9 15 rassegna stampa fisac dal 22 feb al 1 mar

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Rassegna stampa settimanale n. 9/2015 ____________________________ Dal 23 febbraio 2015 Al 1 Marzo 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

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Transcript of 9 15 rassegna stampa fisac dal 22 feb al 1 mar

  • Rassegna stampa settimanale

    n. 9/2015 ____________________________

    Dal 23 febbraio 2015 Al 1 Marzo 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    La riforma del creditoGli effetti del decreto Renzi

    Finanza

    1 Lanalisi

    La sfida della Banca dItalia per modernizzare il settoreUna chance per convincere lEuropa sulla bad-bank

    D al giorno dellannuncio dellariforma del governo era ve-nerd 16 gennaio sulle popolari sisono abbattuti sospetti, denunce, inchieste giudiziarie, crisi e polemi-che politiche. Non si tratta per diun fronte unico anche se a fare dacollante forse proprio lultimo ele-mento, cio le polemiche politichein chiave anti premier.

    Il primo sospetto e la prima de-nuncia sono arrivate, direttamentein Parlamento, dalla Consob che hasegnalato da una parte linsolitobalzo delle quotazioni delle popolari prima fra tutte la banca dellEtru-ria nei giorni immediatamenteantecedenti lannuncio della rifor-

    ma. E dallaltra lesistenza, sempre in quei giorni, di operazioni anoma-le da parte di intermediari italiani edesteri- slegate dalla volatilit dei li-stini e concentrate su altre banche come Bpm e Bp - sintomo di unpossibile reato di insider trading, diutilizzo abusivo di informazioni ri-servate. Considerando che il settoredelle popolari sempre stato moltosensibile ad ogni accenno di riforma e negli ultimi 20 anni se ne par-lato molto in parlamento e fuori acui ha reagito ogni volta con grandibalzi e altrettante cadute delle quo-tazioni, linchiesta aperta dalla Pro-cura di Roma a seguito del rapportodella Consob si indirizzata sulleoperazioni anomale e sullinsidertrading. Un reato peraltro molto dif-

    ficile da individuare e perseguire. Le perquisizioni della Guardia di

    Finanza, questa volta su segnala-zione della Banca dItalia, avviatenegli stessi giorni presso Ubi bancae poi Veneto banca, si collocano in

    un altro scenario. Fatti salvi gli esitiche la prosecuzione delle indaginipotrebbero portare alla luce, e an-cora non lo hanno fatto, questi duecasi attengono pi che altro a quellamancanza di trasparenza noncha quei rischi di clientelismo dellagestione che come hanno eviden-ziato il governatore Ignazio Visco epi recentemente il direttore gene-rale della Banca dItalia, SalvatoreRossi- sono connesse alla gover-nance delle Popolari basata sul votocapitario. Quel voto che la riformavarata elimina per gli istituti coope-rativi pi grandi.

    Il terzo scenario, del tutto sepa-rato dagli altri, quello che vedeprotagonista, non positiva, la BancadellEtruria. Commissariata dalla

    Banca dItalia per gravi perdite pa-trimoniali, viene ora passata al se-taccio dalla stessa Vigilanza e daigiudici, impegnati a verificare lunale dimensioni della perdita e gli altrile cause, se grave imperizia o dolo.A questo proposito bisogna ricor-dare che per dimensioni e quote dimercato la crisi della banca aretinanon minimamente comparabilecon quella che a suo tempo ha coin-volto il Monte dei Paschi di Siena.Linteresse politico comunque for-te non da ultimo perch il vicepresi-dente dellIstituto il padre del mi-nistro Maria Elena Boschi.

    C un quarto scenario, impor-tante, ed quello politico dove tuttosi intreccia e dove, con diversi ruoli emotivi, si contrappongono le forze

    che vogliono la riforma la mag-gioranza peraltro non compatta equelle che non la vogliono, lopposi-zione. C infine, a fare da corollario,linteresse del presidente del consi-glio Matteo Renzi e del ministrodellEconomia, Pier Carlo Padoan apuntare sulla riforma delle popolariper testimoniare presso i partnereuropei limpegno del governo adinnovare anche nel settore del cre-dito. Lobiettivo di ottenere margi-ni di flessibilit nella trattativa conla commissione europea per il via li-bera al contributo pubblico nellasoluzione del problema delle soffe-renze bancarie. Sullipotesi di unabad bank pubblica, intesa come ge-nerico strumento per consentire lacessione sul mercato delle partitedeteriorate una volta cartolarizzate,pesa infatti il vincolo del divieto agliaiuti di Stato e la strada per indivi-duare una soluzione alternativa,anche se limitata allincentivo fisca-le o alla garanzia pubblica, a Bru-xelles molto stretta.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    La riforma Il paradosso del valore delle aziende, con le non quotate che valgono multipli delle banche pi grandi e solide

    Popolari I sei vizi da togliersi in frettaDal voto capitario al valore delle azioni che viene determinato solamente con una perizia di parteUn sistema che negli anni si dimostrato incapace di rinnovarsi, nascondendosi dietro la mutualitDI STEFANO RIGHI

    C i sono sei nodi che le-gano il mondo dellepopolari a unepocalontana dallattuale.Vizi strutturali, da sciogliererapidamente per far s che isti-tuti che hanno retto una sfidadurata centocinquantanni rie-scano a proporre il loro mo-dello fortemente modificatoin questi svincoli chiave an-che nel prossimo futuro. Sonovizi che hanno consentito, inanni recenti, la deriva di alcuniistituti, compromettendo lacapacit del sistema di dirsisfidante.Proviamo ad analiz-zarli.

    Una testa un voto?Il voto capitario lessenza

    giuridica su cui si basano lebanche popolari: una testa unvoto, siamo tutti soci allo stes-so modo, indipendentementedal numero delle azioni chepossediamo. E con questoprincipio andiamo in assem-blea. Un fantastico principio diuguaglianza, che deriva diret-tamente da quelle sfide otto-centesche che diedero vita allepopolari. Ma anche un princi-pio che ben si attaglia a ban-che di piccole dimensioni. Lesfide dei mercati, oggi, richie-dono ingenti capitali, le di-mensioni contano. Chi mettedei soldi vuole pesare in pro-porzione allimpegno. Cos ilprincipio del voto capitario di-viene anacronistico, specie perquei gruppi a dimensione na-zionale, magari gi quotati inBorsa come Ubi, Banco Popo-lare, Bper, Bpm, Popolare diSondrio, Credito Valtellinese.

    Presidenze a vitaDal voto capitario discende

    direttamente legemonia dimolti presidenti. Abili gestoridelle assemblee, diversi nume-ri uno hanno saputo perpetua-re negli anni il loro potere.Carlo Fratta Pasini al BancoPopolare, Gianni Zonin alla Vi-cenza, Giovanni De Censi alCreval, Piero Melazzini allaSondrio, Flavio Trinca a Vene-to Banca, Guido Leoni allaBper, Emilio Zanetti alla Ber-

    gamo e diversi altri, hanno sa-puto cristallizzare assembleadopo assemblea lo status quo.Le banche ne hanno inevitabil-mente risentito e forse anche ilprincipio, caro ai democratici,della pluralit. Con un solo uo-mo al comando per anni, de-cenni, ventenni e pi il sistemadei controlli interni sugli inve-stimenti e le procedure rischiadi finire ridimensionato. Allafine basta che vada bene aquello che pi di uno identifi-ca come il padrone dellabanca.

    Casi indimenticabiliDiversi anni fa, il responsa-

    bile della comunicazione dellaPopolare di Milano aveva pote-re di firma fino a un milione dieuro, senza dover giustificare,senza essere soggetto a con-trolli. Le aziende partecipatehanno visto ogni cosa. Il casopi clamoroso fu lItalease diMassimo Faenza, un buco sen-za fine per la societ di leasingdelle popolari. Era il 2007. Dipoco precedente anche la cla-morosa cavalcata di GianpieroFiorani e della sua Popolare di

    Lodi, mentre nel 2006 arriv alcapolinea lavventura di Gio-vanni Brumana alla Popolaredi Intra. Figlio del boom di In-ternet e della agognata neweconomy fu il crack della Bi-pop Carire del 2002, con Bru-no Sonzogni, mentre PieroBongianino, quasi dieci anniprima, nel 1993, port al puntodi non ritorno la Popolare diNovara, un tempo la pi gran-de popolare dEuropa.

    Valori discutibiliIl quarto nodo dolentissi-

    mo e riguarda il valore dellebanche popolari non quotate.Se in Borsa il prezzo si formadallincontro di domanda e of-ferta, cosa fare quando unabanca popolare non quota-ta? Si procede con una periziadi parte. E si stima, una voltalanno, il valore dei muri, dei quadri, degli attivi di tutta labanca. Poi si divide per il nu-mero delle azioni e si ottiene ilprezzo del singolo titolo. Unmeccanismo che rivela alcunecontraddizioni.

    Le due principali banche

    popolari non quotate, Vicenzae Veneto, si trovano a valerepi di molte concorrenti. Vi-cenza vale quattro volte Pop-Sondrio, 2 volte la Bper, quasicome Ubi. La Veneto una voltae mezza la Popolare di Milano,quattro volte il Creval, pi delBanco Popolare. Facezie. Rap-porti che non hanno aderenzaalla realt.

    Titoli non liquidiAzioni non quotate portano

    a far s che la banca emittentesi faccia garante della loro li-quidit. stato costituito unapposito fondo, nei bilanci de-gli istituti di credito popolare,per il riacquisto azioni pro-prie. Ma del tutto inade-guato alle esigenze dei soci enon potrebbe essere diversa-mente. Cos per vendere i titolidelle popolari si aspettano mesi, talvolta anni. Le assem-blee anche pi recenti hannovisto soci pietire in lacrime lapossibilit di vendere le loroazioni. Scene che poco hannoa che fare con il principio dimutualit e le idee alte che,ahim, hanno una realizzazio-ne bassa.

    I soci, peraltro, vanno go-vernati, specie in prossimitdelle assemblee. E il migliormodo per farlo passa attraver-so un generoso dividendo e unlauto buffet. Negli anni buoni,le cedole delle banche popola-ri sono sempre state generose,specie quando cera da rinno-vare il presidente. Cedole ge-nerose anche a scapito delmettere a riserva lutile, irro-bustendo la banca. Gli effetti sisono visti. Oggi la lobby dellepopolari dopo aver perso iltempo dellautoriforma, anninon mesi avvisa che il loro ri-dimensionamento porter aeffetti negativi sulleconomiareale. C chi evidenza che nerisentiranno soprattutto i no-leggiatori di autobus, tutti pre-notati per le assemblee di pri-mavera, e le societ di cate-ring, per lo stesso motivo. Po-tranno rifarsi con le gite fuoriporta e le comunioni, duemust della primavera italiana.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    1 Genova

    La partita a tre per il futurodella Carige

    C hi comprer Carige? Nes-suno vuole muovere pri-ma di avere chiarezza. Lam-ministratore delegato PieroLuigi Montani ha contribuitoa diradare qualche nube, pre-sentando lanteprima deiconti che vedono listituto ge-novese in perdita anche per il2014, con un risultato nettonegativo per 543,6 milioni.Le altre nubi verranno allon-tanate dalla Fondazione, chedeve alleggerire la propriaposizione azionaria, divenutaormai insostenibile e dalprossimo aumento di capita-le, nel frattempo lievitato a700 milioni. A quel punto sipotr far di conto. Intanto, sisegnalano due fatti: in primische dalla pubblicazione deidati del 2014 il titolo Carigeha dato qualche segnale di

    leggera tonicit. Poi, che mal-grado il recente apprezza-mento, al socio francese Bpce,che gi detiene il 9,989 percento della banca presiedutada Cesare Castelbarco Albani,basterebbero meno di centomilioni di euro per acquisire il15 per cento dei titoli e salirenel capitale fino a quasi il 25per cento, un passo sotto lasoglia dellopa obbligatoria emolto al di sopra di tutti glialtri soci.

    Bpce, seconda banca diFrancia, si fino a qui mo-strata tiepida nei confrontidelle sorti di Carige e del pro-prio investimento (ancheperch poi dovrebbe farsi ca-rico di un quarto dellaumen-to di capitale), ma potrebbeanche cedere ad altri azioni-sti. Magari francesi. Le alter-native si chiamano Bonomi eMalacalza. La partita a tre staper iniziare.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Carige CesareCastelbarco AlbaniFonte: elaborazione CorrierEconomia S. Avaltroni

    A cosa porta lautodeterminazionedel prezzo delle azioni

    Banca Popolaredi Vicenza VALE 5.829

    milioni

    VenetoBanca VALE 4.601

    milioni

    Popolare Vicenza varrebbe 4 voltela Popolare di Sondrio e 2 voltela Bper, pocomeno di Ubi

    Veneto Banca varrebbe 1,5 voltela Popolare di Milano, pi del Banco Popolaree 4 volte il Creval

    Le debolezze del sistema

    Votocapitario

    Egemoniadei presidenti

    Carenzanei controlli

    Valore delle azioni

    autodeterminato

    Liquiditdelle azioni

    Scarsapatrimonializzazion

    e

    Vicenza Gianni Zonin Veneto Vincenzo Consoli Banco Carlo Fratta Pasini Creval Giovanni De Censi

    Bankitalia Ignazio Visco

    Lannunciata riformadarebbe maggiorecredibilit in Europa a tutta leconomia

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    La riforma del creditoGli effetti del decreto Renzi

    Finanza

    1 Lanalisi

    La sfida della Banca dItalia per modernizzare il settoreUna chance per convincere lEuropa sulla bad-bank

    D al giorno dellannuncio dellariforma del governo era ve-nerd 16 gennaio sulle popolari sisono abbattuti sospetti, denunce, inchieste giudiziarie, crisi e polemi-che politiche. Non si tratta per diun fronte unico anche se a fare dacollante forse proprio lultimo ele-mento, cio le polemiche politichein chiave anti premier.

    Il primo sospetto e la prima de-nuncia sono arrivate, direttamentein Parlamento, dalla Consob che hasegnalato da una parte linsolitobalzo delle quotazioni delle popolari prima fra tutte la banca dellEtru-ria nei giorni immediatamenteantecedenti lannuncio della rifor-

    ma. E dallaltra lesistenza, sempre in quei giorni, di operazioni anoma-le da parte di intermediari italiani edesteri- slegate dalla volatilit dei li-stini e concentrate su altre banche come Bpm e Bp - sintomo di unpossibile reato di insider trading, diutilizzo abusivo di informazioni ri-servate. Considerando che il settoredelle popolari sempre stato moltosensibile ad ogni accenno di riforma e negli ultimi 20 anni se ne par-lato molto in parlamento e fuori acui ha reagito ogni volta con grandibalzi e altrettante cadute delle quo-tazioni, linchiesta aperta dalla Pro-cura di Roma a seguito del rapportodella Consob si indirizzata sulleoperazioni anomale e sullinsidertrading. Un reato peraltro molto dif-

    ficile da individuare e perseguire. Le perquisizioni della Guardia di

    Finanza, questa volta su segnala-zione della Banca dItalia, avviatenegli stessi giorni presso Ubi bancae poi Veneto banca, si collocano in

    un altro scenario. Fatti salvi gli esitiche la prosecuzione delle indaginipotrebbero portare alla luce, e an-cora non lo hanno fatto, questi duecasi attengono pi che altro a quellamancanza di trasparenza noncha quei rischi di clientelismo dellagestione che come hanno eviden-ziato il governatore Ignazio Visco epi recentemente il direttore gene-rale della Banca dItalia, SalvatoreRossi- sono connesse alla gover-nance delle Popolari basata sul votocapitario. Quel voto che la riformavarata elimina per gli istituti coope-rativi pi grandi.

    Il terzo scenario, del tutto sepa-rato dagli altri, quello che vedeprotagonista, non positiva, la BancadellEtruria. Commissariata dalla

    Banca dItalia per gravi perdite pa-trimoniali, viene ora passata al se-taccio dalla stessa Vigilanza e daigiudici, impegnati a verificare lunale dimensioni della perdita e gli altrile cause, se grave imperizia o dolo.A questo proposito bisogna ricor-dare che per dimensioni e quote dimercato la crisi della banca aretinanon minimamente comparabilecon quella che a suo tempo ha coin-volto il Monte dei Paschi di Siena.Linteresse politico comunque for-te non da ultimo perch il vicepresi-dente dellIstituto il padre del mi-nistro Maria Elena Boschi.

    C un quarto scenario, impor-tante, ed quello politico dove tuttosi intreccia e dove, con diversi ruoli emotivi, si contrappongono le forze

    che vogliono la riforma la mag-gioranza peraltro non compatta equelle che non la vogliono, lopposi-zione. C infine, a fare da corollario,linteresse del presidente del consi-glio Matteo Renzi e del ministrodellEconomia, Pier Carlo Padoan apuntare sulla riforma delle popolariper testimoniare presso i partnereuropei limpegno del governo adinnovare anche nel settore del cre-dito. Lobiettivo di ottenere margi-ni di flessibilit nella trattativa conla commissione europea per il via li-bera al contributo pubblico nellasoluzione del problema delle soffe-renze bancarie. Sullipotesi di unabad bank pubblica, intesa come ge-nerico strumento per consentire lacessione sul mercato delle partitedeteriorate una volta cartolarizzate,pesa infatti il vincolo del divieto agliaiuti di Stato e la strada per indivi-duare una soluzione alternativa,anche se limitata allincentivo fisca-le o alla garanzia pubblica, a Bru-xelles molto stretta.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    La riforma Il paradosso del valore delle aziende, con le non quotate che valgono multipli delle banche pi grandi e solide

    Popolari I sei vizi da togliersi in frettaDal voto capitario al valore delle azioni che viene determinato solamente con una perizia di parteUn sistema che negli anni si dimostrato incapace di rinnovarsi, nascondendosi dietro la mutualitDI STEFANO RIGHI

    C i sono sei nodi che le-gano il mondo dellepopolari a unepocalontana dallattuale.Vizi strutturali, da sciogliererapidamente per far s che isti-tuti che hanno retto una sfidadurata centocinquantanni rie-scano a proporre il loro mo-dello fortemente modificatoin questi svincoli chiave an-che nel prossimo futuro. Sonovizi che hanno consentito, inanni recenti, la deriva di alcuniistituti, compromettendo lacapacit del sistema di dirsisfidante.Proviamo ad analiz-zarli.

    Una testa un voto?Il voto capitario lessenza

    giuridica su cui si basano lebanche popolari: una testa unvoto, siamo tutti soci allo stes-so modo, indipendentementedal numero delle azioni chepossediamo. E con questoprincipio andiamo in assem-blea. Un fantastico principio diuguaglianza, che deriva diret-tamente da quelle sfide otto-centesche che diedero vita allepopolari. Ma anche un princi-pio che ben si attaglia a ban-che di piccole dimensioni. Lesfide dei mercati, oggi, richie-dono ingenti capitali, le di-mensioni contano. Chi mettedei soldi vuole pesare in pro-porzione allimpegno. Cos ilprincipio del voto capitario di-viene anacronistico, specie perquei gruppi a dimensione na-zionale, magari gi quotati inBorsa come Ubi, Banco Popo-lare, Bper, Bpm, Popolare diSondrio, Credito Valtellinese.

    Presidenze a vitaDal voto capitario discende

    direttamente legemonia dimolti presidenti. Abili gestoridelle assemblee, diversi nume-ri uno hanno saputo perpetua-re negli anni il loro potere.Carlo Fratta Pasini al BancoPopolare, Gianni Zonin alla Vi-cenza, Giovanni De Censi alCreval, Piero Melazzini allaSondrio, Flavio Trinca a Vene-to Banca, Guido Leoni allaBper, Emilio Zanetti alla Ber-

    gamo e diversi altri, hanno sa-puto cristallizzare assembleadopo assemblea lo status quo.Le banche ne hanno inevitabil-mente risentito e forse anche ilprincipio, caro ai democratici,della pluralit. Con un solo uo-mo al comando per anni, de-cenni, ventenni e pi il sistemadei controlli interni sugli inve-stimenti e le procedure rischiadi finire ridimensionato. Allafine basta che vada bene aquello che pi di uno identifi-ca come il padrone dellabanca.

    Casi indimenticabiliDiversi anni fa, il responsa-

    bile della comunicazione dellaPopolare di Milano aveva pote-re di firma fino a un milione dieuro, senza dover giustificare,senza essere soggetto a con-trolli. Le aziende partecipatehanno visto ogni cosa. Il casopi clamoroso fu lItalease diMassimo Faenza, un buco sen-za fine per la societ di leasingdelle popolari. Era il 2007. Dipoco precedente anche la cla-morosa cavalcata di GianpieroFiorani e della sua Popolare di

    Lodi, mentre nel 2006 arriv alcapolinea lavventura di Gio-vanni Brumana alla Popolaredi Intra. Figlio del boom di In-ternet e della agognata neweconomy fu il crack della Bi-pop Carire del 2002, con Bru-no Sonzogni, mentre PieroBongianino, quasi dieci anniprima, nel 1993, port al puntodi non ritorno la Popolare diNovara, un tempo la pi gran-de popolare dEuropa.

    Valori discutibiliIl quarto nodo dolentissi-

    mo e riguarda il valore dellebanche popolari non quotate.Se in Borsa il prezzo si formadallincontro di domanda e of-ferta, cosa fare quando unabanca popolare non quota-ta? Si procede con una periziadi parte. E si stima, una voltalanno, il valore dei muri, dei quadri, degli attivi di tutta labanca. Poi si divide per il nu-mero delle azioni e si ottiene ilprezzo del singolo titolo. Unmeccanismo che rivela alcunecontraddizioni.

    Le due principali banche

    popolari non quotate, Vicenzae Veneto, si trovano a valerepi di molte concorrenti. Vi-cenza vale quattro volte Pop-Sondrio, 2 volte la Bper, quasicome Ubi. La Veneto una voltae mezza la Popolare di Milano,quattro volte il Creval, pi delBanco Popolare. Facezie. Rap-porti che non hanno aderenzaalla realt.

    Titoli non liquidiAzioni non quotate portano

    a far s che la banca emittentesi faccia garante della loro li-quidit. stato costituito unapposito fondo, nei bilanci de-gli istituti di credito popolare,per il riacquisto azioni pro-prie. Ma del tutto inade-guato alle esigenze dei soci enon potrebbe essere diversa-mente. Cos per vendere i titolidelle popolari si aspettano mesi, talvolta anni. Le assem-blee anche pi recenti hannovisto soci pietire in lacrime lapossibilit di vendere le loroazioni. Scene che poco hannoa che fare con il principio dimutualit e le idee alte che,ahim, hanno una realizzazio-ne bassa.

    I soci, peraltro, vanno go-vernati, specie in prossimitdelle assemblee. E il migliormodo per farlo passa attraver-so un generoso dividendo e unlauto buffet. Negli anni buoni,le cedole delle banche popola-ri sono sempre state generose,specie quando cera da rinno-vare il presidente. Cedole ge-nerose anche a scapito delmettere a riserva lutile, irro-bustendo la banca. Gli effetti sisono visti. Oggi la lobby dellepopolari dopo aver perso iltempo dellautoriforma, anninon mesi avvisa che il loro ri-dimensionamento porter aeffetti negativi sulleconomiareale. C chi evidenza che nerisentiranno soprattutto i no-leggiatori di autobus, tutti pre-notati per le assemblee di pri-mavera, e le societ di cate-ring, per lo stesso motivo. Po-tranno rifarsi con le gite fuoriporta e le comunioni, duemust della primavera italiana.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    1 Genova

    La partita a tre per il futurodella Carige

    C hi comprer Carige? Nes-suno vuole muovere pri-ma di avere chiarezza. Lam-ministratore delegato PieroLuigi Montani ha contribuitoa diradare qualche nube, pre-sentando lanteprima deiconti che vedono listituto ge-novese in perdita anche per il2014, con un risultato nettonegativo per 543,6 milioni.Le altre nubi verranno allon-tanate dalla Fondazione, chedeve alleggerire la propriaposizione azionaria, divenutaormai insostenibile e dalprossimo aumento di capita-le, nel frattempo lievitato a700 milioni. A quel punto sipotr far di conto. Intanto, sisegnalano due fatti: in primische dalla pubblicazione deidati del 2014 il titolo Carigeha dato qualche segnale di

    leggera tonicit. Poi, che mal-grado il recente apprezza-mento, al socio francese Bpce,che gi detiene il 9,989 percento della banca presiedutada Cesare Castelbarco Albani,basterebbero meno di centomilioni di euro per acquisire il15 per cento dei titoli e salirenel capitale fino a quasi il 25per cento, un passo sotto lasoglia dellopa obbligatoria emolto al di sopra di tutti glialtri soci.

    Bpce, seconda banca diFrancia, si fino a qui mo-strata tiepida nei confrontidelle sorti di Carige e del pro-prio investimento (ancheperch poi dovrebbe farsi ca-rico di un quarto dellaumen-to di capitale), ma potrebbeanche cedere ad altri azioni-sti. Magari francesi. Le alter-native si chiamano Bonomi eMalacalza. La partita a tre staper iniziare.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Carige CesareCastelbarco AlbaniFonte: elaborazione CorrierEconomia S. Avaltroni

    A cosa porta lautodeterminazionedel prezzo delle azioni

    Banca Popolaredi Vicenza VALE 5.829

    milioni

    VenetoBanca VALE 4.601

    milioni

    Popolare Vicenza varrebbe 4 voltela Popolare di Sondrio e 2 voltela Bper, pocomeno di Ubi

    Veneto Banca varrebbe 1,5 voltela Popolare di Milano, pi del Banco Popolaree 4 volte il Creval

    Le debolezze del sistema

    Votocapitario

    Egemoniadei presidenti

    Carenzanei controlli

    Valore delle azioni

    autodeterminato

    Liquiditdelle azioni

    Scarsapatrimonializzazion

    e

    Vicenza Gianni Zonin Veneto Vincenzo Consoli Banco Carlo Fratta Pasini Creval Giovanni De Censi

    Bankitalia Ignazio Visco

    Lannunciata riformadarebbe maggiorecredibilit in Europa a tutta leconomia

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    Stipendi & AffariIl caso

    Primo piano

    Mercati Il buon andamento dei listini e la grande liquidit hanno fatto aumentare gli utili. E per trattenere i talenti ora si sta pi attenti ai giovani

    Finanza Lausterity finita, si rivedono i bonusLe banche dinvestimento rialzano gli stipendi. Con una novit. Oltre ai vertici, premiate anche le fasce basse e intermedieDI FABRIZIO GORIA

    finita lausterity per lebanche globali. Dopo ilco l l a s s o d i L e h m a nBrothers, avvenuto nel2008, lindustria finanziaria ave-va ridotto sensibilmente i salaridei propri dipendenti, ma ora ilvento cambiato. Bank of Ameri-ca-Merrill Lynch, Barclays, CreditSuisse e Deutsche Bank sono so-lo alcune delle banche che stannorivedendo, o hanno gi rivisto, glistipendi elargiti, soprattutto perle posizioni pi basse e interme-die. Colpa di un settore che statornando a essere sempre picompetitivo, ma anche dellenor-me mole di liquidit esistente suimercati finanziari.

    PiramideLa girandola dei salari inizia-

    ta a fine 2014, quando due bigdellinvestment ranking statuni-tense hanno deciso di aumentarela portata dei loro emolumenti.Goldman Sachs e JP Morganhanno infatti optato per un incre-mento, in media, del 20% dei pro-pri salari, sia per la fascia dentra-ta sia per quella intermedia. Trele macro-categorie coinvolte inquesta operazione: analisti, as-sociate e vice presidenti. Si par-te quindi da un minimo di 50miladollari lanno, fino ad arrivareagli stipendi del top manage-ment, prossimi al milione di dol-lari, considerando anche la parte

    variabile. Al vertice, nel caso diGoldman Sachs, troviamo lam-ministratore delegato LloydBlankfein, i cui emolumenti nel2013, ultimo dato disponibile,hanno toccato quota 23 milioni didollari, tre milioni in pi del suocorrispettivo in JP Morgan, JamesDimon. E per il 2014, spieganofonti bancarie, le cifre sarannoancora pi elevate.

    Dopo le banche statunitensi, stata la volta di quelle europee,che notoriamente hanno una re-tribuzione inferiore. Barclays ha deciso di alzare la compensazio-

    ne dei suoi dipendenti delle fascepi basse del 40% su basse an-nua, in base anche allesperienzaprecedente.

    Fidelizzare un modo per evitare che la

    gente vada via dopo un anno opoco pi, perch pagata meglioda unaltra banca, spiega unafonte interna, distaccata a Lon-dra. Fidelizzare secondo bonus eincentivi quindi tornata a esse-re la regola. Infatti, come ha ri-portato Bloomberg, anche lafrancese Bnp Paribas sta pensan-

    do di fare lo stesso, incrementan-do del 10% gli emolumenti dellefigure junior della divisione Cor-porate finance di Parigi. In que-sto caso, la competizione mag-giore sarebbe con laltra grandebanca transalpina, SocitGnrale, che negli ultimi sei an-ni risultata essere la pi genero-sa con i suoi dipendenti. Analogala situazione in Deutsche Bank,dove si sta rivedendo il monte-paghe per le figure junior.

    Dopo inglesi, francesi e tede-sche, si aspetta che arrivi il turnodelle svizzere Ubs e Credit Suis-se. Come ha sottolineato il Finan-cial Times, per, il Credit Suisseha gi innalzato, nel silenzio ge-nerale, la retribuzione della pro-pria forza lavoro, con un focusper i giovani talenti, che hannovisto il proprio stipendio aumen-tare del 20% negli ultimi anni. Dicontro, Ubs starebbe pensandodi fare lo stesso, in modo da blin-dare le figure pi basse e garan-tirsi una continuit sia nella ri-cerca economica sia nel privatebanking.

    Due le ragioni di questa scelta.La prima quella pi esplicita.Per contrastare la fuga dei talentimigliori, le banche dinvestimen-to hanno deciso di fornire pi in-centivi sotto forma salariale.

    Come fa notare il sito specializ-zato eFinancialCareers, che mo-nitora periodicamente landa-mento degli stipendi nel mondobancario, il trend ormai con-

    solidato, perch il reclutamentodalle migliori universit continuae la competizione serrata. per questo che partita la corsaal rialzo dei salari, che nel casodella City londinese pi marca-to che altrove. Secondo le stimedi Emolument, sito focalizzato suquesto mercato, per il 2015 pre-visto un aumento del 25% nelleretribuzioni dei banchieri londi-nesi. Un giovane neolaureato,appena assunto come junioranalyst, potrebbe prendere fino a60mila sterline lanno (circa 81mila euro, ndr), segnalaEmolument.

    Leffetto mercatoE poi c la seconda ragione,

    pi legata allandamento della li-quidit sui mercati finanziari. Illancio dei tre round di Quantita-tive easing (Qe) da parte dellaFederal Reserve ha prodotto, daun lato, una rivitalizzazione del-leconomia statunitense e, dallal-tro, unallocazione delle risorsedistorta.

    Gli investitori hanno scom-messo sul mercato azionario, vin-cendo. Dopo anni di fuga dallebanche americane a causa dellacrisi subprime, il sorriso ricom-parso sui volti dei loro dipenden-ti quando sono tornati i flussi dicapitale degli azionisti. E con essi,sono riapparsi bonus milionari,aumenti dei salari e incentivi. Co-me prima, pi di prima.

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    Goldman Sachs Lloyd Blankfein (23 milioni nel 2013)

    JP Morgan James Dimon, 20 milioni nel 2013

    Capital One RichardFairbank (23 milioni nel 2013)

    Maramotti

    Italia

    BestWorkplaces 2015

  • CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015 9

    N ei sette anni dellagrande crisi, defla-grata nel 2008, il de-bito globale dei 47principali Paesi al mondo non diminuito. Anzi, secondouno studio messo a punto aMcKinsey, Debt and (not mu-ch) deleveraging, il debitocomplessivo, comprendendocio il settore pubblico e il pri-vato, aumentato di 57 milamiliardi di dollari, il 17 per cen-to in pi in rapporto al Pil com-plessivo dei 47 paesi analizzati.

    CresciteLItalia, dodicesima debitri-

    ce mondiale primo in classi-fica continua a essere il Giap-pone -, ha raggiunto un rap-porto (pubblico+privato) parial 259 per cento del Pil, con unpeggioramento rispetto allini-zio della crisi del 55 per cento.Un incremento dovuto princi-palmente al settore pubblico,cresciuto del 47 per cento, al 3per cento di incremento delleimprese e al 5 per cento dellefamiglie. Detto che, secondoalcuni, il livello di indebita-mento non un problema, vi-sto che si pu perpetuamenterinegoziare, indubbio che unelevato livello di indebitamen-to rende particolarmente vul-nerabili i sistemi economici e

    Lesperto/1 Michele Citarella, Simmons

    Minibond e fondi,ora il fisco amicoLe agevolazioni del decreto crescitaIl nuovo ruolo delle assicurazioni

    I l decreto crescita ha intro-dotto alcuni elementi rivo-luzionari, nellambito deifinanziamenti alle aziende.Che non sono pi paleseesclusiva del sistema banca-rio, ma si aprono a nuovi sog-getti, dalle assicurazioni agliOrganismi di investimentocollettivo del risparmio (Oi-cr), con effetti concreti sui co-siddetti minibond, le impostesostitutive, i finanziamenti amedio-lungo termine e le car-tolarizzazioni realizzate, in ba-se alla legge 130 del 1999, at-traverso gli Spv, ovvero gliSpecial purpose vehicle, so-ciet cessionarie abilitate ademettere i titoli in cui sono in-corporati i crediti ceduti.

    Il decreto sblocca-Italia dice Michele Citarella, coun-try head di Simmons & Sim-mons in Italia ha introdottola possibilit di estendere lap-plicabilit dellimposta sosti-tutiva dello 0,25 per cento an-che ai finanziamenti a medio-lungo termine concessi daSpv, assicurazioni e fondi co-stituiti negli stati membri del-lUnione europea e negli statiaderenti allAccordo sullo spa-zio economico europeo inclusinella cosiddetta white list.Opportunit, questa, poco in-teressante in assenza di garan-zie, laddove solitamente nonesistono imposte indirette dapagare, ma che potrebbe esse-re invece particolarmente con-veniente in presenza di garan-zie su beni immobili a frontedelle quali sarebbe normal-mente dovuto il 2 per cento di

    imposta ipotecaria sullim-porto del credito garantito.

    Lazione del governo pareparticolarmente incentivantenei confronti di alcune catego-rie di potenziali investitori.Infatti continua Citarella quanto detto va ad aggiunger-si al fatto che ora anche gli en-ti creditizi, le assicurazioni e ifondi che non fanno ricorsoalla leva finanziaria costituitiin paesi dellUnione Europeanon subiranno pi la ritenutaalla fonte del 26 per cento

    (eventualmente da ridurre inbase alla Convenzione controle doppie imposizioni se ap-plicabile) sugli interessi e iproventi derivanti dai finan-ziamenti medio-lungo termi-ne, cos come gi accade per isoggetti italiani. E per effettodella riforma anche i cosiddet-ti minibond godranno delladisapplicazione della ritenuta del 26 per cento agli interessi eai proventi corrisposti a Oicr oSpv, purch sia investito in ob-bligazioni o titoli assimilabili,pi della met del patrimonio.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Ministro dellEconomiaPier Carlo Padoan

    Analisi Ricerca di McKinsey. Angius: nel nuovo mondo il ruolo delle banche deve cambiare. Servono strumenti finanziari alternativi al credito classico

    Debito & Crisi Un conto da 57 mila miliardiDi tanto cresciuto in 7 anni nel mondo. Ridurlo fondamentale per lo sviluppo di imprese e famiglie DI STEFANO RIGHI quindi, conseguentemente, le

    imprese e i Paesi. Ridurre la le-va del debito quindi, secondoi pi, un obiettivo da persegui-re, ma per farlo il sentiero particolarmente stretto.

    PrioritUn aggiustamento fiscale

    dice Silvio Angius, partnerdi McKinsey fondamenta-le. Perch il debito italiano ini-zi a decrescere, visto che laprevisione di crescita del Pil daqui al 2019 mediamente dello0,9 per cento, servirebbe unacrescita addizionale dell1,4per cento, che pu concretiz-zarsi solo con una ripartenzadelleconomia reale. Per que-

    sto sar necessario un adegua-to sostegno finanziario allacrescita delle aziende attraver-so il credito, bancario e nonbancario.

    Il nodo proprio il creditonon bancario. Le istituzioni fi-nanziarie nel periodo della cri-si hanno infatti ridotto il livellocomplessivo del loro debito,mentre sono sensibilmenteaumentati di volumi e impor-tanza gli strumenti alternativial debito bancario, in partico-lare i corporate bond e, traquesti, i cosiddetti minibond.

    A seguito della mutata nor-mativa, le obbligazione emes-se da aziende non quotate (iminibond appunto) hanno ini-

    ziato a diffondersi anche inItalia raggiungendo, secondodati raccolti dal Politecnico diMilano, le 72 emissioni per im-porti inferiori ai 50 milioni dieuro negli ultimi 24 mesi, paria un controvalore complessivodi 708 milioni di euro.

    In questo universo non esi-stono limiti minimi di emissio-ne ve ne sono anche da 2 mi-lioni di euro lunico vero pa-rametro il livello delle com-missioni che, al di sotto di uncerto importo, rendono noneconomicamente sostenibileloperazione. In Italia conti-nua Angius le fonti di creditonon bancario sono pi limitaterispetto ai paesi anglosassoni,ma iniziano a evidenziarsi deisegnali positivi e anche la cre-scita dei volumi si fa pi consi-stente. Minibond, Credit fund,Securitization e piattaforme Peer to Peer, sono i settori piattivi. Tra i credit fund si con-

    tano oltre 10 iniziative negli ul-timi due anni lanciate da spon-sor bancari e non bancari,mentre il mercato delle securi-tization per il credito alle im-prese, divenuto pi trasparen-te rispetto al passato, ha mo-strato di recente segni di vitali-t, anche se in gran parterelativo a transazioni utilizzatecome collaterale per finanzia-menti da parte della BancaCentrale Europea. Le iniziativedi peer-to-peer lending resta-no ancora marginali e hannodunque ampio potenziale dicrescita, soprattutto se consi-deriamo che nel primo seme-stre del 2014 la Cina ha emessoprestiti in questambito per 17

    miliardi di dollari, 10 miliardigli Stati Uniti e 2 miliardi laGran Bretagna. Per ora in Ita-lia si contano due sole iniziati-ve, ma le possibilit di crescitasono rilevanti.

    Il prodotto della crisi vedele banche che rispetto al2007 sono molto pi capitaliz-zate e meno esposte alleffettoleva chiamate a mutare il lo-ro approccio con il credito.Non vi possono rinunciare, es-sendo aspetto tipico della loroattivit, ma la loro attivit de-ve essere completata da formealternative. Vi sono nuovi limi-ti alla regolamentazione ban-caria che inducono a limitare ilivelli di leverage.

    CambiamentiIn questo contesto conti-

    nua Angius risulta impor-tante, sia a livello globale cheper lItalia, garantire un mixpi adeguato tra strumenti diaccesso al credito bancario enon bancario che possano fi-nanziare la ripresa economica.Per lItalia riteniamo opportu-no realizzare iniziative che in-centivino lo sviluppo del credi-to alternativo per fare decolla-re il mercato dei corporatebond/minibond e dei creditfund, far ripartire il mercatodelle securitization su formemeno rischiose, incentivare lepiattaforme di peer-to-peerlending che in altri Paesi stan-no crescendo rapidamente.Tutto questo va ovviamenterealizzato assicurando traspa-renza, reporting e monitorag-gio attento da parte delle auto-rit di vigilanza. Non chie-sto agli istituti di credito unamodifica sostanziale del lavo-ro di banchieri: la valutazionedel merito creditizio rimanefondamentale, come purelerogazione del credito, mavanno parallelamente consi-derati i livelli di patrimonializ-zazione richiesti, che sono pielevati che in passato. Spaziper far crescere alternative va-lide ve ne sono, anche con ilcoinvolgimento di investitoriistituzionali, dai fondi pensio-ne ai fondi di investimento, al-le compagnie di assicurazione.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    31 dic 200031 dic 2007

    30 giu 2014

    Dati in migliaia di miliardi di dollariLa crescita del debito

    Fonte: McKinsey Global Institute analysis RPirola

    40

    56

    58

    4537

    34

    38

    33

    2022

    2619

    87

    142

    199

    FamiglieImpreseGovernativoFinanziario

    Lesperto/2 Patrizio Messina, Orrick

    Il prossimo passo?Aprire al mercato retailInvestire nelle pmi e nelle start-uppotrebbe piacere ai risparmiatori

    I l prossimo passo perl universo dei mini-bond? Valutare proce-dure veloci e agevolate percollocare obbligazioni emes-se da piccole e medie impre-se non quotate sul mercatoretail.

    Non ha dubbi PatrizioMessina, managing partnerdello studio Orrick, che haseguito 30 delle 72 emissionidi minibond realizzate inItalia negli ultimi due anni.E non pu essere diversa-

    mente spiega Messina perch la legge italiana an-data a interpretare unesi-genza importante di unaparte vitalissima del sistemaproduttivo nazionale. Maora tornato il momento diguardare a cosa accade neglialtri Paesi europei. In Nor-vegia, in Francia e in Germa-nia strumenti assimilabili aiminibond italiani possonogi essere collocati tra ilpubblico indistinto. Dobbia-mo farlo anche noi. Otter-remmo rapidamente dueobiettivi molto importanti,la riduzione degli spread e

    laumento dei volumi.Un doppio, possibile, suc-

    cesso, ma con un parallelo enon sottovalutabile aumen-to del rischio. Nessunovuole nascondere alcunch sottolinea Messina . Ilrisk factor deve essere chia-ro e il risparmiatore com-piutamente avvertito. Maposso ben comprendere checi sia chi veda con maggioreinteresse linvestimento nel-lazienda sotto casa, di cuiconosce molto, rispetto a ungruppo magari quotato aWall Street.

    Il processo di sviluppo deiminibond, secondo Messina,dovrebbe poi evolvere versoun coinvolgimento di newcoe start-up. Stiamo parlan-do di finanza al servizio del-limpresa e chi ha pi neces-sit di finanza delle newco edelle start-up? Negli StatiUniti il finanziamento dellestart-up gi nei fatti. Le co-se si possono fare, basta siachiaro il risk factor e, allin-vestitore retail, siano chiara-mente spiegati i limiti e i ri-schi dellinvestimento.

    Per il mercato finanziarioitaliano, sarebbe una dupli-ce rivoluzione. Non solo, sipotrebbe configurare il con-vogliare una parte del ri-sparmio privato verso lepmi, ma addirittura verso leaziende nascenti, quelle acaccia di capitale. Rischi ele-vati, s, ma potenzialit di ri-torno da tripla cifra.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il cambiamento

    Fonte: McKinsey Global Institute analysis RP

    Paesi in viadi sviluppo

    22% 47%

    Economie avanzate78%

    Economieavanzate

    53%

    5%

    4% 10%

    39%

    9%

    25%

    13%

    10%7%

    34%23%

    21%

    Famiglie Bond corporate

    non bancari

    Titoligovernativi

    Famiglie Bond corporate

    non bancari

    Titoligovernativi

    37

    2000-2007 2007-2014

    mila miliardidi dollari

    49mila miliardi

    di dollari

    OrrickPatrizio Messina

    Simmons & SimmonsMichele Citarella

    Politica & EconomiaLanalisi

    Primo piano

    Un gruppo di personeche condivide unobiettivo comunepu raggiungere soloottimi risultati!Siamo orgogliosi di essere

    Grazie!

    Dedizionepassione ecoinvolgimentodi tutti.

  • BANCHE

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    La riforma del creditoGli effetti del decreto Renzi

    Finanza

    1 Lanalisi

    La sfida della Banca dItalia per modernizzare il settoreUna chance per convincere lEuropa sulla bad-bank

    D al giorno dellannuncio dellariforma del governo era ve-nerd 16 gennaio sulle popolari sisono abbattuti sospetti, denunce, inchieste giudiziarie, crisi e polemi-che politiche. Non si tratta per diun fronte unico anche se a fare dacollante forse proprio lultimo ele-mento, cio le polemiche politichein chiave anti premier.

    Il primo sospetto e la prima de-nuncia sono arrivate, direttamentein Parlamento, dalla Consob che hasegnalato da una parte linsolitobalzo delle quotazioni delle popolari prima fra tutte la banca dellEtru-ria nei giorni immediatamenteantecedenti lannuncio della rifor-

    ma. E dallaltra lesistenza, sempre in quei giorni, di operazioni anoma-le da parte di intermediari italiani edesteri- slegate dalla volatilit dei li-stini e concentrate su altre banche come Bpm e Bp - sintomo di unpossibile reato di insider trading, diutilizzo abusivo di informazioni ri-servate. Considerando che il settoredelle popolari sempre stato moltosensibile ad ogni accenno di riforma e negli ultimi 20 anni se ne par-lato molto in parlamento e fuori acui ha reagito ogni volta con grandibalzi e altrettante cadute delle quo-tazioni, linchiesta aperta dalla Pro-cura di Roma a seguito del rapportodella Consob si indirizzata sulleoperazioni anomale e sullinsidertrading. Un reato peraltro molto dif-

    ficile da individuare e perseguire. Le perquisizioni della Guardia di

    Finanza, questa volta su segnala-zione della Banca dItalia, avviatenegli stessi giorni presso Ubi bancae poi Veneto banca, si collocano in

    un altro scenario. Fatti salvi gli esitiche la prosecuzione delle indaginipotrebbero portare alla luce, e an-cora non lo hanno fatto, questi duecasi attengono pi che altro a quellamancanza di trasparenza noncha quei rischi di clientelismo dellagestione che come hanno eviden-ziato il governatore Ignazio Visco epi recentemente il direttore gene-rale della Banca dItalia, SalvatoreRossi- sono connesse alla gover-nance delle Popolari basata sul votocapitario. Quel voto che la riformavarata elimina per gli istituti coope-rativi pi grandi.

    Il terzo scenario, del tutto sepa-rato dagli altri, quello che vedeprotagonista, non positiva, la BancadellEtruria. Commissariata dalla

    Banca dItalia per gravi perdite pa-trimoniali, viene ora passata al se-taccio dalla stessa Vigilanza e daigiudici, impegnati a verificare lunale dimensioni della perdita e gli altrile cause, se grave imperizia o dolo.A questo proposito bisogna ricor-dare che per dimensioni e quote dimercato la crisi della banca aretinanon minimamente comparabilecon quella che a suo tempo ha coin-volto il Monte dei Paschi di Siena.Linteresse politico comunque for-te non da ultimo perch il vicepresi-dente dellIstituto il padre del mi-nistro Maria Elena Boschi.

    C un quarto scenario, impor-tante, ed quello politico dove tuttosi intreccia e dove, con diversi ruoli emotivi, si contrappongono le forze

    che vogliono la riforma la mag-gioranza peraltro non compatta equelle che non la vogliono, lopposi-zione. C infine, a fare da corollario,linteresse del presidente del consi-glio Matteo Renzi e del ministrodellEconomia, Pier Carlo Padoan apuntare sulla riforma delle popolariper testimoniare presso i partnereuropei limpegno del governo adinnovare anche nel settore del cre-dito. Lobiettivo di ottenere margi-ni di flessibilit nella trattativa conla commissione europea per il via li-bera al contributo pubblico nellasoluzione del problema delle soffe-renze bancarie. Sullipotesi di unabad bank pubblica, intesa come ge-nerico strumento per consentire lacessione sul mercato delle partitedeteriorate una volta cartolarizzate,pesa infatti il vincolo del divieto agliaiuti di Stato e la strada per indivi-duare una soluzione alternativa,anche se limitata allincentivo fisca-le o alla garanzia pubblica, a Bru-xelles molto stretta.

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    La riforma Il paradosso del valore delle aziende, con le non quotate che valgono multipli delle banche pi grandi e solide

    Popolari I sei vizi da togliersi in frettaDal voto capitario al valore delle azioni che viene determinato solamente con una perizia di parteUn sistema che negli anni si dimostrato incapace di rinnovarsi, nascondendosi dietro la mutualitDI STEFANO RIGHI

    C i sono sei nodi che le-gano il mondo dellepopolari a unepocalontana dallattuale.Vizi strutturali, da sciogliererapidamente per far s che isti-tuti che hanno retto una sfidadurata centocinquantanni rie-scano a proporre il loro mo-dello fortemente modificatoin questi svincoli chiave an-che nel prossimo futuro. Sonovizi che hanno consentito, inanni recenti, la deriva di alcuniistituti, compromettendo lacapacit del sistema di dirsisfidante.Proviamo ad analiz-zarli.

    Una testa un voto?Il voto capitario lessenza

    giuridica su cui si basano lebanche popolari: una testa unvoto, siamo tutti soci allo stes-so modo, indipendentementedal numero delle azioni chepossediamo. E con questoprincipio andiamo in assem-blea. Un fantastico principio diuguaglianza, che deriva diret-tamente da quelle sfide otto-centesche che diedero vita allepopolari. Ma anche un princi-pio che ben si attaglia a ban-che di piccole dimensioni. Lesfide dei mercati, oggi, richie-dono ingenti capitali, le di-mensioni contano. Chi mettedei soldi vuole pesare in pro-porzione allimpegno. Cos ilprincipio del voto capitario di-viene anacronistico, specie perquei gruppi a dimensione na-zionale, magari gi quotati inBorsa come Ubi, Banco Popo-lare, Bper, Bpm, Popolare diSondrio, Credito Valtellinese.

    Presidenze a vitaDal voto capitario discende

    direttamente legemonia dimolti presidenti. Abili gestoridelle assemblee, diversi nume-ri uno hanno saputo perpetua-re negli anni il loro potere.Carlo Fratta Pasini al BancoPopolare, Gianni Zonin alla Vi-cenza, Giovanni De Censi alCreval, Piero Melazzini allaSondrio, Flavio Trinca a Vene-to Banca, Guido Leoni allaBper, Emilio Zanetti alla Ber-

    gamo e diversi altri, hanno sa-puto cristallizzare assembleadopo assemblea lo status quo.Le banche ne hanno inevitabil-mente risentito e forse anche ilprincipio, caro ai democratici,della pluralit. Con un solo uo-mo al comando per anni, de-cenni, ventenni e pi il sistemadei controlli interni sugli inve-stimenti e le procedure rischiadi finire ridimensionato. Allafine basta che vada bene aquello che pi di uno identifi-ca come il padrone dellabanca.

    Casi indimenticabiliDiversi anni fa, il responsa-

    bile della comunicazione dellaPopolare di Milano aveva pote-re di firma fino a un milione dieuro, senza dover giustificare,senza essere soggetto a con-trolli. Le aziende partecipatehanno visto ogni cosa. Il casopi clamoroso fu lItalease diMassimo Faenza, un buco sen-za fine per la societ di leasingdelle popolari. Era il 2007. Dipoco precedente anche la cla-morosa cavalcata di GianpieroFiorani e della sua Popolare di

    Lodi, mentre nel 2006 arriv alcapolinea lavventura di Gio-vanni Brumana alla Popolaredi Intra. Figlio del boom di In-ternet e della agognata neweconomy fu il crack della Bi-pop Carire del 2002, con Bru-no Sonzogni, mentre PieroBongianino, quasi dieci anniprima, nel 1993, port al puntodi non ritorno la Popolare diNovara, un tempo la pi gran-de popolare dEuropa.

    Valori discutibiliIl quarto nodo dolentissi-

    mo e riguarda il valore dellebanche popolari non quotate.Se in Borsa il prezzo si formadallincontro di domanda e of-ferta, cosa fare quando unabanca popolare non quota-ta? Si procede con una periziadi parte. E si stima, una voltalanno, il valore dei muri, dei quadri, degli attivi di tutta labanca. Poi si divide per il nu-mero delle azioni e si ottiene ilprezzo del singolo titolo. Unmeccanismo che rivela alcunecontraddizioni.

    Le due principali banche

    popolari non quotate, Vicenzae Veneto, si trovano a valerepi di molte concorrenti. Vi-cenza vale quattro volte Pop-Sondrio, 2 volte la Bper, quasicome Ubi. La Veneto una voltae mezza la Popolare di Milano,quattro volte il Creval, pi delBanco Popolare. Facezie. Rap-porti che non hanno aderenzaalla realt.

    Titoli non liquidiAzioni non quotate portano

    a far s che la banca emittentesi faccia garante della loro li-quidit. stato costituito unapposito fondo, nei bilanci de-gli istituti di credito popolare,per il riacquisto azioni pro-prie. Ma del tutto inade-guato alle esigenze dei soci enon potrebbe essere diversa-mente. Cos per vendere i titolidelle popolari si aspettano mesi, talvolta anni. Le assem-blee anche pi recenti hannovisto soci pietire in lacrime lapossibilit di vendere le loroazioni. Scene che poco hannoa che fare con il principio dimutualit e le idee alte che,ahim, hanno una realizzazio-ne bassa.

    I soci, peraltro, vanno go-vernati, specie in prossimitdelle assemblee. E il migliormodo per farlo passa attraver-so un generoso dividendo e unlauto buffet. Negli anni buoni,le cedole delle banche popola-ri sono sempre state generose,specie quando cera da rinno-vare il presidente. Cedole ge-nerose anche a scapito delmettere a riserva lutile, irro-bustendo la banca. Gli effetti sisono visti. Oggi la lobby dellepopolari dopo aver perso iltempo dellautoriforma, anninon mesi avvisa che il loro ri-dimensionamento porter aeffetti negativi sulleconomiareale. C chi evidenza che nerisentiranno soprattutto i no-leggiatori di autobus, tutti pre-notati per le assemblee di pri-mavera, e le societ di cate-ring, per lo stesso motivo. Po-tranno rifarsi con le gite fuoriporta e le comunioni, duemust della primavera italiana.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    1 Genova

    La partita a tre per il futurodella Carige

    C hi comprer Carige? Nes-suno vuole muovere pri-ma di avere chiarezza. Lam-ministratore delegato PieroLuigi Montani ha contribuitoa diradare qualche nube, pre-sentando lanteprima deiconti che vedono listituto ge-novese in perdita anche per il2014, con un risultato nettonegativo per 543,6 milioni.Le altre nubi verranno allon-tanate dalla Fondazione, chedeve alleggerire la propriaposizione azionaria, divenutaormai insostenibile e dalprossimo aumento di capita-le, nel frattempo lievitato a700 milioni. A quel punto sipotr far di conto. Intanto, sisegnalano due fatti: in primische dalla pubblicazione deidati del 2014 il titolo Carigeha dato qualche segnale di

    leggera tonicit. Poi, che mal-grado il recente apprezza-mento, al socio francese Bpce,che gi detiene il 9,989 percento della banca presiedutada Cesare Castelbarco Albani,basterebbero meno di centomilioni di euro per acquisire il15 per cento dei titoli e salirenel capitale fino a quasi il 25per cento, un passo sotto lasoglia dellopa obbligatoria emolto al di sopra di tutti glialtri soci.

    Bpce, seconda banca diFrancia, si fino a qui mo-strata tiepida nei confrontidelle sorti di Carige e del pro-prio investimento (ancheperch poi dovrebbe farsi ca-rico di un quarto dellaumen-to di capitale), ma potrebbeanche cedere ad altri azioni-sti. Magari francesi. Le alter-native si chiamano Bonomi eMalacalza. La partita a tre staper iniziare.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Carige CesareCastelbarco AlbaniFonte: elaborazione CorrierEconomia S. Avaltroni

    A cosa porta lautodeterminazionedel prezzo delle azioni

    Banca Popolaredi Vicenza VALE 5.829

    milioni

    VenetoBanca VALE 4.601

    milioni

    Popolare Vicenza varrebbe 4 voltela Popolare di Sondrio e 2 voltela Bper, pocomeno di Ubi

    Veneto Banca varrebbe 1,5 voltela Popolare di Milano, pi del Banco Popolaree 4 volte il Creval

    Le debolezze del sistema

    Votocapitario

    Egemoniadei presidenti

    Carenzanei controlli

    Valore delle azioni

    autodeterminato

    Liquiditdelle azioni

    Scarsapatrimonializzazion

    e

    Vicenza Gianni Zonin Veneto Vincenzo Consoli Banco Carlo Fratta Pasini Creval Giovanni De Censi

    Bankitalia Ignazio Visco

    Lannunciata riformadarebbe maggiorecredibilit in Europa a tutta leconomia

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    La riforma del creditoGli effetti del decreto Renzi

    Finanza

    1 Lanalisi

    La sfida della Banca dItalia per modernizzare il settoreUna chance per convincere lEuropa sulla bad-bank

    D al giorno dellannuncio dellariforma del governo era ve-nerd 16 gennaio sulle popolari sisono abbattuti sospetti, denunce, inchieste giudiziarie, crisi e polemi-che politiche. Non si tratta per diun fronte unico anche se a fare dacollante forse proprio lultimo ele-mento, cio le polemiche politichein chiave anti premier.

    Il primo sospetto e la prima de-nuncia sono arrivate, direttamentein Parlamento, dalla Consob che hasegnalato da una parte linsolitobalzo delle quotazioni delle popolari prima fra tutte la banca dellEtru-ria nei giorni immediatamenteantecedenti lannuncio della rifor-

    ma. E dallaltra lesistenza, sempre in quei giorni, di operazioni anoma-le da parte di intermediari italiani edesteri- slegate dalla volatilit dei li-stini e concentrate su altre banche come Bpm e Bp - sintomo di unpossibile reato di insider trading, diutilizzo abusivo di informazioni ri-servate. Considerando che il settoredelle popolari sempre stato moltosensibile ad ogni accenno di riforma e negli ultimi 20 anni se ne par-lato molto in parlamento e fuori acui ha reagito ogni volta con grandibalzi e altrettante cadute delle quo-tazioni, linchiesta aperta dalla Pro-cura di Roma a seguito del rapportodella Consob si indirizzata sulleoperazioni anomale e sullinsidertrading. Un reato peraltro molto dif-

    ficile da individuare e perseguire. Le perquisizioni della Guardia di

    Finanza, questa volta su segnala-zione della Banca dItalia, avviatenegli stessi giorni presso Ubi bancae poi Veneto banca, si collocano in

    un altro scenario. Fatti salvi gli esitiche la prosecuzione delle indaginipotrebbero portare alla luce, e an-cora non lo hanno fatto, questi duecasi attengono pi che altro a quellamancanza di trasparenza noncha quei rischi di clientelismo dellagestione che come hanno eviden-ziato il governatore Ignazio Visco epi recentemente il direttore gene-rale della Banca dItalia, SalvatoreRossi- sono connesse alla gover-nance delle Popolari basata sul votocapitario. Quel voto che la riformavarata elimina per gli istituti coope-rativi pi grandi.

    Il terzo scenario, del tutto sepa-rato dagli altri, quello che vedeprotagonista, non positiva, la BancadellEtruria. Commissariata dalla

    Banca dItalia per gravi perdite pa-trimoniali, viene ora passata al se-taccio dalla stessa Vigilanza e daigiudici, impegnati a verificare lunale dimensioni della perdita e gli altrile cause, se grave imperizia o dolo.A questo proposito bisogna ricor-dare che per dimensioni e quote dimercato la crisi della banca aretinanon minimamente comparabilecon quella che a suo tempo ha coin-volto il Monte dei Paschi di Siena.Linteresse politico comunque for-te non da ultimo perch il vicepresi-dente dellIstituto il padre del mi-nistro Maria Elena Boschi.

    C un quarto scenario, impor-tante, ed quello politico dove tuttosi intreccia e dove, con diversi ruoli emotivi, si contrappongono le forze

    che vogliono la riforma la mag-gioranza peraltro non compatta equelle che non la vogliono, lopposi-zione. C infine, a fare da corollario,linteresse del presidente del consi-glio Matteo Renzi e del ministrodellEconomia, Pier Carlo Padoan apuntare sulla riforma delle popolariper testimoniare presso i partnereuropei limpegno del governo adinnovare anche nel settore del cre-dito. Lobiettivo di ottenere margi-ni di flessibilit nella trattativa conla commissione europea per il via li-bera al contributo pubblico nellasoluzione del problema delle soffe-renze bancarie. Sullipotesi di unabad bank pubblica, intesa come ge-nerico strumento per consentire lacessione sul mercato delle partitedeteriorate una volta cartolarizzate,pesa infatti il vincolo del divieto agliaiuti di Stato e la strada per indivi-duare una soluzione alternativa,anche se limitata allincentivo fisca-le o alla garanzia pubblica, a Bru-xelles molto stretta.

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    La riforma Il paradosso del valore delle aziende, con le non quotate che valgono multipli delle banche pi grandi e solide

    Popolari I sei vizi da togliersi in frettaDal voto capitario al valore delle azioni che viene determinato solamente con una perizia di parteUn sistema che negli anni si dimostrato incapace di rinnovarsi, nascondendosi dietro la mutualitDI STEFANO RIGHI

    C i sono sei nodi che le-gano il mondo dellepopolari a unepocalontana dallattuale.Vizi strutturali, da sciogliererapidamente per far s che isti-tuti che hanno retto una sfidadurata centocinquantanni rie-scano a proporre il loro mo-dello fortemente modificatoin questi svincoli chiave an-che nel prossimo futuro. Sonovizi che hanno consentito, inanni recenti, la deriva di alcuniistituti, compromettendo lacapacit del sistema di dirsisfidante.Proviamo ad analiz-zarli.

    Una testa un voto?Il voto capitario lessenza

    giuridica su cui si basano lebanche popolari: una testa unvoto, siamo tutti soci allo stes-so modo, indipendentementedal numero delle azioni chepossediamo. E con questoprincipio andiamo in assem-blea. Un fantastico principio diuguaglianza, che deriva diret-tamente da quelle sfide otto-centesche che diedero vita allepopolari. Ma anche un princi-pio che ben si attaglia a ban-che di piccole dimensioni. Lesfide dei mercati, oggi, richie-dono ingenti capitali, le di-mensioni contano. Chi mettedei soldi vuole pesare in pro-porzione allimpegno. Cos ilprincipio del voto capitario di-viene anacronistico, specie perquei gruppi a dimensione na-zionale, magari gi quotati inBorsa come Ubi, Banco Popo-lare, Bper, Bpm, Popolare diSondrio, Credito Valtellinese.

    Presidenze a vitaDal voto capitario discende

    direttamente legemonia dimolti presidenti. Abili gestoridelle assemblee, diversi nume-ri uno hanno saputo perpetua-re negli anni il loro potere.Carlo Fratta Pasini al BancoPopolare, Gianni Zonin alla Vi-cenza, Giovanni De Censi alCreval, Piero Melazzini allaSondrio, Flavio Trinca a Vene-to Banca, Guido Leoni allaBper, Emilio Zanetti alla Ber-

    gamo e diversi altri, hanno sa-puto cristallizzare assembleadopo assemblea lo status quo.Le banche ne hanno inevitabil-mente risentito e forse anche ilprincipio, caro ai democratici,della pluralit. Con un solo uo-mo al comando per anni, de-cenni, ventenni e pi il sistemadei controlli interni sugli inve-stimenti e le procedure rischiadi finire ridimensionato. Allafine basta che vada bene aquello che pi di uno identifi-ca come il padrone dellabanca.

    Casi indimenticabiliDiversi anni fa, il responsa-

    bile della comunicazione dellaPopolare di Milano aveva pote-re di firma fino a un milione dieuro, senza dover giustificare,senza essere soggetto a con-trolli. Le aziende partecipatehanno visto ogni cosa. Il casopi clamoroso fu lItalease diMassimo Faenza, un buco sen-za fine per la societ di leasingdelle popolari. Era il 2007. Dipoco precedente anche la cla-morosa cavalcata di GianpieroFiorani e della sua Popolare di

    Lodi, mentre nel 2006 arriv alcapolinea lavventura di Gio-vanni Brumana alla Popolaredi Intra. Figlio del boom di In-ternet e della agognata neweconomy fu il crack della Bi-pop Carire del 2002, con Bru-no Sonzogni, mentre PieroBongianino, quasi dieci anniprima, nel 1993, port al puntodi non ritorno la Popolare diNovara, un tempo la pi gran-de popolare dEuropa.

    Valori discutibiliIl quarto nodo dolentissi-

    mo e riguarda il valore dellebanche popolari non quotate.Se in Borsa il prezzo si formadallincontro di domanda e of-ferta, cosa fare quando unabanca popolare non quota-ta? Si procede con una periziadi parte. E si stima, una voltalanno, il valore dei muri, dei quadri, degli attivi di tutta labanca. Poi si divide per il nu-mero delle azioni e si ottiene ilprezzo del singolo titolo. Unmeccanismo che rivela alcunecontraddizioni.

    Le due principali banche

    popolari non quotate, Vicenzae Veneto, si trovano a valerepi di molte concorrenti. Vi-cenza vale quattro volte Pop-Sondrio, 2 volte la Bper, quasicome Ubi. La Veneto una voltae mezza la Popolare di Milano,quattro volte il Creval, pi delBanco Popolare. Facezie. Rap-porti che non hanno aderenzaalla realt.

    Titoli non liquidiAzioni non quotate portano

    a far s che la banca emittentesi faccia garante della loro li-quidit. stato costituito unapposito fondo, nei bilanci de-gli istituti di credito popolare,per il riacquisto azioni pro-prie. Ma del tutto inade-guato alle esigenze dei soci enon potrebbe essere diversa-mente. Cos per vendere i titolidelle popolari si aspettano mesi, talvolta anni. Le assem-blee anche pi recenti hannovisto soci pietire in lacrime lapossibilit di vendere le loroazioni. Scene che poco hannoa che fare con il principio dimutualit e le idee alte che,ahim, hanno una realizzazio-ne bassa.

    I soci, peraltro, vanno go-vernati, specie in prossimitdelle assemblee. E il migliormodo per farlo passa attraver-so un generoso dividendo e unlauto buffet. Negli anni buoni,le cedole delle banche popola-ri sono sempre state generose,specie quando cera da rinno-vare il presidente. Cedole ge-nerose anche a scapito delmettere a riserva lutile, irro-bustendo la banca. Gli effetti sisono visti. Oggi la lobby dellepopolari dopo aver perso iltempo dellautoriforma, anninon mesi avvisa che il loro ri-dimensionamento porter aeffetti negativi sulleconomiareale. C chi evidenza che nerisentiranno soprattutto i no-leggiatori di autobus, tutti pre-notati per le assemblee di pri-mavera, e le societ di cate-ring, per lo stesso motivo. Po-tranno rifarsi con le gite fuoriporta e le comunioni, duemust della primavera italiana.

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    1 Genova

    La partita a tre per il futurodella Carige

    C hi comprer Carige? Nes-suno vuole muovere pri-ma di avere chiarezza. Lam-ministratore delegato PieroLuigi Montani ha contribuitoa diradare qualche nube, pre-sentando lanteprima deiconti che vedono listituto ge-novese in perdita anche per il2014, con un risultato nettonegativo per 543,6 milioni.Le altre nubi verranno allon-tanate dalla Fondazione, chedeve alleggerire la propriaposizione azionaria, divenutaormai insostenibile e dalprossimo aumento di capita-le, nel frattempo lievitato a700 milioni. A quel punto sipotr far di conto. Intanto, sisegnalano due fatti: in primische dalla pubblicazione deidati del 2014 il titolo Carigeha dato qualche segnale di

    leggera tonicit. Poi, che mal-grado il recente apprezza-mento, al socio francese Bpce,che gi detiene il 9,989 percento della banca presiedutada Cesare Castelbarco Albani,basterebbero meno di centomilioni di euro per acquisire il15 per cento dei titoli e salirenel capitale fino a quasi il 25per cento, un passo sotto lasoglia dellopa obbligatoria emolto al di sopra di tutti glialtri soci.

    Bpce, seconda banca diFrancia, si fino a qui mo-strata tiepida nei confrontidelle sorti di Carige e del pro-prio investimento (ancheperch poi dovrebbe farsi ca-rico di un quarto dellaumen-to di capitale), ma potrebbeanche cedere ad altri azioni-sti. Magari francesi. Le alter-native si chiamano Bonomi eMalacalza. La partita a tre staper iniziare.

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    Carige CesareCastelbarco AlbaniFonte: elaborazione CorrierEconomia S. Avaltroni

    A cosa porta lautodeterminazionedel prezzo delle azioni

    Banca Popolaredi Vicenza VALE 5.829

    milioni

    VenetoBanca VALE 4.601

    milioni

    Popolare Vicenza varrebbe 4 voltela Popolare di Sondrio e 2 voltela Bper, pocomeno di Ubi

    Veneto Banca varrebbe 1,5 voltela Popolare di Milano, pi del Banco Popolaree 4 volte il Creval

    Le debolezze del sistema

    Votocapitario

    Egemoniadei presidenti

    Carenzanei controlli

    Valore delle azioni

    autodeterminato

    Liquiditdelle azioni

    Scarsapatrimonializzazion

    e

    Vicenza Gianni Zonin Veneto Vincenzo Consoli Banco Carlo Fratta Pasini Creval Giovanni De Censi

    Bankitalia Ignazio Visco

    Lannunciata riformadarebbe maggiorecredibilit in Europa a tutta leconomia

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015

    Stipendi & AffariIl caso

    Primo piano

    Mercati Il buon andamento dei listini e la grande liquidit hanno fatto aumentare gli utili. E per trattenere i talenti ora si sta pi attenti ai giovani

    Finanza Lausterity finita, si rivedono i bonusLe banche dinvestimento rialzano gli stipendi. Con una novit. Oltre ai vertici, premiate anche le fasce basse e intermedieDI FABRIZIO GORIA

    finita lausterity per lebanche globali. Dopo ilco l l a s s o d i L e h m a nBrothers, avvenuto nel2008, lindustria finanziaria ave-va ridotto sensibilmente i salaridei propri dipendenti, ma ora ilvento cambiato. Bank of Ameri-ca-Merrill Lynch, Barclays, CreditSuisse e Deutsche Bank sono so-lo alcune delle banche che stannorivedendo, o hanno gi rivisto, glistipendi elargiti, soprattutto perle posizioni pi basse e interme-die. Colpa di un settore che statornando a essere sempre picompetitivo, ma anche dellenor-me mole di liquidit esistente suimercati finanziari.

    PiramideLa girandola dei salari inizia-

    ta a fine 2014, quando due bigdellinvestment ranking statuni-tense hanno deciso di aumentarela portata dei loro emolumenti.Goldman Sachs e JP Morganhanno infatti optato per un incre-mento, in media, del 20% dei pro-pri salari, sia per la fascia dentra-ta sia per quella intermedia. Trele macro-categorie coinvolte inquesta operazione: analisti, as-sociate e vice presidenti. Si par-te quindi da un minimo di 50miladollari lanno, fino ad arrivareagli stipendi del top manage-ment, prossimi al milione di dol-lari, considerando anche la parte

    variabile. Al vertice, nel caso diGoldman Sachs, troviamo lam-ministratore delegato LloydBlankfein, i cui emolumenti nel2013, ultimo dato disponibile,hanno toccato quota 23 milioni didollari, tre milioni in pi del suocorrispettivo in JP Morgan, JamesDimon. E per il 2014, spieganofonti bancarie, le cifre sarannoancora pi elevate.

    Dopo le banche statunitensi, stata la volta di quelle europee,che notoriamente hanno una re-tribuzione inferiore. Barclays ha deciso di alzare la compensazio-

    ne dei suoi dipendenti delle fascepi basse del 40% su basse an-nua, in base anche allesperienzaprecedente.

    Fidelizzare un modo per evitare che la

    gente vada via dopo un anno opoco pi, perch pagata meglioda unaltra banca, spiega unafonte interna, distaccata a Lon-dra. Fidelizzare secondo bonus eincentivi quindi tornata a esse-re la regola. Infatti, come ha ri-portato Bloomberg, anche lafrancese Bnp Paribas sta pensan-

    do di fare lo stesso, incrementan-do del 10% gli emolumenti dellefigure junior della divisione Cor-porate finance di Parigi. In que-sto caso, la competizione mag-giore sarebbe con laltra grandebanca transalpina, SocitGnrale, che negli ultimi sei an-ni risultata essere la pi genero-sa con i suoi dipendenti. Analogala situazione in Deutsche Bank,dove si sta rivedendo il monte-paghe per le figure junior.

    Dopo inglesi, francesi e tede-sche, si aspetta che arrivi il turnodelle svizzere Ubs e Credit Suis-se. Come ha sottolineato il Finan-cial Times, per, il Credit Suisseha gi innalzato, nel silenzio ge-nerale, la retribuzione della pro-pria forza lavoro, con un focusper i giovani talenti, che hannovisto il proprio stipendio aumen-tare del 20% negli ultimi anni. Dicontro, Ubs starebbe pensandodi fare lo stesso, in modo da blin-dare le figure pi basse e garan-tirsi una continuit sia nella ri-cerca economica sia nel privatebanking.

    Due le ragioni di questa scelta.La prima quella pi esplicita.Per contrastare la fuga dei talentimigliori, le banche dinvestimen-to hanno deciso di fornire pi in-centivi sotto forma salariale.

    Come fa notare il sito specializ-zato eFinancialCareers, che mo-nitora periodicamente landa-mento degli stipendi nel mondobancario, il trend ormai con-

    solidato, perch il reclutamentodalle migliori universit continuae la competizione serrata. per questo che partita la corsaal rialzo dei salari, che nel casodella City londinese pi marca-to che altrove. Secondo le stimedi Emolument, sito focalizzato suquesto mercato, per il 2015 pre-visto un aumento del 25% nelleretribuzioni dei banchieri londi-nesi. Un giovane neolaureato,appena assunto come junioranalyst, potrebbe prendere fino a60mila sterline lanno (circa 81mila euro, ndr), segnalaEmolument.

    Leffetto mercatoE poi c la seconda ragione,

    pi legata allandamento della li-quidit sui mercati finanziari. Illancio dei tre round di Quantita-tive easing (Qe) da parte dellaFederal Reserve ha prodotto, daun lato, una rivitalizzazione del-leconomia statunitense e, dallal-tro, unallocazione delle risorsedistorta.

    Gli investitori hanno scom-messo sul mercato azionario, vin-cendo. Dopo anni di fuga dallebanche americane a causa dellacrisi subprime, il sorriso ricom-parso sui volti dei loro dipenden-ti quando sono tornati i flussi dicapitale degli azionisti. E con essi,sono riapparsi bonus milionari,aumenti dei salari e incentivi. Co-me prima, pi di prima.

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    Goldman Sachs Lloyd Blankfein (23 milioni nel 2013)

    JP Morgan James Dimon, 20 milioni nel 2013

    Capital One RichardFairbank (23 milioni nel 2013)

    Maramotti

    Italia

    BestWorkplaces 2015

  • CORRIERECONOMIA LUNED 23 FEBBRAIO 2015 9

    N ei sette anni dellagrande crisi, defla-grata nel 2008, il de-bito globale dei 47principali Paesi al mondo non diminuito. Anzi, secondouno studio messo a punto aMcKinsey, Debt and (not mu-ch) deleveraging, il debitocomplessivo, comprendendocio il settore pubblico e il pri-vato, aumentato di 57 milamiliardi di dollari, il 17 per cen-to in pi in rapporto al Pil com-plessivo dei 47 paesi analizzati.

    CresciteLItalia, dodicesima debitri-

    ce mondiale primo in classi-fica continua a essere il Giap-pone -, ha raggiunto un rap-porto (pubblico+privato) parial 259 per cento del Pil, con unpeggioramento rispetto allini-zio della crisi del 55 per cento.Un incremento dovuto princi-palmente al settore pubblico,cresciuto del 47 per cento, al 3per cento di incremento delleimprese e al 5 per cento dellefamiglie. Detto che, secondoalcuni, il livello di indebita-mento non un problema, vi-sto che si pu perpetuamenterinegoziare, indubbio che unelevato livello di indebitamen-to rende particolarmente vul-nerabili i sistemi economici e

    Lesperto/1 Michele Citarella, Simmons

    Minibond e fondi,ora il fisco amicoLe agevolazioni del decreto crescitaIl nuovo ruolo delle assicurazioni

    I l decreto crescita ha intro-dotto alcuni elementi rivo-luzionari, nellambito deifinanziamenti alle aziende.Che non sono pi paleseesclusiva del sistema banca-rio, ma si aprono a nuovi sog-getti, dalle assicurazioni agliOrganismi di investimentocollettivo del risparmio (Oi-cr), con effetti concreti sui co-siddetti minibond, le impostesostitutive, i finanziamenti amedio-lungo termine e le car-tolarizzazioni realizzate, in ba-se alla legge 130 del 1999, at-traverso gli Spv, ovvero gliSpecial purpose vehicle, so-ciet cessionarie abilitate ademettere i titoli in cui sono in-corporati i crediti ceduti.

    Il decreto sblocca-Italia dice Michele Citarella, coun-try head di Simmons & Sim-mons in Italia ha introdottola possibilit di estendere lap-plicabilit dellimposta sosti-tutiva dello 0,25 per cento an-che ai finanziamenti a medio-lungo termine concessi daSpv, assicurazioni e fondi co-stituiti negli stati membri del-lUnione europea e negli statiaderenti allAccordo sullo spa-zio economico europeo inclusinella cosiddetta white list.Opportunit, questa, poco in-teressante in assenza di garan-zie, laddove solitamente nonesistono imposte indirette dapagare, ma che potrebbe esse-re invece particolarmente con-veniente in presenza di garan-zie su beni immobili a frontedelle quali sarebbe normal-mente dovuto il 2 per cento di

    imposta ipotecaria sullim-porto del credito garantito.

    Lazione del governo pareparticolarmente incentivantenei confronti di alcune catego-rie di potenziali investitori.Infatti continua Citarella quanto detto va ad aggiunger-si al fatto che ora anche gli en-ti creditizi, le assicurazioni e ifondi che non fanno ricorsoalla leva finanziaria costituitiin paesi dellUnione Europeanon subiranno pi la ritenutaalla fonte del 26 per cento

    (eventualmente da ridurre inbase alla Convenzione controle doppie imposizioni se ap-plicabile) sugli interessi e iproventi derivanti dai finan-ziamenti medio-lungo termi-ne, cos come gi accade per isoggetti italiani. E per effettodella riforma anche i cosiddet-ti minibond godranno delladisapplicazione della ritenuta del 26 per cento agli interessi eai proventi corrisposti a Oicr oSpv, purch sia investito in ob-bligazioni o titoli assimilabili,pi della met del patrimonio.

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    Ministro dellEconomiaPier Carlo Padoan

    Analisi Ricerca di McKinsey. Angius: nel nuovo mondo il ruolo delle banche deve cambiare. Servono strumenti finanziari alternativi al credito classico

    Debito & Crisi Un conto da 57 mila miliardiDi tanto cresciuto in 7 anni nel mondo. Ridurlo fondamentale per lo sviluppo di imprese e famiglie DI STEFANO RIGHI quindi, conseguentemente, le

    imprese e i Paesi. Ridurre la le-va del debito quindi, secondoi pi, un obiettivo da persegui-re, ma per farlo il sentiero particolarmente stretto.

    PrioritUn aggiustamento fiscale

    dice Silvio Angius, partnerdi McKinsey fondamenta-le. Perch il debito italiano ini-zi a decrescere, visto che laprevisione di crescita del Pil daqui al 2019 mediamente dello0,9 per cento, servirebbe unacrescita addizionale dell1,4per cento, che pu concretiz-zarsi solo con una ripartenzadelleconomia reale. Per que-

    sto sar necessario un adegua-to sostegno finanziario allacrescita delle aziende attraver-so il credito, bancario e nonbancario.

    Il nodo proprio il creditonon bancario. Le istituzioni fi-nanziarie nel periodo della cri-si hanno infatti ridotto il livellocomplessivo del loro debito,mentre sono sensibilmenteaumentati di volumi e impor-tanza gli strumenti alternativial debito bancario, in partico-lare i corporate bond e, traquesti, i cosiddetti minibond.

    A seguito della mutata nor-mativa, le obbligazione emes-se da aziende non quotate (iminibond appunto) hanno ini-

    ziato a diffondersi anche inItalia raggiungendo, secondodati raccolti dal Politecnico diMilano, le 72 emissioni per im-porti inferiori ai 50 milioni dieuro negli ultimi 24 mesi, paria un controvalore complessivodi 708 milioni di euro.

    In questo universo non esi-stono limiti minimi di emissio-ne ve ne sono anche da 2 mi-lioni di euro lunico vero pa-rametro il livello delle com-missioni che, al di sotto di uncerto importo, rendono noneconomicamente sostenibileloperazione. In Italia conti-nua Angius le fonti di creditonon bancario sono pi limitaterispetto ai paesi anglosassoni,ma iniziano a evidenziarsi deisegnali positivi e anche la cre-scita dei volumi si fa pi consi-stente. Minibond, Credit fund,Securitization e piattaforme Peer to Peer, sono i settori piattivi. Tra i credit fund si con-

    tano oltre 10 iniziative negli ul-timi due anni lanciate da spon-sor bancari e non bancari,mentre il mercato delle securi-tization per il credito alle im-prese, divenuto pi trasparen-te rispetto al passato, ha mo-strato di recente segni di vitali-t, anche se in gran parterelativo a transazioni utilizzatecome collaterale per finanzia-menti da parte della BancaCentrale Europea. Le iniziativedi peer-to-peer lending resta-no ancora marginali e hannodunque ampio potenziale dicrescita, soprattutto se consi-deriamo che nel primo seme-stre del 2014 la Cina ha emessoprestiti in questambito per 17

    miliardi di dollari, 10 miliardigli Stati Uniti e 2 miliardi laGran Bretagna. Per ora in Ita-lia si contano due sole iniziati-ve, ma le possibilit di crescitasono rilevanti.

    Il prodotto della crisi vedele banche che rispetto al2007 sono molto pi capitaliz-zate e meno esposte alleffettoleva chiamate a mutare il lo-ro approccio con il credito.Non vi possono rinunciare, es-sendo aspetto tipico della loroattivit, ma la loro attivit de-ve essere completata da formealternative. Vi sono nuovi limi-ti alla regolamentazione ban-caria che inducono a limitare ilivelli di leverage.

    CambiamentiIn questo contesto conti-

    nua Angius risulta impor-tante, sia a livello globale cheper lItalia, garantire un mixpi adeguato tra strumenti diaccesso al credito bancario enon bancario che possano fi-nanziare la ripresa economica.Per lItalia riteniamo opportu-no realizzare iniziative che in-centivino lo sviluppo del credi-to alternativo per fare decolla-re il mercato dei corporatebond/minibond e dei creditfund, far ripartire il mercatodelle securitization su formemeno rischiose, incentivare lepiattaforme di peer-to-peerlending che in altri Paesi stan-no crescendo rapidamente.Tutto questo va ovviamenterealizzato assicurando traspa-renza, reporting e monitorag-gio attento da parte delle auto-rit di vigilanza. Non chie-sto agli istituti di credito unamodifica sostanziale del lavo-ro di banchieri: la valutazionedel merito creditizio rimanefondamentale, come purelerogazione del credito, mavanno parallelamente consi-derati i livelli di patrimonializ-zazione richiesti, che sono pielevati che in passato. Spaziper far crescere alternative va-lide ve ne sono, anche con ilcoinvolgimento di investitoriistituzionali, dai fondi pensio-ne ai fondi di investimento, al-le compagnie di assicurazione.

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    31 dic 200031 dic 2007

    30 giu 2014

    Dati in migliaia di miliardi di dollariLa crescita del debito

    Fonte: McKinsey Global Institute analysis RPirola

    40

    56

    58

    4537

    34

    38

    33

    2022

    2619

    87

    142

    199

    FamiglieImpreseGovernativoFinanziario

    Lesperto/2 Patrizio Messina, Orrick

    Il prossimo passo?Aprire al mercato retailInvestire nelle pmi e nelle start-uppotrebbe piacere ai risparmiatori

    I l prossimo passo perl universo dei mini-bond? Valutare proce-dure veloci e agevolate percollocare obbligazioni emes-se da piccole e medie impre-se non quotate sul mercatoretail.

    Non ha dubbi PatrizioMessina, managing partnerdello studio Orrick, che haseguito 30 delle 72 emissionidi minibond realizzate inItalia negli ultimi due anni.E non pu essere diversa-

    mente spiega Messina perch la legge italiana an-data a interpretare unesi-genza importante di unaparte vitalissima del sistemaproduttivo nazionale. Maora tornato il momento diguardare a cosa accade neglialtri Paesi europei. In Nor-vegia, in Francia e in Germa-nia strumenti assimilabili aiminibond italiani possonogi essere collocati tra ilpubblico indistinto. Dobbia-mo farlo anche noi. Otter-remmo rapidamente dueobiettivi molto importanti,la riduzione degli spread e

    laumento dei volumi.Un doppio, possibile, suc-

    cesso, ma con un parallelo enon sottovalutabile aumen-to del rischio. Nessunovuole nascondere alcunch sottolinea Messina . Ilrisk factor deve essere chia-ro e il risparmiatore com-piutamente avvertito. Maposso ben comprendere checi sia chi veda con maggioreinteresse linvestimento nel-lazienda sotto casa, di cuiconosce molto, rispetto a ungruppo magari quotato aWall Street.

    Il processo di sviluppo deiminibond, secondo Messina,dovrebbe poi evolvere versoun coinvolgimento di newcoe start-up. Stiamo parlan-do di finanza al servizio del-limpresa e chi ha pi neces-sit di finanza delle newco edelle start-up? Negli StatiUniti il finanziamento dellestart-up gi nei fatti. Le co-se si possono fare, basta siachiaro il risk factor e, allin-vestitore retail, siano chiara-mente spiegati i limiti e i ri-schi dellinvestimento.

    Per il mercato finanziarioitaliano, sarebbe una dupli-ce rivoluzione. Non solo, sipotrebbe configurare il con-vogliare una parte del ri-sparmio privato verso lepmi, ma addirittura verso leaziende nascenti, quelle acaccia di capitale. Rischi ele-vati, s, ma potenzialit di ri-torno da tripla cifra.

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    Il cambiamento

    Fonte: McKinsey Global Institute analysis RP

    Paesi in viadi sviluppo

    22% 47%

    Economie avanzate78%

    Economieavanzate

    53%

    5%

    4% 10%

    39%

    9%

    25%

    13%

    10%7%

    34%23%

    21%

    Famiglie Bond corporate

    non bancari

    Titoligovernativi

    Famiglie Bond corporate

    non bancari

    Titoligovernativi

    37

    2000-2007 2007-2014

    mila miliardidi dollari

    49mila miliardi

    di dollari

    OrrickPatrizio Messina

    Simmons & SimmonsMichele Citarella

    Politica & EconomiaLanalisi

    Primo piano

    Un gruppo di personeche condivide unobiettivo comunepu raggiungere soloottimi risultati!Siamo orgogliosi di essere

    Grazie!

    Dedizionepassione ecoinvolgimentodi tutti.

  • la Repubblica

    26

    DOMENICA 1 MARZO 2015 EconomiaFINANZA&MERCATI CONTATTI [email protected]

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    MILANO. Se mai andr in portolacquisizione delle torri dellaRai, non si tratter dellunicaoperazione nellambito dellaquale la Fininvest della famigliaBerlusconi sar chiamata adaprire il portafogli. Il 23febbraio la Molmed, azienda dibiotecnologie che rappresentauna delle tante M, conMediaset, Mondadori e il Milan,nel portafoglio della finanziariadellex premier, ha annunciatolennesimo aumento di capitale.Il consiglio di amministrazionedella societ, nata da uno spin-off dellospedale San Raffaele diMilano, ha deliberato diesercitare la delega ricevuta loscorso marzo a ricapitalizzare,entro il 31 maggio, per unmassimo di 50 milioni. Unaoperazione che segue i dueaumenti da quasi 5 milioni lunogi completati nel 2013 e nel2014. Sia la Fininvest, di fattoprima azionista di Molmed al

    26%, sia la famiglia Doris, sociacon poco pi dell8%, nelgennaio del 2014 si eranoimpegnate a fare fronte aoperazioni di questo tipo, eancora nei giorni scorsi hannofatto sapere che saranno dellapartita, tant che hanno giversato il denaro necessario inconto futuro aumento dicapitale. Ipotizzando che i duesoci mantengano lattualequota, per i Berlusconi sitratterebbe di un esborso diquasi 13 milioni, chescenderebbe sui quattro milioniper la famiglia Doris. Poco dopolannuncio della nuovaricapitalizzazione, Fininvest hacomunicato che stato sciolto ilpatto parasociale che blindava il28,5% di Molmed e sarebbescaduto il 4 marzo. Allaccordopartecipavano anche i Doris,oltre che le due societ SciencePark Raf spa, al momento inliquidazione, a Airain ltd. Lanuova ricapitalizzazione, spiegaMolmed in un comunicato,serve a reperire ulteriori mezzifinanziari per consentire lapiena attuazione dei piani disviluppo. La societ, guidatada Claudio Bordignon, focalizzata sulla ricerca e losviluppo di terapie per la curadel cancro. Il portafoglioprodotti di Molmed comprendedue terapeutici antitumorali insperimentazione clinica ma nonancora in commercio: il Tk e ilNgr-htnf.

    Berlusconi-Dorisaltro prelievoper i farmacitestati da MolmedIl patto sciolto

    IL PUNTO

    CARLOTTA SCOZZARI

    Terzo aumento di capitale in 3 anniper la societ costola del S. RaffaeleDal Cavaliere assegno da 13 milioni

    Carige, Malacalza puntaa diventare primo socioOfferta alla FondazioneProposta superiore ai 100 milioni in vista dellaumento di capitaleil cda dellente ligure potrebbe riunirsi gi questa sera

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    IL SOCIO

    Ennio Doris ela sua famigliaspenderanno4 milioni perricapitalizzarela Molmed

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    MASSIMO MINELLA

    GENOVA. E stato a lungo alla finestra,ma ora ha deciso di scendere in campo.Vittorio Malacalza, a capo con i figli Da-vide e Mattia di un impero economicocon interessi dalla siderurgia allhi-te-ch, avrebbe presentato unofferta perrilevare una quota significativa di azio-ni della Banca Carige oggi nelle manidella Fondazione Carige, primo azioni-sta dellistituto ligure con il 19%. Lo-perazione comporterebbe un investi-mento superiore ai cento milioni di eu-ro e farebbe di Malacalza il nuovo pri-mo azionista. Il cda della Fondazionedovrebbe esaminare gi questa seralofferta e in caso di valutazione positi-va potrebbe compiersi una svolta nellabanca, cristallizzata per decenni attor-no a un asse di potere poi travolto dalleinchieste di Bankitalia e Procura di Ge-nova, che lo scorso anno portarono al-larresto dellex presidente GiovanniBerneschi.

    Al timone di Carige dalla fine del2013, il presidente Cesare Castelbarcoe lamministratore delegato PieroMontani hanno compiuto una profon-da pulizia dei conti, mentre in paralle-lo scattato un piano di rafforzamentopatrimoniale con un restringimentodel perimetro del business (vendute ledue compagnie assicurative), un pri-mo aumento di capitale da 800 milioni,concluso a luglio del 2014, e un secon-do che dovrebbe scattare nei prossimimesi, da almeno 700 milioni. Ed pro-prio in vista di questo secondo aumen-to che la Fondazione Carige deve tro-vare un nuovo socio, pena la sua can-cellazione. Scesa dal 46 al 19% per farfronte alla prima ricapitalizzazione,lente guidato dal presidente Paolo Mo-migliano non sarebbe pi in grado difar fronte al nuovo aumento. Con un pa-trimonio che in un anno si polverizza-to (a causa del crollo del titolo aziona-rio che oggi vale 7 centesimi) passan-do da 1 miliardo a circa 90 milioni, con

    debiti nei confronti di Mediobanca edella stessa Carige, la Fondazione devetrovare un socio a cui cedere quasi perintero il suo pacchetto, rimanendo conuna piccola quota azionaria, cos da po-ter partecipare allaumento e ripren-dere lattivit di sostegno al territorio.Nel corso dei mesi nomi di soci papabi-li ne sono circolati tanti, dal fondo ame-ricano Apollo, che ha gi acquistato ledue compagnie assicurative di Carige,a Investindustrial, guidato da AndreaBonomi, fino alle banche popolari. Ora,per, la discesa in campo della famigliaMalacalza potrebbe spazzare via ogniindiscrezione, con unofferta di lungoperiodo, non speculativa, aperta dopolaccordo con la Fondazione anche adaltri soggetti, e amichevole nei con-fronti della stesso ente che avrebbe lagaranzia di partecipare alla vita dellabanca (anche con la possibilit di indi-care un proprio rappresentante nelcda).

    Dagli alimenti allauto ibrida, boom dei gruppi dacquistoIL CASO/ COS SONO CRESCIUTI I GAS E I GAC NEGLI ANNI DELLA CRISI. COLDIRETTI STIMA UN +400% DAL 2008. RISPARMI FINO AL 30%

    AGNESE ANANASSO

    DAGLI alimenti a km zero ai pan-nelli fotovoltaici, dai cosmeticiallauto elettrica. La crisi econo-mica ha favorito il boom dei grup-pi di acquisto: amici e conoscen-ti, mettendosi insieme, riesconoad acquistare beni e servizi aprezzi scontati. I primi a nasceresono stati i gruppi per lacquistodi alimenti freschi da fornitori lo-cali. Si tratta spesso di 10-15 fa-miglie che si aggregano e si sciol-gono autonomamente (Gas,Gruppi di acquisto solidale) mapossono anche diventare orga-nizzazioni strutturate che coin-volgono associazioni e istituzio-ni (Gac, Gruppi di acquisto col-lettivo). Secondo Coldiretti, dal2008 i Gas sono cresciuti del400% e ha stimato che ce ne sia-no circa 2.000 struttur