barbaritas” del decadente im-pero romano. Lo stesso accadeva a To-rino con il magistero del cardinale Mi-chele Pellegrino, decano dei patrologiitaliani. Insomma, Wojtyla e Martinisono stati i protagonisti del confrontotra laici e cattolici, ancorché gli stru-

menti di cui si servissero furono diver-si (e talvolta divergenti). Dal biblista alteologo morale: il passaggio di conse-gne può essere il segno dei tempi. Inquesti anni infatti a farla da padronisono i temi della bioetica, e a Tetta-manzi sembrava che il Vaticano gliavesse ritagliato al momento giusto eal posto giusto il ruolo di protagonista.Dico sembrava perché non è statoproprio così. L’avvento al soglio di Pie-tro di Joseph Ratzinger ha cambiato iparadigmi del confronto: non più lai-ci-cattolici bensì laici laicisti - laici nonlaicisti (o, se preferite, atei devoti). E haspostato anche l’oggetto del confron-to: dai temi sociali ai temi etici. In que-sto la Chiesa di Milano ha perso il ruo-lo di baricentro a favore della Confe-renza episcopale italiana, soprattuttosotto la guida (intelligente) del cardi-nale Camillo Ruini. Con Ruini (e conBagnasco) le posizioni del cattolicociellino Roberto Formigoni che dialo-ga con i laici non-laicisti (o, se preferi-te, con gli atei-devoti) sono condivisedalle alte gerarchie vaticane più di cer-te sortite polemiche di Tettamanzi neiriguardi dei laici non-laicisti. Perché?Lo spiega con nitidezza proprio il car-dinale Ruini nel libro Confini (Monda-tori) che raccoglie la conversazione suvarie tematiche fra il porporato e lostorico Ernesto Galli della Loggia: “Og-gi, in generale, la piccola appartenenzaè più sentita della grande, ma c’è an-che un problema più specifico e piùprofondo, che è quello della soggetti-vizzazione della fede: di qui il primatodella soggettività rispetto all’apparte-nenza ecclesiale. In particolare tra icredenti laici, questo atteggiamento èassai diffuso, sebbene vi siano parec-chi laici che hanno un fortissimo sen-so di appartenenza ecclesiale, persinopiù dei sacerdoti. Anche fra il clero e ireligiosi, infatti, ovviamente senza ge-neralizzare, si denotano debolezze inmerito”.

PESTE LOMBARDA 7

L’INTRECCIO

Tradate: Cartello delMovimento per la Vitapresso ospedale

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8LA LEGGETESTAMENTO

BIOLOGICO

MARIO RICCIO

Il documento della FNOMCeOsul tema del fine vita – stilato nel-la recente riunione di Terni – è so-stanzialmente molto equilibrato.Esso si limita a prendere atto di al-cune evidenze scientifiche e con-fronta l’evoluzione della deonto-logia professionale con le norma-tive giuridiche vigenti. Tuttavia, ilprogresso che certamente questodocumento ha rappresentato, ri-spetto alle incerte posizioni che laFNOMCeO aveva mostrato al-l’inizio del caso Welby, è bastato asuscitare non solamente le con-suete critiche degli ambienti vati-cani ma anche ad incontrare il vo-to contrario di alcuni Ordini na-zionali e – cosa ancor più incom-prensibile – l’astensione di altriOrdini. All’inizio del documento vengo-no ricordati i quattro principi fon-damentali della Bioetica. Vienepoi ribadita la natura terapeuticadella nutrizione artificiale. Inutilericordare che non esiste paeseavanzato al mondo dove questosia messo in dubbio, ad esclusio-ne ovviamente dell’Italia. Nem-meno negli States di Bush – aitempi del caso Terry Schiavo – laclasse medica conservatrice ame-ricana ebbe il coraggio di solleva-re questa ridicola pretesa.Il documento della FNOMCeOesamina poi le norme giuridicheche riconoscono il diritto del cit-tadino all’autodeterminazione incampo sanitario. Primi fra tutti –ed assolutamente esaustivi – gliarticoli 13 e 32 della Costituzione.Il documento, inoltre, fa esplicitoriferimento alla vicenda Englaroe questo forse, oltre che segnarneun limite, ha provocato le reazioniscomposte degli ambienti con-fessionali, oltre che il dissenso dialcuni singoli Ordini. La questio-ne della illegittimità ad imporre lanutrizione artificiale nasce, infat-

ti, più a monte. Infatti, la terapianutrizionale – quella per via ente-rale, cioè somministrata attraver-so le vie digerenti (infatti per esse-re praticata necessita di applicareal paziente un sondino naso-ga-strico o in alternativa di praticareun intervento chirurgico che con-siste nell’introdurre la sonda di-rettamente nello stomaco), giànecessita di un consenso, addirit-tura scritto nel secondo caso. Per-tanto il problema si sposta “amonte”: sul diritto del paziente arifiutare questi stessi presidi tera-peutici.Il diritto in questione è quello del-l’intangibilità del proprio corpo.Se nessuno può imporre ad un al-tro individuo il taglio dei capelli,figurarsi un intervento invasivo.L’annosa ed inutile distinzione fraterapia e cura viene già superatanel dettato costituzionale dove,infatti, si parla di trattamenti sani-tari, intesi come qualsiasi mano-vra eseguita sul mio corpo.Il documento della FNOMCeOsembra poi riferirsi ad un suppo-sto vuoto legislativo in questocampo, che pertanto necessite-rebbe di essere colmato. É il casodi ricordare, come è stato più vol-te ribadito – anche dalle pagine diquesto giornale – dal Prof. Stefa-no Rodotà, la presenza di un “pie-no” legislativo. Pieno legislativoche ha permesso, infatti, di con-durre a termine le vicende Welbyed Englaro – come diversamentenon poteva essere – in assoluto ri-spetto dell’attuale giurispruden-za. Al contrario, le critiche di alcu-ni Ordini nazionali sostengonoaddirittura che il documento fi-nale della FNOMCeO voglia in-terferire con l’attuale proposta dilegge già approvata dal Senato, epresto anche dalla Camera. Que-sta delle interferenze è una tesiche, sebbene assurda, era già sta-ta inaugurata dall’attuale maggio-ranza di governo quando, nel-

l’estate scorsa, all’indomani dellasentenza Englaro, aveva perfinosollevato la questione del conflit-

to di competenze fra il Parlamen-to e la Corte di Cassazione. Inutilericordare che tale richiesta fu ri-

gettata. Anche in sede di GiustiziaEuropea era stata tentato un ricor-so avverso alla sentenza Englaro,ma venne ritenuto assolutamen-te illegittimo per la totale assenzadi titolo a costituirsi da parte di al-cune associazioni e singoli “pro li-fe”. Il documento, infine, affronta ildelicato tema dell’obiezione di co-scienza. Esso, purtroppo, si limitaa generiche affermazioni che riba-

discono il diritto del medico a taleesercizio, senza voler chiarire qua-le ne siano però i limiti, cosa chesarebbe stata utile anche a com-prendere situazioni che abbiamovissuto recentemente. Comequella in cui Formigoni, ciellinoPresidente della Regione Lombar-dia, ha dichiarato, a nome di tutti imedici lombardi, che nessuno inLombardia avrebbe sospeso lanutrizione ad Eluana Englaro.Credo che in questo caso si sia as-sistito – purtroppo nel più assolu-to silenzio da parte dei timorosimedici lombardi (gli ordini di Mi-lano, Pavia e Lodi hanno votatocontro il documento dellaFNOMCeO, ndr) – ad una ennesi-ma deriva strumentale dell’obie-zione di coscienza. Questa vocedel documento, quindi, si potreb-be addirittura leggere nel senso dilibertà da parte del medico di im-porre al paziente trattamenti sani-tari da questo non voluti ma cheegli si sentirebbe comunque indovere di imporre per risponderealla sua morale. Così facendo ri-torniamo, però, necessariamentead una medicina paternalistica edalla conseguente negazione dellavolontà del paziente.

Biotestamento: il parere dei mediciLUCI E OMBRE NEL DOCUMENTO DELLA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI MEDICI

Sull’obiezione di coscienza, il documento ribadisce il diritto del medico al suo esercizio,ma senza porre limiti certi

DOCUMENTO FNOMCEO

Se non c’è consenso…

Il documento della Federazione nazionale degli or-dini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOM-CeO), approvato questo 14 giugno con 85 voti favore-voli,5 contrari e 7 astensioni (dai presidenti degli Ordi-ni provinciali presenti al Consiglio Nazionale), espri-me per la prima volta la posizione ufficiale dei medici:contraria all’intrusione legislativa nella relazione dicura medico-paziente (quale è il ddl approvato al Se-nato) e favorevole alle dichiarazioni anticipate di vo-lontà sui trattamenti sanitari. Questi i punti salientidel documento:

Sul CONSENSO INFORMATO: il documento defini-sce la relazione medico-paziente come:“alleanza tera-peutica quale espressione alta e compiuta di pari liber-tà e dignità di diritti e doveri,pur nel rispetto dei diver-si ruoli” in cui “l’autonomia decisionale del cittadino,che si esprime nel consenso/dissenso informato, èl’elemento fondante di quest’alleanza terapeutica alpari dell’autonomia e della responsabilità del mediconell’esercizio delle sue funzioni di garanzia.”

Su alcune controverse e più specifiche questioniconnesse alle DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRAT-TAMENTO il Consiglio Nazionale della Fnomceo af-ferm: “la convinzione che le previsioni del Codice diDeontologia Medica abbiano forza giuridica ed etica esiano di per sé idonee ad orientare e legittimare le de-cisioni assunte in una alleanza terapeutica (…). Suqueste delicate ed intime materie il legislatore dovràintervenire formulando un“diritto mite” che si limiticioè a definire la cornice di legittimità giuridica sullabase dei diritti della persona costituzionalmente pro-tetti,senza invadere l’autonomia del paziente e quelladel medico prefigurando tipologie di trattamenti di-sponibili e non disponibili nella relazione di cura”.

Anche sui TRATTAMENTI DI NUTRIZIONE ARTI-FICIALE E IDRATAZIONE (il testo uscito dal Senatoprevede che tali trattamenti non possano essere ogget-to delle Dat),la Fnomceo afferma che a pesare deve es-sere il consenso informato del paziente:“ La nutrizio-ne artificiale è trattamento assicurato da competenzemediche e sanitarie, in grado di modificare la storianaturale della malattia, calibrato su specifici proble-mi clinici mediante la prescrizione di nutrienti,farma-cologicamente preparati e somministrati attraversoprocedure artificiali,sottoposti a rigoroso controllo sa-nitario ed infine richiedente il consenso informato delpaziente in ragione dei rischi connessi alla sua predi-sposizione e mantenimento nel tempo.La sua capaci-tà di sostenere funzioni vitali,temporaneamente o de-finitivamente compromesse, ne motiva l’impiego, inogni progetto di cura appropriato, efficace e propor-zionato,compresi quelli esclusivamente finalizzati adalleviare le sofferenze.In queste circostanze,le finalitàtecniche ed etiche che ne legittimano l’utilizzo defini-scono anche i suoi limiti,quelli sui quali può interveni-re la scelta informata e consapevole, attuale o dichia-rata anticipatamente del paziente e la libertà di scien-za e coscienza del medico”.

Sull’obiezione dicoscienza, ildocumentoribadisce ildiritto delmedico al suoesercizio, masenza porrelimiti certi

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TESTAMENTO BIOLOGICO 9

IL REGISTRO

MARCO CAPPATO

Tutti i cittadini italiani hanno(già) diritto a predisporre il pro-prio testamento biologico. Etutti hanno (ancora) diritto aincludere la eventualità dellarinuncia dell’alimentazione eidratazione artificiale. È questala situazione a seguito dellesentenze della magistratura sulcaso Englaro.Per questo, le associazioni “Abuon diritto” e “Luca Coscioni”- così come la Fondazione Um-berto Veronesi e altre – raccol-gono le dichiarazioni anticipa-te di volontà a loro inviate per

posta e per email.Ci sono però due problemi,uno pratico e uno politico.Quello pratico è relativo al rico-noscimento giuridico delle di-chiarazioni: l’invio per fax o perposta dà garanzie limitate diautenticità della sottoscrizione,mentre la strada del notaio puòessere complicata e onerosa.Quello politico nasce dal fattoche il Senato ha approvato unaproposta di legge contro il te-stamento biologico: se il testopassasse anche alla Camera, iltentativo di impedire la libera eresponsabile scelta individualeavrebbe segnato un punto im-

portante.A entrambi questi problemiproponiamo una risposta poli-tica organizzata dal basso, sulterritorio. Già 8 comuni hannodeliberato l’istituzione di un re-gistro del testamento biologico,già operativo per oltre 2 milio-ni di cittadini romani. In altri 5comuni sono state presentateproposte nel consiglio comu-nale, e in 8 comuni – tra i qualiTorino, oltre alla stessa Roma -sono state raccolte le firme perproposte di delibere di iniziati-va popolare comunale. A Saler-no, Avellino e Caserta ci si stagià muovendo per la convoca-

zione di referendum comunali.Il valore di queste iniziative èstraordinario: si responsabiliz-za l’amministrazione pubblicanella ricezione e validazionegratuita dei biotestamenti al li-vello più vicino al cittadino; simanda un messaggio moltochiaro ai Parlamentari che la-vorano per l’abrogazione diquesto diritto; ci si cautela, nelcaso di approvazione della leg-ge proibizionista, con la realiz-zazione di un atto che potràservire anche ad impugnarel’eventuale nuove legge davan-ti alla Corte costituzionale.Con questi obiettivi, abbiamo

deciso di promuovere (in colla-borazione con tutte le organiz-zazioni interessate, come adesempio gli “Amici di Eleono-ra”) la campagna “Il Testamen-to biologico nel tuo Comune”, asostengo di tutte le proposte–referendarie, di iniziativa po-polare o di consiglieri comuna-li” – per rendere più sempliceper tutti l’affermazione concre-ta del diritto a predisporre le di-chiarazioni anticipate di tratta-mento. Basta una persona chein ognuno degli 8.000 comunici contatti: email, tel, fax

Il registro anche nel tuo comuneTESTAMENTO BIOLOGICO: REGISTRO OPERATIVO GIÀ PER DUE MILIONI DI ROMANI

Parte la campagna per affermare “dal basso”, in 8.000 comuni, quel diritto che il Regime clericale vorrebbe abrogare.

Perugia:raccolta firme in corso. Perpartecipare contatta l’asso-ciazione radicali Perugia,[email protected]

Rimini:raccolti trenta testamenti biologici, incorso una petizione al sindaco giàsottoscritta da oltre 200 cittadini ed ègià depositata una mozione per l’isti-tuzione del registro, Contatti: CellulaCoscioni di Rimini, Ivan Innocenti [email protected]

Pisa (comune e provincia): trovata la disponibilità alla presentazionedella mozione con i consiglieri Branchittae Conti. A fine giugno si è giunti all’ap-provazione delle rispettive delibere.Contatta la Cellula Coscioni di Pisa:Andrea Picchi - [email protected] Ancona:

in corso la raccolta firme per la petizioneal comune per l’istituzione del registro.Contatta anche per costituire la Cellula diAncona: Stefano Pagliarini [email protected]

Trieste:petizione popolare all’ordi-ne del giorno del consigliocomunale. Contatta laCellula Coscioni del Friuli,Marco [email protected]

Gorizia:raccolte le firme necessarie per la petizio-ne popolare. Contatta l’associazione radi-cale “Trasparenza e partecipazione”, PietroPipi - [email protected]

Bolzano:presentata una mozione volta ad impe-gnare la provincia autonoma di Bolzanoaffinché si istituisca il registro dei biotesta-menti . Contatta Donatella Trevisan [email protected]

Udine:raccolte le firme per la petizione popola-re. Il sindaco si rifiuta di dar seguito allastessa. Per partecipare alle attività con-tatta la cellula Coscioni del Friuli, LucaOsso - [email protected]

Vicenza:in corso la raccolta firme per una peti-zione al comune. Contatti: CellulaCoscioni di Vicenza, Rosalba [email protected]

Barile (Potenza):il neo sindaco, dott. GiuseppeMecca, quale primo atto della suaconsiliatura ha istituito il registro deitestamenti biologici presso il pro-prio comune. È il primo comunedella Basilicata ad aver aderito con-cretamente all’iniziativa promossadall’Associazione Luca Coscioni.

Avellino:è allo studio, da parte dell’iscrittoMichele Minieri, la possibilità di intra-prendere la raccolta firme finalizzataalla proposta di referendum consulti-vo. In preparazione la Cellula Coscionidi Avellino. Per contatti MicheleMinieri - [email protected]

Torre Orsaia (Sa)Conza della Campania (Av)Curti (Cs)Quarto di Napoli (Na)Il registro è già stato istituito in questicomuni campani grazie all’impegnodi Claudio Lunghini edell’Associazione amici di Eleonora.Per contatti: Cellula Coscioni diSalerno e Associazione Amici diEleonora Onlus, Mariangela Perelli,[email protected], ClaudioLunghini,[email protected]

Roma:la Cellula Coscioni di Roma ha

raccolto e depositato le cin-quemila firme necessarie perproporre una delibera di ini-

ziativa popolare per l’istituzio-ne del registro comunale deitestamenti biologici. La deli-

bera è stata bocciata dal con-siglio comunale. X municipio:

istituito il registro dei testa-menti biologici. Il registro è

già in funzione e vi si accedeper appuntamento, tutti i resi-

denti a Roma vi possonodepositare il proprio testa-

mento. XI municipio: appro-vato l’istituzione del registro

dei municipale dei testamentibiologici. L’accesso a tale regi-

stro è però riservato ai soliresidenti del municipio.

Firenze:approvata dal consi-glio comunale lamozione per l’istitu-zione della registrazio-ne telematica deitestamenti biologici.

Calenzano (Firenze):primo comune inToscana ad istituire ilregistro dei testamenti.

Torino:raccolte le firme per proporreuna delibera di iniziativa popo-lare del registro del testamentobiologico. Il 13 luglio, insieme aBeppino Englaro, saranno con-segnate le firme in comune perincardinare la proposta di deli-bera. Contatta la CellulaCoscioni di Torino:[email protected]

Novara:raccolta di firme per la delibera,al vaglio del consiglio comunale,probabilmente a settembre.Contatti: Cellula CoscioniNovara, l’Associazione radicaleAdelaide Aglietta, MicheleSavino [email protected]

Lecco:Presso il Comune sono stati accettati eprotocollati i testamenti biologici dioltre trenta persone per iniziativa dellaCellula Coscioni di Lecco, Sergio DeMuro e Enrica Pianelli [email protected]

Ronchi di Massa (Massa Carrara):raccolti e consegnati al sindaco40 testamenti biologici; pre-sentata anche una petizionesottoscritta da 140 cittadini,presso sottoposta a votazione.Contatti: Carlo Del Nero,[email protected]

Amelia (Terni):si sta organizzando la raccoltafirme. Contatti: Maria Teresa diLernia [email protected]

Pavullo nel Frignano(Modena):approvata la proposta di istitu-zione del registro. Contatti:Bernardetta [email protected]

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10BELLOCCHIORADICALE

CINEMA

GIANFRANCO CERCONE

Ci sono diverse ragioni per parla-re con Marco Bellocchio, una diqueste, a noi radicali preme parti-colarmente, perché in occasionedella presentazione del film al fe-stival di Cannes, Marco Belloc-chio ha fatto una pubblica dichia-razione di voto a sostegno dei ra-dicali, dicendo che sono gli unicicoerenti. È una dichiarazione for-se un po’ inusuale nell’ambito diun festival cinematografico, vole-vo sapere com’è nata, se può illu-strarcela meglio e precisare me-glio le ragioni. «Io non sono unpolitico, ma l’ho fatta perché nesono profondamente convinto,nel senso che nella storia del par-tito radicale, io sostanzialmentecondivido tutta una serie di temi,di battaglie, passate vinte e pre-senti. Poiché sono un ottimista eapprezzo la coerenza, ho decisodi votare per i radicali alle euro-pee. Per il discorso del voto inuti-le, io da artista faccio l’elogio del-l’inutilità, senza l’inutilità vivrem-mo come degli automi e poi, inquesta situazione, in un clima dimenefreghismo, disfattismo e de-pressione, affermare di ricono-scersi in un partito, in una lista dipersone non solo per bene e coe-renti, le cui idee io condivido, misembra che valga la pena rischia-re l’inutilità di non essere rappre-sentati. Anche non si arrivasse aquel famoso quorum, io credoche questo riconoscersi in questopartito valga la pena di farlo».

Capita a volte agli autori, quan-do vanno al festival di Cannes,didiventare un po’i portavoce del-la situazione politica del loropaese.Non so se è capitato anchea lei di sentire gli umori dei gior-nalisti stranieri.Dalla Francia all’America c’è sem-pre uno stupore, si è visto anchesu grandi quotidiani europei emondiali quanto loro siano infor-mati. Effettivamente questo esse-re governati da un uomo così di-scusso è per loro incomprensibi-le, evidentemente hanno un con-cetto di democrazia diverso dalnostro. Io non ho voluto e non vo-glio assolutamente, fare parallelifacili tra Mussolini e Berlusconi.Certamente c’è un clima di me-nefreghismo, di assenza totale diidealismo e quindi di un consen-so. Diciamo che non c’è niente dafare e andiamo verso chi forse cipromette delle cose materiali,delle sicurezze che poi sono soloverbali e questo clima sfiduciatoproduce quel consenso che asso-miglia molto a quello che ebbe

Mussolini nel decennio trionfale.

Io non voglio fare facili paralleli-smi però forse un altro elementodi analogia forse c’è, una delleragioni per cui Mussolini scelsedi fare internare in manicomioquesta sua prima moglie è statoanche per non fare scandalo eper non compromettere la suaimmagine agli occhi della chie-sa con cui stava per avviare lapolitica di conciliazione che poiportò ai patti lateranensi.Quin-di c’è una discrepanza tra la pro-pria condotta e la morale pro-fessata e dall’altra una suddi-tanza alla chiesa.Qui la cosa si fa più complessaperché Mussolini aveva delleidee molto chiare, perché dopo ilconcordato lui non ha avuto piùnessun avversario. Oggi il discor-so delle varie forze politiche è piùcomplesso nel senso che l’unicaforza veramente laica è il partitoradicale, in cui io mi riconosco, alcontrario sia l’opposizio-ne sia Berlusconi e i suoialleati cercano assoluta-mente di non disobbedi-re alla chiesa. Hanno fat-to quei movimenti vera-mente reazionari, non di-co criminali, ma reazio-nari, come nel caso dellatragedia della povera En-glaro, perché hanno pau-ra che la chiesa non possadare il suo appoggio.

Cosa ne pensa delle sto-rie di Welby e della Engla-ro? Preferisco parlare non dapolitico ma da cittadino,la tragedia della Englaromi è sembrata un’atrocitàcontro questa possibilitàdi chiudere rispettando lavolontà di lei, la sua vita.Addirittura con degli or-rori, pensare che lei fosseancora in grado di pro-creare … questa cecità daparte di uomini di gover-no di matrice socialista,dava proprio l’impressio-ne che, pur sapendo chela fine fosse stata quella,loro dovevano a tutti i co-sti tenersi buona la chie-sa, tenersi buono il vatica-no. Questa sensazione èveramente orribile. Il di-scorso di Welby è diversoperché lui pur essendo inuna situazione terribileha scelto, visto che la suavita era solo dolore sup-plizio, ha scelto di morire.Anche questo, in questi

casi, io o trovo giusto e lo appro-vo. Quando dicono: “voi radicaliavete fatto morire … “ questo èfalso, c’erano delle sentenze fat-te dai giudici, quindi attribuire airadicali la responsabilità di averfatto morire è profondamentefalso, semplicemente è stata ri-spettata la legge e le sentenze.

Ha detto che sostiene i radicaliperché sono gli unici laici coe-renti.Cosa intende? I radicali hanno dovuto navigarecon disinvoltura non per soprav-vivere o per difendere il loro po-tere, ma per difendere dei princi-pi straordinariamente importan-ti, ricordiamoci le tante battaglieil cui merito principale è propriodei radicali, l’aborto, il divorzio etutte le altre, per difendere quel-le importantissime idee laicheche solo loro continuano a difen-dere. Nella sostanza sono loroquelli che non transigono su cer-ti principi.

Essere radicale per non essere automa

INTERVISTA A MARCO BELLOCCHIO

Il regista di Vincere fa una panoramica dellasituazione politica attuale, dove gli ideali e le verebattaglie si possono trovare solo tra i radicali.

“VINCERE” DI MARCO BELLOCCHIO

Amare, e ci ameremo!La moglie del Duce combatté per amore del Duce,così come Be-nito Mussolini fece per il fascismo: entrambi si ritrovaronosconfitti.

GIANFRANCO CERCONE

Perché Ida Dalser ha amato per tutta la vita proprio Beni-to Mussolini? La scelta della persona amata non è casuale,obbedisce a leggi, magari imperscrutabili a chi ama.

Ed è sulla logica segreta del legame amoroso che si basa,a mio parere, la ricostruzione immaginaria della loro storia,operata da Bellocchio.I due si conobbero in gioventù, quan-do Mussolini era direttore dell’“Avanti!”.

E dopo essersi sposati e aver avuto un figlio, si separaro-no, per decisione dell’uomo. Ma la Dalser continuò testar-damente a restargli fedele; a fargli scenate presentandosi alui insieme al figlio; a rivendicare a chiunque di essere la mo-glie di Mussolini e la madre del suo primogenito. Tanto che,per evitare lo scandalo e far cessare quella persecuzione, ilDuce e i suoi fedeli, internarono la donna in un manicomio,e affidarono il bambino a un orfanotrofio.

C’è nella Dalser, la scintilla del ribelle eroico, che a ognicosto, esponendosi anche solo contro il Potere, afferma lapropria verità e i propri diritti.

C’è anche in lei il sentimento di essere predestinata a unavita superiore a quella della gente comune (essere, appunto,la moglie del Duce!)

E c’è una fissazione paranoica: che Mussolini continui adamarla; che il manicomio e le interdizioni non siano che du-rissime prove d’amore, da sopportare stoicamente; al termi-ne delle quali, come premio, l’uomo la richiamerà al suofianco.

Ma un momento: ribellismo, “superomismo”, perdita delcontatto con la realtà… Non sono forse questi alcuni trattisalienti del personaggio e della vicenda storica di Mussoli-ni?

La Dalser sembra un po’ un suo doppio, trasposto in unambito tutto privato e tradizionalmente femminile. Una so-

cietà superbamente (e ridi-colmente) virilista, lo ha re-legato nell’ombra e nellavergogna; mentre ha esalta-to a lungo, in piena luce, ilsuo omologo maschile.

L’aspetto vero, poetico,del film di Bellocchio è l’in-timo, narcisistico rispec-chiamento della donna conMussolini. E’ quello che gliconsente, come sposando ilpunto di vista, in parte deli-rante, del personaggio, dicostruire immagini visiona-rie; realistiche in effetti, masempre sul punto di trasfor-marsi in quelle di un sogno.

Quando invece affrontadirettamente Mussolini –mettendone in feroce cari-catura la “volontà di poten-za”, l’aggressività bovina, lerozze provocazioni pubbli-che – perde mordente.

Bellocchio è bravo nellecaricature sarcastiche. Si èpotuto anche recentemen-te apprezzare questo aspet-to del suo talento alle presecon il rigorismo ideologicodei terroristi di “Buongior-no, notte!”; o con il cattoli-cesimo reazionario, soltan-to superficialmente aggior-nato, della cerimonia nu-ziale del “Regista di matri-moni”. Qui però il bersagliopolemico è così inattuale,che i suoi raffinati petardiscoppiano a vuoto.

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In questo inserto pubblichiamo le trascrizioni parziali, non riviste dagli autori, degli interventi tenuti al convegno sul tema"Sanità: più informazione e più trasparenza per i cittadini", promosso dalla Associazione Luca Coscioni e dal Politecnico diMilano e svoltosi a Roma all’oratorio del Gonfalone il 5 maggio scorso. Le immagini che illustrano lo speciale sono alcunidipinti del pittore olandese Vincent Van Gogh (1853-1890). L’audio video integrale del convegno è disponibile al seguenteindirizzo web: www.radioradicale.it/scheda/278230

Sanità: più informazione e più trasparenza

per i cittadini

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Più approfondisco la mia cono-scenza della sanità italiana, dalpunto di vista amministrativo,delle leggi che la regolano, masoprattutto della realtà del terri-torio, più mi convinco che il ser-

vizio pubblico sia davvero una grande risorsa;la sua forza sta nella sua missione e nella suafilosofia: trattare tutti i cittadini allo stessomodo, cercare di restituire la salute a tutti,lavorare per mantenere il migliore stato disalute possibile dei cittadini. Da tre anni per-corro l’Italia da nord a sud, da est a ovest,visito le strutture sanitarie in maniera semprepiù accurata anche per il mio attuale incaricodi Presidente della Commissione d’inchiestasul SSN. Non voglio passare per il sosteni-tore del servizio sanitario così come è orga-nizzato oggi in alcune regioni. Ma i problemidella sanità non vanno ricercati nelMODELLO quanto piuttosto nelle carenzedell’organizzazione, nelle responsabilità dichi la amministra, e nell’assenza di sistemi dicontrollo e di valutazione che possano indivi-duare i problemi e proporre i correttivi neces-sari. A livello politico, il Governo in caricasottovaluta le questioni che riguardano lasanità: - manca un sistema di valutazionesuper-partes; - è necessario riconoscere ilvalore strategico nel nostro Paese delle pro-blematiche sanitarie e deve quindi essereistruito il Ministero della Salute,; - deve esse-re riconsiderato lo slittamento dell'applica-zione della legge sulla libera professione, unalegge nata e promossa proprio all'insegnadella trasparenza. Soprattutto mi rammari-co che non si sia capita l’importanza strategi-ca di un sistema di controllo e di valutazioneche permetterebbe di correggere tante devia-zioni del nostro SSN. Un esempio per tutti: iDirettori Generali nominati dalla politicasenza l'esistenza di criteri oggettivi e traspa-renti di valutazione dei risultati. Oggi iDirettori Generali rispondono più dei favorifatti a chi li ha nominati che della loro gestio-ne. Se esistesse un sistema di valutazioneindipendente, non potrebbe più accadere: ilpresidente della Regione può continuare a

nominare i Direttori Generali ma se si verifi-cherà il fallimento in maniera obiettiva e tra-sparente, essi devono essere sostituiti.

VALUTAZIONE E TRASPARENZA COMELINEE GUIDA ANCHE PER ATTIVITA' DICOMMISSIONE DI INCHIESTA SUL SSN

La Commissione d'Inchiesta che presiedo daottobre 2008 ha scelto di cambiare approc-cio, di abbandonare il criterio di indagine eintervento su singoli casi, spesso evidenziatida segnalazioni politiche da maggioranza eopposizione indistintamente. Abbiamo inve-ce deciso di avviare un percorso di analisi sulSSN utilizzando indicatori specifici per iden-tificare punte di eccellenza e criticità nelPaese. Grazie alla consulenza del LaboratorioMeS (Laboratorio di ricerca e formazione per

il management dei servizi della salute) dellaScuola Sant'Anna di Pisa, abbiamo definitoun metodo che pone la sanità nazionale sottola lente d'ingrandimento in modo scientificoe trasparente. La valutazione della perfor-mance mira a misurare la capacità di ogniazienda sanitaria di essere strategicamenteefficace ed efficiente, sia rispetto al territorioin cui opera, sia nell'ambito del sistema regio-nale in cui è inserita. Il Laboratorio MeS haprima progettato e successivamente imple-mentato il Sistema di Valutazione dellaPerformance della sanità toscana, uno stru-mento di governo del sistema sanitario regio-nale per supportare, valutare e valorizzarel'azione delle aziende quali soggetti fonda-mentali del sistema. L'esperienza delLaboratorio MeS e del suo metodo che nellaRegione Toscana è ormai norma riconosciuta

e applicata da tempo, è stata mutuata nel2008 anche dalla Regione Liguria per la valu-tazione del suo sistema sanitario regionale.Nel 2009 il Sistema sarà adottato anche dallaRegione Piemonte e Regione Umbria.

IMPEGNO PER AFFERMARE TRASPA-RENZA E VALUTAZIONE ANCHE IN AL-TRI CAMPI CRUCIALI, COLLEGATI AQUELLO SANITARIO,PER ESEMPIO NELCAMPO DELLA RICERCA

Nel dicembre 2008 il Senato ha approvatoall'unanimità un Ordine del giorno che impe-gnava il Governo a promuovere un interventolegislativo volto ad introdurre la valutazione trapari nei criteri di assegnazione dei fondi pub-blici per la ricerca. La norma era stata bocciatadalla Commissione Bilancio di PalazzoMadama sotto forma di emendamento mentrel'Assemblea l'ha approvata come Ordine delgiorno. Nel nostro Paese i soldi destinati allaricerca sono assolutamente insufficienti, solo lo0,9% del PIL, e controllati da pochi, con crite-ri di difficile verifica. Se non si vuole aumenta-re la quota degli investimenti, pensiamo alme-no a distribuirli in maniera intelligente.Introdurre la peer review, abbandonando l'asse-gnazione discrezionale dei fondi pubblici, è unpasso fondamentale per favorire l'innovazione eincidere così anche sulla crisi economica. TRASPARENZA E ACCESSO ALL'INFOR-MAZIONE A TUTTI I LIVELLI,A PARTIREDAL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE

Infine, ma non meno importante, è necessa-rio praticare, promuovere e formare gli ope-ratori sanitari (i medici primi fra tutti) allapratica della trasparenza e dell'accessibilitàall'informazione nei confronti del paziente.Emerge da tutti i rapporti nazionali, ultimoin termini di tempo da Pit Salute diCittadinanzattiva, che l'assenza di comunica-zione e la disumanizzazione del rapportomedico-paziente continua a costituire ungrave ostacolo nella fruizione dei servizi enella valutazione del sistema sanitario daparte dei suoi azionisti, i cittadini.

II SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINI

Servonoospedali di vetro

In teoria il modello sanitario pubblico è ottimo,inpratica soffre della mancanza di un sistema di

valutazione super-partes,oggettivo,indipendente.

IGNAZIO MARINO

Ignazio MarinoPresidente della Commissione parlamen-tare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficien-za del Servizio Sanitario Nazionale

Marcello CrivelliniProfessore di Automazione eOrganizzazione Sanitaria nel corso di lau-rea in Ingegneria Biomedica pressoilPolitecnico di Milano. Consigliere genera-le Ass. Coscioni

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IIIINTERVENTI AL CONVEGNO

L’Italia presenta ottimi valori disalute (fra i migliori del mondo)e un buon livello complessivo disanità, comparabile con quelladei paesi di pari sviluppoeconomico.

Ma la sanità italiana presenta due problemispecifici, evidenti e facilmente misurabili:forte disomogeneità dei servizi sul territorio,rapporto mediocre con gli utenti.Per il primo problema è giusto parlare di duesistemi sanitari (quello delle regioni delNord-Centro e quello delle regioni del Sud-Centro), per il secondo tutti gli indicatori(anche l’ Euro Health Consumer Index)mostrano che il problema riguarda l’interosistema nazionale. Per tali fenomeni il segnodel governo (regioni di centro-sinistra oregioni di centro-destra) non fa differenzaalcuna.Il livello di spesa sanitaria non è ilproblema e tanto meno la soluzione.L’Italia spende il 9% del PIL per la sanità edè in linea con la media dei principali paesiindustrializzati. Un ulteriore aumento dellaspesa sarebbe anzi deleterio perché andrebbea consolidare le inefficienze e ritarderebbe lesoluzioni.I due problemi sono peraltro collegati: unruolo disarmato e passivo dei cittadini rendepossibile e senza oppositori l’incapacitàgestionale e clinica, lo spreco economico el’occupazione partitica.In alcuni paesi (soprattutto anglosassoni)invece il ruolo del cittadino è visto semprepiù come attivo e incidente sul governo delsistema.

La vera proposta riformatrice per l’Italia èl’introduzione di un sistema Valutazione-Informazione-Scelta a tutti i livelli delsistema sanitario, trasformando ilcittadino-paziente in soggetto attivo estrumento esso stesso di governo delsistema.

Creare sistemi di valutazione quantitativaindipendente per tutti i servizi sanitari a tuttii livelli del sistema. Rendere pubblica,semplice e facilmente accessibilel’informazione sui risultati delle valutazioni.Rendere effettiva e strumento di governo delsistema la scelta dei cittadini.

Valutare per Conoscere. Conoscere perScegliere. Scegliere per Governare la propriasalute e il funzionamento della la sanità.Vanno valutate quanto meno:

• strutture ospedaliere• medici di medicina generale (MMG)• medici ospedalieri in attività intramoenia• strutture diagnostiche ed ambulatoriali• Direttori Generali di ASL e AO• Servizi Sanitari Regionali (e SSN)• reale efficacia delle cure e dei farmaci.

Le proposte operative immediate edattuabili a breve:• rendere pubblici curricula, obiettivi,risultati e valutazioni dei Direttori Generalidi AO e ASL• creare un sito per esprimere la valutazionedei medici di medicina generale da partedegli utenti• proporre iniziative legislative per crearesistemi di valutazione di strutture e servizi eper renderne pubblici i risultati• definire un vero sistema di valutazioneindipendente della reale efficacia delle cure edei farmaci ed un servizio di informazioneindipendente a cittadini ed operatori

In particolare:

attualmente i meccanismi di nomina deiDirettori Generali (ed in generale deidirigenti, primari compresi) sono in mano aipartiti e al di fuori di ogni controllo reale.Tramite loro i partiti “amministrano” (si faper dire) e controllano il 9% del Pil. Se lalegge viene semplicemente ignorata, nonpotrà esserlo il giudizio dei cittadini, sempreche siano informati e consapevoli. Creazionedi una anagrafe pubblica e pubblicizzata (viainternet) con curricula, obiettivi, risultati e

valutazioni di tutti i dirigenti sanitari. Aquesto fine partirà una richiesta pubblica didati tramite una ricerca Politecnico diMilano/Associazione Coscioni.Contestualmente richiesta ai parlamentariradicali e di altri gruppi nell’ambito delle dueCommissioni di Inchiesta sulla sanità(Camera e Senato) per ottenere (hanno poterigiudiziari) ogni dato. Identica richiesta alMinistro Brunetta.

creare un sito ove i pazienti dei Medici diMedicina Generale possano esprimere ilgrado di soddisfazione sul proprio MMGrelativamente a puntualità, reperibilità,disponibilità al dialogo, completezza delleinformazioni, organizzazione. Sia inoltrepossibile per gli iscritti visionare risultati ecommenti.

richiesta di applicazione del sistema divalutazione del NHS (con eventualimodifiche e integrazioni) a tutte le strutturedel sistema sanitario italiano. Renderepossibili comparazioni e risultati dellevalutazioni sia via internet che fisicamente inloco. Coinvolgimento dell’ AgenziaNazionale per i Servizi Sanitari Regionali. Inalternativa o contestualmente estendere ed

applicare il sistema di valutazione del SSRe delle strutture già sperimentato per laRegione Toscana a tutte le Regioni e tutte leAziende Sanitarie e soprattutto renderepubblici e pubblicizzati i risultati.

messa a punto di emendamenti e propostelegislative, per qualsiasi parlamentare oGruppo, che miri a creare un sistema divalutazione di efficacia (Health Assessment)delle cure e dei farmaci, i cui risultati sianodisponibili agli operatori e ai cittadini.Coinvolgere l’attuale Agenzia Nazionale per iServizi Sanitari Regionali in questa funzione(sul modello del NICE inglese, ad esempio).

In tal modo nel sistema sanitario italiano -ora dominato da meccanismi difunzionamento tipici del pubblico impiego,da cronica indifferenza verso i diritti degliutenti, iperprotezione e tutela degli operatorie delle loro organizzazioni (più corporativeche sindacali), da dilagante occupazioneeconomica e di potere dei partiti e delle loroarticolazioni - si vuole immettere un nuovofattore di governo: la scelta del cittadino,che finalmente influenzi il successo o ilfallimento dei servizi.

Fare la pagella alla sanità

Nonostante buoni valori di salute e sanità,occorreintrodurre un sistema Valutazione-Informazione-Scelta che abbia come fulcro il cittadino-paziente.

MARCELLO CRIVELLINI

Creare un sito ove ipazienti possanoesprimere il grado disoddisfazionerelativamente apuntualità,reperibilità,disponibilità aldialogo,completezza delleinformazioni,organizzazione

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IV SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINI

Non sono d’accordo con laproposta di Crivellini, purstimandolo molto, e spiegoperché: credo che il suo siaun metodo abbastanza dif-ficile da gestire. C’è una

lunga tradizione nei paesi di lingua inglese,protestanti, anglosassoni, sulla valutazione dirating ma tale sistema riguarda un po’ di tuttele categorie. Allora mi chiedo perché in Italianoi non dobbiamo fare la valutazione di gior-nalisti, senatori, magistrati, industriali. Perchésoltanto noi poveri medici, pur avendo enormiresponsabilità, dobbiamo essere sottoposti aquesto tipo di valutazione? Considero duepunti. Il primo: se da un lato sono d’accordonel presentare la mia carriera, il mio curricu-lum su internet senza alcun problema, dall’al-tro lato non ritengo opportuno dare al pazien-te la possibilità di commentare il mio operatoe darmi della brava persona o della carogna,laddove non si ritenesse soddisfatto. Vi raccon-to in trenta secondi un episodio: mi trovavo adun pranzo romano e accanto me seduta c’eraseduta una signora che mi disse <ah, noi ciconosciamo, io portai da te una mia paziente,tu le dicesti che era depressa, invece aveva uncancro ed è morta>. Io sono rimasto turbatis-simo tutta la serata. Tornato a casa ho control-lato al computer la sua cartella clinica doveavevo segnato tutti i dati e l’anamnesi: storia dicancro nota che la signora mi aveva racconta-to:cancro trattato seguito in ambiente oncolo-gico. Era venuta per un secondo parere, avevauna anemia e uno stato depressivo reattivo allamalattia. Io le dissi che era stata seguita bene

dai suoi oncologici, e che poteva ritornare daloro. Queste cose che aveva accompagnato lapaziente non le sapeva. Un altro caso: unaamica dottoressa, di medicina generale, visitauna ragazza che dice di avere un dolore allaspalla e chiede una risonanza ma la dottoressadice che non c’è necessità della risonanza. La

ragazza va allora al pronto soccorso dove ledicono che se voleva poteva fare la risonanza.La ragazza torna dalla dottoressa e le fa presen-te che al pronto soccorso le avevano fatto larisonanza. Morale della favola: lettera all’ordi-ne dei medici contro la dottoressa che non haprescritto la risonanza. L’ordine, come prassi,

istruisce la pratica, che comunque la stabilitoche la dottoressa non aveva commesso alcunerrore. Nel modello di Crivellini queste perso-ne potrebbero esprimere un giudizio negativosul sito dove sarebbe rimasto sotto gli occhi ditutti! Il secondo: la comunicazione medicadeve essere virtuosa e passare attraverso le trefasi: informazione, divulgazione, educazione.Noi medici, come gli operatori sanitari, utiliz-ziamo tutti questi passaggi; è quello che sichiama “empowerment del paziente”, chesignifica dare potere al paziente. È un bene oun male? Mi chiedo se questo sia giusto. Ipazienti, che come l’Oms vedono la malattianon solo come assenza di salute, vogliono edevono sapere: diagnosi, prognosi, prospetti-ve, diritti e anche possibilità di un secondoparere medico, come necessario è l’incontrocon i familiari. E noi medici, come prescriveil codice deontologico, è tenuto a dare infor-mazioni con terminologia adeguata.L’informazione dunque porta alla salute.Tuttavia l’Italia non va benissimo come nazio-ne divulgatrice di informazione. Secondol’Euro Health Consumer Index, ovvero il datoche rappresenta la salute percepita, il nostropaese è sedicesimo, e il primo indicatore, perstilare tale classifica, riguarda l’informazione.Pertanto occorre prestare grande attenzionementre si fa informazione sanitaria. Anche imedia fanno empowerment ma molto spessoin modo sbagliato. Dunque la soluzione checredo essere la migliore alberga nella vera alle-anza tra medico e paziente senza che l’unoveda l’altro come la sua controparte.

Solo noimedici uniche

vittime?La soluzione per un miglior sistema sanitario risiede

nell’alleanza tra medico e paziente,e non in sistemi digiudizio in cui il paziente può sparare a zero sui medici.

DARIO MANFELLOTTO

Il passaggio tra la salute e la sanità èinteressante e dovrebbe poter richiu-dersi perché se la prima si occupa delcittadino e in malaugurate situazionedel paziente, la seconda dell’apparato.La chiusura di questo cerchio si è

avviata e lo si evince anche dal cambio delnome del ministero che è segno di un cam-biamento: un sistema sanitario nazionale conuna forte delocalizzazione affinché le regionisiano più vicine al cittadino. Per arrivare peròa più salute e ad un cittadino più attivo, piut-tosto che semplicemente un oggetto passivodi una cura che gli viene imposta, ovviamen-te c’è bisogno di un cittadino informato, cheabbia più strumenti e conoscenze. Il cambia-mento è avvenuto anche da parte del cittadi-no: ad esempio a partire dal consenso infor-mato sulla diagnosi e le cure che si potrebbe-ro o non potrebbero avere, vera base del rap-porto tra il medico e paziente. Togliere almedico la possibilità di fare l’alleanza tera-peutica con il paziente, mediante delle legginazionali, deresponsabilizza anche il medicostesso e fa si che il paziente torni ad essere unpuro oggetto di cure; viene a mancare il rap-porto paritario tra medico e paziente. Il citta-dino quando è in ospedale o davanti al medi-co ha necessità di informazione e trasparenzaper far valere i propri diritti. Gli strumentiper ottenere ciò sono diversi e non è dettoche occorrano più leggi o risorse: l’Italia ha

già troppe leggi e gestisce male le risorse chegià possiede. Un'altra problematica è lanomina dei direttori generali, molto spessoscelti politicamente.

Le regionisiano

più vicine al cittadino

Un sistema sanitario delocalizzato fa del paziente unsoggetto attivo,e non solo un oggetto di cure

DONATELLA PORETTI

Giuseppe Scaramuzzavicepresidente CittadinanzaAttiva

Maria Teresa Agatipresidente Commissione AusiliTecnici per Persone DisabiliConfindustria

Dario Manfellottopresidente InternistiOspedalieri (FADOI) Lazio

Donatella Poretti senatrice, membroAssociazione Luca Coscioni(PD - Radicali)

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VINTERVENTI AL CONVEGNO

Dobbiamo fare ancora tantipassi avanti per quanto con-cerne i diritti e gli ausili dellepersone disabili. La trasparen-za è ben lontana dall’arrivareper diversi motivi; primo:

stiamo utilizzando un sistema nato negli anni‘70, e non con una funzione sanitaria ma dirisarcimento, ai poliomielitici, agli invalidicivili o di guerra ad esempio . Stiamo dunquesempre borderline tra gli interventi nella sferasociale e gli interventi nel settore sanitario. Perfortuna, a seguito di battaglie, nel 2001 l’assi-stenza protesica è stata inserita nei livelli essen-ziali di assistenza sanitaria. Ciò significa che aiprodotti, agli oggetti, ai dispositivi, che sonoin commercio per compensare un handicap,per prevenire una disabilità, per dare maggioriaiuto per i disabili, è stata data la dignità dioggetti per la salute e come tali hanno genera-to dei diritti automaticamente. Prima questioggetti venivano erogati, dopo che una riunio-ne si riuniva, agli invalidi certificati, ovvero acoloro che dimostravano di presentare la disa-bilità. Dunque la questione si sposta sugliaventi diritto: ovvero se dobbiamo pensare aidiritti dobbiamo identificare chi ha diritto, efarlo in maniera chiara. Nello strumento deglianni 70 c’erano due pagine che elencano lepersone aventi diritto agli strumenti e quandol’elenco si è allargato è stato fatta una ulteriorelista con cui si indicavano le caratteristiche chele persone dovevano avere per essere giudicatisoggetti idonei a ricevere un dispositivo.Quindi era venuta a crearsi una maniera nonintellegibile per fornire gratuitamente unaprotesi o un ausilio, e che perdura ancora oggi.Tutto questo fa si che venga a mancare ilprimo elemento fondamentale per la traspa-renza: sapere quali sono le persone che posso-no avere un oggetto per migliorare la loro vitanel mondo. Come faccio a mettere a disposi-zione le risorse non sapendo a chi devono esse-re date? Bisogna avere dunque un quadro certostatistico delle persone disabili, che sia costrui-to con elementi ad hoc. L’altro elementoimportante è la lista dei dispositivi erogabili.Chi non sa se ha o non ho diritto e se si a cosaha diritto come può scegliere il dispositivo darichiedere? Chi ha la responsabilità di sceglierecosa? Tutta questa lacuna ha origine appuntonella lista fatta nella preistoria e in cui nonsono indicati i prodotti “marche-modello” masolo categoria di dispositivi, descritti unica-mente da un punto di vista tecnico. Ciò costi-tuisce una discriminante per l’accesso ai dispo-sitivi: cosa un disabile deve chiedere e cosaotterrà? Innanzitutto occorre una prescrizionemedica da parte di uno specialista all’internodi un progetto riabilitativo. La responsabilitàdi indicare la categoria di dispositivo è dunquedel medico. Ma fatto questo lavoro la prescri-zione deve passare sotto le forche caudine di

un funzionario, detto l’autorizzatore, che devedire se questo dispositivo può essere erogato. Aquesto punto l’autorizzatore può anche rifiuta-re di fornire tutto quello richiesto per un pro-blema di costi; e per dare questa risposta, siaessa positiva o negativa, potrebbero passarediversi mesi. Ciò vuol dire che non abbiamoun quadro generale della spesa nazionale enecessitiamo di una lista che descriva i dispo-sitivi che lo Stato può dare al paziente gratui-tamente e quelli invece che il disabile può otte-nere mediante un contributo . La conclusioneè che per avere trasparenza bisogna cambiarequesto sistema schizofrenico!

Vorrei riprendere due punti giàtrattati dagli altri relatori: ilprimo è che il cittadino vavisto come risorsa e noncome un problema; da quipartirei, il cittadino informa-

to, competente. Nel nostro mondo ci sonoimprovvisazioni su questa tematica, e su questoha ragione Manfellotto; secondo, per quantoconcerne la questione della valutazione, credoche le organizzazioni civiche debbano formarsie lavorare prima di creare strumenti adeguati divalutazione. Noi abbiamo da un po’ di anniavviato un programma chiamato Audit Civico:

noi con i dirigenti di varie Asl d’Italia, nomina-ti dalla direzione generale, e con una vera equi-pe di cittadini formati andiamo insieme a veri-ficare se nei servizi da noi scelti i diritti dei cit-tadini sono garantiti. Il nostro metro di misurasono i 14 punti della carta europea dei dirittidel malato, emanata da parecchi anni. La setti-mana scorsa a Strasburgo abbiamo organizzatoun evento per una raccolta firma. Stiamo effet-tuando una raccolta di firme per chiedere alParlamento Europeo di istituzionalizzare que-sta carta: tra i 14 diritti il terzo è quello all’in-formazione. È importante la collaborazionecon i vari soggetti del mondo della sanità. Insostanza con l’attività dell’Audit Civico passia-

mo, volendolo dire a mo’ di slogan,dal rivendicazionismo alla gover-nance: continuiamo a denunciaretutte le cose che non vanno benema insieme a queste proponiamole soluzioni, nuovi metodi, nuovivie per rimuovere i diritti che ven-gono calpestati, e su questo c’èmolto da lavorare. Segnalo alcunecose concrete: questo programmadell’Audit Civico prevede una seriedi attività che vanno avanti permesi: riunioni, attività di monito-raggio sul campo nei reparti degliospedali, a livello territoriale, avedere come funziona l’assistenzadomiciliare, quanto viene rispettatoil diritto a non soffrire, ovvero ildolore inutile, tutta una serie diindicatori dunque. Nella regioneLazio abbiamo avuto l’esempio daparte di due Asl romane che hannopreso sul serio i nostri indicatori ein cui i direttori sanitari hanno tra-sformato le criticità dell’AuditCivico in obiettivi di budget per iloro dirigenti. La diffusione dellebuone pratiche è un altro puntofondamentale: diffondere tutta unaserie di attività che possono miglio-rare le situazioni che creano spessoil disagio e incrinano il rapporto tramedico e cittadino. Ad esempio lecartelle cliniche ad oggi sono con-segnate troppo lentamente rispettoai 30 giorni previsti dalle legge. Unvalido strumento è la cartella clini-ca digitale, dove non si perde nessu-na traccia e grazie a cui non si gene-rano contenziosi su come il medicoscrive la diagnosi. In ultimo, in basealla raccolta dati del 2008, è dasegnalare che il vero problema stanel consenso informato che avvienemolto spesso in maniera frettolosa.Questo è una questione su cui i cit-tadini hanno il diritto di dire laloro.

Valutazionescriteriata

sulla disabilitàIn assenza di una lista delle risorse,dei modelli di

dispositivi,e dei tipi di invalidità si lavora ancora conun sistema degli anni 70.Così i tempi sono dilatati e le

risposte agli invalidi carenti.

MARIA TERESA AGATI

Dallerivendicazionialle soluzioni

E’stata istituita una equipe di cittadini e dirigenti Aslche controlli vari servizi sanitari per denunciare e

proporre soluzioni.

GIUSEPPE SCARAMUZZA

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VI SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINI

Non c’è solo un paradigmanazionale rappresentatodalla Costituzione e dalleleggi poi discese. Ma vi èuna grande innovazioneche è la Convenzione Onu

sui diritti per le persone con disabilità checi invita a fare due o tre passaggi: innanzi-tutto sapere quali sono le cause di discrimi-nazione; il tema non è di poco conto perchési allaccia in maniera molto forte alla que-stione del consenso informato all’internodel sistema sanitario. Il sistema non sa piùvedere le situazioni nelle quali discrimina lepersone, nelle quali ingabbia risposte pre-confezionate. In tutte le versioni dell’eroga-zione degli ausili si pensa solo a come spen-dere soldi tra Stato, regioni e aziende chedistribuiscono i dispositivi. Ci si perde inquesto meandro. E si creano risposte, inrealtà, non adeguate al bisogno e che seguo-no altre logiche. Non si utilizzano strumen-ti che esistono nel nostro paese, come ilbudget di salute, sperimentati anche, e checontinuano ad essere una nicchia nel siste-ma. Una criticità la vedrei anche nella sani-tà del territorio che soffre maggiormentedella spinta a creare posti letto, a generareuna quantità enorme di prestazioni residen-ziali. Abbiamo, in alcune regioni in partico-lare, una sperequazione enorme tra ilnumero dei medici e la popolazione, in rap-porto ad altri paesi europei. E quindi nonriusciamo a liberare un sistema da un vinco-

lo enorme, che non riesce a muoversi libera-mente, ad agire nel territorio e utilizzarecome orientatore della spesa il fabbisognodei cittadini e non il bisogno occupazionaledi categorie non certo emarginate. Questoelemento dell’orientatore di spesa guida la

programmazione sanitaria, sia nazionale cheterritoriale: nel momento in cui c’è un totda garantire attraverso dei livelli, evidente-mente questo tot viene indirizzato alla cate-goria con più interessi, con la conseguentepenalizzazione di altre che si focalizzano più

sui bisogni. Come esempio prendiamo iterapisti che non trovano occupazione e lariabilitazione quindi: essa è un tema fonda-mentale, per tutta l’area della non autosuffi-cienza, dell’uscita da percorsi che sanitariz-zano, è un problema crescente che fa daponte tra ospedale e territorio. Oggi si soffredi una presenza enorme di medici e di unoscarso impatto di figure professionali neces-sarie, al punto che persino attività diurnenecessitano di una governance medica. Iltema dunque è sulle scelte che si fanno: latrasparenza non sarà paradigma di un siste-ma quando l’interpretazione del sistema èaltra, che non mette al centro la personadisabile e i suoi diritti. Il sistema paga loscotto di non rendere competente i profes-sionisti che ne fanno parte, e le loro compe-tenze. Qui cominciano due vie di fuga: unaverso il privato, l’altra verso l’estero all’inse-guimento della guarigione o lidi sconosciutimolte volti finanziati dallo stesso sistema. Èchiaro che questo che abbiamo ora è unsistema sanitario che rischia una involuzio-ne. Noi stiamo lavorando sulla qualificazio-ne del sistema ma alcuni paradigmi vannomodificati comunque: primo chi è l’orienta-re della spesa, secondo l’applicazione auto-matica dei meccanismi della sanità ospeda-liera sul territorio, ad esempio gli accredita-menti, le funzioni del sistema sanitario. Nonbisogna pertanto pensare solo ad un poten-ziamento del sistema sanitario ma anche adalcuni suoi cambiamenti.

Senza diritti,nessuna

trasparenzaIl sistema sanitario rischia l’involuzione a causa di un

modo di operare obsoleto e superficiale.Ma c’è speranzadopo la Convenzione Onu sui diritti per le persone disabili.

PIETRO VITTORIO BARBIERI

L’informazione, la conoscenza, latrasparenza, la possibilità disapere per poter giudicare, èuno dei punti cardini per ognidemocrazia; è un discorso chevale in generale e maggiormen-

te per quanto riguarda la sanità. Il cittadinoha il diritto di sapere, di essere informato suquestioni che riguardano direttamente la suavita o quella dei suoi cari; ed è dovere del-l’istituzione garantire questa conoscenza,questa informazione.Non c’è dubbio che tutte le distorsioni, leinefficienze, gli sprechi, le carenze di cura,diassistenza, le corruzioni che abbondano nelmondo della Sanità non si manifesterebberonelle forme che sappiamo - e possiamo leg-gere quasi ogni giorno sui giornali - se fossegarantita maggiore conoscenza e informa-zione.E se la iniziativa dei radicali ha da questalegislatura proposto a tutti i livelli delle isti-tuzioni comunali, provinciali, delle regioni,dello Stato, la istituzione della APE

(Anagrafe pubblica degli eletti) e dei nomi-nati, è più che mai necessaria, urgente eopportuna la istituzione di una sorta di ana-grafe dei Direttori Sanitari, delle struttureospedaliere, dei medici ospedalieri in attivi-tà intramoenia, dei medici di medicinagenerale ecc., solo per citare alcuni aspetti.Che non significa solo, per chi ricopre unacarica pubblica, conoscere il reddito, i benidi cui si dispone; ma anche i criteri che ven-gono adottati per la scelta degli amministra-tori, e le decisioni che si assumono.La sistematica e brutale occupazione daparte della partitocrazia di qualsiasi postopubblico nel campo sanitario comporta unasituazione insostenibile per i costi e lo sper-pero di pubblico denaro; inaccettabile per ledisfunzioni che vengono pagate dal cittadi-no; e anche ingiusto sotto il profilo diciamocosì dell’etica, se è vero che si viene scelti,nominati, non in base alle capacità manage-riali e al merito, quanto per l’appartenenza ela fedeltà politica. Tutto questo evidente-mente deve finire. Perché questo meccani-smo si riflette a cascata o per meglio dire a

Urge l’anagrafedei direttori

sanitariOccorre cambiare le modalità di selezione

per avere più efficienza

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

piramide su l’intera struttura e si ripercuotenegativamente su chi sta alla base di quellapiramide ovvero il cittadino utente, conconseguenze deleterie sia per la salute deglistessi sia per il corretto utilizzo delle risorseche essi contribuiscono ogni giorno a finan-ziare. Alla Camera dei deputati all’inizio di questalegislatura ho presentato una proposta dellegge (n. 278) insieme ai colleghi deputatiradicali, per la riforma delle procedure diselezione dei direttori generali delle aziendesanitarie locali e delle aziende ospedaliere.Proposta di legge che intende scardinarecompletamente il meccanismo delle nominesostituendolo in modo radicale. E a fronte degli innumerevoli scandali chesquassano il mondo della Sanità, e anche inon pochi casi di cosiddetta malasanità dicui riferiscono telegiornali e giornali, biso-gna riconoscere che il nostro paese presentaanche un’eccellenza sanitaria tra le migliorial mondo, e un soddisfacente livello com-plessivo. C’è tuttavia una carenza vistosa cuioccorre porre rimedio: la vera propostariformatrice del professor MarcelloCrivellini, è costituita dall’introduzione diun sistema “valutazione-informazione-scel-ta” a tutti i livelli del sistema sanitario, inmodo che il cittadino-paziente si trasformiin soggetto attivo e strumento di governodel sistema. Dico questo anche perché emerge con sem-pre maggiore chiarezza l’esigenza di evitareulteriori frammentazioni regionalistiche, e sirealizzi compiutamente il diritto costituzio-nale della libertà di scelta e di pari accessoalle cure. Libertà di scelta che non può pre-scindere dalla piena informazione dei possi-bili e diversi approcci diagnostici e terapeu-tici. Quello che è in gioco oggi è lo stessoconcetto di salute come diritto garantito aogni essere umano nell'ambito della libertàdi cura così come è sancita dall’articolo 32della Costituzione.La tutela della salute della popolazione,l’umanizzazione, la personalizzazione e lasostenibilità dei trattamenti si basano sullacentralità del paziente nella scelta delle cure.Questioni che vanno affrontate, nodi chevanno finalmente sciolti.

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VIIINTERVENTI AL CONVEGNO

Una piccolissima premessaprima di entrare nel vivo deltema: riprendo la parte pro-vocativa, direbbero gli inglesi,di Manfellotto sulla valuta-zione dei medici e provo a

calarla nell’ambito della psichiatria e della psico-terapia, ambiti che conosco meglio. Una questio-ne cruciale che si poneva nella discussione delprogetto di legge, che poi non è giunto in porto,che intendeva aprire la pratica della psicoterapiaad un maggior numero di persone afferenti ai ser-vizi pubblici era quella di quali psicoterapie lostato dovesse farsi carico, quindi quali terapieavessero delle prove di efficacia. Forse non tuttisanno che lo stato italiano autorizza alcune cen-tinaia di scuole di psicoterapie differenti, oltre300 forse, e che vi siano ancor di più misuratoridi esito proposti dalle varie scuole. Allora come èpossibile confrontarsi con un universo così varie-gato e poco definito? Ben venga dunque unapproccio valutativo e informativo. Una mag-giore conoscenza, un maggiore approfondimen-to, una maggiore informazione condivisa, rite-niamo avrebbero potuto incidere in manierapositiva. Se chiedo ai rappresentanti del governodella commissione sanità il fabbisogno di inter-vento psichiatrico sfido chiunque a dirmi quantisono in modo non approssimativo. Non c’è nes-suno che ha verificato in questi 30 anni. Non èquesto forse un bisogno di informazione!?Questo è un vuoto di informazione non più tol-lerabile. Un altro vuoto di informazione esistesull’efficacia del sistema messo in piedi: noi con-

tinuiamo ad assistere nel dibattito scientifico allacontrapposizione degli psichiatri democratici equelli aristocratici. Chi ha mai fatto una sistema-tica valutazione degli interventi a cui sottoporre ipazienti? Non è stata mai fatta fino alla modificadel capo quinto della Costituzione, né viene fatta

oggi in una situazione già di fatto federalista incui ci sarebbe bisogno di un organismo centralecontro le iniquità che si verificano tra regione eregione. È possibile fare qualcosa? Stiamo met-tendo in atto un tentativo che può essere messoin porto a partire da dati correnti. Bisogna inten-

dersi sugli indicatori, sui criteri innanzitutto,senza lasciarsi andare ai proclami ideologici, eattivare il benchmarking, il confronto tra quelloche funziona e quello che non funziona. Occorrevedere poi cosa disponiamo per caratterizzarel’assistenza psichiatrica territoriale e quella ospe-daliera. Quanti sono i posti letti, quanti i medici,quali le prestazioni? Quali i criteri di ospedalizza-zione? Attraverso questi indicatori possiamo direchi lavora meglio e chi peggio; essi inoltre con-sentono la programmazione di interventi miglio-rativi, la valutazione successiva misura l’impattodelle politiche e degli investimenti. E poi non èpossibile che a latitudini differenti ci siamo pre-stazioni differenti!

Sanità fuori

di testaC’è bisogno di una condivisione su sistemi di valutazione,

criteri e indicatori per stimare cosa funzione e cosa nonfunziona;c’è un vuoto di informazione non più tollerabile.

FABRIZIO STARACE

Per quanto concerne la trasparenzaè chiaro che è fondamentale il cri-terio di selezione di coloro a cuiaffidiamo il governo della sanità,più che della salute. Quello a cuiho potuto assistere con il progres-

sivo e logico decentramento verso le regionidella funzione di governo della sanità è lo sca-dere, in realtà, dei modi, dei criteri, e deirisultati delle selezioni dalle quali venivanofuori i dirigenti. I motivi sono noti a tutti,ma dicendo questo non si vuol colpevolizzarela classe politica. A questo punto varrebbe lapena nella selezione di tornare ad un model-lo precedente: concorsi nazionali, commissio-ni lontane dalle regioni in cui andrà il diri-gente, insomma cercare di assumere tuttequelle precauzioni e cautele che diano piùgaranzie. Non sarebbe facile sottrarre alleregioni il governo di questa impresa, di que-sta iniziativa, ma si potrebbe garantire al cit-tadino la qualità dei prescelti. Il secondo cri-

terio di trasparenza è il modo di rapportarsidel professionista con il cittadino.Manfellotto giustamente si preoccupa delladiagnosi. Noi potremmo dunque limitare lavalutazione sui medici ad altri aspetti che nonsiano la diagnosi: denunciare i medici assen-teisti, ad esempio. Il modello anglosassoneriveduto e corretto potrebbe essere adattatoalla nostra situazione italiana. Terzo punto:nell’insegnamento universitario bisognerebbefare qualcosa di più; di fatto oggi il medicoesce con una laurea, come ci uscii io quaran-ta anni fa, senza una reale preparazione.Bisognerebbe corredare, pertanto, l’insegna-mento universitario con altri aspetti, comequesti problemi attuali, che consentano almedico di avere gli strumenti conoscitivi dialcune realtà con cui andrà a scontrarsi. Ilgiovane medico, diverso dal giovane medicodi un tempo, oggi il paziente lo vede poco.Anche su questo punto bisognerebbe farequalcosa.

Fuori la politica

dalla scelta dei dirigentiOccorre cambiare le modalità di selezione

dei dirigenti per avere più efficienza

SALVATORE RUBINO

Bisogna intendersisugli indicatori, suicriteri innanzitutto,senza lasciarsiandare ai proclamiideologici, e attivare ilbenchmarking.

Pietro Vittorio Barbieripresidente FISH

Salvatore Rubinodirettore ospedaliero

Fabrizio Staracedirettore Servizio Psichiatrico OspedaleCotugno Napolis

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VIII SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINI

Io sono qui in veste di osservatore privi-legiato; ho avuto la ventura come consi-gliere e assessore regionale di avere unpunto di osservazione molto vicino sul-l’emblema della crisi della sanità italia-na, la regione Lazio. Vorrei partire da

una affermazione di ordine generale che nonriguarda solo la sanità ma tutte le decisioni pub-bliche; nelle decisioni pubbliche vale il principiocontrario alla leva di Archimede: più gli interes-si sono vicini al fulcro decisionale, maggiore è losforzo necessario per spostarli. Facciamo unesempio che non riguarda i temi che stiamoaffrontando qui: il peso dei tremila dipendentidell’azienda di trasporti conta più del milione diutenti della stessa azienda, perché i dipendentihanno capacità di esseri vicini al decisore e diinfluenzarlo. Forse l’uscita da questo paradossopassa attraverso la creazione di meccanismi checonsentano ai milioni di utenti finali di contaredi più dei soggetti vicini. Per la sanità la situazio-ne è peggiorata, ed è resa complicata perchésiamo di fronte ad un sistema composito che haalmeno quattro protagonisti, per semplificare:imprenditoria che fa il suo fatturato, il suo pro-fitto; una casta professionale la cui capacità diinfluenza è molto grande; il sistema del lavoropubblico che ha tutti gli elementi di forza e pres-sione, accentuati dal potere di deterrenza forte,

rispetto ad altri ambiti; una classe politica checondiziona la sanità, anche se credo che sia ilcontrario, non la vedo in realtà molto forte.Questi quattro interessi particolari hannocostruito un compromesso su un utilizzo infini-to delle risorse, che tendenzialmente garantiscel’efficacia di base del sistema rispetto alle situa-zioni particolarmente critiche, ma non apportaassolutamente nulla dal punto di vista dell’effi-cienza. I sistemi di informazione al cittadinosono un antidoto a questo? Non so se sono lacura, tuttavia sicuramente possono essere un fat-tore di limite, che riequilibra questo squilibrio dicondizionamenti nel momento delle decisionipolitiche. Non ritengo salvifiche le norme sullanomina dei direttori generali, anche se le condi-vido: il problema non è mettere bravi al posto dicattivi; ma per come è organizzato il sistema,esso è teso alla fine a privilegiare l’inefficienza,gli interessi vicini a quelli lontani. Non significache non si debbano attuare delle modiche almetodo di nomina, ma non attribuirgli un pote-re salvifico. Lo Stato potrebbe fare in via legisla-tiva altre cose. E se separassimo il riconoscimen-to, anche economico, della capacità professiona-le del medico dall’attribuzione di una struttura,nell’ambito del servizio sanitario pubblico, forseci libereremmo di un po’ di elementi di ineffi-cienza?!

Se l’utente nonconta, vincel’inefficenza

Le caste professionali e politiche minano la validità delsistema sanitario;i cittadini contano molto meno dei

cosiddetti “soggetti vicini”.

DANIELE FICHERA

Vorrei sottolineare due aspettifondamentali: innanzituttol’evoluzione della comunica-zione nel mondo della salute.Se da un lato manca una listache elenchi i direttori e gli

ospedali che funzionano meglio, dall’altrolato è aumentato tra le persone il ricorso adinternet, lasciando da parte congressi e picco-le riunioni. Per il 75% c’è un ricorso alla reteper vedere come la sanità si sviluppa in Italia.L’utente che prende queste informazione dainternet non filtrate non sempre le utilizzanel migliore dei modi, per mancanza di cul-tura medica. Accanto a tutto ciò è diminuitoil rapporto fiduciario medico paziente, annifa considerato troppo eccessivo, oggi diluitoper vari motivi. Inoltre sono quasi scomparsii grossi congressi medici. Tutto questo è ilpanorama di oggi: la gente si aggiorna suinternet per trovare i posti dove si fanno laricerca e si curano meglio le malattie, mentreprima vigeva il passaparola, ancora vigente inqualche regione. Secondo punto: alcune con-siderazioni sulla legge sul governo clinico.Noi abbiamo fatto una legge e l’abbiamodefinita nelle sue linee principali; vi è unaparte che riguarda soprattutto i direttorigenerali che abbiamo ripreso dalla propostadi legge dell’onorevole Farina Coscioni e del-l’onorevole Turco. In questo disegno di leggesi sostiene che il dirigente non deve essere

scelto perché è amico di qualcuno, ma permeriti e competenze. Nonostante che, riguar-do questa legge maggioranza e opposizionesiano d’accordo al 90%, le resistenze maggio-ri e il blocco di questa legge vengono soprat-tutto dalle regioni, dagli assessori regionali.

Meritocrazia:le regionibloccano

I dirigenti scelti non per amicizia ma per i meritiacquisiti.La sanità ha bisogno di competenza e

informazione adeguata.Ma le regioni si oppongono.

GIUSEPPE PALUMBO

Nelle decisionipubbliche vale ilprincipio contrarioalla leva diArchimede: più gliinteressi sono vicini al fulcro decisionale,maggiore è lo sforzonecessario perspostarli.

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IXINTERVENTI AL CONVEGNO

Io credo che in Italia, come già accadein altri paesi, bisognerebbe avere unsistema, una authority di valutazionedella qualità, delle performance,degli esiti del sistema sanitario italia-no: esso oggi, essendo un sistema

pubblico, universalistico, rischia di essereautoreferenziale. Dunque sposo in pienol’impianto di Crivellini. Ma riprendo anchele dichiarazioni di Manfellotto. Dare al citta-dino la possibilità dell’empowerment nonvuol dire partire dal dato bruto del consensoalla singola prestazione medica, all’opinione.Per me c’è stato un momento terribile inItalia quando la tv di stato ha lanciato lacura Di Bella contro il tumore, che è statoun episodio dell’abbandono delle terapieappropriate per migliaia di persone, quindiuna forma di eutanasia mediatica. Ciò nonpuò assolutamente consistere in un sistemadi valutazione idoneo dei consumatori circal’efficacia delle cure. L’informazione neces-saria non si basa sull’informazione spicciola,sul dato mediatico, sul caso episodico, ma sideve basare sui sistemi di valutazione chehanno autonomia, autorevolezza e scientifi-cità di chi offre all’opinione pubblica l’elabo-razione dei dati. Oggi i dati ci sono tutti,l’elaborazione ancora no. E questo è un defi-cit che va colmato in quanto i cittadinihanno il diritto di avere una buona informa-

zione. Negli altri paesi già c’è, come Usa,Inghilterra e Francia. Inoltre la valutazionedeve essere al servizio del cittadino e non alservizio dei “vicini”. Prendiamo ad esempiole procedure di selezione dei dirigenti sanita-ri: la nomina non deve essere politica, mafatta in base ai risultati, solo alla fine di unoperato. La sanità italiana non cambierà finquando non si faranno i conti con i risultati.Ciò significa che quando la regione nominail direttore generale deve motivare il perchédi quella particolare scelta e definire in modotrasparente gli obiettivi da raggiungere nelperiodo di dirigenza per poi effettuare lavalutazione sugli stessi, prefissati a iniziomandato, e mettere poi i cittadini a cono-scenza di tutto. Bisogna dunque fare i conti,in termini di salute, con i risultati! È neces-saria pertanto una struttura nazionale, cen-trale di valutazione, che effettui un monito-raggio sulle regioni non solo in termini diobiettivi economici ma anche in termini dirisultati medici ottenuti, ad esempio con icicli di cura messi in atto! I piani sanitariregionali sono pieni di chiacchiere inutilisenza però riscontri reali. È una battagliaprima di tutto culturale. Sulla sanità c’è oggiuna sfida, siamo ad un bivio: da una parteuna sanità che si autoconserva, dall’altral’esigenza di un movimento culturale chepensa ad un salto di efficienza.

Come non essere d’accordo conl’appassionata oratoria diCosentino? Essendo più untecnico che un politico vorreiaffrontare il problema da unpunto di vista pratico, ovvero

in base alle cose fatte e a quelle da fare nel set-tore della sanità. Innanzitutto credo nell’infor-mazione e nella trasparenza. Partirei dai trepunti di Crivellini: nomine, sistemi di valuta-zione e problematica di informazione. Sulprimo nodo focale dico poche parole: c’è undisegno di legge al momento che prevede delleverifiche periodiche, e tra queste la verifica expost è quella più importante. Tuttavia quelloche mi sta più a cuore sono i sistemi di valuta-zione: non siamo sulla strada ora di una autho-rity, ma piuttosto siamo indirizzati verso unaagenzia collegata con il Ministero per avere

quelle necessarie valutazioni. Vorrei precisareche non siamo stati con le mani in mano, anzisiamo in una fase successiva: abbiamo raccoltogià diverse informazioni, ad esempio sulla dia-gnostica, o le cure primarie. Possiamo già avereuna mappa di tutte le Asl con le loro prestazio-ni. Se i dati non sono stati ancora pubblicati èperché ancora non sono definitivi. Sul sistemadi valutazione stiamo facendo il possibile; leprospettive sono due: o una authority o unaagenzia collegata al ministero. Sugli strumentilasciate decidere a noi, ma sul principio siamotutti d’accordo. In ultimo, alcune considerazio-ni sull’informazione: per adesso sul web abbia-mo aziende farmaceutiche, siti generalisti comewikipedia, siti delle associazioni dei pazienti,siti del benessere, siti istituzionali. Il nostro sitoè in fase di ricostruzione: stiamo valutandol’ipotesi di un portale della sanità italiana:madobbiamo avere prima un tavolo con le regionie non buttar via il Progetto Mattoni. Con tuttoil rispetto non devono essere l’Espresso oPanorama a dirci dove e da chi farci curare.Saranno intanto disponibili le reti di eccellen-za; contemporaneamente stiamo provvedendoa mettere in rete anche i Cup, perché le regionidevono essere in grado di saper dialogare.

Risultati sottol’occhio vigiledell’authority

L’Italia,come già avviene in altri paesi per la maggiorparte anglosassoni,necessita di un sistema autoritario

ed autorevole che monitorizzi il sistema sanitario,dando al cittadino più possibilità di scelta e opinione.

LIONELLO COSENTINO

In futuro unportale della

sanità italiana

La verifica sulla qualità del sistema sanitario è unadelle priorità del Ministero,che in attesa di un portale

della sanità italiana,sta mettendo in rete i Cup e i centridi eccellenza.

FERRUCCIO FAZIO

Con tutto il rispettonon devono esserel’Espresso oPanorama a dircidove e da chi farcicurare

Lionello Cosentinomembro della commissione Igiene eSanità del Senato (PD)

Ferruccio Faziosottosegretario al Ministero del Lavoro,della Salute e Politiche Sociali (PDL)

Daniele Ficheraassessore Affari Istituzionali RegioneLazio

Giuseppe Palumbopresidente Commissione Affari SocialiCamera dei Deputati (PDL)

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X SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINI

Dare voce alla statistica uffi-ciale significa produrre ediffondere informazioniaffidabili, imparziali, traspa-renti e pertinenti. Unagestione efficace delle risorse

informative è essenziale per i processi decisio-nali nell’azione politica, sia per gli operatorisociali ed economici, sia per i cittadini. Lamisurazione dell’azione pubblica nel settoresanitario è molto importante perché tale set-tore assorbe ingenti risorse con la spesa sanita-ria, destinata ad aumentare. Quindi in uncontesto generale di razionalizzazione dellerisorse la statistica è fondamentale, così comeè fondamentale il collegamento tra informa-zione statistica e sistema di decisione. Il citta-dino come fulcro della sanità è uno sloganormai comune, perché c’è un cambiamento diparadigma: da un sistema di cure ad un siste-ma rivolto ai bisogni dei cittadini, soggetti eoggetti. Per questo l’Istat deve produrre infor-mazioni per il cittadino, in modo da essereautonomo nelle decisioni. Il cittadino devesoddisfare i suoi bisogni in qualsiasi parte delpaese, ovvero deve esserci equità della salute;ciò comporta un attenzione particolare nelmonitoraggio dei sistemi regionali. Un temache sarà sempre di grande interesse è l’integra-zione socio-sanitaria: sono ambiti di interven-to contigui e talvolta si sovrappongono ancheper quanto concerne le competenze; la stessaorganizzazione politica e normativa ne rendo-

no, tuttavia, difficilmente coordinabili le azio-ni. La difficoltà è registrata nei flussi informa-tivi. E poi c’è l’annosa questione della sosteni-bilità economica del sistema che va monitora-ta e documentata con attenzione. La sfide sta-

tistiche dunque quali sono? L’Istat si trova aduna svolta: dover coordinare in maniera effi-cace domande di informazione almeno inparte diverse; quelle generali della statisticaufficiale, quelle dettate dell’armonizzazione

sovranazionale, quella più specifica del gover-no della sanità, quella proveniente dalle poli-tiche e quella della società civile. Riportoalcuni dei punti affrontati nella IXConferenza Nazionale di Statistica: troppospesso si programma senza il supporto dellamisurazione dei fenomeni; inoltre bisognapotenziare e favorire la cultura dell’utilizzodelle informazioni statistiche adeguate. Ilpanorama delle informazioni disponibili dellasanità è variegato perché diversi sono gli atto-ri. Ci sono molte indagini e sistemi informa-tivi: ciò da un lato è una grande ricchezza mapone, dall’altro lato, anche problemi per tro-vare l’informazione essenziale. Sussistono dif-ficoltà, inoltre, quando si vogliono generareinformazioni per il ridisegno delle politiche,perché i dati prodotti e circolanti sono ammi-nistrativi, ovvero realizzati in processi dimonitoraggio e gestione economica, e quindisono ottimi indicatori per il monitoraggiodella spesa ma non per il ridisegno. Esiste poiuna necessità forte di coordinamento e un’al-tra linea strategica è quella di favorire la frui-bilità del sistema e velocizzare la circolazionedei dati. Un grosso successo è l’Health for AllItalia (http://www.istat.it/sanita/Health/), cheraccoglie oltre 4000 indicatori della sanità.Un altro prodotto di grande rilevanza è ilsistema informativo sulla disabilità. Merita diessere citata una storica indagine sulle condi-zioni di salute della popolazione che ha unagrossa valenza come lavoro di sinergia conaltre istituzioni.

La statistica al servizio

della saluteL’Istat ad una svolta:coordinare dati sovranazionali,

nazionali e regionali per creare una banca dati come basevalida di decisione politica in materia sanitaria

ROBERTA CRIALESI

Come il versante salute e la scien-za vengono affrontate neimedia? Se ne parla poco maspesso accade che se ne parli inprima pagina: ciò può dipende-re da una distorsione che abbia-

mo noi giornalisti; in realtà il problema è unpo’ più complesso perché gli attori in questoprocesso sono tanti e spingono in direzionidiverse per motivi diversi: la difficoltà è nelcapire dov’è il punto di equilibrio. Credo che cisia una difficoltà oggettiva dovuta a vari fatti:tutti quanti vogliono delle certezze e noi gior-nalisti siamo l’anello che sta tra il pubblico, lapopolazione, e un gruppo di politici, che cerca-no tutti certezze. Poniamo l’esempio di unapandemia da poco occorsa: i cittadini voglionosapere se possono prendere i voli per il Messico,quale carne poter mangiare; dall’altra parte,anche i politici, che devono prendere delledecisioni, necessitano di certezze. Il problema èche la scienza non può dare queste certezze: quiè il vero problema della comunicazione. Noisiamo l’anello debole della catena perché ci tro-viamo a dover comunicare l’incertezza. Lericette per ovviare a ciò non le posseggo. C’è un

problema culturale di fondo tuttavia: l’incer-tezza è difficile da capire ed affrontare.Bisognerebbe cercare di far capire quale sia lacomplessità di questi temi, quelli mediciappunto, pregni di incertezza. La medicinanegli ultimi anni ha la possibilità di fare millescoperte in più: si è moltiplicata a dismisura lapossibilità di produrre scienza nella medicina.Che poi questo abbia una applicazione praticanon è detto, ovvero permane una discrepanzatra la scienza e quello in cui in realtà si produ-ce. Si prova 150 volte per ottenere come risul-tato 1.Quando ciò arriva al pubblico si ingene-ra però una forma di sfiducia che rende proble-matica poi ogni forma di comunicazione. (“c’èil vaccino sull’aids che esce ogni 4 anni sui gior-nali, e poi non si trova”, si lamentano in molti).L’Oms ha fatto delle linee guida per la comuni-cazione nei casi di crisi sanitaria, individuatacome punto centrale che fa parte dei piani peraffrontare una pandemia e individua due puntifondamentali: la fiducia tra istituzioni e popo-lazione; la trasparenza attraverso cui si crea lafiducia. Si deve comunicare, dunque, in modotrasparente anche laddove questo urti con inte-ressi politici, economici, oppure evidenzi dellecarenze.

La scienzatra incertezza

e sfiduciail giornalismo scientifico,nonostante molte volte

costretto a comunicare notizie incerte,deve continuarea fare informazione contro ogni interesse politico-

economico.

CRISTIANA PULCINELLI

Page 21: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

XIINTERVENTI AL CONVEGNO

Ho lavorato per oltre 40anni nella comunicazio-ne aziendale ed in quellapolitica, all’IRI, in dueministeri economici, allaFINMECCANICA, alla

STET ed alla RAI. Dunque, ho una note-vole consuetudine di lavoro con la stampaeconomica e con quella che si occupa dimass media, poca e recente con i giornali-sti che seguono i temi della sanità e dellasalute. Perciò non esprimerò giudizi gene-rali ma mi limiterò ad introdurre alcunitemi specifici. Penso che questo convegnosia stato organizzato al momento giusto,dato che le nostre proposte sono in pienasintonia non solo con quanto già realizza-to in questo campo in molte regioni,prime fra tutte la Toscana, ma anche con irecenti orientamenti del sottosegretarioFazio, che ha annunciato di voler dar vitaad una classifica dei centri di eccellenzadella Sanità, e con quelli del ministroBrunetta, che intende organizzare proprioquella anagrafe pubblica di cui da mesidiscutiamo all’interno della nostraAssociazione. Il primo auspicio che formu-lo è dunque che i giornalisti svolgano unruolo continuo e determinato di sollecita-zione per giungere alla massima trasparen-za nella amministrazione della Sanità, cosìda contribuire a superare il mare che vi èsempre tra il dire e il fare: un mare insidio-so, fatto di consolidati interessi partitici e

clientelari, di inerzia del potere politico, dipastoie burocratiche e amministrative.Due suggerimenti riguardano il governo.Il primo. Il prof. Crivellini ha spiegatocome in Italia vi siano troppi medici etroppo pochi infermieri. Io mi auguro

dunque che il governo, due o tre mesiprima dell’inizio delle iscrizioni delle“matricole” all’università, compri unapagina sui maggiori quotidiani (o attivi inquesto senso una campagna pubblicitàprogresso) e dica ai giovani quali e quantepossibilità di lavoro per i medici si preve-

dono per sei anni più tardi, quando essiavranno conseguito la laurea. Questa pro-posta riguarda naturalmente tutti i corsi dilaurea, e quindi dovrebbe essere realizzata,in concerto con altri Ministeri, da quellodella Pubblica Istruzione. Ad esempio, perrimanere nel mio campo di attività,andrebbero scoraggiate in ogni modo,oltre che con il numero chiuso, le iscrizio-ni a facoltà come Scienze dellaComunicazione o ad altre facoltà, soprat-tutto umanistiche, che sono delle auten-tiche fabbriche di disoccupati. Un secondosuggerimento per il governo potrebberiguardare il tema dei farmaci equivalenti.Incentivandone l’uso – anche qui con pub-blicità sui giornali e soprattutto conopportune forme di pressione su medici difamiglia e farmacisti – si otterrebberorisparmi molto significativi da destinare aimalati più diseredati, come i quasi tremilioni di portatori di handicap. Infine,un discorso particolare per le televisioni,ma soprattutto per il servizio pubblicoradiotelevisivo. Nel 1987, quando divennidirettore delle Relazioni Esterne della RAI,in un momento di competizione moltoaccesa in cui sembrava imminente il sor-passo da parte delle reti Fininvest, ebbi laventura di coniare uno slogan su cui cen-trare la campagna immagine dell’azienda:“Rai, di tutto di più”. “Di più”, per il ver-tice aziendale di quel tempo – e mi limitoa citare il vice direttore generale a cui face-vo riferimento diretto, Massimo Fichera -significava, in estrema sintesi, più pro-grammi culturali e più programmi di ser-vizio civile. Il salto di qualità, allora, ci fudavvero. Basti pensare ai tanti programmiinnovativi e “di servizio” di RAI TRE, alletrasmissioni di cultura – perfino il ballettoe l’opera lirica – in prima serata su RAIUNO, ai programmi di intrattenimentodivertenti e garbati di Arbore su RAIDUE. Purtroppo, dopo quella stagionefelice, la RAI – per dirla proprio conArbore – ha fatto “indietro tutta”. Ora, ioproporrò al gruppo dirigente dellaAssociazione Coscioni di inviare al nuovovertice della RAI una serie di proposterelative non ai programmi in generale –poiché non è questo il nostro ruolo – ma aquelli relativi ai temi di cui abbiamodiscusso oggi. La salute e la sanità sonoinfatti argomenti di larghissimo interessee, se trattati con intelligenza e professiona-lità, possono divenire l’oggetto anche diprogrammi di larga audience, non necessa-riamente relegati agli orari dei nottambuli.Comunque, chiederemo da subito che laRAI adempia agli obblighi già fissati dalcontratto di servizio in essere – firmato nelmarzo del 2007 – e che le associazioni deimalati e dei disabili siano chiamate, comeprevisto dalla stesso documento, a dare illoro contributo nella stesura del prossimocontratto di servizio, che dovrebbe iniziareil prossimo primo di luglio, alla scadenzadi quello in vigore. Non ho il tempo dielencare qui i molti obblighi che il con-tratto impone alla RAI in base al dichiara-to obiettivo di eliminare ogni discrimi-nazione per le persone disabili. Ricordosolo che il contratto indica obiettivi preci-si con termini perentori: “La Rai – cito -si impegna entro 6 mesi dall’entrata invigore del presente Contratto (leggi: otto-bre 2007) a pervenire alla realizzazione dialmeno una edizione al giorno di Tg1,Tg2, Tg3, e, progressivamente entro 12mesi (leggi: aprile 2008) di una edizionedel TGR regionale in ciascuna regione,tradotte nella lingua dei segni (LIS), e consottotitoli, su ciascuna delle sue reti gene-raliste”. Che ne è stato di questi impegni?E che ne è stato del “tavolo di confrontocon le associazioni nazionali che hannoun’adeguata rappresentanza territorialedelle categorie delle persone con disabili-tà o un loro comitato di coordinamento”?Giro queste domande all’amico EnzoCucco, che su questi temi ha sempre pro-fuso il proprio impegno.

Rai: da “Ditutto, di più” a“indietro tutta”

La Rai,come il giornalismo in generale,ha bisogno ditrasparenza,conoscenza,informazione.Basta asservirsi al

potere politico e agli interessi clientari.

CARLO TROILO

L’Associazione LucaCoscioni proporrà alnuovo vertice dellaRAI una serie diproposte relative aitemi trattati daquesto convegnoper consentire aicittadini di avere lagiusta informazionesui temi di salute escienza

Roberta Crialesidirigente Servizio Sanità e Assistenza ISTAT

Carlo Troilogiornalista.Membro della Direzione dell’Associazione Coscioni

Cristiana Pulcinelli giornalista (L’Unità)

Anna La Rosagiornalista (RAI)

Mirella Tarantocapo ufficio stampa Istituto Superiore Sanità

Page 22: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

SANITÀ: PIÙ INFORMAZIONE E PIÙ TRASPARENZA PER I CITTADINIXII

Noi abbiamo bisogno di certez-ze anche con lingua. Il giorna-le è una vetrina e il titolo è unelemento fondamentale. Se igiornalisti sono un anello tra ilcittadino e la politica, chi fa

ufficio stampa nell’ambito sanitario è un anellodell’anello. Noi dobbiamo fare molto di più iconti con un linguaggio tecnico e monosemico.Il linguaggio della scienza si compone di termi-ni che una comunità, quella scientifica, com-prende senza sbavature. I giornali invece utilizza-no un linguaggio ordinario, fatto di connotazio-ni, che sono un rischio per la scienza. Noi siamotra i giornali che hanno il compito di dare rispo-ste e gli scienziati che hanno invece quello diporsi le domande: e siamo in una situazionecomplessa; spiegare ai giornali che vale veramen-te la pena di parlare di qualche cosa, e mantene-re la fedeltà con il rigore scientifico. Parlare edivulgare la scienza è un fatto democratico: tuttipossiamo capire tutto. L’empowerment, ovverol’essere protagonisti, passa attraverso alla com-prensione dei problemi. Però con la scienza que-sto è un problema ma vorrei essere ottimista. Iglossari sono tanti, perché tante sono le notizieche quotidianamente vengono fuori. Di infor-mazione se ne fa tanta e pur con le sbavature vafatta, e lo dico io che di sbavature soffro. Per

quanto riguarda la pandemia: vorrei spezzareuna lancia per il modo in cui la comunicazioneha gestito la vicenda. È importante che noi cibattiamo per far dire agli esperti quali siano irischi della pandemia. Il rischio è nella mutazio-ne e su questo non abbiamo certezze. Però loabbiamo detto che c’era questa incertezza. Lacomunicazione tutto sommato ha funzionato.In ultimo alcune brevissime considerazioni sulproblema della trasparenza: sempre nell’ambitodel discorso che riguarda il linguaggio dei gior-nali, noi abbiamo fatto una operazione di ban-chmarketing delle cardiochirurgie. Abbiamomisurato dunque i famosi esiti. Entriamo conun problema in ospedale, come ne usciamo?Nonostante la raccolta dei dati sia stata uno stra-zio, tenendo anche conto che i parametri divalutazione sono diversi a seconda delle varierealtà territoriali, abbiamo comunque deciso dipubblicare i risultati e l’Istituto Superiore diSanità è stato denunciato. Io ero perplessa nellapubblicazione dei dati perché il banchmarketingè una cosa nuova nel nostro paese; ma deve esse-re una palestra per la comunità scientifica.L’intento non era di scoraggiare, né dare lamaglia rosa ad un istituto e quella nera ad unaltro, ma di discutere dei risultati insieme, affin-ché gli altri possano correre e non arrestarsi umi-liati per il risultato.

Migliorarsisenza sentirsi

umiliatigli uffici stampa sono nella difficoltà di tradurre un

linguaggio monosemico in uno ordinario,ma latrasparenza rimane una priorità.

MIRELLA TARANTO

Ho seguito molto il calvario diLuca Coscioni, che ho avutomolte volte come ospite intrasmissione. Ricordo unasua citazione: “C’era untempo per i miracoli della

fede, c’è un tempo per i miracoli della scienza”;“un giorno il mio medico, spero, potrà dirmi«prova ad alzarti perché forse cammini, perchénon ho molto tempo, perché non abbiamomolto tempo»”. Per quanto riguarda la televi-sione e la comunicazione sanitaria la situazionecredo che debba cambiare. I limiti sono moltie i pericoli sono altrettanti, più che nella cartastampata. Riguardo la mia personale attività ionon parlo di malasanità ma ho sempre fattouna graduatoria delle eccellenze. Quando hoiniziato circa 15 anni fa le trasmissioni erano

pochissime: “Medicina 33”, “Telecamere salu-te”, e “Più sani - Più belli”. Oggi sono 32 glispazi Rai dedicati alla medicina, al benessere,alla salute, alla forma fisica. Questo perché lasanità fa ascolto. Quando si affrontano temati-

che come il cancro e si veicola un messaggiocome qualcosa di miracoloso e certo per la gua-rigione si rischia molto se non si usano i termi-ni giusti, come ad esempio “sperimentale”. Latelevisione è molto pericolosa rispetto a chi

legge il quotidiano, che ha una cultura più soli-da; inoltre essa arriva a chiunque. Un altropunto che vorrei sottolineare è che si parlatroppo di malasanità, senza che poi accadanulla per migliorare la situazione. È vero cheparlare di malasanità danneggia la popolazione;ma credo comunque che il lavoro dei giornali-sti e della televisione del servizio pubblico siaanche rispettare una serie di obblighi: cercare,anche con il lanternino, una realtà positiva tratanta malasanità. Bisogna dare dunque punti diriferimento. C’è poi la questione delle conni-venze tra interessi economici e politici; alloraben venga la magistratura! Possibile che leregioni non facciano dei sopralluoghi? Perquanto concerne la televisione ci dovrebbeessere un responsabile di un coordinamentomedico-scientifico di quello che viene trasmes-so in Rai.

La televisionepiù pericolosadella stampa

La sanità soffre di eccessiva disinformazione;in pericoloanche per la connivenza tra interessi economici e politici

ANNA LA ROSA

Page 23: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

SOCCORSO CIVILE 11

RU486

RU486 presto in commercio in ItaliaLE SPERANZE PER LA PILLOLA ABORTIVA

Figli e figliastri8 PER MILLE E 5 PER MILLE

A fine mese, proibizionisti permettendo, la pillola sarà in vendita anche da noi, cosìda scongiurare gravosi viaggi all’estero per donne che vogliono solo esercitare il lo-ro diritto di disporre liberamente del loro corpo.VALENTINA LEONE

Margherita, Francesca, Chia-ra, Agnese ovvero il Paese che do-manda a gran voce un suo dirit-to: quello di abortire senza dover-si sottoporre allo stress fisico epsicologico di un intervento chi-rurgico, il diritto di disporre delproprio corpo liberamente. Lamaggior parte di loro ha meno diventicinque anni, scrivono di-sperate e spaventate perché giàconoscono le lunghe trafile a cuil’Italietta proibizionista e clerica-le le costringerà. RU486:una bre-ve combinazione di lettere e nu-meri dietro cui si celano seicentogiorni di lotte, falsi proclami,smentite, promesse, bagliori disperanza e, soprattutto, viaggi at-traverso la sanità italiana e le sueobiezioni e abiezioni di coscien-za, viaggi di donne che per unaborto sono costrette ad affron-tare centinaia di chilometri, inuna vera e propria corsa contro iltempo e contro un Caronte che levorrebbe traghettare altrove, do-ve interventi chirurgici clandesti-ni e filosofia del “sottobanco” re-gnano sovrani.

Mifepristone, questo il nomecompleto: uno steroide sinteticoche ,entro i primi due mesi di gra-vidanza,causa l’aborto chimico.Non prevede l’ospedalizzazionedella donna, l’uso di anestesie enon comporta i rischi che nor-malmente prevede l’aspirazione.

Troppo rispettoso del corpo delladonna e della sua sofferenza , peri movimenti pro – life che da qua-si un biennio cercano, spesso riu-scendoci, di ostacolare la suamessa in commercio nell’Italiagenuflessa al Vaticano e ai suoidiktat. Alcune strutture sanitarieavviano, nonostante l’ostruzioni-smo, la sperimentazione del far-maco: Trento, Pontedera e Bolo-gna le principali. Ospedali di cuispesso non si sa nulla, comun-que troppo pochi per accogliereun bacino di richieste che coin-volge tutto il Paese; destinazioniche diventano mete di pellegri-naggio laico per chi non ha piùvoglia e non può martoriare ilproprio corpo con un interventochirurgico e desidererebbe soloveder soddisfatta una richiestache non è un capriccio bensì undiritto.

Seicento giorni infangati dal-l’intervento recidivo e insistentedi sottosegretari e ultimi arrivatidella fantapolitica: note ministe-riali, ostruzionismo più o menoesplicito nei confronti dell’ AIFA,organo competente alla gestionedell’iter di commercializzazionedel farmaco. Mesi in cui moltiospedali hanno cessato la speri-mentazione, lasciando tre oquattro strutture al massimo adover soddisfare le continue ri-chieste provenienti da tutta Italia;e, nel mezzo, le storie che quoti-dianamente hanno riempito il

nostro indirizzo email: ragazze divent’anni che, per questioni eco-nomiche e anche di tempo (spes-so ci si accorge di essere incintaquasi allo scadere del limite mas-simo per l’aborto farmacologico),erano chiaramente impossibili-tate a spostarsi dalla Sicilia o dal-la Calabria fino all’Emilia Roma-gna o al Trentino; donne che nonhanno mai smesso di chiedercicosa ne era stato di quel farmacoche per molte di loro è ben più diun composto chimico poiché è,soprattutto, un antidoto alla ste-rilità delle quattro mura ospeda-liere, a quell’asettica crudeltà chea volte costringe nello stesso spa-zio vitale partorienti e madrimancate, gioie infinite e profon-da sofferenza.

Dicevamo, un bagliore di spe-

ranza: entro fine mese, Roccella ecolleghi permettendo, verrà datoil via libera alla commercializza-

zione della RU486: noi, che inquesti seicento giorni di lordurepolitiche sulla pelle delle donnenon abbiamo mai smesso di lot-tare, parlare, ascoltare, speriamovivamente che le storie di Mar-gherita, Francesca, Chiara eAgnese rimangano un mero pas-saggio di questa vicenda destina-ta a chiudersi felicemente. E chequesti nomi, puramente inventa-ti ma con alle spalle storie vere epurtroppo dolorose, ci ricordinole stragi di democrazia e legalitàche vengono perpetrate diretta-mente dai banchi del nostro Par-lamento, il quale dovrebbe esse-re, invece, sede naturale di garan-zia del rispetto delle libertà e di-ritti altrui.

Il sostantivo “democrazia”

SEVERINO MINGRONI*[email protected]

Il sostantivo “democra-zia” non ha bisogno di at-tributi poichè esso, eti-mologicamente, significa“Potere del (al) popolo”.Quindi, a parte il fatto cheoggi in Italia non c'è pro-prio una vera democra-zia, bensì una autentica easfissiante partitocrazia,il termine DemocraziaAtea non mi piace, comenon mi piaceva Demo-crazia Cristiana, perchè il

popolo è vario: credente, ateo e agnostico. E altro ancora: omo-sessuale, eterosessuale e bisessuale, per esempio. Ve la immagi-nate voi, sempre per esempio, una democrazia eterosessuale?Eppure, mi direte voi: “Severino, hai fatto un recente post prodemocrazia atea: come lo spieghi?”. Si, confesso di non essereperfetto, ma l’ho scritto per colpa della partitocrazia “suddita”del Vaticano. A parte le varie oscurantiste onorevoli tipo PaolaBinetti della presunta opposizione – che non esiste se non fos-se per i Radicali -, oggi vi segnalo l'ennesima chicca oscuranti-sta della onorevole Eugenia Roccella, parlamentare di maggio-ranza, esattamente del Popolo della Libertà (quale Libertà?),che in una recente interpretazione del mondo, e della Ru486 inparticolare, smentisce addiritura i tempi annunciati da Fazioper l’arrivo a compimento del lungo iter di approvazione delfarmaco. Dice il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella chebisogna approfondire e aspettare, e chiede all’Agenzia una do-cumentazione completa perché «sulla Ru 486 ci sono troppeoscurità».Di conseguenza, contro le varie Binetti e Roccella, permettete-mi di essere infinitamente orgoglioso di essere ateo e sbattez-zato, e di aver fatto un post pro DEMOCRAZIA ATEA! Infatti, levarie Binetti e Roccella: mi hanno rotto i “gemelli”! (Dirò volgar-mente “COGLIONI”, quando sarò Presidente del Consiglio). Si,gli “attributi” li ho grandi, perchè vivo in una miserrima Italiapontificia. Si, il Vaticano ha un enorme potere temporale, graziealle sue ricchezze SOLO terrene, ma, pàpa&c, sono dei pove-racci per me. Mi rifaccio la bocca con Radicali&ADUC.

* Severino è locked-in e Consigliere generale dell'Associazione

Referendum fallitoMaroni:cambiamo le regole…

Dalla morte naturale all’eutanasia

abbaIl dito nell’occhio

ROCCO BERARDO

Il 5 per Mille del 2006 i cui proventi sono stati de-voluti ai soggetti prescelti dal contribuente solo nel2008 ha avuto un iter giudicato al tempo lunghissi-mo e tormentato. Molte sono state le pressioni - do-po molte proteste - perché il Governo (prima Prodie poi Berlusconi) arrivasse a conclusione del proce-dimento durato alla fine circa due anni.

Nel 2009 avremmo pensato che le lungagginiburocratiche fossero state superate da un istitutonon più nuovo per la macchina dello Stato. Purtrop-po non solo non è stato così, ma addirittura abbia-mo peggiorato la prestazione dell’Amministrazionepubblica: ad oggi, infatti, non solo non è stato conse-gnato alcun contributo alle associazioni, istituti diricerca, e altri enti relativo all’anno 2007 (nonostan-te siano passati due anni), ma non è stato ancoracalcolato l’importo relativo alle scelte effettuate perquell’anno.

Mentre rimangono addirittura sconosciute sia lescelte effettuate dai contribuenti, sia gli importi rela-tivi del 5 per Mille 2008.

Come è possibile questo? Evidentemente oltre auna non perfetta macchina statale dietro questo ri-tardo c’è un’ostruzione politica comprovata alme-no da due fatti. Il primo: quando il terremoto ha col-pito l’Abruzzo la prima fonte di gettito per la rico-struzione è stata individuata nell’ambito del 5 perMille (e fortunatamente l’insensata proposta del Mi-nistro Tremonti di mettere un ente costituito ad hocper la ricostruzione contro le associazioni di volon-tariato non ha avuto seguito); il secondo: nonostan-te il 5 per mille e l’8 per mille vengano scelti dal con-tribuente contestualmente, la destinazione finaledei soldi avviene, per l’uno quasi perentoriamenteper l’altro - ce ne siamo accorti - senza nessuna re-gola temporale.

L’Associazione Luca Coscioni inizierà a chiedereconto, in ogni sede, al Governo di questo ingiustifi-cata e ingiustificabile lentezza (di anni…), che rap-presenta, di fatto, per gli enti individuati dalla leggeuna perdita secca sugli interessi accumulati dal ri-tardo e al tempo stesso l’impossibilità di program-mare gli investimenti necessari.

Page 24: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

12PERCHÉ IL FUTUROABBIA MEMORIA

MAURIZIO PROVENZA

Lunedì 15 Giugno, ad Amsterdam, èmorto Maurizio Provenza, 53 anni,oculista, da lustri militante e dirigenteradicale. Maurizio Provenza eramembro della Direzionedell'Associazione Luca Coscioni, dicui era stato uno dei fondatori, e perla quale aveva occupato la carica diVicetesoriere. Iscritto a Radicali ita-liani dalla nascita del soggetto, erastato più volte membro delComitato Nazionale. All'iniziodegli anni '90 era stato tesorieredel Co. Ra., il CoordinamentoRadicale Antiproibizionista.Maurizio Provenza è stato unprotagonista delle battaglieradicali, ed in particolare dellebattaglie radicali salernitane,da un ventennio a questaparte. Senza risparmio di ener-gie fisiche, intellettuali, finan-ziarie.Almeno due generazioni radi-cali gli devono l’ affetto, l’attenzione e l’incoraggiamentoche sono il segno delle esisten-ze serenamente ispirate allapratica della fratellanza. Allafratellanza, presente nell’ oriz-zonte emotivo e nell’ energiavitale di Maurizio, era ispiratal’attività di Maurizio “ a mezzo”delle associazioni politiche radi-cali ed “all’ interno” delle associa-zioni politiche radicali.Intelligente, dotato di un profondosenso della “relatività delle coseumane”, che dettava una gustosissi-ma ironia (ed autoironia) nell’affrontare anche i passaggi più diffici-li, Maurizio lascia in eredità un’ espe-rienza umana segnata dalla “frenesia”di libertà e dall’ esempio di un impe-gno civile disinteressato (è morto “conle mani nude di roba”, senz’ essereproprietario di immobili o altri benisignificativi, lui che aveva maneggiatocentinaia di migliaia di euro e che èstato un significativo contributore deisoggetti radicali: molto, molto al d làdelle tessere annuali)”. Non mi man-cherà il suo profondo - ma mai cinico- disincanto, non mi mancheranno isuoi rimproveri -sempre più affettuosiman mano che gli anni si succedeva-no -, non mi mancherà il dialogo nonbanale che avevamo tenuto vivoanche nei momenti di confronto piùaspro (e dunque franco). Non mimancheranno: Maurizio resta (comerestano gli affetti grandementesignificativi nelle nostre vite)come perdurante presenza didialogo, di sostegno, d’amore.Michele Capano

Maurizio resta

Page 25: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

MAURIZIO PROVENZA 13

PERCHÉ IL FUTUROABBIA MEMORIA

Uomo solare, dalcuore d'oro

Uomo solare, dal cuore d'oroma allo stesso tempo un po' privatoe chiuso in se stesso... Grande per-sona sia nell'aspetto professionalesia in quello politico. Oculista cheha salvato mio zio dalla cecità. Uo-mo che ha sempre realizzato i pro-getti che aveva creato. Queste paro-le non bastano per descriverlo mapenso che servano per ricordarlocome un uomo che ha fatto tantonella vita e che ha fatto tanto ancheper tutta la comunità. Grazie ZIO, tiricorderemo nei nostri cuori persempre. Lorenzo Crudele

Con Piero WelbyCaro Maurizio, so che con Piero

avete parlato di terapie, di eutana-sia, di autodeterminazione. Voi oraappartenete ancora al nostro tem-po con quello che ci avete lasciato.Investiamo nella nostra vita la vo-stra eredità per il bene della societàcivile. Voi riposate in pace, restan-doci vicini! Non vi dimenticheremomai. Mina Welby

Mio cuginoCugino dei miei cari cugini Bac-

caro e solo per questo affettivamen-te "mio cugino", così come i tuoifratelli, sei stato sempre caro e di-sponibile e per questo hai lasciatoun ricordo indelebile in tutte le per-sone che ti hanno conosciuto, pro-fessionalmente e non. Ti chiedoscusa per non aver potuto presen-ziare al tuo ultimo saluto dove sonsicuro che avrei pianto. Aldo

Non ti ho conosciutoSono stato a portare un saluto a

una persona che non ho conosciu-to in vita, è sempre triste quandouna persona grande come Mauri-zio se ne va, ci sentiamo ancora piùpiccoli e soli. È questo il sentimentoche ho avuto a Salerno mentre icompagni che hanno avuto la for-tuna di conoscerti ti porgevano l'ul-timo saluto con serenità e compo-stezza... Antonio Isabella

Fiero di averti cono-sciuto

Maurizio era una persona de-terminata, tenace, cocciuta, ma dilui ricordo soprattutto la straordi-naria semplicità e simpatia.. .sonofiero di averti conosciuto! Grazieper essere esistito. Rimarrai persempre nel mio cuore. DomenicoDe Luca

Dal PRI al PR sem-pre in difesa dei di-ritti di tutti

Ciao Maurizio, Amico e Mae-stro. Ricordo nitidamente quando(intorno al 1990) io ed altri "congiu-rati" decidemmo di imporre Mau-rizio quale segretario cittadino delPRI a Salerno. Contravvenendo alleindicazioni che venivano dai verticidel partito, decidemmo di puntaresu Maurizio, sulla sua fervida intel-ligenza, sulla sua grande passione ecompetenza, sul suo innato cari-sma. Poi venne la stagione di tan-

gentopoli ed anche il PRI -diretta-mente coinvolto- si dissolse. Rotro-vai Maurizio alcuni anni dopo sullealture dell'Aspromonte, impegnatoa portare avanti le sue battaglie. Do-po un lungo silenzio, incontro dinuovo Maurizio a Roma. La sua de-terminazione ed il suo coraggio mivengono "celebrati" dagli amici ra-dicali. Ed ecco che le gesta del miovecchio amico ritornano sul miocammino; le sue battaglie civili, lasua determinazione ed il suo impe-gnano appassionato mi vengono il-lustrati direttamente dal GrandeMarco Pannella, che parla di Mau-rizio con sincera ammirazione egrande orgoglio. Ciao caro amico,abbraccio Te, i Tuoi cari fratelli ed itanti che oggi portano nel cuore ungrande dolore. Roberto Manzione

Ubriaco di libertàMaurizio la grande curiosità

umana che con la tua persona haisuscitato in me nei pochi giorni tra-scorsi insieme a Bruxelles ora lasciail posto ad una forte malinconia perla tua scomparsa, per quello chenon potrò più chiederti, per quelloche non potrai più rispondermi.Malinconia per un dialogo interrot-to troppo in fretta. Caro compagnoti saluto immaginandoti propriocome mi avevi colpito, con lo sguar-do fiero ed ubriaco di libertà. Pino

Il sorriso degli occhiMau, non mi mancherai perché

rimarrà per sempre con me il tuosorriso, negli occhi prima che sullelabbra, e la tua ironia, che sdram-matizzava tutto, e che da te ho im-parato ad usare nei momenti piÃ?duri. ma perchè non mi hai resapartecipe della tua sofferenza e ti seilimitato a consolarmi della mia? tivoglio bene. Maria Angela Perelli

Un senso di felicità Ogni volta che ti incontravo o

parlavo di te con Carmine, provavoun senso di felicità, continuerò aprovare la stessa cosa ogni volta cheti penso. Michele Ruocco

Medico eccezionaleVolevo trovare parole adatte per

ricordare la tua eccellente profes-sionalità: eri un medico straordina-rio! Volevo cercarne altre per descri-vere il tuo alto senso dell'amicizia.Ma continuo a rivedere i tuoi occhie a risentire il suono delle tue risatesincere. Daniela Santoro

Spirito liberoCiao spirito libero, spero di ritro-

varti, ti riconoscerò dove ci sarà ve-rità e giustizia. Grazie fratello mio.Lucio Giovannone

Hai visto dove altrioculisti non vedevano

Hai cercato la verità per lungotempo e ora, nonostante le tue opi-nioni divergenti l'hai raggiunta. Seinelle braccia di Dio, e li ti vedo or-mai sereno e appagato. Sei statosempre altruista e disponibile, met-tendoti al servizio degli altri. E gra-zie alla tua bravura professionaleoggi io vedo bene, anche con l'oc-chio da cui hai estratto una spina

che molti tuoi colleghi non avevanovisto. Grazie per essere esistito, gra-zie per tutto ciÃ? che hai saputo di-re e fare. Antonio Santoro

Se c’è un Dio…Caro Antonio, nei tuoi ricordi di

paziente, oltre che di amico affezio-nato, c’è il senso che il nostro Mau-rizio ha dato alla sua vita. Oggi michiedo: riusciremo a capire che esi-ste un altro modo di vivere o deci-deremo di adattarci a quello che civiene "suggerito"? Maurizio nonamava i suggeritori, non amava ibarbieri che soffiano calunnie nel-l'orecchio distratto del cliente. Nonso se ci sia un dio, con Maurizio hocondiviso una strana forma di atei-smo/teista, ma se un Dio c'è sicura-mente ha accolto Maurizio "fra lesue braccia" (altro ateo-credente,chiamato De André). Se non lo hafatto non merita di essere dio. Car-mine Farnetano

Assomigliarti un po’…Forse non saprai mai che mi

piacevi davvero tanto, mi piaceva iltuo modo di ironizzare su tutto difarmi sentire stupida, ero felicequando sapevo di poterti incontra-re . . . anche quando mi sforzavo didare un'immagine diversa di meavrei tanto voluto somigliarti un po.MILENA

Assomiglia a un trucco

voglio pensarti insieme a tutti.Mi sa che ci hai fatto una sorpresaper proteggerti e proteggerci dachissà quali sofferenze. Non ne soniente, ma questo tuo andar via as-somiglia ad un trucco... Tuo padre tiha avuto accanto quando è servito.Magari tu non volevi scocciare. Ma,almeno, sappi che a noi ci fa tantomale lo stesso. Dobbiamo conti-nuare più che mai la tua battagliasulla cannabis terapeutica. MirellaParachini

Credeva in LucaSono triste, non posso dimenti-

care come Maurizio, facesse partedi quel nucleo di radicali che da su-bito hanno creduto fortemente inLuca. Poi è venuta l'AssociazioneLuca Coscioni per la libertà di ricer-ca scientifica, il referendum sullalegge 40/2000 e tante alte battaglieche ci hanno visto insieme. Quantoamore, stima e riconoscenza avevaper Luca. I suoi interventi semprepieni di emozioni, di politica e diquel pizzico di pazzia che distinguesempre un radicale. Caro Maurizio,radicale generoso mi manchi. Giu-lia Simi

Compagni comeMaurizio...

Quello che voglio dire è che laforza del Partito Radicale, e di tuttoquello che si è fatto e si cerca di fa-re, è data e viene da compagni co-me Maurizio Provenza; che sonotanti, molti di più di quanti noi stes-si forse si sospetta: compagne ecompagni con il loro carico di pro-blemi e di difficoltà, con le loro de-bolezze e i loro dubbi, spesso con leloro “solitudini”; ma al tempo stes-so ammirabili e unici nel loro esse-

re irriducibili e “ostinati”; “duri dicervice” come sono e sanno esserecoloro che credono in quello chefanno, e che pazienti, giorno dopogiorno, letteralmente costruisconoe danno corpo a quello in cui credo-no. Maurizio nei momenti impor-tanti della vita del partito non man-cava mai, e mai che ti facesse pesa-re i costi pagati per questo suo “es-serci”.(…) Valter Vecellio

L’oculista che pre-scrive la pillola delgiorno dopo

Riascoltando gli interventi diMaurizio tenuti nelle varie riunionisi capisce quanto la vedesse lunga. Isuoi interventi si facevano ascolta-re, con quella voce che non tradivamai il suo accento; anzi quasi a pro-nunciarlo con più enfasi, perchéfosse legato alla realtà e non al-l'astrazione che appariva. La suagenerosità dava il segno. Amava Lu-ca. E poi gli piaceva investire su quelche (di radicale) gli piaceva. "Bellequeste magliette". E se ne compra-va 30. Che ci fai? Le regalo agli ami-ci a Pisciotta. :-) Era un "radicalemedico": un'oculista che prescrive-va la pillola del giorno dopo, e la-sciava il suo cellulare perché potes-se essere raggiunto sempre. Maquando ti possono chiamare? "24ore su 24! E' logico". Grazie Mauri-zio. Ognuno ha potuto impararequalcosa, ognuna diversa, da te.Rocco Berardo

L’ultimo arrivatoUna persona generosa davvero

la si vede da come tratta l'"ultimoarrivato". Quando l'ultimo arrivatoal partito ero io, Maurizio è stato ge-neroso e affettuoso. Mi parlava deiradicali del passato e del futuro, de-gli scenari per il mondo e per la no-stra baracca, poi sembrava spaven-tarsi se lo prendevo troppo sul serio,e sdrammatizzava sorridendoci so-pra. Per 15 anni ci siamo incrociaticosì, con la sua determinazione as-soluta nel vedere in Luca Coscioni ilfuturo della politica (e su questo vo-leva essere preso molto sul serio),con i suoi discorsi appassionati e imiei rimproveri perché non riusci-vo a incastrarlo nell'operatività,non senza un po' d'invidia per lasua spiaggia e la sua erba...e tantasimpatia per quel sorriso da ragaz-zino che ne sta per combinareun'altra. Marco Cappato

Sapevo che ti volevano tutti bene

Sapevo che ti volevano bene ,che eri molto stimato. Poche volteabbiamo parlato del tuo impegnocome radicale e della tua convintapartecipazione all'ass. Luca Coscio-ni. Oggi leggendo questi messaggimi rendo conto che lasci un'ereditàimmensa: un patrimonio inestima-bile di autentici valori, per i qualicontro tutti e tutto, a volte anchecontro te stesso, ti sei speso fino al-l'ultimo respiro.I o che non ho con-diviso le tue idee politiche, non pos-so esimermi dal considerare che so-lo nel mondo radicale potevi avereospitalità. Non esistono, infatti, altricontesti in cui è possibile incontraredelle bellissime e straordinarie per-sone come te!! Tuo fratello Luciano.

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ELETTRA FILARDO

A quasi trent’anni dalla nasci-ta del primo bambino in provettanel 1981 e quindici anni dopo es-sersi dotata di una legge quadroin materia di bioetica (1994), laFrancia rivede i fondamenti del-le sue leggi per dare risposta aiproblemi morali sollevati dalla ri-cerca medica, biologica e geneti-ca.

Dopo una prima revisionedelle leggi nel 2004, che ha previ-sto il suo aggiornamento ognicinque anni per prendere in con-siderazione ed adeguarsi ai rapidiprogressi scientifici e all’evolu-zione della società, le leggi dibioetica subiranno una nuova re-visione nel 2010. Proprio in que-sta prospettiva il Ministero dellasalute ha deciso di intraprendereuna strada innovativa non la-sciando le decisioni in esclusivaai politici, ma cercando di dare ri-sposte condivise a temi così deli-cati tramite la consultazione deicittadini.

Con questo obiettivo sonostati organizzati “Les Etats géné-raux de la bioéthique” (gli StatiGenerali della Bioetica) che percirca sei mesi hanno visto la par-tecipazione di centinaia di citta-dini che hanno potuto esprime-re la propria opinione attraversoun sito internet interattivowww.etatsgenerauxdelabioethi-que.fr, quasi duecento incontri eweek end di formazione e, infine,tre forum regionali organizzati aMarsiglia, Rennes e Strasburgo. Atali incontri hanno partecipatodei panels rappresentativi com-posti da “jurés citoyens” guidatida specialisti in ognuna delle tregrandi aree tematiche prese inconsiderazione: la ricerca sullecellule embrionali , la diagnosiprenatale e preimpianto; la pro-creazione assistita; il trapianto e

la donazione di organi. Il 23 giugno,nel colloquio na-

zionale conclusivo, agli esperti, inparticolare il Ministro della Salu-te, Roselyne Bachelot, e il Profes-sor Jean Leonetti, presidente de-gli Stati generali della bioetica, èspettato il compito di fare unaprima sintesi delle indicazioniemerse nel corso dei tre incontri,oltre che dal sito internet. Lo stes-so Professor Leonetti presenterà,presumibilmente in autunno, alPresidente Sarkozy e all’Assem-blea Nazionale un rapporto fina-le che andrà ad aggiungersi agliorientamenti precedentementeespressi da alcuni organismi edistituzioni specializzate, comel’Ufficio parlamentare di valuta-zione delle scelte scientifiche etecnologiche, dando, così, avvioall’iter di revisione delle leggi dibioetica.

I cittadini francesi hanno mo-strato di non essere né troppoconservatori né completamentedisposti a concedere modificherivoluzionarie. Di ampie vedutesu alcuni temi come la necessitàdi aumentare il numero dei do-natori di organi anche facendo ri-corso a donatori viventi, così co-me sul progresso della ricercasulle cellule staminali embriona-li umane - oggi vietata in Franciasalvo che per alcuni progetti di ri-cerca accettati a titolo derogato-rio e temporaneo (fino al 2011)-al quale i cittadini francesi nonvorrebbero rinunciare “essendofortemente convinti dell’impor-tanza di queste ricerche” comeha affermato lo stesso Leonetti,seppur con una certa prudenzarivelata dalla proposta di diriger-si verso un regime di autorizza-zione inquadrata da rigide rego-le. I cittadini francesi hanno mo-strato una certa apertura anchein relazione alla procreazione as-sistita andando al di là del quadro

legislativo esistente che la per-mette solo per le coppie eteroses-suali sterili. Inoltre se è vero chela cittadinanza francese sembraessere piuttosto restia all’utilizzodi questa tecnica per le donne ce-libi e le coppie omosessuali, allostesso tempo è parsa disponibilead aperture sulle adozioni da par-te di quest’ultime.

Netta opposizione, invece,per quanto riguarda “l’utero inaffitto” in quanto in questo casosulla comprensione del desideriodi avere figli prevale il timore del-la mercificazione del corpo uma-no. Infine un notevole passoavanti - volto a uniformare la le-gislazione francese a quella dellagran parte degli Stati europei- ri-guarda la possibilità di infrange-re l’anonimato dei donatori di ga-meti al fine di garantire a tutti ildiritto di conoscere le proprie ori-gini.

È importante notare che le in-dicazioni emerse nella consulta-zione non vanno valutate allastregua di un sondaggio, metodoche implica risposte nette, macome una riflessione aperta cheha coinvolto un pubblico diversi-ficato e ha dato risposte comples-se e non ultimative. Inoltre a dif-ferenza degli esperti di bioeticache hanno spesso posizioni pre-stabilite e dei legislatori spessotroppo fedeli a certi dettami so-ciali e familiari, “i cittadini sonosembrati più liberi e senza tabù”,come ha dichiarato la genetistaAxel Khan una degli esperte pre-senti all’incontro conclusivo.

La consultazione di un pub-blico di cittadini e di esperti pri-ma di legiferare rappresenta unanovità assoluta in Francia così co-me in tutto lo scenario europeo.Si tratta di un bell’esempio di de-mocrazia partecipativa per farconoscere norme e pratichecorrenti e coinvolgere il cittadinoin una riflessione sui valori di fon-do che devono ispirare il legisla-tore, e sul senso del progressodella scienza e della medicina.

Se dovremo aspettare il primosemestre del 2010 per verificarese le indicazioni dei cittadiniorienteranno realmente le sceltedel legislatore francese, nel frat-tempo non possiamo che chie-derci cosa avrebbero risposto icittadini italiani se fossero statichiamati ad esprimersi sugli stes-si temi. Difficilmente lo sapremo,difficilmente lo Stato italiano ri-nuncerà ad imporre le leggi inmateria dall’alto, sempre che pri-ma o poi riesca quantomeno aseguire l’esempio francese do-tandosi di una legge quadro dibioetica.

Rischiamo in tutti i casi di ri-manere con un grande rimpian-to: perché non lasciarsi contagia-re dall’eccezione francese?

14DIRITTI SENZA FRONTIERE

NOTIZIE DAL MONDO

Gli “Stati Generali della Bioetica”UNO SGUARDO ALLA “BIOECCEZIONE” FRANCESE

Per sei mesi il Ministero della Salute ha intrapreso una serie di incontri di formazioneper discutere, anche insieme ai cittadini, circa le principali questioni bioetiche, in vi-sta di una riforma di legge che avverrà nel 2010.

Turismoriproduttivo, Italia prima

in EuropaPresentati al congresso ESHRE

i dati dello studio condotto incollaborazione con Sismer: è

italiana una coppia su tre che vaall’estero alla ricerca di un figlio

Belgio: eutanasia comunale

Il Servizio Federale di Salute Pubblica belga ha reso notoche quotidianamente sono circa venticinque le personeche si recano in strutture pubbliche per firmare una di-chiarazione mediante cui si accertano che,in caos di co-ma irreversibile,saranno sottoposte ad un processo euta-nasico. Dunque una semplice firma per ottenere l’euta-nasia, e più trasparenza per l’interessato. Ad oggi sono4500 i belgi che hanno usufruito di questa possibilità,ul-teriore passo avanti per l’affermazione del diritto allabuona morte.Tutto prende corpo con l’emendamentodel 10 settembre 2008,mediante il quale il Servizio fede-rale di salute pubblica ha introdotto la possibilità di pre-sentare la dichiarazione anche presso gli uffici comuna-li;precedentemente,invece,ci si poteva rivolgere solo adun medico o ad un notaio.

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ELETTRA FILARDO

“Nessuno potevo immagi-narlo, ma su queste tematiche sirimpiange la vecchia DC”. Così,Giuliano Amato ha esordito nelsuo intervento al sedicesimo“Rendez-vous di Palazzo Farne-se”, promosso dall’Ambasciata diFrancia in Italia il 22 giugno. Co-me dare torto all’ex-presidentedel Consiglio, che giustamenteha sottolineato l’impasse dellapolitica italiana di fronte allegrandi sfide che quotidianamen-te contrappongono etica e laici-tà. Uno stallo sostanzialmentedovuto all’atteggiamento deiprincipali partiti politici italiani,di destra e di sinistra, che fanno agara per accogliere e soddisfare idettami della Chiesa Cattolica. Ilrisultato di questo anomala com-petizione “è lo scollamento tra leesigenze delle società civile e ilcomportamento della classe po-litica”. Sulla stessa linea l’inter-vento di Massimo Teodori, Pro-fessore universitario di storia emoderatore della conferenza. IlProfessore ha sottolineato il gra-ve arretramento subito dalla lai-cità, in quanto valore, in questaseconda Repubblica italiana. Leragioni di tale marcia a passo digambero sono, secondo Teodori,sostanzialmente tre: la scompar-sa di un partito unico dei cattoli-ci; la nascita di un finto bipolari-smo che, in entrambi i poli, pun-ta alla conquista del voto cattoli-co; l’attivismo politico della Con-ferenza episcopale che dal 1993,sotto la guida del Cardinale Rui-ni, è intervenuta in modo siste-

matico in tutte le questioni poli-tiche italiane, peraltro con gran-de successo, basti pensare al fal-limento del referendum sullaprocreazione assistita. Il dibatti-to è stato arricchito dagli inter-venti di Renoix de Saint Marc,membro del Consiglio Costitu-zionale francese, e di Jean Baubé-rot, docente di Storia delle religio-ni. Quest’ultimo ha rilevato, a dif-ferenza dell’Italia, la secolare at-tenzione della Francia nei con-fronti di tutti gli aspetti relativi al-la laicità come vero e proprio va-lore non solo da difendere, maanche da adeguare all’evoluzio-ne della società civile. A tal pro-posito, Baubérot – già membro,nel 2003, della Commissione Sta-si, nata per verificare le modalitàdi applicazione della laicità nellaRepubblica francese – ha citato,tra l’altro, il divieto di simboli reli-giosi nei luoghi pubblici francesi.Giuliano Amato si è mostratoperplesso nei confronti di questidivieti tout court in nome dellalaicità: “se vietiamo il velo nellescuole pubbliche italiane do-vremmo, allora, vietare l’ingressoanche alle suore?”. Amato ha pro-seguito ribadendo la complessi-tà di tutti gli aspetti relativi al rap-porto tra etica e laicità: “essere afavore del velo, ad esempio, nonsignifica essere a favore del burqache rappresenta l’espressionedelle sottomissione della don-na!”. Riecheggiano, a tal proposi-to, le parole espresse in questi ul-timi giorni da Nicolas Sarkozyche ha annunciato una leggeproprio contro il burqa che “nonrappresenta un problema religio-

so, ma di libertà”.Infine, non poteva mancare

un accenno al caso Englaro. Giu-liano Amato ha tenuto a sottoli-neare la sua visione complessadel fenomeno, ma pur citandoHabermas – “è sbagliato preten-dere di tener fuori la sfera religio-sa da quella pubblica”- ha espres-so il suo avvilimento personaleper la logica manichea che ha ca-ratterizzato il dibattito politicoitaliano in relazione al caso En-glaro: “sostenere che l’alimenta-zione e l’idratazione assistita nonsiano dei trattamenti medici, ècome dire che due più due fa cin-que”.

NOTIZIE DAL MONDO 15

DIRITTI SENZA FRONTIERE

L’Italia è il primo Paese inEuropa nel turismo riprodutti-vo: su tre coppie che cercanoaiuto in un Paese straniero peravere un figlio, una è italiana. Asvelarlo è lo studio condotto daESHRE (European Society ofHuman Reproduction and Em-bryology) e dalla SISMER (So-cietà italiana di studi di Medici-na della Riproduzione) che èstato presentato questa matti-na, durante il venticinquesimocongresso annuale dell’ESHREin corso ad Amsterdam. «Chemolte coppie infertili si rivolga-no a centri esteri è risaputo, main realtà, fino ad ora, non esiste-va alcun dato certo sulla entitàdel fenomeno, sulle caratteristi-che delle coppie e sui motividella migrazione. Lo studiocondotto è il primo in grado difornire queste informazioni inquanto i dati raccolti vengonodirettamente dalle coppie»,spiega Anna Pia Ferraretti, diret-tore scientifico di SISMER e

membro della task force diESHRE costituita per studiaresu scala europea il fenomenodella migrazione legato a pro-blemi riproduttivi.

La metodologia - La ricercasi è basata sui questionari ano-nimi che sono stati consegnatialle coppie straniere presenti in44 centri situati nei 6 Paesi euro-pei in cui maggiormente emi-grano le coppie (Spagna, Svizze-ra, Belgio, Slovenia, RepubblicaCeca e Danimarca). Il periododi studio è durato un mese, pe-riodo sufficiente per poter fareuna proiezione sui dati annua-li.

I dati Europei - Il totale dellecoppie trattate in un mese neicentri contattati è stato di 1.230.Moltiplicando per 11 mesi, sipuò dire che ogni anno sonocirca 13mila le coppie che “mi-grano” in Europa. I centri chehanno partecipato allo studiorappresentano circa il 50% deicentri che ricevono coppie stra-

niere. Si può quindi stimare che,a livello europeo, il fenomenocoinvolga tra le 20mila e le25mila coppie all’anno in que-sti 6 paesi; occorre ricordare cheanche altri paesi (ed esempio,Grecia, Russia e Ucraina) rice-vono coppie straniere. L’entitàdel fenomeno è quindi ancorasuperiore.

I dati Italiani - «Non ci sor-prende, ma ci deprime, avere laconferma che, delle 1.230 cop-pie che si sono recate all’estero,quelle italiane sono le maggior-mente rappresentate: 392, parial 32%. Del resto, la legge italia-na fino allo scorso aprile era lapiù restrittiva d’Europa», com-menta Ferraretti. Dietro l’Italiac’è la Germania con il 14%, poialtri Paesi con percentuali infe-riori al 12%. «Possiamo dire chesono almeno 10mila le coppieitaliane che ogni anno emigra-no».

Ma chi sono queste coppie?«Sono tutte coppie eterosessua-

li, sposate nella stragrandemaggioranza (82%) o stabil-mente conviventi (18%) - conti-nua Ferraretti - L’età media del-le donne è di 37 anni e mezzo; il27% ha meno di 35 anni, il 41%tra 35 e 40 anni, il 25% tra 40 e 44anni e solo il 7% tra 45 e 50 an-ni».

Perché una coppia va al-l’estero? «Non certo per cercaretrattamenti “estremi”, ma soloper cercare di avere un figlio al-l’interno di rapporto di unacoppia normale ed in normaleetà riproduttiva», continua il di-rettore scientifico di SISMER. «Il60% circa delle coppie volevaeseguire trattamenti illegali inItalia (donazione di seme, do-nazione di ovociti e, in minoremisura, per la diagnosi geneti-ca pre-impianto). Ma circa il40% si è rivolto all’estero pereseguire trattamenti leciti in Ita-lia, ma che credono essere piùefficaci in paesi dove esiste unalegge più liberale. In quasi il 50%

dei casi, entrambi i partner del-la coppia erano laureati, a con-ferma del fatto che la necessitàdi emigrare crea una discrimi-nazione a livello culturale e eco-nomico».

Conclude Ferraretti: «L’Italiaè il Paese europeo dove il feno-meno della migrazione per pro-blemi riproduttivi è di gran lun-ga più frequente. I dati raccolticonfermano che la Legge 40 èstata la maggiore responsabiledi questo fenomeno, esponen-do le coppie italiane a maggioricosti, rischi e discriminazioni ri-spetto agli altri cittadini euro-pei. Ma lo studio è stato condot-to prima della sentenza dellaCorte Costituzionale, che ha ri-mosso molti dei limiti primapresenti all’applicazione in Ita-lia delle tecniche PMA. Grazie aquesto nuovo contesto legislati-vo, possiamo affermare chemolte coppie non dovranno piùrecarsi all’estero».

L’inerzia laica della politica italianaLAICITÀ MADE IN FRANCIA

A differenza dei cugini d’oltralpe, sempre impegnati nella riflessione su temi etici, la no-stra politica soffre di una stasi, dettata anche dall’ombra nera della Chiesa Cattolica.

Amato:“Nessunopotevoimmaginarlo,ma su questetematiche sirimpiange lavecchia DC”.

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segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreriaSergio Ravelli, Il radicaleignoto. Appassionatamenteradicale. Fatti, aneddoti ericordi, Cremonabooks,2009, pp. 136, euro 10,00

Non abbiamo il nostro Tol-stoj, il nostro ‘Guerra e Pace’,ma abbiamo delle cose chepotrebbero essere raccon-tate, in cui c'erano i Clause-witz ufficiali e c'erano poi,con capacità di resistere e diavere successi, non nellaguerra ma nelle varie batta-glie, dei radicali ignoti. (dal-l'introduzione di MarcoPannella). "Ho scritto unacosetta, ci daresti un'oc-chiata?", mi chiede SergioRavelli."Sai, qualche paginabuttata giù di getto. Io, chenon ho mai scritto nien-te".D'accordo, vediamo.Comincio a leggere. E ma-no a mano che proseguo,mi rendo conto che c'èmolto di straordinario -"straordinario": fuori dal-l'ordinario - nel testo che hofra le mani. (dalla prefazio-ne di Lorenzo Strik Lievers)

Andrea Riscassi, Anna è viva.Storia di Anna Politkovskajauna giornalista non rieducabi-le, Sonda, 2009, pp. 133, eu-ro 14,00

Anna Politkovskaja, laica edisincantata, nelle sue in-chieste non temeva di schie-rarsi. Scegliendo sempre ipiù deboli e indifesi, è finitadalla parte dei ceceni, cometestimone credibile proprioperché non si limitava a fareda spettatrice. La Politkov-skaja non è stata l'ultima amorire per aver fatto bene ilsuo lavoro: far tacere il dis-senso è la tecnica che tutti itotalitarismi hanno usato.Dopo di lei, un giovane av-vocato e una giovanissimacronista sono stati freddati aMosca perché si occupava-no di Cecenia. Andrea Ri-scassi, anch'egli giornalista,è uno dei fondatori dell'as-sociazione "AnnaViva" nataper onorare la memoria del-la Politkoskaja. In questo li-bro ne ricostruisce la storiapersonale e, soprattutto,mostra di cosa scriveva e co-me interpretava il giornali-smo.

Chiara Lalli, Buoni genitori.Storie di mamme e di papàgay, Saggiatore, 2009, pp.262, euro 14,00

Tante le obiezioni all'omo-genitorialità. Nella societàche cambia, qual è la condi-zione necessaria per l'esi-stenza di una famiglia? Ri-spetto e responsabilità, at-tenzione e amore non sonosufficienti? Obiezioni e resi-stenze si sgretolano sotto lamole di ricerche scientifi-che che dimostrano come ibambini cresciuti in fami-glie omosessuali sianomentalmente sani e social-mente integrati quantoquelli cresciuti in famiglieeterosessuali. Questa è larealtà che emerge dalle pa-gine di "Buoni genitori".Chiara Lalli disinnesca au-tomatismi e generalizzazio-ni scontate lasciando la pa-rola ai protagonisti. Gioie,problemi, difficoltà nell'im-maginare un futuro: comein tutte le famiglie, ma conla frustrazione per i dirittinegati.

a cura di Maria Pamini

16LE NOSTRESEGNALAZIONI

LETTURE

Lucia Bellaspiga e Pino Ciociola, Eluana. I fat-ti, Ancora, 2009, pp.144, euro 12,00

I due giornalisti dell’Avvenire autori diquesto libro hanno una grande ambizio-ne: raccontare i fatti relativi alla morte diEluana Englaro “senza censure”, “per tira-re fuori la verità che “è stata sepolta sottomille contraddizioni e dimenticanze”.Proprio per evitare di destabilizzare i let-

tori, fornendo le sfumature, i dettagli e sì,anche le contraddizioni che spesso com-pongono una vicenda, Bellaspiga e Cio-ciola hanno deciso di dare ampio spazio aFulvio de Nigris, padre di un figlio mortodopo 240 giorni di coma (Eluana è “unavittima innocente immolata al dolore diun padre”), a Margherita Coletta (“ciò cheimporta è che Eluana era una persona, eviva”), alla famiglia di Massimiliano Tre-soldi, uno dei rari casi di risveglio dallo sta-to vegetativo postraumatico dopo 10 an-ni (“Massimiliano è l’unico che può dav-vero parlare a nome di Eluana, raccontareche cosa succede in un cervello in statovegetativo”). Una consonanza di opinionie sentimenti che, conoscendo le reazioniche il caso aveva suscitato, appare, per lomeno, sospetta.

Gli autori, sempre “certi di non daregiudizi”, scelgono di usare il verbo “ucci-dere” (avete trasalito? Tranquilli: “non hanecessariamente una connotazione col-pevolista o di condanna”) per descriverequello che Beppino Englaro, la Corted’Appello di Milano, La Quiete di Udinehanno fatto ad Eluana. Perché, si chiedo-no, “adottare complicate perifrasi proprioper evitare quell’unico termine a nostradisposizione, preferendogli improbabili

giri di parole come “accompagnare allamorte”? I nostri due giornalisti, infatti, nonamano il chiaroscuro, preferiscono direche questo è bianco e questo è nero, que-sto è bene e questo è male, questo è vita equesto è uccidere. Se invece provassero adallargare la visuale, capirebbero che losforzo di adattare il linguaggio alla realtà èdovuto proprio al fatto che questa realtà siva modificando rapidamente. Grazie alprogresso medico scientifico degli ultimianni i casi di persone in Stato VegetativoPermanente sono destinati a crescere,donne e uomini che non sono in grado diprovvedere a se stessi per quanto riguar-da anche le più elementari funzioni e chequindi “vengono mantenuti in vita”. Per-ché usare questa perifrasi e non dire sem-plicemente che “vivono”? Forse perchéuna differenza esiste.

E, sempre per allargare la prospettiva,accanto alle parole di “buon senso” di Eu-genia Roccella, sottosegretario al Welfare,che afferma che “una terapia, in quantotale, cura sempre una malattia, e quale sa-rebbe la patologia che si cura con un son-dino gastrico?”, credo sia utile porre quel-le del gruppo di lavoro su nutrizione eidratazione nei soggetti in stato di irrever-sibile perdita della coscienza istituito dal

Ministro della sanità Umberto Veronesinel 2000: “Aiutare una persona che non èin grado di farlo da sola a mangiare e a be-re è atto di assistenza mentre sopperire al-le esigenze di idratazione e di nutrizionedel corpo di individui in SVP, attraversosonda nasogastrica o altra modalità tecni-ca, è trattamento medico. Dal punto di vi-sta giuridico è inevitabile considerare chesi tratta di atti che possono essere com-piuti solo da medici o sotto controllo me-dico. A ragionare diversamente si finireb-be con il recuperare vecchie distinzioni,ormai totalmente superate da dottrina egiurisprudenza, secondo le quali erano daconsiderare trattamenti sanitari, da sotto-porre al regime del consenso, solo quellichirurgici e non, per esempio, quelli me-dici o quelli strettamente diagnostici”.

Non ho la pretesa dei due autori di ar-rivare a conoscere la verità, ma non saràraccontandomi che Beppino Englarochiese l’aiuto di amici socialisti e carnici oche non seguì l’ambulanza che trasporta-va sua figlia fino ad Udine o che interven-ne a troppi programmi televisivi che cam-bierò idea sul fatto che lui e sua moglie sa-pessero, più di chiunque altro, quale fos-se, in quella situazione, l’epilogo che me-glio si accordava con la vita di Eluana.

Eluana. I fatti (dell’Avvenire).

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PETER SINGER

“Il 21 dicembre, un medicoitaliano, Mario Riccio, ha stacca-to il respiratore che teneva in vitaPiergiorgio Welby. Welby, il qualesoffriva di distrofia muscolare edera paralizzato, aveva combattu-to invano nei tribunali italianiper il diritto a morire. Dopo cheRiccio gli diede un sedativo espense il suo respiratore, Welbydisse "grazie" per tre volte a suamoglie, i suoi amici, e il suo me-dico. Quarantacinque minutidopo, era morto (…)La morte diWelby solleva due questioni, chedevono essere distinte. Una è seuna persona ha il diritto di rifiu-tare le cure mediche che lo man-tengono in vita. L'altra è se l'eu-tanasia volontaria è eticamentedifendibile. Un consenso infor-mato del paziente deve essere unprerequisito per tutte le cure me-diche, fino a quando il paziente èun adulto competente in gradodi prendere una decisione. For-zare il trattamento medico su unpaziente competente adulto chenon lo vuole equivale ad una ag-gressione. Possiamo pensare cheil paziente sta prendendo la de-cisione sbagliata, ma dobbiamorispettare il suo diritto di farlo.Tale diritto è riconosciuto nellamaggior parte dei paesi, ma non,a quanto pare, in Italia”. (3) (tra-duzione mia)

“L’aspirazione a controllare lemodalità della propria morte se-gna un decisivo allontanamentodall’etica della sacralità della vi-ta. Si tratta, infatti, di un’aspira-zione che non può essere soddi-sfatta dalle concessioni all’auto-nomia del paziente compatibilicon il quadro di quell’etica. (…)non sono le famiglie, i medici e igiudici a dover decidere se laqualità di vita di una persona, in-capace di decidere da sé, sia taleche non le convenga continuarea vivere. Poiché è in gioco la vitadel paziente, ed egli è in grado dipervenire a una decisione infor-mata, chi meglio di lui può stabi-lire se la sua vita meriti di esserevissuta? Il paziente non ha il di-ritto di chiedere di essere aiutatoa realizzare questo suo deside-rio? E se c’è un medico dispostoad aiutarlo, perché mai la leggedovrebbe impedirglielo? (…) Po-liticamente, è qui che oggi si stacombattendo la battaglia più vi-gorosa contro l’etica della sacra-lità della vita” (2)

“(…)la distinzione tra ucci-dere e lasciar morire è molto me-no netta di quanto solitamente sicreda;[…]. In secondo luogo,quali che possano essere le ra-gioni per preservare almeno par-zialmente la distinzione tradizio-nale tra uccidere e lasciar mori-

re, per esempio che è peggio uc-cidere delle persone che rifiutar-si di dar loro il cibo di cui hannobisogno per sopravvivere, tali ra-gioni non valgono quando […]una persona desidera morire e lamorte promette di riuscire piùrapida e meno dolorosa se pro-dotta da un atto (per esempio,un’iniezione letale) anzichéun’omissione (per esempio, la-sciare che nel paziente si svilup-pi un’infezione e non curarla poicon antibiotici)”.(1)

“«Non uccidere» è il più notodei dieci comandamenti. Quan-do i medici uccidono intenzio-nalmente e attivamente i loropazienti, per quanto questi sianoprossimi a morire e per quantoabbiano invocato la morte, cal-pestano la più importante nor-ma morale che ci sia stata inse-gnata. Tuttavia (…) in Olandal’eutanasia volontaria è una sta-bile conquista che ha avuto l’ap-poggio di circa l’80 per cento del-la popolazione. (…) è approvatasia dai cappellani d’ospedaleprotestanti sia da quelli cattolici:entrambi si sentono impegnati agarantire il loro sostegno ai pa-zienti che la scelgono.(…)Terzocomandamento antico: non to-glierti mai la vita e cerca sempredi evitare che lo facciano gli altri.Da quasi duemila anni, i pensa-tori cristiani condannano il sui-cidio come peccato. Come disseTommaso d’Aquino, tocca a Dio,non a noi, stabilire il momentodella nostra morte.(…) Terzo co-mandamento nuovo: rispetta il

desiderio delle persone di viveree di morire. (…) Fatto salvo ilprincipio che non si può recardanno agli altri, se un adulto ca-pace di intendere e volere, chedisponga delle informazioni delcaso, decide stabilmente e libe-ramente di togliersi la vita, lo Sta-to non ha nessuna ragione perinterferire. (…) Anthony Bland(n.d.r. il 4 febbraio 1993 la Cortesuprema inglese ha sentenziatoche i medici che avevano in curail giovane Anthony Bland avreb-bero potuto lecitamente porre fi-ne alla sua vita. Questo ragazzotifoso del Liverpool, nel 1989, inoccasione della semifinale dellaCoppa d’Inghilterra, venneschiacciato dalla folla riportandogravi lesioni che lo condusseroad uno stato vegetativo persi-stente: soltanto il tronco cerebra-le era rimasto funzionante, men-tre la corteccia era completa-mente distrutta) vive in uno sta-to vegetativo persistente.(…)mediante una pompa viene ali-mentato con cibi liquidi graziead un tubo che, attraverso il na-so e la gola, giunge fino allo sto-maco. Allo svuotamento dellavescica si provvede mediante uncatetere inserito attraverso il pe-ne; […]. L’irrigidirsi delle artico-lazioni ha prodotto forti contra-zioni agli arti, sicché le bracciasono saldamente strette sul pettoe le gambe appaiono contorte inmodo innaturale. Movimenti ri-flessi nella gola gli provocano vo-mito e bava. Anthony Bland nonha coscienza né di tutto questo,

né della presenza dei membridella sua famiglia che a turnovengono a trovarlo. Le parti delcervello che rendevano possibi-le la coscienza si sono trasforma-te in una massa fluida. Il buio el’oblio, discesi su di lui allo stadiodi Hillsborough, non lo lasceran-no mai più. Il suo corpo è vivo,eppure egli non ha vita. […] Iprogressi della medicina moder-na, però, consentono di mante-nerlo in questo stato per anni,forse per decenni.(…) i tribunaliinglesi affermarono che, quandoun paziente è incapace di espri-mere il proprio consenso al trat-tamento, i medici non hannonessun obbligo giuridico di insi-stere in iniziative che sanno nonessergli di nessun beneficio. Ri-conobbero inoltre che, in man-canza di una qualsiasi forma dicoscienza e di ogni speranza direcuperarla in futuro, la pura esemplice continuazione della vi-ta biologica non arreca nessunbeneficio al paziente ”. (2)

a cura di Valentina Stella

Così mi oppongo alla vecchia moraleIL FILOSOFO AUSTRALIANO RILEGGE I DIECI COMANDAMENTI

PAGINA 3

17PARLARE DI EUTANASIA

Secondo Singer, per il principio di qualità della vita, gli individui, che siano in gradodi intendere e volere o in uno stato vegetativo persistente, hanno il diritto all’eutana-sia, al lasciarsi morire, e alla sospensione di mezzi straordinari e ordinari.

Non sono lefamiglie, i medici e i giudici a doverdecidere se laqualità di vita diuna persona siatale che non leconvengacontinuare avivere.

Peter SingerPeter Singer, nato nel 1946 a Melbourne, Australia, è considerato uno dei pen-satori contemporanei più importanti nel campo dell’etica. Ha insegnato alleUniversità di Oxford, New York, Colorado ( Boulder ), California ( Irvine ) e allaTrobe University. Nel 1999 viene nominato docente di filosofia morale all’Uni-versità di Princeton. È stato il fondatore dell’ International Association of Bioe-thics; attualmente dirige il Centre of Human Bioethics presso la Monash Uni-versity di Melbourne. Egli, quale utilitarista, opponendosi alla tesi della sacra-lità della vita, avanza il principio della qualità della vita, in base al quale l’euta-nasia va ammessa almeno in tutti quei casi in cui essa promuove gli interessidelle persone coinvolte. In particolare Singer si chiede se «l’etica della sacralitàdella vita è una malata terminale?». Uccidere non è sempre sbagliato e non tut-te le vite hanno lo stesso valore: nel caso fossimo costretti ad uccidere qualcu-no non dovremmo guardare alla razza, al sesso o alla specie ma solo alla volon-tà e al desiderio o meno di continuare a vivere del soggetto in questione e dellaqualità della vita che questi condurrebbe.

I brani dell’articolo sono estratti da tre testi di Peter Singer: (1)Scritti su una vita etica, Le idee che hanno messo in discussione la nostramorale, Net (collana Quality paperback), Cles (Tn) 2004; (2)Ripensare la vita, La vecchia morale non serve più, Il Saggiatore, Milano 1996.(3)The right to die, in Project Syndicate, gennaio 2007, disponibile al linkwww.utilitarian.net/singer/by/200701--.htm

Page 30: Agenda Coscioni anno IV n.07: luglio 2009

Iscritti al “Pacchetto arearadicale”Si sono iscritti all’Associazione LucaCoscioni con la formula del “Pacchettoarea radicale” (iscrizione a tutti isoggetti costituenti il Partito RadicaleNonviolento, Transnazionale eTranspartito, quota 590 euro)Gabriella Barbaro; Andrea Bartoli;Vittoria Bolettieri; Claudio Carboncini;Patrizio Cilli; Ranieri Clerici; IsabellaClerici Leon Fonseca; GiovanniUmberto Colucci; Maria De Pasquale;Marco Di Salvo; Biagio Fabio Lauriola;Stefano Lentini; Milena Lorenzini; BrunoMarongiu; Nicola Massioli; Giulio Nunzi;Vanda Panzeri; Piero Erminio Piotti;Elena Rigoli; Paola Sanguinetti; ValerioSossella; Monique Streiff Moretti;Leonardo Tomasello

Iscritti (per cui valeabbonamento a Agenda Coscioni)Sergio Memoli 300; Giacomo Birindelli200; Daniela Asselle 100; Sergio Benso100; Adriano Bilardi 100; MaurizioBolognetti 100; Luigi Bonifaci 100;Marco Buseghin 100; Costanza Camilli100; Violetta Cesaroni 100; Egla

Coluccia 100; Maurizio Compagnoni100; Alberto Consonni 100; FabrizioContardi 100; Romano Conti 100;Francesco Cossu 100; ArmandoCrocicchio 100; Salvatore Emmanuele100; Piercamillo Falasca 100; LuigiFumagalli 100; Tiziana Galtieri 100;Mario Iervolino 100; Ugo Manetti 100;Marco Merli 100; Mauro Michelini 100;Gaia Musiani 100; Arnaldo Orlandini100; Giuseppe Pandolfo 100; NicolaPrisco 100; Anna Riina 100; MarcelloSadocchi 100; Michele Savino 100;Antonella Soldo 100; Francesco Spoto100; Elda Tozzi 100; Fabrizio Zanni 100;Paolo Ceccoli 50; Tommaso Ciacca 50;Paolo Galante 50; Maria AssuntaGirardi 50; Gloria Guzzi 50; Elvira Lezzi50; Luca Pandini 50; Aumenti Quota;Bruno Aceto; Alessandro Clerici;Alberto Coretti; Carlo Crocchi;Alessandro Degl'innocenti; Carlo DelNero; Maria Divino; Marco Elifani;Andrea Francioni; Giovannella Gaudieri;Antonio Glorioso; Giovanna Grasso;Daniele Mannaioni; Alberto Marietti;Catello Masullo; Mauro Mauruzj;Armando Miliazza; Paolo Osso;Francesco Poletti; Maurizio Rosaspina;

Matteo Seppi; Emiliano SilvestriCecinelli; Roberto Verde; Michela Zaina;Alberto Lucio Cappato 500; AnnaCristina Pontani Coscioni 300; SandraBardin 200; Giuseppe Suppa 200;Francesco Andreani 150; Gigi OmarModica 150; Elia Boccara 100;Lamberto Coppola 100; Giorgio Cusino100; Elisabetta Dejana 100; SeverinoMingroni 100; Luciano Ciaffaglione 50;Fabio Jerman 50; Gesuina AmbroginaSomaschini 50; Giovanni Vegetti 50;Stefano Negro 48,22; Alfredo D'aloia20;

ContributiIrene Naitana 300; Carla Manuzzi 100;Claudio Moroni 100; Luisa MariaPolettini 100; Attilio Sibille 100;Salvatore Masia 60; Francesco Baudi50; Guglielmo Brusamolino 50; BrunoCamino 50; Rita Cerioni 50; AndreaCrivelli 50; Sandra Di Majo 50; AlfredoFanton 50; Anna La Vista 50; FulvioLoiodice 50; Gennarino Miozzi 50;Angela Pellegrini 50; Maria AntoniettaPontani 50; Dante Pozzoli 50; ElenaRoveda 50; Lucia Teresa Serra 50;Marco Tullio Tirone 50; Vinicio Vettoretti

50; Bruno Zambianchi 50; Anna MariaBonomelli 40; Aldo Robiolio Bose 40;Franca Bertolotti Castiglioni 30;Brunello Volpe 30; Paolo Pasero 29;Davide Insolia 28,22; Daniele Ciolli 25;Gianmaria Copes 25; Stefano Costa 25;Vittorio Falsitta 25; Fortuinato Lazzaro25; Raffaela Senatore 25; RomanoAbate 20; Giovanni Della Rossa 20;Raffaele Lelleri 20; Nicola Mastrandrea20; Oreste Narmucci 20; StefanoPodda 20; Anna Rippa 20; MargheritaTiberio 20; Maria Victoria Tuan 20;Ernesto Valenti 20; Anna Vincenti 20;Marcello Buttazzo 15; Fabio Melina 15;Michele Piccolo 15; VittorianoRomanelli 15; Giuseppe Terrazzino 15;Vittorio Bianchi 10; Pier Luigi Camparini10; Francesco De Liberato 10;Leonardo De Stefano 10; Elisabetta DiCosmo 10; Pierluigi Di Pisa 10; AdaDocci 10; Gabriella Girani 10; MariaImprota 10; Roberto Iovino 10; EmilianoMarini 10; Alberto Mengozzi 10; FaustaNencini Fravolini 10; Guido Ploner 10;Guido Serra 10; Massimiliano Gazzini 7;Luigi Carlone 5; Roberta Doppieri 5;Giovanni Faa 5; Annamaria Fiorini 5;Armando Isolda 5; Simone Ruscito 5;

Stanislao Russo 4

Aumenti quotaBruno Aceto; Alessandro Clerici;Alberto Coretti; Carlo Crocchi;Alessandro Degl'innocenti; Carlo DelNero; Maria Divino; Marco Elifani;Andrea Francioni; Giovannella Gaudieri;Antonio Glorioso; Giovanna Grasso;Daniele Mannaioni; Alberto Marietti;Catello Masullo; Mauro Mauruzj;Armando Miliazza; Paolo Osso;Francesco Poletti; Maurizio Rosaspina;Matteo Seppi; Emiliano SilvestriCecinelli; Roberto Verde; Michela Zaina;Alberto Lucio Cappato 500; AnnaCristina Pontani Coscioni 300; SandraBardin 200; Giuseppe Suppa 200;Francesco Andreani 150; Gigi OmarModica 150; Elia Boccara 100;Lamberto Coppola 100; Giorgio Cusino100; Elisabetta Dejana 100; SeverinoMingroni 100; Luciano Ciaffaglione 50;Fabio Jerman 50; Gesuina AmbroginaSomaschini 50; Giovanni Vegetti 50;Stefano Negro 48,22; Alfredo D'aloia20;

18STORIA DI SPERANZA

DAL CORPO DEI MALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

Iscritti nel mese di giugno

ANNA ANNONI

Mi chiamo Anna, iscritta all'associazione Luca Coscioni,abito a Modena, sono medico e sono madre di unaragazza con un disturbo mentale.In questi anni ho capito tutta l'assurdità della legge 180,basata sull'ideologia, la malattia mentale come prodottodei rapporti di potere. Ho riletto delle conferenze diBasaglia del 1978, la realtà è interpretata alla lucedell'ideologia marxista. Dopo 30 anni non ci sono serieproposte di cambiare questa legge usando come criterionon l'ideologia ma i risultati. I risultati sono spessol'abbandono dei malati psichiatrici, curati e assistiti dallefamiglie, il trattamento sanitario obbligatorio è possibilesolo nell'ospedale generale del comune di residenza e nonnei centri specializzati, per esempio quelli per i disturbialimentari.Perché questa discriminazione?Mia figlia ha iniziato a manifestare qualche disagiointorno alla primavera del 2002, all’età di 15 anni.Sembrava un momento di difficoltà dovutoall’adolescenza, ma su sua richiesta comincia a vedereuna psicologa che ci rassicurava, non vedeva grossiproblemi.Alla ripresa della scuola, però, soffre d’attacchidi panico quindi la psicologa interpella uno psichiatra,che in una seduta fa la diagnosi: depressione, con unantidepressivo guarirà.In effetti assistiamo ad unmiglioramento e siamo fiduciosi; con il senno di poipenso che fu allora che incominciò a vomitare dopomangiato.Tra alti e bassi, nella primavera 2004 peggiora edeve riprendere l’antidepressivo. Disorientati da questediagnosi così mutevoli decidiamo di chiedere il parere diun altro psichiatra; anche per lui la diagnosi è gravedepressione e ci consiglia un altro centro dove vi sarebbeun luminare della materia.Il responso del gran luminare,che ci tratta come due poveretti, è che serve una terapiapsicanalitica ma la lista d’attesa in ospedale è di due anni.Naturalmente accettiamo il trattamento privatamente, dauna giovane dottoressa del reparto, senza una diagnosi,una prognosi e un consenso informato alla terapia.Anchenoi genitori iniziamo a fare una seduta alla settimana diterapia di coppia, prima da una dottoressa del loro gruppoe poi con un’altra, mentre era di guardia, maprivatamente, cioè pagando la sua parcella in nero. Mia

figlia mangia sempre meno e dorme poco, ma per ladottoressa va tutto bene. In novembre il primo ricovero e aquel punto abbiamo la diagnosi: “disturbo dellapersonalità di tipo isteroide con disturbo delcomportamento alimentare”. Nessuno ci aveva informatoche la malattia si era aggravata, eppure mia figlia eraminorenne.Inverno 2004 2005: continue corse al prontosoccorso per lavande gastriche per abuso alimentare oingestione di farmaci. Silvia è ormai molto magra, ha persoi capelli, non ha più le mestruazioni da tempo, ha persodiottrie, la pelle è come quella di un ammalato di tumore.Febbraio 2005, nuovo ricovero. Veniamo convocati dal“luminare”: “Vostra figlia sta peggiorando, cosa aspettate adarvi una mossa?”.Ancora oggi non so che significato darea quelle parole: da 10 mesi ci eravamo rivolti al suoreparto, avevamo accettato e pagato le cure proposteci,cosa avremmo dovuto fare?Tentammo allora con un altroterapeuta, sempre uno psicanalista (ora mi vergogno diquesto perseverare), un lacaniano.Sedute non solo senzautilità ma dannose perché il terapeuta in questionespingeva mia figlia a prendere iniziative contro il parere dinoi genitori, iniziative che non era in grado di sostenere.Nell’estate Silvia ha tentato un ricovero presso unacomunità fondata da un’anoressica e bulimica, guaritadopo 18 anni con la psicanalisi, che si dedica ad aiutare leragazze con problemi alimentari e diffonde la sua teoria:l’anoressia è fame d’amore (ma quale persona esoprattutto quale adolescente non ha bisogno d’amore?).Dopo pochi giorni finì in un ospedale psichiatrico in altracittà, un posto dove trionfano l’abbandono e l’incuria.Intanto ha compiuto 18 anni e pur acconsentendo airicoveri lei stessa, dopo poco tempo, firma le sueautodimissioni.Eppure sono certa che una parte di leivorrebbe essere aiutata a guarire, ha bisogno di esserefermata per essere salvata.Lo scorso 6 aprile Silvia è statadi nuovo ricoverata in Psichiatria per tentato suicidio condosi veramente preoccupanti di farmaci. Il reparto ègestito malissimo, per definizione non si pongono scopiriabilitativi, gestiscono solo l’urgenza, i pazienti nonhanno nulla da fare se non fumare e passeggiare, non sonopreviste attività né colloqui. I pazienti agitati sono legati alletto, così è successo anche a mia figlia; ho pensato chesarebbe più civile chiudere i pazienti in una stanza dovepotessero urlare senza farsi male, come nei vecchiospedali psichiatrici. Come si può uscire da questasituazione?

SILVIA LA MIA

DENUNCIADI MADRE E MEDICO

FAZIO RISPONDE A INTERROGAZIONE

FARINA COSCIONI

Una rispostanon risolutiva

Nell'ultimo numero di Agenda Co-scioni è stata pubblicata la storia di DeliaD’Ettorre. A seguito di quella lettera è sta-ta proposta un’interrogazione parlamen-tare al Ministro del lavoro, della salute edelle politiche sociali a prima firma Ma-ria Antonietta Farina Coscioni, e sotto-scritta dalla delegazione dei deputati ra-

dicali. La Signora Delia D'Ettorre, inse-gnante in pensione affetta da 16 anni dasclerosi laterale amiotrofica (SLA), scrive-va di essere «fortemente tentata di riser-vare a me stessa il trattamento che i geni-tori di Eluana Englaro hanno voluto perla figlia», e questo per la scarsa assistenzache riceve dalle istituzioni sanitarie: «soloper due volte alla settimana», spiega la si-gnora D'Ettorre, «un infermiere assiste adomicilio per conto della ASL, mentre anoi malati di SLA spetterebbe l'assisten-za domiciliare gratuita 24 su 24... la miafamiglia ha tutto il peso sulle spalle, tuttivivono in funzione della mia gestione...Perché i politici si sono affrettati a emana-re un decreto-legge che bloccava la so-spensione della sentenza che ha permes-

so a Eluana di porre fine al suo calvario,mentre non fanno niente per i malati chehanno la sventura di vivere in regioni piùpovere...». Alla domanda su quali urgentiprovvedimenti e iniziative intendesseadottare il Governo su questa e altre vi-cende simili, il Sottosegretario alla SaluteFerruccio Fazio ha risposto così all’inter-rogazione della co-Presidente dell’Asso-ciazione Coscioni Maria Antonietta Fari-na: che “Il servizio domiciliare dovrebberiuscire a garantire interventi program-mati su 6 o 7 giorni settimanali e, in casiparticolari, la pronta disponibilità medicasulle 24 ore. Tuttavia non potrebbe farsicarico dell'assistenza infermieristica«h24», come richiesto dalla signora citatanell'atto parlamentare”. “Il presupposto

indispensabile per l'attivazione dell'assi-stenza domiciliare, infatti, è la presenza difamiliari o di persone di supporto che, inbase alle indicazioni dell'equipe sanita-ria, possano gestire i più semplici bisogniquotidiani del paziente e fare fronte allenecessità assistenziali di base, potendocontare sulla costante disponibilità delmedico e degli altri operatori coinvolti nelpiano terapeutico e, quando necessario,sul cosiddetto «ricovero di sollievo» pres-so una struttura ospedaliera o residenzia-le”. “Se tale presupposto non può esseregarantito, neanche con il supporto delComune, responsabile degli interventisocio-assistenziali, il mantenimento aldomicilio risulta un obiettivo difficilmen-te realizzabile”.

La storia riportata colpisce sul piano umano e profes-sionale; in questo come in tanti altri casi di malasa-nità, tuttavia, non pensiamo sia la legge 180 a doverandare sul banco degli imputati quanto piuttosto chinon fa bene il proprio lavoro, sia esso psichiatra, psi-cologo o infermiere; se non vi fosse stata la legge, lapaziente sarebbe stata curata in ospedale psichiatri-co e non credo che questo avrebbe garantito risultatimigliori; quanto poi all'impiego della psicanalisi peril trattamento dei disturbi psichiatrici, rinvio ad unarecente intervista per Agenzia Radicale.(www.lucacoscioni.it/valutazione-psicoterapie)

Fabrizio StaraceDocente di Psichiatria sociale - Università diNapoli. Consigliere generale Ass. Luca Coscioni

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[email protected] lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo [email protected] oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

Mi iscrivo perché...La stimaPur essendo disoccupata e squattrinata, do-no volentieri questa quota, pur così minima,per sostenere un'associazione stupenda chelotta per i diritti di ogni essere vivente...I mieipiù sinceri complimenti per il lavoro che svol-gete e l'augurio di ottenere vittorie semprepiù significative!! Con ininterrotto affettoAlessandra Meoni (25.00 euro)

Mi iscrivo perchéMi iscrivo perché amo la vita. Il Segretario cit-tadino Partito Democratico di Brescia. Gior-gio De Martin (100.00 euro)

La vicenda EluanaEra da tempo che pensavo di iscrivermi, maquello che sta succedendo sul caso Englaromi ha definitivamente convinto che non sipuò rimanere inerti davanti all'inaudita vio-lenza che continua a subire in primo luogoEluana e poi le nostre istituzioni, il diritto e laCostituzione. Paolo Tarozzi (100.00 euro)

Il rispetto dell’individuo ela vita della democraziaNon posso tollerare che sia messa in discussio-ne la libertà di morire liberamente. Chi haespresso in vita la propria volontà di essere sop-presso in caso di coma vegetativo va rispettato.Ogni interferenza con la volontà dell'essereumano di morire in modo libero e dignitosorappresenta una concreta minaccia della no-stra libertà di cittadini e un attacco alla demo-crazia. Alfonso Maria Zerbo (100.00 euro)

Quando la legge offendeMi iscrivo perché credo nella libertà di scelta,perché credo nei radicali, perché voglio ricor-dare Coscioni, Welby e tutti quei cuori gentili,offesi dalle leggi italiane ancor più che dallaloro salute fisica. Fabrizio Mallarino (100.00euro)

Sulla libertàContinuo a sostenervi perché il mio libro di ri-ferimento è On Liberty di J. S. Mill, e voi sietegli unici veri liberali rimasti in Italia. PietroCasadei (100.00 euro)

Distanti dall’ideologia fa-naticaSinora non m'ero iscritto perché temevo chepalesare un'appartenenza mi esponesse al-l'accusa di scrivere quel che scrivo, nella miaattività scientifica, in ragione di una pregiudi-ziale ideologica. Difficile far capire a chi è ma-lato di ideologia che l'associazione Coscioniè il simbolo di un approccio non ideologico aitemi del biodiritto. Il fanatico vede un fanati-co in chiunque avversi il (suo) fanatismo. Leultime grottesche, eversive mosse di un mini-stro rispetto al caso Eluana mi hanno fatto fi-nalmente capire che non c'è più spazio fisicoper neutralità politiche. La linea gotica è trac-ciata tra la ragione di una forza ormai grotte-scamente asservita alla fallacia logica del-l'oscurantismo religioso, e chi ha da spenderesoltanto - si fa per dire - la forza della ragione.Mi schiero volentieri e necessariamente. An-tonio Vallini (100.00 euro)

Sotto lo schiaffo della Chiesa/1Aiutiamo i giovani italiani a proiettarsi inuna Italia che sia 'in' Europa, così da nonvederli costretti a 'trasferirsi' in Europa. Senon c'è libertà non c'è democrazia. Compi-to di uno Stato è garantire il diritto di tutti,non solo dei cattolici integralisti. L'Italiastenta ad evolversi e a progredire perché èancora succube di compromessi con laChiesa Vaticana. Non ho mai capito perchéi cattolici si sentono minacciati dalla liber-tà di scelta dell'individuo, visto che credo-no nel 'libero arbitrio'. Carmela Ferrigno

Sotto lo schiaffo della Chiesa/2Vorrei uno stato e una classe medica basatisulla democrazia e sulla laicità. E non sottolo schiaffo della chiesa. E poi ci permettia-mo di giudicare le altre religioni additando-le con gli appellativi più svariati (estremistifondamentalisti ecc.) ...."non giudicate per-ché sarete giudicati". Penso che leggi basa-te sulla democrazia non costringano nessu-no a nessun tipo di sofferenza. Inoltre noncostringerebbero neanche i Fondamentali-sti Religiosi ad avvalersi degli eventuali be-nefici stabiliti dalle leggi stesse (pillola delgiorno dopo, fecondazione assistita, abor-to, eutanasia ecc. ecc.) ognuno sarebbe li-bero di decidere con il proprio cuore senzacostrizione alcuna "Ognuno davanti al Pa-dre Eterno farebbe i conti con la propria co-scienza". Vorrei uno stato e una classe me-dica basati sulla democrazia e sulla laicità.E non sotto lo schiaffo della chiesa. VitoAntonio Violante

L’AGENDADEI LETTORI 19

LETTERE

DIRETTORERocco Berardo

CAPO REDATTORIMarco Valerio Lo Prete Tina Santoro

GRAFICAMihai Romanciuc

HANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, MarcoCappato, AlessandroCapriccioli, Azzurra Cianchetta,

Josè De Falco, Elettra Filardo,Susana Galli, Filomena Gallo,Simona Nazzaro, Maria Pamini,Carmen Sorrentino, Giulia Simi,Valentina Stella

Illustrazioni: Paolo Cardoni

IL NUMERO SETTE/09 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MERCOLEDÌ 1 LUGLIO 2009Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo trentacinquesimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni”sono liberamente scaricabili all’indirizzo:

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