L'Urlo - Aprile 2012

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Numero 6 - Aprile 2012

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Numero di marzo del giornale d'istituto del Liceo Classico Statale Cesare Beccaria

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ll'uscita dello scorso numero, alcuni ci hanno detto che i nostri articoli sono frivoli e di scarsa qualità. Come ad ogni commento che mi arriva, ho dato loro attenzione, e sono giunto alla conclusione

che sì, parliamo di frivolezze. Sì, non scriviamo come i vari Sergio Romano e Eugenio Scalfari. In altre parole, sì, siamo un giornale d'istituto. C'è, in Redazione, chi non gradisce questa titolatura, chi la trova sminuente. Per alcuni, accettarla equivale a giocare a fare il Giornale. Per me, definirci così può essere addirittura vantaggioso. Questo numero doveva essere (ed in parte lo è ancora) l'esempio di come io ho sempre pensato questo giornale: uno spazio dove chiunque potesse scrivere tutto ciò che gli passava per la testa, senza limiti, a parte quelli dell'insulto, e soprattutto senza un limite in demenzialità. Sì, volevamo fare un numero ancora più frivolo del solito. Però, ammettiamolo, un numero che probabilmente sarebbe anche piaciuto più degli altri. Io credevo – credo ancora – che questo giornale debba essere, in primis, pensato con in mente il nostro target, che non è quello di un quotidiano (perché è palese: nessuno leggerà mai, a meno di due o tre cose che riusciamo a scovare di prima mano, un articolo di cronaca su questo giornale), ma è quello degli studenti. A me non interessa il pubblico del sito, o mi interessa fino ad un certo punto: a me interessano i destinatari del cartaceo che sono, in maggioranza, studenti. Ovvero voi che, se mi state leggendo, siete veramente alla canna del gas. Perché? Perché al novanta per cento siete a scuola, e la maggior parte di voi – di noi – non ha voglia di leggere roba seria, non ha voglia di leggere di politica, né di sentir parlare d'Africa o di come ho incontrato un tizio analfabeta a cinquecento metri da casa mia, o neanche delle mie fisime per cercare di far durare questo giornale in cui ho creduto per ogni singolo anno che sono stato in questo posto. Ed è giusto così! Siamo in una scuola senza dubbio non facile, secondo alcuni la più dura di Milano, ed è logico che la maggioranza di voi non desideri aggiungere fatica a fatica. Per questo io ho sempre adorato i vari Santamore, le mie pessime poesie, le recensioni demenziali, gli oroscopi farlocchi, le istruzioni per costruire bombe atomiche, gli angoli del Gordo, le battute che non fanno ridere. C'è uno spazio per ogni cosa, e, secondo il mio modestissimo parere, l'Urlo dovrebbe essere anche e soprattutto lo spazio per questo tipo di cose. Con ciò, sia chiaro, non voglio sminuire quei bravissimi redattori che scrivono di argomenti seri: perché, oltre a luogo di relax per il beccariota spossato, l'Urlo dovrebbe essere spazio per condividere le proprie opinioni. Questo per gli argomenti. Per quanto riguarda il piano qualitativo, queste sono le mie riflessioni. Siamo un giornale d'Istituto e, almeno in teoria, dovremmo insegnare a scrivere bene articoli di giornale. Della redazione che ha collaborato a questo numero, meno di un terzo ha esperienza che risale al 2010/2011. E anche coloro che c'erano già l'anno scorso sono sempre studenti. Visto che questa è la situazione, perché il ricambio di anno in anno nella redazione è fortissimo, le possibilità sono poche. Possiamo precludere la possibilità di scrivere sotto una certa soglia

qualitativa, ed è quella che ci viene più suggerita; mi sfugge però come, fra due o tre anni, potremo – potrete, visto che ormai vado ad uscire – avere un giornale decente, perché se non permettiamo ai redattori più giovani di scrivere... Oppure possiamo accettare la nostra scarsa qualità, come parte del nostro compito, che è di contribuire a quello che già si fa nelle lezioni ordinarie: insegnare a scrivere come si deve. Per quanto mi riguarda, ben venga la scarsa qualità, perché non dobbiamo vendere, se è parte di un processo di crescita. Questo è quanto. Volevo che voi, che siete simultaneamente i lettori, i redattori (perché questo spazio è vostro) e gli editori (perché è la scuola che ci finanzia, e senza studenti non c'è scuola) di questo giornale, lo sapeste.A Maggio!

L’URLOAPRILE 2012 – N. VI –ANNO VI

ENNIO D’AMICODirettore Responsabile

Vicedirettore ALESSANDRO DE VITADirettore Creativo GIACOMO GENZINI

Caporedattore Attualità SEBASTIANO CORLICaporedattore Mondo Beccaria STEFANO

SANTANGELO

RedazioneFEDERICO ARDUINI, MARCO BREMI, MATILDE CAPELLI, BIANCA CASATI,

MARCO COSTA, ELENA DOMENICHINI, FRANCESCO FALAGUERRA, GIOACCHINO FORTI, MARTA GEROSA, NAOMI GRILLO,

GIULIA LITI, RICCARDO LOBASCIO, BEATRICE MEDVED, VIOLA NOUHI, LUISA PUPO, GRETA RAGNI, MARIA FRANCESCA

RECORDATI, FILIPPO ROVATI

IllustrazioniCaporedattore ILARIA TROULLIER

MATTEO SCHIAPPARELLI, MATILDE VILLA

Redazione WebCoordinatore DEBORAH SARTORI,

KONRAD BORRELLI

Docente Referente PROF. PIO MARIO FUMAGALLI

GIACOMO A. MINAZZIDirettore Editoriale

Invia i tuoi articoli all’indirizzo: [email protected]

www.studenti.liceobeccaria.it

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A seguito di un’esperienza all’interno dei meccanismi burocratico - istituzionali della scuola, dentro le sue peculiarità, i suoi difetti e le sue distorsioni ho un po’ stuzzicato il mio intelletto, al pari di numerosi sognatori frustrati, con l’esigenza di formulare un sistema il più innovativo possibile, il che possa correggere le abbondanti mancanze degli individui: chiameremo questo pseudo - progetto l’Istituto di Utopia, sul modello letterario di Thomas Moore di un’isola perfetta esente da ingiustizie e diseguaglianze. Sicuramente mi concederete alcuni sprazzi di mediocre inventiva intellettuale leggermente stravaganti!

Per quanto non si possano rapportare le cose piccole alle cose grandi, sicuramente l’Istituto di Utopia deve sostituire gli elementi mal funzionanti nell’interesse delle classi inferiori (ossia noi studenti) per riportarle perlomeno al pari delle classi dominanti (e dobbiamo specificare chi siano?). In questo Istituto gli studenti difatti si riuniscono stabilmente una volta al mese, per confrontarsi reciprocamente sulle istanze da proporre, in un’Assemblea, il corpo studentesco: vige un presidente, eletto per ogni seduta, che venga da una quarta o da una quinta, le cui mansioni riassumono soltanto la conduzione dell’assemblea stessa durante le sue sessioni; nessun altro potere connaturato. All’inizio di ogni anno scolastico, tutte le classi si dovrebbero riunire per stipulare un patto comune che rappresenti l’adesione di ciascuno studente a questo organismo e le sue istanze, stabilite e riportate collettivamente durante l’Assemblea. Ogni classe inoltre dovrebbe inviare almeno un proprio delegato sino ad un numero massimo di tre, durante le sedute tuttavia l’accesso di ogni studente è consentito, anzi dovrebbe essere incentivato, così come ogni studente detiene pari diritto di parola e di replica all’interno dell’assemblea senza alcuna discriminante di titoli né cariche, così come, in vista di un’approvazione su quali istanze effettivamente comunicare, possa avere pari diritto di voto rispetto a chiunque si fregi di particolari onorificenze. In vista delle riunioni del Consiglio d’Istituto (sempre che gli studenti sappiano poi cosa sia) l’Assemblea selezioni almeno sei candidati

(anch’essi di quarte o quinte liceo) da investire quali delegati studenteschi d’Istituto, dopo aver discusso sul tema all’ordine del giorno e su come si esprima la volontà studentesca stessa. Per tale motivo dovrebbero esistere i Consigli d’Istituto: per riferire gli interessi di ciascuna singola componente secondo l’importanza che ognuna assuma nel proprio ruolo. In tal maniera questi de l eg a t i s i so t topor rebbero a l r end i con to dell’Assemblea medesima, senza cariche elettive prive di significato né a diretto contatto con le persone bensì, nella maggioranza dei casi, esclusivamente con la presidenza e gli organi decisionali verticistici. Il Consiglio d’Istituto va quindi riformato, pareggiando il numero di membri docenti e il numero di membri studenti che, d’altra parte, costituiscono la maggioranza assoluta in quanto a cifre all’interno dell’Istituto, senza considerare come la scuola sia stata concepita attorno all’istruzione degli alunni, e non all’insegnamento dei docenti, e dovrebbe proprio incentivarli ad assumersi precise responsabilità (ma ciò implica anche lo spazio per svilupparle) nella futura società. Oltre ai sei delegati, la componente studentesca si articolerebbe inoltre su un certo numero di funzionari studenteschi d’Istituto, incaricati di provvedere alle esigenze organizzative proposte dagli studenti in collaborazione con la presidenza. Costoro tuttavia vanno spogliati di ogni incarico di rappresentanza istituzionale, in quanto non soggetti al rendiconto delle proprie scelte e dei propri errori né sostituibili durante il proprio mandato di fronte all’Assemblea.

Ora ciascuno rifletta sul perché esistano attualmente questi organismi e perché veniamo coinvolti (ufficialmente) noi studenti e perché, quando si propongano delle istanze che non siano gradite, la prassi spiega vengano puntualmente cassate: soltanto un fronte compatto di persone mature, in grado di deporre le proprie ritrosie e di rinsaldarsi come singola unità, potrebbe argomentare sulla validità di tali proposte e sui valori che contengono verso il futuro ruolo che assumeremo da adulti: soltanto una partecipazione attiva ci permetterà di divenire tali anche da cittadini, oltre che da studenti.

L’ISTITUTO DI UTOPIAdi Sebastiano Corli

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Movimento Studentesco (M.S.) fu il nome di una corrente che gli studenti medi ed universitari riuscirono a mettere in atto negli anni sessanta, dopo i vari problemi che erano stati causati internamente dalla guerra. Dato che negli anni successivi al dopoguerra la maturazione della società e l'incremento culturale erano cresciuti, ciò permise agli studenti di poter esprimere la propria opinione riguardo le decisioni sulla scuola da parte del Paese.Il movimento studentesco in generale puntava a migliorare le relazioni tra scuola e società, e nello specifico faceva r ifer imento a una struttura nata all'Università Statale di Milano poi diffusasi in altre scuole milanesi e oltre. Il vero inizio del Movimento fu nel 1968, da parte di studenti milanesi di sinistra. Nel Marzo del '68 a Milano si tenne un dibattito all’interno del Movimento, il quale intendeva rivolgersi ai problemi della società e non più solo a quelli scolastici. Nel 1971 durante una conferenza nell'aula magna dell'Università Statale di Milano all'interno del movimento si crearono due

opinioni in contrasto, una di Mario Capanna, di pensiero riformista ma pur sempre legato alla classe operaia, e una di Giuseppe Saracino, rappresentante dell'area liberale. Nel 1974 Capanna e due collaboratori si allontanarono dal Movimento centrale, causando dopo circa sei mesi l'abbandono da parte di quadri dirigenti. Questo fenomeno causò la totale indipendenza del "Coordinamento dei Comitati antifascisti". Prendendo in considerazione altre parti d'Italia oltre che Milano, si nota che a Roma, nel Marzo del 1968, per la prima volta gli studenti reagirono al contrasto della polizia. E così fecero, lottando, fino alla metà degli anni 70. Successivamente, il M.S. escluse gli s tuden t i de l l e s cuo l e supe r io r i , rivolgendosi agli universitari, tant'è che nel 1977 molte università vennero occupate dagli studenti; fu un periodo non solo di lotta, ma anche di rabbia perché le idee studentesche socialiste non erano ascoltate, ma al contrario represse continuamente, soprattutto dai fascisti. Ad un certo punto, qualcosa cambiò.

Il Movimento Studentesco cominciò a sfaldarsi, l'impegno politico era sempre minore e ogni scusa buona per fare violenza sempre maggiore. Si era arrivati a un punto di non ritorno.Solo negli anni '90 però i movimenti di tutta Italia cessarono di esistere e ogni regione, ogni città pensò per sé: gli studenti persero di importanza. In questo clima di dispersione e di crisi nacquero e si consolidarono associazioni come l'U.D.S. (unione degli studenti) , l'U.D.U. (unione degli universitari); i componenti dell'associazione Studenti.net (vicini alla C.G.I.L.) riuscirono e riescono tuttora a raccogliere sotto le loro bandiere buona parte degli studenti. Per riorganizzare le file dei militanti di estrema destra che avevano perso il loro movimento, Fiore fondò l'organizzazione neo-nazista col nome di FORZA NUOVA e molti studenti si iscrissero, anno dopo anno. Il loro operato non riesce più, comunque, a intaccare l'azione quotidiana dei collettivi studenteschi; sono questi ultimi a portare gli studenti in piazza.

GUIDARE A 17 ANNI SARÀ POSSIBILEdi Marta Gerosa

Il 22 aprile 2012 entrerà in vigore il decreto ministeriale attuativo delle Infrastrutture, pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” n°298 del 23 dicembre 2011, che abbasserà l’età per guidare a 17 anni. I ragazzi che possiedono già una patente di tipo A potranno dunque incominciare a guidare l’auto prima del conseguimento della patente, solo con un’autorizzazione rilasciata dalla Motorizzazione in seguito ad un corso pratico di 10 ore, di cui quattro in autostrada e due al buio. Questa autorizzazione permetterà la circolazione fino al diciottesimo anno di età, quando verrà rilasciato il foglio rosa prima del conseguimento della patente B, solo con alcune limitazioni: durante e dopo il corso il minorenne deve essere accompagnato da un maggiorenne con meno di 60 anni che abbia la patente B da almeno 10 anni e che non ne abbia subito il ritiro negli ultimi 5. Durante il periodo di prova il minorenne dovrà quindi esporre un cartello, come accade per la “P” di “principiante”, con la scritta “GA”, ossia “guida accompagnata”, di colore nero su sfondo giallo autoriflettente. Come per i neopatentati, per esercitarsi si potranno usare solo auto senza rimorchio, con una potenza non superiore a 55 kw/t e 70 kw e un peso di massimo

3,5t; inoltre non si dovranno superare i 100 km/h in autostrada e i 90 km/h sulle strade extraurbane principali. L’autorizzazione che permette di guidare l’automobile verrà immediatamente ritirata nel caso in cui il minorenne verrà trovato senza accompagnatore, con a bordo altri passeggeri oltre al guidatore stesso e l’accompagnatore o con un tasso alcolemico superiore a 0. In questo ultimo caso, l’autorizzazione non solo verrà ritirata, ma anche il conseguimento della patente sarà posticipato all’età di 21 anni. Durante il periodo di guida accompagnata il minorenne, che dispone di patente A, potrà continuare ad usare il ciclomotore, ma nel caso in cui questo venisse confiscato o comunque venissero commesse infrazioni, il “foglio rosa” verrà sospeso fino al compimento dei 18 anni. L’accompagnatore sarà responsabile del pagamento delle sanzioni pecuniarie con il genitore del conducente minorenne e il minorenne stesso potrà indicare tre possibili “candidati” per la funzione di accompagnatore, anche nel caso venga ritirata la patente ad uno di essi. Quindi, l’abbassamento dell’età per guidare sarà un vero e proprio atto di responsabilità per i ragazzi che decideranno di prepararsi in anticipo alla patente di guida.

IL MOVIMENTO STUDENTESCOdi Beatrice Medved

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FERMATE DANTE!di Giacomo Genzini

Ha ottenuto un minimo risalto mediatico, guadagnandosi l’incredulità e la condanna unanime da parte della stampa e del mondo di internet, il rapporto sulla Divina Commedia stilato da Gherush92: “Via la Divina Commedia dalle scuole - ovvero razzismo istituzionale mascherato da arte”. Dietro ad un nome che potrebbe ricordare l’indirizzo email del tipico adolescente con evidenti problemi d’identità, si cela un autoproclamato Comita to per i Dir i t t i Umani che, sorprendentemente, si legge però sul sito internet dell’organizzazione, ha ottenuto lo status di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Un dato allarmante.La tesi di Gherush92 - che pare davvero difficile prendere sul serio - è la seguente: attualmente, gli studenti di tutte le scuole italiane, compresi gli istituti ebraici ed islamici, sono costretti a studiare la Divina Commedia in quanto opera acclamata come capolavoro dell’umanità, subendo l’incontestabile imposizione di dogmi indiscutibili riconducibili ad antisemitismo, islamofobia, razzismo e quant’altro, senza poter dissentire. La scuola italiana dunque, a quanto risulta all’associazione, non presenta il pensiero di Dante contestualizzandolo in una realtà medievale, ma lo insegna e lo impone come valido in ogni sua parte, violando così l’identità culturale di Ebrei, Mussulmani e non solo. Da qui l’invito al Ministro della Pubblica istruzione a espungere l’opera di Dante dai programmi, o almeno a inserire i necessari commenti e chiarimenti. Chiarissimo. Secondo questa organizzazione, che per essere consigliere dell’ONU appare inquietantemente lontana dalla realtà, lo studente italiano è attualmente costretto a considerare come universalmente valida ogni idea di Dante, compresa dunque, tra le altre, quella di un tunnel infernale che, partendo da Gerusalemme, sbuchi nei pressi della Nuova Zelanda

(che però non esiste, perché l’emisfero australe è per Dante interamente coperto da acqua) proprio nei pressi della montagna del Purgatorio. Lo studente è obbligato a credere che esistano i giganti, perché Dante li ha visti nell’abisso invernale, che il colore della Luna non sia uniforme a causa dei diversi influssi delle stelle, e non della presenza ci crateri e rilievi, come potrebbe obiettare un qualsiasi binocolo. Ancora, il colto classicista non dovrebbe dubitare delle teorie dantesche circa i moti del Sole e dei pianeti (ovvero delle stelle, dato che secondo il poeta i due termini sono sinonimi) e, come il profeta Dante, dovrebbe rimpiangere l’istituzione imperiale, che nega sì ogni ideale democratico, ma è espressione della giustizia divina.Viene il dubbio che se davvero c’è qualcosa di veramente offensivo, questo sia piuttosto l’atteggiamento del “comitato per i diritti umani”, che davvero è convinto che i contenuti della Commedia non siano visti da studenti e insegnanti come frutto del loro tempo, contestualizzati come prodotto della mentalità medievale e anzi prezioso strumento per interpretarla. Ancora più sconcertante è la convinzione di Gherush92 che gli studenti abbiano davvero bisogno di una nota integrativa per dissentire dalle idee razziste, omofobe e intolleranti di Dante, o più semplicemente dalla chiusura mentale e dall’ignoranza (e relativa presunzione) di un medievale, abituato a giudicare il mondo con la Bibbia in mano. Seguendo il ragionamento del consulente speciale (davvero) delle Nazioni Unite, andrebbero con ogni probabilità espunti dai programmi anche lo studio della religione cattolica, di buona parte della storia mondiale, di molte opere artistiche e magari anche di alcuni classici della letteratura latina come Orazio (che in una delle sue satire si permette addirittura di scherzare sulle tradizioni del popolo ebraico!). Appare chiaro che le preoccupazioni di Gherush92 non trovano riscontro nella nostra realtà scolastica.

Al di là della polemica, ad ogni modo, rimane ed è legittima qualche perplessità in merito al peso dato a Dante nel corso del triennio liceale: ha davvero senso, a

fronte di una letteratura tanto vasta come quella italiana, dedicare tanto studio ad un singolo autore,

riconoscendogli uno spazio così importante nel programma? Non sarebbe forse più interessante impiegare il tempo attualmente speso a sviscerare ogni aspetto della Commedia leggendo i testi di quegli autori che, per esigenze di tempo, sono spesso messi da par te o solo c i tat i?

L’impressione che molti studenti liceali hanno è che il sistema scolastico italiano, affidando a Dante e a pochi altri il compito di far conoscere e apprezzare la nostra letteratura, corra di fatto un rischio. Nessuno si sogna ad ogni modo di censurare uno dei suoi pilastri: da censurare, al massimo, sarebbe il rapporto di Gherush92, ma se il buon senso esiste ciò non sarà necessario.

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Proponiamo di seguito i dati inerenti la TAV, tecnicamente NLTL, ricavati dal sito del Governo.Con la decisione1962/96/CE del 23 Luglio 1996 la Comunità Europea ha delineato la Rete ferroviaria trans-europea; la Nuova Linea Torino-Lione sarebbe, secondo il progetto europeo e il governo italiano, componente essenziale del corridoio est-ovest, posto su un asse di interscambio commerciale pari al 34,4% del totale di interscambio tra Italia e UE e del 19,3% a livello mondiale (dati 2010).Il progetto comporterebbe l’aumento della competitività dell’Italia, grandemente sfavorita dal peso della logistica (sulla produzione industriale il peso è del 22%, nel resto d’Europa tra del 14-16%; nel campo dei trasporti la percentuale è del 73% contro la media europea del 60%).Nel progetto approvato dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) si prevedono delle fasi di sviluppo: nella prima realizzare il tunnel di base e adeguare il nodo di Torino, e solo in una seconda, dopo averne valutato l’effettiva necessità, realizzare la tratta in bassa Valle di Susa (Bussoleno-Avigliana).Nel 2008 l’UE ha stanziato 671 milioni di euro per l’opera. Il costo complessivo, previsto per entrambi i paesi e quindi da dividersi tra i due (42,1% alla Francia e 57,9% all’Italia), sarebbe di circa 8,2 miliardi di euro: in quanto opera transfrontaliera si otterrebbe la massima percentuale di finanziamento comunitario, il 40%. Per l’Italia sarebbe quindi inferiore ai 3 miliardi di euro.L’Osservatorio sulla NLTL, su mandato del tavolo istituzionale

di Palazzo Chigi, ha pubblicato sette quaderni sull’argomento, realizzati con la partecipazione di 50 Amministrazioni locali. Il prossimo CIPE stanzierà 20 milioni di euro alla Regione Piemonte, nonché 135 milioni di opere compensative per il territorio.Per la diminuzione di pendenza dal 33% della vecchia linea al 12,5% della nuova, si dimezzeranno i tempi di percorrenza (Torino-Chambery da 152 a 73 minuti; Milano-Parigi da 7 a 4 ore). Al contempo si avrà un incremento nella capacità di trasporto merci e costi di esercizio quasi dimezzati.La presente direttrice del Frejus è fuori mercato: la linea costringe a una salita a 1250 metri di quota con costi esorbitanti e con una galleria che impedisce il passaggio ai moderni containers. Da ciò il motivo del calo del traffico degli ultimi anni.Si prevedono 2000 nuove occupazioni direttamente impegnate nei lavori e 4000 nei cantieri. Inoltre, a 5 anni dall’entrata in servizio, si creeranno 500 posti di lavoro in Italia.Il progetto non genera danni ambientali diretti e indiretti. Solo il 12% della tratta è allo scoperto, e solo in aree già compromesse. Inoltre la riduzione annuale di emissioni di gas serra è stimata di 3 milioni di Teq Co2 (emissioni di gas serra di una città di 300 mila abitanti).In nessuna formazione indagata è stata individuata presenza significativa di uranio o di radon. L’amianto è presente in quantità sporadica con percentuale massima del 15%. Inoltre il materiale scavato, per altro di ottima qualità, sarà riutilizzato per altre opere.

NLTL: NUOVA LINEA TORINO-LIONE: I DATI DELLA TAVdi Stefano Santangelo

“L’Italia è Libera! L’Italia Risorgerà!”

Così titolavano i giornali il giorno successivo alla liberazione. Anche quest’anno si avvicina la festa del 25 aprile, festa in cui si ricorda la fine del periodo nazi-fascista e la liberazione dell'Italia dalla dittatura di Mussolini. Sono passati quasi settant’anni da quel giorno, giorno in cui i Partigiani (con l'aiuto e l'appoggio degli Alleati americani e inglesi) entrarono vittoriosi nelle principali città della nostra penisola, liberando l'Italia e gettando le basi per una nuova democrazia: un giorno fondamentale per la storia della giovane Repubblica Italiana. L’Italia, come la conosciamo noi ora, fonda interamente le proprie basi nell’esperienza dell’antifascismo, esperienza definita da numerosi storici con il termine Resistenza, madre di quei valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale contenuti nella prima parte della Costituzione, alla base del nuovo sentimento collettivo della nascitura giovane Repubblica Italiana. Questa data segna il punto più alto del risveglio della coscienza nazionale italiana, il riscatto morale di un’ampia parte della popolazione d’Italia dopo il ventennio fascista.Per quanto possa sembrare incredibile, secondo un recente sondaggio solo la metà degli Italiani attribuisce un significato

particolare a questa ricorrenza mentre alcuni, che ancora non sono riusciti o non vogliono capirne il significato, ne fanno ogni anno oggetto di polemica.Purtroppo, da questa ricerca, è evidente come spesso ci si dimentichi l’importanza fondamentale di questa data, oltre ad emergere una tendenza tutta italiana: le festività nate per unire, le giornate in cui la collettività civile dovrebbe essere l’unica protagonista del ricordo diventano, come previsto, occasione di polemica pur di dar contro ad un sentimento nazionale che andrebbe preservato. Bisognerebbe ricordare che si poté arrivare alla liberazione dell’Italia dalla dittatura solo grazie al sacrificio di tanti giovani ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico (dai comunisti ai militari monarchici, passando per i gruppi cattolici, socialisti e azionisti) e sociale (uomini, donne, ragazzi, soldati, sacerdoti, lavoratori, operai, contadini etc.), si chiamavano con un solo nome: partigiani.Fu la Resistenza partigiana antifascista a riscattare il nostro onore e la nostra dignità di Paese ed è quindi giusto ricordare come si sia giunti a questa libertà, una libertà che noi italiani abbiamo conquistato lottando, perdendo e sbagliando, ma di cui dovremmo andare fieri, sempre più uniti.

XXV APRILE - FESTA DELLA LIBERAZIONEdi Federico Arduini

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IL CONFRONTO:di Riccardo Lobascio

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LA TAV

Sono trascorsi circa sei anni da quando in Val di Susa si sono verificate le prime rappresaglie e proteste degli abitanti contro il progetto TAV (Treni ad Alta Velocità), elaborato su un accordo stipulato tra gli Stati membri europei. A fronte di tali episodi numerosi commentatori hanno riferito di infiltrazioni da parte di centri sociali o, comunque, di facinorosi intenti a generare soltanto scompiglio. Davanti ad una determinazione come quella dimostrata negli anni dai manifestanti, bisognerebbe riflettere riguardo alla eventualità che un simile progetto possa danneggiare davvero il territorio, comportandovi effetti permanenti legati, per esempio, a chilometri di gallerie e alla voluminosa massa di materiali estratti, senza considerare la probabilità di rintracciarvi metalli pesanti o, peggio, filoni minerari di eternit.

In quanto all’utilità di tale linea, occorre ribadire la presenza di un impianto ferroviario già installato su buona parte del suolo italiano che potrebbe essere potenziato e rinnovato. Il progetto inoltre si valuta possa costare complessivamente una cifra tra 17 e 35 miliardi di euro (circa una/due manovre finanziarie); si giustifica un ammortizzamento lungo il periodo dei lavori ma si parla di decine di anni, senza considerare il consueto problema dell’efficienza italiana. Da sottintendere invece la voce riguardo le infiltrazioni mafiose, una realtà ben radicata nell’Italia settentrionale in quasi ogni settore: una garanzia di legalità sugli appalti potrebbe risolvere il problema ma è ben noto che la Lombardia, dove passerà un lungo tratto ferroviario, sia annoverata tra le regioni più corrotte del paese.

A chi, quindi, apporterebbe effettivi vantaggi un’unificazione di reti ad alta velocità che procedano dalla Spagna sino all’Ucraina? Di fronte a fattori economici ben più condizionanti, come l’esorbitante spesa energetica delle aziende, potrebbe la TAV condurre, oltre alle merci, anche delle reali opportunità di investimento nel nostro paese o comporterà soltanto delle uscite in bilancio che, dopo aver scatenato tumulti sociali e una notevole modifica della morfologia territoriale, genererà minimi vantaggi su un tratto commercialmente poco frequentato?

di Sebastiano Corli

E’ difficile ritenere che una grande opera come la TAV possa venire considerata un progetto del tutto inutile, dispendioso ed altamente nocivo sotto ogni punto di

vista. Gli effetti che la sua realizzazione comporterebbe, su un’area interessata che produce 500 mld di PIL annui, non sono indifferenti: dimezzamento

dei tempi di percorrenza, notevole aumento della capacità di trasporto merci, costi di esercizio

enormemente ridotti. Sono vantaggi che l’attuale linea del Frejùs non può garantire, per deficienza strutturale

ed analisi di convenienza. Si è tanto discusso sull’assenza di un reale confronto: 183 sessioni e 300

audizioni dell’Osservatorio, strumentalmente ignorato da alcune correnti della protesta, potrebbero essere un

dato sufficiente a confutare tale opinione. Agguerriti sono stati i pareri di coloro che sostenevano che l’opera avrebbe stravolto l’ecosistema della Valle; ebbene, solo

il 12% dei lavori sarà allo scoperto. Le trivellazioni, a 500 mt in profondità, non hanno riscontrato traccia di

uranio, e si è progettata la rimozione speciale per gli altri materiali nocivi. A chi protesta per la presenza di

tali materiali, e dubita sullo smaltimento, si faccia notare che la metropolitana di Napoli è interamente costruita in tufo, parzialmente radioattivo, eppure non s’odono voci di contestazione. Per dovere d’informazione, un punto seriamente critico è l’aumento di polveri sottili

dovuto al cantiere; problema che tuttavia sorge, in misura minore o maggiore, all’apertura di ogni lavoro

cantieristico. Si pensi però alla forte riduzione del trasporto su ruota, ed al conseguente abbassamento

di CO2, equivalente ai livelli di una città di 300.000 abitanti. Il costo complessivo, inferiore a quello di

varie altre opere per cui si è molto meno discusso e che tuttavia non presentano

medesimi vantaggi, sarebbe di € 2,8mld, tolto il potenziale finanziamento per il

40% dell’UE. 135mln di compensazioni sono previsti per i disagi della Valle. Questi sono alcuni degli elementi su

cui si dovrebbe basare il confronto civile relativo all’iniziativa. A

coloro che invece creano uno scontro ideologico, animano un conflitto, protestano per

il gusto di protestare, non valendo la pena

dilungarsi per simili atteggiamenti, riserbo solo il

silenzio.

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INVASIONE KENIOTA DELLA SOMALIAdi Bianca Casati e Maria Francesca Recordati

Come vi avevamo illustrato due numeri fa, la Somalia dal 2011 è afflitta da una gravissima carestia che solo nelle ultime settimane, secondo la Fao, sembra aver dato una minima tregua. Dal 16 ottobre 2011 si è però aggiunto l’intervento militare del Kenya, che è penetrato nel territorio con un contingente di 1600 truppe affiancato, a partire dal 20 novembre, anche dall’Etiopia.L’operazione è conseguenza dei numerosi attacchi e rapimenti di civili da parte dell’organizzazione terroristica di Al- Shabaab, gruppo che sembra essersi formato nel 2006 in seguito alla sconfitta alle elezioni somale dell’Unione delle Corti Islamiche (UCI) ad opera del Governo Federale di Transizione (GFT), che opera nei territori di confine tra Somalia e Kenya. In seguito lo stesso Kenya ha dichiarato che la missione faceva parte di un progetto pianificato da almeno due anni che, oltre a combattere il terrorismo nella regione, aveva lo scopo di arginare lo spill over somalo; secondo Wikileaks l’intervento, supportato inoltre da fondi cinesi, ha come obiettivo la creazione di uno stato cuscinetto, l’Azania-Jubaland, che si è dichiarato stato semi-autonomo nell’aprile 2011 sotto la guida dell’ex ministro della difesa somalo Mohamed A b d i Gandhi.

In Somalia sono già presenti altri due stati, il Puntland e il Somaliland, rispettivamente semi-autonomi dal 1998 e dal 1991. Il governo keniota, arrivato alla conclusione che la Somalia non sarà in grado di riunificare il territorio sotto lo stesso governo, ha quindi deciso di sostenere la formazione dell’Azania-Jubaland.Il Kenya, pur avendo l’appoggio economico di Cina e Stati Uniti, è dotato di truppe militari, in particolare quelle di terra, impreparate e inesperte, in quanto non operano dalla guerra d’indipendenza dal Regno Unito del 1963. Il rischio di un fallimento militare potrebbe provocare pesanti ritorsioni da Al-Shabaab, mentre in caso di successo il Kenya, pur ottenendo una quasi totale egemonia sugli affari della regione, dovrebbe sostenere enormi costi politici per mantenere la sua presenza sul territorio.Nelle ultime settimane il Kenya è stato pesantemente criticato da molti esponenti internazionali per l’elevato numero di vittime civili, causate dagli attacchi kenioti, e per il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei profughi somali.

ANALFABETISMOdi Ennio D’Amico

Sulla strada per il Beccaria, faccio strani incontri. Decisamente strani. In cinque anni di assidua frequentazione di quei venti minuti di strada che mi separano dal vecchio Becca, sarò stato fermato da una buona cinquantina di persone che mi hanno chiesto indicazioni. Ma mai nulla del genere di quello che è successo settimana scorsa. Un tale – non so tuttora chi fosse – mi si avvicina, mi fa segno di togliere gli auricolari. È sulla sessantina, a piedi, sembra un po' spaesato. Tolgo le cuffie e lo ascolto. “Devo andare in Via Gallarate, questa che via è?”. Dietro di me c'è il cartello con scritto “Via Gallarate”, perciò gli rispondo che sì, è questa. La sua risposta mi sconcerta. “Sul cartello cosa c'è scritto?”. Cieco non è di sicuro, visto che mi ha notato dalla sua buona distanza. Ed è italiano, a giudicare da come parla, anche se ha un forte accento del nord-est. Gli rispondo e gli confermo che è quello che c'è scritto. Mi ringrazia e vado avanti per la mia strada, chiedendomi il perché di quella bizzarra richiesta. Pochi metri dopo, capisco, o almeno mi viene un'idea che reputo tutt'ora la più plausibile. Quel s ignore un po' spaesato era analfabeta , e probabilmente un analfabeta di ritorno.Si pensa sempre che l'analfabetismo sia cosa d'altri tempi, o d'altri paesi. Non è così. Secondo l'ultimo censimento (2001), il 12% della popolazione italiana è

totalmente analfabeta. Sei milioni di persone, quattro volte Milano. Non è affatto poco. Sei milioni di persone che sanno scrivere a malapena il proprio nome. Sei milioni di persone che non hanno mai letto, stiamo sul terra terra, il Topolino. Sei milioni di persone, e per me questa è la cosa più triste, che non si sono mai chieste cosa diavolo volessero dire quegli strani segni o, se se lo sono chieste, non hanno ottenuto risposta. E senza lettura, niente computer, niente giornali, niente temi, il che può anche essere un vantaggio, niente calendari. Più sul banale: come fai a far funzionare un trattore (la maggioranza degli analfabeti sono contadini) se non puoi leggere il manuale d'istruzioni? Fate una prova, se volete: contate quante paro le dovete cap i re ogni g iorno. Personalmente, non riesco a capire come si possa vivere in quella maniera. E la cosa più incredibile è che, ormai, la maggior parte sono i cosiddetti analfabeti di ritorno: gente che ha dimenticato come si scrive e legge per mancanza d'uso. Fate caso, come ho fatto io, a quanti sono i messaggi scritti che ci arrivano, e considerate che per dimenticarsi come si fa a leggerli ci vuole decisamente parecchio tempo. Anni ed anni fuori dal mondo. In Italia. Sembra tanto medievale, come cosa, no? Ma, a quanto pare, succede ancora nel 2012.

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TURBE ELETTORALI

Le elezioni presidenziali russe e le consultazioni per il rinnovo del Parlamento iraniano, entrambe svoltesi tra il 2 ed il 4 Marzo, sono state seguite da ampio strascico di analisi e, soprattutto, di polemiche. Per i poco informati, nulla di nuovo sul fronte occidentale (anzi, orientale): in Russia ha trionfato per la terza volta il Primo Ministro uscente, Vladimir Putin, con oltre il 63% dei voti. Il nuovo Capo del Cremlino si è totalmente ripreso dalle difficoltà in cui era incorso quest’inverno. Non siamo in grado di stabilire con certezza quale sia stata l’entità dei brogli elettorali, della cui esistenza non si dubita, ma sarebbe poco veritiero identificare per gran parte i motivi del suo successo con tali illeciti. Putin è riuscito a conquistare nuovamente la Presidenza per la capacità di saper parlare alla maggioranza del popolo russo esattamente come esso vuole che si parli, per l’abilità di far risaltare la sua immagine di “uomo forte” sia in ambito interno che estero, sfruttando il sempre elevato livello di patriottismo della Nazione russa. Agevolato notevolmente dal basso profilo dei candidati dell’opposizione, che da adesso avrà sei anni per esprimere un’alternativa concreta. La vittoria in Iran del fronte ultra-conservatore, espressione degli orientamenti della Guida Suprema Khamenei, ha invece aperto nuovi (e delicati) scenari politici. Il risultato ha infatti delineato la perdita di consenso del Presidente Ahmadinejad, precedentemente sostenuto dall’ala oltranzista, visti gli scarsi risultati della sua azione di governo e l’apertura dei contrasti interni tra il fronte clericale e la stessa corrente tradizionalista dei Guardiani della Rivoluzione. Uno scontro tutto interno allo schieramento conservatore, che potrebbe riservare cambiamenti anche negli atteggiamenti dell’ala riformista. L’alta affluenza è tuttavia sintomo di un non indifferente sostegno della popolazione alle posizioni della Guida Suprema, sempre più intransigenti, soprattutto in politica estera. Posizioni per le quali non è escluso lo scoppio di ostilità con Israele ed i suoi partners. Ultimo contesto da analizzare, ma non per importanza, è quello birmano ove finalmente, dopo anni di illegalità, sono state annunciate dal Generale Thein Sein, moderato, elezioni libere, cui potrà prendere parte anche la leader storica del movimento democratico Aung San Suu Kyi. Uno spiraglio di luce su un futuro di libertà per la Birmania.

di Riccardo Lobascio

Resta vicino a me stanotte,perchè tu rendi la notte meno buia,

fai la solitudine meno insopportabile,questo sogno d'amore meno aspro,

tu rendi questo cuore più dolce e caldodelle care dune del deserto.

E sempre più, ogni secondoche passa  mi stringi fortenel tuo abbraccio,perchè sai bene chela tristezza fa paura, che il futuro è incerto e che

le stelle da lassù ridono di noi,stupide formiche di breve vita,

che invano ci affaccendiamo sul crudele piano della terra.

Ma nel tuo abbraccio, io lo soche non sono e non sarò più sola

e se ne va la tristezza,

vola via la paurae la solitudine abbandona

leggera il cuore,finchè tu sei accanto a me.

di Sofia Volpi

AMORE RIMANI ACCANTO A ME STANOTTE

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Orizzontali1 Club Alpino Italiano. 4 Il giorno più brutto della settimana. 10 Dopo il 7. 12 Il tessuto dei Jeans. 13 Vero, non fittizio. 15 Andate, partite. 16 talvolta, ogni tanto. 18 Et Cetera. 20 L’inizio del Quarto comandamento. 22 Albanese (sigla). 23 Dispari in Lisa. 25 Il primo uomo. 27 Metà lavoro. 29 Libro di Paolini seguito da Eldest. 31 Santo del 20 luglio. 33 Il significato originale di un termine. 34 Dedicato a Dio. 36 Nome di un Russo terribile. 37 Perfezione immaginaria. 38 Ente Nazionale Idrocarburi.

Verticali1 La conduttrice di Zelig. 2 Non credente. 3 Nome di Svevo. 5 Udine sulla targa. 6 Difetti. 7 Ciò che è. 8 Regime alimentare. 9 Imola. 11 Uno dei fiumi che attraversano Milano. 14 Il re che ordinò la strage degli innocenti.17 Rompere e rivoltare la terra.. 19 Armi da fuoco tubolari. 21 Lo sono i figlioletti. 24 Le insalate inglesi. 26 Archi a sesto acuto. 28 Il secondo capo. 30 Stato a sud dell’Arabia Saudita. 32 Altare, o tipo di pappagallo. 35 ... Pacino.

LE TESTE DI MODIGLIANIdi Naomi Grillo

Era il 1984 e ricorreva il centenario della nascita di Amedeo Modigliani, artista livornese. Per l'occasione si decise di organizzare una mostra al Museo Progressivo di Arte Moderna di Livorno, dal titolo "Modigliani e la scultura". Iniziativa che all'inizio non accolse molti consensi per la presenza di solo quattro delle ventisei sculture dell'artista. Per far sì che la sua iniziativa non fallisse, Vera Durbè, direttorice del museo, insistette nel realizzare degli scavi nel Fosso Mediceo, perché secondo una leggenda Amedeo Modigliani, prima di partire per Parigi nel 1909, sconfortato dell'insuccesso delle sue opere, decise di buttare alcune sculture proprio in quel fosso. Dopo che il Comune di Livorno venne convinto a realizzare il lavoro, iniziarono gli scavi. Dopo otto giorni di lavoro, quando nessuno ormai osava sperare, due sculture, di dubbia origine, riaffiorarono in superficie. Dato che raffiguravano delle teste, Vera Durbè e il fratello affermarono che esse appartenevano senza dubbio ad Amedeo Modigliani. Immediatamente la città di Livorno fu sommersa da turisti, giornalisti e critici d'arte. Moltissimi critici illustri, come Argan, Carli e Brandi, furono entusiasti dei miracolosi ritrovamenti e non si risparmiano la fatica di attribuirle a Modigliani. Anche Dario Durbè non perde

l'occasione di pubblicare il libro "Due pietre ritrovate di Amedeo Modigliani" completo di foto e commenti dei più celebri esperti. Anche le sue parole ci fanno comprendere quale fantastica scoperta riteneva fosse stata fatta: "Poche parole per descrivere un episodio e delle emozioni che avrebbero richiesto lo spazio di un intero libro. Mi sono sentito vicino a Modigliani, come se quella pietra avesse il potere di metterci in un contatto fisico e annullare i settantacinque anni che separavano il gesto amaro di lui dalla gloria del nostro ritrovamento”. Nulla da dire, peccato che dopo qualche tempo il settimanale Panorama pubblicasse un’affermazione tristemente stravagante: "Continuavano a non trovare niente, così abbiamo deciso di fargli trovare qualcosa". Inizia così l'intervista a quattro ragazzi livornesi: Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Pierfrancesco Ferrucci: attraverso l'ausilio di un trapano Black & Decker, avevano realizzato i falsi per fare uno scherzo, credendo che si sarebbero subito accorti della burla. Livorno, in compenso, passò la popolarità acquisita in quei giorni all'azienda di trapani Black & Decker, che si pubblicizzò elogiando le grandi qualità del prodotto. La vicenda finì con le lacrime di Vera Durbè, che ha continuato a sostenere l’autenticità delle teste, e con la risata fragorosa degli italiani.

CRUCIVERBA

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Guasconi d’ogni remoto angolo del Beccaria, destatevi! E voi, ignare vittime, preparatevi al peggio: l’apocalisse della burla sta per avere inizio!Ma quanti di voi si sono mai chiesti cosa sia il pesce d’aprile? E donde deriva tale barbara usanza che a non pochi è costata dolore e scherno? Partendo dagli albori, pare che già in uno dei più celebri e conosciuti miti del mondo antico si possa intravedere l’elemento ingannatorio tipico della celebrazione: il mito di Persefone. Si narra infatti che la fanciulla, figlia della dea Demetra, rapita dal dio degli Inferi Ade ed invano cercata dalla madre, fosse stata costretta a rimanere negli Inferi per un inganno di Ade. Questi infatti le offrì un melograno per sfamarla; la sventurata Persefone se ne nutrì e poiché, mortale, mangiò un frutto degli inferi, fu costretta a rimanervi per l’eternità.Sempre nel mondo pagano, tra le festività romane parrebbe collegata all’argomento quella della Venus Verticordia. Tale celebrazione aveva luogo proprio il primo d’Aprile e consisteva in un bagno rituale (possibile richiamo al mondo acquatico proprio del pesce) della statua di Venere prima che questa venisse adornata con gioielli e f ior i . S i g lor if icava inoltre la Fortuna Virile, invocando prosperità sessuale e coniugale; era credenza diffusa infatti che facendo all ’amore in quella fausta giornata, gli Dei avrebbero concesso maggiore successo sotto il profilo amoroso. Quelli fra voi che a Capodanno si danno al divertimento sfrenato avranno collegato quanto raccontato al famoso detto: “Chi non fa l’amore a Capodanno non lo fa per tutto l’anno”. E senza rendervene conto avete correlato fra loro due eventi che concorrono alla nascita del pesce d’aprile. Prima del 1582 il Capodanno, giorno di baldoria per eccellenza, cadeva attorno al 1 aprile; ma a seguito della riforma gregoriana, l’inizio dell’anno si fissò con il primo gennaio. Ci furono tuttavia prosecutori della tradizione che non si

adattarono al nuovo calendario e furono perciò chiamati “sciocchi d’Aprile” e sbeffeggiati con pacchetti regalo vuoti. Altri sciocchi d’aprile si possono ritrovare nel mondo anglosassone, dove il pesce d’Aprile viene chiamato “April’s Fool Day” (giorno dello sciocco). Ma da dove viene il nome “pesce d’Aprile” ? Pare derivi dallo zodiaco: proprio in quel periodo infatti il Sole lasciava la costellazione dei Pesci per entrare nell’Ariete. Ma c’è un’altra ipotesi alquanto curiosa che vede il famoso Marco Antonio vittima dell’ingegno della regina Cleopatra. In occasione di una gara di pesca, infatti, il romano, tentando di impressionare la bella amata, usò una grossa preda che facesse abboccare pesci di considerevole grandezza al suo amo; ma la regina, scoperto il piano, diede ordine di porre all’amo un grosso pesce in pelle di coccodrillo, riuscendo così a prendersi beffa del povero amante.Chi non ha mai preso parte, da vittima o carnefice, agli scherzi del primo aprile? La tradizione più diffusa vuole che

si attacchi alla schiena del malcapitato un bigliettino a forma (guarda caso) di pesce o a volte con inviti a gabbare la vittima; in Scozia addirittura durante il “taily day” (“giorno delle natiche”- l’equivalente del pesce d’aprile) sui bigl iett ini vige la scr i tta “kick me” (dammi un calcio). Oltre a questi scherzi più “convenzionali”, con la

diffusione degli strumenti di comunicazione di massa sempre più persone si sono sbizzarrite nell’architettare scherzi. È questo il caso del “swiss spaghetti harvest”, burla ad opera della BBC che nel 1957 diffuse, grazie a l l a p a r t e c i p a z i o n e dell’altamente rispettato speaker Richard Dimbleby, l a n o t i z i a d i u n o straordinario raccolto di

spaghetti nel sud della Svizzera; conclusa la trasmissione

l’emittente cominciò a ricevere le telefonate di centinaia di spettatori

che desideravano sapere come far nascere spaghetti sugli alberi!

di Deborah Sartori e Filippo Rovati

LE ORIGINI DEL PESCE D’APRILE

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L’iPad di terza generazione, presentato qualche settimana fa a San Francisco, è stato fantasiosamente denominato "il nuovo iPad". Di nuovo, apparentemente, non c'è però molto: una fotocamera posteriore di qualità quasi esagerata, il supporto per la navigazione internet su reti LTE - Long Term Evolution, lo standard di connettività mobile successivo al 3G, tanto veloce quanto poco diffuso - e uno schermo migliorato con una risoluzione quattro volte superiore a quella del modello precedente, l’introduzione del quale ha tuttavia comportato un aumento nel peso dell'oggetto. Le perplessità non sono poche: anzitutto, se l'idea di scattare fotografie direttamente da una cornice, quale di fatto l'iPad è, può sembrare suggestiva, all'atto pratico armeggiare con una tavoletta da mezzo chilo appare qualcosa di piuttosto perverso, che oltre ad essere scomodo potrebbe suscitare risa o quantomeno sospetto attorno al fotografo-incorniciatore. Quanto al supporto della rete potenziata, il prodotto sembra essere in anticipo di almeno un paio d'anni rispetto alla diffusione dell’ LTE (in Italia attualmente testato solo allo stadio di Torino) il che, considerata la lunghezza del ciclo di vita stabilita per l’iPad dalla casa madre in California, è quasi paradossale, perché significa che per quando la rete si sarà sufficientemente diffusa potrebbero già essere in commercio la quinta e forse anche la sesta versione del dispositivo.La caratteristica del nuovo iPad che merita invece attenzione è lo schermo, che potrebbe davvero rappresentare una svolta nel nostro rapporto con questa nuova categoria di prodotti post-pc: quello montato sul nuovo modello è infatti un Retina Display, ovvero uno schermo contenente un numero di pixel tanto elevato (oltre un milione in più rispetto alle più moderne televisioni) da non consentire all 'occhio umano di distinguerli singolarmente, con il risultato che, nel caso di un testo da leggere, ad esempio, la sensazione è finalmente quella di trovarsi di fronte a qualcosa di qualitativamente pari alla stampa su carta, che non dovrebbe dunque più stancare la vista.All'inizio di quest'anno, è stata presentata la nuova piattaforma per la produzione e diffusione dei testi scolastici sulla magica tavoletta, che negli stati uniti può già contare sul pieno supporto delle principali case editrici. Il progetto presenta molti snodi controversi che solo con il tempo si scioglieranno - il modello proposto è quello Apple, controllato in ogni dettaglio e monopolizzato, che al momento non prevede di fatto concorrenza, il che rende improbabile una sua introduzione nel nostro paese- ma l'idea non può lasciare indifferente lo studente italiano, e forse ancor meno il classicista moderno, impegnato a conciliare i valori più tradizionali con la realtà del proprio tempo. La brutta sensazione, purtroppo, è che malgrado goffi e scoordinati tentativi di cavalcarla, il sistema scolastico italiano sia stato violentemente travolto

dall'ondata digitale che ha caratterizzato lo sviluppo tecnologico degli ultimi dieci anni. Emblematico è il caso della LIM, quella lavagna multimediale interattiva, dono provvidenziale dei due precedenti ministri dell'istruzione, che giace inutilizzata nel laboratorio multimediale (altra entità astratta), perché di fatto nessuno sa come integrarla con i programmi in vigore. La situazione attuale è infatti molto confusa: quella di oggi è una generazione di studenti digitale, che può contare, grazie a Google e Wikipedia, su una quantità sterminata di informazioni istantaneamente accessibili, e trova obsoleta l’idea di libri con indice cartaceo, in cui trovare un argomento può richiedere più di venti secondi. Una generazione abituata a contenuti multimediali e interattivi, per cui un testo statico, corredato al massimo da un’immagine stampata, non può che apparire noioso, e che durante le lezioni preferisce troppo spesso, quasi inconsciamente, nascondersi dietro qualche barricata improvvisata in compagnia del fidato cellulare, ormai sempre più un ponte tra il banco da scaldare e quello che allo studente pare il mondo reale, fuori dalle mura scolastiche.Le case editrici, obbligate a rispettare le vaghe regole del Ministero dell’istruzione, producono da qualche anno i cosiddetti “libri misti”, obbligatori dal prossimo anno, che forniscono parte dei contenuti didattici in formato digitale. Ognuna, però, lo fa a modo suo, e salvo rare eccezioni il materiale online non viene considerato né dagli studenti né dagli insegnanti. Questi ultimi, abituati a metodi d’insegnamento tradizionali, si lamentano spesso delle nuove classi, distratte, disinteressate e annoiate, ma quasi mai comprendono le cause di quello che di fatto è una forma di disagio. Il risultato è un progressivo e preoccupante aumento della distanza tra docenti e studenti, che dal ’68 non sono mai stati così lontani tra loro.In questo contesto, la tavoletta potrebbe effettivamente rappresentare una soluzione: facile da utilizzare per adulti e ragazzi, se adottata come standard apporterebbe benefici non trascurabili alla nostra realtà scolastica: non più volumi pesanti e ingombranti, non aggiornabili e non interattivi, non più immagini in formato francobollo e note stampate in caratteri microscopici.. Senza contare che con i prezzi proposti per i testi digitali - negli Stati Uniti non più di 15$ in questa fase sperimentale - il costo dello strumento sarebbe più che ammortizzabile in un percorso di lunghezza tradizionale.Sembra un'utopia, e probabilmente non si realizzerà in questi termini, ma un allontanamento, almeno parziale, della cultura dal supporto cartaceo (e dalla cultura del supporto cartaceo) verso l'enorme potenziale tecnologico appare inevitabile: la rivoluzione digitale è dietro l'angolo anche per il mondo dell'istruzione, e l'impressione è che la nostra sarà presto ricordata come una delle ultime generazioni ad aver studiato materie come Storia dell'Arte e Scienze sui libri.

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“IL NUOVO iPAD”di Giacomo Genzini

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OSCAR 2012

L’84° cerimonia degli Oscar si è tenuta il 26 Febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles, e ha premiato i migliori film usciti nel 2011.A condurre la serata è stato Billy Crystal, anche se, inizialmente, l’evento sarebbe dovuto essere condotto dall’attore Eddie Murphy, il quale ha però rinunciato al ruolo propostogli dopo che il produttore esecutivo Brett Ratner è stato portato a dare le dimissioni per aver ricevuto delle critiche riguardo ad alcune sue frasi contro gli omosessuali.

La serata è stata dominata da “The Artist”, film in bianco e nero che si è portato a casa ben cinque statuette, vincitore inoltre di 3 Golden Globe, 7 BAFTA e 6 Cèsar, e da “Hugo Cabret", anche questo con cinque statuette; i premi alla carriera sono andati a James Earl Jones e a Dick Smith; mentre il premio umanitario Jean Hersholt è andato alla puri-premiata Oprah Winfrey.

Un film premiato molto importante è stato “The Help” che racconta la storia di Albileen Clark e Minny Jackson, domestiche afro-americane, ed Eugenia Phelon, giovane ragazza bianca, le cui vite si incroceranno portando le tre donne a lavorare ad un progetto che scuoterà la società di Jackson, divisa ancora tra bianchi e neri a causa di tensioni razziali.

Degni di nota anche “The Iron Lady” vincitore di due statuette, una delle quali come miglior attrice per Meryl Streep, al terzo oscar e alla diciassettesima candidatura, “Rango” e “Paradiso Amaro”.

Portabandiera per l’Italia sono stati Dante Ferretti e Francesco Lo Schiavo che hanno fatto guadagnare l’Oscar come migliore scenografia a “Hugo Cabret”.

I Razzie Award (o Golden Raspberry Award, alla lettera “Premi Lamponi Dorati” ) sono dei

“preimi al contrario” che vengono annualmente assegnati ai film, alle

sceneggiature, agli attori e alle canzoni peggiori della stagione precendete. Nati

da un’idea del giornalista John J. B. Wilson, solitamente hanno luogo a Los

Angeles la sera prima dei prestigiosi Academy Awards. Alter ego della

celeberrima statuetta in oro, è un lampone appoggiato su un nastro super8 e dipinto in

oro, dal valore molto basso di circa cinque dollari.

Gli annali annoverano come film più premiato “Il Nome del Mio Assassino”, che

nell’edizione del 2007 vinse ben sette Razzie. Per quanto riguarda invece l’attore che ha

collezionato più candidature (trenta) e lamponi (dieci), parliamo di Silvester Stallone, che vanta

anche il premio di “Peggior Attore del XX Secolo”. Madonna ne è degna compagna,

anch’essa peggior attrice del XX secolo e con alle spalle ben otto “vittorie”.

Spostati al primo di Aprile, quest’anno, i Razzie Award vedono undici nomination per l’attore americano Adam Sandler, spartite tra

“Jack and Jill”, “Bucky Larson” e “Mia moglie per finta”. Ben dodici sono le

candidature per “Jack and Jill”, affiancato da “The Twilight Saga: Breaking Down-

parte 1” con otto candidature, “Capodanno a New York” con cinque e “Transformers 3” con

otto.

Tra gli altri film candidati troviamo “Una notte da leoni 2”, “Artur” e

“Big Mama: tale padre tale figlio”

RAZZIE 2012

di Federica Dalle Carbonare

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17 marzo 2012: a Londra va in scena il quarto di finale di FA cup tra Tottenham e Bolton. La prima frazione di gioco sta per terminare quando Fabrice Muamba, giovane centrocampista del Bolton, ex A r s e n a l , c o l t o d a m a l o r e improvviso, dimostratosi poi dovuto a quattro arresti cardiaci, si accascia all’improvviso sul terreno di gioco lasciando lo stadio in silenzio. L’incontro viene subito sospeso dal direttore di gara ed è immediato l’intervento dello staff medico che tenta invano di rianimare il giocatore. Viene quindi ricoverato d’urgenza all’Heart Attack Center del London Chest Hospital, nel reparto di terapia intensiva.Su tale episodio si è pronunciato anche Roberto Mancini, attuale tecnico del Manchester City, il quale ha espresso preoccupazione e diffidenza nei confronti delle risorse mediche presenti durante le partite, preferendo, da questo punto di vista, l’Italia. Le preoccupazioni di Mancini non sono ingiustificate dal momento che , ne l l ’ e l og i a t a Inghilterra, sono presenti solo da pochi anni ambulanze allo stadio che possano trasferire con rapidità i calciatori dal campo di gioco all’ospedale. Tale misura infatti è stata adottata solo dopo il grave infortunio di Peter Cech, portiere del Chelsea che, il 16 ottobre 2006,nel corso di un match contro il Reading, dopo appena sei secondi dal fischio di inizio, scontratosi con Stephen Hunt, ha riportato una frattura al cranio che ne ha messo a repentaglio la vita. La lentezza del t r a s f e r i m e n t o i n o s p e d a l e , denunciata dall’allora coach Josè Mourinho, ha fatto riflettere ed è servita come campanello d’allarme.

L’arresto cardiaco di Muamba, purtroppo, non rappresenta il primo caso di giocatori colti da malessere nel corso di una partita. Uno tra gli episodi più gravi si è verificato il 25 gennaio 2004, durante il match di Superliga tra Vitòria Guimaraes e Benfica, ed ha visto coinvolto il giovane attaccante della squadra ospite: Miklòs Feher. Il Benfica conduceva per 0-1 quando, nei minuti di recupero del primo tempo, Feher ricevette un ca r t e l l i no g ia l lo e , dopo

essersi accasciato, cadde al suolo. A nulla è servito l’intervento dello staff medico: è morto praticamente subito, stroncato da un arresto cardiaco.Un anno prima un altro decesso aveva colpito il mondo del calcio: il camerunense Marc Vivien Foè, nel secondo tempo della semifinale di confederation cup a Lione, durante Camerun-Colombia, sviene di colpo al centro del campo. Nonostante i tentativi di rianimazione durati un’ora, compiuti negli spogliatoi, il giocatore non riesce a riprendersi. La diagnosi è chiara: si tratta di un arresto cardiaco. L’ultima società in c u i Fo è a ve va m i l i t a t o , i l Manchester City, ha deciso in seguito di ritirare il numero 23.

Il 2007 rappresenta forse l’anno peggiore per decessi, vengono a mancare Antonio Puerta e Phil O’Donnel, con pochi mesi di distanza. Il primo nel corso di Siviglia-Getafe, 25 agosto 2007 perde conoscenza a causa di un arresto cardiaco e viene portato subito negli spogliatoi dove viene colto da altri arresti cardiaci, portato d’urgenza in ospedale muore tre giorni dopo, senza assistere alla nascita del suo primogenito.Il 29 dicembre Phil O’Donnel, giocatore del Motherwell, perde conoscenza, sempre a causa di un arresto cardiaco, e muore in ambulanza nel tragitto verso l’ospedale.L’episodio più recente, escludendo quello di Muamba, ha coinvolto Daniel Jarque, dell’Espanyol, morto durante un ritiro a Coverciano, a causa di un’asistolia, mentre era al telefono con la sua fidanzata.Problemi cardiaci hanno coinvolto

molti giocatori piuttosto noti quali, ad esempio: Lilian Thuram, che nel 2008 ha dovuto rinunciare al trasferimento al Psg per una malformazione, scegliendo di ritirarsi. Cinque anni prima anche Khalilou Fadiga e Nwankwo Kanu non hanno avuto la possibilità di trasferirsi all’Inter, sempre per la m e d e s i m a r a g i o n e . P i ù recentemente anche Antonio Cassano, ora al Milan, ha dovuto interrompere la sua stagione, colto da malore di ritorno a Milano.Nonostante la rapidità con cui M u a m b a è s t a t o s o c c o r s o r i m a n g o n o d i v e r s i d u b b i sull’efficacia del sistema medico presente sui terreni di gioco europei e mondiali.

di Marco Costa e Francesco Falaguerra

IL CASO MUAMBA: UN TRISTE MONITO

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L’Urlo - Aprile 2012 15

Crusader Kings II

La Paradox Interactive aveva già dato la dimostrazione del valore dei propri titoli, tra cui non si possono non ricordare almeno la serie di Europa Universalis, che abbraccia il periodo dal Rinascimento fino alla Rivoluzione Francese, e gli straordinari Hearts of Iron I e II, concentrati sulla Seconda Guerra Mondiale dal 1936 al 1948. Il 14 febbraio 2012 la compagnia svedese ha rilasciato Crusader Kings II, seguito di Crusader Kings. L’aspettativa creata attorno a questo gioco, a cui hanno contribuito anche i video sui “Seven Deadly Sins” diffusi su Youtube, è stata pienamente confermata. Come già era consuetudine, la giocabilità è immensa. Dal 1066 al 1453 si è chiamati a guidare una dinastia attraverso il Medioevo: ogni personaggio ha le proprie caratteristiche, la propria psicologia, le proprie opinioni riguardo a tutti gli altri individui e addirittura un link alla corrispondente pagina di Wikipedia. La dimensione economica è realistica a livelli quasi mai visti, come anche i settori amministrativo e militare, basati su un’efficace ricostruzione della gerarchia feudale. Della società medioevale non è tralasciato nessun aspetto, dalla religione e dunque la necessità di buoni rapporti col Papa, pena la scomunica, alla possibilità di organizzare matrimoni dinastici tra famiglie. Tutta l’esperienza di gioco è corroborata da una più che buona colonna sonora.La grafica non è il punto forte del gioco, ma proprio per questo contribuisce all’accessibilità dell’interfaccia; comunque, come ha dimostrato Minecraft, la grafica non è tutto. Altra debolezza del titolo è la buona dose di pazienza di cui bisogna armarsi per una partita, data la complessità che si richiede di gestire. Tuttavia sono punti trascurabili, che non influiscono sulla qualità complessiva.In conclusione: nonostante il genere cosiddetto di "grand strategy" non sia il più accessibile, Crusader Kings II è un gioco eccellente, un must per ogni appassionato di giochi di strategia.

IL VIDEOGIOCO

di Player

“The Libation Bearers” di E. S. Kill

Dopo aver raggiunto la notorietà con il romanzo storico “The Persians”, Kill si è gradualmente distaccato da questo filone con la trilogia fantastica “Thebes”; ora appare il libreria il secondo volume della sua nuova trilogia, “The Libation Bearers”.Si può subito dire che Kill appare come un narratore in declino. La sua originale propensione ad assumere PoV inaspettati, che ha caratterizzato “The Persians”, sembra scomparsa; infatti, la storyline seguita da Kill è ormai trita e ritrita. Inoltre il protagonista riassume in sé tutti i cliché che dovrebbero essere evitati da ogni narratore moderno (Orestes è un ragazzo affascinante, modello di virtù, di nobili natali ma orfano: come se non ne avessimo già visti abbastanza). In generale, i personaggi sono poco realistici: sono più simili a stereotipi, tanto più che si comportano irrazionalmente e compiono gesti privi di senso.Come se già questo non fosse abbastanza grave, anche la gestione stilistica risulta carente. I difetti che erano presenti nelle precedenti opere di Kill erano oscurati dall’originalità delle storie; ora sono invece portati all’estremo. Gli infodump sono molto frequenti, come gli “As you know, Bob…”; ogni pagina del libro è infarcita di espressioni ridondanti e inutili orpelli linguistici, che non fanno altro che appesantire la lettura..In definitiva. dopo un’opera del genere la fama di E. S. Kill non potrà far altro che scemare. di Alessandro de Vita

I LIBRI

Hand Brakes

Dall’incrocio di due menti geniali come Boys Noize, uno dei più innovativi e migliori produttori di elettronica attuali, inventore del blend di techno, electro e nu-rave che egli stesso è riuscito a far apprezzare al mondo della musica elettronica tramite le produzioni degli artisti che lavorano per la sua BNR (Boys Noize Records), e Mr. Oizo, il compositore francese dallo stranissimo suono un po’ retrò, non poteva che nascere un ottimo progetto: Hand brakes.Handbrakes, il loro primo four-tracks EP, è appena uscito, sempre con BNR; un disco non male ma che presenta maggiormente le caratteristiche del sound di Oizo più che di Boys Noize, un disco che, già a partire dal titolo (Hand brakes #1), già presuppone un seguito.In qualsiasi caso il prestigio dei nomi ha subito fatto in modo che l’EP sia stato notato piuttosto in fretta, tant’è che Annie Mac ha suonato durante il suo radio show su BBC Radio 1 la loro Callgurls.Consiglio anche agli appassionati del genere: Lambs Angers – Mr. Oizo; Bielle – Les Petits Pilous; Power – Boys Noize; 909 State of Mind – Shame Boy. di Filippo Moia

LA MUSICA

Page 16: L'Urlo - Aprile 2012

a cura di Konrad Borrelli

Len Faki

➤ Amnesia Milano

4 aprile

Il disegno della scrittura: i libri di Gastone Novelli

➤ Museo del Novecento

Dal 29 marzo al 9 settembre

Beppe Devalle - Collages degli anni ’60

➤ Museo del Novecento

Dal 29 marzo al 9 settembre

Tecnica mista. Com’è fatta l’arte del Novecento

➤ Museo del Novecento

Dal 29 marzo al 9 settembre

Dario Fo a Milano. Lazzi Sberleffi Dipinti

➤ palazzo Reale

Dal 23 marzo al 3 giugno

MiArt 2012

➤ Fiera Milano City

Dal 12 al 15 aprile

I MUSEI DI APRILE... ... E LE SERATE MUSICALI!

Sven Vath

➤ Magazzini Generali

6 aprile

Carl Cox

➤ Magazzini Generali

13 aprile

Richie Hawtin

➤ Magazzini Generali

20 aprile

Nicky Romero

➤ Magazzini Generali

24 arpile

a cura di Carlo Orio