24 15 rassegna stampa fisac dal 8 giu al 12 giu

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Rassegna stampa settimanale n. 24/2015 ____________________________ Dal 8 giugno 2015 Al 12 giugno 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

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  • Rassegna stampa settimanale n. 24/2015 ____________________________

    Dal 8 giugno 2015 Al 12 giugno 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • MF

    Numero 111, pag. 12 del 09/06/2015

    MERCATI

    Inviata una lettera d'intenti per entrare nel capitale della banca del friuli

    Iccrea stringe su Mediocredito FvgIl gruppo in attesa di una risposta dalla Regione per formulare l'offerta. Allo studio c' l'ingresso con una quota intorno al 15% tramite un aumento di capitale di Claudia Cervini

    L'alleanza tra il Mediocredito del Friuli-Venezia Giulia e Iccrea Holding sempre pi vicina. Il gruppo Iccrea,

    banca di secondo livello che offre prodotti e servizi alle banche di credito cooperativo (bcc) di tutta Italia, ha

    formalizzato tramite una lettera d'intenti l'interesse a entrare nel capitale dello storico istituto di credito

    controllato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e specializzato in finanziamenti alle imprese. Mediocredito ha

    una struttura importante sul territorio e Iccrea, attraverso le numerose bcc presenti in Regione (16, ndr), pu

    offrire un supporto industriale di peso, ha commentato a MF-Milano Finanza Roberto Mazzotti, direttore

    generale di Iccrea Holding. Ora il gruppo rimane in attesa di un riscontro da parte degli azionisti di

    Mediocredito per presentare un'eventuale offerta definitiva.

    La trattativa dunque non ancora chiusa (in corsa ci sarebbe anche Volksbank), ma si possono gi indicare i

    contorni dell'operazione. L'alleanza si concretizzerebbe attraverso un aumento di capitale con il conferimento

    in Mediocredito di un'azienda del gruppo Iccrea Bancaimpresa. Si stima che l'operazione, cos concepita,

    porter Iccrea a detenere una partecipazione non inferiore al 15%, mentre la Regione Friuli-Venezia Giulia

    dovrebbe rimanere nel capitale come socio di maggioranza relativa.

    L'obiettivo primario della Regione risanare Mediocredito Fvg: nel 2014 il bilancio dell'istituto di credito

    stato gravato da 600 milioni di crediti deteriorati lordi (le sofferenze ammontano a 327 milioni). L'altra

    ambizione ridare smalto alla vocazione un po' sbiadita di banca del territorio. In entrambi i casi la

    partnership industriale con un soggetto come Iccrea Holding potrebbe rivelarsi decisiva.

    Francesco Peroni, assessore regionale alle Finanze, al Patrimonio e alla Programmazione, presente

    all'assemblea della Federazione delle bcc del Friuli-Venezia Giulia, ha commentato positivamente la mossa

    di Iccrea Holding, specificando che la lettera d'intenti rappresenta una tappa di ulteriore maturazione degli

    obiettivi strategici che la Regione si data per Mediocredito.

    Iccrea Holding sta attraversando una fase delicata. Il gruppo sta procedendo alla riorganizzazione di Banca

    Sviluppo, l'istituto che interviene nei salvataggi bancari, cui sono stati conferiti recentemente sportelli in

    Veneto e Calabria. Iccrea Holding potrebbe poi essere presto indicata come unica capogruppo nazionale

    delle bcc nell'ambito dell'autoriforma che sta interessando il sistema del credito cooperativo italiano. Qualche

    dettaglio sul ruolo che Iccrea sar chiamata a sostenere potrebbe gi emergere gioved, quando la banca

    incontrer gli stakeholder, o venerd nel corso dell'assemblea degli azionisti della banca di secondo livello in

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  • cui verr fatto il punto sulle strategie della banca a sostegno del credito cooperativo e approvato il bilancio

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  • MF

    Numero 111, pag. 12 del 09/06/2015

    MERCATI

    Riforma bcc, la capogruppo sar unica

    Federcasse verso il licenziamento dell'autoriforma del credito cooperativo. Nella nota emessa ieri al termine

    del consiglio nazionale della federazione si fa riferimento all'integrazione a gruppo al fine di rafforzare il

    ruolo delle bcc e di tutelare la loro identit mutualistica. Nel comunicato si parla esplicitamente di gruppo, al

    singolare, segno che la decisione su questo punto ormai univoca (c'era infatti l'ipotesi di pi capogruppo).

    Secondo Federcasse quanto pi gli indicatori di rischio di ogni singola bcc saranno bassi, tanto pi ampia

    sar l'autonomia imprenditoriale delle stesse. La federazione individuer anche modalit appropriate per

    irrobustire le dotazioni patrimoniali del sistema.

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  • PRIMA PAGINA 09 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    Regole. Gioved in Cdm i provvedimenti su cooperative e sofferenze

    Bcc, il Governo verso la riforma

    ROMA

    Una cornice normativa adatta a favorire il processo di autoriforma delle banche di

    credito cooperative. E una strategia a due stadi per accelerare al risoluzione del

    problema dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane. In campo creditizio, il

    governo accelera sul terreno delle riforme che possono sostenere la ripresa economica

    e con ogni probabilit se ne parler gi nel prossimo consiglio dei ministri al rientro

    del presidente del Consiglio Renzi e del ministro dellEconomia Padoan dai rispettivi

    tour internazionali.

    Per le banche di credito cooperativo sin dal mese di gennaio scorso si era costituito un

    tavolo di confronto informale con Palazzo Chigi e con via XX settembre per

    sviluppare il processo di autoriforma delle 376 banche di credito cooperativo e casse

    rurali che garantiscono il 7,3 per cento del mercato degli impieghi, con 135 miliardi di

    impieghi erogati. Una razionalizzazione e un ammodernamento del sistema stato del

    resto a pi riprese chiesto dal governatore della Banca dItalia Ignazio Visco. Il quale

    non pi tardi di una settimana fa a Trento, in occasione del suo intervento al festival

    delleconomia aveva dichiarato:Mi attendo in tempi brevi una riforma delle Bcc che

    mantenga i valori fondamentali della cooperazione e del legame col territorio ma,

    attraverso laggregazione, consenta laccesso al mercato dei capitali e aveva

    aggiunto che avere un gruppo o pi gruppi, che siano in grado per struttura societaria

    di intervenire per compensare gli squilibri e mettere fondi in modo agevole anzich

    liquidare gli istituti importante. Quanto alla questione dei crediti deteriorati e a

    come garantire un pi rapido smobilizzo dei 200 miliardi di sofferenze e degli altri

    150 miliardi di non performing loans, gioved dovrebbe andare in discussione al cdm

    il primo stadio dellintervento di governo: la presentazione di un provvedimento che

    accorci in modo deciso i tempi attualmente molto lunghi del recupero crediti. Il

    secondo stadio, invece, passa per il fitto dialogo intrattenuto dai tecnici del Tesoro e

    della Banca dItalia con lUnione europea. E potrebbe dare frutti in tempi rapidi

    soprattutto per quel che riguarda lanomalia della parziale indeducibilit fiscale delle

    rettifiche su crediti. Il governo ha infatti scritto una lettera alla Commissione europea

    per consultarla in anticipo sullipotesi di modificare il trattamento fiscale degli

    accantonamenti sui crediti deteriorati, garantendo la deducibilit fiscale delle perdite

    su crediti entro lanno. Come si sa, fino a due anni fa le perdite su crediti di una banca

    potevano essere dedotte in quote annuali solo in un arco temporale lunghissimo e pari

    a diciotto anni.

    Dal 2013 la norma stata modificata e il periodo di deducibilit sceso dai 18 ai

    cinque anni. Il problema di natura fiscale per stato ridotto ma non annullato: infatti

    dal punto di vista fiscale negli altri paesi europei le svalutazioni su crediti vengono

    fiscalmente dedotte nello stesso anno in cui vengono effettuate. Lanomalia italiana ha

    peraltro prodotto un livello particolarmente elevato di imposte differite attive per il

    sistema creditizio e proprio questo aveva attirato qualche mese fa lattenzione della

    Commissione Ue che vi aveva ravvisato un fumusdi aiuti di stato. Il Tesoro ha

    dapprima chiarito che non c nessun aiuto di stato (neanche sotto forma di aiutino sui

    ratios patrimoniali, perch il problema invece quello di allineare al pi presto la

    legge fiscale italiana a quella europea) e poi ha consultato la Commissione Ue.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Rossella Bocciarelli

    Pagina 1 di 1Il Sole 24 Ore

    09/06/2015http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?test...

  • FINANZA & MERCATI 09 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    PERDITE SU CREDITI

    Le rettifiche del Monte dei Paschi di Siena sono triplicate rispetto al 2013 e quelle del Banco Popolare sono pi che raddoppiate

    I finanziamenti alle piccole e medie imprese continuano a diminuire nonostante i prestiti profusi a

    piene mani dalla Bce a tassi vicini allo zero

    Gli impieghi delle banche scendono del 4%Chiude in rosso il bilancio dellagregato bancario al 31 dicembre 2014. I primi nove

    gruppi del credito, compresi nel Top Banche, registrano in totale una perdita netta di 4

    miliardi: una cifra in forte recupero rispetto ai -20 miliardi dellanno precedente,

    anche se di segno ancora negativo.

    Il miglioramento deriva da una catena di eventi favorevoli. Anzitutto dallaumento dei

    ricavi: +1,4 per cento. In secondo luogo dalla diminuzione dei costi (-1,3%) ed in

    modo particolare delle perdite su crediti (-17%), che rappresentano la voce pi critica

    dei bilanci bancari. In terzo luogo dalle operazioni straordinarie, che hanno avuto un

    saldo positivo di circa 800 milioni contro i -12,5 miliardi del 2013: un progresso di

    oltre 13 miliardi per il venir meno delle svalutazioni degli avviamenti e degli altri

    attivi immateriali. Ciononostante, il Roe (la redditivit del patrimonio netto)

    negativo. Segno che la strada per il ritorno al profitto tuttora in salita.

    La raccolta, quella indiretta, derivante dalla sottoscrizione di fondi, sale del 15%, e

    sale del 3% anche il patrimonio netto complessivo. Nello stesso tempo non smettono

    di crescere i crediti deteriorati, che aumentano del 5,5% ripetto al 2013. La somma

    degli incagli, delle sofferenze, dei crediti ristrutturati e dei crediti scaduti supera in

    totale i 133 miliardi, 30 dei quali non coperti da alcuna garanzia. Le sole sofferenze,

    ovvero i crediti inesigibili, che dovranno essere molto probabilmente svalutati nei

    bilanci futuri, ammontano a 57 miliardi. Lincognita maggiore per costituita dagli

    incagli, cio i 58 miliardi di crediti congelati per temporanee difficolt finanziarie dei

    creditori. Il problema sar il modo in cui questi creditori usciranno dalla crisi: in che

    misura gli incagli si trasformeranno in sofferenze. Non questione di poco conto,

    perch un aumento dei crediti inesigibili avrebbe inevitabili ripercussioni sulle perdite

    su crediti; di conseguenza, sul risultato desercizio dellaggregato.

    Lanalisi dei singoli casi evidenzia situazioni molto differenziate. Dei nove gruppi del

    Top Banche, solo tre registrano un incremento delle perdite su crediti: Monte dei

    Paschi (Mps), Banco Popolare e Mediobanca. Con una differenza: per Mediobanca

    lincremento del 17,5% (pari a 100 milioni) ed dovuto alle sole attivit di credito al

    consumo; per le altre due lincremento supera il 100 per cento. In particolare, le

    perdite su crediti di Mps sono quasi il triplo di quelle del 2013 (+188%, pari a quasi 8

    miliardi), quelle di Banco Popolare poco pi del doppio (+108%, pari a 3,6 miliardi), e

    in entrambi i casi del costo del rischio aumenta di molto. Pi di due terzi delle

    rettifiche di Mps e circa il 40% di quelle di Banco Popolare sono peraltro il risultato di

    una diversa metodologia di classificazione e valutazione del portafoglio crediti,

    conseguente agli stess test della Bce.

    Riducono sensibilmente le perdite su crediti UniCredit (-68% pari a 4,3 miliardi),

    Intesa Sanpaolo (-38,5% pari a 4,1 miliardi) e Banca Popolare di Milano (-27% pari a

    423 milioni.

    La situazione complessiva del Top Banche appare in risalita, ma il bilancio di questi

    sei anni impressionante. Leredit della grande crisi economica e finanziaria pesa

    ancora oggi come un macigno. Dal 2008 al 2014 Unicredit ha accumulato quasi 52

    miliardi di euro di perdite su crediti e altri 17 miliardi di oneri straordinari, per un

    totale di 69 miliardi. Le perdite su crediti di Intesa Sanpaolo, nello stesso periodo,

    hanno sfiorato i 28 miliardi, ai quali bisogna aggiungerne altri 12 miliardi di oneri non

    ricorrenti, per un totale di 40 miliardi. Aggiungiamo a questi numeri i 18 miliardi di

    perdite su crediti e i 6 miliardi di oneri straordinari, per un totale di 24 miliardi,

    accumulati, sempre nello stesso arco di tempo, dal Monte dei Paschi.

    Sono cifre imponenti che hanno richiesto colossali aumenti di capitale e che danno la

    misura dei problemi che il sistema bancario deve ancora risolvere.

    C poi la questione degli impieghi alla clientela che continuano a scendere. Nel 2014

    sono diminuiti di un altro 4%, passando da 1.277 a 1.231 miliardi nonostante i prestiti

    CORRELATI

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    Banche, utile corrente dimezzato

    Pagina 1 di 2Il Sole 24 Ore

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  • della Bce profusi a piene mani alle banche italiane a tassi vicini allo zero. A pagarne

    lo scotto il sistema della piccola e media impresa. Soltanto nel 2014 la Banca

    centrale europea ha avviato nuovi finanziamenti a lungo termine (scadenza 2018) per

    le famiglie e le societ non finanziarie.

    La verit che i principii definiti e adottati dal Comitato di Basilea per rendere pi

    solido il sistema bancario europeo penalizzano il sistema-Italia, perch attribuiscono ai

    finanziamenti alle piccole e medie imprese un livello di rischio superiore a quello dei

    prestiti interbancari.

    Il risultato sotto gli occhi di tutti: le piccole aziende, che sono la spina dorsale del

    nostro sistema produttivo, continuano a stringere la cinghia e a boccheggiare; i

    finanziamenti banca-a-banca, pur accrescendo il rischio sistemico, continuano a

    prosperare.

    .@giuseppeoddo24

    G. O.

    Pagina 2 di 2Il Sole 24 Ore

    09/06/2015http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?test...

  • MF

    Numero 112, pag. 9 del 10/06/2015

    DENARO & POLITICA

    Le banche di maggiori dimensioni chiedono una norma ad hoc per trasformarsi

    Le bcc giocano la carta popolareUna mossa non gradita a Federcasse, che intende conservare l'unit del sistema e i suoi fiori all'occhiello. Ma gli istituti pi importanti vogliono preservare il patrimonio oltre all'autonomia

    di Claudia Cervini

    Quel che certo che sar una settimana decisiva per le banche di credito cooperativo, alle prese con un

    complicato processo di autoriforma. Da un lato Federcasse accelera sul licenziamento del documento per

    anticipare il Governo, che potrebbe affrontare l'argomento gi nel Consiglio dei ministri di domani. Dall'altro,

    secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, alcune delle principali banche di credito

    cooperativo stanno spingendo affinch l'eventuale decreto preveda la trasformazione

    di queste bcc in banche popolari (o in spa, laddove gli attivi siano superiori a 8

    miliardi di euro). Gli istituti di maggiori dimensioni non intendono infatti rinunciare alla

    propria autonomia ma, soprattutto, non vogliono aderire a un gruppo unico nazionale

    in cui, per le logiche che legano la capogruppo alle bcc sottostanti (patto di dominio),

    sarebbero costrette a impiegare parte del patrimonio per garantire la solidit del

    gruppo unico rimediando alle carenze delle banche patrimonialmente pi deboli.

    Quello che alcuni istituti starebbero chiedendo che il governo consenta la

    trasformazione da bcc in popolari o addirittura in spa liberando le riserve, sulle quali

    sarebbero disposte a pagare una tassa una tantum. Il passaggio per non affatto semplice e servirebbe

    una norma ad hoc. Le bcc, infatti, godono dell'esenzione fiscale sugli utili e hanno l'obbligo di riservare il 70%

    degli utili a riserva. Queste riserve sono indivisibili e servono a svolgere attivit bancaria e mutualistica. Nel

    momento in cui venisse a cessare l'attivit mutualistica la banca non potrebbe pi disporre delle proprie

    riserve, che tornerebbero in possesso del ministero, il quale le destinerebbe a sua volta ad altra attivit

    mutualistica e cooperativa. Il pressing per poter compiere un'operazione del genere partito e resta da

    vedere come proseguir la partita. La mossa non sarebbe infatti gradita a Federcasse, che vuole invece

    preservare l'unit del sistema.

    Se le bcc di maggiori dimensioni, riferisce una fonte, dovranno aderire alla linea Federcasse (cio una

    capogruppo nazionale per l'intero sistema) e non sar consentita la possibilit di trasformarsi, allora i soci

    minacciano ricorsi agli organi competenti.

    Dal canto suo Federcasse pare aver raggiunto l'accordo con Raiffeisen. Cassa Centrale potrebbe fare da

    capogruppo alle casse altoatesine, mantenendo quindi una posizione autonoma su base provinciale. Non

    stato invece raggiunto l'accordo con i trentini, che vorrebbero costituire un gruppo autonomo ma su base

    nazionale. Questo l'elemento pi ostico, sul quale le diverse componenti del credito cooperativo sembra

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    10/06/2015http://www.milanofinanza.it/giornali/stampa-articolo?id=1993453&access=AB

  • non riescano a trovare l'accordo.

    La riforma per urgente. Lo stesso governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, al Festival dell'Economia

    di Trento aveva detto: Mi attendo in tempi brevi una riforma che consenta alle bcc l'accesso al mercato dei

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  • MF

    Numero 112, pag. 9 del 10/06/2015

    DENARO & POLITICA

    L'autoriforma sta andando avanti, niente interventi diautorit

    di Angelo De Mattia

    Domani il Consiglio dei ministri dovrebbe decidere l'avvio della modifica delle norme del Testo unico bancario

    per rendere possibile l'autoriforma delle banche di credito cooperativo. Contemporaneamente si avvierebbe

    l'esame o si assumerebbero decisioni su quella che viene pomposamente definita come riforma del credito,

    riguardante lo snellimento e l'accelerazione delle procedure per il recupero dei crediti bancari e la deduzione

    fiscale delle perdite da parte delle banche. Questa innovazione normativa si collega a quella per

    l'introduzione della bad bank, per la quale continuerebbe il confronto con la Commissione Ue per superarne

    le infondate obiezioni: un confronto che dura da mesi e del quale viene ripetutamente annunciata la

    conclusione a brevissimo termine. Quanto al primo punto, importante che venga confermata la via

    dell'autoriforma e che l'intervento normativo, se sar effettivamente deliberato dall'esecutivo, si mantenga nei

    limiti necessari per rendere possibile l'autonoma opzione riformatrice, la cui validit passer poi al vaglio

    dell'organo di vigilanza. Poich, in questi giorni, si attribuiscono ad ambienti governativi orientamenti per

    un'accelerazione dell'iter riformatore che, in qualche modo, mimi quello delle Popolari, sarebbe grave se

    risultasse che effettivamente questa sar l'operazione che si promuover domani, semprech sia confermata

    all'odg della seduta del Consiglio. vero che, come il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha

    detto nelle recenti Considerazioni Finali, il cambiamento non pu essere procrastinato. L'associazione di

    categoria sta mettendo a punto il progetto di autorevisione. Pur esistendo differenziazioni con il mondo delle

    Bcc trentine e altoatesine immaginabile che la progettazione in corso sar ultimata in tempi non biblici ma

    coerenti con l'esigenza di non temporeggiare e non procrastinare, perch se vi fosse un effettivo intento

    dilatorio e non invece il bisogno di un lasso di tempo lievemente pi ampio per una migliore sintesi degli

    orientamenti dei circa 380 intermediari della specie, allora effettivamente l'autoriforma perderebbe larga parte

    delle motivazioni che giustamente la sorreggono. Ma cos non sar. E, allora, sarebbe bene stare lontano da

    scelte autoritative, che recano i problemi gi noti per la riforma delle banche popolari. Operare un

    bilanciamento adeguato tra la conferma e il rinvigorimento dello spirito mutualistico e solidaristico delle

    banche in questione e le ineludibili necessit di patrimonializzazione non facile, anche per i non eliminabili

    confronti sul territorio, al quale le Bcc sono naturalmente vocate. Occorre, quindi, fare presto, ma anche

    bene.

    Quanto, poi, alle procedure che si vogliono snellire e alla deduzione fiscale delle perdite, l'argomento, a forza

    di trattarlo, sta ormai diventando stantio. Si tratta, finalmente, di procedere. Sulla deduzione bisognerebbe

    adottare l'unica misura che pu avere una sua indiscutibile validit: abbassare da cinque a un anno, anche

    per una par condicio con istituti di altre giurisdizioni, l'ammissibilit della deducibilit da parte delle banche.

    Pagina 1 di 2L'autoriforma sta andando avanti, niente interventi di autorit - MilanoFinanza.it

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  • Pure in questo caso, dal punto di vista tecnico l'operazione non sar facile, anche per i maggiori oneri che

    inizialmente comporter per l'Erario. La ricerca di misure compensative, quale quella di cui si parla, mirata a

    maggiorare ancora l'anticipo dell'acconto Ires, ben oltre il 100%, ridimensionerebbe nettamente la portata di

    un'operazione dovuta. Ma queste misure, di volta in volta, sono state viste come aggiuntive della bad bank o

    da questa autonome. Occorre, dunque, un chiarimento, anche perch di recente la Federazione delle

    banche, delle assicurazioni e degli altri intermediari ha dichiarato di non essere interessata alla banca

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  • MF

    Numero 112, pag. 12 del 10/06/2015

    MERCATI

    La popolare ha scelto gli advisor finanziari per trasformazione in spa e m&a

    Bpm, Citi e Lazard per il risikoLa scelta fatta in pieno accordo dai due consigli. Confermata cos la volont del ceo Castagna di procederespeditamente verso l'aggregazione. Per il mercato l'ipotesi numero uno resta Verona

    di Luca Gualtieri

    La Banca Popolare di Milano suona la sveglia per il settore degli istituti cooperativi dopo la pausa riflessiva di

    maggio. Ieri l'istituto di Piazza Meda ha nominato gli advisor finanziari che lo seguiranno nel delicato

    processo di trasformazione in spa e di aggregazione. Smentendo le indiscrezioni circolate negli ultime

    settimane, i due nomi sono quelli di Citi e Lazard che, come riportato da una nota, sono stati nominati dal

    consiglio di gestione alla presenza del comitato per il controllo interno e del presidente del consiglio di

    sorveglianza Piero Giarda. Si insomma trattato di una scelta collegiale, espressione delle diverse anime

    dell'istituto e banco di prova per le decisioni future. Attesa gi da qualche settimana, la

    nomina degli advisor non cade in un momento casuale per Piazza Meda. Come

    riportato da MF-Milano Finanza, entro la prossima settimana la Banca d'Italia

    dovrebbe emanare l'atteso regolamento attuativo della riforma Renzi-Padoan. Il

    ritardo rispetto alle previsioni iniziali (la normativa era inizialmente attesa per i primi

    giorni di maggio) sarebbe dovuto alla complessit della materia e alla delicatezza di

    alcuni aspetti specifici, quale soprattutto quello dei limiti al diritto di recesso. Con la

    pubblicazione del regolamento, le dieci banche interessate dalla legge Renzi-Padoan

    potranno insomma disporre di un quadro normativo completo per intraprendere il percorso di trasformazione

    in spa. I vertici di diversi istituti, affiancati dai consulenti legali e finanziari, sarebbero gi pronti a mettere in

    moto la macchina che porter, nel giro di qualche mese, al

    cambio di governance. L'intenzione sarebbe convocare le

    assemblee straordinarie per modificare lo statuto subito dopo

    la pausa estiva, quindi presumibilmente tra settembre e

    ottobre. Ai soci potrebbe essere presentato un pacchetto

    completo, comprensivo di eventuali operazioni straordinarie.

    noto che molti istituti pensano ad aggregarsi per aumentare

    la massa critica e mettere in atto quelle economie di scala

    che oggi potrebbero spingere la redditivit.

    La Bpm dovrebbe essere una delle prime banche a muoversi in questa direzione, come ha confermato in

    diverse occasioni il consigliere delegato Giuseppe Castagna. Immagino che mettendo insieme due o pi

    banche popolari si possano fare consistenti sinergie, ha dichiarato il banchiere gi all'inizio di febbraio.

    L'ipotesi caldeggiata dal mercato una fusione con il Banco Popolare, su cui si specula ormai da oltre un

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  • anno. Anche perch, da un punto di vista industriale, un'aggregazione sull'asse Milano-Verona avrebbe

    senso. Non manca, comunque, qualche sostenitore di un'aggregazione tra Piazza Meda e la Popolare

    dell'Emilia Romagna oppure di operazioni di taglia pi contenuta che coinvolgano una delle due popolari

    valtellinesi. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 112, pag. 12 del 10/06/2015

    MERCATI

    Spinelli e gavio pronti a sottoscrivere l'aumento

    Soci in manovra su Carige

    di Claudia Cervini

    Nel secondo giorno di aumento di capitale sono scattate le vendite sul titolo di Banca Carige. L'azione, dopo

    aver aperto in rosso (-4,8%) a 1,67 euro, ha chiuso con un ribasso importante (-5,01%) a 1,667 euro.

    Interessante anche la performance dei diritti, che hanno archiviato la seduta con una perdita del 2,17% a

    3,16 euro. La caduta molto meno evidente di quella di luned (-11%), segno che i diritti e le azioni (che

    invece luned erano salite dell'1,8%) si stanno via via allineando. Se l'avvio

    dell'aumento di capitale da 850 milioni di euro stato da copione, gli occhi ora

    sono puntati sulle mosse degli azionisti francesi e liguri di Carige. Francesi perch

    la banca transalpina Bpce, che detiene il 5,1%, non si ancora espressa sulla

    partecipazione all'aumento (bench alcuni diritti potrebbero gi essere passati di

    mano); liguri perch, oltre alla famiglia Malacalza (titolare del 10,5%) e a Gabriele

    Volpi, imprenditore attivo nella logistica petrolifera (titolare del 5%), altri

    imprenditori del territorio sarebbero in manovra, tanto che potrebbe comporsi un

    azionariato a satelliti intorno al soggetto pi forte (e liquido), ovvero Malacalaza.

    Tra questi c' Aldo Spinelli, a capo di uno dei principali gruppi logistici italiani. In

    tempi non sospetti l'imprenditore aveva lanciato un appello agli industriali liguri nell'intento di supportare la

    banca nel suo momento di difficolt. Spinelli, dunque, sembra si sia ora avvicinato al 2% in Carige, restando

    al di sotto della soglia che impone l'obbligo di comunicazione al mercato. A investire in Carige lo avrebbe

    spinto anche la fiducia nel nuovo top management e probabilmente l'assetto azionario, ormai pi stabile. Un

    altro nome importante dell'imprenditoria del Nordovest quello del gruppo piemontese Gavio, che nel corso

    dell'ultimo aumento di capitale non aveva fatto mancare il suo apporto e ora sono in molti a scommettere su

    una possibile mossa a supporto della banca ligure. Sulle eventuali mosse dei Garrone (gruppo Erg) resta

    invece un punto interrogativi, ma un apporto importante sembra improbabile. Con Carige per varie ragioni e

    per esigenze del nostro business non abbiamo mai lavorato molto, aveva detto Alessandro Garrone in un

    incontro a Vienna a alcuni mesi fa. Se pensiamo a interventi che la famiglia pu fare sul territorio, oggi

    siamo concentrati su attivit di tipo pi culturale e sociale. E, come attitudine della famiglia, quando facciamo

    investimenti, lo facciamo per avere un ruolo predominante.

    Sar importante capire infine per chi Ubs Group gestisce l'importante partecipazione del 4,4%, quota che

    potrebbe modificare gli equilibri dell'assetto azionario di Carige. Mentre la Fondazione Carige, titolari ormai

    solo del 2%, domani in occasione del board dovrebbe decidere come comportarsi in merito all'aumento di

    capitale dell'istituto di credito. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 112, pag. 13 del 10/06/2015

    MERCATI

    Veneto Banca accelera verso la spa

    Veneto Banca accelera nel processo di trasformazione in spa e in quello di aggregazione. Ieri il cda della

    popolare di Montebelluna ha incontrato l'advisor Rothschild per definire le strategie future. Restano aperte le

    quattro strade gi delineate nei mesi scorsi: fusione con una quotata (probabilmente la Banca Popolare

    dell'Emilia Romagna), con una non quotata (si parla della Popolare di Vicenza), opzione stand alone oppure

    eventuali soluzioni alternative. In aggiunta, dopo l'emanazione dei regolamenti attuativi di Banca d'Italia

    Montebelluna avvier speditamente la trasformazione in spa. L'obiettivo sarebbe far partire l'iter per la

    modifica dello statuto subito dopo l'arrivo delle disposizioni di Via Nazionale. A quel punto l'assemblea

    straordinaria potrebbe essere convocata tra giugno e luglio o al pi tardi immediatamente dopo la pausa

    estiva.

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  • MF

    Numero 112, pag. 22 del 10/06/2015

    MF NON PERFORMING LOAN

    Accordo Creval-Cerved sul recupero delle garanzieimmobiliari

    Creval e Cerved hanno avviato un progetto comune per rafforzare le attivit di recupero e valorizzazione

    delle garanzie immobiliari. Il progetto, sinergico all'accordo di collaborazione per la gestione dei crediti

    immobiliari distressed siglato con Yard, coerente con gli obiettivi del Piano strategico Creval in materia di

    crediti problematici. Cerved assister Creval nello studio dei casi oggetto di ripossesso, fornendo la

    valutazione degli immobili e un business plan di investimento, e supporter la banca nell'acquisto in asta dei

    singoli beni e nel processo di ricollocazione sul mercato. Creval assistito nell'operazione da Deloitte e dallo

    studio legale Bonelli Erede Pappalardo. Cerved assistita da Kpmg e dallo studio legale Gattai, Minoli,

    Agostinelli & Partners.

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  • FINANZA & MERCATI 10 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    IL QUARTIER

    GENERALE Resta sospesa la decisione se spostare la sede da Londra a Hong Kong: allesame del management undici criteri per la scelta

    Credito/1. Nel piano strategico previste riduzione dellinvestment banking, semplificazione della

    struttura e focalizzazione sulla Cina

    Hsbc-shock: taglia 50mila posti

    Il colosso britannico licenzia 25mila dipendenti ed esce da Turchia e Brasile

    LONDRA

    Il mercato non crede pi alla forbice di Hsbc e mentre bruciano altri cinquantamila

    posti di lavoro, il titolo scivola dell1 per cento. Pollice verso, per ora almeno, nel

    giorno in cui il colosso del banking euro-asiatico lancia la sua strategic review che lo

    spinger a ridurre linvestment banking, a semplificare la complessa struttura di banca

    globale, a focalizzarsi ancor di pi sulla Cina.

    Resta sospeso, per ora, il verdetto sul quartier generale che da Londra minaccia di

    muovere verso Hong Kong. La banca guidata da Stuart Gulliver ha confermato che la

    revisione in corso e che undici criteri sono allesame del management per stabilire

    dove sia pi conveniente e utile avere lheadquarter. La bilancia rischia di pendere

    verso lex colonia britannica visto che il primo test riguarda la crescita economica e

    suggerisce una progressione in Asia di 15mila miliardi di dollari nel decennio 2014

    -2025. In quello stesso periodo, secondo le stime di Hsbc, le economie europee

    aggiungeranno al Pil consolidato non pi di 5 mila miliardi. I criteri sono diversificati

    inclusa la stabilit di lungo periodo minacciata da Brexit ma indicano fra i punti-

    chiave la fiscalit. Hsbc ha gi avvertito Londra che il crescente balzello sulle banche

    imposto dal governo conservatore e corretto otto volte allins non pu continuare ad

    aumentare, pena laddio dalla City. Questa sera il governatore George Osborne nel

    discorso di Mansion House rivolto alla comunit finanziaria annuncer,

    probabilmente, che la stretta su banche e banchieri finita. Vedremo se baster a

    convincere Hsbc a svuotare i bagagli che molti credono abbia gi fatto, almeno per

    met.

    In attesa di una decisione sulla sede attesa per fine 2015, listituto anglo-cinese ha

    deciso di ridurre di 25mila unit il personale di cui almeno un terzo in Gran Bretagna.

    Altri 25 mila posti saranno eliminati in seguito alla liquidazione delle attivit in

    Turchia e Brasile. Di fatto in poco pi di cinque anni Hsbc potrebbe aver tagliato un

    terzo dei dipendenti dal picco di quasi 300mila del passato. Una dinamica che ha

    spinto Stuart Gulliver a precisare che molti ne saranno creati dallo sviluppo del

    business. Hsbc conferma di volere insistere con la politica dell'alto dividendo che

    persegue da anni, ma anche di voler correggere la performance del roe, tagliato nei

    mesi scorsi dal target 12-15% al 10%.

    La risposta del mercato stata glaciale con un meno 1% che poi stato marginalmente

    corretto a meno 0,7 per cento. Decimare il personale non necessariamente la

    soluzione migliore ha commentato l'analista James Antos di Mizuho securities Asia

    almeno fino a quando il management non semplifica la banca. Hsbc cresciuta

    attorno allo slogan the worlds local bank in effetti una realt piuttosto complessa

    con operazioni ramificate in tutti i continenti. La scelta di Stuart Gulliver stata di

    tagliare, risparmiare e concentrare. Ovviamente in Asia che vedr salire la quota di

    risk weighted asset dal 33 al 40% del totale. In assoluto le attivit ponderate al rischio

    saranno ridotte di un quarto considerando anche l'effetto prodotto dalla chiusura di

    Turchia e Brasile. I costi saranno compressi di almeno 5 miliardi di dollari. La

    maggior parte delle operazioni nel Regno Unito la piazza maggiore di Hsbc -

    saranno concentrate entro un istituto che avr un nuovo brand e rispetter la volont

    dei regolatori britannici decisi a tenere separate le attivit di investimento da quelle

    commerciali e retail. Un riassetto radicale che mira a mantenere il capillare network di

    Hsbc nel mondo, ma guarda con rinnovata attenzione all'Asia. Un segno,

    probabilmente, del destino finale.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Leonardo Maisano

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  • aumento del 30%

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  • FINANZA & MERCATI 10 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    Credito/2. Rivelazione del Guardian: Hsbc accende un faro sul country manager per loperazione

    Palladio-Generali - Il gruppo non conferma e non smentisce

    Indagine interna sulla filiale italianaDa Londra Hsbc non conferma e non smentisce ma, secondo quanto riferito dal

    Guardian, listituto avrebbe avviato unindagine interna sulloperato del proprio ceo

    in Italia, Marzio Perrelli. Le verifiche si sarebbero rese necessarie dopo che a febbraio

    dello scorso anno la Guardia di Finanza sarebbe entrata negli uffici milanesi della

    banca a caccia di documenti legati a una vecchia operazione, datata 2007, che ha visto

    coinvolti Hsbc, Palladio e Generali e riemersa in occasione delle verifiche che il

    nuovo ceo del Leone, Mario Greco, ha condotto sullattivit svolta dal precedente

    management e sulle rispettive connessioni, si tratta in particolare di Giovanni

    Perissinotto, con alcuni azionisti di Trieste. La storia piuttosto complessa ma gi in

    passato ha trovato spazio tra le cronache. Di fatto il pool di avvocati dellistituto

    starebbe valutando il ruolo avuto da Hsbc nella ricapitalizzazione di PFH1, veicolo

    che controlla Palladio, avvenuta nel 2007. Allepoca la cassaforte, che aveva in

    predicato lacquisto di Hopa, aveva lanciato una ripatrimonializzazione complessiva

    da 300 milioni per tentare di chiudere il deal poi tramontato. Di questi, 100 milioni

    vennero iniettati direttamente dai soci storici del veicolo mentre altri 200 milioni

    vennero incassati grazie allemissione di strumenti finanziari che furono subito

    sottoscritti da Hsbc e che valevano e valgono complessivamente il 49% di PFH1. La

    somma particolarmente rilevante, normalmente non nelle deleghe di un country ceo,

    il che fa supporre che prima di essere deliberata venne valutata a pi livelli. Hsbc

    costru su quegli strumenti un total return swap con controparti Ggf e Wgo, due

    veicoli riconducibili al gruppo Generali. Nel 2009 il total return swap venne chiuso,

    trasformato in notes e parzialmente svalutato. Nel 2011 Ggf e Wgo chiesero a Hsbc di

    convertire una parte di quegli strumenti in titoli PFH1. A quel punto, per, subentr

    PFH1 che decise di acquistarne circa la met mentre la quota restante fin in tre fondi

    esteri sempre riconducibili alle Generali (Leo, Ggp e Tenax, questultimo partecipato

    al 49% dal Leone). Il passaggio avvenne a un prezzo pari al 75% del nominale, ossia

    per una cifra complessiva di 150 milioni. Oggi la situazione la stessa del 2011 e gli

    strumenti finanziari potranno essere convertiti in azioni PFH1 nel 2017.

    Lindagine avviata dai legali dellistituto servirebbe dunque a verificare la correttezza

    delloperato del ceo italiano rispetto a unoperazione che non ha dato i frutti sperati.

    Complice anche la fase economica particolare in cui si inserita la transazione. In

    aggiunta va detto che, dopo i numerosi scandali che hanno riguardato Hsbc, non

    ultima linchiesta per riciclaggio aggravato nei confronti della filiale di Ginevra, la

    banca ha avviato uninversione di marcia volta a rilanciare limmagine del brand.

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    L.G.

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  • FINANZA & MERCATI 10 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    IL MINISTRO PADOAN

    Oggi molto pi difficile creare una bad bank del tipo spagnolo, anzi sarebbe impossibile, in totale contrasto con gli aiuti di Stato

    Banche. In consiglio il taglio dei tempi per il recupero crediti e la riduzione da 5 anni a uno della

    deducibilit fiscale delle sofferenze

    Bcc, arriva la capogruppo unica

    Domani in Cdm il progetto per porre una sola spa a capo degli istituti cooperativi

    Si stringe il cerchio attorno allautoriforma delle banche di credito cooperativo che

    potrebbe arrivare gi domani sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il condizionale

    dobbligo, ma il governo punta a chiudere una prima ricognizione attorno a questo

    tassello e agli altri due provvedimenti attesi dal sistema bancario: il taglio dei tempi

    per il recupero dei crediti e la riduzione, da 5 anni a 1, della deducibilit fiscale dei

    crediti deteriorati. Ieri, da New York, dove volato per incontrare alcuni tra i

    principali investitori americani, il ministro dellEconomia, Pier Carlo Padoan, ha

    spiegato le prossime mosse dellesecutivo in una intervista a Class Cnbc. Oggi

    molto pi difficile creare una bad bank del tipo spagnolo, anzi sarebbe impossibile, in

    totale contrasto con gli aiuti di stato, ha spiegato il titolare di Via XX?Settembre.

    LItalia - ha ammesso - si mossa un po pi tardi, cerchiamo di fare il possibile nei

    limiti della legislazione europea. Nellimmediato, ha aggiunto Padoan, stiamo

    lavorando su due fronti: uno interno che riguarda unaccelerazione delle procedure

    concorsuali, in sostanza sui crediti in sofferenza, in modo da semplificare e rendere

    pi efficienti le procedure. Poi ci sono altre misure e stiamo valutando con la

    Commissione europea per un intervento pubblico, pi o meno indiretto nel pieno del

    rispetto della discipliba degli aiuti di Stato.

    Nello specifico, il Tesoro, in stretta sinergia con il ministero della Giustizia, starebbe

    lavorando a un accorciamento di almeno due anni nel recupero dei crediti

    problematici. In Italia, attualmente, una procedura fallimentare dura 7 anni e 3 anni

    lescussione di una garanzia immobiliare con tempi molto dilazionati rispetto agli altri

    paesi dellUnione europea, come ha ricordato di recente, in unaudizione al Senato,

    anche il dg di UniCredit, Roberto Nicastro. Lobiettivo, quindi, sarebbe quello di

    imprimere una netta sforbiciata per migliorare la gestione delle sofferenze bancarie. A

    questo, poi, potrebbe essere affiancata anche la modifica del trattamento fiscale degli

    accantonamenti sui crediti deteriorati, per superare lanomalia italiana e allineare la

    tempistica della deducibilit delle perdite a quella degli altri paesi Ue, portandola da

    cinque anni a un anno con un meccanismo che eviti aggravi per le casse pubbliche.

    Queste due misure potrebbero finire in un unico provvedimento che incorporerebbe

    anche lattesa autoriforma delle banche di credito cooperativo. Una scelta definitiva

    non stata ancora fatta, ma lobiettivo del governo arrivare gi domani a una prima

    ricognizione sul nuovo decreto banche. Il fatto che si tratti di unautoriforma

    molto importante - ha spiegato Padoan - perch il sistema bancario ha deciso che alla

    luce del nuovo ambiente internazionale anche queste piccole banche, che sono un

    elemento vitale allinterno del sistema italiano, vanno rafforzate. Secondo le ultime

    ipotesi che circolano in queste ore, il settore dovrebbe essere riformato ponendo a

    capo dei 376 istituti di credito cooperativo una sola spa, probabilmente lattuale

    Iccrea, che fornirebbe servizi e potrebbe reperire capitali sui mercati. Ununica

    capogruppo avrebbe il vantaggio di consentire al settore di poter reperire provvista sui

    mercati, possibilit attualmente preclusa, e fungerebbe anche da vigilante sul

    panorama degli istituti. Questa strada permetterebbe cos alle Bcc di superare le

    difficolt pi volte segnalate dalla Banca dItalia che ha documentato in diverse

    occasioni i segnali di debolezza patrimoniale e di peggioramento della qualit del

    credito di questo segmento del mondo bancario.

    Tra i punti qualificanti della proposta di riforma, a cui sta lavorando Federcasse, ci

    sarebbe poi la previsione di ancorare lintensit delle funzioni di pianificazione

    strategica a un approccio risk based (quanto pi gli indicatori di rischio della singola

    Bcc saranno bassi, tanto pi ampia sar lautonomia imprenditoriale della stessa) e

    lindividuazione di modalit appropriate per irrobustire ulteriormente le dotazioni

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  • patrimoniali del sistema (il Tier 1 medio delle Bcc a livello nazionale comunque

    oggi del 16,1 per cento).

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    Monica DAscenzo

    Celestina Dominelli

    Pagina 2 di 2Il Sole 24 Ore

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  • MF

    Numero 113, pag. 2 del 11/06/2015

    PRIMO PIANO

    Tanto coster la misura per portare da 5 a un anno la deducibilit delle perdite

    La bad bank parte da 3 miliardiPer il 2015 per il conto sar pi basso e dal 2018 l'intervento non peser pi sulle casse statali. La norma inserita nel dl banche assieme al recupero crediti e riforma delle Bcc. Ancora stallo con la Ue sulle garanzie

    di Luisa Leone

    Il governo rompe gli indugi sulla bad bank all'italiana. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sono

    state finalmente trovate le coperture necessarie a garantire la deducibilit delle perdite sui crediti in

    sofferenza in un solo anno anzich in cinque. Un intervento fortemente richiesto dal sistema bancario per

    affrontare il problema dei non performing loan ma costoso per le casse Stato, che in tempi di magra come

    quelli attuali non era scontato riuscire a finanziare. Invece la quadra stata trovata e ora la norma dovrebbe

    costituire uno dei tre pilastri del decreto banche, insieme alle

    misure sul recupero crediti e a quelle sulle bcc. Queste ultime

    dovrebbero mettere nero su bianco l'autoriforma del sistema

    cooperativo, dando 18 mesi di tempo per la sua applicazione.

    L'obiettivo sarebbe quello di portare il provvedimento in

    Consiglio dei ministri gi oggi, anche se l'ordine del giorno

    della riunione gi piuttosto corposo, con il decreto enti

    locali, quello sul Giubileo, quello sulle Agenzie Fiscali e

    probabilmente quello sulla banda larga. A ogni modo per tirare le somme si attender il ritorno del ministro

    Pier Carlo Padoan, ieri ancora in viaggio di lavoro negli Stati Uniti.

    Come anticipato da MF-Milano Finanza dello scorso 9 aprile, la bad bank all'italiana, con il progetto garanzie

    statali in ostaggio della Ue, si concentrer sostanzialmente su due punti: la deducibilit delle perdite in un

    solo anno e la velocizzazione del recupero crediti. L'intervento pi importante probabilmente il primo in

    quanto l'esecutivo spera che possa indurre le banche a

    svalutare, e quindi rendere pi appetibili, gli npl. Il costo per

    le casse dello Stato stato calcolato in circa 3 miliardi l'anno

    per tre anni, in quanto poi il meccanismo entrer a regime e

    non ci saranno pi aggravi per il bilancio pubblico. Per il

    2015, visto che l'anno gi a met, il conto dovrebbe

    risultare decisamente meno salato. Per quanto riguarda il

    secondo punto, invece, si agir su una riforma delle

    procedure esecutive, del concordato preventivo e di altre

    procedure di ristrutturazione del debito, che dovrebbero poi essere assorbite nella pi complessiva riforma

    Pagina 1 di 2La bad bank parte da 3 miliardi - MilanoFinanza.it

    11/06/2015http://www.milanofinanza.it/giornali/stampa-articolo?id=1993775&access=AB

  • della legge fallimentare sulla quale al lavoro il ministero della Giustizia.

    Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il provvedimento dovrebbe consentire di accorciare di due-tre

    anni il processo di recupero dei crediti (per tutti i creditori e non solo per le banche), portandolo dagli attuali

    sette-otto a meno di cinque anni, praticamente in linea con il resto d'Europa. Per farlo si punter su una

    standardizzazione delle procedure utilizzate dai tribunali, che dovrebbe portare anche a un accorciamento

    dei tempi. In particolare si dovrebbe introdurre un limite massimo alle aste che i tribunali possono decidere di

    bandire, ponendo fine alla sequela di procedimenti che finiscono per andare deserti uno dopo l'altro, e

    fissando in massimo due i tentativi possibili. Il tutto con l'indicazione di tempi standard da rispettare nella loro

    esecuzione. Ancora, in ballo c' anche l'ipotesi di inserire una modifica dell'articolo 182-bis della Legge

    fallimentare che consenta la presentazione di piani di ristrutturazione non solo al debitore ma anche ai

    creditori. I piani sarebbero poi votati a maggioranza e il tribunale avrebbe l'ultima parola sulla ratifica del

    progetto scelto. Un'altra misura che potrebbe essere introdotta quella di rendere le aste un meccanismo di

    routine per la vendita dei beni, qualora la cessione sia prevista come punto d'arrivo di un piano di concordato,

    in modo da massimizzare il ritorno per i creditori. Gi oggi in alcuni casi lo strumento viene utilizzato dai

    tribunali ma ora l'opportunit di farvi ricorso dovrebbe essere esplicitata dalle nuove norme. La carne al fuoco

    per questa sezione del decreto veramente molta, e bisogner capire quali delle proposte troveranno posto

    nel provvedimento definitivo. In ogni caso con il decreto banche l'esecutivo far quanto in suo potere per il

    rilancio del credito attraverso la smobilizzazione dei non performing loan. L'ultimo tassello del piano, ovvero

    la garanzia statale sui crediti, infatti ancora oggetto di negoziazione con la Ue. Nonostante il fatto che l'Italia

    proponga una garanzia non gratuita, i tecnici di Bruxelles sarebbero fermi sull'idea che si tratterebbe

    comunque di aiuti di Stato. Il risultato che la trattativa, in corso da mesi, avrebbe dovuto concludersi entro

    la fine di maggio mentre, al momento, le discussioni sono ancora in corso. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 113, pag. 2 del 11/06/2015

    PRIMO PIANO

    Abi, il ddl Concorrenza rischia di colpire i mutui

    di Anna Messia

    Non si pu prescindere dalle scelte gi fatto dal legislatore europeo quando si decide di regolamentare il

    settore bancario italiano. Dopo l'avvio del progetto di Unione Bancaria, il 4 novembre scorso, il rischio infatti

    di creare disparit e inefficienze, che si potrebbero ripercuotere sulla capacit degli istituti di supportare

    l'economia. stata questa la premessa dell'intervento del direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini,

    chiamato ieri dalla commissione Finanze della Camera a esprimere il suo giudizio sul disegno di legge sulla

    concorrenza. Qualsiasi normativa che impatta sul settore bancario deve tener conto di questo fatto nuovo,

    ha dichiarato Sabatini, e in tale contesto anche le norme che disciplinano i servizi di pagamento e la

    comparabilit dei prezzi dei servizi bancari in generale non possono sfuggire a una logica totalmente

    europea, ha aggiunto, puntando l'attenzione sul fatto che il permanere di regole nazionali si porrebbe in

    netta contraddizione con i principi fondanti dell'Unione Bancaria e dell'integrazione del mercato finanziario dei

    paesi Ue.

    Nel caso dell'articolo 24 del ddl concorrenza, che riguarda la comparabilit delle spese dei conti di

    pagamento, il trasferimento dei conti stessi e l'accesso ai conti di base, l'Abi ha puntato per esempio

    l'attenzione sui rischi di un anticipo temporale rispetto ai processi di armonizzazione a livello europeo

    previsti dalla direttiva Pad. Il pericolo, pi in particolare, di creare siti internet di confronto che poi si

    rivelino non completamente coerenti rispetto alle previsioni delle direttiva. Anche l'articolo 25 del ddl, che

    regolamenta le polizze abbinate ai mutui, presenta pi di qualche criticit. Perch la proposta in esame

    appare in contraddizione con l'orientamento del legislatore comunitario, ha osservato Sabatini, e soprattutto

    perch le nuove regole potrebbero provocare una maggiore prudenza da parte dei finanziatori nella

    valutazione del merito creditizio. In altri termini, per i clienti potrebbe essere pi difficile accedere a un

    mutuo. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 113, pag. 3 del 11/06/2015

    PRIMO PIANO

    Dal 2009 persi 27 mila posti. quasi 20 mila altri esuberi in agenda da qui al 2020

    Banche, task force per il lavoroLa Fabi propone all'Abi la creazione di una commissione paritetica per valutare gli impatti delle nuovetecnologie nel settore bancario e riqualificare i lavoratori. Lombardia e Piemonte capofila per i tagli

    di Claudia Cervini

    Una task force per salvare l'occupazione nel mondo del credito. La proposta arriva dalla Fabi, il principale

    sindacato dei bancari, che tende la mano all'Associazione bancari italiani (Abi) con l'obiettivo di creare una

    commissione paritetica, composta da rappresentanti dell'Abi e dei sindacati di categoria, per valutare gli

    impatti delle nuove tecnologie sul settore bancario. La misura stata studiata per rispondere al quinquennio

    nero dell'occupazione: dal 2009 a

    oggi secondo i dati diffusi da Lando

    Sileoni, segretario generale Fabi,

    sono usciti dal mondo del credito

    quasi 27 mila lavoratori. Quasi 16

    mila lavoratori bancari provenienti da

    attivit esternalizzate sono usciti

    attraverso pensionamenti,

    prepensionamenti o sono stati

    ricollocati in altre attivit bancarie E in

    agenda ci sono altri 19.700 esuberi

    previsti fino al 2020. A pagare lo

    scotto pi alto sono le regioni

    cosiddette ricche, quelle con la

    maggior concentrazione di banche e

    di addetti come la Lombardia, il

    Piemonte e la Toscana, dove in sei

    anni sono stati bruciati

    rispettivamente 7 mila, 3.400 e quasi

    4 mila posti di lavoro nelle banche.

    La proposta stata avanzata nel corso della tavola rotonda Sviluppo e occupazione - la ricerca di nuovi

    equilibri, svoltasi ieri a Roma alla presenza del presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi,

    Alessandro Profumo, e organizzata dall'Abi nell'ambito del Forum Hr 2015. Compito della commissione sar

    quello di individuare percorsi di riqualificazione e riconversione professionale dei lavoratori del credito, per

    evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi, ha fatto sapere la Fabi.

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  • Chiaro il pensiero di Profumo: Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione bancario

    innescato dall'uso delle nuove tecnologie sia a impatto zero, ha spiegato il presidente di Mps,

    fondamentale avere ulteriori processi di aggregazione, di riduzione dei costi e di nuove opportunit di

    business, ha proseguito. Il pensiero di Profumo andato anche alle banche di credito cooperativo alle prese

    con un processo di riforma che dovrebbe essere affrontato oggi nel consiglio dei ministri. La riforma delle

    banche di credito cooperativo deve puntare alla stabilit e allo sviluppo del sistema, ha detto.

    Sileoni, sempre dal palco romano, ha tirato la giacchetta anche al mondo della politica. necessario un

    nuovo patto di sistema per impedire che le prossime fusioni creino l'ennesima emorragia di posti di lavoro,

    mettendo in discussione anche il modello della banca online. Serve una decisione politica comune e

    condivisa per garantire stabilit al settore creditizio, mantenendo i livelli occupazionali e assicurando che gli

    attuali 309 mila addetti restino nel perimetro del credito. Il modello della banca online deve essere condiviso

    dalle parti sociali, ha concluso Sileoni. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 113, pag. 3 del 11/06/2015

    PRIMO PIANO

    Riforma gli avvocati di alcuni istituti coinvolti stanno gi studiando il problema

    Rischi legali per i recessi nelle popolari spa

    di Luca Gualtieri

    attesa a giorni l'emanazione dei regolamenti attuativi per la riforma delle banche popolari. Si tratta di un

    passaggio decisivo per il settore, che avvier subito dopo il percorso per arrivare alla trasformazione in spa.

    Sulla tempistica e sulle dinamiche del processo ormai ci sono pochi dubbi, ma gli uffici legali di alcuni istituti

    coinvolti dalla riforma sono gi al lavoro su una materia che nei prossimi mesi potrebbe rivelarsi assai

    spinosa: il diritto di recesso. La riforma Renzi-Padoan prevede infatti che la Vigilanza possa limitare il

    rimborso dei soci, in deroga (circostanza abbastanza clamorosa) a quanto previsto

    dal codice civile (articolo 2437). Nello specifico, il decreto convertito nel marzo

    scorso stabilisce che l'istituto di credito possa dire no agli azionisti laddove ci sia

    necessario ad assicurare la computabilit delle azioni nel patrimonio di vigilanza di

    qualit primaria della banca. Nel documento dato in consultazione nell'aprile

    scorso via Nazionale cita esplicitamente i requisiti di capitale previsti dal

    regolamento Crr, che hanno introdotto gli standard di Basilea negli Stati membri

    della Ue. Bankitalia potrebbe insomma contrapporre alle richieste dei soci i paletti

    fissati dalla normativa europea.

    Su questo punto comunque la situazione ancora nebulosa e i regolamenti attuativi saranno decisivi per fare

    piena chiarezza. Anche perch per gli istituti che non rimborsassero i propri azionisti il rischio di vertenze

    legali concreto. E qui sorge una domanda decisiva: contro chi potrebbero rivalersi gli azionisti cui la banca

    avesse rifiutato il recesso? Contro la legge, contro il regulator o contro gli amministratori dell'istituto? Siamo

    in presenza di un regime eccezionale in cui andr chiarita la ripartizione delle responsabilit tra il consiglio di

    amministrazione della banca, la Banca d'Italia e il legislatore, anche in vista di possibili rischi legali, spiega

    ad esempio Andrea Resti, docente della Bocconi e vicepresidente del Banking Stakeholder Group dell'Eba.

    Il rischio di grane c', confida il ceo di una popolare quotata, ricordando che al momento non abbiamo

    idea di quanti soci decideranno di esercitare il recesso; potrebbero essere una pattuglia sparuta o molti.

    Parole sufficienti per descrivere l'incertezza che si respira ai vertici delle dieci banche interessate dalla

    riforma. Le risposte dovr darle Bankitalia e non solo su questo punto. Da chiarire saranno infatti anche le

    modalit di calcolo della soglia di 8 miliardi di euro oltre la quale le popolari devono trasformarsi in spa. Il

    documento messo in consultazione ha precisato che l'attivo cui si fa riferimento quello segnalato per

    l'informativa di vigilanza di fine anno (31 dicembre 2014 per la prima volta) e include le garanzie e gli impegni

    fuori bilancio. A giorni insomma le banche interessate dalla legge Renzi-Padoan dovrebbero disporre di un

    Pagina 1 di 2Rischi legali per i recessi nelle popolari spa - MilanoFinanza.it

    11/06/2015http://www.milanofinanza.it/giornali/stampa-articolo?id=1993789&access=AB

  • quadro normativo completo per intraprendere il percorso di trasformazione. I vertici di diversi istituti

    sarebbero gi pronti a mettere in moto la macchina che porter del giro di qualche mese al cambio di

    governance. L'intenzione sarebbe convocare le assemblee straordinarie per modificare lo statuto subito dopo

    la pausa estiva, quindi presumibilmente tra settembre e ottobre. Ai soci potrebbe essere presentato un

    pacchetto completo, comprensivo di eventuali operazioni straordinarie. Si sa che molti istituti pensano ad

    aggregarsi per aumentare la massa critica e mettere in atto quelle economie di scala che oggi potrebbero

    spingere la redditivit. (riproduzione riservata)

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  • MF

    Numero 113, pag. 9 del 11/06/2015

    DENARO & POLITICA

    Guzzetti dovr verificare con Padoan se si vuole cambiare la missione di Cdp

    Fondazioni-Tesoro ai ferri corti

    Gli Enti fanno quadrato sul rispetto dei criteri di sana e prudente gestione e non vogliono che la Cassa si trasformi in una nuova Gepi. Confermata la fiducia a Bassanini. Sullo sfondo anche il nodo dividendi

    di Antonio Satta

    Il tam tam di Palazzo Chigi dice che il pacchetto nomine ormai pronto e che la prossima settimana

    dovrebbe essere quella buona. E si tratterebbe di un pacchetto decisamente consistente, perch al rinnovo

    dei vertici in scadenza di societ come Consip, Equitalia, Sogei, Enav e Gse si vorrebbe aggiungere anche il

    ricambio di cda non ancora arrivati a fine mandato, come Cassa Depositi e Prestiti, Rai e Ferrovie dello Stato.

    Ma proprio da Cdp stanno arrivando resistenze che potrebbero frenare o pi

    probabilmente far slittare il progetto. Ieri, come anticipato anche da MF-Milano

    Finanza, l'Acri ha dato mandato al suo presidente, Giuseppe Guzzetti, di affrontare

    con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, la questione della Cassa, nel cui

    capitale le fondazioni bancarie hanno una quota del 18,4% e soprattutto esprimono il

    presidente. Da quel che si apprende i toni nella riunione di ieri non sono stati sereni.

    La fondazioni sono convinte che il ricambio sia dovuto ai no che l'attuale vertice di

    Cdp ha detto alla richiesta di partecipare al salvataggio di Ilva e alle resistenze a

    trasformare i fondi per le imprese in una sorta di nuova Gepi. Non sono stati perci

    pochi i partecipanti alla riunione che hanno detto chiaramente che se il governo vuole

    mutare la missione di Cdp, allora si deve anche ricomprare le quote delle fondazioni azioniste.

    Il comunicato diffuso al termine dell'incontro riassume in modo pi diplomatico il senso di queste critiche. Si

    chiarisce che il mandato affidato a Guzzetti quello di verificare quale ruolo si intende attribuire a Cdp in

    termini di conferme o di eventuali modifiche della sua missione, valutando opportunamente l'impatto degli

    eventuali cambiamenti sulla sana e prudente gestione di Cdp, soprattutto in termini di modifica del profilo di

    rischio che ne potrebbe derivare. Infine si ribadisce la fiducia nel presidente di Cdp, Franco Bassanini, (che

    Palazzo Chigi vorrebbe sostituire con Claudio Costamagna, mentre per il ruolo di amministratore delegato,

    ora affidato a Giovanni Gorno Tempini, si pensa a Fabio Gallia) e si ricorda al Tesoro che lo statuto di Cdp

    prevede l'attribuzione all'azionista di minoranza (le 64 Fondazioni di origine bancaria) dell'indicazione del

    nome del Presidente. Non citata nel comunicato, ma ben presente nel dibattito, c' anche la preoccupazione

    per i dividendi che la Cdp che gi quest'anno potrebbero risultare molto pi magri del solito. (riproduzione

    riservata)

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  • IMPRESA & TERRITORI 11 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    Credito. Profumo (presidente Casl): C un cambiamento di segno e dobbiamo capire come

    sfruttarlo

    La ripresa passa dal contratto

    Sileoni (Fabi): 27mila posti in meno dal 2009, serve commissione paritetica

    Ripresa , ripresa sia. Anche, anzi soprattutto, per le banche che sul versante del lavoro hanno un quadro certo, dato

    dal nuovo contratto firmato da Abi e dai sindacati il primo aprile. Alla tavola rotonda che ieri ha chiuso il forum Hr

    di Abi, tutti gli interlocutori, dal presidente del Casl, Alessandro Profumo, al capo della segreteria tecnica del

    ministero del Lavoro, Bruno Busacca, al segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, fino

    allamministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, si sono trovati allineati sui segnali chiari di ripresa,

    per quanto non consolidati. E in questo clima positivo che aiuta, secondo Profumo, le banche sono agevolate dal

    fatto di avere un contratto e una cornice certa in cui muoversi fino al 2018. Se non avessimo fatto il contratto non

    riusciremmo a cogliere le opportunit che la ripresa ci d - spiega Profumo -. Oggi c un cambiamento di segno e

    dobbiamo tutti capire come sfruttarlo.

    I punti di vista sono per diversi e la distanza maggiore forse quella che si misura con la controparte sindacale

    rappresentata da quasi tutti i segretari generali: tra gli altri cerano Agostino Megale (Fisac), Giulio Romani (First),

    Massimo Masi (Uilca), Emilio Contrasto (Unisin). Le assemblee dei lavoratori stanno promuovendo con

    percentuali bulgare il contratto: finiranno la prossima settimana e in media i s sono oltre il 96%. Sileoni, e il voto

    delle assemblee lo certifica, riconosce che non si discute lutilit e lefficacia politica di avere un contratto. Senza,

    la categoria sarebbe allo sbando. Ma nel settore c molto da lavorare per evitare che le perdite di posti di lavoro

    del passato possano verficarsi anche in futuro. Secondo unindagine della Fabi dal 2009 a oggi sono stati quasi

    27mila i posti di lavoro persi e le regioni pi ricche, quelle del nord, sono anche quelle ad aver pagato di pi. La

    sola Lombardia ha perso 8mila posti, spiega. Due spettri inquietano oggi i sindacati. La tecnologia e le fusioni che

    si prospettano per lautunno. Il titolo che lancia Sileoni esuberi zero, ma Profumo lo frena subito: Non

    possiamo pensare che il processo di riorganizzazione sia a impatto zero.

    Sileoni per rilancia e propone listituzione di una commissione paritetica Abi-sindacati sulle nuove tecnologie per

    gestire linnovazione e mantenere posti di lavoro. Il compito sarebbe individuare percorsi di riqualificazione

    professionale, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi. Profumo non si

    sbilancia: Il cambiamento non si pu gestire in modo unilaterale a patto per che si voglia gestire il

    cambiamento. Certamente nel credito sono sparite una serie di professionalit che Sileoni racconta in un lungo

    elenco: la guardiania, il trasporto valori, i servizi di spedizione, il recupero crediti. Per Profumo per incaponirsi

    sulle professionalit che sono finite o esternalizzate una strategia perdente. Semmai serve focalizzarsi sul vero

    lavoro a valore aggiunto alla clientela in cui le banche possono differenziarsi ed essere differenti. Caio ne fa una

    questione di sfida che deve essere anche cognitiva e dal suo osservatorio suggerisce di seguire tre direttrici.

    Rafforzare il triangolo tra capitale, universit e impresa, avere una consapevolezza politica pi alta e infine farsene

    una ragione: siamo abituati a un progresso lineare dei percorsi di vita, che prevede studio, lavoro, pensione. Non

    pi cos, dice Caio. Sileoni per non ci sta e ribatte che serve una politica equilibrata perch non possiamo buttare

    fuori a migliaia i meno giovani. Questa dirigenza sindacale del credito non lo permetter.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cristina Casadei

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  • COMMENTI E INCHIESTE 11 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    LAMBIZIONE LUnione dei mercati dei capitali la chiave di volta dellintero programma di rilancio dellUnione nei prossimi cinque anni

    Unione dei Mercati dei Capitali

    Verso una vera integrazione

    Umc presupposto per la crescita in presenza di sostenibilit finanziaria

    Sono oltre 700 le risposte pervenute alla Commissione Europea che, allindomani della pubblicazione del Libro Verde sullUnione dei Mercati dei Capitali (Umc), ha lanciato una consultazione pubblica, scaduta il 13 maggio scorso per ascoltare le voci dei soggetti interessati. Lo ha comunicato luned il Commissario ai Servizi Finanziari, Jonathan Hill. Sono tanti gli attori del mercato europeo che si ritengono stakeholder della Commissione sulla Umc. Tra questi, diversi sono italiani. Una risposta, solo una, per, da parte dellindustria finanziaria italiana intesa nel suo complesso e nelle sue componenti associative. Un limite? Al contrario! Un segnale di coordinamento, volont e capacit di fare sistema da parte della nostra comunit finanziaria, che ha partecipato alla consultazione unendo le posizioni delle sue principali associazioni. Lo ha fatto sotto l'egida della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza-FeBAF, chiamata ad intervenire nel dibattito europeo in rappresentanza anche delle sue aderenti. Abi, Ania, Assogestioni, Aifi, Assofiduciaria, Assoimmobiliare, Assoprevidenza e Assosim le otto associate alla FeBAF hanno infatti messo a fattor comune in questa consultazione ci che le unisce rispetto ad un tema centrale per tutte.LUnione dei Mercati dei Capitali infatti il pi ampio programma di riforma strutturale della Commissione e del Parlamento Europeo. Essa spinge in avanti i processi di integrazione economico-finanziari ed istituzionali, interagisce strettamente con i processi analoghi nel settore bancario (Unione Bancaria), nel Mercato Unico dei Servizi, nelle architetture istituzionali di regolamentazione e di supervisione dei mercati, nella governance economica delle politiche e degli interventi. Soprattutto, rappresenta un presupposto fondamentale, anche in rapporto alla crisi degli ultimi anni e alle sue conseguenze, per rilanciare investimenti, crescita e occupazione in condizioni di sostenibilit e di stabilit della finanza pubblica. L'ambizione grande, la Umc riguarda tutti i 28 Stati della Ue, si affianca e integra la Banking Union che interessa la Euro-area e si collega e sostiene gli obiettivi dello Juncker Plan sugli investimenti strategici. la chiave di volta quindi dell'intero programma di rilancio della crescita e di sviluppo dell'Unione nei prossimi 5 anni. L'approccio pragmatico. Il progetto indica alcune priorit concrete e immediate di riforma come il rilancio delle cartolarizzazioni, che sembrano finalmente sdoganate dopo la loro damnatio memoriae, lo sviluppo del Private Placement e le modalit di utilizzo degli Eltif (European Long-Term Investment Funds). E le indica, grazie alla consultazione, aprendosi agli stakeholder. Solo luci, allora? No, anche diverse ombre. Tra i punti da approfondire meglio, le modalit e I tempi con i quali si possa arrivare al 2019 data del kick off dell'Unione con un quadro di regole unico nei 28 Paesi. La sola armonizzazione intergovernativa non basta, n servirebbe un ennesimo livello regolatorio aggiuntivo calato dallalto. Riteniamo preferibile, sul modello del big bang Usa e inglese, una forma di armonizzazione prodotta dal mercato, sulla falsariga dei processi di deregolamentazione competitiva che hanno avuto luogo in molti Paesi negli anni ottanta. Su queste armonizzazioni dal basso chiediamo alla Commissione di formulare proposte. Se si fissasse una data, es. il 1 gennaio 2019, a partire dalla quale tutti i risparmiatori, investitori, imprese finanziarie e operatori potessero utilizzare i regimi disponibili a loro scelta, per le normative regolamentari, fiscali, fallimentari, etc., si darebbe luogo ad una transizione sostenuta dalla competizione dei diversi regimi, che spingerebbe ad una reale armonizzazione e semplificazione delle regole e dei meccanismi di sorveglianza. Da chiarire anche i rapporti con lUnione Bancaria e lo Juncker Plan: si tratta di processi paralleli e complementari, i cui effetti positivi possono essere sistematizzati

    Pagina 1 di 2Il Sole 24 Ore

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  • ed amplificati grazie ad uno stretto coordinamento. Nel suo iter atteso per settembre laction plan della Commissione - andr anche approfondito il ruolo del settore pubblico per promuovere gli investimenti nella formazione professionale degli operatori e nell'educazione finanziaria anche del grande pubblico. Perplessit, infine, per il fatto che il Libro Verde non tiene in adeguata considerazione una serie di variabili che impattano sui mercati finanziari e sullo stesso Mercato Unico dei Capitali. Ci riferiamo al continuo inasprirsi dei vincoli di capitale e al moltiplicarsi ed accentuarsi dellonerosit delle regole sulle banche e sugli altri intermediari finanziari, cos come ad altre riforme in corso, come la Mifid2, la proposta di riforma strutturale del sistema bancario, la Financial Transaction Tax. Tutti progetti da valutare con attenzione e che se non calibrati rispetto alla Umc rischierebbero nel migliore dei casi di vanificarne gli effetti e nel peggiore di aggravare la situazione attuale delle imprese, a cominciare dalle Pmi che sono, nelle intenzioni del legislatore europeo, tra le dirette beneficiarie finali dei progetti di riforma. LEuropa pu tornare ad essere protagonista degli scenari economici globali nei primi decenni del terzo millennio, grazie alla declinazione di un unico progetto di integrazione. I bambini nati oggi a Roma, Berlino, Madrid, Londra, Parigi e Riga rileggeranno cos questi anni sui libri universitari del 2035? Anni legati cio da un unico filo rosso che ha cucito strategicamente riforme come Unione Bancaria, Autorit di Supervisione dei Mercati (Esa), Piano Juncker e Umc? O li studieranno invece come tentativi slegati, incoerenti e infruttuosi di uscire dalle secche di una recessione e di una crescita asfittica da parte di unEuropa incerta nei suoi equilibri e nei suoi programmi, angosciata dai suoi handicap strutturali e inconsapevole dei suoi tanti, e notevoli, punti di forza? Noi puntiamo alla prima delle due riletture. L'alternativa sarebbe esiziale. E collaboriamo con i policy maker convinti che lUnione dei Mercati dei Capitali possa rappresentare una grande occasione di rilancio dellEuropa. Da come essa si tradurr in pratiche e atti concreti dei mercati e noi faremo la nostra parte - dipender una buona percentuale dello sviluppo sostenibile europeo dei prossimi anni. Con significativi benefici per imprese, investitori, famiglie. Luigi Abete presidente FeBAF RIPRODUZIONE RISERVATALuigi Abete

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  • FINANZA & MERCATI 11 GIUGNO 2015Il Sole 24 Ore

    CREDITO. ?AL CONSIGLIO DEI MINISTRI LE MISURE MESSE A PUNTO DA VIA XX

    SETTEMBRE PER FAVORIRE LO SMALTIMENTO RAPIDO DEI CREDITI DETERIORATI

    Banche, al governo il piano sulle sofferenzeROMA

    Dovrebbero approdare gi questoggi in consiglio dei ministri le misure messe a punto

    da via XX settembre per favorire lo smaltimento rapido dei crediti deteriorati. Per

    contro sembra ancora in via di definizione il modello organizzativo pi adatto a

    potenziare il sistema delle banche di credito cooperativo e dunque non certo che la

    cornice legislativa per lautoriforma del sistema bcc arrivi oggi allesame del governo.

    La strategia del ministro dellEconomia Pier Carlo Padoan prevede, in effetti, tre tipi

    dintervento in campo bancario. I primi due riguardano il problema dei non

    performing loans, giunti nel loro insieme a sfiorare il 18 per cento del totale (si tratta

    di ben 350 miliardi dei quali pi di 190 sono sofferenze vere e proprie).

    In particolare un provvedimento studiato insieme al ministero della Giustizia dovrebbe

    puntare ad accelerare i tempi di recupero dei crediti attraverso modifiche delle

    procedure di insolvenza in modo da accorciare di almeno due anni la riscossione dei

    crediti problematici (in Italia attualmente lescussione di una garanzia immobiliare

    dura 7 anni e tre mesi). Anche il Fondo monetario internazionale nelle sue recenti

    raccomandazioni al governo italiano aveva sostenuto lesigenza di migliorare e

    razionalizzare le procedure dinsolvenza. Il secondo intervento, per il quale il

    ministero dellEconomia ha chiesto anche il via libera della Commissione Ue, riguarda

    invece il regime fiscale degli accantonamenti a fronte di perdite su crediti, che per le

    banche italiane oggi sono deducibili solo nell'arco di cinque anni e fino al 2013 erano

    deducibili nell'arco di ben 18 anni. Una vera e propria anomalia nel consteto euroepo

    che ha generato un volume altrettanto anomalo di imposte differite attive (le

    cosiddette Dta)tale da attirare qualche mese lattenzione della Commissione Ue, che

    aveva sospettato si trattasse di aiuti di stato. Il Tesoro ha dapprima chiarito a Bruxelles

    che non c nessun aiuto di stato e poi ha messo in cantiere una modifica che dovrebbe

    permettere di livellare il campo da gioco con gli altri partners europei. Almeno, in una

    certa misura: il provvedimento allo studio prevede infatti che si passi alla deducibilit

    entro l'anno solo per le nuove sofferenze mentre per lo stock di crediti deteriorati,

    accumulato in anni precedenti, il passaggio ad una maggiore deducibilit previsto da

    via XX settembre sarebbe molto graduale , per non avere una perdita di gettito fiscale

    eccessiva.

    Il terzo provvedimento nella pipeline del governo la cornice normativa adatta a

    favorire il processo di autoriforma delle banche di credito cooperative : si tratta di 376

    banche per le quali nel dibattito in corso all'interno del sistema non ancora del tutto

    definita la scelta organizzativa pi adatta per il rafforzamento( una sola holding

    capofila o pi holding); tant che ieri,ad esempio, Cassa Padana ha annunciato

    luscita dalla Federazione lombarda dellle bcc perch in disaccordo con il progetto di

    costruire un gruppo unico con al vertice una spa. Non detto quindi che lintervento

    legislativo venga discusso nel cdm di oggi.

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    Rossella Bocciarelli

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    Pagina 1 di 1Il Sole 24 Ore

    11/06/2015http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?test...

  • MF

    Numero 114, pag. 2 del 12/06/2015

    PRIMO PIANO

    Il ritorno allo statuto unico modo per superare lo stallogoverno-fondazioni

    di Angelo De Mattia