5 Comuni - numero 14 - giugno/luglio 2011

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5 Anno 4 / Numero 14 Giugno-Luglio 2011 della Vallata d’Alpone Vestenanova San Giovanni Ilarione Montecchia di Crosara Roncà Monteforte d’Alpone numero14 Comuni

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Accade in valle, Notiziario della Val d'Alpone

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della Vallata d’Alpone

Vestenanova San GiovanniIlarione

Montecchiadi Crosara

Roncà Monteforted’Alpone

numero14

Comuni

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Hanno collaboratoa questo numero:

Romina AlighieriRosalia Avogaro Sebastiano BaccoMarco BollaDario BruniAnna CavazzaRiccardo ControAnna CorradiniEmma ErbogastoPiercarlo FracassoPier Paolo FrigottoLorenzo GeccheleMario GeccheleMariangela GrolliGiancarla GugoleMariella GugoleFabiola LucenziLeonello Piccina

Emanuel RighettoLuigino RighettoPaolo SantagiulianaVittoria ScrinziPatrizia SignoratoMichele TeatinFrancesca TombaGadstone VaccariFrancesca ZambonAssociazioneAMEntelibera Gli alunni dellascuola primaria diSan Giovanni IlarioneGli alunni e insegnanti della scuola primaria di Montecchia

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dove trovare il “5 Comuni”Se per qualche motivo, dopo la distribuzione, volete una copia del 5 Comuni (per un amico o una persona lontana, per parenti o conoscenti), la potete trovare presso uno dei seguenti punti di distribuzione:Vestenanova: - Edicola Corradini - Edicola Presa (Bolca)San Giovanni Ilarione: - Biblioteca Comunale - Damini ElettrocasaMontecchia di Crosara: - Biblioteca Comunale - MunicipioRoncà: - Municipio - Museo PaleontologicoMonteforte d’Alpone: - Biblioteca Comunale

Via Campitelli, 1 - 37030 - MONTECCHIA DI CROSARA (VR)Tel. e Fax 045 7460036 • [email protected] - www.ristorantetregnago.comRIPOSIAMO DOMENICA SERA, TUTTO IL LUNEDì E MARTEDì SERA

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EditorialE

di Dario Bruni

Per una cuLtura che unisce

I lettori più attenti se ne saranno accorti: il 5 Comuni va in giro per la vallata alla ricerca di cultura. Non ce n’è molta, per

la verità, come d’altronde succede in tutto il resto d’Italia, ma quel poco che c’è merita di essere messo in bella mostra. Scopriamo allora, anche grazie all’aiuto di solerti lettori che ce li segnalano, che negli ultimi tempi cresce il numero di incontri su temi specifici riguardanti l’educazione, la scuola, il rispetto per l’ambiente e per l’arte, la valorizzazione dei prodotti locali, ma ci si imbatte anche in appuntamenti inerenti il teatro, la musica, lo sport, l’impegno nel volontariato e nelle associazioni di ogni genere, insomma tante attività che rendono migliore il vivere quotidiano comune e che potrebbero arricchire, magari anche solo sul piano delle conoscenze e delle relazioni interper-sonali, ciascuno di noi.Che cosa non va? La partecipazione, innanzitutto, non sempre all’altezza degli sforzi fatti dagli organizzatori; e l’informazione, spesso limitata al territorio comunale in cui l’appuntamento ha luogo. Ci si accorge così che, nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dell’unità d’Italia, un cittadino qualsiasi della vallata spesso ignora quello che accade nel paese vicino al proprio: non sareb-be ora di cominciare ad unire anche la Val d’Alpone?

trattamEnti pEr la cura E la salutE dEi capElli consulEnza gratuita

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sommario5Comunidella Vallata d’Alpone

Registratopresso il Tribunale di Vicenza

al n. 1189 del 25.11.2008

Sede legaleGrafica Alpone Stampe

Via del Lavoro, 90SAN GIOVANNI ILARIONE (Verona)

Tel. 045 6550833Fax 045 6550221

[email protected]

Direttore responsabileEmilio Garon

Direttore editoriale Dario Bruni

[email protected]

RedazioneMariella Gugole

[email protected] Bruni

[email protected] Scrinzi

[email protected] Paolo Frigotto

[email protected] Bolla

[email protected]

Referenti di zonaVESTENANOVA

Mariella Gugole 340 [email protected]

SAN GIOVANNI ILARIONEDario Bruni 349 0657198

[email protected] DI CROSARAVittoria Scrinzi 045 7450820

[email protected]À

Gian Carlo Tessari 335 [email protected] D’ALPONEMarco Bolla 340 2456128

[email protected]

PubblicitàGiuseppe Frattini

333 [email protected]

Grafica e impaginazioneContro Edizioni e Grafica

StampaGrafica Alpone srl

Via del Lavoro, 9037035 San Giovanni Ilarione (Verona)

Tiratura: 9400 copie

Il materiale prodotto in questo numero è di proprietà esclusiva © 2011 Grafica Alpone srl. Tutti i diritti sono riservati. L’intero contenuto della pubblica-zione e dei suoi allegati sono protetti da copyright, sono quindi vietate riproduzioni totali o parziali, in ogni genere o linguaggio, senza il consenso scritto della Grafica Alpone srl. Tutti i marchi citati nella rivista sono proprietà dei rispettivi Titolari.

© 2011 Grafica Alpone srl

Per qualsiasi articoloo segnalazione contattate

i referenti di zonadei comuni della vallata

Anno 4 / Numero 14Giugno - Luglio 2011

numero 14

Accade in valle Paese che vai, mostra che trovi L’importanza delle mostre delle ciliegie in vallata. • Un mostro di cemento alle porte della Val d’Alpone. • San Camillo di Bolca a luglio l’inaugurazione. • L’estate in Valle

Vestenanova Matteo Zandonà è diventato “Don”. • Magiche letture di Anderloni e De Marzi. • Festa Alpina a CastelveroRestauri a Vestenanova • Gianni Confente e Franco Cipriani e il restauro di un antico capitello.

San Giovanni Ilarione Buon giorno Italia• Una domenica con Benedetto XVI• Uno spettacolo spettacolare! Gek Tessaro.

Montecchia di CrosaraLa Santa degli ultimi della terrail musical del gruppo “Pietre Vive”.• Un ponte sopra l’oceano MontecChiama - Veranopolis. • Nati per leggere l’amore per i libri nasce in famiglia. • La chiesa di San Salvatore crocevia di storie e culture.• Sambo Giocare 2011 nella Val d’Alpone.• Gek Tessaro e la sua magica arte.• Tesori attorno a noi

Roncà Terra di vulcani e vini pregiati.• Dall’eremo di Arzignano al mondo il

profilo dell’autore, l’abate Alberto Fortis.• Droghe e nuove droghe

i giovani chiamati a confrontarsi. • Il karate a Roncà una storia di passioni e successi.

• Huaycan la città della speranza.

Monteforte d’Alpone L’Associazione Acqua Traversa presenta l’ultima fatica di

Ennio Poli e Massimiliano Bertolazzi.• Il DOC Soave compie 80 anni. • Scuola

primaria di Costalunga-Brognoligo intitolata a Dino Coltro.

Dintorni I 60 anni della Libreria Bonturi• Italia unita o... disunita?

Dalla parola al cinemaL’ultimo capodanno

Andiamo a teatro Est@te te@tro

Perché si dice Nascere con la camicia

Pronto in tavolaRisotto con fragole e rucola

SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) - Via Risorgimento, 99 Tel. 045/6550833 Fax. 045/6550221 e-mail: [email protected]

STAMPE COMMERCIALI (bolle, fatture, buste, biglietti da visita)

PUBBLICITARIE (dépliants, volumi, giornali, manifesti, volantini)

Foto di copertina: l’antica pala di san Rocco e san Sebastiano a Vestenanova

Celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia a San Giovanni Ilarione

Servizio Spurghipozzi neri e fosse biologiche

Raccolta Rifiuti solidi uRbani e speciali assimilabili

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spazzamento stRadale meccanico di aRee pubbliche e pRivate

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Servizi ecologici

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Lorenzo Gecchele

Una, due, tre: non ci vuole molto per contare le mo-stre cerasicole presenti in vallata, almeno quelle di

cui si ha notizia e tradizione certa, tutte legate ad una sagra. Tutte in giugno e tutte rigorosamente collocate in una scadenza cronologica che si ripete ogni anno: prima domenica a Brognoligo, seconda a Montecchia, ultima a Castello di San Giovanni Ilarione.Sono tre momenti importanti che cadono però nel mo-mento più impegnativo per i nostri agricoltori, occupati nella raccolta delle ciliegie, che spesso coinvolge familiari e vicini. L’oro rosso, come alcuni lo definiscono, della vallata è oggi uno dei prodotti tipici più gettonati e che attira maggiormente l’attenzione degli esperti del settore, anche per la continua evoluzione delle tecniche di colti-vazione e l’aumento varietale. É un prodotto che però sta avendo sempre più una forte concorrenza, soprattutto dagli altri paesi esteri, e che risponde facendo leva sulla storicità della coltivazione e sulle rinnovate capacità im-prenditoriali delle nostre aziende: si pensi alle golose del mercato cerasicolo di Montecchia di Crosara o alla varie-tà delle More di Cazzano e così via. Molti sono i marchi depositati presso la Camera di Commercio per valoriz-zare questo prodotto, soprattutto dalle aziende che più

hanno investito sul marketing e che vogliono farsi un nome sul mercato. Ecco allora che anche manifestazioni di immagine come le Mostre possono trovare una loro collocazione e per questo le stesse amministrazioni co-munali tendono a proporre attorno all’evento tutta una serie di altre iniziative di supporto e promozionali.In ordine di tempo, la prima Mostra delle ciliegie l’ab-biamo a Brognoligo la prima domenica di giugno, la do-menica successiva l’attenzione si sposta a Montecchia di Crosara e infine, l’ultima domenica, è il turno di Castello di San Giovanni Ilarione. Sono momenti importanti per far conoscere e valorizzare i nostri prodotti, tanto che a far da contorno compaiono spesso autorità, spettacoli vari, sfilate di bande locali e majorettes. Il rito delle giurie che assegnano i riconosci-menti e premiano i migliori nelle varie specialità è en-trato ormai a far parte delle singole manifestazioni e ne costituiscono il momento centrale. Vogliamo così darvi appuntamento anche quest’anno alle diverse mostre delle ciliegie , invitando i coltivato-ri ad onorare con la loro presenza quelle che possono diventare delle vere e proprie “vetrine” di promozione e di giusta valorizzazione di un prodotto che, come ogni anno viene confermato, molti ci invidiano per qualità e bontà.

Accade in valle

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L’importanza delle mostre delle ciliegie in vallata

PaeSe CHe vai, moStra CHe trovi

Dopo iL ricovero in ospeDaLe e gLi accertamenti cLinici conseguenti, pino masciari sarà a san Bonifacio marteDi` 14 giugno aLLe ore 20.45

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Martedì 14 giugno

Ore 20.45

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Ingresso libero

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accade in valleAccade in valle

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un “moStro” di Cemento alle Porte dellaval d’alPone

a luGlio inauGuraZione e aPertura del San Camillo di BolCa

che nel progetto il tracciato tra San Bonifacio e Soave era stato modificato, passando da galleria a viadotto; adesso, invece, vi è la “scoperta” che - nonostante le osservazioni inviate sia a Venezia che a Roma dai Co-muni di Soave, Belfiore, San Bonifacio e dalla Provin-cia di Verona sempre un anno fa - la commissione Via nazionale ha dato lo stesso il via libera al progetto. “Il progetto a cui ci troviamo di fronte - accusano i sindaci interessati - è qualcosa che ci siamo visti calare dall’alto, nessuno ci ha dato la possibilità di esprimere un parere in un tavolo tecnico ufficiale. Non si può pen-sare di far passare sottovoce un’infrastruttura così rile-vante che modificherà fortemente il nostro territorio”.È un “no” secco anche quello che arriva dalla Strada del vino Soave, associazione che da undici anni si oc-cupa della valorizzazione del territorio, e che nel 2008 è stata premiata come migliore Strada del vino d’Italia. Il consiglio dell’associazione, infatti, che si è riunito il 10 marzo scorso, si è schierato con i Comuni di Soa-ve, Belfiore, Monteforte e la Provincia di Verona nella battaglia contro questo progetto. “Il nostro territorio basa la propria economia sulla produzione di vino e sull’enoturismo e un obbrobrio di cemento di quella portata - afferma Paolo Menapa-ce, presidente della Strada - avrebbe un impatto deva-stante sul paesaggio delle colline del Soave, con gravi effetti sia sull’ambiente che sul turismo”.Il 30 marzo, intanto, si è svolta un’assemblea degli ol-tre cento soci dell’associazione in cui si è parlato anco-ra di sopraelevata. “Noi come associazione - conclude il presidente - ci uniamo alla richiesta che i sindaci del territorio hanno fatto agli enti preposti per capire se l’ipotesi della sopraelevata su viadotto sia veritiera. In questo caso faremo fronte comune per opporci a que-sto scempio ambientale e per far passare la tangenziale in galleria o con un tracciato diverso”.

fruire di importanti servizi per anziani non autosufficienti e autosufficienti, quali la residenzialità permanente, tem-poranea, oppure diurna. “Per ampliare ulteriormente le possibilità per la struttura di Bolca, - spiega il presidente della Fondazione - è stato chiesto formalmente alla Con-ferenza dei Sindaci dell’ULSS 20 di introdurre tra i servizi erogabili anche l’area disabili sia diurna che residenziale. Per cui è importante che i cittadini interessati segnalino le loro problematiche ai servizi sociali del comune di resi-denza oppure direttamente alla nostra Fondazione. Perché - ribadisce Carlo Bogoni - sarà con i dati che emergeran-no dall’indagine che potremo calibrare meglio l’offerta dei servizi da erogare al San Camillo”.

aLimentazione, saLute, animazioneper comBattere La soLituDine

La Casa di Bolca potrà offrire altre importanti “singole prestazioni” agli anziani residenti in Val d’Alpone e nell’al-ta Val d’Illasi, come il bagno assistito, il riposo in struttura, l’animazione, il pranzo o la cena sia presso il San Camillo, sia a domicilio. Stanno per essere ultimate le super cucine della Casa di Riposo di Monteforte. Quando entreranno

Marco Bolla

È stato recentemente approvato a Roma il “mostro” di cemento. Dopo le inondazioni, è ancora allar-

me nella Val d’Alpone: questa volta per il progetto “Sitave”, il Sistema di tangenziali venete destinato ad unire le complanari di Verona, Vicenza e Padova in una specie di autostrada minore che dovrà correre a fianco dell’attuale Serenissima. Il progetto prevede tra Soave e San Bonifacio un mega viadotto alto 17 metri e lungo 1,9 chilometri. Insomma, si tratterebbe di un vero e proprio “mostro “ di cemento a ridosso dei pre-giati vigneti e del profilo delle colline del Soave.Il Sistema delle tangenziali venete è stato approvato per la prima volta nel novembre del 2005 dalla Giunta regionale del Veneto. Nell’estate del 2009 la commis-sione regionale di Via (Valutazione d’Impatto Am-bientale) modificò il tracciato proprio tra San Bonifa-cio e Soave, passandolo da galleria a sopraelevata. E il 20 ottobre del 2009 la Giunta regionale ha approvato il nuovo progetto. La decisione, quindi, è stata trasmessa da Venezia a Roma, esattamente al Ministero dell’Ambiente, la cui commissione Via ha dato l’okay nel luglio del 2010. Il progetto ora sarebbe all’esame del Cipe, cioè del Co-mitato Interministeriale per la Programmazione Eco-nomica: questo è l’ultimo passaggio prima dell’inizio dell’opera.E così ad un anno esatto dalla prima sollevazione di sindaci, enti ed associazioni del territorio contro quel progetto, ora riparte la mobilitazione. Nell’aprile dell’anno scorso vi fu la “scoperta” da parte dei sindaci

Mariella Gugole

È prossima l’apertura del San Camillo di Bolca. A lu-glio aprirà i battenti con i disabili adulti della “Co-

munità alloggio Corte Scolette” di Monteforte, tutti in trasferta (sono una ventina) nella nuova Casa in alta Val d’Alpone per un soggiorno estivo, insieme al personale che presta loro assistenza, quale fase preliminare all’av-vio vero e proprio.Ente gestore del San Camillo, la cui proprietà è del Co-mune di Vestenanova, sarà la Fondazione “Don Mozzatti d’Aprili”, che gestisce l’omonima Casa di Riposo di Mon-teforte e la cui preziosa esperienza garantirà efficienza e qualità dei servizi. “Stiamo provvedendo all’acquisto delle attrezzature e degli arredi della struttura già ultimata nelle parti interne ed esterne. A fine giugno le 16 camere bipo-sto saranno tutte arredate con 32 posti letto e saranno in funzione i cucinotti di piano per la rielaborazione delle vi-vande.” Carlo Bogoni e Emilio Tessari, presidente e diret-tore della don Mozzatti di Monteforte lavorano in tandem per esportare servizi sociali e sanitari di qualità, in un terri-torio montano e pedemontano attualmente in sofferenza, come era stato notificato dalla conferenza dei Sindaci in attuazione alla D.G.R. 457 del 27/02/2007 “... a seguito di inserimento nella programmazione locale e di accordo Regio-ne/ULSS20/Comune di Vestenanova è in corso di realizzo un progetto di residenzialità sperimentale e innovativa a favore della popolazione della montagna e a favore di una riqua-lificazione dell’assistenza territoriale oggi erogata... nonché con l’offerta di un Centro diurno per persone autosufficienti e non autosufficienti, ivi compreso un appoggio all’assistenza domiciliare in località particolarmente difficili da servire dal punto di vista orografico...”L’informativa della prossima apertura è già sul tavolo dei sindaci dei comuni della Val d’Alpone: Monteforte, Ron-cà, Montecchia, San Giovanni e Vestenanova, ma anche su quelli di Badia Calavena e Selva di Progno, interessati per le frazioni: Sprea, San Bortolo e Campofontana.Entro l’estate un ampio bacino dell’est veronese potrà usu-

Il progetto della sopraelevata, come apparirà a lavori finiti

sono interessati tutti i comuni della vallata e le frazioni di sprea e san Bortolo

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accade in valle

in funzione saranno capaci di preparare fino a 800 pasti. La linea del freddo garantirà la qualità delle vivande in trasferta, ad esclusione della pasta, rigo-rosamente cucinata in loco. E poi, per la popolazione tutta, potranno essere attivati ambulatori per trattamenti riabilitativi di fisioterapia, per prelievi venosi, per somministra-zione di flebo o altre prestazioni infermieristiche o assistenziali che saranno richieste. È importante che in queste settimane vengano rese note agli organi competenti tutte quelle necessità che potranno es-sere di competenza del San Camillo.

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La Redazione

Un calendario ricchissimo di iniziative e di manifesta-zioni viene presentato ogni mese di maggio in alta valle dell’Alpone. Anche quest’anno l’appuntamento non è mancato e sono stati pubblicati il dépliant del comune di Vestenanova e l’ opuscolo dei quattro comuni delle Alte Valli della Lessinia Orientale. Contengono tutte le indicazioni per trascorrere una pia-cevole estate in alta valle e per godere al meglio la natura, l’arte, il folclore e la gastronomia che caratterizzano que-sta terra. Le due pubblicazioni sono a disposizione nei luoghi pubblici del territorio.

l’eState in alta valle

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CalendarioManifestazioni2011

LessiniaOrientale

AlteVallidella

Nella foto in alto: Matteo Zandonà, il nuovo “don”. Qui sopra: la prima messa di don Matteo. (Foto Corradini Igino) 11

Mariella Gugole

“Quante volte ho pensato a questo giorno. A tal punto che questo momento mi sembra un sogno. Vi confesso però

che, fra i molti sogni fatti, mai avrei pensato ad una emozione e gioia così grandi, e mai avrei pensato ad una chiesa così piena, così calorosa, di persone che mi hanno accompagnato e che oggi gioiscono con me, per questo dono fatto alla mia persona, ma che è un dono per ciascuno di voi e per la chiesa tutta.” Ha iniziato così don Matteo Zandonà l’omelia della sua Prima Messa, celebrata nella chiesa parrocchiale di Vestenanova domenica 15 maggio, dopo l’Ordinazione Presbiterale del vescovo monsignor Giuseppe Zenti, sabato 14 maggio, in Cattedrale a Verona. In una chiesa traboccante di fedeli don Matteo ha intrapreso la sua “nuova vita” circondato da tanto affetto, espresso da

calorosi applausi. Una ventina i sacerdoti officianti. E poi diaconi, seminaristi, chierichetti cingevano, nel presbiterio, don Matteo per la prima volta nelle vesti di celebrante.Porta un nome evangelico Matteo ed è animato da una vo-cazione mai sfiorata da un ripensamento, da un’incertezza. Ha realizzato un sogno che ha radici lontane, nella prima infanzia, quando il fascino delle chiese, dei campanili, delle celebrazioni liturgiche si è trasformato in fede e dedizione. Perché quel bimbetto che giocava a dire la messa, a fare la comunione al fratellino con un biscotto rotondo, a sgam-bettare nelle navate delle chiese più gioioso che nei parco giochi, finite le elementari, è entrato in Seminario “Un po’ per fantasia, un po’ per gioco, un po’ per provare...” rac-conta Matteo “e da lì è partita la mia storia normale, ma bella. Sono grato al Signore per avermi chiamato su questa via di consacrazione e ai miei genitori e a mio fratello che mi hanno voluto bene, accompagnandomi con pazienza fino ad oggi.” A 26 anni appena compiuti ora è sacerdote. Ma per i parrocchiani di Vestena è già “don Matteo” da diversi anni. Lo hanno visto crescere nella chiesa parrocchiale, aggirarsi instancabile fra gli altari delle chiese della Lessinia Orien-tale, in mezzo ai giovani e ai ragazzini del Grest. Sempre sorridente, sempre sereno. E con tanti amici, anche nelle parrocchie che in questi anni ha frequentato prima come seminarista, a Grezzana, e ora, da ottobre, come diacono a Bardolino dove si tratterrà fino a settembre.

Terra di vocazioni la Parrocchia di Vestenanova

Don Matteo Zandonà è già il secondo sacerdote del nuovo secolo. Prima di lui, nel giugno del 2000 fu don Floriano Panato a ricevere l’Ordinazione Presbiterale. Ma nel corso del XX secolo furono decine i parrocchiani che scelsero la vita religiosa: dodici sono diventati preti diocesani, due dei quali canonici della cattedrale di Verona; sette i padri missionari partiti per i vari continenti; una quarantina le suore che han-no preso i voti in congregazioni sparse per il mondo.

matteo Zandonàè diventato “don”

Vestenanova

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“il signore non chiama i capaci, ma rende capaci coloro che chiama”

Una stanza e una sala interne al San Camillo

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VestenanovamaGiCHe letture di anderloni e de marZi

un reGalo allanoStra ComunitÁ

Piercarlo Fracasso

Un appuntamento davvero speciale, quello vissuto il 20 marzo nella chiesa parrocchiale di Vestenanova,

un incontro culturale-concerto incentrato su alcuni sal-mi di Padre David Maria Turoldo. Gli illustri ospiti era-no i Maestri Bepi de Marzi e Alessandro Anderloni con i rispettivi cori, “I Crodaioli” e “Le Falìe”.La serata, possiamo dire, è stata un po’ magica. Osser-vando la chiesa dall’alto si poteva benissimo toccare con mano l’attenzione che il pubblico aveva per chi parlava e per i cori che hanno eseguito i salmi. Ciascun maestro si alternava all’ambone per fare dei brevi ma significati-vi commenti e, subito, seguiva l’esecuzione dei due cori uniti in un’unica voce. Il salmo è un’antica preghiera che veniva cantata dal popolo d’Israele e che è stata ripresa come preghiera dalla Chiesa cattolica. Durante la messa sono inseriti fra la prima e la seconda lettura e rare volte vengono cantati, ci si limita al versetto. Turoldo arrangiò i testi di moltissimi salmi perché il popolo di Dio potesse sentire quel momento che, troppe volte, viene interpre-tato come una semplice lettura in più. Molti sono gli insegnamenti che si potrebbero ricavare da un incontro di questo genere, ma quello più significativo è sintetizzato in un pensiero di Turoldo: egli affermava con fermezza che non si deve lasciare il momento del sal-mo nel torpore di una voce. Il salmo deve essere cantato. I maestri presenti hanno più volte ribadito il concetto. Si deve insistere perché il salmo sia cantato “a tutto popolo” durante la messa e, ancor di più, che questo momento non sia celebrato solo nelle grandi festività come il Nata-le e la Pasqua ma che in ogni Santa Messa sia valorizzato. Soprattutto questo compito non deve essere delegato ai cori del paese, troppo spesso indegnamente eletti a so-stituti dell’assemblea; piuttosto sarebbe giusto invitare i direttori di questi a insegnare le melodie per cantare i sal-mi, permettendo così alle persone di pregare due volte, come saggiamente affermava sant’Agostino.

Sebastiano Bacco

Quasi sempre le persone migliori, i veri “grandi”, si la-sciano avvicinare facilmente perché sono spinti dal

desiderio di regalare qualcosa al prossimo. Entrando nella Sala Civica don Benetti a quasi tutti gli intervenuti sarà capitato di stropicciarsi gli occhi nel vedere appunto a po-chi passi Don Antonio Mazzi: fondatore di Exodus, sag-gio sacerdote, scrittore, don Antonio il tele-predicatore.Una stretta di mano con tutti, qualche battuta in dialetto veronese e subito la serata inizia. Don Antonio non si sie-de, nonostante i sui 82 anni, seguito con partecipazione dalla platea. I suoi argomenti sono tutti profondamente meditati: l’adolescenza in primo piano o meglio, come la definisce lui, “la seconda nascita”, la famiglia, la società contemporanea, la donna, i padri, la fede, la televisione. Nelle sue argomentazioni a tratti spiritose e molto chia-re, don Mazzi richiama indirettamente il tema della se-rata “Società tradizionale e nuove generazioni”, riferen-dosi spesso a contesti del passato e utilizzandoli come basi per discutere; non si tratta dell’adulto che evoca i ricordi con nostalgia, bensì il suo continuo rimandare al “..noi una volta…”, “…una volta non c’era..” ha degli scopi precisi, serve a far riflettere, chiedersi ad esempio perché in passato fosse più immediato vivere e scoprire i valori del singolo e della società o perché fosse più im-portante risaltare nella propria dignità che nell’immagi-ne data all’esterno. Cosa è cambiato nelle persone? Il filo conduttore del discorso di don Mazzi si snoda quindi su questa analisi critica di quanto è avvenuto negli ultimi decenni nella nostra società e denota una conoscenza ap-profondita della realtà di oggi, frutto di un amore forte per la propria missione di educatore. Rispetto ad ogni argomento e ad ogni problema sollevato, don Antonio propone soluzioni e spunti con accorata fermezza.È una fortuna, per le nostre piccole comunità, poter at-tingere dalle esperienze e dalle riflessioni di persone che dedicano la propria vita con impegno alla società e al bene degli individui. Per averci concesso questo incontro un ringraziamento particolare deve essere fatto all’Unità Pastorale Lessinia orientale e all’Animatore dei processi culturali dell’U.P., all’Assessore alla Cultura del Comu-ne di Vestenanova e al Gruppo Giovani. Ma soprattutto grazie a don Antonio Mazzi per averci arricchiti con la sua presenza.

i coinvolgenti salmi rivisitati da turoldo e interpretati coralmente dai crodaioli e dalle falìe

Don antonio mazzi a vestenanova,nell’ambito degli “incontri culturali 2011”

Castelvero

Emma Erbogasto

Appropriata la scelta fatta dal Gruppo Alpini di Ca-stelvero di ospitare nel proprio paese l’annuale Ra-

duno di Zona delle penne nere della Val d’Illasi.Una data importante, il 10 Aprile scorso, giorno in cui si è celebrato l’anniversario della fondazione del Grup-po, vent’anni insieme! Costituito nel 1991, con tren-tatré iscritti e un simpatizzante, è cresciuto nel tempo riscuotendo sempre fiducia, simpatia e consenso da par-te della popolazione, tant’è che all’ultimo tesseramento sono 114 gli iscritti fra soci, amici e amiche degli Alpini. Grande la capacità organizzativa, l’impegno e la gene-rosità dimostrata, c’è sempre la loro firma a feste, sagre, manifestazioni ed eventi paesani, a lavori di ristruttura-zione e mantenimento di beni e opere locali.La mattina della domenica 10 aprile ammassamento nella piazza della chiesa, vicino al Monumento ai Caduti adiacente alla Baita Alpina, dove i cuochi hanno offerto la colazione a tutti i presenti in attesa dell’inizio della sfilata. Dopo l’alzabandiera, il corteo si è snodato lungo il percorso accompagnato dalla “Banda Alpina Città di Caldiero”. Spiccavano numerosi i gagliardetti portati da-gli alfieri rappresentanti i gruppi convenuti, i labari e le

insegne delle varie associazio-ni d’arma e combattentistiche. Arrivo nella piazza centrale del paese dedicata ai Dispersi in Russia, dove un tricolore co-priva il nuovo monumento in attesa dell’inaugurazione. La Santa Messa è stata concele-brata da don Gianluca Bacco e dal Cappellano Sezionale don Rino Massella, che fu parroco a Castelvero dal 1991, anno in cui fu sancita con la sua be-nedizione la nascita del Grup-po Alpini. Negli otto anni di permanenza ne ha condiviso

FeSta alPina a CaStelvero

i tesseramenti, le feste e gli appuntamenti societari; la gratitudine per questa importante presenza non è mai venuta meno.Durante la celebrazione eucaristica sono stati ricordati gli alpini “andati avanti” e fra questi colei che fu madrina del Gruppo, Pace Policante detta “Bice”. Dopo la recita della preghiera dell’alpino, il momento è diventato più solenne con l’alzabandiera e le note del “Silenzio”, cui è seguito lo scoprimento del cippo dedicato “ai Caduti di tutte le guerre”: un masso di nuda roccia estratto da una cava locale con incise tre stelle alpine e sulla cui sommità si erge un’aquila di ferro, due simboli dell’Alpinità. Si è proseguito con la benedizione, onore ai Caduti e deposi-zione di una corona d’alloro. Fra gli applausi di centinaia di persone, il nuovo capogruppo Raffaele Filipozzi ha ringraziato i parroci e le varie autorità convenute: il Pre-

sidente Sezione di Verona Ilario Peraro, i vicepre-sidenti Luciano Bertagnoli e Luigi Bicego, il capo zona Pietro Rama, il sindaco Maurizio Dal Zovo e il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, tut-ti hanno speso parole di elogio al Gruppo Alpini di Castelvero. Ha suscitato commozione la parte-cipazione dei due abitanti più anziani del paese: Luigia Zandonà (classe 1916) e Augusto Cesare Zandonà (classe 1917); inoltre, “dulcis in fundo”, è stata consegnata una targa al merito al capogrup-po uscente Raffaello Zandonà, per l’impegno pro-fuso per sedici anni a guida del Gruppo.La festa è proseguita nell’accogliente Baita Alpina per il consueto rancio sociale. ”

1312L’omaggio al capogruppo uscente e il gagliardetto del Gruppo Alpini. In alto, due momenti della manifestazione

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reStauri a veStenanovaVestenanova

Francesca Tomba

Nella società odierna, caratterizzata sempre più dalla freneticità e dall’incapacità di soffermarsi ad osser-

vare le cose belle, quelle che meritano davvero la nostra attenzione, sembra raro incontrare persone disponibili a spendere un po’ del loro tempo libero per ridare vita ad antichi splendori, senza pretendere nulla in cambio.Gianni Confente e Franco Cipriani, due simpatici pen-sionati, appassionati dell’arte del restauro, con le pro-prie mani creative e pazienti hanno ridato vita, gratu-itamente, a un capitello che il passare del tempo aveva rovinato. Oltre a questo anche un precedente restauro errato, compiuto verniciando completamente il capitel-lo di bianco, aveva ricoperto la naturalezza dell’originale marmo pregiato. Il capitello si trova a Vestenavecchia, nella contrada Pieroni-Tognini, ed è dedicato a Maria Addolorata che tiene fra le sue braccia pietose il Cristo deposto dalla croce.“È stato costruito da mio padre e da mio nonno, nel 1895, come ex voto, dopo una scampata epidemia” spie-ga Sisto Panato, emozionato nel mostrare la foto dei suoi cari. Vive da sempre in questa contrada ed è dedicato a lui questo restauro. “Gliel’avevo promesso - afferma Gianni

un antiCo CaPitello torna a riSPlendere della Sua oriGinaria BelleZZail restauro è opera di due amici pensionati di vestenavecchia, gianni confente e franco cipriani

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Giancarla Gugole

È tempo di rinnovamento a Vestenanova, in questa promettente stagione che si

avvia verso l’estate.Grandi cambiamenti nella chiesa parroc-chiale di San Leonardo: sono pervenuti a completamento i restauri iniziati nello scorso anno dal parroco Don Sergio Mar-cazzani, supportato dal Consiglio pastorale ed economico.Hanno ritrovato nuovo splendore le 14 sta-zioni della Via Crucis, acquistate nel 1905, ma databili ad epoca precedente, forse un secolo prima. Il grande Crocifisso ligneo policromo, po-sto sul primo altare a destra della navata,

collocabile fra il 1500 e il 1700, è stato ripulito e rinnovato nei suoi colori ed ora si offre maestoso alla devozione dei fedeli. L’antica pala di San Rocco e San Sebastiano, del 1635 circa, opera di Giovanni Ceschi-ni (pittore di Verona, allievo di Alessandro Turchi detto “L’Orbetto”) è stata recuperata dopo alcuni restauri dei secoli precedenti che ne ave-vano alterato le forme originali. Si presenta ora con splendidi colori e con nuove immagini nascoste dai trascorsi interventi.La pala di San Leonardo ha riservato alcune sorprese interessanti nel momento del restauro: è venuta alla luce una scritta recante il nome dell’autore, Giovanni Battista Marcola di Verona, e l’anno di esecuzio-ne, il 1746. Gli interventi di restauro sono stati finanziati da singoli parrocchiani o da Enti sensibili e generosi (Bim Adige, Cassa Rurale e Artigiana di Vestenanova).Rinnovamento anche nella piazza Roma, davanti il Municipio di Ve-stenanova: la fontanina posta a fianco dell’imboccatura della salita che porta nelle tre piazze è stata restaurata per iniziativa dell’Amministra-zione comunale e del Gruppo Giovani, con il contributo di Enti e privati. L’epoca di realizzazione della fontanina è da collocarsi fra il 1935 e il 1936, a conclusione della costruzione delle piazze sottostanti la scuola elementare. È un’opera da attribuire a Mansueto Dalla Verde, detto “Canova” per la sua abilità artistica; un artigiano vestenese che ha lasciato molte sue opere nel territorio di Vestenanova e dintorni. In occasione dell’inau-gurazione dell’opera restaurata viene pubblicato un opuscolo con la storia della fontanina.

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Confente - due anni fa Sisto è guarito da una brutta malattia perciò, in ringrazia-mento alla Madon-na, io e il mio amico Franco ci siamo mes-si all’opera per ripor-tare il capitello al suo antico splendore”. E ci sono riusciti: il ca-pitello ha già attirato e meravigliato coloro che, passeggiando la domenica per le va-rie contrade, arrivano proprio in questa via. “Da notare - aggiun-ge Franco Cipriani - la bellezza del marmo e la raffinatezza dei fiori incisi che decorano la volta: oltre ad essi abbiamo lucidato anche la statua che ora risplende di un bianco candore”. Sono riusciti a terminare il lavoro a maggio, nel mese dedicato a Maria, ed è desiderio di entrambi invitare i parroci e riunire la popolazione davanti al capitello per recitare il Rosario e magari celebrare una Messa.Non hanno dubbi i due artisti: l’impresa, seppur impe-gnativa, li ha arricchiti interiormente di una soddisfazio-ne che li ripaga più del denaro stesso. Assieme stanno già pensando di cimentarsi in quale altra opera. Noi del 5 Comuni non li perdiamo d’occhio!

A lato: i tre protagonisti davanti al capitello appena restaurato. A partire da sinistra: Gianni Confente, Sisto Panato e Franco Cipriani. Foto sotto: gli “avi” di Sisto Panato, a sinistra il padre, nel centro il nonno.

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San Giovanni Ilarione

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Buon Giorno, italia! anno 1961, CenteSimo dell’unità d’italia

Dario Bruni

L’unità d’Italia è sce-sa letteralmente in

piazza nella “due giorni” che San Giovanni Ila-rione ha dedicato ai 150 anni di vita della nazio-ne. Coreografia davvero d’altri tempi quella che ha accompagnato il cor-teo di autorità e alunni del paese dal piazzale della scuola media alla

piazza della chiesa, dove sono intervenuti vari relatori, in rappresentanza del mondo civile, religioso e della scuola. Un appuntamento che ha avuto il momento più emo-zionante quando gli oltre 400 ragazzi delle scuole medie ed elementari si sono disposti all’interno dei confini di un’Italia che occupava tutta la piazza e in cui il tricolore era composto dagli stessi alunni che indossavano festosi il verde, il bianco e il rosso.Un momento che qualcuno, fra i meno giovani, ha rivis-suto emotivamente ricordando la manifestazione vissuta 50 anni fa nella stessa piazza: fra questi c’era anche l’an-ziano maestro Torsani, ideatore di quella “Italia in piazza” del 1961 e giunto dal milanese apposta per l’occasione, per ricordare con intense parole la celebrazione del 100° anniversario dell’Unità d’Italia.Tutta la manifestazione era collocata all’interno di un altro evento, non meno importante per il paese, la 35^ Festa della Pace, organizzata dall’Associazione Nazionale del Fante, che festeggiava i 25 anni di fondazione della locale sezione con il raduno interregionale dei Fanti. Altre iniziative infatti hanno vivacizzato il resto della giornata, fra cui l’apertura dell’apprezzatissima mostra fotografica. Un momento altrettanto partecipato si è avuto in sera-ta, presso il teatro parrocchiale, dove ancora gli alunni si sono resi protagonisti di una serie di letture e di canti in tema con il 150° anniversario, coadiuvati dalle poderose note della Banda G.Verdi e del coro locale “El Biron”.La pace è tornata protagonista il giorno dopo, nella do-menica delle Palme, in cui la tradizione religiosa dell’uli-vo benedetto ben si sposava con la Festa della Pace, or-ganizzata dai Fanti, in un tripudio di bandiere e gagliar-detti, ma anche di silenzio e di riflessione nel ricordare i tanti giovani caduti durante le guerre perché questa Italia potesse diventare un luogo di civile convivenza e di cre-scita comune. Un messaggio che, al di là della splendida giornata vissuta, proprio i tanti giovani presenti dovran-no saper tradurre in fatti e azioni concrete, nel futuro che li aspetta.

La Redazione

Con un intelligente lavoro di recupero è stata ripre-sentata, nel corso della recente Festa della Pace or-

ganizzata il 16-17 aprile scorso dalla locale sezione Fanti, una mostra fotografica che raccoglieva le istantanee scat-tate cinquant’anni fa in occasione della Festa del cente-nario dell’Unità d’Italia. Sul palco le autorità si chiamavano Rumor, Piccoli, Bi-saglia, tutto attorno una marea di gente, gli scolari con i loro insegnanti, un gruppetto composto di ragazzi tra-vestiti da Cavour, Garibaldi, Mazzini, Re Vittorio Ema-nuele… Immagini naturalmente di un paese ancora in bianco e nero, con visi noti e meno noti degli abitanti di quel tempo, in cui molti hanno riconosciuto sé stessi o i propri amici, i propri genitori, i maestri, le autorità civili e religiose. Insomma, una ventata di ricordi e di nostalgia che per molti è diventato motivo di riscoperta, se non di racconto e di spiegazione ai giovani e ai ragazzi di oggi. Con quel pizzico di giustificato orgoglio di chi poteva dire “Io c’ero!”

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L’IDRAULICO

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La Redazione di San Giovanni Ilarione

Le tre parrocchie di San Giovanni Ilarione hanno ri-sposto “presente” all’invito di papa Benedetto XVI,

in visita alle chiese nate dalla predicazione di san Marco e facenti capo all’antico Patriarcato di Aquileia, che ri-univa i fedeli di 53 diocesi sparse non solo tra Veneto, Trentino Alto Adige-Südtirol e Friuli Venezia Giulia, ma anche in Austria, Baviera, Slovenia e Croazia.Una mattinata intensa, iniziata con la partenza in tre pullman pieni zeppi alle prime luci dell’alba di domenica 8 maggio: due pullman delle parrocchie di Santa Cate-rina e Cattignano, fra cui uno riservato ai giovani, e uno della parrocchia di Castello. Il momento culminante si è avuto nell’ampio parco di San Giuliano, nei pressi di Mestre, dove decine di migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia e da hanno assistito alla S. Messa celebrata da Benedetto XVI e quindi all’Angelus.Per i pellegrini è stata un’esperienza di fede e di forte

partecipazione, scandita dalla coralità dei gesti e delle preghiere durante la liturgia, ma anche dai frequenti ap-plausi nel momento successivo dell’incontro con il papa, venuto - secondo le parole del Cardinale Scola, Patriarca di Venezia - “per confermare la loro fede, in quel Nordest che è cerniera di culture e di popoli, frontiera di relazioni, crogiolo economico e sociale, terra con un ricco passato che vuole aprirsi al futuro”.Abbiamo chiesto a due giovani partecipanti di esprimere liberamente le loro sensazioni, che riportiamo.

qui CaStello

Lorenzo Gecchele

Che giornata! Una esperienza veramente unica, soprat-tutto per i giovani di Castello che non avevano mai assi-stito ad una visita pastorale papale. Devo dire personal-mente che, al di là dell’aspetto religioso, della presenza del papa o della sensibilità che la parrocchia ha dimostra-to nell’organizzare questa visita, ciò che ci ha spinto ad essere presenti a questo evento è stata la pura curiosità. Da alcuni dei tanti gruppi di boy-scout che gestivano la prima accoglienza e il servizio di assistenza abbiamo saputo che il numero di coloro che erano presenti alla manifestazione si aggirava intorno alle 300000 persone e posso dire che la quantità di gente che avevamo attorno ti toglieva il fiato.

una domeniCa Con Benedetto Xvi

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tre i pullman partiti da san giovanni ilarione per presenziare alla santa messa del papa a mestre lo scorso 8 maggio

San Giovanni ilarione

un paese vestito di tricolore ha celebrato i 150 anni dell’unità d’italia. protagonisti gli alunni delle scuole e l’associazione nazionale fanti

una mostra fotografica ha rivisitato i festeggiamenti che san giovanni ilarione riservò al primo secolo dello stato italiano

Il gruppo della Parrocchia di Castello (Foto F. Lovato)

anche noi in aiuto della popolazione di monteforte colpita dall’alluvione

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1918

La forte spiritualità del papa, l’organizzazione puntuale e cortese, i canti, la presenza di tanti giovani e la sponta-nea devozione di molti gruppi che cantavano, ballavano prima e dopo l’incontro con il papa, ci hanno lasciato davvero un bel segno, di fede e di speranza. In quei mo-menti condivisi con tante persone che arrivavano da tut-ta Italia, abbiamo capito che anche una parrocchia come quella di Castello, con le sue 1000 anime, non è una realtà sola e fuori moda, ma è una delle tante “candele” che formano un’unica grande luce, che è la Chiesa di Dio nel mondo.

qui San Giovanni ilarione - villa

Mariangela Grolli

Siamo partiti alle 5.30, con molto sonno ma tanto entu-siasmo. È stato una giornata che non dimenticheremo, tanto che siamo rimasti nel piazza del grande parco San Giuliano per molto tempo dopo che la messa con il papa

era terminata, finché siamo rimasti completamente da soli. Una domenica diversa dalla altre, piena di emozioni che ci ha fatto vedere il Papa da vicino. Complimenti a tutta l’organizzazione, ai molti volontari presenti, alla Croce Rossa e alla protezione civile che hanno vigilato e controllato la sicurezza di quell’infinito gruppo di pelle-grini uniti dalla preghiera.Molti gli schermi presenti che ti permettevano di vedere la Santa Messa da vicino, soprattutto a noi che eravamo abbastanza lontani. La sensazione più bella è che non ci sentivamo soli o dei giovani “strani”, come pesci fuor d’acqua, anzi sebbene è stata dura alzarci e partire, l’emo-zione vissuta è stata così forte che è valsa la pena “festeg-giare” assieme al Santo Padre un evento simile.A nome di tutti gli animatori, ringrazio i genitori che sono venuti ad accompagnare i ragazzi, spero che non sia stata una giornata inutile, ma che sia stato un momento di preghiera e di riflessione sia per i meno giovani che per quei ragazzi per i quali si sta aprendo il cammino nel lavoro e nella vita quotidiana da adulti.

San Giovanni ilarione

Gli alunni della scuola primaria di San Giovanni Ilarione

Eravamo tutti lì incantati, con gli occhi fissi e il fia-to sospeso, ad attendere che dalle mani magiche

di un insolito artista, prendessero forma immagini di nuvole, creature marine, aironi dalle ali spiegate.Questo accadeva lunedì 9 maggio, presso il teatro par-rocchiale, quando noi bambini della scuola primaria ci siamo ritrovati all’appuntamento con Gek Tessaro, autore e illustratore di libri per bambini.Lo spettacolo al quale abbiamo assistito consisteva nella narrazione di alcune storie originali, animate con l’utilizzo della lavagna luminosa. L’artista, nella grande suggestione data dal buio e dalla musica, re-alizzava al momento con tecniche diverse (acrilico, acquerello, sabbia, inchiostri) scenografie bizzarre, di-vertenti e poetiche. Egli con grande abilità riusciva a disegnare a rovescio con entrambe le mani, i luoghi e i personaggi dei suoi racconti, suscitando meraviglia e stupore. Per noi era come sfogliare con gli occhi un gigantesco libro che si animava e si colorava come per incanto. È stato uno spettacolo veramente… spetta-colare, che ci ha fatto conoscere un modo nuovo di narrare le storie.

uno SPettaColo… SPettaColare!L’illustratore gek tessaro affascina e incanta creando dal vivo le sue poetiche storie

San Giovanni ilarione

I gruppi delle Parrocchie di Santa Caterina in Villa e Cattignano(Foto Corradini Igino)

CHi è GeK teSSaroNato a Verona nel 1957, Gek Tessaro è maestro d’arte, autore e illustratore di libri per bambini. Dotato di grandi capacità comunicative, da anni propone e conduce attività di laboratorio di edu-cazione all’immagine, letture animate e incontri con l’autore per bambini, insegnanti ed educato-ri in scuole, biblioteche, musei e manifestazioni culturali in tutta Italia.Animato da uno spirito provocatorio e da una sottile vena ironica, il suo lavoro è sostenuto da una grande passione per il segno grafico.Dal suo interesse per “il disegnare parlato, il di-segno che racconta” nasce “il teatro disegnato”. Sfruttando le impensabili doti della lavagna lu-minosa, con una tecnica originalissima, dà vita a narrazioni tratte dai suoi testi. La sua capacità di osservazione e di sintesi si riversa in performance teatrali coinvolgenti ed efficaci: l’illustratore di-venta così pittore di scena e novello cantastorie.Tra i suoi libri, “Il salto. Di città in città” (ed. Artebambini) e il “Il circo delle nuvole” (ed. Fa-nucci) sono stati selezionati tra i 12 migliori titoli italiani rispettivamente del 2005 e del 2008 dalla Biblioteca Internazionale di Monaco.Il 16 maggio scorso di quest’anno è stato premia-to presso il Salone del Libro di Torino nella seconda edizione del premio Nati per Leg-gere per la sua opera “Il fatto è” (Ediz. Lapis, 2010), giudicato il mi-glior libro per bambini 6-36 mesi.

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Montecchia di Crosarala Santa deGli ultimi della terra

il doPo di ...“madre tereSa, il muSiCal”

Luigino Righetto

L’entusiasmo e i molteplici complimenti che hanno seguito il debutto di questa rappresentazione sono la prova eviden-

te che siamo riusciti a mettere in scena uno spettacolo non solo gradito e apprezzato, ma che ha saputo toccare la sensibilità di tanti che ancora adesso, a distanza di settimane, mi fermano e mi descrivono il loro coinvolgimento.Ciò che attira di più la mia attenzione è il fatto che tutti non si soffermano sui particolari, su attori principali, su comparse, sulle scene o sui costumi. Di conseguenza anche i particolari e i numeri di questo musical passano in secondo ordine. Potrei darvi alcuni numeri, come, ad esempio, le 40 persone che com-pongono il gruppo che in quasi 30 anni ha cambiato fisionomie e nome; potrei dirvi degli 80 metri di stoffa per costumi e sce-nografie; potrei dirvi dei 30 attori; oppure parlare dei 13 mesi di prove... Ma facendo questo, tralascerei la sostanza e l’aspetto primario di questo musical. È più semplice e significativo porre l’attenzione sul dopo musical e tutto quello che esso ha saputo creare. Quando inizi a creare uno spettacolo, infatti, non ti curi di quello che sarà il dopo.Tutte le energie sono tese al raggiungimento dell’obiettivo. Quando hai stabilito la data del debutto, l’unica preoccupa-zione è quella di riuscire a fare tutto e in tempo utile. Tutto è in funzione di quella serata e di quell’attimo in cui si aprirà il sipario; di quelle prime note che romperanno il nodo che sem-bra attanagliarti la gola. E anche in quel momento non esiste il dopo, né riesci a pensare al prima o a cosa si è fatto per essere lì. Solo con l’applauso finale ti rendi conto che non hai creato uno spettacolo, ma che, piccolo ingranaggio del meccanismo, hai avuto la fortuna di far parte di un’esperienza, di un cammi-no. Solo allora ti rendi conto del percorso fatto e il calore del pubblico adombra ogni fatica. È il momento in cui ci si guarda dritti negli occhi e nasce lenta la consapevolezza di quello che hai fatto. Le parole non servono più e la gioia nel volto dei tuoi compagni di palcoscenico, una gioia che non puoi descrivere se non la provi, ti dà il motivo di iniziare un altro percorso, un altro cammino. E per uno strano mistero, la stanchezza diventa entusiasmo. E non ti curi più di tutte quelle sere che hai dedi-cato alle prove; anzi, ti dimentichi di tutte le fatiche, di tutti quei momenti passati a studiare i testi per cercare di impostare

le scene, le coreografie, le luci. Adesso ti senti parte di un gruppo di persone e solo ora scopri che con loro non hai solo cantato e danzato, ma hai fatto un cammino, con un unico intento, un’unica meta. E scopri che insieme si possono raggiungere traguardi esaltanti. Ti accorgi che solo insieme puoi fare qualcosa che resterà nel tuo cuore e in quello di chi ha visto l’esibizione. E questa condi-visione fa nascere l’esigenza di continuare l’esperienza, con nuove esibizioni, nuovi teatri e con un nuovo pub-blico a cui affidare nuovamente il messaggio, che non può essere il messaggio o l’esibizione del singolo attore e del particolare tecnico. Ed è in questa dimensione che il gruppo ha già iniziato a reincontrarsi per le prove ed ha già dato vita ad un’altra esibizione al teatro parrocchiale di Longare (VI), lo scorso 14 maggio. Poi dopo la pau-sa estiva ripartiremo, credo a fine settembre, dal teatro di Caldiero, per continuare poi con altri appuntamenti. Contemporaneamente partiremo con la progettazione di un altro musical.Per cui chi lo desidera può aggregarsi al gruppo Pietre Vive che fa riferimento nella sede della coop. Monscleda di via San Giovanni 20, a Montecchia di Crosara.

un riuscitissimo musical del gruppo “pietre vive” ha messo in scena vita e pensieri di una piccola-grande suora dei nostri tempi

gioie, fatiche e speranze di un lavoro cresciuto con l’apporto di tutti

montecchia di Crosara

Anna Corradini

All’interno dei molteplici significati che possiamo ritrova-re in MontecChiAma, c’è anche quello di “Montecchia-

Chiama-Veranopolis”: la terza edizione di questo evento è stata caratterizzata infatti da una simpatica e vivace videocon-ferenza tra Italia e Brasile tenutasi durante la serata di martedì 17 maggio presso il Ristorante ‘La Terrazza’ di Montecchia di Crosara. L’incontro, promosso dal Comune di Montecchia di Crosara - settore Turismo - in collaborazione con il Con-sorzio tutela Vini Soave, ha voluto stabilire un ponte e un momento di scambio intorno al tema del vino e della comu-ne origine veneta tra località situate a migliaia di chilometri di distanza. Stefano Posenato, delegato al turismo per il Co-mune di Montecchia, ha introdotto e coordinato la serata, sottolineando l’importanza del creare e mantenere un legame di amicizia tra paesi che pur così lontani condividono storia e tradizioni legati ai valori della terra e della cultura contadina. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono espressi poi il sindaco Edoardo Pallaro e il presidente del Consorzio Tutela Vini So-ave Arturo Stocchetti. In alternanza alla delegazione italiana sono intervenuti oltreoceano alcuni discendenti di emigrati veneti in Brasile come Valdemar Carli, sindaco di Verano-polis, insieme ad alcune autorità cittadine presenti, e Julio Posenato, esperto di cultura italiana in Brasile. Un saluto alla delegazione brasiliana è giunto infine anche da parte di Lui-gi Confente, referente locale per l’associazione “Veronesi nel Mondo”. La serata è stata allietata da parte italiana con canti di repertorio popolare del “Coro Tre Monti” e la lettura di alcune poesie di Silvana Trestini dedicate all’emigrato, men-tre dall’altra parte dell’Atlantico ha risposto il gruppo folk “I 5 Ciceroni”, alternando canti di origine italiana a espressioni popolari dello stato di Rio Grande do Sul.

un Ponte SoPra l’oCeano: monteCCHiama - veranoPoliSuniti dalle immagini, veneti e brasiliani hanno dialogato in videoconferenza condividendo valori e tradizioni comuni

In questa e nella pagina precedente, alcuni toccanti momenti del musical

Veneti d’Italia e del Brasile uniti in videoconferenza nella IIIa Edizione di MontecChiama

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nati Per leGGere: l’amore Per i liBri naSCe in FamiGlia

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Montecchia di Crosara

un convegno a montecchia il 12 marzo scorso ha messo a fuoco strategie e motivazioni per promuovere la lettura fin dalla più tenera età

Fabiola Lucenzi

“C’era una volta…”. Così cominciano le storie, così la magia ha inizio. Ognu-

no di noi può forse avere il ricordo preciso di un momento in cui, in braccio alla propria mamma o alla zia, al nonno, è rimasto incanta-to ad ascoltare una storia. E se anche uno non ricordasse un momento così, forse avrà avuto

la possibilità di godere di questa esperienza con un bambino in braccio. Il suono delle parole, il contatto dei corpi, il tepore, la tranquil-lità del momento prima di andare a letto, fanno sì che ogni vol-ta la magia si ripeta: il bambino diventa, a seconda della storia, un cavaliere, un pilota di aerei, un pulcino, una ballerina…E il profumo della mamma che lo tiene in braccio, l’odore dell’acqua di rose della nonna, del dopobarba di papà, l’emozio-ne di una storia paurosa o l’allegria di una filastrocca diverranno per lui un ricordo che non lo abbandonerà più.Tutto questo dovrebbe rappresentare per un genitore una moti-vazione formidabile alla lettura ai suoi bambini fin da piccoli. Da oggi sappiamo addirittura, attraverso studi scientifici e stati-stici, che prima si inizia a leggere e meglio è. Non solo: chi co-mincia presto ad ascoltare le storie dimostrerà lungo la carriera scolastica maggiore capacità di attenzione, creatività, ricchezza di linguaggio e di vocaboli. E nella vita - sono dati statistici - avrà qualche “cartuccia” in più da poter giocare. Di tutto questo si è dibattuto il 12 marzo scorso nel Convegno “Nati per Leggere” a Montecchia di Crosara, con la collaborazione dei Comuni di Monteforte, Arcole, Montecchia, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, Roncà e il contributo del Credito Cooperativo Vicen-tino di Montecchia. Dopo alcuni componenti del Progetto Na-zionale Nati per Leggere, promosso dall’Associazione Culturale Pediatri, dall’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino, sono intervenuti rappresentanti dell’ULSS 20, il dott. Paolo Brutti pediatra in Monteforte, Vittoria Scrinzi Bibliotecaria a Montecchia e Gabriella Martinelli dei Consul-tori familiari. Dopo la lettura curata dall’Associazione La foglia e il vento di Soave, ha preso la parola anche Mary Campbell, dell’associazione La città dei bambini di Monteforte d’Alpone, che con l’iniziativa chiamata C’era una volta propone la dome-nica mattina le letture animate per i bambini. I bambini stessi hanno aperto il Convegno - tre alunni della scuola primaria di Soave - con la lettura di alcuni pensieri sul li-bro e l’avventura magica delle storie e del viaggio con la fantasia.

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Associazione AMEntelibera

Con ‘sguardi aperti in valle’ l’Associazione AMEntelibe-ra, in collaborazione con il Comune di Montecchia di

Crosara - settore Turismo - e la Biblioteca civica, venerdì 20 maggio ha acceso i riflettori sulla chiesa di San Salvatore, una delle più importanti opere architettoniche presenti in vallata. Una serata di conoscenza e approfondimento che ha condot-to i nostri occhi e il nostro sguardo, grazie all’aiuto di alcuni esperti, dapprima sul paesaggio che la chiesa domina dall’al-tura di piazza Castello, e poi ha focalizzato l’attenzione sulla struttura, l’origine, i caratteri storici e i contenuti di valore artistico presenti all’interno. Una lettura che, partendo dal “generale” del contesto ambientale e paesaggistico, è giun-ta al “particolare” degli affreschi e del linguaggio artistico in essa sviluppatosi, in un dialogo e crocevia continuo tra storie e culture diverse. Ad accompagnare questo percorso di co-noscenza ci hanno pensato Tecla Soave, dottore di ricerca in Scienze ambientali, vicepresidente dell’Associazione AMEn-telibera; Luigi Scrinzi, docente di restauro conservativo in ambito monumentale; Monica Panarotto, docente e autrice di una ricerca storico-artistica sugli affreschi di San Salvatore; Luciano Zamperini, docente di storia e filosofia.L’iniziativa si inserisce all’interno di una serie di manifesta-zioni ed eventi promossi in vallata da AMEntelibera con l’obiettivo di valorizzare e far conoscere il paesaggio e le tipi-cità locali attraverso i cinque sensi ai residenti in primo luogo e ai viaggiatori che qui sono di passaggio.Tra le esperienze di carattere culturale e sociale già in cantie-re, l’Associazione propone inoltre la visita a Forte Belvedere e Luserna tra “I paesaggi della Grande Guerra” il 2 giugno, un’escursione all’osservatorio astronomico del Monte Baldo l’11 giugno, una serata di riflessione sul tema della pace in preparazione alla Marcia Perugia-Assisi il 16 giugno a San Bonifacio.

Per informazioni: tel. 045 7600128 / 345 1780368 - e-mail: [email protected] - web: www.viaggiamente-libera.it - blog: http://viaggiamentelibera.blogspot.com

SGuardi aPerti in valle.la CHieSa di San Salvatore: CroCevia di Storie e Culture

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appuntamento con la storia e con l’arte venerdì 20 maggio a castello di montecchia di crosara

montecchia di Crosara

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Nella saletta antistante il teatro, Serena Brandiele, insegnante della materna di Monteforte nonché parte del Coordinamento locale, si è occupata di animare i bambini con letture durante tutta la durata del convegno. Ha inoltre organizzato insieme a Vittoria Scrinzi un’attività di motivazione e incentivazione pres-so le varie scuole materne del territorio, incontrando insegnanti e genitori in un lavoro capillare e infaticabile. La partecipazione al Convegno è stata discreta, con la presenza di genitori, ope-ratori della scuola, dello SpazioMamme e lettori volontari, ma la strada è lunga per arrivare a diffondere il più possibile questo messaggio. Le prossime tappe del percorso prevedono di coin-volgere e sensibilizzare maggiormente le Amministrazioni Co-munali del territorio, non sempre aperte e sensibili alla Cultura e a questi temi, nonché le Biblioteche, per sostenere l’acquisto di libri-dono da consegnare ai nuovi nati e soprattutto alle loro famiglie. E ancora, il coinvolgimento di lettori volontari da ar-ruolare anche tra gli studenti del Liceo Psico-pedagogico e da “impiegare” nelle biblioteche e negli studi pediatrici.La Biblioteca diventa con questo progetto il centro nevralgi-co fondamentale, con la consulenza da parte del Bibliotecario competente del libro più adatto per le varie età del bambino, per poter orientare il genitore all’interno di una bibliografia che si fa sempre più ampia.

Per inFOrMaZiOniInfo Progetto Nati per Leggere Locale: Sig.ra Vittoria Scrinzi, Biblioteca di Montecchia di Crosara, piazza Umberto I°, tel. 045/6544101.

montecchia di crosara ha ospitato sabato 7 maggio l’inizio del torneo “sambo giocare 2011” per bambini nati nel 2003 e 2004

Riccardo Contro

Montecchia ha ospitato sabato 7 maggio l’apertura del torneo “Sambo Giocare 2011” riservato ai

bambini di 6 e 7 anni. Il torneo è proseguito il sabato successivo a Roncà e il 28 maggio a San Giovanni Ila-rione. Grande la partecipazione del pubblico, in gran-de maggioranza genitori, nonni, parenti e amici dei giovani campioni. Grande il numero di partecipanti, ben 34 le squadre iscritte, con una presenza di circa 400 giocatori. I genitori vogliono rivolgere un grazie di cuore per l’impeccabile organizzazione delle gior-nate ai dirigenti sportivi di Montecchia, Roncà e San Giovanni Ilarione.

SamBo GioCare 2011

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Le insegnanti Romina Alighieri, Rosalia Avogaro e Anna Cavazza

Una splendida giornata alla scoperta delle ricchezze storiche del territorio: è quella che hanno vissuto

lo scorso 2 maggio le classi terza A e B di Montecchia di Crosara a Roncà, visitando il museo paleontologico che raccoglie reperti fossili dell’ambiente di 40 milioni di anni fa e alcuni elementi di natura animale e vegetale dei nostri giorni.Siamo stati accompagnati nella visita e nella magnifica escursione da tre guide molto preparate e disponibili a far vivere ai bambini esperienze nuove e significative: Antonio, Luca e Giancarlo.La passeggiata nel Parco dei Fossili è stata lunga e im-pegnativa, arricchita però da molte informazioni non solo sui fossili ma anche naturalistiche: nomi delle pian-te, osservazione delle foglie e dei fiori, ascolto e ricono-scimento del canto degli uccelli. Interessanti nella loro immediatezza le spiegazioni riguardanti gli insediamenti umani: pozzi, mulini, corti e capitelli votivi e il ricono-scimento dei materiali utilizzati per la loro realizzazione.Un’attenzione particolare è stata posta ai corsi d’acqua, alle cascate e all’opera di modifica dell’ambiente da essi operata.Abbiamo apprezzato la cura e l’attrezzatura a disposizio-ne di chi intraprende il percorso che comprende anche aree pic-nic provviste di tavoli e panche.

Alla fine della giornata eravamo stanchi ma soddisfatti e arricchiti dalle numerose conoscenze acquisite e orgo-gliosamente consapevoli di abitare in un territorio che conserva tanti tesori.

un autore “SPeCiale”

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Montecchia di Crosara

anche montecchia ha incontrato la magica arte di gek tessaro

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Alunni e insegnanti della Scuola Primaria di Montecchia

L’incontro con l’autore Gek Tessaro, organizzato in colla-borazione con la Biblioteca di Montecchia, si è rivelato

uno spettacolo magico.Con sapiente maestria, utilizzando solo le mani, una bacinel-la d’acqua, sabbia, inchiostro colorato e piccole sagome ha saputo catturare l’attenzione dei bambini, anche dei più pic-coli. Sono rimasti tutti affascinati e increduli vedendo pren-dere forma dalle mani dell’artista personaggi, alberi, strade, animali. Pochissime parole e tanta musica hanno caratteriz-zato lo spettacolo decisamente originale, attraverso il quale l’autore trasmetteva dei messaggi precisi e attuali che ogni spettatore era in grado di cogliere a seconda della propria maturità e sensibilità.Al termine dello spettacolo gli alunni hanno posto alcune domande alle quali Gek ha risposto in modo garbato e spiri-toso soddisfacendo anche le semplici curiosità dei bambini.Che altro dire? Lasciamo parlare i ragazzi…• Abbiamo conosciuto uno scrittore diverso da quelli già incon-trati. Subito ci ha detto: - Ascoltate con gli occhi e guardate con le orecchie. Sembravano strane parole, ma poi abbiamo capito: lui voleva parlare poco, ma comunicare con noi attraverso le immagini e la musica.• Oggi abbiamo incontrato un autore, ma non era come tutti gli altri perché sapeva disegnare con la sabbia usando solo le dita. Sapeva fare tante altre cose che non tutti sanno fare.• Sembrava serio, però poi ci ha anche fatto ridere.

Gli serviva silenzio perché doveva concentrarsi.• Se c’è silenzio si osserva con più attenzione e poi si sente bene la musica.• I suoi disegni erano speciali; li faceva lì sul momento e noi li vedevamo nascere e via via completarsi sulla lavagna luminosa. E poi, in un attimo, finita la storia, tutto spariva.• Non sempre si capisce con le parole; a volte si capisce di più con i disegni.• Era abilissimo ad usare le mani; tutte e due contemporanea-mente.• Non è facile! Avrà fatto tanto esercizio, anche perché non ha mai sbagliato.• Ha usato sabbia, acqua, inchiostri colorati e sagome di car-toncino.• Usava, secondo me, delle vaschette rettangolari, trasparenti e quando metteva l’acqua le piegava così la faceva andare dove voleva e creava dei bei movimenti.• Non ho mai guardato le sue dita.• Io sì, erano velocissime.• Bisogna essere bravi per fare una cosa simile.• Oltre all’allenamento serve tanta fantasia e inventiva.E poi ci vogliono le idee per raccontare tante storie.• Lui di storie ne ha raccontate tante: alcune le abbiamo “ascol-tate con gli occhi” altre con le orecchie.• Qualche racconto ci ha fatto anche ridere, ma infine ogni sto-ria voleva spiegarci qualcosa o farci riflettere su fatti che accado-no nel mondo o anche a noi.• Ha raccontato come è nato il nostro pianeta e perché è stato chiamato TERRA. Ci ha spiegato che se fosse stato abitato da pesci si sarebbe chiamato ACQUA e se fossero invece stati tarli l’avrebbero chiamato COMÒ e così via.• Ci ha parlato della guerra e ci ha detto che “ la guerra comin-cia da piccoli, con le parolacce e i dispetti, poi si passa alle botte e infine da grandi si arriva a fare la guerra”.Per spiegarci, in modo divertente, che la guerra non si deve fare ci ha raccontato la storia del soldato con il cavallo.• Ce la ricordiamo perché ci ha fatto ridere.• Infine ha disegnato una città e faceva muovere su un filo un equilibrista che teneva in mano un ombrello.Cosa avrà voluto dire?

teSori attorno a noi

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val d’alPone avvenimentiMONTECCHIA DI CROSARA 10-13 giugno 2011Festa e Mostra delle ciliegie CASTELLO 24-26 giugnoSagra di San Giovanni Battista e Mostradelle ciliegie BOLCA prima domenica di luglio Festa della Paleontologia e della MontagnaBRENTON 9-11 luglio 2011Sopressa e Durello in festa con pan biscotto CATTIGNANO 9-10 luglioSagra di San BenedettoRONCÁ 15-18 luglio 2011Sagra del CarmineTERROSSA 22-25 Luglio 2011 Sagra di Santa Maria Maddalena - Antico Palio dei MussiVESTENANOVA prima settimana di agostoFesta del Turista

CASTELLO DI SAN GIOVANNI ILARIONESAGRA DI SAN GIOVANNI BATTISTA33a MOSTRA PROVINCIALE DELLE CILIEGIEVenerdì 24 Giugno - Serata con Yano la musica Afro sotto le stelle • Sabato 25 Giugno Grande serata musicale discoteca con gruppi Domenica 26 Giugno • Ore 10.00 Santa Messa per il patrono della Parrocchia • Ore 12.00-14.00 Consegna dei pla-teaux per la Mostra delle Ciliegie • Ore 18.00 Banda Giuseppe Verdi di Montecchia di Crosara e San Giovanni Ilarione • Ore 19.30 Premiazione della Mostra delle Ciliegie Ore 21.00 Serata orchestra liscio-latino americano e animazione con “Gli Zeta” • Ore 23.00 Spettacolare manifestazione pirotecnica!CATTIGNANO36° sagra a Cattignano 9\10 luglioSabato 9 - Ore 19:00 Apertura chioschi • Ore 21:00 Disco music - Domenica 10 - Ore 10:00 Arrivo elicottero e possibilità di giri turistici • Ore 10:30 Santa Messa cantata dalla corale di San Giovanni Ilarione • Ore 11:30 1° Lancio paracadutisti sez. Val D’Alpone • Ore 12:00 Possibilità di pranzare tutti in compagnia • Ore 15:00 Gara su pista dei bolidi radio comandati • Ore 18:00 2° Lancio paracadutisti sez. Val D’Alpone • Ore 20:00 Serata danzante con l’orchestra Cori Sax • Ore 23:00 Grandioso spet-tacolo pirotecnico.Per tutta la manifestazione funzioneranno stand enogastrono-mici, gonfiabili, pesca di beneficenza

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terra di vulCanie vini PreGiati

dall’eremo di arZiGnano al mondo

Roncà

il felice incontro fra il terreno vulcanico e il vino che viene prodotto in vallata dà origine ad una riuscita manifestazione, all’interno della 42a festa del vino Doc Durello soave recioto. ristampato un antico volume del fortis

il profilo dell’autore, l’abate alberto fortis

Mario Gecchele

Il volume di Alberto For-tis, Della Valle vulcanico-

marina di Roncà nel territo-rio veronese, edito a Venezia nel 1778, segue gli altri tre (Giovanni Strange, De’ mon-ti colonnari e d’altri fenomeni vulcanici dello Stato Veneto, del 1778; Luca Ciancio La fucina di Vulcano, 2010; An-tonio De Gregorio Fauna di San Giovanni Ilarione, Pari-siano, 1880) che il Consor-zio di Tutela Vini Soave e la Pro Loco di San Giovanni Ilarione stanno facendo conoscere al pubblico.L’intento è quello della valorizzazione del territorio dell’est veronese, di origine vulcanica, su cui crescono ottimi viti-gni, dimostrando anche attraverso la riproduzione di volu-mi rari e poco conosciuti al di fuori degli specialisti, come il nostro territorio, da molto tempo sia stato percorso e apprezzato da studiosi, anche stranieri, e studiato per le sue peculiarità geologiche, frutto di attività vulcaniche, con siti naturalistici particolari (basalti vulcanici) e segni della vita marina di un tempo (fossili).Il volume si interessa in particolare della descrizione che l’abate e naturalista Alberto Fortis (1741-1803), “cavaliere errante” come lui stesso si definisce, svolge sulla nota valle di Roncà ricca di reperti fossili e ulteriormente conosciuta anche attraverso il museo aperto di recente nel centro del paese. L’opera, come scrive il professor Luca Ciancio, costi-tuisce il punto di arrivo nella seconda metà del Settecento “di almeno quindici anni di ricerche e riflessioni geologi-che in rapporto costante con le idee più avanzate presenti nel dibattito scientifico internazionale”.Il padovano Giovanni Battista Fortis, noto come abate Al-berto per i suoi trascorsi con gli agostiniani, già durante il percorso di studi umanistici e teologici presso vari conventi agostiniani si era dedicato alla sua vera passione conoscen-do e frequentando noti naturalisti come l’inglese Giovanni Strange e il veronese Giovanni Arduino.Nel 1767 si stabilì a Venezia, ma da vero naturalista che va “col martello alla mano rompendo scheggie dai massi di granito”, intraprese numerosi viaggi in diverse località, fra cui la Dalmazia sempre spinto dall’idea di contribuire con i suoi studi ed i suoi esperimenti ad essere utile al genere umano, secondo anche i dettami della cultura illuminista del tempo. I suoi interessi erano vasti e spaziavano dall’am-bito delle scienze naturali all’archeologia, all’epigrafia, alla numismatica e alla letteratura, cosa non rara fra gli studiosi del ‘700. La delusione per la sua bocciatura alla cattedra di storia na-turale presso l’Università di Padova, lo spinsero ad accasarsi

ad Arzignano, “bella contra-da”, acquistando una parte di un vecchio monastero a San Pietro al Costo. Da Ar-zignano, dove terrà l’abita-zione dal 1778 al 1798, dal suo “romitorio” o “eremo”, si allontanò molte volte per lunghi viaggi di ricerca e per incarichi di lavoro nel Sud dell’Italia, a Parigi ed in altri centri. Nei circa sette anni di effettiva dimora nella cit-

tadina della val di Chiampo, ebbe modo di percorrere e studiare direttamente sul luogo il territorio lessinico delle adiacenti valli dell’Alpone, del Chiampo e dell’Agno. “Pro-prio questo eremo - scrive ad un amico - dove da qualche anno, da vero vulcanista, mi sono stabilito vi presenterà ai piedi del colle che lo regge, bellissimi banchi di lava basaltico, in strati diversi”. E all’eremo ritornava, dopo lunghi soggiorni in altri paesi o escursioni, dove trovava “buon’aria”, “buon’acqua”, “buon vino”, “buone vitella”, “buona frutta” ed anche “buon cuore, qualche buon libro, e de’ buoni polli”. Le zone dei dintorni gli erano familiari, le percorreva spesso, vi sostava a lungo adattandosi anche ai disagi dell’ospitalità povera, ma generosa. Altre volte accompagnava amici naturalisti italiani e stranieri, attrat-ti dalle singolari caratteristiche geologiche del luogo, alla scoperta di siti naturalistici, ad esempio la Valle del Buso a Roncà, aiutato da persone del luogo, come il vecchio Peri-nato (“Spesso briaco”, ma che conosce molte cose) o ospite nella villa dei signori Cavaggioni. A San Giovanni Ilarione

fu ospite del nobile Sebastiano Balzi (“cavaliere vicentino d’ottime qualità sociali fornito”). Agli amici studiosi, ol-tre a condividere con loro i luoghi, le ipotesi ed i consigli, apriva la sua ospitale casa e faceva gustare la cantina, ricca di vini e essa stessa luogo di possibile studio perché scavata in una magnifica massa di basalto. All’eremo di San Pietro in Costo coltivava il suo orto “che è meglio di tutte le cat-tedre”. Qualche volta saliva sul monte Calvarina, terreno ricco di basalti, di pozzolane, di strati di carbonato calca-reo e di carbon fossile. Ricorda Tullio Motterle, in un suo saggio, come il Fortis si spingesse fino ad Agugliana dove la gente del luogo gettava “annualmente l’offerta di uno staio di fave” in una strana fonte, “ricordo, senza dubbio, d’antichi riti pagani”.Ad Arzignano poté assistere alle “lotte” fra gli abitanti del piano e quello di Castello per la separazione dell’ammini-strazione civile e sentire le idee di libertà e di lotta contro i tiranni che giungevano dalla Francia rivoluzionaria. E nel 1796, con qualche accusa alle spalle di “intesa col nemico” che avanzava, decise di portarsi a Parigi dove rimase fino all’autunno del 1797. Rientrato, poté assistere all’arrivo de-gli austriaci nel gennaio del 1798 e, dopo un altro viaggio a Parigi e la nomina a direttore della Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Bologna, acquistò una casa a Castelgomberto, dove dimorò per qualche breve tempo, prima della morte avvenuta nel 1803. L’opera del Fortis è dedicata al marchese Ottavio di Canos-sa per il suo interessamento alla storia naturale veronese; divisa in tre parti, giunge a delle conclusioni oggi superate sul piano scientifico, rivestendo tuttavia un interesse “quasi esclusivamente storico” che diede al suo autore, attraverso varie traduzioni, fama europea.

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Nella degna cornice di un’affollatissima serata di inau-gurazione della 42a Festa del Vino DOC Durello

Soave Recioto, è stata presentata la ristampa di un libro or-mai introvabile, opera dello studioso settecentesco Alberto Fortis, riguardante il territorio vulcanico-marino della Val d’Alpone. Oltre ai curatori dell’opera Mario Gecchele e Luca Ciancio, sono intervenuti, dopo il saluto del sinda-co Roberto Turri, il Presidente del Consorzio Tutela Vini Soave Arturo Stocchetti, il Direttore della Coldiretti di Ve-rona e l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Verona Luigi Frigotto. La serata, che aveva il moderatore in Aldo Lorenzoni Direttore del Consorzio Tutela Vini Soave, ha registrato l’attenta analisi del geologo Roberto Zorzin del Museo di Verona, e l’interessante testimonianza dell’eno-logo Giovanni Ponchia, di ritorno dalla presentazione dei nostri vini negli Stati Uniti, il quale ha fra l’altro illustrato le caratteristiche del nuovo aperitivo a base di durello e succo di ciliegia denominato “Durcispritz”, offerto poi in degustazione a tutti i presenti. A suggello della manifesta-zione, la presentazione tecnica del “Rally Soave-Durello 2012”, un appuntamento atteso dagli appassionati del set-tore e di sicuro successo in programma l’anno prossimo lungo le strade delle nostre colline.

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droGHe e nuove droGHe

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Terrossa

i giovani chiamati a confrontarsi con una realtà in continua evoluzione

Patrizia Signorato

Serata dedicata ai giovani, quella organizzata lo scor-so 11 maggio presso il teatro comunale di Roncà

dall’AVIS Terrossa in collaborazione con il SER.D di So-ave, l’Associazione Medio Adige 27 onlus e il Comune di Roncà. L’iniziativa, dal titolo programmatico “Dro-ghe e nuove droghe, è stata resa possibile anche grazie al contributo del Centro Servizi per il Volontariato di Verona, sempre sensibile a queste iniziative. Competenti i relatori intervenuti: lo psicologo psicote-rapeuta e responsabile del SER.D Pietro Madera, la dott.ssa Chiara Guadagnin, psicologa psicoterapeuta dell’As-sociazione Medio Adige 27 e Luigi Ruggeroni collabo-ratore storico di quest’ultima. Dopo il breve saluto del Sindaco Roberto Turri, è toccato a Nicolas, un giovane donatore, aprire la serie di interventi, raccontando di come la madre sia stata fondamentale nella sua scelta di diventare donatore ed ha sottolineato quanto importan-te sia farsi promotori fra familiari e amici, invitandoli a compiere questo grande gesto di umanità. Quanto mai attuale la relazione del dott. Madera che ha esposto la prima parte della serata, dedicata all’alcool. Un argomento spesso trascurato o trattato con leggerez-za, ma che è diventato un reale problema in continua espansione fra i giovanissimi. “Ecco perché è importante incontrarli” – ha ribadito l’esperto - per metterli a cono-scenza che bere alcool non rientra fra i comportamenti normali, ma fra quelli a rischio, e nel peggiore dei casi può portare a malattie come la cirrosi epatica”. E cosa dire se ci si mette alla guida? Beh! A questo proposito un video di pochi minuti, che raccoglieva storie di vita spezzata da incidenti stradali causati dall’abuso di alcool, ha sostituito efficacemente fiumi di parole che non sa-rebbero arrivate con altrettanta immediatezza. Così ma-gari impareremo a non vedere la polizia stradale come un nemico, bensì come un salvavita, non solo per chi è al volante ubriaco, ma anche per le persone che guidano secondo le regole. E questo vuol dire bere con modera-zione e coscienza senza nessun tipo di proibizionismo, visto che rispetto ad altri Paesi europei il tasso alcool emico in Italia non è certo a zero. Il dott. Madera ha poi

continuato con filmati, racconti di episodi e spiegazioni legati all’alcol per poi concludere esortando i ragazzi a non bere fino ai 18/20 anni (periodo in cui il cervello termina il completo sviluppo). Ma ricordiamo anche - ha terminato il relatore - che l’alcool non va demonizza-to, e che in età adulta un sano bicchiere di vino bevuto a tavola è un’abitudine che si può e deve essere mantenu-ta, in nome della tradizione e della cultura vinicola che contraddistingue il nostro Paese.A più ampio raggio l’analisi della relatrice dott.ssa Gua-dagnin, che ha spiegato come molte altre sostanze e comportamenti possono portare alla dipendenza. Infatti se fino a qualche anno fa si parlava quasi solamente delle droghe “storiche” come eroina, cocaina, cannabis, oggi si parla anche di droghe sintetiche che hanno effetti al-trettanto devastanti, ma anche dipendenza da cellulare, da internet, dal sesso, affettiva, da shopping compulsivo, dal lavoro, dal gioco d’azzardo. Tutte cose assolutamen-te normali e piacevoli, ma che diventano patologiche se non si riescono a controllare, se non si riesce a resistere nonostante la consapevolezza di essere in errore. Inol-tre è stata spiegata la difficoltà di rimanere al passo con le nuove droghe perché la società, insieme alle persone, evolve rapidamente ed è sempre più intricata, sempre più stranamente “fantasiosa”. Una serata insomma ben fatta, che i ragazzi hanno se-guito con interesse e con la partecipazione tipica della loro età, fatta di continui bisbigli impazienti, brevi com-menti sottovoce tra le file, sorrisi, sguardi d’intesa. Di sicuro una lezione che li farà riflettere e che tornerà alla memoria nelle future esperienze di vita. Anche AVIS Terrossa ha contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa omaggiando i presenti con una cartella in-formativa sulle droghe per conoscerle, per sapere i loro effetti e danni conseguenti. Evitarle è tutta vita! Un ap-plauso conclude la conferenza, ormai si è fatto tardi... forza ragazzi, tutti a casa che domani c’è scuola!

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I relatori intervenuti alla serata

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Gastone Vaccari

Sono i primi anni ’70, nella sala giochi messa a disposizione dalla parrocchia si muovono i primi passi del Karate Club

Shoto-kan di Roncà. Un gruppo di ragazzi, guidati all’inizio da Adelino Burati e Nereo Turati, poi da Alceste Gaudino, inizia a praticare il karate, arte marziale giapponese discipli-nata dal maestro Funakoshi nei primi anni del secolo scorso.La novità crea un certo interesse, soprattutto fra i giovani, e cominciano ad arrivare al “dojo” anche dai paesi vicini: la dif-ficoltà della pratica e la fatica degli allenamenti mettono però a dura prova i partecipanti e solo pochi riescono a passare ai livelli superiori e diplomarsi cintura nera presso A.I.K.A., l’Accademia italiana Karate di Milano. Fra questi ci sono Ga-stone Vaccari e Giancarlo Strapparava di Roncà e Claudio Ramazzin di Brognoligo.Per tutti però crescono gli impegni di vita e di lavoro, co-sicché il club è costretto a chiudere, mentre i pochi rimasti continuano a praticare la disciplina presso il Ren Bu Kan Di Vicenza, diretto dal maestro Pietro Zaupa.Passano gli anni ma la passione del karate rimane intatta: nei primi anni ’90 Gastone Vaccari riapre il Club Karate Do Shoto-kan a Roncà. L’attività inizia presso la palestra della scuola media ed è dapprima riservata a bambini e ragazzi, successivamente, grazie anche all’aiuto dell’amico e socio Sil-vano Cerboni di San Bonifacio, partono anche i corsi per adulti. Inizia così un periodo d’oro per i “dojo” di Roncà: vengono tenuti stage con il maestro Italo Castellaro VI Dan di Robegano (VE), campione del mondo Kata 1988, e il ma-estro Omero Rossetto VI Dan di Creazzo (VI), campione del mondo Kata 1995.Contemporaneamente inizia un’escalation di successi per gli allievi del Club Karate do Shotokan Roncà: “Trofeo Città di Verona”, Categoria Ragazzi Specialità Kata: I° Davide Ber-tazzolo, II° Mario Niero, III° Filippo Vaccari. “Campionato Provinciale Vicenza” Altavilla, Specialità Kata: Categ. Bam-bini II° Filippo Vaccari, Categ. Ragazzi I° Davide Bertazzo-lo II° Mario Niero, Categ. Ragazze IIIe pari merito Ornella Verzé e Marika Negretto. “Campionato Italiano” Gallio (VI) Apecialità Kata Categ. Speranze femminili I^ Ornella Ver-

zé, Categ. Esordienti I° Davide Bertazzolo II° Mario Niero, Categ. Ragazzi II° Filippo Vaccari. Specialità Kumite Categ. Juniores III° Alessandro Galiotto. “Campionato Italiano” Montecatini Terme, Specialità Kata Categ. Speranze femmi-nili I^ Ornella Verzé. Altri piazzamenti vengono ottenuti in gare internazionali, come quello di Ornella Verzé nell’isola di Malta e di Alessandro Galiotto nell’ex Repubblica Sovietica e nel Campionato italiano disputato in Sicilia.Altri ottimi risultati vengono conseguiti nelle gare minori, non meno importanti per tutto il movimento, da: Giacomo Niero, Ivana Simis, Luca Quaiotto, Michele Viola, Sergio Dal Cero, Ivo Viola, Silvano Negretto, Mario Niero, Davi-de Bertazzolo e Filippo Vaccari. Nel 2000 sopraggiungono, per tutti, vari impegni di carattere familiare e lavorativo, che impediscono il normale svolgimento dell’attività e che por-tano alla chiusura del Karate a Roncà: rimane comunque nel cuore di molti il ricordo di una stagione esaltante che merita di non essere dimenticata!

il Karate a ronCÁ

Roncà

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una storia di passione e di successi sportivi che ancor oggi molti ricordano con nostalgia

Sala parrocchiale, anno 1973; da sinistra,Claudio Ramazzin, Gastone Vaccari,Giorgio (?), Nerino Maule

Gallio 1998. Da sinistra; Mario Niero,Davide Bertazzolo e Filippo Vaccari

Un articolo di giornale dei tempi d’oro del Club Karate di Roncà

AGENZIA SAN GIOVANNI ILARIONE

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HuaYCan, la Città della SPeranZaRoncà

il singolare viaggio “nel proprio passato” di una giovane di roncà

Francesca Zambon

Il mio viaggio è iniziato 24 anni fa, quando, in quella terra tanto lontana da noi chiamata America Latina, nacqui. Il

Perù è il mio paese natale, ma fino a poco tempo fa conoscevo ben poco di quella cultura millenaria e di ricordi ne avevo ancora meno, visto che quando arrivai in Italia avevo solo 5 anni. Qui sono cresciuta, con genitori italiani e quindi, con una cultura italiana, ma si sa che le radici non sono facili da togliere, proprio perché parte costitutiva di te.Così, in un periodo un po’ particolare della mia vita ho deciso di rivedere quei luoghi lontani dove sono nata e grazie alle Missioni Francescane ho potuto intraprendere un viaggio me-raviglioso verso quei posti sconosciuti, potendo conoscere più a fondo anche lo spirito francescano. Ho potuto visitare Lima, capitale del Perù, una città enorme, di circa 8 milioni di abitanti, ma anche le zone di periferia, dominate da una povertà estrema, come il centro di Huay-can, a circa 30 km da Lima. Città giovanissima (il 15 luglio dell’anno scorso vi è stata celebrata una festa grandiosa!), con-ta già 600.000 persone, tutte scappate da grandi città, nella speranza di trovar fortuna in questa terra priva di vegetazione e con un terreno arido e sabbioso, dove la pioggia non arriva mai a dare un po’ di sollievo.È anche chiamata “la ciudad de la esperanza”, ovvero la città della speranza, e vivendo 3 mesi in questo luogo e con queste persone, ho capito perché la chiamano così: a Huaycan tutti, grandi e piccini, lottano per la vita, e in questa lotta mai si dimenticano della gioia di vivere.Oltre alla disoccupazione, compaiono molti problemi sociali, (alcolismo, prostituzione, criminalità) sia degli adulti sia gio-vanile, che rendono questa città ancora più ostile e, spesso, anche abbastanza pericolosa. Nonostante tutto a me piaceva Huaycan, mi rendeva felice e mi saziavo di quella semplicità d’animo di cui avevo tanto bisogno.A Huaycan é stato costruito, grazie anche all’aiuto delle Mis-sioni Francescane, circa 15 anni fa, un istituto professionale “Colegio San Francisco de Asis”, per dare istruzione ai ragaz-zi e prepararli per una professione. C’era perfino una scuo-la materna, ovvero “educacion inizial”, dove io avrei dovuto svolgere il mio compito, aiutando le educatrici nell’accudire i bambini di 5 anni ed entrando a giorni alterni in due classi. Il problema dell’apprendimento della lingua spagnola, che appariva subito difficile, col passare del tempo e con lo studio giornaliero garantì una discreta base di comunicazione.Essenziale l’organizzazione della giornata: lezione al mattino, poi ricreazione, in spagnolo “lonchera”, in cui i bambini si portavano il cibo da casa, quindi il momento dei giochi. Ver-so l’una e mezza tornavano alle loro case, dalle loro famiglie, spesso formate solo dalla mamma o dalla nonna, visto che il papà solo in rari casi è presente. Ciononostante i bambini riuscivano sempre a ridere e trasmettevano questa gioia anche a me, soprattutto grazie alla musica e ai balli, come la “cumbia peruviana e cilena”, un genere musicale molto apprezzato, o i balli tradizionali tipici di ogni regione. Il ballo mi permise di immergermi nel loro mondo e di sentir-mi coinvolta nelle attività. Fra le tante esperienze vissute, ne citerò una molto toccante: Jessica, una bimba del salon dei gatti, se ne stava sempre con il pollice in bocca, spesso appog-

giava la sua testa sulle mie gambe, chiedendo di essere tenuta in braccio come una neonata: si trattava di una bambina con un forte bisogno di affetto, essendo stata abbandonata dalla madre fin dalla nascita, e viveva con la nonna, donna anziana e piuttosto fredda, che non curava né l’igiene né la salute del-la nipote: Jessica, bambina intelligentissima ma priva di una educazione adeguata, spesso lamentava un forte mal di pan-cia, a causa dell’alimentazione non adeguata. Per questo ho iniziato a scriverle le lettere dell’alfabeto in un foglio bianco, convincendola pian piano a fare altrettanto. Avrei voluto passare ancora tanto tempo con loro per cono-scere più a fondo le loro storie, il loro vissuto, e poter fare tanto di più. L’esperienza mi ha fatto riflettere soprattutto sul valore del tempo, che noi europei sperperiamo per la paura e la fretta di fare tante cose senza nemmeno capire il perché. Per la cultura peruviana infatti il Tempo è sacro ed è concepi-to diversamente da noi: “Voi avete l’orologio, noi abbiamo il tempo”, è ciò che dicono, e non a caso la parola che si sente più spesso è “manana”, ovvero domani. A me non resta che ringraziare Dio per tutto ciò che mi è stato concesso e avere il coraggio di continuare lungo questo cammino; non dimenticare il Perù che mi ha arricchita tanto, ma che ancora non è sufficiente...e sperare di poter conoscere altri mondi, altre culture, altre persone e donare tutto ciò che posso dare.Per ora, mi basta chiudere gli occhi, ed ecco che rivedo i miei “niños peruanos”, i bambini peruviani che giocano allegri, e di cui sento le voci e le risate; li prendo ancora per mano e andiamo tutti insieme a guardare il cielo di Huaycan, bello come gli occhi di Maria.

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Fabiola Lucenzi

Viene presentato venerdì 10 giugno 2011 alle ore 20.45 nella Sala Parrocchiale di Costalunga il nuovo volume di

Ennio Poli e Massimiliano Bertolazzi “Le ville di Costalunga nella Valle d’Alpone”, con l’intervento di Giancarla Gugole Menaspà.La pubblicazione è frutto della collaborazione tra gli autori, riconosciuti e autorevoli studiosi di storia locale, e l’associa-zione “Acqua Traversa” di Costalunga, secondo una formu-la consolidata, vista la pubblicazione già nel 2006 del libro “Una chiesa tra due parrocchie”, sull’antica chiesa dell’Ospi-tale di Costalunga.L’oggetto dello studio è quindi lo stesso paese, frazione di Monteforte, ma questa volta l’attenzione è rivolta alla serie di belle ville presenti nel suo territorio, patrimonio inaspettato e da riscoprire, come del resto molti altri aspetti dei nostri paesi della vallata d’Alpone. Infatti l’associazione “Acqua Tra-versa”, che prende il nome da un’antica contrada del paese che si trovava alla confluenza di tre corsi d’acqua, è nata nel 2006 e da statuto prevede tra i suoi obiettivi la valorizzazione delle ricchezze del piccolo-grande patrimonio del territorio, fatto di tradizioni, luoghi della memoria, architetture e pae-saggi, piccoli tesori da scoprire o riscoprire, di cui conoscere la storia: una storia spesso nascosta. La pubblicazione è stata possibile con il contributo importante della Provincia di Ve-rona, del Comune di Monteforte d’Alpone, del signor Bruno

Pagani, proprietario di una delle ville prese in esame, della Cantina Sociale di Monteforte, della ditta Eredi Santarosa di Soave, e di una serie di altri piccoli donatori.Il libro analizza e descrive sette ville, due di epoca veneta e cinque dell’Ottocento, le famiglie da loro abitate nel tempo, con una serie interessante di alberi genealogici che ricostrui-scono la loro storia, i patrimoni fondiari e la vita come doveva essere in un piccolo paese agricolo della provincia veneta dal XV al XX secolo. È inoltre corredato da un consistente cor-pus di pregevoli foto, anche datate, che testimoniano talvolta del degrado cui sono state sottoposte. L’incuria degli anni e una sostanziale ignoranza hanno causato nel tempo mol-tissimi danni, tanto da non rendere più possibile in alcuni casi la lettura integrale dell’impianto architettonico. Il libro dunque rappresenta anche la storia di quello che non c’è più, e diventa un documento importante, contributo rilevante ed essenziale per la storia degli studi su questo paese.

cOMe aVere iL LiBrOIl libro sarà disponibile durante la presentazione e a chi ne farà richiesta all’Associazione “Acqua Traversa”, anche tele-fonando al numero 045/6175309.

“le ville di CoStalunGa nella valle d’alPone”

Costalunga

L’associazione acqua traversa presenta l’ultima fatica degli studiosi locali ennio poli e massimiliano Bertolazzi

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Villa Targon Carcereri

Villa Villardi-Frigotto

Page 17: 5 Comuni - numero 14 - giugno/luglio 2011

Pier Paolo Frigotto

L’intitolazione della scuola primaria di Costalunga-Brognoligo a Dino Coltro è stata una festa: un tri-

pudio di emozioni positive e palpabili; una apoteosi di umori, colori, serenità; un intrecciarsi di volti sorridenti e di espressioni assorte; un’umanità variegata e chiassosa; una percezione rarefatta di amicizia, di calore umano, di rapporti antichi; un inno alla gioia.E, poi, la serietà, la sobrietà, la dignità nelle parole delle tante personalità intervenute la sera precedente per ri-cordare la figura di Dino Coltro, un uomo che dedicò la vita intera allo studio delle antiche tradizioni popolari del veneto (suoi sono una trentina di libri). Nella società di quel tempo fondata sull’oralità, Coltro considerava il dialetto non come mezzo comunicativo povero di densi-tà letteraria, ma come espressione di una cultura fondata sull’oralità e l’esperienza. Scrisse opere di poesia, narra-tiva, teatro e il famosissimo “Lunario Veneto”. Nel corso della sua lunga carriera ottenne diversi riconoscimenti, tra i più importanti: il Premio Sirmione-Catullo, la Me-daglia d’Oro del Presidente della Repubblica al merito educativo e la laurea honoris causa nel 2005 all’Univer-sità di Verona in Scienze della Formazione per le sue opere e la sua attività di illuminato educatore. Ma la cosa che ha riscosso una commozione tutta par-ticolare è stato il ricordo della C.R.A. - RIVALUNGA: dietro l’asettico acronimo si nasconde, infatti, una delle esperienze più rivoluzionarie del mondo scolastico ita-liano, che ha anticipato di qualche anno anche l’opera di Don Lorenzo Milani a Barbiana. Dino Coltro con passione ed ostinazione, in una corte rurale del basso ve-ronese (in una vecchia casara), realizzò un sogno e messo in pratica quella sua frase, assolutamente condivisibile, secondo la quale la cultura è un potentissimo “strumen-to di emancipazione e di riscatto sociale”.Cultura, Ricreazione, Arte: in tre sole parole egli con-densò una straordinaria idea, quella di dar vita ad una cooperativa all’interno della quale il più umile dei brac-cianti potesse liberarsi dal giogo dell’analfabetismo in quegli anni ancora così presente in Italia.Una biblioteca, una scuola, una sala con la radio e la televisione ed un piccolo spaccio furono gli assi portanti di quel meraviglioso progetto.Il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Monteforte d’Alpone, Giuseppe Boninsegna (con la

collaborazione del Presidente del Consiglio d’Istituto Domenico Piccoli) che è riuscito, anche in questa cir-costanza, ad organizzare e coordinare sapientemente la manifestazione in tutti i suoi aspetti, ha manifestato no-tevole soddisfazione per il successo di un evento, che ha registrato, fra l’altro, la mobilitazione ed il coinvolgi-mento dell’intera comunità di Costalunga e Brognoligo. Un’immagine ha delineato, emblematicamente, l’anima della festa: il candore e il disincanto nei volti dei bam-bini della scuola primaria che, attraverso una sensibile e divertente rappresentazione curata nei minimi dettagli dalle bravissime insegnati, sono stati in grado di suscita-re, nei tanti presenti, gioia e serenità. L’iniziativa è stata caratterizzata da un “parterre” impor-tante, vista la partecipazione di numerose autorità isti-tuzionali, civili, militari e religiose del territorio monte-fortiano che, per l’occasione, hanno portato il proprio significativo contributo. Dagli interventi degli ospiti, sono emerse opinioni co-muni e condivisibili circa il ruolo cardine della cultura, della scuola e della famiglia affinché possa essere garan-tita, ai nostri ragazzi, l’acquisizione di un corretto “baga-glio di informazioni” quale elemento fondamentale nel processo di maturazione della personalità e di formazio-ne delle coscienze. La moglie di Dino Coltro ha avu-to, a conclusione della mattinata, l’onore di rimuovere il drappo che ricopriva l’insegna di intitolazione della Scuola Primaria a “Dino Coltro”.“Dème el me core de na olta / quando zugava con gnen-te” scrisse Dino Coltro in un sua bella poesia. Un cuore semplice che ha saputo fare cose grandi. Questo è anche un auspicio che rivolgiamo ai nostri ragazzi.

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Marco Bolla

La Doc del Soave compie 80 anni. Risale all’ottobre del 1931, infatti, il riconoscimento ufficiale della zona deli-

mitata per la produzione del “Vino Tipico Soave”, una del-le prime zone ad essere riconosciuta in Italia e la prima nel Veronese. Le origini del vino Soave, però, sono ancor più antiche, vanno addirittura ricercate nell’Impero Romano. Già nel 15 a.C. il territorio veronese dal punto di vista am-ministrativo faceva parte della Rezia inferiore. Vari scrittori romani, da Plinio il Vecchio a Marziale, fanno riferimento nei loro scritti alla qualità dei vini retici. “Tutti questi ri-ferimenti, - spiega Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave - dovuti certamente a vini e oli prodotti nell’agro veronese, testimoniano come i Pagus soavesi, cioè i distretti di campagna che si estendevano da Colognola ai Colli fino a Monteforte d’Alpone, continuarono a produrre vini anche dopo la caduta dell’Impero Romano”.In alcune documentazioni notarili del 1276 si fa riferimento a terre arative “cum vineis” in Soave e di vigne nella frazione di Castelcerino, ma il documento che più di ogni altro lega Soave alle sue radici vitivinicole è l’incisione latina del 1375 posta sulla facciata del Palazzo di Giustizia, la quale ricorda la pigiatura delle uve.L’incisione sottolinea l’importanza e la diffusione della colti-vazione della vite in questo territorio fin dall’epoca medieva-le. Il medico veronese Antonio Fumanelli nel 1546 pubblicò “Il Commentarium de vino et facultatibus vini”, uno dei più noti trattati del tempo su questa materia. Egli ricorda che anche nel Cinquecento erano rinomati i vini di Soave e Monteforte. E Torello Sarayna in un libro del 1543 scrisse che “Caldiero produce vini di molto vigore e nella valle di Cazzano sono ancora molti i villaggi che producono vini ec-cellentissimi”. In questo periodo risulta fertile e ben coltivata la zona pia-neggiante perché beneficiava delle acque dei torrenti. L’area collinare invece era interamente incolta, tranne Castelcerino e alcuni vigneti distribuiti sul monte Castellaro, e altri rilievi nel territorio di Monteforte d’Alpone. A partire dalla fine del Settecento, con l’evoluzione dei mer-cati e l’affermazione di nuovi prodotti, il paesaggio del Soave cominciò a modificarsi velocemente, vennero abbandonate le vecchie coltivazioni e la viticoltura si intensificò e specia-lizzò sempre di più. Infatti i ciliegi e le viti iniziarono a rico-prire con maggior intensità le colline. Il poeta Wolfang Goe-the, giunto a Verona nel settembre del 1786, descrisse così la

la doC del Soave ComPie 80 anni

vendemmia che osservò passando nella zona del Soave: “La strada che da Verona conduce a Vicenza è assai amena, larga dritta e ben tenuta. Si vedono lunghe file di alberi ed intorno a questi sono ravvolti i tralci della vite che ricadono in giù. Le uve mature premono sui tralci i quali vacillando, cadono penzoloni, (…) mi compiacqui specialmente nell’osservare certi carri trainati da grossi buoi che portavano grandi tini né quali venivano raccolte le uve da’ giardini e pigiate. (…) Il terreno che sta in mezzo tra filari delle viti è utilizzato per la coltivazione d’ogni specie di biade, in special modo del granturco e del sorgo.” Un documento molto importante è la Kriegskarte, una se-rie di tavole topografiche elaborate dall’esercito austriaco su tutto il territorio di sua competenza tra il 1798 e il 1805. La precisione con la quale è stata elaborata la carta consente di effettuare una precisa analisi del paesaggio soavese alla fine del Settecento. In pianura le superfici arative erano intervallate da filari di gelso maritati alla vite. Nelle zone collinari, inve-ce, l’olivo cominciò a sostituire il gelso, e qua e là spuntava qualche boschetto di vite. “Praticamente la vite, - sottolinea Lorenzoni - seppur a macchia di leopardo, caratterizzava già tutti i rilievi collinari. Le colline tra Monteforte e Soave sono state quindi le prime nel Veneto ad essere coltivate a vite già alla fine del Settecento”.

Brognoligo - Costalunga

dino Coltro è il nome SCelto Per la SCuola Primaria di CoStalunGa-BroGnoliGo

Monteforte d’Alpone

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Il sommelier Luca Gardini (a sinistra) e il presidente del Consorzio del Soave Arturo Stocchetti

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Pier Paolo Frigotto

Sappiamo bene che il mondo sta cambiando e così come tanti altri settori anche il libro sta divenendo un ele-

mento sempre più digitale, virtuale.Il fascino irresistibile ed il profumo di un vecchio libro im-polverato rischia di diventare una nostalgica immagine del passato che si allontana sempre più rapidamente. Anche se per molti a malincuore, questa realtà si fa strada, per altri, magari i più giovani, si tratta di un’entusiasmante ed attualissima abitudine.Dunque le librerie tradizionali sono destinate a chiudere i battenti? Al contrario, la Libreria Bonturi di San Bonifacio festeggia quest’anno i 60 anni di attività: un traguardo in-vidiabile che ci dimostra che il libro cartaceo attira ancora e che tantissimi lettori non resistono al piacere di sfogliare le pagine di un buon libro che profuma di nuovo!La libreria fu fondata alla metà del secolo scorso da un gruppo di tre amici e studenti universitari sambonifacesi che decisero di intitolarla a Giuseppe Bonturi, un loro co-etaneo morto durante la guerra di liberazione sulle nostre colline. Uno dei tre fondatori, Giovanna Zarattini, qualche anno più tardi, proseguì nella gestione della libreria con le sorelle e in particolare con Luisa. C’è ancora chi le ricorda con la Seicento lungo le strade impervie della nostra valle per consegnare i preziosi libri. Dal 1987 il figlio di Luisa, Paolo Ambrosini, si è affiancato alla madre fino a diventa-re, un paio d’anni fa, il legale responsabile della libreria.È noto il suo impegno nell’ALI (Associazione Librai Ita-liani) dove ricopre dal 2000 il ruolo di Presidente Provin-ciale. Bello e importante il progetto delle “Libriadi” che ha contribuito a realizzare e che viene proposto annualmente con lo scopo di far accostare al libro e alla lettura i giovani

La Redazione di Monteforte

Cosa accadrà al libro cartaceo tra qualche anno? È vero che sarà sostituito dal più pratico e-book, il libro elettronico

per il quale stanno nascendo dispositivi virtuali e tecnologica-mente avanzati (gli i-Pad)? Un e-book non è altro che un documento elettronico salvato in un formato non più modificabile e scaricabile sul proprio pc o dispositivo di archiviazione portatile, eventualmente previo pa-gamento. I vantaggi di un testo elettronico sono svariati, dalla praticità ai costi. Dati recenti forniti da Amazon ci dicono che nell’ultimo trimestre la compagnia americana ha venduto 143 libri elettronici ogni 100 libri cartacei a copertina rigida. Oggi i libri, oltre che sull’i-Pad si “leggono” anche sul cellulare. Fra i lettori cinesi si sta registrando un boom nella vendita di roman-zi per cellulare. Almeno metà degli oltre 1,5 miliardi di abitanti della Repubblica Popolare Cinese legge regolarmente romanzi, e almeno un quarto (220 milioni) di questi legge utilizzando

supporti elettronici. Un decimo di questi lettori digitali, utilizza regolarmente il proprio cellulare per leggere libri. Stiamo par-lando di almeno 25 milioni di persone. Questo boom interessa in particolare proprio la Cina perché la scrittura ad ideogram-mi si adatta molto meglio ad una fruizione su schermi ridotti. Ma questo non significa che il fenomeno dei cellphone-novels rimarrà necessariamente circoscritto al continente asiatico. Al-cuni tentativi sono stati compiuti in Sudafrica, negli Stati Uniti e in Europa, registrando un certo successo. Ma siamo ancora lontanissimi dai numeri dell’exploit cinese. La tecnologia, dove può, deve sostituirsi con prepotenza all’uo-mo, gli deve semplificare la vita, gli deve rendere tutto im-mediatamente accessibile. Ma questo non sempre è un bene, perché trasforma gli esseri umani in “passività ambulanti” che assorbono tutti i benefici che la tecnologia gli vuole donare. Non c’è nessun libro elettronico che possa sostituire il piacere dello sfogliare un libro tradizionale e di immergersi nella let-tura, che non è mai uguale: si legge per conoscere, si legge per distrarsi, si legge per dimenticare, si legge per il puro piacere di “ascoltare” una storia. E si può anche leggere ad alta voce per altri, condividendo pagine o passi seri su cui riflettere o comici su cui ridere.

i 60 anni dellaliBreria Bonturi

il Futuro del liBro CartaCeo

e le loro famiglie coinvolgendoli in gare di lettura e attività varie davvero coinvolgenti.Arrestare il cambiamento per salvaguardare una particola-re tipologia di lavoro è del tutto anacronistico (rileggendo la storia dell’umanità troppi lavori sono spariti “grazie” al progresso ma nello stesso tempo molti altri ne sono nati); ecco quindi che le librerie come la Bonturi, stanno riveden-do il loro core business nel futuro prossimo: vendere libri cartacei sì, ma offrendo anche servizi correlati alla lettura e all’approfondimento, puntando maggiormente su eventi in grado di portare le persone in libreria. Solo dall’inizio di quest’anno ad oggi la Bonturi ha organizzato ben una ventina di incontri con gli autori coinvolgendo soprattut-to i tanti studenti degli istituti superiori sambonifacesi. A volte i giovani dormono come l’acqua di uno stagno in un giorno senza vento, e allora un libro o alcuni libri possono scuoterlo e renderlo inquieto, possono mostrare loro nuovi orizzonti di emancipazione e di solidarietà.Leggere libri, incontrarne gli autori aiuta a sviluppare una maggiore coscienza culturale nella nostra realtà. Se la pro-posta culturale della Libreria Bonturi poi sarà sostenuta e magari seguita da altre, se sarà ulteriormente arricchita da nuove iniziative e se, soprattutto, ci sarà qualcuno capace e abile nell’usufruirne, allora quel “seme della lettura” potrà finalmente trovare l’ambiente favorevole per germogliare.Il libro, come un essere vivente, acquisisce fascino anche in base alla sua fragilità, alla sua caducità. La pagina ingiallita, il libro “violato” da annotazioni e sottolineature, assume una vita propria, una vita infusagli dal suo lettore. Il libro ne diventa così un’estensione, dalla quale non si ha più vo-glia di staccarsi.

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una presenza significativa nel contesto culturale sambonifacese La presentazione dell’ultimo libro di sergio

romano diventa un motivo di confronto e di discussione

in cina il boom dei libri letti su cellulare

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Pier Paolo Frigotto

“Buon compleanno, Italia. Centocinquanta di questi anni, verrebbe da dire. Ma qualco-

sa non torna. I tempi sono quelli che sono, di crisi non soltanto economica ma culturale, di prospettiva. Il passato è un parente alquanto lontano, e il futuro un’equazione a più incognite. Viviamo alla giornata in un permanente equilibrio precario, privo di oriz-zonti stabili. A dirla tutta, l’impressione è che non si sa bene che cosa celebrare.Un secolo e mezzo dopo, siamo sempre in bilico tra identità nazionale e radici locali, teoria degli insiemi e campanili. Con tutto ciò che ne consegue”. L’occasio-ne per parlarne è il convegno organizzato dalla Libre-ria Bonturi con “5 Comuni” il 10 giugno prossimo alle ore 17.30 presso la Sala Civica Barbarani di San Bonifacio. Ospite d’onore: Sergio Romano, ex amba-sciatore e firma di punta del “Corriere della Sera”. “L’Italia disunita” è il titolo-provocazione del suo ul-timo libro, scritto in una forma che ricorda un po’ una disputatio medievale. Si tratta di un dialogo fra lo stesso Romano e lo studioso francese forse più esperto di politica italiana, Marc Lazar. I quali dialogano in-calzati da Michele Canonica, giornalista e presidente del comitato di Parigi della Società Dante Alighieri. Una densa e seria riflessione a tre voci che, nel rievoca-re certi “vizi d’origine” del percorso avviato il 17 mar-zo 1861, va oltre l’ortodossia e certifica tra l’altro - lo fa Romano - “un tasso di casualità molto elevato nella dinamica storica del Risorgimento”, pur riconoscen-do a Cavour (“nel cui disegno strategico comunque il Sud non c’era”) una particolare “intelligenza e abi-lità”. E che, quando analizza come il Paese cominciò il suo ingresso nella modernità, alza il velo su risvolti della vita italiana (a proposito di economia, politica, religione, cultura, informazione, giustizia, ecc.) fuori dalle semplificazioni delle statistiche, fornendoci utili chiavi di lettura per comprendere le assurdità del pre-sente. Comprese la transizione politica incompiuta

che si trascina dai tempi di Tangentopoli, e le spin-te centrifughe che dalle Alpi leghiste si stanno ormai spostando alla Sicilia. Proprio qui emerge uno degli snodi centrali del li-bro. Non a caso, se è vero che “l’unità può funzionare solo quando è in grado di dare qualcosa a tutti” - e lo spiega Romano - l’irrisolta questione meridionale, con quattro regioni sottratte al controllo dello Stato, si pone come la questione numero uno. Ora, poiché “la globalizzazione tende a estremizzare la ricerca delle radici locali” e poiché gli Stati europei sono lacera-ti fra due pressioni contraddittorie (quella, dall’alto, dell’UE e quella, dal basso, delle realtà locali), il fu-turo di un Paese che si scopre disunito come l’Italia si gioca sulla capacità di elaborare, insieme a concrete risposte ai tanti problemi, un nuovo “racconto nazio-nale”. Racconto che, però, per risultare credibile ed essere accettato da tutti, deve superare le comode am-nesie in cui ci siamo finora rifugiati.Serve insomma, come sintetizza Sergio Romano “una storia basata sul criterio della continuità, nella quale vi sia posto per tutti”.

l’italia è unita o... diSunita?

Paolo Ambrosini titolare della Libreria Bonturi

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Andiamo a teatro...

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L’ultimo capodannoEmanuel Righetto

Martedì 31 dicembre 199...1. CRISTIANO CARUCCIOre 19:00Cristano Carucci aveva in testa tre possibilità per sfangare quella maledettissima notte.uno. - Andare con gli altri della comitiva al centro sociale Argonauta. In programma quella sera c’era la megaspinellata di capodanno e il concerto degli Animal Death. Ma quel gruppo gli stava profondamente sulle palle. Dei fottuti integralisti vegetariani. Il loro gioco preferito era tirare bra-ciole crude e bistecche grondanti sangue sulla platea. L’ultima volta che era andato a un loro concer-to era tornato a casa tutto inzaccherato di sangue. E poi facevano uno schifo di rock anconetano...Due. - Chiamare Ossadipesce, prendere la 126 e andare a vedere che si diceva in centro. Casomai imbucarsi a una festa. Sicuramente a mezzanotte si sarebbero fermati da qualche parte, nel panico del traffico, ubriachi lessi e avrebbero brindato all’anno nuovo in mezzo a un mare di stronzi so-vreccitati che suonavano i clacson.Oddio che tristezza!

traMaIn rigoroso ordine cronologico vengono presentate le ultime ore che separano dal capodanno, la folla di persone che abita due complessi abitativi alla periferia di Roma.Una galleria di personaggi che rappresenta quasi un compendio degli atteggiamenti con qui l’uma-nità si approccia ai festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno: c’è la casalinga sola che si imbottisce di pillole per trovare la morte, la madre vedova che invita tutto il vicinato per non sentirsi isolata, quelli che se ne infischiano allegramente della festa e trascorrono il veglione “lavorando”, come le professioniste del sesso e i ladri. C’è pure la gente comune, che tra zampone e lenticchie, si perde in propositi per il nuovo anno destinati a venir disattesi già dopo l’epifania. Poi c’è anche chi, schi-fando l’imperativo che obbliga a trascorrere le ore che separano il nuovo anno in allegria, si isola nel mondo alterato delle sostanze stupefacenti.

iL LiBrOMini racconto di Nicolò Ammaniti, intitolato L’ultimo capodanno dell’umanità, tratto dalla rac-colta Fango. Qualcuno definisce “cannibale” lo scrittore romano per la sua capacità di fagocitare la realtà che percepisce e rigurgitarla con cinica lucidità: concordo con la definizione. Il suo è uno stile incisivo che segna il giusto compromesso tra la prosa senza fronzoli e la ricchezza linguistica del lessico colloquiale. Che non è un mero esercizio accademico ma un tentativo ben riuscito di trascrivere un generalizzato atteggiamento “burino”, che ormai appartiene a tutti noi, lo si capisce fin dalle prime righe. Non è un caso che la vicenda sia ambientata in uno di quei casermoni che hanno tentato di propinarci come trionfo architettonico conseguente al boom dell’edilizia popola-re: puoi abitare in un ambiente esclusivo e borghese rimanendo cafone nel tuo animo.La televisione, di fatto coprotagonista, è presente in tutte le situazioni rappresentate, da semplice sottofondo a rumorosa compagna di solitudine nella notte dedita al divertimento folle per antono-masia, notte che però per il complesso residenziale “Le isole” e i suoi abitanti finirà in tragedia.

iL FiLMRegia di Marco Risi, figlio di Dino. Alla sceneggiatura partecipa lo stesso Ammaniti.Cast ben assortito per dare corpo alle macchiette che fanno riferimento al variegato bestiario uma-no: Beppe Fiorello impeccabile gigolò d’alto bordo che sotto pressione lascia trasparire le umili origini, Alessandro Haber imprenditore fedifrago con la passione per le pratiche di sesso estremo derubato dai ladri proprio mentre una squillo lo ha immobilizzato. Iva Zanicchi la portiera, madre del figlio spiantato e tossicodipendente (Claudio Santamaria) che scatena l’esplosione di due palaz-zine. Monica Bellucci, frivola fidanzata tradita che trova il modo di farla pagare al suo compagno con il guttalax. Adriano Pappalardo, scimmiesco capo tifoseria di squinternati ultras partenopei, capeggia la devastazione dell’attico dove si tiene una festa a cui loro si sono imbucati.Il film è parecchio edulcorato rispetto la vocazione squisitamente trash/pulp del racconto ma questo non annacqua la sagacia nel fotografare, i vizi e le manie della società.All’uscita, nel 1998, il film non ha avuto molto successo: snobbato dal pubblico e dalla critica è rimasto nelle sale solo una settimana. Però con l’avvento di YouTube ha vissuto una seconda gio-vinezza: cercando sul noto portale di broadcasting si possono trovare innumerevoli spezzoni delle scene clou. Si ride e si ride parecchio, perchè il registro del grottesco è ben impostato. Ma quello per cui l’accoppiata Risi-Ammaniti ti strappa un sorriso amaro è che potresti essere tu ad incarnare il vizio che stanno stanno fustigando.

Dalla parola al cinema

Regia: Marco Risi Con: Monica Bellucci,Marco Giallini,Angela Finocchiaro,Claudio Santamaria,Iva Zanicchi,Giorgio Tirabassi,Ricky Memphis,Adriano Pappalardo,Max Mazzotta,Giovanni Ferreri,Natale Tulli, Piero Natoli,Francesca D’Aloja,Alessandro Haber,Beppe Fiorello,Ludovica Modugno,Antonella Steni,Federica Virgili, Maria Monti,Franco Odoardi Genere: drammatico, grottescoDurata: 100 minutiSoggetto: Nicolò AmmanitiAnno di uscita: 1998

Autore: Nicolò AmmanitiTitolo originale: FangoPubblicato da: MondadoriPagine: 317ISBN 978-88-04-46864-6Data di uscita: 1999

rubrica di teatro per il teatro della nostra bellissima vallata e non solo...

Quest’estate torna nel pano-rama degli eventi artistici

e teatrali dell’est veronese la se-conda edizione di “est@te@tro: l’estate a teatro nell’est veronese.Da maggio a settembre si svol-geranno sotto questo “marchio”, oltre 30 eventi artistici che por-teranno “in scena” una quindicina fra compagnie teatrali, gruppi musicali, cori, danzatori, narratori, associazioni culturali, con il coinvolgimento di amministrazioni locali, proloco, consulta giovanile, altre associazioni e il patroci-nio della UILT (Unione Italiana Libero Teatro).A lanciare l’idea di est@te@tro, facendosene capofila e coordinatore, è l’associazione artistica Teatroprova, im-pegnata da più di vent’anni con il principale obiettivo di contribuire ad allargare la cultura e la passione per il teatro e le arti espressive nell’est veronese. L’intento di est@te@tro, spiega Michele Teatin del Teatroprova, è offrire in un unico cartellone che copra tutta la stagione estiva (da mag-gio a settembre) un ventaglio di eventi di intrattenimento artistico e teatrale adatti ai bambini e alle loro famiglie, valorizzando ambienti e luoghi caratteristici del nostro territorio. Per raggiungere questo scopo il Teatroprova ha raccolto sotto il “marchio” di est@te@tro, eventi e rassegne teatrali e di cinema del nostro territorio (fra cui “teatro in villa”, “una motta di burattini” e “anime impact” a San Bonifacio, “teatro a soave” e “teatro in collina” a Soave) organizzate anche da altre associazioni, dando corpo ad un progetto che quest’anno diviene ancor più poderoso e ric-co di “contaminazioni”.Se volete essere sempre aggiornati inviate una mail a [email protected] scrivendo il vostro nome cognome.Ecco il cartellone completo consultabile in modo più det-tagliato anche su www.teatroprova.itVi raccomandiamo di non mancare e ...buon est@te@tro a tutti!!!

Villa Colli, Prova di San Bonifacio29 Giugno ore 21:00 [cinema animazione]SworD oF ThE STrANGEr (Vietato -di 14 anni) Maneggio Località Masetti, San Bonifacio1 Luglio ore 21:00 [teatro brillante] hArVEy(CT Micromega) Villa Gritti, Loc. Villabella di San Bonifacio2 Luglio ore 21:00 [teatro brillante]Commedia da definire, parco Zanella, Soave6 Luglio ore 21:00 [cinema animazione]BrISBy E IL SEGrETo DEL NIMhManeggio Località Masetti, San Bonifacio8 Luglio ore 21:00 [teatro brillante] VICINI DI CASA (Teatroprova) Villa Gritti, Loc. Villabella San Bonifacio9 Luglio ore 21:00 [teatro brillante]Commedia da definire, parco Zanella, Soave13 Luglio ore 21:00 [cinema] MIo FrATELLo SUPErUoMoManeggio, Località Masetti, San Bonifacio 16 Luglio ore 21:00 [teatro brillante]Commedia da definire, parco Zanella, Soave17 Luglio ore 21:00 [storie] DIVINo INFErNo (Teatroprova e Farfarello) Villa Gritti, Loc. Villabella San Bonifacio20 Luglio ore 21:00 [cinema] ToKyo GoDFAThErSManeggio, Località Masetti, San Bonifacio 21 Luglio ore 21:00 [teatro dialettale] METEMoLA IN MoIA(“E mi e ti e Toni” e “I vilan de la Bastiola”) Castelcerino di Soave22 Luglio ore 21:00 [teatro brillante] FUNNy MoNEy(CT Gli insoliti Ignoti) Villa Gritti, Loc. Villabella San Bonifacio23 Luglio ore 21:00 [teatro brillante]Commedia da definire, parco Zanella, Soave25 Luglio ore 21:00 [teatro brillante] roSE roSSE PEr ... (Teatroprova) Villa Maffei, Mezzane di Sotto27 Luglio ore 21:00 [burattini] IL MAGo DI oZ (Teatroprova) Castelcerino di Soave29 Luglio ore 21:00 [teatro] Alle volte basta un niente (Mimmo Puleo e Barbara Baldo) Villa Gritti Loc Villabella San Bonifacio30 Luglio ore 21:00 [teatro dialettale] Foresti Forestieri(“E mi e ti e Toni” del Teatroprova) parco Zanella, Soave30 Luglio ore 21:00 [teatro dialettale] Zente refada(C.T. “Sale & Pepe”) Volpino di Zimella4 Agosto ore 21:00 [teatro dialettale] I rusteghi (CT “Sale & Pepe) Fittà di Soave 6 Agosto ore 21:00 [teatro] Stasera Feydeau (CT “Libera-mente”) Villa Colli, Prova di San Bonifacio25 Agosto ore 21:00 [teatro brillante] rose rosse per ...(Teatroprova) roncanova, Gazzo Veronese28 Agosto ore 18:00 [burattini] Parco dei Tigli di San Bonifacio2 Settembre 2011 ore 21:00 [storie]Libera nos a malo (2a parte) Mezzane di Sotto3 Settembre 2011 ore 21:00 [teatro dialettale]E mi e ti e Toni Show, Castelcerino di Soave4 Settembre 2011 ore 18:00 [burattini] Parco dei Tigli di San Bonifacio11 Settembre 2011 ore 18:00 [burattini]Parco dei Tigli di San Bonifacio16 Settembre 2011 ore 21:00 [storie]La battaglia di Castelcerino (“E mi e ti e Toni” e “ I vilan de la Bastiola”) parco Zanella di Soave

12 Giugno ore 21:00 [teatro brillante]roSE roSSE PEr ... (Teatroprova) Zimella Vr17 Giugno ore 21:00 [teatro brillante] roSE roSSE PEr ... (Teatroprova) parco Zanella, Soave Vr18 Giugno ore 21:00 [musica teatro]SULLE ALI DEL TEMPo (TIBIDABo)Maneggio Località Masetti, San Bonifacio21 Giugno ore 21:30 [teatro brillante]roSE roSSE PEr ... Piazza Arsenale Verona22 Giugno ore 21:00 [cinema animazione] SUMMEr wArS, Maneggio Località Masetti, San Bonifacio24 Giugno ore 21:00 [storie]ASPETTA PrIMAVErA, Bandini (Teatroprova)Maneggio Località Masetti, San Bonifacio25 Giugno ore21:00 [teatro dialettale]LA CoMMEDIA DELL’ArTE (CT Libera-mente)

di Paolo Santagiuliana e Michele Teatin

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Perché si dice

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PreParaZiOne: Lavare dolcemente le fragole e metterle a scolare. Lavare e puli-re la rucola. tritare finemente la cipolla e farla appassire in un tegame con un goccio di olio d’oliva extravergine. unire il riso e farlo tostare per qualche minuto, bagnare dunque con un po’ di vino bianco. una volta evaporato, versare il brodo, continuando a mescolare. Quando mancheranno po-chi minuti alla fine della cottura, unire le fragole a pezzi e la rucola, mescolare e regolare a piacere il sale, unire quindi il brodo. Finita la cottura, aggiungere eventualmente del burro prima di servire in tavola. ricordare che è sconsigliato unire anche del formaggio, perché il gusto delle fragole rischierebbe di rimanere coperto.

naSCere Con la CamiCia

Pier Paolo Frigotto

“nascere con la camicia” vuol dire essere fortunati, portare a buon termine qualunque tipo di operazione intrapresa. il feto, nell’utero materno, è avvolto da una membrana protettiva, detta amnio, che al momento della nascita resta nel ventre materno. in qualche caso, però, il neonato ha ancora la testa coperta da parte di questa membrana, e in certi casi, molto rari, l’intero corpo, il che ha fatto pensare a una specie di camicia.Fin dai tempi più remoti, il fenomeno è stato considerato di buon auspicio. nell’antica roma, per esempio, le leva-trici vendevano l’amnio agli avvocati, ad altissimo prez-zo, sostenendo che un amuleto del genere portato sem-pre addosso conferisse loro un’eloquenza straordinaria e gli consentisse di vincere tutte le cause. con il passare del tempo si è arrivati perfino a vedere nel fenomeno un intervento divino: in Francia, l’amnio veniva benedetto da un prete e, se assomigliava anche vagamente alla mi-tra episcopale, il neonato che lo portava addosso al mo-mento della nascita veniva consacrato alla vita religiosa.

Questa abitudine non è ancora del tutto scomparsa, in Francia, mentre gli inglesi, sempre molto pratici, quando si verifica un’eventualità del genere, mettono l’amnio in vendita, con inserzioni sui giornali o addirittura con ma-nifesti. Pare che gli acquirenti accorrano in massa.esistono però anche altre versioni: una indica nella ca-micia il simbolo del corredino; perché, in epoche dove non si aveva nulla, possedere un corredino era simbolo di agiatezza, quindi di vita fortunata. in occasione della na-scita di un bambino nelle famiglie abbienti si preparava una “camicia” da far indossare al neonato subito dopo il parto, che per le sue caratteristiche di morbidezza e de-licatezza avrebbe dato al piccolo comodità e protezione. tale indumento non era invece utilizzato dalle famiglie povere, per cui “nascere con la camicia” voleva dire essere figlio di signori e avere fortuna a livello economico. un indumento simile è ancora oggi richiesto dagli ospedali alle donne che si ricoverano per il parto, nella lista indi-cante il corredo per il bimbo da portare con sé, o viene proposto spesso nei negozi di puericultura col nome di “camicino della fortuna” appunto.

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