Numero aprile 2014

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Anno XII Numero Unico Aprile 2014

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Anno XII Numero Unico Aprile 2014

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PAGINA 2 Anno XII Numero Unico

BENIN

E

SOLIDARIETA’

Il diritto all’istruzione Uno degli insegnamenti che la scuola, intesa come istituzio-

ne, dovrebbe curarsi di impartire agli alunni è l’importanza

di lottare contro l’indifferenza. Noi studenti dovremmo, fin

da piccoli, vestirci degli emblemi della solidarietà e portare

gli stendardi dell’interesse reciproco, indipendentemente

dalla religione che professiamo, dall’ambiente sociale in cui

nasciamo, dal colore della nostra pelle. Dovremmo, anzi,

dobbiamo essere consapevoli dell’ingiustizia e dell’evidente

squilibrio nella distribuzione delle ricchezze a cui si è giunti

per una serie di incancellabili cause storiche e, soprattutto,

dobbiamo lottare per una più equa ripartizione del benesse-

re. Questi ideali che, per quanto apparentemente assimilabili ad una morale stretta-

mente religiosa, una volta superato l’istinto primordiale di prevaricazione dell’altro

sono in realtà applicabili anche a chi non crede, dovrebbero poi essere messi in prati-

ca; è dallo sviluppo di essi che ha origine il volontariato, così come qualsiasi forma di

solidarietà: lo spendersi gratuitamente per gli altri, sebbene l’esigenza di prodigarsi per

il prossimo sia in realtà una forma di egoismo (positivo, certamente) tesa

all’”arricchimento” della propria dimensione umana ed emotiva.

Ma tralasciando quelli che potrebbero rappresentare o meno le eventuali problemati-

che psicologiche dell’atto del volontariato, ciò che mi permetterei di esaltare è il ten-

tativo accorato, da parte dei medici dell’associazione Volontaria // Mente, di contribui-

re al progresso di una popolazione incredibilmente diversa dalla nostra dal punto di

vista culturale, e sicuramente arretrata e svantaggiata sotto l’aspetto economico: quella

del Benin.

Durante il primo incontro dell’8 marzo 2013 con i medici volontari, invitati a testimo-

niare durante una delle nostre assemblee d’Istituto circa le condizioni di vita della po-

polazione beninese e il loro progetto in corso, finalizzato al miglioramento di tali con-

dizioni, ci siamo impegnati, come Istituto, a supportare, nei limiti delle nostre possibili-

tà, l’associazione: e così, nell’ambito di un’iniziativa di sensibilizzazione collettiva, siamo

riusciti a raccogliere una certa somma, che quest’anno,durante l’assemblea d’istituto

del 21 dicembre 2013, abbiamo consegnato e affidato al dottor Logrieco e alla dotto-

ressa Giangrande, una somma con la quale abbiamo adottato un maestro in uno sper-

duto villaggio del Benin.. Siamo convinti che, una volta risolti i problemi prioritari fra

cui l’alimentazione e l’approvvigionamento di acqua, per cui l’associazione garantisce in

gran parte, il metodo migliore per incentivare il progresso della popolazione e marcia-

re verso la civilizzazione sia sostenere l’istruzione. Per questo motivo, nel nostro pic-

colo, siamo soddisfatti di aver in qualche modo garantito ad un nutrito gruppo di bam-

bini beninesi la possibilità di usufruire, sotto la guida dell’insegnante da noi adottato,

dell’istruzione, che per noi è un diritto consolidato e garantito e verso cui, molto spes-

so, muoviamo critiche, per quanto ragionate, senza tuttavia tener conto di quanto sia-

mo effettivamente fortunati per il semplice fatto di avere garantito questo diritto, che

in altre nazioni del mondo è purtroppo ancora negato.

Dati gli esiti positivi di questa esperienza, didattica quanto umana, saremo felici, in fu-

turo, di partecipare con il nostro Istituto ad altri progetti simili, cercando di fare anco-

ra qualche piccolo passo, fuor d’utopia, verso un mondo migliore.

Greta Ciccarone 4^BL

Indice

Benin e solidarietà

pag.2

Responsabilità e libertà

pag.3

No ala violencia de género

pag.4-5

Mai più violenza

pag.6

Il Papa venuto dalla fine del mondo

pag.7

No smoking be happy

pag.8

Mary poppins musical

pag.9

Interculture:Une expérience inoubliable

pag.10

Un Francese in Italia

pag.11

Alternanza scuola-lavoro

pag.12

Je suis une syncronette

pag.13

El dia de la Hispanid

pag.14

A few words on Italy

pag.15

Futbol sudamericano

pag.16-17

Il racconto “Il boia”

Pag.18

...Benin e Vienna (foto)

pag.19

Il Don Milani a Bruxelles

Referenti progeto Benin (foto)

pag.20

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La Redazione

a.s. 2013/2014

Docenti: Mariella Nardulli, Leonardo Sportelli

si ringraziano i docenti: Adriana Cassone,Paola Forte,Gabriella Piragina, Angela Tripartito,

Viviana Vena, Mariantonietta Zingrillo

Studenti: Andrea Riviello, Gustavo Soberon, Ylenia Passiatore, Devjn Snowhawk, Maria

Silvia Miale, Luc Chaideyrou, Carmela Ribecco, Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca

Marzullo, Petre Simona, Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli, Rossella Serra, Maria Mastrorocco,

Martina Pinto, Greta Ciccarone.

RESPONSABILITA’ E LIBERTA’

Non si diventa grandi trasgredendo

Tu stesso puoi notare che alcune decisioni per esempio, come organizzarti nello studio, cosa fare nel tempo libero, quali ami-

ci scegliere, non sono più solo dei tuoi genitori o di chi cura la tua educazione, ma vengono rese da te, con un’autonomia che

cresce di giorno in giorno. Gestendo le piccole e grandi libertà così ottenute, puoi imparare a controllarti e a limitarti da so-

lo, man mano che cresci. Anche i “no” che ti vengono detti, le regole che devi rispettare possono servirti a maturare:sono

tappe necessarie per la conquista graduale di un sempre maggiore senso di respon-

sabilità.

Non si diventa grandi e responsabili trasgredendo ai divieti e/o imitando compor-

tamenti da “bulli” e da “forti”, come fumare, guidare il motorino senza casco, usa-

re un linguaggio sboccato e volgare, assumendo atteggiamenti arroganti e prepo-

tenti. Un individuo diventa responsabile quando comprende che certe norme sono

valide in sé e le rispetta per questo, non perché gli sono state imposte o perché

teme rimproveri e punizioni.

Un comportamento responsabile è proprio delle persone libere. Libertà,infatti,

non vuol dire soddisfare i propri desideri sempre e comunque. Essere liberi signifi-

ca essere capaci di controllare impulsi e comportamenti, saper rinunciare a qualco-

sa per raggiungere un obiettivo importante, sapersi imporre delle regole. Pensa, ad

esempio, ai giochi di squadra, come il basket o il calcio: se non ci fossero regole, in

campo regnerebbe la massima anarchia, nessuno capirebbe il senso di ciò che sta facendo, nessuno si divertirebbe.

Martina Pinto 3^BL

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NO A LA VIOLENCIA DE GÉNERO

Recientemente hemos estudiado el “Cantar de Mío Cid” una

obra anónima de la literatura épica española escrita en el siglo

XII. Analizando uno de los fragmentos de la obra, en particular

en la tercera parte o sea “La afrenta de Corpes”, nos hemos

detenido en la parte en que los infantes de Carrión pegan a las

hijas del Cid Campeador (un héroe muy conocido de la época)

y nos hemos dado cuenta de que la violencia hacia las mujeres

lamentablemente siempre ha existido y lo màs grave es que sigue

siendo un problema muy actual.

Hoy en día, muchas mujeres de todas las edades sufren

injusticias y violencias que no sólo les hacen daño físicamente,

sino que les dejan también traumas imborrables.

Hay, desafortunadamente, diferentes casos de violencias:

primero, la violencia doméstica.

Esto es lo que pasa cada día, en silencio, a las mujeres casadas,

que tienen novio, o también a las chicas o niñas por parte de los

hombres de familia. A estas mujeres les pegan, son insultadas,

heridas y más, sólo porque ... han hablado con otro hombre,

porque han salido con sus amigas, porque no quieren casarse

con un hombre mucho mayor que ellas, porque no respetan

reglas muy duras o sólo porque estos hombres tienen ganas de

pegar a alguien porque están nerviosos.

Después está la violencia por parte de desconocidos, que

suelen violar a mujeres muy jóvenes o a niñas , dejándolas para

siempre con recuerdos terribles y arrastrándolas a menudo

hacia un abismo de soledad y de sentimientos de culpa sin salida.

NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE

Ultimamente abbiamo studiato il “Cantar de Mío Cid” un’opera

anonima della letteratura epica spagnola scritta nel XII secolo.

Analizzando una delle parti dell’opera in particolare la terza

“L'offesa di Corpes”, ci siamo soffermati sulla parte in cui i prin-

cipi di Carrión picchiano le figlie del Cid (un famoso eroe

dell’epoca) e ci siamo resi conto che la violenza sulle donne pur-

troppo è sempre esistita e che la cosa più grave è che continua

ad essere un problema molto attuale.

Al giorno d’oggi, molte donne di tutte le età subiscono ingiustizie

e violenze che non solo causano loro danni fisici, ma lasciano

loro anche traumi incancellabili.

Ci sono, sfortunatamente, diversi casi di violenze: innanzitutto, la

violenza domestica. È ciò che succede ogni giorno, in silenzio,

alle donne sposate, fidanzate, o anche alle ragazze e bambine da

parte degli uomini di casa. Queste donne vengono picchiate, in-

sultate, ferite o altro, solo perché hanno parlato con un altro

uomo, perché sono uscite con le loro amiche, perché non vo-

gliono sposare un uomo molto più anziano di loro, perché non

rispettano regole troppo dure o solo perché questi uomini han-

no voglia di picchiare qualcuno perché sono nervosi.

Poi c’è la violenza da parte di sconosciuti, che di solito violenta-

no ragazze molto giovani o bambine, lasciandole per sempre con

ricordi terribili e trascinandole spesso in una abisso di solitudine

e di sensi di colpa senza uscita.

(segue a pag.5)

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PAGINA 5 Anno XII Numero Unico

(segue da pag.4)

¿Qué pasa en la cabeza de

estos individuos? ¿Cómo es

posible violar a una niña tan

pequeña? ¿No pensáis en lo

que estáis haciendo?

Destruir una vida, esto es.

Para una mujer violada vivir

después de una experiencia

de este tipo significa tener

miedo a todo, a salir, a

mirar desde la ventana, a

sacar el perro, porque el

“monstruo” podría volver a

aparecer en cualquier

momento.

Pero muchas veces el

problema es que las

mujeres que sufren

violencia por parte de sus

“queridos”, no los

denuncian, quizá porque

tengan miedo. Pero no

tienen y no tenemos que

tener miedo, tenemos que

ser valientes y denunciar

por nuestros hijos, por

nuestros padres, por

nuestros seres queridos,

por nosotras mismas, por

nuestra dignidad. Una

dignidad que nadie puede quitarnos, porque somos

mujeres. Los que nos pegan o que nos amenazan no

tienen que ser perdonados, !porque nuestro amor no los

cambiará!

Porque esto es lo que hacen las mujeres, aman y lo

perdonan todo, a pesar de las humillaciones, de las

dificultades y de las moraduras que cubrir. Podemos

vencer todo esto antes de que sea demasiado tarde y

muchas otras mujeres pierdan su vida. Yo creo que ellos

no son hombres, ellos han cometido algo peor que matar

a alguien, han destruido la vida de mujeres y niñas, y ya no

merecen nada

(segue da pag.4)

Che succede nella testa di que-

sti individui? Com’è possibile

stuprare una bambina, così pic-

cola? Non pensate a ciò che

state facendo? Distruggere una

vita, ecco cos’è. Per una donna

violentata vivere dopo un avve-

nimento del genere significa

avere paura di tutto, di uscire,

di guardare dalla finestra, di

portare fuori il cane, Perché “il

mostro” potrebbe apparire

ancora in qualsiasi momento.

Però molte volte il problema è

che le donne, siccome subisco-

no violenze dai loro “cari” non

li denunciano, forse perchè han-

no paura. Ma non devono e non

dobbiamo avere paura, dobbia-

mo essere coraggiose e denun-

ciare per i nostri figli, per i no-

stri genitori, per i nostri cari,

per noi stesse, per la nostra

dignità. Una dignità che nessuno

può toglierci, perché siamo

donne. Quelli che ci picchiano o

ci minacciano non devono esse-

re perdonati, il nostro amore

non li cambierà! Perché questo

è ciò che fanno le donne, ama-

no e perdonano tutto, nono-

stante le umiliazioni, le difficoltà,

i lividi da coprire. Possiamo sconfiggere tutto questo prima che

sia troppo tardi e molte altre donne perdano la loro vita. Cre-

do che quelli non siano uomini, loro hanno commesso qualcosa

che è peggiore di aver ucciso una persona, hanno distrutto la

vita di donne e bambine, e non meritano più nulla.

Mastrorocco Maria 3^AL

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PAGINA 6 Anno XII Numero Unico

Il femminicidio è oggi diventato tristemente

attuale per la frequenza di episodi criminosi

che hanno come vittime le donne. Se si voglio-

no analizzare da lontano le cause di comporta-

menti che ormai sono l’argomento fisso di

giornali e telegiornali si potrebbero riassumere

in un unico movente:quello passionale. Ma se si

prova a vedere con occhi diversi,di chi vuole

capire non il come ma il perché, si deve riflet-

tere su che cosa generi questa violenza:la vitti-

ma stessa,la donna.

La situazione della donna nel corso dell'ultimo

secolo è decisamente cambiata,basti pensare al

diritto di voto o alla attività lavorativa e familia-

re e, nonostante l'evoluzione della condizione

femminile,alcuni stereotipi o semplicemente

modi di pensiero non sono cambiati. Spesso

nei casi di cronaca che raccontano le violenze

subite da mogli,fidanzate o figlie la colpa ovvia-

mente viene data a chi compie il fatto, ma spes-

so si pensa che un po' di colpa ce l'ha anche la

donna,”le cose si fanno in due”: si ritiene che

anche la donna che tradisce,che veste in modo

provocante abbia le sue colpe. Questo è sol-

tanto uno stereotipo. E’ necessario invece, nel

prendere consapevolezza della propria dignità,

denunciare lo stalking; molte associazioni, co-

me Giraffa Onlus, di cui abbiamo sentito parla-

re durante un incontro dibattito nel nostro

istituto, esortano a non avere paure nel denun-

ciare chi rende la tua vita un inferno .Ma spes-

so,grazie ai media che ogni giorno raccontano

anche in modo dettagliato di come le donne

siano deboli di fronte alla violenza dell'uomo

che amavano così tanto,si hanno notizie di

donne che, nonostante abbiano denunciato la

grave situazione, sono state uccise da chi le

tormentava perché i pochi mesi in cui sono

stati trattenuti in prigione, sono serviti soltan

to ad alimentare il loro sentimento di rabbia,quindi chi denuncia perde. E’ possibile che nelle civiltà occidentali,a forte sviluppo socia-

le ,non si è capaci di debellare questo problema?

Donne, denunciamo! Mai più violenza!

Rossella Serra 4^AES

Auditorium Liceo “don L. Milani”

Parità: la scuola fa la differenza.Mai più violenza sulle donne

ACQUAVIVA DELLE FONTI,5 FEBBRAIO 2014 dalle ore 11.00 alle ore 13.00

Saluti del Dirigente Scolasticoprof. Nicola Francesco Lucarelli

Introduzione prof.ssa Mariantonietta Zingrillo

Interventiavv. Roberta De Siati

Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari"Rapporto tra generi: il volto delle violenze"

avv. Maria Pia Vigilante Presidente dell’Associazione Giraffa Onlus di Bari."Il percorso da omicidio a femminicidio:...è solo un problema linguistico?"

Conclusioneprof.ssa Mariella Nardulli

Help! I numeri utili ...

Associazione Giraffa onlus, via Napoli,308 Bari

tel.080 5741461 080 5276450

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PAGINA 7 Anno XII Numero Unico

Il 13 marzo 2013 un profondo cambiamento è riuscito a riavvicinare tantissimi fedeli alla Chiesa cattolica: l'elezione di Papa

Francesco.

Proveniente da Buenos Aires, Gesuita, è il primo pontefice appartenente al continente Americano dove folle di cattolici ne

hanno acclamato l'elezione.

Già dal primo momento a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro il nuovo pontefice si è posto in modo umile e gentile con

un semplice ''buonasera''.

La scelta del nome Francesco non è stata casuale; Il pontefi-

ce infatti ha scelto questo nome per onorare il patrono

d'Italia, ma anche per evocare la semplicità e l'umiltà del

fondatore dei Francescani.

il linguaggio di questo Papa è nuovo, attento non solo ai

rituali , ma ai problemi di tutti, lontano dalla solennità che

apparteneva ai Pontefici precedenti.

Grazie ai suoi comportamenti dolci e simpatici è riuscito a

farsi amare da tutti i fedeli sparsi nel mondo e a far traspari-

re la sua umiltà da piccoli gesti, rinunciando, ad esempio, ai

famosi gioielli in oro che spettano al Papa e alle controver-

se scarpe di Prada del Papa precedente.

Il suo messaggio, diretto e forte, giunge a tutti coloro che

lo ascoltano e rinnova una Chiesa ora sempre più vicina a

chi soffre.

Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli

4^AES

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PAGINA 8 Anno XII Numero Unico

Il

No Smoking Be Happy!

Il 5 FEBBRAIO 2014, durante l’Assemblea di Istituto abbiamo incon-

trato la Dott.ssa Annamaria Moretti, specialista, presso l’azienda

ospedaliera Policlinico di Bari,delle malattie dell’apparato respirato-

rio, con cui abbiamo discusso e riflettuto sui danni provocati dal fu-

mo e sugli stili di vita del fumatore

Fin ora si è sempre detto e pensato che il fumo di sigaretta fosse un

“vizio”. E cosa affermano molti fumatori sul fumo? “E` un vizio che

in qualsiasi momento posso abbandonare”. Niente di più falso!

Il fumo di sigaretta non è un vizio , non è un’abitudine, ma una vera e

propria tossicodipendenza .

Il TABAGISMO è una malattia e come tale dev’essere trattata.

E SE NON TI E` ANCORA PASSATA LA VOGLIA DI FUMARE …

Un fumatore su due muore di una malattia attribuibile al tabagismo.

La speranza di vita di un fumatore è comunque di 8 anni inferiore a

quella dei non fumatori. Il fumo di tabacco contiene circa 400

sostanze nocive,cancerogene e tossiche che vanno a colpire

l’apparato cardiocircolatorio, quello respiratorio e cutaneo.

Il fumo rappresenta un forte fattore di rischio per :

Cancro Orale Faringeo

Malattia Paradontale

Insuccesso della terapia implantare

Inoltre causa:

Alitosi (Alito cattivo)

Denti macchiati e sempre più difficili da pulire e da sbiancare

Perdita del gusto e irritazione con bruciore delle mucose orali

Il cancro orale occupa l’ottavo posto tra i tumori più frequenti nel

mondo. Il fumo è anche un fattore predominante per

l’invecchiamento precoce della pelle , la “SMOKER FACE”, che si

presenta con la comparsa di rughe accentuate nella zona degli occhi ,

intorno alle labbra e sulle guance. La pelle si disidrata e il colorito si

spegne.

Smettere di fumare non vuol dire soltanto fare del bene a noi stessi , ma

anche a chi ci sta intorno!

Simona Petre 1ìAL

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PAGINA 9 Anno XII Numero Unico

Il musical è un genere di rappresenta-

zione teatrale e cinematografica nato e

sviluppatosi negli USA tra l’800 ed il

‘900. L’azione viene portata avanti sulla

scena non solo dalla recitazione ma

anche dalla musica, dal canto e dalla

danza che confluiscono in modo spon-

taneo e naturale. In merito a questo,

l’anno scorso è stata data la possibilità

ad alcuni ragazzi del biennio di parteci-

pare al progetto PON trinity “Acting,

siging, dancing around Italian, British

and French flags” che consisteva so-

stanzialmente nel realizzare un musical.

Diretti dalle professoresse di inglese

del nostro istituto Alba Scattaglia e Anna Santorsola, con l’aiuto di inse-

gnanti esterne, Sara Accettura e Antonia Giove per le coreografie e il co-

ro, è stato possibile realizzare il musical “Mary Poppins”. Il gruppo era for-

mato da 30 partecipanti e ogni ragazzo aveva la sua parte, tutti hanno con-

tribuito alla realizzazione delle scenografie, per le quali ci si è serviti di

grandi fogli da disegnare e colorare, e dei costumi che non erano altro se

non magliette, pantaloni adattati per l’occasione. Quest’esperienza è stata

fantastica e divertente perché si è creato un bel gruppo dove tutti hanno

collaborato e fra docenti e alunni si è stabilito un rapporto di maggiore

confidenza; questo ci ha dato l’opportunità di conoscere e stringere amici-

zie tra noi e, cosa di non poco conto, di migliorare le nostre conoscenze in

inglese e francese in modo totalmente diverso, alternativo e molto più

efficace rispetto a quello programmato dal sistema scolastico. Una volta

concluse le prove, abbiamo potuto presentarlo in due sere diverse in cui

gli spettatori, tra cui professori e famiglie di noi ragazzi che recitavamo ,

sono rimasti molto contenti del risultato.

Data la bella esperienza dell’anno scorso, anche quest’anno avevamo pen-

sato di ripeterla preparando copione e scegliendo coreografi, attori e can-

tanti tra coloro che facevano parte del gruppo precedente, ma per man-

canza di fondi non è possibile realizzare questo progetto. Rimane comun-

que un sogno nel cassetto per molti alunni e sarebbe bello che si realizzas-

se in futuro. Avevamo ipotizzato di dar vita a Grease, musical che ha ispira-

to l’omonimo film i cui attori protagonisti sono John Travolta e Olivia

Newton-John. Film che ha segnato un’epoca, quella degli anni ’90, un’epoca

in cui i giovani si vestivano,parlavano e ballavano in maniera molto diversa

da oggi. Ecco la trama di Grease, che potrebbe interessarvi: “Siamo

nell’estate del 1995: Danny e Sandy si innamorano sulla riva del mare. Lei è

australiana, da poco trasferita in città, lui è il ‘duro’ e il ‘macho’ del quartie-

re. Quando giunge l’autunno si ritrovano entrambi a frequentare il liceo

Rydell. Per lei niente è cambiato, per lui invece quella storia d’more è fonte

di imbarazzo: teme che il sentimento incrini la sua immagine di fronte ai

propri amici, i T-Bird. Lei cerca consiglio e conforto nel gruppo delle ami-

che, le Pink Ladies. Tra ingenuità adolescenziali e drammi più o meno seri

la storia si dipana fino al lieto fine quando, dopo un sorprendente cambio

di look di Sandy, i due ritrovano la piena sintonia”.

Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca Marzullo

3^ BES

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PAGINA 10 Anno XII Numero Unico

AFS – Interculture : Une expérience inoubliable.

L'an passé, j'ai dû faire face à une décision qui, sûrement, aura un impact conséquent sur ma

vie future. Grace à l'aide de ma famille et de mes amis, j'ai pris une décision, certes difficile, mais

pleine de conséquences positives. Mon choix a été mûrement réfléchi étant donné que, à la différen-

ce de l'Italie, la France ne reconnait pas l'année proposée par AFS à l'étranger. C'est-à-dire qu'en

rentrant en France, je devrai faire l'année scolaire que j'aurais dû faire cette année-ci, et donc l'année de terminale, la dernière année de

lycée. Ça a donc était une décision difficile à prendre, mais après quelques temps, je me suis rendu compte que cette année à l'étranger

serait pour moi énormément profitable, sur l'aspect culturel, celui des connaissances, mais aussi sur le point de vue de la maturité. Et

j'étais loin d'imaginer à quel point ce à quoi je m'attendais est vraiment dérisoire par rapport à ce que je suis entrain de vivre. J'ai aussi

dû penser au fait que, ayant la chance de passer une année à l'étranger, je pouvais être entrain de gâcher ma chance en allant en Italie,

pays très proche de la France géographiquement, mais aussi culturellement. Maintenant je peux dire avec certitude que la distance ne

fait en rien l'expérience, et si je devais choisir de nouveau un pays, si je devais jouer à tout recommencer, si j'étais transporté un an en

arrière, alors je choisirais de nouveau l'Italie, pays où j'ai laissé une partie de mon coeur pousser au milieu des champs d'olivier, sous le

ciel de la Puglia.

Maintenant, peut être plus qu'avant, je me rends compte de la chance que j'ai eu de pouvoir partir pour une longue période.

C'est une expérience incroyable et je vous l'assure, totalement unique. J'ai appris énormément de choses, et je ne vous parle pas des

connaissances d'ordre scolaire ou culturel. J'ai appris avant tout à m'émerveiller de tout, et même de ce que je connais déjà. C'est peut-

être pour cela que la poétique de Pascoli me plait autant… Regarder, observer les choses comme si c'était la première fois que je les

voyais, comme si j'étais un enfant en train de découvrir, d'explorer sa chambre. Comme le disait un de mes compatriotes (Voltaire) ''Le

voyage de découverte ne consiste pas à chercher de nouvelles terres, mais à acquérir de nouveaux yeux''. Quand je rentrerai en France,

je suis convaincu que je regarderai le paysage que j'ai devant les yeux tout les jours depuis 17 ans d'une manière totalement différente,

totalement nouvelle… comme si je le regardais pour la première fois. Et d'après AFS, ça s'appelle le ''Relativisme culturel''. La capacité

de regarder avec les yeux d'un étranger, d'un nouveau né. Je pourrais continuer à parler de ce que j'ai appris, mais il me faudrait plus

qu'un simple ''article'' pour le faire. Je continue ! Maintenant, j'aimerai parler de deux aspects moins… ''agréables'', mais néanmoins très

importants. Le premier est le travail, le deuxième est le manque que l'on peut ressentir lors de cette expérience.

Je commence donc par le travail… Pourquoi je parle de cela alors que je suis un ''Exchanger'' (= Nom commun pour appeler les

étudiants qui vont à l'étranger), et que par définition, je ne travaille pas à l'école puisque de toute façon mon année ne compte pas en

France ? Parce que je pense que c'est la clé de l'expérience. J'ose le dire ! Oui ! J'ai eu énormément de chance en arrivant ici, je l'admets,

et je le dis ouvertement, mais comment ce serait passé l'expérience si je n'avais pas travaillé pour apprendre l'Italien le plus vite possi-

ble ? Je n'aurais jamais rencontré les personnes avec lesquelles en ce moment même je crée des liens, qui parfois, résisteront au temps.

Je n'aurais pas réussi à participer à la vie sociale de ma famille, de mes amis, de l'école, et par conséquent, je n'aurais pas eu de vie so-

ciale. Vous pourriez me dire ''D'accord, mais si tu n'y arrives pas, il y a toujours tes amis français avec lesquels tu peux parler sur

skype !''. En effet, c'est vrai… Mais attendez une minute… Je n'ai pas pris le luxe de faire une année à l'étranger pour parler tous les

jours avec la France. Si c'était pour faire ça, j'aurais mieux fait de rester en France. Laissons passer la langue… Parlons de la culture ! Je

suis clairement tombé amoureux de la littérature, de l'art, et de la philosophie l'an dernier (Même si je n'ai pas encore fait philosophie

en France), et je dois dire que j'ai vu dans cette année l'occasion de découvrir et d'apprendre tout ce que je pouvais sur l'art italien

assez librement… Et comme la culture Italienne est très très vaste, je ne peux pas me permettre de perdre une minute ! C'est pour ça

que je vais un peu partout, dans toutes les classes. Pour apprendre le plus de choses possibles en seulement un an. Et en quoi ça m'aide

dans mon expérience ? La sensation indescriptible d'avoir gagné du temps, d'avoir fait ce que j'avais à faire, d'avoir fait ce que je voulais.

Une sensation étrange… celle d'être ''complet''. Et en plus de ça, être en bonne relation avec les professeurs, et se sentir bien au lycée.

Assez parler du travail ! Parlons de l'aspect que beaucoup de gens craignent terriblement… La peur de partir, la peur de se sentir

loin de chez soi, la peur de manquer à sa famille, la peur de ressentir le manque de ses amis, et de sa maman… A dire la vérité, la

France ne me manque pas, bien sûr je pense à ma famille et à mes amis, mais ils ne me manquent pas tellement. Et je pense qu'il y a une

raison à ça… Le fait que ''ici, c'est chez moi''. Je m'explique. Je me suis tellement bien intégré que j'ai l'impression d'avoir toujours vécu

en Italie, que ma famille italienne est la famille que j'ai toujours eu, et que mes amis sont ceux que j'ai toujours eu. Et tout ça, désolé,

mais c'est encore une fois grâce au travail. Je me suis aussi bien intégré justement parce que je suis capable d'interagir, de m'exprimer,

d'être qui je suis. Et grâce à ça, l'Italie est devenue ma maison au même titre que la France. Ceci dit, je ne peux pas nier que ça dépend

aussi beaucoup de personne en personne, mais disons que dans tous les cas, être capable de communiquer est une aide précieuse. Pour

conclure, j'encourage tout le monde à partir, à faire ce genre d'expérience, à voir le monde à travers le cadre de vos propres yeux, et

non celui de la télévision ou de l'ordinateur. Partez ! Regardez ! Le monde est ouvert à vous ! Certes, les chemins sont tortueux, certes,

la route fait peur, mais ce sont des chemins qui s'ouvrent qu'une seule fois à vous, et qui vous laissent une trace indélébile. La cicatrice

du remord si vous choisissez la facilité, ou le souvenir éternel de la beauté du monde si vous choisissez de vous lever, et de partir vivre

une vie dans une année.

Luc Chaideyrou.

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Un Francese in Italia

Il mio rapporto con gli italiani

Le cose che mi hanno colpito subito sono tre. La prima

cosa è l'importanza che ha la famiglia in Italia. In Francia, la fami-

glia è abbastanza importante sono più piccole e i legami meno

stretti. Infatti è usanza andare via di casa subito dopo il liceo per

frequentare l'Università, e ciò significa che la madri sono meno

''protettive''. Ovviamente, rimangono madri e si preoccupano,

ma, nonostante tutto, sono comunque più permissive relativa-

mente agli studi lontano da casa, non necessariamente all'estero,

ma anche in un'altra città più lontana. Il fatto di vivere abbastan-

za vicino ai nonni, in Francia, non è così scontato. Per esempio, i

miei nonni vivono rispettivamente a 2 e 6 ore da casa mia, quin-

di non li vedo molto spesso.

La seconda cosa che mi ha impressionato è il calore amicale:

mi sono fatto tante amicizie in poco tempo, e alcune persiste-

ranno, ne sono certo. Ho partecipato a più feste qui in Italia in 5

mesi che in 17 anni in Francia ! Qui si festeggia tutto, anche l'o-

nomastico ! Poi, la possibilità di guardare la gente negli occhi, di

toccare gli amici (e soprattutto le amiche) mi ha sulle prime un

po' disturbato. Mi ricorderò sempre del primo giorno di scuola:

vedo tutte queste persone saltarsi addosso, darsi i bacini e ab-

bracci. Mi sono seriamente chiesto cosa stava accadendo, da noi

non si fa tanto,anzi direi che non si fa proprio. Il contatto fisi-

co,soprattutto ragazzo-ragazza, è riservato soltanto agli amici

molto stretti. Poi, ho anche notato che si parlava tanto, tanto,

tanto, e, credetemi, non ci sono veramente abituato. La mattina

a scuola nessuno parla, o se si parla non si fa chiasso; anche il

modo di camminare, di andare in giro, con temperature sotto lo

zero, è tipicamente italiano !

Il terzo aspetto non è del tutto positivo: ho notato che gli italia-

ni hanno poco rispetto per le regole. E questo è già verificabile

fin dal liceo. In Francia, quando un professore dice qualcosa è

così e non altrimenti, va rispettato. E ritengo che l'atmosfera che

si respira nelle classi sia migliore;quando c'è rispetto da parte

degli alunni e da parte deI professorI, si lavora molto bene, e

non ci si annoia perché il professore può permettersi di fare

qualche battuta, di approfondire alcuni aspetti, insomma, fare

una lezione piacevole. Il problema è che in Italia è diventata

un’abitudine non rispettare le istituzioni .Basti guardare quanto

la campagna è sporca. Questo è il non rispetto delle regole e

delle istituzioni. E il peggio di tutto, è che quando uno cerca di

farsi rispettare, a buon diritto, lo si disprezza definendolo

''antipatico''

Luc Chaideyrou

Il mio rapporto con la lingua

L'italiano è una lingua stupenda e, affermato da un france-

se, è un vero complimento. È una lingua molto bella dal

punto di vista dei suoni, ma anche è soprattutto molto

ricca di vocaboli. Il problema è che, secondo me, le parole

straniere vengono troppo usate . Ho letto qualche volta il

quotidiano e ho notato l’uso di troppe parole inglesi, fran-

cesi ecc. Ritengo che l'italiano è una lingua della quale es-

sere fieri .ma bisogna proteggerla,altrimenti scomparirà un

poco alla volta. Ed è ancora più vero per il fatto che l'italia-

no è parlato soltanto in Italia. Quindi è veramente in peri-

colo in un mondo orientato verso la globalizzazione.

L'altro aspetto della lingua italiana che trovo veramente

meraviglioso è il dialetto. In Francia, i dialetti sono scom-

parsi, nessuno li parla più. E secondo me è un peccato,

perché viene meno un valore che crea un forte sentimento

d'appartenenza. Contribuisce totalmente all'identità di un

individuo. Pensate, non è bellissimo andare da Bari a Vene-

zia, parlare in Barese, e vedere che nessuno vi capisce ?

Secondo me lo è, anche se quest'accento, questo dialetto è

''brutto'', personalmente mi piace tanto,va imparato per

tenerlo sempre con sé,come le radici della propria terra. È’

bello aprirsi al mondo, però non dobbiamo dimenticare da

dove veniamo, e il dialetto fa parte di queste specificità che

sono soltanto del tuo paese natale, e che ti fanno ricordare

da dove vieni. Onestamente, mi sento più Barese che Cler-

montois,

In Francia potrei andare in qualunque luogo, parlare con

qualcuno, e vedere che per lui, sono soltanto ''francese'', e

non Clermontois. Invece se andassi a Venezia, e pronun-

ciassi quelle poche frasi che conosco in Barese a un Vene-

ziano, mi direbbero ''Tu vieni dalla Puglia giusto ?''. Non

sembra importante, e forse, non lo è. Però per me è molto

importante, ed è per questo che ogni giorno mi sforzo di

parlare italiano facendo attenzione al mio prezioso accento

che voglio fare diventare Barese.

Mi sono proprio innamorato dell'italiano, anche dei

suoi aspettii negativi. L'Italia è un Paese che mi rimarrà per

sempre nel cuore. Spero di poter passare altre giornate

sotto il mio caro sole di Puglia nell'avvenire.

Page 12: Numero  aprile 2014

PAGINA 12 Anno XII Numero Unico

ALTERNANZA SCUOLA –LAVORO

Una sfida nel mondo del lavoro

Molto spesso l’Istruzione italiana viene criticata perché definita troppo teorica, considerata lontana dal mondo pratico del lavo-

ro, ma per nostra fortuna esistono delle eccezioni. Il nostro Istituto, infatti, ormai da qualche anno, promuove un progetto di

Alternanza scuola-lavoro con l’intento di proiettare gli studenti nel futuro lavorativo.

La nona edizione, iniziata nell’anno scolastico 2011/2012, volge ormai a conclusione lasciando noi studentesse della IV BL cari-

che di esperienza.

In collaborazione con Costa Crociere, abbiamo avuto la possibilità di metterci nei panni da hostess lavorando al check-in e al

servizio clienti presso il porto di Bari dove abbiamo potuto mettere in pratica le conoscenze linguistiche apprese a scuola. Tra

le mura scolastiche possiamo imparare regole grammaticali, lessico, storia, ma le lingue sono prima di tutto comunicazione, e

per farle proprie bisogna usarle mettendole in pratica. Ci siamo infatti messe in gioco testando tutto ciò che avevamo impara-

to, stando a contatto con gente proveniente da ogni parte del mondo, di ogni estrazione sociale e di tutte le età; abbiamo

stretto nuove amicizie, ci siamo confrontate e abbiamo arricchito il nostro bagaglio culturale.

Ma questo progetto oltre al contributo didattico, ha avuto un forte impatto anche su quello umano. La vera sfida è stata im-

mergersi completamente nel contesto lavorativo, del tutto diverso da quello scolastico a cui eravamo abituate. Abbiamo impa-

rato pian piano a relazionarci con la clientela e con le altre colleghe, a rispettare degli ordini, ad adeguarci agli orari e a soste-

nere ritmi precisi. Abbiamo affrontato queste novità con grande entusiasmo e determinazione facendone tesoro per il futuro.

Un progetto formativo a tutto tondo che ci ha permesso di crescere e maturare per affrontare al meglio ciò che ci riserva il

mondo del lavoro in cui saremo presto catapultate e che ora ci spaventa un po’ meno.

Carmela Ribecco 4^BL

Page 13: Numero  aprile 2014

PAGINA 13 Anno XII Numero Unico

Je suis une syncronette

Il nuoto sincronizzato è uno tra gli sport poco dif-

fusi dal quale sono stata affascinata.

Nasce nel diciannovesimo secolo grazie ad una

giovane americana la quale scoprì che sarebbe di-

venuto possibile eseguire meravigliosi movimenti in

acqua senza il supporto del fondo della vasca. Le

atlete praticanti questo sport vennero definite

''syncronettes''.

Tale disciplina si fonde,a sua volta, in altre quali la

danza e il nuoto. Il syncro richiede una notevole

preparazione a terraferma grazie alla quale l'atle-

ta acquisirebbe elasticità muscolare al fine di poter-

si muovere con leggiadria e determinazione nell'ac-

qua.

L'insieme degli esercizi da svolgere,che favoriscono

un ottimo allungamento del muscolo,è lo stre-

tching. La syncronette deve essere in grado di ese-

guire spaccate che raggiungano 180 gradi di apertu-

ra. Solitamente si usano attrezzi utilissimi per mezzo dei quali il collo del piede e i muscoli delle braccia potrebbero sviluppar-

si. Lo stretching è alla base del nuoto sincronizzato in quanto consente all'atleta di domare l'acqua, assumendo posizioni attra-

verso le quali la syncronette può galleggiare. L'atleta per eseguire esercizi “puliti” deve sempre contrarre gli addomina-

li,tendere le gambe e tirare le punte. Come in ogni sport artistico che si rispetti, anche nel syncro è prevista la realizzazione

di balletti da parte delle syncronettes che per coordinarsi contano seguendo le note della colonna sonora. Le atlete del nuoto

sincronizzato disputano gare provinciali,regionali,nazionali e mondiali durante le quali indossano un costume con applicazioni

di decorazioni che ''richiamano'' il tema della musica scelta. Le specialita nelle quali si cimentano le syncronettes sono il singo-

lo,il doppio,la squadra e il libero combinato (gruppo composto da 10 ragazze). Da sempre,le syncronettes hanno voluto stupi-

re il loro numeroso pubblico anche mediante spinte o torri eseguite da una o due ragazze sostenute dalle compagne sott'ac-

qua. I giudici valutano il merito tecnico, l'impressione artistica e generale. Le atlete rispettano il regolamento stabilito dai

membri della F.I.N. Spesso preparano coreografie in cui sono presenti elementi obbligatori richiesti dalla giuria che se fossero

omessi comporterebbero una penalizzazione del punteggio. La vincitrice è colei che ottiene il punteggio più alto. Una squadra

da cui sono fortemente attratta è quella francese in cui brilla la fantastica e carismatica singolista Virginie Dedieu,che ha pub-

blicato un interessantissimo libro riguardante la storia del nuoto sincronizzato.

Osservandole mentre gareggiano, si ha l’impressione che, esibendosi, vogliano donare l'anima e il loro cuore all'acqua. Mi

auguro di poter diventare una veterana come le francesi. Il mio sogno è quello di allenarmi in Francia insieme a Virginie De-

dieu che venero alla follia. Spero di riuscire a reincarnare eternamente l'immagine della ''ragazze dal costume scintillante''.

Sono fiera di essere una syncronette, spero un giorno di farne parte.

Ylenia Passiatore, 1^BL

Page 14: Numero  aprile 2014

PAGINA 14 Anno XII Numero Unico

Este año, como el anterior, en nuestro

Instituto hemos celebrado el 12 de

octubre, día de la Hispanidad.

Los estudinades de tecero, cuarto y

quinto hemos tenido ocasión de

participar activamente en este proyecto

presentando en el Auditórium del

Instituto nuestros trabajos acerca de

alguno de los aspecto de la Cultura

Hispánica: los bailes típico: el flamenco,

las sevillanas, los bailes caraíbico; la

llegada de los celta, los romanos y los

visigodos a la Peninsula Ibérica; la figura

de Evita Perón; la Controversia entre

Ginés de Sepúlveda y Bartolomé de las

Casas entre otros.

A través de esta ocasión provechosa

pero sobretodo divertida y dinámica de

profundizar y analizar aspectos proprio

de la cultura española que quedaría quizá

fugaces, valoramos que:

Es El día en el que hemos de

recorad que en el siglo XV el Reino

de España conquistó un Mundo hasta

entonces desconocido y lejano: América.

Es El día en que se reconoce el papel tan importante que

España desempeñó en la Historia del siglo XVII y en la

evolución de la humanidad.

Es El día en el que no debemos de olvidarnos de los malos

tratos a los que fueron sometidas las poblaciones indígenas

(los indios de América).

Opino que se nos ha ofrecido un buen pretexto para

reflexionar sobre la “tolerancia” y por consiguiente sobre la

obligación moral a comprometernos para eliminar las barreras

raciales, culturales, sociales que persisten hoy en día.

Durante la celebración la Doct.ra Sardelli directora del Centro

Estudios Linguísticos de Bari ha entablado un debate sobre “Los

toros en la lengua y el la cultura españolas”;

hemos conocido también a tres estudiantes Erasmus españoles

que nos han hablado del sistema educativo en España y de las

costumbres y de los hábitos de los jóvenes españoles por lo

que nos ha sido divertido encontrar las diferencias entre lo

Español y lo Italiano. Al mismo tiempo algunos de nosotros

pasaban entre las butacas de los presentes ofreciendo Churros,

Sangría (sin alcohol) y Gazpacho.

El Día de la Hispanidad desde Hispanoamérica pasando por

España llega a nuestro Instituto para que aprendamos de la

Historia.

“El español que no conoce América, no sabe lo que es

España” ( Federico García Lorca)

Quest’anno come lo scorso anno

nel nostro Istituto abbiamo celebra-

to El Dia de la Hispanidad.

Noi studenti del triennio abbiamo

avuto occasione di partecipare atti-

vamente a questo progetto, presen-

tando, nell’Auditorium del nostro

Istituto, alcuni lavori concernenti

aspetti della Cultura Ispanica: i balli

tipici: il flamenco, las sevillanas, i

balli caraibici; l’invasione dei Celti,

dei Romani e dei Visigoti della Peni-

sola Iberica; la figura di Evita Perón;

la Controversia tra Ginés de Sepúl-

veda y Bartolomé de las Casas,

sono solo alcuni dei lavori da noi

presentati.

Grazie a questa opportunità soprat-

tutto divertente e dinamica, abbia-

mo avuto modo di approfondire

alcuni aspetti della cultura spagnola

che diversamente sarebbero rimasti

forse, marginali ed abbiamo consi-

derato che:

è il giorno in cui dovremmo ricordare che nel XV secolo il

Regno della Spagna conquistò un Mondo fino ad allora

sconosciuto e lontano: l’America..

è il giorno in cui si riconosce il ruolo importante che la

Spagna ricoprì nella storia del secolo XVII e nell’evoluzione

dell’umanità..

è il giorno in cui non possiamo dimenticare i soprusi a cui

furono sottoposte le civiltà indigene degli Indios

d’America.

A questo proposito penso che ci è stata offerta una buona

occasione per riflettere sulla “tolleranza” e quindi per riflettere

sull’obbligo morale che ci vorrebbe vedere impegnati ad elimi-

nare le barriere razziali, culturali e sociali che ci sono oggi.

Durante la manifestazione la Dott.ssa Sardelli direttrice del

Centro de Estudios Linguisticos di Bari, ha intavolato un dibat-

tito sull’importanza della figura dei tori nella lingua e nella lette-

ratura spagnola.

Abbiamo conosciuto tre studenti spagnoli del progetto Era-

smus che ci hanno parlato del sistema scolastico in Spagna e

delle abitudini dei giovani , per cui ci è sembrato divertente

metterle a confronto con le nostre mentre alcuni di noi offriva-

no degustazione di Churros, Sangría (senza alcohol) y Gazpa-

cho.

El Dia de la Hispanidad arriva dall’America, passa attraverso la

Spagna giunge al nostro Istituto affinché possiamo imparare

dalla Storia.

“Lo spagnolo che non conosce l’America, non sa cos’è la

Spagna” ( Federico García Lorca)

Maria Silvia Miale IV^BL

Page 15: Numero  aprile 2014

PAGINA 15 Anno XII Numero Unico

What does an American think of Italy, you might ask?

Well, from what I've experienced so far Italy is pretty

cool; it has an old homely feel to it that we don't really

get back in the States. The countryside is gorgeous! End-

less rolling hills saturated with olive trees and grape vines,

and those mysterious little stone huts scattered through-

out. The towns and cities are very compact compared to

the suburbs and wide streets I'm used to in America, but

that just adds to the whole closeness aspect. I love the

old architecture! I just wish I could see a little more of

the horizon. The seaside is beautiful as well. The water

is so blue... it takes my breath away.

The food is definitely better here, I mean seri-

ously, way better. You guys have amazing food, but

somehow you all find a way to stay healthy! I'ts probably

all the wholesome ingredients. If you ever get the chance

you have to try Maria's (my host mother's) cake; it's ex-

quisite!! Lasagna! Panzaroto! Pasta! Pizza!!!!!!!

As a whole, everyone I've met here is really

friendly. I'm staying with the Ievas, who are Antonio,

Maria, Alessandro, and Fabio. Ale just turned 19 and

Fabio just turned 16. They are both really kind and lively,

easy to like. Maria is super patient, and like I said, an

amazing cook. Antonio is one of the hardest workers I've

ever met. He's got a cool headed way of dealing with

things that I have a great deal of respect for. Besides my

imediate host family I have what seems like a few dozen

host aunts, uncles, grandparents, and cousins, every one

of them hospitable and welcoming. It feels like I've always

been a part of the family!

School is different for me because its a lot differ-

ent from school in Colorado. Back home each teacher

has their own classroom for the whole year and the kids

move from class to class, each with their own schedule.

That means that throughout the day you are socializing

with a different group of people, whereas here in Italy

you are with the same 28 or so kids and the teachers

move from room to room. As a result I think Italian kids

tend to for stronger friendships while American kids tend

to be more superficial, but in all reality, kids act just about

the same in America as they do in Italy.

The language is fairly difficult for me on account

of my native tongue not being latin based, and also my

lazieness. However, slow as it is, I am making progress!

By the end of this exchange I should have a good grasp of

the Italian language, and maybe some dialect!!

Well anyways, if you've read this far through the

article, you're a trooper! All in all, Italy is a nice place.

Thanks for reading!!!!

“Cosa pensa dell’Italia un americano?”, potresti chiederti. Beh,

da ciò che ho provato finora l’Italia è una "figata"; ha un che di

semplice che in America non abbiamo. La campagna è meravi-

gliosa! Infinite colline ondeggianti cariche di alberi d’olivo e di

viti, e quelle piccole e misteriose capanne di pietra sparse o-

vunque. I paesini e le città sono molto compatti rispetto alle

periferie e alle strade ampie a cui sono abituato in America,

ma tutto ciò si aggiunge all’aspetto generale di familiarità. Mi

piace moltissimo l’architettura antica! Vorrei solo che si po-

tesse vedere un po’ di più l’orizzonte. Anche il mare è bello.

L’acqua è così blu… mi toglie il respiro.

Il cibo è decisamente meglio qui, dico sul serio, molto meglio.

Avete del cibo fantastico, ma in qualche modo riuscite lo stes-

so a restare in forma! Probabilmente è per gli ingredienti sani.

Se mai ne avrete l’occasione, dovete provare la torta di Ma-

ria,la madre della famiglia che mi ospita: è squisita!! Lasagna!

Panzerotti! Pasta! Pizza!!!!!!!

Nel complesso, tutte le persone che ho conosciuto qui sono

davvero amichevoli. Sono ospite a casa degli Ieva: Antonio,

Maria, Alessandro e Fabio. Ale ha appena compiuto

diciott’anni e Fabio ne ha appena compiuti sedici. Sono en-

trambi molto gentili e vivaci, ed è facile farseli piacere. Maria è

super paziente, e come ho detto, un’ottima cuoca.

Antonio è uno dei più grandi lavoratori che io abbia mia cono-

sciuto. Ha un modo controllato di occuparsi delle cose per cui

nutro un grande rispetto. Oltre alla famiglia che mi ospita, ho

quelli che sembrano dozzine di zie, zii, nonni e cugini

“acquisiti”, tutti ospitali e calorosi. Mi sento come se facessi

parte della famiglia da sempre!

La scuola per me è diversa perché è molto diversa da com’è

in Colorado. Nel mio Paese ogni insegnante ha la sua aula per

tutto l’anno e gli alunni si spostano di classe in classe, ciascuno

con il suo orario. Ciò significa che per tutto il giorno si socia-

lizza con un gruppo diverso di persone, mentre qui in Italia

resti con gli stessi 28 ragazzi ed è l’insegnante a spostarsi di

aula in aula. Di conseguenza penso che i ragazzi italiani tenda-

no a consolidare amicizie più forti, mentre i ragazzi americani

tendono ad essere più superficiali; in realtà in America si com-

portano più o meno allo stesso modo che in Italia.

La lingua italiana è estremamente difficile per me perché la mia

lingua nativa non deriva dal latino, e anche per mia pigrizia.

Comunque, anche se lentamente, sto facendo progressi! Alla

fine di questo scambio dovrei avere una buona padronanza

dell’italiano e forse di qualche dialetto!

Beh, in ogni caso, se hai letto l’articolo finora, sei davvero

perseverante! L’Italia è proprio un bel posto. Grazie per aver

letto!!!!

Devyn Snowhawk IV^AM

Page 16: Numero  aprile 2014

PAGINA 16 Anno XII Numero Unico

En Sudamérica el fútbol es el deporte más

conocido y jugado. Aquí nacieron varios

futbolistas que han contribuido bastante a la

historia del fútbol como Maradona, Pelé,etc.

Actualmente son “La Pulga” Messi, Ronaldinho,

Neymar Jr,etc. Los países que han tenido y

todavía tienen mejores futbolistas siempre

serán las selecciones de Brasil y Argentina que

ganaron 5 mundiales y 2 respectivamente. La

competición más importante es “La Copa

Libertadores” organizada por la Confederación

Sudamericana de Fútbol,esta copa la juegan los

equipos que salieron en los primeros lugares de

todas las ligas sudamericanas añadiendo a México ,excepto a

Brasil y Argentina que participan 5 equipos,en total son 38

equipos.Fue creada en 1960 en Uruguay llamado por primera

vez Copa de Campeones de América, para enfrentar a

los campeones de las asociaciones sudamericanas de fútbol

en sus respectivos campeonatos de liga. Desde 1965 se

denomina Copa Libertadores de América. El primer partido

en la historia del certamen se jugó el 19 de abril de 1960,

entre Peñarol de Uruguay y Jorge Wilstermann de Bolivia

terminando 7-1 a favor de los uruguayos. El ganador disputa,

desde 1989, la Recopa Sudamericana y la Copa Mundial de

Clubes, desde 2005.Es la copa entre clubes con más prestigio

y repercusión de Sudamérica. Se disputa anualmente desde

enero hasta julio.El último campeón es Atlético Mineiro de

Brasil, que logró su primer título en la competición tras

vencer a Olimpia de Paraguay por penales. El club con más

títulos es Independiente de Argentina con siete.

(segue a pag.17)

Il calcio sudamericano è senza dubbio lo sport

più conosciuto e praticato al mondo.

In Sudamerica sono nati tanti calciatori che

hanno dato un grande contributo alla storia del

calcio. Non possiamo non ricordare Maradona,

Pelé, ecc. Attualmente i più famosi sono Messi,

soprannominato “La pulce”, Ronaldinho, Ne-

ymar Jr, ecc.

I paesi che hanno avuto e che continuano ad

avere i migliori calciatori sono il Brasile e l'Ar-

gentina, i quali hanno vinto rispettivamente 5 e

2 mondiali.

La competizione più importante è “La copa

Libertadores” organizzata dalla Confederazione

Sudamericana di calcio in cui si affrontano 38

squadre tra quelle che sono ai primi posti di

tutti i campionati sudamericani, compreso il Messico, 5 squa-

dre dell'Argentina e il Brasile.

Fu chiamata per la prima volta “Copa de campeones de A-

mérica”e creata nel 1960 in Uruguay, e dal 1965 denomina-

ta“Copa Libertadores de América”.

La prima partita nella storia di questa competizione si giocò il

19 aprile del 1960, tra il Peñarol (Uruguay) e Jorge Wilster-

mann (Bolivia), terminando 7-1 a favore degli uruguaiani. Il

vincitore poi disputa la “Recopa Sudamericana” (creata nel

1989) e “La Copa Mundial de Clubes” (creata nel 2005).

Quest'ultima è la coppa più prestigiosa ed importante del

Sudamerica. L'ultima squadra vincitrice è stata l'“Atlético

Mineiro” del Brasile, che ottenne il suo primo titolo in questa

competizione dopo aver battuto l'Olimpia del Paraguay ai

rigori.

La squadra con più titoli è la “Independiente” argentina che

ne ha ottenuti ben 7.

(segue a pag.17)

Page 17: Numero  aprile 2014

PAGINA 17 Anno XII Numero Unico

(segue da pag.16)

Nel mio paese natale, il Perù, il calcio

è lo sport più seguito anche se non

abbiamo mai vinto nessuna “Copa

Libertadores” e nemmeno una coppa

del mondo (a cui non partecipiamo

da 32 anni, ossia dal mondiale della

Spagna del 1982), e purtroppo non

siamo nemmeno allo stesso livello

degli altri paesi vicini.

Tuttavia il Perù possiede molti titoli mondiali in altri

sport come la pallavolo, la boxe ed il surf.

Per me il calcio in generale è lo sport più bello del mon-

do. Senza esagerare, lo gioco da quando ho iniziato a

camminare, grazie soprattutto a mio padre.

Ho visitato vari stadi del Perù con la mia famiglia vivendo

ogni partita con tanta passione ed emozione. Credo che

senza i giocatori sudamericani il calcio mondiale non

sarebbe lo stesso, senza quella grinta ed allegria che li

caratterizza. Il mio sogno più grande è quello di essere

un giorno in uno stadio con la mia nazionale ed urlare

come un pazzo quando segneremo un gol!

Gustavo Soberon 1^AL

(segue da pag.16)

En mi país natal Perú el fútbol aunque no podrá

parecer,porque no hemos ganado ninguna Copa

Libertadores ni mucho menos una copa del mundo (no

participamos a esta última competición desde hace 32 años

en España 82) es el deporte mas seguido,aunque

lamentablemente no estemos a la altura de otros países

vecinos. De todas maneras el Perú tiene muchos títulos

mundiales en otros deportes como voley,boxeo,surf. En lo

personal el fútbol en general es el deporte mas hermoso

del mundo, lo juego desde que comenzé a caminar,no

estoy exagerando ,gracias a mi padre.He estado en varios

estadios de Perú viviendo la pasión y la emoción en cada

partido que tuve la oportunidad de verlo con mi

familia.Pienso que sin el jugador sudamericano,el fútbol

mundial no sería igual sin esa garra y alegría que llevan en

sus venas.Mi sueño de toda la vida siempre será: estar en

un estadio con mi selección nacional en un mundial y gritar

como loco cuando hagamos un gol.

Page 18: Numero  aprile 2014

PAGINA 18 Anno XII Numero Unico

IL RACCONTO

“IL BOIA”

Da quando gli avevano fatto il contratto, concedendogli una somma per ogni cane, dalla mattina alla sera

s’aggirava lesto e circospetto per le vie del paese col suo calappio nascosto sotto l’ampio mantello nero. Ave-

va un occhio strabico che ingannava quanti, credendo d’essere guardati, lo salutavano.

Tommaso era il suo nome, ma di soprannome faceva “il boia”.

Tutti lo chiamavano così, ma lui di quel soprannome ingiurioso non si preoccupava e continuava a catturare

cani randagi e senza museruola con indicibile durezza e crudele soddisfazione.

Alle persone troppo sensibi- li, che non riuscivano a

sopportare i guaiti delle povere bestie trascinate

con violenza col collo stretto nel cappio, e che lo invitavano ad essere me-

no brutale lui, sollevando le spalle, rispondeva: “Questo è il mio mestie-

re!”.

Un bel giorno avvenne un episodio che divertì quanti l’avevano in antipa-

tia e cambiò il destino di tutti quei cagnolini senza padrone. Mentre girava

per la periferia, “il boia” si ritrovò senza volerlo nel bel mezzo di un famelico

branco di ringhiosi cagnacci. Con la sua solita spa- valderia e pensando che

la vista del cappio e del suo aspetto rude e crudele potessero bastare a spa-

ventare quell’accozzaglia di spelacchiati e pidocchio- si cani, Tommaso

s’avventò come un incosciente contro il branco, gridando e mulinando il

suo calappio.

Quei cagnacci, però, non erano certo animali timidi o di campagna, perché provenivano quasi

tutti dai boschi sperduti della Murgia, ed erano abituati a vendere cara la pelle, e così…

Ancora oggi quelli che riuscirono a vedere “il boia” attraversare il paese urlando di terrore e a

velocità supersonica, inseguito da una decina di ringhianti cani randagi, con i pantaloni strappati ed

il sedere scoperto e sanguinante, si sbellicano dalle risate.

Da quella sgradevole e inaspettata avventura, “il boia” si spaventò talmente tanto che la sola vista

del più docile e mansueto cagnolino gli provocava degli strani tic nervosi.

A proposito, dopo quella brutta storia Tommaso cambiò mestiere, e da accalappiacani diventò

custode del cimitero, sicuro che nessuno dei “presenti” gli avrebbe mai potuto ricordare il suo

passato.

Andrea Riviello 1BL

Page 19: Numero  aprile 2014

PAGINA 19 Anno XII Numero Unico

Page 20: Numero  aprile 2014

PAGINA 20 Anno XII Numero Unico

Il don Milani a Bruxelles

Quest’anno dal 5 al 9 marzo un gruppo di alunni della no-

stra scuola di diversa età, dalle prime alle quarte, frequen-

tanti gli indirizzi linguistico, scienze umane ed economico

sociale, ha fatto un’esperienza che è rimasta nel cuore e

nella mente di tutti i partecipanti e pensiamo anche delle

docenti accompagnatrici prof.sse Santorsola, Piragina e Zin-

grillo: un viaggio a Bruxelles per conoscere il Parlamento

europeo e per partecipare ad un gioco di ruolo che ci ha

fatto sentire per un giorno veri deputati europei!

Non eravamo impreparati: la prof.ssa Zingrillo ci aveva fatto

due ore di lezione spiegandoci come è nata l’Unione europea

e come funziona il Parlamento europeo.

Ma viverla sul posto è entusiasmante! Ci siamo divisi in grup-

pi e abbiamo discusso su due temi: la gestione solidale

dell’acqua e l’uso dei microchip per il controllo delle persone.

Abbiamo dovuto trovare i compromessi necessari per legife-

rare e abbiamo negoziato con gli altri studenti per costruire il futuro che desideriamo per l’Europa. Persino il nostro abbiglia-

mento era curatissimo, da vero parlamentare europeo.

L’impegno non è stato poco, anche perché la nostra attività è durata per ben due ore e mezzo senza pause. Ma la simulazione

di gioco era perfetta, non avevamo mai assistito a niente di simile.

Speriamo che la scuola organizzi ancora esperienze di vita e di studio come queste: ci siamo sentiti uniti e coinvolti in una

dimensione per la prima volta sovranazionale, siamo stati per un giorno veri cittadini europei!

I referenti del progetto solidarietà “Adotta un maestro”

con la classe 2^BL , vincitrice nella gara di lettura di Biblioinrete