28) l'Urlo Giugno 2008

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Pubblicazione periodica a diffusione gratuita - Numero 27 - Giugno 2008 1 SOMMARIO Ed i t or i al e 1 Vera modella di strada (2a p. ) 2 Sass o, una comuni t à di ... 3 Classic Rock 4 Una poesi a 4 Lur l o del l a pol i t i ca 4 Per c o n t at t ar c i 4 Io sono Ermes e ho passato parte di questi ultimi 10 anni, insieme a tanti altri ragazzi e ragazze, al Centro serale “SottoSopra”. E’ molto difficile descrivere le sensazioni e le emozioni vissute: le paure e le insicurezze, l’allegria e la felicità, le delusioni e le amarezze, l’ironia e la serenità, la fatica e la solitudine, la condivisione e la partecipazione ad un pezzo di strada con persone che tentano di uscire dal guscio della dipendenza, dall’abuso di sostanze stupefacenti, dai tanti pregiudizi e dalle stigmatizzazioni che si hanno venendo da un periodo + o - lungo “vissuto in piazza”.  Abbiamo conosciuto molte persone, associazioni e realtà simili a noi (Drop-In di Torino, Piazza Grande BO, Forum Droghe, Ristretti Orizzonti PD, Ladri di Biciclette VE), siamo stati e abbiamo partecipato a Convegni, Riunioni e Assemblee dove si parlava di Noi, ma Noi eravamo poco rappresentati e la nostra voce era spesso incerta e insicura. Questo “girovagare” per l’Italia e il conoscere altre persone, il confrontarci e l’incontrare altre realtà ci ha reso coscienti che non ci sono due mondi distinti e separati (abuso o astinenza), ci hanno fatto capire che poteva esserci una via più consapevole nell’uso di sostanze e che la riduzione del danno era ed è il minimo indispensabile. Come Centro abbiamo partecipato e fatto iniziative pubbliche, ve ne ricordo alcune: 3D Antipro, L’urlo da dentro … a fuori, Le parole sono uguali per tutti?, Cinema da Urlo, Giardino Sonoro, ne dimentico senza dubbio altre e me ne scuso, ma speriamo che questo abbia modificato un po’ il sentire comune sui “tossici” ed è in queste occasioni che ho iniziato a collaborare con il centro SottoSopra e da circa tre anni ne sono diventato “operatore”, …?. Un’altra cosa importante è stato, secondo me, far uscire, con ostinazione e caparbietà, questo Periodico (l’urlo) che in tutti questi anni ha continuato a dare “voce” e la possibilità di scrivere a persone seguite dal Ser.T. di San Giovanni in Persiceto e non solo, è stata ed è una sfida che ci ha, forse, permesso di sfatare molti luoghi comuni su persone che come me hanno usato o usano droghe. Ma la cosa più importante, è sicuramente, aver “sperimentato” insieme modalità di relazione senza le sostanze e diverse dalla  vita di piazza, senza “verità in tasca” e tenendo conto di tutte le nostre diversità, perché Noi  vogliamo anche altro dalla vita.  A questo punto non posso ch e ringraziare gli Operatori/trici del Ser.T. e le Operatrici/ori del Centro, ma soprattutto ringrazio le Ragazze e i Ragazzi che sono  venute e vengono al Centro, sperando che il pezzo di strada, anzi di vita, fatto fianco a fianco ed insieme, sia e sia stato utile e piacevole e vi ringrazio per la possibilità di scelta che mi avete dato. Non dimenticandomi di dirvi che a meta ottobre, al centro serale SottoSopra, ci sarà una Festa per Noi e per Voi, Festeggiamo i dieci anni di vita del Centro (per info: 051 957 999). Molte grazie Ermes * * * E allora: SCRIVETE E URLATE CON NOI!!! Marco GRA ZIE PER QUESTI DIECI A NNI l’urlo

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Pubblicazione periodica a diffusione gratuita - Numero 27 - Giugno 2008

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SOMMARIO

Editoriale 1

Vera modella di strada (2a p.) 2

Sasso, una comunità di... 3

Classic Rock 4

Una poesia 4

L’urlo della politica 4

Per contattarci 4

Io sono Ermes e ho passato partedi questi ultimi 10 anni, insieme atanti altri ragazzi e ragazze, alCentro serale “SottoSopra”.E’ molto difficile descrivere le

sensazioni e le emozioni vissute:le paure e le insicurezze, l’allegriae la felicità, le delusioni e leamarezze, l’ironia e laserenità, la fatica e lasolitudine, la condivisione ela partecipazione ad unpezzo di strada con personeche tentano di uscire dalguscio della dipendenza,dall’abuso di sostanze

stupefacenti, dai tantipregiudizi e dallestigmatizzazioni che sihanno venendo da unperiodo + o - lungo “vissuto inpiazza”. Abbiamo conosciuto moltepersone, associazioni e realtàsimili a noi (Drop-In di Torino,Piazza Grande BO, ForumDroghe, Ristretti Orizzonti PD,Ladri di Biciclette VE), siamo stati

e abbiamo partecipato aConvegni, Riunioni e Assembleedove si parlava di Noi, ma Noieravamo poco rappresentati e lanostra voce era spesso incerta einsicura.Questo “girovagare” per l’Italia eil conoscere altre persone, ilconfrontarci e l’incontrare altrerealtà ci ha reso coscienti che nonci sono due mondi distinti e

separati (abuso o astinenza), cihanno fatto capire che potevaesserci una via più consapevolenell’uso di sostanze e che lariduzione del danno era ed è ilminimo indispensabile.

Come Centro abbiamopartecipato e fatto iniziativepubbliche, ve ne ricordo alcune:3D Antipro, L’urlo da dentro … afuori, Le parole sono uguali per

tutti?, Cinema da Urlo, GiardinoSonoro, ne dimentico senzadubbio altre e me ne scuso, ma

speriamo che questo abbiamodificato un po’ il sentirecomune sui “tossici” ed è inqueste occasioni che ho iniziato acollaborare con il centroSottoSopra e da circa tre anni nesono diventato “operatore”, …?.Un’altra cosa importante è stato,

secondo me, far uscire, conostinazione e caparbietà, questoPeriodico (l’urlo) che in tuttiquesti anni ha continuato a dare“voce” e la possibilità di scrivere apersone seguite dal Ser.T. di SanGiovanni in Persiceto e non solo,è stata ed è una sfida che ci ha,forse, permesso di sfatare moltiluoghi comuni su persone checome me hanno usato o usano

droghe.Ma la cosa più importante, èsicuramente, aver “sperimentato”insieme modalità di relazionesenza le sostanze e diverse dalla vita di piazza, senza “verità in

tasca” e tenendo conto di tutte lenostre diversità, perché Noi vogliamo anche altro dalla vita. A questo punto non posso cheringraziare gli Operatori/trici del

Ser.T. e le Operatrici/ori delCentro, ma soprattutto ringraziole Ragazze e i Ragazzi che sono venute e vengono al Centro,sperando che il pezzo di strada,anzi di vita, fatto fianco a fiancoed insieme, sia e sia stato utile epiacevole e vi ringrazio per lapossibilità di scelta che mi avetedato.Non dimenticandomi di dirvi chea meta ottobre, al centro seraleSottoSopra, ci sarà una Festa perNoi e per Voi, Festeggiamo idieci anni di vita del Centro(per info: 051 957 999).

Molte grazie Ermes

* * *

E allora:

SCRIVETE E URLATECON NOI!!!

Marco

GRAZIE PER QUESTI DIECI ANNI

l’urlo

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 Ne l nu me ro 26 de l’ ur lo ab bi am o pubbl icato la prima parte di questa storiaraccontata da Vanni, questa è la secondaed ultima parte.La redazione

“Certo che non è una brutta idea, matu sei sicura che nessuno ci stiaseguendo, sai non vorrei metterti nei

guai?” “No stai tranquillo basta chealle diciotto io sia a Bologna, dopopotrebbero cominciare i guai, mi sonomessa d’accordo con una mia amicache lavora a Modena e con loro horaccontato che sarei andata a trovarelei. Non è che sei tu ad aver paura?”“Assolutamente “risposi io, anche seavevo una dannatissima paura che mifacessero la” festa”. Partimmo così peril mare, quel giorno mi feci prestareuna macchina da un mio amico peressere più sicuro che non miriconoscessero. Durante il viaggio glifeci un sacco di domande e lei iniziò asfogarsi, così che iniziò a raccontarmi

la sua storia. “Sai io vengo da unpiccolo paese della Romania, là c’èmolta miseria che tu non puoinemmeno immaginare, i giovani siritrovano nei bar e passano il tempo afumare a bere e a raccontarsi le stessecose giorno dopo giorno e speranosempre in un domani migliore. Noiragazze sogniamo di avere dei bei

 ve st it i de ll e be ll e sc arpe inso mm a diessere un po’ alla moda. Le ragazzeitaliane non riuscirebbero asopravvivere più di due giorni nellenostre condizioni. Forse tu non cicrederai ma là da noi è veramentecosì.” “Vera tu hai il ragazzo inRomania?” “Certo che l’ho, guarda ho

la sua foto nelportafoglio.””Complimenti è un belragazzo, ma lui sa quello che tu staifacendo qua?” “Sei pazzo se lo scopreminimo mi ammazza.” “Ma come seiarrivata in Italia, sai per televisioneraccontano che siate rapite oraggirate, dicendovi che qua c’è lavoroper voi, lavoro onesto intendo, è vero?”“Sì più o meno è così. A me è successo,che una sera si sono presentati nelnostro paese un gruppo di ragazzi eragazze- rumene che venivanodall’Italia e ci hanno raccontato chequa lavoravano nel settore della modae ci fecero vedere, oltre i soldi che

possedevano, delle foto che liritraevano in discoteca, al mare incittà diverse, insomma c’illusero cheavevano fatto fortuna, infatti,arrivarono con macchine di lusso e

 ve st it i al la mo da , co sa ch e da no i èrarissimo soprattutto nei piccoli paesicome il mio. Tutti noi ci credevamo egli chiedemmo se era possibile ancheper noi fare una vita così. Loro cidissero che avrebbero telefonato inItalia e poi si sarebbero rifatti viviPassò circa una settimana così che noiavremmo avuto tutto il tempo diconvincere le nostre famiglie, solo dopocapii che anche quello faceva parte del

loro piano. Una sera arrivarono in dueun ragazzo e una ragazza, c’invitaronoal bar e ci dissero di aver parlato condei loro amici in Italia e gli avevanodetto che c’era bisogno di un paio diragazze di bell’aspetto per farlelavorare come modelle e avrebberopensato a tutto loro per i documentinecessari, ci dissero anche che se non ci

riuscite ad arrivare in Italia evitandole frontiere?” “Dunque, tu conosci laRomania?” “No sinceramente ne hosolo sentito parlare ma del resto ne so

 ve ra me nte po co .” “l o ve ngo da unpiccolo paese dei Carpazi inTransilvania, sai la terra di Dracula,

 vici no al la ci tt à di Turd a. Da lìpartimmo raggiungendo la città di

Oradea, e fin lì ci sembrava tuttonormale, a parte il viaggiomassacrante, arrivammo poi inun’altra piccola città, Salonta. Lì adaspettarci c’era un camion chetrasportava cavalli, fu lì cheiniziammo a vederci poco chiaro, poi ilragazzo ci rassicurò dicendoci chec’erano dei problemi alla frontieraperché avevano fermato dei trafficantid’armi quindi avevano revocato tutti i

 vi st i d’ entr ata per l’ Ungher ia e quin diavremmo dovuto attraversare ilconfine in un punto dove non ci fosse lapolizia di frontiera. Il ragazzo, Mirko èil suo nome, iniziò a contrattare conl‘autista del camion, infine ci chiamò eci avvertì che avremmo dovutoproseguire il viaggio fino alla cittàungherese di Gyula sul camion. Noirimanemmo impietrite e chiedemmodove dovevamo salire, il camionista,un ungherese dalla faccia ben pocoraccomandabile ci indicò una specie diarmadio dietro alla cabina all’interno~ rimorchio con i cavalli. Ricordo lapuzza di merda di cavallo che ciaccompagnò per diverse ore di viaggiodentro quest’armadio in metallo, condentro una panca, della paglia ed unasporta contenente una bottigliad’acqua, un pacchetto di fazzoletti dicarta e un sacchetto di biscotti secchi.

Ci rinchiusero lì dentroraccomandandosi di stare zitte e seavevamo qualche bisogno di farlo sullapaglia tanto l’odore si sarebbemescolato con l’odore dei cavalli.Ripartimmo e Marina iniziò a piangereed urlare ma nessuno ci sentiva,eravamo completamente al buio ed ilcamion faceva dei sobbalzi che dallapanca dove eravamo sedutesbattevamo dappertutto, eravamo inpreda alla disperazione, mancaval’aria ma in compenso si sentiva unapuzza incredibile e i cavalli nonfacevano altro che nitrire e scalpitare.Finalmente dopo non so nemmeno

quante ore, il camion si fermò eudimmo la voce di Mirko che parlavacon l’autista, poi finalmente aprironol’armadio e dopo alcuni secondi dicecità completa vedemmo Mirko con ilsuo solito sorriso avvicinarsi a noidicendoci benvenute in Ungheria. Cifecero scendere e Mirko dopo avercongedato il camionista, si avvicinò anoi e si scusò per l’inconveniente. Noisul momento ci sentimmo rinate, poilui ci fece salire su un fuoristrada e cidisse, che saremmo andati a Gyula adormire e a rinfrescarci e chel’indomani avremmo proseguito il

 viaggi o ve rs o l’ Aust ri a.” “Ma dimm i,quello che mi stai raccontando è tutto

 ve ro o è fr ut to dell a tua fa ntas ia ,questa storia ha dell’incredibile, misembra di sentire il racconto di unoschiavo importato dall’Africa centinaiadi anni fa! !” “No purtroppo èsacrosanta verità, e poi perché tistupisci non sono forse una schiava io?”“Certo, scusami non intendevo

fosse piaciuto avrebbero provvedutoloro a farci ritornare a casa. A noiragazze non sembrava vero,pensavamo ad un sogno, ma lorocontinuavano a rassicurarci. Insommasembrava tutto vero. Il ragazzo a quelpunto ci chiese se ci poteva interessare,ci disse anche che per adesso avevano

 biso gno di due ma da lì a po co ne

sarebbero servite altre ed in futuroavrebbero avuto anche bisogno diragazzi forti per farli lavorare indiscoteca come buttafuori. Fu in quelmomento che la ragazza disse che ledue che al momento le sarebberoservite eravamo io e una mia amica,Marina, quella che ora è a Modena. Io elei ci guardammo poi ci abbracciammoeravamo troppo felici. Gli chiedemmoquando saremmo partite, e loro cirisposero che se eravamo d’accordo,loro avrebbero preparato i documenti efra qualche giorno sarebbero venuti aprenderci. Noi naturalmenterispondemmo di sì e ricordo che quellasera festeggiammo fino a tardi sotto gli

occhi delle nostre amiche invidiosementre il mio ragazzo che non era perniente d’accordo andò via adubriacarsi in un altro bar, poverino, se19 avessi ascoltato....” Mentre miraccontava questa storia Vera avevagli occhi lucidi pronti a piangere da unmomento all’altro, così io provai adistrarla raccontandogli un po’ dellamia vita. Cercai di non bombardarla araffica di domande riguardo la suadisavventura, quindi iniziai acambiare di scorso raccontandogliepisodi simpatici accaduti a me. Leiinizio cosi a distrarsi e a ridere (ancheperche una delle mie modeste doti e di

riuscire a far ridere lagente)Arrivammo così al mare. Lei eramolto euforica,le sembrava di vivereper un attimo in un altro mondo,anche se io non è che l’avessi portatachissà dove, dato il poco tempo adisposizione, infatti, eravamo andati aiLidi Ferraresi (il che è tutto un dire...)ma a lei pareva un paradiso, iniziò aguardare tutte le vetrine (cosa che ioodio), andammo sul lungo mare e leimi chiamava invitandomi a correresulla battigia, sembrava veramenteimpazzita. All’ora di pranzo la portai inun ristorantino da lì poco distante,dove cucinano il pesce in una maniera

fantastica. Finito il pranzo (ottimo,non potevo sbagliare), tornai allacarica con le mie domande:”Ti dispiacecontinuare il racconto distamattina?””No affatto lo so che a teinteressa la mia storia, e tutto quelloche stai facendo oggi per me, non èaltro che una cornice per poi dipingereil tuo quadro. Io rimasi senza parole,poi le dissi: “Si, in effetti, non hai tuttii torti però, se ti può consolare, anch’iosto passando un’ottima giornata in tuacompagnia.”Dov’eravamo rimasti ?A sì ora ricordo, Marina ed iofesteggiammo, tornammo a casa edopo dieci giorni arrivarono quei due

 ba st ardi co n il so rr is o su ll e la bbra e

tutti i documenti, che poi scoprimmoche erano falsi, ci dissero che saremmopartiti il mattino seguente, quindi siraccomandarono di prepararel’essenziale per il viaggio e che al restoavrebbero provveduto loro al nostroarrivo in Italia.””Ma dimmi poiché idocumenti erano falsi come siete

VERA, MODELLA DI STRADA (seconda parte)

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SASSO, UNA COMUNITA’ DI... ALIENI!!!

dubitare dite, ma ha dell’inverosimileche nel 2005 avvengano ancora questifatti.” “Lo so, ma purtroppo come me cene sono a migliaia di ragazze che hannofatto la mia stessa fine, e credo che se iclienti che vengono da noi a cercarepochi minuti di sesso, sapessero questecose che ti sto raccontando forse non citratterebbero come a volte ci trattano.Ma tornando al viaggio, ti stavodicendo che arrivammo a Gyula, ciaccompagnò in un motel, dovefinalmente ci potemmo lavare e ci

diede dei vestiti puliti. Lì riuscimmo amangiare e riposarci qualche ora, poiripartimmo, questa volta in auto conMirko per entrare in

 Aust ria. Arri va mm o co sì in un al tr opaese, Kormend da lì proseguimmolungo strade non frequentate da,tranne da qualche trattore,arrivammo in una zona semideserta eMirko disse : forza ragazze siamo già in

 Aust ria, in fa tt i, di lì a po coincontrammo le indicazioni per il paesedi Gussing, e mano mano cheproseguivamo il nostro viaggioincontravano sempre più cartelliscritti in tedesco.” “Sai Vera non riesco

ancora a pensare che possano avvenirefatti del genere-, e veramenteincredibile pensare che al mondopossano esistere soggetti di questo tipo,sai, finché lo senti dire per televisioneci dai un peso relativo, ma sentirselodire dalla persona interessata

 ve ra me nte orribi le .” “L o so pens a a no iche lo stiamo vivendo giorno dopogiorno. In ogni modo continuando lamia storia, ti stavo dicendo chearrivammo in Austria, lì ci fermammodue giorni e devo ammettere che inquei due giorni Mirko cifece”dimenticare”j giorni passati,infatti, ci porto in ristoranti di primacategoria ci comprò dei

 ve st it i, addiri tt ura ci rega lò il ce ll ul are(senza scheda), insomma fece di tuttoper rivalutarsi. Il terzo giornopartimmo con un’altra auto, misembra che fosse una Citroen,finalmente arrivammo in Italiapassando per il Tarvisio, da lì poiandammo a Trieste dove Mirko ciconsegnò ad una ragazza, tra l’altromolto bella che si chiama Eva. Cipresentò e ci disse che lei sarebbe statala nostra manager per i futuricontratti da modelle ; noi ci credemmoe così salutammo Mirko che ci rassicuròche ci saremmo rivisti presto. Eva ciportò a mangiare in un ottimo

ristorante dove ci attendevano altri treragazzi vestiti molto eleganti e dai

modi molto garbati. Finito il pranzo ciaccompagnarono nell’agenzia dove asentir loro cerano già pronti i contrattiper lavorare nel mondo della moda.Marina ed lo eravamo raggianti difelicità e non vedevamo l’ora di potertelefonare alle nostre famiglie peravvertirle, ma loro con modi moltogarbati ci dissero che prima avremmodovuto sbrigare le pratiche delcontratto poi saremmo state libere ditelefonare. Giungemmo così inquest’ufficio, che si trovava in un

appartamento nella zona del porto. Fulì che scoprimmo l’atroce verità che sicelava dietro quelle quattro persone, cichiesero i passaporti per farne dellefotocopie, poi quando glie liconsegnammo, ci fecero sedere eaprirono una specie di registro dovecerano le foto dei nostri cari, tutti inostri dati e ci comunicarono il tipo dilavoro che avremmo dovuto svolgere:le cosiddette puttane.”“Ma dimmi comefu la vostra reazione, io gli sarei saltatoaddosso e avrei cercato di scappare“Allora forse non mi capisci1 certo cheanche noi non siamo rimaste lì asorridere o- a ringraziarli, anzi

!Provammo in tutti i modi di riavere inostri passaporti, cercammo discappare, ma loro iniziarono aricattarci, dicendo che se non fossimostati alle loro regole si sarebbero rifattisulle nostre famiglie”. Negli occhi di

 Ve ra si no ta va l’ od io ch e provava pe rquei delinquenti ma non si persed’animo e continuò il suoracconto.”Marina fu presa da una crisiisterica mentre io provavo in tutti imodi di convincerli a lasciarci andare,promettendogli che non avremmodetto niente con- nessuno-i ma- lorosorridendo mi dissero che noi da quelmomento eravamo di loro proprietà,fintanto che non ci saremmo riscattate-nei loro confronti. Mi ricordo che io eropresa dal panico e il mio cervello siannebbio ed iniziai a pensare aimomenti felici passati con i miei cari,pensando poi se sarei riuscita un giornoa rivederli. Pensavo a mio padre, chelavorava nei boschi per pochi soldi perpoterci far vivere, pensavo alla miamamma che nonostante mi sgridassesempre mi adorava e poi al mio ragazzoal quale ero molto attaccata, masognando anche io di fare camera inItalia non li avevo ascoltati ed ora erofinita veramente nei guai.” Ascoltandoquesti racconti, provai un forte senso dirabbia e nello stesso tempo di

impotenza, cosa avrei potuto fare peraiutare questa ragazza, nulla proprio

Salve redazione sono TURK182 (Alsecolo FABRIZIO), vi scrivo perraccontare come funziona la comunitàdi “Sasso”, piccola realtà situatasull’Appennino tosco-romagnolo alleporte di Marradi, che lancia la sfida almondo e alle altre comunità, sfidandolesul piano delle regole e sulle lotte alproibizionismo. Nel lontano 1980,Danilo, assieme ad un gruppo di

 vo lo nt ar i, fo nd ò la ”c om un it à di Sa ss o” ,da subito incentrata su idealialternativi rispetto alle altre comunitàquesti ideali sono: il perdono, l’ascolto eil rilancio dei rapporti umani. Da queitempi, la comunità è cresciuta, ci sonotre case, venti operatori e unasessantina di ragazzi ma, ha sempre

tenuto fede ai suoi ideali di origine.Infatti, nel mondo d’oggi e nellamaggior parte delle “comunità-caserma” (chiamate così da me perchéal mio avviso creano soldati tuttiuguali e non uomini liberi con le loroparticolarità), si tende ad accusare e apunire il “tossico” ad oltranza, senzaprovare a mettersi nei suoi panni esenza cercare di capire il perché una

persona fa una determinata azione esoprattutto senza dargli amore. Inquesto mondo di repressione, io e altri59 ragazzi abbiamo la fortuna ditrovarci in questa “oasi felice”, doveinvece di darci dei”calci nelculo”(ovviamente in senso metaforico)con amore e comprensione rifanno

apprezzare le piccole cose che la vita cioffre e, puntando sui rapporti, cercanolentamente di farci diventare uominiliberi e persone di cuore rispettose delprossimo. Infine volevo aggiungere cheDon Nilo è un “essere mitologico”infatti, come Guevara o Napoleone(tanto per citare la storia!) è sempre in“trincea” a combatterequotidianamente, contro le difficoltà e

al fianco dei suoi ragazzi. Se come diceil motto della nostra comunità “dacammino si apre cammino” noi laprovocazione l’abbiamo lanciatalettori…per voi il nostro progetto èutopistico?…Per me no! A voi la scelta.

By TURK182

nulla. Fu proprio in quel momento chele chiesi se avessi potuto far qualcosaper lei; e Vera dolcemente mi rispose :“Tu stai facendo già molto per me,innanzitutto mi hai sempre trattatocome si tratta normalmente un amica,non hai mai provato a abusare di meed infine ti posso dire che era da tantotempo che non mi sentivo così benecome oggi, mi hai regalato unagiornata felice e finalmente hoincontrato una persona che mi ha fattosfogare, e sono contenta che vuoi

sapere tutte queste cose. Spero cheriuscirai a trasmetterle alle personeche conosci. Sai la mia vita è fatta difalsi sorrisi e i miei giorni passanosenza mai un gesto d’amore, amoreinteso come voler bene ad una persona,e credo che tu un p0’ di bene me ne

 vuoi anch e se so no un a puttana. ”I nquel momento pensai che, si, in effetti,mi stavo affezionando a quella ragazza

 ve nuta da ll ’e st pe r fa r fo rtun a, edinvece era finita nella ragnatela diquei delinquenti senza meritarselo. “Madimmi Vera per quanto tempo deviancora restare sottomessa a questidelinquenti?” “li loro contratto nei miei

confronti è il seguente : io devo dargli aloro 500 euro al giorno per minimo seimesi, dopodiché posso decidere direstare con loro dividendo i 500 euro,300 a loro e 200 a me questo per unminimo di altri tre mesi, se invece iomi ribello loro possono vendermi adaltre persone sempre della loro specieper almeno 15.000 euro quello che iogli frutto mediamente in un mese.””Etu cosa hai in mente di fare?” “Ho inmente che appena mi sono riscattataritorno nel mio paese ad apprezzarequello che ho e non più quello che inpassata sognavo.“Le ore passarono infretta così riportai a Bologna Vera, cisalutammo, lei mi sorrise ma aveva gliocchi pieni di lacrime. Mentre lei siallontanava per prendere l’autobus,che l’avrebbe riportata alla sua tragicarealtà, io rimasi lì a guardarla con ilcuore pieno di rabbia, ma soprattuttoscoraggiato ed impotente nei confrontidi una situazione che purtroppo nonsarei mai riuscito a cambiare. Ora ogni

 vo lt a ch e pa ss o do ve le i “l avora”mifermo a salutarla e cerco sempre dìfargli coraggio e spero sempre che imesi che gli mancano per riscattare lasua libertà passino in fretta, anche senella sua mente per tutta la vitariaffioreranno questi tragici ricordi da“modella di strada”.

 V a n n i

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CLASSIC ROCK

Cari lettori, in questo periodo stiamo vi ve nd o un “e po ca po li ti ca ” do ve gl iStati Uniti stanno perdendo consensi intutto il globo e stanno perdendo anchel’appoggio di alleati storici (vedi

 Au st ra li a) , a ca us a de ll a lo ro po li ti caestera. Ma la cosa che noto con piacereè che alcuni paesi in via di sviluppo,specialmente alcuni stati centro-sudamericani, trovano il coraggio disfidare il “gigante americano” conpolitiche populistiche ed economicheno-global, che mirano alla loro pienaindipendenza. La spinta maggiore diquesta sfida viene dall’asse Cuba-

 Ve ne zu ela- Bo li vi a ma , an ch e l’ Ar ge nt i-na col neoeletto governo Kircknersembra voler intraprendere questastrada . Al momento il leader che

 va nt a ma gg io r “p es o ec on om ic o” tr aquesti stati è Hugo Chavez premier del

 Ve ne zu ela (q ua rt o pa es e al mo nd o pe r

La domanda che mi pongo è: cos’è ilRock per me e cosa significa? Secondome il rock é il genere di più larghe

 ve du te ne ll a st or ia de ll a mu si ca . No n vo gl io ri co st ru ir e co me si a na toprecisamente e chi è stato il primorocker al mondo, anche se sappiamoche Elvis Presley ha iniziato a suonareil rock’n’roll prendendo alcune sonoritàdal blues che, a sua volta, è nato nella

zona di Nashville. Io comincio dalmotto che mi ha accompagnato nel miorapporto con questa musica cioè SEX,DRUGS AND ROCK ’N’ ROLL, mottoconiato all’incirca nel 1972. Questafrase ha avuto molta influenza su dime, sul mio modo di relazionarmi congli altri, sul mio modo di vestirmi edanche sul tipo di droga che usavo. Inquanto amante del rock anche io sonostato un classico eroinomane. Malasciamo stare il mio passato perché

 vo rr ei di rv i al cu ne co se ri gu ar do lamusica rock, riguardo ai pochi verigruppi rock rimasti oggi e a come io la

penso sul vinile e la polvere. Quando ioero ancora giovane le discoteche, nelmio paese (la allora Yugoslavia) nonesistevano ancora, ma i miei genitorimi portavano con loro nei nightclubdove la musica era legata al sesso e all’alcol, dato che di droga ce nera ancorapoca. Siccome i miei genitori eranotossicodipendenti presto lo diventaianch’io. Progressivamente i bar e inightclub sparirono e, nel 1977, arrivònella mia città, che si affaccia sul mareed ha un porto che all’epoca era ungrande cantiere navale, la primadiscoteca dove la musica si ascoltava e

 ba st a, se nz a po te r ba ll ar e, ma in ta nt o

io cominciai a conoscere il ROCK più da vi ci no . Mi a ma dr e mi fe ce co no sc er e igruppi di rock più famosi dell’epoca: iLed Zeppelin, i Beatles ecc. Negli anni’80, ancora sotto il duro regimecomunista, cominciai acontrabbandare dischi dall’ Italia ediniziai ad ascoltare testi che parlavanodi temi sociali e iniziai ad entrare incontatto con la “democrazia”. Lademocrazia mi sorprendeva e miattirava ma non potevo uscire dalpaese. Da noi bisognava stare molto

attenti a cosa si portava attraverso ilconfine perchè molta musica,soprattutto quella americana, eraconsiderata destabilizzante per il paese(per un disco vietato dalla legge tiprendevi fino a 6 mesi di carcere). Danoi uno dei gruppi che io ascoltavomaggiormente si chiamavano: “IPANKRTI”, che significa “figlio senzagenitori”, cosa che da noi era molto

frequente, soprattutto dopo la 2°guerra mondiale. Oltre a loro c’eranogli “Parni Valjak” (rullo a vapore),“BJELO DUGME” (bottone bianco) incui suonava un tizio che risponde alnome di Goran Bregovic e, potràsembrarvi sorprendente, KristNovoselic il bassista dei NIRVANA. Daquando io ho conosciuto iil rock allafine degli anni ‘70, non ho mai smessodi ascoltarlo. Da un po’ di tempo,precisamente negli ultimi 2 anni, hocominciato a raccogliere tutta lamusica che mi piace in CD(ovviamente sempre accompagnato da

un buono stereo) tuttavia adesso chenon uso più sostanze il mio modo di ve de re qu es to ti po di mu si ca è mo lt odiverso da prima. Il motto “sesso, droga& Rock’n’Roll” per me non vale più.(anche se “Mai dire Mai!!!!!”) Quelloche mi sta succedendo è che hocominciato a comprare tutto quanto mipermette di ascoltare la musica cheamo in ogni momento perché hoscoperto che mi fa da antidepressivo eche può sostituire i farmaci per ilsonno. La mia passione è cosìaumentata che ho cominciato acollezionare anche riviste che parlanodi rock ed ho iniziato ad interessarmi

anche al rock moderno come il grunge,il post-punk ecc.. Sono persino arrivatoad ascoltare musica classica!Beethoven, Bach, Mozart e cosi via. Infin dei conti la musica rappresenta unquarto della mia vita ed io vado pazzoper tutto quello che la riguarda. Lamusica fa parte di me a tal punto dasostituire quello che una volta, per me,

significava “POLVERE”!

Y.

la produzione di petrolio) che perdanneggiare gli affari statunitensi si èaccordato con l’Iran decidendo di

 vend er e il lo ro pe tr ol io in eu ro . In ol tr eha affermato che i proventi del petroliosaranno usati per il popolo, miglioran-do le condizioni di vita dei ceti menoabbienti e ai campesinos verrà datadella terra da lavorare. Questo èl’obiettivo, qualcosa è stato fatto(statalizzazione di luce, acqua, gas etelefonia) e tanto altro resta da farema, almeno questi paesi stanno pro-

 va nd o a ri be ll ar si al si st em a e no ieuropei dovremmo prendere esempio e

non essere come l’Italia completamentesuccube degli Stati Uniti.

 Vo le vo ch iu de re co n un a ri fl es si on e: ese il populismo americano fosse ilsocialismo del XXI secolo? Voi che cosane pensate?

TURK 182

L’URLO DELLA POLITICA

Salve, mi chiamo M. e sono in cura alSer.T di San Lazzaro di Savena (Bo).Ho avuto tra le mani una copia del

 vo st ro gi or na le e l’ ho ap pr ez za tomolto. Io sono uno studenteuniversitario-aspirante scrittore-aspirante poeta e ho colto l’occasioneper scrivervi questa poesia da mecomposta sul riscatto individuale chesi ha con l’interruzzione dell’uso di

sostanze stupefacenti.

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elho gli ultimi bividisul cuore ho molti lividiho conosciuto i miei limiti

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elMeta ,Ta vo r ,B up reno rf inae la realtà si fà meno meschinasi allunga la distanza dall’eroina

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elil sorriso è riapparso sulla mia boccala vita mi ama e mi tocca

sfiorandomi,la mia gioia trabocca

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elero morto e sono risortomi sto riappropriando del mio corposto pulendo cio’ che era sporco

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elmi sto rialzando in piedisto riprendendo le redi-niè vero cio’ che vedi

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elnon voglio piu’ soffriredal male voglio guarire

 vo gl io ri co mi nc ia re a se nt ir e

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elguardo la mia immagine riflessae non è piu’ la stessala guarigione si confessa

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elguardatemi come sono nuovocome dalle ceneri mi rinnovola mia anima ha di nuovo un covo

 ve do la lu ce fu or i da l tu nn elnon abbiate paurasi,lo so,è durama ogni vita sporca puo’ diventare

p u r a

Ciao Matteo, come vedi abbiamoapprezzato tantissimo la poesia che ci hai mandato e l’abbiamo subito

 pubbli ca ta . Ta nt issi mi co mp lime nt i e inbocca al lupo per le tue cose. E magari tornaci a scrivere!!!

L A R E D A Z I O N E  

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