Numero 2 di aprile

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EDITORIALE Cellulare sì/cellulare no? Abbiamo deciso di dedicare l’editoriale di questo 2° numero ad un problema che è emerso nelle ultime settimane, qui alla Aldo Moro. Infatti, un po’ di tempo fa, è stata dettata un circolare che vietava di utilizzare, o anche solo introdurre, i telefonini a scuola. Questo è anche quanto dice il regolamento: ma per voi è giusto o sbagliato? Ovviamente ci sono sia pro che contro: ad esempio i pro sono che davanti ad un imprevisto può essere comodo disporre di un telefono sempre a portata di mano, mentre i contro sono che il telefonino ti si può rompere o te lo possono rubare e che normalmente un utilizzo improprio può essere causa di disturbo o distrazione. Del resto, diciamo noi (forse anche andando contro corrente), siamo in un paese libero: chi può vietarci di tenere in tasca (e in piena osservanza del regolamento) un oggetto che sta sempre più diventando di uso comune? Vietarlo, tra l’altro, rischia di produrre due effetti: o lo si porta di nascosto, oppure non lo si porta per timore della punizione, ma senza aver capito fino in fondo cosa ci sia di male nell’averlo, come dimostrano le discussioni emerse nelle varie classi a tale proposito. E dunque ci si chiede quanto possa essere educativo porre un divieto di questo genere. Non è meglio, invece insegnare i limiti dell’uso? E voi che ne pensate del cellulare a scuola? Per farvi rispondere manderemo nei prossimi giorni degli inviati con delle schede per esprimere il vostro parere e poi, in base alle risposte, vedremo se è il caso di proporre al dirigente una opportuna modifica al regolamento. La risposta giungerà nel prossimo numero! A CURA DI RANIERI 1^C Il 22 gennaio, come da programma, i ragazzi di 1^ e 3^ media si sono dati da fare per rendere la nostra scuola il più accogliente possibile per gli alunni di 5^elementare. Noi di 1^ media abbiamo realizzato dei cartelloni con scritto “Benvenuti” in inglese, francese, italiano e india- no. Appena arrivati i ragazzi di 5^, li abbiamo fatti accomodare e spiegato come funziona la nostra scuola, poi li abbiamo divisi in gruppi. I ragazzi di terza hanno fatto far loro un tour della nostra scuola e li hanno accompa- gnati nei laborato- ri dove alcuni alun- ni di 1^ avrebbero spiegato il funzio- namento del laboratorio di inglese, di giornalino, di informatica e di ludolinguistica. Nel laboratorio di giornalino abbiamo spiegato come realizziamo la nostra pubblicazione. Nel laboratorio di inglese abbiamo fatto vedere i mini video che abbiamo girato con il Professor Piazza. Nel laboratorio di informatica abbiamo mostrato come scriviamo i nostri articoli. E infine, per il laboratorio di ludolinguistica, abbiamo spiegato come realizzare alcuni giochi linguistici. In conclusione, tutte le classi hanno messo un po’ del loro impegno perché questo open day avesse successo. Speriamo che agli alunni di 5^ sia piaciuto! A CURA DI PEZZOTTA 1^B SOMMARIO: - Open Day: pag.1 - Attività scolastiche: pag.2 - Progetti della scuola: pag.2-3-4-5 - Poesie, racconti: pag.6-7 - Vignette: pag.8 - Cultura e Culture: pag.9 - Ludolinguistica: pag.10 - Dipendenze: pag.1-11 - San Valentino: pag.12 MONDO SCUOLA I GIOVANI E LE DIPENDENZE QUEI GIOVANI CHE VANNO “IN LOCANDA” Uno dei locali preferiti dai ragazzi è la famigerata “Locanda del Santo Bevitore” di Cavernago, dove ogni sera si recano, da tutta la provincia, moltissimi giovani, poiché in quel luogo si sentono liberi di fare ciò che vogliono,senza essere continuamente sorvegliati dagli adulti. Visto che, come locale, non parrebbe avere nulla di speciale, una delle ragioni principali è probabilmente il fatto di andarci insieme al gruppo; infatti molti ragazzi sono continuamente condizionati dalle scelte altrui, perciò decidono di frequentare questo locale solo per moda. Altri invece vi si recano banalmente perché circolano alcol e droghe, perché infine è questo quel che si fa durante le lunghe notti in Locanda… Ci si dà alla pazza gioia in compagnia di varie sostanze. Questa “moda” di andare in Locanda sta diventando sempre più un “bisogno”, perché sempre più ragazzi ci tornano, incuriositi dallo stile di vita che questi luoghi “di perdizione” propongono. Continua a pag 11 BREAKING NEWS OPEN DAY ALDO MORO Aldo Moro EXPRESS Data: APRILE 2016 Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. ISTITUTO COMPRENSIVO A. MORO DI CALCINATE PROSSIMI APPUNTAMENTI - Metti a fuoco l’accoglienza - Festa di fine anno

Transcript of Numero 2 di aprile

Page 1: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

EDITORIALE Cellulare sì/cellulare no?

Abbiamo deciso di dedicare l’editoriale

di questo 2° numero ad un problema che

è emerso nelle ultime settimane, qui alla

Aldo Moro. Infatti, un po’ di tempo fa, è

stata dettata un circolare che vietava di

utilizzare, o anche solo introdurre, i

telefonini a scuola. Questo è anche

quanto dice il regolamento: ma per voi è

giusto o sbagliato? Ovviamente ci sono

sia pro che contro: ad esempio i pro sono

che davanti ad un imprevisto può essere

comodo disporre di un telefono sempre

a portata di mano, mentre i contro sono

che il telefonino ti si può rompere o te

lo possono rubare e che normalmente un

utilizzo improprio può essere causa di

disturbo o distrazione. Del resto,

diciamo noi (forse anche andando contro

corrente), siamo in un paese libero: chi

può vietarci di tenere in tasca (e in

piena osservanza del regolamento) un

oggetto che sta sempre più diventando

di uso comune? Vietarlo, tra l’altro,

rischia di produrre due effetti: o lo si

porta di nascosto, oppure non lo si porta

per timore della punizione, ma senza

aver capito fino in fondo cosa ci sia di

male nell’averlo, come dimostrano le

discussioni emerse nelle varie classi a

tale proposito. E dunque ci si chiede

quanto possa essere educativo porre un

divieto di questo genere. Non è meglio,

invece insegnare i limiti dell’uso? E voi

che ne pensate del cellulare a scuola?

Per farvi rispondere manderemo nei

prossimi giorni degli inviati con delle

schede per esprimere il vostro parere e

poi, in base alle risposte, vedremo se è il

caso di proporre al dirigente una

opportuna modifica al regolamento. La

risposta giungerà nel prossimo numero!

A CURA DI RANIERI 1^C

Il 22 gennaio, come da programma, i ragazzi di 1^ e 3^ media si sono

dati da fare per rendere la nostra scuola il più accogliente possibile

per gli alunni di 5^elementare. Noi di 1^ media abbiamo realizzato dei

cartelloni con scritto “Benvenuti” in inglese, francese, italiano e india-

no. Appena arrivati i ragazzi di 5^, li abbiamo fatti accomodare e

spiegato come funziona la nostra scuola, poi li abbiamo divisi in gruppi.

I ragazzi di terza

hanno fatto far

loro un tour della

nostra scuola e li

hanno accompa-

gnati nei laborato-

ri dove alcuni alun-

ni di 1^ avrebbero

spiegato il funzio-

namento del laboratorio di inglese, di giornalino, di informatica e di

ludolinguistica. Nel laboratorio di giornalino abbiamo spiegato come

realizziamo la nostra pubblicazione. Nel laboratorio di inglese abbiamo

fatto vedere i mini video che abbiamo girato con il Professor Piazza. Nel laboratorio di informatica abbiamo mostrato come scriviamo i

nostri articoli. E infine, per il laboratorio di ludolinguistica, abbiamo

spiegato come realizzare alcuni giochi linguistici. In conclusione, tutte

le classi hanno messo un po’ del loro impegno perché questo open day

avesse successo. Speriamo che agli alunni di 5^ sia piaciuto!

A CURA DI PEZZOTTA 1^B

SOMMARIO: - Open Day: pag.1

- Attività scolastiche:

pag.2

- Progetti della scuola:

pag.2-3-4-5

- Poesie, racconti: pag.6-7

- Vignette: pag.8

- Cultura e Culture: pag.9

- Ludolinguistica: pag.10

- Dipendenze: pag.1-11

- San Valentino: pag.12

MONDO SCUOLA

I GIOVANI E LE DIPENDENZE

QUEI GIOVANI CHE

VANNO “IN LOCANDA” Uno dei locali preferiti dai

ragazzi è la famigerata

“Locanda del Santo Bevitore”

di Cavernago, dove ogni sera

si recano, da tutta la

provincia, moltissimi giovani,

poiché in quel luogo si

sentono liberi di fare ciò che

vog l i o no , senza essere

continuamente sorvegliati

dagli adulti. Visto che, come

locale, non parrebbe avere

nulla di speciale, una delle

r a g i o n i p r i n c i p a l i è

probabilmente il fatto di

andarci insieme al gruppo;

infatti molti ragazzi sono

continuamente condizionati

dalle scelte altrui, perciò

decidono di frequentare

questo locale solo per moda.

Altri invece vi si recano

banalmente perché circolano

alcol e droghe, perché infine

è questo quel che si fa

durante le lunghe notti in

Locanda… Ci si dà alla pazza

gioia in compagnia di varie

sostanze. Questa “moda” di

andare in Locanda sta

diventando sempre più un

“bisogno”, perché sempre più

ragazzi ci tornano, incuriositi

dallo stile di vita che questi

luoghi “di perdiz ione”

propongono.

Continua a pag 11

BREAKING NEWS OPEN DAY ALDO MORO

Aldo Moro EXPRESS

Data: APRILE 2016

Anno 1. Numero 2. a cura della

classe 1^ B e 1 ^ C.

ISTITUTO

COMPRENSIVO

A. MORO

DI CALCINATE

PROSSIMI

APPUNTAMENTI - Metti a fuoco l’accoglienza

- Festa di fine anno

Page 2: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

INTERVISTA ai ragazzi della scuola se-

condaria di Mornico sul CCR:…….

In che anno è nato questo proget-

to? Chi avuto l’idea?

Dopo due anni di preparazione (2005/06 e

2006/07 - primo anno: conoscenza del conte-

sto; secondo anno: attività pratiche (sviluppo

di varie proposte relative al miglioramento

del territorio), il primo sindaco del CCR è

stato eletto nell’anno scolastico 2007/2008.

L’ idea è nata dalla collaborazione tra alunni,

professori e il vero Consiglio Comunale del

paese: è stato il vero Consiglio Comunale a

proporre alla scuola secondaria questo pro-

getto, che è stata accolto dalla scuola secon-

daria con entusiasmo.

Come funziona?

Viene eletto il baby sindaco, che insieme ai

consiglieri, propone dei progetti di migliora-

mento nell’ambito del “TEMPO LIBERO,

SCUOLA E AMBIENTE” (operiamo soltanto

nell’ambito di queste tematiche, perché vicine

a noi ragazzi) , che vengono poi sviluppati da

tutte le classi.

Come avviene l’ elezione del Sinda-

co del Consiglio Comunale dei Ra-

gazzi?

Con delle votazioni in piena regola, viene

eletto il baby sindaco con i consiglieri (13

elementi, su proposta degli alunni più intra-

prendenti), dopo aver analizzato i programmi

di lista di due/tre candidati (con logo, slogan,

presentazione del candidato sindaco, i pro-

getti proposti: il tutto preparato da due/tre

gruppi di lavoro, che coinvolge tutti gli alunni

della scuola), che fanno capo ai due/tre can-

didati. Prima delle votazioni vengono presen-

tati dai rispettivi candidati sindaco i power

point, realizzati dalle varie liste con le diver-

se proposte a tutta la scuola media, in pre-

senza dell’Assessore all’Istruzione. Ovvia-

mente, come nelle vere elezioni, vengono

preparati i manifesti elettorali, le schede per

votare, le urne, i cartelloni con le modalità di

voto. Infine si procede alla votazione alla

presenza di un docente e di due alunni. Termi-

nata la votazione un docente e tre alunni pro-

cedono allo spoglio elettorale e alla stesura

del verbale. Quindi, dopo qualche giorno dalle

elezioni, si ha l’insediamento del neo-sindaco

dei ragazzi, con la sua giunta, in sede Consilia-

re davanti al vero CC e si procede

all’approvazione delle varie proposte. In sin-

tesi:

1° momento: i ragazzi (divisi per classi)

realizzano il loro progetto elettorale con

foto e slogan.

2° momento: condivisione e confronto

dei programmi con le classi e con un rap-

presentante dell’Amministrazione Comu-

nale (Assessore all’Istruzione)

3° momento: elezioni con designazione

del sindaco vincitore

4° momento: prima seduta consigliare in

presenza del vero CC, in sede consiliare.

Quanto dura il mandato?

Il mandato dura 2 o 3 anni (a seconda che il

sindaco eletto frequenti la prima o la secon-

da media: dal momento delle elezioni fino

alla rielezione di un altro sindaco che avvie-

ne quando quello precedente ha concluso la

scuola media). Come detto prima, nel primo

anno, con delle votazioni in piena regola,

viene eletto il baby sindaco con i consiglieri,

il cui insediamento avviene in sala consiliare

alla presenza del vero Sindaco e

dell’Assessore all’Istruzione. Nel secondo/

terzo anno tutte le classi sviluppano i pro-

getti della lista vincitrice sotto forma di

PowerPoint, che successivamente, vengono

presentati a tutti gli alunni della scuola

media e al vero Consiglio Comunale, in sede

consiliare, per la delibera.

Che compito ha il Sindaco?

Il sindaco ha il compito di rappresentare

tutti gli alunni.

Quante volte incontrate il vero

Consiglio Comunale? Che cosa av-

viene durante queste riunioni?

L’incontro con il vero Sindaco avviene una

volta all’anno: una per l’insediamento del

sindaco e per l’illustrazione delle proposte

della lista vincitrice e l’altra/e per

l’approvazione o meno dei progetti, una volta

sviluppati. Ovviamente per ogni seduta viene

redatto un verbale da un membro del CCR,

che funge da segretario.

Il Consiglio Comunale dei Ragazzi

ha gli stessi ruoli di quello degli

adulti?

Il CCR è un po’ diverso da quello degli adul-

ti, perché, come già detto, agisce solo in tre

ambiti (scuola, ambiente, tempo libero), ma

la finalità è uguale: agire per il bene della

comunità

Che classe devono frequentare i

componenti del Consiglio Comunale

dei Ragazzi?

I componenti del CCR possono essere stu-

denti delle classi prime, seconde, terze (di

quest’ultima classe solo due elementi, che

verranno sostituiti nell’anno successivo dai

primi due non eletti).

Questi componenti quali caratte-

ristiche devono avere?

I componenti del CCR devono essere attenti

e sensibili ai problemi della comunità e,

soprattutto, molto intraprendenti.

Ogni quanto si devono riunire?

Si devono riunire in presenza del vero CC

una volta all’anno. Prima di questo incontro il

CCR si riunisce da solo un paio di volte per

rivedere e riflettere sui lavori svolti.

Continua…

Pagina 2 Aldo Moro EXPRESS

NOTIZIE DA ALTRI PLESSI

IL CONSIGLIO COMUNALE DEI RAGAZZI DI MORNICO

Page 3: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

INTERVISTA ai Docenti della scuola secon-

daria di Mornico sul CCR:

E’ un percorso di cittadinanza attiva, che

permette ai ragazzi di toccare con mano cosa

vuol dire lavorare per il bene della comunità.

Sono coinvolte tutte le classi. Nell’ambito di

questo progetto i ragazzi eleggono il baby

sindaco e i suoi collaboratori, dopo un’attenta

analisi dei vari programmi elettorali, presen-

tati nelle diverse liste dai vari gruppi. Le

proposte della lista vincitrice vengono poi

sviluppate e, quando possibile, realizzate. Il

tutto con la collaborazione del vero CC, alla

cui presenza ogni anno viene convocato il CCR.

Ovviamente i ragazzi articolano i programmi

elettorali in relazione a tematiche a loro vici-

ne (Ambiente, Scuola, Tempo libero

Che finalità ha il progetto?

La finalità è quella di promuovere la cittadi-

nanza attiva, partecipativa, rappresentativa,

consapevole e solidale come formazione della

persona, secondo i principi e i valori della

Costituzione italiana, dei Trattati e della

Carta dei diritti fondamentali dell’Unione

Europea e delle Carte internazionali dei dirit-

ti, in contesti multiculturali e ricercare nei

curricula di alcune aree disciplinari contenuti,

metodologie e forme di relazione e valutazio-

ne degli apprendimenti che maggiormente

favoriscono la partecipazione e il coinvolgi-

mento degli alunni, la percezione di star bene

a scuola, la consapevolezza di essere in una

comunità che accoglie, che mette in pratica le

regole del vivere civile e sociale, la salvaguar-

dia dell’ambiente, che promuove la cultura

dell’eco-sostenibilità, che dialoga con le isti-

tuzioni e con la società civile organizzata, che

sa apprendere. In sintesi tale progetto con-

sente di favorire la crescita socio-culturale

dei ragazzi, nella piena consapevolezza dei

diritti e dei doveri verso le istituzioni e la

comunità.

In concreto il C.C.R. ha finalità educative e

formative molto importanti, in quanto avvici-

nai ragazzi alle istituzioni e stimola in loro

una partecipazione attiva alla vita sociale del

paese, aumentando così il senso di respon-

sabilità nei confronti della comunità locale.

Quali competenze intende pro-

muovere?

Lavorando a stretto contatto con

l’amministrazione comunale, i ragazzi hanno

la possibilità di partecipare concretamente

al suo funzionamento e di potenziare la

capacità di formulare proposte, organizzare

e progettare. Partendo dal fatto che è com-

pito specifico della scuola promuovere que-

gli interventi educativi capaci di far sì che

le capacità personali di ogni alunno si tradu-

cano nelle otto competenze chiave di citta-

dinanza previste a conclusione dell’obbligo

di istruzione, ossia di quelle competenze di

cui ogni persona ha bisogno per la realizza-

zione e lo sviluppo personali, per la cittadi-

nanza attiva, per l’inclusione sociale e

l’occupazione, la Scuola Secondaria di primo

grado di Mornico, consapevole del fatto che

“dimmi e dimenticherò, mostrami e forse

ricorderò, coinvolgimi e capirò” (Confucio),

ha deciso di intraprendere un percorso di

cittadinanza attiva per permettere ai ra-

gazzi di “toccare con mano” cosa significa

“collaborare per il bene comune”. Ecco nello

specifico le competenze che si promuovono:

- Comunicazione nella madre lingua

- Competenza digitale

- Imparare a imparare

- Competenze sociali e civiche

- Spirito di iniziativa e imprenditorialità

- Competenze nelle lingue straniere

- Competenza matematica e competenze di

base in scienze e tecnologia.

Quali sono stati i maggiori suc-

cessi? Quali invece i limiti ri-

scontrati e le eventuali soluzioni?

I maggiori successi sono stati:

il coinvolgimento attivo ed entusia-

sta dei ragazzi

l’interdisciplinarietà che talvolta

manca nella scuola secondaria

la possibilità di far emergere le

competenze dei ragazzi su campi

d’esperienza concreti, partendo

dalle loro conoscenze nelle varie

discipline.

Il senso di appartenenza al territo-

rio, anche nell’ottica del trovare

strategie adeguate per migliorar

qualità della vita del territorio.

I limiti sono:

la richiesta di un maggior impegno

da parte di tutti, docenti e alunni

la necessità di impiegare talvolta le

o r e c u r r i c o l a r i p e r l o

sviluppo/realizzazione dei progetti,

in quanto le ore di gruppo non basta-

no.

Eventuali soluzioni:

imparare ad essere più flessibili

nell’organizzazione di spazi e tempi

rendersi conto che il tempo impiega-

to non è “tempo perso”, ma guada-

gnato, in quanto si acquisiscono le

competenze chiave di cittadinanza.

Qual è il punto di forza di que-

sto progetto?

Gli studenti che vivono l'esperienza del CCR

hanno modo di entrare nel merito di alcune

questioni che li riguardano direttamente,

incontrandosi, dialogando e confrontandosi

tra pari e con gli adulti, informandosi e

documentandosi per giungere a formulare

proposte, suggerimenti e ad elaborare pro-

getti secondo il loro punto di vista. Questo

consente la crescita di un rapporto di fidu-

cia e cooperazione tra generazioni, promuo-

vendo la partecipazione dei giovani cittadini

alla vita della città.

Vi divertite anche voi o a volte

può diventare un impegno?

Noi docenti abbiamo il compito di coordina-

re i diversi momenti organizzativi e gestio-

nali, sostenendo e valorizzando l’attività

partecipativa dei ragazzi, garantendo loro

uno spazio d’incontro, d’informazione e di

confronto. Non è sempre facile, nella prati-

ca quotidiana, trovare tali momenti, ma

l’entusiasmo dei ragazzi può essere, talvol-

ta, molto coinvolgente.

Continua…

Pagina 3 Aldo Moro EXPRESS

Page 4: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

Quali sono le vostre proposte?

Sono mai state accolte dal vero

consiglio comunale?

Le proposte della lista vincitrice (lista n° 2)

delle elezioni del 2015 sono:

TEMPO LIBERO:

MARATONA DEL CCR: consiste in una

maratona a Mornico, per conoscere, median-

te delle soste strategiche, i luoghi più signi-

ficativi e le tradizioni del nostro paese,

attraverso il racconto di noi ragazzi del

CCR. Per rendere più coinvolgente questa

iniziativa abbiamo pensato di raccontare la

storia di Mornico in versi. Questo progetto

mira ad un nuovo modo di comunicare la

cultura.

SE IL CINE-SCUOLA APRIRETE, NUO-

VI ORIZZONTI DARETE: consiste

nell’organizzazione di un cineforum, adatto

a noi ragazzi, in Auditorium, per aprire la

mente a nuove tematiche, divertendoci.

RIPERCORRERE LE STRADE DEL GIOCO:

consiste nella riscoperta dei giochi antichi,

attraverso il racconto popolare degli anzia-

ni, per rivalutare la creatività dei giochi

inventati con materiale di recupero e ap-

prezzare lo stile di vita più sano, meno se-

dentario, all’aria aperta, insieme agli amici.

SCUOLA:

NON SOLO SPAZIO COMPITI: consiste

nell’apertura di un momento pomeridiano

extra- scolastico da parte dei compagni più

capaci ai ragazzi in difficoltà, per aiutarli

nello svolgimento dei compiti e socializzare

con essi.

GEMELLAGGIO CON UNA SCUOLA DEL-

LA COMUNITA’ EUROPEA: consiste

nell'entrare in contatto, attraverso e-mail,

con una scuola della comunità europea

(anglofona o francofona), per favorire uno

scambio linguistico e culturale e approfondi-

re in tal modo le lingue.

SE QUALCUNO VUOI INFORMARE, IL

BLOG DELLA SCUOLA DEVI AGGIORNA-

RE: consiste nell’ideazione di un blog della

scuola, dove inserire articoli riguardanti i

vari progetti della scuola, esercizi di ripas-

so per tutte le classi, per ogni livello di

apprendimento, mappe concettuali di vari

argomenti affrontati... Ovviamente verran-

no coinvolte tutte le classi.

AMBIENTE:

QUANDO LA SCUOLA ESCE DALLE AU-

LE: consiste nell’adozione di un parco degra-

dato di Mornico, nel nostro caso il parco

“Giardini”, e progettare, dopo un’attenta

ricognizione, una riqualificazione di questo

splendido spazio, per renderlo accogliente,

funzionale e sicuro.

CERCASI SPAZI DISPERATAMENTE:

consiste nell’organizzare un corso per la

realizzazione di murales, perché abbiamo

notato che nel nostro paese ci sono muri

sporchi o addirittura privi di tinteggiatura.

In questo modo, con la supervisione di adul-

ti, potremmo realizzare dei murales e con

un pizzico di fantasia e di spirito critico,

abbellire Il nostro paese.

IL GIARDINO CHE VORREI: consiste nel

creare alcuni gruppi di lavoro organizzati

per “interessi”, che si occupino di alcuni

spazi verdi di Mornico dal punto di vista

ecologico (pulizia dell’ambiente), naturalisti-

co (manutenzione della vegetazione), cura

degli arredi (giochi, panchine, fontanelle...)

Negli anni passati diversi progetti sono

stati accolti e realizzati grazie alla collabo-

razione del vero Consiglio Comunale: l'asse-

gnazione di armadietti per singoli alunni in

ogni classe, la ristrutturazione

dell’Auditorium, la sostituzione del citofono

della scuola con un videocitofono... Ci ren-

diamo conto che la realizzazione di alcuni

progetti non è sempre possibile dal punto di

vista economico.

A CURA DEI RAGAZZI DEL CCR DI MORNICO (E DEI

LORO PROFESSORI)

vremmo fatto. Nel laboratorio abbiamo

svolto vari tipi di esperimenti: noi alunni

delle classi prime, come primo esperimento,

abbiamo usato due lastre, una di legno e

l’altra di metallo, e con il palmo della mano

dovevamo sentire come variavano le tempe-

rature.

In un altro esperimento, abbiamo usato una

provetta che conteneva del colorante rosso

alimentare, due contagocce e due bicchieri

colmi d’acqua fredda e calda: questo esperi-

mento consisteva nel capire che il colorante

si mescolava più velocemente nell’acqua

Siete degli appassionati di scienza e roboti-

ca? Una visita al Paleocapa dove è organiz-

zato il progetto Esplora non sarà male! Il

Paleocapa è un istituto tecnico industriale

dove ogni anno siamo invitati a partecipare

ad alcuni laboratori, com’è successo lo scor-

so 11 gennaio.

All’entrata del laboratorio di chimica siamo

stati accolti da Floriana con molto entusia-

smo, lei ci ha spiegato un po‘ com’era strut-

turato il laboratorio e anticipato cosa a-

calda perché le sue molecole si muovevano

più rapidamente rispetto alle molecole

dell’acqua fredda.

Dopo il laboratorio di chimica abbiamo visi-

tato quello di robotica dove abbiamo incon-

trato Marco, che ci ha spiegato le caratte-

ristiche dei robot e ci ha insegnato a pro-

grammarne uno.

Quest’avventura “ai limiti della conoscenza”

ci ha appassionati e divertiti.

A CURA DI GREWAL 1^C

PROGETTO ESPLORA:

Pagina 4 Aldo Moro EXPRESS

Page 5: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

Le Life Skills sono una serie di attività che

si svolgono in classe con diversi professori.

Che cosa significa Life Skills? Life Skills

significa “abilità di vita”. Il progetto delle

serve infatti a imparare a gestire le emo-

zioni come la rabbia, l’ansia, la paura e la

frustrazione che ci rendono deboli, in-

fluenzabili e quindi più facilmente preda

delle dipendenze! Ci mettono anche in

guardia dalle pubblicità, dal fumo, dall’alcol

e soprattutto dalla pressione esercitata

dal gruppo dei coetanei che spesso spingo-

no ad adottare certi comportamenti anche

dannosi, cui non ci può sottrarre. Anche

per questo ci si deve mettere in cerchio,

perché ci rende tutti uguali e stimola la

partecipazione. Questa infatti è la prima

regola base delle Life Skills

Le altre sono:

Dare la parola a tutti.

Parlare uno alla volta per alzata di ma-

no.

Stare Attenti che le opinioni dei com-

pagni non superino le pareti della clas-

se.

non forzare nessuno a partecipare

contro la sua voglia.

dare a ciascuno la possibilità di espri-

mersi.

TORNEO DI LETTURA

LIFE SKILLS

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. Pagina 5

Il 21 dicembre scorso le classi prime, nelle

ultime due ore, hanno partecipato al torneo

di lettura.

Siamo andati in palestra e le professoresse

Cecchini e Pievani ci hanno spiegato i giochi

e il regolamento, poi abbiamo iniziato.

Il primo gioco consisteva in una specie di

staffetta: praticamente le professoresse

tenevano una ciotola di ovetti con dentro

degli indizi che dovevamo collegare alle

varie parti dell’identikit del nostro libro e

questa prima parte della prima gara è stata

vinta dalla 1° C.

Nella seconda parte occorreva ricostruire

l’identikit di ogni libro ed è stata vinta dalla

1°B.

La seconda gara consisteva in un cruciverba

con domande riguardanti i personaggi dei

libri e si è conclusa con un pareggio.

La terza ed ultima gara si rifaceva al gioco

alla domanda e se la risposta era corretta il punto

andava alla propria squadra altrimenti andava agli

avversari. Quest’ultima gara è finita con un pareg-

gio perché una ragazza di 1^C è stata scoperta a

suggerire e la squadra è stata penalizzata. Lo spa-

reggio si farà nella seconda manche per vedere chi

gareggerà contro Cavernago e i risultati li conosce-

rete nel prossimo numero, ma intanto vi anticipiamo

la lista dei nuovi libri:

Cappuccetto rosso a Manhattan

Il fantasma dell’università

Per sempre insieme, amen

Cookie

Obbligo o verità

Filo da torcere

Magia a metà

Hank Zipzer e le cascate del Niagara

A CURA DI RANIERI

In generale tutte le unità delle Life Skills

funzionano così: dalla pratica all’insegnamento.

A noi piacciono perché, in primo luogo, perché

ti fanno capire che se scegli quella strada

sarai nei guai e naturalmente anche perché la

materia che devi fare in quell’ora la salti...

A CURA DI GREWAL E NDOME 1^C

Per capire l’utilità del progetto, pensiamo ad

esempio all’Unità 9, che si occupa della ge-

stione dell’ansia. Infatti spesso durante le

verifiche o interrogazioni, quando bisogna

parlare davanti a un pubblico o davanti alla

classe a noi alunni sale l’ansia. Per insegnarli

a gestirla il nostro docente di musica, il

professore Tenti, ci ha fatto sperimentare

alternativamente l’ansia e la serenità: come

prima cosa ci ha avvisati che sarebbe venu-

to i l d i r i gente ad ass i s tere

all’interrogazione sulle Life Skills e magari

farci qualche domanda. Subito abbiamo

iniziato ad agitarci e l’ansia si è fatta sem-

pre più insostenibile. Poi, quando ci ha rive-

lato che era solo un modo per farci innervo-

sire e che non dovevamo aspettarci una

visita dal dirigente, è passato alla seconda

fase: ha chiuso le finestre, le tapparelle e la

porta, ci ha detto di metterci in una posi-

zione comoda, chiudere gli occhi e immagi-

nare un luogo bello, sereno dicendoci che

chi aveva voglia poteva pure dormire. In

questo modo abbiamo sperimentato una

sensazione di serenità.

Page 6: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

C’è chi…

C’è chi dice e chi spera

Ma per me l’amore è una cosa vera;

c’è chi dice mai e poi mai

ma come fai a dirlo se ancora non lo

sai?

c’è chi dice sempre di no

anche se alla fine lo attende uno

shock.

A CURA DI RANIERI 1^C

POESIE, RACCONTI, RECENSIONI E SOCIAL NETWORK

Questo è ciò che può spaventare il mondo

adulto, che immagina frotte di adolescenti

fare e ricevere insulti attraverso un social

media… E tuttavia posso garantirvi che su

instagram gli atti di cyber bullismo sono

molto più rari che su altri social, perché

se non metti tu stesso una tua foto, non

puoi nemmeno scrivere commenti su altri

(al contrario di quanto avviene su facebo-

ok). Quindi per “giocare” devi accettare

anche di metterti in gioco. È ovvio che si

tratta di uno “sport duro”, una specie di

“palestra di sopravvivenza” in cui non si può

sempre prendere tutto sul serio o accoglie-

re qualsiasi commento come se fosse oro

colato.

Certo sarebbe meglio che le persone molto

sensibili o suscettibili si astenessero per-

ché ormai i social fanno parte della nostra

vita e censurarli è inutile: il mio consiglio è

imparare a usarli e difendersi da chi invece

se ne serve come un’arma.

A CURA DI MARENZI 1^C

Cari genitori e insegnanti, spesso vi chiedete

perché i vostri ragazzi passano molto tempo

chiusi in camera a guardare il telefono, per-

ché sono sempre su facebook, instagram ecc...

Addirittura una ragazza a Pordenone si e

buttata dal balcone, per colpa di questi social,

ed ecco che tutti ricominciano a interrogarsi

sul fenomeno. Voglio provare a chiarirvi le

idee.

Instagram è il mio social preferito: usandolo

mi sento molto più sicura che su facebook

perché non sono controllata dai miei genitori.

Anche loro infatti preferiscono che utilizzi

instagram piuttosto che facebook, in quanto

su facebook sembra più facile che tutti guar-

dino ciò che metto, tipo foto ecc… Così mia

mamma mi ha inculcato nella testa l’idea che

facebook sia pericoloso. Instagram è un social

in cui puoi mettere invece tutte le foto che

vuoi e i commenti. Puoi mettere like alle foto

dei tuoi amici. Puoi scegliere se caricare le

tue foto per farle vedere a tutti oppure bloc-

care il profilo. Puoi scegliere se accettare le

richieste di amicizia. Poi il bello di instagram

è che si può messaggiare in privato e che

nessuno lo può vedere. Alcuni trovano diver-

tente, ad esempio, commentare le immagini di

altri, anche con apprezzamenti o giudizi pe-

santi, che talvolta però possono diventare

offensivi.

SOCIAL NETWORK

Pagina 6 Aldo Moro EXPRESS

POESIE Lo guardi e…

Lo guardi e…

Piangi, ridi, sorridi, ti senti mancare…

Allora sei proprio innamorata!

A chi lo sa

L’amore che effetto fa.

A CURA DI RANIERI 1^C

Piove Fuori piove la natura

È impazzita

Vedo frammenti di gocce cadere

Sento gemiti di animali

Piangenti

Sento la brace che arde

Il borgo che triste lui è...

Madre natura ispira timore

A chiunque volesse sfidarla.

Gli animali nelle tane sono cupi.

La pioggia battente non cessa.

A CURA DI CAPOFERRI 1^B

Page 7: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

La persona di cui vi voglio parlare oggi, è

una vera e propria leggenda vivente, cioè

Checco Zalone.

Checco Zalone è il nome d’arte di Luca Pa-

squale Medici, nato a Bari nel 1977. Checco

è il classico artista tuttofare: attore, co-

mico, musicista, cantautore, imitatore, ca-

barettista, conduttore televisivo e sceneg-

giatore; quindi in poche parole è una di quel-

le poche persone che possiede il multi

talent.

Checco ha diretto ed interpretato quattro

film che sono stati tutti grandi successi:

2009: Cado dalle nubi

2011: Che bella giornata

2013: Sole a catinelle

2016: Quo vado?

Con il nuovo film “Quo vado?” Checco ha

fatto il sold out al cinema, come ad ogni suo

film, sfiorando i 92 milioni di incassi. Tale

successo si deve al suo modo di ironizzare

su fatti reali, come in “quo vado?” dove il

“posto fisso”, da sempre considerato un

“must” nella mentalità tipica italiana (cioè

qualcosa per cui lottare e da conseguire ad

ogni costo), diventa per Checco una specie

di condanna. Tra disavventure esilaranti

riuscirà a difenderlo fino a quando non capi-

rà che… Ma ve lo devo dire io?!

Andate a vederlo, e vedrete che non reste-

rete delusi.

Opinione personale: imperdibile

A CURA DI RANIERI 1^C

RECENSIONI

sumo della carne. Paradossalmente, quindi,

trarrebbe il nome dal suo opposto giacché il

periodo di Carnevale si caratterizza proprio

dall’accentuato o addirittura sregolato consu-

mo dei beni materiali come cibi, bevande,

almeno nelle sue origini e radici storiche. Le

origini sembrano collocarsi lontane nel tempo:

gli studiosi fanno risalire la nascita del Carne-

vale ai Saturnali latini. In quei giorni i romani

nel celebrare l'anniversario della costruzione

del Tempio dedicato al dio Saturno, si riversa-

vano nelle strade cantando ed osannando il

padre degli Dei. Durante quei festeggiamenti

si verificava un capovolgimento dei rapporti

gerarchici ed in genere delle norme costituite

della società, sicché i plebei potevano confon-

dersi con i nobili e viceversa grazie ad un tra-

vestimento. Più tardi venne introdotto l'uso

delle maschere, preso in prestito dai Baccana-

li, festeggiamenti in onore di Bacco (si pensa

allo scopo di non essere riconosciuti durante le

pratiche licenziose festaiole, di cui i latini

erano maestri). Il Cristianesimo fece ordine

nel complicato panorama delle festività romane

e cercò di moderare quelle più smodate e tra-

sgressive. Fu così che i Saturnali divennero

Carnevale. Nel Medioevo, poi, la festa subì

una trasformazione diventando fondamen-

talmente un rito di purificazione, come è

provato dalla scena culminante della festa

che consiste nel “funerale di Re Carnevale”.

Questo senza però perdere il momento

trasgressivo di abbandono ai piaceri mate-

riali come viene rappresentato perfetta-

mente dai versi di Lorenzo il Magnifico "chi

vuol esser lieto sia, di doman non v'è cer-

tezza...." (versi tratti appunto dai "CANTI

CARNASCIALESCHI", cioè propri del car-

nevale). Oggi, dopo alterne vicende di gloria

e decadenza, le manifestazioni carnevale-

sche sono riprese con forte vigore. Per un

certo aspetto, ed in molti casi, esse sono il

frutto di un sincero recupero di tradizioni

popolari, da lungo tempo dimenticate, spes-

so volutamente, come una operazione di

rimozione da un senso di colpa collettivo per

essere esse stesse fortemente paganeg-

gianti e quindi quasi mai condivise dalla

autorità religiosa. Per un altro aspetto esse

sono il risultato di un sapiente lavoro im-

prenditoriale che ne ha fatto una festa

“commerciale” o anche un rilancio per inizia-

tive turistiche e di valorizzazione di aree

geografiche trascurate, con importanti

ricadute sui livelli occupazionali e sul benes-

sere della Comunità, che si impegna a orga-

nizzare manifestazioni il cui fascino è indi-

scutibile (pensiamo al carnevale di Viareggio

o a quello più famoso ancora di Venezia…).

(Fonte: “Storia del Carnevale italiano” a

cura di Giuseppe Emanuele)

A CURA DI BASRA GITIKA 1^B

La parola “Carnevale” deriva dal latino

“carnem levare”, che in italiano significa

“eliminare carne” oppure “carne addio”.

Carnevale è un’occasione per divertirsi ed è

un momento di allegria, gioia. A carnevale si

mettono maschere e costumi che spesso

richiamano ruoli e personaggi tipici della

fiaba o della commedia, ad esempio: la fata,

la principessa, Arlecchino, l’eroe preferi-

to...Per i più piccoli ci sono anche gli animali

(api, coccinelle, gatto …). Uno dei piatti che

si mangiano in occasione di questa festa

sono le chiacchiere o le frittelle. Il carne-

vale si festeggia lanciando i coriandoli e le

stelle filanti, o spruzzando schiume e fila-

menti colorati con le bombolette. Nelle

città e nei paesi si svolge la sfilata, ma

quest’anno a Calcinate non si è tenuta per-

ché pioveva. Un vero peccato perché i bam-

bini l’aspettano con ansia, in quanto spesso

possono salire nel carro facendo un giro ed i

genitori devono seguirli. Insomma il Carne-

vale è una festa divertente per tutti!!!

La storia del carnevale: Il Carnevale ha un

significato difficile da interpretare.

Di certo è un periodo magico di baldoria,

durante il quale ci si dimentica dei problemi

che la vita ogni giorno propone. Esso è un

intervallo che nel calendario liturgico- cri-

stiano si colloca tra l'Epifania e la Quaresi-

ma. Riguardo alla etimologia della parola

l'ipotesi più attendibile ricollega Carnevale

al latino "carnem levare", cioè alla prescri-

zione ecclesiastica dell'astensione dal con-

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C.

Page 8: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

VIGNETTE: IL MONDO DI TOBY

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. Pagina 8

A CURA DI SARA VECCHI 1^C

Page 9: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

PIATTO 1: il riso con pesce (THIEBU DJEUN) del Senegal è come

la pasta per gli Italiani. Si prepara ogni giorno per pran-

zo. Per farlo bisogna avere del pesce fresco, del riso e

verdure

varie

come

carota,

cipolla,

pomodo-

ro, me-

lanzane,

cavolo,

patate

ameri-

cana.

In Senegal ogni donna deve essere capace di prepararlo,

altrimenti sarà presa in giro da tutti.

Come si prepara il THIEBO DJEUN ? Prima si deve frig-

gere per 2 minuti il pesce, poi si aggiunge il pomodoro e

dopo 3 minuti si aggiunge l’acqua. Quando l’acqua bolle, si

uniscono le verdure tagliate a pezzetti. Si aggiungono

quindi cipolla, sale, peperoncino e il riso.

Dopo 40 minuti il piatto è pronto e possiamo servirlo.

A CURA DI NDOME 1^C

LA CULTURA IN UN PIATTO

Pagina 9 Aldo Moro EXPRESS

PIATTO 2:

Il mio piatto tipico è “PANIR PACORA”.

Ogni domenica la mia mamma prepara

“PANIR PACORA”, un piatto che si

prepara in genere quando c’è la “festa

delle luci “(detta ”Diwali”). “PANIR

PACORA” è il piatto preferito di mia

mamma e anche il mio.

Per cucinarlo bisogna prendere : un piatto dove si mette della

farina di mais, si aggiunge l’acqua, si mescola e si accende il fuo-

co. Nel frattempo si scalda dell’olio in una pentola,si taglia la

mozzarella e si mettono i pezzetti in un piatto dentro la farina di

mais, si mescola e si mette a friggere nell’olio caldo, dopo di che

si mette in un piatto e “PANIR PACORA” ed è pronto.

BUON DIWALI A TUTTI!!!

Storia del Diwali: è una delle più importanti feste indiane e si

festeggia nel mese di ottobre o novembre. Simboleggia la vittoria

del bene sul male ed è chiamata "festa delle luci", durante la

festa si usa infatti accendere delle luci (candele o lampade tradi-

zionali chiamate diya). In molte aree dell'India i festeggiamenti

prevedono spettacoli pirotecnici. Fonte: Wikipedia]

A CURA DI KAUR 1 ^B

Il mio piatto tipico è “gnocchetti sardi

con il ragù di cinghiale.

Ogni 12 agosto, nella piazza del comune

sassarese di S.ta Maria Coghinas, per la

festa dell’Assunzione di Maria celebrata il

15, tutti i sardi hanno la tradizione comu-

ne di festeggiare la “sagra del cinghiale”.

Nella festa si offrono dei cibi a base di

cinghiale, come gli gnocchetti sardi con il

ragù di cinghiale alla cacciatora.

RICETTA

Cinghiale – coscia – 1kg

Olive nere – 100 gr

Spicchio d’aglio -2 pezzi

Prezzemolo-1 ciuffo

Cipolle – 1 pezzo

Vino rosso – 1,5 bicchieri

Peperoncino rosso piccante -1

Olio extra vergine d’oliva -4 cucchiai da tavola

Sale

ATTREZZATURE

Casseruola: è come un mestolo

Setaccio: per setacciare la farina

PREPARAZIONE Spezzate la polpa di

cinghiale e metterla a marinare per 2 ore

circa in un vino rosso asciutto, aggiungete

2 picchi d’aglio schiacciati e una manciata

di prezzemolo. Tritate a pezzettini una

cipolla a fatela soffriggere con 3 cucchiai

d’olio di oliva; in una casseruola di terra-

cotta, aggiungere il cinghiale con il vino

della sua marinata. Fate cuocere a fuoco

lento finché il vino non sarà evaporato,

poi insaporite con peperoncini e una man-

ciata di sale.

A CURA DI VECCHI 1^C

PIATTO 3:

La Bastila è un piatto tipico della cucina

marocchina dolce e salato che è stato

creato alla caduta di Granada, quando gli

ultimi abitanti di religione islamica fuggi-

rono nel Maghrib. Gli ingredienti principa-

li sono la salsa con uova, pollo e pesce; si

prende una teglia e all’interno si spalma il

burro in modo che la pasta sfoglia non si

attacchi e non si bruci, poi si mettono la

frutta secca e la salsa, si ripete la stessa

cosa per 4 o 5 volte in modo da ottenere

una specie di torta. Prima di cuocerlo si

deve lasciare una notte a riposare in mo-

do che assorba il burro e si secchi. Dopo

la notte si deve infornare almeno per

un’ora e mezza e dopo averlo tirato fuori

si lascia raffreddare e si deve spargere

lo zucchero in modo che non si sciolga.

Questo piatto si fa per le grandi occasio-

ni, per esempio l’Hid, una festa che si

celebra dopo il Ramadan. L’Hid, nella cul-

tura araba, è il momento in qui si condivi-

de il cibo con i poveri, perché uno dei

pilastri dell’islam è condividere ciò che

ci viene da Dio con chi è meno fortunato

A CURA DI MOUHSINE 1^C

PIATTO 4:

Page 10: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

IL MOSTRO DEL PIANETA DANIELITO:

Il mostro Lottatore proviene dal Pianeta

Danielito ed ha il muso di un leone, il corpo

di una tartaruga e sembra un alieno. Parla il

senegalese e dice sempre: “Io sono giappo-

nese!”. A pensarci bene assomiglia ad un

lottatore di WWF. Un giorno ha incontrato

uno Spongeboob e la gente ha pensato che

fosse uno scherzo della natura. Infine, è

andato al porto ed è partito per la Nuova

Zelanda.

UNA VOLTA IN PARADISO

C'era una volta in Paradiso un mostro

col viso di goblin e il corpo di un'aqui-

la. Aveva sei piedi e sei braccia e

parlava il marocchino. Mangiava galli-

ne e pensava spesso di dover fare la

doccia. Assomigliava tanto ad un to-

po. Un giorno incontrò un drago, poi

sprofondò in una pozzanghera di

fango.

LUDOLINGUISTICA

IL “MOSTRO FANTASTICO”

Si delinea il ritratto di un mostro rispondendo alle domande guida:

1. Da dove proviene? 6. Che cosa dice?

2. Ha il viso di? 7. A chi/cosa assomiglia?

3. Ha il corpo di? 8. Chi ha incontrato un giorno?

4. Ha le gambe di? 9. Cosa pensa di lui la gente?

5. Che lingua parla? 10. Com'è andata a finire?

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. Pagina 10

ACROSTICO

Per realizzare un acrostico scelgo una parola, la scrivo verticalmente in stampatello, poi compongo una frase usando parole che

comincino con le lettere incolonnate.

In ciascun gruppo si creino gli acrostici dei nomi degli alunni.

AMORE

LENTO E SAGGIAMENTE SENTIMENTALE

ANCHE

NOIOSO DOPO

RIUNIONE

ODIOSE

GRANDE

AMICO

BALLA

RAP

IN

EUROPA

LENTAMENTE

EVVIVA

OGNI

MATTINA

ARRIVERA’

RICCHEZZA

ANATROCCOLO

BALLA

DONDOLANDO

OVUNQUE

IL MOSTRO ARGHIRO'

Il mostro Arghirò viveva in un cimitero.

Aveva il viso di mummia e il corpo di gallina,

due zampe da mucca e parlava il giapponese.

Il mostro Arghirò mangiava ossi rosicchiati

dai cani e sbuffava sempre dicendo: “Che

puzza!”.

Arghirò assomigliava proprio ad un extra-

terrestre...

Un giorno incontrò un aliena e si sposarono .

A CURA DI GREWAL 1^C

Page 11: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

Si tratta certo di giovani deboli di caratte-

re e con una bassa autostima, in pratica il

classico tipo di persona che è facilmente

preda delle dipendenze. Le dipendenze

riempiono il vuoto dei giovani, quel vuoto

che è in tutti noi, il vuoto di vere, autenti-

che amicizie e di affetti, come l’amico che

ti aiuta a rialzarti quando gli altri non sape-

vano nemmeno che eri caduto! Il vuoto di

obbiettivi da raggiungere, di valori e di

responsabilità. Un vuoto che in genere si

accompagna alla noia, ovvero l’incapacità di

impiegare il tempo in modo produttivo, che

li renderà sempre schiavi, anche di altre

dipendenze per poter “riempire” quel vuoto.

Per dipendenza si intende “un’ alterazione

del comportamento che da semplice o comu-

ne abitudine diventa una ricerca esagerata

e patologica del piacere attraverso mezzi,

sostanze o comportamenti. L'individuo di-

pendente tende a perdere la capacità di un

controllo sull'abitudine”. Questa è la defini-

zione che possiamo trovare su un buon di-

zionario della lingua italiana. Ma cosa vuole

dire nella pratica? “alterazione del compor-

tamento” significa che la persona non è più

la stessa, che cambia il suo modo di esse-

re. Questo comporta “una ricerca esagerata

e patologica del piacere“ e cosa c’è di male a

cercare il piacere? Tutti lo cercano …

l’errore è in quell’esagerata e patologica,

che è poi ciò che sta alla base della parola

“dipendenza”. In poi la cosa si aggrava quan-

do a generare tale dipendenza sono “mezzi,

sostanze o comportamenti”. In questi casi,

infatti, si perde il controllo sulle proprie

abitudini: vuol dire non fare più una cosa

liberamente, ma perché ce lo detta la di-

pendenza. Ma come, e soprattutto perché

si diventa dipendenti? Questa parola inoltre

significa: soggezione, subordinazione, sot-

tomissione, schiavitù; tutte queste parole

sono accumunate dal fatto che le dipenden-

ze ti rendono schiavo, sono piacevoli ma

dannose, secondo i giovani procurano ammi-

razione e chi li assume è una persona debo-

le, insicura, indecisa. Ma soprattutto le

dipendenze riempiono il vuoto dei giovani.

ADOLESCENZA E DIPENDENZE

Pagina 11 Aldo Moro EXPRESS

ALCOOL TRA I GIOVANI: L’alcool è una sostanza psicoattiva, cioè agisse sul cervello, una droga a tutti gli effetti, ma legalizza-

ta. È altamente sottovalutata la sua pericolosità. Toglie solo momentaneamente la sensazione di

fatica; può solo “artificialmente” far dimenticare la timidezza e i disagi personali per un breve peri-

odo, aggravando il problema successivamente. Nell’immediato l’alcol può dare un senso di euforia o di

riposo e cancella i brutti pensieri. Ma l’alcol altera la capacità di concentrazione e crea ansia, confu-

sione, sonnolenza e allucinazioni. E’ la causa principale di incidenti stradali tra i giovani. Tralasciando

gli effetti dannosi sul fisico, che tutti ormai dovremmo conoscere, tra i minorenni è particolarmente

pericoloso, perché è assente la capacità fisica di metabolizzarlo ovvero di assorbirlo. Bevendo, molti

giovani acquisiscono abitudini che possono portare a sviluppare una dipendenza mista (alcol, fumo,

psicofarmaci, droghe). Tra i 15 e i 24 anni sono in aumento i casi di ubriachezza ripetuta, guida in stato di ebbrezza e contemporanea as-

NEKNOMINATION: I GIOCHI ALCOLICI SUI SOCIAL NETWORK: La nuova tendenza che sta divampando tra i

più giovani la chiamano Neknomination. Basta dell’alcol, una telecamera, un social network e il gioco alcolico è fatto, pronto per essere con-

diviso sulle bacheche di Facebook. La Neknomination consiste infatti nel bere un alcolico, filmarsi mentre lo si beve e mentre si vaneggia

sotto gli effluvi dell’alcol appena bevuto, postarlo sulla propria bacheca e nominare altre persone che nel giro di 24 ore possono accettare

la sfida e rilanciare a loro volta la tendenza alcolica. Chiamarsi fuori dal gioco equivale a rinunciare a quella visibilità che sui social network

fa sentire le persone, ed in particolar modo i più giovani, più accettate e benvolute, parte di un gruppo. Oltre ai like sono anche aumentate

BALCONING: VOLO D’ANGELO NEL VUOTO: C’è chi preferisce altri tipi di sballo e si diverte nei salti da finestre,

balconi e tutto ciò che è alto o pericoloso. Molti si schiantano al suolo e muoiono sul colpo o semplicemente riscontrano lesioni gravi agli

organi interni e alle ossa, un rischio che i giovani corrono soprattutto per poter caricare i video della bravata sulla rete e vantarsi con gli

amici di essere riusciti a sfidare le leggi di gravità, la minoranza di essi, però sopravvive e perciò può vantarsi, ma la maggioranza muore,

RIEMPIRE QUEL VUOTO: Cos’ hanno in comune una serata etilica, un video realizzato al solo scopo di mostrare le proprie bra-

vate e il tentativo continuo di superare ogni limite (soprattutto se proibito)? Evidentemente se crediamo che il problema sia l’alcool, il fumo

o le droghe, ci siamo fermati al sintomo. Il male è ciò che provoca le ricerche di queste cose: ovvero il bisogno di riempire il vuoto che or-

mai nei giovani si fa sempre più divorante.

A CURA DI MANCORI 1^B

Page 12: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

A san Valentino i grandi vanno fuori a cena e si regalano sorprese speciali, per esempio dichiarandosi il loro amore e i sentimenti che

provano, i ragazzi si scambiano bigliettini d’amore, cioccolatini e sms speciali. L’amore per i giovani è una cosa bella, ma solo un po’….

Perché c’è un po’ di gelosia, perché quando scopri che il ragazzo che ti piace è fidanzato con un’altra il cuore ti si squarcia e il cer-

vello va in pappa, perché per gli adulti “tanto non è mai una cosa

seria”, e quello che ti ha spezzato il cuore “è sempre un cretino!”, e

poi “il mare è pieno di pesci”, e per loro saranno sempre sciocchez-

ze, “ tu pensa a studiare”,

tanto loro lo sanno, “ci sono

passati” e tu no e quindi devi

ancora imparare. E imparare

vuol dire, come sempre, devi

tanto cadere. e cadere fa

male. Ci sono quelli, poi, che

“boh non l’ho mai vissuto

l’amore”, e quindi noi giovani siamo divisi tra quelli che provano a ignorarlo e quelli che provano

in ogni modo a viverlo. Ai primi fa rabbi perfino san Valentino, non lo capiscono, mentre i se-

condi vivono solo per il momento in cui i

loro occhi si posano sul volto dell’amato.

Quindi c’è una gran voglia d’amore tra i

giovani, ma anche una gran confusione,

ed è inutile che gli adulti provino a mini-

mizzare, dicendo che siamo piccoli, che

chi ci piace è uno stupido, che dovrem-

mo pensare a cose più importanti, per-

ché ciò che è importante per noi e per

loro non sempre coincide. E per i giovani, oggi, è importante l’amore!!!

A CURA DI BENTI 1^B

I GIOVANI E SAN VALENTINO

che, in seguito, le abbia inviato il seguente

messaggio d’addio: “dal vostro Valentino“,

una frase che visse lungamente anche dopo

la morte del suo autore.

Ecco perché alla fine del biglietto scriviamo

“dal vostro Valentino” e spero che, adesso,

abbiate capito sia la leggenda che il perché

delle tradizioni che da secoli si tramandano

San Valentino è la festa di tutti gli innamo-

rati e da tradizione le persone si scambiano

bigliettini romantici e adesso vi spiegherò il

perché. A Roma, nel 270 d. C., il vescovo

Valentino di Interamma, amico di giovani

amanti, fu invitato dall’imperatore Claudio ll

ad interrompere questa strana iniziativa di

provare a convertire la gente al cristianesi-

mo e ricevette l’ordine di tornare alle prati-

che del paganesimo. Valentino, con dignità,

rifiutò di rinunciare alla sua fede e, impru-

dentemente, tentò di convertire Claudio ll

al cristianesimo.

Il 14 febbraio del 273 fu lapidato e poi

decapitato. Una leggenda inoltre racconta

che mentre Valentino era in attesa

dell’esecuzione, si sia innamorato perduta-

mente della figlia cieca del guardiano Aste-

rius, e che con la sua fede abbia ridato

miracolosamente la vista alla fanciulla e

LA STORIA DI SAN VALENTINO

Pagina 12 Aldo Moro EXPRESS

A CURA DI RANIERI 1^C

Page 13: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

La pallacanestro è uno sport di squadra dove 2 formazioni composte da 5

giocatori devono segnare in un canestro fatto di ferro e con una retina

che scende a finestrella. Per giocare servono: 2 tabelloni, 2 canestri e

una palla. Il pallone è a sfera di cuoio-pelle ruvida.

Questo sport è nato a Springfield nel 1891, dall’ idea di James Naishmit,

medico e insegnante di educazione fisica, in cerca di uno sport adatto per

la stagione invernale da praticare al posto del football. Il 15 gennaio 1891

Naishmit pubblicò le regole ufficiali. A quei tempo come canestro usava-

no un cesto di vimini e quando la palla entrava si usava una scala per ri-

prenderla.

Il basket è poco diffuso in Italia a livello giovanile, tanto che nel mio

paese non c’ è nessuno che lo pratica della classe 2004 e mi sono dovuto

spostare in un altro paese .

Secondo me il basket è meglio del calcio perché:

Sei in palestra e non ti sporchi.

Devi procurarti meno materiale.

Nelle mie partite c‘è poca gente e questo è positivo perché mi dà

tranquillità.

C‘ è molto fair play.

Le azioni sono rapide e veloci.

Ci sono 4 tempi di gioco con una durata inferiore al calcio; nelle

partite degli esordienti sono 4 tempi da 8 minuti.

A CURA DI CAPOFERRI 1^B

SPORT

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. Pagina 13

BASKET CALCIO

Continuano i guai della Calcinatese...

La partita con il Cologno è andata male. Siamo partiti da Cal-

cinate alle 13:30 e siamo andati a Cologno dove si svolgeva

un triangolare tra le seguenti squadre: Calcinatese, Grumel-

lese e Cologno.

Appena arrivati siamo entrati in campo contro la Grumellese

per il primo incontro della durata di 30 minuti. Noi portieri

dovevamo giocare 15 minuti a testa. Il primo portiere ad

entrare in campo per la Calcinatese è stato il Volpi, poi sono

entrato io (Bryan); a 5 minuti dalla fine hanno dato il rigore

al Cologno e io l’ho parato sulla destra con la mano sinistra

così la prima partita è finita con il punteggio di 4-0 per il

Cologno. Io avevo preso 2 gol e il Volpi 2, però il Mister mi

ha detto che sono stato bravo a parare il rigore!

PS: siamo sempre in cerca di una buona difesa...

A CURA DI BASSANI 1^B

Page 14: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

La pallavolo è uno sport interessante e bello da praticare con

le tue compagne di scuola. Ogni squadra di pallavolo indossa

pantaloncini e magliette di vari colori, per esempio il blu,

l’arancio e rosso sono i colori della mia squadra; infatti viene

chiamata Volley 2C Arancio. Le partite di pallavolo si svolgono

durante il weekend di mattina o di pomeriggio. La mia squadra

è composta dalle mie amiche di Calcinate e altre vengono dal

comune di Cavernago. Io pratico questo sport da quattro anni

con la Polisportiva Volley 2C di Cavernago. Faccio parte del

Volley 2C Arancio da quattro anni: in squadra siamo in 12 atle-

te delle quali 4 vengono dal comune di Cavernago. Gli allena-

menti si tengono a Calcinate nella palestra della vecchio scuo-

la media nei giorni di mercoledì e venerdì, dalle 14:30 alle

16:30 del pomeriggio. Io e le mie amiche nella squadra non

abbiamo ancora un ruolo preciso. Durante le partite io indosso

la maglietta con il numero 17. L’anno scorso abbiamo vinto il

campionato provinciale ed abbiamo partecipato al campionato

regionale svolto a Trescore, classificandoci al secondo posto.

SPORT Le ragazze del Volley

Anno 1. Numero 2. a cura della classe 1^ B e 1 ^ C. Pagina 14

Pallavolo: Cassarino 1C Pallavolo: Manzoni 1C

Anch’io faccio parte del Volley 2C Arancio. Al suo interno siamo tutte

amiche, ci rispettiamo, nessuno si sente superiore a nessuno, quando

qualcuna di noi sbaglia siamo sempre pronte a supportarci anche se non

mancano i litigi. Insomma, siamo come una grande

famiglia: tra sorelle e fratelli si litiga però alla

fine, prima o dopo, ci si perdona. Il nostro allena-

tore ci fa sempre ridere, ma quando si fa sul

serio è pronto a bacchettare la prima che si di-

strae…Siamo una squadra molto unita, formata da

elementi tutti diversi, c’è chi è più brava a

schiacciare, chi a difendere, chi a battere, chi ad

alzare. All’inizio dell’allenamento, lo devo ammettere, siamo tutte un

po’ distratte e chiacchieriamo, poi, però andando avanti, non ci di-

straiamo e ci alleniamo con impegno. La pallavolo è la nostra passione,

c’è chi la ama di più e chi meno, ma alla fine piace a tutti… Durante il

campionato dell’anno scorso siamo state abbastanza brave, ci impegna-

vamo tantissimo, cercavamo sempre di passarci la palla, ci aiutavamo,

se qualcuno sbagliava ci incoraggiavamo. Alla fine del campionato era-

vamo felicissime, perché eravamo arrivate seconde, tutti i nostri sfor-

zi erano stati ripagati. La pallavolo, si basa soprattutto sul gioco di

squadra, si vince tutti o si perde tutti, ecco perché tutti gli elementi

della squadra si devono impegnare. Quest’anno si sono aggiunte nuove

ragazze alla squadra, abbiamo fatto subito amicizia e sono simpaticis-

sime! Il campionato è iniziato il 17 gennaio, infatti abbiamo giocato la

nostra prima partita del 2016; l’abbiamo vinta, e non è solo per questo

che siamo felici, ma soprattutto per come abbiamo giocato… Sabato 13

febbraio abbiamo giocato il derby contro il Volley 2C Rosso, che sa-

rebbero delle ragazze della nostra età solo che si allenano a Cavernago

con un altro allenatore; le abbiamo stracciate tre a zero! Era diventata

per noi una tradizione vincere due set e perderne uno, ma ora ci siamo

liberate dal maleficio. Non vediamo l’ora di continuare a giocare altre

partite!

.

IL PARAPENDIO

La storia del parapendio incomincia del 1965 grazie a Dave Barish. Egli chiamò questa

disciplina slope sloaring. Nel 1978 tre paracadutisti francesi si lanciarono con il paraca-

dute rettangolare dal monte Pertuiset. Laurent de kalbermaaten inventò nel 1985 il

randonneuse, il primo parapendio concepito per il volo. Il primo campionato di parapendio

si svolse nel 1987 a Verbier. L’ attrezzatura necessaria al volo è composta da un ala

(generalmente chiamata vela dai parapendisti), alla quale è sospesa la selletta del pilota

tramite un sistema di “fasci funicolari”. Il pilota controlla il volo tramite due comandi, i

freni aerodinamici. Tutte le vele sono dotate di un dispositivo di accelerazione da con-

trollare con i piedi, detto comunemente “acceleratore” che, agendo in modo diversificato

lungo il profilo alare, consente una migliore performance di velocità o efficienza a secon-

da delle regolazioni e comunque in base alle condizioni aereo logiche (Esempio: migliore

“penetrazione” del profilo dell‘ala rispetto all‘aria nel caso in cui vi sia la necessità di avanzamento più rapido con vento contrario for-

te). Agendo sulla pedalina, comunemente chiamata SPEED, si va a variare incidenza dell’ala. Tale variazione comporta un aumento della

velocità. Curiosamente in Italia non è obbligatorio per legge il paracadute d’emergenza. Nonostante non ve ne sia l’obbligo, questo è co-

munque adottato dalla totalità dei praticanti ed è normalmente integrato nella selletta. Si tratta di un paracadute “ a calotta” estraibile

mediante una maniglia di estrazione.

A CURA DI MARCHETTI 1 ^B

Page 15: Numero 2 di aprile

ALDO MORO EXPRESS

Avete mai sentito parlare del parkour? Se non vi è capitato, ecco a voi la spiegazione su

come si pratica e la sua storia! Questo sport richiama tutto ciò che può essere usato in

una situazione di fuga, per arrivare nel punto scelto superando qualsiasi tipo di ostacolo

senza mai fermarsi. Il Parkour è praticato dagli anni 90, ma la sua storia risale addirittu-

ra alla fine dell’Ottocento. Un giorno un addestratore militare di nome George Hebert

ha avuto un’idea, ossia che il metodo migliore per formare fisicamente e psicologicamen-

te i suoi uomini fosse lavorare sui movimenti “naturali” che vengono loro spontanei nelle

situazioni che la natura o il bisogno richiedono. Il suo motto era “essere forti per essere

utili”. Questo sistema venne poi ripreso dal figlio di un pompiere, David Belle, che lavorò

su percorsi e tracciati: questo tipo di movimento gli piacque così tanto da trasformarlo

in una vera e propria disciplina, aiutato in questo anche dal “freerunner” Sebastian Fau-

can (che rende il parkour una vera e propria arte funzionale a dare spettacolo, valorizzando al massimo la bellezza e fluidità dei movimenti).

Con l’avvento di internet, l’idea del parkour ha avuto una diffusione pressoché globale grazie ai video postati in rete. Questo sport è costi-

tuito da salti, capriole e soprattutto comporta molto rischio... Uno degli obbiettivi è proprio saper attraversare qualsiasi terreno alla mas-

sima velocità. Se praticato tanto e con impegno, aiuta il corpo a far sviluppare in fretta la muscolatura, soprattutto gli addominali. Natural-

mente per arrivare a lanciarsi da un tetto bisogna iniziare con salti bassi, per gradi, superando così la paura, e lavorare molto sull’equilibrio.

Questo sport ha molte caratteristiche in comune con la breakdance e le arti marziali. Con la breakdance ha in comune i movimenti, ad e-

sempio le capriole e i volteggi, mentre con le arti marziali condivide il principio secondo cui il movimento non va pensato ma “sentito” come

necessario. Se si pensa, si esita. Invece, come dice Bruce Lee parlando delle arti marziali, “l’esitazione causa paura” e questo non è funzio-

nale alla filosofia del parkour… Infatti, se nelle arti marziali l’esitazione causa il venire colpito (e dunque perdere la sfida), nel parkour può

causare addirittura la morte! Quelli che sostengono che il Parkour sia un passatempo molto facile, infatti, si sbagliano di grosso, perché

esso richiede sicurezza, agilità, equilibrio e molto allenamento, persino i professionisti possono sbagliare, e se non si è attenti si rischia di

fratturarsi varie parti del corpo. Il Parkour può essere diviso in “crew” cioè squadre. Per realizzarlo è importante essere forti ed allenarsi

duramente anche tantissimi anni. Il Parkour piace ai più giovani anche perché viene considerato uno sport per sentirsi liberi, grazie alle

acrobazie. A CURA DI HOTU 1^C

PARKOUR

Jordan mette in mostra tutto il suo stra-

bordante talento, guadagnandosi la definiti-

va consacrazione, pur non avendo ancora

giocati un minuto di basket professionistico.

Pat Riley, allenatore dei Lakers che quell'e-

state guida una delle selezioni, ammette, nel

dopopartita "è il giocatore più dotato che ho mai visto su un campo da basket" mentre

lo stesso Knight, notoriamente molto restio

ad elogiare i propri giocatori, confida a Billy

Packer (storico giornalista di college ba-

sketball): "Prima avevo dei dubbi su Michael Jordan, ma ora so che diventerà il più gran-de giocatore di basket mai esistito. È cele-

bre per il suo esteso lavoro commerciale

per compagnie quali la Nike, con il brand

dedicato Air Jordan. Nato inizialmente per

la sola produzione di scarpe, creando un

modello nuovo ogni anno, indossato dal gio-

catore nel corso della stagione, già dal suo

primo anno da professionista, grazie all'e-

norme successo globale ed il richiamo gene-

rato ha portato nel tempo l'azienda ad e-

spandere la linea anche a magliette, felpe,

pantaloncini, anche non solo prettamente

per il basket, ma anche per la vita di tutti i

giorni, dando vita ad una vera e propria

sottomarca. La linea ed il suo successo pro-

seguono tuttora, anche dopo il ritiro di MJ.

Michael Jordan è il mio idolo perché nono-

stante le continue avversità della vita, è

riuscito a rialzarsi e a continuare con più

grinta di prima.

(FONTE WIKIPEDIA)

A CURA DI CAPOFERRI 1^B

Michael Jordan è entrato nell’ NBA il 12

Settembre 1984, è stato sei volte Campione

NBA coi Chicago Bulls. All’ inizio della sua

carriera il suo ruolo era quello della guardia,

in seguito fece il cestista. Dopo la vittoria

del terzo titolo, abbandonò temporanea-

mente la pallacanestro per intraprendere

una carriera nel baseball, con risultati non

equiparabili a quelli ottenuti nel basket;

tornò ai Bulls nel corso della stagione 1994-

1995 e si ritirò una seconda volta dopo aver

vinto il suo sesto titolo nel 1998. Nel 2001

riprese l'attività agonistica, questa volta

nei Washington Wizards. Nel 1999 è stato

nominato come "più grande atleta nord-americano del XX secolo" dal canale televi-

sivo sportivo ESPN; scelto per il Naismith

Memorial Basketball Hall of Fame il 6 aprile

2009, vi è stato ufficialmente introdotto

l'11 settembre 2009. La fama acquisita sul

campo lo ha reso una vera e propria icona

dello sport, al punto da spingere la Nike a

dedicargli una linea di scarpe da pallacane-

stro chiamata Air Jordan, introdotta a

partire dal 1985 e tuttora molto popolare.

L'estate del 1984 è quella della XXIII O-

limpiade a Los Angeles e Michael Jordan

viene convocato da coach Bob Knight nella

nazionale statunitense, Già nelle amichevoli

di preparazione contro selezioni di giocatori

NBA,

Pagina 15 Aldo Moro EXPRESS

La vita di Michael Jordan