5 Comuni - numero 13 - aprile/maggio 2011

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5 Anno 4 / Numero 13 Aprile-Maggio 2011 della Vallata d’Alpone Vestenanova San Giovanni Ilarione Montecchia di Crosara Roncà Monteforte d’Alpone numero13 Comuni

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Accade in valle Alluvione Vestenanova San Giovanni Ilarione Montecchia di Crosara Roncà Monteforte d’Alpone

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Vestenanova San GiovanniIlarione

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Hanno collaboratoa questo numero:

Alessandro AnderloniSebastiano BaccoMarco BollaGiuseppe BoninsegnaAndrea BrandieleGiovanni BrighenteDario BruniLara CarbogninAnna CavazzaEdoardo CasottoAnna CorradiniRodolfo CreasiMatteo Dal ZovoPaola DanesePier Paolo FrigottoLorenzo GeccheleGianni e AntonellaMariella GugoleAldo LorenzoniClaudio LovatoIsabella Negretto

Tiziano PanatoAngelo PandolfoLeonello PiccinaClaudio PortinariEmanuel RighettoElisa RizziGiulia RoncariVittoria ScrinziSebastiano e MaraFrancesco SforzaPatrizia SignoratoSoave TeclaFrancesca TombaLara VialiLuca ZanettiAssociazioneAMEnteliberaGruppo Giovanidi VestenanovaI bambini delleElementaridi Montefortee di SoaveLafogliaeilvento

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dove trovare il “5 Comuni”Se per qualche motivo, dopo la distribuzione, volete una copia del 5 Comuni (per un amico o una persona lontana, per parenti o conoscenti), la potete trovare presso uno dei seguenti punti di distribuzione:Vestenanova: - Edicola Corradini - Edicola Presa (Bolca)San Giovanni Ilarione: - Biblioteca Comunale - Damini ElettrocasaMontecchia di Crosara: - Biblioteca Comunale - MunicipioRoncà: - Municipio - Museo PaleontologicoMonteforte d’Alpone: - Biblioteca Comunale

Via Campitelli, 1 - 37030 - MONTECCHIA DI CROSARA (VR)Tel. e Fax 045 7460036 • [email protected] - www.ristorantetregnago.comRIPOSIAMO DOMENICA SERA, TUTTO IL LUNEDì E MARTEDì SERA

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EditorialE

di Dario Bruni

SOTT’ACQUA

Son passati sei mesi e il 5 Comuni ritorna a farsi vede-re: un po’ come è accaduto agli sfortunati paesi colpiti

dall’alluvione, anche noi siamo finiti per un po’ “sotto ac-qua”, espressione che nel dialetto nostrano assume un chiaro significato negativo. Fortunatamente siamo riemersi, anche grazie ai tanti che in questo periodo ci hanno fatto sentire la loro vicinanza, magari solo chiedendoci preoccupati dove eravamo andati a finire. Ora siamo qui, di nuovo, a raccon-tare la vallata d’Alpone, alle prese con i suoi mille problemi ma anche con la sua grande, e spesso insospettata, capacità di reagire e di mostrare di che pasta è fatta.Un attento lettore ci ha fatto notare che nel numero 2 della ri-vista (eravamo nel gennaio 2009) terminavamo un articolo con parole che, a distanza di tanto tempo, appaiono premonitrici: “Alla fine, con il cessare delle precipitazioni, tutto è tornato alla normalità e anche stavolta il peggio è passato senza gravi conse-guenze. Nell’aria rimane però una domanda inquietante: sarà così anche la prossima volta?”Una domanda che, purtroppo, non ha finito di essere ancora attuale e che, alla luce di quanto è capitato, spinge tutti (ammi-nistratori e semplici cittadini) ad una attenzione maggiore verso quanto accade ogni giorno attorno a noi.

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sommario5Comunidella Vallata d’Alpone

Registratopresso il Tribunale di Vicenza

al n. 1189 del 25.11.2008

Sede legaleGrafica Alpone Stampe

Via Risorgimento, 99SAN GIOVANNI ILARIONE (Verona)

Tel. 045 6550480Fax 045 6550221

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Direttore responsabileEmilio Garon

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RedazioneMariella Gugole

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[email protected] Paolo Frigotto

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Referenti di zonaVESTENANOVA

Mariella Gugole 340 [email protected]

SAN GIOVANNI ILARIONEDario Bruni 349 0657198

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Gian Carlo Tessari 335 [email protected] D’ALPONEAlice Nuca 340 8057822

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PubblicitàGiuseppe Frattini

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Grafica e impaginazioneContro Edizioni e Grafica

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Tiratura: 10200 copie

Il materiale prodotto in questo numero è di proprietà esclusiva © 2008 Contro Riccardo & C. Edizioni e Grafica snc. Tutti i diritti sono riservati. L’intero con-tenuto della pubblicazione e dei suoi allegati sono protetti da copyright, sono quindi vietate riprodu-zioni totali o parziali, in ogni genere o linguaggio, senza il consenso scritto della Contro Riccardo & C. Edizioni e Grafica snc. Tutti i marchi citati nella rivista sono proprietà dei rispettivi Titolari.

© 2008Contro Riccardo & C. Edizioni e Grafica snc

Per qualsiasi articoloo segnalazione contattate

i referenti di zonadei comuni della vallata

Anno 4 / Numero 13Aprile - Maggio 2011

numero 13

Accade in valle Alluvione: Cosa è stato fatto, cosa resta da fare. • I bambini delle elementari di Soave e di Monteforte raccontano dell’alluvione. Anche dal fango possono nascere i fiori • Impressionante la devastazione delle frane • Giovani agricoltori una scommessa e una risorsa per la nostra valle. • Turismo responsabile• Giovani e alcool • Don Giobatta Roncari: il sacerdote poeta. • Lions Club Valdalpone

VestenanovaAuguri Italia unita • Che energia sto sportello • Il futuro è country • Giornata della sicurezza stradale • Incontri culturali a Vestenanova • Madonna della Corona

San Giovanni Ilarione L’Alpone fa cento! • marcia tra i ciliegi • Venticinque volte AIDO • Alessandro Spadiliero: Così parlava Turandot. • Decima rassegna teatrale

Montecchia di Crosara Barcollando barcollando • La stessa luna, lo stesso sole Membri della stessa Chiesa • Guinea Bissau con il cuore in Africa. • Diario dall’inferno russo • Valpocalcio

Roncà Non solo museo Associazione Paleontologica. • AVIS Terrossa • Il

raccoglitore del tempo • Giovani e solidarietà • Pinocchio a Roncà

Monteforte d’Alpone Hellas Monteforte: sport a 360 gradi. Katarse un gruppo

parrocchiale speciale • Scuola di Brognoligo-Costalunga • Un italiano a

Budapest • Monsignor Pellegrini

Dintorni Pino Masciari• La bruttezza che salva il mondo

Sport Pallavolo Monteforte

Pronto in tavola Pesche dolci

La buona terraNuove regole per il consorzio

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Pier Paolo Frigotto

Tre morti, oltre tremila sfollati, più di 500 mila perso-ne colpite in vario modo dall’alluvione del novembre

scorso in Veneto. E ancora: 150 mila animali annegati e migliaia di ettari di terreno coltivato finiti sott’acqua.Tra i 121 Comuni coinvolti, Monteforte è stato tra i più seriamente colpiti. Ma, anche sei mesi dopo l’esondazio-ne dell’Alpone, c’è ben poco da stare allegri. Secondo l’ultimo studio realizzato dal Consiglio naziona-le dei geologi, infatti, le criticità sono ancora tante, e tan-te, oltre alla nostra, sono le aree a rischio idrogeologico individuate dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione delle Province Italiane. Gli oltre 5.000 km di corsi d’ac-qua del sistema idrografico di competenza della Regione Veneto esigono di un continuo e assiduo monitoraggio e immediati interventi di ripristino e sistemazione. Ora occorre passare dalle parole hai fatti. La difesa del suolo, oggi più di ieri, è un aspetto fondamentale per il futuro dei nostri territori e serve intervenire su quel re-ticolo idrografico minore, su quei fiumi, torrenti e fossi, che rappresentano una vera emergenza. La prevenzione va fatta prima e non dopo le catastrofi. Bisogna program-mare e pianificare gli interventi, guidarne i processi in modo graduale e sostenibile e non con l’emozione post-evento. La Regione ha già elargito al comune di Mon-teforte il 30% dei 29.133.397,73 di euro previsti per gli interventi urgenti quali la messa in sicurezza della viabi-lità, degli impianti, delle infrastrutture pubbliche, della stabilizzazione dei versanti, della pulizia e manutenzione straordinaria degli alvei e delle opere di difesa idrauli-ca. Ma gli 8.740.019,00 sono stati impiegati anche per il ripristino degli immobili privati e il danneggiamento dei beni mobili e per la concessione di contributi per la ripresa delle attività produttive ed economiche da parte delle imprese colpite.

Importante è stata anche la somma di 700.000,00 di euro raggranellata dal “Fondo concordia” (donazioni da parte di privati, associazioni, comuni, fondazioni) e di-stribuita a più di 180 famiglie.Rimangono però ancora evidenti i problemi del “consu-mo” del suolo, della scarsa manutenzione sui corsi fluvia-li e soprattutto dei bacini di laminazione (progettati per intercettare un volume d’acqua, invasarlo temporanea-mente e poi rilasciarlo subito dopo l’evento meteorico). Urgono interventi che pongano, una volta per tutte, la parola fine a tali disastri. Disastri che, solo per un caso fortuito, non si sono ripetuti il 17 marzo scorso quando nuove tragedie sono state evitate per un soffio.Ecco il primo impegno per voltare pagina: il “Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idrau-lico e geologico” predisposto dalla Regione Veneto lo scorso mese di gennaio.“Riqualificazione del territorio, diminuzione del consumo di suolo, delocalizzazione dei beni esposti al rischio, devo-no essere parole d’ordine nel piano di messa in sicurezza del territorio - sostiene il Sindaco Carlo Tessari -.Solo così sarà possibile invertire il processo di sfrutta-mento e consumo dello stesso, prendendo atto che la si-curezza e fruibilità di un bacino idrografico dipendono prima di tutto dagli usi cui si destina”. Le osservazioni al Piano predisposte dall’amministrazio-ne comunale con l’ufficio tecnico guidato dall’ingegnere Renato Pontalto partono dal fatto che i torrenti Alpone, Chiampo e Tramigna, nell’arco di tre km (comprendenti gli abitati e le aree produttive di Monteforte, San Boni-facio e Soave) si uniscono tra loro dando luogo ad un unico alveo che manifesta gravissime carenze sia dal pun-to di vista della sezione di deflusso che della robustezza strutturale degli argini.

a sei mesi dall’alluvione:Cosa è stato fatto, Cosa resta da fare

Accade in valle

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Quali le soluzioni? Il comune di Monteforte ha le idee chiare: “In alternativa ai sei piccoli invasi - spiega Pon-talto - proposti dal Consorzio Alta Pianura Veneta (tra i quali vi è indicato anche quello sul torrente Alpone in Località Colombaretta nel territorio di Montecchia di Crosara, che condividiamo), proponiamo un unico gros-so bacino, nel territorio dei comuni vicentini di Mon-torso e Zermeghedo, in grado di contenere le piene del Chiampo e di ridurre sensibilmente le altezze di piena, in modo da garantire la sicurezza idraulica dei comuni di Monteforte, Soave e San Bonifacio”. Monteforte propone inoltre, in ambito locale, di provve-dere alla realizzazione delle seguenti opere idrauliche:

• miglioramento idrodinamico dell’Alpone in pros-simità di via Vittorio Veneto-Piazza Martiri, con rifacimento del vecchio ponte stradale;• nuova idrovora in zona San Carlo;• risezionamento e nuovo impianto idrovoro dello scolo Cappuccini;• impianto di emergenza presso gli impianti sportivi del Capoluogo;• riordino vallette ed adeguamento strutturale di Rio delle Carbonare.

Nel contempo, ed in attesa che vengano realizzati gli occorrenti interventi strutturali da parte delle Autorità competenti, l’amministrazione Tessari chiede un’accura-ta e sistematica manutenzione e pulizia dei corpi arginali e degli alvei di tutti i corsi d’acqua ed in particolare di quelli pensili (Alpone, Chiampo, Aldegà ecc.).È di tutta evidenza che la più grande opera pubblica di cui il nostro territorio ha bisogno ora (e non tra qualche anno) è di fronte agli occhi di tutti: messa in sicurezza idraulica e ripristino idrogeologico del territorio.

monteforte d’alPone

La campagna attorno a Monteforte d’Alpone

Le case e le vie di Monteforte d’Alpone

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accade in valleAccade in valle

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monteforte d’alPoneClassi seCondesCuola elementare

soave: Classi quartesCuola elementare

intervista ai nonni

• Sai che mio papà era di quelli della Protezione Civile! È rimasto fuori fino a sera e ha mangiato tardi!• L’asilo è “andato” proprio; il riscaldamento è partito. Sono andato dentro: un disastro!• All’asilo ho visto scatole, cassette per terra sulla strada.• C’era anche un gatto annegato!• Tutto è successo perché è cascata la terra dell’argine: sono andati a vedere con la pila e si sono accorti che non c’erano più gli argini.• C’è una ruspa che prende l’acqua sporca e la rimanda nell’Alpone, così le macchine possono passare e tornare alle loro case.• Mi ricordo tutti i pantaloni bagnati di mio papà che è andato ad aiutare mia nonna. Dopo sarà difficile rimettere tutto in ordine.• La casa di mia nonna si è allagata; è andata a salvarsi al piano di sopra. Senza corrente, senza riscaldamento, senza niente! Per fortuna i suoi vicini le passavano da mangiare dal poggiolo!• Quando ho visto Monteforte al telegiornale, mi sembra-va un paese fantasma.• Anche il cimitero è tutto allagato; c’è ancora tanta ac-qua.• La mia mamma e il mio papà stavano guardando fuori. • È arrivata una barca a prenderci per portarci fino a San Bonifacio. Io ho preso i miei vestiti.

Francesca (anni 64): Proprio no, a Soave mai prima d’ora. Ricordo quella di Forno, in Piemonte.Rita (anni 79): Qui a Soave mai. Nel 1951 ho visto gli alluvionati del Po.Roberta (anni 64): No, io non avevo mai visto un’allu-vione. Io ricordo due alluvioni: quella avvenuta in Tosca-na, dove il fiume Arno è straripato ed ha allagato Firenze, e quando il Po ha rotto gli argini allagando il Polesine. Un’altra grande alluvione che ricordo è quella della Val-tellina.Libusè (Repubblica Ceca, anni 63): Sì, ma ancora più grande di quella di Soave. Purtroppo nel 2007 avevo l’ac-qua solo nella cantina, nel 2009 l’acqua era anche nel pian-terreno alta un metro e mezzo e quest’anno ci sono state inondazioni in tutta la Repubblica Ceca.Bruno (anni 72): Con l’acqua così alta…no! Mi ricordo di quella del Po e di anche quando è fuoriuscita l’acqua dell’Adige.Lina (anni 70): Prima d’ora non avevo mai visto un’al-luvione come quella di Soave e Monteforte. Mi ricordo quella del Polesine: il Po era così pieno che, oltre a rompere a Mantova, ha ingrossato così tanto l’Adige che ha rotto gli argini ad Albaredo e l’acqua è arrivata fino ad Arcole.Natalina (anni 63): Nella mia memoria qui a Soave non c’è mai stata una cosa simile. Anche se ero molto piccola, mi ricordo che nel 1951 ci fu l’alluvione del Polesine: fu molto grave e i miei parenti ospitarono degli alluvionati. Nel 1963 invece il travaso di una diga, a causa dello smot-tamento di una montagna, ha inondato un paese intero facendo morire circa 2000 persone. È successo a Longaro-

I bambini di Monteforte

L’alluvione vista con gli occhi dei bambini. Ecco le loro semplici e spontanee riflessioni; con i loro occhi di

bambini si sono accorti soprattutto di tante persone dal cuore grande che si sono mobilitate con autentica genero-sità e che hanno saputo tendere la mano a chi viveva nel dolore.

• Io ero dispiaciuto, perché per colpa dell’acqua la scuola era chiusa e io volevo imparare …• Alcune persone sono rimaste bloccate in casa, perché c’era la porta chiusa a chiave. Per fortuna è arrivato mio papà e li ha salvati!• C’era anche mio papà. È stata sfortuna e anche fortuna!• Hanno salvato un cane e anche una gallina: si erano persi!• Per salvarla hanno preso in braccio mia nonna.• Mio fratello sarà alto come te, maestra; lui è andato a pulire a casa di mia nonna. L’acqua gli arrivava alla bocca.Allora non doveva aprire la bocca sennò …• Sai che ho visto una barca davanti a un cancello, si è spaccata la corda che la teneva, con la forza dell’acqua ha sbattuto contro un garage e l’ha rotto.• C’era un muretto fatto di cemento: rotto per la forza dell’acqua!• La mia nonna che abita davanti alle medie ha dovuto buttare via tutto.• Siamo andati a vedere e quando abbiamo visto tutta quell’ac-qua abbiamo pensato: “Poverini quelli che abitano lì”.• Avevano fatto come un cancello per non far passare l’ac-qua, ma lei è sottile ed è passata lo stesso.• A casa mia c’era l’acqua e io ho dovuto andare per due giorni da mia nonna e dormire là.• Io ho visto una ruspa che prendeva l’acqua e la buttava lontano dalle case. Poi una macchina la prendeva e la ri-buttava nel fiume. • Io lo so come si chiamano le macchine che aspirano l’ac-qua dalle case: idrovore.• Io invece so come si chiamano quelle barche grandi che quando passano fanno un’onda alta: anfibi!• Da mio zio l’acqua andava sotto terra e poi risaliva. L’ac-qua aveva diversi colori; ho chiesto perché a mio papà e lui mi ha spiegato che è colpa del gasolio …• La mia casa sembrava un albergo. Sono venute ad abitare da noi sette persone!• Da mia nonna è entrata l’acqua in casa e mio papà ha aiutato a farla uscire con una pompa.• Quelle pompe si chiamano idrovore!• Io ho visto i sacchi di immondizia che galleggiavano sull’acqua.• C’era un gommone. • Anch’io l’ho visto!• Andava insieme ai vigili del fuoco che aiutavano le per-sone a salirci.• Uscivano anche dalle finestre. • Sì con la scala.

I bambini di Soave

Per sapere se nel passato ci sono state altre alluvioni a Soave e in Italia, abbiamo preparato alcune doman-

de per i nonni e le nonne. In qualche caso hanno risposto mamme e papà.

Avevi mai visto a Soave un’alluvione come quella accaduta nei giorni scorsi? Ti ricordi di qualche alluvione avvenuta in Italia?

Anna (anni 67): Mai vista prima, qui a Soave, una cosa così! Mi ricordo che a Cavarzere i parenti di una mia zia sono fuggiti tutti e sono andati a Milano.Valdino (anni 77): Sì, ma non qui nel tuo paese. Ricordo quella del 1966, cinque anni prima che tuo padre nascesse, ed un’altra a Padova di cui non ricordo la data.Maria (anni 72): No, un’alluvione così non l’avevo mai vi-sta. Il fiume Tramigna ha sempre avuto problemi di traci-mazione ma non a questo livello. Sì, mi ricordo vagamente di Firenze, nel 1966, credo ci siano stati anche dei morti.Elio (anni 71): Non mi ricordo di averla vista così! Ricordo l’alluvione del Po.Renata e Gioachino (anni 69 e 65): No, mai accaduta. Non ci siamo più dimenticati dell’alluvione del 4 Novem-bre del 1966 a Firenze e anche in Valsugana.Angelina (anni 70): No. So di Firenze e di altri luoghi di cui non ricordo il nome.

Soave: l’alba del giorno dopo

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ne, è stato il disastro della diga del Vajont. E poi c’è stata l’esondazione dell’Arno a Firenze, nel 1966, che distrusse non solo le case ma anche i musei e le gallerie facendo scomparire un grande patrimonio d’arte e di cultura.Luciano (anni 66): No, un’alluvione così non l’avevo mai vista. Però ne ho vissuto una anch’io, quand’ero giovane, a casa mia per la rottura di un argine del fiume Chiampo. Mi ricordo l’alluvione nel basso Polesine perché per un mese ho ospitato un giovane alluvionato. E poi c’è stata quella del fiume Arno a Firenze.Liton (papà): No, da quando vivo a Soave non ho visto niente. Ma le alluvioni in Bangladesh, il mio paese, sono molto più forti e portano via gli alberi e le case.Sofia (anni 56): Sì, ma in maniera molto meno grave. Mi ricordo del Po che ha allagato il basso Polesine e l’Arno a Firenze.Ornella (anni 70): Non ho mai visto una cosa del genere. Sì, nel Polesine e in Toscana a Firenze.Ludmila (mamma): Da voi è la prima volta. Ma due anni fa in Moldavia ho visto un’alluvione come quella successa a Soave. La Moldavia è attraversata da due grandi fiumi: Prut e Nistru. Nel 2008 c’è stata una grandissima alluvio-ne causata dal fiume Nistru che ha provocato dei morti.Antonio (anni 85): Una cosa del genere no, però nel 1960 mi ricordo che il Tramigna straripò nell’ultima casa della via Ca’ Del Bosco, dove abitava Mainente Santo che era malato e dormiva al piano di sotto. Ho dovuto prenderlo in braccio e portarlo al piano superiore altrimenti annegava.Maria (anni 80): Mi ricordo che da bambina, settanta anni fa, l’acqua arrivò fino alla chiesetta di San Giorgio.Negli anni ‘60 ricordo il Polesine.Lucy (mamma): A Soave non avevo mai visto un’alluvione. Ma in Brasile, dove sono nata, ce ne sono state molte e anche intense.Adelino (anni 76): Soltanto allagamenti in corso Vittorio Emanuele II° per le abbondanti piogge. Mi ricordo le al-luvioni di Firenze e quella di Trento, ma in realtà ne acca-dono spesso.

Secondo te perché è successa un’alluvione così grande in tanti paesi del Veneto?

Anna (anni 67): Perché non hanno pulito bene i fiumi e i canali, una volta c’erano i fossi ed erano tenuti puliti. Mi ricordo che da piccola con il mio papà andavo a pescare nei fossi con la rete che noi chiamavamo “lingossa”.Valdino (anni 77): Secondo me perché ha piovuto tanto, sulle montagne ci sono state alcune frane e gli argini del Tramigna hanno ceduto alla forza dell’acqua perché erano vecchi e, molto probabilmente, già danneggiati in alcuni punti.Maria (anni 72): Dicono che si sia sciolta tanta neve in montagna e poi le abbondanti piogge hanno gonfiato il Tramigna e l’Alpone che, molto probabilmente, avevano argini deboli. Tutto questo ha contribuito al disastro.Elio (anni 71): Perché sulle montagne si è sciolta la neve, è caduta molta pioggia in pianura e perché non si tengono puliti i fiumi.Renata e Gioachino (69 e 65): Secondo noi perché ci sono

state forti piogge.Angelina (anni 70): Una volta venivano puliti tutti i fossati e gli scoli. Anche il Tramigna era pulito e i suoi argini liberati dalle erbe alte e dagli alberi.Francesca (anni 64): È successo per le numerose piogge di questi giorni assieme alla mancanza di pulizia degli argini e dei letti dei fiumi Tramigna, Alpone, Chiampo, Bacchi-glione. C’è anche una scarsa manutenzione dei muretti di contenimento delle acque del Tramigna.Rita (anni 79): Ha piovuto troppo e allora l’acqua del fiu-me si è alzata, l’argine non ha resistito ed è caduto.Roberta (anni 64): perché quest’anno ha piovuto molto e, a causa della temperatura mite, si è sciolta la neve; ma anche per la mancanza di manutenzione degli argini e di pulizia del greto di fiumi e torrenti.Libusè (Repubblica Ceca,anni 63): Secondo me è successo perché gli argini erano vecchi e danneggiati.Bruno (anni 72): L’incontro di aria calda e fredda fa la condensa e piove.

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accade in valle

vione.Ornella (anni 70): Secondo me perché non viene fatta bene la manutenzione dei fossi e dei fiumi e si è costruito troppo sulle colline.Ludmila (mamma): È caduta tanta pioggia e l’acqua delle nevi è arrivata dalle montagne. Non eravamo preparati e non si può andare contro la natura.Antonio (85): Secondo me perché una settimana di piog-gia è troppa. Il Tramigna non ha resistito ed è straripato!Maria (anni 80): Il clima sembra cambiato e i fenomeni sono più intensi. Anche il paese di Soave si è trasforma-to: una volta vicino all’ospedale c’erano praticamente solo campi e nel tratto destro della scuola, dalla parte dei cam-pi, c’erano dei canali di sfogo.Lucy (mamma): Ha piovuto tanto e il fiume non poteva contenere tutta quell’acqua.Adelino (anni 76): Secondo me è successo per la negligen-za degli amministratori che non fanno eseguire i lavori di pulizia degli argini e dei fossi.

Lina (anni 70): Perché nei mesi di ottobre e Novembre, a causa delle forti piogge, l’Alpone si è riempito d’acqua, ha trovato l’argine di terra molle e la forza dell’acqua ne ha portato via un pezzo.Natalina (anni 63): Secondo me è successo per le abbon-danti piogge, ma anche per la mancanza di rispetto della natura. In pianura e vicino ai fiumi facciamo troppe costru-zioni in cemento e in montagna tagliamo troppi alberi.Luciano (anni 66): C’è stata un’alluvione così per più cau-se messe insieme: le precipitazioni abbondanti, la neve che si è sciolta sulle montagne, l’uomo che non ha avuto cura degli argini dei fiumi.Liton (papà): Forse qualcuno ha fatto lavori che non van-no bene.Sofia (anni 56): Per tante cause, ad esempio: lo scioglimen-to delle nevi, la pioggia abbondante e una poca cura degli argini, dei fossi, dei tombini…Almerina (anni 59): L’Alpone e il Tramigna si sono scon-trati e il livello dell’acqua si è alzato e così c’è stata l’allu-

Il centro di Soave devastato dall’acqua

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Il dirigente scolastico Giuseppe Boninsegna

L’inondazione di novembre, mentre ha colpito solo in parte gli edifici e le aule della scuola elementare

e della scuola media di Monteforte d’Alpone, ha provo-cato danni ingenti nei cortili, nelle sale caldaie, negli ar-chivi/deposito, documenti/arredi e nelle zone “palestra”, che in entrambe le scuole sono state inondate per decine di centimetri.Nei cortili l’acqua ha lasciato la pavimentazione scon-nessa e alcune buche che dovranno essere sistemate, ma la pulizia è stata fatta in modo adeguato con forti getti d’acqua da parte dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile ed il passaggio successivo della macchina spazza-strade del Comune.Nelle sale caldaie i dipendenti comunali e una ditta spe-cializzata sono intervenuti tempestivamente, appena li-berati i locali dall’acqua, con un lavoro - eccezionale ed assiduo - di smontaggio di tutti i pezzi delle caldaie, di asciugatura di quelli che si potevano recuperare e di so-stituzione di quelli irrecuperabili. Nonostante le pessime condizioni in cui sono state trovate le caldaie, tali inter-

venti hanno permesso, in entrambi gli edifici, la regolare accensione del riscaldamento già il lunedì della settima-na successiva all’inondazione. Negli archivi-deposito le perdite maggiori hanno riguar-dato i documenti cartacei e gran parte degli arredi e delle attrezzature lì depositati (circa 4.000 euro di materiale è andato perduto). Essendo questi spazi collocati ad un livello più basso della strada, l’acqua ci ha costretto ad eliminare un’enormità di oggetti irriconoscibili. Ora l’archivio è stato interamente spostato nella soffitta della nuova scuola elementare di Brognoligo-Costalunga.Nelle zone “palestra” sono andati perduti gran parte de-gli attrezzi ginnici: soprattutto i materassini ed i cubi di spugna, usati nella primaria per la psicomotricità (circa 10.000 euro di danni). I pavimenti in linoleum ed i muri delle palestre, degli spogliatoi e dei bagni, mostrano an-cora i segni dell’acqua sporca che li ha invasi lasciando depositi di muffa. Nella scuola media inoltre sono stati inondati in modo preoccupante un’aula utilizzata da 26 alunni ed il laboratorio di scienze.Pur nella sua tragicità, l’evento ha avuto anche risvolti imprevedibili che ci fanno guardare al futuro con fiducia ed ottimismo.

anChe dal fango Possono nasCere i fiori

Accade in valle

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Le scuole elementari di Monteforte d’Alpone

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Appena liberati gli spazi dall’acqua, le collaboratrici sco-lastiche e gli insegnanti che volontariamente si sono pre-sentati per ripulire gli ambienti, hanno potuto usufruire dell’aiuto di un numero eccezionale di volontari, coor-dinati dal gruppo della Protezione Civile, che si sono presentati nelle due scuole mettendosi a disposizione per qualsiasi attività. Man mano che si ripulivano gli interni, il materiale di scarto accumulato all’esterno veniva cari-cato sui camion dell’esercito che provvedevano a traspor-tarlo nelle zone di raccolta dei rifiuti.Lavorando senza limiti di orario, dal giovedì alla dome-nica compresa, le attività didattiche hanno potuto rico-minciare regolarmente il lunedì successivo, 8 novembre. La sorpresa per i graditissimi aiuti straordinari si è ulte-riormente accentuata quando nei giorni successivi han-no cominciato a telefonare alla Presidenza dell’Istituto Comprensivo - senza alcuna sollecitazione da parte del sottoscritto - Associazioni di Volontariato, gruppi spon-tanei, rappresentanti di altre scuole della zona, della città di Verona e di altre province, disponibili a promuovere raccolte di fondi per finanziare il riacquisto del materiale perduto. A distanza di pochi mesi, posso dire che tutte le promesse sono state mantenute, per cui l’Istituto Com-prensivo di Monteforte ha potuto rinnovare attrezzature e arredi perduti.Restano da sanificare e sistemare pavimenti e pareti delle zone inondate. Per questo confidiamo in interventi estivi del Comune nella zona palestra della scuola media e di contributi da parte di privati (come l’associazione AVIS che ci ha già contattato) per le elementari.Tra coloro che ci hanno aiutato finora, menziono anzi-tutto l’Amministrazione Comunale che, sia a livello di amministratori e sia attraverso i dipendenti, ci è sem-pre stata vicina rispondendo celermente ad ogni nostra richiesta. Un’altra amministrazione comunale che ci ha sorpreso, per la vicinanza e la consistenza dell’aiuto (no-nostante la lontananza geografica) è il Comune di Ma-rano di Valpolicella, nelle persone del sindaco Simone Venturini e dell’assessore alla cultura Paola Zanotti.È indispensabile poi ringraziare i gruppi della Protezione Civile (locale e di tutta la provincia) e dei Vigili del Fuo-co che hanno dimostrato un’adeguata competenza negli interventi e messo a disposizione i loro preziosi mezzi per pulire dal fango, asciugare dall’acqua ed effettuare

trasporti. Cito inoltre il Lions Club della Val d’Alpone, che per primo si è mosso tra tante associazioni private, permettendoci di riacquistare l’intero materiale della pa-lestra e del laboratorio di scienze della scuola media. Lo stesso club, inoltre, durante le vacanze di Natale ha rea-lizzato la sanificazione con l’ozono di tutti gli ambienti scolastici inondati. Tra le scuole che ci hanno aiutato è necessario ricordare: l’Istituto Comprensivo di Sarego-Meledo, la Direzione Didattica 1 di Legnago, l’I.C. “R. Onor” di San Donà di Piave (VE), la Direzione Didattica 10 di Modena, la scuola primaria di Quinto (Valpantena), l’I.C. di Badia Calavena, l’I.C. di Villabartolomea, l’I.T.I.S. “Marconi” di Verona e l’I.S. “G. Veronese” di San Bonifacio.Tra i privati occorre menzionare: la ditta ASLAN di Pa-dova, la cooperativa sociale “CDL” di San Bonifacio, la Banca Nazionale del Lavoro (filiale di Verona), la Banca Popolare di Brendola, l’Associazione NORTH SIDE di Verona, il sig. Luca Arcari di Gerre de’ Caprioli (CR), la Schola Cantorum di Lavagno, la ditta CAD-IT di Vero-na - che ci ha donato 10 computer -, la ditta “Myriel” dei fratelli Preto di Monteforte.A tutti quanti un grazie sincero a nome mio e degli alun-ni e del personale dell’Istituto Comprensivo.Non sempre dopo la tempesta arriva l’arcobaleno, ma in questo caso si può proprio dire che la solidarietà di molti ha squarciato le nuvole grigie addensate sul paese di Monteforte ed ha dato uno slancio nuovo alla vita che faticosamente è ripresa.

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Mariella Gugole

Ognissanti 2010 resterà negli annali della nostra Vallata d’Alpone come uno dei giorni più tristi del nuovo millennio: alluvioni a valle e frane

a monte. Praticamente tutti i comuni sono stati colpi-ti: smottamenti e frane sono stati segnalati per tutto il mese di novembre nei territori di San Giovanni Ilarione (soprattutto presso le contrade Pegnatti, Casella, Leasi e Rebeli) Montecchia e Roncà (oltre alle frane “storiche”, preoccupa non poco la precaria situazione della strada per la Calvarina nei pressi di Brenton), con disagi non indifferenti soprattutto per le contrade più lontane dai centri abitati, alcune delle quali sono rimaste tempora-neamente isolate.Nel territorio vestenese si sono aperte tali lacerazioni che l’intervento umano faticherà non poco a rimarginare. Nella zona di Cracchi, oltre Bolca, un pezzo di monte è franato e ha invaso tutta la strada a pochi passi dall’abi-tato; nelle stesse ore un’altra frana, in località Altura, che si trova sulla stessa strada provinciale che conduce a Crespadoro nel vicentino, ha provocato il cedimento della carreggiata, isolando di fatto le contrade Cracchi, Calisti e Gaiote. È stata interrotta anche la strada co-munale che conduce ai siti paleontologici di Bolca: la strada è franata poco oltre contrada Brusaferri, in località Castagnare, e la Pesciara è rimasta isolata per una decina di giorni. Grazie all’intervento della Provincia in breve è stata ripristinata la circolazione su metà carreggiata in queste due località. La situazione più allarmante, per le sue proporzioni, riguarda la frazione di Vestenavecchia, dove l’intero versante orientale che guarda Castelvero è interessato da un movimento franoso che ha devastato 500 metri di sede stradale. Una sorta di effetto domino di cinque-sei frane che prende il via su un ampio fronte poco oltre la ex scuola e a sud di contrada Martini, per riversarsi poi sui tornanti della strada provinciale, sfio-rando contrada Urbani per scendere fino a valle in loca-lità Molinovi, sconquassando ampi tratti di carreggiata

(foto). “Una strada asfaltata da poco, con la segnaletica in perfette condizioni, e che non aveva mai dato segni di smottamenti” ha dichiarato il sindaco Maurizio Dal Zovo. Preoccupa il fatto che i numerosi sopralluoghi di tecnici e geologi incaricati da Comune e Provincia fati-cano a dar vita ad un piano d’intervento. “Qui il dissesto è spaventoso. Le spaccature nella sede stradale sono ampie e profonde. Il movimento frano-so appare incontenibile.” I disagi per gli abitanti delle due frazioni sono soprattutto legati al trasporto pubbli-co, in particolare per gli studenti. Scuolabus e autobus dell’ATV sono costretti ad allungare il percorso di qual-che chilometro, scendendo a Nogarotto.

imPressionante la devastaZione delle frane sulle strade dell’alta valle

Accade in valle

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Gli arredi eliminati dalla scuola media

La palestra

Il cortile della scuola media

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San Giovanni Ilarione: via Fusa

Vestenavecchia, località Urbani

La Provinciale fra Vestenavecchia e Castelvero

Roncà: via Nieri

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Tecla Soave e Anna Corradini - Associazione AMEntelibera

Leggendo il titolo qualcuno potrebbe pensare ad un gioco di parole o, chissà, ad un nuovo gioco di ruolo.

Ma così non è. Il titolo rappresenta invece il dialogo e lo scambio tra due modi d’essere che tendono a vivere di realtà diverse anche all’interno di uno stesso territorio: i residenti vivono la quotidianità, i turisti la vacanza.La quotidianità molti di noi la descriverebbero come il momento della routine, delle “solite cose da fare”, del lavoro e della noia; la vacanza come il momento del re-lax, della voglia di vivere, dello “staccare la spina”, se non addirittura l’obiettivo dell’anno! Residenti e turisti tendono tradizionalmente a vivere i territori in modo differente: vedono ciò che li circonda diversamente e agiscono diversamente. Ma deve essere sempre e per for-za così? Noi pensiamo di no o almeno non esattamente. L’associazione «AMEntelibera - Ambiente, Mondialità, Educazione», di cui facciamo parte, si è posta l’ambi-zioso obiettivo di lavorare sul territorio veronese per sostenere un “cambiamento culturale”, che guardi alla sostenibilità come ad un modo di pensare e agire.L’idea di fondo è che sia residenti che turisti si impegni-no ad agire in modo sostenibile e responsabile all’inter-no di un territorio, che comporta sia il rispetto verso le sue risorse che verso i suoi modi di vivere. Per questo, obiettivo fondamentale è la conoscenza profonda dei territori, in primo luogo da parte dei residenti.Sono questi ultimi, infatti, che agiscono quotidianamen-te su di esso e che ne rappresentano il veicolo di trasmis-sione anche ai turisti. Questi passaggi culturali divengo-no possibili quando un residente comincia a sentirsi un “turista quotidiano” e il turista un “residente tempora-

Quando il turismo diventa“responsabile e sostenibile”

neo”. Sentirsi “turisti quotidiani” significa aver curiosità di ciò che ci circonda, essere aperti alle nuove esperienze e usare uno sguardo nuovo per osservare i nostri paesi e i nostri territori; sentirsi “residenti temporanei” significa entrare in contatto con i territori e conoscere le persone che in essi vi abitano, vivere i paesi per le loro specifici-tà ed apprezzarli proprio per queste. L’Associazione da quando è nata nel 2008 si è impegnata a creare reti e legami con realtà presenti in tutta Italia che cercano di lavorare in quest’ottica. Oggi stiamo cercando di por-tare queste esperienze di scambio e riscoperta proprio nei nostri territori. Una spinta a continuare ci viene dalla consapevolezza che piccoli eventi creati e promossi lo scorso autunno, come l’organizzare un itinerario in carrozza o dei percorsi tra le colline della vallata, per-mettono di valorizzare le specificità e le risorse locali, i prodotti della terra, i monumenti, ma anche le persone che in questi luoghi vivono. Insomma… vi aspettiamo anche quest’anno per provare a guardare anche il nostro territorio con uno sguardo nuovo domenica 17 aprile e domenica 15 maggio con nuovi giri in carrozza. Anche il viaggio del residente “turista quotidiano” può diven-tare un’esperienza dai mille colori diversi: l’importante è essere aperti per poter cogliere tutte le sfumature.

Per informazioni: Associazione AMEntelibera email: [email protected] cell. 340 7739525 / 345 1780368web: www.viaggiamentelibera.it

accade in valle

i residenti Possono essere turisti e i turisti Possono essere residenti?

Accade in valle

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giovani agriColtoriuna sCommessa e una risorsaPer la nostra valle

zionale, ma anche strategia irrinunciabile per salvaguar-dare l’ambiente dall’abbandono, consentendo a un nu-mero sempre crescente di giovani di partecipare ai corsi professionali. Tre gli obiettivi fondamentali del “Pacchetto Giovani B” che il PSR (programma sviluppo rurale) della Regione ha messo a punto: incrementare le imprese agri-cole, migliorarne l’integrazione nel territorio e qualificarle nei vari settori. Niente di meglio per rivalutare e rinvigo-rire un settore fin troppo trascurato, soprattutto nelle aree montane con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.Del resto “Salvare la Terra dal degrado” è anche l’accorato appello che papa Benedetto XVI ha lanciato dalla sua fine-stra durante un Angelus domenicale. Un messaggio chiaro e forte, indirizzato alla società contemporanea, con l’in-tento di indicare nel mondo agricolo, nel ritorno al lavoro della terra, la via per uscire dalla crisi economica globale. E una finestra è auspicabile che si spalanchi anche nel mondo della politica locale con l’impegno di rivalutare l’agricoltura, quale terapia urgente per lo sviluppo e la tu-tela del territorio.

Mariella Gugole

Si va a scuola d’impresa a Montecchia di Crosara per diventare imprenditori agricoli, frequentando i corsi

di “Primo Insediamento” dell’Enaip Veneto (Ente ACLI per l’Istruzione Professionale). Lusinghiera la frequenza per la Val d’Alpone: lo scorso 16 dicembre, a conclusione di un convegno che si è tenuto nella Sala Oratorio della Parrocchia di Montecchia, sono stati conferiti 18 attestati ad altrettanti giovani agricoltori, quattro dei quali sono donne, a conclusione del corso tenutosi nel 2010: Rober-to Ballista, Stefano Bordon, Girolamo Brandiele, Cristian Caltran, Giacomo Campara, Enrico Dal Bon, Riccardo Dal Cero, Glaucieme Diniz Lima, Francesca Fochesato, Silvio Frigotto, Enrico Menini, Luciana Negretto, Va-lentina Olivieri, Fabiano Prati, Mirco Ramponi, Rinaldo Ramponi, Andrea Tregnago e Davide Zenaro.Hanno mediamente poco più di trent’anni, sono quasi tutti diplomati, qualcuno è anche laureato. Hanno un ge-nitore o un nonno che possiede terreni agricoli coltivati o semiabbandonati. E hanno una passione: la terra, con le sue risorse e i suoi prodotti. “È confortante il fatto - ha dichiarato Alberto Scardoni dell’Enaip - che la commissione agricoltura in Regione abbia colto l’importanza della permanenza dei giovani in agricoltura. Lo dimostra il finanziamento di 24 milioni di euro che la Giunta Regionale il 23 novembre 2010 ha stanziato a sostegno del bando “Misura 112 insediamento dei giovani in agricoltura”. Un investimento che è una scommessa per il Veneto, per il suo futuro agricolo e per garantire la permanenza dei gio-vani nelle aree rurali, soprattutto montane, sostenendoli nella fase di avvio all’attività.Puntare sull’agricoltura non è solo un’alternativa occupa-

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Accade in valle

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feste, giovani e alCool: quando l’indifferenZa risChia di diventare ComPliCitÁ

il P

robl

ema ad un fenomeno a cui ri-

schiamo di assuefarci sen-za nemmeno rendercene conto.Vogliamo sperare che coloro che stanno per programmare il calenda-rio estivo non si sentano giustificati col dire “ma se non allestiamo il chiosco della birra o delle grappette, non possiamo pagare le no-stre manifestazioni, perché il comune è a corto di soldi e non ci dà nulla”; vogliamo sperare che siano gli stessi giovani a prendere le distanze da un modo di divertirsi in cui l’alcool sembra essere l’ingrediente indispensabile e irrinunciabile; vogliamo sperare che anche i genitori (se ancora esistono i genitori dopo le undici di notte…) si pongano il problema e magari ne parlino fra loro, con i loro figli, ma anche con i propri amministratori e gli organizzatori delle feste, perché non è vero che, qualora succedesse qualcosa di grave, nessuno l’aveva previsto e quindi nessuno ne ha la responsabilità. I ragazzi portati via dalle ambulanze durante le ultime feste (alcuni addi-rittura a petto nudo in pieno inverno!) perché completa-mente “sfatti” sono segnali di avvertimento che non pos-siamo trascurare. Rimanere indifferenti o sottovalutarne la portata potrebbe significare un prezzo troppo alto da sopportare in un futuro che è subito dietro l’angolo.Ringraziamo il presidente della Pro Loco di Monteforte, che ha rilasciato questa breve intervista, e una coppia di genitori, che spontaneamente ha mandato una riflessio-ne in proposito. Manca ancora, come è facile osservare, il parere dei giovani che (anche questo lo vogliamo sperare) prima o dopo arriverà.

INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA PRO LOCODI MONTEFORTE D’ALPONE, MAURIZIO BOGONI

Marco Bolla

Presidente, quanto è difficile in Val d’Alpone organizzare feste senza eccedere con l’alcool?Il fatto che noi facciamo promozione di un territorio dove il principe è il vino, logicamente ci fa sentire un po’ parte in causa. Comunque noi cerchiamo di valorizzare il vino, insegnando ai giovani a degustarlo e ad apprez-zarlo, e non a berlo tanto per ubriacarsi. Poi, il fatto che i giovani scelgano anche delle bevande alcoliche diverse

Dario Bruni

Nel numero precedente la nostra rivista aveva solle-vato il problema dell’eccessivo consumo di bevande

alcooliche nelle feste, soprattutto da parte dei giovani. Purtroppo, recenti e ripetuti episodi inseriti in manife-stazioni pubbliche di un certo rilievo (ultime, in ordine di tempo, le sfilate dei carri di carnevale nei paesi della nostra vallata) hanno drammaticamente riportato d’at-tualità il problema. Ci sembra opportuno che qualcuno cominci a domandarsi se sia giusto continuare a “guar-dare dall’altra parte” come nulla stesse accadendo, o se, al contrario, non sia giunto il momento per dire “basta”: basta a feste in cui giovani e adulti si sbronzano fino a perdere la dignità di esseri umani; basta a serate in cui si vedono ragazzini di sedici-diciassette anni aggirarsi stra-lunati da un chiosco all’altro con alcoolici e superalcolici in mano; basta con i sempre più numerosi casi di “coma etilico” che diventano ultimamente sempre più frequenti nelle manifestazioni di ogni genere. Sarebbe invece bello vedere che chi di dovere (ammini-stratori locali, organizzatori di feste, associazioni attive nel sociale e nel campo ricreativo, parrocchie, personale della scuola) si riunissero attorno ad un tavolo e cercasse-ro insieme il modo migliore per far fronte a questo pro-blema. Con l’arrivo dei mesi caldi si apre la lunga stagio-ne delle manifestazioni di piazza: si è ancora in tempo, se c’è la volontà comune e condivisa, per mettere un freno

dal vino non è che ci faccia molto piacere, perché è im-portante valorizzare i prodotti del nostro territorio. Già da alcuni anni, nei pieghevoli delle feste che organizzia-mo, scriviamo sempre: “Chi beve non guida, chi guida non beve”, per educare i nostri ospiti a bere con la testa e non con la bocca. Mi sento in dovere, come presidente dell’associazione, di far sì che i giovani facciano festa sen-za esagerare con l’alcool.Noi non abbiamo potere di chiedere documenti ai nostri ospiti. Specialmente in occasione del Carnevale si pre-sentano ai nostri stand molti giovani, spesso anche al di sotto dell’età consentita per poter somministrare bevan-de alcoliche. Noi del Direttivo della Pro Loco cerchiamo di stare attenti, e quindi cerchiamo di non dare alcool a chi non ha l’età o a chi si presenta da noi in evidente stato alterato. Questo, però, serve a poco: se uno vuole ubriacarsi va a comprarsi da bere nei bar o nelle pizzerie, oppure si porta le bevande da casa.Avete mai fatto qualcosa di significativo per limitare l’uso di bevande alcoliche?Abbiamo organizzato, in collaborazione con la Parroc-chia di Monteforte, il venerdì gnoccolaro analcolico per-ché volevamo lanciare un messaggio ai giovani, quello che si può divertirsi anche senza bere alcolici. Infatti, ai giovani presenti abbiamo offerto birra analcolica e altre bevande, sempre analcoliche. Non è stata una serata con afflusso importante ma è stata comunque una serata di divertimento senza alcool.Da alcuni anni a Carnevale viene emessa un’ordinanza dal Comune, col nostro appoggio, che vieta l’utilizzo di vetro perché è pericoloso quando c’è un grande afflusso di persone. Durante le sfilate dei carri allegorici di saba-to sera e martedì pomeriggio non c’è possibilità di ave-re bottiglie e anche gli ambienti pubblici non possono venderle. Ovviamente non è che si possa fare un divieto assoluto di alcool, ma cerchiamo di limitarne l’uso.Sono passi che dimostrano una certa attenzione al pro-blema. Intendete continuare con altre iniziative?Certamente non è facile educare i nostri giovani ad un modo diverso di concepire le feste, intanto cerchiamo di insegnare loro che una cosa è ubriacarsi e un’altra quella di degustare ed apprezzare il vino, come avviene durante

la manifestazione denominata “Calici di Stelle”; insiste-remo nel riproporre i pieghevoli che invitano coloro che si mettono al volante a non bere, così come rifaremo la serata analcoolica del venerdì gnoccolaro; sempre a Car-nevale, abbiamo raccomandato ai gruppi dei carri di non esagerare con l’alcol. Avremo un’attenzione ancora mag-giore nel non somministrare alcol a chi non ha l’età o si vede che è alterato.Il nostro obiettivo per il futuro, comunque, è senz’altro di continuare su questa strada.

I GIOVANI E L’ALCOOL: ALLA RICERCA DI UN PERCHé

Gianni e Antonella

Se guardiamo il comportamento di alcuni giovani che in questo momento fanno uso ed abuso di alcool, viene da chiedersi: perché?Per cercare di capire e non criminalizzare, ci si potrebbe chiedere cosa facevano i giovani di qualche decennio fa, dagli anni ‘70 ai ‘90 circa.La prima cosa che verrebbe da dire è che allora, nono-stante la crisi di adesso, c’erano meno soldi nelle tasche dei giovani. Nella testa dei giovani di allora c’erano forse tante ideologie, giuste o sbagliate che fossero. C’era tanta immaginazione, tanti sogni, tante speranze. Si guardava al futuro in maniera ottimistica, si pensava che le cose potessero solo migliorare.Adesso i giovani, che spesso sanno poco del passato, guardano al futuro con preoccupazione.Stante la situazione, si trovano di fronte a qualcosa di paradossale: niente passato, e poco futuro. Rimane il presente, da vivere in fretta prima che scappi. Il modo migliore (secondo alcuni) è non pensare a niente ed il mezzo per arrivarci è “sballare”, crediamo voglia dire lo stato mentale in cui non si pensa a niente. È così?Il pensare è un’attività (si direbbe involontaria) della mente alla quale non possiamo sottrarci. Anche quando vorremmo staccare la mente da qualsiasi pensiero, non ci riusciamo, ma continuiamo ad elaborare delle immagini, delle situazioni. A volte sono “visioni” belle, ma a volte possono essere anche dolorose, che danno sofferenza.Si potrebbe dire che il bere o l’uso di sostanze stupefa-centi serva a non far sentire il peso dell’essere vivi in quel momento, di dover affrontare i problemi, le difficoltà quotidiane. Si cerca quindi di uscire da questa condizio-ne non gradita per entrare in un limbo in cui, forse, non si sta neanche bene, ma di cui non si ha coscienza.Cosa fare per superare questo modo di “vivere”? Innan-zitutto non tutti si ubriacano, e questo è una dimostra-zione che si può vivere in modo diverso. I giovani da sempre hanno l’energia per poter migliorare il mondo, questa energia è nella loro volontà, devono solo crederci e tirarla fuori.Quello che non devono fare è seguire la strada o la moda tracciate da altri: fare perché lo fanno “tutti”, dai consu-mi ai comportamenti. Non è facile, ma si sa bene che le cose difficili danno più piacere e, a conti fatti, valgono di più.

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don giobatta ronCari:il saCerdote Poeta

tragiche dettato dalla sua missione sacerdotale; non solo, i versi cantano anche avvenimenti lieti, momen-ti di serenità e speranza, si trovano descrizioni di paesaggi e luoghi a lui cari ed alcuni ritratti dei personaggi che lo circondavano: i suoi testi raccontano infatti i piccoli eventi quotidiani che scandivano la vita del parroco, versi che ci calano, se pur virtualmente, nella vita di paese di metà novecento, accanto a pastori, mendicanti, pettegolezzi di piazza, pas-satempi dei bambini. Un’attenzione particolare è dedicata alla natura, la Poesia di Dio agli occhi del nostro poeta, il quale con toni dolci e partecipi ne celebra la bellezza, al tempo stesso semplice e maestosa, ragione prima del suo canto. Il suo è un Inno di riconoscenza a tale dono divino del tutto gratuito ed ineguagliabile. Nonostante i vari meriti letterari che gli furono ricono-sciuti, don Giobatta rimase restio alla pubblicazione, fin-ché dopo molte sollecitazioni, in occasione del suo 50° di sacerdozio, nel 1963 furono stampati due volumetti: “Poesie di un Parroco”, con le composizioni in italiano, e “Aria di Monte Baldo” che racchiude i versi in dialetto, en-trambi unificati successivamente in un unico volume “Aria de Monte Baldo nella poesia di un Parroco” nel 1991.A 125 anni dalla sua nascita, e più di mezzo secolo dalla sua scomparsa, la figura di don Roncari, accompagnato dalle sue opere, è ritornata a far visita al suo paese natale quale anima pellegrina finalmente giunta a casa ed è qui immortalata in una lapide posta nella Piazza della Chiesa incisa con i versi della nostalgica poesia “Casa mia.”

Giulia Roncari

In occasione della cerimonia inaugurale del Teatro Par-rocchiale di San Bortolo recentemente ristrutturato, il

28 agosto si è svolto un convegno in cui è stata rivisitata la figura di don Giovanni Battista Roncari, per tutti don Giobatta. Lungo il susseguirsi dei vari interventi è andata gradata-mente delineandosi l’immagine del parroco poeta, una figura curiosa e controversa, di sorprendente vitalità e sensibilità, non senza qualche punta di eccentricità.Nato a San Bortolo nel 1885 e diventato sacerdote dio-cesano, trascorse i 38 anni del proprio servizio pastorale a Pazzon, paese alle pendici del Baldo, fino alla morte avvenuta nel 1966.Nei luoghi dove trascorse gran parte della sua esistenza una serie di opere onorano il suo ricordo, a testimonianza dell’impegno e della dedizione che lo caratterizzarono: tra queste ricordiamo la chiesa di Pazzon, quella di Spiazzi, la chiesetta di contrada Braga, la scuola per l’infanzia e nu-merose opere minori di restauro: tutti piccoli monumenti che manifestano la traccia del suo passaggio, conservan-dola nel tempo. L’edificazione di tale opere si avvaleva della manodopera e delle offerte di volontari, talvolta resi tali dalle pressioni, più o meno ortodosse, che don Gio-batta riservava soprattutto a personalità influenti, sulle quali esercitava un forte ascendente grazie al fascino della sua imprevedibile e dirompente personalità.La carità era l’emblema della sua missione sacerdotale e caratteristica già fortemente radicata nella sua indole, era la spinta inesauribile che guidava ogni sua azione e lo portava a compiere gesti a volte bizzarri che hanno con-tribuito a mitizzarne la figura, come ad esempio la dona-zione francescana delle proprie camicie e altri indumenti (perfino i calzini che stava indossando - si racconta - re-galò una volta a un miserello che doveva trovarsi in uno stato di forte indigenza), fino addirittura al materasso. A don Giobatta inoltre stavano a cuore la cultura e l’edu-cazione dei giovani, molti dei quali furono avviati, grazie al suo aiuto, alla carriera degli studi, religiosi o meno. La dimensione culturale permea la figura del sacerdote, incline alla scrittura di versi già in tenera età. Una natu-rale predisposizione, coltivata da studi e assidue letture, asseconda l’esercizio poetico di don Roncari che nelle in-tenzioni apparentemente dilettantistiche dei suoi versi, nasconde una matura conoscenza delle tecniche compo-sitive, raffinate scelte stilistiche e lessicali, e un uso ori-ginale del materiale della tradizione lirica. Le sue poesie tracciano un quadro ampio variegato della vita che lo circondava: l’esperienza delle guerre mondiali, il sus-seguirsi di cambiamenti sociali che non sempre vedeva di buon occhio, il contatto con situazioni più o meno

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Un convegno a San Bortolo ha rivisitato la sua originale figura

La Redazione

In seguito all’annuale rinnovo delle cari-che del Lions Club della Val d’Alpone,

il 2010-2011 è caratterizzato dalla presi-denza di Giancarla Gugole, affiancata, nei vari incarichi, da Katia Fornaro, Emi-lio Cavazza, Attilio Dal Cero, Stefano Panarotto, Lorella Mansoldo, Tarcisio Caltran, Aristide Marcazzan, Donatello Grassi, Stefano Marcigaglia, Erminio Mion, Ottorino Portinari, Guido Ti-zian e Giovanni Tessari, con la collabo-razione di Aldo Tregnago, presso il cui ristorante ha sede il Club.È un gruppo numeroso di persone impegnate a realizzare un programma

annuale di interventi rivolti al territorio, ma operanti anche in campo internazionale con servizi di solidarietà nei confronti delle persone provate dagli eventi cata-strofici di Haiti, del Pakistan, dell’Aquila e del Giap-pone e nel territorio provinciale con la creazione di un nuovo reparto ospedaliero per ipovedenti nella provin-cia di Verona. Un notevole intervento viene compiuto nei confron-ti degli alluvionati di Monteforte ed in particolare per le palestre delle scuole medie ed elementari che hanno perduto tutte le loro attrezzature. Il Lions è riuscito a fornire molta parte della strumentazione mancante, a provvedere alla igienizzazione degli ambienti alluvio-nati ed infine ad acquistare una macchina ozonizzatrice da donare alla Protezione civile della Vallata per gli in-terventi di sanificazione.L’impegno più consistente dell’attività lionistica è dedi-cato alla valorizzazione dell’ambiente della Val d’Alpo-ne e alla promozione e sviluppo della cultura e dell’arte del territorio. È in atto un percorso itinerante nei 5 comuni della Valle, con un incontro in ogni singolo comune, per la presentazione, attraverso immagini o spettacolo teatrale, della storia, dell’arte, della natura, dell’economia di ogni singolo territorio, con l’obietti-vo di sviluppare anche un interesse per il rispetto e la conservazione del patrimonio esistente, da tramandare a chi verrà dopo di noi.Ogni incontro si conclude con la promozione e degu-stazione dei prodotti tipici locali. Sono coinvolte nella realizzazione del programma lionistico le cinque Ammi-nistrazioni Comunali e le associazioni locali, interessate alla valorizzazione del loro territorio. Il primo incontro pubblico è stato realizzato a Roncà il 5 novembre 2010 con una rappresentazione teatrale e gli interventi del Sindaco e dell’Assessore al turismo. Il secondo incontro ha visto come protagonista Vestenanova il 18 marzo 2011, il terzo si è svolto il 24 marzo a San Giovanni Ilarione. L’11 aprile a Montecchia avverrà il quarto in-contro e Monteforte concluderà il 27 maggio 2011.

accade in valle

lions Club valdalPone

Foto dall’alto in basso: il rinnovo delle cariche e gli incontridi valorizzazione dei paesi di Roncà, Vestenanova

e San Giovanni Ilarione.

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Vestenanova

auguri italia unita i palloncini, subito scatenatisi a punteggiare il cielo col tricolore. Momenti importanti, che resteranno negli oc-chi e nel cuore dei piccoli, a memoria di un evento che si ripeterà fra cinquant’anni, nel 2061, quando loro saran-no tutti adulti.

Mariella Gugole

Si moltiplicano nelle città e nei paesi i festeggiamenti iniziati il 17 marzo, quest’anno Festa Nazionale. Sug-

gestive le celebrazioni che si sono tenute a Vestenanova il 19 marzo, grazie ad un progetto scolastico dell’Istituto Comprensivo di San Giovanni e Vestenanova, in colla-borazione con l’Amministrazione comunale. Un grande stivale tricolore, disegnato in piazzale Roma davanti al Municipio da alcuni insegnanti e ragazzi, è stata l’attività spettacolare che ha preceduto la manifestazione. Più vol-te la pioggia ha costretto a ridipingere i confini d’Italia. Ma poi il tempo è stato clemente, anzi primaverile, in quelle poche ore che nella mattinata della Festa Tricolore ha raccolto tanta gente intorno alla penisola, “occupata” dai duecentodieci alunni delle scuole elementari e medie del comune, armati di palloncini bianchi, rossi e verdi. Applausi e commozione al passaggio del giovanissimo corteo tricolore lungo la discesa che porta al Municipio, vestito a festa per il 150° compleanno dell’Italia Uni-ta. Il gonfalone del comune col sindaco Maurizio Dal Zovo e la bandiera della scuola con il dirigente scolastico Ugo Carnevali, precedevano il serpentone degli alunni che si è insediato nel bel paese, mentre il “Viva l’Italia” di Francesco de Gregori vibrava sulla piazza, cinta dai Carabinieri di San Giovanni Ilarione, dai parroci, dalle associazioni di Alpini, Fanti, Carabinieri, Aeronautica, Protezione Civile, Avis, Aido, Combattenti e Reduci.E poi tante mamme, papà, nonni, fratellini giunti anche da Vestenavecchia, Castelvero e Bolca per una celebra-zione che per la prima volta ha visto riuniti in una piazza gli alunni di due scuole elementari e della scuola media. Un colpo d’occhio straordinario la penisola tricolore: spiccava sul grigio dell’asfalto, i confini ben delineati, appena mossa dalla vitalità dei piccoli occupanti. Che a turno si sono alzati in piedi per “parlare” di tricolore, di Risorgimento, di ideali e di eroi. Frammenti di storia e di storie che hanno fatto l’Italia Unita.La mano sul cuore, ritti e composti, i piccoli italiani han-no cantato l’Inno nazionale, mentre la bandiera tricolore saliva sul pennone che sovrasta i monumenti ai caduti. Un brivido di italianità ha attraversato la piazza quan-do al Sì di Mameli si è aggiunto il “Viva l’Italia Unita” gridato a gran voce dai ragazzi che hanno lasciato liberi

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Da circa un anno a Vestenanova è attivo uno Sportello-Energia aperto a tutti i cittadini del Comune e non

solo. Chi desidera avere informazioni su come installare nella propria abitazione un impianto fotovoltaico, solare termico, eolico o a biomassa può rivolgersi al signor Luigi Gallucci, esperto di energie rinnovabili che risponde ben volentieri a tutte le domande, con preziosi consigli. “È un servizio to-talmente gratuito e voluto fortemente dall’amministrazione comunale” spiega l’assessore Juri Pandolfo al quale abbiamo rivolto, insieme al signor Gallucci, alcune domande per co-noscere meglio la funzione di questo sportello.Quando è aperto e a chi è rivolto?Il Comune offre questo servizio con priorità ai cittadini di Vestenanova. Ma chiunque lo desideri può contattare l’esperto al numero telefonico indicato anche sul volantino. Lo sportello è aperto, da dicembre dello scorso anno, ogni altro mercoledì dalle ore 16 alle 18.Come sono stati, fino ad ora, l’affluenza e l’interessamento da parte della gente?Molto buoni. Quindicinalmente si sono presentate quattro, cinque persone dalle varie frazioni del Comune ma anche da altri paesi della Vallata d’Alpone e da Chiampo.Quale impianto crea più interesse?Il fotovoltaico è il più gettonato, poi però le stesse persone si incuriosiscono nel sentire i vantaggi e i costi anche degli altri impianti a risparmio energetico. Di sicuro il fotovoltai-co riscuote più interesse perché considerato il più semplice nell’installazione.A proposito di costi: la gente cosa ne pensa?“Le persone inizialmente sono incredule sul fatto che in soli 7, 8 anni i costi dell’installazione vengano ammortizzati”

Che energia sto sPortello! spiega l’assessore Pandolfo. “Ma con soddisfazione notia-mo un crescendo di partecipazione alle iniziative (una di-mostrazione pratica è avvenuta il 16 maggio 2010 presso gli impianti sportivi di Vestenanova) e allo sportello. Benefici e vantaggi sono ormai sotto gli occhi di tutti e molti hanno già installato, o stanno installando, impianti nelle proprie case.”La disinformazione, insomma, è uno degli ostacoli princi-pali…“Certamente.” afferma Gallucci “Alcuni leggono informazio-ni su Internet, talvolta errate, e abbandonano l’idea, oppure mollano al primo preventivo di spesa. Altri, entusiasti, mi chiamano per raccontarmi dei primi risultati in termini di energia, ottenuti col nuovo impianto solare-termico. Ecco perché ripeto continuamente che non bisogna stufarsi di chiedere e di rivolgersi a persone competenti”.C’è una normativa di riferimento?La popolazione si sta rivolgendo all’ufficio tecnico del nostro Comune per presentare le varie richieste. Ci sono ovviamen-te delle regole da rispettare, sulla grandezza dell’impianto, sul luogo dell’installazione ecc. A breve sarà pronto un re-golamento.Spesso però è proprio la burocrazia ad ostacolare il progetto di molti. E i nostri politici puntano ancora sul nucleare e sul petrolio quando, nel frattempo, ai bambini a scuola si spiega l’importanza della salvaguardia dell’ambiente grazie anche all’uso delle energie alternative, che sono pulite e rinnovabili. Che cosa si può fare?“Continuare quello che si sta facendo. Insegnando anche ai più piccoli e facendo toccare loro con mano, attraverso pic-coli esperimenti, l’energia pulita e sicura: così queste nuove idee cresceranno con loro” assicura Pandolfo e Gallucci gli fa eco “I bimbi mi tempestano di domande durante gli espe-rimenti che realizziamo per le scuole: lezioni vivaci e par-tecipate per apprendere giocando, come quando osservano, sbalorditi, il caffè che ribolle nella moka ad opera dell’energia solare anziché del gas sul fornello!”

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ORARIO: dalle ore 16:00 alle ore 18:00

L’Italia, una festa di colori ed entusiasmo (foto di Eros Zandonà)

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Page 14: 5 Comuni - numero 13 - aprile/maggio 2011

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il futuro è CountrY

“stra...vivere si Può,se le regole risPetterò!”

Vestenanova

Redazione di Vestenanova

La cultura ha finalmente trovato un suo percorso a Vestenanova con la presentazione di un programma

di incontri interessanti e stimolanti per la popolazione e soprattutto per i giovani dell’alta Val d’Alpone.L’iniziativa è condotta dall’Unità Pastorale della Lessinia Orientale, congiuntamente all’Assessorato alla Cultura e al Gruppo Giovani di Vestenanova. Vuole essere un espe-rimento di collaborazione fra Istituzioni e Associazioni locali, finalizzato a promuovere la sensibilizzazione ai problemi attuali, la riflessione e la discussione su temati-che reali e vicine al vivere quotidiano e infine a favorire la formazione delle giovani generazioni.Quattro sono gli argomenti affrontati da qualificati e noti esperti dei singoli settori: l’immigrazione, i pro-blemi giovanili, la lettura critica dei mezzi di comuni-cazione di massa e la situazione economica e lavorativa attuale. Durante la settimana santa viene proposto un momento di straordinaria religiosità con la lettura dei Salmi di Padre Turoldo ed il ciclo di incontri si conclude con una toccante testimonianza di vita di una giovane in situazione di disagio motorio. Dal 18 marzo al 6 maggio 2011 la comunità dell’Alta Valle è quindi impegnata a confrontarsi con relatori importanti e qualificati su temi coinvolgenti e interessanti per la vita di ciascuno.

inContri Culturalia vestenanovaPresentazione dell’iniziativa

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Sebastiano e Mara per il Gruppo giovani

Gli Americani lo chiamano “Country style”, il vivere secondo l’equilibrio fra esigenze dell’uomo ed esi-

genze della natura. Da questo equilibrio scaturiscono van-taggi crescenti per entrambi. Non si tratta di un ritorno al passato né di un recupero delle tradizioni ma di un meto-do per il progresso. È questo il messaggio evidenziato ogni giorno da istituzioni e società civile che noi del “Gruppo giovani Comune Vestenanova” abbiamo voluto rimarcare proponendo una “Festa Country”.Non ci siamo trovati soli nell’organizzazione dell’evento, perché il nostro messaggio ha entusiasmato anche il Grup-po Alpini, l’Amministrazione comunale, la Pro Loco di Vestenanova e soprattutto tantissimi giovani. A tutti loro vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.Ci eravamo prefissati alcuni parametri e obiettivi: voleva-mo una festa che non fosse un pretesto per il solito “sbal-lo” attirando comunque i giovani, volevamo far provare un’esperienza unica ai bambini, volevamo far passare una bella giornata alle famiglie. E allora abbiamo “cucinato” la nostra festa con questi ingredienti: sono accorsi circa 40 cavalieri con i loro bellissimi cavalli che dopo un’escursio-ne lungo i sentieri delle nostre zone ci hanno concesso di ammirare e di cavalcare per tutta la giornata i loro animali all’interno del campo dove abbiamo attrezzato un recinto. Assieme a tutti loro e alle numerose famiglie che hanno partecipato ci siamo intrattenuti agli stand, dove oltre ai classici piatti e bevande abbiamo mangiato una montagna di fagioli del west! La soddisfazione più grande è stata vedere i volti sorridenti dei bambini in sella ai cavalli, incantati da questi splendidi esemplari e le tante famiglie che li hanno accompagnati.

Mariella Gugole

Ragazzi e Forze dell’Ordine insieme, per parlare di “Si-curezza Stradale”. Per saperne di più fin da piccoli.

Per capire che è lì, sulla strada che ogni giorno tanti, trop-pi giovani, spengono tragicamente la loro esistenza. Le cause? Comportamenti scorretti, sregolati, superficiali. La scuola, prima agenzia educativa del territorio, si inter-roga, cerca strategie e propone iniziative per prevenire un preoccupante crescendo di trasgressioni. Ed educare al ri-spetto delle regole: alla legalità. L’Istituto Comprensivo di San Giovanni Ilarione e Veste-nanova, a conclusione di un progetto di educazione stra-

La presenza di questi animali, in passato sempre vicini all’uomo nei suoi spostamenti e nelle sue fatiche lavorati-ve, come ha sottolineato durante la benedizione don Flo-riano, ci ricorda che la rapidità dei nostri tempi spesso ci distoglie dal vivere sani momenti di quiete.Ci auguriamo di avervi fornito nel nostro piccolo uno spunto di riflessione e allo stesso tempo una bella gior-nata di divertimento e speriamo che l’entusiasmo che fin dall’inizio ha caratterizzato il nostro Gruppo si mantenga sempre vivo. Vi invitiamo ad unirvi a noi nella prossima “Festa Count-ry” che si terrà a settembre in località Albaromatto!

dale, ha organizzato sabato 28 maggio una giornata tutta dedicata alla Sicurezza Stradale e allo sport. Simpatizzare con le forze dell’Ordine, spesso viste in modo ostile e re-pressivo, non è facile. Per questo la scuola vuole creare un’occasione d’incontro con l’obiettivo di far riflettere i ragazzi sul fatto che comportamenti incoscienti sulla stra-da, in pochi secondi possono stroncare o invalidare una vita, mentre una condotta rispettosa delle regole si rivela “salvavita”!Il programma della giornata prevede il ritrovo al mattino alle 10 presso gli impianti sportivi di Vestenanova per la presentazione degli elaborati delle scuole partecipanti, cui seguiranno gli interventi dei rappresentanti della Polizia Municipale di Verona, della Polizia di Stato di Verona e dei Carabinieri di San Bonifacio, che con le loro esperien-ze approfondiranno i temi proposti dai ragazzi. Alle 14.30 poi, tutti in campo allegramente per un quadrangolare di calcio. Una sfida avvincente fra quattro “squadre speciali”: quella della polizia municipale, della polizia stradale e dei carabinieri, ciascuna con alcuni ragazzi di terza media di San Giovanni e Vestenanova; e poi la squadra più locale, composta da mamme e papà “in gamba”.

Sabato 28 maggio giornata della Sicurezza Stradale con Polizia Municipale e Stradaledi Verona e Carabinieri di San Bonifacio.Al pomeriggio quadrangolare di calcio.

Sebastiano Bacco

A volte il mondo con le sue relazioni umane sembra una gran-de scatola, come quelle che si usano per conservare le cose

preziose e i bei ricordi, ma di cui però ci si dimentica spesso per riporla in un cassetto senza quasi mai tirala fuori, salvo nelle grandi occasioni. I sentimenti, le conoscenze, le esperienze, gli scambi e le ricchezze del dialogare, l’educazione e la civiltà, l’umiltà e la consa-pevolezza, l’apertura e la disponibilità lasciano il passo a qualcosa di più “immediato” e “veloce”. Ecco che allora un giudizio può essere espresso senza conoscere il “contesto”, oppure un’idea può sembrarci perfetta in quanto basta sia già stata pensata da molti altri o ancora un incontro ci appare come una delle tante altre cose della giornata. Poi un giorno accade che la scatola dei ricordi e delle cose preziose ci ricapiti tra le mani e nell’aprirla ritrovia-mo con gioia tutto quello che dà sapore ai nostri rapporti con gli altri. Allora perché riporre le belle cose che valgono la pena di essere usate ogni giorno e in ogni momento?! Chi ci sta accanto è per noi un’opportunità verso la quale dobbiamo porci a nostra volta come una risorsa dando il meglio, e il modo migliore per “offrire qualcosa” è prima di tutto imparare ad accogliere. È questo l’insegnamento che arriva “dritto”, tra un racconto e una battuta, quando si dialoga con il dott. Gianpaolo Trevisi, Vice Questore di Verona e per 8 anni direttore dell’Ufficio Immigrazione della Que-stura, sempre di Verona. Giovane, sorridente e molto preparato nell’esporre i suoi contenuti, il dott. Trevisi si è intrattenuto con noi venerdì 18 marzo presso la Sala civica di Vestenanova, apren-do il ciclo di incontri culturali 2011 organizzato dalla Parrocchia all’interno dell’Animazione dei processi culturali, dal Comune at-traverso l’Assessorato alla cultura e dal Gruppo Giovani. Il testo (scritto di suo pugno e pluripremiato) da cui Trevisi trae spunto per iniziare i suoi dialoghi si intitola “Fogli di via”, il titolo ed il grande sorriso bianco su sfondo nero della copertina fanno da bella introduzione al tema trattato: immigrazione ed immigrati. Traspa-re subito dalle parole di Trevisi quanto l’immigrazione non sia un concetto astratto su cui dibattere con leggerezza, bensì un insieme di vite vere e vissute, di sogni e di grandi difficoltà. L’autore narra con semplicità di alcuni episodi quotidiani aventi attinenza con il suo lavoro di Vice Questore dando però a ciascun racconto una trama “fiabesca”, come se attraverso le esperienze di incontro con questi immigrati si potesse cogliere che la vita è una cosa “vera ed importante” e per questo va vissuta come un sogno! Ecco allora la narrazione del ragazzo senegalese inseguito per le vie del centro di Verona fin “dentro un cassonetto della spazzatura” e la meraviglia nel ritrovarsi improvvisamente per magia in Africa, con il caldo, il sorriso della famiglia di questo giovane immigrato, a scoprire che anche lui sogna una vita serena, che anche lui è in cammino per costruire il suo futuro. Oppure la storia di Kunta Jones, da sempre immigrato, da sempre clandestino, espulso, ma non prima di aver dato una lezione all’intera Questura sentendosi “Questore per una notte” e dipingendo sulle pareti degli uffici frasi che possano far riflettere le autorità sul rispetto della vita altrui. Il Vice Questore prosegue poi nel rispondere alle domande della platea: “Come possiamo accoglierli ed integrarli dato il fatto che il fenomeno è di proporzioni così rilevanti?”. E ancora: “Fino a che punto la difesa dei nostri valori e della legalità può spingersi e magari cozzare con queste vite umane?”. Il dott. Trevisi risponde con spirito e simpatia, ma ragionando su una linea ferma: affidarsi alle leggi, le quali non rappresentano mai un intralcio e contengo-no ogni genere di buon senso e per questo vanno rispettate, valga questo per gli immigrati e per i cittadini.

la vita è una fiaba da sognare insieme“Fogli di via”, una serata con il Vice Questore di Verona Gianpaolo Trevisi

Venerdì 18 marzo 2011 ore 20,30 Sala Civica Don Benetti - Vestenanova

Dott. Gianpaolo Trevisi “Fogli di via”Racconti di un Vice Questore

G. TrevisiVice Questore della Polizia di stato e Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Verona

Sabato 26 marzo 2011 ore 20,30 Sala Civica Don Benetti - VestenanovaDon Antonio Mazzi “Società tradizionale e nuove generazioni”

Don A. MazziPedagogista e presidente della Fondazione Exodus per il recupero dei tossicodipendenti

Venerdì 8 aprile 2011 ore 20,30 Sala Civica Don Benetti - Vestenanova

Don Giancarlo Neffari “Vivere i mass-media:lettura ragionata di giornali, televisione, internet,….”

Don G. NeffariDocente, esperto in comunicazioni di massa e linguaggio dell’immagine

Mercoledì 20 aprile 2011 ore 20,30Chiesa parrocchiale Vestenanova

Bepi De Marzi e Alessandro Anderloni “Il coraggio di sperare” I salmi di Padre David Maria Turoldo con le voci de “I Crodaioli” e “Le Falie”

B. De MarziCompositore, organista e direttore del coro “I Crodaioli”

A. AnderloniAutore e regista teatrale e direttore del coro “Le Falie”

Venerdì 29 aprile 2011 ore 20,30 Sala Civica Don Benetti - Vestenanova

Dott. Riccardo Milano “Prospettive nell’attuale situazione economica”

R. MilanoEsperto di fi nanza e di economia e Vice Presidente di Banca Etica

Venerdì 6 maggio 2011 ore 20,30 Sala Civica Don Benetti - Vestenanova

Rosita Sartori “Un limite può diventare ricchezza”?

R. SartoriLaureata in Teologia, presenta la sua esperienza di vita

incontri CULTURALI 2011Comune di

VESTENANOVA

Unità Pastorale della Lessinia OrientaleAssessorato alla Cultura

Gruppo Giovani del Comune di Vestenanova

vestenanova

Page 15: 5 Comuni - numero 13 - aprile/maggio 2011

Vestenanova

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un modo alternativo Per effettuare il Pellegrinaggio alla madonna della Corona

Mariano di portare a termine con successo e grande sod-disfazione la loro “piccola” impresa, intorno alle 15,30 di Domenica 5 dopo sette ore di cavalcata.A sentire loro, questa potrebbe essere un’alternativa al consueto modo di effettuare il pellegrinaggio ormai tra-dizionale alla “Madonna della Corona”, andata e ritor-no, con il vantaggio di essere totalmente immersi nella splendida natura dell’alta Lessinia a stretto contatto con un amico fidato come il proprio cavallo.

Tiziano Panato

Cinque intraprendenti amici, amanti delle escursioni a cavallo, hanno intrapreso un viaggio lungo la dor-

sale dei Lessini, all’interno del territorio in cui si snoda il parco naturalistico, per seguire il vecchio tracciato che li ha portati al santuario della Madonna della Corona. Apripista l’anno prima era stato Giorgio che, in solitaria, aveva effettuato il percorso in tre giorni e due notti tra andata e ritorno, stabilendo così i tempi e le tappe per la successiva impresa che ha condiviso con i suoi amici di avventura. La maggior difficoltà, oltre a quelle legate alla viabilità, è stata quella di trovare luoghi in cui poter far riposare e rifocillare i cavalli durante il tragitto e soprat-tutto la notte, ed è stato in questo senso prezioso il sup-porto logistico dell’amico Dellio del rifugio Podesteria, anch’egli esperto cavaliere.Partiti nella prima mattinata di Venerdì 3 Settembre 2010 dal piazzale della chiesa di Vestenanova con la benedizio-ne del pellegrino da parte del Parroco, la compagine dei cavalieri si dirigeva a Bolca e, seguendo la vecchia strada che aggira la Purga, si sono portati a Campofontana e da qui giù fino a Giazza. Di qui, attraverso la vecchia strada della transumanza lungo il sentiero europeo E 5, detto il “sentiero delle Gosse”, sono saliti fino a San Giorgio per poi proseguire, verso Podesteria dove hanno fatto la pri-ma tappa. Dopo una notte di meritato riposo per tutti, uomini e soprattutto cavalcature, Sabato 4 di buon ora il gruppo si è diretto, sempre su sentieri sterrati, verso passo Fittanze, nelle cui vicinanze, al ritorno, si sono ac-costati alla “Spluga della Preta”. La discesa, relativamente semplice fino a Fosse, non ha richiesto molto impegno, ma qui i cinque sono stati loro malgrado costretti a la-sciare le fidate cavalcature poiché non vi sono sentieri percorsi agibili e sicuri per i destrieri. Per raggiungere quindi la loro meta finale, si sono usati i più antichi mez-zi di locomozione, cioè i “piedi”, dopo aver però tolto gli scomodissimi stivali da cavallo! A Brentino Belluno li attendevano le consorti con le quali i cavallerizzi hanno affrontato la dura salita fino al Santuario già assiepato di fedeli. Al rientro, i cavalli, ben riposati dopo la sosta in un locale maneggio, hanno ripercorso il medesimo trac-ciato a ritroso con le consuete tappe consentendo ad An-drea, Alessandro, il decano del gruppo, Cesare, Giorgio e

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L’arrivo a Giazza con i lama che guardano incuriositi

Arrivati a piedi alla Madonna della Corona con le mogli

Il gruppo “storico” de “L’Alpone”, cinque anni fa,in occasione del 20° compleanno del giornale

Passaggio particolare attraverso un tunnel sul sentiero E5

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Dario Bruni

A San Giovanni Ilarione si sono talmente abituati che ormai nessuno ci pensa più: ogni tre mesi, puntuale,

come sempre, nella case di tutto il paese arriva “L’Alpo-ne”, il giornale della Pro Loco che nel dicembre scorso ha raggiunto quota 100 numeri! Il che significa 25 anni di fedele presenza nella vita degli ilarionesi, una genera-zione dei quali è cresciuta accompagnata da questo stru-mento così familiare da farlo diventare uno dei simboli del paese.Sorto nel 1982 dall’idea di pochi ma decisi collabora-tori della Pro Loco, sostenuti dal presidente del tempo, Severino Tonin, ha visto via via rafforzarsi il gruppo di sostenitori: ai primi redattori Mario Gecchele e Dario Bruni si aggiunsero, un paio d’anni più tardi, altre penne “storiche” come quelle di Angelo Pandolfo e di Gianni Sartori, diventando sempre più il giornale di tutti, cosic-ché sarebbe oggi impossibile stilare l’elenco degli artico-listi che si sono avvicendati in questo quarto di secolo. Pochi ma buoni i direttori: dopo gli anni iniziali, affidati all’esperienza di Mauro Bonato, ecco arrivare nel dicem-

bre 1992 Delio Vicentini, l’attuale direttore responsabi-le, che diede ordine e continuità all’iniziativa, oltre ad una struttura organica tipicamente giornalistica. Fiore all’occhiello della Pro Loco e dei suoi presiden-ti, che l’hanno fattivamente sostenuto negli anni pur fra mille, comprensibili difficoltà di ordine soprattutto economico(dopo Severino Tonin, Augusto Gambaretto, Valeria Gecchele, Sante Bricca e l’attuale Franco Cavaz-zola), il giornale ha cambiato un paio di volte la propria veste grafica e testata (nel nuovo secolo è arrivato anche il colore!), mantenendo inalterati formato e soprattutto finalità, che sono state quelle di informare e, nello stesso tempo, di interpretare le esigenze di un paese e della sua gente, cercando il più possibile di essere strumento di informazione e di scambio di idee. A tutto questo L’Alpone ha sempre aggiunto anche un’altra caratteristica che gli fa onore: il giornale giun-ge gratuitamente a molte famiglie di emigrati e ai tanti missionari ilarionesi sparsi per il mondo. Questi letto-ri, che danno un respiro “internazionale” al trimestrale, sono anche quelli che esprimono maggior riconoscenza ed affetto nel ricevere questo prezioso strumento di col-legamento con la terra natale. Ma è già ora di guardare avanti e fra pochi giorni uscirà il numero 101. Puntuale e pieno di notizie come sempre, che spaziano dalla semplice curiosità alle informazioni più preziose (come non ricordare le rubriche storiche come “L’angolo del goloso” o le biografie di anziani, l’intervento del medico e quello dedicato allo sportivo), “L’Alpone” continua la sua corsa, giustamente orgoglioso di essere, come ha ricordato il Presidente della Pro Loco nell’ultimo numero, “un amico che, pur con i propri difetti e difficoltà, veglia ormai da 25 anni sul paese di San Giovanni Ilarione con affetto e sincerità”.

L’attuale redazione de “L’Alpone”, trimestrale di in-formazione e cultura della Pro Loco di San Giovan-ni Ilarione: Direttore responsabile: Delio Vicentini. Redazione: Dario Bruni, Luciana Damini, Mario Gec-chele, Giovanni Sartori, Lucia Burato, Angelo Pandolfo, Lorenzo Gecchele. Al Direttore e a tutta la redazione, i complimenti e l’augurio di un proficuo lavoro per il futuro da parte del 5 Comuni!

l’alPone fa Cento!San Giovanni Ilarione

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Da 25 anni il giornale della Pro Loco entra nelle case di San Giovanni Ilarione e “vola” nei quattro continenti presso i tanti emigrati e missionari partiti dal paese

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Emanuel Righetto

Appuntamento da non perdere, lunedì 25 aprile, con la tradizionale Marcia tra i ciliegi. L’edizione che co-

rona i dieci anni di attività della Polisportiva Ilarione, si svolgerà come al solito lungo tre percorsi misti di Km. 7 - 13 - 21, con partenza ed arrivo presso Piazza dei Mar-tiri. Il ritrovo per tutti i partecipanti, che lo scorso anno furono quasi 1700, è fissato per le ore 7.30, la partenza invece sarà dilazionata tra le 8.30 e le 9.00. Lungo il tra-gitto saranno predisposti numerosi ristori a cui rifocil-larsi. All’arrivo sarà fornito a tutti i partecipanti un ricco piatto di pasta per concludere degnamente la mattinata. Un’occasione per passare una manciata di ore in compa-gnia, sia che si affronti la marcia con spirito agonistico, sia che si approfitti dell’occasione per fare una passeggia-ta alla riscoperta del territorio, nella suggestiva cornice delle colline ilarionesi, imbiancate dalle infiorescenze dei ciliegi. Durante la manifestazione, sul piazzale del sagra-to sarà allestita una mostra estemporanea di pittura sui temi “Marcia tra i ciliegi” e “L’Unità d’Italia”.

Iscrizioni e informazioni • Singoli: fino a mezz’ora pri-ma della partenza. • Gruppi: entro le ore 22,00 di sa-bato 23 aprile, presso Arturo Burato Tel. 348 7289852 - Burato Lucia Tel. 347 4420071http://www.polisportivailarione.it Contributo di partecipazione: 1,50 € (Comprensivo di Buono Pasta) 2,50 € (Comprensivo di Buono Pasta e Pacco Gara).

san giovanni ilarione

Tre i percorsi misti a disposizione degli appassionati Uno scorcio del percorso per famiglie, quello più corto

Il momento del pranzo dopo la marcia

La Redazione di San Giovanni Ilarione

La scuola come importante polo educativo: dopo le importanti conferenze che hanno avuto come

relatore d’eccezione il prof. Lombardo, l’Istituto com-

prensivo di San Giovanni Ilarione, in collaborazione con i genitori, ha organizzato quattro appuntamenti che prendono in esame altrettante problematiche del mondo educativo e scolastico attuale.Coordinati dal prof. Mario Gecchele, gli incontri si snodano nell’arco del mese di aprile e invitano ge-nitori e insegnanti a confrontarsi sul delicato ruolo che ciascuno deve assumere nella vita dei loro figli e alunni. Un modo nuovo, coinvolgente, per dialogare insieme con chi, sul versante psicologico e pedago-gico, ha senz’altro esperienza e conoscenze adeguate per affrontare tematiche spesso complicate: spetterà poi ad insegnanti e genitori tradurre in gesti quotidia-ni, negli ambiti della famiglia e della scuola, ciò che emergerà da questi incontri.

“dalla sCuola dei figli alla sCuola dei genitori”Una serie di incontri con specialisti del settore scandaglia il complesso mondo dell’età scolare

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LA SCUOLA E’ NOSTRA !!!

MIGLIORIAMOLA INSIEME.

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Genitori e Scuola Cirillo Tonin : Obbiettivo comune “IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI“

11 marzo 2011

Genitori per la Scuola. “Dalla Scuola dei Figli alla Scuola dei Genitori”

Cari Genitori, Per i nostri bambini desideriamo non solo strutture più gradevoli, strumenti didattici all’avanguardia…..ma vogliamo essere per loro il meglio in prima persona.

Abbiamo quindi organizzato una serie di incontri con i Genitori, ma aperti a tutti, su argomenti inerenti lo sviluppo e l’educazione dei Figli, in collaborazione con alcuni Docenti dell’Università di Verona.

Programma :

San Giovanni Ilarione - Sede degli incontri : Sala civica comunale Coordinatore Prof. Mario Gecchele

Relatore Tema Data/Ora

Prof.ssa Manuela Lavelli, docente di Psicologia dello

sviluppo, Università di Verona

Lo sviluppo psicologico del bambino in età scolare.

30 Marzo 2011 ore 20:30

Prof. Angelo Lascioli, docente di Pedagogia speciale,

Università di Verona.

Difficoltà scolastiche, bisogni educativi speciali, l’importanza del dialogo fra

Scuola e Famiglia.

7 Aprile 2011 ore 20:45

Prof.ssa Silvia Blezza Picherle,

docente di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia della

lettura, Università di Verona.

Tra parole e immagini. Un affascinante viaggio nel mondo dei

libri per ragazzi. 14 Aprile 2011

ore 20:45

Dott.ssa Michela Marchiotto

Psicologa dell’età evolutiva

Educare all’Autostima: aiutare i propri figli ad Amarsi ed a credere in sé stessi.

29 Aprile 2011 ore 20:30

Alla fine del percorso verrà rilasciato un’ Attestato di Partecipazione. E n t r a t a L i b e r a

Altri appuntamenti che Vi suggeriamo :

• 24 Marzo 2011 ore 20:30 – La storia e l’economia di San Giovanni Ilarione presso il teatro di San Giovanni Ilarione, promosso dal Lions Club

• 25 Aprile 2011 ore 8:30 – Marcia fra i ciliegi in fiore. A San Giovanni Ilarione, promossa dalla Polisportiva Ilarione

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San Giovanni Ilarione

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ventiCinque volte aido

A tre giorni di distanza, il mercoledì successivo, l’AIDO era di nuovo al centro dell’attenzione, organizzando, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, una serata sul tema dei trapianti e delle problematiche con-nesse, a cui ha presenziato un pubblico e interessato. Qualificati i relatori che si sono alternati sul palco: il Pre-sidente prov.le Celso Da Campo come moderatore, i me-dici dott. Pier Giorgio Trevisan, membro coordinamento trapianti Ulss 20 e il dott. Beniamino Zanella, medico anestesista. Era presente come testimone il Padre Com-boniano Mario Locatelli, trapiantato di cuore da oltre 20 anni, ed il sindaco Domenico Dal Cero. Molti gli inter-venti in programma: dal presidente Mario Locatelli, ri-conoscente ogni giorno al suo donatore, al vicepresiden-te Da Campo padre di un ragazzo 15enne investito da un auto e donatore. Attento e commosso il pubblico. Alla fine della serata il sindaco, a nome dell’Amministrazione comunale, ha consegnato al presidente AIDO di S.G.I. Rodolfo Creasi una targa per i 25 anni di presidenza. È seguito un rinfresco con la richiesta, da parte di tutti i presenti e vista la buona riuscita della manifestazione, di organizzare una serata anche l’anno prossimo.

Rodolfo Creasi

Un traguardo importante, quello raggiunto dall’AI-DO di San Giovanni Ilarione, che ha celebrato i

suoi primi 25 anni di attività chiamando a raccolta tutto il paese per ben due volte nel giro di tre giorni. Nella bel-la cornice domenicale del 20 marzo scorso, alla presenza delle autorità civili e militari, del gonfalone comunale e di una folta rappresentanza di labari, bandiere e popo-lazione, i rappresentanti AIDO, dopo aver deposto un omaggio floreale dinanzi al monumento del donatore, in corteo si sono diretti verso la chiesa, sulle note della ban-da G. Verdi di San Giovanni-Montecchia per assistere alla Santa Messa presieduta dal parroco don Elio Nizzero e animata dal giovane coro delle chitarre.Un gesto altamente simbolico ha chiuso la celebrazione: il gruppo AIDO ha voluto ringraziare due giovani do-natrici di midollo osseo, sottolineando il grande gesto di amore che hanno compiuto nei confronti di chi era in attesa del trapianto. Alla presenza delle autorità locali e dei maggiori rappresentanti provinciali dell’associazione, sono stati consegnati due mazzi di rose, il fiore che rap-presenta la vita che continua e che è divenuto il simbolo dell’AIDO.Il pranzo sociale presso il ristorante Bice ha degnamente suggellato l’importante appuntamento.

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Giulia Roncari e Matteo Dal Zovo

Così dormiva Turandot: già dal titolo è chiara la pas-sione di Alessandro Spadiliero per il genio di Gia-

como Puccini. Turandot non solo come protagonista dell’omonima opera: in questo caso la principessa diven-ta figura emblematica di un percorso iniziatico di cui la poesia è espressione. Questa silloge trae origine dagli sfoghi adolescenziali di una mente alla ricerca di un compromesso tra la neces-sità di elevarsi dalla realtà a costo della solitudine, e il bisogno istintivo di abbracciare il caos, creando la pro-pria identità. Ma l’istinto non basta e Alessandro, grande estimatore della mitologia greca e della vasta tradizione letteraria, ha saputo nel corso degli anni plasmare il testo poetico perfezionandone la forma: Così dormiva Turan-dot è il frutto di questo cammino artistico e individuale. La raccolta accompagna il lettore in questo viaggio attra-verso i cinque capitoli: Candida e Oscura e Aborti Not-turni ci presentano una mente irrequieta che si isola dal mondo in un cosciente e sofferto distacco dalla realtà, senza possibilità di comunicazione. Microcosmo e Yin segnano la comparsa di nuovi sentimenti, come la no-stalgia e l’amore, che incrinano questa visione superba e solitaria. Con Canti dall’Altro infine vi è il tentativo di ridurre la distanza tra sé e il mondo circostante, attraver-so l’aiuto dell’Altro che, come il principe di Turandot, strappa la giovane del suo isolamento.La bravura di Alessandro Spadiliero sta nel saper utiliz-zare i grandi nomi della cultura in modo nuovo e perso-nale. Figure del calibro di Emily Dickinson, Walt Whit-man, Herman Hesse, Virginia Woolf vengono diretta-mente citati all’interno della raccolta. Alessandro non si limita solo alla letteratura: anche la filosofia, attraverso il pensiero di Nietzsche, come pure la musica degli autori classici, trovano espressione nei suoi versi.Altro punto di riferimento molto importante è l’univer-so dei miti reinterpretati in chiave moderna ed originale. Ad esempio la Sfinge è metafora del percorso per arrivare alla conoscenza: attraverso i suoi enigmi spinge l’uomo a servirsi dell’istinto ma anche del ragionamento, senza però concedergli la sicurezza della soluzione. Una possibile sicurezza deriva invece dalla ciclicità del tempo: “…nel mezzo (mai in principio)/sta il nascere” (Aborti Notturni).

Ogni istante quindi diventa parte del presente che deve essere valorizzato in quanto destinato a ritornare nella sua essenza. Attraversando il flusso inarrestabile della realtà la poesia tenta di co-gliere un momento che si avvicini alla verità.Alessandro cerca nella bel-lezza questo momento ideale in grado di dare il giusto valore alla realtà, accettandone anche i lati oscuri e tragici.

Alessandro Spadiliero ha 24 anni, vive a San Giovanni Ilarione ed è lau-reato in Lettere presso l’Università di Verona. Ha già pubblicato la poesia I violini ci appartengono nell’an-tologia “Navigando nelle parole” del Gruppo Albatros Il Filo nel 2008. Così dormiva Turandot è la sua prima raccolta poetica, sempre edita dal Gruppo Albatros.Nel maggio e giugno scorsi ha partecipato a due inter-viste andate in onda su Sky Viva l’italia Channel e sul canale radiofonico Elleradio. Il 12 Luglio si è tenuta la presentazione di Così Dormiva Turandot presso la libreria Mdd Bookshop a Milano.Le registrazioni delle interviste sono disponibili alla pagi-na “Così Dormiva Turandot” su Facebook. La presenta-zione del suo primo libro si è tenuta giovedì 11 novem-bre presso il teatro parrocchiale di San Giovanni Ilario-ne, attraverso un originalissimo percorso di recitazione di poesie, accompagnato da musiche e scenografie. L’al-lestimento e la recitazione sono opera di Elena Dal Cerè, Giulia Magnabosco e Alessandro Spadiliero, la scelta e l’esecuzione musicale di Andrea Fattori.

C’è da scegliere chi accettare,da chi farsi catturare -C’è un pendaglio da donareper fingere che non siauna parte di noi stessi a perireper riuscire a farci cogliere -C’è una strada scoscesada percorrere insiemee c’è da fingere che sia quelloil tratto di cammino più importante -C’è un’inevitabile meta,e non è detto sia un lieto fine -E infine un prato, una confusione lunaredove riposare quando tutto è finito,prima di riprendere - riprenderea sperare.

alessandro sPadiliero: CosÍ dormiva turandot

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Dialogo tra l’antico e il moderno

Una festa e un convegno per ricordare l’anniversario della fondazione del locale gruppo AIDO

san giovanni ilarione

La Parrocchia di San Giovanni Battista-Castello or-ganizza il 30 e 31 aprile la 31a Sagra di San Zeno, con il seguente calendario:Sabato 30 Aprile Ore 20.30 serata degustazione vini, con le migliori cantine della zona presso il Canevon.Domenica 1 Maggio 10.00 Santa Messa animata dai cori parrocchiali e con la tradizionale benedi-zione delle biciclette. 12.00 Pranzo sociale. 14.00 Apertura dei Giochi con Gara dei sacchi. 16.00 As-salto alla Cuccagna. 18.00 Lancio dei Paracaduti-sti. 19.00 Peso del Maiale e indovina l’altezza della

sopressa. 19.30 Continua la serata con la cena.Durante la manifestazione saranno attivi i gonfiabili per bambini.

31a FESTA DI SAN ZENOSABATO 30 E DOMENICA 31 APrILE

Il palco dei relatori nella serata dedicata ai trapianti

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deCima rassegna teatrale “invito a teatro”

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San Giovanni Ilarione

Il tradizionale appuntamento di primavera della compagnia “Sale e Pepe” non ha deluso le attese

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Angelo Pandolfo

La compagnia teatrale “Sale e Pepe”, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura di San Giovanni Ilario-

ne, anche quest’anno ha organizzato la decima rassegna teatrale di primavera “Invito a teatro”, organizzata in quattro serate dal 26 febbraio al 9 aprile 2010 e giunta alla sua decima edizione. Il successo della rassegna è stato ve-ramente notevole: il pubblico con una numerosa presenza alle rappresentazioni, ha dimostrato un grande apprezza-mento per le commedie proposte, tutte di grande levatura artistica e messe in scena da importanti compagnie.“Sale e pepe” ha aperto la rassegna presentando la nuova commedia “Zente refada” di Giacinto Gallina, noto com-mediografo veneziano dell’ottocento, riadattata da Enzo Forleo che ne è anche il brillante regista.La commedia in origine rappresentava la vicenda di una famiglia arricchitasi in seguito ad una grossa eredità; nel nostro caso è ambientata ai nostri giorni e narra la vicenda di una famiglia che si arricchisce grazie ad una cospicua vincita al Superenalotto. I componenti di questa famiglia baciata dalla fortuna cercano in modo maldestro di atteg-giarsi al nuovo status sociale, ma lasciano trasparire buffa-mente le loro origini, creando situazioni di imbarazzante ilarità per la famigliola improvvisamente arricchita.Una particolare menzione va alle scenografie molto colo-rate, realizzate da Franco Casotto in collaborazione con gli altri componenti della Compagnia, ed ai costumi rea-lizzati anche per questa commedia con la preziosa collabo-razione di Bernadette Baudhuin. Il successo della rassegna ha lasciato entusiasti gli organizzatori che, vista la positiva esperienza di quest’anno certamente la riproporranno an-che nel 2012.

Presso la zona industrialedi San Giovanni IlarioneGiovedì 2 Giugno Maxi discoteca con Dj Yano, serata dedicata ad

Afro sotto le stelleVenerdì 3 GiugnoRadio RSB San Bonifacio con i migliori pezzi della musica suonata alla radio Sabato 4 GiugnoDj Gege, con la sua passione per la musica e il divertimento

LA PrO LOCO PEr IL PAESE

FESTA DI INIZIO ESTATE 2011

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Elisa Rizzi

Dal 2006 il centro parrocchiale di Montecchia di Cro-sara è gestito dalla cooperativa sociale Monscleda La-

voro, un’azienda non profit che si occupa dell’inserimento lavorativo di soggetti disabili e deboli. La scelta di affidare la cura degli spazi della Parrocchia ad un ente esterno s’è resa necessaria a causa dell’inciviltà di alcune persone che, prive di qualsiasi forma di rispetto, avevano fatto del parco parrocchiale un luogo di degrado e cattive frequentazioni, introducendosi indisturbati a qualsiasi ora, compiendo atti di vandalismo, danneggiando le strutture presenti, lasciando spazzatura in giro e insozzando tutto con scritte oscene. Il Parroco ha così deciso di dire basta... ed eccoci qui!Ma perché proprio la cooperativa sociale Monscleda La-voro? Perché è una realtà del territorio che dal 1994 opera con persone in stato di marginalità, cercando - attraverso la creazione di opportunità lavorative - di dare loro identità, autonomia, rispetto, perseguendo in questo modo l’interesse generale della Comunità. Perché è una realtà non profit che opera senza mai perdere di vista i propri valori: tutti gli uti-li delle nostre attività vengono reinvestiti nella struttura. La nostra motivazione sta nell’agire per il bene comune.Ecco allora che la gestione del complesso ricreativo e sporti-vo parrocchiale di Montecchia di Crosara si inserisce in un progetto più ampio, di valorizzazione del patrimonio comu-nitario, con la ferma volontà di renderne gli spazi realmente e facilmente fruibili da tutti senza che diventino terra di nes-suno, trascurata e maltrattata...come? Con la manutenzio-ne continua di piante e strutture a cura del personale della Cooperativa, con la vigilanza degli spazi durante gli orari di apertura, con le attività del Barcollando.

Nato con la gestione Monscleda Lavoro il Barcollando è in-fatti luogo di incontro per ragazzi e famiglie dove si organiz-zano serate musicali, cene a tema, tornei di calcio e calcetto per bambini e adulti, feste, riunioni, assemblee... Ogni anno nei mesi di giugno e luglio organizziamo l’ormai noto tor-neo di calcio a nove “Memorial Alessio Danese”, che vede aumentare le presenze ad ogni edizione, e l’imperdibile “Tor-neo Barcollando” di calcetto a 5. La cucina dei ragazzi della Cooperativa, che accompagna tutte le serate delle manifesta-zioni, è ormai leggendaria! Tutte le nostre attività - compre-si gli eventi al Barcollando - sono finalizzate a creare lavoro per i ragazzi in difficoltà. Grande successo ha avuto il nuovo servizio dell’estate 2010: il “Centro Estivo Barcollando” per bambini dai 5 agli 11 anni, che si è svolto presso il parco ogni giorno, da lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 12.00, dal 21 giugno fino al 30 luglio. I ragazzi si sono divertiti a gio-care insieme, seguiti dalle animatrici, nella cornice ideale del parco giochi, con i campi da calcio e da calcetto sempre a disposizione, i giochi con l’acqua del venerdì, le attività creative, la caccia al tesoro: un divertimento per tutti e un servizio importante per le famiglie, che la Cooperativa spera di poter ripetere anche quest’anno. Il parco sarà aperto tutti i pomeriggi da marzo a settembre. All’ombra dei suoi alberi i bambini possono giocare nel parco giochi mentre mam-me e nonni riposano tranquilli. È inoltre a disposizione per quanti vogliano organizzarvi feste di compleanno, di laurea, di battesimo... estate e inverno. (per qualsiasi informazio-ne chiama il 3394315548 o contattaci in Cooperativa allo 0456540268 o via mail a [email protected]).Questo è quanto la Cooperativa è riuscita a fare e sta facen-do da 5 anni a questa parte, nonostante le critiche, che non vengono risparmiate, e nei limiti delle proprie possibilità, finanziarie e di personale, per mettere a disposizione della collettività uno spazio dalle grandi potenzialità, che ha però continuo bisogno di vigilanza, di cure, di manutenzione, di idee... di partecipazione!Ostinatamente, con caparbietà, la cooperativa Monscleda Lavoro sta portando avanti le attività nell’anno in corso, ma le difficoltà stanno diventando talmente oppressive che ci ve-dranno probabilmente costretti a limitare le proposte, per mancanza di liquidità e di personale.Per questo, quanti volessero aiutare la causa donando un po’ della loro disponibilità e del loro tempo saranno un aiuto prezioso, per la Cooperativa - sempre aperta a nuovi stimoli e nuove collaborazioni - ma soprattutto per la Comunità.

barCollando barCollando...

Montecchia di Crosara

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Affidati alla “Monscleda Lavoro” gli spazi ricreativi della parrocchia

La compagnia “Sale e Pepe” in “Zente refada”, commedia brillante

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Anna Cavazza

La nostra avventura è iniziata la notte dell’ultimo dell’an-no 2010 quando, un gruppo eterogeneo formato da set-

te persone è partito per una breve (17 giorni) ma intensa esperienza nella missione di Buba in Guinea Bissau.Il nostro compito era quello di lavorare nella “Scuola mater-na Wilma” per completare la pavimentazione di alcuni spazi e costruire una palhota nel cortile. La palhota è una costru-zione circolare (12 metri di diametro) con il tetto di paglia che verrà utilizzata per l’accoglienza dei bambini al mattino e come luogo per le riunioni e la catechesi.Il materiale (12 colonne in ferro con relative putrelle e “stel-la” centrale) è partito dall’Italia con un container ed è arriva-to al porto di Bissau qualche giorno prima del nostro arrivo.Tutto il lavoro (traccia, scavo, preparazione e cementazione dei plinti, posizionamento delle colonne e delle putrelle) è stato coordinato e diretto dal nostro geometra Giovanni che, grazie alla sua esperienza e abilità è riuscito a fare in modo che la struttura della palhota venisse portata a termine pri-ma della nostra partenza. La manodopera è stata affidata a Damiano e Matteo, coadiuvati da un gruppo di ragazzi del posto e tutto è stato fatto a mano perché l’unico attrezzo era una semplice betoniera. Ma nei momenti più delicati e peri-colosi dell’impresa tutti siamo stati chiamati a dare il nostro aiuto e che soddisfazione quando, nel tardo pomeriggio di mercoledì 12 gennaio 2011, abbiamo issato il tricolore sul tetto della palhota.Io, unica donna del gruppo, sono stata impiegata nella scuola con i bambini di 6 anni. La scuola è frequentata da circa un centinaio di bambini suddivisi per età in quattro gruppi dai 3 ai 6 anni. L’attività si svolge solo al mattino ed è articolata in diversi momenti con canti, filastrocche, racconti, dialoghi, disegni e giochi; prima di tornare a casa i bambini pranzano. Direttrice della scuola è Irma Novelliha una giovane suora guineana la quale coordina un gruppo di ragazze che sono le maestre della scuola. I fondi che abbiamo raccolto grazie alle iniziative dell’associazione “Il cuore in Africa” sono serviti per il mantenimento e il funzionamento della scuola.

Ogni componente del gruppo aveva un compito da svolge-re: Flavio e Federico la pavimentazione, Giovanni, Matteo e Damiano la palhota, io la scuola, Beppino il sottotetto della chiesa e Franco, il veterano del gruppo che considera Buba la sua seconda casa, ha diretto, coordinato e fatto in modo che tutto andasse per il meglio. Siamo stati ospitati dalle cinque meravigliose suore che vivono nella missione che si sono pro-digate in mille modi facendoci sentire davvero a casa nostra.Gli ultimi due giorni dell’avventura li abbiamo trascorsi nella missione di Cumura dove lavora (e quanto!) padre Piergian-ni. Sono stati giorni molto intensi, padre Piergianni ci ha illustrato le necessità della missione e in particolare i progetti per il centro “polifunzionale” di Pefine, dandoci l’impegno di fare il possibile per trovare gli aiuti necessari alla realizzazio-ne. Momenti indimenticabili sono stati quelli trascorsi con i ragazzi, i bambini e le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno accolto con una semplicità disarmante e una gioia contagiosa. Nonostante le condizioni di estrema povertà in cui vivono ci hanno insegnato ad apprezzare le piccole gioie della vita, a rallentare un po’ per poter così alzare gli occhi verso chi incontriamo per guardarlo e salutarlo con un bel sorriso. Mentre stavamo con quelle persone ci siamo chiesti se l’affannarsi ogni giorno per riempire sempre più le case e gli armadi di “cose” dà ai nostri occhi e ai nostri sorrisi la luce e il calore di quelli africani.Ho l’abitudine quando faccio queste esperienze, di prendere nota ogni giorno dei fatti che mi sono accaduti, delle persone incontrate, delle attività svolte, per non dimenticare. A rileg-gere le pagine del diario di questa esperienza in Africa mi si ripresentano alla mente un’infinità di immagini, sensazioni, visi, colori. È proprio vero: l’Africa ti sconvolge, ti coinvolge e ti rimane nel cuore, per questo alla partenza il nostro è stato un sincero e commosso arrivederci… al prossimo anno.

“la stessa luna,lo stesso sole, membri della stessa Chiesa”

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Viaggio in Cile 2011 L’ultima esperienza di volontariato dell’Associazione a Buba

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Dopo un giorno di viaggio e 14.000 km percorsi, l’11 gennaio siamo giunti a Santiago del Cile. Il nostro

gruppo è composto di cinque persone, Giorgio e Rosalinda, Luciano e le due Lare. Siamo tutti veronesi, ma di diocesi vicentina. Il giorno dopo il nostro arrivo ci mettiamo subito all’opera, non c’è tempo da perdere, dobbiamo pavimenta-re una camera ardente, il marciapiede esterno della chiesa del Divino Maestro, fare e riadattare circa una settantina di banchi per la chiesa di San Gaspare e per la cappella di San Francesco d’Assisi. Si lavora dal lunedì al venerdì, si parte per le otto e si rientra alle sei di sera. Per il pranzo siamo ospitati sempre in una famiglia diversa. Prima di pranzare si recita una preghiera ed un ringraziamento a Dio per il cibo e per la nostra presenza. Queste famiglie sono molto cordiali e sorridenti, e per augurarci il buon giorno ci avvolgono in un caldo abbraccio.Finalmente sabato e domenica vacanza. Padre Daniele ci ha messo a disposizione un pulmino e una guida eccezionale, Roberto, uno dei suoi seminaristi, che ci accompagnano alla scoperta del Cile. Abbiamo visitato la capitale Santiago, l’oceano pacifico nelle località di Sant’Antonio e Vina del Mar, siamo stati al santuario di Santa Teresa de los Andes, prima santa del Cile. Ci siamo concessi un viaggio nel Nord del Cile, tra mare, deserto e la pre cordigliera Andina.L’esperienza più bella è stata del tutto inaspettata: c’era giunta notizia che sabato 15 gennaio entrava in Santiago un nuovo Arcivescovo. È Monsignor Ricardo Ezzati Andrello, un salesiano partito in missione all’età di diciassette anni da Campiglia dei Berici. Ci siamo detti “è della nostra diocesi, non possiamo mancare”. Detto fatto con Roberto abbiamo preparato un cartellone, con scritto “Diocesi Vicenza pre-sente”, la bandiera italiana e siamo andati in cattedrale per assistere alla sua prima messa da arcivescovo. Ci siamo messi in una posizione strategica e quando l’arcivescovo è entrato in cattedrale ed ha visto la bandiera, ed ha letto il cartello, ha detto con un cardinale: “Questa è la mia diocesi di Vicenza”, ci ha salutato e benedetto. Finita la celebrazione ha attraver-sato tutta la chiesa per andare nella cappella della Madonna del Carmine, patrona del Cile e poi è risalito tra ali di fedeli per una navata laterale, dove anche noi lo attendevamo. Ab-

biamo alzato il nostro cartello, e Mons. Ezzati si è fermato, ci ha chiesto da dove venivamo e cosa ci aveva spinto in Cile, gli abbiamo raccontato un po’ la nostra esperienza, e poi ci ha salutato, non prima che gli avessimo baciato l’anello. Per noi, che crediamo di avergli fatto piacere ad esserci, che cre-diamo di aver visto un sorriso speciale sulle sue labbra, è stata come l’elezione di un papa. Ventun giorni sono volati, è ora di tornare, ci piange il cuore, credevamo di andare in Cile ad aiutare quelli che stanno peg-gio, ma alla fine è il contrario, loro hanno aiutato noi. Con i loro sorrisi e la gioia di vivere, hanno riempito le nostre valigie spirituali.Ora vi chiederete, perché la stessa luna? Era il 19 gennaio, contemplavamo una magnifica luna piena, ci sembrava più luminosa, ed addirittura più grande, e ci chiedevamo se an-che da noi fosse piena. Così con facebook abbiamo scritto a Federico appena rientrato dall’Africa perché ci svelasse il mistero. Naturalmente la luna era piena anche in Italia, era la stessa, vista dal Cile, dalla Guinea e da Montecchia.Gracias Chile.

in guinea bissau Con “il Cuore in afriCa”

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Monsignor Ricardo Ezzati arcivescovo di Santiago

Giorgio, Rosalinda, Lara, Lara e Luciano in Cile

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Edoardo Casotto

Nell’inferno russo della 2a guerra mondiale un mar-

conista vicentino della 103a Compagnia Trasmissioni Ra-dio del Corpo di Spedizione Italiano fa rivivere una pagina personale dai ritratti umani molto suggestivi ed emozio-nanti. All’inizio è semplice-mente il diario di un soldato italiano che ha partecipato alla sfortunata e tragica cam-pagna di Russia, ma dopo cinquant’anni dalla fine del-la guerra nel 1995 diventa il libro “Dall’Adige al Don”. Il racconto si snoda incal-zante e preciso nel ricordo delle persone e dei luoghi come Stalino, il Don, Ar-

busov, Cerkovo, e dei nomi dei compagni e dei superiori come il colonnello Caretto e il capitano Gozzi, tutti presenti nel suo pensiero e nel suo cuore.Le pagine scritte da Rino Pavan, classe 1919 scomparso nel 2006, sono la scena incancellabile di anni di una gioventù sofferta, miracolosamente “rifiutata dalla morte” e preser-vata da tragica fine, come dice lui stesso, da Dio e dalla Vergine di Monte Berico.A voler raccontare questo pezzo di storia anche a Montec-chia ci pensano la sera del 18 marzo nella Sala della Co-munità, la Biblioteca, il Comune, la Pro Loco, gli Alpini del paese, l’Associazione dei Fanti e soprattutto il Coro Tre Monti. La proiezione della videocassetta “L’armata italiana in Russia 1941-1943” di Giulio Bedeschi cattura fin da subito l’attenzione del numeroso pubblico con il raccon-to tragico della spedizione dalla partenza dei tanti fino al ritorno dei pochi, toccando momenti di intensa emozione quando ciascuno dei presenti riconosce la storia personale del padre o del nonno.Il primogenito di Rino, il professor Mario docente e gior-nalista, spiega la genesi del libro con le parole semplici e gli aneddoti che suo padre era solito usare quando raccontava ai figli e ai nipoti “le storie”. La figlia, ancora bambina, un giorno chiede al padre: “Papà, ma c’ero anch’io con te in Russia?” e Rino le risponde: “sì, nel mio zaino!”Il libro, pubblicato per la prima volta quindici anni fa con una nota introduttiva di Mario Rigoni Stern, conosce quattro edizioni e durante la serata alcune pagine vengono raccontate dalla voce di Antonio Bertoldo, animatore di tanti incontri culturali e amico di Mario Pavan.

diariodall’inferno russoPresentato il libro “Dall’Adige al Don”di rino Pavan

montecchia di Crosara

A rendere unico l’evento c’è il Coro Tre Monti di Montec-chia che propone alcuni brani del proprio repertorio, da “Amici miei” di Paladini e “Il ponte di Perati” di Pietro-poli, alle cante di Bepi de Marzi come “ Joska la Rossa”, “L’ultima notte” e “Signore delle Cime” per fondere parole del libro e testo delle canzoni. Si consacra così ancora una volta l’amicizia tra il Coro e le associazioni, in particolare le penne nere, perché da sempre il gruppo canoro riconosce in queste tematiche il “posto” delle proprie canzoni.Ci chiediamo sempre il perché di una morte, soprattutto se la persona conosciuta è nostro amico o un parente pros-simo. Nel libro i nipoti chiedono a Rino: “Nonno, perché vi hanno mandato in Russia?” Il Coro non canta la guerra ma, come nel libro di Pavan, propone il forte invito al ri-cordo e alla memoria storica per evitare che tragedie simili si ripetano in futuro. Per una felice coincidenza la serata cade giusto nei giorni delle celebrazioni del 150° anniversa-rio dell’Unità d’Italia e il Sindaco dott. Edoardo Pallaro ne sottolinea l’importanza, ricordando come fortunatamente l’impegno di tutti ha garantito finora 65 anni di pace. Le note del “Signore delle Cime” concludono la suggestiva ed emozionante serata che alla fine trova anche il simpatico brindisi preparato dagli Alpini.

montecchia di Crosara

è arrivato “valPoCalCio”,suPPlemento sPortivodel nostro giornale

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Pier Paolo Frigotto

In questi mesi sono stati distribuiti, nel comune di Mon-tecchia di Crosara, i primi quattro numeri del nuovissimo

supplemento al “5 Comuni”. Si tratta di un periodico spor-tivo che si occupa a 360 gradi della Società Sportiva Val-dalpone, ma non solo. Ha sicuramente un nome d’effetto: “Valpocalcio”. “Valpo - spiega Claudio Nardoni, ideatore del giornalino, nonché, dopo 18 anni di panchina, nuovo responsabile tecnico di tutte le squadre della società - è il nome con il quale viene incitata la nostra squadra di calcio che milita in Prima categoria”. La rivista, un agile formato a quattro pagine, è nata con l’am-bizione di emozionare e divertire i lettori; lo farà con un lin-guaggio fresco, veloce.E, a proposito di lingua, è curioso sottolineare come tanti ter-mini utilizzati nel mondo del pallone siano “prestiti esterni”, soprattutto derivati dalla lingua inglese. Alcuni di essi sono stati tradotti o con parole semanticamente affini (es. goalkee-per/portiere) o con calchi cioè riproduzioni fedeli della parola già esistente (es. foul/fallo) o neoformazioni costruite a somi-glianza del termine di partenza (es. offside/fuorigioco). Altri termini rimangono invece nella loro forma originale inglese (derby, doping, forcing). Diverse parole vengono utilizzate sia in inglese che in italiano (tackle/scivolata, penal-ty/rigore, corner/angolo), come, per altro, è abbastanza logico in un mondo e in uno sport ormai “globalizzati”. Ol-tre ad anglicismi si utilizzano inoltre nel calcio francesismi (de-bacle/exploit), iberismi (goleada), germanismi (bunker/panzer). Esi-stono poi abbreviazioni ed ellissi, che sveltiscono il linguaggio, e il cui senso deve essere però noto al lettore: si tratta di sigle (acrostici come FIGC, FIFA) ed accorciamenti (Inter, Juve, Ibra). Abbia-mo anche neologismi (formati mediante suffisso (“cassanate”), prefisso (“supertotti”), composizione (“nippoasso”) e, caratteristica

particolare e divertente, i soprannomi; su tutti occorre cita-re Gianni Brera, l’indimenticabile creatore del lessico calci-stico, che s’ispirava alla musa pseudo-mitologica “Eupalla” (Altarini-Conileone Boninsegna-Bonimba, Riva-Rombo di Tuono, ecc). Nei primi numeri oltre al saluto del nuovo presidente Emilio Cavazza, insediatosi nel luglio scorso e del primo cittadino di Montecchia Edoardo Pallaro, gli appassionati del pallone troveranno l’organigramma societario, la formazione delle varie squadre della società, dai pulcini alla Prima squadra e altri appasionanti interventi.Il giornalino, nei prossimi numeri, dedicherà grande spazio ai giovani nei quali anche la Società Sportiva Valdalpone, con il nuovo corso, crede molto. “Spero che questa nuova inizia-tiva editoriale - conclude Nardoni - incontri il gradimento dei ragazzi della nostra Società, dei genitori e della popola-zione tutta”. Con l’aiuto della lingua inglese, s’intende!

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non solo museo! quando uno sCattofa solidarietà

Roncà

La vivace attività dell’Associazione Paleontologica Val Nera fra conferenze culturali, scavi, video e tanta passione Concorso di fotografia organizzato

dall’AVIS di TerrossaFrancesco Sforza

Un ciclo di conferenze, alcune delle quali ancora in svolgimento mentre il giornale va in macchina, ha

caratterizzato l’attività del Museo geopaleontologico di Roncà, segno evidente della vitalità che l’istituzione riesce ad esprimere anche in tempi in cui la cultura appare spesso trascurata. Ad aprire le serate, seguite di media da un pub-blico di una quarantina di unità, ci ha pensato Giovanni Todesco, l’appassionato paleontologo scopritore di Ciro, il primo dinosauro rinvenuto in Italia, che il 25 febbraio ha fatto rivivere “in diretta” la sua eccezionale esperienza, aggiornando le notizie relative ad uno dei reperti più rino-mati oggi in circolazione. Una settimana dopo è toccato al prof. Roberto Zorzin, del Museo civico di Storia Naturale di Verona, illustrare i risultati degli scavi eseguiti nel Monte Duello e in località il Costo nel corso del 2010, con una puntuale e partecipata relazione su un’esperienza che ha coinvolto l’estate scorsa un bel gruppo di persone fra sem-plici appassionati e affermati studiosi. Dalla paleontologia alla geologia, giovedì 10 marzo è stata la volta dei minerali presenti nel territorio della provincia di Verona, studiati e spiegati con competenza da Carlo Guglielmino, dell’Asso-ciazione Geologia Mineralogica Veronese. L’attenzione si è quindi spostata, il 18 marzo, su di un altro argomento mol-to sentito nelle nostre zone, i funghi, in particolare quelli che si possono rinvenire nei boschi dei nostri monti: rela-tore è stato Antonio Testi, presidente del gruppo micologi-co “Caro Massalongo”. Un argomento di estrema attualità in un periodo di crisi energetica è stato quello trattato il giovedì successivo dalla dott.ssa Eleonora Sforza, ricerca-trice in Ingegneria Chimica presso l’Università di Padova: “Biocarburanti da biomasse” era il titolo dell’incontro. Gli ultimi due incontri, previsti nei primi due venerdì di apri-le, hanno riportato il discorso all’argomento di partenza: il prof. Claudio Beschin e Antonio De Angeli, ambedue membri del rinomato Museo di Montecchio Maggiore, dapprima ricordano la relazione tenuta l’estate scorsa nel IV Convegno Mondiale in Germania in cui a diventare protagonisti erano stati i granchi fossili della Val d’Alpone, quindi spostano la loro attenzione sul Museo di Scienze Naturali di Parigi. L’attività del Museo però non si ferma qui: è in arrivo,

Luca Zanetti

Obiettivo centrato! Si potrebbe salutare così il con-corso fotografico organizzato dall’Avis comunale di

Terrossa, con il contributo del Centro Servizi per il Vo-lontariato di Verona e aperto ai residenti nel Comune di Roncà e ai donatori iscritti all’Avis di Terrossa, anche non residenti. Accattivante il tema del concorso, incentrato sul “sorriso”. Chiaro il richiamo alla valorizzazione degli aspetti positivi della vita di ognuno di noi: volti, immagini, circo-stanze, eventi, presenti o passati, che esprimono la gioia di vivere. L’iniziativa si proponeva di sensibilizzare le persone alla cultura della solidarietà e al dono del sangue.Alle due sezioni del concorso (ragazzi e adulti) hanno par-tecipato 24 persone (7 ragazzi e 17 adulti) per un totale di 47 foto scattate: 13 per i ragazzi e 34 per gli adulti.La giuria, chiamata alla non facile scelta delle foto, nonché alla loro valutazione in vista dell’assegnazione dei premi in palio, era composta da Beppe Castellano, giornalista, foto-grafo e direttore del giornale Dono&Vita, Nereo Marchi membro del direttivo del Centro Servizi per il Volontaria-to di Verona, Stefano Costa consigliere Avis Provinciale di Verona e Massimo Magnaguagno vicepresidente dell’Avis di Terrossa.Il verdetto finale ha visto, per la sezione adulti, la vittoria di Vittore Manfro (1° classificato) con la foto “Il sorriso scorre nel nostro sangue”, davanti a Federica Guarda, 2a classifi-

cata con la foto “L’attesa” e Michele Pellitteri, 3° classificato con la foto “Dolci gioie”. Nella sezione ragazzi il primo posto è andato a Nicolas Garzetta con la foto “Una con-tradaiola al palio dei mussi”, che ha preceduto rispettiva-mente Melissa Baldisserotto con la foto “Scout all’ombra di un fungo”, ed Elisa Zanetti Elisa con la foto “Per una vita felice bisogna fare le scelte giuste”.La giuria ha inoltre deciso, per la qualità e il complesso delle opere presentate, di assegnare un premio speciale a Katia Dalla Bona e Maria Cristina Corà.La cerimonia di premiazione dei vincitori è avvenuta do-menica 30 gennaio 2011 alla presenza di tutti i concorrenti e di una nutrita presenza di persone che hanno visitato la mostra fotografica. In tema con il concorso anche i premi: i primi tre classificati di ogni sezione hanno ricevuto una macchina fotografica digitale compatta, mentre a tutti i partecipanti è stata donata una borsa sportiva con stampa logo Avis e Csv.

Redazione di Roncà

Appuntamento davvero speciale quello celebrato il 5 settembre scorso dall’Avis di Terrossa, che ha de-

gnamente festeggiato il trentesimo anniversario della sua fondazione. L’associazione, che comprende Roncà, Terrossa, Santa Margherita e Brenton, è stata fondata nel 1980 da un gruppo di circa venti persone, che nel cor-so degli anni ha continuamente incrementato il numero degli iscritti e dei simpatizzanti, fino a superare attual-mente il numero di 200 donatori attivi, per la maggior parte giovani, che annualmente conferiscono al Centro trasfusionale dell’ospedale di San Bonifacio quasi 400 unità di sangue.

avis terrossa

terrossa

commissionato dal Comune, un cortometraggio sui fossili e la natura di Roncà, di cui è prevista un’anteprima per il pubblico il 15 aprile prossimo, con ingresso libero, rivolto a tutti gli interessati.Sono inoltre in corso di stampa alcune cartoline pubblici-tarie sui più bei fossili ritrovati in tale luogo. L’Associazione parteciperà attivamente con uno stand alla manifestazione annuale di Verona Mineral Show.E per finire, il Comune ha recentemente ottenuto l’auto-rizzazione per l’esecuzione di ulteriori scavi al Duello e in località il Costo, in cui l’Associazione si impegnerà a for-nire la mano d’opera necessaria, analogamente a quanto accaduto negli scavi del 2010; a tale proposito si ricorda che alcuni dei più significativi reperti rinvenuti in tali scavi sono attualmente esposti presso il Museo: un motivo in più per visitare, da parte di singoli appassionati o da gruppi e scolaresche, il Museo di Roncà!

Per saperne di più…è possibile contattare il Presidente dell’Associazione, Gian-carlo Tessari (tel. 335 6074811), oppure richiedere notizie tramite e-mail all’indirizzo [email protected]

Il professor Zorzin valuta un reperto fossile

Anch’io ho trovato qualcosa!

Si osservano alcuni esemplari rinvenuti

Partecipanti allo scavo al Costo

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“il raCCoglitoredel temPo” diventeràun film

giovani e solidarietà

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Roncà

La splendida avventura presso la Mostra d’arte cinematografica di Venezia raccontata in prima persona dall’autrice

Coinvolgente serata in compagniadel prof. Lombardo

Isabella Negretto

Tutto ha inizio in una fred-da sera di Gennaio, seduta a

gambe incrociate davanti la stufa a legna di casa mia. Il calore del fuoco mi coccola mentre sono im-mersa nella lettura di un romanzo. L’ennesimo dopo tanti. Romanzo che oltretutto finisco di leggere a notte inoltrata.Un libro, che, alla fine ripongo negli scatoloni insieme agli altri, a tutti quelli che uno dopo l’altro ho letto! Da quando? Da quando ho imparato a leggere! Per me compa-

gni di vita e amici di sempre.Quella sera però un pensiero balenò nella mia mente. Ave-vo deciso: la prossima storia non l’avrei letta, ma scritta. Da qui ha inizio la mia bellissima avventura.Un anno dopo, la mia opera era sulla scrivania della casa editrice “nuovi autori” a Milano. Quindici giorni dopo una lettera diceva: “se anche Lei è d’accordo su questa mia opi-nione, concorderà con me anche nel ritenere i suoi scritti meritevoli d’esser pubblicati e messi nel modo giusto sotto gli occhi giusti del pubblico e della critica”.Non potevo crederci, e dire che all’esame di Maturità avevo preso il voto più basso in assoluto nel tema scritto. A dire degli esaminatori era «originale, ma troppo controverso». A me, nonostante il voto, piaceva un sacco la critica.Dal giorno della pubblicazione del mio romanzo, “Il racco-glitore del tempo”, lacrime e gioie si sono rincorse regalan-domi forte emozioni e grandi esperienze.All’incirca sei mesi fa la telefonata del regista Mario Tes-sarin che disse chiaramente di voler fare un film ispirato allo stesso romanzo. Lui fin dall’inizio si era adoperato per la pubblicazione del libro, ma mai mi aveva rivelato la sua vera intenzione, cioè quella di farne un film.Intanto il progetto riceve il Patrocinio della Regione del Veneto, il Patrocinio della Provincia di Verona e quello del Comune di Roncà. Un doveroso ringraziamento va al sin-daco di Roncà il Dr. Roberto Turri, che fin dall’inizio è stato presente e si è prestato a collaborare con me, il regista e il produttore.Anche con la presenza del Sindaco Turri finisco alla 67^ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, presso la terrazza Hotel Excelsior. E’ un grande palcosce-nico di giornalisti che vanno e vengono, una sfilata di uo-mini e donne dello spettacolo. Io ne approfitto, all’inizio timidamente, poi mi lascio trascinare chiedendo autografi

Patrizia Signorato

Giovedì 3 marzo il gruppo AVIS di Terrossa, con il contributo del Centro Servizi per il Volonta-

riato di Verona, ha organizzato un incontro con il prof. Pietro Lombardo del Centro Studi Evolution di Verona sul tema “Giovani e Solidarietà”. Nonostante il tempo non fosse proprio dei migliori il teatro par-rocchiale era gremito. Il primo intervento è toccato a Rosanna e Laura, due giovani donatrici, che con il racconto della loro esperienza hanno testimoniato quanto sia importante e urgente avvicinare più gio-vani possibili alla donazione; perchè è risaputo che il bisogno di sangue è costantemente in aumento. La parola è poi passata al prof. Pietro Lombardo che ha rotto il ghiaccio con la sua simpatia e ha continuato spiegando ai presenti che i ragazzi si devono educare ai valori primari, che non sono mai quelli materiali ma sono l’educazione, il rispetto, la responsabilità, l’etica morale, la solidarietà. Ed è proprio attraver-sando quest’ultimo ponte che si arriva al volonta-riato, un chiaro esempio di amore gratuito che aiuta ad accostarsi al dolore e alla sofferenza delle persone senza averne paura. È un modo per ridimensionare i propri problemi e realizzare che la vita va rispet-tata sempre, qualsiasi cosa accada. Ma riportare in poche righe una serata passata ad ascoltare il prof. Lombardo è davvero riduttivo. Il vero piacere è la-sciarsi rapire dall’ascolto, perchè è come partecipare ad una chiacchierata con un “amico” che, usando un gergo giovane e diretto, riesce a tirar fuori con-cetti profondi e colmi di verità. Attraverso questa maschera di leggerezza riesce ad arrivare a tutti, ma soprattutto agli adolescenti che sono i più difficili da conquistare; con un dosato e raro magnetismo è un modello positivo di ispirazione per i ragazzi e una mano sicura da afferrare per gli adulti che hanno difficoltà a rapportarsi con loro. Un funambolo in perfetto equilibrio fra ironia e saggezza. Il tempo è letteralmente volato e l’incontro si è concluso con un applauso al prof. Lombardo e al gruppo AVIS di Terrossa che ha fatto da tramite al tutto e che investe generosamente sui giovani per renderli sempre più coscienti e attenti ai disagi altrui. L’augurio è che ri-spondano con altrettanto entusiasmo per diventare aspiranti donatori.

roncà

a destra e a sinistra e regalando il mio libro ai vips.Inizia l’intervista che vede la presentazione del progetto, ma una pioggia torrenziale ne impedisce il prosieguo. Si spengono i microfoni e si allaga tutto. Il direttore della fo-tografia Alessandro Zonin sentenzia così: «Film bagnato, film fortunato». Speriamo! Deve essere fortunatissimo vi-sto il nubifragio.Approfittando della pausa forzata brindiamo con un bic-chiere di Durello. Siamo tutti d’accordo che ci aiuterà ad essere più sciolti durante l’intervista, che infatti si rivelerà un gran successo. Sul lido ritorna il sereno e la giornata continua. Il regista Tessarin è entusiasta e mi guida in que-sto luogo dove lui è di casa. Ha lavorato per 40 anni nel cinema a fianco di nomi autorevoli come Wim Wenders, Roman Polanski, Giuseppe Tornatore, Dino Risi, Roger Corman e Carlo Lazzani. Non ho dubbi, Mario farà un lavoro straordinario.Sulla via del ritorno le luci si spengono, ma non nel mio cuore. Nella mia mente rimbalza un forte pensiero. Hanno denominato il mio romanzo “dichiarazione d’amore per la mia terra”.Sono cresciuta in queste bellissime colline che fanno da cornice a Roncà. I miei genitori mi hanno insegnato l’amo-re e il rispetto per la natura e di tutti gli esseri viventi. Sono legata alle tradizioni e ai prodotti locali ed è stato immenso il consenso dei miei concittadini dal giorno della pubblica-zione del mio libro.Mi sono vicini e gioiscono per me. Sogno questo film an-che per loro, perché lo meritano. Roncà merita di essere conosciuta, di essere scoperta. Voglio condividere questo sogno perché la mia speranza è che questo paese con le sue frazioni e la sua gente riceva un ritorno conoscitivo e chissà ...anche economico. Ribadisco queste cose in ogni intervista che rilascio, perché credo di avere in mano una possibilità per me e il mio territorio.Prossimo appuntamento: Festival del cinema di Berlino, Cannes, Shanghai, Locarno e di nuovo a Venezia sognando il trionfo.

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Saggio finale del Corso di avvicinamento al teatro, curato da Isabella Caserta

Paola Danese

Domenica 13 marzo Roncà ha ospitato il Saggio finale del Corso di avviamento al Teatro destinato ai “piccoli attori” del paese. Lo spet-

tacolo presentato è stato “Pinocchio”, liberamente adattato da Isabella Caserta che ha curato anche la messinscena. Dodici i protagonisti di età compresa tra i 6 e i 12 anni che hanno vissuto la loro “prima” esperienza: Sara Colacicco, Nicolò Costa, Chiara Fedrigo, Cesare Fongaro, Giordano Fongaro, Noemi Franchetto, Simone Frigotto, Lorenzo Magnaguagno, Maria Sole Olivieri, Sharon Peruzzi, Martina Righetto, Valeria Salata.Emozionati prima dell’esordio ed entusiasti agli applausi finali, i bambini hanno coronato con il saggio un corso iniziato lo scorso autunno e gestito da Libera-mente di Roncà sotto la direzione di Isabella Caserta del Teatro Scientifico di Verona. I partecipanti al corso erano chiamati ad una pic-cola sfida: dimostrare che il Teatro sa conciliare obiettivi didattici (i testi da imparare, le regole da condividere, l’impegno e la concentrazione) con scopi di socializzazione. E non hanno disatteso le aspettative, esibendosi tutti al meglio delle loro potenzialità, a conferma che il Teatro è un ottimo strumento sia per bilanciare le esuberanze dei bimbi più vivaci che per far esprimere i piccoli più timidi o insicuri. Centrato dunque anche l’obiet-tivo di Liberamente che attraverso il Teatro cerca di coinvolgere bambini ed adulti di Roncà in momenti comuni, di crescita e approfondimento di tematiche ora serie ora divertenti, ma sempre all’insegna della condivisio-ne e della coralità.

Gli altri appuntamenti in programmaIl prossimo appuntamento a teatro è il 17 aprile alle ore 16. In scena “Il volto velato” con Isabella Caserta, uno spettacolo intenso e commovente che racconta - attraverso scene alternate a intermezzi musicali - la storia di Teresa di Lisieux (la “piccola Teresa”). Morta all’età di ventiquattro anni, Dottore della Chiesa, Teresa annovera - tra i tanti meriti - anche quello di essere stata autrice, regista e attrice di “pie rappresentazioni” composte e recitate per intrattenere le consorelle del convento del Carmelo, in cui era entrata a quindici anni. Il 13 maggio alle ore 20,45 la compagnia Libera-mente propone “Serata Feydeau”, adattamento e regia di Isabella Caserta, all’insegna della risata e del divertimento. Feydeau è uno dei maggiori autori comici della letteratura francese dopo Molière, considerato non sol-tanto un perfetto ideatore di “orologerie” teatrali, ma anche un sarcastico osservatore della natura umana.

PinoCChio a ronCà Con i bambini

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a.s.d. hellas monteforte: sPort a 360 gradi

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Monteforte d’Alpone

L’associazione è da vent’anni attivissima nel panorama sportivo montefortiano

Marco Bolla

L’A.s.d. Hellas Monteforte è una polisportiva nata nel 1991 che si occupa di diversi sport. “Quello che ci contraddistinge rispetto ad altre realtà sportive della

zona - spiega Antonio Fabiani, segretario dell’Hellas Mon-teforte - è che cerchiamo di favorire e promuovere tutti gli sport nella stessa maniera, offrendo così un’ampia gamma di possibilità a chiunque voglia fare attività fisica, mantenendo l’attenzione non solo sugli aspetti agonistici ma anche verso quelli sociali.”L’associazione ha una struttura di tipo federale: c’è un diret-tivo che prende le decisioni di carattere generale, poi ci sono otto staff dirigenziali, ognuno dei quali si occupa di una di-sciplina sportiva. Le discipline seguite attualmente sono cin-que: il calcio in tutte le categorie, il calcetto, la ciclobike, il viet-vo-dao e il Fantathlon. L’Hellas Monteforte è la prima associazione sportiva di Monteforte d’Alpone, infatti attual-mente conta 470 associati, senza contare i simpatizzanti. Le finalità dell’associazione, riportate nello statuto, sono quella di promuovere, organizzare e sostenere l’attività sportiva per tutte le persone che la vogliono praticare senza distinzioni di sesso, razza e religione; e quella di promuovere un movimento sportivo che viva l’esperienza dello sport come momento di educazione, maturazione umana e impegno sociale.L’Hellas Monteforte è nato con la squadra amatori nel 1991. Subito dopo sono partite anche le altre discipline sportive: nel corso degli anni ne sono nate di nuove, altre invece non ci sono più, come ad esempio la pallacanestro e la pallavolo.Il settore calcistico è formato da dodici squadre: nove fanno parte della Scuola Calcio, poi c’è la squadra amatori, la squa-dra di Seconda Categoria e la squadra femminile, che milita nel campionato Figc in serie D.

squadre di calcetto dell’Hellas, che quest’anno è stata promos-sa in A2. Ben nutrito e compatto è pure il gruppo appassio-nato di ciclobike, che conta quasi un’ottantina di biker, alcuni dei quali raggiungono i 60 anni di età.Poi c’è il viet-vo-dao, un’arte marziale vietnamita che conta un centinaio di persone, la maggior parte delle quali sono bam-bini e ragazzi. “Molte famiglie sono contente che le loro figlie imparino il viet-vo-dao - sottolinea Fabiani- perché non viene insegnata solo un’attività fisica ma anche la difesa personale, quindi si coniuga l’aspetto sportivo con quello sociale.”Infine c’è il Fantathlon, un’attività ludico-sportiva per i bam-bini che prevede una vasta gamma di attività e giochi di grup-po. Sono oltre 30 i bambini che si dedicano a questa disci-plina. Insomma, se in paese c’è un’esigenza sportiva l’Hellas Monteforte cerca di supportarla. La polisportiva è attiva non solo nella promozione dello sport, ma anche nell’organizza-re numerosi eventi, alcuni dei quali molto famosi come la DivinusBike Clivus, una gara di mountain bike che si svolge la terza domenica di maggio. L’ultima edizione, sicuramente la migliore delle otto, ha visto la partecipazione di ben 1700 ciclisti: dalle riviste del settore è considerata una delle più im-portanti gare di mountain bike a livello nazionale dal punto di vista della partecipazione, dell’organizzazione e dei paesaggi che si ammirano lungo il percorso. Il terzo sabato di maggio si svolge anche la DivinusBoys, una gara di mountain bike, totalmente gratuita, riservata ai ragazzi delle scuole medie ed elementari di Monteforte e dei paesi limitrofi. A fine gennaio l’Hellas Monteforte organizza la DivinusCross, una gara di ciclocross, mentre in maggio organizza il torneo di calcio “Città di Monteforte”, patrocinato dalla Regione Vene-to, arrivato quest’anno alla terza edizione. “Quest’anno abbia-mo battuto tutti i record di partecipazione: - spiega Fabiani - al torneo hanno partecipato 15 società: c’erano otto categorie dai Piccoli Amici ai Giovanissimi per un totale di 360 ragazzi, più uno staff organizzativo di 40 persone.”In occasione del ventesimo anniversario dell’associazione, che si festeggia quest’anno, “il nostro obiettivo è quello di con-solidare ogni singola struttura sportiva, nonché di coinvol-gere in qualche attività sportivo-ricreativa anche gli anziani, in quanto - conclude Fabiani - il nostro progetto prevede il coinvolgimento nello sport dell’intera famiglia.” Per chi volesse essere informato sulle attività dell’associazione può visitare il sito www.hellasmonteforte.it

monteforte d’alpone

La Scuola Calcio, nata nel 2005, conta 116 bambini, ai quali bisogna aggiungere altre 30 persone tra dirigenti e staff tecni-co. Questa prevede in genere due allenatori per ogni squadra e più direttori sportivi, tra i quali c’è anche Luigi Busatta, ex gio-catore dell’Hellas Verona. “Un aspetto interessante - spiega Fa-biani - è che la Scuola Calcio oltre tre anni fa ha fatto un accor-do di collaborazione con la Scuola Calcio del Chievo Verona. L’accordo prevede la fornitura di servizi continui di supporto tecnico e formativo per i nostri allenatori, l’organizzazione di corsi d’insegnamento al gioco del calcio, nonché di sviluppo delle abilità tecniche e fisico-motorie, da parte di un pool di tecnici del settore giovanile del Chievo. Infine i bambini, du-rante l’anno, sono costantemente seguiti dagli osservatori del Chievo, tant’è che due ragazzini dell’Hellas nella prossima sta-gione andranno a giocare nelle giovanili del Chievo.”Anche la squadra femminile, nata due anni fa, sta consolidan-do un rapporto di collaborazione con un’altra squadra di Ve-rona per avere tutta una serie di vantaggi, tra i quali l’arrivo di nuove atlete per potenziare la squadra, e l’arrivo di allenatori di una certa importanza. La squadra di Seconda Categoria, invece, creata nel 2007, “ha giocato un ottimo campionato nella stagione appena conclu-sa: appena promossa in seconda categoria l’anno scorso, la squadra ha raggiunto i play-off, sfiorando di poco la prima categoria.”Importanti soddisfazioni sono arrivate anche da una delle due

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Il Dirigente Scolastico Giuseppe Boninsegna

Tutti noi conserviamo una parte del passato: una foto, una lettera della nostra giovinezza o di quella

dei nostri genitori e nonni, un vecchio mobile, l’imma-gine della prima comunione di un bimbo che nessuno ricorda più o semplicemente un ricordo a noi caro. Ep-pure solo in pochi sono in grado di capire fino in fondo il “valore” delle cose antiche, al di là del valore affettivo o venale che possono avere. Sono in pochi a saper leg-gere nel passato gli insegnamenti ancora validi, sempre più spesso dimenticati tra le pagine di un libro di storia lasciato in una cassa polverosa.È quindi bello e importante che una scuola primaria venga intitolata a chi ha dedicato allo studio del pas-sato, delle cose antiche, delle tradizioni popolari, una vita intera. Al termine di un lungo confronto tra diverse proposte, il Consiglio di Istituto dell’I.C. di Monteforte d’Alpone ha infatti preso la decisione d’intitolare la nuo-va scuola di Brognoligo-Costalunga a “Dino Coltro”.La scelta è in linea di continuità con il nome dato dallo stesso Consiglio alla scuola elementare del capoluogo, intitolata a Bruno Anzolin, altro veronese, cultore delle tradizioni scaligere, uomo di scuola e suo caro amico.L’intitolazione ufficiale dell’edificio si svolgerà, in due momenti, nei giorni 13 e 14 maggio prossimo. Venerdì 13 alle ore 21.00, presso la Sala Riunioni della Scuola Primaria di Brognoligo-Costalunga, Otello Perazzolo con le sue vecchie canzoni allieterà la serata in “Ricordo di Dino Coltro”, alla presenza dei figli di Coltro (Ste-fano e Francesca), del dott. Delio Vicentini, del prof. Enzo Coltro e del Sindaco di Monteforte Carlo Tessari. Sabato 14 alle ore 9.00 ci sarà invece la “Cerimonia di Intitolazione” con la splendida “cornice” di tutti i bam-bini che frequentano l’istituto e le loro insegnanti.Le tradizioni popolari venivano tramandate oralmente, nei momenti in cui non si lavorava, durante una pausa, durante un temporale, attorno al camino o nella stalla. Poi l’arrivo della elettricità, della radio, della TV, di In-ternet, il cambiamento delle attività lavorative, le diverse abitudini di vita, hanno “distrutto” quei ritagli di tem-po. Ecco due occasioni per riscoprirli.

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Marco Bolla

Un coro formato da oltre trenta persone tra bambini e adulti con un unico obiettivo: suonare la chitarra e can-

tare insieme. Il coro, nato nel 2001 nella parrocchia di Mon-teforte d’Alpone, è formato da una ventina di bambini che frequentano le elementari e le medie, e da un’altra decina di persone tra adolescenti e adulti. “Il più piccolo frequenta la prima elementare e il più grande ha cinquant’anni - precisa Fabiola Pellegrini - Nonostante la differenza di età, tra di noi c’è ugualmente piena sintonia.”La cosa curiosa è che quasi tutti i componenti, oltre a can-tare, suonano anche la chitarra. Il nome del coro è “Katar-se”, parola dialettale che significa “trovarsi”: questo perché “cantare e suonare è un modo per ‘katarse’ e stare insieme, soprattutto per lodare il Signore”, spiegano Rosita e Martina, due adolescenti che partecipano al coro da quando è nato. I componenti, infatti, si ritrovano ogni sabato pomeriggio nei pressi della parrocchia per fare le prove. E ciò lo fan-no con costanza ed impegno, come ad esempio Filippo, un ragazzino delle medie che, nonostante gli impegni sportivi nella Federazione Italiana Motocross, continua lo stesso a partecipare alle attività del coro. “Alcuni adolescenti - spie-ga Fabiola - hanno iniziato ad impegnarsi nove anni fa alle elementari, ed ora, che sono alle superiori, continuano a portare avanti l’impegno come animatori. Gli adolescenti sono diventati dei punti di riferimento per i bambini che frequentano il coro”.Oltre a lodare il Signore, “Katarse” offre anche un servizio

Katarse: Per suonare insieme e lodare il signore

alla comunità di Monteforte: ogni sabato sera, infatti, il gruppo anima la Messa nella chiesa parrocchiale; inoltre, da alcuni anni, una volta al mese si reca alla Casa di Riposo di Monteforte e in quella di Negrar, anche qui per animare la celebrazione eucaristica. “Quando andiamo a suonare nella Casa di Riposo di Negrar - spiega Fabiola - c’è la chiesa strapiena di gente: vengono tutti ad ascoltarci, anche gli anziani che hanno maggior diffi-coltà. Il fatto di vedere tutti questi bambini, di appena nove o dieci anni che suonano, con queste dita così piccole che sembrano volare sulla chitarra è qualcosa di meraviglioso che rapisce le persone”.“Un altro aspetto positivo del “Katarse” è quello di far capi-re meglio ai ragazzi i vari momenti della Messa - sottolinea invece Germana Andriolo, un’altra adulta del coro - I canti non si possono iniziare quando si vuole, ogni canto ha un senso e va eseguito in un preciso momento della messa.Il fatto di suonare durante la Messa ha reso i ragazzi più con-sapevoli di come è strutturata”.Infine, per i componenti del gruppo importante è anche la raccolta di fondi. Ogni anno, dall’inizio di dicembre fino alla settimana che precede il Natale, durante la sera il coro gira per le strade di Monteforte cantando la “stella” per rac-cogliere offerte: il ricavato viene donato a chi ne ha bisogno. “Gli anni scorsi donavamo i soldi alla parrocchia - spiega Germana - per aiutarla nella realizzazione di alcuni impor-tanti lavori. Quest’anno li abbiamo donati a padre Aimé, uno stimmatino africano che ha dato una mano nella no-stra parrocchia, e che ora sta portando avanti un progetto in Costa d’Avorio a favore della sua gente. Recentemente ci ha mandato una cartolina per ringraziarci del nostro gesto, che è stato di grande aiuto”. Insomma, “Katarse”, oltre a cantare e suonare per lodare il Signore, significa anche impegnarsi per gli altri, portare compagnia e gioia a chi ne ha bisogno o si sente solo.

monteforte d’alpone

Giorgio GirardiVia Cesare Battisti, 36 - 36045 LONIGO (VI)Tel. e Fax 0444 [email protected]

Un gruppo parrocchiale davvero speciale

brognoligo - Costalunga

anChe la sCuola di brognoligo-Costalunga ha il suo nome

biografia di dino Coltro

L’intitolazione a Dino Coltro avverràil 13 e 14 maggio

Dino Coltro con Bruno Anzolin in occasione della consegna del Gran Sigillo di Monteforte nel 1992

una famiglia di contadini “salariati” che lavora nelle stalle al servizio del “sior” della corte.A otto anni incontra un frate in viaggio per la questua. Il religioso è immediatamente conquistato dalla verbosità e dall’intelligenza del bambino e convince il padrone della corte a lasciarlo studiare. Dino inizia a frequentare un collegio nella zona di Riva del Garda. In quarta ginnasio fa conoscenza del greco. L’anno successivo già ne traduce i lirici. Lo sorprende come i temi della poesia greca non riguardino il “sublime”, ma le cose della vita quotidiana che viveva nella sua corte. In seguito concentra i suoi stu-di sul canto popolare greco e ne riconosce le similitudini coi canti di chi andava per le strade a cantare la stella a Natale. Dino si pone allora una domanda: perché cercare nei libri greci quello che dicono il nonno e il papà? Durante il boom economico si lancia nella cultura delle tradizioni rurali e trascrive i racconti del nonno Moro. Con tanti sacrifici diventa maestro elementare e, dal 1970 al 1990, direttore didattico a San Giovanni Lupa-toto. Con l’insegnamento inizia anche l’attività sociale nelle Acli, dove promuove numerose cooperative agricole e diventa dirigente prima provinciale, poi regionale e na-zionale. Per lungo tempo collabora con testate e televisio-ni locali. In particolare si ricorda una celebre rubrica sul giornale “L’Arena” dedicata al proverbio del giorno. Pubblica una trentina di libri con vari editori (Compton, Arsenale, Newton, Bertani, Sansoni, Marsilio e Mon-dadori). Nella società rurale, fondata sull’oralità, Col-tro considera il dialetto non come mezzo comunicativo povero di densità letteraria, ma come espressione di una cultura fondata sull’esperienza. Scrive opere di poesia, narrativa, teatro e il famosissimo “Lunario Veneto”. Nel corso della lunga carriera ottie-ne diversi riconoscimenti, tra i più importanti: il Premio Sirmione-Catullo, la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica al merito educativo e la laurea honoris causa nel 2005 all’Università di Verona in Scienze della For-mazione.Il 4 luglio 2009 a seguito di una malattia spira nella sua casa di Cadidavid.

Scrittore, poeta, saggista, giornalista, storico e cultore delle tradizioni scaligere, Dino Coltro nasce ad Albare-do d’Adige il 2 novembre 1929. La sua giovinezza e la formazione sono legate alla località di Pilastro, piccola frazione di Bonavigo, dove vive nella prima infanzia in una tipica corte rurale fino agli anni Cinquanta. La sua è

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Pier Paolo Frigotto

Monsignor Giuseppe Pellegrini, attualmente Vicario Ge-nerale della Diocesi di Verona, è il nuovo vescovo di

Concordia-Pordenone. Succede a monsignor Ovidio Poletto, dimessosi per raggiunti limiti d’età. Il 26 marzo è stato con-sacrato vescovo in Duomo a Verona e il 10 aprile farà invece l’ingresso in Diocesi dapprima nella cattedrale di Santo Stefano a Concordia Sagittaria e quindi nella concattedrale di San Mar-co a Pordenone.Nato a Monteforte d’Alpone il 10 novembre 1953, mons. Pel-legrini è stato ordinato sacerdote il 2 giugno 1979. È stato vice-rettore del Seminario maggiore, docente di Sociologia presso lo Studio Teologico “San Zeno” e assistente diocesano dell’Azione Cattolica, del settore Giovani di AC e direttore del Centro dio-cesano di Pastorale Giovanile. Presso la Cei è stato incaricato per la Giornata Mondiale del-la Gioventù dal 1998 al 2000, direttore dell’Ufficio Nazionale Cooperazione Missionaria tra le Chiese e delle Pontificie Opere Missionarie, assistente centrale del Movimento Giovanile Mis-sionario. Dal 2007 è Vicario Generale della Diocesi di Verona, dal 2004 Cappellano di Sua Santità. È anche autore di diversi sussidi per la pastorale.Benedetto XVI l’ha nominata vescovo di Concordia-Pordenone. Come ha accolto questa nomina?Di fronte a qualsiasi dono che il Signore fa, c’è sempre un po’ di trepidazione e di meraviglia. Subito mi sono chiesto: “Perché proprio me Signore? Sempre però con la speranza, meglio con la certezza, che il Signore dà a ciascuno le grazie necessarie per affrontare tutte le situazioni, anche quella non facile di essere vescovo.Ci racconti qualcosa di sé, della sua famiglia.Posso dire subito, senza nessuna paura, che ho vissuto una vita serena e normale, come tantissime persone. Provengo da una famiglia di contadini e fin da piccolo (facevo il chierichetto e ho sempre frequentato la parrocchia) sentivo dentro di me il desiderio di farmi sacerdote, meglio ancora missionario. Poi in terza media sono entrato in seminario e ho sempre proseguito fino a diventare sacerdote nel 1979. Non che non ci siano sta-te le normali crisi di crescita. Essendo quegli anni non facili, anche dal punto di vista economico, durante i mesi estivi ho sempre cercato di svolgere qualche lavoretto, per poter aiutare la famiglia a pagare gli studi. All’età di 22/23 anni è prevalso in me il desiderio di rispondere alla chiamata del Signore che mi chiedeva di donarmi tutto a Lui e ai fratelli, mettendo a

disposizione degli altri tutto me stesso. Qual è secondo lei il bisogno più urgente dei giovani, che lei conosce così bene, e quali linguaggi la Chiesa deve usare per farsi loro prossima? I giovani, oggi come ieri, hanno bisogno di adulti che sappiano testimoniare loro i veri valori della vita, che sappiano essere gui-de sicure, che sappiano valorizzarli per quello che sono e non per quello che possono dare. Spesso oggi la società solo a parole parla di giovani, ma poi non riesce a fare spazio, a valorizzarli profondamente, ad accogliere il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere. L’unico linguaggio che la Chiesa deve usare con i giovani è il linguaggio che ci ha insegnato Gesù: il linguaggio dell’amore; di chi li sa amare profondamente, valorizzandoli per quello che sono, facendo emergere i doni e le capacità che lo Spirito ha messo del cuore di ogni giovane. Un esempio me-raviglioso ce l’ha offerto il Papa Giovanni Paolo II.La crisi di vocazioni e i parroci che spesso sono chiamati a ge-stire più di una parrocchia, i fedeli che frequentano le chiese in continua diminuzione... Lei avverte queste problematiche? Queste problematiche ci sono anche in Italia e certamente le troverò nella diocesi di Concordia-Pordenone. Ma non devono fare paura. Possono essere un’occasione per valorizzare sempre di più il carisma proprio dei laici e per lavorare più decisamente con i giovani, aiutandoli a scoprire il progetto che Dio ha su di loro e a far maturare quei germi di vocazione che Dio semina nel cuore di molti.Qual è la capacità di ascolto della Chiesa di fronte agli smar-rimenti del nostro tempo, sia dal punto di vista economico che morale?La capacità della Chiesa di essere attenta al mondo contempo-raneo, nasce dalla sua fedeltà al vangelo. Più la Chiesa si mette nell’atteggiamento di essere discepola del Signore, di non aver paura di testimoniare nel mondo le esigenze concrete del Van-gelo, più sarà capace di essere attenta ai segni dei tempi, offren-do indicazioni e suggerimenti per superare le sfide e le difficoltà del tempo presente. Questo lo fa soprattutto con la carità, con l’attenzione dei più poveri. Il Papa nella sua ultima enciclica ha detto che solo con la carità è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e umanizzante. La carità come fondamento dell’es-sere cristiano. Lei crede che il valore della carità sia ancora mol-to sentito tra i cattolici? Penso che non ci possa essere Chiesa senza testimonianza della Carità. È significativo che il Santo Padre Benedetto XVI ci ab-bia offerto come prima enciclica Deus Caritas Est. La carità è la ricchezza più grande della Chiesa perché è Cristo stesso. È Lui che ci insegnato ad amare fino a dare la vita, a non pensare a se stessi ma agli altri. Quanti i santi della carità: dai primi tempi della Chiesa fino ad oggi, dal Nord al Sud del mondo. E anche oggi, sono moltissime le persone, soprattutto giovani che sono capaci di donare energie e tempo per mettersi a servizio dei più poveri, per portare il vangelo in ogni parte del mondo.Perché ha scelto come suo motto “Euntes Evangelium praedica-te”, da Marco 16,15?Il motto episcopale di un Vescovo dovrebbe orientare il suo ministero, il suo stile di vita. Gesù è stato un maestro itine-rante, che sapeva ascoltare per poi offrire la Parola di Dio. Il mio desiderio è di poter incarnare nell’oggi l’invito di Gesù di donare a tutte le persone che incontro, a tutta la comunità che il Signore mi manda a servire il Vangelo, l’unica Parola capace di salvare e di portare serenità e pace all’uomo e alle donne del nostro tempo. La scelta del motto esprime poi una passione che mi sono sempre portata dentro: annunciare il Vangelo… fino agli estremi confini della terra! È l’invito missionario di Gesù che ha manda i suoi discepoli in tutto il mondo!

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Redazione di Monteforte

Vecchi magazzini allo stato grezzo, opere d’arte so-spese, performance dal vivo e luci soffuse. Non è

New York con le sue gallerie downtown, ma Venezia che, coniugando passato e futuro, è una delle città ita-liane più impegnata nella promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea. Alle Nappe dell’Arsenale di Venezia si presentava così l’atmosfera della mostra col-lettiva dei finalisti del premio Arte Laguna 2011. Spazio e allestimenti contemporanei per arte contemporanea, nuova, attuale. In progresso.Il premio Arte Laguna, quest’anno alla quinta edizio-ne, ha selezionato tra circa 6000 partecipanti 110 artisti divisi in cinque categorie, pittura, scultura, performan-ce, fotografia e video arte, provenienti da 95 paesi, che hanno avuto la possibilità di presentare il loro lavoro in una collettiva che si è aperta il 12 marzo e per terminare il 22. Oltre ai finalisti assoluti, uno per ogni categoria, sono stati assegnati ad alcuni artisti premi speciali che consistono nella possibilità di esporre le loro opere in una mostra personale. Il premio è stato pensato infatti in collaborazione con un gruppo di gallerie italiane e straniere che ospiteranno le opere degli artisti. Uno dei riconoscimenti è stato assegnato ad Andrea Ciresola insignito del “Premio Koller Gallery” grazie al quale potrà portare i suoi dipinti presso la Galleria Koller di Budapest che allestirà una mostra personale con le sue opere. Oltre al dipinto selezionato al Premio Laguna “Paesaggio con cancellata e lucchetto Viro”, Ci-resola presenterà nuovi lavori condotti sempre nell’am-bito della sua ricerca di una nuova estetica del paesaggio. Nei suoi dipinti iperrealisti l’ambiente antropico non è demonizzato; l’occhio dell’artista a volte ottimista, a vol-te malinconico, indica con chiarezza che nella sintesi di

un italiano a budaPest

naturale e artificiale è ancora possibile riscontrare quella bellezza, quella poesia che gli uomini primitivi trovava-no nei paesaggi incontaminati. A guardare è un “uomo nuovo”, dallo sguardo libero da pregiudizi e vincoli mo-rali; è solo impegnato nella strenua indagine del mondo contemporaneo, è deciso a trovare il bello anche nei luo-ghi apparentemente privi di bellezza. Ciresola in qualità di artista premiato nella “sezione Pittura” ha rilasciato un’intervista che andrà in onda su RAI UNO il prossimo settembre.L’arte contemporanea, spesso ignorata perché conside-rata incomprensibile, muta, ha in realtà molto da dire a chi la sa ascoltare. La sensibilità verso l’arte di oggi, tra-scurata perché a volte economicamente irrilevante, anzi sulla quale è necessario investire, non è solo un dovere ma soprattutto un diritto. Un diritto che l’uomo mo-derno si è conquistato, la possibilità di vedere il mondo filtrato attraverso i sentimenti di altri uomini che hanno il dono di saperlo, in parte, comprendere. (Tutti i dipin-ti di Ciresola su www.andreaciresola.com).

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L’Ungheria accoglie i dipinti di Andrea Ciresola in una mostra personale

monteforte d’alpone

il montefortianomonsignor Pellegrininominato vesCovodi ConCordia-Pordenone

Ciresola:ciresola davanti al dipinto vincitore

Monteforte d’Alpone

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organiZZare il Coraggio Con Pino masCiari

la brutteZZaChe salva il mondo

Iniziative del “5Comuni”

La Redazione

Qual è il prezzo della ribellione civile? Quanto costa in termini di sacrifici economici ed umani denunciare

un’organizzazione criminale? È spesso facile dire omertà, puntare il dito contro chi non parla. Può diventare una vita molto complicata se si decide di denunciare le organiz-zazioni criminali: comporta dei costi altissimi, l’onere da pagare può diventare insopportabile. Pino Masciari aveva un lavoro, una casa, la sua terra. A nemmeno trent’anni era già un imprenditore affermato, nel ramo edilizio. Fatturati alle stelle, più di 200 dipen-denti, un avvenire florido. Poi, l’inizio della maledizione: il racket del “pizzo”. «Ho sempre dato lavoro a tutti, fatto lavorare anche altre aziende nei miei cantieri. Ma il pizzo, no». Non solo non l’ha pagato, ma ai “picciotti” ha risposto a muso duro: «Io vi denuncio, vi mando in galera». Piccolo dettaglio geografico: tutto questo è avvenuto in Calabria. I “picciotti” erano affiliati alla ‘ndrangheta, e l’imprenditore da quel giorno ha praticamente smesso di vivere. Non è stato ucciso: è stato fatto scomparire.Non dalla mafia calabrese, ma dallo Stato. “Testimone d’ingiustizia”, lo ha ribattezzato lo storico Nicola Tranfa-glia. Adesso Pino Masciari, insieme alla moglie, ha scritto un libro in cui racconta tutto questo. Si intitola “Organiz-zare il coraggio” (Add Editore). Sulla quarta di copertina c’è scritto: «Ogni persona che viene a conoscenza della mia storia mi allunga la vita di un giorno». Con lui, a parlare del volume e di cosa sono le mafie in Italia ci saremo noi del “5 COMUNI”, che abbiamo organizzato la serata in-sieme a Paolo Ambrosiani della Libreria Bonturi. Soprat-tutto i giovani (ma non solo) della nostra vallata potranno ascoltare la storia di Pino, scoprendo, forse per la prima volta, che «c’è più dignità in chi combatte la malavita che in chi la subisce». E se il coraggio uno non se lo può dare, insieme lo si può organizzare. Il coraggio di Pino Masciari è la nobile qualità dell’eroe omerico, è l’applicazione dello slogan di Hemingway: “Courage is grace under pressure”. Non semplice sinonimo di non aver paura (perché di paura Masciari ne hanno avuta, e continuano ad averne, tanta), ma dignitosa, orgogliosa consapevolezza che ci sono cose più grandi e durature dalla paura stessa. Un coraggio che ha virtù di contagio. E allora lasciamoci contagiare anche noi, presentandoci in massa all’incontro del 19 maggio!

Pier Paolo Frigotto

La bruttezza può essere identificata con ogni altra forma irreparabile di diversità che genera spavento: il diverso,

l’imperfetto, tende a essere emarginato dagli altri, i perfetti o quasi, e comunque, essendo spaventato lui per primo dal non potersi amalgamare con il resto dell’umanità - e quin-di dalla certezza di non appartenervi - fa la sua parte e si esilia volontariamente dai legami sociali e sentimentali, in sintesi dalla vita. «Anche la bruttezza può salvare il mondo: è questo il messaggio che vuol trasmettere il bel romanzo d’esordio “La vita accanto”, (Einaudi stile libero) Premio Calvino 2010, di Mariapia Veladiano?» Lo hanno chiesto i moderatori Pier Paolo Frigotto e Dario Bruni direttamente all’autrice nel corso del seminario organizzato dalla Libre-ria Bonturi, dal periodico della Val d’Alpone 5 Comuni, dalla Consulta Giovanile e dall’Assessorato alla Cultura di San Bonifacio.«È un libro sul dolore di non essere accolti - spiega la Ve-ladiano - di non avere un posto nella vita. È una paura che tutti abbiamo. Non c’è vita se qualcuno non ci prepara un posto e non ci chiama per nome. Nella Genesi Dio crea il mondo e poi ci mette l’uomo e la donna. Rebecca abita lo spazio fisico di una casa che è enorme e insieme una prigione. È il sogno incantato preparato dalla madre per la figlia che non è venuta. Disillusione in forma di pietra. Ma quando l’infelicità si è così sedimentata in noi da abitare i desideri e i pensieri, la paura prevale su tutto. Sogno e illusioni in questo caso sono crudelissimi, perché quando finiscono si cade più in basso di prima. La madre concen-tra in sé tutti i desideri di bellezza e felicità di generazioni di antenati ossessionati dalla tara. La fine del sogno le è fatale». Arriva alla narrativa dopo una laurea in Filosofia e Teologia e una lunga carriera da insegnante, con un libro fulminante sul non essere accettati la vicentina Mariapia Veladiano. Ad ascoltarla, il giorno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in una sala civica gremita, un pubbli-co soprattutto di giovani. Proprio a loro si rivolge l’autrice quando afferma che: «La cultura della bellezza abbagliante e ostentata non aiuta a vedere la verità delle persone. La bellezza oggi è una mascherata tremenda. È cercata ossessi-vamente, ostentata, celebrata, divinizzata. Un idolo di car-ta, usa e getta, perché il canone, in termini di età, misure, levigatezza dell’immagine, è tale che dura pochissimo e, se dietro c’è il nulla, finita quella bellezza non resta niente».Ma si è parlato anche dell’importanza della lingua italia-na, che - sottolinea Frigotto - «ha contribuito in maniera determinante alla formazione dell’unità nazionale e costi-tuisce un elemento fondamentale della nostra identità». E nel suo romanzo, la Veladiano, usa una scrittura limpida e colta; una scrittura che non si perde in giri di parole, né in metafore inutili, descrizioni riempitive. Va dritta al segno. «Ho l’ossessione delle parole scontate, le espressioni usura-te da un quotidiano e dissennato uso pervasivo e traditore. Detesto le scritture sciatte» conclude la scrittrice.

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Il 19 maggio alle 21.00, nella sala civicadi San Bonifacio, un incontro straordinario

Incontro con Maria Pia Veladiano, scrittrice vicentina che ha vinto l’ultima edizione del prestigioso premio Calvino

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Sport

Andrea Brandiele

Li conosco personalmente visto che abitano quasi tutti a Monteforte e perché qualche sera, libero da impegni, sono

andato ad allenarmi in palestra con loro. Ho visto quasi tutte le loro partite, perché giocano al Palazzetto del capoluogo.C’ero anch’io a Legnago il 20 Febbraio scorso, prima a tifare e poi ad esultare, per la conquista del primo posto nel Campio-nato Provinciale di pallavolo Under 18.Ora il gruppo riparte con l’orgoglio della maglietta donata dalla Federazione con la scritta “campione”.Per farmi raccontare bene questa storia, una sera dopo l’alle-namento, incontro il loro allenatore, Roberto Brandiele, che segue questi ragazzi da ormai tre anni ed armato di matita e blocco comincio l’intervista.Mister, partiamo dall’inizio di questa avventura...A Settembre, quando ci siamo incontrati ai primi allenamen-ti, abbiamo tutti insieme deciso che l’obbiettivo di questa sta-gione era arrivare alla finale, anche se eravamo solo in dieci. Volevamo lasciare un segno tangibile della nostra attività per noi e per la nostra società.Come sono andate le prime gare?Andava tutto per il meglio… vincevamo sempre. Talvolta con

Pallavolo monteforte 2006: l’under 18 masChileè CamPione ProvinCiale

la tecnica, altre volte con il cuore, ma l’importante era conti-nuare a fare punti.E poi arriva quel nefasto 1 novembre...L’alluvione ha segnato tutto il paese e pesantemente alcuni dei nostri ragazzi. In questi momenti tra di noi la solidarietà si è toccata con mano. Anche se la pallavolo era l’ultimo dei nostri pensieri, avevamo un impegno da portare avanti e grazie alla collaborazione della Federazione e delle altre Società Sporti-ve abbiamo stravolto il calendario del campionato andando a giocare solo le gare esterne senza mai allenarci, visto che il no-stra Palazzetto era occupato dall’esercito impegnato in paese.Con che risultati?Le abbiamo vinte tutte. Sempre. Talvolta eravamo solo in sette/otto, chi acciaccato, chi influenzato. Ma siamo arrivati alla finale vincendo 13 gare su 13. Avevamo capito che era il nostro anno e dovevamo crederci e provarci.Arriviamo a quel fatidico 20 febbraio a Legnago.Contro il Castelnuovo dovevamo fare la partita perfetta! E l’abbiamo fatta… 2 ore di gioco, set interminabili, continui capovolgimenti di fronte ma alla fine siamo stati noi ad alzare il trofeo del 1° classificato.è stata una bella soddisfazione?Parecchio. Gli articoli sui giornali, sul sito della Federazione di Pallavolo, l’invito al Palasport da parte della Marmi Lanza, serie A1. Tutto contribuisce a ripagare l’impegno e lo sforzo profuso da questi ragazzi e da chi sta loro intorno.Ed ora, quali sono i vostri programmi?Ora con qualche altro ragazzo, stiamo partecipando al campio-nato di Terza Divisione ma i nostri pensieri sono all’1 Maggio quando andremo a San Donà di Piave alle Fasi Finali Regio-nali, a rappresentare la provincia di Verona, il nostro Comune e Pallavolo montefortiana. Ci confronteremo con altre realtà sportive, ma il compito sarà quello di dare il massimo con entusiasmo e determinazione come abbiamo sempre fatto.Bene. Credo basti. Chiudo il blocco e saluto l’intervistato.“Complimenti ancora, Mister… Grazie di tutto e buonanot-te. Ci vediamo domani a colazione!”Dimenticavo... il Mister è mio papà.

Pronto in tavolaPesChe dolCi

Leonello Piccina

Ingredienti impasto:

Ingredienti farcitura:

• 150 gr. di burro (scioglierlo a bagnomaria)• 2 uova intere • 200 gr.di zucchero• 1 bustina di lievito • 1 bustina di vanillina• 500 gr. di farina • 1 cucchiaio di grappa

• Mandorle• Liquore Alchermes• Marmellata o Nutella

PrOCediMenTO: Mescolare bene gli ingredienti fino ad ottenere una pasta lavorabile.Formare delle palline, posizionarle su una teglia da forno, e schiacciarle leggermente, in modo che si formi una base (devono risultare delle mezze palline).infornare per 20 minuti a 140°C in forno già caldo. Toglierle dal forno prima che si colorino (devono restare bianche).inserire la mandorla alla base di ogni mezza pallina, spalmare la marmellata o la nutella, e con un’altra mezza pallina,ricomporre la forma a palla. Passarle nel liquore, poi nello zucchero.

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La buona terra

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nuove regole e nuova mission Per il ConsorZioAldo Lorenzoni

Tra le numerose novità introdot-te dal nuovo decreto legislativo

che regola le DOC, alcune riguar-dano concretamente il ruolo ed i nuovi obbiettivi che vengono ad acquisire i consorzi di tutela. In particolare da questi provve-dimenti appare evidente come al Consorzio di Tutela - fino ad oggi confinato nei limiti della volontarie-tà (esclusa la parentesi 2004–2009 per alcuni consorzi sull’attività di controllo) - sia oggi riconosciuto

il ruolo di organizzazione interprofessionale per la DOP o DOC di riferimento, acquisendo tutta una serie di nuove competenze che interessano tutti gli utilizzatori della deno-minazione.Avremo quindi nell’ambito del consorzio riconosciuto dal Ministero due diversi livelli di competenza e responsabilità.Tutte le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione e in-formazione e cura generale degli interessi della DOC non saranno infatti più solo a carattere volontaristico e riservato ai soli soci, ma riguarderanno tutti i produttori coinvolti nei diversi livelli produttivi (vigna - vino - bottiglie) della deno-minazione. Tutti gli utilizzatori saranno quindi chiamati a sostenere queste specifiche azioni del consorzio.Rimangono invece a carico dei soli soci dell’organismo con-sortile attività più legate all’assistenza tecnica e alla ricerca.È interessante notare come proprio uno dei passaggi più importanti della nuova legge vada a chiarire come l’azione consortile sul fronte del governo dell’offerta al fine di sal-vaguardare e tutelare la qualità della DOC coordinandone l’immissione sul mercato, sia preceduta da una consultazio-ne con i rappresentanti di categoria della denominazione.In questo ruolo possono essere individuate organizzazioni professionali o diverse espressioni produttive più o meno or-ganizzate che animano ogni singolo territorio, Aziende agri-cole, Cantine cooperative, Industriali…Cambia quindi in maniera forte il ruolo del consorzio non più solo espressione di un gruppo di produttori soci, che, se sufficientemente rappresentativi delineano le politiche della denominazione, ma un vero e proprio tavolo di sintesi e pro-posta per organizzare e coordinare l’attività delle diverse cate-gorie interessate alla produzione e commercializzazione della DOP. L’obbiettivo è quello di avanzare proposte di disciplina e governo della denominazione e di attuarle nell’interesse più

generale di tutti gli utilizzatori delle DOC. Ricordiamo in-fatti che la denominazione è un patrimonio collettivo che va difeso, protetto e governato proprio nell’interesse delle centi-naia a volte migliaia di aziende che ne condividono le sorti.In questo nuovo contesto è chiamato ad operare anche il Consorzio del Soave da sempre protagonista nel delineare strategie di promozione e di gestione della DOC. In questi primi 40 anni di attività sono state infatti progettate e realiz-zate significative modifiche delle regole produttive, sono state attivate numerose campagne di valorizzazione delle DOC e non si è mai smesso di rilanciare l’identità delle produzioni sulla base di una precisa attenzione ambientale ed importan-ti ed innovative azioni di ricerca. Forte di una significativa rappresentatività il Consorzio non ha mai smesso di essere una costante occasione di confronto e di sintesi tra le diverse espressioni produttive. Questo ruolo di mediazione tra inte-ressi diversi diventa oggi, alla luce delle nuove norme, ancor più fondamentale.

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Degni di nota

Teatro

libri, PubbliCaZioni e altre novità editoriali riguardanti la nostra vallata e dintorni

Dario Bruni

Mario Gecchele (a cura di),Il segreto della vecchiaia. Una stagione da sco-prire, Franco Angeli Editore, Milano 2010.

Non è la prima volta che il prof. Mario Gecchele, sangiovannese di nascita e docente alla facoltà di

Scienze della Formazione presso l’Università di Verona, si occupa della condizione degli anziani, avendo già af-frontato in passato la questione in vari saggi o convegni, ma è la prima volta che il problema viene discusso in maniera così specifica e sotto diversi punti di vista.Il libro infatti raccoglie i contributi di otto studiosi e docenti universitari i quali, ciascuno nel proprio ambito di competenza, delineano la situazione che vivono oggi gli anziani: Silvia Blezza Picherle riflette sul delicato momento del pensionamento, Mario Gecchele fonda la sua ricerca su alcune interessanti autobiografie, Valenti-

na Moro approfondisce l’aspetto riguardante la memoria dell’anziano, Matteo Grezzana cura il rapporto fra salute e be-nessere sociale, Paola Di Nicola propone la figura dell’anziano inteso come cittadino attivo, Rosan-na Cima sottolinea l’im-portanza delle esperien-ze raccontate, Giovanni Danza valorizza il ruolo che assumono i nonni agli occhi dei bambi-ni, Michele Masotto si sofferma sulla spiritualità degli anziani, Paola Dal Toso sfiora il problema “ultimo”, quello della morte. Il tutto viene presentato - ed è il carattere unificante del libro - con una delicatezza e partecipazione che raramente si trovano fra le righe dei cosiddetti “esperti”, quasi a voler dire che la società attuale ha bisogno degli anziani, della loro esperienza ma anche della loro presenza per una società che sia davvero capace di accogliere tutte le età dell’uomo, senza esclusioni né pregiudizi.

Perché si dice...le ginoCChia Che tremano fanno «giaComo giaComo»

Pier Paolo Frigotto

L’espressione ha incuriosito numerosi linguisti. nel 1859 il Marzolo ha suggerito l’origine onomatopeica, da ciac ciac. il dizionario etimologico italiano ha invece richia mato la condizione dei pellegrini, che giungevano stan chissimi e con le gambe vacillanti per la fatica a Santiago de Com-postela.Sull’identificazione di Giacomo con l’a postolo Giacomo il Maggiore si è mostrato concorde anche il Lurati, che pensa però piuttosto alla parte che il santo ha nel folklore popo-lare: la locuzione sarebbe allusiva al martirio e al transito

dello spirito su un ponte leggenda rio (detto appunto pon-te di san Giacomo), che ogni per sona dovrà attraversare dopo la morte; pertanto signifi cherebbe in origine «mori-re, afflosciarsi, perdere le forze».Ma la risposta più convincente è venuta dal Bellina (Studi di linguistica italiana, XXiii, 1997), che ha combi nato le diverse spiegazioni. Fare giach, per indicare lo scal picciare dei piedi, è presente nella Frottola di immanuel romano (inizio del Trecento). in seguito, il modo di dire sarebbe stato riferito, nella forma ripetuta, alle gambe, quasi perso-nificate, con un intento espressivo, e si sarebbe in tal modo perduta l’originaria motivazione onomatopeica.

I vigneti di Soave e Monteforte nell’ultima alluvione

Brognoligo

09 aprile 2011SPETTACOLO al Teatro di San Vendemiano (TV)la Compagnia “Teatroprova” presenta: “ROSE ROSSE PER” adattamento originaledi M.Meneghini da“Due dozzine di rose scarlatte”di A.De Benedetti - Inizio ore 21

17 aprile 2011TEATROPROVA FORMAZIONE 2011 presso la “sala polivalentedell’Ex consorzio agrario di San Bonifacio” Laboratorio intensivo su“IL TEATRO di GROTOWSKI”Dalle ore 9 alle ore 17Relatore Dott.ssa Daniela Boscato(Psicologa specializzata in Messiconel teatro povero di Grotowski)

TEATrO PrOVAAGENDA

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sPaZio Culturalelafogliaeilvento

VicinoLontano

laFogliaeilVento

Lo Spazio Culturale laFogliaeilVen-to compie tra pochi mesi quasi un

anno e con esso l’ambizioso progetto di portare a Soave un luogo di relazio-ni ed appuntamenti educativi rivolti a tutti, bambini, famiglie ed anziani.Nato dalla preziosa collaborazione con il Comune di Soave, Lafogliaeil-vento continua la sua giovane ma già intensa storia attraverso un calendario

di eventi, puntuali e continuativi, offrendo al territorio un nucleo operativo nell’ottica di una rete di servizi e collaborazioni con le realtà locali e non solo.Inaugurato lo scorso mese il Bar Bianco Lafogliaeilven-to, il progetto complessivo prevede il potenziamento di un’offerta qualitativamente alta anche nell’attenzione a tematiche riguardanti il viver sano e alla tipicità di pro-dotti locali attraverso il piccolo punto vendita: una già apprezzata vetrina di aziende del Veronese attente alla qualità e alla salvaguardia del nostro territorio. Lo spazio culturale ha potuto già godere di una buona partecipazione ai corsi in calendario per il periodo au-tunnale/invernale 2010 attivando sia eventi organizzati dall’Associazione stessa sia proposte attivate da collabo-razioni esterne. Nell’ottica di una preziosa continuità, la primavera 2011 ha visto riproporre ed aumentare l’of-ferta di appuntamenti dedicati a svariati ambiti.Lo spazio culturale, grazie alla sua poetica ed al deside-rio che possa diventare sempre di più voce “viaggiante” di relazioni, è stato chiamato e coinvolto in molteplici iniziative della Provincia e di altre Regioni. La sua ori-gine “internazionale” per il forte legame con il Brasile e la collaborazione in differenti progetti esteri restano preziosi elementi per poter testimoniare concretamente la reale possibilità che la natura, la danza, la musica, il teatro sono strumenti preziosi per riappropriarsi di una dimensione naturale di rispetto e dialogo aperto al nuo-vo e ad un senso di utilità e bellezza collettiva-In sintesi le cose fatte in questi ultimi mesi:• organizzazione di corsi (danza terapia bambini, dan-za terapia bambini con genitori, avventura, suoni nelle forme, teatro per adulti, tre stagioni per una favola a sostegno della genitorialità)• organizzazione calendario corsi con collaborazioni (au-tocoscienza ridicola, teatro per bambini, teatro sociale, Ascolto corporeo e autoconsapevolezza di sé, percussio-ni, apicoltura, educazione cinofila)• partecipazione ad eventi esterni (organizzazione di la-

boratori di musica, manualità, pittura in occasione del-la Giornata mondiale dell’Acqua organizzata da Acque Veronesi, convegno nati per leggere, fiabe animate in collaborazione con la città dei bambini di Monteforte, laboratori con la casa delle arti e del Gioco di Mario Lodi a Drizzona ecc)• organizzazione eventi (serate dedicate al Nepal, serate di fiabe musicate-danzate-dipinte, serate di poesia, se-rate di musica dal vivo, serate tematiche, giornate per famiglie, trekking con l’asino sulle colline di Soave ecc)In sintesi gli appuntamenti futuri:• giornata dedicata alle famiglie “S-cianco d’oro”• serata tigelle e musica• giornate ecologiche• serate di presentazione prodotti e degustazione• giornate dedicate alle fiabe• settimane verdi estive per bambini• corsi(danza terapia adulti, danza terapia bambini, na-tura creativa, avventura, coro bimbi, percussioni adulti e adolescenti, creta , tessitura, cesteria ecc)

Contatti:spazio culturale lafogliaeilventoall’interno del parco giochi di soaveresponsabili: serena, gianluca, giuliamail: [email protected]; [email protected] 3337175790;3498831553

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Mercatino

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Un libro

Alessandro Anderloni

un canto per la lessiniaLessinia, ancora Lessinia, sempre Lessinia. Lessinia delle stagioni, Lessinia delle genti, Lessinia delle con-trade di pietra. Lessinia di neve, Lessinia dei segreti, Lessinia di passioni. Lessinia dei faggi, Lessinia con la piogga, Lessinia del silenzio. Si torna a cantare la Lessinia dal nome misterioso. La voce si lascia andare e prolunga il suono delle ultime vocali, quasi a tratte-nerne il sospiro. Lessinia è il nome di una ragazza, è il canto che ascolti, intonato dal vento, al mattino, con i piedi bagnati di rugiada sul prato e con il rumore del-le foglie secche infrante nel sottobosco. Rassicuran-te e luminosa, Lessinia è la parola che evoca storie, che inventa leggende, che porta con sé i ricordi, che accompagna l’andare del giorno. Sensuale, come le curve dei suoi prati, Lessinia è una donna dalle mani grandi e callose, dal seno gonfio e fecondo che nutre e protegge.

Lessinia dei montanari, abbracciati a questa terra da legami antichi, custodi e prigionieri di una storia millenaria di popoli, di lingue, di profumi, di incom-prensibile, e per questo spendido, mescolarsi di genti venute da ogni dove. Lessinia dei villeggianti, tentati a salire sulla montagna che ha un sorriso aperto e vici-no alle città per lasciarsi accarezzare dalle brezze e dai soli tiepidi che si distendono sull’altopiano. Lessinia degli innamorati, discreti e instancabili camminatori che la percorrono, la studiano, la fotografano, la can-tano e riportano a casa il ricordo di un panorama, di un incontro, del suono di un dialetto vivo e parlato. Lessinia dei bambini che corrono inconsapevoli e se-reni nelle corti delle contrade. Lessinia dei giovani che fuggono e ritornano su questa montagna che li ha prima allevati, poi annoiati e riconquistati. Lessinia di famiglie numerose e di persone solitarie. Lessinia un poco torva, scorza ruvida di genti che hanno den-tro la fatica e la povertà degli anni andati e davanti a sé i giorni da inventare nel rispetto della montagna che hanno ereditato. Lessinia che non finge, che non si costruisce un’immagine per vendersi ai turisti, che ha il coraggio di mostrarsi per quello che è, con le sue speranze, con le sue malinconie.

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CINQUECampaNIlIal VENto

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CLaudio PoRtinaRi

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PieRo PiazzoLa

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Cartolibreria Foto “Manu” - Via Risorgimento, 337030 Vestenanuova (Vr) - Tel. 045 7470034

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